8 FOR UP Last time Oggi pomeriggio ascoltando in autoradio gli eporediesi 8 For Up mi sono sorpreso a pensare ad una frase di Enstein: "La fantasia è più importante della conoscenza", citazione che involontariamente si sposa perfettamente con illoro Ep d'esordio "Last Time". Tre brani in cui i generi si inseguono, le ritmiche si strutturano per destrutturarsi, la tecnica passa in secondo piano per dare sfoggio alla creatività. Sicuramente la base culturale è punk, ma i giovanissimi ragazzi di Ivrea infilano dentro di tutto: barocchismi new wave, stacchi prog, power chors, growls, stacchi alla London Lady.... addirittura Art Rock... e forse il limite di questo lavoro, oltre ad una purtroppo scarsa qualità di registrazione è proprio quello di aver messo troppa carne al fuoco in così pochi brani: ora senza andare a sviscerare tra le tre singole canzoni, tutte di ottima fattura, ben suonate, semplice ed efficaci, credo ci siano talmente tante idee da poter incidere un LP intero senza per questo dover lavorare su altro materiale. Davvero un peccato perchè sarebbe stato sicuramente un disco da 8, ma il rischio "puzzle" piuttosto che "mix" è dietro l'angolo, ma sono giovanissimi ed avranno tempo e modo di dimostrare le loro capacità. Un consiglio? Puntate di più sulle intuizioni art (specialmente presenti nel brano I'll kill
e in special modo sui fraseggi chitarristici. Il melodicismo che ci accompagna per tutta la durata del disco è diretto e marcato, giocando assai spesso sui cambi di tempo e gli stoppati della sessione ritmica che di frequente preparano il terreno a vere e proprie esplosioni di suoni assai orecchiabili. Del tutto assenti gli assoli, si prediligono strutture asciutte e senza troppi fronzoli. I passaggi di batteria, per quanto aderenti al canone del punk più melodico, sono tutti ben assortiti e incisivi. Peccato che la registrazione abbia penalizzato abbastanza pesantemente il basso di cui si può solo intuire il lavoro di accompagnamento. Un aspetto apprezzabile del lavoro di questi ragazzi sono i botta e risposta tra voce principale e seconda voce, che si connotano per l’estrema pulizia e chiarezza del suono. I toni vocali sono impostati sui toni medioalti e tendono a mantenersi su un’estensione purtroppo assai limitata ma comunque ben gestita. C’è da dire che quando si cerca di portarsi su tonalità più elevate il risultato non è altrettanto apprezzabile (vedi il ritornello di Maniac, seconda traccia). Tuttavia mancano quei momenti vocali carichi di sentimento che dovrebbero sottolineare e marcare i momenti più sentiti dei brani, bisognerebbe riuscire ad alzare il tiro in più di un’occasione in pezzi come Wednesday Night o Don’t Take That Call. Il rischio è di fornire un’atmosfera a lungo andare piatta
the queen) che di metal punk ne è stanco il mondo. Bravi!
e abbastanza scontata, cosa che inevitabilmente accade mentre si giunge alle ultime due tracce. Il discorso, è bene dirlo, non è solo relativo alla voce ma alle strutture stesse delle canzoni: nonostante si colga che c’è del lavoro (del buon lavoro) dietro ai pezzi, il risultato finale sa di già sentito o comunque di poco personale (penso per esempio alla strofa di No Means No). Fortunatamente in più o meno ogni brano si possono trovare degli spunti o dei momenti interessanti quali botta/risposta delle due chitarre, armonizzazioni, passaggi e pause ritmiche. Il brano più interessante e personale, a mio avviso, è 20 che ha una bella introduzione e si connota per una struttura ritmica ben cadenzata. Bello qui il lavoro delle due chitarre che vanno quasi a colmarsi vicendevolmente. Il bridge muta completamente atmosfera passando su toni più melanconici, che sfociano poi in stacchi più incisivi, e arricchito da un cambio di tempo semplice ma posto al momento giusto. Il ritornello forse è l’unico punto debole di questo pezzo, rientrando in quel “già sentito” di cui ho parlato prima. Mentre invece il neo di Flavour sta secondo
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/09/10 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/8forup RECENSORE: iSo A MEMORABLE DAY flavour Il quartetto pesarese degli A Memorable Day, formazione esistente dal 2008, ci propone sei tracce nel suo prodotto Flavour che ben s’inserisce in un filone musicale riconducibile al punk rock melodico o, se preferite, pop punk. Abbiamo di fronte dunque pezzi abbastanza semplici come struttura ma, c’è da dire, arricchiti da un buon lavoro compiuto sugli arrangiamenti
me nella già citata No Means No che suona troppo canonica e prevedibile se non fosse per il passaggio di chitarra che introduce la strofa, arricchito dalle piccole pause ritmiche della batteria. Nel complesso direi che il lavoro in sé è apprezzabile e che può conquistare un orecchio appassionato al pop punk, ma a un ascoltatore più esigente può apparire ancora scontato su molti punti. La qualità della registrazione è buona, peccato che ne soffra molto il basso. Le qualità e gli spunti ci sono, lavorando su un sound più personale si può fare di meglio. VOTO: 73/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/02/11 GENERE: punk /rock melodico
SITO WEB: www.myspace.com/amemorableday RECENSORE: doc. NEMO A TIME TO FORGET Concept of illusion EP Dopo un inizio travagliato tra cambi di line up e continue jam session dal 2007, gli A Time To Forget hanno finalmente pubblicato il loro primo EP di debutto contenente quattro tracce. Il gruppo romano ha pubblicato questo EP nel giugno del 2010 cercando di travolgere il pubblico con il loro metalcore e con qualche sorpresa. L’EP parte subito con la Title Track: riff veloci, ritornello con prevalente voce pulita, parti di stallo che rallentano per qualche secondo i veloci ritmi delle chitarre, nel complesso una buon canzone. Ottima la voce pulita, esageratamente strozzato lo scream (almeno per una canzone come questa). Questo EP di debutto continua con una chicca: una cover di Poker Face di lady gaga che ricorda molto le cover dei Children Of Bodom. Canzone molto divertente e davvero ben fatta, lo scream misto al growl è meno strozzato: tutta un'altra cosa. La situazione viene risollevata dalla successiva The Butterfly Effect Make Me Sick: una traccia molto più fantasiosa e fuori dai canoni, ritmo coinvolgente e adatto anche grazie ai cori. Questa probabilmente è la traccia più riuscita; il discroso è completamente diverso per la traccia che chiude l’EP di debutto del gruppo romano: Bring Me Where All Begins. Lo scream è decisamente migliore rispetto alla prima traccia, ma anche qua è troppo strozzato in molte parti della stazione. La canzone non è male ma ha un che di “già sentito”. Sarà che il metalcore è un genere più che saturo ed è difficile comporre qualcosa di nuovo,
ma questa canzone sembra la solita traccia metalcore. Un EP discreto, forse poteva migliorare con un lavoro più accurato di registrazione e con qualche arrangiamento dopo la composizione. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/07/10 GENERE: metalcore/screamo
SITO WEB: www.myspace.com/atimetoforget RECENSORE: Enrico AA.VV. – TERRON GRIND SQUAD
Inutile nascondersi dietro un dito, quando mi hanno comunicato che avrei dovuto recensire un 5 way split grindcore non ho saputo trattenere gli istinti e me la sono fatta addosso dalla gioia. Insomma, non capita tutti i giorni di dover elargire giudizi su di un progetto simile, per giunta tutto italiano. Fantastico. Cinque band per cinque proposte musicali tutte meritevoli d'essere prese in seria considerazione.I primi a gettare sterco nelle mie orecchie sono Anal Disgorge. Il trio formato da gente che odia i chitarristi (scherzo ma da loro il lavoro sporco lo fa tutto il bassista)ci regala la colonna sonora perfetta per il nostro film porno messicano preferito. Classica struttura dei pezzi in chiaro stile porno-gore ( intro tratte da film porno che superano la lunghezza dei brani ), riffing marcio, dissonante, caotico e in perfetta disarmonia con un blast beat nostalgico di quel certo crust che tanto ha inzozzato i dischi di certe band a me molto care. Ruvida come una mola a disco la voce del cantante che latra senza troppi complimenti sia sul basso che sui continui feedback senza fare alcuna distinzione. Questa è una cosa che apprezzo molto perchè colloca i nostri tre amici in una dimensione molto vicina a quella del japan noise, infatti non faccio mistero di una certa somiglianza che ho riscontrato fra questi tre mattacchioni e i fracichissimi Gore Beyond Necropsy.
Soltanto tre brani per gli Anal Disgorge ( come per tutte le atre band presenti nello split )che però bastano per farceli apprezzare a pieno titolo sia per la loro NO-MUSIC che per la loro radicale DIY ATTITUDE, la registrazione low tech conferisce a mio modesto avviso ancora più marciume a roba che già di per se puzza di fetido. Incoerenza dei volumi, strupro assoluto dell'editing, mortificazione della materia acustica, insomma...grindcore cafone e prodotto in casa. Se siete di quelli che ovunque vanno cercano il prodotto artigianale qui c'è qualità! Più tecnici ma non per questo più raffinati appaiono gli Impaled Bitch, presenti in questo split con tre tracce di old school brutal death metal in versione low tech ( per quanto concerne la qualità della registrazione). Decisamente più distinta ed evoluta risulta essere la sezione del riffing rispetto ai già citati Anal Disgorge ma di sicuro il grezzume non viene accantonato in soffitta, anzi, questa creatura partorita nelle lande di Vibo Valentia, sa perfettamente far convivere brutalità e una parvenza di tecnica senza risultare mai presuntuosa o ridicola.Ottima la programmazione della drum machine che pesta a suon di balst beat serrati e in perfetta linea con le chitarre. I miei complimenti all'iunico fautore di questo
tradizione del genere in questione e in particolar modo alla frangia più vicina al porno gore. Infatti la gentil donzella che presta la sua voce all'intro di "Peli, sapore e diverimento"lascia presagire quello che sarà il nostro prossimo ascolto. La prestazione vocale di Moccio ( nick fichissimo ) è paragonabile a quella di tante sodomiti del microfono, rigurgiti inalati per testi del tutto incompresibili ( è cosi che ci piace!!!!!! ). Belle anche le chitarre che alternano momenti apparentemente "chitarristici" a momenti del tutto infantili al limite delle tre note suonate con il midi....favoloso!!! A questo punto devo ammettere che avrei bisogno di ripulirmi un pochino l'udito con qualche cosa di più leggero ma resta ancora un gruppo da recensire e non posso mollare proprio adesso, se ho scelto di perire devo farlo fino in fondo. Non vi sto a scrivere il titolo della canzone con la quale esordiscono gli Anaal Anhestesy ( il titolo è tanto lungo quanto intricato ) ma vi basti sapere che questi pazzi casertani sono gli ultimi in lista ma non in quanto a merito e valore. Si viaggia su riff pesantissimi scanditi da distorsioni chiusissime ud una voce ancora una volta estremamente "suina". A far da padrona e la pesantezza dei riff e i rallentamenti secchi e marcati in chiaro stile Mortician. Ora non so quanto il mio accostamento al
assalto sonoro ( infatti trattasi di una one man band ) e a tutti coloro che sapranno dare fiducia al nome degli Impaled Bitch. Altro gruppo altri miasmi: Rotting Genitalic Infection. Questa volta siamo sotto il sole di Napoli dove la mente perversa di Infector da alle stampe tre brani che non lasciano molto spazio ai dubbi. La sua voce è paragonabile ad un suino squartato con la testa nel gabinetto, riff scharni e in pieno stile hardcore supportano il suo messaggio di annichilimento totale. Anche per questa one man band solo parole di elogio, non solo per la produzione musicale e per l'attitudine ancora una volta puramente underground ma anche per i titoli delle sue lercissime composizioni:ORAL SEX TERROR vi farà pensare alla vostra ex restia a farvi felici come tanto speravate! Dalle lande dei miei cari amici TUCO arriva la proposta lercissima dei Malignant Defecation...con un nome simile il background musicale suppongo sia evidente. Trattasi di roba "suina" proprio come recita il loro space, grind brutal fedele alla
combo americano sia gradito agli Anaal Anhestesy ma di sicuro molti di voi sapranno darmi ragione. Comprate e supportate!!!!!!! VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/05/10 GENERE: grindcore
SITO WEB: www.myspace.com/impaledbitch RECENSORE: Pierluigi Marollo AA.VV. – ITALIAN THRASH UNIVERSE VOL.I La compilation del metal blog magazine Thrash Universe, specializzato ovviamente in questo tipo di musica, propone 16 pezzi con band provenienti praticamente da ogni parte dello stivale. Ce n’è per tutti i gusti, dai tiratissimi MG66, Motam DS e Devastator che si rifanno a un thrash più d’annata (con
relativi coretti) sino agli Inner Prowler (che invece tanto ricordano Lamb of God e simili), dai Ciementificio e i loro truculenti testi in italiano alla interessante miscela dei Nameless Crime (a mio avviso la miglior canzone del disco) che non definirei neanche thrash viste le parti lente e con chitarre pulite. La varietà è senza dubbio la qualità migliore di questo cd, considerando che spesso il genere in questione offre band dal sound molto simile, mentre qui ci si trova di fronte a qualcosa di abbastanza diverso e mai ripetitivo band dopo band. VOTO: 73/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/04/10 GENERE: thrash metal RECENSORE: Pino F. ACID FOOD EP 1. Anche la musica, come ogni cosa, chiede l'anima in ciò che si fa. Hang-Glider ti introduce bene in questo EP, melodie sognanti e armonicamente perfette per iniziare il viaggio negli ACID FOOD. La qualità di registrazione aiuta molto l'ascolto, sembra di esserci dentro sempre piu a fondo.. 2. No Word ti ipnotizza, le chitarre ti costringono a stare dentro i binari. Il basso è un tutt'uno con il battito del cuore. Voce e batteria creano l'atmosfera adatta. Un vortice da cui è difficile uscire. 3. La cura per guarire dall'Infezione è catalizzata nella traettoria tesa all'infinita ricerca del senso di vivere, tra sangue ed innocenza. Non si può chiedere di piu da questa canzone. 4. Passano subito 25 minuti e ti ritrovi cosi alla fine del viaggio col desiderio di ripartire di nuovo. Belle le seconde voci, un contorno piacevole. Tutto è stato curato nei minimi dettagli senza tralasciare niente al caso. Non rimane che aspettare il CD completo perchè le idee sono molto originali. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/08/10 GENERE: rock alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/acidfoodband RECENSORE: Spito AEGUANA WAY Cambio pelle GLI AEGUANA WAY SONO UN QUARTETTO DI BRIENZA (POTENZA) AUTORE DI UN ALBUM DI 8 PEZZI NEI QUALI POTENZA, MELODIA E GUSTO PER GLI ARRANGIAMENTI LA FANNO DA PADRONA. LE INFLUENZE SONO Alternativo / Rock / Indie MA ANCHE HARD ROCK ED UN Pò DI PSICHEDELIA NONCHè QUALCHE INSERTO ELECTRO. LA VOCE è GRAFFIANTE, ESPRESSIVA PER IL GENERE PROPOSTO. -TETANICA- è UN BEL PEZZO DI SCUOLA HARD ROCK TRASCINANTE E MASSICCIO COME UN PLACCAGGIO DI FOOTBALL AMERICANO PROFESSIONISTICO, -MR CILINDRO- PER ME è LA CANZONE VERSO LA QUALE GLI AFTERHOURS POTREBBERO PROVARE UN Pò DI INVIDIA, -CAMBIO PELLE- è UNA BALLATA BEN FATTA E MOLTO RAREFATTA GRAZIE ANCHE AD UN PIANOFORTE PERFETTAMENTE INSERITO PER POI ESPLODERE PIANO PIANO A PARTIRE DAL TERZO MINUTO, -PLASTICA FERITA- è UNA BOTTA CHE ARRIVA SENZA NESSUN PREAVVISO IN BILICO TRA ROCK CON UNA NERVOSA BATTERIA TRA HARD ROCK E REMINISCENZE PUNK OLTRE AD AVERE DELLE CHITARRE PIU' TAGLIENTI DI UN RASOIO, -NON SI SPARA AI POETI- è UNA CANZONE OSCURA DI CHIARO STAMPO ALTERNATIVO CON QUALCHE CONTATTO CON BAND COME TOOL, -IL MALE CHE VORREI- è PIU' SULL'HARD ROCK CON QUALCHE PATTERN ELETTRONICO, -INKUBOAFFONDA LE SUE RADICI TRA INDIE, PSICHEDELIA, ABSENTE- HA UNA RITMICA HARD ROCK CON UN VELO DI PSICHEDELIA ANNI 70. L'ALBUM SI LASCIA ASCOLTARE, MI PERMETTO DI CONSIGLIARVI DI SEGUIRE LA ROTTA DI CANZONI COME -PLASTICA
FERITA- E -TETANICA- PERCHè MI SEMBRA IL VOSTRO TERRITORIO DI CREAZIONE PIU' CONGENIALE, AVETE UN'OTTIMA BOTTA QUINDI NON LA PENALIZZEREI CON CANZONI CHE PUR SE OTTIME VI FANNO PERDERE L'ENORME ENERGIA CHE RIUSCITE A TRASMETTERE. L'ALBUM è EDITO DA REAL TONE MUSIC LAB / QUICKFLOW SOTTO ALKEMIST FANATIX EUROPE PER IL MANAGEMENT. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 27/02/10 GENERE: alterantivo/rock/indie /psichedelica/electro
SITO WEB: www.myspace.com/aeguanaway RECENSORE: Lidel AGAINST THE NEIGHBOUR Deadifashion Contro il quartiere. Questi giovani ragazzi propongono un rock pop tipicamente a stelle e strisce su influenza dei principali gruppi del genere. Il primo pezzo “Untitled” è molto orecchiabile. A differenza degli altri due pezzi, la voce è in italiano e il ritornello è di facile ascolto e entra subito in testa. Un pezzo molto vendibile. Secondo pezzo “Waitress and champagne” segue la stessa linea, cantando però in lingua anglofona. Ottimo ritornello anche in questo pezzo però con toni piùmalinconici. Chiude il demo “Owners look like their dogs” ballad acustica molto triste con delle sonorità e melodia apparartenenti alla musica emo. Se non altro con forti influenze. Sicuramente un bel demo per questi ragazzi. R esta da scegliere se cantare nella propria lingua oppure in inglese. A mio avviso riesce bene in entrambi i casi, anche se il pezzo migliore è il primo, cantato in italiano. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/03/10 GENERE: pop/rock
SITO WEB: www.myspace.com/againsttheneighbour RECENSORE: Francky
AGGRESSIVE CREW Sonorità classiche o moderne intuizioni dal sapore innovativo? Molte band si identificano in un uno o nell’altro ambito, che esse lo vogliano o meno. Nella prima categoria si inseriscono facilmente i nostri Aggressive Crew, provenienti da Forlì e qui all’esordio con questa prima dichiarazione di stampo Hard/Metal anni ’80. Lo ben testimoniano i soli di chitarra sfrenati e le ritmiche pesanti, le voci sporche memori dei fasti Thrash (Megadeth su tutti) e gli immancabili momenti di melodia, di cui il genere in questione è sempre stato un alfiere. La perseveranza alla causa del vecchio Metal è dunque dietro l’angolo, anche se devo ammettere che la fattura di questo EP risente comunque di una produzione senza dubbio odierna, influenzata in maniera evidente dall’Hard di ultima generazione, come ci suggerisce con grinta il refrain dell‘ottima ‘Friend of Death‘, appunto sospesa fra classico e moderno. Un altro pezzo notevole è ‘The drift’, questa volta influenzato più dai Guns’n’roses (le voci ne danno prova) e dal Metal classico di stampo Europeo, con un maestoso intro basato sull’ottimo lavoro solista della chitarra. In definitiva una prova discreta e convincente, magari non brillante di originalità ma non per questo povera in termini di mera qualità artistica.
salvo certe divagazioni sul versante ‘ego’ che sicuramente potevano venire limitate in favore delle canzoni. Un pezzo come ‘Don’t get lost’, ad esempio, non risulta affatto male, ma viene inevitabilmente limitato dalla coda strumentale successiva, sicuramente calibrata strumentalmente ma poco azzeccata a livello compositivo. Al contrario di ciò, un brano soft come ‘Seed of essence’ risulta molto più diretto e convincente, in virtù della sua semplice ma elegante verve stilistica, che accompagna l’ascoltatore durante i suoi 4 minuti e mezzo, fra dolci pianoforti e toccanti melodie vocali memori di un certo prog anni ‘70 (Genesis, PFM). A mio avviso la band è molto abile nell’eseguire dell’ottimo Rock progressivo, nel costruire trame interessanti e nel sapere dosare la melodia. Una maggiore misura nell’arrangiamento e nella struttura potrebbero comunque portare a notevoli passi avanti, specie considerando il notevole vantaggio tecnico che il quintetto ha sulle proprie spalle. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/06/10 GENERE: prog metal
SITO WEB: www.myspace.com/aliasmundi RECENSORE: Cristiano Poli
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/05/10 GENERE: hard/metal
SITO WEB: www.myspace.com/aggressivecrew RECENSORE: Cristiano Poli ALIAS MUNDI
Da Spoleto, le radici artistiche di matrice progressive emergono in maniera evidente con il debutto su demo degli Alias Mundi, formazione nata nel 2007 e stabilitasi nell’attuale line-up solamente un paio di anni dopo. Le idee che vogliono esprimere non lasciano certo dubbi: suonare e scrivere trame progressive metal infarcite di barocchismi, fughe melodiche e pomposi duelli chitarra/tastiera, accompagnati da una voce calda e convincente, che riporta alla mente le prove del noto Russel Allen (Symphony X). La melodia è sempre in primo piano, come d’altronde la tecnica dei musicisti, sempre eccellente e di rilievo,
ALICE IN RIOTLAND Punk-a-billy Mi ascolto questo mini cd di sei pezzi convinto di sentirmi un bel trio punkrockabilly, ma non è così. Il titolo del dischetto degli A.I.R.L è ingannevole perchè di r'n'r non c'è traccia. I Giovani ragazzi Torinesi propongono un punk-hc melodico in stile blink182, Nofx che però risulta abbastanza ingenuo e acerbo. il cd si apre con "Vera" pezzo ska punk che ricorda molto Moravagine e primi Meat for dogs, poi "Wiulenza" punk rock un pò traballante con molte imprecisioni e testo molto acerbo. INsomma i pezzi sono veloci,ma poco originali. L'unica canzone degna di nota è "Different days same shit". Il mio giudizio è purtroppo negativo, consiglio ai ragazzi di cercare composizioni più originali e cercare di essere un pò più precisi. NON MOLLATE PUNK!
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/02/11 GENERE: punk hc melodico
SITO WEB: www.myspace.com/aliceinriotland RECENSORE: Sig. ELM ALTERADIO DAVVERO ENERGICO IL LAVORO DEGLI ALTERADIO, QUINTETTO BOLOGNESE AUTORE DI 6 PEZZI IN BILICO TRA GREEN DAY, OASIS, FOO FIGHTERS. LA REGISTRAZIONE COSì COME L'ESECUZIONE SONO MOLTO PIENI ED IL CANTATO IN ITALIANO VALORIZZA PEZZI CHE DI SOLITO RENDEREBBERO DI PIU' IN INGLESE MA NON IN QUESTO CASO, QUINDI COMPLIMENTI PER I TESTI BEN FATTI E NON BANALI COME SPESSO SUCCEDE. KARA- è UN PEZZO PUNK HARD ROCK COME CERTE CREAZIONI DEI FOO FIGHTERS, CONFESSO- HA UN INDOVINATISSIMO RIFF PORTANTE DI CHITARRA NONCHè UN'OTTIMA BASE RITMICA, STARE FERMI è IMPOSSIBILE, -NON ANCORA MORTOMI RIPORTA CON LA MENTE ALLA SCENA BRIT POP DI INIZIO ANNI 90 PER VIA DI UNA CHITARRA SOLISTA INIZIALE MALINCONICA PER POI ANDARE IN SONORITà CHE RESERO CELEBRI I TIMORIA (OTTIMO TESTO), -INEBRIANTE- MI RICORDA IL CLASSICO ROCK AMERICANO QUELLO CHE SI ASCOLTA IN MACCHINA QUANDO STAI MACINANDO CENTINAIA DI KM LUNGO LE STRADE IMMENSE E DESERTE DI CERTI POSTI SUGGESTIVI VISTI IN TV, -BASTEREBBE- ENTRA IN TERRITORI NEGRITA STYLE SIA A LIVELLO MUSICALE CHE LIRICO (BEL PEZZO MA FORSE UN PELINO POCO PERSONALE RISPETTO AGLI ALTRI), -AD ALTA VOCE- INIZIA IN MODO LENTO RIFLESSIVO CON N RITORNELLO ALLA GREEN DAY DEGLI ULTIMI ALBUM. IN COMPLESSO L'ALBUM è DECISAMENTE GODIBILE, BEN SUONATO, SUONI NITIDI E CRISTALLINI. I RAGAZZI CERCANO CONTRATTO QUINDI CHI SE LI PRENDE
FA UN AFFARE. AUGURI PER UN RADIOSO FUTURO VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/02/10 GENERE: punk, pop, rock
SITO WEB: www.myspace.com/alteradio RECENSORE: Lidel AMMONAL Beginning the end of everything Questo gruppo di giovincelli milanesi contamina il suo death melodico con varie influenze, prese sia dalle altre branche della musica “dura” che da generi del tutto differenti, come reggae o blues. Il risultato, dal mio punto di vista, non è sicuramente di facile digeribilità ma comunque piuttosto interessante. Le sei tracce sono suonate bene e non scadono mai nel banale, però sono tutte di una certa lunghezza e presuppongono un ascoltatore “impegnato” che abbia voglia di arrivare sino in fondo. Meritano una nota positiva gli inserti di voce femminile e le tastiere. VOTO: 66/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/06/10 GENERE: death melodico
SITO WEB: www.myspace.com/ RECENSORE: Pino F. AMNESIA Demo I Romani Amnesia mi ricordano i torinesi Si:pja un'urgenza punk hardcore senza compromessi una rabbia metropolitana da far esplodere. Ci sono molte influenze la minimalità dei System of a Down del primo album, la cattiveria dei Manhole, l'alternatività tipica italiana dei testi e delle melodie. E allora se pensi al punk non guardi alla tecnica non guardi al come al dove o al perchè, guardi al cosa!! Il progetto sforna 8 brani per un album discretamente prodotto, dove mettono a nudo tutte le proprie emozioni. Si và dalla rabbia di Elogio della pazzia e Lacrime del cuore al volo pindarico di Viaggio Solitario.
Una batteria pestona linee di basso e chitarra minimali una voce suadente che diventa un rasoio. Gli Amnesia o si amano o si odiano non ci sono mezze misure, anche se mi lasciano intravvedere svariati gradi di miglioramento all'orizzonte. Per il momento la sufficienza è assicurata. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/07/10 GENERE: alternative metal
SITO WEB: www.myspace.com/statodiamnesia RECENSORE: Samp ANATEMA’S DEATH It’s not good –demoIt’s Not Good è un piccolo assaggio di Rock Alternativo con le sue quattro tracce piene di grinta; questo è il primo demo per il gruppo Milanese formatosi solamente l’anno scorso: un buon inizio per la band nonostante i primi problemi di line up. Cold Heart apre le danze con un bellissimo assolo di chitarra: si percepisce l’influenza dei System Of A Down nel sound della band. La title track del demo si presenta con riff più grintosi rispetto alla precendente e con un ritornello molto accattivante. Si continua con Fucking World: una traccia di soli tre minuti che sembra un ibrido tra alternative e punk rock. Il demo It’s Not Good si chiude con la ritmica Madness che riesce a lasciare spazio a qualche urlo growl e al pestaggio continuo della batteria. Nell’insieme questo demo non è niente male, senza contare che è il primo, speriamo, di una lunga serieVOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/08/10 GENERE: metal/rock/alternative
SITO WEB: www.myspace.com/anatemasdeathrock RECENSORE: Enrico ANTEO Avida dollars Immaginate di essere presi per mano e trasportati verso una dimensione parallela, sospesa tra sogno e realtà. Provate ad immaginare delle sonorità melodiche che vi trasportano all'interno, fino al cuore, caldo, vivo,
ancora battente del rock più puro e sincero. Forse l'intento degli Anteo è proprio questo. Riescono a farti avvicinare fino a toccare la loro più profonda intimità, fatta di calde e accoglienti melodie, per poi respingerti violentemente alla cruda realtà con tempi tagliati e distorti. "Avida Dollars" ha questo potere, e sicuramente merita spazio all'interno della scena musicale nazionale. Il disco si presenta molto bene con la title track. Musica tetra e potente accompagnata da una voce che non è da meno: la formula più azzeccata per descrivere il dio denaro. "Il buio oltre la luna", conferma tutto quello già detto prima, ti avvicina nei momenti più dolci per poi diventare aspro e scaraventarti lontano mille miglia, così entrando in un circolo vizioso fatto di cullanti note e di intensi vortici di tensione. "La cura del Sonno" sembra essere un inno alla follia dedicata a Morfeo. Chitarre distorte e fraseggi pieni per una batteria curata nel dettaglio, sono questi gli ingredienti giusti per raggiungere qualcosa di estasiante e allo stesso tempo logorante. Insomma sia la prima che la seconda parte meritano di essere ascoltate e gustate attentamente fissando il soffitto, perchè in fondo "è meglio dormire". Il disco si completa con il brano "Linfa e Resina", un brano per palati raffinati, costruito veramente con sapienza e intelletto. Tempi ora lenti e appaganti, ora veloci e tagliati sapientemente vi accompagneranno verso l'ultimo atto del disco. Insomma, questi Anteo sanno realmente il fatto loro. Potrete capire per conto vostro che quello che fanno è esclusivamente voluto e studiato, sapendo miscelare insieme le loro influenze con la farina del proprio sacco. Non resta che aspettare una loro data nella città più vicina! VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/05/10 GENERE: rock/alternative SITO WEB: www.myspace.com/anteo1926 RECENSORE: Salvo C. AS WE DIE The right choices As we die: un nome un programma. Espliciti negli intenti, furiosi nell’esecuzione. Attenti nell’approccio, moderno e decisamente in linea con il tipico sound Metal-Core/Emo esploso negli ultimi anni.
Una produzione spacca ossa di cui andrebbero fieri i colleghi americani Atreyu e Killswitch Engage, una potenza melodica ribadita da ottimi riff e incastri di voce pulita (anche un po’ troppo forse) e una tecnica sopraffina sempre dominata dall’urgenza di gridare, espellere, sputare fuori ogni singolo problema della realtà quotidiana. Si ascoltino ‘My fire will burn again’ e ‘Nightmare’ per capire: un continuo cambiamento d’umore fra le sfuriate core d’annata e la garbatezza melodica di ritornelli scolpiti al dettaglio, che subito si dissolvono in espressioni lacerate della una nuova dimensione quotidiana, ricca di patologie e di sintomi, spesso trasmessi (come nel caso di ‘The Right choices’) attraverso una risolutiva verve artistica. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/05/10 GENERE: metal core
SITO WEB: www.myspace.com/aswedieband RECENSORE: Cristiano Poli ASHTRAY Grazie a questi cinque giovani artisti calabresi gli amanti del punk, in particolare con contaminzaioni come il post hardcore, possono trovare una degna fonte con cui arricchire il proprio lettore mp3. Prima demo del quintetto, cantata ovviamente in inglese, si presenta con un sound sempre "pieno" e potente. Le canzoni sono caratterizzate da molte variazioni (forse troppe) e da linee vocali melodiche con parecchie seconde voci ,spesso in scream. Ben tre chitarre distortissime, con alcune parti fra loro ben congegnate, e sezione ritmica degna di nota completano il quadro della band. La canzone che più di tutte merita ascolto è "Back In Myself", una partenza con arpeggio di chitarra e poi un susseguirsi di pesanti riff che tendono a ricordarmi le inquiete atmosfere dei Three Days Grace, voce che inizia con un sussurro e man mano cresce fino ad un orecchiabile e bel ritornello. In "Feel So Close" invece fanno un tuffo nel pop-punk, il pezzo infatti sembra uscire da un disco dei Good Charlotte dei primi anni e nella terza canzone "Like A Lightning in the blackest night" si tornano ad apprezzare le loro molteplici influenze. Con soli tre pezzi gli Ashtray ci fanno capire chi sono e dove vogliono arrivare. Nonostante debbano lavorare ancora un pò
per definire una loro identità li raccomando a tutti gli amanti del genere. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/12/10 GENERE: punk/post punk
SITO WEB: www.myspace.com/ashtray_rc RECENSORE: Laio ASKATASUNA …..con sentimento I gruppi ska, si sa, molto spesso tendono a essere molto (troppo) simili tra loro oltre che non poi così vari in termini di scelte musicali. Gli Askatasuna sono una piacevole eccezione. Nati nel 2001 e scioltisi nel 2004, tornano insieme rinnovati nella formazione (eccetto lo “zoccolo duro” dei fondatori) durante il 2006 e …con sentimento e l’album che ne segna il ritorno sulle scene. Il sound della band, per loro stessa ammissione, è fortemente debitore alle radici giamaicane ma ha il merito di essere aperto alle più diverse influenze musicali. L’amalgama che ne risulta è irresistibile, un concentrato ritmico cui in pochi resteranno indifferenti e che, tempo una manciata di secondi, vi farà saltare dalla sedia e iniziare a ballare. Spensieratezza e allegria, certo, componenti essenziali dello ska, ma c’è altro ancora poiché gli Askatasuna sono un gruppo dai forti contenuti sociali e politici. Sono sempre loro stessi a darsi l’etichetta di “funny and social ska” e uno sguardo alla copertina dell’album basta più di altre inutili parole: rappresenta un bambino palestinese con la fionda puntata ed è stata scattata, appunto, nei territori occupati palestinesi da un’artista locale (tutto questo si può leggere nel loro sito ufficiale dove consiglio a tutti di fare un salto: è davvero ben fatto). L’impegno passa anche e soprattutto per molti testi ovviamente, Madres, Abbiamo Visto e Show da questo punto di vista sono senza dubbio i più emblematici. Da un punto di vista stilistico abbiamo a che fare con un gruppo che si diverte a pescare a piene mani nelle più diverse radici musicali: che sia lo swing, il tango, il rockabilly, la bossa-nova, il folk o la canzone politica (riecheggia il tema di Fischia Il Vento nel finale di Madres) poco importa, il risultato si connota per essere sempre personale e gradevole. Complice un buon lavoro fatto in sala, i suoni sono ben tarati specialmente per quel che riguarda la parte ritmica dove primeggiano i tocchi del
batterista e della chitarra (di rado troveremo quest’ultima a ricoprire un ruolo solista, in questo senso la segnalo soprattutto su Io Che Non So e Almeno), più liminale la tastiera che si inserisce ad arricchire il tappeto ritmico ma ricopre anche un ruolo principale nella parte solistica. Il gruppo di ottoni è il coronamento della formazione, anche loro vanno a sottolineare i motivi di base dei pezzi andando poi a soleggiare spesso in botta e risposta tra loro. La voce principale si connota per la più che buona impostazione: grande pulizia e limpidezza, gli manca forse un po’ di piglio interpretativo che la fa suonare un po’ ripetitiva alla lunga. Molto bello il duetto nella versione italiana di Madres con il cantante Marino Saverini dei The Gang: la sua intonazione più bassa ben si sposa con le tonalità del cantante degli Askatasuna, con cui si divide i versi delle strofe prima di lanciarsi insieme nel ritornello con grande armonia e bilanciamento. Il momento migliore del disco mi pare essere Almeno che infatti non capisco come mai sia stato messo in coda: la grande varietà ritmica e interpretativa degli Askatasuna esce fuori nella migliore delle forme. Un inizio irresistibilmente ritmato accompagnato da un piano molto groovy, si trasforma dopo neanche una trentina di secondi in un passaggio rallentato e sincopato, si accenna quindi un crescendo ritmico che rientra però subito nel tema della strofa che riparte dopo poco sulla struttura che aveva introdotto. Intensi assoli di tastiera e di chitarra mettono la chiosa su un pezzo di rara bellezza. Punto debole invece lo indicherei in Priority, traccia assai divertente ma più che altro scarna e banale se la si confronta col resto delle composizioni. Non è neanche nel complesso tra le più incisive nonostante il buon lavoro d’arrangiamenti e la sua indubbia ballabilità, certo che anche a questo livello gli Askatasuna hanno dimostrato di saper fare assai meglio. Onestamente trovo discordante con la linea dell’album anche la scelta del testo in inglese che secondo me non rende affatto. Tuttavia penso si possa dire che questo è l’unico neo in un lavoro dove si sente il lungo impegno e la fatica profusi. C’è da premiare un gruppo che ha avuto la voglia di rimettersi in gioco dopo due anni di stop, un gruppo che sa veicolare bene la passione che ha per la musica e il suo impegno sociale. Vedo peraltro che sono già passati per Firenze (e anche vicino casa mia) e mi mangio le mani per essermeli persi. Se passano dalle vostre parti e avete
voglia di spassarvela, non perdeteveli: posso solo immaginare il loro potenziale dal vivo.
VOTO: 88/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/02/11 GENERE: ska/punk
SITO WEB: www.myspace.com/askatasunaskaband http://www.askatasunaskaband.com RECENSORE: doc. NEMO ASTARTE SYRIACA Darkened light
molto alta. Nelle parti lente emerge il buon sound di questi 3 ragazzi di Albenga (Savona). Ascoltando bene il disco, quello che spicca è i "colori di coscenza" un pezzo veramente ben suonato. Dovrebbero puntare di piu sul cantato in italiano, secondo me è l'arma vincente. Rock on VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/01/11 GENERE: alternative rock/metal
SITO WEB: www.myspace.com/avvocatideldiavoloband RECENSORE: Spito
Un disco di prog metal difficilmente si può definire orecchiabile e non si digerisce certo al primo ascolto. Il full-lenght degli Astarte Syriaca costituisce in parte un’eccezione, poiché il songwriting, anche se per niente banale, non presenta quell’eccesso di tempi e virtuosismi vari che spesso mi tiene alla larga da lavori come questo. Ciò potrebbe dar fastidio a chi cerca in questo tipo di musica soluzioni stravaganti e sorprendenti: a mio parere i nostri sono riusciti a limitare le esagerazioni, proponendo un buon mix di potenza, tecnica e melodia. Le nove canzoni, tutte di una certa durata, si fanno ascoltare piacevolmente alternando parti heavy (che mi ricordano vagamente i Symphony X) e ariose aperture melodiche che sanno comunicare qualcosa (ascoltate “Nevermore”), impreziosite in qualche caso da passaggi rubati ad altri generi. VOTO: 72/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/09/10 GENERE: prog metal
SITO WEB: www.myspace.com/astartesyriaca RECENSORE: Pino F. AVVOCATI DEL DIAVOLO neoevo
Convincono, questo è certo! Ancor di più la voce!! Piena e rocciosa ricorda un poco quella del cantante dei metallica. I cori sono molto originali e completano alla perfezione le partiture vocali. A mio avviso la parte ritmica è un po fiacca e non ce la fa ad uscire fuori. Chitarre troppo fine e di poco spessore armonico, basso quasi inesistente e batteria senza corpo. Credo sia un problema di equalizzazione e di mixaggio. Peccato perchè i pezzi sono molto belli e la tecnica
AXEN Scream of desperation Cari amanti del thrash bay area stile Slayer, Violence, Testament vecchia scuola con poche melodie e riff schiaccia sassi alla Metallica si St.Anger. Avete pane per i Vs. denti qui. Dopo un intro cupo e molto Slipknot, partono le bordate. L'album è omogeneo e suonato a mille. Si potevano curare leggermente di più le vocals e i suoni delle chitarre. The last Day sono i Testament di Over The Wall che incontrano nel bridge gli Slayer. Mitragliate per Frozen in Pain a gogo a quei solo ai 200 allora di Kill 'em all. Questo Ep agli aficionados del genere farà provare tanta nostalgia, mentre, alle nuove leve farà, capire perchè tutti sti gruppi metalcore hanno le magliette dei Testament e degli Salyer. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/10 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/axenmyspace RECENSORE: Samp AXIOM Truths denied
Potremmo sprecarci in paragoni poco proficui e nella migliore delle ipotesi si farebbe solo pubblicità alle solite grandi band a discapito di chi ci mette impegno e anche qualcosa in più. Quel qualcosa in più i nostri a mio avviso sanno cos’è e dal loro cilindro fanno apparire più di un misero coniglio, ma una bella uscita discografica con i controtutti. Ad un primo ascolto risaltano subito, anche all’orecchio del più profano la molta fantasia negli arrangiamenti, le ritmiche mozza fiato e le voci che ci emozionano nella splendida “Keep the rain” (solo per citarne una, perche il disco è bello dalla prima all‘ultima nota); persi in un giardino dell’heden immaginario, accarezzati dai docili petali di un fiore apriamo gli occhi per sognare con gli Axiom. La realtà di questo album, fuor di metafora, è che si parla di un buon lavoro. Ogni componente del gruppo è parte di una macchina bellica ben congeniata, con alle spalle melodie sognanti ci colpisce l’incedere deciso delle loro composizioni, soprattutto nella successiva “Never die“. Un bel disco dall’ascolto piacevole e mi rivolgo soprattutto agli appassionati tenete sott‘occhio il gruppo?!. Agli ottimi intermezzi melodici i nostri alternano momenti decisamente più aggressivi. Le soluzioni che propongono catturano l’ascoltatore in quanto spaziano senza tralasciare il gusto per un suono curato ed arrangiamenti degni dei grandi (ovvi) nomi. Le strutture delle canzoni non segnano quasi mai il passo ed i cambi di tempo fanno apprezzare la buona preparazione tecnica dei nostri. In somma non è il caso di sfoderare violini o consumarsi in complimenti questo lavoro che prende il titolo di “TRUTHS DENIED” già da un po’ vive nella mia playlist e molto probabilmente è destinato a restarci per ancora molto tempo. Sulle note di “state of grace” ultima traccia del disco chiudo questa recensione dicendo: Potenti!!!! VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/02/10 GENERE: thrash prog
SITO WEB: www.myspace.com /axiommetalband RECENSORE: Zak Spinti e decisamente aggressivi, viaggiano tesi sul filo del rasoio e sulle tele armoniche de i nostri mi perdo nel parlavi un po’ di loro.
BELZER L’ultimo giorno d’inverno
I genovesi Belzer non sono che quattro ragazzi da passione semplice e diffusa per una sorta di pop di ultima generazione che a fare i nomi di Coldplay e Negramaro si fa prima. Anche loro come Oratio , il cantautore siciliano , potrebbe ronzare tranquillamente in qualche stazione FM e magari li vedrete presto in tivvì viste le melodie di facile ascolto. Senza fare troppo i boriosi , nel disco dei Belzer , registrato ottimamente tra l’altro , si trovano volendo almeno tre-quattro canzoni sopra la media del disco , la quale li vede oltre che di facile ascolto , anche di facile accostamento ad una scorpacciata di band famose e non , e questo non va certo a loro favore. Quindi , ci teniamo ben strette “la Pioggia” , la title-track e “Come sempre” , mica scartando le altre , ma aspettando che magari nel prossimo disco venga fuori qualche azzardo in più. Alla prossima. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/10/10 GENERE: pop - italy
SITO WEB: www.myspace.com/belzerband RECENSORE: Alècs m. BENZINA Amo l’umanita La forza dei Benzina è prepotente già dai primi pezzi. “Il giusto che non c’è” è un ottimo pezzo, con dei suoni che danno valore e spessore ad un testo molto profondo e cantato egregiamente. In bilico tra l’hard rock e l’elettro dei Subsonica i Benzina sanno cosa dire e come dirlo. “Amo l’umanità“ è un pezzo molto particolare che sicuramente lascia il segno grazie ai suoi intervalli musicali ben definiti, ad un assolo di chitarra ottimo e ricercato e al cantante straordinario che “sbanalizzerebbe” qualunque pezzo. I Benzina possono vantare un ottimo prodotto che personalmente sono contento di aver ascoltato (e che riascolterò). Ottimi musicisti e che sanno lavorare insieme in un’ottima sinergia che esplode negli 11 pezzi del cd . Nota dolente: i pezzi perdono di particolarità. VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/01/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/benzinamusic RECENSORE: Anselmi Marco BIANCOVENTO Con la grinta di un Rock sanguigno e passionale l’anima artistica dei Biancovento viene oggi messa in gioco con questo omonimo lavoro dai toni sinceri e avvincenti. Un modo di eseguire il Rock dominato dalle emozioni, dalle pulsioni di testi intensi e da sfuriate citaristiche di pura matrice old school (echi di John Norum dei migliori Europe). Il pezzo forte è ‘Silenzi’, che rischia di illudere l’ascoltatore con il suo buon Funky iniziale ma che tradisce subito con le vibrazioni Rock di un ottimo ritornello, veramente emozionante. Ottima la prestazione, avvincente la melodia e notevole la tecnica generale del complesso, su cui spiccano i virtuosi soli di chitarra dalla componente comunque melodica. Fra pezzo e pezzo c’è molta varietà, come dimostra la semiballad ‘Stella’, arricchita da orchestrazioni e toccanti melodie epiche che avvolgono in maniera piacevole l’orecchio dell’ascoltatore. I testi sono profondi ma diretti, senza mai eccedere nel loro significato intellettuale. Si sente veramente la voglia di emozionare, di raccontare pensieri profondi e di lasciare la propria traccia con del semplice Rock, ricco di anima e semplicità, capacità ed equilibrio. Come se non fosse abbastanza, la band si dimostra anche abile nel saper spossare il divertimento puro; cosa evidente nel riciclaggio di un vecchio classico degli anni ‘80 come ‘You spin me Round’ dei Dead or Alive, che in questa chiave appare molto più heavy e festaiola di quanto già non fosse l’originale…E bravi questi coatti ‘de Roma‘. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/07/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/biancoventband RECENSORE: Cristiano Poli BLACK OUT demo I Parmensi Black out propongono un punk hardcore che potrebbe tranquillamente suonare in qualsiasi skate park della california! Quattro tracce suonate da veri veterani del punk hc, sparate a mille senza troppi fronzoli, come piace a me. Il loro sound ricorda molto i mitici Us Bombs, i pezzi che propongono invocano
divertimento, casino e casse di birra in quantità. Insomma che aspettate? Scaricate la demo, procuratevi un skate e distruggete la vostra fottuta città! VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/11/10 GENERE: punk hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/blackoutskatepunk RECENSORE: il Sig. ELM BLACKALEXXX Leave the night be
I Blackalexxx si cimentano in un progressive metal a tinte rock, hard rock e, a volte, anche fusion; non certo un genere facile da suonare, se consideriamo che i brani sono tutti strumentali, ma nemmeno facile ad ascoltarsi, poiché bisogna essere attrezzati di mentalità aperta e sdoganare qualsiasi tipo di confine musicale. Qui non citiamo i Dream Theatre, perché i pezzi sono strutturati diversamente, e forse sono meno “ariosi” dei loro epigoni americani; ottimi musicisti, soprattutto nelle ritmiche a tempi sghembi e nei passaggi più ostici, che compensano la difficile fruizione della loro proposta con canzoni dal minutaggio abbastanza contenuto. Credo però che di tutti questi virtuosismi si ricorderà difficilmente una canzone per intero, eccezion fatta per la rock-electro “Ladybad”, che lascia subito il segno per melodia ed incedere, e non sfigurerebbe in qualche goth-club a fine serata. Va però detto che comunque nonostante la poca facilità di assimilazione, i pezzi sono ben costruiti e fanno presa nell'ascoltatore, quindi il giudizio nel complesso non può essere che positivo, ma una voce darebbe maggiore profondità alle composizioni, nonché una linea guida. Per fans incalliti del prog, guitar-oriented albums, plettromani, e ascoltatori non oltranzisti. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/08/10 GENERE: metal prog.-rock
SITO WEB: www.myspace.com/blackalexxx RECENSORE: Jurgen kowalski BONES BAG The show Ecco un 'altro prodotto di qualità, 100% Italiano, precisamente dall' Abruzzo.
