(ECHO) Devoid of illusion I sei ragazzi di Brescia dopo vari cambi di line up, in questo "devoid of illusion" sembrano trovare la quadratura del cerchio. Pubblicato sul finire del 2010 e prodotto niente popò di meno da Greg Chandler (esoteric) codesto disco è un prodotto di qualità sopraffina. Ma scendiamo nello specifico. Nove tracce (intro compreso) che stupiscono per due fattori su tutti: pulizia e pesantezza. La pulizia si nota facendo riferimento ai suoni. La pesantezza pure, ma non solo. Non bastano dei suoni pesanti per fare delle canzoni pesanti. E invece gli Echo non propongono il solito doom, ma qualcosa di molto più articolato. Si alternano parti di piombo fuso ad altre più ariose per esempio di tastiere e voce pulita che disegnano arabeschi bianchi in uno sfondo nero....nerissimo. Il cantato è dai due volti: elegante e vellutato il melodico, assolutamente dominante e gutturalmente ficcante il growl. Compaiono anche qua e là parti semi recitate di spessore decisamente minore. In ogni secondo sono presenti gusto negli arrangiamenti e perizia nelle esecuzioni. Se l'ascoltatore è attento troverà di volta in volta abbondanza e dovizia di particolari. Riallacciandomi a quanto già detto prima, questo disco è la dimostrazione che sono per l'appunto la cura e la dedizione a dare la pesantezza, più che il gain a 10 e una accordatura quanto più bassa possibile. Insomma stiamo parlando di un disco registrato da professionisti e prodotto da gente che nel settore e nel genere ne sa un bel pò! Consigliato agli amanti del doom, ma non solo. Sono curioso di sentire gli Echo dal vivo: mantenere questa intensità live deve essere una bella sfida! Per ora continuo ad ascoltare "devoid of illusion", e attendo la loro prossima data. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/01/12 GENERE: Melodic Doom / Death metal SITO WEB: http://www.facebook.com/pages/EchO/14 1116903052?sk=wall
RECENSORE: BM1 10 MILES AWAY Right here right now I 10 Miles Away sono 4 ragazzi padovani che presentano il loro nuovo lavoro "Right Here Right Now", un album ben confezonato di 10 tracce, ben prodotte ben suonate e ben registrate. I toni sono decisamente mainstream, e di esempi simili in giro se ne possono trovare a centinaia, su quella scia di musica che da alcuni anni a questa parte si è fatta così ben volere per il fatto di vendersi come punk, ma di essere in realtà ripulita dal suo carattere più ruvido e impulsivo (praticamente la sua essenza) e ammorbidito aggiungendo il prefisso POP in modo da non spaventare i genitori dei giovanissimi a cui è rivolto, ma sopratutto in modo di allargare la cerchia di possibili ascoltatori (per la gioia degli editori) che, prima, della sola parola "punk" avevano timore. Il "coefficiente POP" infatti in questo album è costantemente presente e marcato, tastiere, voci effettatissime e suoni elettronici in background, non si risparmiano ("Robotic" ne è la dimostrazione completa") ed insieme alle melodie estremamente orecchiabili e poco impegnative danno all'album un sound "Katye Perry frendly" che potrà far apprezzare il prodotto anche a chi non è tanto affezionato al genere. Per quel che riguarda il lato punk invece i quattro dal punto di vista esecutivo fanno il loro dovere egregiamente, riuscendo a mantenere sempre ben frizzanti i brani. Personalmente la canzone che ho aprezzato di più è "Sweet is the sin", semplice, carina e coinvolgente... Spiccano però anche canzoni come "The best thing", "You love you leave me" o la stessa title track "Right here, right Now". Considero fallito il tentativo di "Summer in Venice", ballad davvero scontata e banale, che proprio per questo non mi stupirei di risentire in radio un giorno non molto lontano. Il disco dei 10 Miles Away è un lavoro estremamente ben fatto e aperto a molti ascoltatori dati i suoi marcati caratteri pop, sicuramente chi ascolta il punk "old school" alla Ramones, Sex Pistols, o NOFX non
troverà qui quello che cerca. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/03/11 GENERE: pop/punk
SITO WEB: www.myspace.com/tenmilesaway RECENSORE: Laio 30 MILES Wasterland I 30 Miles da Empoli suonano un Punk/HC melodico tipico delle Band made USA degli anni ’90. Questo che vi sto a presentare è un Ep di 8 tracce e vi anticipo che il loro full lenght è previsto per Maggio-Giugno del prossimo anno. Sorvolando l’ INTRO (stile inizio dei film al cinema) le altre canzoni seguono gli stilemi dettati dal genere proposto che vi ho citato sopra, ed essendo tutte abbastanza simili tra loro non farà una recensione track-by-track perché mi inutile, non essendoci canzoni che spicchino maggiormente a parte WARNING che rimane di facile assimilazione e simpatica all’ascolto, in più per fortuna dura solamente un paio di minuti. Parlando sempre della durata media delle tracce penso che siano troppo lunghe ( la media è di circa 3 minuti) e questo a mio avviso affievolisce l’impatto, facendo subentrare una leggera monotonia dopo l’intero ascolto. Comunque a parte qualche fattore negativo credo che il CD grazie alla sua discreta registrazione, il suo cantato non fastidioso e le buone armonie sparse un po’ ovunque, raggiunga tranquillamente la sufficienza però senza eccedere.
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/06/11 GENERE: punk hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/30milesband RECENSORE: chrisplakkaggiohc 373° K Spiriti bollenti
Inizio esplosivo e grintoso per i 373 con quelle
sonorità sporche e dannate che graffiano l'anima anche dei piu puri. Finalmente un rock blues vecchio stile americano anni 80/90 salta fuori nella track SCIARPE VINTAGE. La voce è perfetta, forse qualche sigaro e whiskey in più avrebbero dato quel tocco tipico, ma c'è tempo per recuperare eh eh. Anche i testi sono coinvolgenti, non stancano e non annoiano mai. La parte ritmica è ben amalgamata e lascia senza fiato. Le chitarre stanno al posto giusto e riempiono ogni traccia dell'album con maestria. ETERNO RITORNO secondo me è una perla preziosa e inaspettata del disco, davvero una bella sorpresa. LASCIA CHE SIA e LA VITA E' MIA non portano niente di nuovo, anzi richiamano un po LIGABUE, peccato perchè i 373 stavano viaggiando alla grande. Riemerge nell'ottava track quel sound iniziale che mi aveva preso e che aveva infiammato le mie vene. Chiudono il disco con DENTRO TE bel pezzo quasi ballad. Una band secondo me ancora in cerca di una vera identità musicale e soprattutto di un sound personalizzato. Le strutture dei pezzi ci sono, la grinta anche, la tecnica non manca, il cuore batte, il viaggio è iniziato.. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/06/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/373kelvin RECENSORE: Spito AEDERA OBSCURA Aedeara obscura
Da
Milano, i blacksters sinfonici A.O. Danno alle stampe il loro primo album autointitolato, contenente 10 brani che citano i Graveworm, come stile di songwriting e suoni, e qualcosa di melodic death svedese che fa capolino raramente, ma che spezza con voci pulite e quindi più “cantate” lo screaming che li contraddistingue. In “The greenish horse” escono fuori gli Odhinn svedesi, per uso delle tastiere e
atmosfere fantasy-folkish, accompagnate da una sezione ritmica all'arma bianca, come capita qua e là nel lavoro; poi nella successiva “Sunless sky” si rallenta la marcia e nel ritornello cantato in pulito ecco scomodare i Crematory. Ottimamente suonato e registrato, il disco in questione contiene una buona eterogeneità, a dimostrazione che il gruppo non sta a pensare a porsi troppi limiti pur senza voler snaturare il sound di base, che attinge maggiormente ad un sostrato di estrazione black melodico. Penso che al momento la prova sia stata superata positivamente, anche considerando che è un primo album, e che ci sono margini di miglioramento, soprattutto in fase di composizione e di ricerca di un proprio marchio di fabbrica. Un buon primo piatto ad iniziare un pranzo che si preannuncia potenzialmente succulento. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/03/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/aederaobscura RECENSORE: Jurgen Kowalski AEGUANA WAY mediazione Approccio particolarmente strano per questa band sicuramente con tante cose da dire. 11 brani sinceri che nascono dall'esperienza musicale e umana degli AEGUANA WAY. Le canzoni anche se non tecnicamente virtuose parlano al cuore aiutate dalla bella timbrica del cantante. Quella venatura elettronica completa un album maturo e bello da ascoltare. SPOTLIGHT è quella che preferisco, riassuntiva e identificativa della band. Unico dubbio è sulla parte compositiva che risulta troppo uguale tra le canzoni che non riescono a decollare del tutto. La strada cmq è giusta, ancora tanto da percorrere, ma la direzione è sicuramente azzeccata. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/08/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/aeguanaway RECENSORE: Spito AHALL AND THE ECE
Time for brawl Dalla copertina questo terzetto proveniente da Vastra (Svezia) può sembrare un gruppo alla Blink 182, invece no! Gli svedesi suonano un Garage Punk/Rock’N’ Roll orecchiabile ma molto incazzoso. Un bel calcio in culo lo dà subito KICK YOU OUT con la sua energia e sfrontatezza, canzone semplice ad effetto, con assolo rock e la strofa sorretta da un basso pulsante, penso sia la migliore tra le 4 tracce. Stessa formula del basso nella seguente RECORDSTORE, altra “canzoncina” che puzza molto di Rock marcio anche se ha uno spiccato senso della melodia. MOHTERFUCKER invece è distorta, dissonante, rumorosa pregna di garage music e qualcosa di noise, purtroppo è troppo caotica e non mi è piaciuta abbastanza, anche se riesce a spezzare il mood del mcd. Fortunatamente con TIME FOR BRAWL (che darà anche il nome all’ep) si ritorna nei lidi Rock’N’ Roll duro, una canzone adatta per ballare ubriachi sotto al palco ed importunare le persone al tuo fianco. Questi 10 minuti abbondanti di musica non sono di certo aria fresca o qualcosa di mai ascoltato, però buoni per svagarsi un pochino e fare macello!It’s time for Rock’N’Roll! VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/05/11 GENERE: garage punk /rock’n’roll
SITO WEB: www.myspace.com/ahallandtheeces RECENSORE: Chrisplakkaggiohc ALEPH Seven step of stone Attivi addirittura dall'ormai lontano 1998 i bergamaschi Aleph si ripresentano con questo album intitolato "Seven Steps of Stone". Dall'alto di una nutrita discografia e di una esperienza live ormai consolidata gli Aleph si mostrano una band davvero capace anche da studio. Un manifesto esaustivo ed appagante di sonorità death-thrash dal sapore progressivo che traggono ispirazione da Opeth e Celtic Frost ma che non si pongono alcun limite in fatto di fantasia e
libertà compositiva. Pezzi audaci e tecnicissimi che racchiudono nel proprio florido pentagramma richiami alla musica dark e partiture tendenti al gothic. Una superba e tentacolare batteria guida riffs appartenenti ai settori più estremi del panorama metal ed una voce che dalla timbrica ricorda molto gli Iced Earth. "Bringer of Light" e "Chimera" sono piccoli gioielli incastonati su leghe durissime ma ben rifinite da posate ed opportune tastiere. "An Autumn Colder Than Winter" esplora lidi cari al doom mantenendo una minacciosa oscurità di fondo mentre "Tidal Wave" e "Epitaph Lies" si dividono tra sfrontatezza strumentale ed atmosfere letali come una nube di gas. "El Aleph" é uno strumentale di quasi otto minuti dai forti connotati horror ma anche una giusta valvola di sfogo per la voglia di virtuosismo che spesso alberga l'io di musicisti dannatamente bravi ed ispirati come i componenti degli Aleph. Un album scintillante, calibrato e variegato prodotto in maniera eccellente da un gruppo che ha saputo sfruttare nel migliore dei modi l'esperienza accumulata e la forte vena creativa del collettivo. Da avere. VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/10/11 GENERE: death metal
SITO WEB:www.myspace.com/alephmetal RECENSORE: Andrea Costa ALESSANDRO BEVIVINO I corti di verbo nero Riecco Alessandro con un altro disco acustico. Con atmosfere molto più marcatamente blues\country "i corti di verbo nero" sembra un concept album di una non meglio precisata saga del lontano west. E' sicuramente il miglior lavoro del poliedrico ed instancabile Alessandro. Quello dove la sua voce finalmente pulita, produce stornelli a tratti melodrammatici e in altri ironicissimi (nella simpatica track koko b ware). Forse non sarà il punto da dove è partito (il metal) ma ora sappiamo che è arrivato in una sua dimensione, assolutamente più consona. La cosa ancora migliore delle 7 tracce che formano questo disco è che il tutto mantiene ancora una buona personalità, e
non si banalizza mai. Anche in questo caso l'ascoltatore non si aspetti certamente una colonna sonora di Morricone, ma è un tentativo molto ben riuscito e perchè no? potrebbe un giorno essere davvero presa in considerazione da qualche regista emergente e sognatore. Proprio come Alessandro, che ha fatto di tutto pur di meritarsi i complimenti che alla fine gli arrivano, almeno da parte mia. Molto bene gringo!!! VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 6/01/12 GENERE: acustico/blues/country
SITO WEB: http://www.facebook.com/profile.php?id=1 00001701534207 RECENSORE: BR1 ALTREMOLECOLE altremolecole Le poche informazioni che abbiamo sul project in questioni partono dalla copertina del disco. Un’occhietto simpatico a cui spuntano due braccia per farlo aggrappare al suo(?)cuore. I ripetuti, quasi ossessivi ascolti, visto un certo senso del rispetto per la musica tutta, mi portano dietro la convinzione che quell’immagine in apertura-disco rimane la cosa meglio riuscita ai ragazzi, il che è tutto dire. Le 10 tracce a cui collaborano diversi personaggi (il doppiatore Carlo Valli, Martucci, Thompson….) partono con Adieu e Virtù che si rifanno ad un rock teatrale ormai fuori secolo, ma danno lo stesso un colore all’ascolto. I testi non sono affatto male, come dimostrano Amistanze e Cosa sono le Nuvole, e l’idea di proporre un piccolo “viaggio” musicale all’interno del disco, riesce solo in parte, che di genere musicali si passa dal jazz al pop rock(Lagrima e Juego escondido), e non è cosa da tutti riuscirci con personalità. Non un disco da disprezzare, casomai da metter proprio in un altro scaffale che abbia più che fare con le colonne sonore/teatrali che con la musica degli anni 2000.
VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/10/11 GENERE: melodica, progressive, italiana
SITO WEB: RECENSORE: Al Miglietta ALWAYS LATER Always later/twenty miles to mother split
In questo momento andremo a ragionare delle 3 tracce dei Pugliesi ALways Later, preme segnalare che il 7” è uno split e non che il loro promo si chiama “Split”, quindi di 6 tracce tre le valuteremo qui e le altre tre dei Twenty miles to Mother potrebbero essere oggetto di recensione nel prossimo futuro (chi può dirlo). Ma tornando agli Always later, abbiamo tre canzone che stanno in un miscuglio di metalcore alla Hatebreed con venature del più classico hardcore della scena di NY. C’è chi potrebbe, senza andare in fallo, definire la band con un semplice “postcore band”, ma sarebbe piuttosto limitativo dal mio punto di vista; anche perché se hadrcore, come il metalcore non hanno “finito” di sfornare gruppi vien difficile considerare questa band erede di un “quid” che non è morto e che continua a dare frutti. Di certo la band rimaneggia, e con un ottimo risultato, le vecchie sonorità anni ottanta e novanta in una nuova chiave dando dimostrazione di inventiva e capacità non comune. In ambito prettamente “tecnico” non trovo alcuna sbavatura, ne per ciò che riguarda i suoni e le registrazioni, i ragazzi hanno dimostrato di poter presentare al pubblico un prodotto di livello alto, senza obbligare quindi l’ascoltatore a dover per forza andare a “pescare” oltre oceano. Risulta molto difficile trovare una che possa in qualche modo dare la punta di diamante per questa proposta degli Always later: “In this cage”, “Turn on your mind” e “Everything ends” sono tutte allo stesso livello; un livello molto alto, ripeto, sia per la cura della composizione e dell’arrangiamento, sia per ciò che riguarda le registrazioni mixaggio e produzione. Ovviamente essendo solo tre tracce è difficile poter dare una valutazione alta, ma solo per il numero di canzoni proposte, non certo per altre motivazioni. Invito tutti a supportare gli Always later, perché hanno dimostrato di essere una compagine devastante e massiccia. Attendiamo il loro prossimo lavoro per poter meglio valutare il loro modo di far musica. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/09/11 GENERE: metalcore
SITO WEB: www.myspace.com/alwayslatersound RECENSORE: Alessandro Schümperlin AMON SETHIS
Part 1 The Prophecy: Bel disco questo fulllenght di debutto dei transalpini AmonSethis, ma non facile da decifrare data la varietà del materiale presente. La parte del leone la fa sicuramente il metal progressivo, in particolare si sentono le influenze dei Symphony X (che non a caso sono nella lista dei dischi più amati di tre dei quattro componenti - vedi il sito - ), ma sarebbe riduttivo limitarsi a cercare da dove i nostri hanno tratto l’ispirazione poiché il tutto è rielaborato con una certa originalità, innestando alcuni passaggi più spostati verso il metal estremo (il ritornello di Servents of Seth, o AmonSethis) dove la voce si fa growl e il ritmo è più serrato, quasi hardcore, o diventa vero e proprio death (The Curse of The Ravens In The Land…), per lasciare poi il campo ad aperture più propriamente progressive e a pezzi quasi power come The Land of Slaves. Resta poi anche lo spazio per brani tranquilli come Isis The Breath of Life, dove la voce femminile rende sempre più variegato e interessante questo progetto. Sullo sfondo è sempre presente una certa epicità, data sì dai testi tutti incentrati sugli dei egizi ma anche dalle sonorità orientali che spesso affiorano. Non è un caso che siano presenti passi in ebraico, arabo e lingua cabila. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/07/11 GENERE: metal progressive
SITO WEB: www.myspace.com/amonsethis RECENSORE: Pino F. AMORPHEAD Chaos expression
I calabresi Amorphead danno vita a questo secondo ep dopo il primo “Psychotic” del 2009. I cinque pezzi contenuti in
“Chaos expression” hanno procurato loro il contratto con la label inglese Casket Music, a mio avviso meritevolmente, per qualità dei brani, registrazione ed esecuzione. Le loro influenze principali, nonché il raggio d'azione entro il quale si muovono le loro coordinate stilistiche, è il melodic death; At the Gates, In Flames periodo “Clayman” e qualcosa dei Chimaira formano la loro ossatura musicale, che peraltro non inventa nulla di nuovo, ma che porta avanti un progetto serio e di buone speranze. D'altronde chi è veramente innovativo al giorno d'oggi? L'importante è che le canzoni abbiano spessore ed intensità, e in questo la scena metal di Catanzaro dimostra ancora una volta di esserne all'altezza. Particolare poi l'ultima traccia, che sfocia in una liquida dark-ambient song, che lascerebbe presagire la fine del cd, se non fosse che...a voi l'ascolto, non vi rovinerò il piacere della sorpresa. Bravi. VOTO: 74/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/04/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/amorphead RECENSORE: Jurgen ANCESTRAL STIGMATA The second son of god Siamo di fronte al solito gruppo tecnicamente molto preparato che fa dei cambi di ritmo e dei passaggi con tempi dispari una delle caratteristiche del suo post-death-thrash-progressive-core (le categorie non mi piacciono, forse perché non le so usare… ma qualcosa bisogna pur scrivere per far capire seppur vagamente di cosa stiamo parlando), con canzoni che arrivano anche a sfiorare i 9 minuti. Come capita spesso anche in questo disco non mancano certo spunti di pregio, parti tranquille, a-soli rilevanti e produzione ottima, ma stringi stringi dopo qualche ascolto non c’è stato niente che mi abbia invogliato a rimetterlo nel lettore. In sintesi mi sento di consigliarlo solo a chi ama il genere. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/03/11 GENERE: death/prog/thrash SITO WEB: www.myspace.com/ancestralstigmatamusic RECENSORE: Pino F.
ANTIPOPE House of harlot Interessantissimo disco. Particolare, ricercato, musica come carne fresca. Brani più spregiudicati si alternano a vere e proprie Ballate black, curatissime, mai banali, con innesti elettronici incastonati come piccole pietre preziose all'interno di una parure di neri gioielli. Non c'è nulla che non funzioni. "House of harlot" è un disco estremo, non tanto per il genere, ma per la presa di posizione fatta dagli antipope. Hanno contaminato il black con sonorità e cadenze più epiche o addirittura folk, ma soprattutto con gusto ed equilibrio, senza mai cadere nel ridicolo, o nell'esagerazione. Harlot significa puttana, ma mi vengono in mente ascoltando i brani, quelle raffinate cortigiane rinascimentali, che frequentavano gli alti ambienti della politica del tempo...e che magari allietavano anche papi...e antipapi. Il bello di questo disco è proprio questo: evoca immagini, ambientazioni. Potrei tessere altre decine di righe di lodi. Mi fermo qui. Finalmente piccoli capolavori arrivano al mio udito. VOTO: 100/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/12/11 GENERE: death black metal
SITO WEB: http://www.facebook.com/Antipope RECENSORE: BR1 ARCHVILE Punk’s not dead Il punk non è morto! Almeno cosi’ affermano gli Archvile da Formia (In provincia di Latina), con il loro primo Demo-CD auto prodotto. Il loro è un Punk-Rock influenzatissimo dai Ramones su tutti quanti, ma anche dal Punk primordiale. A proposito dei Ramones c’è anche la cover di COMMANDO, a parte la pronuncia in inglese non troppo azzeccata (ma tanto sti cazzi, fa tutto più Punk) è uscita
decentemente. Cosa posso aggiungere, testi demnziali ed adolescenziali. la musica è putrida, scarna, semplice e senza tante pretese tecniche, sparata in faccia all’scoltatore. Tuppa Tuppa e 4 accordi per tutto il tempo e con la durata massima di 2 minuti per canzone, l’introduzione è lasciata al sampler di SLC Punk dove Stevo (il protagonista principale), seduto su una sedia con tanto di crestone Blue e chido borchiato, manda a fare in culo i genitori borghesi e benpensanti. Penso che questo primo lavoro sia sufficiente per cominciare con una band e credo piacerà ai PunkRockers più intransigenti, dimenticavo la registrazione non è eccellente ma stesso discorso di prima, fa tutto più Punk. P.S. Non saprei se la scelta del titolo del demo è una citazione presa dagli Exploited, anche il loro primo album si chiama Punk’s Not Dead. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/04/11 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/archvileband RECENSORE: Chrisplakkaggiohc ARTCORE MACHINE polybius
Certe volte ci provavamo, quando uscivamo con gente anche più quieta di noi due; non parlavamo mai del perchè tutto a un tratto diventassimo più striduli, più rumorosi ; ma, ne sono sicuro, sapevamo tutti e due cosa succedeva. ( Nick Hornby “Alta Fedeltà”) Non ci si aspetti un’ abbuffata di neo folk oppure un tocco gelido ed impalpabile che vi possa lentamente accarezzare , il debut album del combo Artcore Machine , non vi farà certo rimpiangere sonorità synthpop oppure quell’eccitante coreografia di industrial-sperimentale degna dei Coil anzi vi renderà vittime inattese di sua maestà l’elettronica serrando il proprio nucleo percussivo a bizzarrie da dancefloor. “Polybius”, che troviamo in free digital download in rete, si articola sull’ascolto di dieci pezzi prepotentemente ammalianti che alternano visioni Slimelight come nel caso di “raw” a quelle più Kirlian Camera oriented come in “istant sospendu”e suonano sempre legate da un filo conduttore che di certo non apre nuove strade espressive al concetto stesso di”musica industriale”
ma del resto qui si rimane nel campo della sperimentazione e la Xonar Record, non legata a schemi convenzionali ,ben conosce il prodotto degli Artcore Machine , che dopo l’Ep targato 2009 dal titolo vagamente Fear Factory inspired “De(con)struction” pesa la propria architettura musicale. Moreno Padoan e Roberto Beltrame , già forti del piccolo culto al seguito del loro progetto industrial/rock BEMS attivo dal 2004, sono sospesi tra eleganza stilistica e lucidità esecutiva nella quale forse potrebbero maggiormente osare esulando dall’utilizzo quasi incontaminato di sampler. E per sampler non intendo gli imparaticci, cioè quelle tele di lino su cui le ragazze si esercitavano ed imparavano il punto croce, ma i campionatori che con le loro librerie sono ormai motivo di saccheggio non rivoluzionario da parte degli addetti ai lavori. Dimenticavo…si consiglia di accompagnare l’ascolto con un buon bicchiere di assenzio. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/03/11 GENERE: industrial / sperimentale
SITO WEB: www.myspace.com/artcoremachine RECENSORE: 3oris? ARTHEMIA Impatto rock e melodie orecchiabili. Gli Arthemia, quartetto Alternativo proveniente dalla città di Forlì, sono essenzialmente questo. Brani diretti (cantati in italiano) senza tanti fronzoli, moderni e nemmeno troppo legati ad un trend specifico, con influenze che vanno dall'Alternative all'Emo, passando per il Metal degli ultimi anni (l'ossatura di molti riff ne è la prova) e il buon Rock made in Italy. I ragazzi, si nota, hanno lavorato bene sia a livello di produzione (ottima scelta di suoni e mixaggio) che di composizione (musiche e parole alla pari), con ottimi esiti per l'ascolto del prodotto finito, almeno a giudizio di chi scrive. Altro punto a favore del complesso è la scelta della voce in italiano, utilizzata veramente con intelligenza e versatilità, sia nelle parti più grintose che nei momenti di maggiore quiete e relax (si fa per dire...). Per farla breve ci troviamo di fronte ad un sound fresco e fruibile, che si nutre di tendenze odierne e che grazie a ciò potrebbe pure ottenere notevoli riscontri, sempre se la
promozione e le strategie di marketing a supporto del lavoro influiranno positivamente. In attesa di trovarli casualmente su MTV (cosa che gli auguro) ascoltatevi senza pregiudizio brani come 'Ogni me' e 'Pioggia' , non ve ne pentirete... VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 7/10/11 GENERE: rock/alternative
SITO WEB: www.myspace.com/271681100 RECENSORE: Cristiano Poli ASHES TO ASHES I Ashes to Ashes spaccano. Nati un anno fa , provenienti da Genova composti da Marta (vocals, growl, keybords), Paolo (Lead Guitar), Enrico (Guitar , Breackdown), Simone (bass), Pol (drums). Ci propongono 2 brani “Sleep” e “Fire of Desire”di alternative rock-metal – metalcore, simile ai Sonic Syndicate, ma in certi momenti richiamano anche i Evanescence. Hanno tanta grinta e un’energia contagiosa chissà come sono sul palco. Ho appezzato molto la voce della cantante è veramente stupenda. Aspetto il loro album. E vi consiglio di andare a visitare la loro pagina di facebook dove potete trovare i 2 pezzi in freedownload. Complimenti ragazzi!!! VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/10/11 GENERE: metal /alternative rock/ metalcore
SITO WEB: www.facebook/ashestoashesband RECENSORE: Morgana ASSAULTER Crusche by raging mosh Gli Assaulter sono una esordiente band pugliese innamorata del thrash metal anni ottanta. Nati nel 2007 oggi, grazie a questo primo Ep intitolato "Crushed By Raging Mosh", emergono dal fitto underground italiano autoproducendosi un cd che si rifà in tutto e per tutto al movimento del periodo sovracitato. La title-track posta in apertura non lascia alcun dubbio sulla forte influenza che band come Anthrax,
Destruction e D.R.I. hanno avuto nel corso degli anni su questi ragazzi che, derivazioni a parte, ci mettono grinta, idee e dinamismo. Anche la seguente "Hand Maniac" mantiene coordinate pressochè simili nonostante i riffs al fulmicotone di Luca e Paolo (le due asce), i tempi serratissimi e i secchi cori all'unisono sembrano trarre spunto dalle gesta dei più recenti e molto apprezzati Municipal Waste. La registrazione é di buon livello, pulita, affilata e nitida in ogni sua sezione. "Flag Of Destruction" alterna marzialità e momenti tipicamente 'mosh' a sferzate speed-thrash da capogiro mentre "Thrash Assault" é il classino anthem che in questo caso ha il piglio dei Sodom più bellici. Il drummer Rodolfo é una macchina affidabile ed inarrestabile capace di raggiungere con sconvolgente facilità velocità incredibili (ascoltate e giudicate voi la sua performance in "The Flame Of Pain"). Il thrash non é solo violenza, dissenso e rabbia ma anche divertimento e gli Assaulter se lo ricordano chiudendo questo lavoro con la perentoria "Beer !!!", omaggio neanche troppo velato agli storici Tankard. Una piacevole, competente e credibile prima prova per gli Assaulter, un nome che gli appassionati del thrash oldschool ameranno al primo ascolto VOTO: 72/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/09/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/thrashassaulter RECENSORE: Andrea Costa ASTOLFO SULLA LUNA Moti browniani Ossessione benevola per Ludovico Ariosto, titoli sghembi e passione per la strumentale. Da Napoli un trio di base post rock ma fortemente affascinato da testi che possono far pensare a volte a giganti italiani come Massimo Volume o Fluxus. Con questa sensazione si presentano gli ASL nella iniziale e forse illeggibile Verfremdungseffekt. La successiva 2 Minuti D’Odio ha già nel titolo la sua (discreta) ragion d’essere, mentre Nient’altro Che Un Buco Vuoto Nel Quale Si Agitano Le Ombre Delle Mie Passioni di buono e ambizioso ha solo il titolo. Fino all’ultimo battuto sembra esprimere a buoni livelli la
vera natura degli ASL, chiusura con la graffiante Dick Laurent è morto che smuove un po’ le acque. Lavori ampiamente in corso per il trio, un suono ancora da definire-anche in fase di produzione- ma restiamo con le orecchie drizzate. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/02/12 GENERE: post-italo-rock
SITO WEB: www.myspace.com/astolfosullaluna RECENSORE: Al Miglietta ASTREAS DOMAINS Via astralis Ecco qui un altro CD di Synphoni Black Metal suonato in maniera sufficiente ma che cercano di imitare troppo le bands tipo Dimmu Borgir, sia per le atmosfere create e riffs di chitarra, ciò che si differenzia molto è l'utilizzo della voce dei Colombiani Astreas Domains che è più bassa e cupa. Il combo Sud Americano in questione dopo circa 15 anni di attività è riuscita a dare alla luce o sarebbe meglio dire alle tenebre la loro prima fatica Full Lenght, purtroppo la qualità del CD (almeno dalla mia copia in mp3) non è il massimo quindi viene un pochino penalizzata, credo che per suonare una musica del genere la produzione sia abbastanza importante per distinguere il meglio possibile i suoni e coglierne le sfumature (anche se qui non ce ne sono molte). Comunque per farla breve se vi piace il Black metal di stampo sinfonico e non siete troppo esigente questa band vi sazierà per una quarantina di minuti ma non credo che vi rimarrà inpressa nella mente per parecchio tempo, almeno è quello che mi è successo personalemnte, comunque non mi sento di bocciare definitivamente questo CD perchè ritengo che si trovi su livelli mediocri, ma purtroppo questa mediocrità non sempre basta... VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/12/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/astreasdomains RECENSORE: Crisplakkaggiohc
AUDIOMATICA controfase La realtà musicale degli Audiomatica, figli rockettari della grande Roma, è un insieme di impulsi differenti che spesso sfociano in un linguaggio vasto, colorato, ibrido. Alla base di tale proposta sta una solida radice Funky, su cui si poggiano con disinvoltura chitarrismi Rock e una voce folle semirappata, con esiti ritmici piuttosto pronunciati. Essenzialmente si tratta di Crossover, con l'apporto interessante della lingua Italiana (la voce di Giorgi dona particolarità, anche se non risulta subito di facile approccio). In questo secondo album i nostri connazionali si cimentano quindi in pezzi vivaci e ballerini ('Il Genio', 'Audiomatismi Indotti' ad esempio) e anche con successo in altri dalle timbriche più melodiche e riposate, come accade nelle convicente 'Polvere', di grande spessore musicale e poetico. A livello di band si percepisce compattezza e buon andamento, complice anche una produzione che esalta le capacità dei singoli strumentisti e rende onore alle idee espresse nei brani. Altro punto a favore è anche lo spessore folkloristico che la band ha saputo imprimere in alcuni dei propri pezzi ('Basureros', 'Il canto dei naufragati'), una dote che recupera con gusto epoche e tradizioni musicali differenti. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 27/04/11 GENERE: rock/pop
SITO WEB: www.myspace.com/audiomaticaband RECENSORE: Cristiano Poli AVENUE 92 Feelings and situations ep 2010 Feelings and situations, un titolo perfetto per i colori e le sensazioni che gli Avenue 92 sono riusciti a creare in questo EP. Gli Avenue 92 sono una giovane band della East Coast veneta che riesce a portare con sè una ventata d’aria fresca e dei suoni che mirano al presente ( e non come migliaia di altre band che cercano di riportare in auge vecchie sonorità), qui siamo e qui mettiamo le basi per il futuro. Anziché
guardare al passato, cercano di consolidarsi nel presente con 6 magnifiche tracce di puro e malinconico Alternative Rock in chiave piuttosto “metalleggiante”. Naturalmente, come per tantissime band odierne, l’influenza del punk rock californiano da High School è molto evidente; unite ad esso ci sono delle melodie lente e claustrofobiche. Leggendo i testi ci si accorge immediatamente delle affinità (anche involontarie) con le tematiche principali del dark e del post-punk dei Joy Division o dei Cure; ad esempio la percezione della morte, dell’inutilità e della difficoltà del vivere quotidiano, del nichilismo del giovane in un mondo diverso e lontano da lui.Un mondo in cui la percezione dei sensi e delle sensazioni diviene sempre più cupa e sensibile, è questo a cui si riferiscono in “Angels fall”, la traccia d’apertura. “Our end won’t be an explosion, will be a silent scream, I’m afraid of everything…”, un vero e proprio dramma esistenziale. In “The Easiest Way” la batteria di Marco e la voce melodica di Andrea G. ci riportano sugli stessi toni d’angoscia “I’m a victim of silence”. La traccia principale è sicuramente “Make you smile”, un capolavoro da 5.04 minuti. Questa canzone dolce e malinconica tratta del classico distacco amoroso, è una brillante e triste lettera d’amore ad una ragazza fittizia. Musicalmente è una canzone eccezionale, oltre al basso di Andrea e Stefano sono stati inseriti violino e tastiera per completare il sound e renderlo ancora più carico di melodie. Oltre a ciò, gli Avenue 92 sono dei musicisti moderni a 360°; non pensano solo alla musica, ma anche alla pubblicizzazione dei loro lavori. Oltre che su Facebook e Myspace, sono reperibili sul sito www.avenue92.net dal quale è possibile scaricare l’EP “Feelings and Situations” e l’unplugged “These Memories”. Inoltre si può trovare il bellissimo video di “Make You Smile”. Sono sicuro che a breve riusciremo a vederli su palchi ben più grandi e rinomati di quelli dei locali East Coast veneti! Se lo meritano! PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/06/11 GENERE: alternative rock/post hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/avenue92rock RECENSORE: Carlo Geromel
BACKTHEORY Do not throw out the window
I Backtheory sn una giovane band crossover metal italiana(San Salvo-Ch-).Si ispirano a band"generatrici" del genere quali Korn,Limp Bizkit,Spliknot,Sevendust,Sistem of a Down ma in particolare Hed PE,dando al loro sound uno stile + Rapcore,grazie anche alla presenza di due cantanti cm prevede lo stesso genere.tema dominante nei loro testi la rabbia contro le contraddizioni del sistema e contro l'ipocrisia imperante,inoltre i testi sn anche in inglese,il che da un respiro + internazionale alla loro musica.Esce ora l'album di debutto"Do not throw out the window" cn un'etichetta inglese(e buon per loro),la Casket Music della famiglia Copro Records e il loro primo videoclip,un disco grintoso,potente,lucido.L'ascolto è esaltante e carica alla grande,consta di 12 tracce potenti e cariche di significato venate di Hardcore vero e puro. Inoltre la band è impegnata in parecchi live in locali e centri sociali in attesa di avere un margine + ampio entro cui fare i liveshow.Parola chiave" evoluzione" nel sound e nei testi .Secondo me SPACCANO e spero si evolvano rimanendo fedeli alla loro originalità. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/01/12 GENERE: crossover rapcore
SITO WEB: http://www.facebook.com/BackTheory RECENSORE: Maryandthescars BACKBONES demo I ragazzi di Casale Monferrato in provincia di Alessandria hanno sfornato un demo di 6 tracce niente male, un Punk Rock grezzo con qualche accenno di melodia, tutto cantato in Italiano con testi spensierati ed allegri, tutto ciò rende l’ascolto abbastanza scorrevole. L'iniziale CODROIPO ha un bel ritornello semplice ed orecchiabile GIORNO NUOVO ha qualcosa di Punkreas però suonata in maniera più Punk 80's, con un riff principale d'impatto ed un basso galoppante. MA A LEI è canzone d'amore in pure stile Punk Rock all'italiano anni '90
dove provano a gettarsi anche nello ska senza buon risultati, la canzone è abbastanza tirata ma confusionaria e non mi ha convinto troppo, secondo me dovevano rallentare i tempi. RUM ALCOLICO è una song con inizio arpeggiato, riff simpatico e piccoli giri di basso accattivanti, anche qui la struttura è veramente scarna ma rende ugualmente, stesso stile Punk Rock come la precedente ma fatta in maniera più azzeccata questa volta. UTOPIA mi ha fatto ricordare i Senza Sicura, bella canzone trasportante che trasuda di punk con un tocco melodico e cantata in modo serrato, niente cori. UOMO MODERNO è quella che mi ha colpito di più, per il testo schietto come la struttura della canzone. Anche qui troviamo delle "carine" linee di basso ed un riff sporco, semplice ma che attira l’attenzione. Pur essendo un neo-gruppo che suonano molto per divertirsi il loro Demo mi è sembrato un lavoro passabile, alla fine è Punk quindi si ama o si odia senza chiedere troppo... VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/11 GENERE: punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/backbonespunkrock RECENSORE: chrislakkaggiohc BAR NOIR Erre Vallnzasca Il bar è un luogo dove vengono servite bevande alcoliche ed analcoliche. Ma è anche molto altro. Provate a chiederlo a Gino Paoli, a Vasco Rossi o ad Aleandro Baldi. Per molti il bar è un luogo esistenziale ed il barman è una sorta di sciamano, un curatore. Al bar ci si mette a nudo, ci si rifugia, si fanno incontri decisivi. E un bar nero cos'è? Beh, è un bar molto elegante, o forse è un locale che fa pensare più ad un'agenzia funebre che ad un punto di ristoro. BAR NOIR. Cinque giovani musicisti romani credono che sia un luogonon-luogo che fa da cupa cornice ai pensieri, ai dubbi, ai dolori di chi ha bisogno di scappare dalla routine di tutti i giorni. Questi giovani musicisti sono i BAR NOIR, appunto. Erre Vallnzasca è il loro secondo EP pubblicato il 21 gennaio 2011 con l'etichetta romana Sputnik (preceduto dall'omonimo EP Bar Noir uscito nel 2010
e totalmente autoprodotto). Tre brani, tre storie, tre punti di domanda. Vite poco limpide immerse in una società altrettanto paludosa, corrotta e contorta. Eppure, ascoltando con attenzione i testi declamati dalla voce di Guido Cannizzaro, emerge la ferma volontà di reagire, di non adeguarsi al grigiore della quotidianità ("...solo una...la vita è solo una.", "...dopo tanto buio, abbraccia il sole."). Dal punto di vista musicale sono evidenti le matrici post-rock della band: cura del suono, trame chitarristiche studiate nei dettagli, sezione ritmica attenta ai cambi di dinamica e ai crescendo. L'effetto finale molto spesso può ricordare alcune cose di Emidio Clementi e dei suoi Massimo volume, ma forse per chi sperimenta questa peculiare forma espressiva è inevitabile incontrarsi/scontrarsi con i giganti di Bologna. Sperando in future evoluzioni, attendiamo di assistere ad una loro performance live. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/03/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/mybarnoir RECENSORE: Felix Krull BARELY AWAKE failure EP di debutto per i cinque giovani ragazzi di Pesaro, un mix di hardcore, metalcore e screamo (cori, parti in scream-growl, clean vocals e break down per intenderci) che vuol passare per un mix a metà tra Misery Signals e Dream Theater, forse troppo pretenzioso presentare la band accostandola a gruppi di questo calibro. Nulla di sperimentale insomma, genere ampiamente diffuso nell’underground italiano (Upon This Dawning, Hope Die Last, A Line Before The Ocean etc.) Sette tracce (intro e outro compresi) che si lasciano ascoltare, ma che non soddisferanno sicuramente chi si aspetta un sound innovativo da questa band, consigliato l’ascolto ai fan delle band sopracitate, gli altri potranno benissimo farne a meno. Ottima produzione per un cd autoprodotto. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/02/11 GENERE: metalcore/screamo
SITO WEB: www.myspace.com/barelyawakerock
DEVE. BRAVISSIMI!!!