I Bones bag si dimostrano un gran gruppo, pronto a esordire su palchi internazionali, il loro disco " The show" non ha nulla da invidiare a Backyards babies, Hellacopters o Rancid. Dodici tracce di puro punk'n' roll pieno di passione e voglia di divertirsi, i cinque ragazzi abruzzesi sanno fare il loro sporco lavoro, questo album ne è la dimostrazione, i pezzi che mi hanno gasato di più sono "Wild time" e "We don't care". Pezzi suonati al fulmicotone,riff elettrici e chitarre ispirate , alzate lo stereo al massimo...se vi piace il rock'n roll " The Show" sarà fuoco nelle vostre vene. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/02/11 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/bonesbag RECENSORE: il Sig. Elm BORHEAD demo Suono old school quell’ hardcore punk delle origini come dicono anche loro nella breve presentazione della pagina myspace, questi sono i BORHEAD. Sonorità sporche e graffianti nel loro lavoro dovute anche ad una registrazione diciamo non di primo livello che però ci azzecca alla grande facendo sembrare la provenienza del terzetto vicentino direttamente della prima ondata e colleghi di band come Zero Boys di cui si colgono le maggiori influenze o Gang Green quest’ultimi tra l’altro celebrati con una cover che chiude il disco. La demo in questione contiene 6 tracce compresa la cover dei già citati Gang Green ovvero “alchool” completando un dischetto che al mio orecchio è garbato molto. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/11/10 GENERE: hardcore punk
SITO WEB: www.myspace.com/borhead RECENSORE: Francesco BROKEN MELODY Mirroring identities I Broken Melody sono un gruppo nato nel lontano 2006. Dopo varie esperienze ed esperimenti, si presentano al pubblico oggi con il loro ultimo lavoro “Mirroring Identities”. Come più volte espresso da altri addetti ai lavori, i Broken Melody danno del filo da
torcere a chiunque li voglia classificare sotto un particolare genere musicale. Indubbiamente le basi sono ben salde: stiamo parlando di sonorità hard rock potenti e aggressive con un tocco di groove, e ovviamente spunti metal con effetti prog. Mai come in quest’album, tutto si fonde in un unico sound che indubbiamente impreziosisce il lavoro, ma forse rende l’insieme troppo dispersivo e poco accattivante per gli ascoltatori più critici. Sembra non esserci un filo conduttore nell’ordine dei pezzi e quindi si passa da canzoni aggressive, piene di groove, a ballad, a canzoni rock melodiche, a mio parere forse anche “eccessivamente” melodiche. Credo che l’aspetto che più si nota e che sia un pò una macchia nello stile di questi ragazzi sardi sia il perdersi spesso, in canzoni hard rock, metal con riff pesanti e stacchi netti, accompagnati da un growl potente tendente al thrash, in ritornelli “troppo” pop-rock o rock-melodici molto (per citare un collega) MTV-friendly. Musicalmente e tecnicamente, i Broken Melody sono un quintetto validissimo, con tutte le carte in regola. Mi permetto quindi di dire che con i loro mezzi, potrebbero fare molto di più.. ma a volte è solo una mera questione di gusti. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/10 GENERE: Metal/Rock/progressive
SITO WEB: www.myspace.com/brokenmelody01 RECENSORE: Kingincrimson BRUISE VIOLET Ugly little girl Fuoco nel sangue, sangue nell'acqua. Incipit dell ep di questa band. Una traccia che fa da intro ad altrettante cariche di potenza e rabbia in perfetto stile punk. Prima traccia “rabid dog”ritmo incessante, voce graffiante e chitarra in preda a una crisi nervosa. Il tutto racchiuso in un minuto e poco più. Parte“i'm on the outside”pezzo stoner con chitarra distorta al massimo. Scarica di adrenalina soprattutto sul finale dove il metronomo impazzisce e il tutto crea un gran casino. Un bel pezzo che sarebbe molto interessante ascoltare dal vivo con tanto di distruzione degli strumenti. E' la volta poi della title track “Ugly little girl”molto nirvaneggiante. Ricorda molto di stile di Kurt e la sua band. Il finale ritmato batteria e basso è molto interessante.
“ode to false friends”mi ricorda invece le hole degli anni 90. Sarà la voce aggressiva della cantante o la melodia, comunque sia anche questo un brano interessante. “mary full of disgrace”fa da spartiacque in questo ep. Dopo la violenza dei primi pezzi, ora un po' di tranquillità senza tralasciare lo stile rock. “the slutgirl song” si presente con un gran bell riff di chitarra e la voce è sempre più distorta. Questa ragazza sa il fatto suo. In “almost 2010”il bassista si impegna particolmente con del buono slap funkeggiante. Devo fare poi i complimenti al chitarrista per i suoi riff molto aggressivi e interessanti. Album concluso ed è giunto il momento di tirare le somme. L ho ascoltato varie volte per intere e devo complimentarmi con il gruppo che ha saputo racchiudere la sua potenza in dieci tracce. La voce della cantante è fantastica e calza pienamente con il genere. La band a suo supporto suona alla grande. Insomma stanno alla grande in questa band. Mi piacerebbe poterli apprezzare dal vivo e vedere quanta potenza riescono a cavare dal palco. Grande lavoro ragazzi VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/05/10 GENERE: rock/punk
SITO WEB: www.myspace.com/bruisevioletband RECENSORE: Frank BURY ME AT DAWN Like leaves in autumn I Bury Me At Dawn band metalcore nostrana nata nel 2008 che si ispira a gruppi di fama internazionale come gli Architects & For The Fallen Dreams. Nella breve carriera ha già diviso il palco con altre band blasonate della scena italiana quali Kernel Zero, Rising Hate, Waiting for Better Days Arcadia etc.... e inizia aa spostarsi in tutto lo stivale grazie alla promozione del primo Ep prodotto nel Settembre 2009. La produzione è impeccabile il songwriting entusiasmerà gli addetti ai lavori e gli appassionati del genere. Alle loro influenze posso aggiungere personamente quella degli Hatesphere sopratutto nelle vocals (growl e screaming molto intensi).
Shapeless Tomorrow apre le danze in una cavalcata sweden style dove le armonizzazioni delle chitarre la fanno da padrone. Revenge mid tempos must del genere. Testament style per Unforgiven Prayers, almeno nell'inizio del pezzo. Immancabile rallentamento e poi un'inconsueta scelta nel guitar riffing nel refrain. Forse il pezzo che mi ha entusiasmato di più del lotto. Sentiremo assolutamente parlare dei Bury Me At Dawn, non hanno nulla da invidiare ai colleghi d'oltreoceano, ma sicuramente qualcosa di interessante da proporre, grandi!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/04/10 GENERE: metal hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/burymeatdawn RECENSORE: Samp CALVERO Qualcuno a volte dice che la musica è strana che sembra nascere cosi, per caso ed ha un particolarità tutta tua. Ecco Calvero è questo. 4 tracce nel loro primo demo che hanno tutto tranne che una chiave interpretativa semplice. Inizio l ascolto con “cadaveri” traccia apparentemente punkeggiante. Capisco poco il testo perché la voce si confonde con gli altri strumenti. “nuoto in un mare di cadaveri” sicuramente una sensazione abbastanza cupa e il sole che ci guarda sa da dove veniamo. Segue poi “raganelle” apparentemente una razza di rane di fiume anche loro scrutate dal sole. Traccia un po’ folk un po’ indie, rimane questo senso di stranezza che aleggia costantemente. Terzo pezzo “giocando lungo il fiume” pezzo strumentale di due minuti, un po’ blues un po’ folk. Fa immaginare un uomo in riva al suo fiume con in bocca una spiga e in mano la sua chitarra, suona davanti allo scorrere impetuoso e incessante delle acque. Chiude il demo “canzone buia” pezzo di 45 secondi. “ io vedo dentro di te tutto quello che non dovrei”. Non capisco come mai il pezzo non è stato sviluppato pienamente , solo un sample di 40 secondi. Beh, che dire. Quanto a particolarità e anche genialità ci siamo, ma il demo pecca sul mixaggio e sulla stessa elaborazione dei pezzi. Consiglio di trovare un via artistica adeguata e di lavorare maggiormente sui pezzi
VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/03/10 GENERE: Sperimentale
SITO WEB: www.myspace.com/calverorock RECENSORE: Franky CAMP LION La teoria di Romero La band Camp Lion, usa sonorità melodiche tra l'hip/hop e il pop moderno. I pezzi sono accompagnati da energiche chitarre elettriche e batteria che scandisce il tempo e la ritmica. La voce del/dei cantanti sembra come venire trasportata dagli strumenti. Le loro canzoni sono sorrette da una buona base strumentale a una notevole corposità vocale. Il primo pezzo “Dimmi cosa ho detto”, potrebbe far ricordare qualche pezzo dei Dari. Senza per questo essere simile o uguale, è semplicemente una sensazione che si avverte appena attacca il cantante e poi nel proseguo del brano si avverte tanta “base” elettrica. Alla band piace giocare con arrangiamenti più o meno differenti che supportano sempre il cantante nel migliore dei modi.......e facendo sempre emergere l'ampiezza della sua voce senza che questa sia coperta dalla chitarra o dalla batteria. I pezzi che prediligo sono: “Dimmi cosa ho detto”, “Etere” e “45”. Sono tre pezzi leggermente differenti l'uno dall'altro, non tanto nel genere ma nella velocità d'esecuzione del cantante. Ma in ognuno di questi pezzi traspare una complessità, un'energia che fanno apprezzare di più questa band. Ad esempio il primo brano, che è pure il primo pezzo nella scaletta, dove ad aprire è il cantante inizia subito ad avere tanta energia e Invece “45” pur restando nello stesso genere, sembra apparentemente una ballata. Addirittura uno potrebbe pensare a qualche pezzo, degli anni 60/70, a qualche classico. Invece appartiene al presente. Sarà l'esecuzione della parte cantata o come gli strumenti nel loro complesso, eseguono il pezzo, ma si viene trasportati in un viaggio di magiche atmosfere e se ne rimane inebriati. Resti con la voglia di ascoltarla fino alla fine e mentre te la canticchi cerchi di immaginare quale potrebbe essere la prossima rima. Non resti deluso
dell'ascolto, rimani emozionato e voglioso di ascoltare altri pezzi. Dettaglio non da poco è aver scelto questo tipo di ordine nella scaletta. Creano quella giusta suspense, quelle atmosfere tipiche per chi vuole escludersi per qualche attimo, per non sentire lo stress della vita. Voler ascoltare buona musica dal sound particolare, ma giovane e molto ben fatta. Vi auguro di continuare su questa strada, cercate se possibile di non cambiare il vostro sound, , ma di mantenere uno stesso filone. Mi auguro che myspace vi possa dare il giusto lancio, sarebbe quanto meno dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno proponendo un loro stile. VOTO: 98/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/02/11 GENERE: powerpop
SITO WEB: www.myspace.com/camplion RECENSORE: Jean Marie CANNIBAL GIANT Il gruppo che andremo a recensire sono i "cannibal giant" con questo loro demo di 5 tracce. Il genere offre un brutal death vecchio stampo con parecchie influenze di : "Cannibal Corpse" e "Mortician" e influneze di stampo grind come "cryptopsy" e "cliteater"(a livello vocale).Nonostante la registrazione di qualità non Eccellente (ma comunque molto buona) le tracks si fanno apprezzare in tutta la loro potenza, i pezzi sono ben strutturati ritmi di chitarra e batteria molto serrati coronati da una voce a dir poco grezza (in senso buono) e potente. Pezzo migliore del demo senza dubbio "Hot", che versione live sicuramente farà scatenare un poderoso pogo e scapellamento di qua e di là. Che dire un'altro gruppo brutal in un panorama già colmo di band, senza dubbio con una registrazione migliore i "Cannibal Giant" riusciranno a dimostrare in pieno tutta la loro bravura nn ci resta che aspettare con anzia il loro FULL... VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/12/10 GENERE: brutal death metal
SITO WEB: www.myspace.com/andreacannibalgiant RECENSORE: SoSo
CAOTIC VILLAINS demo I CAOTIC VILLAINS SONO UNA BAND (CREDO) DI 5 GIOVANISSIMI PROVENIENTI DA MONZA. IL DEMO è COMPOSTO SIA DA COVER DI IRON MAIDEN (WRATHCHILD),BLACK SABBATH (PARANOID), CHUCK BERRY (JOHNNY B. GOOD), METALLICA (SEEK AND DESTROY), MOTORHEAD (ACE OF SPADES) JUDAS PRIEST (BREAKING THE LAW) SIA CHE PEZZI PROPRI CHE AFFONDANO NELL'HARD ROCK METAL ANNO 70-80. THE CRUSHER è UN PEZZO MOLTO NEW WAY OF BRITISH HEAVY METAL, ROCK 'N ROLL THUNDER PROSEGUE SULLA FALSARIGA DELL'ALTRA CANZONE PERò QUI LA VELOCITà è UN PELINO PIU' ALTA, GOD OF ROCK HA UN'INTRO IN PRATICA UGUALE AD ALCUNE CANZONI DEI METALLICA/IRON MAIDEN E PROSEGUE SULLO STILE DI OZZY OSBOURNE IN VESTE SOLISTA, PIU' AVANTI TROVIAMO -HOT GIRL- CHE MI RICORDA MOLTO DEI MOTLEY CRUE/VAN HALEN PIU' GREZZI. COSA POSSO DIRE DI QUESTO DEMO OLTRE AL FATTO CHE HO FATTO FATICA AD ARRIVARE ALLA FINE DI QUESTO LAVORO ? SI SENTONO MOLTE PECCHE SIA NELLE ESECUZIONI (ALCUNE ACCELERAZIONI) CHE IN ALCUNE PARTI DEL CANTATO MA CREDO PERCHè IL DEMO è STATO FATTO IN PRESA DIRETTA ED INOLTRE IL MIXAGGIO NON DONA LA GIUSTA ROTONDITà RICHIESTA DALLE CANZONI. COME DEMO DA PRESENTARE NEI LOCALI POTREBBE ANCHE PASSARE, COME DEMO DA PRESENTARE AD UNA RIVISTA O ETICHETTA NO. ESSENDO UN EX "MUSICISTA" SO QUANTO SIA DIFFICILE AVERE UNA BAND CAPACE DI GIRARE PER IL VERSO GIUSTO. DA PARTE VOSTRA LA TECNICA è GIà DISCRETA, SI SENTE LA PASSIONE CHE CI METTETE ED AVETE DEGLI AMPI MARGINI DI MIGLIORAMENTO. NON PENSATE ALLA MIA RECENSIONE COME AD UNA BOCCIATURA BENSì COME UN INVITO NELL'AFFINARE LE VOSTRE QUALITà. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/02/11
GENERE: heavy metal, hard rock
SITO WEB: www.myspace.com/caoticvillainsofficial RECENSORE: Lidel CARRIED OUT Architecture in the void I CARRIED OUT sono un gruppo Punk HC proveniente da Bologna formatosi nel 2006 I pezzi che ci propongono sono tre La tracking list parte con A theory of nothing, la qualità del pezzoè buona, come buone sono le ritmiche di basso e batteria che assieme ai riff di chitarra sempre ben presenti rendono la canzone piacevole da ascoltare e mai noiosa o sentità già altrove, il secondo pezzo si intitola Cut, pezzo molto melodico con un bel riff di chitarra che accompagna la canzone per tutta la sua durata, anche questo, come il precedente risulta molto genuino come pezzo mai noioso, fila via liscio, anche se personalmente si sente un po’ la mancanza delle doppie voci che in alcuni punti sarebbero state perfette. Terzo ed ultimo pezzo si intitola Architecture in the void, pezzo molto carino, soprattutto per il cambio delle voci nelle strofe, anche questo pezzo come i precedenti fila via lisco senza intoppi. Questi ragazzi sono davvero in gamba, ci sanno fare, peccato che i pezzi erano solo 3, rimaniamo in attesa di altri vostri lavori ragazzi, nel frattempo un grosso in bocca al lupo.. SEE YA VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/07/10 GENERE: punk hc melodico
SITO WEB: www.myspace.com/carriedoutbo RECENSORE: Simone CENTURY OF LUXOR a voice until the end Belli belli, mi piacciono!! Cori epici che lasciano sognare terre lontane e mitologiche. Le chitarre sono granitiche, una sezione ritmica potente. La musica scorre nelle loro vene ed è sempre in circolazione. Per niente scontati, il quintetto di Fano, convince e avvolge. Sembra di tornare alla fine degli anni 80 inizi 90. Di tecnica ne hanno da vendere e anche di creatività. La voce vola alta, quasi irraggiungibile, come la batteria, difficile
stargli dietro. Insomma un album straordinario come non se ne trovava da tempo. Un piccolo appunto sul mixaggio. La qualità non è delle più entusiasmanti, se avessero investito un po di piu sulla registrazione e sul mixing a quest'ora avrebbero un prodotto italiano di tutto rispetto. I pezzi valgono, voi valete, la musica vale. In bocca al lupo e in attesa di un vostro nuovo disco da recensire. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/01/11 GENERE: metal/rock SITO WEB: www.myspace.com/centuryofluxor RECENSORE: Spito COLD EMPIRE From the ashes of the empire
Black metal di stampo scandinavo per gli italiani Cold Empire. Nei sei pezzi quivi contenuti, la band sfoga rabbia, martella ovunque, e trasforma i propri strumenti in armi antiche, dove le chitarre sono asce, il basso è una picca e la batteria diventa un mazzuolo. Sono spesso e volentieri forsennate le ritmiche dei Cold Empire, con blast beats ad ammantare di lava ogni cosa, e rallentamenti qua e là che puntano sulla pesantezza e le atmosfere. Ricordano qualcosa dei Blodsrit per le parti più veloci, mentre i Satanic Warmaster fanno capolino per le parti più cadenzate, ma anche per il suono delle chitarre; l'album, che è uscito sotto la Naturmacht Productions, è il debutto ufficiale dopo una sfortunata esperienza precedente sotto l'egida di un'altra label, viziata da problemi che hanno portato il gruppo alla rescissione del contratto con essa. I testi ed i titoli ricordano per lo più gruppi come gli Immortal e i Lunar Aurora, che non gruppi in stile 1349 o Dark Funeral. Buona la produzione, non patinata e troppo smussata, come vuole la tradizione, ma fatta ad arte quanto basta per far sentire bene tutti gli strumenti, le atmosfere, ed il bilanciamento tra essi. Un bel debut, carico di rabbia, e pregno di quell'attitudine underground e nera come la pece, linfa per il black metal e per la sua esistenza in futuro. Esistenza che non sarà mai messa in discussione, finchè ci saranno in giro gruppi come i Cold Empire. Glaciale e tagliente. VOTO: 77/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/09/10 GENERE: black metal SITO WEB: www.myspace.com/coldempire RECENSORE: Jurgen Kowalski
CON&SENZA Entro i limiti della luce I Con&Senza sono un gruppo musicale che nasce a Ragusa, QUESTO QUARTETTO AUTORE DI 9 PEZZI PER UN ALBUM CHE SI CHIAMA -ENTRO I LIMITI DELLA LUCE- PROPONE UN VERO E PROPRIO VIAGGIO SONORO IN BILICO TRA Powerpop / Psichedelica / Rock MA ANCHE PROGRESSIVE DEGLI ANNI 70. è DAVVERO DIFFICILE DESCRIVERE QUESTO ALBUM PERCHè L'IMPRESSIONE è QUELLA DI CADERE IN UN VORTICE DAL QUALE è ARDUO USCIRNE. DOPO UNA LUNGHISSIMA INTRO DI 10 MINUTI QUASI TOTALMENTE STRUMENTALE (ECCEZION FATTA PER POCHISSIME PAROLE), SI ENTRA NEL VIVO GIà CON LA SECONDA TRACCIA -FEDE- CON UN TESTO BELLISSIMO ED UNA BASE CHE NON SO MI RICORDA QUALCOSA FATTO DAL GRANDISSIMO BATTISTI PIU' UNA CHITARRA ROCK MALINCONICA DAL SAPORE MOLTO ANNI 80 (OTTIMA!), -VIZIO E AMORALITà- è UNA BREVE CANZONE ROCK CON UN CANTATO MOLTO IN STILE CANTAUTORIALE, -ENTRO I LIMITI DELLA LUCE- HA UN NON SO CHE DI SIMIL ROCK ACCOSTABILE AI BLIND MELON, -QUEL LUNGO ABBRACCIO NEL RITORNO A PARTIRE DAL MINUTO 2:30 ENTRA IN PIENA PSICHEDELIA PER RESTARE FINO ALLA CONCLUSIONE DEL PEZZO, -TROVERò QUALCOSA- è MOLTO VICINO ALLO STILE DEI TIRO MANCINO PIU' RIFLESSIVI, PIU' AVANTI TROVIAMO ANGELI E DEMONI- BEL PEZZO MOLTO BRITISH POP CHE POI VIRA NELLO STILE DEI WOLFMOTHER ED ANCORA NELLA TRADIZIONE CANTAUTORIALE ITALIANA, -FINE- è LA CANZONE ADATTA PER CHIUDERE IL DISCO, IN UNA PAROLA SOGNANTE CON QUALCHE SPUNTO ALLA MERCURY REV. LA REGISTRAZIONE DEL CD è STATA FATTA IN ANALOGICO PRESSO L'ANALOGIC STUDIO A RAGUSA E COMPLICE ANCHE L'OTTIMA ESECUZIONE DEI PEZZI MI SENTO DI CONSIGLIARE QUESTO ALBUM SE SIETE STUFI DELLA ROBA DEL MOMENTO. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/07/09 GENERE: powerpop/ psichdelia /rock /progressive
SITO WEB: www.myspace.com/conesenza RECENSORE: Lidel COSMIC BOX No better…..simply different Di Rock minimale con gusto vintage, complice l’attuale revival anni ‘70/’80, se ne sente parecchio negli ultimi tempi, anche nella nostra cara e bigotta penisola. Prendiamo ad esempio la città di Ferrara (Emilia Romagna) e trasformiamola per un giorno in una metropoli europea di grande influenza in stile Londra o Manchester. Da questo insano incrocio di culture differenti usciranno fuori i Cosmic Box, quintetto indie dedito ad un’interpretazione semplice e scarna del tipico sound ‘vecchio stampo’ di Franz Ferdinand, Editors, Interpol e via dicendo. Un passo deciso e studiato in maniera intelligente, che li porta oggi a mostrare le loro qualità artistiche con questo EP di 5 brani, tutti indiscutibilmente segnati dall’incontro fra Rock Alternativo e richiami Post Punk abbastanza marcati, di cui si apprezza senza ombra di dubbio l’ottimo retrogusto ‘urbano’ tipico delle città Europee sopraelencato. Certe intuizioni richiamo anche qualcosa di REM e Pixies (‘Pirates’ ad esempio), mentre le parti più tendenti al pop/punkeggiante sono da ricercare direttamente in brani come ‘Bugs’, dove emerge comunque un buon senso melodico di sicuro impatto. Anche ‘Violet Dress’ è un pezzo che convince all’ascolto: lineare, diretto e senza sbavature (si notano gli Ultravox di Vienna secondo voi?). In generale devo dire che li ho trovati interessanti. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/09/10 GENERE: revival indie SITO WEB: www.myspace.com/cosmicboxband RECENSORE: Cristiano Poli CROSSROAD CRASH City of lights Incidente in un incrocio. Mai nome più azzeccato per una band hard rock. La potenza con cui inizia il brano “You try to go away” da
l’idea di essere in fase di collisione con qualcosa di pesante. Metafore a parte il primo brano di questo loro e.p. è molto interessante. Bel riff di chitarra e buon assolo che richiama leggermente alla leggenda Chuck Berry. Il disco continua con un altro brano molto heavy “I’m waiting”. Solito bel riff, ma quello che rende speciale il pezzo speciale è lo stacco fatto il basso slappato che fa da intro a l’assolo di chitarra molto anni 70. Anche il terzo pezzo “city of lights” ha un buon inizio. Segue lo schema dei pezzi precendenti. Riff aggressivo come inizio e sul finale un bel assolo. “Where’s my life” è interessante invece per la linea di batteria tutt’altro che liscia. Molto lavoro sul charleston e sul doppio pedale. “In my veins” è un brano semi punk anche se la linea vocale mi fa venire in mente per qualche attimo i Muse. City of lights lo considero un bel lavoro. Strumentalmente i ragazzi ci stanno al massimo,ma forse i pezzi possono risultare poco diversificati tra loro. L’unica cosa che non mi ha convinto è la voce. Non dal punto di vista tecnico e di intonazione, ma dalla fusione di questa con gli altri strumenti. Tenterei di renderla più aggressiva e trovare qualcosa di particolare nello stile del canto. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/02/10 GENERE: hard rock SITO WEB: www.myspace.com/crossroadcrash RECENSORE: Franky DAMNED SORROW A natural taste for blood Chi l’avrebbe mai detto che anche in Tunisia si suona Death Metal? E come poi! Dal nord Africa i Damned Sorrow ci regalano cinque tracce di metal estremo di pregevole fattura, che sa alternare momenti di songwriting per nulla semplice con altri più “ignoranti” e cadenzati dove l’headbanging è d’obbligo. Le influenze rintracciabili sono molteplici e probabilmente questo rende il disco così piacevole sin dall’intro (anche se la prima traccia è di sicuro la meno riuscita): “Creon’s Agony” inizia con un riff quasi power per poi assumere tratti tipicamente scandinavi, così come alcuni passaggi di “On The Edge” ricordano da vicino gli In
Flames e “Worchip Silence” non sfigurerebbe in un album dei Dissection, con il suo arpeggio iniziale di chitarra acustica. Ma si tratta di impressioni che non durano a lungo, poiché i Damned Sorrow seguono una loro - piacevole - linea. Il disco risulta così mai noioso, anche per la voce growl affiancata spesso da un velenoso screaming e i frequenti cambi di tempo. Unico neo la registrazione, non troppo pulita ma comunque più che accettabile. VOTO: 76/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/05/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/damnedsorrow RECENSORE: Pino F. DAMP BOX Flying monkeyes assault team Il mini Cd d'esordio dei livornesi Damp Box si presenta bene: molto curato graficamente, una bellissima copertina con i testi all'interno, per cui mi sono trovato predisposto positivamente all'ascolto. Purtroppo il disco si apre con una "First question" figlia di American Idiot così come il resto del disco: 4 pezzi semplici, veloci, in bilico tra garage sixties, Buzzcocks e Ramones.... esattamente come i Green Day! Nulla da dire sull'esecuzione ma già a metà del secondo brano viene voglia di skippare il lettore... Ed in effetti i brani sono un po' tutti uguali... ed è un peccato perché i testi non sarebbero male, le intuizioni melodiche nemmeno. Forse il gruppo, che si è formato solo nell'autunno del 2009 ha bisogno di maturare e trovare una strada personale, pena l'oblio immediato. Il 5 è di stima, un conto è avere dei punti di riferimento, un altro non sviluppare una propria personalità! Abbiate più coraggio ragazzi! VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/09/10 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/dampbox RECENSORE: iSo
DARIO ANTONETTI Il ritorno del figlio dell’estetica del cane Dico questo per iniziare questa recensione: Dario Antonetti è un genio!!! Di fronte ad un album del genere il ritorno del figlio dell’estetica del cane, 16 pezzi nei quali genio e follia regnano sovrani. Immaginate Edoardo Bennato accompagnato ogni tanto da delle voci in falsetto alla Elio e Le Storie Tese e testi surreali che forse Bugo si sogna di poter fare (nonostante io reputi Bugo un artista avanti anni luce rispetto al mercato imposto), l’artista indipendente è una coltellata, una revolverata in pieno volto per via di un testo acidissimo, più corrosivo del sangue di alien, cori in falsetto e cazzo: ascoltate bene il testo!!! “Canzone d’amore per un testa di cazzo” ha una chitarra acustica alla Bennato degli anni d’oro con altro testo ispiratissimo anche se il testo non centra più di tanto con il titolo (o forse non ho colto il vero significato), “se tu fossi una di quelle” ha il tipico marchio di Elio e le Storie Tese sia a livello musicale (non impossibile come le sue canzoni per difficoltà di suonarla) e lirico perché sembrerebbe quasi serio ma ascoltate bene le parole, “neanche un elefante” è puro Skiantos style meravigliosa! “Approssimato per eccesso” è una canzone vicino all’indie alternative per la costruzione della musica, “l’omino vegetale” è anch’essa figlia degli Skiantos così com’è. “Ho messo la distro”,
anche ottenuto distribuzione in India, e vari concerti in giro per l'Europa, e il Rock in India Festival nel 2009. Le influenze e coordinate stilistiche sono quelle di un progressive death molto tecnico e ricco di parti in crescendo e piene di pathos, sulla falsariga di band come Opeth, ma con qualche intermezzo in stile black metal e prog rock; per ascoltatori dalla mente aperta dunque, perchè si passa spesso da velenose growling vocals e chitarre al vetriolo, a momenti più intimisti e riflessivi dove regnano arpeggi e atmosfere di contemplazione. Sette pezzi dal minutaggio mediamente molto lungo -ben 2 pezzi da undici minuti!- nel quale si svolgono le trame che intessono il brano, pieno di cambi che non fanno mai calare l'attenzione dell'ascoltatore; ovvio che tanti cambi d'umore all'interno della medesima song hanno bisogno di altrettanti minuti per poter trovare la giusta collocazione nel loro svolgimento, per nostra fortuna i De Profundis sono abili compositori ed eccelsi esecutori, tanto che anche nei frequenti rallentamenti di stampo doom metal il pezzo non perde nulla, anzi risulta di notevole spessore. Davvero un disco di ottima fattura, che aggiungerà quel quid in più al gruppo in termini di riscontri e crescita. VOTO: 82/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE:
“chioccioline” è vicinissima alle composizioni stralunate di Bugo per via di tastierino (?) ipnotica che c’è per tutta la durata del pezzo. Gli altri pezzi seguono più o meno le cordinate già descritte. L’album miè piaciuto moltissimo ed ancora un plauso pe la udu records per il fiuto e per il coraggio nel proporre un artista così fuori dagli schemi abituali.
01/03/10 GENERE: black metal
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/03/10 GENERE: rock, demenziale, pop, indie RECENSORE: LIDEL DISTRIBUZIONE : U.D.U. records (www.myspace.com/ululatimanagement)
I carpigiani Deathlock, autori di queste 4 tracce, si cimentano in un thrash metal dalla voce molto cavernosa, ma a tratti puramente rabbiosa nel classico stile Mustaine. Le influenze della band sono di gruppi moderni, e lo si sente in alcuni stacchi e passaggi più sincopati che riconducono a quanto proposto oltreoceano. Tuttavia la struttura portante dei riff è serrata ed arrembante, con un buon gusto per gli assoli. In certe parti il gruppo emiliano pesca anche dal passato che fu, con melodie più oscure e abrasioni chitarristiche che strizzano l'occhio al thrash più estremo, quello che strizza l'occhio al death metal, tanto per intenderci. La band continua ad esibirsi dal vivo, e a mio avviso ha mosso un primo passo con questo demo che è incoraggiante.
DE PROFUNDIS A bleak reflection I britannici De Profundis -attivi da fine 2005- se ne tornano con questo secondo album, dopo buoni riscontri per il loro primo lavoro "Beyond redemption", che ha
SITO WEB: www.myspace.com/deprofundisuk RECENSORE: Jurgen DEATH LOCK demo
VOTO: 63/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/12/10 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/deathlockband
riguarderebbe le parti vocali forse un po’ troppo confuse e calanti Ricordiamo che in questo periodo la band, da Settembre sotto contratto con l'agenzia di booking "Extreme Agency", è impegnata nella realizzazione del primo FullAlbum e pare siano destinati portare avanti il progetto rendendolo più accattivante.
RECENSORE:Jurgen Kowalski DESHODY Hayball
“rallegrati, o giovane, della tua giovinezza…” Ecclesiaste Deshody sulla scena dall’ aprile 2008, nella sua attuale line up Matteo Raggi: voce e basso acustico H : batteria e voce Dave: guitar Jon: guitar Ray: bass Beh!...quasi fosse una peana, dall’intro mi aspettavo un genere più Folk Prog, sentiti i campionamenti dal sapore tribal, eppoi un lampo! Uno squarcio nella carlinga e tutti si salta nel vuoto. Siamo in “true hate” , prima traccia di “HayBall” demo pescata in acque mosse dal Trash Metal, canzone dove l’ immediatezza e l’incipit della sezione ritmica azzeccano soluzioni come fosse musicale menabò. “HayBall” è la traccia che riporta e lascia il segno dell’essenza calibratissima negli ingredienti, di quelle che sono scolastiche strofe che mirano, dirette al petto, a colpire col loro HardTrashCore. Poi cambia il concetto di canzone ed ecco l’ascolto battezzare “My season” che lascia lo spazio al riposare delle stanche membra per seguire in cullante headbangin’ l’incedere delle cadenze tribali che portano equilibrio alla struttura del debut-release. Ma non abbiate timore…non ci sono selvaggi abitanti e non c’è nessuna isola per i naufraghi e ci si chiede “life?” Questo il sesto pezzo che andiamo a trovare tra una bracciata e l’altra e tra impeccabili nonché implacabili basso e batteria che danno una particolare potenza al tutto prosegue la discesa. Dopo l’ascolto del lavoro si termina di naufragar in acque dal sapor salmastro e dal colore Hardcore dove l’unico elemento di spicco è il desiderio di rimanere a galla nuotando “in stile” nelle calde acque della convenzionalità, agitate in lontanza, da contaminazione prog della quale se ne odora la frivolezza Dal songwriting emerge che la personalità della band è perfettamente in linea con quello che prevede il genere d’aspirazione ma le idee mancano di nuove soluzioni , un lavoro onesto, sicuramente ben suonato e curato dal punto di vista della produzione, grazie al quale il quintetto di Frosinone lascia l’ascoltatore con l’incalzare di riff trash nella testa…e prosegue l’headbanging…l’appunto vero è proprio,
VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/05/10 GENERE: Metal/thrash
SITO WEB: www.myspace.com/deshody RECENSORE: 3oris? DEVASTATOR Andatevene tutti affanculo! Ormai a quasi dieci anni dalla loro nascita, dopo dei cambi di lineup, sette lavori e una continua evoluzione nel genere musicale, i Devastator tornano con un nuovo ep dal titolo che si commenta da solo “Andatevene tutti affanculo!” . Quattro brani, Vergine, La bella musica, Sfilata di moda, Sono un terrorista; per un totale di circa sei minuti di hardcore/thrash. Questo ep viene presentato come un'anteprima del loro prossimo album (il quarto) che uscirà nel 2011, anno del decennale. Andatevene tutti affanculo è un ep che all'ascolto trasmette la carica della band, ma fa intuire la rabbia che c'è dietro alcuni brani, in particolare negli ultimi due, canzoni con dei testi più seri di quello che sembrano. I Devastator continuano a dimostrare “di saperci fare”, ritmi molto hardcore con voci e chitarra molto thrash, un unione davvero ben riuscita, con delle intrusioni musicali che rendono ancora più originale il loro sound (ad esempio il finale di “La bella musica”). Tutto questo accompagnato da una eccellente registrazione fanno di “Andatevene tutti affanculo” un ottima anteprima per il loro quarto album. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/12/10 GENERE: hardcore/thrash
SITO WEB: www.myspace.com/devastatorcrew RECENSORE: Rob DEVASTED fight Grazie ad Undergroundzine sto scoprendo
gruppi italiani davvero molto validi, i Devasted sono uno di questi. I quattro ragazzi di Parma sono follemente innamorati del punk hardcore californiano, in particolar modo dei Rancid, infatti i Devasted assomigliano molto alla band di Tim Armstrong. Ottimi suoni, belle canzoni veloci,potenti e giri di basso molto belli e che ricordano un pò quelli di Matt Freeman. Ottimi i pezzi "White Blouse" ska punk Rancido, "Enemy" e la divertente " Kill the dj"in perfetto stile Nofx. " Fight " è un buon disco, fresco e potente che sicuramente verrà apprezzato da tutti gli amanti del vecchio e sano punk rock! VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/02/11 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/devastedpunk RECENSORE: il Sig. Elm DEVOGGOL Shall we go to the disco Arriva direttamente da Prato la proposta di questo trio dedito a quel riffing che tanto farà impazzire i fanatici dello sludge tirato a 100 Km orari. Un po Entombed ( quelli di Uprising per intenderci) e un po Probot (quando c'è sua eminenza Lemmy) tanto per darvi una idea di cosa sta girando nel mio lettore in questo momento. "SHALL WE GO TO THE DISCO" è il titolo che i nostri tre amici di Prato hanno scelto per il loro disco. Una realtà musicale tanto interessante quanto valida, non solo per l'indiscussa qualità tecnico/compositiva dei tre mattatori ma anche per la coraggiosa scelta in sede di registrazione di rendere il tutto estremamente "live".La chitarra in presa diretta non fa minimamente rimpiangere l'assenza del basso ( avete capito bene, il bassista non esiste a casa dei Devoggol), un muro sonoro compatto e massiccio che accompagna in una lunga e frenetica corsa l'ottimo lavoro del batterista ( che ringrazio nuovamente per aver risposto con molta cortesia alle mie domande e per aver perdonato una mia
disattenzione ).La prestazione del vocalist conclude nel miglior modo possibile quanto detto sino ad ora, bravo nelle parti più screamo, forse un po meno quando cerca di seguire con la voce le melodie dei riff ma comunque e solo una mia impressione che non deve farvi assolutamente desistere dal contattare questi tre "metal maniacs". Sono 11 le tracce che compongono questa piccola perla targata Devoggol e tutte viaggiano con la medesima velocità di crociera, non si abbassa mai il tiro, nemmeno quando sporadici arpeggi sembrano voler far respirare gli amplificatori, bastano pochi secondi per ricominciare a maltrattare il proprio collo, vittima di un headbanging incessante e incurante del fattola cervicale oggi faccia da padrona . Se dovessi portare alla vostra attenzione qualche canzone che più di altre mi ha colpito durante l'ascolto del disco, non avrei problemi a nominare "Cold wind" che in alcuni tratti mi ha suggerito più di una somiglianza con il post hardcore e con quella macchina assassina che risponde al nome di Converge. Con "Thousand damned" cala la velocità ( solo all'inizio ) ma di certo non l'intensità. In questo brano dall'incedere molto cadenzato sembra aleggiare addirittura una simpatia per gli indiscussi padri dello stoner, i Black Sabbath. Ipnotica e sensuale "washed away by the sea" ci porta in una buia e fumosa stanza nella quale siamo liberi di intorpidire i nostri sensi ma bisogna stare attenti a non abituarsi a quest'attimo di calma apparente, tra giri arpeggiati e un delay che vizia una voce trasognata i Devoggol caricano l'ennesimo pugno nello stomaco, tanto per dimostrarci che non bisogna mai abbassare la guardia. A chiudere le danze ci pensa "Otrebron" che mette definitivamente la parole fine alle nostre sofferenze acustiche con una finale outro intenta farci dimenticare il riffing massiccio subito durante l'ascolto ma l'impresa è assai ardua. Partendo dalla certezza che le parole non potranno mai sostituire quello che l'ascolto sa cogliere, consiglio vivamente di contattare questi tre "bravi ragazzi", magari per avere "SHALL WE GO TO THE DISCO" o addirittura per portarveli a suonare nel pub sotto casa vostra...non sarebbe una cosa fatta male! VOTO: 80/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/04/10 GENERE: Grime / Downtempo / Garage
SITO WEB: www.myspace.com/devoggol RECENSORE: Pierluigi Marrollo DIAMON DUST Death is coming Tengono un basso profilo quelli della band. Lo si capisce dal retrocopertina, e dalla loro attitudine antirockstar. Un basso profilo, dicevamo, eppure le quattro tracce più intro strumentale sono davvero molto appetibili al nostro orecchio; vi è poi la cover di "Fuel" dei più noti 'Tallica, ma questa è un'altra storia. Le canzoni partorite da loro, invece, sono ben congegnate, semplici nel loro incedere strutturale, grezze, ma con stile; sì perchè è il caro vecchio thrash metal il pane della band, quello americano degli anni'80, leggermente imbastardito da certe sguaiate (nel senso buono) vecchie conoscenze inglesi -Atomkraft su tutte-. Discreta l'esecuzione generale, da migliorare gli assoli, ma siamo sulla buona strada, perchè nella loro semplicità le idee sono buone, e le canzoni sono più che godibili; a proposito della cover devo dire che non ho mai apprezzato Reload (e "Fuel" apriva quell'album) nè il suo predecessore "Load", ma questi cinque coraggiosi musicisti me la fanno pure apparire simpatica, quindi che dire? Promossi, thrash is back. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/04/10 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/diamondustce RECENSORE: Jurgen DICK LAURENT IS DEAD Educate your soul (ep)
I Romani ‘DICK LAURENT IS DEAD’ nascono nel 2007 con idee chiarissime sul da farsi: realizzare un sound originale intriso di atmosfere oscure, pesanti assalti metallici e viscerali grida catartiche. Risultano convincenti fin dal primo brano, intitolato ‘Five Hours’, che presenta la matrice alternative in una chiave tutta sua,
senza dimenticare certo i fantasmi di un certo Grunge, che qua e là si fa vivo nelle linee vocali. Altra cosa è invece ‘Washing me’, brano chiave del complesso, in cui l’attitudine sperimentale è più efficace. Le chitarre dominano il gioco, conducendo l’ascoltatore con strascichi piacevoli e infiltrazioni di rumore, sotto una voce melodica, passionale e soprattutto calda. La bellezza di questo gruppo è la varietà che riesce ad offrire senza eccedere in troppi discorsi, azzardando diverse panoramiche sonore senza per questo tradire il proprio suono (si ascolti ‘Fading Grey’). Oggi come oggi è rincuorante sentire che esistono band che hanno ancora da comunicare qualcosa. Ottimo inizio.
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/10 GENERE: alternative rock/post metal
SITO WEB: www.myspace.com/laurentdick RECENSORE: Cristiano Poli DILIS I
Dillis usano arrangiamenti e/o sonorità particolari a proprio vantaggio usando l’ampiezza armonica. E‘ semplicemente con la voce del cantante che si aggiunge un tocco in più ai pezzi che eseguono. Il risultato che si ottiene è più che interessante. Potrebbe spingersi a eseguire anche cover di band inglesi e non ci vedrei nulla di male, perché non solo ha una bella pronuncia e vocalità ma può anche contare su una tonalità molto ampia. Appena ascolti il loro primo pezzo “Morning Glory” resti colpito, non solamente dall‘arrangiamento della musica, ma ancora dalla voce che sembra uscire dai dischi di vecchi gruppi degli anni 60-70. Puoi domandarti: “Ma questo ragazzo è uno dei nostri giorni o esce da qualche video di Jim Morrison"?. Ascoltiamo due pezzi cantati in italiano “Pensieri d’autunno” e “Tutto si altera”. Nel primo brano traspare la stessa atmosfera nel pezzo in lingua inglese. L’estensione della voce è la stessa, cambia naturalmente la melodia, l’arrangiamento complessivo della canzone, essenzialmente alla musicalità differente tra una lingua e l’altra. Il pezzo va man mano in crescendo, le strofe sono leggermente più basse per poi crescere in sonorità e in estensioni maggiori della splendida voce.
Mi auguro di potervi riascoltare anche in altri siti oltre che su Myspace, ma quello che più gradirei restassero inalterate sono essenzialmente due cose: il vostro inconfondibile sound e la voce del cantante. Io proverei a proporre di più canzoni in inglese perché la tua voce sa davvero dare quel tocco in più! VOTO: 96/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/02/11 GENERE: acustico rock/indie
SITO WEB: www.myspace.com/dilispace RECENSORE: Jean Marie DISCORDIA Flashback La discordia è mancanza di armonia, di accordo, è una diversità di vedute. “Flashback” il primo Lp dei –Discordiaarriva al pubblico promosso e distribuito da Masterpiece Distribution ed è disponibile in vendita sul sito omonimo. Si presenta come un lavoro Alternativo e Sperimentale che in vari passaggi va a braccetto con un Prog Metal di ancestrale fattura. Non è un album di facile approccio, anche se alcuni spunti melodici sono di popolare intuizione, ed è per questo che l’ascolto deve essere focalizzato su ogni singolo strumento. La raffinatezza compositiva solca strutture musicali eleganti “flashback” “il bianco del silenzio” rispettivamente intro e outro del concept album proposto dal quintetto pistoiese e come nel caso de “il peso del tempo” i virtuosismi di stile misti interlude elettrici mettono in risalto le divagazioni 70esProg di saitico ricordo. In “stabilità neutrale” e in “scintilla” la batteria di Francesco Micieli si fa ben notare per le sue ritmiche serrate ove le dinamiche, gli accenti, le pause vengono alterati di continuo e sistematicamente si riallacciano al tema melodico. L’interpretazione vocale, proposta in lingua madre, non pare ben ordita con le altre miriadi di influenze marginali all’interno del groove ma questo forse andrebbe interpretato come stilema assunto dai Discordia e non come una carenza tecnicostilistica da parte di Matteo Bottaro. L’album non scorre pedante come un classico concept, questo è merito riconosciuto a Cristiano Poli che oltre a suonare le chitarre è anche l’autore di tutti i testi e delle musiche. Ineccepibile è infatti il suo complesso di caratteristiche musicali, che sempre vicine
alla sperimentazione riescono dare graduale accrescimento d’intensità interpretativa donando vigore ad un lavoro forse non ancora del tutto marziale.
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/06/10 GENERE: alternative/metal
SITO WEB: www.myspace.com/discordiaweb RECENSORE: 3oris? DOZENEYES Real I Dozeneyes sono di Treviso e ci presentano il loro primo disco "Real", la loro musica mi ricorda molto grandi gruppi come Millencolin,Blink182, Fall out boy e Alkaline Trio. Un mix di pop punk fine anni novanta che alterna pezzi in italiano e inglese. Devo dire che i ragazzi ci sanno fare anche se i pezzi in italiano sono meno efficaci di quelli in inglese e la qualità dell'intero disco ne risente un pò. Comunque il livello di "Real" resta comunque buono e i pezzi scorrono piacevoli,freschi anche se non originalissimi. Senza ombra di dubbio il quartetto ha margini di miglioramento non indifferenti, basta trovare solo la propria strada, evitando di emulare i propri beniamini e cercando un pò di originalità. I brani che mi sono davvero piaciuti sono " Every single drop" e "Johnny Cash". Insomma un ottimo esordio che lascia ben sperare per il futuro di questi punkers.
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/01/11 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/dozeneyes RECENSORE: Sig. ELM DREAMING 23 bittersweet "BetterSweet" esce per This is core records ed è un disco un pò atipico. I ragazzi di Cagliari stupiscono per la loro versatilità musicale. Il disco si apre con una intro molto hardcore seguita da "Stucked Mind" brano hc
devastante che mi ricorda il lato più incazzoso dei NOFX. Ottimo il punk rock di "Wake Again"e il punk hardcore devastante di "My lobotomy", un pò spiazzante "Anithing I Want" con intro di chitarre acustiche. Particolare la Blinkiniana " Jump", invece bellissimo il testo di "Senza te" unico pezzo in italiano della band. Insomma un disco molto variegato, forse troppo, che da un pò l'impressione di ascoltare una compilation punk-hc anzichè un album di un unica band. I Dreaming23 dimostrano comunque una grande capacità ed energia, ottima la sezione ritmica e le chitarre potenti,molto bella e precisa anche la voce. I brani più cattivi sono molto convincenti e a mio avviso i migliori della band. Aspetto i prossimi lavori per vedere l'evoluzione di questi ragazzi assai promettenti. Da tenere d'occhio. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/02/11 GENERE: punk hc melodico
SITO WEB: www.myspace.com/dreaming23 RECENSORE: Sig. ELM DREAMING 23
Ciao a tutti, rieccomi a recensire di nuovo , dopo una lunga assenza, ma passiamo subito al sodo, questa volta il gruppo che andrò a recensire merita veramente di essere ascoltato e seguito perché hanno veramente dei bei pezzi e soprattutto ,perché non è semplice ( e parlo per esperienza personale) portare avanti un progetto punk hardcore in un paese dove ormai far musica vuol dire suonare in una tribute band.. con tutto il rispetto per chi suona in una tribute band eh, ma ormai ne abbiamo le tasche piene di sentire sempre i soliti cloni .. Ma passiamo alla musica suonata e ai DREAMING 23, gruppo cagliaritano che ci propongono 3 pezzi punk hardcore melodico. Il primo pezzo (SENZA TE) lascia poco spazio alla fantasia dell’ascoltatore e parte subito con una bella ritmica piena e incalzante che fa venir voglia di alzarsi e pogare , ottime le chitarre, come del resto la sezione ritmica, il tutto condito da un cantato con una voce principale molto presente e la seconda voce in background che completa divinamente la globalità della canzone. Il secondo pezzo (CRIMSON) è invece caratterizzato da melodie più scure rispetto al brano precedente, ed anche la ritmica sembra essere meno veloce, peccato forse per il basso un po’ penalizzato in alcuni punti, ma la canzone rimane comunque
piacevole all’ascolto e non risulta mai in nessun punto essere noiosa o scontata. Il terzo ed ultimo pezzo (BITTERSWEET) mi ha catapultato indietro di una decina d’anni infatti mi ricorda moltissimo i MIDTOWN gruppo hardcore melodico di cui non si hanno più notizie dal 2004, anno in cui erano usciti con il loro ultimo lavoro in studio.. Nonostante le ritmiche siano più calme rispetto alle altre due canzoni in questo pezzo i D-23 riescono comunque a dare il meglio di se arricchendo il pezzo con dei bei riff di chitarra e una bella linea vocale. Anche se ricorda molto qualcosa di già sentito da altri gruppi famosi a livello internazionale anche in questo pezzo i D23 riescono comunque a far mantenere alta l’attenzione sull’ascolto senza cadere nella banalità . Che dire ragazzi, complimenti davvero, un gran bel lavoro.. In bocca al lupo per tutto e spero di vedervi presto su un palco ..
VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/05/10 GENERE: punk hardcore melodico
SITO WEB: www.myspace.com/dreaming23 RECENSORE: Simone M. D-VINES Kill me Martina Il digipack , confezione realizzata in cartoncino rigido all’interno della quale viene collocato un tray nero o trasparente per l'inserimento del CD è una delle confezioni più preziose e belle da vedere. I D-VINES non trascurano l’immagine e danno il giusto peso a quello che è divenuto nella cultura contemporanea metro di misura. Non si pensi al classico “tutto fumo niente arrosto” perché il lavoro dei nostri si dimostra già maturo e lungimirante grazie ad un raffinato gusto tecnico indirizzato con grande vitalità ed energia. “Kill Me Martina” , questo il titolo del primo lavoro ufficiale dei D-VINES , prodotto dalla Kill Me Records , si apre con “your lies” e da subito si capisce che il lavoro proposto dal sestetto dell’hinterland bresciano è in grado di alternare leggeri sussurri sul fare della notte a rumoti beat graffianti. Le nove tracce che compongono l’album sono potenziali singoli di successo come lo dimostra il video della canzone "Drawing in
electromud" dove per dovere di cronaca dobbiamo ricordare nn appaiono Nico e Bolzo, rispettivamente bassista e batterista che hanno portato nuova linfa vitale alla line-up originale che vede tra le sue fila Ronca alla voce ed alla chitarra ritmica, Mino alle chitarre, riky e Lore al lavoro con beat abusivi e combustioni adrenaliniche . Indiscutibilmente l’elemento portante che da la scheletratura ai pezzi è la parte elettronica che con manovra intelligente insinua una punta di darkwave misto ad incenso in cristalli rossi vibrando,con synth ghiaccianti ,nella voce del singer che mette in risalto una buona timbrica vocale senza mai osare oltre limite. In “Stars” e in”My War” la ritmica si fa più incalzante e tribale ed in perfetta linea con il lavoro di Ricky e Lore e dove alle percussioni si da libero sfogo al proprio ego “Every Day” è la dimostrazione che le ripetizioni elettroniche possano essere utilizzate al meglio per creare un power noise di pura gioia donando quell’essenzilalità che serve a creare un certo tipo di sensazione. Le idee proposte paiono decisamente vincenti e troviamo riferimenti riconoscibili o almeno familiari sia all’elettronica che al rock avanguardista ma arricchiti da qual tocco di rabbia mista sfogo bramoso. “ Juliet” fa da chiosa all’ottimo prodotto preso in esame oggi e si presenta come una struggente ballata vibrante e melanconica dove l’incalzante commedia d’arte delle note eseguite mette in risalto il carisma musicale grazie all’utilizzo di una tecnica strumentale non indifferente. L’esordio pare folgorante come il suono dei synth e in attesa del primo disco d’oro rendiamo omaggio ad un prodotto gradevolissimo costruito ad-hoc tra melodie avvolgenti e pulsioni nervose. Best songz “everyday” “stars” ‘ VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/03/10 GENERE: metal/rock/elettronica
SITO WEB: www.myspace.com/d-vines RECENSORE: 3oris? EBOLA Nothing will change Gli Ebola,da Roma,assaltano l'ascoltatore con 10 pezzi death con influenze sia moderne -ma per questo nè ruffiane nè meno violente- sia vagamente grind,con tutto il marciume che contraddistingue i suddetti generi; questo loro album viene
rilasciato per la Copro-Casket Records e Plastic Head. Non tutti i pezzi sono tiratissimi e con tempi di batteria solo veloci,c'è l'intermezzo "Vide",e ci sono brani più cadenzati ("Chrisalis"),e per dare due coordinate stilistiche così da render l'idea,si può ricondurre il tutto a una via di mezzo tra Suffocation e Black Dahlia Murder,con qualche vocalizzo pulito ogni tanto. Ma dato che i paragoni servono fino ad un certo punto,il consiglio è di dare un'ascoltata a questo cd,o di vederli dal vivo,vi potrebbero offrire spunti interessanti,anche in virtù di una tecnica più che buona; ancora una volta Roma,sempre più fucina di gruppi dai generi più disparati,tira fuori un'ottima band. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/04/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/ebolait RECENSORE: Jurgen ELOA VADAATH A bare reminiscence of infected wonderlands Non è davvero facile catalogare questa band dalle mille sfaccettature, poiché le loro influenze e la loro apertura mentale hanno consentito di pensare, comporre e partorire questo piccolo gioiellino di avantgarde death prog metal. Chiamiamolo così tanto per capirci, visto che a volte le definizioni vanno un po' strette, ma servono quantomeno a dare una direzione. I fratelli Paltanin, entrambi diplomati al conservatorio, hanno avviato questo progetto nel 2006, riuscendo solo dopo diverso tempo a trovare musicisti abili a seguirli nell'avventura E.V.; la band, che suona un mix di thrash-death metal di base, aggiunge poi parti progressive da coadiuvare agli stacchi più brutali, musica da colonne sonore, gothic e classica, il tutto non come coacervo informe di generi, ma spalmando intelligentemente ora uno stile, ora un altro, che viene chiamato in causa laddove il momento del brano lo richiede. Death metal quindi, che flirta volentieri con Haggard, colonne sonore a là Braveheart, gli etnicismi di Enya e l'incazzosità del thrash metal, con “Coalesce part II”, un pezzo in puro stile The sins of thy Beloved a chiudere un disco -che esce per la West Witch Records- bellissimo, geniale e non per tutti. Bravissimi. VOTO: 82/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/07/10 GENERE: death prog metal
SITO WEB: www.myspace.com/eloavadaath RECENSORE: Jurgen Kowalski ELVEN Something wicked
Gli italiani Elven devono il loro nome alla parola “fiume” in norvegese, che esprime fin da subito l'intenzione di omaggiare la natura selvaggia e le atmosfere in essa contenute; il risultato dei pezzi in questo ep è un misto tra un black metal guerraiolo e pagano, con alcune parti di chitarra di estrazione death nelle plettrate e nell'incedere. Ho detto pagano nel retrogusto dei pezzi, ma le tastiere sono usate con parsimonia per fare da tappeto a parti che lo richiedono, mentre alcuni arpeggi arricchiscono la proposta. Ai vocalizzi in screaming e growling si affianca la voce dell'affascinante Ivy, che contribuisce con la sua suadente voce a dare un valore aggiunto ai pezzi, quasi come uno strumento ulteriore. Il corno da guerra che risuona all'inizio di “Felik” lascia subito capire gli intenti dei Nostri, che nonostante le pause subite a causa di defezioni in seno alla formazione, sono ora tornati più agguerriti che mai. Ottima prova, ora attendiamo qualcosa di più corposo su fulllenght. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/11/10 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/ RECENSORE: Jurgen Kowalski EMBRACE DESTRUCTION Spread the truth Vi piace la musica Hardcore e simili? Allora gli Embrace Destruction sono il gruppo giusto per voi. Questo secondo lavoro rafforza quello che già si è pensato di loro dopo l'uscita del primo cd “Kingdom of Torture”, -loro si che hanno capito come si crea del buon hardcore!Hardcore “brutale”, cattivo, questo è il genere racchiuso in Spread the Truth, sette brani: Human Resistance This Is Dedication United We Stand Strength To Survive The Last Sacrifice Agenda 21 The Codex
Brani che fanno venir voglia di mosh in qualsiasi luogo lo stiate ascoltando. Il genere può trarre un po' in inganno, visto la moda del momento e i nuovi gruppi hardcore che sbucano come funghi, ma por loro fortuna non cadono nella trappola che coglie molti loro colleghi, quella della monotonia che purtroppo il genere delle volte può far nascere. Davvero un bell'album. Bé che dire, se siete amanti dell'hardcore (parliamo di quello serio, non quello suonato da ragazzini tutto ciuffo e basta) questo è il gruppo che fa per voi, ritmi pesanti, una buona dose di tecnica e violenza. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/12/10 GENERE: hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/embracedestructionban d RECENSORE: Rob EMPTY TREMOR iridium
Progressive. Gli Empty Tremor, ormai noto gruppo progressive italiano, con Iridium sono giunti al loro quarto album (quinto se si conta l’album Voices “a tribute to Dream Theater”). Questo album, uscito sotto la casa discografica SG Records, è un concentrato di puro progressive, con immancabili controtempi e i lunghi assoli dei vari strumenti. Musicalmente molto tecnico, il loro è un progressive differente da quello più noto dei Dream Theater, penso non sia ancora uscito un gruppo che suoni un progressive simile al loro, quello degli Empty Tremor è più melodico, un po’ sullo stile di band come Myrath e Suspyre (ultimo album). L’inizio del primo brano Breaking the Mirror può risultare particolare, l’effetto di tastiera potrebbe far sottovalutare la band, ma proseguendo con l’ascolto spariscono tutti i dubbi. Con Run, Inconditional Love e The Last Day on Earth si capisce davvero qual’ è il livello della band, belle canzoni ricche di tecnica. Tutte le canzoni dell’album non risultano ripetitive o noiose, come spesso accade per molti gruppi progressive, davvero un bel lavoro per gli Empty Tremor.
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/10/10 GENERE: progressive metal
SITO WEB: www.myspace.com/emptytremor RECENSORE: Rob ESPERIA L’odore di vita
L’Odore di vita, dichiarazione d’intenti firmata Esperia è la colonna sonora di emozioni variopinte e suggestive, pregne di echi e ricordi che vanno dal Folk elettrico al Rock più aggressivo e grintoso. Fin dalle prime tracce si nota subito un modo di fare molto variegato, come suggeriscono pezzi semplici come ‘Incontro il destino (di nuovo)’, ‘Guardami’ e ‘La bottega vuota’, quest’ultima debitrice dei Litfiba periodo Terremoto. ‘Anima nuda’ è un buon brano dalle tinte quasi Nu-metal, con una voce comunque sintonizzata sui sentieri del Rock italiano, a cui il suono generale della band fa riferimento. La produzione del disco è molto buona, ogni strumento è al suo posto. C’è molta cura anche sotto l’aspetto dei suoni (‘Old dirty robot’ è pura energia…), aspetto fondamentale e da non trascurare di questi tempi. Altri brani memorabili su cui soffermarsi sono ‘Il re del nulla’, graffiante ma orecchiabile, la ritmata e rockeggiante title track (qui vengono in mente i Negrita periodo Reset) e la dolce ballata ‘I miei passi’, che in ogni caso non disdegna una buona dose di Funky nella serrate partiture della sezione ritmica (ottimi arrangiamenti da evidenziare). In generale questa prova su album degli Esperia risulta molto valida, fruibile e di qualità indiscussa. C’è ottimo gusto per la musicalità e una forte passione dietro le intenzioni, cosa non da poco. Aggiungerei soltanto un pizzico di personalità in più ai fini di creare un perfetta identità sonora dai tratti riconoscibili.
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/07/10 GENERE: rock italiano
SITO WEB: www.myspace.com/esperiaonline RECENSORE: Cristiano Poli EVERSIN Divina distopia
Divina Distopia è un album che racchiude in sé diversi stili, quello principale è indubbiamente il progressive, non c’è brano dove non si noti la sua influenza; poco si nota, invece, l’influenza thrash. Nell’album sono presenti somiglianze con gruppi come Blind Guardian ed Iced Earth soprattutto
nella voce; sentendola ho pensato subito ai Demons & Wizards. Dal punto di vista tecnico non si trova nessuna pecca, tutto risulta al posto giusto, basso e batteria in sintonia con dei tempi progressive, chitarra con assoli davvero tecnici e una tastiera che passa da virtuosismi simili ad assoli di chitarra a parti da solista ( ad esempio al quarto minuto di In The Shadow Of The Rose ). Le canzoni che, a mio avviso, colpiscono maggiormente sono la seconda “Wings Ov Tears” e la la quinta traccia “Angel Of Silente” Un bell’album, curato e con un’ ottima registrazione, consigliabile a tutti gli amanti del progressive.
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/08/10 GENERE: progressive metal
SITO WEB: www.myspace.com/eversinmetal RECENSORE: Rob EXILIA naked “L'uccello con la spina nel petto segue una legge immutabile (…..) Nell'attimo stesso in cui la spina lo penetra, non ha consapevolezza della morte imminente; si limita a cantare e a cantare, finché non rimane più vita per emettere una sola altra nota. Ma noi, quando affondiamo le spine nel nostro petto, sappiamo. E lo facciamo ugualmente.(…..) Colleen McCullough. “naked”, il full lenght album che presentiamo questa sera al pubblico italiano è il quinto in ordine cronologico nella produzione degli Exilia , band angloitaliana nata nel 1998 e divenuta negli anni realtà tangibile di un successo i cui tentacoli si allargano a raggiera sin oltre oceano. Sullo speciale package CD fa capolino una criptica foto di Masha, frontwoman del quartetto, e l’intensità dello scatto lascia intuire quanto l’interpretazione dei testi possa essere stata introspettiva e laboriosa giocando con la propria voce e seguendo una propria linea vocale e stilistica. Dopo “l’acchiappanuvole” di Mango nel 2008 e dopo l’unplugged dei Korn che vedeva ospiti di spicco come Robert Smith
dei theCure e una fantastica interpretazione vocale da parte di “creep” dei Radiohead eccoci ancora a respirare creazioni di esperienze. Acustiche esperienze che donano interpretazioni atte a dimostrare il desiderio di taluni di uscire dagli schemi e di allontanarsi da una definizione sommaria di un movimento musicale. Questa limited edition include le versioni acustiche delle canzoni più conosciute degli Exilia tra le quali ricordiamo “Coincidence”, “Stop Playing God”, “My Own Army”, ed una traccia inedita e non acustica, intitolata "No Tears For You", prodotta da Clemens Matznick al White Studios di Berlino, della quale è stato girato il video in Texas. Prosegue l’ascolto in loop delle tracce e l’impressione è che tolta la corrente agli strumenti e abbassate le luci pare proprio che alcuni strumentisti e cantanti diano il meglio di se per quanto riguarda una reinterpretazione delle proprie canzoni spiccando per un ricercato songwriting. Ricordiamo che dopo alcuni cambiamenti ora la line-up ha trovato una propria stabilità e troviamo alla voce Masha Mysmane accompagnata dalle chitarre di Elio Alien e Marco Valerio condotti dall’interpretazione ritmica di Ale Lera. Gli Exilia donano al loro pubblico la nuova veste presentata all’interno di alcune apparizioni live, l’album acustico suona comunque potente e pieno di grande energia in coerenza col proprio stile ma stavolta con un pizzico di velata melanconia che riporta alle ballad hard&heavy. (score 0:30 “no more tears for you” balzano alla mente le Vixen!il che non guasta n.d.a.) Uno studio album da ascolto solitario, casalingo notturno, con candele come sottofondo, oppure alla guida della propria auto, con pioggia battente la carrozzeria e cantando a squarciagola. Buon volo! VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/10 GENERE: metal acustico
SITO WEB: www.myspace.com/exilia EXPIATORIA return to golgotha
Fa Heavy con qualche tendenza al Thrash la band di Genova “ Expiatoria” . La prima traccia è molto atmosferica e ricca di pathos, ma questa atmosfera viene spezzata dall’entrata del secondo pezzo. E’ notevole
il lavoro strumentale del primo pezzo e a mio parere la seconda traccia sminuisce la prima, a me ha fato quest’effetto. La registrazione della ritmica lascia un po’ desiderare e l’emonizazione quasi dissonante del riff lo rende alquanto banale. Ma con l’andare avanti nella traccia la noia è sostituita dala sorpresa creata dalle parti solistiche. L’unica pecca di quest’album è solamente la seconda traccia , che secondo me è poco azzeccata come posizione nel cd. Le altre tracce sono veramente particolai e ricche di pathos. Un buon heavy metal melodico, dove sono trattate delle tematiche non proprio abituali di questo genere. Infatti gli Expiatoria trattano delle tematiche cristiane e trattanti il trascendentale cattolico.
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/11/10 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/www.myspace.com/exp iatoria RECENSORE: Cannibal FALLINGICE meatsuit Esordio di qualità per i FALLINGICE, combo proveniente dal Centro-Italia (Marche & Umbria). Questo Meatsuit infatti è un concentrato di Grunge a tratti acido e a tratti molto melodico. E’ questa infatti la peculiarità della band, quella di tenere sempre e comunque in forte considerazione il lato melodico e orecchiabile delle canzoni. Passando in concreto a parlare di Meatsuit (composto da 11 pezzi), il disco si apre con “Unclear” pezzo che svela solo in parte le sonorità più grezze e potenti dei Nostri. Stessa storia con “Another day” e “”Inner confusion” che svelano l’influenza numetal di gruppi come Staind e Alter Bridge, e in cui si inizia ad apprezzare la cura delle melodie e delle dinamiche (seconde voci comprese). Il ritornello di “Soap Bubble” ci introduce nella parte più Hard (e personalmente preferita) del disco, che prosegue con “Breathing machine” e “Heads in chains” (uno dei pezzi migliori del disco). Si arriva dunque alla bella ballata “Desired” seguita subito dopo da una fucilata grunge qual è “Teenage boy” ed è proprio questa la peculiarità del disco, l’accostamento di pezzi dall’attitudine molto commerciale ad altri assolutamente
crudi e sporchi. Linea comune che unisce tutte le canzoni del disco e crea lo stile del gruppo personale è l’immancabile linea melodica molto curata. Si arriva dunque verso la fine del disco con “Memories”, Too bored to die” e “My cold heart”. La valutazione generale di Meatsuit non può che essere più che positiva poiché il gruppo ha potenzialità, bei pezzi e una produzione che non ha nulla da invidiare ai lavori esteri. Un gran bocca in lupo ai ragazzi quindi per il proseguo dell’attività, e complimenti per il disco. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/02/11 GENERE: alternativo rock
SITO WEB: www.myspace.com/fallingice RECENSORE: Ale Dokk Fearbringer "Iuvetur mortus non lacrymis sed precibus, supplicationibus et eleemosynis" L'Aquila A.D. V september MMIX dvd+cd live Il racconto che mi accingo a scrivere è un insieme di sensazioni vissute di persona e di ricordi rievocati nella mia mente durante la visione del concerto. Sullo sfondo delle prime immagini il sole illumina le merlature della cinta muraria mentre entra in scena in abito d‘epoca Luca. La città e le sue vicende, è uno dei temi richiamati nei brani proposti on stage e nei menu interattivi. Il dvd si apre con Fearbringer che ci illustra il titolo del lavoro "Iuvetur mortus non lacrymis sed precibus, supplicationibus et eleemosynis"; episodio molto curato e toccante nel suo racconto. Ci troviamo nel borgo fortificato di Vigoleno, location scelta come scenografia dei bonus. I luoghi ben si prestano all’azione narrativa soprattutto grazie al montaggio effettuato dallo staff di Estremarte e ArteProfana. Quello che segue è un documento [rif.cit] vero e proprio (aggiungerei) che vide headliner del “metalfest” i colori della Fenice Nera. La serata si apre alla grande con “Double array”, riff deciso su una batteria velocissima, al limite dello spasmodico “Blast!!”. L’album è un live godibile nella resa sonora con una scena curata, dove le insegne araldiche incutono il dovuto timore.
Il suono che si libera dalla piazza di Monteluco di Roio ci fa tremare per le oscure sensazioni che ci travolgono. Il gruppo è affiatato e regala al pubblico una prestazione generosa, la voce è decisamente sugli scudi. La scaletta è un vero e proprio assedio ai nostri padiglioni auricolari, basti pensare alla strepitosa “A scudo delle ninfe” eseguita egregiamente che ci arriva carica di trasporto. Non è solo sound estremo, colpisce il gusto e la ricercatezza delle creazioni di casa “Fearbringer”. “La congiura dei pazzi a Firenze” è uno dei riferimenti storici tirati in ballo; c’è spazio per riscoprire sapori musicali che si rifanno a temi lontani. Queste leggende evocate ci trasportano in una trance di sensazioni epico- medievali. Il cantato è versatile, cavernoso quando le sonorità sono epiche e rabbiose quando si parte all’assalto. La struttura delle canzoni è ricca d’interventi. Nel brano ispirato ad “Alberigo da Romano” troviamo un’architettura più complessa: “Dio di questo cielo non senti queste grida!!!”, l’aria è immobile e la tensione viene spezzata da “Immortality..” Messe alle spalle le emozioni delle prime note, sono un crescendo che si apprezza fino in fondo nel vedere il sudore bagnare la loro fronte, prestazione live di alto livello. Ad un tratto si alza un grido di rabbia che incita alla rinascita di questi luoghi brutalmente sfigurati dal capriccio di madre natura. È “Guerra!!” che ci racconta dell’opera di Carlo Magno e del suo muoversi contro i sassoni in nome della cristianità. Il concerto termina con un’istantanea su una serata memorabile. Ma a questo punto la storia non finisce e per chiudere in grande stile, la Fenice ci regala una lunga intervista più le foto della serata (nel dvd) e quattro bonus track (nel cd-audio). Suoni dal tocco epico, docili melodie e ricordi sbiaditi in stanze polverose sono la giusta cornice di questo quadro. L’eco dei passi si perde nel silenzio del giorno che si avvia al tramonto, voci dissolte si fanno strada in luoghi dimenticati mentre cerchiamo di scoprire qualcosa in più sul personaggio grazie ai “Dialogus ad Atrum …“. Questo Black metal d’assalto, come ci illustrerà nell’intervista realizzata in collaborazione con UndergroundZine, è figlio di un continuo lavoro e di stimoli sempre più intriganti prestati alla sua idea musicale.
Coerente e ispirato, è uno sguardo attento a un momento controverso della nostra storia. Per gli amanti certamente diventerà un caposaldo del genere, da parte mia la vera chicca sta nelle vicende e nelle gesta riscoperte dal lavoro svolto, che offre spunti e riletture accattivanti emancipandosi dai soliti luoghi comuni del caso verso “questi” gusti musicali “estremi”. Infine è da lodare il lavoro di produzione e di realizzazione fatto da Estremarte e Arteprofana che forgiano una pietra miliare, a mio avviso del black metal nostrano e non, mettendo in risalto le interessanti contaminazioni della produzione di Luca Grandinetti in arte “Fearbringer“. Come termometro del polso dell’Underground, sempre in continua ebollizione, disegna una realtà eclettica impegnata nello sviluppo delle proprie idee, riscoprendo aspetti come quello teatrale, con tanto di armatura e abito d’epoca, capace di presentarsi al pubblico con buoni lavori dalle ottime rifiniture. Per chiudere in tema “Apertis verbis”: Grande! VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/04/10 GENERE: black metal d’assalto
SITO WEB: www.myspace.com/fearbringer07 Official site: http://www.fearbringer.com Arte profana: http://www.myspace.com/arteprofanaprod uzioni Estremarte: http://www.myspace.com/estremarte RECENSORE: Zak FOREPLAY Will you join us for breakfast Si potrebbe scrivere “foreplay” sul motore di ricerca google ed apparirebbero come suggerimenti i vari: “erotic audio stories and podcasts” oppure “erotic audio plays” . Si potrebbe oltremodo parlare di pratiche sessuali. Ma visto il contesto musicale della ‘zine nel quale si svolge la recensione, qui di seguito disserteremo di un combo in arrivo da Desenzano del Garda (BS), con uno stile concettualmente hardcore oriented che non veste mascherine troppo modaiole e senza cedere nell’innovazione appartiene
con volere e potere al mettersi spiritualmente e concettualmente a respirare ragion d’essere. Privi di atteggiamenti da personaggio primadonna, ogni singolo elemento, con incisività strumentale e proprietà vocale dona un buon riempitivo musicale alla struttura dei pezzi, assortendo con opportuna dovizia le linee melodiche caratteristiche del vegliardo hardcore. La traccia numero due “guilty” e la title track “will you join us for breakfast?” sono guasconata mordace e vista la loro incisività sono da ritenersi non del tutto vanesie esecuzioni ma da miscelare al meglio nella fase di editing e di missaggio. I ragazzi hanno pieno possesso delle proprie capacità e senza ostentare la propria realtà artistica pubblicano l’Ep “Will you join us for breakfast?” con onore e con il non inaspettato riscontro positivo da parte di critica e fanatici in visibilio alle proprie performance live. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/11/10 GENERE: hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/foreplaymusicsucks RECENSORE: 3oris? FRANCES -K Demo 08 Loro si definiscono ‘TechnoGrunge’ ed effettivamente nel ‘Demo 08’ di questo quartetto di Aosta ci sono diversi presupposti che possono rimandare ai due generi in questione. Da un lato non li avrei definiti esattamente cosi...ma dall’altro devo ammettere che l’infuriare di chitarroni Nirvaniani di sottofondo, la voce filtrata ed angosciante in stile Industrial, la precisione chirurgica dei Synths e l’autodistruzione innescata dalle oscure atmosfere possono veramente ricordare una possibile e (perché no) riuscita miscela di alternativismo e danzabilità. ‘Tonic’, un brano che si preannuncia forte fin dal riff iniziale, seduce e intrattiene con il ritmo Disco per poi esplodere in puro stile Cobain in un ritornello malato e nichilista. Come brano risulta avvincente e riuscito anche ‘Insane’: solito discorso di Electro/Nirvana, con l’aggiunta di KMFDM nella sensibilità rumorista dell’intero brano, equilibrato e dinamico quanto basta. Più pacata ( e meno esplosiva) è invece ‘151’, un brano che cita stavolta influenze differenti. Si sente un fare più ‘pop’, più sofisticato, quasi alla Daft Punk come concezione, seppure in una chiave più consona alla
produzione Rock che la band intende valorizzare. Come impatto iniziale sembra essere molto buono, specie valutando il particolare genere affrontato. Nel caso di questo demo si tratta di 3 brani molto in linea tra loro e coerenti nelle scelte sonore, che alle volte citano in causa anche certo Industrial-Rock anni ’90 (lontani echi di Nine inch nails e Marylin Manson). Tuttavia, per il futuro della band è da tenere presente che in questo campo è possibile spostarsi ulterioremente in avanti e ottimizzare il già comunque buono campo d’azione intrapreso. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/08/10 GENERE: electro / rock
SITO WEB: www.myspace.com/franceskk RECENSORE: Cristiano Poli FRITTY PROPAGANDA u.n.t.o. EP “2pac died for our sins”, “A stalinist surfer”, “ZZZ stand for sleeping”, “The astonishing origin of capitain Fry”, queste sono le canzoni contenute nel EP “U.N.T.O.”. Dotati di un energico sound anni '90, con vaghi rimandi anche a gruppi storici quali Ramones, i Fritty Propaganda si cimentano nel creare musica puramente punk senza alcun impegno o pretesa. Dalla prima all'ultima le canzoni volano facendoti godere i 10 minuti di questo EP con incredibile spensieratezza. Se anche voi siete cresciuti a pane e NoFx questo gruppo è certamente consigliato. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/09/10 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/frittypropaganda RECENSORE: Jack FULL Stain on my dress FULL è IL NOME DIETRO IL QUALE SI CELA UN QUINTETTO PROVENIENTE DA SAN MINIATO AUTORE DI UN EP DI 5 PEZZI DI NOTEVOLE FATTURA. COME INFLUENZE TROVIAMO GENERI COME Indie / Rock / Soul MA ANCHE GENERI COME SWING E POP. LA VOCE DI Daila Nigrelli SEMBRA
USCITA DIRETTAMENTE DAGLI ANNI 70 CHE AVEVANO COME REGINE ARTISTE COMA ARETHA FRANKLIN O QUELLE CANTANTI CAPACI DI GRAFFIARE E RAPIRE L'ANIMA DI CHI LE ASCOLTAVA E CONTINUA TUTT'ORA AD ASCOLTARLE. LA PRIMA CANZONE -MY LUNGS- RICORDA QUALCOSA DEI MUSE CON UNA VOCE EFFETTATA CHE SEMBRA TRASMETTERE UNA SENSAZIONE DI DISTURBO PSCHICO, -THIS EVENING THE CITY- PROCEDE CON LA SUA CARICA MALINCONICA E CANTATA COME SE LA RASSEGNAZIONE FOSSE L'UNICA EMOZIONE PROVABILE, -TO SPY THE PLEASURE- è UNA CANZONE CON UN RETROGUSTO DI RAFFINATO SOUL POP PREGNO DI ATMOSFERE TIPICAMENTE RISCONTRABILI IN AMBIENTI FUMOSI VISTI NEI FILM DEGLI ANNI 50 PUR SE RIFATTA CON GUSTO MODERNO SPECIE NELLE PARTI PIU' "TIRATE" , AVETE PRESENTE QUEI CLUB CHE SI VEDONO NEI FILM IN BIANCO E NERO? BENE QUESTO è QUANTO SUGGERISCE LA CANZONE, -YOU WANT A PERFECT SOUND- PUò DARE MOLTEPLICI SPUNTI DI INTERPRETAZIONI, GIà IL TITOLO è UNA EVIDENTE IRONIA, LA CANZONE HA UN ARRANGIAMENTO DI OTTIMO LIVELLO, SOGNANTE INFRAMEZZATA DA ESPLOSIONI DI CHITARRA ELETTRICA COME UNA SORTA DI BIG BANG, -FEARFULL- CHE POSSO OLTRE CHE è STREPITOSA? NON CREDO ESISTANO PAROLE ADATTE A DESCRIVERLA, LA DOVETE ASCOLTARE PERCHè QUALSIASI COSA SCRIVA NON RENDEREBBE GIUSTIZIA AD UNA TALE MAGNIFICENZA. L'EP è STREPITOSO SENZA DUBBIO ED è DISTRIBUITO DA Incipit Recordings/Alkemist Fanatix Europe. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/02/10 GENERE: indie, rock, soul, pop, swing
SITO WEB: www.myspace.com/fullonline RECENSORE: Lidel FUNKOWL Bubo bubo Inizio grindcore per questa band funky. Mi sembrava di aver sbaglaito cartella o aver messo il nome sbagliato al file. Poco dopo il pezzo inizia. Passa dal funky più ritmato fino a giungere nel ritornello a venature punk rock abbastanza aggressive. Continua l ascolto con “pig 1” stessa formula inizio soft per giungere nel ritornello con un chitarra che urla e l altra che graffia gli sta dietro. “In dollars he trusts” ricorda un po' i vecchi Red Hot e pure i Beastie Boys. Pollice alto per il tono duro che gli è stato dato e per la grande ritmica del basso e della batteria. Stesso discorso per “yes we tanned” anche se risulta diverso per il suono della chitarra reso molto più glam rock anni 80. Anche in questo pezzo basso e la batteria la fanno da padrona,gran bello stacco prima dell ultimo ritornello. In “hanged hunter” prova superlativa delle quattro corde anche se questa volta anche le sei corde non scherzano. Grande assolo sul finale che brilla per precisione e pulizia del suono. Chiude l'ascolto “mario's odissey” una cover della celebre canzone di Super Mario. Una parola per sintetizzare il brano: GENIALE. Grande rivisitazione che mostra la grande tecnica di tutti i componenti. Ognuno fa la sua parte alla grande. Da citare anche la voce, non nominata precedentemente, che durante l ascolto mi ha stupito per la grande quantità di parole che riesce a pronunciare senza intrecciarsi e la versatilità nei passaggi dal soft al hard. Grandi Funkowl, ottima band funk. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/05/10 GENERE: Funky
SITO WEB: www.myspace.com/funkowl RECENSORE: Franky FUORI FORMA I FUORIFORMA SONO UNA BAND FORMATASI SOLO NEL 2010 E HA GIà RAGGIUNTO UN OTTIMO OBIETTIVO ENTRANDO A FAR PARTE DELLA COMPILATION "MUZIK CONTEST" CHE SARA' DISTRIBUITA IN 40.000 COPIE DALLA SONY NEI
NEGOZI GAME STOP. IL QUARTETTO PALERMITANO AFFONDA LE SUE INFLUENZE NEL POST PUNK/ ROCK/ ALTERNATIVE. -ELIS MERAVIGLIA- è UN PEZZO ADRENALINICO CHE è ACCOMPAGNATO AD UN TESTO IN ITALIANO CHE PER ME SAREBBE STATO MEGLIO FOSSE STATO IN INGLESE, IL SECONDO PEZZO -VENEFICO SERPENTE- è INFLUENZATO DAI SUBSONICA IN VERSIONE PIU' ROCK, -A TE- è UNA ROBUSTA CANZONE HARD ROCK ALTERNATIVE, -OMBREPARLA DI MARIARCA TERRACIANO (L'INFERMERIA DI NAPOLI CHE ATTUò UNA FORMA DI PROTESTA ESTREMA CONTRO I RITARDI DEI PAGAMENTI STIPENDI PRESSO L'AZIENDA OSPEDALIERA DOVE LAVORAVA) E QUESTA BALLATA ROCK è PER ME IL MIGLIOR PEZZO RIUSCITO CON UN NOTEVOLE POTENZIALE RADIOFONICO. -CUORE CATODICO- è UNA PURA CANZONE ALTERNATIVE DI STAMPO AMERICANO. IL DEMO è DI BUON LIVELLO E VORREI SENTIRE QUALCHE PEZZO CANTATO IN INGLESE PER VEDERE I RISULTATI. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/02/11 GENERE: post punk, rock, alternative
SITO WEB: www.myspace.com/fuoriformaband RECENSORE: Lidel GABRIELS The legend of a price
Concept album incentrato sul principe di Persia, per questa band della quale, ancora una volta, non posseggo alcuna nota (ragazzi, inviate le vostre biografie, la carta magari costa, ma se volete risparmiare su quella ci sono i files del computer!). Non granché bello l'artwork, non parlo della scelta di colori o disegni, ma della sua realizzazione, a livello fin troppo amatoriale. Dunque, l'album verte su 11 pezzi dal sapore sinfonico e da colonna sonora, con alcune parti prog nell'ideologia costruttiva del pezzo; un po' come una jam tra il progetto Ayreon di Arjen Lucassen e i Royal Hunt degli ultimi 10 anni. Le buone intenzioni ci sono, e si sente che la band fa di tutto per cercare di essere varia e personale, impegnandosi a dispiegare tutte le idee da mettere in campo; a mio avviso però i pezzi mancano di mordente, arrivando a mostrare la corda già al quarto/quinto brano, complice un freddo coinvolgimento
delle chitarre (è una scelta averle tenute in disparte o è colpa della produzione non averle portate più in superficie?) e voci troppo monocorde. Buona la voce femminile, coinvolgente e passionale nel modo giusto, ma il cantato maschile pecca in staticità e una timbrica troppo monocorde, che non dà profondità al pezzo. Come udire un ordigno nucleare che ti cade in testa, e poi rendersi conto che è solo un petardo da Capodanno. Peccato, sarà per la prossima volta
VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/12/10 GENERE: metal/rock
SITO WEB: www.myspace.com/thegabrielsmusic RECENSORE:Jurgen Kowalski GARDENING AT NIGHT Act surprised ep Sonorità britanniche per i Gardening at night. Il loro ep di 3 tracce passa dal brit-rock sfumando a volte nel punk e nell'indie. Rappresentano, in un certo senso, il rock moderno pieno di influenze e contaminazioni. “Fake”primo brano è un pezzo tipicamente all' inglese. Chitarra semi-acustica, voce leggera e pezzo che scorre con grande facilità. Continua l'ascolto con “We don't know”rock contaminato, sporco. Sa di punk, sa di indie, non male. Chiude l ep “Old habits”emblema dell'indie style. Ascoltandolo tornano in mente Radiohead e Cure. Chitarra disperata e voce afflitta. Giudizio sicuramente positivo per questa loro produzione. L ep ci permette di avere una veduta su ciò che vuole fare il gruppo e, soprattutto, come lo fa. Complimenti a tutti, a mio avviso siamo sulla buona strada. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/04/10 GENERE: indie
SITO WEB: www.myspace.com/gardeningband RECENSORE: Franky GEMITI follia La band GEMITI, è fantastica nella
composizione di canzoni a dir poco elettrizzanti. I brani sono 14 e ce né per tutti i gusti, ma tutti fanno uscire dei forti brividi. Il primo brano è un bellissimo musicato, suddiviso in tre parti. Devo dire che nelle ultime due si respira un'atmosfera degna del titolo del pezzo: Mostri; sembra quasi che qualcuno possa entrare in casa senza che nemmeno te ne accorgi. Il secondo brano “in trance” non lascia proprio incertezze, l'intro eseguita in quel modo trasmette davvero uno stato di confusione, di allucinazioni. Lo stato di trance continua anche nella parte dove si inizia a sentire la bella voce del solista. Il terzo brano “nuove distorte sensazioni” è una piccola chicca. Si evocano grandi melodie di vecchi pezzi rock, ma il testo e la musica rendono il pezzo davvero unico a causa della bella voce del cantante, è un brano davvero ben costruito. Anche negli altri pezzi si respira comunque un'ottima aria di rock. Il gruppo è ben assemblato sembra non essere privo di nessuno strumento, adatto a rendere i brani pieni di energia e di carica. La voce del solista è a dir poco unica, ha un'estensione stupefacente. In un certo senso, senza assolutamente voler fare dei paragoni eccessivi, mi ricorda tanto il mitico Piero Pelù (Litfiba !). Non vorrei condizionare l'opinione di nessuno, ma a parte il brano musicale “i mostri” (suddiviso in tre parti), sono assolutamente da ascoltare “in trance”,
qualche sound nuovo, di stimolare e invogliare l'ascoltatore a non soffermarsi solo su una singola canzone e basta. Nei loro pezzi ascolti del sano e buon rock e in alcuni brani sembra di respirare la musica country di Bryan Adams. Si possono ascoltare anche pezzi pop-rock, ma ognuno con qualcosa di diverso non solo nel testo, ma anche nelle sonorità volutamente ricercate e da tutto questo ne fuoriescono dei forti brividi. I brani sono tutti cantati in inglese che forse per il genere di musica suonato è più facile per accoppiare testo e melodia. Anche negli altri pezzi si respira comunque una sana aria di rock sostenuto dalla bella voce del cantante e dagli altri componenti che arricchiscono al meglio tutti questi brani. I testi sono ben costruiti con buoni arraggiamenti. Il risultato finale devo ammettere è ben riuscito. Non servono tanti strumenti per creare canzoni uniche, può alle volte anche bastare una sola chitarra classica.
“nuove distorte sensazioni”, ”per non morire”, ”fredda”. Nota doverosa è relativa al brano “requiem”, è totalmente diverso dagli altri pezzi. Sembra quasi essere un' isola sperduta in mezzo al mare. Non tanto per essere totalmente musicale, ma per avere un'arrangiamento bellissimo con "strane" distorsioni sparate fuori dalla chitarra! Mi auguro di potervi vedere su altri spazi oltre che su Myspace e che vi possa arrivare il successo che meritate.
17/07/10 GENERE: acustico /folk/pop
VOTO: 95/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/04/10 GENERE: elettronica/industrial /pop
SITO WEB: www.myspace.com/gemiti RECENSORE: Jean Marie GIRLESS & THE ORPHAN Loyal/ unloyal. A love tutorial La band dei GIRLESS, è sempre alla ricerca di
Mi piacerebbe che la vostra strada essendo appena all'inizio un giorno potesse portarvi magari al Wind Music Award !!! Ragazzi spero e vi auguro di avere un meritato successo successo. VOTO: 97/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE:
SITO WEB: www.myspace.com/girlessrock RECENSORE:Jean Marie GORE VIDAL Il divano rende sterili
I Gore Vidal sono una band giovane che fa musica "adrenalinica"che da' tante emozioni a chi l'ascolta. Le tracce presenti sono 5 nuovi pezzi che sembrano nascondere qualcosa di già sentito non come testo, ma per quel che riguardano gli accordi i giri armonici. Ma appena si parte e si inizia a sentire il testo, questa specie di sensazione viene dissolta e i dubbi passano all'istante. I brani sono di una freschezza armonica tutta nuova come ad esempio Maledizione (intima) e Eva. Questi due
brani sembrano essere come stupende isole sperdute nell'oceano. Maledizione(intima) ha una bellissima atmosfera musicale e un'intro che ti ipnotizza. Eva invece è un pezzo rock carico di energia e una musicalità davvero trascinanti. Per il fatto che sono pezzi ben curati dal punto di vista armonico e melodico, non è assolutamente difficile canticchiarli durante la nostra giornata per farci compagnia. Che dire di altro, la loro musica è coinvolgente ed arriva dritta al cuore di chi l'ascolta. Continuate su questa strada ad arricchire la vostra carriera che mi auguro davvero possa essere lunga in questo meraviglioso mondo della musica underground italiana! VOTO: 96/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/03/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/gorevidal RECENSORE: Jean Marie GRENOUER Life long days Questa volta parliamo dei Grenouer, direttamente da San Pietroburgo ex-unione sovietica, città che vide esplodere la rabbia bolscevica durante la “Rivoluzione d’ottobre“, si presentano sulla scena con un progetto interessante dal titolo “Life long Days”. Suggestioni oscure pervadono l’ascolto, profondissima la voce e un riff rabbioso si lanciano impetuose sui miei timpani: Potenti! È granito puro quello che arriva dalle casse dello stereo quando gira il cd. Suoni ben curati e un drumming sostenuto rispecchiano il manierismo di genere tipicamente moderno, doppia cassa sostenuta, fill scarni ma decisi e tanta cattiveria negli arrangiamenti. Il suono percussivo che scaturisce da questa unione è molto adrenalinico. Sui cambi di direzione i nostri si aprono a ruvidi passaggi arpeggiati tratteggiando ansie psicotiche. Bui ambienti tribali prendono forma grazie ai riff serrati che si alternano a sonorità ai limiti dell’atonico. Un cielo plumbeo fa da cornice a una città antica con le sue reliquie industriali in perenne decomposizione, è l’immagine che prende forma nella mia mente, la pesantezza del suono delle canzoni mi crea un velato stato catatonico, che offusca la visione di quella carcassa deglutita dal tempo e dalla follia dei nostri giorni.
La vita di questo disco viaggia lungo continui cambi d’umore, in ballo tra schizofrenia, riff accattivanti trash oriented e growl potenti! Ci scuotono quanto basta anche se a volte sembrano incepparsi in alcuni loop di soluzioni forse abusate; a dirla tutta si degenera anche in sonorità nu-metal ed interventi elettronici. Certamente i nostri peccano in virtuosismi, per scelta direi, ma per quanto riguarda la “preparazione” e le “idee chiare” (anche se non del tutto compiute) su come si crea un buon progetto sanno il fatto loro. Per concludere “Life long Days” è consigliato per quelle giornate in cui i muri di casa ci sembrano gabbie e la rabbia rinchiusa l’unica condizione dell’essere, infermi aspettiamo qualcuno che accenda la miccia … VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/07/09 GENERE: rock grunge
SITO WEB: www.myspace.com/granouer www.locomotiverecords.com http://www.grenouer.com/ RECENSORE: Zak GRENOUILLE In Italia non si può fare la rivoluzione I GRENOUILLE SONO UNA BAND
ALTERNATIVE/PUNK/GRUNGE DI MILANO AUTRICE DI UN EP -IN ITALIA NON SI PUò FARE LA RIVOLUZIONE- COMPOSTO DA 4 BRANI CANTATI IN ITALIANO, DISTRIBUZIONE VIA AUDIO RECORDS, ETICHETTA INDIE. IL PRIMO PEZZO -IN ITALIA NON SI PUò FARE LA RIVOLUZIONE- è FIGLIO DELLA BAND I MINISTRI- PIU' ISPIRATI SIA PER LA MUSICA CALZANTE CHE PER IL TESTO GENIALE. IL SECONDO PEZZO -IL PORNO è LA DEMOCRAZIA- MI HA SPIAZZATO PERCHè MI ASPETTAVO UN PEZZO VELOCE ED INVECE è UNA BALLAD POST ROCK GRUNGE, DILUISCIMI NEL ANGUE- è UN INCROCIO TRA I VERDENA GRUNGE ELEVATI AL QUADRATO CON QUALCHE INSERTO ELETTRONICO E L'ATMOSFERA GENERATA è MOLTO PESANTE OPPRIMENTE ED OSCURA, FIORI- DA QUANTO HO CAPITO UNA COVER DI UN GRUPPO CHIAMATO
"PAN DEL DIAVOLO" , che (DALLA BIO DEI GRENOUILLE) vengono definiti dalla band come "il miglior gruppo punk del momento, anche se loro non lo sanno", LA VERSIONE PROPOSTA è UN PEZZO STILE AFTERHOURS PIU' SOGNANTI/ RIFLESSIVI, QUINDI UNA TRACCIA MOLTO CALMA CHE PIANO PIANO CULLA L'ASCOLTATORE. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/02/11 GENERE: alternative grunge, punk
SITO WEB: www.myspace.com/grenouvillemusic RECENSORE: Lidel GRIMWALD The berserker Dopo il mini-cd di tre tracce “The Legend Of The Raven” ecco che i Grimwald di Torino irrompono con un nuovo cd: “The Berserker”, 5 tracce di Black metal veccha scuola unito all’ambient, che rende il sound della band del tutto personale. L’album si apre con il pezzo omonimo; inizia qui la discesa verso gli inferi. Le cinque canzoni si articolano fra momenti carichi di aggressività e momenti carichi di pathos creati da riff melodici e da inserti ambient di tastiera, il tutto è guidato da un massiccio scream e da parti di batteria ad alta velocità di esecuzione. Blast beat, arpeggi e accordi pieni di distorsione creano un muro sonoro arricchito dall’uso sinfonico delle tastiere. I Grimwald però come abbiamo già detto non sono la solita band black metal, mettono un tocco personale nel genere evitando di ricadere nella monotonia che un genere come il black metal, usato e abusato, comporta. Canzoni come “There I Betook Myself” e “I, The Void” escono fuori dagli schemi classici del genere. La produzione è scarna, elemento tipico del black metal. In conclusione validissimo cd che ci presenta una band matura e organizzata nella ricerca di un sound ben preciso e riconoscibile fra le miriadi di band del genere. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/03/10 GENERE: black metal/ambient
SITO WEB: www.myspace.com/grimwaldband RECENSORE: Death to the core 666
GUIDO CAMPIGLIO saturn
Con questi otto pezzi lo shredder bergamasco giunge al suo secondo LP, composto da brani strumentali che fanno della tecnica il caposaldo per concepire questo tipo di heavy metal, (neo) classico e barocco da un lato, e qua e là contaminato da parti più esotiche (vedi l'assolo iniziale in “India”) e soluzioni inusuali da un altro. Non sono un fan di questo genere così esageratamente virtuoso e freddo, preferisco un altro tipo di glacialità in musica, tuttavia devo basarmi su ciò che ascolto, e ne evinco una grande tecnica e un'ottima abilità nel mettere insieme brani corti, ma che suonano col giusto mordente e con melodie catchy, anche alternate da parti più vagamente thrasheggianti ed aggressive. Allo stile ricorrente fortemente debitore all'estrazione power metal, segnalo l'assolo centrale di “Keep on dreaming” che rimanda ai Maiden d'annata; davvero tutti musicisti di spessore quelli coinvolti qui dentro, anche se a volte qualche “genuina sbavatura”da contrapporre a tutti questi virtuosismi ci vorrebbe, o perlomeno io ne sento la mancanza. Tutte le canzoni sono state composte da Guido, ripeto bravissimo musicista, ma mi sento di consigliare questo album agli incalliti fan della sei corde, di quelli che vivono a pane ed assoli uno di fila all'altro. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/10/10 GENERE: Shred
SITO WEB: www.myspace.com/guidocampiglio RECENSORE: Jurgen kowalski HANK piedali Palermitani e minimali. Gli Hank! sono questo. Rievocano con ottimo gusto le reminiscenze New Wave già tornate di moda ultimamente (Franz Ferdinand, The Killers, Artic Monkeys) e lo fanno con un approccio serio, cosciente ma soprattutto umoristico. Un tappeto di tastiere fa da base alla frenetica esecuzione di pezzi PostPunk come ‘ La bottiglia del nano’, ‘Il palinsesto dell’amore’, mentre melodie originali si sposano ad ottime chitarre acustiche nel brano ‘Anche se non serve a niente’, dall’inebriante retro gusto
Ultravox. A proposito di questo brano vorrei tener presente l’ottimo lavoro di produzione edificato dalla band Siciliana, davvero professionale nel saper dosare l’arrangiamento ed il suono, bilanciato su più fronti ed essenziale in molte soluzioni strumentali, perlopiù ricche di una strumentazione completa ed energica. I testi alle volte si basano su temi seriosi, mentre altre volte tirano in ballo influenze semi-demenziali/nonsense alla Bugo, come dimostrato dalla traccia di apertura ‘I miei nuovi pantaloni di lino color sabbia’, musicalmente debitrice di tanta New Wave dei bei tempi andati (Devo su tutti…). Non poteva mancare un pezzo strumentale come ‘Io sono Hank’, sempre sospeso fra Synth danzanti, echi di voci sullo sfondo e armonie semi-festaiole tipicamente retro. Tutto il contrario della conclusiva ’In volo’, un esempio di come si possa fare anche canzoni serie senza per questo prendersi troppo seriamente…Una band molto valida, capace di riproporre a sua maniera certe sonorità che negli ultimi tempi stanno tornando in pista vertiginosamente.