RECENSORE: Death To The Core 666
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 6/01/12 GENERE: glamrock/powerpop /punk
BEATS ME Out of the box I -BEATS ME- SONO UN TERZETTO ROMANO CHE AFFONDA LE SUE INFLUENZE NEL GLAMROCK, POWERPOP E PUNK PIU' SGUAIATO ED IGNORANTE. L'ALBUM SI CHIAMA OUT OF THE BOX- ED è COMPOSTO DA 12 AUTENTICI CALCI IN CULO. INIZIAMO SUBITO CON L'ADRENALINICA -GIVE ME SOME LOVE- CHE NEL SUO MINUTO E MEZZO SCARSO FA BEN CAPIRE GLI INTENTI DELLA BAND, IL SECONDO PEZZO SEXY CITY NIGHT- è UN BEL PEZZO POWERPOP PUNK CAPACE DI FAR RESUSCITARE ANCHE I MORTI PER LA GRANDE ENERGIA TRASMESSA, -INSIDE YOUR BRAIN- è UN Pò SPOSTATO SUL ROCK IGNORANTISSIMO PROPOSTO DA BAND COME GLUECIFER ED IN GENERE DALLA SCENA ROCK SCANDINAVA, -DO U WANNA GO COP- è DANNATAMENTE POP PUNK AMERICAN STYLE MOLTO CATCHY, SICK & ALONE- MI RICORDA UN Pò I RANCID MENO VELOCI GRAZIE ANCHE AD UN BASSO UN Pò SCHIZZATO IMMAGINATE UNA VIA DI MEZZO TRA I RANCID ED I GREEN DAY DI WARNING-, -GROOVIA- COME SUGGERISCE IL NOME è UN PEZZO SATURO DI GROOVE,SUDORE,ENERGIA E STRAFOTTENZA, -FAST & READY- SI RIFà UN Pò AI TURBONEGRO ED ALL'INDIE ROCK (GRAN PEZZO), POISON LOVE- è INFLUENZATO SUI RIFF DI CHITARRA DAGLI OFFSPRING CON UNA BATTERIA PUNK VECCHIA SCUOLA, -OUT OF MY BOX- MI RICORDA UN Pò IL ROCK INGLESE ALLA STONE ROSES CON UNA SPRUZZATA DI PUNK, GLI ULTIMI 3 PEZZI SONO LA LOGICA PROSECUZIONE DI QUANTO PROPOSTO SINO AD ORA NELL'ALBUM. A ME PERSONALMENTE QUESTO LAVORO DEI BEATS ME è PIACIUTO MOLTISSIMO E CREDO CHE DAL VIVO SAPPIANO DARE UNO SPETTACOLO COME SI
SITO WEB: http://www.myspace.com/beatspunkrock me RECENSORE: Lidel BETWEEN THE SHADOWS Abysses 10 tracce di pura cattiveria grezza. I between the shadows aprono le danze con un gran bel riff di quelli semplici, ma pesanti e di impatto sonoro formidabile. Questo è un pò il marchio di fabbrica di tutto il disco. Va aggiunta solo una voce capace di tenere il passo con cotanta deliziosa pesantezza. Parte la traccia numero 2 ( i died in a moshpit) e ci si accorge che anche la voce c'è, è meravigliosamente pesante e si: tiene il passo con la pesantezza dello strumentale. Ci si gode. Magari sbagliando, ma in "Abysses" ho sentito delle sonorità che mi hanno ricordato certi gruppi (Arch Enemy per esempio) ma in maniera mai spudorata, e a loro modo originale. I brani scorrono bene, e ti viene da agitare la testa. Questo è indice che il tiro c'è, e lo si percepisce nitidamente. Ascoltando bene però una pecca è altresì presente, e lo è per tutta la durata del disco. I suoni non sono all'altezza delle canzoni. Forse addirittura non sono nemmeno i suoni, ma il modo in cui è suonato. A volte sporco o troppo mellifluo. Siccome non ho notizie al riguardo, mi piace poter provare a fare due ipotesi. La prima è che i Between the shadows si siano arrangiati a registrare\produrre il disco La seconda è che si siano affidati a studio o produzione non all'altezza. Nel primo caso la band è sollevata da qualsiasi critica, perchè se questo è un disco che si sono registrati loro (e magari con mezzi non professionali) c'è anzi da complimentarsi. Nel secondo caso devo dire che invece la critica si inasprisce invece ulteriormente. Ad ogni buon modo, non sì è qui a fare giudizi su produzioni o studi, ma di dischi. E questo un buon disco lo è sotto tutti i punti di vista, tranne che per questa depotenziazione data da suoni un pò troppo grezzi. Spero vivamente che i Between the shadows continuino su questa durissima linea, ma che possano trovare suoni del calibro
delle loro canzoni. stay metal!!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/01/12 GENERE: Post
Hardcore/MetalCore/DeathCore SITO WEB: http://www.facebook.com/pages/Between -The-Shadows/137367629660462?sk=wall RECENSORE: BM1 BID ZOGO Nightmare inc In allegato alle tracce che compongono questo "Nightmare inc." dei milanesi Bid zogo, trovo anche materiale biografico in abbondanza. Leggo tutto ciò prima di ascoltare il disco, tanto per farmi un'idea. Non capisco bene se mi sto facendo influenzare, ma leggo fino in fondo gli osanna che colmano la bio. Alla fine parto all'ascolto, un pò titubante. E già dopo la prima traccia mi accorgo dei motivi della mia titubanza. Insomma tanto fumo e niente arrosto, come sospettavo. L'unica cosa positiva che sono riuscito a trovare in questo album sono i suoni, che davvero fanno invidia agli slipknot. Per il resto devo dire di aver ascoltato cose già trite e ritrite, sentite mille volte e in salse migliori. La voce è anche buona, ma peccato per la pronuncia inglese tutt'altro che impeccabile. Dal punto di vista tecnico\audio è un ottimo prodotto. Per il resto è davvero deprimente. Altro che incubi!! Qui si rischia di prendere sonno!! Ho sentito band con registrazioni fatte in garage emozionarmi molto più di questo superprodotto. Mi fermo perchè dovrei continuare su questa linea e non mi pare il caso di aumentare la dose. La differenza tra forma e sostanza la si capisce da lavori come questo. VOTO: 40/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 08/07/11 GENERE: metal
SITO WEB: www.myspace.com/bidzogo RECENSORE: BM1
BIFROST Fehu I bifrost sono uno dei gruppi più "strani" sentiti dal sottoscritto, in quanto il genere proposto e un'alternanza fra death metal rock psichedelico e "dark"
(?!?)....ovviamente i suoni più rilevanti, sono quelli più aggressivi di matrice death. Difficile dire quale sia il pezzo migliore ma se si prediligono le parti death a mio avviso nidogghr risulta quello più interessante Nulla toglie il fatto della bravura di questi ragazzi che con questo loro EP di 6 tracce sono capaci di spiazzare qualsiasi ascoltatore. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/03/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/bifrostband RECENSORE: SoSo BIG BEN SHOU adrenaline Link di Freedownload demo: http://www.bulbartworks.com/w-i-pproject/ I Big Ben Shout (Robin Kevin Daniels alla voce, Gianluca Balzamo alla chitarra, Gabriele Capuano al basso, Alberto Gravina alla batteria) provengono da Napoli, e ci fanno ascoltare una demo di tre brani nell’ambito del W.I.P. Project promosso dalla BulbArtWorks. “Adrenaline” è un titolo più che mai azzeccato: in “Instrumental” c’e’ la genialità del controsenso con il sound prettamente rockeggiante attraverso l’uso quasi chitarristico del baso . “Listen to your eyes” rappresenta un colpo duro a chi pensa che la musica in Italia sia solo cuore e amore: qui ci si fracassa la mente e l’anima. Più che da Napoli e nel 2011, i quattro ragazzi sembrano provenire da Seattle, inizio anni ’90! Mi fanno tornare giovincello… Anche in Z 4 Zombies i ragazzi dimostrano una certa familiarità con band del calibro dei Pantera o degli Antrax, con la sola
eccezione della voce di cui fanno un uso molto più soft. Tanta rabbia e cattiveria aritistica in questa demo di tre brani che fa scorgere tanti buoni propositi. C’è sicuramente da migliorare l’amalgama dei suoni, ma c’è tutto il tempo per farlo. Bravi Big Ben Shout, continuate duri e puri come siete! PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/11/11 GENERE: rock SITO: http://www.myspace.com/bigbenshout RECENSORE: Mirco Polidoro BIG GUNS Between pleasure and addiction
Nati alla fine del 2005 esclusivamente come tribute band agli SKID ROW nei BIG GUNS dopo qualche anno di assidua attività live nel 2008 c'è un importante cambio di line. Nel Giugno del 2009 viene registrato un EP intitolato “White Trash e nel frattempo la band continua a macinare chilometri da un locale italiano all'altro ed a suonare assieme a formazioni del calibro di Motorhead,Crashdiet e Crazy Lixx. All'inizio del 2010 dopo uno stop forzato a causa di un incidente che interessa il cantante, la band si rimbocca le maniche e nasce così "Between Pleasure and Addiction" primo Full-Length. Entriamo quindi nelle Big guns : musicalmente Between Pleasure and Addiction è un valido cd che rende omaggio al rock e metal easy listening tipico degli anni 80 e i primi anni 90. Nel complesso i Big guns fanno in modo di mixare a dovere sia le loro influenze che le loro idee spiazzando chi si sarebbe aspettato un classico hard rock: nelle canzoni che ci presentano abbiamo un mix esplosivo di souther rock, blues, sleasy rock, un pizzichino di heavy che non guasta mai e del punk rock qua e la rendendo il tutto molto interessante e gestendo il groove dei vari pezzi a dovere senza avere dei cali eccessivi o dei picchi altrettanto eccessivi. Produzione, mixaggio e arrangiamento molto ben equilibrati anche se forse avrei puntato per la batteria a sonorità più anni ottanta e meno attuali. Le tracce più significative sono“The virtute of the sick” che ricorda vagamente i Cinderella di Heartbreack station e la title track dell’album che ricorda vagamente i Warrant; “Wasted” invece ricorda a pieno gli skid row del periodo Subhuman race quindi granitica ed incazzata quanto basta, “Prisoner of my way” ballad molto intensa che odora di Mötley Crüe ed infine un altro tributo al rock and roll d’oltre oceano è
fatto con “Next Tuesday” estremamente sleazy. Unico dubbio è l’utilità di “Dyughaland”, traccia di un minuto che poteva essere tranquillamente inserito come intro di “Between pleasure and addiction” e non come canzone a se stante ma in ogni caso l’album scorre piacevolmente e l’ascoltatore non potrà fare a meno di sentire un moto irrefrenabile di agitarsi e ballare sulle note di questo “Between pleasure and addiction”: un poderoso tuffo nel passato MA targato 2010. La band ha le carte in regola per poter sfondare anche se, come si dice in questi casi, sarebbe stato meglio “nascere” dieci o quindici anni prima. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/04/11 GENERE: heavy rock
SITO WEB: www.myspace.com/biggunsfanblog RECENSORE: Alessandro Schümperlin BIGDIX Kiss my aces Kiss my aces è un album dove più di un’anima riesce ad avere una sua ubicazione ed una sua dimensione passiamo da sonorità rock leggero a quelle più blues ma la predominanza è e resta hard rock, questo per sintetizzando molto il concetto. Assolutamente point break, o vi piace e quindi lo amate dal primo all’ultimo suono oppure vi crea sonnolenza e noia. Dal mio punto di vista io posso inquadrarmi assolutamente nella prima categoria. Dalle primissime note mi sento catapultato in un bar fumoso degli stati del sud degli usa e addirittura la canzone “The man in woman dress” mi propone delle immagini da film giallo ambientato negli anni ‘30 e ’40, groove che trasuda dalle casse, chitarre che urlano il feeling di chi le sta maneggiando, una batteria che, con la complicità del basso, crea una intensa voglia di muovere i piedi. Stessa cosa avviene con “Bitch road blues” canzone che riecheggia di white jesus (per chi non conoscesse è uno dei liquori “fatti in casa” usando ortaggi quali patate e a volte non solo quelle)e paludi della Luisiana, riecheggia anche paludi della Florida e storie che non finiscono bene. Nota importante che l’organo/Hammond è suonato per l'occasione da Claudio
Grazzani. ”Wake up” prende comiato dalle immagini della canzone precedente portando il blues in chiave brith pop, ma senza lasciarsi invaghire delle sonorità del pop britannico anni 60, abbiamo quindi le chitarre che continuano ciò che hanno lasciato con la canzone precedente, ma trovando un nuovo “quadro” su cui dare espressività. Il nuovo quadro gentilmente offerto dalla sezione ritmica. “Have you ever been to hell (Love song)” troviamo una nuova anima della band, quella più pop e più radio oriented, carino il meccanismo utilizzato per trovare una posizione anche ad un polveroso Hammond durante l’esecuzione di questa canzone. “If R was E” titolo criptico per una canzone strumentale malinconica e triste, alle cui chitarre troviamo per l'occasione da Mario Percudani chitarrista degli "Hungryheart ; canzone che apre a conti fatti per “Looking for” che anch’essa lenta e triste ed è una ballad a tutti gli effetti. La title track, come inizio mi ricorda simpathy for the devil dei Rolling stones, ma ovviamente ciò avviene per i primi secondi, dopo di che si trasforma in una versione più funky e quasi rappata, fino al ritornello che è altro. “I wonder” canzone acustica che chiude il mio viaggio all’interno di “Kiss my Ace”, molto interessante per le scelte di arrangiamento. Interessante il lavoro delle chitarre in tutto il platter per mano di Fabio Corradi e Matteo Idini in arte “Colva e “Icio”, molto intensa è anche la postazione ritmica della band occupata da Marco Idini alla batteria e Mattia “boki” Mosconi al basso. Da notare che c’è stato un susseguirsi di cambi di line up per quanto riguarda la voce. Ora la postazione è di Lexx Kriminalstar, mentre prima era di Federico Faina e prima ancora di Pietro Peroni. Speriamo per la band che questa sia la scelta definitiva per poter continuare il cammino artistico. Ma tornando ai contenuti del cd, molto bella la capacità della band di fare testi simpatici, ironici, ma non scontati. Direi che il lavoro è stato curato in tutte le sue sfaccettature e dimostra che l’Hard rock e certe sonorità le possiamo trovare tranquillamente qui in Italia, senza dover per forza andre nella terra delle stelle e delle strisce. CONSIGLIO vivamente l’acquisto di questo album. VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/11/11 GENERE: hard rock
SITO WEB: www.bigdixrock.com RECENSORE: Alessandro Schumperlin BIPOLAR SLUTS Out 4 dinner Ci sono a volte delle band che sono dei pointbreak: o ti piacciono o non ti piacciono. Vero è che in mezzo ci sono anche i gruppi che sono una mezza misura, non pia piacciono, ma nemmeno ti disgustano. FORSE quello è il peggio che possa capitare ad un artista in genere, non solo in ambito musicale; ma per fortuna non è il caso dei Bipolar sluts. La band è a tutti gli effetti un pointbreak: O piacciono fion in fondo o non piacciono, ma di certo non lasciano indifferenti. I Bipolar Sluts arrivano da Parma, ci colpiscono in modo più che positivo con un album di Hard Rock concreto, frammisto a sonorità tipiche della scena glam metal (la voce ricorda a più riprese Vince Neil dei losangelini Crüe), interessanti arrangiamenti e con una spruzzata leggera di southern rock che non guasta mai. Il gruppo ci fa fare, a conti fatti, un salto negli anni ‘80 per tutta la durata del platter. Volendo potrei anche non andare avanti con la recensione e dare spazio alle note di questo album lungo ben 13 tracce. Ma rischierei di non far capire ai pochi indecisi come il gruppo è stato in grado di mescolare con eccellente perizia l’energia dei già citati Mötley Crüe, un pizzico di ACDC qua e la, una grossa dose di Cinderella e Poison, per un lavoro gradevole, scorrevole, easy listening ma dalla produzione curata a dovere; ideale come colonna sonora per un lungo viaggio, magari sotto la canicola estiva. Out-4-Dinner vanta collaborazioni davvero di prim’ordine, prodotto da Cristiano Santini presso il Morphing Studion di Bologna, come collaborazioni abbiamo questi musicisti: Beppe Cantarelli (Quincy Jones, Michael Jackson) alla chitarra e Luciano Girardengo (Paolo Conte) al violoncello ed il tocco di classe di Georgeanne Kalweit (Delta V e Vinicio Capossela) alla voce in “Prelude To..”. Aggiungiamo a chiusura di questa recensione che è possibile vedere il video tratto da “Keep Screaming”, primo singolo
estratto dall’album, il quale è stato realizzato nel sud della California e prodotto dalla Film Cartel Entertainment di Hollywood. Consigliatissimo a tutti i cultori del genere e a chi ha la voglia di sentire sonorità anni ‘80 attualizzate ad oggi. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/07/11 GENERE: hard rock
SITO WEB: www.bipolarsluts.com RECENSORE: Alessandro Schümperlin BLACK OLD GARAGE Inizia bene quest'album ben compatto e pieno di stile. La voce si sposa alla grande con tutto il resto; le chitarre tirano fuori quel suono granitico che da corposità al cd, soprattutto in ONLY WAY dove il basso corona il tutto in modo egregio. Tutto va avanti con una grande performance da parte dei 5 ragazzi livornesi incalzando con ritmi di batteria mai fuori posto. Fino ad arrivare a KILLING MEMORY una bellissima semi-ballad. L'album si conclude con I LIVE IN YOU. Per gli amanti del genere consiglio vivamente questa band perchè incarnano appieno gli anni 90 del grunge. Unica pecca è la registrazione dell'album che un po svaluta il lavoro dei musicisti. Troppo impastato e poco definiti i suoni dei singoli strumenti che dopo un po delude l'ascoltatore piu accanito. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/12/11 GENERE: metal rock
SITO WEB: www.myspace.com/blackoldgarage RECENSORE: Spito BLACK SURFACE demo Oggi ci troviamo a parlare dei Black Surface band di Benevento o come mi piace denominare della “Valle Deserta Vitulana” per la grande quantità di band
che appartengono allo scenario Desert/Stoner Rock della Campania e location di uno dei festival Stoner/doom d’Italia lo “Sweet Leaf”. Il trio nasce nel 2009, con l’intenzione di sbattere in faccia agi ascoltatori il disgusto dell’amara verità di una società in balia di una delle più grandi crisi mai vissuta dalla nostra generazione, e su questo basano le ritmiche e le parole delle loro canzoni. Il demo è composto da quattro brani che rendono chiare le intenzioni della band, riff malvagi anche se a tratti peccano di ripetitività ,ma gli squarci di rabbia delle linee vocali colorano il tutto di un tristissimo Viola… spetta una critica al batterista che mantiene i tempi in maniera precisa ma del tutto priva di virtuosismi, e i suoni di quest’ultimo strumento sono vittime di una produzione scarsa (a primo impatto ho pensato addirittura ad una drum machine). La band anche se alle prime esperienze ha ottime idee e consiglio di lavorare duro sugli arrangiamenti . Quattro pezzi sembrano pochi per dare un giudizio preciso, ma spero di sentire presto il loro prossimo lavoro, di non esser stato troppo severo e aver dato una giusta motivazione di continuare alla band.
brani. Si, perchè si percepisce chiaramente che, è la struttura dei brani in questo caso a rendere se stessi carichi, pesanti. Certo, non si possono mettere troppo in secondo piano i suoni e la produzione che questo lavoro ha: impeccabili. Davvero i commenti risulterebbero superflui. E'la qualità sonora che ogni musicista metal vorrebbe avere. Eppure, come dicevo, la caratteristica delle canzoni è proprio questa pesantezza strutturale. Stop, cambi, insomma... cose non lineari che rendono (mi si passi il termine) di difficile masticazione questo "white, black and the lies between". Questo non è affatto un difetto, anzi avvalora il progetto. Purtroppo, una macchiolina c'è, ma è semplicemente dovuta al mio gusto personale: la voce melodica in questo contesto non mi è mai piaciuta, e ahimè, nemmeno in questo caso. Questo non può vanificare e nemmeno intaccare parzialmente, la qualità di questo disco, e soprattuto le qualità d questo gruppo. Buon tour ragazzi e mi raccomando continuate così!
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/04/11 GENERE: stoner/rock
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/06/11 GENERE: post core / hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/blacksurfaceband
SITO WEB: www.myspace.com/blackjumper1
RECENSORE: Mr. Wood violentstonerhand
RECENSORE: BM1
BACKJUMPER White, black and the lies between
Dalla Puglia ecco arrivare un carico pesante. "white,black and the lies between" è il prodotto di una già ben consolidata esperienza, soprattutto live, dei Backjumper. Ed è un ottimo prodotto. Non amo affatto le definizioni, ascolto un disco e dico se mi piace o no, e che impressioni mi fa scaturire. Questo preambolo per arrivare a dire che i brani dei Backjumper abbracciano in pieno quel filone di gruppi (prevalentemente americani) che non da grossi punti di riferimento,(deathcore, post core, hard core...boh?) ad eccezione della pesantezza dei suoni. In questo caso, anche della pesantezza dei
BLASKHYRT Void I Blaskhyrt sono una realtà di Reggio Emilia davvero interessante, sono violenti e tecnici allo stesso tempo, col cantato truculento e molto basso, accompagnato in alcuni casi dal tipico scream gola sgozzata. Credo che siano influenzati da gruppi storici tipo Cannibal Corpse, Decapited, Morbid Angel, Suffocation e simili...In poche parole Death Metal brutale e torvo. Se pensiamo che il gruppo è formato da ragazzi poco più che maggiorenni diventa ancor più interessante. Adesso possiamo fare un piccola analisi delle 10 tracce contenute nel CD. Il preludio come recita la stessa canzone, tocca a PRELUDE TO THE EMPTINESS con una voce sussurrata e piena accompagnata da un tappeto orchestrale, ha me è sembrato una specie di samples tratto da
qualche film, ma sinceramente non sono sicuro...Invece ENDLESS VOICE parte con un riffone di basso cupo, il resto della canzone è soffocante e malata e viaggia su ritmi lenti, troviamo ben 3 assoli di chitarra abbastanza dissonanti ma goduriosi. Invece GLIMMER OF SALVATION è aperta da un assolo di batteria ben riuscito e soprattutto ignorante. Questa canzone come la precedente gioca su ritmi slow però spezzati da varie accelerazioni (notare le rullate), anche qui buon lavoro sui soli con reminescenze stile "Angelo Morboso" ed il riff rincipale è pesante come piombo. La parte per cosi' dire più calma del platter finisce qui e riprenderà solamente nella penultima THEIR MISTAKE. Ora si alzano le velocità esecutive, DEFLOWERED BY SATAN è una trebbiatrice che vi falcerà le gambe. On l'introduzione di ARCH ENEMY si lascia anche un piccolo spazio anche alla melodia, questa è la canzone che ho trovato meglio strutturata e variegata, un fraseggio "orecchiabile" nel break, diversi cambi di tempo e un distinto assolo di chitarra sorretto dall'incessante tappeto della doppia cassa, tanta cattiveria con un pizzico melodioso. DYSTOPIC FAITH ristora il patto col Death Metal vecchio stampo made in Florida. Un riff possente che parte dal profondo per poi amalgamarsi con tutti gli altri strumenti, anche qui la brutalità viene servita su un piatto d'argento. Quattro rullate (proprio di numero) faranno da apripista a THE EMPIRE'S PLAGUE per poi lanciarsi liberi a 200 km/h contro i vostri timpani. Sparata sarà anche l'immancabile assolo di chitarra, questa volta veramente corto. Il resto della canzone gioca sulle terzine di tutti gli strumenti che rimangono indissolubili tra loro, a parte per un mini assolo dietro le pelli. Con PURIFICATION THROUGH MASSACRE i ragazzi sfoggiano al massimo la loro tecnica, senza tralasciare la tonnellata di cattiveria che trasmette questo brano. Partenza massiccia stile mitraglia, staccheto di 2 secondi contati del basso onnipresente che verrà messo nuovamente in evidenza con un certo gusto più volte durante tutta la canzone, non dimentichiamoci delle decine dei cambi improvvisi di tempo, del sempre perfetto lavoro dietro i soli di chitarra e se parliamo sempre delle 6 corde belle anche le scale contorte che riesce ad eseguire nei riffs portanti. Anche THEIR MISTAKES parte alla grande, tutta sparata!Però riesce a lasciare spazio anche alle atmosfere più malate, potrei definirla come una canzone schizofrenica. Un'altra volta è impossibile non soffermarsi ad ascoltare gli assoli ben costruiti e mistici. Chiusura perfetta del
brano lasciati al basso e chitarra che vanno ad unisono. Per ultima ma non minore delle altre CARNAL VIOLENCE che segue i canoni di questo genere musicale, molto violenta e tirata, con tratti in mid-tempos. Figo il ritornello che affianca voci maligne come contro cori alla violentissima voce principale, le parole dette non posso essere altro che Carnal Violence. A metà della canzone si eccede maggiormente sulla velocità diventando devastante, come un tir di metallo pesante che schiacci il vostro craio!! Cos' aggiungere, i Blaskhyrt suonano musica per stomaci forti, se avete coraggio fatevi avanti...
musicalmente e merita di essere ascoltato. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/08/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/blastingofdeath RECENSORE: Painburn BLAZE OF SORROW Eterno tramonto
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/04/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/blaskhyrt RECENSORE: chrisplakkaggiohc BLASTING OF DEATH Issue #9 Per i seguaci del black metal i Blasting Death sono sicuramente un gruppo da consigliare,i riffs sono vari e potenti,le ritmiche risentono di influenze minime ma decisive per il loro stile,innesti musicali Crust-core e grind consentono loro di potersi allontanare dall'utilizzo di parti lunghe e ripetitive che sono la piaga di molte bands che suonano questo genere.Non mi ha colpito particolarmente il vocalist in fatto di fantasia,secondo me avrebbe potuto osare qualche parte screaming in pi,anche se comunque si attiene bene al suo compito.La registrazione specialmente nelle prime tracce in classico stile Black con le chitarre un po "affondate"nella batteria,con la doppia cassa che fa da padrona per˜ in quasi tutto il disco.Otttima performance del batterista che spalma ritmiche sotto i riffs potenti e incisivi di basso e chitarre.Alcuni modi di cambiare ritmiche all'interno di uno stesso pezzo mi riporta molto ai Natron,che come loro pochi sanno mettere cambi improvvisi e controtempi "insensati"all'interno di parti Black.I Blasting Death sono comunque una band influenzata anche dal' hardcore e dal Death,il loro album Sampler "Issue"racchiude tutto cio'˜ che loro sono
E tornano i mantovani Blaze of Sorrow, alle prese col nuovo album rilasciato sotto l'ala protettrice della tedesca Naturmacht Prod; anche se bisogna parlare al singolare perché i BoS non sono un gruppo vero e proprio, bensì una one man band attiva dal 2007. Dopo alcuni demo, ed ora qui col secondo album, il mastermind Peter ci confeziona un lavoro alquanto variegato pur confermando lo stile del passato e i punti fermi delle sue influenze. Perché se ad un black metal grezzo e cadenzato con chitarre sporche e zanzarose riconferma quanto di buono fatto in precedenza, spuntano qua e la stacchi acustici, effetti d'ambiente, pianoforte e violini, a conferire alle composizioni uno scintillio ancestrale ed atmosfere arcane, atte alla contemplazione di paesaggi silenti ed elementi naturali che sovrastano il discernere dell'uomo. Come degli Spite Extreme Wing (per via del cantato in italiano) che rallentano fino a raggiungere gli echi dei Darkthrone di “Ravishing grimness”, e rimandi a Tenebrae in Perpetuum e Dornenreich. Bellissimo lavoro da gustare ad altissimo volume, chiudendo gli occhi e pensando a fredde e desolate terre dove non ci siano umani. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/02/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/petersblazeofsorrow RECENSORE: Jurgen Kowalski BLUSEADDIRUSE bluseaddiruse Immaginate di entrare in un quartiere popolare
napoletano che pulluli di musica. Non solo tradizione e folklore, ma anche soul, blues, rock, e tutte quelle matrici sonore che stanno alla radice di queste. La sensazione che si ha ascoltando il primo LP targato Bluesaddiruse è più o meno questa. Un progetto che ha radice nel 2004 e che si propone di far incontrare le musica cosiddetta nera con quella della tradizione napoletana, sulla scorta di un movimento culturale e musicale detto Neapolitan Power che a partire dagli anni ’60 ha portato a un’esportazione e a una rielaborazione del sound blues, rhythm’n’blues e soul nel contesto campano. Potremmo dire che gli scugnizzi e figli degli afroamericani emarginati passeggino mano nella mano in questo filone sottoculturale, simboleggiando una vicinanza non solo musicale e ritmica ma anche di storia e di costume. In entrambi i casi abbiamo a che fare con figure di emarginati e di stigmatizzati che ancora oggi si trovano a lottare spesso e volentieri contro luoghi comuni e schemi mentali tutt’altro che celebrativi. Un tentativo, se si vuole, di allargare però anche gli orizzonti di una musica forse anche troppo tradizionale. Dare un respiro più ampio e diversificato a un patrimonio musicale già di per sé ricco e permettere, allo stesso tempo, di aprire una finestra ulteriore sulla tradizione musicale partenopea. Nelle undici tracce che compongono il lavoro dei Bluesaddiruse troverete una fitta trama ritmica, come è giusto che sia visti i riferimenti alla musica nera. Ruolo non indifferente è ricoperto dalla voce principale che, senza timore di pronunciare blasfemia, ricorda a tratti quella rauca ma commovente e passionale di Louis Armstrong. Ovviamente ascolterete per lo più testi in dialetto o comunque in un italiano dialettale, sottolineando così l’attaccamento comunque forte alla tradizione che non rischia così di perdersi in un calderone di influenze. Si possono cogliere qua e là in alcuni pezzi citazioni dalle varie influenze dei nostri. È quella dei Bluesaddiruse una realtà da tenere in debita considerazione per un rilancio della musica italiana che non sia smunto pop da classifica o cantautorato popolare che si appoggia sulle vecchie glorie in maniera facilona. Leggo dalla loro pagina facebook che proprio il 27 ottobre presenteranno alla FNAC di Napoli il loro lavoro. Speriamo di poter trovare conferma, nel futuro, delle buone impressioni che ci hanno lasciato. VOTO: 84/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/10/11 GENERE: bluse/rock
SITO WEB: www.myspace.com/bluseaddiruse RECENSORE: doc. NEMO BONA HEAD Colours doos planet Per i fans sfegatati di Depeche Mode, Bluvertigo, Mauro Pagani. Il progetto BH racchiude in sé tutto ciò di vitale che cova la provincia italiana. Un conceptdisco, alcuni ammiccamenti ai maestri del genere, buona capacità di scrittura. Fog e Kites sono dei reperti stellari neomelodici partoriti però da mente italiota, Before to the mirrors e September shock sembrano guardare oltre, il meglio viene alla fine. Chissà se la scaletta rispecchia un po’ l’ordine di scrittura delle chanson nel tempo, perché Kepler ma soprattutto Miss Serendipity sono una spanna sopra. Il disco è uscito in Febbraio, il ragazzo pare già abbia un buon seguito sui social networks. Siamo quindi direi molto curiosi di ascoltare ciò che di nuovo verà prodotto e propinato da Bona Head. Auguri. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 9/11/11 GENERE: soft /pop/cantautorato
SITO WEB: http://www.facebook.com/BonaHead?ref=t s RECENSORE: Alècs M. BROKEN VALVES Salvation ep Lavoro interessante questo dei palermitani Broken Valves che nel giro di quattro pezzi mettono in mostra delle ottime capacità: il genere proposto è un hard rock solido e roccioso che non disdegna qualche influenza più progressive ed elaborata come ad esempio nella conclusiva "Why So Serious" dove lo spettro dei Dream Theater più rock e meno “geometri della pentatonica” si palesa evidentemente . In generale però per inquadrare i Broken Valves bisogna guardare alla scena hard rock americana di inizio anni '90, grazie ad un gusto per il riff e la linea melodica che rimanda da vicino a quel periodo e quella scena. Notevole ad esempio il refrain di "Salvation" veramente potente ed interessante è la canzone “Life in colors” presente nel promo che ricorda a più riprese i Goo Goo dolls ed i finnici Poets of the fall.
In generale l'unica pecca che trovo nelle composizioni è la durata media (oltre i cinque minuti) che in qualche caso rende un po’ ridondanti i pezzi. Inoltre se i pezzi presentati nel promo fossero tutti quelli proposti poi nell’EP sarebbe cosa più saggia perché eviterebbe a me di tessere lodi di canzoni che poi nel’ EP non sono presenti o di non poter ragionare su pezzi che poi sono nell’Ep… Peccato veniale quello della lunghezza dei pezzi anche perché, considerando che questo "Ep Salvation" è l'opera prima dei Broken Valves, c'è di che rallegrarsi per la qualità della proposta molto alta. A livello di registrazione punterei a dare più corposità alle chitarre che in più punti risultano un filino secche nelle parti distorte, ma escluso questo siamo di fronte a materiale di tutto rispetto. Consiglio per il futuro alla band (non solo a loro ma a tutte le band): “quando mandate un promo, assicuratevi che ci siano anche tutti i pezzi del EP/CD, se no noi parliamo di aria fritta e non conviene a voi” e consiglio per il resto del mondo:”teneteli d’occhio, sono una band che può dare soddisfazione”. VOTO: 68/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/05/11 GENERE: hard rock
SITO WEB: www.myspace.com/brokenvalves RECENSORE: Alessandro Schümperlin BRUNO BAVOTA Il pozzo d’amor Recensire un disco come “Il pozzo d’amor” di Bruno Davota significa chiudere gli occhi e lasciarsi andare alle emozioni cercando, per quanto possibile, di descriverle. Dodici brani che rappresentano dodici poesie senza testo, dove le note sono le rime ed i sentimenti rappresentano le metafore. Un disco che si ascolta con immenso piacere, sia in auto che in casa in compagnia di un bicchiere di whisky. “La danza delle Stelle”, arricchita da un soave violoncello, trasporta l’animo in universi paralleli dove la pace dei sensi può essere facilmente ritrovata o abbandonata, molto dipende dall’umore con cui si ascoltano i brani. “L’Abbraccio” rappresenta un connubio di rabbia e buone intenzioni con cambi di musicalità repentine e mai banali. “Respiro”, uno dei pezzi più ispirati,
colpisce per la sua capacità continua di sorprendere l’ascoltatore, mentre “Il Pozzo d’Amor” rappresenta la vera chicca del disco: una favola, dove i cattivi cedono il passo ai determinati dal cuor gentile; un percorso colmo di speranza e serenità. Bruno Davota non ha nulla da invidiare a maestri come Allevi o Einaudi, possono sembrare paragoni azzardati, ma la verità è che riescono a suscitare tutti fortissime emozioni e questo li accumuna, mentre il lato tecnico musicale lo lasciamo agli esperti poiché per noi conta solo il sorriso sulle labbra che questi autori sanno suscitarci. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/06/11 GENERE: acustico
SITO WEB: www.myspace.com/brunobavota RECENSORE: Marco Pesacane BUNCH OF DIMES demo I veneti Bunch Of Dimes sono un gruppo rock senza troppe pretese a giudicare dall’autoironia che utilizzano nel parlare di sé. La demo del trio sembra ben inserirsi in questo contesto con una proposta musicale essenziale e rocciosa, figlia di certo rock scanzonato e grezzo uscito dalle cantine e dai garage di periferia. Si guarda a un panorama abbastanza ampio dove però riecheggia forte certo stoner alla Queens Of The Stone Age, si strizza l’occhio all’incontro tra garage e punk (Iggy & The Stooges, Johnny Thunders & The Heartbreakers su tutti) e perché no anche a certo indie rock. La registrazione non è proprio il massimo ma ha il pregio di non sacrificare eccessivamente nessun elemento: riusciamo a cogliere per tutto il lavoro la linea ritmica di batteria e basso che si connota per la semplicità e la linearità. La chitarra, forse eccessivamente in risalto, si impianta su questa tendenza arricchendo il lavoro nei momenti di solismo (il più gradevole nella chiosa di Reflections a mio parere). La voce risulta anche troppo pulita, come scelta di stile può starci anche se forse laddove i pezzi acquisiscono maggior tiro sporcarla non sarebbe una cattiva idea (penso soprattutto a Victoria e Common Enemy). La demo scivola abbastanza piacevolmente a un primo ascolto purtroppo senza incidere particolarmente almeno fino alla
traccia conclusiva, Victoria, dove la linearità dei pezzi precedenti fa posto a una più ampia gamma di momenti, di arrangiamenti e di cambi di tempo: si parte con un riff di chitarra coinvolgente, sostenuto da una linea di batteria sostenuta che va a raddoppiare per poi aprirsi in un ritornello melodico accattivante che lascia poi spazio a un altro assolo di buona fattura. Peccato che ancora una volta la parte del leone la faccia la sola chitarra mentre il basso si limita all’accompagnamento, ma poco male perché in fondo anche questa scelta ci può stare. A parte questo momento di climax non c’è molto altro che emerga dalla demo: il tutto si fa ascoltare ma rischia di cadere nell’anonimato a più riprese nonostante la bontà del lavoro dei Bunch Of Dimes. Ripartendo dalla citata Victoria e dalle idee di Common Enemy (dove si hanno altri arrangiamenti interessanti) il gruppo può dare al suo sound un piglio più personale e interessante. Tracklist: Common Enemy / The Explosion Fake Inevitable / Reflections / Victoria. VOTO: 68/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/04/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/bunchofdimes RECENSORE: doc.NEMO BUNKER 66 Out of the bunker Questi ragazzotti messinesi ci danno dentro con del black metal old style ricordandomi gruppi come i Bewitched, i Necrodeath e, in qualche passaggio, i Mercyful Fate o i primi Witchery. Testi in linea col genere, chitarre maligne, voce marcia, accelerazioni e decelerazioni di ritmo sono quello che si può trovare in queste sei tracce che, a essere onesto, non aggiungono niente di nuovo ma sono suonate bene e sapranno farsi apprezzare specie da chi ama il metal anni ’80 dei Venom e Celtic Frost. VOTO: 62/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/05/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/bunker66 RECENSORE: Pino F.
BYBLIS Princepes malis generis
Cazzo, sentivo proprio la necessità di recensire qualcosa di puramente Black Metal!!Ed ecco qui i Byblis, un progetto promettente nato dall'unione di membri degli Infernal Angels e dei Lilyum. Si notano subito le influenze provenienti dai Darkthrone (specialmente IN BLOOD /DIE IN PAIN) ma anche dal Thrash europeo primordiale, il platter per quanto sia rozzo (nel senso positivo) è registrato discretamente, si riescono a distinguere tutti gli strumenti, buono il lavoro del basso. I riff di chitarra sono secchi, sulfurei e di semplice struttura. Il Cd si basa quasi totalmente sui mid-tempos e parti lente e teatrali, con qualche accelerata, ma non sfocia mai nell’estremo blast beats. Gli Byblis riescono a creare un atmosfera torbida e soffocante in tutti i pezzi, soprattutto in I'M BACK FOR BLOOD e nella Title Track, che utilizza un tempo incalzante per alternare parti lente e lugubri a parti più sfrenate. CIRCLES sono solamente 2 minuti abbondanti di sperimentazioni sonore (che sinceramente avrei evitato di metterle sul CD). THE HORIZON IS BLACK è una canzone maligna, deprimente, decadente e molto lenta. L’ ultima canzone SOUL OF WOLF AND RAVEN segue il discorso del Black Metal puro ed è anche la canzone più lunga di questo lavoro (circa 10 minuti). Quando si sceglie di suonare un tipo di musica come questo ed attenersi all’essenza della musica senza sperimentare e ricercare suoni avanzati, solitamente si finisce per ripetersi all’infinito, anche perché Il Black Metal più estremo non può offrire più di tanto a livello sonoro, però a me piace anche per questo motivo (come a tanti altri) e penso che la proposta dei Byblis sarà apprezzata in modo adeguato dai Blacksters… VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/04/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/byblis RECENSORE: chrisplakkaggiohc CAMPO AVVELENATO Dis-ordini
Campo Avvelenato è un insieme di sfumature alternative che confluiscono in un linguaggio diretto ed immediato, per nulla banale e tutt'altro che statico. In questo secondo Ep presentano 3 brani efficaci e sostanziali nella forma, pregni di grinta nelle liriche e nelle soluzioni
armoniche delle chitarre, sempre sintonizzate sui sentieri di un heavy rock melodico ma lievemente dissonante. Un brano come 'Dentro me' ha la stoffa di un singolo di successo e se solo avesse anche un minimo passaggio su Radio musicali imponenti desterebbe sicuramente l'attenzione di molti ascoltatori. Anche il post-punk di 'Sostanza' è convincente: la band riesce a coniugare perfettamente lirismo ed energia, con un approccio poetico che rende il tutto più intrigante e personale. Sulla qualità della produzione, benché sia solamente un Ep, penso che ci sia veramente poco da dire; ogni strumento è funzionale ed essenziale per la piena riuscita del suono, che grazie anche ad un ottima cura in fase di arrangiamento e incisione ne esce fuori nitido e definito, perfetto per graffiare in pieno volto chiunque vi si avvicini. Speriamo che le ottime capacità del quintetto trovino maggiore spazio in un più completo album futuro. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 9/11/11 GENERE: rock alternativo
SITO WEB: www.campoavvelenato.com RECENSORE: Cristiano Poli CARLO CONTOCALAKIS Dovremmo aspettarci di solito molti di meno per le registrazioni ch e arrivano in redazione specie da ragazzi o band che scrivono e vanno in studio per il classico demo. Ci ritroviamo davanti ad una qualità superiore come per questa manciata di canzoni di tale CC, cantautore italiano tra i mille, napoletano d’origine e a volte anche d’ispirazione. Sottile vena malinconica espressa come si deve da voce e testi, che trova compimento maggiore in brani come L’onda e il fiore e Fuori dagli schemi, magari pronte a fare la loro comparsa FM radio. Il suono pulito di tutte le canzoni forse rende un po’ piatto il lavoro, o perlomeno simile a tanti altri, a questo punto non resta che aspettare che la scrittura prenda strade più personali. Alla prossima. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/05/11 GENERE: cantautorato made in italy
SITO WEB: www.myspace.com/carlocontocalakis RECENSORE: Al Miglietta
CARMEN PALMIERI Shiny wall
L’EP d’esordio della diciannovenne Carmen Palmieri svela al movimento pop italiano una voce delicata e piena di colori. Gli otto brani sono tutti rigorosamente in inglese, l’idioma attraverso il quale la giovane cantante di Maddaloni (CE) sente di esprimere al meglio tutte le emozioni della sua musica. Una passione per l’inglese che, come spiega lei stessa negli Acknowledgements, è innata e va oltre il semplice studio scolastico. Ogni pezzo si basa su un episodio, un’esperienza di vita vissuta. Oltre al singolo di lancio Without End, il meglio viene dalla orecchiabile e incisiva Rain, che nulla ha da invidiare alle produzioni pop d’oltremanica e americane. Il pezzo più interessante è probabilmente quello di chiusura, dal titolo Who Are You?. Il racconto del più classico degli amori a prima vista, quelli capitati per caso, quando non si conosce neppure il nome della persona appena incontrata, diventa l’occasione per apprezzare al massimo la voce di Carmen, che incanta e lascia sognare l’ascoltatore. Dopo tante difficoltà, il lavoro delle persone che hanno creduto in lei ha permesso alla Palmieri di poter finalmente realizzare un po’ del suo sogno. Possiamo senza dubbio affermare che costoro hanno avuto la vista lunga. Detto questo, l’attesa per un disco più completo e dei primi veri live della cantante è forte: la crescita dell’artista campana passa attraverso i suoi prossimi lavori e dovrà essere costruita attorno ad un pubblico sempre più folto. I margini di miglioramento ci sono tutti. La scrittura in inglese ha ancora margini di crescita, in modo da incrementare la complessità dei testi e rivolgersi ad un pubblico più vasto. Se la sua musica e le sue canzoni cresceranno con lei, il futuro è dalla sua parte.
VOTO: *** PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/03/11 GENERE: acustico pop rock SITO WEB: www.carmenpalmieri.it www.bulbartworks.com RECENSORE: Luca Sisto
CARONTE Sempre lieti di un nuova esperienza che nasce in ambito musicale. Accogliamo la Pogoselvaggio records ascoltando un single-edit del loro primo gruppo in bacheca, Caronte. E’ solo qualche mese che le tracce girano in rete, tra non molto uscirà Lp e videoclip, dopo l’idea primaria del regista Duilio Scalici poi accomodatisi alla batteria. Otrom è poco più che intro mentre Onirica dà un nuovo senso forse alla parola “freschezza”, si sente che i ragazzi hanno ancora da provare anche se nei momenti lenti già brano pare molto compatto. Buone prove, alle prossima! VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 9/11/11 GENERE: rock/post/strumentale
SITO WEB: http://www.facebook.com/pages/Caronte/ 168119103236290 RECENSORE: Alècs M. CHAIN THE MASSES heroes 5 brani durissimi in questo ep dei Chain the masses. Pesantezza pura e semplice. Non corredano l'ep con biografie, foto e quant'altro materiale informativo. Atteggiamento più o meno sconveniente, ma anche essenziale. E' come se ci dicessero : questa è la nostra musica, ci interessa farvi ascoltare questo, del resto ce ne fottiamo. Beh in fondo in fondo piuttosto di prolisse e inefficaci pagine di presentazione, meglio così. Non mi piace parlare dei singoli brani quando mi metto ad analizzare un disco. Rilevo di solito ciò che mi trasmette nel suo insieme. Qui per quanto riguarda un'analisi di tipo tecnico, si evincono immediatamente dei suoni davvero ben fatti. Ormai è uno standard questa pulizia che dà pesantezza, ma se è così questa band ci sta dentro alla grande. Complimenti ai tecnici audio. Una voce terrificantemente ben inserita in questo contesto di piombo è un altro particolare che emerge senza troppi sforzi. I brani sono articolati ma non troppo. "heroes" è uno di quei dischi che
cominciano a piacerti sul serio dopo il terzo o quarto ascolto. Molto buona anche la tecnica dei musicisti che riempiono ogni angolo di udibile possibile. Si parlava di standard qualche riga sopra. In effetti con l'andare del tempo, gli standard qualitativi si sono alzati molto. Se da una parte in questo demo si percepisce questa qualità, da un altro lato c'è da dire che "Heroes" non spicca in mezzo a tutto il mare di dischi con qualità assolutamente alta, e assolutamente paragonabile a questo. Ora che gli standard sono di questo livello la cosa che può fare la differenza è una sola: l'originalità. E purtroppo qui non c'è, nonostante sia un prodotto indubbiamente ottimo. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/12/11 GENERE: metal hardcore
SITO WEB: http://www.facebook.com/chainthemasses ?sk=wall RECENSORE: BR1 CHAMBERLAIN
Moon in june "Vengono da Catania e si chiamano Chamberlain. Nati nel 2009, dopo un bel po’ di gavetta dal vivo sono entrati nel roster di Lophophora William records che ha prodotto questo ep contenente 3 brani. Un lavoro buono, anche se non entusiasmante, in cui ritroviamo forti influenze di gruppi grunge della prima ora come Pearl Jam e Soundgarden. Moon in June, Superstition e The good old days sono ballate pop psichedeliche che scorrono bene ma che hanno il tremendo difetto di non rimanere in testa e non lasciare il segno; ovviamente la cosa non è necessariamente negativa, ma per un amante dei ritornelli catchy come me è una mancanza. Composizioni semplici, strutture lineari in cui la nota più positiva è sicuramente la voce solista, graffiante e malinconica al punto giusto. Il brano più riuscito è “The good old days”, che ricorda un po’ gli Oasis più introspettivi e cupi ma che ha personalità e una bella melodia. Dopo le impressioni tutto sommato positive della demo, aspettiamo un cd
completo di questa band per valutare la loro musica in maniera più completa. Stay tuned!!!"
CLEAVAGE LINES demo
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/07/11 GENERE: rock /alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/chamberlainct RECENSORE: Cosimo Lippi CITY ZEN KEYS City zen key City Zen Keys, nome del gruppo e del disco che vado a recensire, è un progetto proveniente dall’Umbria, da Assisi con precisione. Mirko Buono (voce e basso), Diego Boni (batteria e percussioni), Mirco Duvalloni (chitarra e cori), Marco Sensi (chitarra e cori) formano il quartetto che da alla luce questa opera prima di otto tracce (autoprodotte). Ottima musicalità, siamo nel mondo del rock ben suonato, gli strumenti respirano e le armonie sono piacevoli ed aperte. I testi in italiano hanno per riferimento storie d’amore, di vita, piccole e ordinarie carezze di tutti i giorni. La voce è intonata, ma forse denota poco carattere per i miei gusti. Il gruppo sa suonare, e si sente, mi ricordano gli Yes degli anni ’80, quella ricerca musicale orientata al moderno. “Polvere”, “Nuove emozioni”, “Guardami” i miei brani preferiti. Bei cambi di ritmo, manca un po’ di sperimentazione nella struttura dei brani. Il genere in Italia non va molto, il sound è britannico, la collocazione non è immediata per i City Zen Keys. Un gruppo che va visto live, assolutamente. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/09/11 GENERE: pop / rock
SITO WEB: www.myspace.com/cityzenkeys RECENSORE: Francesco Saggese
Questo travagliatissimo quartetto di Caserta, dopo moltissimi cambi di line up, è riuscito a non perdere per strada la propria entità e i propri obiettivi, dando alla luce questo demo di 4 tracce. Un lavoro migliorabile sotto alcuni punti di vista, ma molto buono da altri. La voce di Rita di Pietro, spicca su tutto il resto per qualità e personalità. E' facile accostare qualsiasi gruppo che abbia una voce femminile ai più affermati Lacuna Coil, Nightwish eccetera. Infatti anche questo caso non si può non farlo, ma ci sono comunque degli spunti originali. E'un qualcosa di molto meno gotico rispetto alle band citate sopra, a tratti più rock. Le canzoni scorrono bene, sono di piacevole ascolto, molto melodiche e non troppo elaborate. Da rivedere i suoni specialmente di chitarra, un pò poveri a dir la verità. Probabilmente si sente la storia di questa band tra le righe, nel senso che i continui cambi di line up, possono aver influenzato anche la vena compositiva, gli arrangiamenti. Insomma si sente che i Cleavage Lines possono senza dubbio fare di meglio e di più. Sperando in una stabilizzazione, e di conseguenza in una ovvia maggior coesione tra i membri della band, attendiamo la maturazione di quella che senza dubbio può essere una pianta che lascia intravedere dei frutti molto golosi. Onore al merito di non aver mai mollato! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/06/11 GENERE: metal/rock
SITO WEB: www.myspace.com/cleavagelines RECENSORE: BR1 CLEPSYDRA Marmelade sky I CLEPSYDRA SONO UN TRIO PROVENIENTE DA Giulianova (TE) AUTORE DI UN ALBUM
ROCK, BLUES PSICHEDELICO DI COME SI FACEVANO UNA VOLTA INTITOLATO MARMALADE SKY- EDITO DALLA -GO DOWN RECORDS-. IL PRIMO PEZZO LOVE- è UNA DELICATA CANZONE SPOSTATA UN Pò SUL POP ROCK CULLATA DA UNA VOCE CHE RICORDA UN Pò EDDIE VEDDER DEI PEARL JAM, -COFFE,SLIP AND POPCORN- è ATTINENTE AL BRIT POP CON QUEL RETROGUSTO -ACIDOPSICHEDELICO, -JIMI PLAYS MY GUITAR- INIZIA CON UNA CHITARRA CHE ODORA DI MISSISIPI CON L'AGGIUNTA DI UNA SPRUZZATA DI JIMI HENDRIX O PIU' GENERALMENTE DI QUEL PERIODO STORICO, -SUNSET L.A- LA SI PUò ETICHETTARE COME UNA BALLAD CON UN HAMMOND A FAR DA SOTTOFONDO ( BEL PEZZO DAVVERO ) , -ASA PHELPS- SEMBRA ESSERE STATA PRESA DI PESO DAI MITICI ANNI 70 E PORTATA IN QUESTI GIORNI NOSTRI, -PEYOTE- è UN'ALTRA BALLATA MOLTO PSICHEDELICA COSì COME NAUTILUS-. I RESTANTI PEZZI NULLA TOLGONO E NULLA AGGIUNGONO AL CD IN QUESTIONE, SEMMAI CONFERMA QUANTO DI BUONO DIMOSTRATO DALLA BAND. UN ALBUM BEN FATTO, BEN SUONATO E CONVINCENTE. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/12/11 GENERE: rock/pop/psichedelico
SITO WEB: www.myspace.com/clepsydraband RECENSORE: Lidel CLOSED SPEECH a place for suckers! Closed Speech, band romana che ci presenta il loro demo “A place for suckers”, un miscuglio tra sonorità punk rock Californiane, grunge e rock and roll targato USA. Evidenti sono le influenze dei gruppi manifesto del genere, Rancid, NOFX, Green Day ma anche Nirvana e molti altri. Indubbiamente, già al primo ascolto, capiamo che le 3 canzoni di questo demo sono cariche di energia, goliardia e ritmi festerecci. Tutte queste caratteristiche si uniscono per rendere l’intero lavoro discreto e completo che trova il suo apice nella seconda traccia (che
dà anche il titolo all’album) “A place for suckers”. Riff veloci e distorti alla “American Idiot” dei Green Day, cori e una voce melodica in puro stile west coast, in totale 3.42 minuti di sfrenato rock and roll. In “Drops of you” si parte a mille e poi si mescolano soli di chitarra di Alessandro e Alessio, slap di Andrea al basso e la batteria martellante di Leonardo simile ad un cuore pulsante. Il dischetto si conclude con Bastard People, una ballad acustica piuttosto allegra ma allo stesso irriverente e ironica; qui la voce grezza di Frero si mescola alle 6 corde d’acciaio. Sicuramente i Closed Speech sono la band adatta per tutti gli skaters, writers, alternativi e punk rockers capitolini! Anche se sono solamente 3 tracce è sicuramente un ottimo lavoro e sono già sulla buona strada! PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/06/11 GENERE: punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/closedspeech RECENSORE: Carlo Geromel CODEINA quore Il trio di Arcore (MI) merita tutta la mia ammirazione, da amante del Grunge e dello Stoner, credo che “quore” sia davvero un buon prodotto, un disco che per alcuni aspetti compositivi può risultare acerbo ma per niente banale, l’aspetto che da voglia di risentire più volte le canzoni è proprio la varietà sonora dei singoli strumenti , in alcune canzoni regnano sovrani i Fuzz dai Sostain spinti a manetta oserei dire “verso l’infinito ed oltre”, i flanger e i delay usati in maniera davvero intelligente in quasi tutto il cd. Quore ricorda davvero tanto gruppi come: Nirvana per gli urli squarcia gola , gli ultimi Fu Manchu per le linee di voce/cori e per quanto riguarda le chitarre non posso non citare i Mudhoney. Non mi piace concentrare parole o far focalizzare l’orecchio solamente su alcuni brani , ma canzoni come “ridi pagliaccio”, ”è tutto grasso che cola” e “i carnevali e.” meritano una lode. Spero di sentir presto parlare di questi ragazzi, e di avere il piacere di conoscerli in qualche live. VOTO: 75/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/03/11 GENERE: grunge/rock
SITO WEB: www.myspace.com/codeina RECENSORE: Mr. Wood violent-stonerhand PULSE-R Pulse-r I Pulse-R sono una nuovissima band che esordisce con l’album omonimo. Lo stile della band risente dei diversi background dei musicisti che la compongono, presentando così elementi riconducibili a vari generi, quali hard rock, punk, funky, metal, alternative rock , persino con qualche vaga reminiscenza hardcore della costa est americana. Diciamo che, fondamentalmente, gli ingredienti delle canzoni dei Pulse-R sono costituti da ritmi veloci, riffs decisi e ritornelli molto accattivanti. Di certo una sonorità ed un suono piuttosto fresco, il quale possono permettere all’ascoltatore di esser rapito piuttosto velocemente dal disco. Ovviamente la formula è leggermente differente per “Impulse” (intro del cd), ho trovato piuttosto superfluo dare la definizione di “canzone” per “Deep intro”, proprio perché introduzione ad una canzone che è oltre la metà del disco mi è parso un atto ridondante e di dubbia funzionalità (a meno che l’idea fosse quella di andare oltre le 10 tracce per questo platter). Le altre canzoni hanno comunque come punto focale compositivo una formula che vede refrain molto orecchiabili e di grande impatto: in tal senso, brani come “I Am I”, “All I Want Is”, “Get Me Back”, “The Shame” e “Beautiful” rappresentano un ottimo biglietto da visita per i Pulse-R. Per contro, la band zoppica su brani medio-lenti come “100Days”, così come ho trovato poco convincente la reprise di “I Am I” in versione acustica, anche qui non capisco se è una scelta della band stessa o se avessero delle direttive per il numero di tracce da mettere nel loro album. In linea di massima si tratta comunque di un bell’esordio da parte dei Pulse -R, valido sia a livello compositivo che esecutivo, che merita perciò di essere acquistato, a livello di registrazione e mastering si nota cura e interesse a presentare un lavoro di livello
medio-alto. I Pulse-R, tecnicamente parlando, sono una band molto preparata ma forse non hanno ancora inquadrato la via da percorrere per esprimersi al meglio. Come detto in precedenza, i vari generi da cui provengono le “basi” dei membri della band emergono, ma a volte forzare mix di generi troppo distanti fra loro non sempre funziona al 100%. Degna di nota è sia la sessione ritmica che non soffre di certo di noia e la massiccia presenza di scale melodiche, da parte delle chitarre, che piovono in maniera copiosa andandosi a incanalare in stretti spazi tipicamente punk, molto easy da memorizzare e che nell’insieme suonano decisamente poco scontati. Cosa che in molte bad non si sente In linea generale consiglierei l’acquisto, aspettando che abbiano individuato un proprio percorso, sono propenso nel dire che i Pulse-R daranno filo da torcere a molte altre band italiane. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/06/11 GENERE: metal
SITO WEB: www.pulse-r.com RECENSORE: Alessandro Schümperlin CORPOPARASSITA/DYSKINESIA split Nello split Coropoparassita / Dyskinesia, si puo trovare una musica dal sound molto elettrico. Per chi non è preparato ti possono lasciare interdetti per lunghi pezzi anche solo di intensa musica ben studiata in ogni suono piccolo dettaglio, creando atmosfere belle e parti dove al posto di esserci le parole è possibile rimanere estasiati dalla sola e semplice musica che è stata prodotta. In ogni canzone hai come la presenza di avvertire nell’aria qualcosa di unico di speciale come se per chi ascolta questi pezzi diventasse per 2 /3min parte del pezzo, o potesse riuscire a sentire o avvertire la musica come un qualcosa che trasmette sensazioni, emozioni, allo stesso modo di pezzi dove le parole e musica sono fuse insieme. Qui invece la parte preponderante la fa la musica, dove è ben maggiore rispetto al testo cantato. Che possiate continuare su questa strada, che manteniate il vostro sound, ma che i testi siano possano diventare un parte imprescindibile dei vostri brani. Mi auguro
che myspace vi possa dare il giusto lancio, sarebbe quanto meno dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno cercando un loro stile. VOTO: 76/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/05/11 GENERE: ambiente/strumentale
SITO WEB: www.myspace.com/corpoparassita RECENSORE: Jean Marie COUNTERIGNITION Spit or swallow Counterignition is a Trash Metal band from Kovin/Serbia. This band exists since 2006 and till now they recorded two demos and the album “Spit or swallow” back in 2009 and it’s now released. Now they signed with DDN Records and released it finally. On this album are 11 songs and they are all between 3 and 8 minutes long. 8 minutes can be a long playtime for a Trash Metal song, but these longer songs are not boring in anyway. They need the time to fully show their potential. Counterignition mixes the best parts from bands such as Pantera, Slayer and Megadeth with their own style. Sometimes, some kind of folk music can be found in the songs. Some of their songs are very good and have something new to offer. They are not the regular kind of Trash Metal band which make only noise. “Border” is a good example of their good ideas they have. I am not picking this song out of the list as an only good idea in the whole album. Every song here has some new ideas too. “Lawless” is maybe the best example when it’s up to the fresh ideas. Some of the guitar lines in this song sound a little bit folk in them. Some other song here have also quiet a potential to be a hit. “Life sentenced” is the longest song on this record, but the length of it doesn’t border the potential of this song to be a hit. I can’t say that there is a weaker song on this album, but these tow songs are the best songs for me on this album. If you like Trash Metal and you got tired of these normal Trash bands, than I would
recommend you this album. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/06/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.reverbnation.com/counterignition RECENSORE: Petar Mrvic CRAMM Night’s coming Questa giovane band Abruzzese presenta un Ep di 5 canzoni col cantato in Inglese e Italiano, purtroppo devo dire che la musica proposta è scialba e troppo sulla scia di gruppi stile Finley e sinceramente non mi piace affatto. I circa 20 minuti di ascolto mi sono rimasti molto pesanti da digerire, specialmente per la lunga durata delle singole tracks. Comunque niente di nuovo sotto il tetto dei gruppi che ammiccano al successo senza idee musicali consistenti. Vediamo un po’ NIGHT’S COMING non promette qualcosa di buono, troppo lunga, scontata, moscia e stonata. PRENDIMI è peggiore della prima, una simil ballad strappa baci da scuole medie, direi abbastanza patetica. Con se VORRAI si riprendono leggermente, ma il testo è abbastanza infantile, comunque un Pop/Punk (che termine triste) senza arte ne parte. MY SUMMERS MEMORIES a livello musicale a delle melodie carine, anche se è troppo sdolcinata. Lo stesso discorso che ho fatto per prendimi è uguale per EVERYTHING’S GONE, a parte che è ancora più lunga e monotona. In conclusione penso che sia davvero un lavoro scarso e privo di idee interessanti, e poi la dicitura Pop/Punk non è la più azzeccata, a me hanno insegnato che il Punk è nemico del Pop… Invece hanno indovinato a definirsi (in linea di massima) Power Pop e Pop Rock. Spero che crescendo optino per esplorare nuovi lidi musicali. VOTO: 35/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/05/11 GENERE: pop/punk-power pop
SITO WEB: www.myspace.com/wearecramm RECENSORE: Chrisplakkaggiohc CRIMES sottoterra Disco che consiglio a tutti gli appassionati del trash-metal. Vi dico subito il perche! Dalla prima all’ultima
nota le mie casse risuonano delle suddette frequenze. Non voglio dire che i nostri sono dei dinosauri (come il sottoscritto), anzi, sono dei giovanissimi che sanno osare; il doppio pedale ruggente ci fa rimpiangere i bei tempi, quando si registrava su Dat (per non dire presa diretta) e si parlava in analogico. È un tuffo nella storia del genere. Le song viaggiano su riff taglienti e col cantato in italiano (quasi una rarità per il genere) meritano la giusta attenzione. I suoni ruvidi e un sound accattivante fanno del disco un lavoro interessante. Le tematiche dei testi attingono alla letteratura di genere: rabbia e voglia di rompere le catene che ci legano a una realtà che non è più vissuta ma subita, parola dei Crimes. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/03/11 GENERE: trash metal
SITO WEB: www.myspace.com/crimesband RECENSORE: Zak CROWDING OUT EFFECT Tonight La chitarra imposta qua e là delle melodie tutto sommato non disprezzabili. La chitarra fa il lavoro sporco e si prende anche il meglio dell’ascolto (Tonight), la voce a volte non fa il suo dovere. Più che una sensazione, è l’idea rimasta nella nostra testa dopo diversi ascolti di questo EP dei COE. The fugitive l’abbiamo ascoltata anche on cura ma è presente troppe volte nelle pile di dischi e sotto altri nomi insoliti. Dopo lo skip toccato inesorabilmente a Wait, il finale The Escape ci fa “ben sperare per il futuro” (Bruno Pizzul,nda). Come sempre in zona cesarini citiamo il lavoro da fare in fase di produzione e quindi teniamo conto anche di quanto in effetti ci siano delle potenzialità da tenere in conto. Rimandiamo al prossimo disco. VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/09/11 GENERE: pop/indie/rock
SITO WEB: www.myspace.com/crowdingouteffect RECENSORE: Alècs m
DADDY LONG LEG ep Questi 5 ragazzi di Altissimo hanno sfornato alla fine del 2010 un Ep Punk-Rock ma contaminato da moltissimi altri generi. Infatti la prima canzone Do this for you sembra quasi una canzone indie, però più dura. Lucky nel modo in cui è cantato il verso ricorda molto i grandissimi Dead Kennedy's, mentre il ritornello è spensierato stile primi Green Day. My soul ha una intro che mi ha colpito molto come il suo ritornello, però alcuni altri passaggi sembrano un poco confusi. La quarta, One fuckin' night, secondo me è la più bella e riprende sempre lo stile Green Day. SUPA ha un intro Rock'n'Roll e il resto è un mescolarsi tra indie e pop-punk. L'assolo è molto carino. Questo Ep mi risulta troppo vago e poco potente come suoni, però un ascolto o due o tre lo consiglio perchè ogni gruppo emergente deve essere ascoltato. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/05/11 GENERE: punk/rock
SITO WEB: www.myspace.com/daddylonglegpunkrock RECENSORE: Mefirstarri
DANIELE GOTTARDO frenzyol ecstasy
Per gli amanti del virtuosismo chihtarristico ecco a voi questo "frenzyol ecstasy" di Daniele Gottardo. Certi lavori mi lasciano sempre senza parole, per motivi discordanti. Uno è certamente la enorme bravura tecnica ampiamente dimostrata in questi 10 brani. Bravura tecnica contornata da una ottima veste sonora. Oltre che dover complimentarsi con Daniele, serve farlo anche con chi ha registrato questo disco. Nessun appunto dal punto di vista tecnico. In assoluto. Il secondo motivo per cui io personalmente rimango "a bocca asciutta" ascoltando prodotti come questo è che sono di una sterilità emotiva abbacinante. Non aggiungo ulteriori commenti perchè in effetti non c'è altro da dire. Un ottima dimostrazione di alta scuola
chitarristica. Niente di più. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/06/11 GENERE: fushion metal
SITO WEB: www.myspace.com/danielegottardo RECENSORE: BR1 DAVIDORMI Preferisco regredire sotto le stelle la musica che ci propongono è molto semplice, rimani avvolto in misteriose quasi antiche atmosfere. Sono forse semplici accordi per come sono inseriti nel contesto armonico, sembra quasi di essere ritornati indietro nel tempo. Invece siamo nel presente e questo gruppo fa una gran bella musica. I brani emanano tante suggestioni e sensazioni, sono leggermente differenti tra di loro, ma in alcuni sarà per la voce, per la scelta dell'accompagnamento o di altro; ma sembra quasi di riassaporare le belle canzoni di Rino Gaetano. “Pioggia acida” è un brano eccezionale, ad accompagnare il cantante è vero c'è solo la chitarra. Ma non si percepisce l'assenza di qualche altra strumento. “I momenti migliori” è una piccola chicca. Lo si avverte subito appena inizia che si sta per sentire qualcosa di diverso. La lunga intro strumentale, dove si vanno a fondere suoni della chitarra armo e della chitarra elettrica. A dare quel tocco in più al brano ci pensa il cantante con la sua voce, estendendola dalle note basse fino a quelle più alte. “Preferisco regredire sotto le stelle" è un mix di più sapori e differenti sensazioni. Grande la scelta di accompagnare con la chitarra e il violino direi che è molto buona. Il violino l'avevo sentito in altri contesti musicali, ma mai nella musica pop/rock. Direi che il risultato è sorprendente. Vi auguro di continuare su questa strada, e perchè no provare anche qualcosa che possa sembrare di primo acchito diversa, ma senza per questo snaturare il vostro pensiero le vostre idee. Mi auguro che my space vi possa dare il giusto lancio, sarebbe quanto meno
dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno cercando un loro stile.
VOTO: 99/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/05/11 GENERE: acustico/pop/rock
SITO WEB: www.myspace.com/davidormi RECENSORE: Jean Marie DEAD LIKE ME Promo 2010
Dead like me gruppo proveniente da Novara formato nel 2008 e composto da Simone Volpin voce e chitarra, Paolo “Pol” Arrigoni chitarra, Alessandro Ferrara basso e Mattia de Roit batteria. Questi ragazzi ci propongono 5 tracce di alternative rock metal tutte cantate in italiano, direi un’ottima scelta . La registrazione è molto buona, i testi sono stupendi e non sono banali, gli strumenti si amalgamano molto bene tra di loro riuscendo già dalle prime note a sollecitare l’adrenalina. Nel promo si possono trovare 2 collaborazioni con Ale dei L’invasione degli omini verdi nella canzone “cose che” e con Vinx dei Vanilla sky nella canzone “fragole”. vi consiglio anche di dare un’occhiata al video di “lacrime scendono” merita molto. Questi ragazzi si meritano un bel voto. Continuate cosi che siete sulla buona strada. Complimenti!!!! VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/03/11 GENERE: alternative rock metal
SITO WEB: www.myspace.com/deadlikemerock RECENSORE: Morgana DEADLY KISS Deadly EP Lo stoner e il southern rock sono tra noi e vengono dalle valli di Comacchio nel ferrarese. I ragazzi dei Deadly kyss presentano un EP di 4 tracce, due da studio e due da live, di notevole impatto e di alta caratura compositiva e musicale. Non da sottovalutare anche il fatto che i DEADLY KISS faranno parte della compilation “Riot On Sunset Vol.20” (Compilation “made in California”) con la canzone “Brainwash”, singolo estratto dall' ep. L'uscita di questa compilation è prevista per il 30 aprile ed è distribuita in tutti i migliori
negozi di musica d'America e su http://www.facebook.com/l/deea0QX4p5 xCubNpiQjBJaFA0tQ/amazon.com mentre per le terre nostrane sarà disponibile direttamente sul myspace della band: come se non bastasse i nostri avranno l’opportunità di esibirsi sulla costa ovest degli States in una serie di date per alcune città californiane tra cui Los Angeles, San Bernardino e Fresno. Ma torniamo all’EP: musicalmente il prodotto è valido solo che qualche pezzo in più da studio e meno da live avrebbe potuto far risaltare meglio le capacità compositive della band scelta che per i meno attenti potrebbe risultare un ripiego tecnico-economico o peggio un artificio per nascondere alcune imprecisioni che da studio non si riusciva a nascondere. Comunque sia ascoltando più attentamente sia le tracce live che quelle da studio ci si trova di fronte ad un mix notevole di influenze: è come avere i Black label Society che si trovano allo stesso tavolo con Kyuss , Lynrd Skynrd (in versione raw e speed) e con un passaggio fugace di Gwar (per alcuni vocalizzi sia chiaro, non certo per le maschere o gli effetti splatter). Dei 4 pezzi presenti nell’Ep spiccano quasi d’obbligo il singolo “Brainwash” che entrerà nella compilation sopracitata e ”My mistake” canzone live. Per mia peculiarità, oltre a ripetere che avrei preferito sentire le canzoni live in sede di registrazione da studio, avrei “riempito” di
Through Centuries of Dust, album di debutto dei Death Riders. Strumentalmente un album "aggressivo", sonorità molto dure e veloci, dove i musicisti non si prendono un secondo di pausa. Si sentono molto le influenze da parte di gruppi come Trivium (per i tempi veloci, principalmente per i riff della batteria), Myrath (per la tendenza, in certi punti, di parti progressive, per gli assoli e i passaggi di chitarra caratteristici del genere), e per quanto riguarda la voce si sente subito l'ifluenza del metal "classico" (in alcuni brani, tipo Crimson Liberty, si nota l'influenza dei Blind Guardian) . Insomma, ce n'è un po' per tutti i gusti. Dal primo ascolto si sente che il gruppo è parecchio dotato dal punto di vista tecnico. Le canzoni, messe a confronto con brani di altri gruppi, suonano abbastanza originali (cosa non scontata di questi tempi), anche se bisogna dire che, se confrontato fra di loro, risultano ripetitive. Dal punto di vista tecnico, Through Centuries of Dust, è un buon album, la qualità della registrazione è buona, tutti gli strumenti suonano al posto giusto senza discriminazioni; molto spesso alcuni musicisti, in base al genere, vengono messi da parte, spesso accade per i bassisti (con mio grande piacere, non è questo il caso). La voce spesso sembra esterna al brano, può risultare un po' invadente ma non in modo eccessivo. Insomma, 11 brani da non sottovalutare.
più gli effetti delle chitarre per farle rendere di più e dare un’altra faccia alle canzoni stesse e per le tracce da live avrei provato a rendere meno “impastato” il suono cosa che spesso accade nelle registrazioni da live senza post produzione adatta. In ogni caso il loro rock duro e polveroso lascia ben sperare per il prossimo futuro sia della band che di una release a breve di un certo spessore.
Un buon lavoro per i Death Riders, ovviamente si può migliorare, per ora sono sulla buona strada.
VOTO: 69/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/03/11 GENERE: southern rock-stoner
SITO WEB: www.myspace.com/deadlykisscrew RECENSORE: Alessandro Schümperlin DEATH RIDERS Through centuries of dust Progressive, thrash, metalcore e heavy. Tutti generi racchiusi all'interno di
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/05/11 GENERE: metal
SITO WEB: www.myspace.com/deathridersband RECENSORE: Rob DECEASED Surreal overdose Auditive violence rampaging unchecked. Deceased play a rearguard Thrash/Death, constructing walls upon walls of serrated riffs. Speed and melody are present and the songs are not as monotonous as one would expect in the beginning, however one cannot consider them as the most original or the most up-to-date band as their songs bring to mind the late 80's Thrash/Death
bands. But at the same time they present enough potential to gain the attention of a fan of the genre. This band from Virginia, U.S.A shows to be a band with some interesting potential. This album could classify as a Thrash/Death classic if it weren't for the fact that it came almost two decades too late. It is a solid album nevertheless rich in subtle variation ala early-Voivod while concentrating on the main root of their genre, Thrash/Death, backing the mix up with twin-guitar melodies interrupting the massacre of the dark, transhumanistic lyrical theme presented with harsh vocals masterfully preformed. This album is worthy of a spin or two, can hold relative similitude to an Italian band under the monicker “Death Mechanism”. Check out this band's myspace and buy the album when available, support this scene. Tracks: Skin Crawling Progress – Kindred Assembly – The Traumatic – Cloned – Vulture Shock – The Laboratory Of Joyous Gloom – A Doom-Laden Aura – Dying In Analog. Label: Thrash Corner Records. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 03/06/11 GENERE: death/thrash
SITO WEB: www.myspace.com/undeadmachines RECENSORE: Timothy Gardan DEHUMANIZATION Swalloewed by eternity Quello che andiamo a valutare è il demo della band trentina Dehumanization, la quale è una nuova formazione attiva da inizio 2010 e che nel giro di un anno scarso ha potuto già presentare un demo che come proposta è molto molto interessante. Abbiamo un mix di sfumature del death metal; mi spiego meglio, abbiamo l’anima più prettamente death old-school, con dei passaggi e preziosismi tipicamente Meshuggah, non che alcuni spunti di band quali Nile e Vader. Quindi le tre tracce che sono presenti nel loro lavoro sono ripiene di un certo spessore musicale. Essendo solo queste le canzoni presentate: Implosion, Reign Of Ruine e Outburst non posso certo dilungarmi in voli pindarici, ma
vado dritto al punto: Le canzoni dei Dehumanation convincono per capacità esecutiva e per l’interessante cura nella composizione e nell’arrangiamento; i quattro dimostrano, a più riprese, che hanno i numeri per poter far di più e meglio di tante band mainstream attualmente in circolazione. Certo devono affinare alcune scelte e render più visibile il loro sound e tagliare il legame con i loro idoli. A livello tecnico il tutto è composto, registrato e post prodotto in maniera assolutamente precisa e professionale, in modo da dare la possibilità a chi ascolta di captare ogni minima variazione fatta dagli strumenti e di carpire l'emozione che il gruppo vuole infondere nelle note. Unico dubbio che mi sorge ascoltando le tre canzoni, per la parte “tecnica”, è come potranno presentare queste composizioni da live, dato le sovraincisioni utilizzate in grande quantità e così marcatamente presenti nel cd. Consiglio che lascio alla band è di osare di più per il futuro. Il perché è abbastanza chiaro: le capacità si sentono e si “toccano” con mano, ma forse il cordone ombelicale con le band indicate sopra è ancora troppo presente e non permette di fare il salto di qualità. Lo dico per loro dato che di “colleghi” che nell’ambito underground che possono presentare la stessa tipologia di proposta acustica c’è e rischierebbero quindi di rimanere “affogati” dal mare del già visto e già sentito. Consiglio per gli ascoltatori, Demo da avere assolutamente, non solo se siete appassionati di death metal, ma anche (e soprattutto) per chi è appassionato di musica fatta veramente come si deve. Il voto bassino che ho dato rispetto a quello che ho scritto, è solo da ravvisarsi nel meccanismo di pochi pezzi da valutare. Sono sicuro che quando sarà possibile ascoltare il loro full lenght ci saranno grandi soddisfazioni non solo per loro, ma anche per chi li ascolta. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 7/02/12 GENERE: death metal
SITO WEB: https://www.facebook.com/pages/DEHU MANIZATION/161290120595058?sk=wall RECENSORE: Alessandro Schumperlin
DELAY LAMA Peace and prog La copertina scelta da DL per questo loro Ep richiama agli occhi qualcosa a noi familiare, pulito anche se non chiaro. Gusti a parte credo rappresenti bene il sound di questi quattro-pezzi quasi interamente strumentali, per un progetto che (pare) sia abbastanza recente provenga da Pisa e Trento. L’apertura di Industrial Age è perfettamente puntata ad un presente senza tempo ed alienato, un mantra che guarda con ammirazione ai Tool per esempio, mentre E ora qualcosa.. ritorna sul pianeta Italia,zona brianza PFM e quasi si “risolve” nella successiva Anyone can dance.Tra le mani abbiamo tutto tranne che una demo, che il gruppo oltre ad essere dotato tecnicamente riesce ad esprimere diversamente i proprio stati d’animo rimanendo fedeli ad una(mille?) concetto del suonare e del suonato. Complimenti. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/06/11 GENERE: psichedelica, rock, elettronica
SITO WEB: www.myspace.com/delaylamaproject RECENSORE: Al Miglietta DEPORTIVO LABONISSIMA Motel core I deportivo labonissima sono una band crossover metal del piacentino.Il loro sound dalle ampie sfumature rock tocca anche le corde del postharcore e del grind.Si esprimono attraverso toni massicci e diretti a sottolineare una crisi della società e dell'individuo. Il nuovo album motel core viene presentato in due versioni di packaging differenti: una versione economica, in una semplice bustina, con libretto minimale a 2 ante e in un'edizione limitata a 100 copie 3Deluxe in cartoncino rigido in cui si rappresenta una camera del Motel con grafiche 3D visibile tramite gli occhiali inclusi e un booklet a 6 facciate con tutti i testi.è un disco fatto di tante storie rinchiuse nel delusione e nella tristezza della periferia
della provincia."davanti a te un altro giorno che si preannuncia insopportabile". VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/05/11 GENERE: crossover
SITO WEB: www.myspace.com/deportivolabonissima RECENSORE: MaryandtheScars DESIGN 4 little hanged toys I
Design, band anconetana, registrano l’EP 4 Little Hanged Toys nel 2009 e trovano però i loro produttori nel Regno Unito presso la Copro Records – Casket Music. Le credenziali sono più che buone insomma e ascoltando il lavoro del quartetto si trovano molte conferme: il lavoro in studio è notevole, ogni suono è calibrato al meglio e nessun elemento risulta sacrificato; il muro sonoro, inoltre, risulta corposo all’ascolto e di grande impatto. Il sound è figlio di quel calderone di influenze che da tempo è stato etichettato come alternative rock, leggendo alcune notizie del gruppo su internet si scopre ad esempio che il chitarrista Dave proviene da un’esperienza in due cover band, una dei Nirvana e l’altra dei Foo Fighters. In effetti il sound ruvido delle chitarre e la linearità dei pezzi sembrano offrire conferma di queste radici ma c’è di più. Le tinte oscure e a tratti decadenti delle quattro tracce di 4 Little Hanged Toys rimandano a certe atmosfere new wave/post punk in cui si inserisce anche un accorto utilizzo di synth e di basi elettroniche che proiettano quindi il sound su terreni più contemporanei. Anche le linee vocali, divise tra l’emissione pulita e passaggi scream, rimandano a un trend oramai consolidato in campo rock/metal. Ascoltando il lavoro si colgono importanti elementi di personalità, purtroppo però a mio avviso questi si sono forse troppo rapidamente cristallizzati in una formula. Non che non ci siano differenze evidenti tra un pezzo e l’altro semplicemente però si ha la sensazione che, trovata una buona amalgama sonora, il gruppo si sia un po’ accontentato e l’abbia riproposta in maniera un po’ ridondante. L’interpretazione canora inoltre non si muove di un passo durante tutto l’EP assestandosi in pratica nella medesima tonalità e nei medesimi passaggi che sono sì eseguiti bene ma mancano ancora, a mio modo di vedere, di sostanza. Già a un
rapido raffronto Habit e Painter, due brani con atmosfere invero molto differenti, si rassomigliano davvero troppo nello sviluppo. Così la sensazione che se ne ha è non solo del “già sentito” per via delle varie e forti influenze soprariportate, ma anche di una certa noia come a dire: «Ok, bene, ma i pezzi saranno tutti così?» Le due successive tracce invero non si spostano di molto dal tracciato, solo Protect You può rappresentare una parziale eccezione però non del tutto riuscita secondo me per via della sua eccessiva durata che, con un simile sound melodico e decadente, ne compromette le qualità. I Design, per chiosare, presentano dunque in nuce buoni spunti e una certa dose di personalità che però deve tentare di emergere con più decisione. Il fatto di essere stati notati da un’etichetta straniera è un segnale in questo senso, è un primo passo importante, ma c’è bisogno che seguano ulteriori sviluppi. Nel mentre consiglio ai cultori del genere di dare un ascolto a questo lavoro che, se può concorrere a portare al di là della Manica una fetta della scena italiana, non è certamente da ignorare.
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/07/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/ddesignrockband RECENSORE: doc. NEMO DEVILS TOWER Devils tower Interessante questo selftitled dei canadesi Devils Tower. C'è dentro un pò di tutto. I motivi dell'interesse sono dunque tanti e contrastanti. Fondamentalmente forse quello più interessante non riguarda nemmeno la band in se, ma bensì il gran successo ottenuto dalla critica. E' a dir poco sorprendente, perchè sarà anche vero che ascoltando questo lavoro la qualità tecnica non è nemmeno da mettere in discussione, ma è altrettanto vero che compositivamente non è un granchè. I Devils Tower hanno vinto concorsi, registrato video...bene per loro. Ma questo trash semi melodico, non si capisce bene dove possa essere collocato.
A volte qusta incollocabilità è un pregio, perchè significa originalità. In questo caso non lo è affatto, è a mio avviso anzi il contrario, ovvero eccessiva banalità. Magari per il "mercato" canadese possono anche essere all'avanguardia, ma non credo per quello europeo. Non è tutto da buttare ovviamente. Mi ripeto ma i suoni sono davvero belli e se qualcuno cerca un cd da mettere come sottofondo in macchina perchè si è stancato degli ac\dc o degli iron maiden va benissimo. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/07/11 GENERE: progressive metal
SITO WEB: www.myspace.com/568148295 RECENSORE: BM1 DIEGO LEANZA Diego leanza
Diego Leanza è un chitarrista partenopeo, ma potrebbe essere anche di New Orleans o del Texas, e “Diego Leanza I” è un’ autoproduzione targata 2010, ma potrebbe essere anche datata 1972. Anacronismi storici a parte, “I” suona profondamente rock, sporco, duro, con chitarra perennemente distorta. Tra Hendrix e i Cream, con un pizzico di Jefferson Airplane nella tecnica chitarristica, i testi narrano storie di donne, sesso, amori, vita vissuta. Volutamente “oldies” come prodotto, Diego Leanza non sfigurerebbe in uno di quei polverosi festival di Nashville, Tennessee. “Io non lo sapevo”, “Una vecchia canzone”, “Marta e la polvere” le mie preferite, ma sono sicuro che, al di là dei tempi sull’album (necessariamente fissi e stretti nel minutaggio del brano), è nella dimensione live che Leanza dona il meglio di sé. Già sento le lunghe code strumentali, le improvvisazioni, i rumori di un vero “feedback man” (altro brano del disco). Se cercate suoni nuovi, volete scoprire nuovi mondi, siete affascinati dalle stranezze, “I” non fa per voi. Ma se volete rockeggiare come si faceva un tempo, e se volete passare 45 minuti sprint nel corso della vostra giornata, allora mettete su “Diego Leanza I”, non vi deluderà. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/07/11
GENERE: rock / vintage
SITO WEB: www.myspace.com/diegoleanza RECENSORE: Diego Pulvirio DISEMBODIMENT sampler
Ma questi chi sono, i Death Angel? No perché a giudicare dalle foto del booklet, sembrano di origine asiatica come i summenzionati thrashers “americani”. E difatti sono anche loro filippini, come recita la loro bio. Formatisi solo nel 2009, la band si rifà a terroristi sonori quali Archgoat, Abscess e Impetigo tra le proprie influenze, per un death/grind che o lo si ama o lo si odia, è senza compromessi e i pezzi, della durata di due minuti e mezzo al massimo, non lasciano scampo al povero malcapitato ascoltatore. O sono io che non ho digerito l'assenzio del dopo cena, oppure i nostri hanno qualcosa di retrò nei loro assoli e in qualche parte di riff; infatti nella prima “Humanity in chunks” c'è un breve rimando a qualcosa di Hendrix (sì avete letto bene), seppur per qualche secondo nell'assolo, rivisto poi nel contesto estremo. Più di un'impressione, la mia. Ah, questo assenzio... VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/03/11 GENERE: death grind metal SITO WEB: www.myspace.com/disembodimentgrind RECENSORE: Jurgen Kowalski DISKREPANZA La finestra della vita "La finestra della Vita" è il primo lavoro dei Diskrepanza, band punk Hc toscana. E' CADUTO IL CIELO è la prima delle 10 tracce sfornate da questo gruppo attivo dal 2007. Questo brano è il loro cavallo di battaglia e ha una buona struttura sia testuale che musicale. SEI è una canzone Rock'n'Roll (stile who put the bomb) molto ballabile ed è la mia preferita dell'intero album. CARCERATO e PARASITA hanno entrambe un testo molto serrato e ottimi riff e soli di chitarra. LA COLPA è un'ottima canzone dal testo veramente crudo(complimenti). COMA ETILICO è, secondo me, la meno riuscita del disco, sia dal pnto di vista testuale
(molto banale) e musicale. AGHI è PURO HC!!!!!!!! molto bella dal punto di vista musicale. LA TUA MERDA è la canzone più forte e ha un testo molto bello. BRUCIA mi ha colpito particolarmente per il ritornello, mentre CIELO DI CEMENTO mi ha colpito particolarmente per l'intera struttura della canzone molto bella. Ascoltando "La finestra della vita" mi è sembrato di sentire due album. Le prime 5 molto molto belle (i miei complimenti), mentre le ultime a parte CIELO DI CEMENTO sembrano fare parte di una sorta di B Side. Infatti il tempo durante la prima parte del disco è volato, mentre nell'ultima parte era molto lento. Nel compleso è un album discreto che mi ha ricordato molto le prime "Porno riviste" e gli "Skruigners". Vorrei fare i miei migliori auguri ai Diskrepanza e spero di poter sentire anche dal vivo le loro canzoni. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/06/11 GENERE: punk hardcore SITO WEB: www.myspace.com/diskrepanza RECENSORE: Mefirstarri DISSIDIO Vita & alloggio I Dissidio nascono nel 2006 sotto il nome “deathline” e suonano hard rock. Nel 20082009 cambiano nome e diventano Dissidio e da 5 componenti diventano 3 ovvero Michelangelo (voce e basso), Valentino (basso e seconda voce) e Andrea (batteria). Vita e Alloggio è il titolo del loro primo album composto da 4 pezzi di crossover influenzato da rock e metal. “ieri, oggi, domani” apre la prima traccia una chitarra distorta e una voce da call center, ma andando avanti il suono diventa più metallico e ricordano molto i System of a down. Il testo è molto significativo e riguarda una tematica frequente nel lavoro, il precariato. “Condividi” il problema delle nuove generazioni, i social network. Brano molto simpatico e divertente, impossibile non canticchiarlo. “ha ha ha” si parte sempre con una chitarra distorta per poi passare alla chitarra più aggressiva ma tutto accompagnato da una voce malinconica, mi fa venire in mente una persona psicolabile o a un centro psichiatrico.
“Vita & alloggio” è l’ultima traccia, canzone rock che comincia con una chitarra dolce ma poi si trasforma in una canzone cupa e triste, non solo nella musica ma anche dalla linee vocali della voce e dal testo. Le 4 canzoni sono molto diverse tra loro, i testi sono riflessivi riguardano i problemi del nsotro paese. Direi un buon lavoro, questi ragazzi hanno trovato la buona strada e si fanno distinguere dai soliti gruppi. È un gruppo da tenere d’occhio. Complimenti alla prossima VOTO: 76/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 03/06/11 GENERE: crossover SITO WEB: www.myspace.com/dissidio RECENSORE: Morgana DLL Real fear
Tornano per la terza volta i DLL, questa volta con un album completo dal titolo Real Fear. Riproposti con un ottima produzione i già recensiti in queste pagine: Lotta Proletaria, Quit For Freeedom, Folletto Danzevole. La svolta sta' nell'abbandono di sonorità progressive per una scelta Alternative Crossover in tutto e per tutto; per capirci quel crossover che rese celebre Angel Dust dei Faith No More. La versatilità del vocalist che ci r icorda Mike Patton o il frontman di dog Fashion Disco ePolkadot Cadaver, rende il tutto divertente. Apre le danze Storm, brano crossover dove ad una strofa su una base serrata si insinua un rappato in Inglese /Italiano, per lasciare spazio a break e cambio di tempo repentini, buone scelte per le linee melodiche, il tutto si fonde con gusto. Lotta Proletaria, brano dal testo sicuramente impegnato è costruito da riff coinvolgenti, che con sapienti arrangiamenti si sono fusi assieme. Quiet For Freedom mi ricorda i Dog Fashion Disco, con quei rimandi circensi schizoidi, brano veramente riuscito. Non mi convincono Nile e Real Fear, diciamo il lentaccio e il pezzo più cattivo del lotto, che sono da rivedere negli arrangiamenti e nella struttura. The End from the days divertente mi ha riportato alla mente i Protest The Hero, unica pecca riscontrata: i suoni della batteria in questo brano risultano troppo artefatti. Folletto Danzevole aprezzabile ballad prog oriented.
On The Road To Hide ci si avventura anche in uno spericolato Growl, sotto i colpi di una base ritmica possente e le acrobazie di tastiere e chitarre. Circus è un pezzo progressive strumentale dalle sfaccettature power, ma con il pregio di mettere tanta carne al fuoco. FFRW chiude il lotto, mostrandoci quale sarà il futuro della band: sempre più elettronica, sperimentazioni, e una dose di brutalità, un po' la ricetta che da qualche tempo stanno portando avanti i Bellunesi Spellbound Dazzle.
strumentale pieno di riff havy metal che sembra voglia in alcuni tratti sfociare nel trash ma ogni volta si ferma al limite. Interessante per cui anche la chiusura. Per concludere la panoramica sui Downhead devo dire che sono rimasto molto colpito e affascinato da questa autoproduzione. La cura dei particolari è stata davvero maniacale in puro stile Metal. Le registrazioni sono buone quasi perfette. In sostanza le canzoni trasmettono note malinconiche e arrabbiate nello stesso tempo,come Hetfield insegna..
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/04/11 GENERE: crossover
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/04/11 GENERE: metal /rock
SITO WEB: www.myspace.com/dllreload RECENSORE: Samp
SITO WEB: www.myspace.com/downheadrocks
DOWNHEAD
I Downhead nascono nel 2008. Non sentivo un sound cosi cattivo dai tempi del Black Album dei Metallica del 91. Molti di voi leggendo questo potrebbero pensare che sono pazzo. Ma io nel sound dei Downhead ci sento molto i Metallica post rivoluzione. Poco nella batteria, ma molto nel tipo di impostazione di voce e nei soli con il wah wah. La copertina dell'album è molto semplice sfondo bianco e scritta decentrata “Downhead”. Ad aprire le danze è “Waver” ,sound deciso e fortemente caratterizzato da distorsioni metal chiare e profonde. Qui si riconoscono molto i tratti caratteristici del metal post anni 90. E' il pezzo che sicuramente richiama di piu in assoluto il Black Album dei Metallica (quello che si sente è un Engl valvolare vero?). Il secondo pezzo è “Black as me” più malinconico ,ma è solo un impressione perche dietro la chitarra apparentemente tranquilla si cela una distorsione forza dieci. Il wah wah nei soli è sovrano (forse anche troppo) come in Waver. Il terzo pezzo è uno strumentale di un minuto circa il cui significato è da approfondire. Veniamo ora ad “Under the sky”. Riff interessante con la costante presenza della chitarra Metallara Americana. Qui la band va alla ricerca di suoni particolari e sperimentano una serie di effetti che colorano la canzoni con sfumature progressive metal,ma sempre lì siamo. In “today is not yestarday” invece ho poco da dire perchè il pezzo, diciamo, si amalgama molto nel sound dell'ep quindi rischierei di essere ripetitivo. Infine a chiudere il tutto c'è “Nazca”. Pezzo
RECENSORE: Gian Luca Sbaraglia DR. PANICO Ho il cuore in erezione La band Dr. Panico, è una giovane band che fa assaporare sonorità e suggestive sensazioni elettriche. Uno potrebbe farsi convincere che il nome essendo così semplice, che o il cantante è rimasto scioccato da qualche cosa. Oppure vuole trasmettere attraverso i suoni, qualcosa di diverso da far restare senza parole chi gli ascolta. E appena si ascolta il loro primo brano, “Una mongolfiera” rimani semplicemente senza parole; le sonorità sono davvero psichedeliche ma con un ritmo coinvolgente. tanto che dopo un po' che l'ascolti il ritornello, andiamo a ballare al mio funerale........., andiamo a cantare al mio funerale......... ti rimane in testa e quasi anticipi il cantante nella prossima strofa. E' una band a cui i suoni elettrici piacciono tanto e devo dire che le loro canzoni con altri suoni non renderebbero allo stesso modo. Nei due brani “Una rima elementare” e “Dove ci porterà questo amaro”, all'apparenza sono testi semplici, ci si potrebbe domandare ma vale la pena sentire canzoni con un simile titolo? E' quello che anch'io ho pensato, appena prima di ascoltarle, ma ho dovuto ricredermi. Sarà per il suono così carico, così elettrico, ma sono due pezzi a dir poco belli. Sono pieni di energia di emozioni, uniche............anche se in una si fa un discorso su una rima elementare o nell'altra dove si riferimento a un'amaro per riferirsi a una storia d'amore.