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/07/10 GENERE: new wave /pop
SITO WEB: www.myspace.com/hankpa RECENSORE: Cristiano Poli HARASAI The I conception
Un gruppo molto giovane questo degli Harasai, dalla Germania, col più piccolo che ha addirittura 16 anni! Eppure la band, oltre a suonare con tecnica professionalmente ottima, dà alle stampe questo album composto da 10 pezzi, che è molto debitore di ciò che è successo nella Svezia (sponda Goteborg) negli ultimi 12 anni. Perché se i riff e i vocalizzi sono di matrice In Flames, certe atmosfere derivano dai Dark Tranquillity, soprattutto negli arpeggi (sentire “The void within”) e nelle parti più rallentate, che richiamano “The Gallery” e “The mind's I” della succitata band svedese. Con pezzi ripresi dall'ultimo demo professionale “Into oblivion” con l'omonima titletrack, i teutonici si presentano con una copertina dell'album tutt'altro che positivista e ottimista, con un volto devastato e mesto che si toglie una maschera con in sfondo i resti di una città martoriata dalle fiamme e catastrofi varie; un pessimismo che permea anche i pezzi quivi contenuti, che analizzano oltre alla rovina materiale delle cose, anche problemi e malesseri esistenziali. L'album è stato registrato ai CKB-Studios (quelli dei Kreator) è mixato da Dan Swanö -Edge of Sanity e Bloodbath, più molti
altri- ai celeberrimi Unisound studios di Örebro, in Svezia. Davvero un lavoro ambizioso. VOTO: 72/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/12/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/harasai RECENSORE: Jurgen Kowalaski HATRED PROGENY The day of the fall Gli Hatred Progeny dimostrano di aver ben imparato la lezione impartita dal death melodico scandinavo e la mischiano con l’impatto tipico di gruppi più diretti (Lamb of God per capirci), sfornando un apprezzabile album ben suonato e ben arrangiato. Nelle otto canzoni, tutte di una certa lunghezza, si ritrovano parti tirate e melodie ben giocate dalle chitarre, accompagnate dalla voce growl e interrotte da parentesi acustiche o di piano che riescono sempre a creare una certa atmosfera. Il prodotto in sé risulta abbastanza originale, ma pur essendo, come già scritto, apprezzabile, manca a mio parere di quel qualcosa in più che fa la differenza tra un buon disco e un ottimo disco capace di farsi ascoltare più e più volte. Le qualità sia tecniche che compositive e l’inventiva mi sembra non difettino agli Hatred Progeny, perciò aspetto con ansia un loro prossimo lavoro che possa realmente distinguersi dalla massa. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/10 GENERE: death melodico
SITO WEB: www.myspace.com/hatredprogeny RECENSORE: Pino F. HEAVEN SIDE Quello che rimane Un disco capace di trasmettere emozioni, attraveso ad esempio un notevole uso delle tastiere e le liriche, ma al tempo stesso in grado di dare un po' di rock soffice all'ascoltatore. I brani mantengono una coerenza nello stile, ma non si presentano ripetivi. Una gradevole parte di piano introduce le chitarre del primo brano dell'album: "Quello che rimane", anche i due brani seguenti hanno un introduzione lenta,
mentre il quarto(l'insostenibile leggerezza) presenta un atmosfera più cupa e forte sin dall'inizio. I testi sono piacevoli e le linee vocali sono orecchiabili, ma la voce, soprattutto nei momenti dove la musica si fa più agitata, non eguaglia il carattere deciso delle chitarre del ritmo ed è forse la cosa meno convincente; molto interessante è nel primo brano la collaborazione con il cantautore Luca Milani. La batteria e il basso fanno il loro dovere in tutti i brani, quest'ultimo duetta spesso con la chitarra creando intersezioni azzeccate. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/11/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/heavensideonline RECENSORE: Enrico C. HEAVY HOUSE Cigarette break Ho acceso le casse, mi sono sdraiato sulla poltrona, ho piegato la testa indietro, ho chiuso gli occhi e la prima track mi ha introdotto piacevolmente in un'ambiente del tutto familiare. Suoni caldi e sporchi di gente vissuta, di peccatori che attendono il perdono. La magnifica voce non fa che accentuare tutto questo. Il cd scorre piano mentre sorseggio una birra maledettamente fredda. Sale l'interesse a LIVIN' WITHOUT YOU un ritornello che non esce più dalla mia testa. Bellissima canzone. La tecnica degli heavy house è sorprendente ma quello che sorprende ancora di più è l'ottimo sound che tirano fuori. Accendo il ventilatore e l'aria rinfresca la stanza. I brani si susseguono anche se con minore spinta. Un brivido scuote la mia pelle ascoltando l'assolo della ballad PICTURE OF YOU. Unica macchia nera la pronuncia dell'inglese in alcuni brani. Il cd si perde un pò nel corso dell'ascolto, manca di quella tensione e originalità costante. Finisco la birra mentre hurricane mi avolge e consacra il mio voto a 85. Da oggi avete un nuovo fan. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/06/10
GENERE: metal/rock
SITO WEB: www.myspace.com/heavyhouse RECENSORE: Spito HEMOGLOBINA Era of the 5th sun Un intero album da 11 tracce, proposto dagli Hemoglobina di puro rock! Le chitarre si infiammano la batteria viene letteralmente massacrata e la voce sporca e urlata fa il resto. Si inizia con “Day by day” pezzo aggressivo con un intro un po’ tribaleggiante e un grande ingresso della chitarra che da via al riff molto heavy. Si continua con “So far” ballada con tratti aggressivi e sound molto progressive. “Abuse the sky above” è un pezzo con un intro strumentale di quasi un minuto che fa presagire a un pezzo soft di ascolto. Tutt’altro, nel ritornello ritorna il sound heavy che ha caratterizzato il gruppo nelle prime 3 tracce. “Child at school” inizia con un riff grandioso di chitarra. Pezzo metal cono sonorità molto aggressive. Perde un po’ nel ritornello. Traccia numero 5 title track “Era of the 5th sun” una sorta di spartiacque tra le due parti dell’album. Pezzo strumentale molto dove regnano gli arpeggi di chitarra, molto bello. Giusto il tempo di riprendere fiato perché si riparte con “Prison of your pain”. Altro riff, altra potenza. Interessante lo stacco a circa due minuti e 50 che da un grande spinta al rientro del pezzo. Mi immagino poter sentire questi pezzi dal vivo. Riff di questa potenza come nel pezzo “Hemo” proposti live riuscirebbero a rivoltare la folla sotto il palco. La traccia numero 8 assomiglia un po’ alla traccia 1, rimane però l’opinione generale. Al contrario “Betrayer” è un pezzo molto interessante. Nel primo minuto numerosi stacchi di tempo, stop e controtempi. La struttura è sempre la stessa degli altri pezzi, però diciamo è quasi un marchio distintivo della band. La closing track “Dictation" una bella ballad che prende un grande impeto nel ritornello, mi piace molto. Insomma direi un ottimo album per gli Hemoglobina. Un gran bel prodotto. Io se fossi un ipotetico ascoltatore che cerca un bel suono heavy, senza dimenticare l’importanza della melodia, andrei sicuramente a cercare qualcosa di loro. Complimenti al cantante per la sua grande
voce che a tratti mi ricorda molto Chris Cornell. Complimenti anche al resto della band per aver suonato alla grande. Continuate così VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/03/10 GENERE: hard rock /metal ETICHETTA: BLACK FADING RECORDSwww.myspa ce.com/blackfading
SITO WEB: www.myspace.com/hemoglobina RECENSORE: Franky HOLLYWOOD NOISE More than your mouth can swallow
Un tuffo nei fine anni 70 dove l'hardrock segna l'inizio e la consacrazione di uno stile di vita. Gli HN senza creare niente di nuovo incarnano in modo meraviglioso la storia della musica. Assoli ben fatti, parti ritmiche impeccabili e la voce molto particolare ricorda Klaus Meine degli Scorpion. Devo dire che il cd si lascia ascoltare bene soprattutto quando si è in viaggio ad una certa velocità. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/12/10 GENERE: hardrock
SITO WEB: www.myspace.com/4hollywoodnoise RECENSORE: Spito HOUSEBREAKERS The prise to pay
Devo dire che mi hanno colpito molto gli HOUSEBREAKERS per la grande carica musicale. Sono esplosivi e ben amalgamati tra loro. La voce non rende gloria però a questa band impeccabile sul lato strumentale. TAKE ANOTHER TIME spicca particolarmente per le parti ritmiche. Belli i synth di tromba. ;) I brani sono solo 3 e non si riesce a dare un giudizio completo sul gruppo. Il materiale mi sembra buono e anche ben suonato, manca però di qualità di registrazione e mixaggio. Dovrebbero rivedere le parti vocali e casomai aggiungere qualche pad di tastiera nei ritornelli per aprirli di piu. VOTO: 50/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/10/10 GENERE: rock classico /metal
SITO WEB: www.myspace.com/housebreakersband RECENSORE: Spito HYBRIS hybris In attività da due anni e mezzo,in origine col nome di Yggdrasil (l'albero della vita al quale Odino si legò per nove giorni e nove notti allo scopo di trascendere),la band propone un black metal vecchia scuola,ed esplora sentimenti pagani ed elementi di natura e oscurità. Non molto sostenuti i tempi,con la batteria spesso e volentieri nello stile tumpa-tum-pa,cruda e minimale,ma che esalta i tremolo picking delle chitarre; come molti gruppi,agli inizi con problemi a reperire elementi da inserire in piante stabile in formazione,e per questo rinunciatari a suonare dal vivo. Poi,con l'arrivo di voce e batteria,la band abbandona la "misantropia da palco" e comincia a suonare dal vivo,togliendosi anche soddisfazioni come il metal massacre festival a Roma. Questo primo loro album inizia con un lungo intro di synth,che fa dapprima pensare ad un gruppo black sinfonico,poi invece parte il secondo pezzo e si può ravvisare uno stile molto norvegese,freddo e senza troppi fronzoli. C'è poi l'intermezzo folkeggiante "Danza dei mille venti" e un brano che inizia in blast-beats ("Pain of human existence"),quest'ultimo in stile più swedish. Insomma,davvero un buon gruppo che non lesina buoni brani senza perdere mai di vista l'imponenza,la glacialità e l'oscurità tipiche del black metal,e senza perdersi in inutili raffinatezze; spero di risentire presto parlare di loro. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/04/10 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/hybrisblack RECENSORE: Jurgen IGNORANZA Ascoltateci declinare in presa diretta Sono sicuro che tanti miei colleghi denigrerebbero senza alcuna pietà questa creatura chiamata
(giustamente) Ignoranza. Perchè giustamente? Perchè è di quello che si tratta ...di pura e sacrosanta ignoranza lasciate strisciare senza remore sulle corde di una chitarra che sola soletta, senza l'ausilio del basso, accompagna e smaltisce senza mai accusare il colpo pseudo-canzoni con dei titoli da fare invidia ai Profilax. Trattasi di un punk-hardcore suonato in modo rozzo, ruvido e quindi corretto....perchè diciamocela tutta....se i Verbal Abuse o i Wasted Youth avessero registrato la propria rabbia in condizioni migliori forse non sarebbero quelle pietre miliari che ancora oggi sono e sempre resteranno. Lungi da me accostare questi "ignoranti" ai mostri sacri dell'hardcore made in USA ma se è vero che il punk è marcio allora ditemi perchè i NOFX sono punk e gli Ignoranza no! Questa è gente che suona per il solo piacere di ritrovarsi in garage, con bottiglie di birra, l'ampli tirato al massimo e le pelli della batteria completamente usurate. Il cantante urla, non sa cantare , non ha tecnica, non ha talento, forse non saprà neppure come si connette un cavo microfonico XLR al mixer ....ok, va bene così...è questo che li autorizza a fare punk! Davvero bello "l'elogio" ai Naked City, band che io personalmente adoro. Brutto, cafone, casuale, quasi free in ceri aspetti....PUNK e ho detto tutto! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/08/10 GENERE: punk hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/ignoranzanoisecore RECENSORE: Pierluigi Marollo IMPALED BITCH Primordial blasfemus regurgitation
Ritornano i nostri macellai, con una puntualità svizzera per quanto riguarda la prolificità, e che non poteva esimersi dal suo secondo lavoro in questo 2010; ancora ad opera di SoSo, la one man band brutalgore sputa fuori tutta la sua rabbia per la cristianità, ed il suo odio per la Chiesa che, pur perdendo a poco a poco credibilità e
fedeli, resta ancora troppo radicata nel contesto quotidiano per molte persone,e per la maggior parte delle istituzioni. Ma torniamo alla musica: con l'ausilio di una drum-machine (beatcraft) il nostro terrorista sonoro cura le parti di chitarre e basso, nonché del cantato, snocciolando brutalità ed estremismi, ma non a velocità folli, ma questa volta puntando maggiormente sulla pesantezza e rallentando di parecchio certe soluzioni del passato. Anzi, sembrerebbe che SoSo abbia accorpato addirittura delle influenze palesemente thrash metal, che rende il tutto più eterogeneo ed articolato; un plauso va per la produzione che, pur rimanendo fieramente underground, migliora di molto la fruibilità e la comprensibilità di tutti gli strumenti, seguendo il consiglio dato dal sottoscritto alcuni mesi or sono. Un bello schiaffo alla cristianità...con la testa appiccicata al muro. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/09/10 GENERE: brutal-gore
SITO WEB: www.myspace.com/impaledbitch RECENSORE: Jurgen Kowalski INARRESTABILI Sino al sole Gli Inarrestabili sono un gruppo di giovani punk rockers sardi freschi di contratto con la Sg records, ed è proprio per questa label che esce " Sino al sole", album di dieci pezzi che sanno tanto di Derozer, Peter Punk e di Porno riviste... Insomma tutto il punk italico dagli anni novanta in su. Devo dire che il disco è registrato e suonato assai bene, la band dimostra di saper fare il suo sporco mestiere mettendo in fila dieci pezzi che spaziano dal punk rock di protesta a quello un pò più melodico. Gli inarrestabili mi piacciono quando spingono in pezzi come "lontano dalla tua realtà", "sino al sole" e "verità", ,ma calano di qualità e soprattutto originalità nei pezzi con i testi più "soft" come "Estate" o "Devi brillare", senza dimenticare "Ballo Sballo", pezzo ska -punk un pò ingenuo,ma divertente. Tutto sommato "Sino al sole" risulta un disco di buon punkrock italiano, consigliato a chi non può vivere senza Porno riviste e i defunti Peter Punk. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/11/10 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/inarrestabili RECENSORE: Il Sig. ELM INCOMING CEREBRAL OVERDRIVE Controverso
Iniziamo dicendo che il sound di questi musicisti Pistoiesi è quanto di meglio il panorama Metal/Hardcore italiano ci abbia regalato nell‘ultima decade. I ragazzi cominciano da un promo autoprodotto nel 2003 e ben presto giungono al debutto su album con l‘energico ‘Cerebral Heart’, saldamente ancorato agli stilemi Post Core d’oltreoceano ma comunque ricco di grande intuitività e freschezza compositiva. Alcune date notevoli in giro per l’Europa e l’Italia ed ecco che la saga ICO prosegue nel 2009 con questo ‘Controverso’, uscito per la mitica SupernaturalCat, etichetta di tutto rispetto nell’affollato panorama sotterraneo Italiano. Il disco presenta 8 episodi inediti che ci mostrano come la continua evoluzione edificata dal quintetto sia sempre in prima linea, fra la ricerca di nuovi percorsi creativi e la scelta coerente di mantenere contatti con il sound primigenio, qui al meglio della sua espressività. A testimonianza di ciò stanno brani intricati e devastanti come ‘Reflections’, ‘Controversial’ (la ‘hit’del disco, se cosi si può dire) e la velocissima ‘Sound’, affiancati da altri magnificamente progressivi come ‘Science’ e ‘Magic’, che risultano fra i più particolari dell’intero disco. La band non perde mai di vista la propria furia e questo non può che essere un pregio, visto che l’esecuzione impeccabile mantiene tuttavia la ferocia originale dell’istinto, della rabbia primordiale, dell’urlo catartico, che qua e là esplode in maniera piuttosto evidente. Fra i solchi però non vi è solo questo. La band è anche abile nel sussurrare all’orecchio atmosfere dal carattere complesso e imprevedibile (’Colours‘), arricchite dall’uso moderato di Synth e feedback, che rendono il tutto più vario e completo, misterioso e ammaliante. Un finale a sorpresa come ‘There’ mostra quanto questa attitudine alla controtendenza sia una della prerogative primarie del combo toscano, destinato (si spera) ad un futuro sempre più brillante.
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/05/10 GENERE: post hardcore /sperimentale
SITO WEB: www.myspace.com/incomingcerebraloverd rive RECENSORE: Cristiano Poli INDOVENA Lascia andare la marea
La Toscana è da sempre la terra fertile per la nascita di nuovi talenti: basta ascoltare l’ultimo disco degli Indovena, giovane power-trio proveniente dalla vitale culla marittima che risponde al nome di Livorno. Il loro percorso, iniziato nel 2004 e tradottosi fino ad oggi in un EP (‘Sammy’, 2004) e in un album d’esordio (‘La sfilata di Cerbero’, 2007), prosegue oggi con l’ispirato ed energico ‘Lascia andare la marea’, simbolico e diretto fin dal titolo scelto per le 9 canzoni che lo compongono. Un vortice alternativo riempie le canzoni, già pregne di melodia e grinta, fino al renderle ottimali, laceranti e assolutamente convincenti. Un pugno dopo l’altro mentre la tracklist scorre veloce, fra momenti di pura melodia (‘Il dono’, ’Diamond’, ‘Pulce‘) e altri di maggiore aggressività crescente (‘Fedor 1 e 2’), eseguiti da una band al massimo della propria forma. Raramente capita di sentire tante buone idee, tanta coesione interna e tanta voglia di mettere in mostra le proprie qualità, con una virtù a favore che a molti manca: la semplicità. Un album che riassume in se il concetto stesso di ‘alternativo’, sfuggendo a facili collocazioni ed etichette, con la sola pretesa di far conoscere al mondo un’unica cosa: musica, libera da ogni confine. Tutto sembra essere pronto per il meritato successo.
VOTO: 100/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/05/10 GENERE: rock /alternative
SITO WEB: www.myspace.com/indovena RECENSORE: Cristiano Poli INGRAVED onryou
Gli Ingraved fantastico gruppo Hardcore che ci propone il loro album Onryou, gia dalla prima traccia "Bad kama", si sente che di certo non sono persone alle prima armi, qualità sonora superba, srtuttura ritmica delle canzoni che si alterna fra ritmi forsennati e parti mosh che colpiscono in maniera impeccabile l'ascoltatore, riff di chitarra abbastanza tecnici e parti di batteria in contro tempo e un'alternanza di voci fra growl scream e pulito il che fa capire la
completezza artistica e la fantasia di questi ragazzi, pezzo migliore di tutto il l'album l'omonima Onryou. Anche in ambito live non deludono questi ragazzi che on stage danno senza dubbio una carica mostruosa. Approvati in pieno e aspettiamo di avere sotto mano il prossimo disco.
batteria che si fa sentire come un martello. Questo bellissimo album lascia una splendida impressione su questo gruppo, hanno fatto bingo unendo alla perfezione metalcore e death: ascoltarli è la pace dei sensi.
VOTO: 100/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/12/10 GENERE: hardcore metal
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/07/10 GENERE: metalcore/death metal
SITO WEB: www.myspace.com/ingravedband
SITO WEB: www.myspace.com/theinhaleyourhate
RECENSORE: SoSo
RECENSORE: Enrico
INHALE YOUR HATE Terrorizzed by Reality Ecco il primo album della band Metalcore veronese: formatisi nel 2006, hanno pubblicato il primo demo nel 2007; tra live e cambi di line-up sono arrivati a firmare un contratto discografico con la SG Records nell’ultimo anno. Questa casa discografica ha permesso ai veronesi di registare e pubblicare questo debut album che lascia davvero molte speranze per il metal italiano: un metalcore con forti influenze death metal, riff spaccaossa, growl possente alternato da piccole parti in sceam e da cori nei punti giusti, sezione ritmica serrata e senza un attimo di pausa. Se cercate un gruppo capace di spaccare tutto nel raggio di chilometri l’avete trovato, me li vedrei benissimo di supporto a gruppi death come devildriver o behemoth. Questo è il primo album, ed è già stupendo, non posso immaginare cosa sforneranno in futuro. Dovremo aspettare pazientemente e sperare di avere la possibilità di vederli dal vivo il prima possibile. L’album è aperto dalla title track, un introduzione che dura nemmeno un minuto e lascia già presagire il contenuto dell’album: ogni dubbio viene distrutto dopo una cinquantina di secondi da un potente growl bassissimo che introduce Flames Of My Vendetta. Una canzone da raccomandare è la violentissima Russian Roulette, con le sue parti lente di serrati riff metallici e il continuo pestaggio del crash dietro alle pelli. Stupenda Through The Eye Of God con molti cori puliti e urli scream: un ritmo fantastico, sarebbe sicuramente fantastica la versione dal vivo. Il primo album dei ragazzi veronesi termina con la buona Disconnect Your Heart con il ritornello ripetuto fino allo sfinimento e la
INLAND EMPIRE Punk hardcore a mille per gli Inland Empire. In questi 3 pezzi che ci introducono la band emergono chiaramenente le intenzioni dei nostri. Ad aprire è The Mirror, vero è proprio cavallo di battaglia , apprezzabile nelle scelte melodiche per la voci, e per i cori di rinforzo in una cavalcata che lascia spazio a mid tempos prima di ripartire ai 200 all'ora, mostrando la West Coast + cattiva che riescono a produrre. Uno storie please parte con influenze decisamente classic metal oriented, un po' come ci avevano abituato Sum 41 e Papa Roach, ma si corre sempre dritti alla metà, in un pezzo divertente e sognante. Clichè punk in insula vivere, il pezzo leggermente meno riuscito del lotto. Se la band continua a sfornare piacevoli composizioni come In The Mirror ne sentiremo presto parlare, in attesa di un secondo banco di prova, vale la pena saltare sullo skate con in cuffia In The Mirror, l'attitudine è perfetta!! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/04/10 GENERE: punk hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/inlandempireca RECENSORE: Samp INVERNO Trashformers Ecco il primo demo dei vicentini
Inverno: registrato nel 2009 dopo un anno dalla formzazione del promettente gruppo, contiene sei tracce che presentano interamente le capacità e le influenze di questa band. Trashformers inizia con una pregevole intro strumentale lunga poco più di un minuto e mezza, si inizia immediatamente a sentire l’influenza che gruppi trash ed heavy come Metallica, Iron Maiden, Megadeth, Exodus e altri mostri di questo calibro hanno avuto sul gruppo: ritmica serrata con assoli tremendamente veloci e tecnici, sin dal principio viene fatto sfoggio delle grandi capacità tecniche dei musicisti. Resta solo da chiedersi: come sarà la voce? Alla domanda giunge immediatamente risposta con Exterminate consciencies dove il cantante mostra una voce forte e grintosa, più che adatta alla musica prodotta dal gruppo vicentino. L’album continua con canzoni di un genere ibrido tra thrash ed heavy come No Salvation. L’album termina con due canzoni molto tecniche e, allo stesso tempo, aggressive: Exile ed Empty presentano assoli molto belli di chitarra, per non parlare del ruolo fondamentale della batteria. Gli Inverno dimostrano con questo primo demo che ci sono ancora gruppi thrash molto validi in circolazione, le idee ci sono e la bravura anche, e si sente più che bene in Trashformers. VOTO: 77/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/08/10 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/invernometal RECENSORE: Enrico IVAN MIHALJEVIC Sandcastle Shredder di razza nonostante la sua giovene età, il polistrumentista croato (in azione anche con gli Hard Time) sforna questo corposo album di 14 pezzi e proponendo un AOR-guitarhero style che sa di Paul Gilbert, Steve Ray Vaughan, e perchè no, Cat Stevens; i pezzi hanno la tecnica e la costruzione dei virtuosi d'oltreoceano, il calore dei pezzi rock ("Questions in my mind"), e gli estratti di musica classica (da sentire "Spring", che si rifà in chiave chitarristica al leit-motiv de "Le quattro stagioni" di Vivaldi). Personalmente, dico con onestà che non
sono avvezzo a sonorità così melodiche e soft, ma bisogna riconoscere i meriti di un musicista che versa sudore da dieci anni a questa parte nello studio della chitarra, che si è diplomato su questo strumento e suonandone altri, e che sa costruire ottime canzoni non per forza piene di tecnicismi dall'inizio alla fine, ma che sa rallentare, dare spazio al feeling senza però mai dimenticarsi dell'aspetto tecnico. Una certezza per il futuro. VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/03/10 GENERE: guitarhero
SITO WEB: www.myspace.com/ivanmihaljevicstreettea m RECENSORE: Jurgen JOKING WITH FIRE minos
C'è davvero molta carne al fuoco nel promo 2010 di questa band attiva da due anni. In primis una vasta gamma di influenze che sono messe in campo con coraggio, devo dire; le fondamenta da cui partono questi ragazzi sono di estrazione heavy/power, ma arricchite qua e là da parti thrash e atmosfere d'ambientazione. Le tastiere ad esempio accompagnano l'ascoltatore dall'intro fino al primo pezzo dal titolo “Noir”, che inizia con una parte sognante in stile film fantasy, e si sviluppa in heavy metal song crescente. Se il lavoro delle keys ricorda i Domine, la voce è su timbrica media, anche se potrebbe essere più varia a seconda del momento del pezzo, ma su questo si può lavorare per il futuro. Il resto, oltre alle summenzionate tastiere, ricorda i Rage di fine anni '90 e la scena power italiana di inizio anni 2000. Buona la registrazione e ottima la tecnica, la band troverà la sua dimensione in mezzo a questa gamma di stili, ma al momento non le si può imputare nulla, visti i soli due anni insieme, con pausa in mezzo; primo passo interessante, attendiamo gli sviluppi, nel frattempo lasciamoli lavorare. VOTO: 67/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/10/10 GENERE: heavy power
SITO WEB: www.myspace.com/jokingwithfire RECENSORE: Jurgen Kowalski JOYLESS JOKERS Arms of darkness
Death metal di forte impatto, ma con una melodia di fondo che, pur senza far perdere d'impatto la proposta musicale, mantiene i pezzi con un continuum e riconoscibilità; queste le coordinate stilistiche per questa band, che esce fuori col suo primo ep di cinque pezzi. Brani di forte impatto, si diceva in precedenza, dove tra Svezia (versante Goteborg) e thrash metal i Nostri mettono qui e là qualche synth e qualche rumorismo, a creare tappeti sonori ed effetti laddove il frammento di brano lo richiede. Buona la prova di fondo, dove le influenze di Dark Tranquillity e Hypocrisy si fanno sentire, dove la voce è sempre in growl a conferire maggiore coesione stilistica, dove le tastiere non sono mai invadenti, e dove la tecnica è mediamente buona; davvero gradevole anche l'artwork della copertina. Primo passo, effettuato dignitosamente. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/08/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/joylessjokers RECENSORE: Jurgen Kowalski JUDITH Demo 2009 Perchè seguire i format prefissati? Ritornello, strofa, bridge. Basta. Sicuramente questa band lo sa beme Progetto strumentale legato alle più strane influenze. Tratti di fusion e di classicismo si mescolano a sonorità tipiche del nuovo millenio. Interessante la traccia “big tress” notevole giro di basso cadenzato e potente. Si passa dal ritmo forsennato, come se una persona scappasse da qualcosa, alla calma piatta. Rilassante, ma non troppo. Nel finale riparte e si chiude così. Pezzo molto interessante. Continuando l ascoltro, passando per “il
mago” e “vox populi” mi arrivo a “mare di marmara”. Questi musicisti ci mostrano a tratti la loro ottima tecnica e lo fanno grazie anche a questo pezzo, sempre sulla scisa dei precedenti. Una musica difficile da capire per molti, ma a mio avviso interessante sotto molti punti di vista. La ricerca del suono minimale mi piace molto. Complimenti Judith VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/08/10 GENERE: strumentale
SITO WEB: www.myspace.com/judith999 RECENSORE: Franky JULIET POISON Prologue EP di due tracce per la giovane band proveniente da Verona. Difficile valutare appieno la proposta della band; il gruppo propone tanti buoni break-down ma risulta poco convincente nelle restanti parti (al limite del punk in alcuni passaggi). Il voler unire troppi generi insieme tutti in una volta non sempre porta al risultato sperato e questo EP ne è un esempio, sono presenti comunque spunti interessanti che la band dovrebbe sviluppare al meglio. Le canzoni sono registrate ad una qualità orecchiabile. Il prodotto in sé non convince del tutto, ma è pur sempre un primo lavo ro per la band, c’è tempo per migliorare. VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/10/10 GENERE: metalcore
SITO WEB: www.myspace.com/julietpoison RECENSORE: DTTC666 KANE HC sedie I KANE SONO UNA BAND HARDCORE DI FOLLONICA ATTIVI SULLA SCENA DA PIU' DI 5 ANNI, L'ALBUM SI CHIAMA -SEDIEED è COMPOSTO DA 12 PEZZI PIU' BONUS TRACK EDITO DALLA DRINO PRODUCTIONS . TESTI IN ITALIANO, RIFERIMENTI A BAND ANNI 80 E GRUPPI PIU' RECENTI. OLTRE ALL'HC ITALIANO O A BAND COME
PORNORIVISTE (SPECIE NEL CANTATO) CI SONO INFLUENZE HC CALIFORNIANO MELODICO ALLA NOFX. I TESTI SONO ABBASTANZA DOLESCENZIALI E PER LO STILE SCELTO CREDO SIA MEGLIO COSì PIUTTOSTO CHE VOLER CERCARE DI FAR I "SERI" CON RISULTATI (SPESSO) INVOLONTARIAMENTE COMICI. ALCUNI TITOLI SONO GENIALI COME NUOVI ORIZZONTI PER IL MIO CRICETO- O ATTACCHI CON ALEDETTO XVI-, CI SONO ANCHE INCURSIONI NELLO SKA COME NELLA BREVISSIMA IN -LA RADIO- PER POI LASCIARE SPAZIO AL CLASSICO NOFX STYLE, L'INDECISIONE- PROSEGUE CON I NOFX E CON UN BEL GIRO DI BASSO, PIZZE A VUOTO- GIà DAL TITOLO MERITA DI ESSERE AMATA E LA MATRICE NON CAMBIA E L'ARRANGIAMENTO è DI PREGEVOLE FATTURA. -IL GRUPPO GIUSTO- è PIU' VICINO AL GARAGE PIU' SGUAIATO E MI RICORDA IN ALCUNI FRANGENTI (NON SO PERCHè) I TURBONEGRO CHE FANNO UNA JAM SESSION CON ELEMENTI HC CALIFORNIANO. LE ALTRE CANZONI SEGUONO LO STESSO STILE E CHIUDE UNA BIZZARRA VERSIONE DI LINOLEUM DEI NOFX DENOMINATA -SWINGOLEUM-. L'ALBUM NON AGGIUNGE E NULLA TOGLIE A QUANTO GIà SENTITO. UNA BAND ONESTA CHE SU DISCO SA SUONARE BENE E DOVREBBE FARE LA SUA DIGNITOSA FIGURA IN CHIAVE LIVE.
della funzionale sezione ritmica. Ma non pensate male, c‘è spazio anche per la melodia. “Wild fear” , ad esempio, è un’incursione araba in un terreno tipicamente Americano, in cui si muove con grazia armonica e completa agilità ritmica. Questo è uno dei pezzi che ho apprezzato e ascoltato di più, insieme all’italianissima “Riempito di niente”, basata su effetti synth e toni lirici fra crossover e rock italiano, con richiami ai Linea 77 e perché no anche al mitico Jonathan Davis dei Korn. Nu Metal a 360 gradi quindi, specie se consideriamo l’immensa efficacia della produzione, moderna e sempre incentrata sulla grinta dei musicisti, fra frenetici attacchi all’ascoltatore e meritati momenti di relax (si fa per dire..) che danno quel pizzico di varietà che non guasta mai. Il lavoro in definitiva e’ tutto molto ordinato, ben registrato ed eseguito, anche se per certi versi non mi ha convinto al 100%. Il perché risiede nel fatto che ascoltando attentamente i 12 brani si ha come l’impressione di non trovare sempre la sperata continuità stilistica, di non identificare facilmente una personalità definita e di non inquadrare totalmente la direzione creativa. Per il resto tutto è ottimale: non ci sono cadute di tono o banalità. Però quel pizzico di chiarezza in più sarebbe senz’altro di grande aiuto per una futura crescita creativa.
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/05/10 GENERE: nu metal / crossover
SITO WEB: www.myspace.com/knifeworld RECENSORE: Cristiano Poli KOSMOPHOBIA
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 03/09/10 GENERE: hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/kanehc RECENSORE: Lidel KNIFE The gloomy side of things
Ammetto che i primi pezzi di questo disco, dove la matrice Slipknot è messa particolarmente in risalto, mi hanno dato un’idea solo parziale del complesso e variegato sound proposto dal complesso padovano ‘Knife’. Il loro è un universo sonoro completamente immerso nell’ultima (e ormai passata di moda) generazione estrema che risponde al nome di Nu metal. Una dozzina di pezzi incentrati sul groove, sulle partiture atonali delle chitarre e sulla brutale esecuzione
Il death metal di questo gruppo composto da italiani e svizzeri colpisce sin dal primo ascolto per la potenza e gli originali inserti di sinth. Le canzoni, tutte di una certa lunghezza, non danno tregua e denotano una tecnica non comune alla maggior parte delle band in circolazione: sembra di ascoltare un vecchio disco dei Sinister condito con elementi elettronici, dove la voce scandisce un continuo attacco ai vostri padiglioni auricolari inframezzato da alcune pregevoli aperture strumentali, nelle quali le chitarre si lasciano andare a momenti più melodici e notevoli preziosismi. VOTO: 83/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/09/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/kosmophobia RECENSORE: Pino F. KRIEG Dead sound walking
Krieg, ovvero guerra, in tedesco. Queste le intenzioni dei milanesi, attivi dal 2005 che, partendo da un thrash metal classico ed ottantiano, fortemente debitore delle basi ritmiche rabbiose e forsennate dei Death Angel, mettono insieme undici tracce che sanno appunto di quel suono sporco e riottoso, rivisitato però in chiave moderna ed al passo coi tempi. Ne viene fuori un risultato ibrido, ma equilibrato, dove le parti thrash ed heavy rimangono a fare da fondamenta a stop and go, riffs ultra precisi e spesso stoppati, ad intessere trame nervose e pronte a far entrare assoli corti, ma di buon gusto, in quanto non diventano troppo melodici rispetto al resto del pezzo, ma restano fedeli a quanto scritto nelle note delle strutture. La voce è molto anni '90, ma non è statica perchè ci sono alternanze a pezzi più “cantati” e puliti (es. “Skin seller”- ndr) che rendono il brano più eclettico e interpretato in maniera sicuramente più personale e capillare. Buon disco, forte di un mixing a cura di Glenn Fricker, e di un mastering nientemeno che ad opera di James Murphy (Death, Obituary, Testament). Sicuramente una band che avrà delle cose da dire anche in futuro, ed una macchina dal vivo. Thumbs high! VOTO: 72/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/09/10 GENERE: metal
SITO WEB: www.myspace.com/kriegband RECENSORE: Jurgen Kowalski KUADRA kuadra
Questa talentuosa band della provincia di Pavia esordisce col suo primo album nel 2010 dopo aver partecipato a diversi concorsi che li hanno visti vincitori. L’album dei Kuadra, il cui titolo è omonimo, raggruppa dieci tracce di un
ottimo ibrido tra crossover e rap italiano che riversa sull’ascoltatore la durezza del metal con unito ai testi pungenti e veloci. La qualità di questi primo lavoro è più che buona: sia dal punto di vista compositivo sia dalla qualità audio. I suoni sono ottimi e non ci sono pecche nel corso di tutto l’album, la voce del cantante è perfetta ed è accompagnata da ottimi riff cadenzati e da un buon accompagnamento. L’album si apre con “Il Maiale”: una delle tracce migliori di questo lavoro, soprattutto per il bellissimo testo. Altre tracce degne di nota sono “Vieni Fuori Di Qui”, “Promemoria” e con la potentissima “La Storia Si Ripete” che chiude questo album. I Kuadra dimostrano la loro malleabilità componendo anche canzoni più soft rispetto alle altre attraverso riff più melodici ( “Il Ritratto Del Mostro”, “Fili”). Nel complesso l’album è più che buono, ottimo per la grande varianza di generi nel corso dell’ascolto. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/10/10 GENERE: crossover/rap
SITO WEB: www.myspace.com/kuadra RECENSORE: Enrico LA DISFUNZIONE
Con i piedi piantati sul suolo dell’antica Roma ma con la mente proiettati verso un indole più tipicamente Meridionale, il combo ‘La Disfunzione’ propone un rock italiano dalle tinte leggere, genuine e mediterranee, senza mai perdere di vista la propria semplicità di fondo. Si nota subito un affresco di italianità fra i solchi di ‘Terra’, che parte inaspettatamente con il dialetto siciliano, di cui si apprezza la fonetica e l’inevitabile particolarità. Un altro brano, dall’impostazione più cantautoriale, è la ballata ‘Il coraggio che non ho’. Segnato da melodie armoniose e chitarre acustiche che ben accompagnano la brillantezza della voce, il brano mostra la buona capacità compositiva del complesso, sia per le musiche che per i testi, sempre diretti ed essenziali. Per chi vuole distrarsi ed ascoltare del buon pop/rock questo gruppo è quello che ci vuole.
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/10 GENERE: ROCK / POP
SITO WEB: www.myspace.com/ladisfunzione RECENSORE: Cristiano Poli LA FIGLIA DELL’INCENDIARIO
Una fresca dichiarazione d’intenti lunga 50 minuti. Un album d’esordio dall’impressionante verve innovativa questo dei Trevisani ‘La figlia dell’incendiario’, nome poco immediato di una band che comunque ha fatto della sintesi la propria arma principlae, nonostante le divagazioni strumentali e gli episodi più progressivi che in certi momenti si impadroniscono della canzone. Un tornado di idee alternative, di matrice Indie, Noise e alle volte persino New Wave (il tripudio rumorista nella parte centrale di ‘Oriente’), con la consapevolezza del formato canzone, che rimane lì in agguato, sempre pronto ad evolversi in maniera inaspettata e stupefacente (‘Oracoli’, ‘Torri spirali’, ‘12’). I quattro alchimisti trovano spazio anche per la dolcezza, espressa attraverso l’ottima ‘Sinfonia’, che comunque spiazza ancora una volta, fra accelerazioni epiche, orchestrazioni inedite e finale guidato da un notevole solo di chitarra, a mio avviso memore dei migliori Queensryche degli anni ‘90. Anche i testi, difficilmente inquadrabili e poco diretti, sono di ottima fattura. Il loro significato si nasconde dietro un muro di ermetismo e poesia, che ben si sposa con il gusto alternativo edificato dal sound, originale e mai privo di energia. Curioso è il finale del disco, che riprende il tema dell’iniziale ‘Overture’ e recita (con toni in stile Bluvertigo): “….c’è ancora molto da bruciare…”. Esatto, la strada per raggiungere il traguardo è ancora tutta ‘da bruciare‘, ma qui abbiamo già delle qualità ottimali per incendiarla a dovere.
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/04/10 GENERE: alternative rock/indie
SITO WEB: www.myspace.com/figliadellincendiario RECENSORE: Cristiano Poli LA GHENGA DEL FIL DI FERRO telestroika I Bad religion di Lucca colpiscono ancora. Il disco "telestroika" colpisce nel segno. Ritmi serrati, liriche abbastanza impegnate e tutto sommato originali. Mi trovo di fronte ad un disco di una band matura, nonostante la giovane età del quartetto toscano,con uno stile ben definito di ottima qualità e personalità. Perfetto Punkhc italiano post anni novanta.
Le dodici canzoni presenti scorrono via veloci, spicca su tutte la cover di You'll never walk alone ( il coro dei tifosi del Liverpool) e newDrugs in perfetto stile Punkreas. Non mi voglio addentrare in particolari tecnici, non ce ne bisogno quando si parla di punk hardcore melodico, se lo conoscete sapete di cosa sto parlando , se non sapete di che parlo buttate via i cd di Tiziano Ferro e compratevi Nofx, Bad Religion e Pennywise. Ricapitolando:Se avete voglia di sentire un disco ben registrato, piuttosto fresco, magari che vi ricordi L'Invasione degli Omini verdi, Punkreas e Sun eats hours, "Telestroika "è quello che fa per voi! YEAH VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/11/10 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/laghengadelfildiferro RECENSORE: Il sig.ELM LA PICCOLA ORCHESTRA FELIX LALU’ El se sentiva soul Credo che questa sia la recensione più difficile che ho dovuto elaborare per Underground 'zine. In primis, perchè la piccola orchestra non suona un solo genere, ma un pout pourri di idee che si miscela in questo pseudo concept album tenuto insieme da: intro, outro, interventi radiofonici all'interno che srotolano la complessa matassa musicale ordita dalla banda. Le impressioni sono quelle che potrebbe suscitare un Frank Zappa impazzito, più cantautoriale che mai che si avventuri nell'elettroacustica, tra ballate trip pop, filastrocche meno demenziali di quel che sembrano e suoni, suoni, milioni di suoni che entrano ed escono. C'è spazio persino per la rivisitazione di Paolo Conte che non stona e che non chiede confronti. Su tutte She's in coma, Poco Dio, Dj non sound. Ben 24 tracce racconti, in questa opera d'arte tout court che ha ha qualche ingenuità qua e là, sicuramente tanta provocazione e un pizzico di genialità!!! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/12/10 GENERE: post punk/ reggae
SITO WEB: www.myspace.com/felixlalu RECENSORE: Samp
LA PROSPETTIVA La Prospettiva, band hardcore vecchio stampo, è un gruppo che mi ha colpito da subito. 3 canzoni veloci e piene della rabbia dei 5 ragazzi di cesena, compongono una demo di appena 8 minuti che ha l' impatto di un intero album. La voce particolare è sicuramente l' elemento che più li contraddistingue, un po' "masticata" stile Tommi delle Porno Riviste, è una novità nel loro genere e anche la scelta coraggiosa di scrivere in italiano (cosa che i colleghi della stessa scuola preferiscono evitare, in nome del più "facile" inglese) è un punto a loro favore. I testi sono forse poco comprensibili ok, ma le parole più importanti te le urlano contro con un coro che sembrano essere in 100. Soluzione, questa delle seconde voci, che a mio avviso potrebbero ripetere più spesso nella demo in generale cosi da non lasciare molte volte la voce principale in un monologo che, a voler essere pignoli, risulta un po' rigida e statica a livello tonale e metrico e, in previsione del cd, potrebbe risultare eccessivamente ripetitiva. A livello strumentale invece niente da eccepire: le canzoni filano che è una bellezza ! I chitarristi propongono riff interessanti e volentieri si lanciano in qualche schitarrata sulle note più alte, il basso li segue a ruota e sa uscire dal coro nei momenti giusti, la batteria fa benissimo il suo lavoro sporco di martello !! Numerosi poi sono gli stop and go che danno vivacità ed ancora più energia ai pezzi, dei quali evidenzierei "Tra le mura" che più di tutte mi sembra mettere in luce le qualità del quintetto: velocità, rabbia ed aggressività ! Ottimo lavoro ragazzi, e che dire... aspettiamo il cd ! VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/04/10 GENERE: punk hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/laprospettiva RECENSORE: MiChY_SkA LAB ELEVEN Exceed the veil of maya
Impressioni su questo primo EP dei Lab Eleven? 32 minuti di pura distruzione. Sette tracce di splendido Death Metal con riff taglienti dalle venature Trash, un growl bassissimo accompagna tutto l’album dando una carica devastante al lavoro dei pisani. Solo nelle ultime tracce troviamo un uso maggiore dello scream rispetto al growl. Geniali i riff nella canzone che da il via alla distruzione (I Become Her Punisher) e molto bello l’assolo su Life Under Checkmate. L’album si chiude con la geniale The Novice Butcher in cui arrivano alle orecchie citazioni quali le famose frasi di Ezechiele 25;17 (ammetto di essere stato spiazzato, non rivelo il finale della canzone perché va gustato). La traccia migliore, a mio parere, è l’eccellente God’s Masterpiece.. la si può definire solo in un modo: travolgente. Un EP molto bello, registrazione pressoché perfetta e soud eccezionale, sembra che questa band abbia molte idee nella testa e lo sta dimostrando eccellentemente. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/08/10 GENERE: metal /thrash
SITO WEB: www.myspace.com/labeleven RECENSORE: Enrico LEFT BEHIND Learn to walk
Sbarcano su Undergroundzine i LEFT BEHIND from Bergamo con il loro primo lavoro “LEARN TO WALK. Il quartetto bergamasco non propone niente di innovativo per quanto riguarda il genere ma il lavoro risulta ben fatto buona la registrazione e piacevole all’ascolto. I LEFT BEHIND suonano un punkrock con venature di hardcore melodico in stile californiano per interderci Rancid, Pennywise, Bad Religion ecc. in alcuni pezzi invece le sonorità si accostano a quelle dei Social Distortion. Dal punto di vista tecnico il gruppo va oltre la sufficenza, nulla di eccezionale, ma chitarre,basso e batteria fanno il loro lavoro. L’album di debutto è composto da 14 tracce tutte cantate in Inglese, seguono tutti la forma canzone con qualche
divagazione al loro interno con intermezzi di basso e battteria tipico del genere. Le tracce si articolano in pezzi tirati e aggrssivi altri invece più melodici accompagnati da una voce ben interpretata. Che dire una band dal giudizio più che positivo ce ne fossero come loro visto la stato attuale del giro punkrock italiano.
iniziale di “Self Extinction”, e la qualità rimane costante per tutte le otto tracce del disco. Tutto questo porta a un voto sicuramente alto che però avrebbe potuto essere migliore se la presenza dei Fear Factory si facesse sentire di meno: ascoltate la quarta traccia, “Unfilled”, per capire cosa intendo.
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/11/10 GENERE: punk rock/hardcore melodico
VOTO: 74/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/11/10 GENERE: metal/elettro
SITO WEB: www.myspace.com/leftbehindleftbehind
SITO WEB: www.myspace.com/logicalterror
RECENSORE: Francesco
RECENSORE: Pino F.
LET IT SLIDE venom
LOST LULLABY Demons et merveilles
Let it slide è un nome non proprio usuale per una band che fa del sano punk rock che guarda con ammirazione alla Bay Area Usa. A parte questo, le credenziali ci sono tutte e vi diciamo pure anche che l’esordio dei Lis, in pratica un’Ep di 6canzoni, è piuttosto rapido nel comunicare le proprie
Visitando il myspace dei veneziani Lost Lullaby sono rimasto abbastanza sorpreso nello scoprire che nessuna etichetta si è ancora fatta avanti per dare una mano a questi cinque ragazzi. Pur se nervoso e tirato, il loro power/prog regala momenti melodici con dei ritornelli apprezzabilissimi
intenzioni. A parte le registrazioni di ottima fattura (sentire il suono della batteria per credere), Three roses e Last goodbye fanno sperare per il futuro della band, forse a volte un po’ ostinata a cercare la giusta linea vocale, ma comunque tecnicamente dotata. Da rivedere i due pezzi in italiano. Aspettiamo l’esordio.
e tastiere inserite al punto giusto, trasmettendo una sensazione di pathos comune a tutte e quattro le canzoni del presente demo. Le composizioni sono tutte di un certo minutaggio ma scorrono via comunque veloci e piacevoli: menzione particolare merita a mio avviso l’opener “Strychnine” (mi ricorda gli Elegy di “Manifestation of Fear”) e anche quando i nostri si cimentano con un lento come “(waiting for) Another Summer” riescono sicuramente a mantenere un certo standard qualitativo.
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/01/11 GENERE: punk power rock
SITO WEB: www.myspace.com/letitslidemusic RECENSORE: Alècs m. LOGICAL TERROR Almost human Bello. Questa è la prima parola che mi è venuta in mente dopo aver ascoltato “Almost Human” dei Logical Terror. Sulla base dei migliori Fear Factory (Demanufacture e Obsolete per intenderci) questa band incrementa, migliorandoli, gli inserti elettronici e le coinvolgenti parti vocali pulite, aggiungendo alcuni momenti che possono ricordare i White Zombie di metà anni ’90. Le parti tirate trasmettono il giusto groove, gli esperimenti elettronici portano a piacevoli sorprese in alcuni casi piuttosto lontane dal metal, come la parte
VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/03/10 GENERE: power prog metal
SITO WEB: www.myspace.com/lostlullabyband RECENSORE: Pino F. LOVE SHOULDERS Not for you Ascoltando l'ep di questi 3 ragazzi di Popoli - L'Aquila salta subito all'orecchio l'influenza della band statunitense Teenage Bottlerocket. Parliamo di "Melodram" canzone orecchiabile con una bella melodia, forse con qualche stacco forzato e un pò monotona.
Veniamo a "Let's stop now", decisamente meglio della percedente con un ritmo più veloce con un bello spirito punk rock, Con "The smash" torniamo allo stesso discorso di "melodram" la canzone ha un bel ritmo orecchiabile ma è molto uguale in tutta la sua durata. Nonostante tutto mi sento di dare la sufficienza a questo lavoro dei Love Shoulders VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/03/10 GENERE: Punk/rock
SITO WEB: www.myspace.com/lovershoulders RECENSORE: Giò LOVESPOON Canzoni brevi ma non immediate, melodie complesse ma naturali, attitudine retrò ma con gusto moderno. Sono gli ingredienti base di una qualsiasi indie band odierna. I Lovespoon non aggiungono di per sè nulla a questi ingredienti. I quali possono essere, come in ogni piatto, di buona o cattiva qualità. Dico subito, per distendere gli animi, che quelli del combo di Ravenna sono di prima scelta. Le canzoni scorrono una dopo l'altra con piacere dell'ascoltatore e gradualmente emergono influenze dall'indie folk di Decembrist e Black Heart Procession (Naked For You, Down To The Hole), dal folk made in USA di Dylan e soci (Curly Love), dal post-punk evoluto di The Smiths e The Cure (I'll Find My Home) e, immancabile, dal pop sotto lsd dei migliori Beatles (In My Arms). Strumentalmente dotati, il cantante mescola uno stile indubbiamente personale con timbriche che ricordano l'Iggy Pop degli Stooges e talvolta il Gilmour cantante nei Floyd. Nota di merito va alla qualità di registrazione che, con gusto decisamente retrò, contribuisce a valorizzare ancora di più il sound già ben definito dei Lovespoon. Considerando che suonano insieme da poco più di un anno questo EP d'esordio è un solido fondamento su cui continuare a costruire, specialmente quando si hanno le idee chiare come ce le hanno i Lovespoon da Ravenna. VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/10/10 GENERE: indie/rock
SITO WEB: www.myspace.com/lovespoonband RECENSORE: Roberto “Wizard”
LOWBROW! 16 black &white buttons Sintetizzatori e drum machine sono la firma dei Lowbrow!, che si lanciano in un rock elettronico dalle tinte multicolori e psichedeliche. Melodie limpide e talvolta rarefatte si intrecciano a beat che rimandano al trip-hop made in Bristol (Shivers on a Cab) e al rock futurista dei Radiohead (The Good One). Musica da viaggio, da trip, che alterna momenti di follia elettronica-rumorista (Fragment #2) a canzoni che scorrono fluide sopra un tappeto di chitarre e tastiere fluttuanti. Il cantante purtroppo pecca nella pronuncia inglese, ma bilancia tutto con una timbrica personale che a tratti ricorda il Gilmour dei Pink Floyd. Apprezzo molto la sperimentazione dei Lowbrow!, ma credo che dovrebbero osare ancora di più nella ricerca elettronica e psichedelica. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/10/10 GENERE: rock elettronico
SITO WEB: www.myspace.com/verylowbrow RECENSORE: Roberto “Wizard” LUPI NELLA NOTTE Il progetto ‘Lupi nella notte‘, va detto, non risulta riuscito al 100%. Questo a causa di molti fattori, evidenti più o meno in tutte le tracce dell’opera. Uno dei tanti fattori è la produzione discutibile, in cui risalta un mixaggio poco azzeccato e una scelta dei suoni non esattamente ottimale. In secondo piano le stesse canzoni, sicuramente cariche di idee e buoni intenti, ma poco coinvolgenti e carenti di personalità. Ad esempio, un pezzo come ‘Illusione’ richiama fin troppo il linguaggio Litfiba di Ghigo e Piero metà anni ‘90, per non parlare di ‘Lupi nella notte’, in cui compare spesso il fantasma dei famosi rocker Fiorentini. L’intro di ‘Incubo’, al contrario, offre invece un passo in avanti, anche se la metrica vocale e il successivo riff rockeggiante non aiutano certo il pezzo a decollare. In generale, fra le canzoni, non si capisce bene la direzione stilistica intrapresa: ‘Rapimento alieno’, ‘Psicopatia’ (un’intro strumentale prog anni ‘70?) e il suo seguito conclusivo ‘Psicopatia 2‘, lasciano diversi
dubbi nella resa generale. La band dovrebbe cercare di fare un po’ di chiarezza nelle proprie intenzioni, perché alcune idee musicali qui presenti, volendo, potrebbero emergere in maniera più dignitosa una volta rimessa in discussione la propria identità artistica.
VOTO: 40/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/01/11 GENERE: rock italiano
SITO WEB: www.myspace.com/lupinellanotte RECENSORE: Cristiano Poli LUSTAGROOVE sonny Ascoltando questo disco rimbalzano subito all’orecchio le influenze dei R.A.T.M che instaurano prepotentemente il grezzo suono di chitarra che caratterizza quasi tutto il cd; accanto a questi, gli ottimi riff di basso che ricordano il funky dei primi RHCP (come in “Beauty in public garden”) e che ci danno un’idea di quello che i Lustagroove vogliono trasmettere. I pezzi si presentano un po’ grezzi ma con la decisa convinzione di definire uno stile buono ma che deve migliorare. La forza del suono va a scontrarsi inevitabilmente con la scarsa gamma di sonorità in quasi tutti i pezzi, soprattutto nei brani più riflessivi del disco come “Flashback” o “primi pensieri di carta” che forse avrebbero bisogno di un sostegno musicale più elaborato, con qualche sfumatura. Ottime idee. La voce angelica in “primi pensieri di carta” dà il significato a tutta la canzone e in generale gli effetti scelti per le voci donano quel tocco in più che i Lustagroove devono cercare continuamente per dare spessore al loro suono. Particolare anche la scelta in “Flashback” di usare sia l’italiano sia l’inglese (quest’ultimo non impeccabile nella pronuncia…) e in “nero a lame” in cui il testo in inglese e italiano si scontra con il bellissimo titolo (italianissimo). Insomma i Lustagroove hanno le idee chiare, alcune buone altre meno, ma comunque ci sono. Speriamo che la loro maturazione musicale li porti a identificarsi sempre di più in quello che vogliono trasmettere. Nota dolente: Le chitarre azzardano troppo in alcune circostanze e il risultato che ne deriva è sub-ottimale (per usare un eufemismo). Nota dolentissima: I testi e la voce lasciano molto a desiderare in molte occasioni. La
metrica è rispettata faticosamente in alcuni pezzi (come in “Polvere”) e alcune immagini lasciano perplessi. VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/01/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/lustagroove RECENSORE: Anselmi Marco LYKAION Swellowed by the sea
Band romana, ma d'introspezioni finnico/svedesi, come si può evincere dagli ascolti di questo loro nuovo promo cd; autori di un gothic tendente al thrash in stile Sentenced (R.I.P.) apportano nel loro suono rabbiosità nelle ritmiche e una cupezza di fondo che richiama i Charon e i Katatonia, pur mantenendo una buona dinamicità nei pezzi e suonando con una compattezza che questi sei anni di vita del gruppo hanno sicuramente contribuito ad affinare. Perchè la sensazione di fondo è che il gruppo abbia le carte in regola per tentare qualcosa di più di un promo, infatti questi tre pezzi sono il sunto del debut album in preparazione, che vedrà la luce a fine anno o inizio 2011, e per il quale la band sta cercando un'etichetta; noi ci speriamo, il lavoro è davvero buono e aspetto di sentire un cd nuovo completo di minutaggio e numero di canzoni da album. A risentirci nel nuovo anno, bravi! VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/07/10 GENERE: gothic metal
SITO WEB: www.myspace.com/lykaion RECENSORE: Jurgen Kowalski M.O.R. Pretence theater
Ho sempre pensato di conoscere la musica sotto i vari aspetti ma con i m.o.r mi sono sbagliato. Un mix esplosivo di prog, rock, metal, new wave e indie racchiuso in 6 pezzi. La parte tecnica è molto convincente, le chitarre ben suonate e soprattutto un suono apprezzabile. Il basso indispensabile sui fraseggi ma a volte un po piatto di creatività. Batteria assolutamente impeccabile. La voce troppo poco valorizzata e tenuta in secondo piano anche dal tipo di effetto non sempre azzeccato. Il mixaggio è degno di nota, un lavoro estremamente curato. L'unica cosa che mi lascia un po perplesso è la somiglianza strutturale e concettuale tra i vari brani. L'album manca di quella semplicità compositiva difficile da reperire in
quest'epoca di apparenze e vuoti esistenziali. Non c'è bisogno di fare un lungo viaggio per ritrovare la propria identità, ma bisogna partire dal posto in cui si è messi. Buona ricerca ragazzi. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/12/10 GENERE: prog/rock metal
SITO WEB: www.myspace.com/morband RECENSORE:Spito MAD PENGUINS When Tomorrow hits
I Mad Penguins di Brescia sono ormai un gruppo esperto con le idee molto chiare. In questo primo album ci propongono un punk rock/hardcore solido e ottimamente eseguito. Talvolta è possibile sentire echi melodici di quell’horror punk-psychobilly che tanto andava di moda negli anni ottanta. Ottimi interpreti per quanto riguarda l’esecuzione tecnica e il songwriting, il cantante ha una voce che si inserisce alla perfezione nel contesto strumentale. Una nota di merito va senza dubbio alla pronuncia inglese impeccabile (non è una cosa così scontata, specialmente per gruppi italiani). Werb è il singolo, presenta un ritornello abbastanza orecchiabile che rimane in testa fin dal primo ascolto. Jena ha indubbie influenze hardcore in stile Black Flag e risulta la canzone più aggressiva (e secondo me più valida) dell’intero album. Dopo le prime canzoni purtroppo ci si accorge che le cartucce migliori sono state ormai sparate. La coppia finale Ted Ed Fred e You You You alza di nuovo il ritmo rappresentando una degna chiusura di un album che in ogni caso non molla il tiro dall’inizio alla fine. Complice la produzione di livello professionale questo disco rimane molto piacevole all’ascolto e potrebbe essere un buon trampolino di lancio per una band che sa perfettamente come si suona.
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/09/10 GENERE: punk - rock
SITO WEB: www.myspace.com/madpeng RECENSORE: Roberto “Wizard” MADELEINE In sospensione Madeleine, gruppo dal sound aggressivo ricco di variazioni melodiche. Inizia
la loro produzione -In sospensione – con il brano Chele. Inizia con un potente riff di chitarra e cambia poco dopo con l'ingresso della voce abbastanza soft. Il ritornello studiato molto bene, si basa su una bella melodia. Il brano sembra perdere potenza, ma sul finale la voce si sporca e esce la rabbia di ogni componente. Ottimo pezzo. Continua l'ascolto con Coltre. Il ritmo dettato dalla batteria è molto interessante. Spesso spezzato con diverse variazioni. Una batteria troppo liscia avrebbe annoiato. La title-track In sospensione prosegue sullo stile del gruppo. Si passà da sonorità indie per arrivare a toccare il punk se non a sfiorare a tratti il metal. La voce è graffiante e le chitarre sono infiammate. Chiude questa produzione Predicando ipocrisia. Questo brano mi ricorda, nel ritornello, i Linea 77. Cantato, quasi parlato. Questo sound sempre aggressivo. Molto bello anche questo brano. 4 pezzi che rappresentano un gruppo, un malessere raccontato con le note. Gran bella produzione, complimenti ragazzi.
sonorità che ne esce, è un comunque un gran bel sentire. Il pezzo Cinepoesia, ha una intro molto suggestiva, anche utilizzando strumenti elettronici.e l'accostamento musica e parole devo riconoscere ha il suo effetto. E' un mix ben studiato! Queste sono solo alcuni dei brani che si possono ascoltare, gli altri pezzi non sono stati qui descritti per far nascere la voglia a chi legge questa recensione di andarseli ad ascoltare. La buona musica come i libri deve essere assaporata e gustata un poco alla volta! E' molto positivo il fatto che voi abbiate scelto Myspace per farvi conoscere. Mi auguro di potervi vedere su altri spazi e che vi possa arrivare il successo che meritate Ragazzi spero e vi auguro di avere davanti una interessante carriera!
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/04/10 GENERE: alternative
SITO WEB: www.myspace.com/marcelloparrilli
SITO WEB: www.myspace.com/madeleineband
VOTO: 98/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/09/10 GENERE: rock
RECENSORE: Jean Marie MASCARA L’amore e la filosofia
RECENSORE: Franky MARCELLO PARRILLI L’identità La band crea canzoni a dir poco elettrizzanti, usando semplici sonorità musicali. Nei loro pezzi si ascolta della buona musica. Dicono essere influenzati dalla musica dei Depeche Mode, Lucio Battisti, Fabrizio De Andrè, Sting ecc. potra' essere vero, in alcune scelte di arrangiamento o di accordi, ma questa musica ha un suo spirito che viaggia per suoi personali canali. In certi passaggi si può pensare di ascoltareaddirittura un altro artista. Si viene trasportati in nuove atmosfere in ambienti quasi surreali, fantastici. Certe sonorità strumentali o vocali ti prendono e hai quasi la sensazione di venire catturato da delle macchine (pensando alla loro canzone" Il tempo delle macchine"). La voce del cantante è molto profonda e pur essendo di sonorità bassa, risulta molto corposa con ottimi armonici vocali. Alcune piccole chicche della band sono, forse perchè sono un apprendista pianista , "Indifferenza contemporanea", "il volo" che sono molto musicali. Sarà l'arpeggio o la
I Mascara vengono da Varese e pongono alla nostra attenzione il loro "L'Amore e La Filosofia" Ep, prima fatica del quintetto che per le registrazioni si avvale della collaborazione di Matteo Cantaluppi e Ivan Rossi ( già con Bachi di Pietra, Canadians, Le Luci della Centrale Elettrica, per citarne alcuni ) presso l'Apricot Studio di Milano. La prima cosa che balza all’attenzione sono probabilmente gli evidenti richiami alla new wave e al post-punk di matrice italiana, ma non solo. Nei cinque brani che si articolano nel mini album del gruppo domina una chitarra genuina, a volte tendente ai fraseggi di certi U2 e Coldplay, certe altre compatta e fragorosa che richiama lo shoegazing di Jesus and Mary Chain. Gli inserti di elettronica svelano un uso sapiente di tastiere e sintetizzatori e la propensione per atmosfere e suoni dilatati è piuttosto evidente e ben riuscita, così come la vocalità ora cupa ora nervosa alla quale questi elementi sono a servizio e che pone elegantemente suggello al tutto. Gli arrangiamenti stupiscono, soprattutto nella ballata acustica che da il titolo all’Ep. In definitiva si può dire che “L’Amore e la Filosofia” è un disco eterogeneo ma coerente, che trova i suoi punti di forza
nelle molteplici sfumature, perciò consigliabile non solo agli amanti del genere. Appassionato e appassionante. VOTO: 95/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/03/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/mascarawave RECENSORE: Johnny Love MECHANICAL GOD CREATION Cel XII Nelle nove tracce di infernale death metal che compongono questo lavoro non c’è spazio per la pietà. Canzoni dirette, veloci, ritmiche serrate dalla doppia cassa sempre protagonista intervallate da brevi aperture in mid-tempo che ripartono immediatamente violentando i vostri poveri timpani. Molto buona la preparazione tecnica di ogni singolo, produzione eccellente, songwriting sicuramente non innovativo ma comunque di effetto con alcuni pregevoli riffoni torcibudella che faranno scuotere per bene la testa degli amanti del metal estremo. Un plauso alla cantante, assolutamente perfetta in questo ruolo che di solito, visto il genere, è esclusiva dei maschietti con rare eccezioni. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/07/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/mechanicalgodcreation RECENSORE: Pino F. MEGAHERA Lethal noise of violence
Un gruppo che suona pezzi propri, questi Megahera, ma che tributa nelle sue influenze e nella sua proposta un retaggio culturale ricco di un sostrato che pesca a piene mani dagli anni '80, fino a quel glorioso ed irripetibile periodo '86'88, prima che grunge e alternative rischiassero di spazzare via tutto. Perchè sia NWOBHM, sia thrash metal hanno giocato un ruolo fondamentale per questi ragazzi sardi, che si sono cibati di Raven, primi Metallica, Angel Witch, Anvil, Anthrax, Motorhead, ed anche qualcosa che per
allora era davvero estremo, ovvero i Venom. La struttura dei pezzi è semplice, come è giusto che debba rimanere in tale ambito, senza fronzoli e con brani di media durata, ma che fanno facilmente presa nella testa dell'ascoltatore, data l'immediatezza di strofe, refrain ed assoli, che troveranno il loro punto di forza su di un palco; me li vedo bene in un festival con gli svedesi Wolf, gli americani White Wizzard e gli inglesi Pitiful Reign, giovani leve che ben rappresentano l'ottimo stato di salute della nostra musica preferita. Nulla aggiungono e nulla tolgono a ciò che è stato fatto e detto 25 anni fa, ma non abbiamo bisogno di sperimentazioni da intellettuali, perchè squadra che vince non si cambia, e perchè siamo inguaribili amanti di quella musica fantastica chiamata heavy metal. Una macchina del tempo chiamata Megahera, diretta a tutta velocità verso il 1984. Grandissimi. VOTO: 82/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/07/10 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/megahera RECENSORE: Jurgen Kowalski MELPEIN Silenziosi Frastuoni Prog o metal sinfonico? Questo è il dilemma… Il full-length dei Melpein, al di là delle catalogazioni, prevede un uso massiccio di tastiere e di passaggi tecnici pregevoli, condito da voce femminile e testi in italiano di un certo spessore e mai scontati. Questo fa della band una potenziale rivelazione, ma ci sono ancora alcune cose da perfezionare per ottenere un prodotto veramente sopra la media. Che non riguardano di certo l’aspetto tecnico, dove non si può proprio rimproverare niente, ma piuttosto (a mio avviso) l’amalgama tra voce e tappeto sonoro. Se nelle parti più lente e melodiche i Melpein suonano come un’affermata band con alle spalle anni e anni di onorata carriera, nei frangenti più pesanti talvolta (non sempre) la voce non lega con la musica e sembra quasi inadatta ad esprimere il carico di veemenza che invece ci si aspetterebbe, risultando un po’ fuori luogo. VOTO: 72/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/03/10 GENERE: metal prog
SITO WEB: www.myspace.com/mapomapoband RECENSORE: Pino F.
MENGHUA The menghua Grigiume d ottobre, il sole sembra si sia dimenticato di sorgere. Parte la playlist con l ep dei Menghua. Direi un gruppo azzeccato per questo particolare periodo dell anno. Sonorità sporche non ben definite. Voce lamentosa nel background. “It's time for me to go” fa da incipit a questo interessante ep. Basso mega distorto e la chitarra che entra in loop danno un senso di estraneità dalla realtà. Ricordano i primi Radiohead, confusionari, lisergici, incazzati. “Alan Benjo” è sulla falsa riga della prima, stessa struttura, altro giro di chitarra e stessa voce proveniente da un altro pianeta. La quarta traccia “downtown”è diversa dalle prime tre. Si sente maggiormente la sonorità indie, primordiale a modo suo e inquinato da punte di grunge. Le rimanenti tracce “Black coffee” e “End of Hzanaey” non danno particolare segno di cambiament rispetto al resto delle composizioni. Menghua, come sonorità ci siamo, manca forse un po' di fantasia. Le tracce risultano troppo simili tra loro. Io inquinerai il suond con qualche effetto elettronico. Un buon MicroKorg in mezzo ce lo vedo benissimo. Attendo altre lavorazioni...buon lavoro ragazzi VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/10/10 GENERE: post punk
SITO WEB: www.myspace.com/menghuamusic RECENSORE: Franky MERRY WIDOW Favole Per ascoltare un vero cd di punk con i controcazzi ci dobbiamo spostare all'estremo nord ovest, sulle rive del Lago Maggiore, esattamente a Verbania da dove provengono i tre Merry Widows. Rabbia, disagio, angoscia, disperazione, storie di città, di amori malati, di alcol, insomma storie di vero punk, cantate in italiano e anche bene! Certamente il terzetto verbano conosce molto bene quel punk-rock-melodico da
cui prende spunto... ha ben metabolizzato il lavoro svolto dagli Husker du, dai Kina, dai Negazione, dalla scena hardcore di metà/fine anni '80 che ha visto in Italia una stagione dorata, ne ha preso alcune cose e le ha personalizzate inserendo elementi tipicamente rock, e derivazioni plumbee post punk. "Guardo il tempo" è un inno, "Favole" un brano sull'amore vissuto in strada, senza orpelli, "Non mi fermo mai" pura furia hardcore. La prova della maturità (dopo un demo, un cd e un mini, più tante altre belle collaborazioni) è stata ampiamente superata, e non sono piccole ingenuità (il testo di 95°), peraltro giustificatissime nel punk, a scemare il giudizio verso i Merry Widows. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/09/10 GENERE: punk - rock
SITO WEB: www.myspace.com/mwtriopunk RECENSORE: iSo MESTRUOPHAGIA Anal suture Ahah! Che buontemponi questi porno addicted! Perchè in un porn-grind dalla tecnica pari a 0, così come 0 è la complessità compositiva, almeno sono così simpatici da farci ridere un po' e farci passare i 20 minuti scarsi (per 16 pezzi) con allegria e spensieratezza. Questo credo fosse il loro obiettivo, e non l'originalità o la cervellotica musicale; se ne deduce quindi che, tra dildos, scopate necrofile, masochismi vari e incursioni anali, i nostri pornofili siano riusciti nel loro (sporco) intento. Da notare "Mi piaccion le sbarbine (a kappella)", breve ma simpatico coretto di Bud-Spencer-iana memoria, che ad un certo punto fa il verso all'omonima canzone dei demenziali Skiantos. 3 per la proposta musicale, 9 per la simpatia. VOTO: 62/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/06/10 GENERE: porn - grind
SITO WEB: www.myspace.com/mestruophagia RECENSORE: Jurgen
MICROWAVE WITH MARGE Microwave with Marge ovvero condensare un album in poco meno di un quarto d'ora. Noise all'ennesima potenza con le influenze più disparate e la necessita di disturbare. Non si possono descrivere like a ready made un gruppo punk che suona rockabilly. Tiky liky Noise con i Melvins in pole position. My cats jumps on the closet un singolo noise così ve lo sognate, il basso intesse le trame le chitarre costruiscono melodie malate e la batteria ha reminescenze disco '70 nel chorus/bridge, fino al finale sintetico. 70 cents forse una parodia del rapper americano?? non credo At the drive in meet melvins. Giglin videogioco difettoso. Children Twister con le percussioni urbane è un testo che vi ossessionerà. Blaze away il singolo definitivo che chiude il discorso. A metà strada tra il nonsense e il genio i Microwave mi stupiscono come Sun @ 9 mettendo in luce più il lato rumoroso della questione. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 27/02/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/microwavewithmarge RECENSORE: Samp MOLLY SANDERSON Dei Molly Sanderson si assaporano le sonorità della corposità dei vocalist che rendono i pezzi, nel loro insieme, così particolari e molto piacevoli da ascoltare. Ogni pezzo è ben curato e ben completato da una buona parte strumentale. Sono molto differenti i quattro pezzi, creano quella giusta atmosfera, suspence e perche’ no, di adrenalina. I loro brani sono sia in italiano che in inglese e vi si assaporano atmosfere old stile. I pezzi sono molto “elettrici” dove gli assoli della chitarra sono una sensazione unica, quasi come l'estensione vocale in ottave del cantante e dei coristi. “Now You're gonna die” è il primo brano. Il pezzo è ben bilanciato tra la parte musicale e la parte cantata. L'energia che esce dalla chitarra è sorprendente. Il canto è
molto ben impostato con note in tonalità bassa per poi passano naturalmente a tonalità più acute. Anche nei pezzi in inglese si assaporano grandi sensazioni e miscele melodiche uniche tra le parti cantate e i pezzi strumentali. Vi auguro di continuare su questa strada, vi suggerirei solo di scrivere una canzone in italiano. Il vostro sound è qualcosa di unico, cercate di non cambiarlo. Mi auguro che myspace vi possa dare il giusto lancio, sarebbe quanto meno dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno cercando un loro stile. VOTO: 97/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/02/11 GENERE: alternativo rock
SITO WEB: www.myspace.com/mollysanderson RECENSORE: Jean Marie MON RE’VE pornopoesia
1. PORNOPOESIA Non poteva iniziare diversamente questo disco; bellissimo pezzo sempre tirato e mai banale con una grande voce a riempire la parte strumentale già completa di per se. 2. DESIDERI Ancora un pezzo semplice e grosso. Le chitarre fanno un bellissimo lavoro e la qualità di registrazione aiuta l'ascolto. Anche il testo, pur semplice, incide molto e ti lascia con quella curiosità di capire di piu. Il basso è ben suonato e ben equalizzato non emerge troppo ma è presente. 3. NON C'è GELO Sonorità calde questa volta avvolgono il mio cuore e mi fanno viaggiare sulle note dondolanti della chitarra. A livello musicale credo che questa terza traccia sia la piu riuscita. 4. SOSPIRI Vivace il pezzo e convincente sotto l'aspetto strumentale. La linea melodica a mio avviso è ripetitiva e senza quella creatività che fin d'ora ha caratterizzato l'album. 5. JULIETTE Bellissima canzone. Le chitarre ipnotizzano e la batteria davvero un tocco magistrale. Il basso è meraviglioso presente dentro questo vortice infinito. Azzeccatissimo l'effetto alla voce. 6. LUNA KILLER Questi ragazzi dimostrano anche di saper suonare live e lo fanno con questo pezzo carico di adrenalina. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/11/10
GENERE: alternative/rock
SITO WEB: www.myspace.com/monreveband
MORNING OMEN Things we left behind
RECENSORE: Spito MOORKRAD Si potrebbero udire musiche in un ipotetica trasposizione cinematografica di un libro di Emily Craig . Una pellicola che renderebbe giustizia alla ben spinta registrazione dei MoorkraD, registrazione che regala ampio sfogo a quelle che sono ritmiche di matrice brutal-metalcore. Ed ecco che dopo alcuni mesi o meglio anni di cambi repentini di line-up pare proprio che i 4 siano usciti dalla camera oscura e siano pronti a proporsi più badboyz e badgirl ( al basso troviamo Laura) che mai. Ad intrattenerci nella sezione vocale ci sono Ale e GiordY che intrecciano un funzionale dialogo canoro in buona parte del percorso che ci porta all’ascolto delle quattro tracce proposte, percorrendo forse per troppo tempo le medesime strade. Del resto è ben noto che il linguaggio ha le sue storie, i suoi sentimenti, ed i pensieri saranno più gratificanti. Con l’open song “3f” si assapora l’old style e si annusa il sudore del miglior Phil Anselmo, quasi un omaggio ai sommi Pantera, e questo lo si apprezza. Davide ha una buon approccio con le pelli e le sincopi da lui prodotte danno un apporto “barocco” e stilisticamente corretto al prodotto finale, forzando la mano in alcuni passaggi denota un giovane e caldo desiderio di osare sempre più. Le prime 2 tracce scorrono veloci ed ecco arrivare le note di “Empty soul” è una traccia interessante, infatti dopo 2 minuti circa dall’ascolto si apre una parentesi ‘tallica style che tende poi svoltare in un geniale cambio ritmico ed è forse la song nella quale le chitarre di Savy ,vagamente esuli dal genere ,s’impongono con un proprio stile, senza pedanteggiare la propria presenza e rendendo in taluni passaggi meno scontato l’ascolto rendendo più varia la collocazione classista. Oh! Continuare così!!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/03/10 GENERE: thrash/ metal /hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/moorkrad RECENSORE: 3oris?
Sono attivi solo da due anni i napoletani M.N., ma dalle cinque tracce che hanno composto in questo demo-ep, si può evincere che la corrente ispiratrice della band, nonché la sua alchimia in fase di esecuzione, siano già di buon livello. Cinque tracce di lunga durata, in un progdeath che ricorda gli Opeth, ma anche influenze doom-death in stile Novembre, ed anche atmosfere più riflessive e melodiche sulla falsariga dei Katatonia. Registrazione perfetta e tecnica ottima proiettano la band tra quelle da seguire per l'immediato futuro, segnandosi il nome per eventuali concerti; la durata delle canzoni non fanno calare l'attenzione nell'ascolto, ma anzi scoprono man mano sfaccettature ed umori diversi a seconda del momento del brano, ora aggressivo e screaming/growling, ora pulito e melodico per lasciare spazio a riflessioni e parti più intimiste. Attendiamo allora il nuovo corso della band, annunciato dalla stessa come più depressivo e psichedelico, ma nel quale confidiamo sia ben riuscito come questo. Alla prossima sfida. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/09/10 GENERE: prog death
SITO WEB: www.myspace.com/morningomen RECENSORE: Jurgen Kowalski NAILSEATERS Nervous punk I NAilseaters provengono da Brescia e ci propongono un demo di 4 pezzi. Fin da subito mi colpisce la copertina molto semplice ma d’impatto grazie all’uso di colori sgargianti e di un cane credo stilizzato mentre sta correndo all’impazzata.. davvero bella idea. Prima di iniziare con le canzoni cito alcuni punti salienti della storia del gruppo formatosi nel 2005 come trio ma solo nel 2007 hanno raggiunto l’attuale formazione che ha portato alla maturazione ed ad una loro identità musicale. Il genere di musica che ci propongono è un mix tra il punk inglese old style e il brit pop, quindi comunque sono molto legati alle tradizioni della musica europea.
Se non fosse per la voce , molto stile punk 77 grezza sporca e graffiante al punto giusto ,le sonorità di chitarra e sezione ritmica potrebbero fare quasi invidia ai gruppi brit dei giorni nostri, a volte però risultano essere un po’ troppo sentite.. bella comunque l’idea di aggiungere strumenti non convenzionalmente usati nel punk. Molto bello il riff di chitarra in WHAT WE ARE WAITING FOR, canzone che rimane la mia preferita all’interno di questo demo. Sicuramente deve essere interessante vedere in una situazione live questi ragazzi, dove di certo sapranno dare il meglio di loro e rendere + aggressive le canzoni. Complimenti Raga, continuate così!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/08/10 GENERE: brit pop/punk 77
SITO WEB: www.myspace.com/nailseaters RECENSORE: Simone NAMELESS CRIME Modus operand! I napoletani Nameless Crime sono un nome già noto
nell’underground italiano: autori in passato di lavori dai giudizi altalenanti ed impostati più che altro su uno stile che faceva delle sonorità classiche il principale punto di riferimento. Due anni fa però ecco la rivoluzione: della formazione iniziale resta solo il bassista Raffaele Lanzuise (quello dei precedenti lavori“Nameless Crime” e “Law And Persecution” ), mentre la chitarrista Maddalena Bellini ed il batterista Daniele Ciao arrivano nella band dopo aver messo da parte il validissimo progetto Endorphine; tocca poi al vocalist Dario Guarino ed al tastierista Dario Graziano (ex-drummer dei Nameless Crime) andare a completare una line-up nuova di zecca. Naturalmente quando gli elementi fondamentali di un nucleo cambiano l’espressività, le meccaniche compositive e sonore: qui siamo di fronte ad una grossa e rigida sferzata tanto che i nuovi Nameless Crime si impongono come una band nella quale a trionfare sono le nature ibride di un sound che ingloba al punto che si trovano spiccati elementi techno-thrash e post thrash nonché ad alcuni raffinatissime aperture prog. Provate a pensare a dei Nevermore un po’ meno complessi, più
introspettivi ed emozionali e che fanno largo ed equilibrato uso di tastiere, piano ed effetti per dare profondità e spessore alle proprie composizioni: fatte le debite proporzioni, ci troviamo di fronte infatti ad un cambiamento paragonabile a quello effettuato dai Forbidden con “Distortion” con risultati finali di un certo rilievo. Non l’ho premesso prima ma questo “Modus Operandi” è un disco tutt’altro che di facile approccio: richiede numerosi ascolti per essere apprezzato nelle sue molteplici sfaccettature e nella sua ricerca della via personale al metal. Questo è il cd che fa fare un salto di qualità alle ambizioni del gruppo. I pezzi composti dal combo spaziano con fluidità attraverso un largo spettro di emozioni e spiccano tra le altre la opener “Feedtime”, “Sleepwalking”, “Season in grey”, “Akinesis” e del singolo “Unsigned” (nel cd è presente anche in traccia multimediale il video del singolo), nelle quali si nota quanto la band riesca a colpire nel profondo l’ascoltatore grazie anche ad un cantante con le carte in regola per conquistare anche chi non apprezza il cantato troppo interpretativo ed impostato: i brani che compongono “Modus Operandi” appagano a pieno. A voler trovare un punto debole di questo platter ci sarebbe la canzone “Under the bridge of sanity” che è piuttosto scontata e prevedibile come composizione: ricorda pesantemente gli Anthrax di “Sound of white noise” ma tutto sommato è traccia che non stona completamente nel lavoro dei partenopei anche se ci si sarebbe aspettato altro da quelle che sono le potenzialità espresse nelle altre canzoni. La definita identità dei singoli episodi, il decisamente buon inglese di Guarino, la produzione asciutta ma precisa di Frank Andiver e Maddalena Bellini, l'interessantissimo e prestigioso mastering a cura di Alan Douches ai West West Side Music di New York; si può notare anche la grande cura, quasi maniacale, in sede di arrangiamento. La complessiva alta qualità di questo prodotto rende “Modus Operandi” un disco da scoprire ed apprezzare senza alcun timore. Regalo della band a fine cd è una ghost track acidamente psichedelica oltre alla già menzionata traccia multimediale. In conclusione i Nameless Crime hanno dimostrato di avere macinato tanto e di essere capaci, in questo momento, di dare alle stampe qualcosa dotato di una maturità e dimostrazione di poetica crepuscolare di tutto rispetto. VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/02/11
GENERE: thrash – techno thrash
SITO WEB: www.myspace.com/namelesscrime RECENSORE: Alessandro Schümperlin NATRIUM Inscribed in the victim scars
Death metal band proveniente dalla Sardegna che, partita in origine con un thrash anni '80, si è poi spostata verso lidi molto più estremi, reclutando successivamente un chitarrista di estrazione brutal e grind. Dopo un primo album uscito nel 2005 per distro e piccole label,la band si è parecchio affiatata grazie a date anche all'estero e un gran lavoro in sala prove; ciò ha portato sicuramente ad un miglioramento nella tecnica che, pur non essendo da 9, è comunque buona e cosa ancor più importante, conferisce ai pezzi compattezza e precisione. Qualcosa proveniente dal thrash è rimasto in alcuni assoli, mentre lo stile delle chitarre e soprattutto il cantato è death metal. La band non va velocissima, salvo in rari casi, preferisce tempi più cadenzati puntando sulla pesantezza delle chitarre, ascoltare ad esempio "Compulsive enslavement", dove un break a metà canzone sfiora addirittura il doom! Sembrano un po' degli Immolation rallentati, con atmosfere oscure e mortifere. Da migliorare probabilmente la produzione con suoni meglio definiti (attenzione,non più puliti!), a meno che non sia stata intenzione della band di essere volutamente retrò nella registrazione, non badando a fronzoli e risultando più primitiva e feroce. Buona band, può migliorarsi ancora, ma da tenere d'occhio per il prossimo futuro. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/05/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/natriumspace RECENSORE: Jurgen NEGATIVE SUN genesi
Ascoltando il demo della thrash metal band veronese viene da chiedersi : “ Ma siamo tornati all’83?”.I Negative Sun sanno molto dei vecchi metallica di Kill ‘Em All e per gli amanti dell’heavy/thrash con qualche influenza hc questo progetto potrebbe essere una sorta di ritono al passato. Il
demo è composto da quattro pezzi tiratissimi e come prologo hanno pensato bene di inserire nella prima traccia, chiamata Explosion Brain, un pezzo acustico che sembra vada a creare uno stacco più o meno deciso con l’entrata del d beat e della ritmica che oserei dire omicida. Un susseguirsi di tracce old school thrash che coinvolgono l’ascoltatore , a partire dalla prima “ Explosion Brain” ,di cui abbiamo parlato in precedenza, alla cattivissima “It” che fa sembrare davvero poco nostrano questo gruppo ( per chi conosce la bay area sa di che parlo ). Notevole il lavoro strumentale di tutti , davvero molto omogeneo e micidiale : gli assoli di Marco ( chitarrista solista ) si fondono in maniera a dir poco perfetta con le ritmiche e la voce di Davide ( voce e chitarra ritmica ) e la parte ritmica, guidata Mattia ( batteria) e Alessandro ( basso ) , risalta appieno la dinamica dei giri. Che dire , una delle poche band underground che ricordano gli anni in cui l’Heavy /Thrash dettava legge!!!
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/10/10 GENERE: heavy/thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/negativesun2 RECENSORE: Cannibal NEW DISORDER Hollywood burns I New Disorder sono in gamba!, i loro arrangiamenti e loro canzoni spaziano dal rock al rock/ballad. I loro 8 pezzi sono belli uno più dell'altro. Quasi tutti i brani hanno dei lunghi passaggi solo musicali, e chiudendo gli occhi uno può farsi facilmente trasportare dalle vibrazioni delle corde della chitarra o degli altri strumenti e pregustarsi la musica che poi ne seguira'. Lasciarsi andare alla melodia è come, in un certo senso, esserne protagonisti. Il brano Escape è qualcosa di particolare, quasi grandioso, veramente coinvolgente negli arrangiamenti. Anche gli altri pezzi si basano su sonorità particolari e su arrangiamenti molto riusciti. Il mio pezzo preferito rimane comunque Escape. Questo gruppo in questi brani, ha espresso generi leggermente diversi, forse perchè alla band piace cosi' oppure vuole far sentire il suo grande potenziale. E devo ammettere che ci sono riusciti , non hanno solo un gran potenziale ma sanno esprimere al meglio ogni canzone. Cari
New Disorder, la vostra musica ha molte influenze giuste, perchè il prodotto finale che si ascolta è davvero molto entusiasmante e sonoro. Anche per voi l'augurio che possiate continuare a esprimervi in questo modo e con queste sonorità ... di nuovo complimenti! VOTO: 89/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/03/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/newdisorderband RECENSORE: Jean Marie NEXXT Addicted to sin Band attiva da ben 15 anni, con due precedenti demo alle spalle, si ripresenta ora agli occhi di pubblico e critica con l'album di debutto succitato, pubblicato dalla Hurricane Shiva Records, e composto da 10 terremotanti pezzi. Il gruppo non ne vuole sapere di etichette e catalogazioni, però per dovere di cronaca -e per poter descrivere meglio la loro proposta- bisogna dire che le coordinate stilistiche variano dal thrash metal, genere del quale i membri della band si cibano maggiormente, a qualche sprazzo death, a echi di metal moderno. E dico metal moderno, non metalcore, perchè i pezzi picchiano e tirano, con accelerazioni e cadenzati in stile "mosh" che tanto riportano indietro nel tempo, ma pur rispolverati oggigiorno; la voce è incazzata e scartavetrata, come un Mille Petrozza che fa un duetto coi Korn. Il bilanciamento tra moderno e tempi d'oro che furono lo si ha anche nella produzione, thrash al 100% ma al passo coi tempi, ottenendo un buon risultato per un disco che, essendo metal, non deve essere troppo "laccato". Un buon debutto quindi, che non mancherà di mietere vittime anche in sede live. VOTO: 67/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/05/10 GENERE: metal
SITO WEB: www.myspace.com/nexxtmetal RECENSORE: Jurgen
NINIVE Insonne Il combo Ninive prende forma dallo split degli Spleen; il nome deriva da una città assira, rasa al suolo dai babilonesi nel 612 a.c., ma i nostri sono molisani suonano dark wave anni ’80 con vaghi ricordi di ispirazioni di Band altisonanti del genere, che sovente hanno lasciato in ognuno di noi forti emozioni, miscelandolo sapientemente con dell’alternative rock attuale. La loro carriera, iniziata nel 2003, passa attraverso punti importantissimi della scena rock italica quali MEI e Italian wave, fino ad arrivare al contratto con CNI Music e quindi a giungere a questo loro primo lavoro. C'è del dark-rock in "Insonne", che affonda le radici nella più classica wave del “secolo scorso” e uno spirito indie alternative odierno. Un po' come se i Joy division e i Cure decidessero di Jammare con Verdena e con un pizzichino di synth alla NIN. Ok, detta così pare una cosa indigeribile o senza una reale forma, eppure i Ninive costruiscono una propria fisionomia e forgiano questo cd a loro immagine e somiglianza, definita e riconoscibile, hanno gusto per gli arrangiamenti, cosa non semplice decidendo di stare sul filo del rasoio di più di un genere come fanno loro: le loro composizioni riescono a dare sensazioni all’ascoltatore equiparabili a quelle che si provano a osservare la finestra, con un filo di malinconia, mentre fuori piove e i vetri si appannano di grigiore esistenziale. Linee di basso in primo piano e come grande lustro ci sono le tastiere; le songs costruite sull'atmosfera e prevalentemente sulla voce intensa di Marino, vero protagonista delle amarezze postmoderne dei molisani. Unica pecca è sentire le chitarre a volte lasciate a “cornice” delle canzoni. Canzoni che spiccano? Direi la opener “Emily insonne”, “Umore viola”, “Presence” (unica canzone cantata da Marino in inglese), “Back carillon”, “Dead star at dawn” (di cui è possibile vedere il video diretto dal regista William Mussini) e “Improvvisa notturna”. Interessante e aggiungerei audace, la scelta di voler cantare prevalentemente in italiano, in un periodo, ed in un genere, che prediligerebbe per le vendite il canto in lingua straniera, inglese in primis e tedesco e francese. Curioso anche il fatto che abbiano utilizzato diversi titoli in inglese
per poi stupire l’ascoltatore con il testo in italiano. In conclusione album da avere sia per il grande lavoro presentato dai ragazzi molisani che per la passione, per la cura di arrangiamenti e mixaggi e perché sarebbe il caso di supportare anche qualche band nostrana che ha da dire qualche cosa e i Ninive hanno molto da dire con questo loro “Insonne” e non ultimo il costo esiguo del cd. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/02/11 GENERE: dark wave - alternative
SITO WEB: www.myspace.com/niniveinsonne RECENSORE: Alessandro Schümperlin NIOBETH The shining harmony of universe
Quartetto Spagnolo, voce femminile, sinfonici e un filino troppo ambiziosi, quest a la fotografia dei Niobeth. Il combo guidato da Itea Benedicto si forma ad Albacete nel 2004 e due anni dopo arriva il primo demo "Oceans Of Stars"; passano altri due anni e giunge il full-lenght "The Shining Harmony Of Universe” che circola prima in Spagna e Giappone (chissà perché farlo passare casualmente là...) e solo con il contratto firmato nel 2010 con Alkemist Fanatix il disco viene rilanciato in tutto il mondo. La tracklist comprende udite udite una "cover" di Mozart “The magic flute” (l'aria della Regina Della Notte dal Flauto Magico) che purtroppo, a parer mio, è l’apice di tutto il platter, cosa è un filino preoccupante. Per citare le altre tracce degne di nota, posso dirvi: “Secrets”, “Dance Of Tragedy”, “The Awakening” e la bonus track, la tredicesima, in lingua giapponese "Kowasani Furuete", dedicata alle vittime delle due bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki. Nei 70 minuti di di CD si sentono apertamente i riferimenti a Nightwish in prima battuta quindi si sentono sonorità Within Temptation, Tristania e vaghi rimandi al prog anni 70 che non hanno molto a che vedere con il genere; non dimenticandosi della propria Terra, fanno l’occhiolino ad una delle band più importanti in Spagna in ambito power e folk; Mägo de oz, in certe scelte folkeggianti ed alcune cavalcate care ai Mägo.
Itea, ovviamente, dimostra di avere un bagaglio di tutto rispetto per gli studi da soprano che ha fatto, peccato che la cosa in 70 minuti di album diventi a volte stucchevole più per la durata dei pezzi che non per l’ostentazione delle sue capacità. Stessa cosa vale per i colleghi, i quali sono certamente bravi e preparati, ma oggettivamente i pezzi sono troppo lunghi e non sempre curati fino al minimo dettaglio: minor durata di alcuni brani e più cura nel mixaggio e nella produzione avrebbe di certo giovato a tutto il disco e questa “mancanza” fa si che non spicchino a dovere alcune parti quali i soli. Inoltre nelle canzoni si sente troppo l’intervento “sintetico” sui synth troppo ‘tastierina’ e sulla batteria, spudoratamente elettronica, errore non da attribuirsi ad una band che non è, o non dovrebbe essere, alle prime armi; certo con la nuova casa discografica alcune pecche sono state migliorate, ma si sente ancora troppo il sintetico. Troppe idee: si rischia di non sfruttarle come si deve. Le capacità ci sono, ma non sempre eseguire tecnicismi e arrangiamenti corposi e pomposi risulta essere la soluzione vincente; qualche minuto meno, qualche canzone più “leggera”, un'esecuzione più asciutta, e magari si sarebbe potuto assimilare meglio questo loro lavoro. In conclusione questo The Shining Harmony Of Universe è un lavoro solido, tutto sommato appassionante per chi è un fruitore del genere anche se il rimando ai Nightwish è così scontato da penalizzare la band.
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/02/11 GENERE: symphonic power metal
SITO WEB: www.myspace.com/niobeth RECENSORE: Alessandro Schümperlin NO REASON Rock Hysteria
Non poteva iniziare meglio il cd dei NO REASON con un intro molto bello e di grande impatto atmosferico..la giusta suspance. Ci avviciniamo al prog con il primo brano SOULKEEPER ben suonato. Forse la voce emerge troppo rispetto alla musica e rischia di essere un po sgradevole all'orecchio. I pezzi si susseguono piacevolmente tra melodie armoniche come FEEL REJECTED e piu ritmate come ROCK HYSTERIA. Peccato per il mixaggio generico perchè sono state sacrificate molte frequenze basse
per far emergere quelle medio-alte risultando un pò freddo come sonorità. Molto sorpreso piacevolmente per la ghost track RASTA SAFARI, davvero una bella sorpresa. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/07/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/noreasonrockband1 RECENSORE: Spito NO BLAME Burning the blindfolds Attivi dal 2007, questo gruppo di Bari ha appena pubblicato il suo Debut Album dopo diversi EP e un tour europeo molto appagante. “Burning The Blindfolds” si rivela un album con un sound possente fin dalla prima traccia: l’unione perfetta tra la voce pulita e la voce scream non può fare altro che coinvolgere l’ascoltatore. Ottimo l’utilizzo di tracce più calme tra le canzoni più hardcore spezza perfettamente l’ascolto, canzoni strumentali come Nocturne e Clouds sono un vero toccasana per l’ascolto. Per le restanti canzoni viene utilizzato un metalcore molto melodico in diversi casi, ovviamente non mancano tracce di puro scream come While Your World’s Frail, una delle più belle dell’album, con un bellissimo assolo di chitarra. Questo Album, molto probabilmente, renderà particolarmente bene dal vivo con i cori puliti che spezzano nettamente lo scream. Il bello di quest’album è la sua lontananza dal banale e dalla superficialità, uno degli album metalcore più belli che siano usciti negli ultimi tempi. Non mi stupirò se questi ragazzi faranno strada nel giro di pochi anni. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/07/10 GENERE: metalcore
SITO WEB: www.myspace.com/noblame1 RECENSORE: Enrico NORTHANGER The sons of asgard Davvero interessante questo primo vagito autoprodotto dalla band nord-piemontese, formatasi alla fine del 2006 e, come quasi sempre capita agli inizi, passata tra diversi cambi di formazione; il monicker, che trae
origine dalla rabbia degli dei del nord, non delude ciò che l'ascoltatore andrà ad udire, ovvero metallo puro ed incandescente che, come una colata nel cuore di una fonderia, si abbatte su ciò che incontra. Ci sono alcuni spunti powereggianti, ma solo una derivazione, una sfumatura che qua e là compare e che non ha niente a che fare con tastierismi ipervitaminizzati, compagnie sinfoneggianti o "rhapsodysmi" vari; piuttosto un heavy metal classico che ogni tanto incrocia quanto fatto dai Gamma Ray nei lavori più datati, ed un'atmosfera che sa di nord Europa, epiche battaglie, valori ed orgoglio, come se gli Amon Amarth suonassero come dei Running Wild incrociati con gli Stormwarrior. La voce è però acuta e non si può non pensare ai Majesty, mentre la produzione è potente, buona e sa valorizzare le chitarre, soprattutto negli assoli; davvero un buon esordio per la band piemontese, a dimostrare che l'Italia del metal c'è, ed è anche in buona salute. Horns up, Amburgo non è poi così lontana...Skall! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/05/10 GENERE: power metal
SITO WEB: www.myspace.com/northangerarmy RECENSORE: Jurgen NOVABRINE Dalla provincia Milanese escono nel 2008 i Novabrine, formazione che scuote l’anima musicale con una miscela propria di influenze tipicamente Alternative e Crossover. Pezzi caratterizzati da un sound compatto e organizzato; una dosata miscela di minimalismo, effettistica e reminescenze Nu metal nell’approccio, meditato ma liberatorio. “The Pioneer”, uno fra i pezzi più strutturati, rispetta quanto sopra elencato, permettendosi addirittura di ricordare i Tool e secondo il mio giudizio anche dei certi Rival Schools, per poi concludere con degli azzeccati effetti chitarristici dalle forti tinte atmosferiche. Una delle formule vincenti di questa band è l’efficacia nell’alternare delicate strofe di memoria Dark (echi di Joy Division sullo sfondo) e ritornelli emotivi con melodie vocali di grande presa, sospesi fra i primi 30 Seconds to mars e i migliori Deftones. Anche “Aquatic Species Program” prosegue tali coordinate, seppure su binari differenti. Le chitarre hanno un buon gusto: arrangiamenti mai invadenti, melodie determinanti, pulizia scarna ma grintosa. Un tappeto ritmico con basso pulsante e
batteria sostenuta gestiscono infine le fondamenta della canzone, sempre caratterizzato dalla voce malinconica ed interpretativa di Ivo. Nell’insieme questi pezzi compongono un puzzle davvero riuscito, specie se si pensa alle idee e anche alla discreta qualità di produzione, quasi ai livelli di un vero e proprio ‘album’. Gli unici consigli che vorrei dare per il futuro della band sono i seguenti: - Distinguere maggiormente la voce dalle altre proposte. A volte la timbrica del cantante, benchè ottima e mai fuori posto, è debitrice di stilemi già usati da molte altre band blasonate del settore. - In generale, come impatto sonoro, una dose di aggressività maggiore forse aiuterebbe ad evidenziare ancor meglio i caratteristici chiaroscuri (aggressività e melodia) presenti nel sound. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/04/10 GENERE: alternative rock /nu metal
SITO WEB: www.myspace.com/novabrine RECENSORE: Cristiano Poli NUT L'Ep si apre con preludio, un loop di campane, che delinea in modo inequivocabile che quello che l'ascoltatore andrà ad intraprendere è un viaggio visionario. Autunno è un pugno in faccia acido in bilico tra Afterhours e l'alternative italico, qua è la presenti qualche pennellata di elettronica (influenze tooliane e degli a perfect circle riemergono). I testi fortemente poetici e introspettivi vengono colorati da intrecci melodici ossessivi. Dea è una ballata elettrica, che nei cantati mi ha ricordato i Negramaro, notevoli le armonizzazioni delle voci, interessantissimo l'arrangiamento del basso, il pianoforte unisce la struttura acrobatica del pezzo, e addirittura degli scratch si insinuano nel pezzo. Metempsicosi mi ricorda gli apc di amotive nel suo incedere elettronico tra campanelli e chitarre graffianti. Branchi d'onde si muove tra terreni vergini come avevano saputo fare i Subsonica, l'ascolto non è immediato e la ripetizione aiuta ad apprezzare lo sviluppo, in bilico tra NIN e Mistonocivo, ma con tantissima personalità, fino a distruggere tutto per poi ricostruirlo. Chiude Empatia, pezzo che suona familiare già al primo ascolto, a questo punto del disco i nostri hanno già fornito tutte le chiavi di lettura del loro comporre, eppure ci sono ancora infinite sfumature da
decifrare. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/09/10 GENERE: alternative/progressive
SITO WEB: www.myspace.com/nutbanditaly RECENSORE: Samp
tecnicamente apprezzabili per gusto e coerenza con il resto delle composizioni. così parlò Zarathustra. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/05/10 GENERE:
SITO WEB: www.myspace.com/odatto RECENSORE: 3oris?