Devo essere sincero con voi, è da pochi anni ho iniziato ad apprezzare e ad ascoltare questo genere, quindi ho poche basi su cui supportare le mie parole, ma devo riconoscere che siete davvero bravi e sapete rendere una canzone unica, meno banale di quello che all'apparenza potrebbe sembrare; inserendola in un contesto sonoro davvero elettrizzante. Un suono elettrico ben studiato, congeniato e pensato a quel testo. Ragazzi vorrei solo dirvi di continuare su questa strada, la vostra musica è bella e ricca di emozioni e di sensazioni. Mi auguro che myspace vi possa dare il giusto lancio, sarebbe quanto meno dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno cercando un loro stile. Che si può quasi dire cercare qualcosa di nuovo di originale. (create nel complesso suggestioni e atmosfere uniche che non vedo necessità di cambi di rotta) VOTO: 95/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/05/11 GENERE: new wave /pop
SITO WEB: www.myspace.com/andreapanico RECENSORE: Jean Marie DRAGONHAMMER
Dopo svariati anni di pausa ecco di nuovo in pista i Dragonhammer, band che aveva dato alle stampe due album tra il 2001 ed il 2004 e che, a causa di pesanti avvicendamenti in formazione, ha ripreso l'attività solo nel 2008 ed è ora in procinto di far uscire il nuovo lavoro. Il cd in mio possesso è un mix dei due precedenti album, compilation a scopo promozionale (curata dall'etichetta romana Extreme Agency, che peraltro cura anche le loro date dal vivo) messa insieme per “rinfrescare la memoria” a noi addetti ai lavori, scelta obbligata quando passa così tanto tempo, e con un mare di uscite sul mercato nel mezzo. I Nostri, autori di un power metal con robuste presenze di testiere, deve molto a Stratovarius, Kamelot e Blind Guardian di metà anni '90; va detto che “Legend” ricorda “Winged horse” dei Gamma Ray, mentre qua e là spuntano echi vagamente prog nel mood dei pezzi, senza snaturarne l'aspetto power ed heavy. Un po' come fecero più di dieci anni fa i Secret Sphere con l'album “A time nevercome”. Inusuali queste sonorità di questi tempi, ma i Dragonhammer portano avanti la loro causa poiché credono nella loro musica. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/04/11 GENERE: power metal
SITO WEB: www.myspace.com/dragonhammerofficial RECENSORE: Jurgen DREAM OF ILLUSIN decadence 53 minuti di puro Metal. Decadence dei Dream of Illusion non è il solito album metal scontato, per intenderci non è un album che uno ascolta e il primo pensiero che passa per la mente è "già sentito, niente di nuovo". Non è facile catalogare il loro genere, si è metal, ma come ben sappiamo esistono un infinità di sotto generi del metal, viene difficile archiviarli in un determinato stile. I Dream of Illusion sono riusciti con quest'album a miscelare diversi sottogeneri, si sentono le origini americane, allo stesso tempo si nota una punta di modernità con ritmi simili a quelli usati dalle band metalcore tanto di moda in questo momento; per non parlare delle melodie, la voce e gli assoli di chitarra di provenienza tedesca (power metal). 14 brani in totale per un album che non stanca, Decadence non è monotono, ogni canzone ha una suo particolarità, bei tempi e ottimi assoli. Per in non appassionati del genere può risultare un po' troppo invadente la voce, troppo in primo in piano e leggermente distaccata dal resto. Tutto questo non va ad influire sul giudizio complessivo dell'album. Davvero un buon lavoro per i Dream of Illusion. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/03/11 GENERE: heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/dreamofillusion RECENSORE: Rob DUBBY DUB Rock’n’roll head Attivo da ben 10 anni, tra pause, cambi di formazione e vicissitudini varie, il sound dei Ferraresi 'Dubby Dub Music' torna oggi a gridare le sue voglie con un album che è un omaggio al Rock
più grezzo e graffiante, di derivazione Indie e PostGrunge. Le influenze che si percepiscono vanno ad attingere dalla tradizione del miglior Rock chitarristico (rumorista e non), con strizzate d'occhio ai vari maestri del genere: Sonic Youth e Nirvana tanto per citare i più blasonati, ma anche qualche eco di Iggy and the Stooges ('In-coming disaster') e a mio avviso anche Rival Schools ('I'm Ok'). L'impressione che si ha ascoltando le tracce è quella di assaporare un revival ben definito, con suoni e metodi in linea con una tipologia di suono già conosciuta e qui riproposta in maniera fedele (forse anche troppo) e ineccepibile. La voce lamentosa del cantante, a tratti riconducibile ai Black Flag (periodo Keith Morris) il sound sporco e noisy delle chitarre e la presenza essenziale della componente ritmica, donano comunque un forte apporto a tutto il disco, che sia sul piano tecnico (produzione, suoni, arrangiamento) che su quello artistico potrà essere apprezzato senza problemi da varie fasce di ascoltatori, anche non necessariamente Indie oriented... VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/07/11 GENERE: grunge/indie
SITO WEB: www.myspace.com/dubbydubmusic RECENSORE: Cristiano Poli DUBLE MALT Woman EP Hard Rock made in Abruzzo a tema di donne. Gli amici 'doppio malto' ci propongono un sentito omaggio alla figura femminile (come dichiarato nella biografia ufficiale) con un Ep di 6 tracce essenziali e spudorate, segnate in maniera evidente da un approccio Hard/Rock'n'Roll di derivazione anni '70/'80. Effettivamente a livello musicale non siamo certo in presenza di novità, ma la convinzione dimostrata nel citare in revival un genere ormai passato di moda è comunque più che sufficiente, specie se ci si lascia coinvolgere da brani immediati e istintivi come 'Let Me Roll' e 'Just you know why'. La produzione, se si conta che è un semplice Ep di debutto, riesce a dare spazio al sound su più fronti, e anche a livello compositivo siamo comunque su livelli buoni, nonostante qualche ingenuità
di troppo che limita un po' il lavoro generale (la matrice AC/DC di 'What is pelature' è fin troppo dichiarata). Forse in questo Ep manca ancora quella dose di aggressività e convinzione che se assente in un genere come questo può guastare un po' le cose. Attendiamo miglioramenti comunque. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/12/11 GENERE: hard rock
SITO WEB: www.myspace.com/dublemaltrock RECENSORE: Cristiano Poli DWOMP Beyond tomorrow I DWOMP sono un mix di due anime nord europee, dalla stessa radice una quella scandinava ed esageratamente influenzata dalla Techno (i The Kovenant post “nexus polaris” per intenderci) e un’altra quella germanica che in questo periodo ha preso piede (Rammstein e Oomph! giusto per fare un paio di nomi). Infatti nei 3 pezzi presentati dalla band abbiamo la concreta dimostrazione che la band ha intenzione di innestarsi in quel filone prendendo a piene mani da chi li ha preceduti, e le sonorità Electro Metal che sprigionano da ogni singolo poro della loro cute musicale. In realtà, i giovani arrivano dall’Italia e nello specifico da Portogruaro, proponendo un miscuglio tra attitudini più Dancefloor, con influenze synthpop e più marziali accenni a stilemi tipici di Rammstein & Co. La ricetta è gradevole, anche se siamo nel “nulla di nuovo sotto il sole” come utilizzo di alcuni ingredienti, ma tutto sommato l’impatto più che discreto, unico neo è il cantato che in alcuni punti ha dei cali; non mi è chiaro se questo calo è dovuto a scelte volute (per dar effetto distonico) oppure è un arrangiamento mancato. In entrambe i casi consiglio di non farlo per il prossimo futuro, ma trovare un solo modus operandi. Ma essendo il loro primo lavoro e completamente autoprodotto direi che è dignitoso come risultato. Di certo se i nostri veneti DWOMP vorranno a breve deliziarci con altri loro lavori consiglio di migliorare e rifinire al meglio registrazioni e mixaggi, perché sono la base portante, più di altri generi, che fa la differenza tra un
gruppo qualsiasi e approssimato da una band di livello alto e che può mirare alto.
sono costretto a togliere qualche punto. In bocca al lupo ragazzi!
Consiglio mio assolutamente spassionato, per non risultare clone dei Rammstein e degli Oomph!, e quindi se vogliono alzare la testa dal marasma del “già sentito”, direi che c’è la band ha prendere una decisione di osare di più nelle contaminazioni elettroniche. Detto questo, direi che un complimento a loro va fatto, per la capacità di portare sonorità non “classiche” anche all’interno della nostra Nazione. Vedremo cosa ci sapranno proporre per il futuro e credo che sarà un lavoro di certo effetto.
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/12/11 GENERE: deathcore
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 5/10/11 GENERE: industrial metal
regionale) Edoardo Menchicchi è un vocalist rock alle prese col primo full lenght solista della sua carriera. L’impronta del lavoro è marcatamente hard’n’heavy, essenziale e rocciosa, uno sguardo sul sound anni ’70 con puntate nel rock della decade successiva (ci ho sento soprattutto Guns’n’Roses e Aerosmith) e nel blues. L’apertura è affidata a Fool’s Paradise, un pezzo che suona molto southern e in cui si possono apprezzare le qualità del chitarrista che accompagna il nostro, Simone Vinerbi. L’intero lavoro è fortemente improntato infatti sulle atmosfere disegnate dalla voce di Edoardo e sui fraseggi chitarristici, un connubio che pare assai collaudato. Dal punto di vista della sessione ritmica le strutture sono alquanto lineari, eccetto qualche sporadico cambio di tempo qua e là. Purtroppo la storia tende a essere più o meno la solita di altri gruppi con questo sound da me analizzati: il tutto tende a suonare già sentito a più riprese e questo nonostante la qualità del lavoro. In questo caso va aggiunto che, almeno a mio parere, fino alla quinta traccia non si riesce a incidere come si dovrebbe: lo sviluppo di Puppet Show non valorizza la qualità del riff introduttivo, tendendo a far perdere verve al pezzo; Bette Davis Eyes ha un sound orecchiabile ma troppo avulso da quella che sarà la linea del lavoro; infine la ballad You’re Welcome tende a essere troppo piatta e non riesce mai a imporsi completamente all’attenzione, neanche al momento dell’assolo che poteva essere
SITO WEB: www.myspace.com/dwomp RECENSORE: Alessandro Schümperlin E.T.H.A.N. I want to believe Mi sono lasciato ingannare dalla copertina, così futuristica e fantascientifica. Non so perchè ma mi lasciava credere che il contenuto del cd degli ETHAN fosse di tipo diverso. Invece appena si da il play si viene letteralmente inchiodati a terra da un riff al napalm. Si possono definire grind-core? Non saprei, non amo solitamente le definizioni (preferisco la sostanza alla forma tanto per filosofeggiare) ma in questo caso mi vien da dirlo, o almeno da pensarlo. E non mi dilungherò nemmeno molto a tentare di descrivere un vero e proprio susseguirsi di caos sopra caos, di riff, cambi tempo, dei growl eccetera. Qualità sonora molto molto buona, decisamente superiore alla sufficienza. Qualità tecniche molto molto buone, decisamente superiori alla sufficienza. E' un disco pesante ed esplosivo, prodotto in modo ottimo. Eppure anche in questo caso, è un disco ormai standard, che emoziona subito ma che stanca anche presto. Sinceramente per far rifiorire il panorama metal di grandi gruppi, ci sarebbe bisogno di gente si con questa tecnica, di dischi si con questi suoni, ma con altre idee purtroppo. Ahimè anche in questo caso nonostante sia un disco che meriti un voto pieno, per essere coerente con ciò che ho detto sopra,
SITO WEB: http://www.myspace.com/ethandmh RECENSORE: BR1 EDOARDO MENCHICCHI Regeneration
Il mio conterraneo (almeno a livello
risaltato maggiormente in sede di registrazione. Da Insane in poi finalmente esce fuori la vera pasta del progetto, resta da capire come mai si sia fatto attendere tanto. L’impronta più stradaiola e hard emerge con tutti i connotati del caso e finalmente si apprezzano anche certe note di personalità dei nostri (anche se, beninteso,
la sensazione permane quella del “già sentito”), specialmente la grande versatilità della voce di Edoardo. Migliora anche la presenza in termini chitarristici di Simone, specialmente nell’energica Between, in Among The Line e in Lonely Man (che purtroppo pare uscita dalle sessioni scartate di Appetite For Destruction). Il lavoro potrà senza dubbio essere apprezzato da chi ama il sound rock più duro e puro, ma credo che il progetto di Edoardo Menchicchi possa puntare più in là anche perché durante l’ascolto emergono comunque spunti interessanti che meriterebbero un ulteriore sviluppo. Anche perché, anche dopo ripetuti ascolti, non c’è un pezzo rispetto agli altri che emerga per particolari qualità o che comunque riesca a piantarsi in testa. Lavorando ad arrangiamenti più personali e meno debitori a certi mostri sacri del genere si può fare molto di più. Come primo vagito può andare, attendiamo però sviluppi più convincenti. VOTO: 74/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/04/11 GENERE: rock SITO WEB: www.myspace.com/ed oardomenchicchiband RECENSORE: doc. NEMO EFRAM Solo un altro me Gli Efram vengono dalla provincia di Torino, precisamente da Airasca, e sembrano fatti della stessa «nebbia della pianura pinerolese» di cui parlano nella propria biografia. Melanconici, introspettivi, le note del trio ricordano l’umidità e il paesaggio brullo che passa anche attraverso l’immagine di copertina dell’EP Solo Un Altro Me. Le tracce di questo lavoro si connotano per la loro essenzialità ridotta all’osso, per gli arrangiamenti melodici semplici quanto capaci di toccare, per i testi che guardano dentro e fuori di sé ma senza mai abbandonare il punto di vista soggettivo. È una musica adatta alle giornate plumbee dell’autunno più profondo, che tende all’inverno, quando il clima pare essere una trasposizione fedele del nostro stato d’animo. Nonostante la qualità della registrazione non sia impeccabile e specialmente per i suoni della batteria, il risultato finale è senza dubbio
apprezzabile e dovrebbe riuscire a scivolare dentro all’ascoltatore con discrezione riuscendo a cogliere quegli stati d’animo un po’ decadenti che in fondo possono accomunarci in più occasioni. Forse l’unica vera pecca dell’EP è di non riuscire a discostarsi troppo dalla traccia di base. Le soluzioni e gli arrangiamenti finiscono così per assomigliarsi molto senza offrire sviluppi ulteriori a delle buone idee base. Va anche detto che questa può essere anche una scelta di stile condivisibile vista la malinconia e l’asciutta semplicità del sound. Così non si può non lasciarsi trasportare da Regalami Un Ricordo, traccia d’apertura, da Nuda, dalla stessa title-track. L’episodio più riuscito a mio avviso sta però in Lenzuola Di Polvere, il pezzo che più di tutti secondo me porta l’ascoltatore nell’ottica soggettiva del viaggio esterno/interno che la musica degli Efram è capace di creare. Più groovy e meno amara la conclusiva L’Egocentrico, un punto di svolta che in effetti lascia un po’ spiazzati vista la linearità delle tracce fino a qui. Nonostante ciò abbiamo a che fare con un pezzo che ci dimostra che il gruppo sa anche dare di più in materia di idee e di arrangiamenti. Questo EP se ho capito bene è uno step verso quello che sarà invece il secondo LP del trio. Come premessa non è male, attendiamo i risultati della prossima uscita. VOTO: 83/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/11/11 GENERE: acustico/rock SITO WEB:www.myspace.com/eframusic RECENSORE: doc.NEMO ELEPHANTE elephante Un piccolo diamantino grezzo, anche se in copertina campeggia la mastodontica zampa di un elefante. Questo mini promo di due brani dei tre "elephanti" che compongono la band è un disco che colpisce. Colpisce per la schiettezza e l'apparente semplicità, ma anche per il carattere e per il coraggio. Sono brani unicamente strumentali, a tratti di atmosfera (come nella track "Gabbiano") a tratti più decisi. Scelte coraggiose sia di suoni che ideologiche: al giorno d'oggi proporre un disco strumentale che mescola
al suo interno del prog, degli accenni stoner, e della musica più ambientale è davvero molto. Io ovviamente non posso che apprezzare queste scelte, che molto spesso mi sono anche appartenute. Suoni grezzi, ma non artificiali (evviva), brani ben eseguiti e (probabilmente) registrati anche live. Tutte ciliegine sulla stessa ottima torta. Se di solito mi metto ad ascoltare la qualità della produzione, in questo disco non serve affatto, perchè si sente che è un disco di pelle, di sudore, di anima... e queste sono cose che si percepiscono al volo, molto prima di avvertire bravure tecniche o tecnici bravi. Sarei curioso di conoscerli personalmente questi "elephant" mi hanno davvero colpito. Consiglio questo disco ai musicisti, o fruitori di musica, che amano l'atmosfera dei piccoli pub, e delle sale prove fumose e scure. Lo consiglio ai romantici insomma. Quelli per cui la musica è ancora un valore assoluto, che si concentra nella sostanza più che nella forma. Bravi ragazzi! fatevi sentire!!! VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/01/12 GENERE: rock SITO WEB: https://www.facebook.com/profile.php?id= 100001833773234&sk=info RECENSORE: BR1 ENFORCERS The executioner Thrash e violenza a palate con una voce stile grugnito…Ah, dimenticavo le sfumature Death Metal!Eccovi presentati i VIterbesi ENFORCERS, band nata nel 2009 che con il loro primo Demo (complimenti per la copertina cattiva ma simpatica) vogliono marchiarvi a fuoco! Una motosega preannuncia DEATH PROPHECY e le malsane intenzioni del trio sono esplicite, ossia andare dritti come un treno sui binari e soprattutto sparati, come in tutte le canzone l’eco speed metal di circa 3 decadi fa si fa sentire notevolmente. I ragazzi riescono a trovare intro differenti prima di buttarsi a iosa nell’ignoranza, questa volta troviamo un lavoro niente
male eseguito dall’accoppiata Batteria/Basso che padroneggiano con dei riffs diversi dalle altre canzoni, questo poteva far presagire qualcosa di strano ma dopo una specie d’acuto ci si immerge nuovamente nelle vecchie sonorità, nella velocità e nel pull muting ad oltranza con DAMNED TO BURN, anche qui solita struttura semplice e compatta, con riffs scritti giusto per fare dei lividi, peccato per l’eccessiva durata del pezzo, circa 5 minuti, io sinceramente l’avrei portato ad un massimo di 4 minuti, stesso discorso per la conclusiva THE EXECUTIONER Ma che grazie al suo mein riff travolgente ed un tocco melodico (anche se ricorda altri 100 gruppi dello stesso genere) è capace di far crescere le aspettative del Demo, bello anche il ritornello che affonda le radici del black/thrash ottantiano come Venom et similia, comunque a mio avviso il miglior pezzo, perché rimane fottutamente ottuso per tutto il tempo e non ha intenzione di fare prigionieri. Altra bella trovata è l’assolo di chitarra su classici schemi che verso metà canzone riesce a dar una piccola boccata d’aria fresca, il finale invece mi sembra preso da Master Of Puppets dei Metallica. Penso abbiate capito con che tipo di band abbiamo a che fare, quindi venite avanti amanti dell’old school e della Violence Music, al contrario se cercate tecnicismi vari, Thrash metal moderno e sperimentazioni varie, rimanete comodamente a casa…Per me questo lavoro è sufficientemente godibile, idem per la registrazione che non è male, anzi possiede il giusto Evil Sounds per rendere le canzoni più crudeli. Band: Enforcers Album: The Executioner VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 3/03/12 GENERE: Thrash Metal SITO WEB: http://www.facebook.com/#!/pages/ENF ORCES/375053059392?sk=info RECENSORE: Chrislakkaggiohc EPHIMERA Shhh Lavoro forte e sofferente il primo ep ufficiale degli Ephimera da Avellino. Sara Iarrobino (voce e chitarra), Serena Petricelli (chitarra), Eleonora Balaceanu (basso), Gianluca De
Gisi (batteria) sono animati da spirito combattivo e ottima verve poetica. A sentire Gino Castaldo, convinto che “il rock sia morto”, si potrebbe fare l’errore di convincersene, ma ascoltare un ep di un gruppo cosi giovane e già cosi maturo riporta alla realtà delle cose. Un realtà che ci dice che sono la major e le grandi radio ad affossare un genere che è ritenuto oramai “démodé”, sottolineando come sia il sistema a decidere su tutto e per tutti. Gli Ephimera sono una piacevole sorpresa: l’ep si apre con la title track, “Shhh”, in bilico tra Bristol Sound, Slint, e un rock durissimo, con momenti metallici. “Capitan Spavento” si apre con una chitarra tagliente, una ritmica alla Linea 77 e finalmente scopriamo la piacevole voce della cantante Sara Iarrobino: delicata nei toni, fortissima nei temi (“voglio solo respirare fino a farmi male”). I contrappunti tra momenti di piano e di forte caratterizzano l’intero lavoro. In “Fame” la voce di Sara mi ricorda una Cristina Donà dei primi tempi ed alle prese con un tempo sul futuro poco chiaro. Chitarra, basso e batteria creano un magnifico mantello strumentale sul quale la voce fa la sua bella figura. “Chasseurs de vieux” è ispirata al racconto “Cacciatori di vecchi” di Dino Buzzati, ed ha un ritornello accattivante, da singolo radiofonico, ed un tema appassionante come la fugacità della vita. L’ep si chiude con “Neutrale espressione”, sulla necessità di nascondere e celare le proprie emozioni a persone che non riescono a capire i sentimenti dell’alterità. Un disco molto interessante, gradevole, un ottimo esordio per gli Ephimera. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/01/12 GENERE: rock SITO WEB: www.myspace.com/ephimera RECENSORE: Fabio Rustico ERIDANA Intro EP
Il trio dei Romani "Eridana" si presenta subito come un progetto interessante e anche abbastanza personale. La loro fusione di testi in italiano, richiami New Wave e Rock-Grunge di Seattle metà '90 è infatti perfettamente coesa e convincente, caratteristiche sicuramente utili a far digerire meglio le singole canzoni del breve lavoro. 4 brani, di cui si nota subito
l'ottima produzione e l'ottima cura dei brani, sempre diretti ed essenziali, seppur ricchi di sfumature e profondità. C'è il fantasma di Cobain dietro le linee vocali di 'Trauma', ma è un influenza che calza a pennello in questo contesto, peraltro impreziosito da testi poetici che sicuramente in lingua italiana possono rendere al meglio la loro espressività. Non mancano nemmeno le influenze da parte dei gruppi più nostrani, vedi Verdena e Marlene Kuntz, anche se non si può certo dire che questi tre ragazzi di Roma non abbiano un loro preciso percorso da inseguire. In tal senso consiglio l'ascolto ripetuto del brano 'Intro', a metà strada fra le radici Grunge del trio e echi di sano Rock britannico anni '80. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/03/11 GENERE: rock alternative SITO WEB: www.myspace.com/eridana RECENSORE: Cristiano Poli ETNORITMO Tondomondo La musica etnica e folk nello scenario musicale nostrano raramente riesce a imporsi ad alti livelli nonostante certe realtà di grande interesse e qualità. Il progetto Etnoritmo, animato da Paolo Farina, riunisce intorno a sé vari collaboratori e musicisti nel tentativo di offrire un sincretismo di linguaggi musicali variegati che partono dalle musiche tradizionali dell’area mediterranea. Proprio come il mare in questione, Etnoritmo fa da bacino per l’incontro di culture e tradizioni che hanno trovato un punto d’incontro guarda caso proprio nel meridione italiano: così la musica tipica del Sud (la Puglia in particolare, viste le origini di Farina e il dialetto da lui utilizzato in molti pezzi) incontra ritmi e influenze mediorientali e nordafricane, proprio come diverse culture come quella magnogreca, bizantina, araba e normanna trovarono qui un punto d’incontro. Ma non è solo musica folk ed etnica quella di Tondomondo (secondo album, datato 2008), le influenze si possono ritrovare anche nella musica d’autore e nel rock italiano, nel regge e nell’elettronica. Il risultato è ben riassunto dal titolo del lavoro in questione: il mondo è rotondo, la musica viaggia come linguaggio universale da un capo all’altro e mescolando continuamente suggestioni e tradizioni, contribuendo ad abbattere i
confini non solo politici ma anche fisici che dividono il globo in nazioni (il ritornello di Le Montagne Sono Alte parla chiaro in questo senso). Così un testo gioioso e solare in italiano, e a tratti in dialetto, incontra il regge nell’incipit dell’album, con una bella alchimia a tre voci, proseguendo con la seconda traccia su un terreno decisamente più etnico e ritmato. Trame più melanconiche, ma per certi versi anche comiche (nel senso pirandelliano del termine), si hanno in Sono Malato che racconta storie di ordinaria indolenza da routine; molto belli qui i fraseggi del sax che si inseriscono in coda ai ritornelli sfociando in un solo accompagnato da un commovente arpeggio di chitarra. Il pezzo si sposta dall’aria di periferia urbana alla mitica Parigi, dove anche la lingua francese fa la sua piccola comparsa in questo mosaico multisfaccettato. Ma l’apice di Tondomondo sta a mio avviso nella sopraccitata Le Montagne Sono Alte che, come si può leggere nella pagina facebook, include interventi linguistici pugliesi, albanesi e arabi (il Mediterraneo è ancora protagonista) e ha ricevuto un menzione speciale al Premio Nosside 2007. Questo a conferma del messaggio cosmopolita che si può cogliere nella musica di Etnoritmo: «Girotondo senza fine, mondo tondo senza confine» ne è l’incipit e il fatto che sia recitato dalla voce di un bambino è a sua volta emblematico. Il ritornello poi suona assai vicino alle radici musicali africane, ravvicinabile tanto a un canto tribale quanto a un coro spiritual o gospel. Una canzone che parla di umanità e di comunità in senso ampio e che certo non può lasciare indifferente chi ha un briciolo di sensibilità alla questione, al di là dei tracciati culturali e di tradizioni che paiono separare più che unire. Passando per la cantautoriale Giuann, che si connota per le sue scelte ritmiche, arriviamo a Tijimp B C’Ros (che per lungo tempo è stata la sigla di chiusura del programma Demo su Radio Uno RAI) dove sentiamo più forti le tracce elettroniche del progetto Etnoritmo senza dimenticare i tracciati folk ed etnici forniti dalla comparsa di strumenti tradizionali nel corso della canzone. Ancora più marcato questo sincretismo tra etnico (in questo caso marcatamente mediorientale) e rock elettronico nella successiva Nan c’Stè, penultima traccia dell’album che anticipa la chiosa di Verso Sud il cui titolo è ancora una volta emblematico: un inno (orgoglioso, diciamolo) alle bellezze del paesaggio e delle terre del meridione, ma non semplicemente il sud italiano bensì un sud percepito in maniera ampia a rimarcare quell’aria mediterranea cosmopolita e di
incontro di cui abbiamo già parlato. Che sia Puglia, Calabria, Sicilia, Africa mediterranea, Grecia o Medio Oriente poco importa, chiunque provenga da questi paesi potrebbe riconoscersi nel testo e nella musica di questa canzone che rappresenta la chiosa ideale di un lavoro veramente ben condotto. È sempre più difficile trovare nel folk rock o nella musica etnica quest’apertura e questa disponibilità verso i popoli vicini, una solidarietà che vada ben al di là delle semplici influenze musicali. In questo molti dovrebbero tenere Etnoritmo come punto di riferimento. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/02/11 GENERE: elettronica /folk/rock SITO WEB: www.myspace.com/etnoritmo RECENSORE: doc. NEMO EUPHORICA In viaggio Dalla provincia di Bergamo arriva a noi il disco degli Euphorica, intitolato "In Viaggio", autoprodotto e composto da sette tracce originali. Cover sognante e tanto gradevole rock di scuola italiana in stile ultimi Negrita coronato da una serie di liriche che mettono in risalto una vena poetica davvero ispirata. Musica leggera, ariosa e romantica che cela al suo interno reminescenze funky e sonorità latine ("In Viaggio"). Intrecci di chitarra e bagliori di musica d'autore sbocciano come fiori seguendo le attraenti sinuosità di rock-ballad calde e gradevoli come "Un'Amabile Storia d'Amore" e "Serenamente". Tra un riferimento ai Beatles ed uno agli Extreme gli Euphorica si dimostrano abili compositori e scaltri musicisti che sanno fare della semplicità il proprio punto di forza. "Il Gioco" e "La Mia Realtà" sono l'unione di stili che accomunano mostri sacri della musica italiana come Edoardo Bennato, Francesco De Gregori ed Ivano Fossati senza dimenticare gli essenziali insegnamenti della musica popolare e dei costumi di casa nostra. Una voce avvolgente ed una serie di opportuni rifiniture da musicisti navigati completano un lavoro morbido e sobrio che ha poco a che spartire con il vero rock ma molto in comune con la bella musica.
VOTO: 68/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/10/11 GENERE: rock SITO WEB:www.myspace.com/euphorica.it RECENSORE: Andrea Costa EXPLAIN Sguardo distratto Dalla marea infinita di nuove uscite fanno capolino i milanesi Explain con il loro Ep d’esordio. Arriviamo con un po’ di ritardo ad ascoltare quanto fatto dai boyz e con un po’ di puzza sotto il naso all’ennesimo annuncio dell’adorazione ai Beatles, Radiohead ed altri nomoni. Baciare i guai non riesce a scalfire questo mio pensiero, La stanza è ben scritta ma non mi muovo di un centimetro dalla mia posizione. I tesi tutt’altro che banali hanno anche qualcosa di sognante, come ci svela Sedie scricchiolanti ed il suo ritornello super azzeccato. Un po’ meno riuscita la canzone seguente che prelude ad una chiusura forse in tono minore con Scivolo d’oro, il tutto comunque scalfisce di poco la riuscita assoluta dell’ep e l’esordio di una band di casa nostra da tenere d’occhio. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/05/11 GENERE: cantautoriale, italaina SITO WEB: www.myspace.com/explainband RECENSORE: Alècs m. FACE YOUR ENEMY Steal the crown Hardcoremoshcore da Caserta questi sono i Face Your Enemy, a metà tra gli Hatebreed e i Sick Of It All. Steal The Crown è il loro full-lenght di 11 tracce, dirette come un pugno in faccia. Prodotto sincero e diretto, nulla di innovativo, nudo e crudo che tratta nello sviluppo delle varie canzoni differenti tematiche tanto care all’hardcore, analizzare canzone per canzone sarebbe troppo dispersivo, il cd racchiude in sé tutto quello che un amante dal genere vorrebbe ascoltare (tupa-tupa, parti dedite al mosh più sfrenato, il tutto carico di groove). Insomma hardcore ben suonato e non
improvvisato come spesso capita, hardcore vecchia scuola, HARDCORE da concerto. La produzione limita la carica che le canzoni hanno sicuramente in sede live. Buon prodotto nel complesso senza troppe pretese, solo quella di urlare contro il mondo. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/02/11 GENERE: hardcore/moshcore SITO WEB: www.myspace.com/casertahxc RECENSORE: Death To The Core 666 FACES OF BAYON Heart of the fire I must say that I am glad to see bands of this genre still around and trying to generate similar music. However, being completely honest I cannot say that I was particularly impressed with Hearts Of The Fire and being a fan of Confessor, Candlemass and Electric Wizard I can see where this trio are coming from. The sound presented to us by this band from Massachusetts happens to be rich in content; it comes as an overlap of Electric Wizard's sludgy onslaught of sound, Black Sabbath's (first works) effective simplicity and Pink Floyd's most eerie Ambient approaches with some Noise elements thrown in for good measure. The music alone, even if I cannot consider it to be of excessive originality, is convincing and everything falls into place perfectly, but that is butchered by a relatively poor vocal performance, banal lyrics and the uninteresting metrics fail to convey the musical content to the fullest, or at all. Perhaps with better attention to the above mentioned weak points, Faces Of Bayon could provide a more convincing album. Musically, this could have been a very interesting album but it falls short by just so little... VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/05/11 GENERE: metal SITO WEB: www.myspace.com/facesofbayon RECENSORE: Jean Marie
F.A.K. F.A.K. EP I F.A.K. esistono dal 2008, presi sotto braccio dalla RFB iniziano a smanettare i loro suoni. Non fanno tanti concerti. Suonano co i Marta sui Tubi, Volt Voice, Ilenia Volpe, Bohemien, Sound Machine. Nel 2010 registrano il loro primo demo/ep prodotto da ASPEC, Modica & mastering di Alfredo Gentili. Scelgono di sprecare energie e danaro per promuovere l'album in Inghilterra. Ad Halloween 2010 si trovano a suonare a Londra (CAMDEN EYE) suonare per RFB allo Zenith Bar, e al THE FIDDLER'S ELBOW. Suonano in vari show case, openparty, open-mic. Nel maggio 2011 vengono congedati dalla Rock Free booking. Ora stanno lavorando per il loro primo Full Length da registrare dopo l'estate 2011. Sono italiani e cantano in inglese. Il loro è un rock aggressivo e rabbioso che sa anche prendersi momenti QUASI pop di pausa. I Formato Audio Komprensivo seguono le sonorità principalmente di Pearl jam e Nikelback in pezzi come “f.a.k me”(interessante e simpatico gioco di parole),parte molto “leggera” e soave ma con un crescendo che giunge ad un punto dove la voce si fa graffiante, con punti dove urla, ma poco dopo riprende a sussurrare, poi che tace. "Poison true" è di certo una canzone che Nikelback e Pearl jam avrebbero voluto inventare. Qui si notano le capacità compositive e tecniche del gruppo, miscelare stacchi calmi e quasi acustici, con la potenza e la rabbia non è gioco facile e immediato. "My rules" fa di nuovo l’occhiolino alla band di Vedder, ma sia chiaro solo per le sonorità, perché i FAK comunque propongono una loro identità, inoltre miscela al grunge della costa oves americana un non so chè della nuova scia di rock indie inglese; inoltre che in aggiunta, a quello che è prettamente grunge, c’è una ricerca verso sonorità stoner vagamente alla kyuss. Suoni quasi onomatopeici caratterizzano il pezzo “Something new day”, una voce che si trasforma manmano che i secondi scorrono. Da un vocalizzo molto sensuale e corposo passa verso la fine in una forma strana a tratti ossessiva e quasi demoniaca, per il genere, un po’ strozzata e lugubre, che ne fa del finale della stessa, una parte originale e teatrale. Sicuramente questo EP dimostra
apertamente che il gruppo ha molto da dire e di certo lo saprà fare molto bene! VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/06/11 GENERE: grunge SITO WEB: www.myspace.com/faklive RECENSORE: Alessandro Schümperlin FAMME FATALE Fading night sounds
“Famme Fatale” termine francese traducibile in “donna fatale” , se non il titolo di una celebre canzone dei Velvet Underground o il nome di una band Emergente italiana proveniente da Alessandria , è proprio di questi ultimi che oggi parleremo, e del loro nuovo Ep“Fading night sounds”. Il disco si presenta in una deliziosa confezione digipack a sfondo blue e linee viola. Inserisco il disco nell’impianto, e noto subito un’ottima qualità di registrazione e per qualche istante mi tornano alla mente i tempi di “the colour and the shape” dei Foo Fighters , sicuramente con meno virtuosismi alla batteria che nell’Ep in questione si mantiene piuttosto lineare, ma non per questo un Fading night sounds è Ep carente di emozioni, anzi , Il disco suona di canzone in canzone con estrema rapidità,noto che le musiche hanno ottimi arrangiamenti al punto da riascoltarlo più volte. Nei successivi ascolti oltre alle belle melodie di cui vi sussurravo poco fa, nasce in me il dovere di fare una piccola critica alla band per quanto riguarda i suoni delle chitarre, un pò troppo secchi per i miei gusti e che si ripetono per tutto l’Ep, In fine posso dire che c’è ancora del lavoro da fare, ma che è valsa sicuramente la pena ascoltare la musica dei Famme Fatale. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/04/11 GENERE: rock SITO WEB: www.myspace.com/ouilafemmefatale RECENSORE: Mr.Wood violentstonerhand
FANGO Nel buio
Oggi parliamo dei Fango e del loro disco “nel Buio” un disco contenente 12 tracce di intensa ferocia Grunge e derivati, un disco che per 41 minuti non da attimi di riposo… ma sapete una cosa? Sta bene! Ci sta terribilmente e stràfottutamente bene! Mi giro intorno e trovo sempre i soliti cd,il solito, la noia della musica alternative… Qui invece ascolto bene i sentimenti di questi ragazzi, e percepisco altrettanto bene la voglia di girare l’amplificatore per chitarra verso il muro e tirarlo giù nota dopo nota! Sporchi, incazzati, anche se tutto ciò gli è costato essere parecchio imprecisi durante le riprese …(sono seriamente convinto che live questi ragazzi abbattono davvero i muri) di certo il prodotto avrebbe potuto aspirare a risultati molto più alti se non per colpa della scarsa qualità della registrazione.. chitarre che entrano in ritardo e con volumi palesemente a picco.. in parte colpa di chi ha missato i brani (70%) e in parte colpa della band (30%) che avrebbe potuto prestare più attenzione sia nel modo di suonare.. che nella fase di missaggio e post (un peccato veramente). Ma questo non deve scoraggiare i ragazzi che anche se in modo del tutto acerbo riescono a trascinarmi in un vortice di rabbia animata da quello che una volta veniva definito “Seattle sound” e dai deserti frequentati dai primissimi Kyuss... Spero che le mie parole siano state di aiuto ai lettori che questa non è la solita band.