ODATTO CHERNOBIL Sanno che ci sei Ma che mi importa dei vostri buoni. (F.Nietzche) Ho sempre adorato la macedonia,questa frutta di diverse nazioni fatta e pezzi, come caduta in battaglia e riposta in recipientecontenitore. Hai la possibilità o l’obbligo di nutrirti anche con frutta non prediletta. In questo caso la macedonia potrebbe essere la varietà delle tipologie di stili musicali, gli attrezzi potrebbero essere gli strumenti musicali, corde vocali comprese, il contenitore gli “Odatto Chernobil”. E più che mai in questo frangente gli Odatto Chernobil col loro FullLenght distribuito da audio globe vogliono e sanno dimostrare che melodie pop-punk, ritmiche metalcore, growl in stile grind, testi in italiano, come non diciamo chi e look ben curato per la giusta immagine, se ben mischiati hanno un loro potenziale e possono incuriosire l’orecchio offrendo un impatto sonoro potente ed inaspettato. Si mettano dunque in ascolto estimatori dei vari generi perché all’orizzonte i ragazzi, spaziando dai Bullet for My Valentine ai tipi italiani (quelli che ti porti a scuola), focalizzano un quartetto tecnicamente superiore anche se i testi non sono propriamente adatti alla candelòra. Dall’ascolto delle canzoni proposte si evince un eccessivo ricorrere ai cori e all’utilizzo delle back voice e sono forse ripetitive nella loro versione pop-punk con bridge growl ma col sopraggiungere delle diverse melodie e note in cavalcata libera come nel caso di “inutile” o di “un isola nel buio” nella quale si alternano solo guitar e parti obbiettivamente ben spinte in carismatico alternarsi di sonorità, il tutto prende trasporto emozionale, e di base ci si nutre, stiamo ascoltando una macedonia, e tutti i sapori vanno mescolandosi e ne godiamo. Non è sempre detto che la troppa linearità possa rovinare un buon lavoro di meltin’pop musicale, Albe, Dano, Venge, e Salo dimostrano con buone capacità musicali di saper fondere il loro lavoro in NuMelodicHardGrindCore&PopPunk. Gli Odatto Chernobil sono un ibrido musicale, non ben etichettabile, come altre band della scena musicale underground (www.d3va.com n.d.a.), sempre tirato, che si fa notare per arrangiamenti degni di nota e solo di chitarra, non innovativi ma
ODIO SU TELA Il quarto giorno Impatto potente e curato, serio e moderno come nella migliore tradizione Crossover/Alternative. Il sestetto Cremonese degli Olio Su Tela, qui alle prese con il proprio debut album, propone veramente un intruglio di suoni scattanti, tanto metalloni quanto indelebilmente ritmici e rappati, grazie alle varie opportunità stilistiche che il cantato offre. L produzione è buona, come anche i suoni che ne fuoriescono: “No opportunity” e “Dieci Giorni”, i brani posti in apertura, nonostante il cambio linguistico, mantengono coordinate simili nell’insistere fra melodia e rabbia furiosa, pacata solamente da brevi, ma gustose, escursioni elettroniche. Andando avanti il disco prosegue nel solito dilemma fra inglese ed italiano, che comunque non sembra essere affatto un problema. “Hai paura di me” e “A fondo” sono altri assalti sonori in lingua madre, riusciti, decisivi e grintosi, come appunto i requisiti del genere in questione dovrebbeeo essere. Anche l’inglese comunque pretende e vuole la sua fetta: “Dead is your soul, in this dirty place” è un brano altrettanto buono. Le sue sonorità massicce si smistano verso metà canzone, impadronendosi di dinamiche elettroniche che donano al tutto un aspetto mutevole e futuristico. La presentazione che il disco offre è veramente gradevole, specie per una band che è giunta ora al proprio debut album. Forse la decisione di seguire una lingua specifica e di personalizzare ulteriormente il sound aiuterebbe il gruppo a mettersi maggiormente in gioco. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/02/11 GENERE: crossover /metal
SITO WEB: www.myspace.com/odiosutela
SITO WEB: www.myspace.com/ombt
RECENSORE: Cristiano Poli
RECENSORE: 3oris?
OH MY BEAUTIFUL TROUBLE Tempting you
OLIVER Hotel del rock
Joe non crede alla nostra scoperta vero? e’ per questo che si lascia distrarre dal treno fantasma… Questo lo scriveva Brian Aldiss in “Draculasignore del tempo-“ un libro di vent’anni fa su per giù. Non di scoperta copernicana stiamo parlando ma di un aggraziato e gradevole sinthpop trainato da una fascinosa nonché caliginosa locomotiva dark-wave. E il tutto trova una location naturale in un club con suadente atmosfera targato ‘80es. Escono velati fumi di assenzio dalle gentili corde vocali di Marina, leader indiscussa del trio, dove troviamo Paolo al basso e Domenico alla chitarra, ed è la conferma che non sempre si debba “tirare” al limite per dimostrare di saper utilizzare il proprio strumento musicale. Stiamo analizzando vagoni che ripercorrono gli schemi classici ed è questo il punto di forza e la leva per un immediato ascolto delle melodie proposte e vi parrà assurdo ma ci trovo anche riferimenti agli “Skunk Anansie”. Senza ombra di dubbio la doppia nazionalità della band,che si divide tra U.K.
Oliver, classico rock italiano per questa giovane formazione. Inizia la riproduzione con "Hotel del rock" pezzo rock che richiama fortemente lo stile Vasco. Il pezzo scorre e nel finale c'è anche un buon assolo di chitarra. Traccia numero due "momenti" ballad malinconica sulla vita e sull'amore. Anche in questo pezzo ci sento molto Vasco ossia il suo modo di approcciare al testo e di interpretarlo."Superstar" invece è un pezzo molto allegro. La base musicale è ottima e anche la linea vocale nel ritornello . Il pezzo è abbastanza alto come tonalità e il cantante riesce a rimanere arrampicato lassu con la sua voce. Quarta traccia "Volevo dirti". Anche questo pezzo scorre ma arrivati alla quarta traccia non si nota molto distaccamento da i pezzi precedenti. Chiude il demo "Sballo collettivo". Pezzo semi punk che da un botta adrenalica alla raccolta. Il miglior pezzo a mio avviso. Oliver sono una buona formazione. Giovani e ancora con tanta strada davanti. Il consiglio che posso dare io è di lavorare più sui pezzi per renderli particolari e cercare influenze da altri generi, sempre vicini al rock. Keep on Rockin'.
e Italia, potrebbe essere la risposta al melange stilistico dei suoni proposti sulle cui trame si innestano massicce porzioni di melodia . La quarta traccia è veramente ben composta, influenze darkeggianti nell’impronta vocale e un ritmo ben cadenzato, ed il tutto avvolge donando emozioni incrociate. Questa è la song che palesa la capacità di alcuni artisti di saper confezionare senza troppi fronzoli un album impeccabile e trovare quel santo graal che è la formula vincente per fare un disco che ascolterebbe la nonna con la nipote. Oh My Beautiful Trouble dimostrano di essere preparati tecnicamente e vista la direzione pare possano viaggiare sino ai confini di altroquando.
27/03/10 GENERE: rock
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/05/10 GENERE: gothic/rock/elettronica
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE:
SITO WEB: www.myspace.com/oliverockband RECENSORE: Franky ONE TRAX MINDS Split, debs and tears Hey tu! Giovane punk con la maglietta dei Rancid! Senti qua. Da dove vengono secondo te i ONe trax Minds? Orange County? No. Londra? No. New York? Neanche. Sulmona. Non che non ti piglio per il culo. Sti qua ci sanno fare. Finalmente un gruppo italiano che suona e scrive come una band d'oltre oceano. Cazzo ci voleva. Il mini cd "tears,debs and tears" mi sbatte in faccia fresco come il vento in primavera e mi riempie di energia, il quartetto di Sulmona suona punk rock molto influenzato da CLASH, Social Distortion, Rancid e Pogues.. tutti i gruppi che amo.
Quindi il mio giudizio non può che essere super positivo, il suono è potente, caldo, grintoso.. non ho nient'altro da chiedere a questa band se non di registrare un album il prima possibile ( se non sbaglio sono già in studio)e suonare ovunque ( sono in tour in europa) per portare il validissimo punk rock italiano everywhere. I cinque pezzi sono tutti in inglese, tutti degni di nota, in particolare "Take Another" un vero inno alla libertà, la devastante " Bye,Bye enemy" e la sorprendente folk rock (!!) " Someone Before you" suonata con i River City Rebels. Spettacolari. Se siete allergici al punk rock duro e puro lasciate perdere. Se lo amate... NON FATEVELI SCAPPARE! VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/02/11 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/onetraxminds RECENSORE: il Sig. Elm ORATIO Ora ti ho Appena arrivato il disco, vista la data , sinceramente ho pensato che era passato davvero troppo tempo dalla sua uscita per poterne scrivere qualcosa di nuovo sulle canzoni di Oratio , visto che poi a dicembre uscirà il nuovo disco. Ringrazio lo stesso di ritrovarmi tra le mani canzoni come “Una parte di me” , “ Muoio” e “ Quando non ti parlo” , vero pop d’autore per Andrea Corno , aka Oratio , praticamente già maturo per suonare assieme a gente ben più famosa e raccogliere quello che, pare meritare. I paragoni cartacei letti finora dicono Silvestri e Dente su tutti , a noi sembra anche più bravo , più spensierato e soprattutto più concreto anche come scrittura. Aspettiamo a vederlo live quanto prima , ed aspettiamo il 4 dicembre per l’uscita del suo LP. “Mi son svegliato presto per conquistare l’universo , ma già dopo il caffè , io mi sentivo perso….” Sorpresona. Alla prossima. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/10/10 GENERE: pop d’autore
SITO WEB: www.myspace.com/oratio4 RECENSORE: Alècs m.
OSSIMORO Deus
Sfogliando le numerose pagine del vasto panorama underground italiano, si incontrano interessanti realtà su cui spesso non si sprecano molte parole. E’ il caso di riaprire un po’ la bocca e introdurre ai neofiti il sound di una band che mi ha colpito notevolmente: gli Ossimoro. Dopo 2 demo e 1 album, la band romana (nata nel 2002) ci riprova con questo avvincente ‘Deus’, nuovo episodio di una realtà ormai coesa e decisa sempre più a personalizzare la sua miscela variopinta di grunge, stoner e rock italiano. In questo contesto di basi ‘rumoriste’ e rintocchi heavy-rock emerge infatti una vena tipicamente italiana, resa esplicita da una poetica di fondo efficace e diretta (mi vengono alla mente i Litfiba anni ‘80), su cui gli altri strumenti edificano con qualità un ottimo tappeto sonoro (‘Splende il fuoco’, ‘Assassino’). C’è spazio anche per la sperimentazione, di cui il brano ‘Sotto il sole’ è portabandiera, con quelle chitarre stoneggianti che subito si ammorbidiscono per dare importanza al canto teatrale di Francesco Fornara, ottimo interprete di una prova fresca e convincente, come appunto l’intero progetto musicale che sta dietro questo album. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/05/10 GENERE: rock italiano /grunge
SITO WEB: www.myspace.com/ossimoro RECENSORE: Cristiano Poli OTHER VIEW A tower of lies
Attivi dal 2003, i lombardi Other View trovano la quadratura di una formazione completa solo due anni più tardi, con un'identità ed idee precise, come sempre avviene agli inizi. Autori di un heavy metal classico roccioso ed a tratti rivolto al thrash, i nostri compongono il demo in questione, primo lavoro in uscita del gruppo, con sei pezzi di media durata, ma dotati di un buon impatto nell'ascoltatore, pur nella loro genuina semplicità a livello strutturale; pezzi sì semplici, nel senso privi di arzigogoli e virtuosismi fini a se stessi, ma ben suonati a livello tecnico, con assoli di
buon gusto e una ritmica essenziale ma incisiva. La registrazione è più che soddisfacente, e tuttavia si capisce che i musicisti quivi coinvolti sono fan del metal, prima ancora che esecutori. Molto influenzati dalla NWOBHM, e dal thrash made in UK, ma anche da qualcosa dei primi due album dei Blind Guardian, che li rende sanguigni, ma davvero apprezzabili. Dopo i primi liveshows tenuti nell'hinterland milanese la band si è imbarcata in date anche fuori confine, da segnalare un minitour con date nel Regno Unito, e la seconda posizione ottenuta in un concorso al quale partecipavano più di 200 gruppi milanesi. Buona band, speriamo di sentire parlare ancora di loro perché daranno nuova linfa alla scena traditional heavy metal. Nulla di nuovo all'orizzonte, ma non è colpa nostra se i pezzi sono belli e fan muovere il collo. VOTO: 71/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/10/10 GENERE: heavy metal classico
SITO WEB: www.myspace.com/otherviewband RECENSORE: Jurgen Kowalski PALKOSCENIKO AL NEON Disordine nuovo Qualunque cosa faccia, l’uomo tende sempre al piacere, oppure a evitare una sofferenza.(Kropotkin) Già noti ai lettori di Undergroundzine per l’intervista effettuata nei mesi scorsi dalla nostra Martina i romani Palkosceniko al neon si fanno portavoce della resistenza minore intrisa della carica seminale della rabbia di sinistra. Premesso che la mia visione della musica tende esiliare il politichese in quanto slogan di facile presa e non sempre risulta controcorrente ma anzi tende prefiggersi un adeguata proposta dalle tematiche affrontate nei testi musicati riconosco ai PAN una certa continuità strumentale lontana da falsità e da ipocrisia commerciale ed in linea con i precedenti lavori. “incubi” e “perdere” ci sollazzano con un guitar mode diligente e puntuale ma mai si esce verso una stupefacente ed evoluzionale sperimentazione. L’idea globale del messaggio lanciato dai capitolini risuona come un giuramento di disobbedienza e avanza di grado in titoli come “passo dopo passo” e “margine di pietà” dove riff hardcore, forse diffusamente
prolungati nella ripetizione dell’album, risuonano come moltiplicazione cellulare nella pertinenza della granata scagliata alla figliolanza presente nel pubblico. Certo talune tracce non spiccano propriamente per sfumature e dinamiche che lasciano l’ascoltatore a bocca aperta ma si apprezzano il lavoro ben influenzato e le ospitate dall’ underground romano tra le quali spiccano quella si Daniele Coccia e Cristina Badaracco dei Surgerye e il cameo vocale di Nino Manfredi “in nome del popolo sovrano” omaggio ad un grande ed inimitabile attore che fu sempre fedele ad un suo stile narrativo/recitativo ed alla capitale. Ipnotico giro ritmico In.Si.Dia. style quello proposto in “lungo la strada” dove la martellante fotocopiatrice ritrova l’incontaminata dinamicità. Visto il suono gagliardo e robusto che congiuntamente al cantato gemello rimanda ad un saccheggio degli ancestrali Linea77 il paragone risulta inevitabile anche se i PAN risultano più vicini ad una sorta di punk trash. Sciogliamo la pagina con l’inquadratura, in campo lunghissimo, del testo narrativo che con i suoi 14 pezzi per una durata totale di 35 minuti lascia invariate la situazione finale e quella iniziale sviscerando nello sviluppo della vicenda la morale gridata dai nostri operai della musica e dove vedremo quale insegnamento ne ricaveranno le generazioni a venire. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/11/10 GENERE: crossover/punk thrash
SITO WEB: www.myspace.com/palkoscenikoalneon RECENSORE: 3oris? PARSEC illogico Grandi cambi ti atmosfere spiazzano l'ascoltatore incapace di incasellare i Parsec in un genere ben preciso. Le parti ritmiche sono veramente ben compatte e precise. Gli effetti alla voce forse sono l'unica pecca perchè non lasciano intravvedere una speranza, un'apertura dei pezzi. Chi sentirà questo CD sappia che non andrà
incontro ad un ascolto facile, ma molto ben complesso capace di suscitare azioni non conformi alla norma. I primi tre pezzi portano una sonorità molto dark, ma quando si arriva ad OMBRE finalmente un raggio di luce penetra, e si può tirare un bel sospiro di sollievo. Anche BRIVIDO DI LUCE è come una continuazione del brano precedente, come se fosse stato scritto nello stesso giorno.. molto bello. Si torna e finisce con ILLOGICO la titletrack che conferma tutto quello che ho detto e soprattutto la personalità di questi ragazzi (tendenti a sonorità molto cupe); anche la copertina denota questo aspetto con un sole nero.. Direi un album ben suonato e realizzato, di una discreta qualità audio/mixing.
soprattutto in ‘Drunken lover’, propriamente eseguita con chitarra acustica e voce, cori armonizzati di sottofondo e dinamiche del suono in primo piano. Un progetto semplice quindi, composto in modo essenziale e arrangiato in maniera altrettanto minimale, per far colpo sicuro verso chi preferisce certe pagine tranquille del vecchio buon Rock. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/10/10 GENERE: folk rock
SITO WEB: www.myspace.com/badfolkpeckinpah RECENSORE: Cristiano Poli PERSEFONE Shin-ken Non capita tutti i giorni di recensire una band proveniente da Andorra, ovvero quel piccolo
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/09/10 GENERE: alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/parsecbo RECENSORE: Spito PECKINPAH That’s all bad folk C’era una volta un signore Toscano che gettò le sue forze dentro un progetto solista nel nome del Folk più tradizionale e popolare. Tale signore è un certo Lorenzo Bettazzi, un musicista Fiorentino trapiantato a Roma con alle spalle una lunga carriera nella rock band Zenerswoon, di cui tutt’ora è il bassista. Dopo un primo disco solista a nome Peckinpah ("OnTheSpurOfTheMoment") il signor Bettazzi compone questo folkeggiante e armonioso movimento acustico, in cui canta, arrangia e suona tutti gli strumenti, in maniera del tutto professionale e soddisfacente. Armonie di chitarra pacifiche e rilassanti, accompagnate da una voce da ‘stesi sul divano’ (si ascolti bene ‘None of them’) che rimanda direttamente agli anni ’60 e al bel periodo del Rock/folk che in quel periodo dominava le calde estati di mezzo mondo. ‘The Seed’ invece scomoda un modo di fare molto più Rock, semplici e ritmato, con piccoli accenni di Blues, come d'altronde fa anche ‘Call me a believer’, che concede anche qualche istante di pura quiete. Il vecchio Folk lo si sente
staterello pirenaico incastrato tra Francia e Spagna, eppure i Persefone -nome della dea greca degli abissi- hanno sdoganato la loro proposta che si rifà ad un groove metal moderno ed emozionale in molti passaggi, nei quali tappeti di synths e patterns digitali strisciano tra chitarroni che sanno di Dark Tranquillity, Meshuggah, Katatonia (nelle parti musicali e vocali più riflessive), metal moderno, ma anche echi di metal anni '90. Qui al terzo album per Kolony Records, i ragazzi pirenaici dimostrano di avere un gran feeling con la ritmica, sia nelle parti stoppate, sia nelle parti veloci, sia nei tempi leggermente sghembi; le tastiere danno una grossa mano a creare uno scenario futuristico (e loro non fanno nulla per nasconderlo, anche nelle foto promozionali), che si tratti di semplici tappeti o che si tratti di parti prog, eseguite in assoli o in linee gemelle con le chitarre, ma pur sempre con precisione mostruosamente chirurgica. Che dire, di sicuro il disco non per i fans dell' heavy più intransigente e tradizionalista, ma una chicca per coloro che cercano soluzioni schizzate, ma di genuina follia. Molto bravi. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/03/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/persefoneband RECENSORE: Jurgen
PHAENOMENA The praise of madness Per i palati più fini, ecco i Phaenomena: gruppo prog-metal bolognese. Assicurate le doti tecniche per eseguire questo genere musicale, i cinque ragazzi si sono cimentati addirittura in un concept album dalle tematiche intriganti ed elevate culturalmente. “The praise of madness” si ispira infatti alla famosa opera letteraria di Erasmo da Rotterdam (Elogio della follia). L’intero album rispecchia completamente i canoni del metal progressive, sia per la durata di alcuni brani, che spesso è una costante di questo genere, sia per la struttura strumentale che accompagna l’ascolto dell’Ep. Spicca anche una ricerca della melodia e, a mio parere, persino un richiamo ad atmosfere “nordiche”, intuibile da sonorità stile gothic. Tutti questi arricchimenti fanno di questo full-length un esemplare non convenzionale del genere. Particolare attenzione va infine al vocalist, che con toni molto “power-style”, aggiunge melodia al tutto. Colpisce, riguardo alla composizione, l’estrema coerenza tra la musicalità e l’atmosfera, create da ogni brano e il loro titolo. Esempio lampante è la strumentale “Instrumad”, che, tra il bizzarro gioco di parole e quei suoi cambi improvvisi di ritmo e velocità, dà perfettamente l’idea di illogicità. Per le origini essenzialmente prog metal, la band non si è risparmiata dal condire l’album di ogni particolarità del genere stesso. Pertanto, in quanto gruppo emergente, rischia di perdere una piccola parte di pubblico, che poco tollera i rigidi schemi del progressive, quali l’elevata lunghezza dei brani e il loro tipico articolarsi in un modo che può risultare pesante e impegnativo. In ultimo, in quanto concept album prog, risulta un ottimo lavoro, consigliabile a tutti per un primo ascolto e in modo particolare agli intenditori. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/03/10 GENERE: progressive metal
SITO WEB: www.myspace.com/phaenomena RECENSORE: Kingincrimson/Piersi
PHERSEPHONE Buongiorno dr. Krebs!
Ad Asti nel 2004 inizia l’avventura dei Phersephone, formazione Alternative Rock che racchiude comunque una svariata gamma di sfaccettature stilistiche, in diversi casi anche avvincenti. Le 12 tracce che compongono il disco suonano infatti l’una diversa dall’altra, riuscendo ad amalgamare bene intenzioni moderne con altre più tipicamente classiche di derivazione Rock (si ascolti la ballata ‘Un’altra’). Alla base del resto, nei pezzi più tirati, sta invece una cruda esecuzione Punk, condita da svarioni vocali alla Ligabue, melodie di chitarra di matrice heavy (il duello Maideniano su ‘Aldilà di Porthia’) e sezioni ritmiche sempre precise, compatte ed essenziali. La poetica che emerge dai testi tratta argomenti di vario genere (la noia e il malessere ad esempio), con punte di ermetismo puro a rendere il significato un po’ meno comprensibile del dovuto, senza per questo cadere nell‘insensato. Musicalmente la band riesce a raggiungere notevoli vette (‘M-Utile’), nonostante alcune concezioni sorpassate che forse non incastrano molto con il sound complessivo dell’intero album. In definitiva, mi sembra che sia un ottimo biglietto da visita questo Buongiorno dr. Krebs!, senza dubbio utile per una band che se crescerà a dovere potrà ottenere notevoli traguardi.
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/06/10 GENERE: rock/alternative
SITO WEB: www.myspace.com/phersephonerock RECENSORE: Cristiano Poli PHILOSOPHY OF WATERMELON A dirty quickie
Animati da una bella dose di rock n’roll ecco a voi i PHILOSOPHY OF WATERMELON , con “A DIRTY QUICKIE”, punk n’roll vecchia scuola sporco e veloce da ascoltare a tutto volume. Il suono di questi ragazzi non puo’ che richiamare alla mente capostipiti come Motorhead, Stooges e Social Distortion per citarne alcuni. Il lavoro del trio lombardo è potente e aggressivo, dieci tracce compresa la cover di Jonny Cash “Cry Cry Cry” di musica semplice e genuina con tematiche riguardanti ragazze,feste,alcool e divertimento in pieno stile on the road accompagnate da una voce ruvida e graffiante.
A livello compositivo il disco pecca un po’ di originalità ma comunque tutti fanno il loro lavoro senza sbavature. Il disco ottiene un giudizio più che positivio per una band,si è vero senza troppe pretese, ma che come tante altre popolano l’undergound fatto di molta sostanza più che apparenza. Bravi “keep the faith”. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/12/10 GENERE: punk ‘n roll
SITO WEB: www.myspace.com/philosophyofwatermel on RECENSORE: Francesco POST TRAUMATIC STRESS DISORDER burepolom I PTSD mi piacciono. Il loro sound veramente poco scontato a fatica si accosta ad un genere o ad un’altra band. Se proprio devo fare dei nomi ho letto in giro che vengono definiti “depressive crossover”, e da parte mia potrei dirvi che mi ricordano i Gardenian di Sindustries, ma con un approccio meno death dove il growl non appare, un po’ imbastardato con del numetal della prima ora. La cosa che più mi colpisce è la bellezza dei ritornelli, veramente accattivanti, ma più in generale della linea melodica della voce, che a mio parere riesce sempre a creare atmosfere di un certo spessore. Siamo quindi di fronte a un vero capolavoro? Beh, il sottoscritto crede che la band debba ancora lavorare un po’. In alcune parti d’impatto ad esempio, dove la loro originalità si perde per scadere un po’ in quel nu-metal/crossover che così tante band ci hanno propinato fino ad oggi (il che non significa eliminare la violenza tanto cara ai discepoli del Dio Metallo). Ma la strada mi pare segnata e questo album lascia veramente ben sperare. VOTO: 73/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/03/10 GENERE: alternativo /sperimentale/ metal
SITO WEB: www.myspace.com/postraumatic RECENSORE: Pino F. PROPHEXY alconauta Prophexy, un melting pot musicale dove ogni tipo di suono e melodia si mescolano creando una strana alchimia. Scorrendo velocemente le tracce chiunque può notare
la particolarità di questo gruppo. Sicuramente la sperimentazione non è di facile ascolto, ma a un attento orecchio risultano interessanti. Prima traccia, strano intro di interferenze radiofoniche; parte il pezzo. Tempo sconnesso, entra la voce. Il cantante mi ricorda molto i cantanti progressive un po’ come James La Brie. Grandi oscillazioni vocali, insomma una buona tecnica canora. Il basso padroneggia in questo pezzo, mostrando le sue doti con un grande assolo. Lo segue però la chitarra poco dopo. Secondo pezzo “babba”. 8 minuti di brano ricchi di cambi di tempo, suoni e sensazioni. “Scarto” è una traccia elettronica, dominata da keys, sinth e da una voce che sembra uscita da un software super avanzato. Bell effetto vocale. La traccia “plasticosmic” è molto interessante. Lavorano bene sui testi questi ragazzi e su come mandare certi messaggi. Certo, sarebbe da chiedergli i significati specifici di alcuni titoli, ma anche questa è sperimentazione. L’ultima pezzo che chiude il cd “c’è vite sulla luna?” mi ha colpito maggiormente rispetto agli altri che non ho nominato in queste poche righe. Tirando le somme i Prophexy sono dei buoni scienziati musicali che si divertono a creare giochi di suoni e parole incastrondoli. I pezzi però risultano ripetitivi e il rischio di correre è quello di annoiare l ascoltatore (medio intendo). Trovare un’identità artistica e riuscire a cogliere il maggior numero di adepti, questo è il mio consiglio. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 27/02/10 GENERE: sperimentale
SITO WEB: www.myspace.com/prophexy RECENSORE: Franky PUNKOLOLIO ….end of the transmission….ep
Ciao, quest’oggi recensisco i PUNKOLOLIO, sinceramente non ho ben capito da dove provengono, ma poco importa, la musica non ha confini quello che importa è che loro ci propongono un bel prodotto punk hardcore. Il loro demo di 5 pezzi si presenta molto bene, con una copertina semplice e d’effetto, anche se non del tutto originale,
copertine con un televisore come soggetto se ne erano già viste in passato. Il primo pezzo che si ascolta è VOLA IL TEMPO, pezzo molto particolare con sonorità e riff di chitarre che potrebbero fare invidia ad un gruppo metal.. all’inizio la canzone spiazza un po’ con il suo intro di pianoforte ma dopo i 30 secondi circa di intro si capisce subito di che cosa sono capaci questi ragazzi.molto belle le doppie voci che si rincorrono per tutta la durata del pezzo e si alternano ad assoli di chitarra che ben si mescolano con una ritmica potente e incalzante..molto bello anche il testo, in italiano, che fa venire un po’ di malinconia Il cd continua con TUFFO NEL PASSATO , un mix tra ritmiche hardcore e riff di chitarra molto vicine all’hardrock/metal.. molto bella la linea del basso che oltre ad avere una buona ritmica non sfigura in capacità davanti alla potenza delle chitarre, sempre ben presenti con riff pieni e pesanti. Il terzo brano è REMEMBER ME,che nonostante il titolo in inglese ha il testo interamente in italiano, canzone molto carina, priva di assoli che caratterizzavano le canzoni precedenti, molto più hardcore. Segue STRANO SOGGETTO, 5 minuti e mezzo di canzone , molto ben strutturata, molto tecnica, non mancano belle ritmiche, riff di chitarre e bei giri di basso, ma forse un po’ troppo lunga per il genere d’appartenenza. Ultima canzone è INSIDE ME, che non si distacca minimamente dalle altre canzoni che la precedono. Nel complesso il cd è un bel cd, carico di belle ritmiche e riff di chitarra forse però proprio per questo si distaccano un po’ troppo dal genere con cui si definiscono nella presentazione, non è una critica sia chiaro, tutt’altro, semplicemente a mio parere una persona che si mette all’ascolto di un gruppo punk hardcore si aspetta un lavoro differente. Genere a parte, la tecnica e le capacità non mancano, e il cd nonostante la lunghezza di alcune canzoni scorre via veloce senza mai annoiare o cadere nel banale.. forse unico neo sono le strutture delle canzoni troppo uguali tra loro, non ci starebbe male un pezzo senza magari il classico minuto di intro strumentale.
VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/05/10 GENERE: punk hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/punkololio RECENSORE: Simone M. QUINTESSENZA I giardini di babilonia Uno sguardo al passato.
Quintessenza, realtà sonora figlia dei semi gettati dal Progressive Italiano anni ’70, risiede nell’antica città di Volterra, in provincia di Pisa. Pur non disdegnando qualche chitarra prettamente metallica, questa band propone la sua indole attraverso le trame di un prog strutturato e teatrale, con i tipici requisiti che il genere richiede: tecnica, melodia, versatilità, costruzione armonica. Tutto questo è ben riassunto già nella seconda traccia dell’album: ‘Nei giardini di Babilonia’, in cui si notano le buone qualità dell’ensemble nell’unire capacità strumentali e discreta ispirazione compositiva. C’è spazio, come dicevo sopra, anche per tinte metalleggianti, come in ‘Viscere’, i cui appaiono anche voci dai toni brutali e rabbiosi, alternate ad altre più pulite o addirittura in stile falsetto. La strana struttura ’concept’ del disco prevede che prima di ogni traccia ci sia una breve introduzione, quasi per introdurre più facilmente l’ascoltatore al brano successivo. Efficace anche l’utilizzo della voce femminile, che si fa notare su ‘Un volo d’angelo’, ballata con tanto di duetto fra i 2 cantati, solo di chitarra anni ’70 (memore di Pink Floyd e Genesis) e struggente melodia, dal sapore dolce ed elegante. Oltre alla dimensione più acustica e soft la band è anche molto convincente nello strutturare pezzi lunghi ed intricati (‘Riflesso’ e ‘Quintessenza’), in cui si respirano sia le influenze più prog metal (Dream Theater e compagnia bella) che quelle più ‘anziane’ di pilastri come Banco e Biglietto per l’inferno. Una band che quindi mescola la tradizione del passato con l’apporto e la consapevolezza della modernità, che qua e la prende anche il sopravvento (vedi ‘Nuovi rami’). VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/11/10 GENERE: progressive rock /metal
SITO WEB: www.myspace.com/quintessenza RECENSORE: Cristiano Poli RADIAZIONE Fantasmi in città
Nascono nel lontano 2000 i RadiAzione, gruppo di Aosta che ci propone un Punk rock che ricorda un po gli Offspring... Leggendo la loro biografia noto subito che questi ragazzi hanno tanta voglia di fare, attributo che manca a molti gruppi emergenti che vogliono tutto subito senza muovere il culo dalla sedia per cercare spazi per suonare.
Il disco cantato tutto in Italiano merita davvero di parecchia considerazione, bel suono, voce presente e tracce strutturalemente ben curate. Un disco di 40 minuti che non stanca e consigliatissimo dal sottoscritto. Un grande augurio ai RadiAzione che se passeranno dalla mia isola (la bella Sardegna) farò sicuramente un salto a vederli. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/12/10 GENERE: punk/rock
SITO WEB: www.myspace.com/radiazione RECENSORE: Giò RAIDEN I Raiden ci propongono un breve EP per presentarsi alla scena musicale emergente italiana. Spartana, è la prima parola che mi viene in mente osservando la copertina (il semplice nome del gruppo sotto il quale v'è un tradizionalissimo ed abusato Jolly Roger). Spartana è la seconda parola che mi viene in mente osservando il contenuto dell'EP: tre canzoni sono troppo poche per poter giudicare un gruppo, tre canzoni non permettono un giudizio completo. Potrebbe essere un bene come un male. L'EP necessita di più di un ascolto per essere compreso, e ancora non è sufficiente per comprendere il gruppo. Non è chiara la direzione che vogliono prendere nè la loro identità: tre brani motorhead-wannabe non particolarmente riusciti, che però non ti danno la giusta carica, nè il desiderio di un ulteriore ascolto. Le canzoni scivolano via senza un barlume di originalità, richiamando sonorità datate e già sentite. I suoni sono oltremodo puliti, il gruppo ha una certa tecnica, ma da dei "pirati" ti aspetti un suono più sporco, vissuto, ribelle, ma niente trapela di tutto ciò. Forse a un primo ascolto la voce può dare l'idea, ma subito ti accorgi di come non ti permetta di comprendere i testi. Consiglio a questi ragazzi di dare una dimensione alla propria musica prima di produrre fuorvianti EP che difficilmente possono suscitare interesse. Personalmente ho preferito "The Jackal" alle altre due canzoni, con sonorità differenti, che, forse, approfondite,
potrebbero portare a una caratterizzazione più interessante del gruppo. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/05/10 GENERE: hard rock
SITO WEB: www.myspace.com/jollyrogeraiden RECENSORE: Vale RAINFALL Lost in a cold world Il lavoro dei Rainfall, ripercorre accuratamente quello che è (oserei dire già da un pò) il trend del momento, voce femminile, chitarra altalenante tra il rock e melodia accattivante, arrangiamenti ben curati che a seconda della produzione e dell’investimento nella registrazione suonano più o meno bene. Nella fattispecie il promo suona bene, tutto sommato e sulle prime righe mi tocca di dire che un risultato c’è, discreto. Ora, da queste tre tracce non si può certamente leggere nella sfera di cristallo il futuro della band, capire quali e quante frecce hanno nella faretra i nostri sarebbe un‘impresa in stile “Mago di Segrate”: Sto lievitanto!! (direbbe Abatantuono); e comunque andrebbe a discapito del gruppo e di chi scrive (perché permettetemi di dire questo: chi scrive ci mette la faccia) . Il cantato pur bello, forse perché troppo lineare e prevedibile dopo un po’ si appiattisce nell‘ascolto. Il resto del gruppo si muove bene lungo le linee tratteggiate dai loro arrangiamenti, forse acerbi e con qualche sbavatura offrono comunque una buona prova in fase di registrazione. Osare non è mai un errore per un gruppo che è agli inizi, ma partire con il freno a mano tirato non è certamente l’ideale. Siamo su strade già percorse da altri con risultati più soddisfacenti. La misura del talento dei nostri stenta a venir fuori, perso tra le pieghe di questo lavoro ma devo dire che si percepisce un certo gusto e certamente molto impegno, spesso non basta però. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/01/11 GENERE: rock metal
SITO WEB: www.myspace.com/rainfallroma RECENSORE: Zak
RATHER UNWISE Rock doesn’t rust Rock potente, suoni scanditi da uno stile Heavy Metal tradizionale che ricorda molto i Motorhead. Personalità musicale definita, condita da riff piliti e nello stesso tempo aggressivi. Molto saggio l’uso delle distorsioni coerenti con la metrica dei vari brani, unico piccolo neo è la linearità (in termini di ritmo) della struttura di alcuni brani privi di bridge come ad esempio “Look After Your Daughter” . In “Rock On” ed in “Share Before Using” troviamo invece l’essenza di questa Band e cioè quell’Haevy Metal caratteristico di gruppi come gli AC/DC anabolizzato però da proteine più Metal in stile Iron Maiden. Bella l’intesa la coordinazione delle due chitarre pilotate eccellentemente da basso e batteria anche se un basso più marcato e potente non guasterebbe. La voce ben modulata, graffiante, moto rock ricorda voci importanti come quella di Lemmy Kilmister VOTO: 95/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/02/11 GENERE: heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/ratherunwise RECENSORE: Francesco Giardina (Hemera Rock) RAVENSCRY Ravenscry ep Per capire a cosa si va incontro ascoltando l’ep dei Ravenscry, potrei dire che si tratta di un ibrido composto da un 85% di Lacuna Coil e un 15% di Nightwish, ma sarebbe un’indicazione molto molto azzardata. Prima di tutto perché la splendida voce della cantante surclassa quella di Cristina Scabbia (perdonami Cristina…), disegnando mirabili melodie apprezzabili fin dal primo ascolto sul duro tappeto di chitarre, e poi perché l’uso delle tastiere e dei campioni non è così “pomposo” e corale come nei Nightwish. Le chitarre, pur limitandosi per lo più al lavoro di accompagnamento (bello l’a-solo della quinta traccia), colpiscono sempre col loro suono granitico e fanno da antagonista perfetto alla voce femminile. Il risultato è un lavoro veramente ottimo anche negli arrangiamenti che merita un
ascolto perlomeno dagli appassionati del genere. Se si vuol trovare un difetto si può parlare dell’assomigliarsi delle tracce, le quali non si discostano molto tra di loro per quanto riguarda tempo e songwriting, ma teniamo presente che si sta parlando di un ep di sole cinque canzoni due delle quali sono lente suite sorrette solo da tastiera e voce. Attendiamo quindi fiduciosi un fulllenght che ci sappia regalare ulteriori forti emozioni, con l’unico piccolo e forse non indispensabile desiderio che siano un po’ più variegate. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/04/10 GENERE: metal/alternative/rock
SITO WEB: www.myspace.com/ravenscryband RECENSORE: Pino F. REBEL FAMILY Hymnus of the damned
Attivi da due anni e nati dalle ceneri di una precedente band, i R.F. si presentano col loro primo demo registrato a metà 2009, contenente quattro pezzi, per un heavy metal rozzo e senza mezzi termini, a volte vagamente thrasheggiante. Pezzi semplici appunto, ma che peccano di un'eccessiva banalità nel songwriting, spiace dirlo, perchè la semplicità è spesso figlia di minimalismo e di cose molto dirette, però in questo caso manca la componente della canzone che t'acchiappa, che ti fa battere il piede; la strada magari è quella giusta, solo bisogna percorrerla con più decisione e sfornare pezzi più “ficcanti”. Il che non significa “pezzi più estremi”, ma pezzi che pur mantenendo la loro essenzialità e la loro devozione alla tradizione del metal che fu, devono essere scritti meglio, in poche parole rimanere “freschi”. Però l'assolo su “Martyr for the world” è bello, partite da esso come modello e sviluppate le migliorie per il futuro. Rimandati alla prossima. VOTO: 58/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/07/10 GENERE: heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/rebelfamilymetal RECENSORE: Jurgen Kowalski RESOLVE Fast youth soundtrack
Se dovessi recensire in 2 parole questo dico direi "Velocità e Potenza".
Che disco "Fast youth soundtrack" dei Veronesi Resolve, 12 tracce mai scontate, veloci, chitarre presenti, batteria col tu pa tu tu pa; un punto un più grazie alla bella voce di Francisco. Se ti piacciono gruppi come Strung out e Rise against Fast youth soundtrack è il disco adatto per te. Ragazzi supportiamo il nostro underground emergente, troppi gruppi stanno nascosti ma i Resolve spuntano su tanti e ne sentiremo sicuramente parlare... VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/12/10 GENERE: melodic hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/resolvemhc
SANGREAL Today we're gonna talk about a band that comes from very faraway. Sangreal from Japan. Here in Europe we can listen this kind of music if we watch anime. That's Rock from this country. Melodic voice , hard sound and strong drums. This sound take sometimes fro m our Pop Rock and something from Punk Rock too. I like so much first track “last longing. Very nice chorus, it's very catchy. Song 4 “the code” reminds me Kurt Cobain, it's very grunge. The guitar riff is so 90's. So, what can I say. Sangreal Rocks. Keep goin in this way and keep Rockin'!
RECENSORE: Giò RUST Go ahead
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/09/10 GENERE: pop rock
SITO WEB: www.myspace.com/sangrealive RECENSORE: Franky SANSPAPIER Manuale d’uso per giovani inesperti I Rust suonano un metal influenzato da hardcore e dal thrash made bay area!! Riff ora cadenzati ora velocissimi, su tappeti di doppia cassa, sono resi interessanti dai cori graffianti e leggermente melodici dei chorus!! I brani sono variegati, apprezzabili: il sound delle chitarre ribassate potenti curate nei suoni prive di fronzoli (zero assoli), e della produzione in generale. Tra i brani di punta Dream without You e Fear (che mi ha ricordato i Machine Head di Burn My Eyes). Qua e la sono presenti reminescenze nu metal di matrice americana, il drumming è quello di un Lars Ullrich ispirato. Shit è un tentativo di un nu metal thrash in italiano (non molto riuscito per le liriche a mio parere), apprezzabile per l'effetto "botta" creato da sezione ritmica e chitarre. You have no way anthem nu metal, memore di band italiane quali Folder e Addiction Crew, che strizza l'occhio a Stuck Mojo e Godsmack. Complessivamente una band da tenere d'occhio con discrete potenzialità in fase compositiva. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/11/10 GENERE: hardcore thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/laruggine RECENSORE: Samp
La romantica storia italiana del “…se bastasse una sola canzone…” del caro Eros, va a pennello per le nostre intenzioni a parlarvi dell’ultimo disco dei messinesi SP. I ragazzi hanno ben capito cosa poter accostare ad una scrittura pop, di italiana specie, per fare capolino nel tugurio italiano. Ci riescono quasi del tutto, con un lavoro attento ai particolari e nello stesso tempo a non tradire la vena seppur cantautorale dei nostri, svelata subito dalle voci di Già eValeria. Alle più efficaci “Vodka con ghiaccio” e “Il sipario magico del sé”, fanno da contorno diversi episodi dal suono robusto e liriche da tenere d’occhio. Candidati ad alcuni importanti premi della critica italiana, come il premio Ciampi, li aspettiamo al varco per poter ambiare anche ad una scrittura ancora più di spessore. Alla prossima. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/12/10 GENERE: pop d’autore /rock
SITO WEB: www.myspace.com/sansapierband RECENSORE: Alècs M. SHOTGUNS BABIES Symboliotic trip
Grunge a Alternative: di nuovo insieme. L’accoppiata vincente, che ha dato il via a buona parte della musica Rock degli ultimi 20 anni, si ripresenta oggi dalle parti di Lecce, con gli Shotguns babies, trio mezzo femminile (il batterista è l’unico uomo..) dalle discrete capacità tecnico/qualitative. Una vitamina alternativa con base stabilita da fantasmi Grunge (‘Carmilla’), psichedelici (la fantastica intro ‘Hypnotic road‘) e Noise (‘Red memories’). Le influenze, molteplici ma coerenti, sembrano provenire dalla corrente Indie di bands come Sonic Youth, Nirvana, The Hole, Bikini Kill e anche Guano Apes (certe voci sgraziate ricordano da vicino il combo tedesco…). Il suono è ben levigato e compatto, come appunto il genere scelto richiede. Le canzoni sono ben scritte ed arrangiate, la voce è inserita nei punti giusti senza mai una nota fuori posto. La caratteristica principale rimane comunque l’ottimo alternarsi di rumore e atmosfera, che privilegia la varietà di pezzi riusciti come ’Grunge is over’, dall’insolito incidere epico (convincente l’intensa prova della voce). Una strana chiusura di questo lavoro spetta alla coda strumentale ‘Silent round’, eseguita dal solo basso e parecchio tendente all’atmosfera, fra campionamenti di voci lontane e tinte malinconiche di sottofondo, che piano piano crescono prima di scomparire.
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/08/10 GENERE: alternative/grunge
SITO WEB: www.myspace.com/shotgunsbabies RECENSORE: Cristiano Poli SISTEMA LIQUIDO #04
4 Pezzi e un nome: Sistema Liquido. Il suo significato a ben vedere lascia intuire ben altri lidi stilistici, ma ciò non compromette affatto l’ascolto di questo interessante demo della band di Vercelli, venuta fuori agli inizi del nuovo millennio, come appunto il genere musicale a cui fa riferimento. Infatti, la tipologia sonora di questi energici elementi del Nord Italia si muove con discreta fattura fra melodie Emo, fantasiosi groove in stile Funk/Metal e furibondi momenti Hardcore. Il sound potente (derivato da un ottimo lavoro ritmico) e le varianti screamo/clean della voce (in italiano) si accostano senza paura a band di casa nostra già affermate sul territorio: Linea 77 e Dufresne. I temi delle liriche, gridati con la
consueta rabbia emotiva del genere, trattano argomenti sociali e strettamente personali, fra cui si distingue l’epilogo sentimentale della conclusiva “In ogni istante”, magistralmente arrangiata e strutturata. Altro brano notevole è “Fuori dal tempo”: questa volta l’intro porta alla mente i Limp bizkit, mentre il tema della canzone è uno sfogo singolare sull’apatia, denunciata con approccio melodico prima (si veda il lavoro di voce nelle strofe) e furiosamente contagioso in seguito, nel momento in cui il ritornello prende piede. Gli altri brani restanti risultano altrettanto convincenti, mostrano influenze sempre diverse (echi dei primi Linkin Park nella splendida “I giorni che non vivi”) e arrivano dritti al punto, dominati da un fare ’pop’ che rende il tutto più fruibile e convincente. Capacità davvero notevoli per questo giovane gruppo, già abbastanza affiatato e maturo per potersi permettere di incidere un vero e proprio debut album. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/04/10 GENERE: Screamo /crossover
SITO WEB: www.myspace.com/sistemaliquido RECENSORE: Cristiano Poli SKIN TICKETS Shadows from dimness rain Questo gruppo Metalcore di Vicenza nasce nel 2008 e inizia a registrare nello stesso anno, dopo l’uscita di di un demo gli Skin Tickets cambiano il loro sound influenzandosi con il death metal e portando suoni più pesanti e duri. Nell’Aprile 2010 esce questo EP contenente sette tracce di pura potenza. Il cantato è solitamente un Growl molto basso, alternato da alcune parti in scream. Il sound è molto buono: la batteria è fantastica e accompagna bene il cantato pesante, non si può dire la stessa cosa per le chitarre. I riff sono spesso scontati (con qualche eccezione per Shadows From Dimness Rain e Twisting Us Among The Rows) e monotoni, questa monotonia rende molto difficile l’ascolto. Questo gruppo ha le potenzialità per diventare un ottimo gruppo, ci sono musicisti molto capaci ma questo EP non è esattamente il massimo. VOTO: 55/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/08/10 GENERE: metalcore/death metal
SITO WEB: www.myspace.com/skintickets RECENSORE: Enrico SKRATCH YOUR MIND Last stop before madness Skratch your mind è un quintetto Alternative con forti sfumature melodiche e toni in bilico fra aggressività Metal e geometrie Funkeggianti. Quello che fanno lo si capisce immediatamente ascoltando alcune delle tracce del loro EP, distribuito in digitale nei migliori Web Shop (Amazon, Napster, iTUNES ecc.). Mescolando Rock immediato con sapori Crossover, la band si è ritagliata infatti la propria fetta di sound, multiforme e variopinto, pronto a colpire con armi quali grinta e immediatezza. Fra i pezzi apprezzabili c’è senza dubbio ‘Hungerphobia’, che dopo le chitarrine iniziali esplode nella sua vera identità, potente e decisa, contornata da ottime armonie e buona coesione ritmica. Anche la più orecchiabile ‘Porkyticians’ è un pezzo gradevole, dall’impostazione più radiofonica se vogliamo, come altronde la semi-ballad ‘Fade Away’, dove emergono le buone doti del cantante Matt Swan, sempre in costante movimento fra falsetti e vocalizzi pop di notevole brillantezza. Sempre accessibile ma dall’impostazione più incentrata sull’ energia è invece ‘The world outside’, in cui si notano echi degli ultimi Linkin Park (quelli della svolta melodicrock degli ultimi anni). La band ha una formula che le permette di essere pronta ai consensi e all’affermazione commerciale, a patto che mantenga le buone caratteristiche di base che compongono il piano artistico. Buona impressione. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/11/10 GENERE: alternative/rock
SITO WEB: www.myspace.com/ skratchyourmind RECENSORE: Cristiano Poli SOQQUADRO Impara a sanguinare I Soqquadro suonano
punk. Un punk che cerca nei testi carichi di rabbia e critica sociale la sua arma vincente. Si sente la grande esperienza accumulata negli anni di concerti e "lotta sociale" ,il quartetto di Verona propone un Ep ben suonato e ben registrato ( tra l'altro missato in quel di Chicago), che però non riesce mai a colpire nel segno, forse perchè ormai diventa difficile essere originale e incisivi nel cantare delle schifezze del nostro bel paese, di politici, corruzione, soldi e preti...Insomma questi punks meritano rispetto per l'impegno, ma possono fare sicuramente di meglio. Lo consiglio ai fan di Los Fastidios e Punkreas. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/11/10 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/soqquadro RECENSORE: il Sig. ELM SOUNDUST Savage mantra Nell’era dei pseudo artisti partoriti dai Talent Show i SOUNDUST sono la dimostrazione che il talento è innato e non si crea artificialmente. La loro musica è come un uragano che ti investe all’improvviso, potentissima, pulita, metriche perfette in puro durissimo Rock. Riff micidiali che ricordano il vero Heavy Metal della fine degli anni ’80 miscelato al primo Metal della prima metà degli anni ’90, praticamente una fusione bestiale. Molto belli i riferimenti Punk in “Savage Mantra”miscelati al Rock’n Roll, sintesi perfetta di tutti i brani dell’album omonimo, e quelli più Grunge di “Devilish” . I SOUNDUST sono per me come una sorta di “FRANKENSTEIN ROCK” creato con membra e parti varie degli AC/DC, IRON MAIDEN, RAMONES, NIRVANA, etc., a cui hanno dato la voce di David Lee Roth se non più bella, ed è proprio la voce di Andy Speedbal, in puro stile Heavy Metal, molto versatile capace di estensioni da brivido che oltretutto è in perfetta sinergia con i componenti della band. Musicisti come Randy Pazz ,alla chitarra, che sembra posseduto da “Steve Vay , Angus Young e Dave Murray” insieme , Mat McGregor al basso veloce e pulito nello scandire i ritmi dei brani, e di Jack il Black alla batteria che martella più di un compressore pneumatico sui tom sui piatti e sulla cassa definendo prepotentemente il tempo .Insomma le sensazioni che si provano ascoltando la loro musica sono pari a quelle provate in corsa a velocità aeree, come in “Twist of Fate” dove
al ritmo incalzante della prima parte subentra dopo un bridge meraviglioso una sezione più lenta in stile Pearl Jam che dà proprio la sensazione del volo dopo il lungo decollo, per poi cadere in picchiata verso la fine del brano. E concludo proprio con una frase dei SOUNDUST che racchide l’essenza del loro suonare e creare musica: ... BETWEEN FUTURE AND PAST THERE'S THE SOUND OF DUST... tradotto : TRA PASSATO E FUTURO, C'È SOLO IL SUONO DELLA POLVERE VOTO: 100/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/12/10 GENERE: heavy metal/hard rock
SITO WEB: www.myspace.com/soundust RECENSORE: Francesco Giardina (Hemera Rock) SPACE OUT I prefer selen Da Imola arrivano gli Space Out, quartetto punk-pop che ci regala un mini cd intitolato " i prefer selen" , quattro pezzi tutti cantati in inglese , in perfetto stile blink 182 e devo dire che ci sanno fare davvero. Ammetto che non è il punk che abitualmente ascolto, ma i pezzi sono suonati bene con cori al punto giusto, belle trame vocali, insomma .. meritano di essere ascoltati. Nel mini-cd spicca il pezzo " Until we die" ,esempio perfetto di sano power pop. Non resta che aspettare un vero album ( in preparazione) per verificare le potenzialità di questi quattro giovani rockers. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/11/10 GENERE: punk -pop
Groove, thrash e bending sono le caratteristiche principali del gruppo parmigiano Spanking Hour. Con il loro Promo, “Spanking Hour”, la band si esibisce in quattro pezzi ben fatti e ricchi di potenza. Il suond del gruppo si rifà principalmente ad alcuni gruppi storici quali i Black Label Society e i Pantera. L’influenza dei BLS è evidente dall’utilizzo continuato della tecnica del “bending”da parte del chitarrista John, caratteristica inimitabile del grande Zack Wilde, mentre i Pantera vengono subito richiamati all’orecchio dalla sezione ritmica e dal vocalist Franco che ricorda il Phil Anselmo dei tempi migliori. “Device”, l’opener del promo, inizia con un riff semplice e crudo che dà poi spazio alla voce che si fa carico dell’aggressività della canzone. Continuando nella track-list si incontra “Consequences”, che ha la caratteristica, a parer mio forse un po’ troppo marcata, di avere degli stacchi netti e ben precisi tra un sound groove e ritmato e strofe “stranamente” più leggere, con melodie semplici e voce pulita, dove forse il vocalist non dà il meglio di sé. Nella seconda parte e soprattutto nel ritornello, invece, sono presenti anche delle influenze targate Slipknot ( ricordate Psycosocial….). Il terzo pezzo, “Forgive me”, sembra avere le idee più chiare, in quanto assume caratteristiche molto più metal, soprattutto nel ritornello e segue di più la linea dei BLS, forse (e qui esagero) con richiami ai Synphony X (periodo Paradise Lost). Il promo si conclude, con le solite caratteristiche che segnano l’intero album, con “The Pain Becomes My Treasure”: pezzo veloce ed aggressivo, ottimo per chiudere. Spanking Hour quindi è un lavoro da poco più di un quarto d’ora ma ben fatto, consigliato a chi voglia rivivere in pochi minuti richiami di sound di alcuni gruppi storici del metal.
SITO WEB: www.myspace.com/spaceoutmusic RECENSORE: il Sig. ELM SPANKING HOUR
STAGGERMAN Tiny, tiny, tiny
STAGGERMAN è IL PROGETTO DIETRO IL QUALE SI NASCONDE L'ESIGENZA DI STAGGERMAN (VOCE,CHITARRA) STESSO AIUTATO DA LORENZO (BATTERIA) E GIULIO (BASSO) NEL CREARE UN QUALCOSA DI TUTTO SUO DOPO AVER SUONATO IN SVARIATE BAND NEL CORSO DEGLI ANNI. TUTTO QUESTO HA PORTATO ALLA CREAZIONE DI 12 PEZZI CONTENUTI IN -TINY,TINY,TINY-. COME INFLUENZE TROVIAMO ROCK, POP, COUNTRY E UN CERTO SPIRITO CANTAUTORIALE DI STAMPO PURAMENTE NORD AMERICANO DI ANIMO SUDISTA. ESEMPI ESAUSTIVI DI QUANTO APPENA SCRITTO LI TROVIAMO IN -BALLAD FOR A LONESOME COWBOY-, SINKING INTO THE FLOOR- è DI GUSTO BRIT POP PRIMI ANNI 90, BLACKBIRDS- è UNA CANZONE CHE AFFONDA L'IMMAGINARIO IN QUALCHE FUMOSO CLUB VISTO IN CENTINAIA DI FILM AMBIENTATI NEGLI ANNI 30, -THE MAN WHO SLEEPS ON THE COUCH- PROFUMA DI MISSISIPI ALL'ENNESIMA POTENZA, PIU' AVANTI TROVIAMO L'OBIQUA BACKSEAT LOVERS- DIVISA TRA BRIT POP E ALTERNATIVE. IL RISULTATO TROVERà RISCONTRI POSITIVI NEGLI ESTIMATORI DI TALI SONORITà, STAGGERMAN è PIU' AMERICANO NELL'ANIMO DI TANTI ALTRI AMERICANI. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/02/11 GENERE: pop, rock, country
SITO WEB: www.myspace.com/staggerman RECENSORE: Lidel
VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/04/10 GENERE: metal/rock/thrash
SITO WEB: www.myspace.com/spankinghours RECENSORE: Kingcrimison
STEEL DROPS
5 brani in questo demo, che sanno di heavy metal anni '80 e di U.S. Metal con venature power; una sorta di mix tra Vicious Rumors, Jag Panzer e Sacred Steel che rendono il tempo ammantato di sana nostalgia, complice anche una registrazione non impeccabile, ma buona nel complesso.
Nessuno strumento è soffocato, e spicca bene la sezione ritmica. La voce, che raggiunge anche vette elevate sugli acuti, ha una buona timbrica, ma si deve migliorare l'intonazione sulle armonizzazioni in acuto. Per il resto, un passo importante per il gruppo con questo lavoro, chissà che non ne risentiremo parlare in futuro. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/01/11 GENERE: heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/ RECENSORE: Jurgen Kowalski STIGE CHRISTMORPHOSIS Gli Stige difendono il buon nome del brutal death attaccando le vostre orecchie con 6 pezzi caratterizzati dal songwriting piuttosto semplice ma efficace, alternando sapientemente slow, mid e up tempos. Il disco è suonato bene, bei soli di chitarra in linea col genere e voce assolutamente cavernosa dalla quale è difficile comprendere anche una sola parola, ma sembra mancare quella cosa che troppo spesso difetta ai gruppi death, cioè un momento che lasci il segno. Mi spiego meglio: alla fine del disco vi sarà difficile distinguere nella vostra memoria una canzone dall’altra o un passaggio che vi ha colpito in particolare. Il death metal non è notoriamente votato al ritornello commerciale, ma quando si ascoltano Obituary, Morbid Angel, Sinister, Cannibal… qualcosa resta sempre. Non si tratta comunque di una bocciatura, indubbiamente gli Stige hanno le qualità per poter migliorare e ai fan del metal estremo il disco può sicuramente piacere. VOTO: 62/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/04/10 GENERE: brutal death
SITO WEB: www.myspace.com/stigemetal RECENSORE: Pino F. STRAIGHT OPPOSITION Fury stands unbeaten Con questo nuovo disco "FURY STANDS UNBEATEN" il combo hardcore di Pescara arriva alla terza prova su disco, supportati ancora dalla "Indelirium Records", etichetta
di spicco del "Core" italiano. I due precedenti lavori "Step by step" e "Gathered against mediocracy" avevano già fatto capire con chi e con cosa avevamo a che fare: "FURY STAND UNBEATEN" è la solita conferma di uno dei gruppi più attivi e rappresentativi della scena hardcore italiana. Questo full-lenght inizia con 2 tracce potenti ed esplosive dai tratti prettamente old school ma con le solite sfumature, sempre ben amalgamate, di quei suoni che strizzano l'occhio a gruppi come Terror, Madball e Slapshot. Le liriche si rivolgono ai classici ribelli da tastiera, eroi moderni, frustrati e buoni solamente a scrivere parole senza significato nascondendosi dietro allo schermo di un PC. La traccia numero 3, "BURNING THE GREEN JACKET" è, a nostro avviso, il pezzo più rappresentativo dell' intero album: è cadenzato e arrabbiato, lascia spazio a riff di chitarra taglienti, una sezione ritmica martellante, cantati quasi esasperati che introducono atmosfere paranoiche e melodiche allo stesso tempo. Il testo, soprattutto per noi del sud, è un grido contro quelle "green jacket"(lega nord) che siedono al parlamento italiano diffondendo messaggi intrisi di xenofobia e ignoranza spacciando parole di odio per democrazia. Per loro solo "One Thousand Kicks In The Ass!", citando i diretti e incisivi Straight. Da notare che "BURNING THE GREEN JACKET" fa parte della compilation "CORE FROM ITALY",compilation che racchiude pezzi di alcune delle migliori band del panorama estremo italiano (Cast Thy Eyes, Glacial Fear, A Buried Existence, Storm{o}, Unanswered, etc...). Proseguendo nell'ascolto arriviamo alla title track, un messaggio di rabbia reale e non patinata, caratterizzata da cori da anthem che, grazie alla loro semplicità, rimangono facilmente in testa e sono perfetti per essere urlati durante un loro live, impossibile non scuotere la testa! "ANGEL FACES IS THE DEVIL I" & "ANGEL FACES IS THE DEVIL II", sarà per il titolo, ma ci ricordano molto le sonorità trash vecchia scuola (Slayer!?) anche se l'influenza più forte è quella degli svedesi "Raised Fist": duine sostenute alternate a parti più lente e cadenzate impreziosite da stop improvvisi che preannunciano lo scatenarsi di una vera e propria tempesta sonora. Il tutto diventa più violento e propenso al mosh pit. Abbiamo da poco superato i primi 10 minuti arrivando così alle due più brevi tracce: "COMUNICATION BREAKDOWN" e "ALL OF YOUR CONGLOMERATED". La prima delle due è, in poche parole, un autentico pugno nel petto, nulla a che vedere con l'omonima canzone dei Led
Zeppelin. Ancora ci dobbiamo riprendere dallo shock che parte A.O.Y.C. che ha l'effetto di un calcio nei denti, chitarre serrate che lasciano però spazio all'alternarsi di parti ultraveloci e di parti quasi beatdown, che ci concedono così pochi secondi di tregua, solo per riprendere fiato. Siamo alle ultime due tracce e la tensione non tende a calare, sono 16 minuti trascorsi sul filo del rasoio. "HYSTORY MAKES YOU A LOSER" segue una linea a-melodica più punk e minimale ma il testo è tutto tranne che superficiale e legato alla tradizione del "NO FUTURE". Ricorda i martiri che hanno pagato con la loro stessa vita il prezzo di una tradizione cattolica ottusa e ignorante, il continuo scontro fra il razionale e il "fantascientifico". ULTIMO PEZZO: "FRUSTRATION IS THE REVERB"! Ancora un bestiale urlo di rabbia contro i cancri dell' ignoranza, della frustrazione e della mancanza di contenuti, come dargli torto? Le parole non sono mai abbastanza e mai sprecate. Adesso non vi resta che trovare questa perla dell'HC made in Italy, di ascoltarla, di imparare i testi e di cantarli a squarcia gola ai loro concerti. Vi possiamo assicurare che non vi deluderanno, anzi rimarrete più che soddisfatti. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 03/09/10 GENERE: punk/hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/straightopposition RECENSORE: Bloody t.+ Mariuccio SUBGRUPPO DEVASTO L’arte e il devasto Oggi parliamo dei Bergamaschi "Subgruppo devasto" e del loro lavoro "l'arte e il devasto". Un gran bel lavoro questo disco e del talento di questi ragazzi che con alcune canzoni mi ricordano tanto i Gerson. Analizzo alcune tracce di "L'arte e il devasto" Si iniza con "Il mio momento", molto ritmatica e grintosa che trasmette la voglia di fare di questi ragazzi. Passiamo a "L'importanza di essere un punk-rocker", questa canzone invece mi ricorda tanto gli erode, per l'aggressività del cantato con una voce quasi rauca ma che ci sta. In "Per fortuna io s(u)ono" salta subito all'orecchio l'influenza dei Punkreas, bella con un ritmo tirato. Un gran bel lavoro quello dei "Subgruppo devasto", un disco che non stanca.
un grande augurio e complimenti ai Subgruppo devasto. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/03/10 GENERE: punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/subgruppodevasto RECENSORE: Giò
Infine mi limito nel dire che l’esame è passato ma che a volte accontentarsi non è abbastanza. Impegno! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/04/10 GENERE: Thrash death
SITO WEB: www.myspace.com/suicidalragemetal RECENSORE: Zak
SUICIDAL RAGE demo I suicidal rage si formano nel 2008, al loro attivo hanno due demo e un primo posto al “Cover Oltre festival”… Queste poche notizie biografiche, prese dalla pagina Myspace del gruppo, mi fanno capire che ho a che fare con un nuovo gruppo in piena esplosione ormonale per l’energia che ci arriva dalle loro song. La realtà dei fatti consta in un insieme di punti che toccano alte vette di gradimento a stati d’indecisione e mancanza di chiarezza. È quello che succede nei nuovi progetti, che devono piegarsi al tempo, in senso di esperienza e di ore passate in studio a suonare le proprie canzoni. Le tracce si lasciano ascoltare, ma pagano in fatto di sviluppo. Le basi ci sono e si apprezzano nell’esecuzione dei brani, ma è uno stato embrionale che delude. Il suono è diretto e scarno, insabbiato nei più tradizionali passaggi trash con contaminazioni death del caso. Cercano di mischiare gli elementi tipici dei generi citati, a volte correndo il rischio di fare una frittata creando un insieme di schemi stilistici scontati, forse nell’ipotesi di partorire un colpo di genio (il disco stenta a decollare). Il song writing è acerbo a tratti, direi in piena fase evolutiva. Non oso spingermi oltre queste riflessioni perchè ne uscirebbe una critica sgradevole e troppo pretenziosa. Credo che alcune cose vadano viste per quelle che sono e non per come ci piacerebbe, l’attenzione non sempre risponde a input prestabiliti, anzi, ha bisogno di trame interessanti e di stimoli fantasiosi, che sappiano colpire l’immaginario di chi ascolta rendendolo partecipe della propria concezione musicale. Comunque il frutto di questo albero ha tempo per maturare, va coltivato con pazienza e seguito con perseveranza.
SUNKING Prisoners of rock In tutti questi anni in cui la musica per me è stata colonna sonora, tra classici e nuove scoperte, finalmente un gruppo del tutto atipico e originale. La voce, tecnicamente perfetta, che ricorda un pò i Guns'n roses e i primi Scorpions, ti porta nel midollo del sound. Se dovessi associare un colore ai SUN KING sicuramente il fucsia. Riescono a trasmettere allegria, ma non priva di ragioni, un'allegria dovuta alla consapevolezza che loro si divertono. Le batterie, seppur coinvolgenti, non sono state eseguite alla perfezione, un po piatte e senza corpo ad esempio in "I JUST WANT". Belle le chitarre, azzeccati gli arrangiamenti e le parti ritmiche. Il basso fa il suo dovere senza esagerare, sa stare al suo posto. "TURN ME ON" è sicuramente il brano che li caratterizza e che continuo a canticchiare da una settimana. Un gruppo che sicuramente farà strada se riusciranno a trovare una maggiore sintonia tra loro. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/07/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/sunkinghardrock
02. BRUCIA A mio avviso è la canzone più riuscita dell'album. Le chitarre ritmiche sono veramente ben registrate e magistralmente suonate. Il testo è diretto e rimane in testa. Basso e batteria fanno il loro dovere senza mai strafare ma sono presenti in ogni minuto della canzone. Anche la voce con quel sottile "graffio" ti scava l'anima. 03. ME, ALONE Non particolarmente originale (ricorda i Nickelback) ma è ben suonata e ben mixata. Batteria e chitarre arpeggiate creano un'atmosfera magica. Il solo di chitarra è il più bello di tutto il cd perchè ha saputo dosare sonorità calde e ruvide alla stesso tempo. Resta il fatto che comunque rimane una ballad molto piacevole da ascoltare. 04. CANE RANDAGIO Pezzo spinto e grintoso che ti fa alzare dalla sedia e ti fa ballare. Il riff ti buca il petto. La voce fa un buon lavoro, anche i cori sono posizionati al punto giusto e creano un tappeto solido. 05. SENZA MENTE Se volete chiudere gli occhi e viaggiare in luoghi dove il cuore trova il suo riposo e la sua casa, dove nessuno può turbare la mente, dove il silenzio avvolge la tua pelle allora ascoltate questa canzone bellissima. Geniale il crescendo del semi-ritornello finale che riporta con i piedi per terra e fa emergere una coscienza chiara della nostra fragilità.. 06. MRJ Purtroppo in questo brano viene facile il paragone con i Nickelback e i Crash Test Dummies. Non particolarmente interessante come pezzo.
RECENSORE: Spito
01. EL REY Come prima canzone dell'album è azzeccata.
07. COMUNICAZIONE Qui ripartono alla grande facendoci scordare il brano precedente. Riff davvero trascinante. Il sound è davvero accogliente e compatto e da qui si evince l'amicizia che lega i componenti del gruppo. Non a caso è la title-track del loro cd.
Il ritornello è molto bello e aperto che lascia quasi sognare. La voce si spalma bene al resto della musica. Gli FX sono stati curati e molto originali. Unica pecca il basso poco presente a livello ritmico.
08. LITTLE GIRL Scorre piacevole. Degna di nota è la prestazione vocale, molto interessante e vincente l'effetto che è stato usato per la voce.
SWELL 99 comunicazione
09. RACE Ecco gli swell99 che ritornano alla carica con un pezzo granitico. Mi sarei aspettato più grinta e cattiveria nella voce. Sezione ritmica impeccabile. Il mixaggio ha tirato fuori un pezzo grunge dei primi anni 90 e ha centrato il colpo. 10. DIMMI Ho ascoltato molte volte questo brano e non mi ha mai annoiato, buon segno. Il ritornello è la parte forte di questo brano sia a livello musicale che di testo: "DIMMI SE TU VUOI VIVERE". Grande idea e grande realizzazione. 11. FATHER & MOTHER Niente di eclatante (mi ricorda i PEARL JAM) ma non da sottovalutare. Il basso ben fatto.
Davvero ottima la tecnica, con la quale eseguono con chirurgica precisione riff, ritmiche ed assoli; chitarre/bisturi, basso/coltello e batteria/martello e via a presentarsi al mondo intero come una delle death metal band italiche più feroci in assoluto. Ottimo fiuto ed intuito per l'altrettanto competitiva My Kingdom Music. Engraved in death! VOTO: 83/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/06/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/symbolic RECENSORE: Jurgen TERRORAGE Slaves ep
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/09/10 GENERE: rock/indie/pop
12. SINGLE DAYS Bel finale per questo cd. "Single days" racchiude le sonorità di tutte le tracks di questo progetto e conferma la maturità musicale degli swell99. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/06/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/swell99 RECENSORE: Spito SYMBOLIC Engraved in flesh Attivi dal 2003, questi macellai italici arrivano a questo debut del 2009 dopo due demo, un promo, e tanta gavetta e sudore, speso nelle composizioni attraverso gli anni, ma soprattutto in sede live, dove si sono tolti grosse soddisfazioni come ad esempio suonare con bands come Cripple Bastards, Avulsed, Vader e Dismember. La proposta in questione li vede all'opera di un death tecnico e lacerante, influenzati da grandi gruppi polacchi come Behemoth (soprattutto), Vader e Decapitated; canzoni di 4 minuti o meno, veloci e bastonanti, ma non soltanto "infernal blasting", bensì terremotanti al punto giusto, con stile e con un'alternanza a parti più lente e cadenzate che contribuiscono parecchio a rendere i pezzi più variegati ed interessanti, per un death metal mai banale.
presente in questo ep. Suonano indie rock di estrazione British, senza disdegnare liriche in italiano. Tutto condito come una insalatona Pop. Doppie voci maschile e femminile, tutto perfetto nella semplicità ragionata dei brani. La tesi: sono pronti per fare il grande salto, rimanendo comunque legati ad un alternative rock tanto caro al vecchio stivale (il Genio su tutti). Non sono avvezzo al genere, ma tutto suona bene a parte alcuni suoni della chitarra su io ti riavrò e il mio giardino. Tarantiniana British unico brano in lingua inglese , divertente e ben arrangiata. E Moviola resa importante dalla partecipazione di Enrico Ruggeri. Ne sentiremo sicuramente parlare nei posti che contano. Attendiamo il disco della consacrazione.
SITO WEB: www.myspace.com/thebankrobberock La truculenta copertina di questo ep già mette in guardia sul bombardamento sonoro al quale le delicate orecchie dell’ascoltatore andranno incontro. I siciliani Terrorage propongono un brutal death che sa variare dai tempi più veloci a interessanti (e devastanti) slow tempos, sempre pronti all’accelerazione che come una rasoiata arriva all’improvviso. Growl che più cavernoso non si può, songwriting adeguato, canzoni ben suonate: certamente questo disco non aggiunge nulla di nuovo al panorama death, ma si fa comunque ascoltare, specie se il genere vi piace. Unico piccolo neo a mio avviso la batteria, che a volte propone suoni veramente vicini a quelli di una drum machine. Ma è una questione di gusti… VOTO: 68/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/03/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/terrorage RECENSORE: Pino F. THE BANKROBBER Rob the bank Chi sono i The Bankrobber? una band di Riva del Garda che in tempi fulminei dal 2008, si è già aggiudicata il Premio Rock Targato Italia e una collaborazione con Enrico Ruggeri nel loro brano Moviola,
RECENSORE: Samp THE BLEED Out of the world The Bleed, gruppo emergente con forti influenze grunge e indie. Il loro demo contenente 5 tracce, presenta una sonorità uniforme, settaggio di chitarra, tono della voce batteria e basso. Se non altro i The Bleed dimostrano di avere uno stile proprio, originale. Primo brano “About a girl”. Parte l arpeggio malinconico di chitarra al quale poi segue la voce, altrettanto triste. Questo pezzo l ho apprezzato particolarmente e, in effetti, lo considero il migliore. Continua l ascolto ed è la volta di “believe”. Questa volta il pezzo inizia con un giro di accordi. Il pezzo scorre bene continuando sulla stessa linea del precendente. Mi ricorda un po’ i Radiohead e qualcosa dei Cure. Non ho apprezzato tanto i pezzi “Find me in yourself” e “reversions relapse” perché non sono molto diversi rispetto ai precedenti. Chiude la demo “She doesn’t know” che cambia leggermente rispetto agli altri pezzi, per quanto riguarda la struttura, nei contenuti e nelle sensazioni però rimaniamo sulla linea generale. E’ un buon materiale questo dei The Bleed ai quali consiglio però, di cercare di creare pezzi diversi tra loro per evitare il rischio di annoiare l ascoltatore.
Gli faccio i complimenti invece per aver trovato uno stile proprio, cosa che è difficile trovare in molti gruppi emergenti. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/03/10 GENERE: grunge/indie
SITO WEB: www.myspace.com/thebleedband RECENSORE: Franky THE BLOTTERS I The Blotters sono un gruppo formato da quattro musicisti campani dal DNA essenzialmente rock\punk, che entrano in scena con la loro prima demo autoprodotta di cinque brani, tutti di carattere melodico, apprezzabili immediatamente dopo i primi ascolti. Nulla di così nuovo e impegnativo certo, ma posso dire che i loro pezzi sembravano la colonna sonora perfetta per le mie passeggiate in città, con il loro sound tipico delle band giovani e determinate. Tra le canzoni spicca "Saviour Nightmare" dal ritornello riuscitissimo a tal punto da farmela definire il miglior pezzo della demo, insieme a "Green Angels" per chi vuole grinta e velocità. Per i più melodici invece "Why Him and not Me??" è sicuramente una validissima "ballad punk" se così si può definire, introdotta da un arpeggio iniziale di chitarra acustica che nella strofa lascia spazio ad un distorto ben marcato, che da il giusto ritmo senza incattivire troppo la canzone. La demo dei blotters è un lavoro ben fatto, migliorabile forse con un pò di esperienza in più, e rivalutata qualche seconda voce, ma comunque un bel lavoro, con tante buone idee che speriamo gli possano far sfornare un album completo in futuro. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/01/11 GENERE: punk/rock
SITO WEB: www.myspace.com/wearetheblotters RECENSORE: Laio THE COC Little canne road The Coc non sono alle prime armi, e si sente. Pare abbiano
avuto esperienze che li hanno portati fin qui, al disco in questione, Little Channel road, dopo una serie di collaborazioni ed un Ep. In copertina scimmiottano un po’ l’immagine storica di Abbey Road dei Beatles, scelgono di suonare un rock che guarda ammirato l’underground americano novantino, e tutto sommato si fanno valere con mezzi quali “ She was 17”, la title-track e “Meteors”.Non sappiamo dire molto quanto abbiano desiderato, The Coc, una produzione poco cristallina, a tratti sotto-tono, cosa che potrebbe dare una svolta al sound della band, come sempre. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/12/10 GENERE: rock/indie
SITO WEB: www.myspace.com/thecocband
riconoscere che già solo l’essere su myspace rappresenta già un buon lancio. Oggi forse per le nuove leve, o per chi vuole farsi sentire rappresenta una buona piazza di ascolto. Vi auguro di continuare su questa starda, di cambiare il meno possibile la vostra musica e il vostro genere, perché state percorrendo una buona strada; e in questo momento non necessita cambiare strada. Continuate così e frutti per voi arriveranno. VOTO: 98/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/12/10 GENERE: rock/indie alternative
SITO WEB: www.myspace.com/headphones4 RECENSORE:Jean Marie THE LADDERS
RECENSORE: Alècs M. THE HEADPHONES La band The head, usa melodie e sonorità a dir poco elettrizzanti.......Che creano suspence e suggiostionevoli ambienti. Nei loro pezzi ascolti rock visto sotto le sue varie sfacciettature. Il loro punto di forza è che sapendo fare dei semplici ballad,. Queste belle sensazioni che mi sono uscite ascoltando i loro pezzi, credo che derivi dal fatto che questa bella musica è stata fatta in inglese. Ho i miei dubbi che simili atmosfere possano uscire scrivendo testi in italiano. Questo non è un rimprovero, ma un limite della nostra lingua per essere usata in certi tipi di generi musicali. Nei brani c'è il giusto bilanciamento, tra pezzi cantanti e assoli musicali. Devo riconoscere che gli assoli musicali, sono tanto elettrici come suono..........ma sono azzeccatissimi e anche se il suono può sembrare stonato o distaccato. In realtà puoi immaginare di essere già entrato nel futuro e di assaporare musica che va oltre i confini del mondo......e vieni proiettato in un'altra dimensione. Le intro che precedono i brani sono bellissimi……….possono risultare banali o scontati sentiti nell’insieme del brano. Invece ha una sua essenza, una sua vita, da far risaltare al meglio lo stesso brano che ci si aggiunge ad ascoltare. La voce del cantante, così corposa piena di armonici, aggiunge un qualcosa in più alle canzoni. Vi si può ringraziare per aver scelto myspace per farvi conoscere. Mi piacerebbe, vi auguro che possiate avere altri spazi dove farvi sentire o emergere. Anche se devo dire
Ad una prima ricerca su space per il gruppo , come a volte accade , vien fuori un gruppo di inglesoni , beatles-mania , quasi degli emuli degli Oasis. Stavolta ci capita questo gruppo di ragazzi , The Ladders da Verona che , come dicono loro stessi , conosciutisi per strada , pronti a mettere in musica le loro giornate di ordinaria follia. Inutile parlare di qualità delle registrazioni , visto che qua siamo simpaticamente davvero all’appena appena ascoltabile ( e quindi aspettiamo nuove songs) . Tutto appare molto confuso , disordinato , tranne la certezza che questi qua appena hanno un paio d’ore libere , volano verso la sala prove a menarsi sui propri strumenti. Il che rimane sempre segno di “bellavita”. Aspettiamo buone nuove. Alla prossima. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/08/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/iladders RECENSORE: Alècs THE LAST PROJECT Feeling good in your shoes Il quartetto Lombardo ‘The last project’ ci propone un rock stato e tornato di moda che usufruisce di tipici elementi essenziali per giungere più velocemente all’orecchio degli ascoltatori. Canzoni semplici, di chiaro stampo Rock, ne troppo soft ne mai aggressivo. Rock da spiaggia, da birra con
buoni amici o da festini ballerini (‘A perfect mask’ odora di Franz Ferdinand e compagnia bella) all’insegna dell’allegria e della spensieratezza. C’è melodia un po’ ovunque in questo primo EP della giovane band, e la traccia ‘Don’t run away’ ne è efficace testimonianza a chiusura del cd. 4 tracce semplici, dirette e orecchiabili, destinate ad essere replicate da un ben più ampio (e maturo) album. Oggi è una fortuna militare in una band di questa matrice: possibilità di suonare più ampie, buone prospettive commerciali e facili probabilità di grande pubblico. Basta sapersela giocare bene. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/12/10 GENERE: rock /pop
SITO WEB: www.myspace.com/thelastprojectband RECENSORE: Cristiano Poli THE LOTUS Forgotten silence Quello dei The Lotus è un suono che parte in maniera nobile, si presenta elegante con l’apertura di Dreamagothika (part 1) e prosegue bene il discorso con Fall In time, in cui si notano accenni progressive e malinconiche melodie di facile apprezzamento. Enchained Melody parte con riff grintoso sui cui poggia un interessante Synth, continua su un mid tempo in doppia cassa con voci armonizzate e subito si deforma in un contorsionismo alla Tool veramente eccitante, oltre che imprevedibile. Il cantante mostra una buona carica sia sui puliti che su i rari Scream che emette. Anche i musicisti comunque valgono veramente: si sente una certa classe nell’arrangiamento e nell’esecuzione (I will come to you), che grazie alla discreta produzione mette in risalto tutte le buone idee dei nostri. Andromeda’s Mother potrebbe essere un perfetto esempio di quanto detto: iniziale influenza Muse, strofa psichedelica andante, ritornello a base di rock aggiornato e voce veramente convincente. Ottimo anche l’assurdo solo di chitarra a base di Whammy e il seguente inno melodico che conclude. Fa piacere sentire certe idee in una giovane band, specialmente in un Italia in cui la parola ‘stereotipo’ è ormai divenuta all’ordine del giorno.
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/11/10 GENERE: progressive/alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/thelotusrock RECENSORE: Cristiano Poli THE MARCH OF THE SEASON My winter Disco datato al 2007 giunge sule pagine di UndergroundZine a distanza di tre anni dalla sua pubblicazione, mi lascia incerto sul da farsi (da scriversi) poiché in tre anni ne succedono di cose. Il sound è di qualità, tipico delle produzioni degli ultimi tempi, cioè, bei riff di chitarra, stacchi chirurgici e spruzzi psichedelici qua e là a condire la minestra, tutto sommato una minestra ben cotta, quello che conta per un disco aggressivo da ascoltare a tutto volume. Gli arrangiamenti danno spazio alla grinta e i componenti del gruppo a turno lasciano la propria firma nelle tracce. Lavoro figlio di una buona produzione, granito ruvido esce dal mio impianto stereo (quando la label lavora bene con il gruppo?!?). La voglia di fare li spinge a non crearsi problemi e in fase creativa si lasciano influenzare in più direzioni. È il caso di dire (soprattutto in ambienti rock-metal) che fare musica funziona così!?!tutti ascoltiamo e suoniamo quello che più ci piace o no?? Per assurdo pensate se dopo Jimi Hendrix nessuno più avesse usato un “wahwah” o sparato la chitarra distorta a palla per non sentirsi dire che è stato lui il primo a farlo, ora non parleremo di compilation, dischi, indie, label, riviste di settore, mega concerti e tutto il resto … Passatemi la pungolata a quei “arrugginiti puristi” che credono nel “Santo Graal dell’opera d’arte a tutti i costi”: me l’immaggino balene in agonia sulla secca della polemica, sanno esprimersi solo citando nomi esotici dal sapore agrodolce di sconfitta personale, tirano fuori sempre i soliti grandi nomi, “citazionisti boriosi”. Mi colpisce la spinta e l’aggressività dei nostri: il passaporto per guardare oltre confine; mentre in casa si scontrano con una realtà grottesca, dove si fanno largo “cantantesse sfigate 366 giorni l’anno” dall’acconciatura stropicciata con abito griffato e gruppi dal look finto “grungesadomaso” con tanto di fondotinta e ciuffo laccato, patetici. Fuori dai binari della polemica diamo la giusta paga ai nostri dicendo che quando c’è potenza e rabbia si parla sempre di
fottuto metallo! Da non dimenticare che si tratta di spaccare i timpani e non di riscrivere i canoni della musica..e i ragazzi spaccanoooo!! A questo punto chiederei un po’ d’impegno a tutti quelli che scrivono di musica e che spesso gettano secchiate di merda sul fuoco eterno della “critica a tutti i costi”: risultato?? Sollevare solo grandi polveroni (quando e se ci riuscite). Alla fine della fiera il giudizio vero e proprio spetta a chi compra il disco e segue la band dal vivo e non illudiamoci di fare la differenza sparando a zero sulla testa del gruppo di turno, senza immaginare la mole di lavoro che si fa per “tirare la carretta“. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/01/11 GENERE: rock metal
SITO WEB: www.myspace.com/ RECENSORE: Zak THE MININGTOWN Fall and rising Oggi ascoltiamo The miningtown. Prima traccia “anlee” brano rilassante, una d quelle con sonoritàcountry, una canzone alla Neil Young. La voce in questo pezzo mi ricorda un Mick Jagger purificato, agli esordi. “Back to you” pecca forse di poca originalità. Il giro melodico sembra qualcosa di già sentito. Il pezzo però scorre e lascia qualcosa di buono. Il terzo brano “broken” mi ricorda molto una ballata dei The Fratellis “Whistle for the Choir”solo inizialmente però. “Double face” e “Rosemary” scorrono e la seconda la preferisco. Diciamo che questo gruppo, a mio avviso, ha bisogno di trovare la via giusta dell'inedito. I brani necessitano di maggiore lavorazione e studio melodico e di arrangiamento. Lavoro necessario per poter dare un tocca di originalità e novitàal progetto. Potrei consigliare di continuare lavorando su ballate, cose soft dato che riescono bene. Non è il caso di scoraggiarsi però, con un po' di lavoro si migliora. Spero di poter sentire presto altro materiale. Ciao minatori VOTO: 60/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/09/10 GENERE: country/rock melodico
SITO WEB: www.myspace.com/theminingtown RECENSORE: Franky THE NAPPIES Next stop stix
Amanti del punkrock semplice, divertente e dalle sonorità melodiche vi consiglio questo dischetto. Loro sono i The Nappies che dopo due demo alle spalle e alcune partecipazioni in compilation varie debuttano con “Next Stop Stix” il loro primo album prodotto dall’etichetta americana Cheapskate Records. Nove tracce di horror punk dalle melodie orecchiabili e senza troppe pretese con testi riguardanti zombie, licantropi e mostri di ogni genere in stile Misfits, i pezzi corrono via veloci resi coinvolgenti anche dall’alternanza della voce maschile e femminile. Tutto sommato i ragazzi di Latina hanno sfornato un bel lavoretto piacevole e ben registrato bravi, bene continuate cosi. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/11/10 GENERE: punk/rock
SITO WEB: www.myspace.com/thenappies RECENSORE: Francesco THE PROVIDENCE The seven doors of the Providence Nato a fine 2008, il progetto The Providence è il frutto del lavoro di un unico musicista, autentico appassionato del genere horror; infatti le influenze cinematografiche si proiettano anche nella musica, basti pensare che lo stesso monicker è preso in prestito da "Danza macabra" di Mario Bava, e che le atmosfere mortifere che permeano tutto il lavoro sono nel DNA del musicista; come un party di sangue e riti funebri tra Goblin e Death SS, con parti metal rock e altre di sintetizzatori tipiche di certo cinema di genere in voga nei '70, il nostro ispirato Bloody Hansen tira fuori 7 tracce violente, atmosferiche, evocative, funeree..in parole povere:horror!
Con pezzi che mai superano i 4 minuti di durata e che sanno "acchiappare" anche quando le melodie diventano nenie minimaliste di piano o tastiere vintage, aiutati anche da grida e spoken words. Bel lavoro. VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/03/10 GENERE: colonne sonore/ musica film/horror
SITO WEB: www.myspace.com/horrorprovidence RECENSORE: Jurgen THE SNOOKYS Set the world on fire La band The Snookys spara sonorità a dir poco adrenaliniche, forse viste nel contesto contemporaneo possono apparire vecchie ... retrò! Ma nel rock , a qualsiasi stile ci si riferisca, i giri di chitarra o di basso sono quelli. E suonati ieri come oggi cambiano poco. Quello che ci si può aspettare forse non è immaginabile dall'ascolto della loro prima canzone “I feel alright”. Parte in crescendo e non si intuisce subito l' energia che uscirà da questo pezzo. Anche la parte semplicemente musicale non è da meno del resto in quanto a energia che cala appena sta per arrivare la conclusione del pezzo. Senza accorgersi si arriva al brano successivo. Anche “Be cruel” come il brano iniziale ha una buona sonorità. Può certi aspetti sembrare una rincorsa tra strumento e voce a chi va più in alto come intensità. Ma direi che è una gara dove non ci sono vincitori ne' vinti come potrebbe accadere durante i concerti live, dove o il chittarrista o batterista in un determinato pezzo vogliono avere un attimo di attenzione su di loro. La stessa adrenalina musicale traspare da tutti i pezzi. Possono cambiare gli arraggiamenti o la melodia ma la stessa carica musicale in crescendo è presente in tutti i pezzi. A conferma di questo posso dire che in “First time in Berlin” e “Hallelujah I love her so” mi sarei aspettato brani meno potenti, un po' più orientati verso uno stile un po' più lento come una ballad o uno slow rock. Sulla corposità della voce del cantante e della bravura dei vari musicisti non posso
che dire di continuare su questa strada e sicuramente avranno belle soddisfazioni. Aggiungo che fare del rock fatto bene senza entrare in ripetizioni è difficile. Certo se uno ascolta attentamente troverà sempre delle influenze da quel cantante o quel gruppo. Sarà entusiasmante poter vedere le vostre produzioni nei negozi e non solo potervi ascoltare su Myspace. Anche se Myspace può essere un buon punto di partenza e potrebbe anche essere un lancio nella vostra produzione. Sarebbe interessante se qualcuno si accorgesse di voi perchè avete tutte le possibilità di crescere maggiormente. Ragazzi cercate di rimanere sui livelli di qualità che state seguendo, cambiando il meno possibile ! VOTO: 99/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 03/09/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/thesnookys RECENSORE: Jean Marie THE SUPER BURRITOS The super burritos ep Punk Rock seminale e pulsioni sotterranee. Il combo vicentino The Super Burritos presenta un E.P. contenente 7 brani grezzi, sporchi ed essenziali nella forma, senza dubbio debitrice di certi suoni cari al passato (Stooges, Black Flag , Sonic Youth sono le influenze più evidenti nella produzione). Fin dalle prime note di ‘You’re driving me insane’ si capiscono subito i chiari intenti del progetto: ripercorrere i sentieri di un suono vintage/punk disturbato e minimale, come nella migliore tradizione U.S.A. periodo fine ’70/primi ’80. Un brano come ‘Helloweed’ potrebbe essere una sorta di manifesto dell’intero cd, dati i suoi contenuti scarni e diretti che mettono subito in chiaro la posta in gioco proposta. Il suo gemello diretto è ‘Hard Times’, preceduto dal più melodico ‘Me and you’, che ricorda da vicino Iggy and The Stooges senza però farla pesare troppo. Altra cosa è invece la sintetica ‘I’m a Jerk…’, a cui spetta il ruolo di chiusura. In questo brano i nostri mettono da parte le chitarre e si danno ad un mirabolante trip di sintetizzatori New Wave, con tanto di sovrapposizioni di voci malate e devianti in primo piano. Sono insomma dei pezzi tirati e brevi che accontenteranno in particolare il pubblico punk più retro, che preferisce rivivere gli antichi fasti dando credito ascoltando valide band come appunto sono i The Super
Buritos. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/09/10 GENERE: rock/punk
SITO WEB: www.myspace.com/thesuperburritos RECENSORE: Cristiano Poli THE TOOLIPS untitled Il fulcro dei Toolips è indubbiamente il chitarrista. Il suono della sua chitarra si staglia imperioso negli assoli come nelle parti ritmiche lasciando talvolta la voce del buon cantante in secondo piano. La distorsione di stampo settantiano e il particolare gusto retrò di questo funambolo della sei corde rimandano a guitar hero del calibro di Jimi Hendrix, Jimmy Page e Eric Clapton. Come già sottolineato la voce e il resto della band passano un po’ troppo in secondo piano facendo da contorno alla portata principale. In ogni caso si tratta di musicisti con la M maiuscola e forse questa carenza è dovuta alla tecnica di registrazione utilizzata per l’album. Once Upon A Time probabilmente è la “hit” dell’album e ricorda i Black Keys di Strange Times; più melodica e sessantiana How Do You Feel con i suoi cori in stile Beatles; In My Mind è quasi zappeliniana, rimanda all’hard rock dei Wolfmother e la batteria finalmente esce allo scoperto; Cannonica, dall’andamento blues/rock, ricorda i Cream e probabilmente, complice la parte centrale in pieno stile hendrixiano, è la canzone più valida dell’album; Più psichedelica e coraggiosa With My Bed, le influenze sono indubbiamente rintracciabili nei Blue Cheer e nei Beatles di Sgt. Peppers. In complesso si tratta di un lavoro ben fatto, piacevole da ascoltare anche se decisamente ispirato al passato.
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/09/10 GENERE:
SITO WEB: www.myspace.com/tooolips RECENSORE: Roberto “Wizard” THE TULIPS untitled Il fulcro dei Toolips è indubbiamente il chitarrista. Il suono della sua chitarra si staglia imperioso negli assoli come nelle parti ritmiche lasciando talvolta la voce del buon cantante in secondo piano. La distorsione di stampo settantiano e il particolare gusto retrò di questo
funambolo della sei corde rimandano a guitar hero del calibro di Jimi Hendrix, Jimmy Page e Eric Clapton. Come già sottolineato la voce e il resto della band passano un po’ troppo in secondo piano facendo da contorno alla portata principale. In ogni caso si tratta di musicisti con la M maiuscola e forse questa carenza è dovuta alla tecnica di registrazione utilizzata per l’album. Once Upon A Time probabilmente è la “hit” dell’album e ricorda i Black Keys di Strange Times; più melodica e sessantiana How Do You Feel con i suoi cori in stile Beatles; In My Mind è quasi zappeliniana, rimanda all’hard rock dei Wolfmother e la batteria finalmente esce allo scoperto; Cannonica, dall’andamento blues/rock, ricorda i Cream e probabilmente, complice la parte centrale in pieno stile hendrixiano, è la canzone più valida dell’album; Più psichedelica e coraggiosa With My Bed, le influenze sono indubbiamente rintracciabili nei Blue Cheer e nei Beatles di Sgt. Peppers. In complesso si tratta di un lavoro ben fatto, piacevole da ascoltare anche se decisamente ispirato al passato.