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/04/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/fangorock RECENSORE: Mr.Wood violentstonerhand FETISH Why not (radio edit) feat.Jen Blossom
Sto ascoltando il singolo “Why not” dei Fetish, gruppo proveniente da Campobasso e composto da Chry voce e chitarra, Bruco batteria, Skaterpiller basso e voce , Jordan Sbau chitarra e voce. Ci propongono un rock puro un po’ malinconico ma ben strutturato e ben
registrato. Una canzone molto melodica quasi impossibile non canticchiarla. E’ molto difficile dare un giudizio con una sola canzone, anche se sono molto bravi. Intanto ascoltatevi il loro pezzo lo potete trovare anche in radio. Questi ragazzi promettono buona musica. Complimenti!!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/03/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/fetishnroll RECENSORE: Morgana FINAL DEADLINE Root of anger La promo autoprodotta dei Final Deadline, Root Of Anger, si apre con una traccia ipnotica e per certi versi inquietante che ci porta in poco più di un minuto all’introduzione granitica di Natural Killer: rapido botta e risposta delle due chitarre sul solito motivo e poi parte il riff principale, supportato da una ritmica trascinante. La voce calda e profonda fa in seguito il suo ingresso portando il suono su una dimensione più melodica e meditata, sottolineata dalle note aperte delle chitarre. Da rilevare sulla strofa un buon lavoro sui cori che accompagnano il lead vocalist prima di giungere al ponte che ci porta a un ritornello deciso e corposo. Il biglietto da visita dei thrashers messinesi non lascia nulla al caso: la carica e la potenza passano con immediatezza attraverso tutti i passaggi della canzone. A partire da un repertorio variegato di passaggi ritmici che non ci abbandonerà mai durante le quattro tracce del promo (la prima e l’ultima fungono da semplici intro e outro), si evidenzia uno stile fortemente debitore verso il sound thrash della bay area. Uno sguardo alla bio del gruppo e i conti tornano: i fratelli Antonino e Corrado (rispettivamente batteria e chitarra) hanno militato in un cover band dei Metallica e il piglio dei four horsemen si sente, ma si possono cogliere qua e là anche altri echi di gruppi dello stesso bacino musicale quali Megadeth e Testament. Il ruolo trascinante spetta così alle bordate chitarristiche che erigono un muro sonoro spesso e ben ponderato, impreziosito come detto dal lavoro ritmico e in particolare da quello della batteria che in ogni pezzo traccia cambi di tempo e filling in una trama complessa. La voce si dimostra assai duttile nei passaggi di tono
anche se predilige muoversi su livelli medi lanciandosi episodicamente sugli alti, specialmente dove il tiro è decisamente più thrash. Laddove il melodico assume invece maggior rilievo cogliamo le sue migliori qualità specialmente sugli alti, è il caso ad esempio di Crossing. Quest’ultima è probabilmente la traccia più interessante del lavoro dei Final Deadline, perde la forza d’urto del thrash più spinto per spostarsi su suoni più ravvicinabili al prog metal: la sua struttura è forse la più elaborata di tutto Root Of Anger e la batteria ne è la vera protagonista, i fraseggi tra le due chitarre vanno ad arricchirne le trame raggiungendo i momenti a mio avviso più ispirati del lavoro. Si tratta probabilmente del lato più introspettivo e intimo del concept che sta alla base del lavoro e che tratta della condizione dell’uomo come individuo posto di fronte alla responsabilità di porsi un termine ultimo (di qui il moniker del gruppo). Peccato che il lavoro in sé sia viziato dal fatto stesso di essere un promo, questo ne tradisce una qualità dei suoni affatto elevata. Particolarmente colpito ne è il basso che risulta sacrificato in più di un’occasione ma gli stessi suoni della batteria (in particolare la cassa) ne risentono, per non parlare degli effetti dei soli che tendono a sovrastare tutto a livello di volumi e che soprattutto staccano fortemente rispetto agli effetti utilizzati per le ritmiche (più sporchi questi ultimi, anche troppo puliti i primi). Infine l’intero Root
tracce !Loro vengono da Roma e tra una birra e l’altra fanno girare attorno del buon rock ,o meglio una miscellanea tra hard rock alla wisbone ash (per chi li ricorda e un retrogusto grunge molto marcato) scena hard rock 70/80 europea o Seattle che si insinua nelle tracce a volte debordante………………riff taglienti . Credo che dei quattro pezzi del combo romano il migliore che arriva al cuore maggiormente è purple monster riff diabolici in un modernariato hard rock in un contesto da terzo millennio con qualche frutto acerbo tra le note condivise nel brano ,ma essenzialmente un punto di partenza artistico non da poco che potrebbe portare i finest black a finestre piu’ ampie. E aperture creative sicuramente più ampie di questo lavoro. Tracklist: 01 All I ever want to say, 02 Finest Black, 03 Lands of Nowhere, 04 Purple Monster VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 3/03/12 GENERE: hard rock
SITO WEB: http://www.reverbnation.com/finestblack RECENSORE: MAX /DOCTORROCK/UGOLINI FIXIT KID three
Of Anger sa inevitabilmente di già sentito ed è prevedibile in molti punti con la parziale eccezione della citata Crossing. Gli manca secondo me ancora un tocco di personalità in più, qualcosa che affranchi maggiormente dall’influenza dei padri fondatori e indirizzi su sentieri quanto più possibile indipendenti. Le qualità per fare ciò ci sono tutte. Ciò non toglie che, tenuto conto di tutto e specialmente del fatto che questa è la prima promo dei Final Deadline, il lavoro sia apprezzabile e che di certo non scontenterà gli estimatori del genere. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/03/11 GENERE: metal progressive
SITO WEB: www.myspace.com/finaldeadline RECENSORE: doc. NEMO FINEST BLACK May, shower and the third bed FINEST BLACK ep d’esordio con quattro
Gli Inglesi Fixit Kid hanno da poco pubblicato un album di sporco garage punk crudo e duro, con un velo oscuro, sia sotto l'aspetto musicale ma anche lirico e nella produzione. Devo dire anche che questo cd puzza di Rock'N'Roll, maggiormente in songs come l’opener REALEASE THE DOGS e MUTINY, aggiungiamo che è infimo, e tutto cantato in modo straziante. Dalle notizie sul loro conto ho scoperto che suonano dal 2000 e dopo vari cambi di line-up e problemi sono riusciti ad arrivare ai giorni nostri ancora più incazzati di prima. Riprendendo RELEASE THE DOGS, il suo inizio mi ha tediato, per la somiglianza all’'intro di N.I.B. dei Black Sabbath, ma poi la musica è cambiata totalmente. Ciò che non mi convince troppo è il fatto che musicalmente parlando è qualcosa di già sentito, anche se suonato bene ma niente di nuovo, quindi riesce a superare la sufficienza senza problemi, ma non mi ha
colpito più di tanto. Personalmente non ho avuto problemi nell'ascolto, ossia non mi ha annoiato affatto, specialmente THE BALLAD OF GEORGE A ROMERO che sembra una canzone dei vecchi Misfits e A VAST COLLECTION OF TEETH che parte col basso distorto e possente che poi sarà mantenuto come colonna portante fino alla fine. Le ultime due THE GREAD FLOOD e DREDGE THE LAKE (di questa è disponibile il video su youtube) sono un pochino diverse dalle altre, suonate lentamente e tenebrosamente, anche in questi casi viene messo in risalto il bassista. Terminando, credo che questo platter sarà accettato dagli amanti del genere ed anche a chi ha una mentalità rock e punk abbastanza "open minds". Dimenticavo il 25 luglio sarà disponibile la versione limitata in vinile!! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/04/11 GENERE: punk garage
SITO WEB: www.myspace.com/fixitkid RECENSORE: chrisplakkaggiohc FOLLOWING FRIDAY Following friday Quattro tracce semplici semplici per i poprockers Following Friday, direttamente da Rimini. Spetta a Carolynn il compito di aprire le danze. La prima impressione è «nulla di nuovo sotto il sole», refrain orecchiabile, struttura lineare, passaggi vocali puliti e cantilenati come vuole il copione di ogni rock band che si muove nell’area pop. I numeri per conquistare un pubblico potenzialmente vasto ed eterogeneo ci sono tutti, complice anche il buon lavoro fatto in studio che rende con la massima trasparenza il sound della band. Tuttavia niente di particolarmente esaltante né tanto meno personale, di canzoni così ne si possono trovare a iosa nel panorama rock commerciale o simili. La strada non pare poi tanto diversa da quella imboccata pochi anni fa dai vari Finley, Dari & Co. La differenza risiede in alcuni accenti di stile nel bridge tra secondo ritornello e ritornello finale, ma si tratta di virgole in un periodo in fin dei conti. Passando alla successiva Online Song la ricetta non muta più di tanto. Questa però si fa apprezzare per un tocco di personalità maggiore anche
se non eclatante. Escono un po’ più forti le tinte di certo pop punk americano anni ’90 e si apprezza maggiormente il lavoro sui cori. Inoltre si riconosce la volontà dei Following Friday di non contentarsi della formuletta semplice da rivendersi al miglior offerente. Se la traccia di apertura è certo più spendibile da questo punto di vista, la seconda porta alla luce se non altro la capacità di questi ragazzi di sviluppare e arricchire un pezzo. La coda è il punto focale d’interesse, ma in generale i vari passaggi che compongono il pezzo non sono da ignorare. Insomma i nostri non si limitano al compitino e vanno ben oltre la sufficienza. Un discorso simile si può fare per la seguente Hi Senorita che però non riesce a incidere e a convincere quanto Online Song. Da segnalare il trionfo dei synth in questa traccia che però, specie nel ritornello, risulta essere troppo fiacca o comunque ridondante. Un pericolo invero che corre ogni band pop rock, però è qui che passa la differenza tra una band pop rock media e una buona pop rock band. Immancabile poi la ballad, posta in questo caso in fondo al lavoro. Bright Stars, come la traccia d’apertura, rispetta il copione e non regala particolari emozioni. Il pezzo è senza dubbio buono e coinvolgente ma ha il limite di arrestarsi su un riff base ripetuto per poco più di due minuti e mezzo. Certo, non dobbiamo dimenticarci che è pop rock e che dunque non dovremmo aspettarci composizioni troppo complesse, specie per una ballad da notte in macchina con la propria ragazza a guardare il cielo stellato. Tuttavia dopo le buone capacità compositive dimostrate nelle due tracce centrali era lecito aspettarsi qualcosa in più. In conclusione, la bontà del lavoro dei Following Friday non si può negare e anzi molto probabilmente ha discrete potenzialità di successo nell’underground. Si sente che è un lavoro sincero e meditato, gli manca diciamo uno step in più per poter essere più maturo e completo di modo che possa soddisfare sia un pubblico più facile che un pubblico più esigente seppure in termini di pop rock. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/08/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/followingfriday RECENSORE: doc. NEMO
FRAKTAL Blood hunger plague Gli Spagnoli Fraktal su questo Demo CD autoprodotto ci propongono un brutal Death Metal Brutale con voce grugnita e spunti Thrash, che sono le parti che preferisco maggiormente, però sinceramente in complesso le 5 canzoni contenute in questo dischetto non mi hanno convinto più di tanto perché a mio avviso dopo un po’ di tempo, l’ascolto diventa pesante. Si parte con la Title Track BLOOD HUNGER PLAUGUE che è molto cadenzata ma ripetitiva a parte gli assoli di chitarra e le parti più thrashone e melodiche che riescono a rinfrescare il sound di questa band, stesso discorso per INSANE JUSTICE che in linea di massima è simile alla precedente. Fortunatamente con le rimanenti RED HOT RAGGED – FRAKTAL – STAINED TERRITORY c’ è un leggero miglioramento, ci sono delle accelerazioni e variazioni di tempi, aggiunte ed armonizzazioni chitarra che riescono a renderle più ascoltabili e godibile, in più la vena Thrash Metal prende il sopravvento rendendo anche il cantato più accessibile. In conclusione non credo che un lavoro che definirei mediocre possa servire più di tanto ad arricchire vostra collezione musicale… VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/09/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/fraktalmetal RECENSORE: Chrisplakkaggiohc Funkowl Sky-pe Quartetto veneto attivo dal 2009, i Funkowl sono una gradevole sorpresa per l’orecchio che non disdegna le contaminazioni. Trattasi infatti di un gruppo fondamentalmente funk che si tuffa in un gran viavai di influenze che vanno, come rivela la loro biografia, dal grindcore alla fusion. Insomma non abbiamo a che fare col solito gruppo che spaccia per crossover un sound
trito e ritrito saccheggiato dai vari Korn & company di turno. Di più, abbiamo a che fare con un gruppo crossover (se proprio dobbiamo affibbiargli un’etichetta) nel senso più letterale del termine. Sky-Pe è il loro secondo lavoro, datato 2011, contiene solo un paio di brani quindi se volete approfondire l’ascolto andate sulla pagina myspace o reverbnation dei nostri dove troverete anche i pezzi del loro primo EP. A un primo ascolto il lavoro appare assai grezzo e non troppo limato a livello di suoni, probabilmente prelude a un lavoro più ampio. Ascoltando la prima traccia, Accidentally Circu(m)stances, non ho potuto non pensare a un gruppo come gli Infectious Groove dove le trame ritmiche funky trovano uno dei migliori sposalizi con un sound metal più tirato e massiccio. In questo caso si parte proprio con un tipico tema funk che va sviluppandosi e (de)generando in bordate dal sapore tipicamente crossover. Il cantato si mantiene sulla tonalità di partenza garantendo un segnale di continuità con l’apertura. L’intero pezzo si attesta su questo gioco e ne risulta un impasto nella sostanza ben riuscito anche se forse non troppo incisivo. La successiva Sky-Pe rimanda a tutt’altro tipo di suggestioni più vicine alla proposta sonora dei Living Colour, band degli anni ’80 tra le prime a sperimentare la commistione tra la cosiddetta black music e il sound hard’n’heavy. Qui il gioco di alchimie tra il metal e la ritmicità funky risulta a mio avviso più riuscito, persino il cantato presenta una varietà di soluzioni più varia. Soprattutto il ritornello, molto catchy, richiama alla mente i Living Colour sopraccitati. Dopo più di un paio di minuti ben giocati rientrano prepotenti le radici funky con un passaggio davvero irresistibile dal punto di vista ritmico che, di nuovo, trova poi un suo felice sviluppo nel reprise del ritornello. Insomma se questo è solo un assaggio di quello che i Funkowl sanno fare, c’è da chiedersi cosa non saranno in grado di inventarsi nel tempo in cui attenderemo un nuovo lavoro di più ampio respiro. Per il momento vi invito nuovamente a fare un salto sulla loro pagina per averne un’idea più generale, sempre che questi due brani non vi siano già bastati. VOTO: 73/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/01/12 GENERE: crossover funk
SITO WEB: www.myspace.com/funkowl RECENSORE: doc. Nemo
FURYU Ciò che l’anima non dice “Ciò che l’anima non dice” è il primo lavoro di questo quintetto bolognese attivo da più di 10 anni. Come vuole la tradizione metal prog, anche i “furyu”, ci presentano un concept albulm, composto da 5 tracce per una durata complessiva di 30 minuti. Il tema trattato è un viaggio introspettivo e a farci da guida sono le musiche alle quali si accavallano, per brevi attimi, delle sintetiche frasi mirate a descrivere le esperienze vissute. Tempi dispari, intricato gioco strumentale e riff di chitarra molto incisivi vanno a creare una complessa struttura compositiva molto piacevole da sentire e mai noiosa, merito anche dei cambi sempre ben calibrati. In sintesi questo lavoro è un alternarsi fra parti ricollegabili a Dream theater(“illusione dei miei giorni” e “e poi la luce” in particolare), Simphony X e spesso, e per fortuna, ai meno tecnici “Porcupine Tree”e “Opeth”(riferimento alla ghost track “ciò che l’anima non dice”). Ma di certo le loro influenze non si esauriscono qui. Sono capaci, infatti, di inserire delle disorientanti variazioni fusion in pieno stile “Coprofago”, se non li conoscete scaricateli immediatamente, non nuove al metal prog ma sempre ben accette. Per concludere ci troviamo di fronte un ottimo primo lavoro, è suonato e registrato come si deve, mancano solo alcuni spunti più personali e particolari. VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/03/11 GENERE: metal prog/rock
SITO WEB: www.myspace.com/projectfuryu RECENSORE: Bloody t. FUSER Il debut album senza titolo dei Veneziani Fuser è sparato a tutta birra!!E’ auto-prodotto ed interamente scaricabile sul loro sito ed in giro per il web, ma se volete acquistare il loro cd economico, basta contattarli. Grazie a questa premessa per me sono già un gruppo valido, passando al lato musicale non è niente di più del mastodontico Thrash-Core senza troppe scappatoie. 14
pugni in faccia e tutti della stessa intensità, non ci sono cali nell’esile durata del CD (circa 20 minuti) da ascoltare tutto d’un fiato al massimo volume. Il genere affrontato consente poche soluzioni ed innovazioni, in fatti tutte le canzoni si somigliano ma dovrete accettarlo cosi’. Ci sono anche canzoni che si distinguono maggiormente dalle altre e mi sono rimaste impresse nella mente, tipo PRO EVOLUTION per la velocità proibitiva, specialmente all’inizio che sfiora il brutal death compreso il riff. DOCTOR SOUND per l’utilizzo di 2 voci con tonalità leggermente diverse (che penso siano dello stesso cantante sovra incise), poi c’è BEWARE OF GOD grazie al suo intro di chitarra particolare ed il suo assolo fulmicotone alla Slayer. PATHETIC LOVE per la sua introduzione stoppata possente come un carro armato. MY FRIEND IS GAY per l’esilarante titolo e perché è l’unica che comincia con basso e batteria, annunciati da una rullata. AWAKE ha uno stile metallo pesante, più “lenta” delle altre e c’è l’utilizzo anche della voce growl alternata all’altra principale. Giusto per farvi capire ulteriormente di che cosa stiamo parlando BLACK COCK e SWEDEN messe insieme arrivano giusto ai 40 secondi di durata! Altra piccola cosa da dirvi anche se non è molto importante, dopo un paio di minuti dell'ultima I EAT YOUR BRAIN c'è una Ghost Track strumetale di manco un minuto. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/04/11 GENERE: hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/fuseraggio RECENSORE: chrisplakkaggiohc GIANLUCA FERRO Unheimlich Continui cambi di tempo e vituosismi con la chitarra fanno di Unheimlich un ottimo album progressive. Questo è sicuramente un album che non piacerà a tutti, molti riterranno che ci sono troppi virtuosismi inutili e privi di senso, un album solo per far vedere "quanto sono bravo". Altri (gli appassionati di progressive metal come Dream Theater, Liquid Tension Experiment, Ark, etc..) saranno d'accordo con me nell'affermare che questo è proprio un ottimo album. "Quasi non sembra un italiano!". Molto spesso si sottovaluta il proprio paese, siamo troppo abituati a
sentire la solita musica italiana e non ci rendiamo conto di quanti artisti davvero talentuosi abbiamo. Insomma, non è esagerazione dire che Gianluca Ferro è un ottimo chitarrista, ha collaborato con tantissimi artisti di elevato livello; con quest'album non ha nulla da invidiare ai suoi colleghi come John Petrucci (Liquid Tension Experiment, Dream Theater). Le canzoni che mi hanno colpito maggiormente di Unheimlich (15 brani per più di un ora di musica) sono state Overture 1089 X 9, Black Lydian, Ulam Spiral Dysporia. Non resta molto da dire, un ottimo album per tutti gli appassionati di progressive. VOTO: 95/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/03/11 GENERE: progressive metal/progressive rock
SITO WEB: www.myspace.com/gianlucaferroguitar RECENSORE: Rob GIUBBONSKY Storie di non lavoro «Cantare canzoni di non lavoro, di precarietà, di finte città sicure, di finte lotte a vere mafie, di politici flatulenti... Trasformare la rabbia in creatività e seppellire l'arroganza con ... l'armonia». Questa frase che si trova sulla pagina facebook del solista Giubbonsky potrebbe bastare da sola a sintetizzare il disco Storie di non lavoro. Trasudano storie di un mondo marginale, fatto di opportunismo e di ipocrisia dove si muove il nostro come un deraciné con acute facoltà d’osservazioni. Il microcosmo è Milano, la città italiana che dovrebbe essere la punta rivolta verso la modernità e l’Europa. Ne emerge invece una realtà fatta dell’attualità più spietata e triste: morti sul lavoro, autoritarismo strisciante, mafie e lobby di ogni genere, politicanti corrotti, precariato galoppante, forze dell’ordine accondiscendenti ai boss di turno, repressione imperante e chi più ne ha più ne metta. Come detto, si tratta di un microcosmo ma pare di poter leggere nelle intenzioni di Giubbonsky la possibilità di portare questi contenuti su un piano più ampio, magari a tutta la penisola ma oserei dire addirittura globale. In un mondo così ridotto l’unica risposta sta nella scelta di non partecipare, di non mettersi addosso
divise, di non sventolare colori politici ai quattro venti, di non accettare le divisioni e i confini ufficiali. Ma sarebbe un errore forzare le interpretazioni, anche se il messaggio sembra chiaro. Musicalmente la proposta è senza dubbio molto personale seppur certo non originale, riconducibile a un rock popolare e alla musica d’autore italiana di altri tempi: De André, Gaber, Guccini, l’esperienza dei Cantacronache…i riferimenti si sprecano e se ne potrebbero fare molti altri, cito solo i più noti. Si inseriscono qui e là suggestioni di jazz, di blues, di ballate e musiche tradizionali. La musica, come scritto nella frase riportata all’inizio, diventa un mezzo per trasformare l’energia negativa in positiva. Il potere della musica di Giubbonsky sta nel riuscire a conquistare con pezzi semplici e immediati, e al tempo stesso permette di farci riflettere sulla realtà che giornalmente ci passa davanti agli occhi che magari guardiamo, ma non viviamo. Uno stimolo a svegliarsi, ad aprire gli occhi. Notevole da questo punto di vista Gelato in Febbraio che racconta la triste vicenda di Luca Rossi, studente di 20 anni che si trovò a passare per caso nei pressi di una rissa e che fu ucciso da un colpo sparato ad altezza d’uomo da un agente di polizia; così come Non Lavoro, pezzo dove si colgono chiaramente gli influssi di De André; l’opener Terra Perduta e Città Blindata sono altri due pezzi dai contenuti profondi e commoventi. Più ritmate e rock le conclusive Senz’acqua e Carpe Diem, sono forse quelle che incidono in maniera minore, soprattutto la seconda a mio modo di vedere. Storie di non lavoro è un prodotto di qualità sotto ogni aspetto, un tipo di prodotto che ci vorrebbe per smuovere il nostro mercato discografico ma che (purtroppo, ahimè) non arriverà mai così in là: nel music business non c’è posto per cantautori impegnati, per messaggi di libertà connessi alla denuncia di verità così scomode. Non c’è posto per Giubbonsky, insomma. Per quel che vale, nell’undergorund c’è però il verso di scavarsi una nicchia con un lavoro del genere. Mi permetto di chiosare citando uno dei momenti migliori di tutto il disco: «Ed io non ho esercito e non ho frontiera, io non ho patria, io non ho stato, non ho polizia e non ho galera, e la prigione ma l’ha presentata la tua civiltà». VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/05/11 GENERE: alternativo/indie
SITO WEB: www.myspace.com/giubbonsky RECENSORE: doc.NEMO
GOLAH Cerebral Collision Sono stato contento di scoprire questa neo-band dalla provincia di Palermo che suona un Death Metal Tecnico vecchio stampo, come si faceva negli anni ’90. Pur essendo un Demo CD auto-prodotto la qualità del suono è veramente buona, con tutti i suoni dei singoli strumenti messi in risalto, specialmente la sezione ritmica basso/batteria che sono la vera colonna portante di questo lavoro. Un nota positiva va anche alla voce cruda del cantante, però sarebbe ingiusto non citare il lavoro fatto dalla chitarra che riesce a dare quel tocco di melodia malsana (però non smielata) unita a tanta ignoranza musicale, il songwritting pur non essendo freschissimo è ben studiato e coinvolgente, questo grazie anche alla tecnica dietro gli strumenti che permettono a questi ragazzi di creare riffs complessi ma di facilmente assimilabili. Un notevole solo di batteria introduce NARCISSISM, dove subito viene messo in evidenza la corposità del basso ed i riffs chitarristici ipnotizzanti e gustosi, giocando tutto su mid-tempos e rallentamenti pachidermici, quindi belle mazzate in petto per tutti!Senza annoiarsi si passa a ROTTEN PRIEST e questa volta si parte tutti ad unisono, tutta la canzone è condita da stacchetti e partenze precise come un bisturi in sala operatoria, in questa canzone echeggia un’eterna sensazione di pesantezza e malattia mentale, veramente bello il solo di basso ma soprattutto la parte solistica delle chitarre che riescono a creare un vortice schizoide di suoni. A differenza della altre SYMMETRY OF GRAVITY/SHINING inizia con un’ atmosfera glaciale ed Horrorrifica da accaparrarsi la pelle, dopo di questo la sei corde ce la mette tutta per rendere spettrale l’intero pezzo con dei riffs da catacomba ma col senso melodico, sotto un manto freddo come un cadavere creato dal resto delle band. La quarta ed ultima canzone è COLLAPSED INTO ETERNITY dove si cerca di sfoggiare maggiormente la tecnica strumentale con secchi e spasmodici stop & Go e riffs intrecciati, tutto adornato da tempi ritmici discontinui e devastanti. Riesce bene a reggere il confronto con le altre anche se la ritengo la più strana e meno convincente del lotto, ciò che mi ha colpito maggiormente è il bridge strumentale dove inizialmente il basso si lancia in dolci fraseggi per poi essere accompagnato dalla chitarra arpeggiata e l’immancabile batteria frenetica, io
sinceramente l’avrei terminata in questo modo, magari buttandola sul feed out, invece termina come l’inizio e quindi il voce carnivoro spezza tutta quella sensazione Eterea che si era creata, peccato. Comunque a parte questa mia ultima constatazione di gusto prettamente personale bisogna ribadire che questi giovani hanno fatto un buon lavoro, sicuramente potranno che migliorare, magari arricchendo maggiormente la loro musica con altre influenze musicali, senza dimenticarsi della brutalità!!In bocca a lupo per il futuro! VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/06/11 GENERE: brutal death grind metal
SANDGLASS- è L'ULTIMO PEZZO VERO E PROPRIO DELL'EP CHE NULLA TOGLIE E NULLA AGGIUNGE A QUANTO PROPOSTO PRIMA. CHIUDE L'OUTRO STALKER-. IL GRUPPO DIMOSTRA UNA INVIDIABILE COESIONE E CREDIBILITà PER QUANTO PROPONE, PEZZI OTTIMAMENTE SUONATI E MIXAGGIO DI BUON LIVELLO. BEL GRUPPO DAVVERO!!! VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/12/11 GENERE: hardcore/pop punk/punk
SITO WEB: www.myspace.com/gplhc RECENSORE: Lidel
SITO WEB: www.myspace.com/golahband RECENSORE: Chrisplakkaggiohc
GRAVELEAD Pathology
GPL ep GPL è UNA BAND PROVENIENTE DA Vigevano E L'EP DA LORO PROPOSTO è COMPOSTO DA 6 PEZZI PIU' INTRO ED OUTRO. IL GENERE è HARDCORE SPOSTATO UN Pò SUL MELODICO SENZA PERò PERDERE LA GRINTA DI QUESTO GENERE. DOPO L'INTRO STALKER-, IL PRIMO PEZZO VERO E PROPRIO -YOUTH IS A FEVER- HA UN RITMO MOLTO INCALZANTE CON DEI BEI CORI ED UN BEL BREAK CENTRALE, -BLANKET AND CROWNS- DOPO UN INIZIO CHE RIPORTA ALLE ATMOSFERE PSICHEDELICHE DEGLI ANNI 70 (TRA L'ALTRO BELLISSIMO INTRO) SI RIENTRA NELL'HARDCORE CON QUALCHE TIMIDA INCURSIONE SCREAMO APPENA ACCENNATA NEL CORSO DEL PEZZO, -THE WAVE- è SEMPRE IN TERRITORI HARDCORE MELODICO CON QUALCHE REMINISCENZA SVEDESE ALLA SATANIC SURFERS NEI RIFF DI CHITARRA NEI PRIMI 30 SECONDI DEL PEZZO,-INTO THE RABBIT HOLE- è UN PEZZO ALL'INIZIO PLUMBEO E PREGNO DI UN'ATMOSFERA TRISTE PER POI ESPLODERE DA METà CANZONE IN POI, -SECRET- è SPOSTATO UN Pò SUL POP PUNK PER LA CADENZA RITMICA E SUBITO DOPO SI SPOSTA IN TERRITORI NOFX STYLE CON PARTI PIU' RALLENTATE E BUONI CORI, -
I gravelead, attivi dal 2008 riescono dopo circa tre anni a concretizzare il loro lavoro in questo "pathology". Il quartetto è innamorato del trash degli anni 80, e si sente molto... ma è una infatuazione sana, e anche corroborante per l'ascoltatore. Infatti di questo si tratta: trash che pesca un pò qua e là dai primi metallica, dai primi megadeth e dai primi slayer... e abbiamo fatto terno! Le sonorità, le ritmiche, gli stop e i cambi di tempo, sono assolutamente conformi ai binari dello sferragliante treno del trash metal, e canzone dopo canzone si capisce che è anche un treno che va veloce, e senza troppe fermate. Dicendo che è così schiettamente ispirato, non voglio dire però che sia un disco da scartare. Insomma lo si ascolta volentieri, anche se non ci si deve aspettare nulla di nuovo. A fare da collante a tutto ci pensano i suoni, anche questi fedeli all'epoca d'oro. Quindi non curatissimi, ma taglienti e decisi. I gravelead mi hanno dato l'opportunità di ascoltare il loro "pathology" ed hanno avuto il merito di farmi mettere in macchina kill'em all e season in the abyss che da un pò di tempo non ascoltavo più. Un disco per i nostalgici. Certo niente di più. VOTO: 75/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/01/12 GENERE: thrash metal
SITO WEB: http://www.facebook.com/Gravelead?sk=w all RECENSORE: BR1 GREETINGS FROM TERRONIA Dietro ad un moniker quantomeno esilarante ed autoironico si cela una band proveniente da Reggio Calabria qui al suo esordio assoluto. "Algorithms For A No Sense Violence" é il primo album dei Greetings From Terronia autori di un rock molto radiofonico, ricco di sfumature e soprattutto molto introspettivo. Battezzato da un motivetto elettronico molto simile a quelli utilizzati in molti giochi da sala negli anni ottanta questo disco sdogana una formazione in realtà molto preparata sia dal punto di vista compositivo che esecutivo. "New Wave" rapisce da subito grazie ad un groove trascinante, melodie ombrose ed un testo in italiano ricco di buoni propositi. "Prometheus" sfoggia liriche in lingua anglosassone e ritmiche soft che esplodono in un refrain da brividi. La cura del particolare é una peculiarità alla quale questi ragazzi calabresi non riescono proprio e rinunciare e lo dimostrano attraverso una serie di fini arrangiamenti che mettono in risalto l'alchimia instaurata tra la sezione ritmica e le due chitarre. "Otherside" si mette improvvisamente a correre mescolando una serie di influenze che vanno dai Foo Fighters, agli U2 fino ai Radiohead. Il termine 'alternative' non è per nulla azzardato anche se i Greetings From Terronia sembrano volersi spingere oltre traccia dopo traccia. "Din ! Don! Bang !" potrebbe addirittura essere definita la versione rock del Battiato più ispirato. "Jack's Guide" é la prova tangibile che all'occorrenza i GFT sanno anche pestare duro improvvisandosi una rispettabilissima metal band. Assolutamente geniale l'idea di ritoccare appena il riff della precedente "New Wave" per dar vita al suo alter-ego "Old Wave" il cui testo é indice di una intelligenza e di una sensibilità popolare fuori dal comune. Chiude questo sorprendente disco la title-track, dominata da un basso che non ha smesso una sola volta di far sentire il proprio respiro. Esordio di spessore per i Greetings From Terronia, onesta e modesta compagine venuta dal sud con un sacco pieno di sogni che potrebbero presto trasformarsi in realtà. VOTO: 72/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 7/10/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/greetingsfromterronia RECENSORE: Andrea Costa GUY LITTLE later C'é l'alba dietro la grata, arrugginita e scura. C'é la libertà là fuori, la voglia di sognare leggeri. Questo é Later. Di Guy Littell. Il primo album di Gaetano di Sarno, in arte Guy Littell, si sintetizza bene nella sua copertina. Lievi malinconie, liriche dirette e terrene si alternano ed evolvono in atmosfere eteree e spaziose. Già in Tired of Tellin',traccia d'apertura, ma che sarebbe stata perfettamente a suo agio anche come end track, troviamo espressi tutti questi connotati: il pragmatismo di chitarre acustiche secche e terrene, una voce calda e ben piantata nel mix, ci fanno stare coi piedi ben saldi per terra ma per staccarci poi in un finale di riverberi elettrici, sintetizzatori sommersi, cori leggeri e assoli stranianti. La matrice del primo long play di Guy Littell é chiaramente cantautorale, ne sono un esempio, Within , The Nightmare Came, Small American Town coi quali dopo le atmosfere del brano d'apertura, veniamo ributtati in un suolo polveroso a stelle e strisce, le liriche sono efficaci e strizzano l'occhio a grandi d'oltreoceano come Neil Young, Bob Dylan, ma sempre con personalità e carattere distintivo. Se manca qualcosa, forse, é un ritornello incisivo. Niente paura, ecco l'acida Needed That Call, charlie costantemente aperto, chitarre che sanno di California e voce saturata guidano il brano velocemente e staccano bene con le precedenti tracce. Scorrono piacevoli Kill the Winter, con il sinth bass iniziale, intro quasi grunge per poi mutare nel pezzo forse più pop dell'album, Black Water, con i suoi effetti psichedelici intorno alla solita, semplice ma efficace, chitarra acustica per poi arrivare a Gifted Summer: brano di spiccata varietà di arrangiamento fra strofe, ritornelli e ponti, dove si alternano ritmiche nervose e chitarre sincopate che ricordano i primi Jonny Greenwood e Graham Coxon per poi mutare in melodie ed arpeggi cristallini e morbidi. Concludono l'album le sentite What a War (for my soul), e Best Thing Ever, nella
quale spicca una chiusura di violino. Unico neo l'ordine dei brani nella track list, la chiusura forse non é completamente all'altezza delle tracce precedenti. Quello di Guy Littell é un lavoro notevole. Per varietà di stili, qualità e scelta del mix, e capacità di far emergere le proprie influenze ma sporcandosi le mani con la propria personalità e carattere. É uno di quegli album da ascoltare più volte, da approfondire dopo un primo ascolto per coglierne ogni volta nuovi colori e sfumature. E sono davvero tante. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/08/11 GENERE: acustico/ alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/guylittell RECENSORE: Federico Rasetti Fermata Brighton HANK polvere Nati nel 2002, la band campana HANK è giunta ormai al suo terzo Ep. Questo lavoro risulta essere certamente il più completo, un buon viatico per il raggiungimento di una sonorità matura che possa, si spera, finalmente portarli alla produzione di un disco. Il loro è un rock puro all’italiana, ben rappresentato dal brano “Polvere” che da il nome all’intero lavoro. Buoni i ritmi della batteria e le chitarre sfarzose, pungenti il testo. La vocalità è decisa e ben strutturata in tutti i brani, specialmente nella crudele “Gelida”. Si apprezza anche il tentativo della band di dare un corpo proprio all’Ep con le sue sonorità mai ripetitive e spesso non armoniche, tali da non risultare banale nel suo genere. “Mi senti dentro” nasconde un sottotesto erotico molto sottile e si fa ascoltare soprattutto per il suo ritmo veloce, mentre “Regina” è sicuramente il pezzo più commerciale dell’intero Ep con il suo leitmotiv molto orecchiabile. Band che andrebbe ascoltata live, per comprendere se sa trasmettere la sua forza anche ad un pubblico rumoreggiante...il test che fa da spartiacque fra una band passeggera ed una band da tenere d’occhio. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/04/11 GENERE: garage/punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/hankridottiallosso RECENSORE: Marco Pesacane HATE INC. Art of suffering Il gruppo si presenta la pubblico dopo più di un anno dall’EP di debutto “Fragments”. Si presentano però con un Long playing e guidati da Vincent Vega (moniker preso da uno dei killer di Pulp Fiction interpretato da John Travolta) la band, con questo album, porta avanti il discorso lasciato con l’Ep precedente. Quindi possiamo dire che “Art Of Suffering” è la ragionevole conseguenza di “Fragments”, tanto che nel cd ci sono le quattro tracce di “Fragments”. Quello che balza velocemente all’orecchio dell’ascoltatore e un cd di industrial che prende da mostri sacri quali: Trent Reznor e la sua “quasi” creatura Marylin Manson nei passaggi più decadenti, poi nei punti più pestati e in quelli più vicini alle scorribande electro possiamo scorgere frammenti infetti di produzioni nord europee come Pain, Oomph! e Rammstein. Sottolineo nuovamente il filo conduttore con il precedente lavoro, ribadendo che il gruppo propone “nulla più e nulla meno” di ciò che aveva promesso con il 4 tracce precedente. Unico inghippo e che dal EP al Full si riscontra un filo meno di fluidità tra i pezzi, ma nulla di insormontabile , al massimo sarebbe stato preferibile evitare la bonus track ovvero la versione acustica di “Fragments” e forse quasi otto minuti per “Tears” potrebbe risultare pesante per l’ascoltatore non avvezzo a sonorità vicine all’electro ambient. Questo però non vuol dire che abbiamo un album abbozzato, o poco curato, ma bensì di un certo spessore e di una certa capacità emotiva e sonora non di poco conto solo soffre ancora di alcune incertezze a livello di decisoni artistiche. In ambito di registrazione, mixaggio, produzione e post produzione non ci sono sbavature di sorta anzi abbiamo un lavoro di buonissimo livello. Ma tornando alle tracce, oltre a quelle che si sono potute apprezzare già in precedenza con l’ EP d’ esordio, abbiamo gli episodi più granitici come “Hypnotist”e “Breed” e quelli più elettronici quali “Dissatisfaction”e “Made In Chains”. La componente più elettronica prende il sopravvento, specie
nelle ultime due tracce nominate, portando il “rilevatore” dei BPM al livello dei romani Dope Stars Inc. (altra band a cui il gruppo Tarantino fa l’occhiolino). Se la band saprà, e vorrà, spingere l’acceleratore in questa direzione sul prossimo full-length (già in lavorazione) aspettiamoci un comeback coi controfiocchi; nel frattempo “Art Of Suffering” si rivela comunque un buon debut album. Non è ancora sufficientemente rifinito per gridare al “cd dell’anno”, ma abbastanza decadente, curato ed intenso da poter creare un posto di rispetto nell’ambito industrial odierno. VOTO: 67/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/07/11 GENERE: industrial /metal
SITO WEB: http://hateinc.net/ RECENSORE: Alessandro Schümperlin HAYE’ GRAVE Shadow moses Per non sbagliare mettiamoci dentro un pò di tutto. Si potrebbe riassumere così il coagulo di impressioni che ho avuto ascoltando questo cd. Un pò di Opeth, un pò di Cannibal Corpse, un pò di Dimmu Borgir, addirittura un pò di Limp Bizkit. Tutto il resto poteva anche conciliarsi in qualche modo, ma le parti rappate e i suoni "tecno" davvero centrano come il diavolo e l'acqua santa. Un tentativo di essere innovativi comunque non è mai da stroncare, ci mancherebbe. Infatti per tutto il disco si rimane sorpresi da queste appunto "sorprese" elettroniche. A mio gusto personale, mi hanno fatto sorridere non posso mentire, ma certamente fanno si che questo disco si ricordi per qualcosa, oltre che per l'indiscutibile qualità audio\esecutiva. Non so se il risultato che la band voleva ottenere fosse questo, ma come spesso succede sono i particolari di un quadro ad entrarti nella memoria, più che il quadro in se. Esattamente ciò che è successo in questo frangente. C'è più da tenere che da buttare, insomma, e senza dubbio alcuno. Magari sarebbe più utile trovare una personalità più definita, ma per il resto non c'è nulla da dire. Le "sorprese" elettroniche potrebbero diventare anche un marchio di
fabbrica niente male, ma bisognerebbe seguire una linea musicale meno conducente ad altri gruppi di riferimento. Non sono consigli ovviamente ma solo impressioni che, dal momento in cui son qui a scrivere, mi sento di dire. "chi crede di aver consigli per tutti, presto non avrà più nessuno a cui darne" diceva un saggio orientale. Così tento di fare pure io. Sono curioso di sentire l'evoluzione di questa band, promossa con questo suo lavoro, anche se non a pieni voti. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/12/11 GENERE: heavy hardcore metal
SITO WEB: http://www.myspace.com/hayesgrave RECENSORE: BR1 HATEWORLD Another holocaust Primo ep per il quintetto torinese, questo "another holocaust". 4 tracce grezze, senza troppi preamboli, introduzioni, e davvero, con questo caratterino non sono affatto necessarie. Per essere un ep di esordio non è affatto male, anche se ci sono dei difettucci. Ma andiamo con ordine, e poi... sono i difetti che fanno la differenza.. Prima i pregi dunque, perchè ci sono e non sono nemmeno pochi. La cosa che colpisce è la schiettezza. Quasi sfrontatezza! Sembra che gli Hateworld vogliano provocare. La struttura delle canzoni e dell'intero ep ha questo scheletro, anche se i brani sono anche piuttosto articolati e ricchi di cambi. Insomma, diretti, ma senza tralasciare pressocchè nulla, almeno in fase compositiva. Niente di così nuovo, anzi c'è un bel legame con il passato, però con quel passato che manca un pò a tutti, ne è diretta testimonianza "behind the mask", terza traccia di "another holocaust". Credo che un esempio ulteriore di questo legame nostalgico, sia presente nella ricerca dei suoni, che onestamente potevano essere migliori, specialmente riguardo alle chitarre e alla voce. Come mi succede spesso, ultimamente, ho l'impressione ascoltando questo lavoro, che il top di questa band si possa godere al
meglio dal vivo, dove sudore birra e teste che scuotono un pò ovunque concedano sfogo a chi suona e a chi ascolta, e..in fondo chi se ne frega se c'è una pennata in più o in meno! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/06/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/hateworldtorino RECENSORE: BR1 HAVEN DENIED Illusions Terzo album per gli Haven Denied, band portoghese nativa di Braga che a settembre ha rilasciato sul mercato questo "Illusions" sotto la supervisione della SG Records. Premendo il tasto 'play' del vostro lettore verrete scaraventati in ostici terreni heavy-thrash fortemente contaminati da riverberi moderni e sperimentali. L'invidiabile produzione e gli ottimi suoni evidenziano a poco a poco un songwriting forte, corrosivo e dinamico ma anche articolato e ricco di pregevoli intuizioni tecnicocompositive. L'impatto dell'opener "Our Lives Are Gone" é devastante ma spiazza per il continuo alternarsi delle soluzioni vocali che spaziano con rapidità e naturalezza dallo 'screaming' al 'clean' per poi aprirsi su tonalità basse o addirittura recitate. La seguente "Are You Really A Man ?" gode di un ottimo groove di scuola presumibilmente thrash e mette sotto i riflettori un drumming preciso e dinamico. Le chitarre sono costantemente ribassate e la ragnatela di riffs che viene a crearsi risulta fitta (ed ispiratissima) anche nella torbida "Ego Crisis". "Of Illusions We Will Die", sia vocalmente che stilisticamente, ha le sembianze di una qualsiasi song dei Metallica del periodo 'Load' e 'Reload' nonostante un break melodico nel finale davvero ben riuscito. Bello anche l'attacco di "Fathers Of The Same Son", song che sfocia in un refrain oscuro e coinvolgente. Il nu-metal (quello più melodico ed accessibile) é davvero dietro l'angolo e pezzi come "You Used To Like" e "Times Of Waste" lo confermano a più riprese. Le indubbie capacità esecutive e l'esperienza acquistata hanno permesso agli Haven Denied di osare e spingersi oltre il
prevedibile alla ricerca di una personalità unica e distinguibile. Operazione perfettamente riuscita anche se questo album, seppur validissimo sotto molti aspetti, non possiede il pregio dell'immediatezza e della facilità di ascolto. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/09/11 GENERE: heavy metal /thrash
SITO WEB: www.myspace.com/havendenied RECENSORE: Andrea Costa HELLRIDE Hellride I Questo dei toscani Hellride non è di certo un lavoro dal songwriting complesso e dai passaggi strumentali complicati, ma la compattezza e la potenza del sound, un misto tra Black Label Society e i Nickelback più pompati, riescono ad impressionare sin dal primo ascolto. Intendiamoci, non siamo di fronte a un disco minimale, questi ragazzi suonano bene, ma ciò che resta dopo averli ascoltati è l’atmosfera aggressiva costruita dal suono delle chitarre e dalla linea vocale culminante al momento giusto in passaggi carichi di pathos, assieme agli stacchi musicalmente più “ignoranti” talmente poderosi da far muovere la testa anche a un sordo. Volendo fare i pignoli alcuni dettagli vanno però sistemati: le canzoni in linea di massima si assomigliano una all’altra e la voce va migliorata, specie nei momenti più calmi dove non è supportata dal possente tappeto di chitarre (vedi “Talking to you”). Detto ciò, il responso è ampiamente positivo e sono sicuro che con l’impegno e un po’ più d’esperienza gli Hellride possano in futuro regalarci un prodotto che non abbia nulla da invidiare alle band d’oltreoceano. Anzi, migliore. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/08/11 GENERE: thrash – heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/ RECENSORE: Pino F.
HELLTER SKULLER inquisition
Questo quartetto di Perugia dà vita ad una sorta di “thrash estremo”, nel senso che concettualmente prendono spunto da Slayer e Testament per quanto riguarda musica e ispirazione alle liriche, e poi lo marciscono rendendo più primitivo e sanguigno il risultato ottenuto. Spiace dirlo dirlo, ma sono davvero brutti i pezzi qui contenuti, troppo deboli le trame di chiatarra, e troppo poco incisive le ritmiche. Non si può dire che queste ultime siano tutte uguali, ma si districano talvolta su campi forzatamente variegati, finendo col non avere né capo né coda. Da rivedere poi la voce, pessima per tecnica esecutive ed interpretazione. Al prossimo lavoro, questo è assolutamente da bocciare. VOTO: 45/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/04/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/helterskulter RECENSORE: Jurgen HIGH FLUX DENSITY Alibi (singolo) Alibi, brano dei ‘metal proggers’ High Flux Density (da Trento), si presenta fin da subito come un elaborato intreccio fra pesantezza e melodia, dominato da voce femminile e ritmiche tipicamente ‘modern metal’. Le influenze percepite a livello chitarristico ricordano band come Dream Theater e Symphony X, anche se almeno in questo brano la tecnica dei musicisti non sovrasta del tutto la forma, tutto sommato semplice, della song. Cè ancora da migliorare il sound generale nonostante la reale presenza di talento. VOTO: 68/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/02/11 GENERE: metal prog
SITO WEB: www.myspace.com/highfluxdensity RECENSORE: Cristiano Poli
HI HATE Against all Pare che con il passare degli anni i musicisti italiani migliorino, un pò come il vino. Dopo questa considerazione generale, e forse troppo generalizzata, si può farne un'altra più specifica riguardo gli Hi Hate. Anche loro si adattano quasi alla perfezione con quanto detto all'inizio. Se si parla di qualità dei musicisti qui davvero c'è un bel pò di carne al fuoco. Certo non possiamo dire che siano i migliori in circolazione, ma il disco per quanto riguarda la parte suonata, fila via che è un piacere. Senza stare a soffermarsi sul solito e banalizzato discorso riguardo alle band che possono aver influenzato gli Hi Hate, posso dire tranquillamente che la struttura delle canzoni è davvero avvincente: Decisione e fermezza, apertura e chiusura, molto equilibrio e buon gusto tra scelta dei suoni, e corpo vero e proprio del brano. La sezione strumentale e compositiva meriterebbe dunque un bell'8 in pagella. Purtroppo se qualcuno legge la prima riga con attenzione parlo di "musicisti" non di cantanti. Infatti purtroppo c'è una cosa che proprio non va in queste 5 canzoni di Against All, ed è la voce. Troppo sintetico il growl. Fuori luogo e a mio parere anche non eseguito benissimo il pulito melodico. Mi piace sentire anche la mistura delle due cose di solito (growl e pulito) ma qui entrambe non mi convincono per niente. Specialmente il growl carico di sovraincisioni ed effetti pitschifteriani, che per carità usano in molti, ma non con così tanta sfacciatezza. Peccato perchè sinceramente poteva essere un disco di prima fascia. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/01/12 GENERE: swedish metal
SITO WEB: http://www.facebook.com/HIHATE RECENSORE: BR1
HI JACKERS ON THE HIP The worst of E pare sia arrivato il momento di aver tra le mani un bella scoperta, dopo diversi demos che mostravano poche pretese. Disco a tutti gli effetti questo Worst Of, su cui HJOTH avranno acceso più di un cero per band come Melvins, Dirtbombs o ai più recenti Division of Laura Lee(Chucky Chucky). L’attacco della successiva Jimmy’s girlfriend può essere un punto di nonritorno per gli appassionati del genere o per chi vuole curiosare tra le altre tracce. Ci si troverà di fronte alla ballata My girl… tutto sommato gradevole- poi si aggiunge un tocco di blues spencer su 45 Lipstick e Hillbilly per tornare agli inizi con Katrina. One day of rest e The dirty wheeled (simpatico l’urlo-kobain) non tolgono molto all’identità della band, che si nutre di chitarre e nervosismi vari per dar vita ad un lavoro che può aver seguito non solamente(questa la sfida) per i fanatici del genere, visto che dal vivo la band(pare) dia filo a torcere a molti gruppi no-Italy. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/06/11 GENERE: rock /punk/garage
SITO WEB: www.myspace.com/hijackersonthehip RECENSORE: Alècs m. HISTORICA Historia Magistra Vitae Ho il piacere di recensire gli "Historica" giovane band formatasi nel 2009 che, dopo 2 anni, finalmente fà uscire il suo primo EP dopo alcuni cambi di line-up. Al Giorno d'oggi gli Historica sono formati da DAX (basso), Berru (batteria), Danielle (voce), Danilo (chitarra). Quest'ultimo oltre ad essere il più "anziano" della formazione proviene da una scuola piu "heavy" come Iron Maiden e Saxon. questo EP ci viene proposto con ben 5 tracce più una cover Grave Digger (Rebellion). La copertina non rispecchia però il genere offerto dalla band, sembra una sorta di gruppo "power" cosa che fortunatamente viene smentita durante l'ascolto. A livello audio, le canzoni sono ben registrate e mixate, nulla da dire a riguardo, i pezzi maggiormente in risalto sono: Luther e
Glorious Defeat, davvero impressionate la voce di Danielle che alterna parti in growl (a tratti la si potrebbe scambiare per un uomo) e parti in pulito e lirico. La batteria davvero ben eseguita, la pecca che più penalizza è la chitarra, in alcuni punti riff per niente accattivanti, mancanti di personalità, fortunatamente non in tutti, le potenzialità ci sono però per il tipo di voce magari e anche per le potenzialità degli altri (perchè dal vivo rendono decisamente il doppio) cercare di non "inzuppare il biscotto" nel passato e puntare verso strutture piu articolate ed estreme VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/06/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/historicaband RECENSORE: TheReaper HOOSH Faces Un duo friulano formato da Eryx e The Jab. Esperienze passate hanno portato a dividersi la passione con due compiti precisi. Voce femminile e autrice dei testi, il ragazzo si occupa del resto. Per darvi un’idea veloce potrebbero aprire a band come YYY’s, Gossip o The Kills per la presunta somiglianza. Believe e Prey to hunt si avvicinano allo stile in questione, I’m broken strizza l’occhio a trent Reznor . La parte centrale poggia sulla più delicata e gradevole Man in the rain e sul singolo Stars in the city, d’impatto ma anche più scontato. Just a boy forse è la più pop, anche nel cantato, le potenzialità rimangono in Monster & Co prima della finale Last Song, forse la vera chicca del disco. Una voce in realtà che non ha bisogno di paragoni, a tratti sensuale. Aspettiamo curiosi non poco le prossime canzoni. VOTO: 62/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 3/03/12 GENERE: rock elettronica bluse
SITO WEB: http://www.myspace.com/hooshband RECENSORE: Alècs m.
HOPES OF FREEDOM Freedom storm I francesi Hopes of Freedom con questo ep mi hanno stupito e per due motivi diversi. Uno molto piacevole, l'altro meno. Quello piacevole è la qualità delle canzoni. Sono rimasto colpito in modo estremamente favorevole da queste creazioni musicali. Si avvertono contaminazioni celtiche, richiami al power più classico, note tecniche di un certo valore...molte cose contenute in pochi brani, mai banali, densi di ingredienti mescolati anche bene. Il brano "the call" probabilmente racchiude tutto lo spirito della band. Oserei definirlo un lavoro quasi più epic che power, date appunto le influenze che distintamente si percepiscono. Purtroppo il mio stupore, come annunciato è diviso in due. La qualità di registrazione è decisamente scadente, ed è un peccato davvero grave. Alcune volte addirittura pare che gli strumenti siano fuori tempo. Se questo gruppo avesse alle spalle una produzione a mio avviso avrebbero le qualità per attrarre molte attenzioni, ovviamente rimanendo all'interno degli ascoltatori amanti del genere. Dare un giudizio al lavoro artistico del gruppo è piuttosto facile perchè la creatività e le capacità compositive sono eccellenti oltre che evidenti. Purtroppo questo giudizio positivo non può non venire intaccato dalla qualità in registrazione molto meno che mediocre che tale opera meriterebbe. Spero di poter riascoltare presto gli Hopes of Freedom, sperando in un futuro su questa linea, ma lontano da quello studio. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/06/11 GENERE: power metal
SITO WEB: www.myspace.com/hopesoffreedom76 RECENSORE: BR1 HUNO Spessi Musi di Plastica Da Cuneo e dalle ceneri degli Hacienda nasce il progetto Huno, che si propone con questo ep
di sei tracce, alla ricerca di una etichetta discografica. Gli Huno si avvalgono altresì della collaborazione tra gli altri del poliedrico polistrumentista dei Marlene Kuntz Davide Arneodo. La title track (spessi muri di plastica) è senza dubbio il potenziale singolo apripista per il quartetto piemontese. La canzone risalta rispetto alle altre, con la sua ritmica accattivante. Volendo mettere in un qualche filone musicale la band, si potrebbe fantasiosamente collocarla nello stesso albergo di verdena subsonica e bluvertigo, ma in una stanza a se stante, perchè tutto sommato nonostante le evidenti influenze mantiene una sua originalità. E'un piacere constatare che un certo determinato filone di gruppi italiani emergenti prosegue quella linea rock che (deo gratias) si allontana dai vasco e ligabue, proponendo qualcosa di proprio, suonato con l'orange a palla e cantato con una voce a metà tra la melodia e la rabbia, che viene dal cuore e dalla gola, senza troppi fronzoli. Dicendo ciò però non vorrei che si pensasse ad un disco poco curato o banale, anzi. E' già un disco pronto ad essere immesso nel mercato, pulito e di buon gusto. Augurando ogni bene a questi ragazzi, concludo la recensione di un disco che non sarà il capolavoro del rock italiano, ma che certamente fa ben sperare, e che a mio avviso dovrebbe trovare fiducia da parte di produttori ed etichette, perchè sono i gruppi come gli Huno ad avere potenzialmente in mano il futuro di un genere che personalmente vorrei avesse più spessore nel nostro paese. In bocca al lupo! VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/01/12 GENERE: rock
SITO WEB: http://www.facebook.com/hunomusica RECENSORE: BR1 HYBAN DRACO Frozen whispers Hyban draco band di origini spagnole che raccoglie canzoni di demo precendi e ci propone questo album the frozen whispers. il genere proposto e una sorta di black
melodico di vecchio stampo, la qualità audio ci fa gustare queste 6 tracce in modo tranquillo. i pezzi si incastrano bene, e vengono proposti con un'ottima esecuzione, unica cosa il gruppo manca un pò di personalità, Non essendo un grande amante del genere non posso esprime il mio giudizio in modo completo ma parecchi passaggi sono scontati e standard, non ci resta che aspettare il nuovo album degli HYBAN DRACO nella speranza che venga proposto qualcosa di piu personale VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/02/11 GENERE: black melodico
SITO WEB: www.myspace.com/hybandraco RECENSORE: SoSo I VALIUM L’infedele Lucienne Alla prima canzone di tre di un
semisconosciuto gruppo tal dei tali, mi ritrovo per un attimo a controllare lo stato delle mie usatissime cuffie di tal marca per rendermi conto che il suono che ne esce fuori è bello e definito, a ciò che ascolto è stato dato il titolo di L’infedele e I Valium in questo momento hanno già dato ai posteri videoclip ed album di cui per il momento non parliamo. Loro hanno deciso di parlare new-beat, anche se Lucienne(seconda traccia) li avvicina pericolosamente ai Bluvertigo più che ai Soerba(bei tempi italiani!) e La Danza dei Ribelli sembra un incrocio tra l’esordio di Morgan con un tocco di radiofonia in più. Riferimenti a parte, pare che i ragazzi abbiano in testa cosa suonare e come farvi divertire ai loro live. Aspettiamo il disco. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/09/11 GENERE: pop italiano/beat
SITO WEB: www.valium.it/press/ RECENSORE: Alècs m IATO Marchio di fabbrica Il marchio di fabbrica degli iato è
sicuramente la rabbia e la voglia di critica e di denuncia verso quell'entità che a molti è incomprensibile, ad altri più o meno estranea, chiamata "sistema". Questo demo, composto di 6 tracce di particolare aggressività è a suo modo particolare. Si canta in italiano, ma in uno scream-gore accentuatissimo, scelta questa a mio modo di vedere coraggiosa. Le sonorità ricordano quelle grasse e pesanti dei vecchi sepultura, anche se curate in maniera un pò approssimativa. I testi lasciano pochissimo spazio all'interpretazione, essendo parole scritte dal pugno chiuso della rabbia. In effetti si ha, ascoltando "marchio di fabbrica" nella sua interezza, questo senso di oppressione e claustrofobia che a dirla tutta si può vedere come una ripercussione in musica del quotidiano, di un malessere esteso e comune. Il punto debole degli iato, almeno in questo loro lavoro, è appunto la ripetitività delle tematiche proposte. Ok abbiamo capito tutti che il mondo non vi piace, ma assodato questo, non rimane molto altro, nè a livello compositivo artistico, nè a livello qualitativo. La potenza di fuoco c'è, la rabbia pure...aspettiamo un sicuro miglioramento nel loro prossimo disco. Per ora siamo appena sopra la sufficienza. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/02/12 GENERE: metal/ hardcore/ death
SITO WEB: http://www.facebook.com/pages/IATO/12 2256807883208?sk=wall RECENSORE: BR1 IBRIDOXN Non ingerire I suoni e le parole scivolano fuori piacevolmente ascoltando questo disco. Ottima sperimentazione dei nostri che si aggirano prima in ambienti rock duri e veloci, poi su lidi più lisergici e dilatati. Certamente parliamo di un lavoro che gli amanti del Rock targato Italia sicuramente apprezzeranno. Per tutto il disco siamo ipnotizzati dalla voce, che disperata nei suoi deliri è in bilico tra illuminazioni e
provocazioni. Il groove del gruppo è ricercato e ben curato; mi riferisco al lavoro di produzione svolto dai nostri i fase di registrazione. Molto interessanti. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/03/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/ibridoxn RECENSORE: Zak IGNITION CODE upgrade Si definiscono Melodic MathDeath. Fantasiosa ma calzante idea. Si avvertono influenze a cui il quintetto stesso ammette, presumo con orgoglio, di aver ammiccato. Mnemic e In Flames su tutti. Eppure nonostante queste assonanze, non è un prodottaccio scopiazzato, anzi. Se ne ricava qualche parere non subito, al primo ascolto, bensì dopo almeno un paio. E' tutto fuorchè un disco lineare, ma ben costruito, esasperato forse un pò troppo in certi casi, ma in linea di massima coerente con lo spirito comunicativo della band. Chirurgiche e pressanti ritmiche si alternano a melodie molto accattivanti. Una gran bella fetta di merito va a chi ha registrato e prodotto il demo: decisamente dei suoni prima di tutto azzeccati, e poi anche ben curati e pesanti. C'è gusto. C'è carica. C'è come un groviglio di emozioni latenti che tentano di prevaricarsi a vicenda. E chi le ascolta (in questo caso il sottoscritto) le sente. E sente anche che la vera cosa bella di Upgrade degli Ignition Code è che il meglio deve ancora arrivare. Intendo dire che l'impressione ricevuta dopo attenti ascolti sia quella di un bell'insieme di ingredienti ottimi. Ma che una volta messi insieme e cotti a puntino possano seriamente diventare una pietanza irresistibile. Insomma paragoni culinari a parte, ottima la prima, ma...attendiamo sviluppi! Great! VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/12/11 GENERE: melodic math death
SITO WEB: http://www.facebook.com/ignitioncode RECENSORE: BR1
IMPALED BITCH Emblematic part I
Quando ascolti un disco degli I.B. sai già cosa aspettarti: terrorismo sonoro, ritmiche oltre il muro del suono, voci inumane, e tanto, tanto sangue. Questa volta SoSo, musicista che sta dietro a questo one man project, ha voluto esagerare e ci ha regalato un'inaspettata evoluzione sonora, nella quale ha leggermente rallentato il metronomo sui pezzi, ed ha aggiunto qualche ritmica di estrazione puramente più thrash ed assoli melodici di stampo heavy metal classico (!!!). Eppure il nostro macellaio di fiducia non ha perso né lo smalto per pestare come in passato -ascoltare “Do you want palloncino?” ed “Emo-rroidi”) né lo spirito ironico che l'ha sempre contraddistinto (l'intro della stessa “Emo-rroidi” con spoken words di Lino Banfi è spettacolare); le influenze sono sempre più o meno quelle di un tempo: Putrid Pile, Dying Fetus, Cannibal Corpse, Waco Jesus. Ma stavolta il lavoro è globalmente migliore, sia per le registrazioni, ma anche per l'artwork della copertina, che danno un tocco più professionale al tutto, anche se noi si è qui per parlare soprattutto di musica. Botta. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/02/11 GENERE: death metal /grindcore
SITO WEB: www.myspace.com/impaledbitch RECENSORE: Jurgen Kowalski IMPALED BITCH Emblematic part II
SoSo non dorme mai. E' questa la spiegazione più plausibile alla sua prolificità, ed al numero impressionante di releases con cui esce da più di due anni a questa parte. Ogni sei mesi circa, infatti, abbiamo il nuovo lavoro del terrorista sonoro di Vibo Valentia, sempre più a suo agio nel condurre in proprio la nave pirata che risponde al nome di Impaled Bitch. Seconda parte di un lavoro uscito solo pochi mesi fa, e che conferma due cose: la prima è la crescita in senso generale. Oltre ad aver raggiunto un climax ottimale per il proprio songwriting, Soso dimostra di saper essere eclettico pur rimanendo in ambito brutal death/grind. Alle suddette parti,
infatti, sono sempre tanti gli spunti thrash nelle ritmiche, così come gli assoli, ben congegnati e mai banali. La seconda conferma arriva dalle liriche, che non perdono di vista il lato porno, l'umorismo nero e i clichè brutal, ma sanno anche prendersi un attimo sul serio, come ad esempio in (42) days of madness. Molto buona la produzione, la migliore finora, e molteplici le collaborazioni: Martina Tosi, Infernal Angels, K. Nekron, Lucyfer Lux Goatreich, Angelo Miceli, Historica, Brain Dead e Vulvectomy...manca qualcuno? No, ci sono tutti. Pare quindi che gli I.B. Abbiano trovato la strada giusta da percorrere, e allora avanti così. VOTO: 77/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/04/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/impaledbitch RECENSORE: Jurgen IMPALED BITCH Scavenger of corpse promo before emblema tic P.2
La letteratura di genere direbbe questo sugli Impaled Bitch: sound granitico! Scendiamo nel dettaglio di questa affermazione. Le oscure sonorità che i nostri, capitanati da SoSo, hanno prodotto in questo disco si muovono in ambienti violenti e aggressivi, toccano anche sonorità più intime; il solo di chitarra in apertura ci trasporta in ambienti oscuri e disperati. Godsuck è indiavolata a tal punto che l’ascoltatore viene fiondato davanti a un muro sonoro che trita e ritrita, con un Totò d’annata sullo sfondo, i timpani. Socialmente impegnati nelle tematiche, il sound è bello tirato, dal trash al black più buio, il risultato è sopra le righe. Il filo conduttore è: potenza e aggressività, bei soli di chitarra e cantato potente si alternano a intramezzi di voci prese da film e da telegiornali. “Liberati” è un riffone molto incalzante dalle sonorità decadenti, il chitarrista ha decisamente superato la prova. Un lavoro ben riuscito, non è il solito prodotto dalle forti tinte di genere molto “autoreferenziali”; è aperto a più letture, proponendoci un “trait d’union” tra esperienze black e sonorità a tratti trashmosh. A differenza di molti progetti di questo tipo l’ascolto non è tedioso per l’ascoltatore, anzi i cambi ci fanno apprezzare il lavoro compositivo dei nostri che si sono avvalsi anche della
collaborazione della nostra Martina. Bene! VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/03/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/impaledbitch RECENSORE: Zak INERTIA faceless
Pochissimi compromessi. Qui si gioca duro. Appena iniziato l'ascolto di questo "faceless" l'impatto mi ha colpito in pieno e ne ho goduto assai! La prima canzone (Euthanasia) infatti è probabilmente la migliore delle 6 che formano l'ep. Un ottima apertura delle danze che poi continuano sulla stessa falsa riga. Ottimo in tutti gli aspetti in cui lo si possa guardare. Mi sto impegnando a trovare dei difetti ma non riesco a trovarne. Il suono è un vero e proprio muro. La voce si alterna bene tra scream e melodica, la struttura dei brani è ricercata, ma non sofisticata. La cosa che davvero colpisce è il tiro che gli Inertia sono riusciti a dare a questo loro lavoro. Tutti i brani sono su ottimi livelli, ma se dovessimo ascoltare solo le parti tecniche o sonore probabilmente in mezzo al mare di band si confonderebbero. La cosa che invece fa si che non sia così è proprio questa botta che ti arriva addosso. E' una cosa che o si ha o non si ha, non centra niente ne con la tecnica ne con tutto il resto. E gli Inertia ce l'hanno. In qualche modo stimola emozioni. E come ogni band che mi provoca questa reazione, ha il mio rispetto e la mia stima. Non parliamo di capolavori assoluti, ma di certo di un gruppo da tenere d'occhio, e di un ep da ascoltare tutto d'un fiato. Bravi ragazzi! VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/07/11 GENERE: thrash core
SITO WEB: www.myspace.com/inertiarocks RECENSORE: BM1
INFERNAL ANGELS Midwinter blood
I marchigiani Infernal Angels hanno partorito un altro full lenght (il primo è stato Shining Evil Light, più qualche Demo-CD) di buona fattura, questa volta con tanto di grafica sanguinolenta e macabra, che rispecchia a pieno il loro stile musicale, la registrazione è limpida ed il missaggio buono. Il gruppo è ancorato agli stilemi del genere black, specialmente quello Svedese, quindi niente innovazioni o ricerche bislacche. Tutto viene incentrato su riff di chitarra freddi e striduli, che riescono a creare momenti epici senza l’ausilio di synth, penso che la particolarità di questo gruppo sia la voce del fondatore Xes che versa più sul gutturale ruvido, invece che sullo screaming alto. Fortunatamente sono stati scritti anche testi in Italiano, anche se purtroppo a volte non rimane facile sentire le parole senza averle scritte su un pezzo di carta. Una di questi casi è PROLOGUS ODIIS, che apre le danze macabre con un arpeggio epico per poi sfociare nella violenza, tempi veloci e pochi riffs ripetuti all’infinito (come accadrà anche per il resto delle canzoni). MELODY OF PAIN è tra le mie preferite, lo stile è sempre quello, giocando molto sulle parti lente e verso i 2 minuti si passa al picco della loro vena epica, con un stacchetto arpeggiato stupendo di chitarra che viene seguito con le note del basso, invece il cantato verserà sul pulito con intonazione bassa. Il resto della canzone sarà un lamento continuo, seguito dall’incessante doppio pedale del Drumming. In questa canzone devo dire che la fa da padrone il Basso. La title track usa l’arma dell’epico come nella precedente. Ad aprire CORONATION OF DARK VICTORY sarà una piccola introduzione di batteria, il resto della canzone scorre cattiva come le altre. Stessa storia per CONQUERING THE THRONE OF SIN che non concede pause ed è abbastanza corta in confronto alle altre (si aggira sui 3 minuti e mezzo) e per A NEW ERA IS COMING che è annunciata da un intro di battaglia (non saprei se trattasi di un samples), anche qui mi piace come si sente la presenza del basso, il lavoro dietro le pelle è quasi sempre dritto. Si cambia leggermente registro con TUTTO QUELLO CHE RIMANE, forse anche per il cantato in Italiano, questa volta più distinguibile (come lo sarà per quella
seguente). La canzone è intrisa di atmosfera, grazie al lavoro delle 6 corde e credo anche per il testo. L’unica cosa che non mi piace troppo è utilizzo un po’ forzato del doppio pedale, in questa canzone c’è spazio anche per parti stoppate che richiamano il Thrash senimale. SANGUE è funerea, corrosiva e lenta all’inizio per i primi minuti, dopo di che riprende velocità ed il cantante diventa d’oltretomba (ed alquanto incomprensibile), finale a sorpresa lasciato al basso & voce. INESORABILE non aggiunge e toglie qualcosa rispetto a quello già detto, a parte un altro testo in Italiano. EPILOGUS HUMANITATIS è solamente un outro che ritengo futile, come tanti altri. Personalmente credo che seppur non avendo inventato nulla di nuovo ed aggiungerei per scelta stilistica, band di questo tipo nel panorama Black Metal possono farcela a restare in piedi, apprezzo anche il fattore di provare l’ utilizzo del nostro idioma nelle liriche chi rimane spesso scartato da altre bands, e difficile da utilizzare…. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/04/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/infernalangels RECENSORE: chrisplakkaggiohc INFONDOADESTRA Segnali di fumo
La band degli Infondoadestra nasce in Puglia nel 2003 dall'incontro di tre musicisti che poi nel 2007 vedrà completare la propria formazione con l'entrata di un quarto elemento: la band è quindi formata da Pepa (baso e voce), Taglio (Chitarra), Adriano (Batteria) e Major (Tastiere). Nel 2006 partecipa ad una compilation “Musichiamoli tutti vol°1” e nel 2007 registra il primo album intitolato “Via Mazzini 35”, che vede però alla voce un altro cantante; nel 2008 poi la band riceve una recensione nello spazio demo del mese di aprile sul giornale “Rock Sound”. Nel 2009, la band registra il suo secondo demo “Ifad” e nell’estate dello stesso anno entra a far parte delle 80 band che partecipano al “Music Village” (che è un evento nazionale che unisce la musica emergente alla discografia italiana indipendente e non), inoltre partecipa anche alle selezioni provinciali per l’Arezzo Wave. Nel 2010 la band compone il suo primo
Full Album, “Segnali di Fumo” contenente 8 brani, partecipa per la seconda volta al “Music Village”, alle selezioni per “L’Arezzo Wave” ed alle selezioni “Rock targato italia” a Trani nonchè al “Rock Against Contest” a Barletta arrivando in semifinale.
quartetto pugliese. Invito tutti a supportare la band ed ad acquistare il loro album.
Ma addentriamoci più nello specifico di “Segnali di fumo”: musicalmente il prodotto è molto valido, ben curato e con un equilibrio tra registrazione, mixaggio e postproduzione non comune. Il gruppo presenta questo album mischiando sapientemente psichedelia anni 70, crossover alla “Linea 77”, rock di alto calibro, per ottenere questi 8 pezzi che compongono il cd: faccio però fatica a definirlo rock alternative, non perché non possa esser definito tale ma semplicemente per il fatto che non è possibile, dal mio punto di vista, categorizzare semplicemente come rock alternativo quello che gli Infondoadestra propongono poichè sarebbe altamente limitativo. Di certo, ripeto, ci sono le venature psichedeliche e prog anni 70 come in “Cisonodentro” ed altrettanto abbiamo uno sguardo nell’alternative rock con la canzone “A……..”, mentre con la successiva “Fila di sangue” abbiamo un nuovo cambio di “vestito” della band dato che le sonorità prog piuttosto che alternative lasciano il passo a impatti di durezza sonora tipica del crossover metal. La canzone che è il monicker del gruppo “infondoadestra” è la summa di più generi, come quest’album peraltro, abbiamo riff graffianti in tipico spirito metal accostati a stacchi in midtempo rock and roll, accompagnati da tastiere che ricordano i cari vecchi Hammond ed urla cariche di rabbia miste a fraseggi vocali. Tutto ciò a dimostrazione delle capacità poliedriche della band. “Nero” ha come special guest “Anello” che fa da contraltare alla voce di Pepa ed anche qui notiamo poliedricità e capacità di mischiare più di un genere per ottenere un rock duro ma non banale. Personalmente la punta più alta di questo “otto pezzi” è “ A che servirà”: nuovamente troviamo rock anni 70, crossover e arrangiamenti progrock che creano una nuova forma di espressione musicale; “… Nel triangolo magico mi rifugerò…“ dice il ritornello di “Triangolo magico”, sinceramente la canzone che, musicalmente, potrebbe essere nata dalle mani sapienti di deep purple o dei più eclettici bluesman delle terre del sud degli USA e che propone un tuffo nel passato. Il testo è nulla più di una storia di sesso ma scritta e cantata con una certa finezza e con un certo stile, senza cadere nel volgare o nello scontato. A chiusura di questi 8 pezzi abbiamo “Nessuna traccia” che è forse la song che è da considerarsi come LA canzone rock alternative degli infondoadestra; per sonorità, per arrangiamento e composizione.
SITO WEB: www.myspace.com/infondoadestra04
In conclusione abbiamo un album che ci propone un ventaglio e una variegata prospettiva della musica da parte di questo
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/03/11 GENERE: rock crossover
RECENSORE: Alessandro Schümperlin INSOMNIA CREEP Hallucination city Disco di debutto per i Reggini Insomnia Creep,formatisi nel gennaio del 2009. Personalmente mi trovo in difficoltà nel cercare di categorizzare sotto un preciso genere musicale questo gruppo;il loro sound infatti miscela elementi provenienti dal death metal e dal black metal,più alcuni elementi che potrebbero essere classificati come metalcore,difficile quindi dare una band di riferimento,le stesse influenze citate dalla band raggruppano gruppi diversissimi tra loro come Strapping Young Lad,Disillusion,Tool,Death,Anathema,Satyri con. Il cantato alterna growl e scream (quest’ultimo in particolare mi è piaciuto molto) con clean voice,che però forse non si addicono molto su alcuni dei pezzi più tirati,questo tuttavia non va di certo a minare l’ottimo lavoro svolto dietro il microfono per dare varietà ai pezzi. Per quanto riguarda l’aspetto meramente strumentale gli Insomnia Creep,come già detto non sono classificabili con un genere,o,più che altro,sarebbe riduttivo farlo; il riffing di chitarra è abbastanza originale e pur non proponendo nulla di nuovo è la mescolanza dei generi a creare un mix interessante; il basso sostiene bene la ritmica e da sostegno al lavoro di chitarra e voce; dalla biografia in mio possesso si evince che la batteria è stata fatta con un computer quindi posso solamente dire che è stata programmata bene e che è ovviamente veloce. E siamo alla fine arrivati al momento del verdetto finale,questo disco ha suscitato in me emozioni contrastanti,è indubbiamente ben fatto e ben suonato,i suoni sono belli e si sente che c’è stato molto lavoro dietro,è molto vario ma al contempo questa varietà sembra non indicare una strada precisa per questo gruppo in bilico tra sfuriate davvero interessanti e cattive e riff più scialbi,ma la
cosa davvero frustrante è che la maggior parte dei pezzi comincia con un arpeggio di chitarra,ben fatti,per carità ma alla fine prevedibili,non ho capito se questo sia una specie di marchio di fabbrica oppure no. Detto questo,tutto sommato questo disco mi è piaciuto,sinceramente credo che valga la pena di essere ascoltato. VOTO: 88/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/10/11 GENERE: death/black metal
SITO WEB: www.myspace.com/insomniacreep RECENSORE: Thanatos INVERNO
Fondati nel 2008 ed autori l'anno successivo di un interessante demo i vicentini Inverno si autoproducono questo full-lenght omonimo composto da nove tracce. Attaccati al chilometrico cordone ombelicale del thrash metal anni ottanta gli Inverno restano fedeli al loro credo proponendo songs veloci, abrasive ed assolutamente coinvolgenti nonostante l'evidente anacronisticità del prodotto. D.R.I., Tankard ed Anthrax incontrano la nuova generazione capitanata da Gama Bomb e Municipal Waste dando vita ad una scrittura rapida, immediata e giocata su ritmiche spesso sostenute, ideali per chi ha voglia di passare una serata a fare headbanging. Vecchia e nuova scuola si scindono senza fronzoli e senza convenevoli contagiando songs come "Beer", "Lager" e "Terrorizer" che, ad onor del vero, incarnano in pieno lo spirito ribelle ed anticonformista del periodo che fu. Riffs affilati come lamette e groove irresistibile sono una costante che gli Inverno non fanno mancare neppure alle assassine "Tsar Bomb" e "War", episodi che spostano lievemente il mirino puntando verso uno stile più vicino ai Destruction ed ai Sepultura. Impossibile stare fermi come è impossibile non fare caso all'incredibile attitudine messa in campo dalla band ed alla qualità sonora, in questo caso davvero competitiva. Qui non c'è nulla di particolarmente innovativo, solo tanta passione, energia, divertimento e voglia di scatenarsi un pò senza pensarci troppo su. E a noi va benissimo così. VOTO: 70/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 9/11/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/invernometal RECENSORE: Andrea Costa JACKIE Y Someone else’s songs La band Jakie Y, fin dal primo brano rimani subito avvolto in suoni e atmosfere melodiche,; dove la musica ti porta in un viaggio tra il rock e il pop. Quasi per assurdo gli accordi possono sembrare molto semplici. Per il tipo di stile melodico, il discorso l'espressione del linguaggio, non può che essere espressa in inglese. E devo dire che decisamente non rimani deluso nel sentire una lingua straniera, anzi se si sentisse cantare in italiano, forse non avresti le stesse emozioni che si avvertono. La voce del cantante è simile, ma molto simile, a quella di Bon Jovi, e se in un primo momento si può rimanere come perplessi su chi possa cantrare; in un secondo momento invece resti incollato a sentire i successi pezzi. i brani sono ben vestiti, e più si avverte questa sensazione, più uno si può trovare a canticchiare i pezzi soprattutto quando sono ben ritmati e sembrano davvero semplici nel giro armonico. il pezzo un po' più stravagante, è“Back to you” dove il suono della chitarra acustica è in primo piano..........................e c'è un bel coretto pieno di armonici, stile Beach Boys, una bella sorpresa. “7h of July,Madrid” è leggermente differente dai precedenti.........ha il privilegio di essere il primo, ma uno se si fermasse ad ascoltare solo questo brano forse commetterebbe un grande errore. Perché è vero, a differenza di altri brani, questo potrebbe essere non so come interpretato in italiano; ma è anche vero che la sensazione che possa essere un pezzo poco emozionante, poco ricco di melodia o di belle sonorità, durano veramente per pochi istanti. L'attimo appena che la chitarra elettrica faccia sentire il giro di accordi introduttivi.“Lady from the North” è una bellissima ballata, potrebbe sembrare un mix tra le ballate eseguite dai John Bon Jovi a quelle dei Beach Boys, ma il risultato non appartiene al passato ma rappresenta una bella esecuzione da parte dei Jakie Y. Devo dire ragazzi i vostri pezzi possono davvero essere un tuffu nel passato, ma è
bello ancora sentire, in anni dove l'elettronica alle volte sembra voler prendere il sopravvento, musica semplice molto ben ritmata e dal forte ritmo. Vi potranno dire che sarerbbe meglio ascoltare brani in italiano, ma quello che vi posso dire io dopo avervi ascoltato (esattamente 5 volte di fila), siete una bellissima parentesi nel palcoscenico musicale.. Quello che vi vorrei dire è di continuare su questa strada, non andate su altri binari su percorsi che possono sembrare più rettilinei. Questo è lo stile che rappresenta e contraddistingue i Jakie Y, forse provare a scrivere qualcosa o interpretare qualcosa in italiano, ma forse sarebbe un'esagerazione una pretesa assurda. Perché anche così ragazzi siete straordinari trasmettete tanta energia tanta carica. VOTO: 99/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 1/09/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/
ballad, invece tutto sfocia nell' HC melodico tirato e senza contaminazioni. Invece con DIRTY GIRL si prova l'esplorazione dello Ska-Core, ovviamente sempre con tanta melodia, carina la parte eseguita dal basso ed il modo di cantare un po’ più frivolo in confronto alle altre. FANTASTIC GIRL (BUT SHE’S GONE) è classica canzone Punk Rock specialmente negli accordi, e con un finale idiota (detto non in modo offensivo). La restante MY DAY WITH YOU (IS A SPECIAL DAY) è una brano d’amore, in questo caso una semi-ballad suonata in modo distorto, con tempi contenuti a parte la chiusura che si lascia andare in velocità ed soli chitarristici gustosi, potrei dire che il pezzo in se per se è molto armonioso. Tirando le somme, i JB and The Monkey Nuts hanno concepito un EP niente male. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/04/11 GENERE: punk
SITO WEB:www.myspace.com/jbandthemonkey nuts RECENSORE: chrisplakkaggiohc
RECENSORE: Jean Marie JB AND THE MONKEY NUTS For kids
Questo CD proposto dal quintetto Casertano è un mcd oppure Ep contenente 5 caznoni, 2 cantate in Italiano ed il resto in Inglese. I brani che lo compongono sono molto easy, nel senso orecchiabile, semplici ed anche simpatiche da ascoltare, stessa cosa riguardo per i testi e l'artwork. Diciamo quasi un Punk Rock melodico, anzi molto melodico ed adolescenziale, anche se loro suonano da circa 10 anni e non lo so molto adolescenti, ma non importa, tra l’altro il titolo dell’album For Kids (ossia, per ragazzi) raffigura il tipo di musica suonata. Per completare l'opera ci sono altre influenze principali, esempio L' Hardcore melodico e qualcosa che faccia pensare allo Ska-Core. Circa 12 minuti di spensieratezza totale. Quindi, anche se musica di questo tipo non rientra molto nei miei canoni d'ascolto, non mi è dispiaciuto, penso anche a chi piaccia tale musica rimarrà soddisfatto di questo lavoro. UNA CANZONE D'AMORE PER TE è una classica Punk Rock song Italiana anni '90. Ritmata, con contro-coretti di contorno, una chitarra spara-melodie e piccoli giri di basso sotto (molto graditi). SENZA NUOVOLE cambia registro, inizio arpeggiato e triste, che sembrerebbe una
JOHN CROWN Archivio metallico Tecnica e tecnologia vs. emozioni 3-0 Così si può riassumere brevemente questo "archivio metallico" di John Crown, portentoso chitarrista sardo. Per tutti gli amanti dei vari Steve Vai, satriani & co. questo disco può risultare un buon tentativo di emulazione dei più blasonati eroi delle 6 (7) corde. Assolutamente nulla da eccepire sul profilo tecnico, sulla qualità di ripresa, sul mixaggio, sul mastering, sugli arrangiamenti, anche addirittura sulla scelta dei suoni. Stiamo parlando di un lavoro di priim'ordine se fosse valutato solo da questo punto di vista. Purtroppo però questo pseudo industrial virtuoso, è talmente ben fatto quanto sterile. Forse l'unica traccia che si salva è l'ipnotica "generating machine", forse proprio perchè meno semibiscrome sono presenti, e si riesce a intravedere un'immagine (per quanto metallica e caotica). Non sono onestamente riuscito ad ascoltarlo per intero. C'è troppo di tutto. Coerentemente con il titolo "archivio metallico" questo disco è esattamente ciò
che dice di essere: Un archivio. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/06/11 GENERE: metal
SITO WEB: www.myspace.com/johncrown82 RECENSORE: BR1 Jumping Shoes Non contate su di me I Jumping Shoes sono senza dubbio un gruppo da tenere in debita considerazione in un panorama di rock italiano che difficilmente riesce ad affrancarsi dalle mode del momento o piuttosto dalle influenze estere. Un buon esempio di come si possa aver presente un vasto spettro di influenze rock, mantenere una buona dose di personalità e aprire, in definitiva, una prospettiva di musica “nostrale”, fertile e non provinciale. I nostri possono vantare una presenza sulle scene pluriventennale e diversi apprezzamenti. In Non Contate Su Di Me, quarto lavoro della band, c’è un rock corposo, vitale e densamente ritmato. Uno dei primi gruppi che vengono in mente ascoltando non solo le tracce del disco autoprodotto ma anche dei lavori precedenti sono le ritmiche arrembanti dei Jane’s Addiction. Il sound ottenuto in sede di registrazione è vivido, multicolore e estremamente sfaccettato: si passa da un funky estremamente coinvolgente al più puro dei rock, sfuriate chitarristiche che rimandano al metal, suggestioni rap/hip hop, momenti di demenziale alla Skiantos e soci, etc. etc. Questa grande varietà non può in effetti non far pensare anche a un altro grande gruppo poliedrico come pochi nelle sue influenze, vale a dire i Faith No More. Nell’immagine che il gruppo da di sé non c’è eppure troppa voglia di prendersi sul serio, complice anche un rimandi grafici fatti di colori sgargianti che sa molto di euforia anni ’80. Eppure i suoi momenti di denuncia il disco ce li ha, basti pensare ad Unreal TV e Persona Insospettabile che in effetti hanno forse il solo limite di non riuscire a incidere fino in fondo a livello di testi. A dirla tutta, a fronte di una qualità esecutiva e compositiva non indifferente (ascoltare la strumentale Strumentando per credere) fanno da contraltare testi di livello medio basso o comunque non all’altezza
della qualità musicale che Non Contate Su Di Me offre. Così anche in un pezzo più lento e commovente come Fidati Di Me, ma pure quando il livello resta semiserio o addirittura volto al demenziale (penso a Caramelle o Tra Le Mie Dita), è come se si perdesse qualcosa e i Jumping Shoes non arrivano a esprimere tutto il loro potenziale. Peccato soprattutto se si pensa alla bomba ad orologeria di Mora Binonci che finisce per essere facilmente disinnescata nonostante il grande lavoro che si coglie. Tuttavia c’è anche da considerare che questo, se ho ben capito, è un primo tentativo di full lenght totalmente in italiano dopo anni di brani scritti in inglese; poniamo dunque come parziale scusante questa nuova esperienza che ha d’altro canto il merito di dare un tocco tricolore a questo rock fluido ed energico. Confidando in un prossimo tentativo più maturo a livello di liriche ma che si mantenga in questo solco creativo che si è rivelato di sicuro impatto e di gran qualità. VOTO: 82/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/01/12 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/jumpingshoesband RECENSORE: doc. Nemo JUNOW Slackers in chinatown Nella loro musica si assaparano sonorità che possono apparire “old” ma che rendono la musica , nel suo insieme, molto particolare. I pezzi giustamente non sono tutti sulle stessa velocità in bpm, ma variano per creare suggestioni e avere sensazioni. Si possono quasi sentire inpercettibilmente somiglianze e influenze di artisti oltre oceano. Questo è un bene perchè la musica, può continuare a piacere anche attraverso piccole influenze, senza per questo voler emulare altri artisti. Semplicemente si crea un sound per distinguersi in futuro, senza venir messi nel dimenticatoio. “Ismael” e “The single fisherman” hanno forse un marchio, un qualcosa in più che traspare, che esce dal connubio testo/musica. Non è solo perchè primeggia la chitarra elettrica, ma è tutto nella sonorita’ che ne esce, a fare di questi due
pezzi un prodotto di notevole fattura. Un po' credo sia di aiuto anche la grande voce, capace di avere una sua corposità e grandissima sonorità. Vorrei anche fare un picolo cenno a “Aceman” inizia subito con la parte cantata e dopo poco si aggregano nell'esecuzione anche gli strumenti. Per come inizia uno potrebbe aspettarsi un pezzo con poca energia poi c'è come un cambio di velocità d'esecuzione del pezzo per poi andare in un crescendo in sonorità e adrenalina. Il vostro sound è qualcosa di davvero unico, cercate di non cambiarlo, anche se un domani potreste pensare di produrre pezzi in italiano. Mi auguro che myspace vi possa dare il giusto lancio, sarebbe quanto meno dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno cercando un loro stile. VOTO: 98/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/05/11 GENERE: indie rock
SITO WEB: www.myspace.com/junowmusic RECENSORE: Jean Marie KARCAVEJIA Formiche Quando ho visto il nome della band ho pensato che fossero stranieri, tipo dell'est europa. Invece il quartetto viene dalla provincia di Milano e suonano dal 2005. Il mcd è una discreta proposta, 4 tracce di Harcdore molto veloce, con un bel tocco di melodia, tutto cantato in Italiano. Però appena ho ascoltato l'opener FORMICHE la prima cosa che ho pensato è stato: Cazzo assomigliano parecchio agli Skruingners!Questo per il modo di cantare, impostare la voce ed anche la metrica, per come sono fatti cori e anche per i riffs utilizzati, vabbè la batteria forse piotta di più in alcuni brani ma mi sembra relativo. Questa idea me la sono portata fino in fondo all'ultima traccia, ossia per i 5 minuti della durata del dischetto. Cosa aggiungere, a me gli altri Milanesi Skruigners piacciono molto, quindi mi gustano anche i Karcavejia, specialmente per la breve durata dell'intero lavoro e per la scelta dell'idioma Italico. L'unica cosa che non mi è piaciuta è la poca originalità... Magari la prossima volta se incideranno il loro 3th CD (spero di si), per adesso
godiamoci queste 4 schegge e qualcuno mi dica cosa significa questo monicker!haha VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/04/11 GENERE: punk hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/karcavejia RECENSORE: chrisplakkaggiohc KEEF Giusto tre sole canzoni per sbilanciarci sul conto di tali Keef. Possiamo dedurre che siano proprio agli inizi con questa formazione, ma ci sbagliamo perché i ragazzi hanno dato già ai posteri due Ep. La prima registrazione a nome Vivendo la vita ci fa propendere per la prima ipotesi, già La resa ha un respiro più maturo, solo voce chitarra e parole sentite. Infine Non ci sono… ci conferma che il trittico ha a che fare con una fantomatica lei, ma l’ispirazione non sembra abbia dato buoni frutti…aspettiamone un'altra. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/05/11 GENERE: pop/rock
SITO WEB: www.myspace.com/keeflive RECENSORE: Alècs m. KELVAR PROJECT Demo 2010 L’essenzialità non è un dono che tutti hanno. I Kevlar Project ce l’hanno. Il rock che trasuda dale tre tracce della demo del 2010 del trio romano si connota in questo senso per asciuttezza, sound semplice ma corposo e incisivo. Il riff base di Divorare l’aria è esemplare in questo senso e richiama subito alla mente certo alternative rock nostrano (Verdena su tutti), ma che strizza l’occhio ai Pearl Jam e al loro sound grunge. L’impatto del muro sonoro creato dalle chitarre non è indifferente anche perché in questo gruppo abbiamo appunto due chitarre. Niente basso e un sostegno ritmico che passa necessariamente attraverso il drumming violento quanto controllato del batterista. La semplicità e la rapidità del primo pezzo ci portano in poco tempo alla successiva Captivus Daemonis che non perde niente in termini di impatto. La corposità dell’introduzione però trova un fraseggio tra le due chitarre più elaborato nel riff base, sempre connotato
da una certa basilarità. Le due voci che si rincorrono nel ritornello lasciano dopo poco spazio a un bridge connotato da stoppati ritmici seguendo il quale si sfocia nel solo, un solo elettrico e adrenalinico che ricorda ancora di più il sound grunge cui il gruppo si dimostra estremamente debitore. Ma la vera chicca del lavoro dei Kevlar Project è a mio giudizio la conclusiva Nemmeno Giuda che ci porta su territori più stoner e rock anni ‘70 che vede un complicarsi (seppur piccolo) della trama musicale sintetica della band. I fraseggi tra le chitarre qui dominano tutto il quadro e gli stop ritmici aiutano a porre orecchio nei punti chiave del testo, che si connota come il più ispirato di tutta la demo. Sicuramente è il pezzo più elaborato, ma ciò non toglie nulla all’impianto di base dei Kevlar Project: semplicità rude, ma controllata. Se il rock sa farsi apprezzare nella sua complessità, così si fa apprezzare (e dovrebbe essere apprezzato) nelle sue vesti più sintetiche e pure. I Kevlar Project in questo senso sono un bel pezzo avanti, aspettiamo al più presto un full-lenght che ci offra una prova più completa. Nel mentre io vi indirizzo sulla loro pagina myspace e facebook dove compare anche un’altra composizione degna di nota, Filastrocca Del Serial Killer. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/03/11 GENERE: rock
SITO WEB:www.myspace.com/kelvarprojectmusi c RECENSORE: doc.NEMO KENNEL È a vostra immagine esomiglianza I KENNEL SONO UN COMBO HARDCORE GRIND TRITAOSSA SPACCATUTTO DI BERGAMO. L'ALBUM SI CHIAMA ""E' a vostra immagine e somiglianza" EDITO IN ITALIA DA GufoRecords e TropoRecords MENTRE OLTREOCEANO è DISTRIBUITO DA "LeporkRecords ". I 12 PEZZI DEVO DIRE NON SONO TUTTI UGUALI COME INVECE SPESSO SUCCEDE ASCOLTANDO TALE GENERE ED I RAGAZZI CI METTONO DEL LORO PER CERCARE DI RENDERE IL DISCO ABBASTANZA VARIO, COSA PER ME ABBASTANZA RIUSCITA. A PARTIRE DA "IO ODIO" UN CONCENTRATO DI CATTIVERIA E CON UN TESTO MOLTO
INCAZZATO, SEGUE "SANTO PADRE CAZZO" CON UN TESTO AL LIMITE DEL BLASFEMO MA CON IL QUALE IN MOLTI SI POTREBBERO RICONOSCERE, ARRIVIAMO ALLA QUARTA TRACCIA "ZERO" CHE METTE IN RISALTO LE INFLUENZE METALLARE DEGLI ANNI 80 CON L'HARDCORE ITALIANO DI QUEL FANTASTICO PERIODO, POTREBBE SEMBRARE QUASI THRASH MA NON LO è COMPLETAMENTE. "MALLEUS MALEFICARUM" è PURO CRUST CON PUNTE GRIND: UN BULLDOZER LANCIATO A PIENA VELOCITà PRONTO A NON FARE PRIGIONIERI. LA BREVISSIMA TRACCIA 8 - LACRIMA DI SANGUESECONDO ME è UN TRIBUTO AI NAPALM DEATH "YOU SUFFER BUT WHY?", LA PENULTIMA TRACCIA CATEN PERPETUA" RIMESCOLA ANCORA LE CARTE E SEMBRA QUASI UN GRUPPO ROCK CONTAGIATO DAL VIRUS DELLA RABBIA CANINA, UN PEZZO UN Pò SCHIZZATO. CHIUDE "FIGLIO DEL TUO TEMPO" CHE DOPO UN INIZIO PUNK DIVENTA UN DECESPUGLIATORE SANGUINARIO CON UN GENIALE INTERMEZZO FUNKY. CON QUESTO TERZO ALBUM I KENNEL DIMOSTRANO DI SAPERE IL FATTO LORO E FORSE UN MIXAGGIO PIU' POTENTE AVREBBE RESO IL TUTTO ANCORA PIU' GRANITICO. C'è ANCHE UNA GHOST TRACK DELLA QUALE PURTROPPO NON SO NIENTE MA è MOLTO CARINA. INFINE UN PLAUSO ALLA COPERTINA DEL CD DI BUON GUSTO. VOTO:75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/10/11 GENERE: hardcore grind punk
SITO WEB: www.myspace.com/kennelcore RECENSORE: Lidel KEPSAH stack Lo ammetto, questi Kepsah mi hanno colpito fin dal primo secondo. Fin dalla crudele intro 'Damiens', in cui si narrano le sorti di un pover'uomo 'lievemente' torturato, si può ben intuire il potenziale e l'intelligenza del combo di Trento. 'Mind Check atto primo' prosegue la follia e la genialità dei nostri: prima un
tentativo stralunato di coniugare poesia e 'tapping' chitarristico, poi un'insolita base condita di Sax e atmosfera jam, nervosa e ipnotica quanto basta per mantenersi unica ed efficace. Musicalmente comunque non si soffermano troppo su un genere canonico o ripetitivo, anzi, sfigurano ogni volta una base di rock poco convenzionale e decostruito, che a tratti può sfociare nel Noise, nel Post Rock e a tratti in pesanti deviazioni di rotta, come accade in 'Mind Check atto secondo'. La voce è fredda e cinica, poetica ma distaccata (si ascolti 'Oltre'), mentre gli strumenti derottano la frenesia in un chaos logico strutturato, a suo modo 'elegante' ('Nuanda'). Una band rara di questi tempi. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/05/11 GENERE: alternativo/post rock
SITO WEB: www.myspace.com/kepsah RECENSORE: Cristiano Poli
KILLER SOUND Bored kids are back in town I Milanesi Killer Sound propongono un punk rock di scuola californiana che ben miscela stili di band come Nofx, No use for a Name, Bad Religion. Nonostante ciò riescono a risultare abbastanza originali, i quattro ragazzi confezionano un album fresco , veloce e aggressivo, con ottime sfumature hard rock e hardcore. I brani più rappresetativi sono She's got gasoline ( una perla punk rock, con cori perfetti), Too great to die ( veloce e molto harcore!) e The charlatan's song ( perfetta nofx song!) La registrazione è eccellente e i ragazzi sanno suonare bene e lo fanno sentire alla grande. Un altro ottimo prodotto sfornato da una band italiana. Da sostenere. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 08/03/11 GENERE: punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/killersoundpunkrock RECENSORE: il sig. ELM
KIPPLE The magical tree & the land of plenty
Uno di quei dischi che non importa sapere da dove viene e come è stato fatto. Roba da feticisti quella o che ha a che fare con altri mondi musicali. Kipple è un progetto con davvero qualcosa di serio, vivo e fluente alle spalle, uno sguardo interiore e lento a cui è stato dato il nome di “ Baby kisser baby killer “ , “On Cloud nine” e “Missing children day”. Rievocare nomi di valore indiscusso come Cocteau Twin non può che essere un grande complimento, visto che poi il disco è così ricco di sfumature e di buone idee (Fisting, Ex-boyfriend) che non vale la pena sprecare così tanto fiato e ascoltare, ascoltare con cura. Tra i nomi da tenere d’occhio per i mesi a venire, l’esordio dei Kipple è un disco bello e finito, altro che demo. Complimenti e alla prossima. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/03/11 GENERE: sperimentale/indie-tronica
SITO WEB: www.myspace.com/kippleband RECENSORE: Al miglietta KLL Black Covers White Dopo 10 anni di carriera alle spalle e 3 Demo incisi ossia: Kill (2002) – Psycho (2004) – Morbid (2007) i Trentini KLL finalmente riesco a stipulare un contratto (tramite Alkemist Fanatix Europe) con la Lost Sound Rec ed incidere il loro primo full lenght intitolato BLACK COVERS WHITE. Il sound è d’impatto e ben equilibrato, complice anche il lavoro eseguito dietro la console e la preparazione tecnica dei musicisti del gruppo. Musicalmente parlando ci troviamo davanti ad un Thrash modernizzato, influenzato anche da uno dose Hardcore, pieno di groove e suonato bene. Invece a livello di liriche se non ho capito male trattasi di un concept album riguardante l’animo umano. Tutte le canzoni scorrono abbastanza piacevolmente e ciascuna di essa possiede
un tocco di ignoranza sonora che si sprigiona maggiormente nelle parti stoppate e quelle più cadenzate, bisogna anche dire che il combo da Trento non si getta mai in tempi super tirati, ma preferisce rimane su lidi oppressivi e grevi anche se qualche sfuriata in più non guasterebbe per niente. A livello compositivo potrei azzardare l’avvicinamento ad un Mix tra gli Slayer degli ultimi anni, Machine Head & Hatebreed, giusto per rendere più chiara l’idea in linea di massima. Come contorno i chitarristi tessono una tela di armonici artificiali e note vibranti, per creare quel tocco di atmosfera sospesa, in più riescono a creare dei riffs interessanti e sufficientemente melodici, specialmente nelle parti aperte, con qualche riferimento al metal anni 90’ (non si rifanno al vecchio Thrash datato della decade prima) fortunatamente non si cimentano i vorticosi e lunghi soli ma cercano l’immediatezza per riuscire a spaccare le pietre. Questa era la parte più positiva che volevo mettere in luce di questo CD. Purtroppo oltre ai pregi del songwritting personalmente ho trovato anche dei difetti annessi, ad esempio per quanto possano essere dinamiche le canzoni la poca versatilità del cantato (che penso sia una scelta volontaria) e la lunga durata media dei brani (sempre a mio avviso) tende a rendere un pochino piatto l’ ascolto già alla seconda volta, forse nel caso di un Ep o Mcd le cose sarebbero state migliore. Comunque non voglio assolutamente smontare in lavoro fatto dai KLL perché penso che le canzone riescano a sforare la sufficienza piena e che il gruppo ha le carte in tavola per crescere maggiormente e pretendere qualcosa di più… VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/08/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/kllstaff RECENSORE: Chrisplakkaggiohc KNOCK-OUT Buon appetito (demo 2011) 5 pezzi, tutti decisamente validi, compongono questa prima demo di puro e violento odio hardcore. Influenzati da band new yorkesi quali mad ball e agnostic front come loro,
anche i knock-out, sono 4 giovani ragazzi che vivono in strada e danno vita a riff e canzoni estremamente pesanti e serrate. I testi sono un misto fra il politicamente impegnato, il banalmente già detto, l’ironico spaccato di vita e l’allarmismo catastrofico [Don't play this haarp - Wake up today]. Ma tralasciando tutte queste definizioni i 4 young torinesi non vogliono fare altro che spronare in qualche modo il disinteressato pubblico italiano, abituato ad alienarsi di fronte una TV deviante, rimbecillendosi a suon di cronaca nera, di gossip, di vecchi puttanieri e di cotto e mangiato. “Odio 21” è in assoluto la traccia più valida e interessante dell’intero lavoro, il loro cavallo di battaglia(come mi conferma anche il bassista Matteo). Il titolo è una spassosa parodia del film “amore 14” ma il muro sonoro di questo pezzo non fa affatto ridere, già in cuffia è estremamente trascinante e violento ma live deve creare una vera e propria atmosfera infernale. In sintesi “Buon Appetito” è un primo lavoro più che sufficiente, qualcosa da ridire solamente a proposito dei testi, che sono spesso “superficiali”, e a proposito della grafica, eccessivamente e malamente “Do It Yourself”. Aspetto con ansia il loro primo full lenght, sono di sicuro l’ennesima pagina positiva dell’underground italiano! VOTO: 67/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/02/11 GENERE: hardcore punk
SITO WEB: www.myspace.com/knockouthcband
ANCORA UN PO La parte ritmica è incalzante al punto giusto e si sposa benissimo con le chitarre crunch, anche se il ritornello è un po scontato. L'EFFETTO Questa è la mia preferita, l'ho ascoltata tante volte e non mi ha mai stancato, anzi mi ha lasaciato sempre con una sete dentro. SUL MIO BINARIO Qui la musica fa da contorno a parole di un'efficacia drammatica che buca l'anima. FRAGILE E BLU Molto bravo il cantante che tiene viva la canzone, tra la semplicità degli arrangiamenti e la melodia già sentita. Comunque è un lavoro egregio. SFOGO Il pezzo giusto al momento giusto NON RIDERE DI ME Una ballata sognante preannuncia la fine di questo album molto piacevole e maturo. Da cantare a voce alta. CON TE Si intuisce che dietro c'è un lavoro di anni. Mi hanno esaltato gli accenti della cassa e del rullante. Direi che la particolarità dei KOINE' è la continua ricerca della propria identità. La strada è quella giusta. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/05/11 GENERE: indie/pop/rock
SITO WEB: www.myspace.com/koineband RECENSORE: Spito LACE UP Pancrockor
RECENSORE: Bloody t. KOINE’ Il rumore dei sassi IL RUMORE DEI SASSI Gruppo particolare, originale nella forma e unico nei contenuti. Un sound sicuramente non commerciale. "Il rumore dei sassi" prende coscienza di una vita da ricostruire dentro di se, quindi un percorso in evoluzione, una consapevolezza dei propri errori e un ricominciare: quindi un inno alla vita!! LASCIAMI CENERE Anche questa canzone parte dalla propria esperienza umana e la risalta ampiamente. 100 VOLTE Molto belle le atmosfere del piano e ben suonato anche il basso; davvero un bel pezzo che consiglio di ascoltare.