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/09/10 GENERE: rock/jazz
SITO WEB: www.myspace.com/tooolips RECENSORE: Roberto “Wizard” THE UNABLE Visions of Hate
Sinceramente non saprei come catalogare le cinque tracce di questo demo, complice probabilmente la mia passione per il metal anni ’90 che mi porta ad ascoltare quasi esclusivamente quello. Documentatomi da colleghi più competenti di me (almeno sulla catalogazione), ho appreso che il genere viene definito metal moderno… vedrò di studiare un po’ di più. Gli Unable sono un gruppo diretto: voce aggressiva, pochi fronzoli, mid tempo, chitarra granitica. L’opener Visions of Hate rappresenta il punto più apprezzabile di questo disco, con la voce a delineare una bella linea melodica senza tradire il growl (è questa la caratteristica che più mi piace e che si ritrova anche nelle altre canzoni, ovvero il growl che non bada solamente all’impatto) e la chitarra martellante.
Tuttavia le premesse non sono mantenute appieno dal resto della registrazione, dove alla fine non rimane molto in testa e sembra di aver ascoltato sempre la stessa traccia. Il demo comunque è ben suonato e arrangiato, anche se piuttosto essenziale riguardo quest’ultimo punto, e non mancano a mio avviso le premesse perché gli Unable ci regalino in futuro un lavoro veramente pregevole. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/03/10 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/unableit RECENSORE: Pino F. THE VINTAGE The vintage gruppo dal sound fresco. Un po' indie un po' Hard Rock. Parte 'ascolto con “Hot lover”pezzo dal riff molto hard, buon groove funkeggiante. Ritornello di buona presa. Unica cosa su cui è necessario stare attenti è la pronuncia in inglese. A volte poco convincente. Continuamo sulla falsa riga del precedente con “stop hurrin' me”solito ritornello di presa e grande groove. Mescolare la sonorità hard ai ritmi funky rende il tutto molto interessante. “No rules” cambia un po' il ritmo e il tiro precedente. E' giusto cambiare leggermente stile su un album, altrimenti si rischia di annoiare chi ascolta.”Yes i did what” invece riabbraccia il sound leggermente pop. Le chitarre non sono aggressive come prima. E' un pezzo facile, che rimane facilmente in testa. La vena Hard la recuperano con “me n my whiskey” titolo molto glam anni 80. Posso immaginare di cosa parli. Si continua con le corna al cielo grazie a “record companies. Riff e ritmo cadenzati come se accompagni la tua testa mentre si scuote. Uno dei migliori dell intero album. Le ultime tre tracce scorrono senza darmi particolare attenzione. Devo fare i complimenti ai The Vintage. Sono riusciti in 10 tracce a tirare fuori il loro sound. Si sentono le varie influenze, dall hard al funky e anche qualcosa dell indie più recente. Continuate così raga, siete su un ottima strada. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/09/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/thevintageitaly RECENSORE: Franky THE WAY OF PURITY crosscore Essenzialmente il sentimento che i The Way of Purity intendono veicolare con le dieci tracce di questo disco è la rabbia. La loro etichetta li definisce “Black Metal Core”, ma a mio parere di black metal qui non c’è molto: io lo definirei più “hate core”, con alcuni passaggi molto veloci che possono sicuramente essere accostati al genere sopracitato. Tempi spesso cadenzati, scanditi con chitarre gravi che picchiano duro, voce a metà tra lo screaming del black e il growl death, sempre nervosa e graffiante. Personalmente dischi del genere non attirano la mia attenzione facilmente e questo non fa eccezione. Al di là dell’assalto frontale c’è poco da aggiungere, a parte le incursioni di voce femminile che almeno in un caso veramente sorprendono, poiché dopo le prime canzoni tutto ci si potrebbe aspettate ma non l’atmosfera quasi da metal commerciale (alla Lacuna Coil per capirci, chitarre comprese) che si respira in un pezzo come “The Rise of Noah”. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/08/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/thewayofpurity RECENSORE: Pino F. THE WISERS The fall The wisers sound britannico, dal indie al punk. Si parte con “The fall begins”brano molt soft che fa presagire un proseguio su questo stile. Tutt' altro “Walking on ice”è una vera e propria scarica di adrenalina. Il ritornello riesce a smuovere chiunque, la vera e propria energia del punk. Si sperava in una calmata, no! “unsocial network”è il cosiddetto pezzo da “pogo”. Grande forza e energia. Bellissimo quando rallenta, per poi riparte al massimo. Avrà un grande valore proposto dal vivo. “Crossfire”mi richiama delle sonorità tipiche del punk-rock però americano. Non male
la melodia, un buon pezzo anche questo. Chiudiamo con elefanti e cigni due animali che accostati non significano niente. Si torna questa volta all'indie più ricercato. L'uomo con la sua chitarra arpeggiata. Crea atmosfera, ottimo. Bella produzione per loro, seguono il loro genere e lo arricchiscono ognuno con le proprie influenze. Mi piacerebbe sentirli dal vivo. Bravi ragazzi. Rock on! VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/04/10 GENERE: punk /indie
SITO WEB: www.myspace.com/thewiserspunk RECENSORE: Franky THEY FROM COME THE SKY Greetings from the war zone Vengono da Bologna, attivi dall’agosto 2008, dopo solo 6 mesi di attività hanno dato alla luce il primo singolo “Blood Diamond”, oggi li ritroviamo con il nuovo EP “Greetings From The War Zone”. Il cd è stato registrato presso il Convolution studio di Ravenna, mixato in seguito a Roma da Giampiero Ulacco ed infine il master è stato fatto da Vanara a Torino; questo ci mostra quanto la band abbia puntato sulla buona riuscita del loro nuovo prodotto, andiamo ora ad analizzare il cd in sé. L’EP contiene quattro tracce più intro, i temi delle canzoni spaziano da problemi della società attuale a riflessioni personali toccando anche temi fantascientifici. La proposta sonora è un metalcore moderno che rimanda, per le strutture delle canzoni, ai “For The Fallen Dreams” , l’uso, ottimo, di growl, scream e parti in clean fa si che le canzoni non cadano nella monotonia, uno dei problemi più grandi per un genere usato e strausato come il metalcore. Un perfetto esempio di unione tra metal e hardcore ci è dato nella canzone che da il titolo all’EP; sono presenti infatti i classici cori hardcore che tanto fanno presa durante i concerti a dimostrare l’attitudine e l’approccio live della band nella composizione dei brani. L’alternarsi di break down e parti melodiche lasciano respirare l’ascoltatore nel corso dell’ascolto del cd. In conclusione un ottimo cd sia per gli amanti del metal che dell’hardcore. Promossi a pieni voti! VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/07/10 GENERE: metalcore
SITO WEB: www.myspace.com/theycomefromthesky RECENSORE: Death to the core 666 THINK OR DIE In una scena musicale che fa sempre più pena, dove se non suoni in una tribute non vieni considerato musicista, trovare gruppi come quelli che sto per recensire quest’oggi mi da la forza di guardare avanti e sperare che in fondo prima o poi qualcosa cambierà nel panorama musicale italiano.. Sto parlando dei THINK OR DIE, gruppo punk hc bolognese. Mi piacerebbe scrivere un qualcosa di più sul gruppo e sulla loro storia, ma purtroppo nel loro space non c’è spazio per una piccola biografia, e quindi lasciamo da parte le parole e passiamo ad ascoltare il loro primo album, uscito proprio quest’anno. L’album si presenta bene, con una bella copertina, semplice ma molto d’effetto, complimenti a chi ha seguito la grafica. Fin dai primi secondi si capisce subito di che pasta son fatti questi ragazzi, riff veloci, senza tanti fronzoli , diretti che colpiscono immediatamente chi si appresta ad ascoltare i loro brani, le ritmiche son belle presenti e la voce, non si risparmia e da il meglio di se, alternando pezzi calmi parlati ad urli rochi e pieni di rabbia e di passione. E passione per la musica è quello che si percepisce in ogni singola nota di queste canzoni, passione che si unisce alla rabbia per il periodo in cui viviamo, e formano un mix potente che fa venir voglia di urlare insieme a loro .. Buona anche la registrazione , molto DIY, e non poteva essere altrimenti per un gruppo come i THINk OR DIE.. che dire, mille parole sarebbe totalmente superflue e non renderebbero giustizia a questi ragazzi.. unico consiglio che do a voi che state leggendo queste righe è quello di correre sul loro space e godere della loro musica… Continuate così ragazzi.,. ottimo lavoro VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/10/10 GENERE: punk hc
SITO WEB: www.myspace.com/thinkordiehc RECENSORE: Simone THREE BLACK LINE demonstration Crossover moderno fortemente influenzato da un'attitudine punk quello dei Three
Black Line. Il loro Demonstration è un dimostrativo di 4 brani, che mostra le varie influenze della band ed esplora le varie strade percorribili dal gruppo. Insomnia galoppata diretta in hardcore style con rallentamenti e controcanti tipici del metalcore ma rivisitati decisamente in chiave nu metal crossover. Too Late ha un bridge vincente nelle linee vocali, mi sono venuti in mente i primi Linea 77. Niente di nuovo ma divertente nel risultato, sicuramente un pezzo da contest di skateboard. Antrophobia al punk aggiunge un cantato in italiano con controcanti in Inglese, tornano ancora in mente i Linea 77 assieme a tutta la scena punk italiana. A chiudere il lotto Brain Spotting, mattonata rappata ai 200 all'ora, tra pod e downset, forse può essere una strada vincente da percorrere, il risultato è piacevole. Ma magari il futuro ci riserverà un rinnovamento radicale. Chi vivrà vedrà, nel mentre la sufficienza è piena. VOTO: 62/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/10 GENERE: Crossover / nu metal
SITO WEB: www.myspace.com/theeblackline RECENSORE: Samp TITANIO Muscle of tiranny - demo
In mancanza di qualsiasi tipo di informazioni inerenti alla bio del gruppo ed alla sua provenienza, cercherò di sopperire. Sin da subito si sente un amore per il thrash e per l'heavy metal che fu, quello degli eighties che tanto ci ha fatto sbattere il capoccione e perdere la voce; la band non va tanto per il sottile, muovendosi sui suddetti generi e proponendo due pezzi dalla struttura semplice e senza fronzoli nella costruzione ed esecuzione degli stessi. Anche la produzione è scarna, tuttavia gli strumenti si distinguono discretamente bene, la cosa che il gruppo ha curato maggiormente sono gli assoli, che conservano una buona funzionalità nell'economia del pezzo. Non male, ma la prossima volta attendo un lavoro più professionale dal punto di vista delle registrazioni e, soprattutto, della personalità nella scrittura dei brani. Appena sufficienti, ma rimandati a settembre. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/07/10 GENERE: thrash /heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/titanioitaly RECENSORE: Jurgen Kowalski
TOTALE APATIA Ritorno al futuro
TOUCH ME AND SHOUT Across the universe
La vita del punkrocker è dura. Soprattutto in Italia. Questo è uno dei tanti temi toccati dai Totale Apatia, quartetto bresciano dedito da tredici(!) anni al punk rock più classico stile Derozer -Rappresaglia. Ritorno al futuro è un buon disco che dimostra la bravura del gruppo nello spaziare dal punk melodico a veri e propri sprazzi di furia hardcore vedi la bellissima "In crisi" o " Caschi blu". Altro punto a favore dei T.A. sono i testi, mi aspettavo il solito disco di pseudoprotesta e invece la punk band bresciana parla di tutto, passione, vita, musica e sogni spezzati... Da notare " Non mi basta più" (".. la vita del punk rocker non vale una lira!!") e "Sai perchè ?" perfetto pezzo alla Bad Religion , bella anche la cover dei Timoria "Weekend". Insomma un bel cd e un altro gruppo punkrock Italiano da sostenere.
Giorni fa su quella belva di facebook per caso ascoltavo i simpaticissimi Soerba , gruppo prodotto e gestito da sior Morgan Bluvertigo. Quest ‘ oggi , in padella altro duo , TMAS con questo “ Across the universe “ . Dunque dunque, all ‘appello troviamo una discreta fascinazione (?) , inclinazione (?) per il sintetico che fu di gente “addicted” a tastierine e drum-machine quasi secoli fa, e che ora appartiene un po’ , anche , a tutti quelli che vogliono fare del pop. Poi c’è del buongusto , non poco , che permette ai boyz di scrivere pezzi quadrati come “ Sunday” , piuttosto che “ Run” o “ Goodbye”. Quindi , importantissima , filosofia DIY , alla base del tutto come la pasta per fare la pizza , visto che i TMAS hanno fatto veramente tutto da sé , ed è passato solo qualche mese da quando hanno scritto le prime songs , ad ora che il dischetto auto componibile , dal titolo pieno di tante aspettative , giace affianco al libricino degli esami di meccanica quantistica di A & A . Davvero niente male , aspettiamo altre prove.
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/01/11 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/itotaleapatia RECENSORE: Sig. ELM TOTHEM Osaka bed € breakfast I Tothem sono una band romana attiva sin dal 2000 che ci propone cinque tracce di buon gothic metal dalla voce femminile. Il loro sound, mai troppo veloce e sempre cadenzato, è caratterizzato da chitarre e tastiera spesso in secondo piano rispetto alla cantante, le cui qualità traspaiono sin dal primo ascolto (anche se in qualche circostanza pare pretendere un po’ troppo). Punto debole secondo me è l’unica traccia in italiano, “Metamorfosi”, mentre l’opener “Cross The Line” (dal vago, vaghissimo sentore Nightwish) e “Rescue” sono di sicuro due buoni brani che ti si infilano in testa per rimanerci a lungo. Nel complesso l’album è piacevole ma manca di quel qualcosa che lo renderebbe imperdibile. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/11/10 GENERE: gothic metal
SITO WEB: www.myspace.com/tothemband RECENSORE: Pino F.
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/12/10 GENERE: pop, elettronica, indie
SITO WEB: www.myspace.com/touchmeandshout RECENSORE: Alècs M. TOXIC AVENGERS Dalla città dei sassi, ovvero Matera, ecco una band di thrash/death; per la verità non ricordo di essermi mai imbattuto in una band di quella zona, ma il bello del metal è che è ovunque. Tre pezzi per loro -sono insieme dal 2008in questo promo dal piglio oltranzista, sia per la rabbia insita tra questi solchi, sia per le linee di chitarra così meravigliosamente old school. La voce è death, di quello svedese sponda Unleashed, le melodie e i riffs di chitarra sono death anch'essi, ma ben mischiati col thrash, con atmosfere black qua e là nelle plettrate, mentre la batteria è furiosa, pur non esagerando nella tecnica. Però in questo caso meglio quadrati ma precisi e dritti al punto, piuttosto che perdersi in inutili tecnicismi che renderebbero i pezzi meno incisivi. Un bell'assalto alla gola, un primo vagito
promettente dal quale ci attendiamo un futuro seguito. Bravi! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/04/10 GENERE: thrash death
SITO WEB: www.myspace.com/toxicavengersmatera RECENSORE: Jurgen TUMULUS ANMATUS Ave casus mundi
I Tumulus Anmatus, da Lecco/Como, presentano il loro debut album di 8 pezzi -compreso un intro- per una proposta musicale che non conosce compromessi. Black metal, infatti, con cantato in italiano a rendere il tutto elitario e ricco di spirito patriottico; il riffing dei pezzi è furioso e grezzo, coi brani non lunghissimi salvo un paio di episodi da sei minuti, e piuttosto veloci e veementi nel loro incedere, anche se la band non disdegna qualche passaggio più cadenzato incentrandosi sulla pesantezza della ritmica e sulla solennità di quel momento della canzone. Sarà il cantato in lingua madre, ma ricordano gli Spite Extreme Wing periodo “Non dvcor, dvco” e qualcosa dei primi Ad Hominem per quanto riguarda alcuni riffs di chitarre. Molto pessimisti i testi, votati ad un odio per l'umanità e ad uno sfondo apocalittico, di distruzione e ceneri, il tutto ammantato di uno spirito bellico ed eroico, che si rifanno a capisaldi come Nietzsche ed Evola. Grande album, puro metallo nero. VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 03/07/10 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/tumulusanmatus RECENSORE: Jurgen U.N.O. Poi dicono che uno si butta a sinistra, ovvero il declino del capitalismo reale Tardivamente ci ritroviamo ad ascoltare ‘sto quintetto romano a nome U.n.o. ,certamente non alle prime armi per dare alle stampe un disco pieno zeppo di canzoni. C’è tanto da scremare se si vuole giungere al nocciolo della questione e capire di che pasta sono fatti i nostri, visto che a cantare e scegliere titoli la posizione è una ed una sola (e non è una battuta). In
alcuni momenti sembra di intravedere qualcosa di finalmente finito, compatto, come in “Gli anni di pongo” e “Verità elastica”. Poi una suite di 8 canzoni, quasi un secondo disco a svelare una tendenza musicalmente più dolce degli U.n.o. (Unidentified Noisy Object), che mette altra carne al fuoco fino a quasi suggerire il tasto “skip” in alcuni momenti. Un po’ boriosi, anche se ostinati a far sentire la propria voce in un momento in cui è stupido fare il contrario. Alla prossima VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/12/10 GENERE: rock progressive
SITO WEB: www.myspace.com/unoband RECENSORE: Alècs M. UNDER A CURSE In.dust.real “che cosa diavolo…” sbottò
contraddistingue per la briosa particolarità del tessuto ritmico . Con “ Klondyke Park “ si apre il sipario e l’unico strumento imbracciato è la chitarra, c’è solo e solamente da staccare la spina dal proprio real world, ignorare il vecchio con la verruca e ascoltare, lasciarsi trasportare, che tanto c’è dietro l’angolo “gum wall”, traccia numero sei, nella quale si spazia nei vari generi fagocitati dai nostri, che sicuramente dopo uno spuntino con Chris Cornell e gli Anthrax non sono mai sazi di DevilDriver, PrimalScream, Vivaldi, GuanoApes, PinkFloyd e FaithNoMore. Il full-lenght proposto da “Under A Curse” è farcito di un buon uso di armonizzazioni e melodie stratificate senza perdere la potente resa sonora ed è in grado di donare differenti gradazioni di virtuosismi senza eccedere nelle singole interpretazioni. Magari rischiamo l’inserimento di un ritmo jazz waltz, ulteriore sperimentazione non nuoce. Del resto alcuni dicono “You only see what you know”. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/05/10 GENERE: metal/rock /alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/underacurse carrick.”parafulmini” disse il vecchio con la verruca e ridacchiò. Vengono raccolti dai padiglioni auricolari inebrianti suoni elettronici, poi si esplode in un grido rabbioso ma questo pare essere solo il preludio a quello che accadrà successivamente. Ecco cha la scena musicale bresciana estrae dal cilindro un altro interessante progetto, quello che porta il nome Under A Curse. Il quartetto arriva da Lumezzane e dopo qualche cambio di line-up dal loro precedente lavoro e dall’ormai lontanissimo “cranium”(2004), che il sottoscritto possiede, posso scrivere che la continuità espressiva ed emotiva lascia emergere la personalità della band sempre coerente e costante nelle proprie scelte ed il fatto che nei prossimi mesi saranno impegnati in una mini-tournèe che li vedrà solcare anche il palco del MetalCamp pare esserne una conferma. Proseguo l’ascolto e come fosse temporale settembrino le note suonate passano da fulmini e saette come nelle note suonate in “nrvus” a preludi inebrianti come nelle note di “commutative” e si percepisce che la ricerca sonora del gruppo si
RECENSORE: 3oris? UNDERD paroxysm Parliamo ora di sperimentazioni musicali, atmosfere psichedeliche, parliamo degli Underd. Il loro sound che riabbraccia in qualche attimo il grunge, grazie alla voce del cantante, è caratterizzato da suoni molto distorti tanto che la stessa batteria ha sotto un forte fruscio. Atmosfere strane ruotano intorno ai pezzi con suoni di urla di terrore e dolore. Il primo pezzo “It lies in cries”è dominato da un riff seguito poi da un ritornello tipicamente grunge. Il pezzo dura due minuti, scattano poi un paio di minuti di pure sperimentazione . Suoni che si intrecciano, voce distorta e lontana, molto psichedelico. “Dead over you” e “Pathetic love jam” continuano sulla scia del primo. Tematiche trattate sempre dominate dal dolore alla sofferenza, riff e voci grunge. Con “Under love death hate” si ritorna alla
sperimentazione. Voci distorta al massimo in lontananza e chitarra con un suono sinistro. Sul finale entra il basso che non fa altro che accompagnare verso la fine; il tutto circondato da rumori di sottofondo. Chiude il demo “Drop of blood” altro pezzo sperimentale con quella sottile linea di malinconia e tristezza che domina tutto il pezzo. Insomma Underd fanno dellla musica strana che sicuramente non è facile capire. Ottima la voce del cantante che riesce a cantare in inglese pure con un ottima pronuncia. E’ raro trovare un cantante che sia in grado di cantare bene in inglese o, se lo fa, lo fa in maniera pessima. Io continuerei su questa scia pur sapendo che la sperimentazione musicale è stupenda, ma di difficile approvazione. VOTO: 76/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/02/10 GENERE: grunge sperimentale
SITO WEB: www.myspace.com/underd33 RECENSORE: Franky UNDERGROUND RAILROAD Moving the mountain In questo album Underground Railroad dimostra all’ascoltatore ciò che incarna con impressionante naturalezza: l’anima sincera e diretta del Rock, attraverso forme e sonorità che partono dalla tradizione Blues per poi sfociare in accenni Hard e a tratti Psichedelici. I riff sono potenti, caldi e sufficientemente ‘americani’ per ricordare le tipiche sonorità che hanno dominato buona parte del secolo scorso. Psichedelia a tratti, quella più made in U.S.A. (Hendrix e Doors per capirsi), divagazioni acustiche alternate con facilità alla grinta del ritmo (mitica ‘RiverSde’) e modernità riesplorata con grinta e decisione (‘Chain Gang’, ‘Drown’). Sono buone le canzoni tanto quanto i suoni, la produzione e la convinzione nel rielaborare un genere che purtroppo ha avuto negli anni suoi alti e bassi. Anche senza aver inventato nulla quindi, questa band riesce a convincere per l’ottima resa intenzionale e per la decisiva coesione interna, che permette ad ogni strumentista di dire la propria senza eccedere mai nel versante ego. Non sono certo la copia di nessuno questi Underground Railroad, ma ciò non toglie che qua e là si possono rintracciare con piacere vecchie tracce di suoni anni ’70 (ne è un esempio ‘Hard to let go’, decisamente influenzata dai Pink Floyd), dai quali c’è solamente da imparare, e non poco….
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/11/10 GENERE: blues/psichedelico/rock
SITO WEB: www.myspace.com/underrail RECENSORE: Cristiano Poli UNDERSCORE Children on brinday (2007) …..a day will come (2008) Una formazione insolita, un sound non convenzionale, un’ innata attitudine alla sperimentazione: i presupposti ci sono tutti. Band campana nata artisticamente nel 2003, priva (per scelta) di chitarra dal 2006, gli UNDERSCORE sono un trio composto da: Pasquale Aliberti, basso e voce; Carlo Barra, piano e synth; Diego Maria Manzo, batteria. Nel 2007 pubblicano CHILDREN ON BIRTHDAY, mini EP in cui presentano la loro miscela di new wave e prog rock infarcita di attitudini pop x nulla banali: 4 pezzi ricchi di atmosfere talvolta oscure (ma mai opprimenti) talvolta sognanti e rarefatte (ma non certo soporifere). Canzoni per nulla semplici e immediate ma che meritano un ascolto attento- tra le quali spicca la title track, brano in cui si possono apprezzare le mille sfaccettature della voce di Pasquale, magistralmente accompagnata dal piano di Carlo; sicuramente il pezzo più riuscito del disco, assieme a “A thousand universes”. La strada è ormai tracciata e l’uscita nel 2008 dell’ EP …A DAY WILL COME… segna allo stesso tempo un consolidamento e un’ evoluzione dello stile degli UNDERSCORE. Risulta da subito evidente un uso più massiccio e sapiente dei sintetizzatori,il basso si fa più corposo e presente e completa alla perfezione le ritmiche imposte dalla batteria impeccabile di Diego. Tutto ciò è evidenziato dalla prima delle 4 tracce del disco, “You know your crime”, in cui elettronica, melodia e ritmiche incalzanti danno prova di come questa band riesca a mischiare le influenze personali dei suoi membri senza perdere di vista le sonorità che la caratterizzano. Ne esce un bel mix di alternative-electro new wave, in cui gli strumenti si fondono a meraviglia con la voce, efficace e discreta, sempre al servizio della funzionalità del pezzo. La conferma di quanto detto si ha ascoltando “Not beyond tomorrow”, apice compositivo (finora) raggiunto dal gruppo, brano in cui la melodia del piano cede talvolta ad inattese esplosioni rock scandite
dal duo basso-batteria, x poi tornare protagonista creando nuovi scenari sonori. Forse la pecca più evidente di questi due dischi è proprio la scarsa immediatezza di alcuni brani, che si fanno apprezzare e scoprire pian piano solo dopo ripetuti ascolti. Insomma di strada da fare ce n’è ancora, ma tutto lascia ben sperare, ora non resta che coltivare quanto di buono già seminato, magari sbocciando definitivamente con un album completo. VOTO: Children on birthday:71/100 …a Day will Come…: 82/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/05/10 GENERE: new wave/elettronica/rock/prog
SITO WEB: www.myspace.com/underscoremyspace RECENSORE: Davide Baruto VALKYRIAN Fragments of limbic lobe
Dalla Toscana, i Valkyrian se ne escono con questo ep a 4 pezzi supportato dalla M.A. Production, per un death metal tecnico e di esecuzione davvero ostica, che sa di Atheist e Cynic e qualche schema slegato di batteria a mo'di bossanova. Registrato e mixato a Firenze, questo dischetto parla invece molto anglofono, per le influenze dei summenzionati gruppi, ma anche per un alone di macabra ironia che serpeggia qua e là; è forte l'odore della putrescenza dei Carcass, ma anche la voglia di essere “in your face” dei primi Death. Tutto questo suonato con grande padronanza tecnica e precisione millimetrica, come è giusto che sia eseguito in questo genere, che o sei bravo col tuo strumento, o vai a fare il benzinaio. Rabbiosi, cervellotici, molto intelligenti. La strada è giusta. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/07/10 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/valkyrian RECENSORE: Jurgen VERDEIRIDE Mood disorders ep Un EP di 6 tracce dal chiaro sound vintage di matrice anni ‘60/70. Questo ‘Mood Disorders’ è essenzialmente cosi che appare.
Chitarre acustiche, toni vocali impostati su certe pagine gloriose del vecchio rock e sound decisamente ‘vissuto’, sufficientemente rinvigorito dalla linea compositiva della band di Benevento. Non è certo all’ordine del giorno la loro riproposizione scarna di stilemi passati, e il modus operandi utilizzato in quasi tutte le tracce ricorda in modo deciso il rock anni ’70, come appunto annuncia l’ottima musicalità di ‘Hypnotical Butterfly lost in the Hydrosphere’, che però ha il difetto di finire di getto in maniera poco comprensibile, quasi come se rimanesse priva di una lecita coda strumentale di cui si sarebbe apprezzato lo sviluppo di un crescendo emotivo. ‘SredrosiD dooM’ è invece una sfilzata di rumori e voci al contrario, che comunque nella sua totale apnea di filtri e rumorismi riesce a guadagnarsi un valido riconoscimento, peraltro già promesso dalla breve intro ‘Mood Disorders’. A mio parere i brani miglori sono proprio quelli posti rispettivamente in apertura e chiusura, in cui si osa sperimentare e stimolare le capacità del suono, ai confini con un effetto alieno decisamente convincente e promettente. Gli altri pezzi, senza stroncare nessuno o criticare a spada tratta, forse risentono un po’ troppo di un influenza palese da certo Rock vintage e psichedelico che insieme ai sopracitati esperimenti elettronici forse non funziona come si deve. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/10/10 GENERE: Space Rock/Psichedelico
SITO WEB: www.myspace.com/verdeiride RECENSORE: Cristiano Poli VISIOS Bang nang, shoot shoot Se questo manipolo di canzoni fossero state confezionate con in classico basso/chitarra/batteria potremmo tranquillamente dire che abbiamo davanti una one-man-band che ci delizia con le sue scanzonate melodie. In realtà il progetto curato dal padovano Francesco Cardillo è fatto di tutt’altra pasta, anche se ogni tanto si riaffora una probabile fascinazione per il cantatautorato. In queste sette canzoni, poco più di un EP, ci sono diverse anime che teantano di convivere anche grazie al
gusto dei suoni scelti. Ci troviamo un po’ di indietronica, per usare un termine così di moda qualche anno fa, IDM abbastanza minimalista, spunti dark. “Osmos “ e “”Q-key” sono al sintesi di ciò che diciamo e lo spartiacque per questa prima uscita di Visios che sceglie nella seconda parte di farsi più dilatata, quasi più accogliente per le orecchie di chi ascolta. Da tenere d’occhio. Alla prossima. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/12/10 GENERE: pop, elettronica, alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/visioshoot RECENSORE: Alècs M. VOMIT HATE NOISE
Vomit’s in the air split Release in condivisione per questi autentici terroristi sonori, che martellano le nostre orecchie con una proposta putrescente, oltranzista e che non ne vuole sapere di compromessi; basta leggere i titoli ed i testi per discernere immediatamente che, tra tombe su misura e pasti a base di crani marci, i nostri non badano a "francesismi". Più grindcore gli Ebola, con venature thrash-core e pezzi che non durano più di due minuti e qualcosa, ma anche alcuni da un minuto, con simpatiche spoken words in stile Carcass a calare ancor di più l'ascoltatore nel marciume che sa di morte, decomposizione fisica che pervade ogni traccia. Un pochino più estremi i Vomit Hate Noise (ma neanche i primi facevano pop), che sembrano vagamente gli Extreme Noise Terror; hanno una voce più gutturale che abbraccia il vastissimo mondo del death metal, ma conservano lo stesso piglio minimalista degli Ebola. Per i grinders incalliti. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/06/10 GENERE: thrash-core
SITO WEB: www.myspace.com/ RECENSORE: Jurgen VOMITO NICHILISTA Nothing in common with you
Vengono da Nocelleto, Caserta, propongono un mix di Punk, Hardcore, Grindcore e Crust, sono i Vomito Nichilista; le 12 tracce che compongono l’album “Nothing In Common With You” esprimono al meglio la proposta sonora della band, lasciando spazio all’unione dei vari generi musicali che caratterizzano il gruppo. Si sentono chiaramente le influenze di band come Cripple Bastards, Doom, Brutal Truth et similia. Da notare che tutte le tracce eccetto la title track “Nothing In Common With You” sono precedute da un breve spezzone di parlato, quasi di denuncia, che spezza la monotonia in cui un genere come quello proposto dalla band può portare. La qualità della registrazione è ottimale per il genere suonato. In conclusione un buon cd di Crust Punk Hardcore straight to your face che non aggiunge e non vuole aggiungere nulla di nuovo al genere. Giudizio e impressione comunque positivi.
VOTO: 67/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/10/10 GENERE: crust punk hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/vomitonichilista RECENSORE: DTTC666 WALKING DEAD RACCOONS Demo 2009 I Walkin Dead Raccoons ci propongono un Death Brutal di Hellvetica fattura influenzato dai seminali Obituary, Six Feet Under nei momenti più cadenzati, dai primissimi Fear Factory, Bollfdbath e Cannibal Corpse. Punti di forza sono sicuramente la voce di Oliver e il guitar riffing di Splugen. Ad aprire le danze è First in your face aperta da un intro/outro industrial, pezzo velocissima e in in your face. La malata Alice in Wonderland chissà come srà il paese delle meraviglie descritto dai nostri, è una corsa blast beat (grazie Napalm Death) influenzata da Fear Factory prima maniera (ricordate Concrete Soul of a New Machine). My personal Hell incedere lento e inesorabile, qui voglio scomodare i maestri Six Fet Under/Obituary blast beat macella ossa alla Cannibal Corpse. Reborn viaggia come le precedenti. Vomit Blood
sotto il minuto per i maniaci del Grind Gore? diretta e violenta. A chiudere il singolo The world that we want riff decisamente più orecchiabili e struttura semplice. Non gridiamo al miracolo, ma per i patiti del genere si tratta sicuramente di un nuovo nome da tenere d'occhio!! VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/03/10 GENERE: death brutal
SITO WEB: www.myspace.com/walkindeadraccoons RECENSORE: Samp WARPED Pre - insane La metà degli anni ottanta è stata per certi versi lo spartiacque della scena hard’n’heavy, proliferavano nuove band e le variegate proposte musicali spinsero la stampa a non parlare di metal come unico fenomeno ma a distinguere generi e sottogeneri separati da attitudini, liriche e look ma c’era un massimo comune denominatore LA DISTORSIONE!!! Pre-insane, l’album proposto dal combo toscano e registrato presso il Koan Studio di Firenze, non compie un FS back flip 360 unethical experimental to late slob ma più semplicemente suona come un indie pesante e discretamente suonato. Le tematiche affrontate, forti anche dello stile vocale adottato dal vocalist Simone, sono quelle socially-scorrect che tanto sono di attualità nella cultura teenager’hip-hopunk. “ solo un giorno” e la ghost song , sempre cantata in italiano, che troviamo al minuto 7:00 dell’ultima traccia “over my shoulders” sono rappresentative dell’impatto frontale e diretto che la band vuole dare di se, insomma “pane al pane, vino al vino” non vi è spazio per pensieri silenziosi. La scelta di proporre canzoni sia in italiano che in inglese, lascia l’opzione soggettiva del preferire la lingua madre a quella dei cugini d’oltreoceano o viceversa. La filosofia della band e la versione normalmente modernista dei loro slogan denotano una crisi compositiva che incombe con rammarico su alcune
autoproduzioni del nostro paese e non solo. La cura degli inserti di elettronica ben inseriti pare quasi possa essere la giusta strada da percorrere, lasciandosi alle spalle anni di storia e dalla stessa imparare e rischiare. Niente di straordinariamente insolito e nessuna eccellenza musicale, il combo si dimostra comunque ben amalgamato ma nulla toglie che siamo di fronte ad una melodrammatica cattiveria che risulta forse fin troppo adolescenziale ed esigua. Le parti strumentali di intro, interlude, e outro sono ben curate come lo sono i riff di “a pugni chiusi”,da non confondersi con una rivisitazione stilistica della più nota “pugni chiusi” di Ricky Janco vocalizzata anche da Demetrio Stratos. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/06/10 GENERE: metal
SITO WEB: www.myspace.com/warpedmusic RECENSORE: 3oris? WARSHOUT hvergelmir
Band attiva da tre anni, propone un sound che estrae violenza belluina del black e del thrash, tuttavia cercando di dare un tocco personale ai propri brani; in primis perchè la voce non è totalmente in growl né in screaming, ma una sorta di thrash estremo come nei primi anni '80, le chitarre non sono zanzarose come nella tradizione black nordica, ma sono robuste e distorte in modo da creare un eccellente “Muro”, e le tematiche sono sulla cultura nordica. Attenzione, cultura nordica, non ho detto mitologia nordica! Poiché i testi trattano di aspetti che spesso sono relegati in seconda posizione, pur essendo predominanti in quella che è stata una civiltà giudicata barbara, ma con un sostrato ricco di tradizioni, costumi e valori ormai sempre più dimenticati in quest'odierna insulsa e plastica società. Valori come l'onore, l'amore per la battaglia, il rispetto della natura, la ferocia nel combattimento, messi in musica in bilico tra black e thrash..i primi Enslaved incontrano i Sodom? Beh, non siamo lontani. Un dischetto ben fatto, non c'è che dire. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/07/10 GENERE: death/thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/warshout RECENSORE: Jurgen Kowalski
WATZLAWICK Prologue EP
WATZLAWICK, oltre ad essere un illustre psicologo austriaco del passato, è anche il nome di una giovane band pisana in pista da poco più di un anno. Il gruppo decide di riassumere tutte le esperienze e sperimentazioni varie in un primo EP, "Prologue", 6 brani per una mezz'ora abbondante di musica. Attraverso le varie tracce si capisce la matrice principale del sound del gruppo, ovvero un post rock di pregevole fattura impregnato di sfuriate hardcore e sonorità metal (sulla scia di Dillinger Escape Plan o Tool ma con una propria e particolare identità). Questo EP è un lavoro che merita più di un ascolto per farsi apprezzare per quello che vale: brani molto complessi dal punto di vista compositivo, ampio uso di tempi dispari e sfumature armoniche di vario genere. Forse la registrazione non è la migliore che ci sia ma a mio avviso questo primo passo del loro percorso musicale risulta essere più che buono e davvero convincente, un ottimo presagio per il futuro! Ecco a voi un'altra band di terra italica con la voglia di sperimentare e di andarci pesante sena nulla da invidiare a moltissime altre band d'oltreoceano e non solo! VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/03/10 GENERE: post rock / mathcore
SITO WEB: www.myspace.com/watzlawickband RECENSORE: Mariuccio WHAT A FUNK EP Cosa sono i What a Funk? Principalmente una catapulta per gli anni '90, quelli dove a farla da padrone era Los Angeles, dove al Lolapalooza potevi trovare il meglio dell'alternative mondiale. E.S.O.G. apre le danze e ti ritrovi tra il basso pulsante che mi riporta alla memoria i Maximun The Hormone, che jammano con gli Alice in Chains di Facelift. O che dire di Fist 'O Funk Primus & Faith No More prima versione quelli di Introduce Yourself, con tanto di controcanti riuscitissimi e assolo vincente.
Flush è una ballatona interessante a rievocare radici tribali, con una voce sofferta in bilico tra un Brandon Boyd ispirato che torna da una desert session dei Kyuss radici Southern e a chiudere con un didgeridoo a mettere pace tra la razza umana e la terra. Ma tutti questi paragoni messi in campo, mi fanno capire, in realtà, che il trio ha stoffa e sà destreggiarsi con sicurezza in un campo angusto come il funk rock, applicando la lezione imparata dai maestri americani. Il risultato sono delle funk rock song d'impatto, che magari non si perdono in eccessivi virtuosismi. Diretti, quindi, come i Red Hot in Funk'Em all nel pluriplatinato Blood Sugar Sex Magic. Keep The fade è il pugno in faccia che non ti aspetti, che si sposta in lidi crossover e qui tiriamo in ballo Rage Against The Machine e Skunk Anansie per le sonorità. La voce è grunge al 100% provare per credere, un brano da tenere a palla lungo la Route 66 per non perdere il coraggio di tenere il piede sull'acceleratore. Buono il Bridge e l'assolo finale, oltre ad un Chorus diretto e assimilabile al primo ascolto. L'intro di Sweet Home = Maximun The Hormone + Primus + Nuclear Rabbit = Orgasmo Funk condito alla What a Funk!!! Trash Clash Planet è il singolone con tanto di video divertente al punto giusto con una ritmica vocale da encomio nelle strofe!! What a Dude pezzo outro che sembra un outtake di Californication tra Get on Top e una Dirty Frank (pearl jam) impazzita oltremodo nel finale!!! What a Funk convincenti, non originalissimi, ma divertenti al punto giusto, ho avuto modo di osservare alcuni filmati e alla dose di energia sonora bisogna aggiungere un'ottima presenza scenica, come a dire che non bisogna perderseli per niente al mondo live. Ne sentiremo parlare molto presto!! Nel mentre vi consiglio di spararvi in cuffia il loro primo Ep. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/10/10 GENERE: funk/grunge
SITO WEB: www.myspace.com/whatafunkspace RECENSORE: Samp WHITE SILVER In piena generazione myspace , molte band possono formarsi in un batter d’occhio e persino avere una discografia negli anni a
prescindere dal mercato o addirittura senza avere dei live alle spalle. Potremmo annoverare i giovani White Shiver tra le fila di questa ulteriore etichetta , tenendo conto però che sono “out” da appena qualche mese e che la genuina passione ampiamente qui sottoscritta nelle quattro canzoni del loro primo Ep ( o demo?) , con “Live til I get some more” su tutte. La canzone d’ apertura dimostra discrete potenzialità radio FM , mentre le restanti ci sembrano abbastanza legate le une alle altre come scrittura e ricerca del suono , ma per questo c’è tutto il tempo del mondo. Post-acerbi. Alla prossima. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 27/03/10 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/awhiteshiver RECENSORE: alècs m WILDROADS Official ep 2010
Travagliata la carriera dei Wildroads. Formatisi nel 2001, dapprima la band si cimenta in un hard rock dalle tinte Heavy in stile anni '80, poi per un periodo ha proposto un heavy hard rock soltanto strumentale per sopperire la mancanza di un cantante che soddisfacesse le loro esigenze; nel 2007 l'incontro con Michael Cavallini e il suo successivo ingresso nel gruppo ha riportato i Nostri ai pezzi cantati. Ed è stata una scelta azzeccata a mio avviso, perchè Cavallini pare la versione non nasale di Vince Neil dei Motley Crue, e coadiuvato dalle chitarre di Capitini e Antonelli i pezzi prendono una direzione davvero eccellente, compresa la sezione ritmica esplosiva del duo Lupo-Baldi. Brani che sono semplici, ma trascinanti e conditi da assoli davvero di buon gusto; ragazzi, dev'esservi piaciuto parecchio “Dr. Feelgood”, non è vero? Sentite “She has been cheated”. Un heavy metal, come dicevo prima, molto debitore anche dell'hard rock e qua e là accompagnato da accordi boogie, da cantare a squarciagola con una birra in una mano e una bella topa nell'altra, o mentre si va in auto, perchè i pezzi trascinano, fanno muovere il piede, e chissà..magari fanno anche innamorare (“Relive my life”). Etichette, date una possibilità a questi ragazzi, supportateli e fateli suonare dal vivo, hanno tutte le carte in regola per immaginarseli ad uno “Sweden rock festival”, o di supporto a Motley Crue e Accept.
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/07/10 GENERE: hard rock /heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/wildroadsband RECENSORE: Jurgen Kowalski WILDWOLVES Dalle poche notizie che leggiamo in rete, non si ha un’idea chiara di quando e se i WW hanno dato alle stampe un Lp oppure hanno ancora una manciata di canzoni non definitive. Ascoltiamo con curiosità viste le influenze declarate sul loro space, mostri sacri quali Metallica e Motorhead. Tracce registrate in diversi momenti e soprattutto con una line-up mai fissa e questo si sente, come pure la qualità troppo “homemade” delle registrazioni. Buona tecnica ma scrittura ancora in fase di evoluzione, eccetto per la title-track poi niente male. Alla prossima. VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/01/11 GENERE: rock metal
SITO WEB: www.myspace.com/wildwolfgenova RECENSORE: Alècs m. WINTER OF LIFE Mother madnes Fuori dalle sale prove, dai piccoli bugigattoli con tanto di cartoni delle uova, poster dell’idolo di sempre e accrocchi di ogni sorta, i Winter of Life fanno “il salto” e ci regalano questa splendida release. Mother Madnes esce fuori dal seminato, è il caso di dirlo. Evade dal panorama tracciato in questa semplice descrizione, fatta di impegni con mille impicci, soliti affanni per pagare i conti a fine mese. I nostri lavorano seriamente, tutto il loro impegno è apprezzabile in questo full completo in ogni parte. Le diverse anime che si incontrano ascoltando le tracce sono variegate a tal punto che non so proprio come iniziare. Tecnicamente sanno quel che fanno, la determinazione che li caratterizza da anni (da quel che si legge dalla bio della band) è figlia di idee ben coltivate, saggiamente portate alla luce nelle loro composizioni. Non stanca l’ascolto la notevole mole di lavoro apprezzabile nelle tracce, cambi di tempo, parti che sanno di classicheggiante, belle frasi di pianoforte intrecciate con riff di chitarra molto accattivanti si alternano anche ad incursioni nel jazz.
La trama del disco è la sperimentazione sempre traballante tra le molte influenze, evitando d’impantanarsi in fredde divagazioni musicali. Il suono è ben bilanciato, molto caldo e curato nei molteplici aspetti di una produzione “propriamente detta” ad alti livelli. Le voci ed i giri di basso si uniscono a un drumming tecnico e versatile che catturano la nostra attenzione, sorprendendoci continuamente durante l‘ascolto del disco (credo una delle migliori produzioni di sempre sulle pagine di undergroundZine) . Il progetto ha le carte giuste per raggiungere quell’agognato orizzonte al di fuori del panorama underground nostrano augurandoci di vederli lungo le “highway del grande rock“.
superficiali, ma aver studiato bene la brevità del testo. L’altro pezzo che mi ha colpito è “Thousands of time” per la diversità nella melodia e nella parte cantata. Traspare molta più elettronica ma è ben infagottata nel brano. Fa da bel piumone al testo. Forse lo stesso testo eseguito con altre melodie non darebbe al brano basi solide su cui poggiare. Vi auguro di continuare su questa starda, magari provando altri studi creando sound a dir poco unici elettrizzanti. Mi auguro che myspace vi possa dare il giusto lancio, sarebbe quanto meno dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno cercando un loro stile. Che si può quasi dire cercare qualcosa di nuovo di originale. Continuate così e frutti per voi arriveranno.
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 27/02/10 GENERE: metal prog
VOTO: 99/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/11/10 GENERE: reagge
SITO WEB: www.myspace.com/winteroflife
RECENSORE: Jean Marie
SITO WEB: www.myspace.com/
RECENSORE: Zak X HAROLD SHITMANX XANAX La band Xanax, usa sonorità particolari, forse viste in un contesto contemporaneo possono sembrare vecchie. Retrò! Ma con tutto quello che il commercio musicale fa uscire (anche se dipende essenzialmente dai gusti dei discografici). Perché a mio modo di vedere l’essere un po’ originali in mondo dove sembra tutto già infagottato, vedere maglioni, coperte di altri colori è un qualcosa di speciale di elettrizzante. I suoni posso sembrare, apparire un po’ troppo elettrici, ma il gusto il calore che ne esce forse non è poi così sprecato o essere di troppo. Appena ascolti il loro primo pezzo “Conscious Dream” puoi restare attonito, o senza parole nel sentire esclusivamente una melodia strumentale. E’ vero puo’ sembrare eterno avendo pochissimi, o quasi nulli dei cambi armonici la melodia. Ma sarà la cadenza ritmica il suono che ne esce ti fa restare incollato ad ascoltarlo fino alla fine. Fino all’ultimo attimo. Per così poter ascoltare “Jerusalem” un altro pezzo davvero particolare. Sembrerebbe il primo pezzo una lunga intro per a questo secondo brano (questa è una semplice mia opinione). Il testo è molto breve e ripetitivo ma non occupa tutta la durata del brano si può dire che è la loro seconda chicca. E cioè di non risultare banali o
Gli X Harold Shitmanx ci recapitano una raccolta di 7 brani assortiti dai titoli bizzari e senza indicazioni. La prima reazione, dopo aver ascoltato 30 secondi del primo brano è quella di aver risolto i miei problemi di stitichezza nervosa, poi qualcosa cambia... il brano inizia a diventare imprevedibile e il risultato è spiazzante. I nostri arrivano da un retroterra equamente suddiviso tra punk e metal ed usano le voci dei due cantanti in perenne urla, l'una su toni stridenti, l'altra su toni più bassi... chitarre ultradistortre, bassi idem, batterie sbilenche: sembra di ascoltare una Territorial Pissing dei Nirvana stralunata. Nei brani in cui si differenziano maggiormente vanno a toccare ruvidezze Sonic Youth, rumorismi teutonici e frammenti vicini a ciò che fa Bologna Violenta. Se riusciranno ad affrancarsi ancora di più dalle influenze metal ed esplorare zone più vicine all'avanguardia (sono sulla buona strada) sapranno differenziarsi dai troppi gruppi che propongono ad oggi il putpurì metalshit (ascoltate ad esempio i geniali piemontesi ETB) Ripeto in brani come My Husband & Child Are Dead e Americ's Next Top Sperm Bucket ci sono molto molto vicini. Ibridizzate e divertitevi!
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/11/10 GENERE: punk ‘n’ shit
SITO WEB: www.myspace.com/xharoldshitmanx RECENSORE: ISO ZAK Promo promo Progetto strumentale per Zak. Non è certo facile proporre un genere senza linea vocale. Molto di nicchia che piace spesso agli utenti del settore, ma pur sempre bel materiale, se fatto bene. Prima traccia Blu Town. La chitarra si ripete, la traccia risulta a tratti noiosa, stessa cosa per il secondo pezzo Paz. Quello che cura Zak non è tanto la chitarra ma l atmosfera che si crea dietro ad essa. E' un musica da atmosfera che va ascolta da sottofondo. Primavera invece mostra un po' di tecnica. Chitarra classica arpeggiata, un po' folk, un po' malinconica; da delle strane sensazioni. Gli altri pezzi continuano su questa linea e cioè chitarra assieme a degli effetti anzi, effetti insieme alla chitarra che fa da cornice. La ricerca del suono è interessante e molto bella. Zak questo lo sa fare e molto bene. I brani però peccano di scorrevolezza di intrattenimento. Consiglio che posso dare e dì concentrarsi anche sulla melodia che in fondo è quella che rende un pezzo eccezionale. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/04/10 GENERE: ambient
SITO WEB: www.myspace.com/zakthefengs RECENSORE: Franky
UN GRAZIE A TUTTI VOI PER QUESTO BEL TRAGUARDO (La direzione) M.arT.y e Alex 21/02/2011 Documenti Protetti