I Lace Up sono un quartetto modenese attivo dal 2002 giunto con l’EP Pancrockor al suo quarto prodotto. Niente di nuovo sotto il sole e pare che in questo senso non vi sia alcuna velleità: un sound figlio del punk anni ’90 e degli immancabili Ramones, marcate radici melodiche e testi che entrano nel quotidiano e nei vissuti personali. Ascoltando i nostri si ha più e più volte la sensazione di già sentito, contemperata raramente da note di personalità da parte del gruppo. Insomma se da un lato si sa che innovare è difficile se non impossibile, dall’altro neanche pare si provi a dare un proprio apporto personale a uno stile musicale che è oramai saturo di gruppi-fotocopia. Le cinque tracce di Pancrockor scivolano così in modo abbastanza prevedibile e poco incisivo. Il
sound dei nostri è un tributo al punk italiano di due decadi fa e nulla più, loro stessi sottolineano nelle influenze il nome dei Peter Punk. Ma la domanda è dove finiscono i Peter Punk e dove iniziano i Lace Up, ovvero dove le influenze smettono di giocare il proprio ruolo (più o meno importante e pervadente) per dare spazio alle idee compositive dei nostri. Onestamente, mi si perdoni la brutalità, mi pare che non si arrivi mai ai Lace Up e si resti costantemente nel territorio di Peter Punk e compagnia. Una parziale eccezione può farla Stregatto e la sua partenza che strizza l’occhio al rapcore, con tanto di scratches in sottofondo, per poi sfociare in una bordata punk rock divertente e dal sapore evasivo e giocoso. Tutto il resto verte invece sull’intimo e sulle relazioni (complesse, manco a farlo apposta) con l’altro sesso, parole e testi però restano in realtà assai prevedibili per chi mastica questo genere musicale. Musicalmente i pezzi funzionano ma sono anch’essi assai piatti, estremamente simili a tutta quell’area punk rock melodico di cui si è detto sin qui. Orecchiabili ma mai troppo coinvolgenti o comunque capaci di far dire che questi ragazzi hanno una storia da raccontare a modo loro. In tutto questo, beninteso, non c’è necessariamente qualcosa di male, ma soggettivamente parlando preferirei sentire del buon punk rock dove si possano quanto meno sentire le esperienze e i vissuti di chi lo esegue. Se è vero che nel punk raramente si inventa qualcosa e le diverse band finiscono sempre col somigliarsi molto, è altrettanto vero che ognuna sa farsi apprezzare per qualche dettaglio (l’interpretazione, la personalità, i contenuti, etc. etc.). Nel caso dei Lace Up ritengo possano conquistare trasversalmente tipologie diverse di ascoltatori ed estimatori, ma a livello musicale e contenutistico ritengo abbiano (troppo) poco da offrire. VOTO: 45/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/01/12 GENERE: punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/punkrocklaceup RECENSORE: doc.NEMO AA.VV. – L’ANGOLO DELLA FOLLIA VOL. 5 GENNAIO 2012 Corposa compilation per iniziare il 2012 all'insegna del rock nella sua moltitudine
di angolature edita dalla instancabile angolo della follia-, ben 20 pezzi presenti. Partiamo subito alla grande con -matt cadillac & the shoots- con la canzone rock seventies -love me tonight- ,pezzo che profuma di ac/dc con una bella armonica ed un indovinatissimo coro femminile, seguono i –mayfair fm- con -mr. bastard-, canzone con un bel sax (credo) ed un'atmosfera rock molto molto molto acida (se l'ho dimenticato di scrivere aggiungo specifico molto acida), -the absinth- con -out of control- propongono un pezzo ska reggae molto accattivante e non banale (cosa difficile),i -mad chickenscon -ashes and flowers. propongono un rock grunge molto opprimente con dei lardosissimi riff di chitarra belli unti,voce perfetta per il genere ed un plauso al batterista che sa il fatto suo, i -the megscon -show me- hanno uno stile tra clash/arctic monkeys con un cantato molto espressivo che però per me un pò si perde sul ritornello (gusti personali) mentre la musica è interessante, i -the honest apes- con-don't stop- propongono un rock molto sognante e il cantante mi piace un casino (bravissimo) se vi piacciono i mercury rev questo gruppo lo troverete di vostro gradimento,gli -euphorica- con -il gioco- suonano un rock di stampo americano cantato in italiano, i -pretusa mens- con -raminek- mi ricordano moltissimo band come marlene kuntz,vibrazioni ed un pizzico di afterhours
click clock- propone un pezzo con atmosfere 70 o anche 60 di rock contestualizzata nel mondo odierno che cattura l'ascoltatore e con un testo intelligente , gli -elephante- con toporagno- ci portano direttamente nel deserto americano con uno stoner rock doom strumentale primo stampo marcissimo distorto che non lascia prigionieri,in poche parole un figata di pezzo. i –pig sitter- con -nell'ascensorecambiano radicalmente atmosfere in quanto le loro principali influenze sono da trovare nell'indie rock british pop,i davidormi- con -pioggia acida- suonano un pezzo acustico da accostare ad alcune produzioni di -gogol bordello- e personalmente mi piace, -antonio lipardocon -desideria- in un certo senso segue un pò le influenze degli anni 60-70 del rock internazionale con una aggiunta di alternative lo-fi e bugo in particolare, giulio in bolgia- con -ancora gatti- è essenzialmente un pezzo malato in pieno bugo style sotto qualsiasi aspetto per niente banale, anzi nel suo piccolo è una genialata. Cosa dire di questa compilation? Una tale eterogeinità di stili dimostra che per fortuna ci sono ancora band in possesso del "coraggio" di proporre nuovi pezzi (con risultati in alcuni casi ottimi, in altri un po’ meno) ma comunque band da ammirare per gli sforzi fatti per cercare di lasciare un segno della propria esistenza. NB:PER I VARI CONTATTI DELLE BAND LI
anche se all’inizio avevo pensato fosse indirizzato verso lidi prettamente metal, i Vlad in tears con “you’ ll comeback” fanno dell’elettro rock e delle atmosfere decadenti di gruppi tedeschi il loro marchio di fabbrica con un bel ritornello, i Red Sky con la “Luna bacerà le tue lacrime” si lanciano in un pezzo strumentale rock metal ballad come facevamo moltissime band negli anni 80 e 90 e la band dimostra a saper suonare veramente bene di avere un ottimo gusto negli arrangiamenti, gli Alison Matter con il pezzo “Controluce” seguono la falsariga del gruppo precedente un cantato leggermente effettato ed evocativo, personalmente rivedrei un po’ il mixaggio nei primi secondi del brano, Dea Carnivora con “Ferita #7 si lanciano in un malato rock putrido e pregno di atmosfere plumbee nel quale la luce del sole non è neanche presente come optional proprio non è previsto, gli Hunters of maize con 2bust my flipper” ci deliziano con un pezzo molto rock sanguigno di come si faceva negli anni 70 ed un po’ negli anni 80, Nervatura con “Empatia” affonda molto le sue influenze in album come Bleach e nello stoner d’annata con una chitarra acidamente distorta peccato per la voce che affossa il pezzo (ma questa è una mia personalissima opinione),gli Ashtray con “back in myself” propongono uno screamo hardcore tecnico ottimamente mixato e suonato divinamente tanto da darmi l’impressione di essere prodotto
piu' una spruzzata dei verdena piu' psichedelici, i - sutuana- con -senza identità- propongono un pezzo molto rock groovoso e vorrei sentirlo cantato in inglese perchè per me renderebbe ancora di piu', comunque i sutuana meritano di essere acoltati per via delle capacità tecnico compositive di ottima fattura,-peppe chuck (thw)- con -diablo pass- è una band decisamente hard rock metal'80 con una punta di korn style, gli -huno- con -in duello libero- propongono un pezzo indie rock stampo inglese con cantato che ricorda un pò i -ministri- prima maniera,ottimo arrangiamento,i-nevrocon -un whiskey con dio- suonano un pezzo rock italiano un pò energico e non so il perchè ma il cantante ha un timbro di voce che mi ricorda un pò adriano celentano, i -maraiton- con -vodka-si possono accostare a band geniali come gli offlaga disco pax- o i mai troppo compianti fluxus (specialmente per aver 2 bassisti nel gruppo), i -09 ampere- con –senza frettaaffondano le loro influenze nel rock italiano ed internazionale creando un pezzo simile ad una ballata, -the luke's hut-con -
TROVATE ALL'INTERNO DEL CD IN UN FILE PDF CHE CONTIENE LE BIOGRAFIE DEI PARTECIPANTI A QUESTA COMPILATION.
professionale, 18-16 con “la tempesta” suonano un pop punk rock molto (troppo) simile ai peter punk con tutti i pro e contro che questo comporta, nulla sa dre per l’energia scatenata ma la personalità latita parecchio, Bad children con “Bon voyage” propongono un pezzo punk molto 77 e simile a produzioni derozer style, i Brambillas con “ragazzina ribelle” propongono un punk rock decisamente violento con un testo buttato un po sulla scuola punkreas (non a caso nel testo citano aca toro!!) ed ammetto con spunti niente male, se riescono a distaccarsi un po’ dalla trita e ritrita scuola compositiva punkreas i brambillas possono dire la loro nell’ambiente punk, i The nutries (vincitori per il nome più bello della compilation secondo me, davvero geniale non sto facendo ironia mi piace sul serio) con “spalla al muro” sono un combo molto hardcore oriented, chiude la compilation un’altra band molto crust hardcoreè decisamente cattiva oltre ad essere tecnica: i Kennel con “santo padre cazzo”, il testo è una vera e propria coltellata tra gruppi interessante e meno.
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/12/11 GENERE: rock in tutte le sue forme
SITO WEB: www.angolodellafollia.weebly.com RECENSORE: Lidel LINK PER IL DOWNLOAD: http://www.mediafire.com/?cq6s1xqdh2oth px L’ANGOLO DELLA FOLLIA Vol.1 settembre 2011 Interessante l’iniziativa dell’angolo della follia che a cedenza mensile raccoglie band dell’underground. Questa compilation di 13 pezzi è dedicata al rock nelle sue più diverse sfaccettature. Iniziamo con i Dead like me con il pezzo “hai vinto” che affonda nell’alternative
Questa compilation fotografa lo stato attuale della situazione attuale dell’underground italiano, non male devo dire. Personalmente auguro all’angolo della follia tutto il bene possibile e minimo 1000 di queste compilation, chissà che possa diventare in brevissimo tempo un punto di riferimento per l’intera scena italiana. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 7/10/11 GENERE: punk/hardcore/metal/rock
SITO WEB: HTTP://ANGOLODELLAFOLLIA.WEEBLY .COM/ DEAD. LIKE ME – HAI VINTO WWW.MYSPACE.COM/DEADLIKEMERO CK VLAD IN TEARS – YOU II COME BACK WWW.MYSPACE.COM/VLADINTEARS RED SKY – LA LUNA BACIERA’ LE TUE LACRIME WWW.MYSPACE.COM/REDSKYPROJECT ALISON MATTER - CONTROLUCE WWW.FACEBOOK.COM/ALISONMATTE R DEA CARNIVORA – FERITA # 7 WWW. MYSPACE.COM/DEACARNIVOR A. HUNTERS OF MAIZE – BUST MY FLIPPER HTTP://WWW.FACEBOOK.COM/PAGES /HUNTERS-OFMAIZE/150123081711240 NERVATURA – EMPATIA HTTP://WWW.MYSPACE.COM/NERVAT URAPUNK ASHTRAY – BACK IN MY SELF WWW.MYSPACE.COM/ASHTRAY_RC 18-16 – LA TEMPESTA WWW.MYSPACE.COM/DICIOTTOSEDICI BAD CHILDREN- BON VOYAGE HTTP://WWW.MYSPACE.COM/BADCHI LDREN BRAMBILLAS – RAGAZZINA RIBELLE WWW.BRAMBILLAS.IT THE NUTRIES – SPALLE AL MURO HTTP://WWW.MYSPACE.COM/THENUT RIES KENNEL – SANTO PADRE CAZZO WWW. MYSPACE.COM/KENNELCORE RECENSORE: Lidel
LAST CALL BLACK HOME When the line stars 5 ragazzi giovanissimi Arianna (voce), Phil (chitarra), Andrea (chitarra), Mesco (basso), Lorenzo (Synth),e Rich (batteria), nel 2010 formano i Last Call Black Home. Dopo pochi mesi di duro lavoro di composizione sfornano il loro primo ep intitolato “When the line starts”, composto da 5 tracce. Durante l’ascolto delle canzoni mi ha colpito molto la voce energica e grintosa della cantante Arianna, soprattutto quando viene accompagnata della chitarre graffianti ti fa venire la pelle d’oca. Le canzoni le troviamo molto simili tra di loro, cantate in inglese e con un ritornello molto melodico facile da ricordare, ma la canzoni che si differenzia un po è cantata in lingua madre “Eppure ci sei” anche se non è niente di nuovo musicalmente. Tutto sommato questi ragazzi ci sanno fare, l’ep è registrato molto bene, l’unica cosa che vi consiglio di fare è di riuscire a creare qualcosa di più originale e di stare fuori dal commerciale. Aspetto il vostro full-album a presto VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/07/11 GENERE: punk rock /emo
SITO WEB: www.myspace.com/lastcallbackhome RECENSORE: Morgana LAST FRONTIER Apocalypse machine I partenopei Last frontier, dopo ben 3 demo pubblicate dal 2005, si riaffacciano alla critica con il loro primo full lenght dal titolo "Apocalypse Machine" intenzionato a sfoderare "potenza e melodia" nei brani. Interamente registrato (presumo) in "autoproduzione", una auto produzione sin troppo casalinga date le intenzioni che trapelano dalle canzoni. Il disco presenta 7 tracce per un minutaggio che accarezza i 55 minuti, davvero troppi, considerate le eccessive ripetizioni di riff che rendono, a mio parere, talvolta noioso l'ascolto di una
canzone per intero. Bisogna arrivare alla seconda traccia per iniziare a notare una interessante batteria che ci regala qualche virtuosismo davvero notevole. Ottima davvero la traccia vocale che troviamo nel terzo brano, vari registri e timbriche ci accompagnano nell'ascolto. Arrivati al quarto brano un altro eccessivo intro apre le danze, non male lo scambio di colpi tra chitarra, basso e batteria ma dover aspettare ben 4 minuti e mezzo per ascoltare la prima parola è davvero impensabile, voce che tra l'altro, anche in questa occasione si conferma come punto forte della formazione. Giunti a "Black Horizon" possiamo finalmente dare il benvenuto alla band in un ambito di livello superiore non nascondendo però la straevidente passione per le parti strumentali che farebbero invidia persino a un brano dei Dream Theater per minutaggio (ma solo per quello). "Nephilim's Ride" (strumentale), un'altra canzone e un altro interminabile intro, forse non proprio una grande idea piazzare un brano strumentale in un album dove la voce a malapena si affaccia al pubblico. Arrivati alla settima e ultrima traccia, e finalmente anche all'ultimo intro di tastiera, riusciamo a riapprezzare la voce di "Darka" per qualche secondo prima di rituffarci indovinate in cosa? in una long instrumental session. Il disco termina e lascia l'amaro in bocca per un obbiettivo sfiorato in vari punti e mai centrato in pieno, troppi preziosismi da solisti incorniciati con prestazioni non proprio buone e ulteriormente infangati con un mixaggio approssimativo e un mastering assolutamente inesistente. VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/07/11 GENERE: metal progressive
SITO WEB: www.myspace.com/lastfrontierband RECENSORE: Lewis LST Capristo LAURA LALLA DOMENEGHINI Me 9 canzoni compongono questo introspettivo "me" di Laura Domenighini. Tutti i brani sono evocativi a tal punto che potrebbero essere tranquillamente usati per la colonna sonora di un film noir. Si creano mentalmente quelle scene classiche di locali fumosi, dove gente elegante ascolta dello swing sorseggiando whisky, con una buona parte del pubblico
rapita dall'esibizione del gruppo, e un'altra più in disparte rapita dai propri pensieri. La voce di Laura è calda, ma non troppo. Pulita, ma non troppo. A tratti graffiante, ma non troppo. Mi piace questo equilibrio, e soprattutto il modus operandi vocale della cantante. Usa la voce con maestria, senza mai strafare. Anche il tappeto sonoro in cui si muove sinuosamente la melodia è degno di nota, anche questo per la sua semplicità e per il suo bon gusto. Su tutte la cosa più bella è il coraggio di questo disco, perchè propone con convinzione un genere che dalle nostre parti è apprezzato meno di ciò che merita, e quindi a suo modo, pur essendo un genere piuttosto retrò, è originale, se proviamo ad inserirlo nel contesto odierno. Premio il coraggio di questa artista augurandole una lunga e fruttifera carriera, e attendo di poter godere di un suo live, magari in un club fumoso....sorseggiando whisky... VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/01/12 GENERE: rock
SITO WEB: www.lauradomeneghini.it RECENSORE: BR1 LE CAROGNE Le carogne Dal nome con cui si presentano si direbbe che Le Carogne siano un complesso rock’n’roll dei più marci e ignoranti. Non è proprio così. Una certa dose di ignoranza è riscontrabile nell’approccio musicale dei nostri accompagnata da una buona dose d’ironia, questo è indubbio. Quanto al sound abbiamo di fronte uno stile non poi così grezzo ma semmai orecchiabile, molto vicino al sound degli anni ’50 e che si arricchisce soprattutto del sound delle tastiere che lo rendono nel complesso molto catchy e ballabile. L’amalgama è contemperata dal risultato delle registrazioni che, essendo do it yourself, non sono certo limpide e cristalline. Potrebbe invero trattarsi anche di un effetto ricercato, una sorta di tributo al suono vintage dei vecchi LP della scena garage punk, surf rock, rockabilly, psychobilly. Perciò non fatevi illusioni, quello che troverete nelle sei tracce de Le Carogne non è che il buon vecchio sound
rock’n’roll senza alcun tentativo di innovare o di rivoluzionare nulla. Certo, per come la vedo io, le possibilità di dire qualcosa di nuovo in una scena musicale sempre più satura sono sempre meno. Tuttavia esiste sempre il discorso personalità a fare la differenza tra un gruppo e l’altro. Ora devo dire che il problema del lavoro de Le Carogne sta proprio qui: pare che la band nei fatti si contenti (e non c’è nulla di male in questo) di riproporre nella solita salsa quel genere torcibudella del glorioso rock’n’roll che fu. Al termine dell’ascolto dunque non resta molto in testa all’ascoltatore, quantomeno nient’altro che un sound già sentito. Esistono invero sulla scena musicale italiana molti gruppi rockabilly o simili che però riescono a incidere, quantomeno all’ascolto, pur non distinguendosi (anche loro) dalla traccia di base. Forse il punto debole de Le Carogne sta proprio qui, nel fatto di non essere riusciti a produrre un sound trascinante o dei pezzi destinati a piantarsi in testa. Una prova di maggiore personalità quindi è quello che si può richiedere a una band che comunque pare avere i numeri per far bene. Detto questo sono comunque certo che il prodotto possa trovare consensi all’interno del pubblico rock’n’roll le cui esigenze possono essere soddisfatte dal mini cd de Le Carogne.
caratterizzato da riff graffianti ma non troppo e da un notevole dosaggio minimo di effetti della chitarra. Tra i brani della demo "Seria(l)mente" sicuramente spiccano Sulle Nostre Bugie, un brano che parla della società di oggi che purtroppo subisce sempre di più il controllo anti-informartivo dei Mass Media e Mercurio Muore, una ballata rockeggiante con un testo struggente e malinconico che narra il dolore di un amore perso. Insomma, Le fate non sono solo morte, ma anche incazzati per tutto ciò che accade qui in italia e soprattutto molto malinconici, con venature quasi romantiche. Vediamo infatti che i loro testi molto spesso sono abbastanza curati: essi infatti, nonostante presentino una sintassi semplice, arrivano a toccare la parte più profonda di ognuno di noi. Unica pecca del gruppo è la voce: molto spesso in alcuni brani risulta molto roca (Alla Vasco Brondi), spinta e molto bassa e ciò causa ai brani parti con evidenti stonature e dunque antimusicalità. Ma siamo sicuri che migliorando questa pecca (basta evitare, almeno nelle registrazioni, di spingere la voce e di farla gracchiare) il gruppo è comunque un gruppo degno di considerazione e meriterebbe di essere seguito un po’ di più.
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 9/11/11
VOTO: 73/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/07/11
GENERE: rock’n roll
GENERE: rock alternative
SITO WEB: http://www.myspace.com/lecarogne
SITO WEB: www.myspace.com/lefatesonomorte
RECENSORE: doc.NEMO
RECENSORE: Lixia
LE FATE SONO MORTE Seria(l)mente “Le Fate Sono Morte” è un gruppo Alternative Rock del Nord-Italia formatosi all’inizio del 2009. Il gruppo, composto da membri con varie esperienze musicali, è formato da Andrea, Giuseppe, Stefano e Michele che, data la voglia di cambiamento e di rinnovamento, formano questo gruppo dal nome singolare che sicuramente colpisce e incuriosisce gli amanti di questo genere. Influenzati dai gruppi Alternative Rock italiani come Verdena, Erotik Monkey, Zen Circus, ecc. e da una voce che vagamente ricorda quella di Vasco Brondi (Le Luci Della Centrale Elettrica ndr.), il gruppo si può definire musicalmente pulito,
LE HIBOU Scrivere il cielo Una miscela di sensazioni e visioni che si radunano
magnificamente dentro un contenitore spaziale dal carattere poetico ed elegante. Al primo ascolto il Rock colto e 'progressista' dei Calabresi LE HIBOU ha veramente un effetto psichedelico, particolarmente riscontrabile nella terza traccia del cd, 'Primo Movimento', di Barrettiana memoria. Stilisticamente vengono recuperati dei suoni e delle strutture tipicamente Progressive anni '70, con l'aggiunta del fedele compagno 'sintetizzatore', che dona ai brani piacevoli
escursioni Space Rock (si ascolti la titletrack per credere..). I testi, frutto di un amichevole collaborazione con l'autore Renato Spaventa , risultano di pregevole rifinitura, non cadono mai nel banale e hanno il potere di guidare il sound della band verso un traguardo completo, che l'ascoltatore si sofferma ad osservare come fosse un quadro rinascimentale. Interessante è anche il calore tipicamente Seventies che la produzione dell'album scaturisce: una scelta di suoni e di arrangiamenti di natura semplice e molto musicale, resi notevoli dalla comunque discrete capacità del quartetto, in cui spicca la bella voce di Azzurra Suraci (tastiere), che divide il ruolo con l'altrettanto valido Simone Napolitano (chitarra). Se è vero che il Progressive Rock è stata una tendenza musicale degli anni '70 è altrettanto vero che oggi, a ben 40 anni di distanza, rimane ancora una musica vera e passionale come poche. Da tenere d'occhio. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/08/11 GENERE: progressive/psichedelia
SITO WEB: www.myspace.com/lehibou RECENSORE: Cristiano Poli LEGACY first assault Thrash thrash thrash! I perugini Legacy dicono di ispirarsi (e il nome della band è tutt'uno con la loro scelta) ai vecchi Testament. Parlare di uno dei gruppi più rappresentativi del metal in questo contesto mi sembra addirittura irrispettoso. I legacy pubblicano questo ep d'esordio "first assault" forse solo con la pretesa di farsi conoscere, più che di proporre un prodotto di qualità. Se fosse così certamente questo lavoro avrebbe senso. Nel caso contrario decisamente no. Potrebbe essere un buon inizio, ma c'è ancora molto da migliorare. Poche idee, suoni molto mediocri, e onestamente anche strutture delle canzoni davvero di una pochezza quasi imbarazzante. Fortunatamente le tracce sono solo 4. Se questo ep fosse uscito dieci anni fa avrebbe forse avuto un effetto diverso. Comunque non tutto è da buttare, le basi ci sono. Il tempo sicuramente aiuterà a costruire miglioramenti. Come si usava dire nel gergo scolastico, non è una
bocciatura, ma...serviranno gli esami di riparazione! In bocca al lupo! VOTO: 40/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/06/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/legacyitalia RECENSORE: BR1 LEGLESS Pleasure paranoids and parties "Pleasures Paranoids and Parties" dei Bolognesi (per essere più precisi di San lazzaro) Legless è una bella miscelazione tra Punk, Rockabilly e Indi Rock per quanto riguarda suoni e strutture, in più qualche suono di Synth (LEGLESS – HEY BOY). Si parte subito a colpi di Punk Rock con una certa vena melodica grazie a PEOPLE, canzone adrenalinica con un bel ritornello catchy ed un solo chitarristico molto rockeggiante. Con I CANNOT esploriamo di più la loro parte Indi Rock, con una canzone di semplice struttura e meno tirata della precedente, con un incisivo basso ed un ritornello di pregevole fattura. Si riparte subito in quinta con GROWIN’ UP che non da il tempo di riprendere il fiato e fa venire la voglia di buttarsi in pista, è una canzone dallo spirito molto rockettaro. La Title Track LEGLESS non è da meno e dopo un introduzione di Synth (che ritroveremo anche più avanti nella canzone) si scatena immediatamente, molto carino il bridge lasciato alla batteria e basso. Il tiro Rockabilly aumenta con NO!Fin dall’apertura con un riff di chitarra sporco, semplice e ripetitivo ma che ti ridonda nella testa. I ritmi convulsivi della sezione ritmica, specialmente della batteria ti fanno venir voglio di muovere il culo. In GOTTA GO STRAIGHT TO HELL esplode tutta la loro rabbia Punk Rock, quindi preparatevi per il pogo. Finalmente una traccia che inizia solo con un basso marcato e che rimane più presente anche nel resto della canzone, WHY? È leggermente differente dalle altre, è più lunga e ci sono maggiori cambi di tempo e possiede una carica corrosiva. SUNDAY AFTERNOOMS è ugualmente energica ma ci sento qualcosa di Punk Californiano, una bella traccia con un riff molto melodico che
attirerà la vostra attenzione. SWITCH OFF THE BRAIN si regge quasi tutta su una struttura elementare Basso e Batteria con tempi sostenuti e come arricchimento un ritornello armonioso, rispetto alle altre mi ha entusiasmato di meno anche se è piacevole. Stessa cosa sarebbe stato per HEY BOY se non fosse per l’idea che hanno avuto questi ragazzi di aggiungere una parte simpatica fatta di Synth e voce verso la fine, in più questa canzone ha un ritornello ossessivo che imparerete a memoria ….Cosa dire ancora, il cd che ho ricevuto mi ha fatto trascorrere velocemente 25 muniti abbondanti in allegria e i successivi ascolti non mi hanno stancato a fatto, quindi lo considero un lavoro più che discreto ed auguro a questi ragazzotti di potere continuare su questa strada. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/05/11 GENERE: punk/rock
SITO WEB: www.myspace.com/legless RECENSORE: Chrisplakkaggiohc SPREAD YOUR LEGS Hooray
Ogni volta che ci si trova davanti ad un nuovo disco, si ha come la sensazione di non poter mai arrivare a conoscerlo abbastanza. Si diffondono emozioni istantanee molte volte sbagliate. Ci sono album per i quali non basta nemmeno una vita, altri che ti deludono non appena inseriti nel lettore cd e altri che al contrario ti prendono sin da subito e che prepotentemente ti obbligano a cliccare nuovamente il tasto play. Quest'ultimo è il caso di ''Hooray'', nuovo lavoro dei salentini Spread Your Legs. Non si può non subire la fascinazione di dieci pezzi animati da infestazioni ritmiche sincopate, bei groove e toni new wave a tratti psichedelici accompagnati da chitarre a effetto profusione. Il risultato è un disco dinamico, solare, perché no accattivante come se ne sentono raramente. I ragazzi sono riusciti a staccarsi da un sound tipicamente nostrano per esplorare posti d'avanguardia, guardando con ammirazione all'Inghilterra e alla sua dimensione musicale(So far, so good). Una grandiosa linea melodica regge l'album, che eseguito live, dà grandi soddisfazioni. Un viaggio tra i meandri del suono che giunge a compimento mediante il fantastico intreccio dei groove di batteria e delle melodie delle chitarre. Un album rigoglioso dal punto di vista compositivo e
melodico, prodotto per Lobello Record, ''Hooray'' è un lavoro che non delude le aspettative di chi ormai lo stava aspettando da tanto. Gli Spread Your Legs non sono altro che la dimostrazione che la musica italiana (pugliese, qui per l'esattezza) continua a produrre e ad evolversi. Un crescendo di energia inarrestabile che inesorabilmente ti coinvolge in un innesto fortuito di emozioni sonore, quasi a renderti parte del progetto stesso. C'è talento e c'è soprattutto tanta voglia di divertirsi facendo musica. Un ottimo ritorno per una band che può inserirsi a pieno titolo nello scenario musicale italiano. Sgranchite le gambe e preparatevi a saltellare! Hooray guys!
mixes in their music. This album is very good done. I didn’t hear their ep, so I can’t say how much progress they made since then. I only hope that the next album will be as good as this one.
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/05/11 GENERE: indie/pop/alt
Se John Sturges avesse ascoltato i Lex 180 avrebbe sicuramente scelto questo cd come Official Sountrack di “The Great Escape”. Infatti, come ricorda il titolo dell’album “Viva la fuga”, uno dei temi principali è proprio questa ricerca della
SITO WEB: www.myspace.com/spreadyour RECENSORE: Mara Coffee Lethal Halo Process of progress Lethal Halo is new band from Canada. The members of this band are from different countries and now they all life in Canada. By now, they made a 4 track ep and this album which they self released. Their music is a mixture of different Metal genres, but also of different folk music styles. Sometimes you can hear some Irish tunes in their music and sometimes some Turkish tunes. This is no wonder, since some of the band members are from these countries. They mix European Death Metal with Trash Metal and Progressive Metal. The folk music is only from times to times like I already said. There are 10 songs on this album. I can’t say that there is a bad song on it, since every song is very well done. All of them are between 4 and 8 minutes long and they show that this band is very professional. It’s hard to say which band influenced them the most. There are also female vocals in some of the songs, but not this kind of Opera female vocals like in Sirenia and other bands like them, nor like Arch Enemy. The male vocalist uses growls and clean vocals. Also, there are no ballads on this album. “Lost in the Labyrinth” is my favorite song on this album. I fought in the beginning that this would be a ballad because of the slower beginning, but after one minute I went in a different direction. It’s a very good song. “Infected” has some Gothic parts in it. This song shows the most how many different Metal styles this band
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/06/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/lethalhalo RECENSORE: Petar Mrvic LEX 180 Viva la fuga
libertà, della fuga dalla solitudine e da un passato amoroso da dimenticare. E per rappresentare tutto ciò niente può essere più significativo del Delacroix, perché la fuga è quella porta che ti permette di accedere a un universo di valori migliori. A ciò si collega la parodia di Quasimodo. Questi 4 audaci ragazzi (Carlo, Nicola, Filippo e Giuseppe) ci presentano la loro poetica del “parquet”. Analogia che indubbiamente risuona come una critica al sistema sociale contemporaneo che tende a schiacciare le singole persone quasi fossero dei listelli da omologare alla massa. Il cd è puramente italiano, caratterizzato da un sound e da melodie squisitamente punk-rock Made in Italy. Le liriche, invece, ricordano un sacco i gruppi pop-punk come i Duracel. L’elemento che permette il collegamento immediato è il tema adolescenziale e petrarchesco del distacco amoroso (è proprio a ciò che conducono i titoli “Spettinata”, “Sola”, “Non baciarmi adesso”). Quello che colpisce di più è l’abilità di unire l’ansia giovanile con la goliardia e la militanza sociale di “Papi e Veline”. Si percepisce la volontà di cambiare il mondo, di migliorarlo e di viverlo spensieratamente ( e in “Siamo Marci” questo concetto viene messo in chiaro). Forse, il punto debole della band è la mancata originalità del sound. Ricordiamo che ciò che colpisce e che tende a rimanere in mente è il genio e non la linearità. Nell’album c’è l’assenza di cambi e le melodie sono piuttosto statiche. Credo sia
necessaria un po’ più di sicurezza per completare definitivamente questo cd. Invece, il punto di forza è la presenza di liriche cariche di significato e di tematiche attuali. Questi 4 intellettuali in erba hanno riempito il loro lavoro e sicuramente molti ne resteranno esterrefatti . Il filo di intellettualità è evidente nella scelta della copertina ma, soprattutto, nella parodia alla poesia di Quasimodo (ricordando che la parodia è uno degli elementi fondamentali del postmodernismo!) Quindi, dopo aver ascoltato più di una volta “Viva la fuga”, posso dire che i Lex 180 hanno buone speranze di raggiungere l’Olimpo del punk-rock italiano e che sono già a pochi passi dalla vetta! C’MON, VIVA LA FUGA!!!
VOTO: 3,5/5 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/05/11 GENERE: pop punk
SITO WEB: www.myspace.com/lex180band RECENSORE: Carlo Geromel LICHTIES animalia Potrebbero sgomitare un po’ di più e farsi spazio i biellesi Lichties per imporre il loro nome. Sono interessanti gli spunti melodici trovati dal trio, come pure le idee che animano il progetto alla base. Arrivando al suono, certo pare che appesantisca il tutto, se vi dico che Ogni Animale vi fa venire in mente troppe volte gruppi come La Sintesi o Bluvertigo, o addirittura dei Soerba più ingenui in Capitalism kill love; al terzo tentativo(Morte Fashion) i boys azzardano di più sfornando un potenziale single FM, per poi scemare con Tacchi a Spillo in chiusura. Da seguire con non poca attenzione, per ora aspettiamo a brevissimo il disco. Alla prossima. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/10/11 GENERE: pop, electro, industrial
SITO WEB: www.myspace.com/acidlichties RECENSORE: Al Miglietta
LISTEN ON COMMAND! Metal music’s compilation L’intento di questa compilation che tra l’altro è in free download è quello di propagare e supportare al meglio le bands Italiane, devo dire che è stato fatto in modo professionale e toccando diversi generi musicali per rendere più vario l’ascolto di questi 80 muniti abbondanti di musica. Troviamo un po’ di tutto Rock-Heavy-Black-GhoticHardcore-Death-Grind-Metalcore…Quindi penso che possano rimanere soddisfatti diversi palati. Fare la recensione di tutti i 21 gruppi qui presenti mi sembra un po’ assurdo, comunque essendo gratuita vi consiglio vivamente di scaricarla perché merita. Però vorrei segnalarvi almeno quelli che personalmente ho apprezzato maggiormente, ossia i BLACK FAITH con il loro Black Metal Old School e gelido, i MALANOCTEN sempre Black Metal ma leggermente più atmosferico, ma ugualmente maligno e soprattutto cantato in lingua madre (comprensibile), che rende tantissimo!Poi ci sono i CONGEGNO con il loro potente HC sparato e sempre cantato in Italiano e gli Zora con il loro micidiale Brutal Death stile rullo compressore. Tutte le altri gruppi a mio avviso raggiungono la sufficienza piena, quindi fatevi avanti con lo sharing (gratuito) selvaggio e diffondete!! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/07/11 GENERE: metal/punk
SITO WEB: http://metalmusic.forumfree.it/ RECENSORE: chrisplakkaggiohc LIVING DEAD LIGHTS
Gli Americani Living Dead Lights sono una nuova band capace di creare musica esaltante, soprattutto nella parte degli assoli di chitarra (LIVE & DIE, WHAT DO YOU DO), che danno un tocco metal L.A. anni '80 alle canzoni, per certi versi mi portano alla mente i Motley Crue in chiave più Rockeggiante. L' omonimo ep in questione è ben suonato, ben registrato ed il songwritting anche se non è abbastanza nuovo ed originale, suona molto fresco ed
azzeccato. WHAT DO YOU DO? possiede un ritornello trasportante e cantabile a squarcia gola, anche TO ALL THE YOUTH ha un ritornello energetico colmo di cori wooh wooh wooh wooh, che mi ricordano le canzoni di Bon Jovy dei primi album. Questa song gioca sulle parti Mid-Tempos e rallentamenti da saltellare. MONDAY'S DEVIL, TUESDAY'S DIVINE è una canzone lenta ma pomposa con un buon supporto ritmico dato dalle linee di basso e finisce con un cantato urlato e graffiante!Anche MOTHER MARY viene cantata in modo aggressivo e la parte strumentale è incazzata & prepotente, ottimale per del sano pogo, da notare anche il lavoro semplice ma accattivante della batteria all'inizio canzone e nella parta pre-strofa. La sesta canzone che termina il tutto si chiama SIX JOHNNY ed è segnalata come bonus track nella mia edizione, ma sinceramente non saprei se trattasi di una cover (almeno da quello che mi sembra), comunque segue la scia delle altre in una vena più Punk Melodico!Bisogna aggiungere che l'intero album è stracolma di belle melodie.... VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/04/11 GENERE: punk/rock
SITO WEB: www.myspace.com/livingdeadlights RECENSORE: Chrisplakkaggiohc LOLA’S DEAD Those who Read between the lines I Lola’s dead sono composti da 4 ragazzi Alberto alla voce, Edoardo al basso, Tommaso alla batteria e Daniel alla chitarra provenienti da Pistoia che dopo 9 anni di attività e vari cambi di formazione sfornano questo ep intitolato Those who Read Between The Lines composto da 3 soli brani ma con la durata di 10 minuti l’uno circa. La prima canzone che troviamo è “Sometimes a new born lies”, l’inizio è gran parte strumentale e la prima impressione che mi ha dato è di trovarmi in Inghilterra precisamente a Londra in una giornata piovosa e malinconica, sorseggiando una tazza di the e vedere il via vai di gente che passeggia sulle vie della città. Ma poi viene interrotto tutto dalla bellissima voce di Alberto che mi fa ricordare molto i Muse Arriva il momento di “Astonaut” e “Van Helisin” canzoni un po’ più movimentate, la parte strumentale è sempre maggiore della parte vocale, ma i pezzi non annoiano
visto che troviamo delle variazioni strumentali frequenti. L’ ep scorre moto bene sia musicalmente e sia nella registrazione, questi ragazzi ci sanno fare e spero di sentirli ancora. Consiglio un ascolto a tutti gli amanti del post rock. Merita. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/06/11 GENERE: post-rock
SITO WEB: www.myspace.com/lolasdead RECENSORE: Morgana LOVEBIRD Ogni re Il trio varesino dei Lovebird si presenta con il suo primo LP a cavallo tra 2010 e 2011 (considerando registrazione e presentazione), ma i ragazzi che compongono il gruppo sono sulla scena da diverso tempo. Stando alla biografia, la stessa formazione nasce dalle ceneri dei Bredford, band attiva dal 2002 e che ha condiviso il palco con gruppi quali Lagwagon, Yellowcard, Stanic Surfer. Il sound proposto è decisamente fresco ed energico, figlio di influenze ad ampio spettro che vanno dal rock’n’roll fino al grunge più disperato. I pezzi sono crudi ed essenziali, animati da testi che trattano di amori difficili, di vanità, di incomunicabilità, di cambiamenti, di scelte e di conseguenti perdite. Euforica, prima traccia del disco, nonché singolo (di cui è stato girato anche un videoclip), potrebbe valere come manifesto per tutto il lavoro dei Lovebird: sanguigno, sovraccarico, segnato da passaggi ritmici travolgenti e da una voce calda e marcia. La linea si ripete senza compromessi, ultima traccia esclusa. Uno schema semplice e diretto che ha i suoi pregi proprio nella rapidità, nel dinamismo e nell’asciuttezza del sound. Per quanto non estremamente vario, lo stile dei Lovebird riesce a coinvolgere senza annoiare o ripetersi in modo pleonastico: semplici accorgimenti messi qui e là arricchiscono quel tanto che basta pezzi come Anche Se, Mexico e la stessa title track. Anche la cover di un classico dei The Doors, Break On Through, ha il grande pregio di non esaurirsi nella riproduzione ma di spingersi oltre, lasciando una traccia profonda dello stile dei Lovebird. Discorso
similare, anche se forse non riuscito altrettanto bene, si può fare per l’altra cover presente nel disco: Voglio Di Più, de Gli Angeli. Questa seconda cover infatti è un pezzo di un gruppo punk e le differenze rispetto all’originale, seppur percepibili, emergono con meno forza. La stessa scelta insolita di pubblicare un LP con due cover non pare neanche troppo felice. Questo forse è uno dei punti deboli del lavoro del trio fermo restando quanto di bene s’è detto sin’ora. Una cover come riempitivo e suonata in modo personale come quella dei Doors ci può stare, ma personalmente trovo che una seconda cover (peraltro come Voglio Di Più) sia del tutto superflua per una disco d’esordio di un gruppo con tali capacità. Altrettanto particolare la scelta di chiudere questa scarica di adrenalina con una ballad, Le Cellule Di Clara, che ci mostra un bel lato nascosto del gruppo: un pezzo di una melodia disperata, profonda e sentita. Anche in questo caso trovo la scelta non troppo felice, nel senso che forse sarebbe stato meglio pensare a un’altra posizione all’interno della tracklist per questo brano che segna una forte discontinuità rispetto all’incedere del lavoro. Tuttavia si tratta di piccoli dettagli in un lavoro di qualità e che rappresenta un ottimo biglietto da visita per i Lovebird. Il rock italiano dovrebbe trovare forze fresche in realtà come questa. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 1/09/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/lovebirdband RECENSORE: doc. NEMO LUMINAL Io non credo Per la mia prima recensione dei Luminal mi trovo costretto ad usare aggettivi che sembrano cozzare l’un con l’altro ma che in realtà definiscono al meglio il lavoro della band, ovvero alternativo e tradizionale. L’alternativa rabbiosa ed istigatrice del punk, legata a concetti privati e sociali taglienti ed invettivi espressi nella classica tradizione italiana. La mia analisi guarda all’album nella sua identità totale, tralasciando quelle tracce che potrebbero essere i fiori all’occhiello del disco, anche se a dire il vero è proprio “io non credo” a volersi far valutare omogeneamente, per continuità di sound ed intensità. Il disco
ospita personalità quali Nicola Manzan (Il Teatro degli Orrori), e nell’artwork di Marco Filippetti che ritrae Giuseppe Garibaldi impresso su giacche di pelle nera, più che l’omaggio all’Italia dei 150 anni, personalmente trovo espressa la posizione musicale della band. Il sound luminal, è costituito da linee ritmiche che farebbero pensare ad un indie moderno, intriso di chitarre taglienti e post punk, con sound vintage che circondano i momenti cantautorali; spolverando quindi il concetto di moderno da pregiudizi di contesto. Mi allietano nell’ascolto gli accenti degli strumenti, totalmente in riga con le parole e le voci, una maschile che come un menestrello rapisce l’attenzione, e del suo timbro fà la propria pecularietà; ed una femminile totalmente d’impatto e d’ambiente, entrambe accomunate dalla capacità di “cantare” concetti esplosivi con una sottigliezza e tranquillità disarmante, “alzandosi” al momento giusto. “Io non credo” è stato registrato al morphing studio di Bologna il cui lavoro di Cristiano Santin asseconda le intenzioni spontanee e poco meccanizzate del gruppo; il disco anche negli arrangiamenti vive, quasi come fosse un live. “Signore e signori dell’accusa” è il detonatore del disco, dall’altalenante ritmica e stati d’animo tra considerazioni e prese di coscienza; “Io non credo” che dà il titolo all’album, fornisce le convinzioni della band in salsa post punk; trovo “si può vivere” così malinconica con quel pianoforte e perfetta per giorni grigi di pioggia. “Non è ancora finita, babyblue” è totalmente isterica nel ritmo e nelle rullate di batteria, mentre “Il giorno sulla collina” è struggente e scura, con grande coda strumentale, “Niente di speciale” sembra quel classico giro d’accordi, che accomuna tanti individui in un solo verso ed una sola chitarra; “Allen gegen alle” fonde un groove di fondo difficile d’ascoltare sotto poi linee melodiche del genere, e ciò sembra ancora una volta caratteristica fondamentale dei Luminal, incontro tra riff indie e versi melodici ricchi di parole che sembrano adagiarsi piacevolmente in questo nuovo letto; chiudono il disco “L’ultima notte” aperta da un notevole arpeggio di chitarra, che consegna una voce femminile in gran forma ed un sound ed una ritmica degna del cantatourato d’altri tempi mentre l’avvolgente e abbracciante “Tutti gridano è finita” è l’ultima traccia. I luminal alias Alessandra Perna, Carlo Martinelli, Vanessa Lentini ed Alessandro Commisso, confermano di essere una delle maggiori rivelazioni degli ultimi due anni della scena rock italiana, bissando il responso positivo ottenuto per l’album di
esordio “canzoni di tattica e disciplina” del 2009, consegnandoci un disco “Io non credo” di assoluto valore, che pone al di là dei gusti personali e soggettivi una seria ipoteca sulla loro “presenza”. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/05/11 GENERE: indie/rock
SITO WEB: www.myspace.com/quellocheresta RECENSORE: Luigi Cirillo, G.NEVRO LOST REFLECTION Florida I Lost Reflection nascono nel 1996 come tributo ai Crimson Glory. Dopo numerosi concerti nei locali di Roma, suonando cover hard rock, nel 1997 registrano il primo demo tape: “Watch Out” e partecipano alla compilation “Into the Underground Vol. 2” della Whiplash Productions. Dopo vari problemi di formazione il bassista e membro fondatore Fabrizio Fulco decide di fare un cambio di strumentazione e di cimentarsi al microfono, diventando quindi cantante e chitarrista e nel 2004 viene registrato un nuovo demo, “Nu Hard Rock” che contiene 5 tracce dove si mescolano influenze hard rock, spiccano Ratt e Bon Jovy come influenze principali, con differenti stili e generi, giusto per dare l’idea Billy Idol con Him e Ramones, questo per dare un’anima ben definita al sound della band e staccare definitivamente il cordone ombelicale che avevano come tribute band. Dopo la preziosa esperienza negli States al fianco di Ben Jackson, per chi non sapesse chi è VERGOGNA e comunque è membro dei Crimson Glory , Fabrizio Fulco è tornato in Italia per dare nuova linfa alla propria creatura, i Lost Reflection, realizzando il nuovo full lenght dal titolo: Florida. Di prog metal e di prog rock c’è poco, lo dico già in anticipo, qui siamo in presenza di un album hard and heavy classico. Pochissimi orpelli, forse troppo scarno a mio avviso, volendo in alcuni punti un filinino prevedibile per i passaggi classici visti tante volte. Sia chiaro non cerco l’innovazione a tutti i costi, ma variare un filino non guasta. I problemi di questo album sono
comunque abbastanza evidenti e riguardano a mio parere principalmente tre cose: produzione, fretta e voce. Insufficiente la prima, perché un disco registrato nel 2010 non può suonare così "vuoto", indipendentemente dal fatto che si punti a fare musica old style; purtroppo una mancata produzione corretta crea nell'ascoltatore l’impressione che sia più un demo che non un cd . Inoltre questo esser troppo scarni in mastering ha portato a perder di impatto e potenza in tutto il loro platter. Il discorso “fretta” è in parte legato a ciò che ho scritto prima ma entro più nello specifico definendo meglio la cosa. Dal mio punto di vista pare che il gruppo abbia avuto troppa fretta a far uscire il loro cd, quindi le loro canzoni par siano state registrate tutte con la filosofia del “buona la prima”. Far album così arreca un danno maggiore alla band che non un guadagno di uscire il prima possibile con il cd. Per la voce c’è un ragionamento da fare su due canali paralleli, uno è il discorso prettamente personale e l’altro è quello di alcuni tecnicismi che secondo me sono mancati. Niente da dire per intonazione e precisione, ma il cantato risulta forzato ed impersonale nei passaggi dal melodico al aggressivo, rendendo poco il pathos delle canzoni. Premetto qui è la parte prettamente personale, il cantato di Fulco è di gran lunga più interessante nelle parti melodiche, in quelle “spinte” ed “arrabbiate” c’è una forzatura che non fa scorrere le canzoni, forse meglio per la band che lui punti a cantar solo in pulito. Punte di questo cd direi “Nitefall” incredibilmente oscura e ispirata, “Here we R” molto street e per i passaggi che ha e “Crucified” estremamente old style anni 80. Per il resto direi che da un album composto da artisti che hanno alle loro spalle parecchi anni di militanza e possono annoverare varie collaborazioni, anche a livello mondiale, ci si aspettava un lavoro più maturo. “Florida” è in definitiva il tipico disco che vi terrà molta compagnia in macchina, ma dubito avrete voglia di ascoltare sul vostro stereo con tutta calma. In ogni caso un ascolto fatelo, dato che potreste trovare spunti tali da volerlo far vostro. Consiglio per il futuro ai Lost Reflection: spendete qualche ora in più per registrazione e mastering, perché siete gruppo che può far di più che la semplice “sufficienza” e che può dare il meglio di sé.
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 6/01/12 GENERE: hard rock
SITO WEB: http://lostreflection.tripod.com/ RECENSORE: Alessandro Schumperlin MAD CHICKENS Goodbye butterfly Spendiamo qualche parola sul debutto delle abruzzesi Mad Chickens, quando in questi giorni le ragazze sono impegnate nel missaggio e master del nuovo lavoro. Fa notizia una band al femminile che suona molto sporco(potente, intendo), oppure solo il fatto che abbiano formato una band è già motivo d’orgoglio? Le canzoni respirano perennemente quell’aria di scontento e ribellione che è un po’ in testa a molti giovani d’oggi, solo che qui si è deciso di respirare un po’ di aria “teenage”, musicalmente parlando. L’attacco di Blue Light vi spingerà indietro di oltre due decenni(Seattle?), come pure faranno Do u know her e Dust. Gli arrangiamenti sembrano prendere una loro strada, ma solo a volte e comunque la scelta del suono sembra non interessare al quartetto. Ogni skip qua e là è necessario per noi, ciò significa che aspettiamo a braccia aperte le nuove creazioni delle girls. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 9/11/11 GENERE: post grunge
SITO WEB: www.myspace.com/deathtothemadband RECENSORE: Al Miglietta MADREZMA Vorrei sempre
Abbiamo tra le mani “Vorrei sempre” l’album dei baresi Madrezma. Ci fanno assaporare un rock che a tratti si mescola con del grunge stile Nirvana soprattutto nel ritornello della prima canzone “Vorrei sempre” e nella seconda “Barinconia”. “la notte in un attimo”, canzone stupenda la più bella secondo me che inizia con un basso e una batteria per poi mescolarsi con la chitarra e la voce graffiante del cantante. “quasi noi” canzone che richiama il sound dei Prozac +.
“Sospesi” ultima canzone che troviamo prima dell’outro ottima direi anche per una compilation o per inserire in radio. Tuttavai “vorrei sempre” è nel complesso un discreto album: Pablo Abbrescia, Ventura Petrosino, Dado Sibillaro e Alessandro Donadei sono bravi, hanno energia da vendere. I testi non sono per niente banali, la registrazione è molto buona. Che dire vi consiglio di dare un ascolto questi ragazzi ci sanno fare. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/03/11 GENERE: rock /grunge SITO WEB: www.myspace.com/madrezma RECENSORE: morgana MAGHANAT There’s no escape I MAGHANAT sono una band siciliana che ci propone un thrash metal furioso e senza mezzi termini che in queste 4 tracce, si fanno apprezzare in pieno dimostrano ottime capacità compositive ed esecutive, anche la qualita grezza e graffiante come i primi gruppi thrash old school. La sicilia si dimostra ancora un volta regione dove pullula un consistente popolazione di ragazzi che fanno davvero paura a livello compositivo, e nn ci resta di aspettare il primo album ufficiale che non deluderà nessuno VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/02/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/maghanatband RECENSORE: SoSo MAILBOX BASEBALL Returns & emotions Certo che risulta un pò difficile recensire una band che propone un E.P con sole due tracce... Ci posso provare descrivendo la band di New York come l'ennesimo clone dei Blink 182 e Fall out boy, insomma niente di nuovo sotto il sole e il materiale è poco per poter giudicare. La registrazione è eccellente e la band sa suonare , i cori al punto giusto ,
voce alla Tom Delonge, aspetto qualcosa di più per dare un giudizio . Tutto già sentito, purtroppo... VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/03/11 GENERE: punk rock
SITO WEB:http://facebook.com/mailboxbasebal lrock RECENSORE: il Sig. ELM MALASTRANA Attimi I componenti dei Malastrana provengono da una band Funky Thing, e bisogna ammettere che si sentono i live alle spalle, malgrado facessero inediti o tribute band. Radio shock parte che sembrano i Rage, La Sponda e Nell’Ombra per un attimo sembrano ammiccare ai palinsesti FM; Atmosfere resta forse legata un po’ troppo a nostalgie anni90 ma comunque dimostra la voglia del gruppo di far sentire la propria voce. In questi giorni dovrebbero esser out nuovi pezzi, li aspettiamo. Alla prossima. VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 9/11/11 GENERE: hard rock
SITO WEB: http://www.myspace.com/malastranaspace RECENSORE: Alècs M. MALLEUS asylum I Grossetani Malleus giungono al loro terzo lavoro dopo due precedenti Demos. Il loro sound è maturo e si districa tra sonorità Metalcore moderne (di cui si crea la base dei brani), Thrash e in alcuni tratti sfocia nel crossover, tutto suonato in maniera grezza e con il cantato abbastanza versatile. A parte l’ INT(R)O THE MADNESS inutile non si perde tempo a picchiare duro con la vera opener TO FADE INSIDE A WASTE che lascia anche spazio a qualche momento di atmosfera godibile. La successiva SOMETHING WRONG TO ME parte a colpi di mitraglia secca e precisa, per poi essere condita da cori potenti e parti che
versano sullo sludge. MUSTHIDE inizia in una maniera cadenzata sorretta da armonici che per qualche motivo mi portano alla mente i cari Pantera, la canzone è una macinatrice lenta ed inarrestabile, a tratti spicca qualche influenza nu metal visto la scelta dei suoni ed il modo di cantare in alcune parti. Purtroppo con KILL TOBRA si comincia a sentire la ripetitività connessa al genere proposto, però fortunatamente si cerca di spezzare la monotonia dando un tocco melodico al pezzo, specialmente con le parti vocale ed armonie di chitarra, anche se non riesce a convincermi fino in fondo. Anche THE INSANE mi sembra inutile quanto l’intro, quest’ interludio di oltre un minutaggio fatto di suoni incomprensibili (forse sperimentali) non ho capito come possa giovare sul CD. Grazie a CAPTIVITY si rialza la qualità delle canzoni, brutalità, tempi sospesi ed un tocca sana di melodia rendono la canzone interessante, come la sovrabbondanza di coroni. MY OWN EVERYTHING è colma di groove e tira tante mazzate, mi è piaciuta l’introduzione fatta con un basso corposo e presente. ALL THE MAD versa sul Thrash moderno, sarebbe ancora meglio se non fossero qui break mosh a dare la quella sensazione di già sentito troppe volte, comunque la canzone in se per se scorre tranquillamente fino alla fine grazie anche a delle accelerate stile grind. STIR e ASYLUM secondo me sfociano abbastanza nella noia, ripetendo troppo gli stilemi delle altre canzone senza aggiungere niente, in più la title track a mio avviso è tirata troppo per le lunghe. Nel compenso penso di trovarmi davanti ad un lavoro più che sufficiente, tra i suoi alti e bassi, sicuramente credo che non sia un lavoro da buttare via…. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/07/11 GENERE: metalcore/thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/malleusgrosseto RECENSORE: chrisplakkaggiohc MANHUNT Experimental human cruelty Manhunt gruppo torinese dedito al thrash old school furioso e d'impatto ci propongono questo promo di sole tre tracce , purtroppo nn si può avere una visione del tutto ampia, ma la sostanza e la bravura vengono espresse senza mezzi termini.
Di sicuro il l'album nn deluderà la cerchia di pubblico che, ha nostalgia del thrash stile Metallica e Testament, degli anni '80. Ottima anche la produzione e la stesura dei brani, pezzo migliore "The oblivion of black" ,non ci resta quindi che aspettare il loro "full" VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/03/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/manhuntband RECENSORE: SoSo MANOVALANZA Siamo anziani a vent’anni Prima di cominciare questa recensione devo fare una piccola premessa, sinceramente lo ska specialmente original o comunque cose simili, assolutamente non mi fanno impazzire… Invece gruppi Ska-Core come i Manovalanza mi mettono allegria, hanno grinta e vi faranno smuovere i vostri culi con ritmi in levare tipici dello Ska e saltare con i riffoni HC. Personalmente credo che sia un lavoro più che discreto, analizzare le tracce singolarmente è alquanto inutile, il livello medio delle 13 canzoni è standart, idem la maniera in cui sono suonate, ossia l’alternanza dei tempi Ska con quelli veloci Hardcore con tanto di triplette a Go-Go della batteria e vice versa, comunque il termine Ska-core già diceva tutto. Le cose che mi piacciono maggiormente di questi ragazzi è come suonano i loro strumenti, ossia dannatamente bene, i fraseggi del basso riescono a riempire sempre tutto, grazie anche all’aiuto della batterista che si destreggia dietro le pelli in modo distinto, sempre preciso e con molti fill interessanti (per il genere proposto), anche i fiati sono amalgamati nella stesura delle canzoni e ben armonizzati e la chitarra fa il suo sporco lavoro, anche se semplice. La voce è azzeccata, gli sporadici cori messi punto giusto ed i testi sono ironici ma allo stesso tempo taglienti. E’ anche grazie alla buona produzione che si possono distinguere gli strumenti e tutto il resto. Parlando di punti di riferimento, influenze e via dicendo, mi vengono i mente Matrioska, Meganoidi, Shandon e per certi versi i primi Punkreas.
Se siete un po’ giù di corda vi consiglio di ascoltarvi la simpaticissima QUANDO ARRIVA LA SERA, la title-track e la strumentale LA DANZA DELLE SPADE. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/04/11 GENERE: ska core
SITO WEB: www.myspace.com/manovalanza RECENSORE: chrisplakkaggiohc MANTIAS ep Ep d'esordio per il quintetto Mantias, rockeggiante realtà proveniente dalla Sicilia oggi alle prese con una tipologia sonora ibrida e variopinta, colorata da stimoli differenti fra loro. Di base è una matrice 'hard' a farla da padrona ('Numeri' ad esempio), arricchita da una vena lirica in linea con suoni e melodie ('Angelo Custode'), che aprono il sound del gruppo a orizzonti diversi. A dispetto delle buone intenzioni però c'è da dire che il progetto è ancora abbastanza acerbo: i brani in sè non sono male (non contando la produzione scarna), ma nell'insieme del lavoro creano una costruzione sonora un pò indecisa e sbilenca, sospesa fra momenti più 'moderni' e altri più datati e sorpassati ('Per sete'). Sicuramente la band, attualmente al lavoro sul disco d'esordio, avrà modo di correggere il proprio tiro con una maturazione successiva, perchè le idee buone, di partenza, qui ci sono già. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 03/10/11 GENERE: rock/alternative
SITO WEB: www.myspace.com/mantiasband RECENSORE: Cristiano Poli MARCEL GRIS Sotto falso nome I Marcel Gris si presentano al loro esordio discografico con questo Ep di cinque tracce su cui mi spendo subito un aggettivo a bruciapelo: Divertente.
“Sotto falso nome” si presenta con Ancora no, una traccia intensa con buoni usi di sintetizzatori e tastiera. Buona la ritmica della batteria, intima la voce, insomma rappresenta un buon impatto con la band. I Marcel ha un sound molto orecchiabile e quindi prende fin dal primo ascolto, non mi piace fare riferimenti con altre band e non lo farò nemmeno ora, però alcuni richiami all’electro-pop italiano sono chiari. Ecco, forse manca un po’ di sana sperimentazione, ma questo è solo un Ep e credo che ci sia tutto il tempo di trovare una strada più personale dal punto di vista musicale. L’era glaciale, il singolo, inizia un po’ in sordina: si fa attendere, desiderare ed alla fine non delude: molto carino, lo ascolto due volte e quasi già la canticchio. Sono furbi sti Marcel Gris, hanno una ritmica immediata e tutto sembra un po’ familiare e questo può essere sia un bene che un male, dipende da che punto di vista lo si vuole inquadrare. Dopo il bip è il mio preferito, particolarmente ballabile e carico di energia. In definitiva un buon esordio per i Marcel Gris anche se, va detto, forse con un po’ di coraggio in più poteva essere ottimo. Rimango in attesa di un long play. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/12/11 GENERE: indie /pop/eletronic
SITO WEB: http://www.marcelgris.com RECENSORE: Diego Pulvirio MARCO CAMPANELLA vertigo Se il buongiorno si vede dal mattino, quella di Marco Campanella sarà con ogni probabilità una grande giornata. Vertigo, questo piccolo lavoro autoprodotto dal giovane chitarrista milanese (che si è occupato anche delle linee di basso), presenta una grande varietà di influenze e di spunti interessanti e può avvalersi della collaborazione di un tale Kiko Louireiro nelle tracce La Force De Lame e Felix Desilusao. Non si può dire certo che il nostro inventi qualcosa di nuovo, ma senza dubbio la sua personalità imprime un segno non indifferente durante tutta la demo. Influenzato dai virtuosi della chitarra hard’n’heavy oltreché dal sound più robusto ed energico dei mostri sacri del genere (le radici sabbathiane sono a mio avviso quelle che emergono maggiormente), Marco Campanella realizza 6 tracce interamente musicali che a quanto pare non sono che l’antipasto di un fulllenght di prossima pubblicazione.
Introduce il lavoro l’opener Air dominata da un sound neoclassico e per certi versi sinfonico cui, dopo poco più di un minuto, subentra la chitarra del nostro in un evidente richiamo alla lezione di un certo Malmsteen. Segue a raffica la travolgente cavalcata Labyrinth, un pezzo che ci fa apprezzare le doti virtuosistiche del Campanella senza tuttavia farci perdere di vista la lezione del metal più pesante, specie per quel che riguarda il lavoro incisivo ed energico della batteria. Alle raffiche solistiche della seconda traccia fa da contraltare la più meditata e profonda La Force De Lame, dove si può apprezzare un lavoro più intimo e toccante. La chitarra sembra in effetti prendere quasi il posto di un lead vocalist, è come se parlasse, se comunicasse direttamente con l’ascoltatore, un pregio non da poco. Peccato solo che in questo frangente i meriti siano da ripartire con Louireiro, come specificato a inizio recensione. Segue la più essenziale e ritmata Vertigo, un brano dove emerge l’anima più heavy (per certi versi quasi power) del nostro. Impreziosita dal tappeto sonoro della tastiera, questa traccia trova nei cambi di tempo e soprattutto nel cambio di atmosfera a metà brano i momenti in cui si scorgono le maggiori potenzialità del Campanella: senza l’ausilio del Louireiro, qui il nostro trova i suoi momenti più intimi e le sue migliori trovate interpretative, il tutto però sempre all’interno di una cornice heavy corposa e decisa. Segue quindi la ballad, il pezzo forse più profondo di tutta la demo, Felix Desilusao, dove ricompare la collaborazione di Louireiro e che ancora una volta non ci permette di dare una valutazione complessiva delle qualità del nostro. Certo il pezzo è valido sotto ogni aspetto ma resta ancora da capire quanto da solo il Campanella sia capace di abbandonare tecnicismi e virtuosismi su sessioni ritmiche sostenute, insomma quanto il nostro sappia fornirci in termini di partecipazione emotiva profonda. Chiude la demo X-Ray Eyes un altro brano pesantemente heavy in cui i fraseggi tra tastiera e chitarra rendono il tutto più gradevole e meno monotono. Ancora una volta Marco Campanella propone una bella gamma di soluzioni tecniche e virtuosistiche, ma manca qui a mio avviso un tentativo di indirizzarsi direttamente a chi ascolta e sembra più che altro uno sfoggio di capacità. Tutto ciò non toglie quanto detto in precedenza. Il lavoro del Campanella offre buoni spunti, si intuiscono capacità tecniche elevate e, anche se in parte limitata, toccanti. Di certo queste considerazioni sono dovute alla constatazione dello iato esistente tra i pezzi
scritti in collaborazione con Louireiro rispetto a quelli personali del nostro, tuttavia non si possono non avvertire le capacità meditative del nostro nella titletrack e non riconoscergli almeno una parte dei meriti nella profondità dei due pezzi scritti col chitarrista degli Angra. In conclusione, un bel primo passo in vista di una maturazione artistico-musicale che speriamo si potrà cogliere a partire dal fulllenght di prossima uscita che a questo punto attendo con impazienza. VOTO: 79/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/05/11 GENERE: metal /progressive /rock
SITO WEB: www.myspace.com/campanellamarco RECENSORE: doc. NEMO MARTINA TOSI & IMPALED BITCH Enigma Noto con piacere che la Calabria pulula di musica estrema!Uno di questi esempi sono gli implaed Bitch, anzi direi di SoSo che è la mente di questo gruppo, visto che si tratta di una one-manband e quest'ultima produzione (come penso siano le altre) e tutta fatta in casa, con tanto di batteria elettronica. Per questa volta SoSo si farà aiutare dai testi scritti da Martina Tosi, che ha collaborato anche con altri gruppi, anzi nel caso fosse a corto di idea sulle liriche, chiedetegli una mano... Allora, passiamo al lato musicale. Come dicevo è musica estrema, molto estrema, canzoni che variano dal death metal di vecchio stampo come in ENIGMA che ha anche qualche apertura melodica, MAY che ha un riff portante tritacarne e la batteria macinatrice d'ossa. Passando per YOUR MIND, introduzione arpeggiata strappa lacrime con tanto di assolo di chitarra sopra, la canzone è molto cadenzata e con riferimenti thrash metal, specialmente nella parte degli assoli, che sono molto intensi. E' una della canzoni che mi ha colpito ed incuriosito, anche perché si capisce bene il testo (che nell'opener non era molto distinguibile). WITHOUT THE END segue le orme della precedente, solamente è molto più veloce e feroce, comunque mi vanno venire in mente per qualche ragione i primi Death (come l'intro di MY DARLING), anche qui il cantato mi piace troppo. MY DARLING
spazia più sul Brutal Death, specialemente le parti dove viene spinto più il pedalle dell'acceleratore, purtroppo anche qui le parole non si afferrano molto bene. L'ultima TIME è ancora più brutale, ossessiva e cattiva della precedente, si tira in fondo fino alla fine, la voce è stridula, perversa, in tutto e per tutto un massacro sonoro di un minuto abbondante! Ho gradito parecchio questo CD, anche se la registrazione non è un granché, però bisogna pensare che è tutto Made-Home e quindi l'apprezzo ulteriolmente. So quasi certo che anche gli amanti della musica estrema come Death,Brutal, Grind e specialmente quello Underground, la penseranno come me...Altro punto a favore, senza ombra di dubbio, sono i testi in italiano a parte MY DARLING & TIME. Comunque Extreme Metal Is For Extreme People!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/04/11 GENERE: brutal/death metal
SITO WEB: www.myspace.com/impaledbitch www.myspace.co m/martinasongwriting RECENSORE: chrisplakkaggiohc MARY IN JUNE ferirsi A quanto pare è finita l’era in cui molte band- per dirla all’anticaalle prime armi ci mettevano un bel po’ prima di fare uscire fuori dalle proprie cantine qualcosa di appropriato e personale, buono non solo per gli amici di sempre. Mary in june ci propinano un suono che sa quello che vuole, che si esprime in italiano in questo sei tracce, che cerca la sua personale voglia di musicare. La sensazione dopo la prima canzone non è delle più positive e delicate. Senso di pesantezza, difficoltà che però man mano prende altre forme cantate – Il giardino segreto e All’interno- e si aggrappa ad un realismo con liriche non poi così scontate. In un momento in cui a furia di voler fare gli inglesotti e lanciare l’ultimo gruppi di grido con solo qualche video al seguito, non sarebbe un delitto fermarsi e dare ascolto a gruppi come MIJ che certo ne hanno di palchi da tastare, ma se lo faranno punteranno sempre sulla loro schiettezza di idee e sensazioni.
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/07/11 GENERE: rock/pop
SITO WEB: www.myspace.com/maryinjune RECENSORE: Al Miglietta MAVEL Killa! Adesso non ho idea da quanto i ragazzi hanno deciso di mettersi a strimpellare come Mavel ma anche ognuno a sé nella propria cantina, fatto sta che questo loro esordio fa ben sperare per loro e tutta la schiera di giovani e non che guarda oltremanica con molta passione. Nessuno può dire che la scrittura sia originalissima (Silent evolution) né che il suono “scelto” dai Mavel non sia già sentito (Calefax e Ninja). Ora che ci siamo tolti il fardello di dosso, vi diciamo che hanno carattere come dimostrano in Soulless man, la canzone migliore, che sanno avere gli strumenti in mano altre che strimpello (Soulless girl) e che probabilmente non vorranno far altro che attaccare la spina e fare qualcosa, smuoversi. Aspettiamo con non poca curiosità novità dai boyz. Mica male però. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/03/11 GENERE: indie/rock/albionico
SITO WEB: www.myspace.com/mavelshock RECENSORE: Al miglietta MEDIOCEANO E' un ep pieno di qualità quello dei Medioceano. Il gruppo, ormai navigato e ricco di esperienza live ha affrontato la terza demo in studio con la solita e infallibile attitudine pop/rock. I 3 nuovi brani, usciti il 9 aprile anche sui loro spazi web, danno una gran carica ed hanno tutti ritornelli molto catchy. " Piove " è la canzone più nazional popolare, se vogliamo, una classica ballata rock. Sonorità a mezzo fra i Litfiba più romantici e i Pacebo meno cupi e testi curati e ben
strutturati: queste le carte vincenti della band emiliana. Anche " Apologia del Romanticismo " segue questa falsa riga, ma ha più ritmo e un gran groove: impossibile non seguire il tempo con il piede. Interessantisimo il contrasto fra un giro di accordi così orecchiabile e sentimentale e un testo che distrugge tutte le convinzioni dei pochi romantici rimasti sulla faccia della terra. Il pezzo più forte, però, è sicuramente " Anacronista ". Rimane subito in testa, è ballabile ed ha un gran testo. E' un grido di aiuto da parte di chi non ha voglia di rimanere nell'oblio dell'indifferenza altrui. E' proprio questo l'augurio che faccio ai Medioceano: riuscire ad emergere, perchè pronti ed hanno tutte le carte in regola per dire la loro nel panorama musicale italiano.
in certi momenti. Stupendi gli intermezzi strumentali che legano le tracce disegnando vere e proprie ambientazioni che preparano per l'evento successivo, o per stupire portando fuori strada l'ascoltatore. Ecco dunque il grande pregio di questo "ten talking words": riuscire ad evocare immagini durante il suo ascolto, cosa che molti grandi gruppi prog soprattutto del passato riescono a fare, ma rara ai nostri giorni. Che abbiano mai pensato i Members of God di cimentarsi col teatro? Sarebbe scelta a mio avviso azzeccatissima, anche se obiettivamente complicata, riuscire a portare in scena "ten talking words". Io sarei tra i presenti in platea.
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/11 GENERE: pop/rock
VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/06/11 GENERE: progressive metal
SITO WEB: www.myspace.com/medioceano
SITO WEB: www.myspace.com/membersofgod
RECENSORE: Cosimo Lippi
RECENSORE: BR1
MEMBERS OF GOD Ten talking words
MIDIAN Screaming demon
Primo lavoro in studio per il quintetto Salernitano. Progetto molto ambizioso senza dubbio, ma riuscito benissimo. Si tratta di un cosiddetto "Christian Metal" per quanto riguarda le tematiche dei testi, ma musicalmente parlando è un ottimo progetto a mio avviso molto più vicino al prog. "Ten talking words" è un concept album che si snoda in 17 tracce raffinate, arrangiate quasi maniacalmente, tra cui spicca senza dubbio "the Sense". La cosa più affascinante che Donnarumma e compagni propongono è la ricerca sonora. Sono presenti infatti strumenti particolari, legati alla tradizione folkloristica ebraica. Forse in fase di registrazione è stata data quasi più importanza a questi ultimi che al resto della strumentazione, ma è una scelta quest'ultima che può essere a tratti contestata ma nel complesso apprezzata, in quanto l'amalgama risulta originale e piacevolissimo. Non ci sono difetti particolarmente rilevanti. Unico appunto probabilmente la voce osa un pò troppo oltre i propri limiti
Dopo un intro strumentale buio e malefico, dove la prima parte potrebbe essere la colonna sonora di un film Horror, nascono le note corrosive e ritmate di LIVING MADNESS cantate in modo graffiante e grintoso!Ed ecco qui la sorpresa, dietro il microfono non c’è il solito maschietto, ma Miriam che riesce a dare ancor più forza all’intero Platter con la sua Voce potente ed abbastanza versatile!Anche BURIED ALIVE promette bene, più cadenzata, pesante come delle sacchette di cemento sulle spalle e con rivelanti cambi di tempo, ed un basso sempre presente che amplifica tutto ciò. Ed ecco qui una delle canzone che mi è piaciuta maggiormente ossia DARK EDEN, caratterizzata da un gradevole arpeggio melodico in apertura, seguito da un solo classico di chitarra che poi verrà ripreso tutto nuovamente anche verso metà canzone, sopra viene ricamata la voce di Mirian che si cimenta in tonalità meno cattive, la canzone gioca sui mid-tempos e riffs di Classic Heavy Metal, a sorpresa un finale al fulmicotone che spezza tutta
l’armonia creata finora. Ed ora basta con le cose dolci, con le seguenti DIVINE DELETION e TIME TO DIE veniamo sommersi da una valanga d’ acciaio che viaggia troppo veloce per noi e non c’è via di scampo!!Nella strumentale title track (MIDIAN) c’è un miscuglio di note violente e armoniose, velocità e soli di chitarra curati ed orecchiabili, nella parte degli arpeggi mi tornano in mente quei metallica sentimentali, incisiva anche la presenza del basso che si ritaglia un ruolo importante con i suoi succosi fraseggi, il resto della canzone scorre via fluida anche per chi come me non piacciono troppo i pezzi instrumental. KINGDOME COME e ETERNAL WAYS OF SORROW elargiscono ancora dosi di rabbia mista all’adrenalina pura, delle sfuriate controllate dal retro gusto Thrash. Siamo quasi giunti al termine, e lo vogliamo fare in bellezza, SUFFER AGONIES rispolvera un introduzione lenta, delicata, una carezza che però può diventare anche uno schiaffo, questo perché dopo un paio di minuti di coccole sonore, la creatura di Midian ci picchia a suon di randellate metalliche, secche e veloci. Purtroppo si è giunti al termine e I HEARD mette i sigilli in modo consono e consapevole a questo CD che penso merita molte attenzione e che nulla a da invidiare al panorama metal che viene dall’estero, a cui spesso si danno più attenzioni…I ragazzi c’hanno anche dimostrato che si può suonare ancora Thrash senza rimanere troppo scontati e banali. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/05/11 GENERE: death/thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/midianobscure RECENSORE: Chrisplakkaggiohc MIDNIGHT MADNESS From ashes to madness A volte non è la prima impressione quella che conta. Con questa frase fatta si potrebbe iniziare a parlare di questo interessante lavoro dei MM. Dopo un intro quasi incomprensibile (e piuttosto evitabile), si apre un bello scenario di chiaro stampo Maideniano. Suoni curati, strumenti tutti ben presenti, con un accento particolare al basso. Accento giustificato, vista la buona mano del bassista.
Il progetto è un bel vestito per valorizzare un corpo non proprio convinto dei propri mezzi. Quest'ultima notazione perchè il disco scorre molto piacevolmente, ma purtroppo senza nessun brano che spicchi per personalità, o che al primo ascolto ti si pianti nella testa. Si può osare di più, perchè indubbiamente le qualità sono presenti. E' ovvio che chi osa deve avere una direzione, e questa di "from ashes to madness" mi sembra buona, anche se io tenterei di staccarmi ulteriormente dagli amati Iron. Un lavoro che va assolutamente ascoltato, e una band da tenere d'occhio, aspettando però una maturazione che lascia intravedere solo ottimi frutti. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/06/11 GENERE: heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/ midnightmadnessband RECENSORE: BR1 M.I.L.F. Happy milf Per quanto riguarda il lavoro dei MILF posso dire che mi sono trovato davanti una band davvero completa, un miscuglio di rock psichedelico, black metal, progressive e suonano davvero alla grande. Un lavoro davvero fatto bene insomma. Si nota da subito l'affiatamento e il grande lavoro di suoni!!! In poche parole sanno quello che fanno e lo fanno alla grandissima. Spero di poterli vedere presto dal vivo di persona perchè meritano davvero tutta la mia stima ( anche per il nome della band ). I ragazzi rockeggiano alla grandissima mi auguro abbiano un grande futuro davanti!!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/05/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/milfpornjazz RECENSORE: Anthony Roxx
MILKSNAKE Not so sweet as you think! I Milksnake sono un trio punk-rock padovano e Not So Sweet As You Think! è il loro primo lavoro. Da sole 4 tracce non si può dire molto, però da questo primo Ep traspare un punk-rock molto potente con forti influenze rock'n'roll e R U Ready, la prima traccia, è una ottima overture all'album. R U Ready è la mia favorita dell' Ep. E' una traccia molto energica e ricorda molto le sonorità dei famosissimi Distillers o degli italiani Viboras. La seconda e la treza traccia, ovvero My Boyfriend is dead e Young generation seguono le sonorità della prima ma sembrano toccare quasi un HC melodico californiano. L'ultima canzone, Antisex, ricorda molto The Kids Aren't Alright degli Offspring soprattutto nei solo di chitarra e a parte questo è una valida punk-rock song. Trovo Not So Sweet As You Think! un Ep di debutto molto promettente e coinvolgente e consiglierei a tutti di ascoltarlo. Spero che questa band abbia un bell'avvenire. VOTO: 72/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/04/11 GENERE: punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/milksnakeband RECENSORE: Mefirstarri MINUS TREE Individual ep I Baresi dopo un Demo Omonimo debuttano con questo Ep dalle sonorità marcatamente Post Hardcore. Un Lavoro niente male, pezzi rabbiosi osi ed abbastanza veloci, senza dimenticare di aggiungere un tocco di melodia alle chitarre distorte. Si parte con un INTRO strumentale stile Post HC lento e malato, che come la maggior parte delle Introduzioni di questo genere non mi convince più di tanto, anche perché li ho sentiti decine di volte. Fortunatamente si passa a STONES con una struttura tipicamente massiccia e midtempos, con delle armonizzazioni melodiche in contrasto alla voce angosciante. GOODBYE (TO THE WORST) inizia in maniera dolce per poi avventarsi contro l’ ascoltatore, questa canzone
possiede qualcosa di alternative rock che la rendono più variegata in confronto alle altre. La matrice Hardcore esplode con NOTHING BUT HOPE e come ciliegina sulla torta un finale cadenzata massacrante. DEADWEIGHT segue le direttive della precedenza, ignoranza a palata con momenti rockeggianti. La conclusiva LITTLE HEART vira su momenti vagamente ambient e sensazioni di oppressione, è quella che mi ha convinto maggiormente, essendo contorta e melodica allo stesso tempo e ci si può perdere nella delicatezza Dei suoi arpeggi. Concludendo questo Ep mi è parso qualcosa di sentito troppe volte, ma non per questo da buttare via. Comunque se vi piacciono gruppi come The Spectacle oppure alcune proposto Post HC della let it burn, vi piacerà anche questo. Per fortuna la produzione del CD è buona. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/06/11 GENERE: post hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/minustreeofficial RECENSORE: Chrisplakkaggiohc MIRIAM MELLERIN Molto di cui parlare in questo album omonimo del trio toscano. 7 pezzi di uno stile molto anni 90, ma con suoni al passo coi tempi, e contenenti tutto ciò che in questi tempi è successo musicalmente parlando. Se dovessi tentare di paragonarli a qualcuno sarebbero molti i gruppi che mi potrebbero passare per la testa, quindi eviterei di tirare in ballo chicchessia. Dicendo questo mi riferisco soltanto alla parte musicale\strumentale, intendiamoci. Per quanto riguarda il cantato, i testi, la maniera di comporre, l'esecuzione invece sono costretto a citare eccome: "il teatro degli orrori". Purtroppo non conoscendo la band personalmente non so se il pensiero malizioso che ho fatto, possa corrispondere a verità, ma purtroppo è piuttosto evidente il fatto che i miriam mellerin si siano messi in scia del teatro degli orrori, che tanto ultimamente sta veleggiando (meritatamente) sulla cresta di onde artistiche finalmente sopra la media italiana.
Come succede spesso un pò ovunque quando una cosa nuova e originale ha successo, molte altre cose simili nascono a poca distanza. Non voglio togliere nulla ai Miriam mellerin, che hanno fatto un disco di notevole spessore, con una produzione di assoluto primo piano e tecnicamente perfetto. Se fosse meno evidente questa somiglianza con il teatro degli orrori, avrei fatto salti di gioia nel sentire un disco simile. Purtroppo non è così e, per come sono fatto io, questa cosa pregiudica e in maniera anche piuttosto grave ciò che sono chiamato a fare qui, cioè a dare un giudizio personale e soggettivo su un qualcosa che ho sentito. Dunque sufficienza sicura ragazzi, ma il "voto" avrebbe potuto essere molto più alto. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/02/12 GENERE: rock
SITO WEB: http://www.myspace.com/miriammellerin RECENSORE: BR1 MISTIC ZIPPA 5 Ho trovato nella posta questo cd molto interessante, mi ha colpito fin da subito la copertina. I Mistic Zippa con il loro nuovo lavoro intitolato “5”. Italiani è il brano di apertura, brano rock alternativo e con un testo molto significativo e veritiero dei problemi che ci circondano ogni giorno qui in Italia. “Dio” brano reagge ma solo della parte delle strofe nel ritornello lascia spazio a un rock alternativo . “Fiumi di Fango” brano adrenalinico sul punk rock “Morto” si apre rockkeggiante per poi assaggiare nel pel mezzo della canzone un po di reagge e tornare un un magnifico assolo. Trovo che questo cd è qualcosa di eccezionale un misto di rock punk e reagge. un lavoro di 4 brani registrati moto bene, curati nei particolari e originali che non stufano l’ascoltatore. Complimenti aspettiamo il vostro album.
SITO WEB: RECENSORE: Fata Morgana MISTIC ZIPPA Mistic zippa è un nome che incuriosice, come del resto la musica prodotta da questo gruppo Savonese con già diversi anni di esperienza alle sue spalle. . Il loro demo (o EP) di 4 pezzi è composto da un collage di stili molto vario ed allo stesso tempo consueto, in tempi in cui lo ska oramai ha imparato ad alternarsi ai più svariati generi. La differenza però fra lo ska punk piu comune e i Mistic Zippa sta in primis nell'utilizzo di distorsioni molto più dure,più heavy, che rendono il contrasto col classico un-ka un-ka in levare molto più duro ed evidente. In "Giù con la testa", la terza traccia dell'album addirittura lo ska viene bandito, lasciando al pubblico dei Mistic Zippa tutta la potenza di un bel pezzo hard rock a tutti gli effetti, con tanto di assolo finale. Le altre canzoni sono sono: "L'umore" in uno stile decisamente più in tradizione ska punk, "La karruzzella", ben fatta e molto incisiva (si verificano in peno le alternanze di riff ska e heavy scritte poco fa), la gia citata "Giu con la testa", e in conclusione "Scontumati nel cervello" sempre in pieno stile Mistic Zippa. Le voci sono adatte per il sound creato e ne caratterizzano uno stile molto personale, inoltre il gruppo non fa sentire la mancanza di fiati o tastiere mantenendo un sound più asciutto ma mai noioso. Questo disco vale la pena di essere ascoltato, sia per la buona musica già ampiamente descritta, che per i testi, tutti in un italiano comprensibile e sensato, che a volte fa sorridere, altre volte fa pensare e altre volte tutte e due le cose. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/07/11 GENERE: alternativo/metal/punk/ska
SITO WEB: www.myspace.com/misticzippa RECENSORE: Laio
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/02/12 GENERE: rock/alternative/punk/reagge
MONNALISA discoluna Immaginiamoci un universo parallelo in cui la teatralità di David Bowie incontra il gusto sensuale di Lady Gaga, si fonde con la matrice ballabile dei Kraftwerk e scolpisce piccoli gioielli di Pop moderno con l'ausilio di mezzi quali Comunicazione e Intelligenza. Dietro il nome di Monnalisa infatti si cela un'artista a tutto tondo, un personaggio inedito e affascinante, falso e reale (non ha importanza), che lancia messaggi subliminali al popolo, incantevolmente rapito dalla precisione formale del suo Electro sound. Il grande valore della sua arte, che unisce con disinvoltura teatro, danza, musica e interessanti nozioni (da saper cogliere ..), riesce a sedurre facilmente e ad incantare in ogni singolo brano, che sia esso uno spumeggiante singolo radiofonico ('Allo Stadio'), una straordinaria favola di alienazione trendy ('Disco Luna') o un meccanismo algido e lineare dedito alla danza marziale ('L.E.F. Mirage'). Lisa ci offre tutto questo e ancora di più, come nel caso della dolce confessione amichevole di '2 Ciliege', in cui la nostra mostra un lato sempre robotico e festaiolo, ma in ogni caso più intento alla celebrazione di un rapporto prettamente umano (in mezzo a tanta robotica calzava a pennello...). Che altro aggiungere? Secondo il mio modesto parere è la nuova regina del Pop nazionale. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/05/11 GENERE: pop/dance
SITO WEB: www.monnalisamusic.com RECENSORE: Cristiano Poli MORALE/FORBANNET split CARNAL ABUSE BY THE HAND OF GOD Lo split che vado a Recensire vede la collaborazione fra due band: Morale e Forbannet. un totale di 8 canzoni che unisce due generi completamente diversi: Iniziamo con i ForBannet, che ci propongono una sorta di black metal a tratti misto al Doom. Chapter 1,2,3 sono
tre canzoni completamente strumentali, la registrazione non è delle migliori cosi come le idee, che risultano poco "fantasiose". Blashemy wild è l'unico pezzo con le parti cantate, che si alternano tra : Scream (soffocato e straziante) e Growl (credo l'unica cosa che mi sia piaciuta veramente). Suggerimento ai Forbannet (capisco che nn ci siano fondi per studi di registrzione) però una smanettata in più con Cubase l'avrei fatta! VOTO: 5/10 Passiamo ora ai Morale: one-man-band da qualche mese in circolazione che propone le sue 4 canzoni, sbattendole direttamente in faccia all'ascoltatore. Un Grind molto simile alla band Spasm. Tiratissimo e marcio. Progetto, che per quanto risulti nuovo, ha già avuto parecchi riscontri positivi,. Certo la qualità audio anche qui non è eccelsa ci sono alcuni sbalzi di volume tra una canzone e l'altra e la voce a tratti copre tutto. Tirando le somme le idee ci sono (e sono anche parecchio fighe) con qualche piccolo accorgimento di volumi il progetto Morale potrà tirar fuori un'album con i contro attributi VOTO: 6/10 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/11/11 GENERE: black metal/grind RECENSORE: The Reaper MORGANHA afterdark Se dovessi definire "Afterdark" con una sola parola, mi verrebbe da dire: equilibrio. Certo parlare di un vero e proprio capolavoro, mi sembra un pò forzato. Ma è certo uno dei lavori migliori che ho sentito recentemente. I ragazzi di Gubbio, dal cuore dell'Italia, fanno capire che qui si fa sul serio, e lo fanno con questo urlo, che non è un urlo sguaiato, nè disperato. E' un urlo che ha l'unica riuscita funzione di dire: ehi siamo qui! E per fortuna che ci sono gruppi così! Un muro di suono pulito, compatto, massiccio ed elegante nella scelta dei suoni: chitarre non troppo esasperate, effetti dosati con misura, un cantato aggressivo ma melodico, insomma un perfetto cocktail tra eleganza e potenza. Ricorda a tratti gli skid row, in altre parti
(specialmente nei cambi) gli opeth, insomma ci sono vari link che partono durante l'ascolto, ma mai in modo esagerato. Non sono riuscito a individuare quale possa essere la mia traccia preferita tra le 7 contenute in "afterdark" perchè in effetti mi sta proprio piacendo tutto. In questi casi, parlare troppo è forse sprecare fiato. Un vecchio saggio cinese, diceva che chi pretende di avere buoni consigli per tutti, in breve tempo non avrà più nessuno a cui darne. Beh, stringendo i denti e andando contro la filosofia orientale cui tanto sono legato, vi do un consiglio. Ascoltate questo disco! Io ne sono rimasto entusiasta. Complimenti ai Morganha! VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 07/06/11 GENERE: melodic metal
SITO WEB: www.facebook.com/morganha.band RECENSORE: BR1 MORNING DEATH uncosciuousness Fin dal primo pezzo/intro di “Unconsciousness” i romani “Morning Death” si possono inquadrare nel ristretto e molto vario mondo del Metalgaze, meglio conosciuto come Postmetal. Le prime sensazioni che provo sono le stesse di quando ho sentito per la prima volta “Sever”, seconda traccia dell’ album “Origo” degli svedesi “Burst”, l’atmosfera fin dal primo secondo si fa pesante ma cresce gradualmente a dismisura man mano che l’intro molto delicatamente lascia spazio a “Crypt of perdition”. Da una chitarra in clean si passa ad una distorsione ossessionante, da un charleston che tiene ammala pena il tempo fa il suo ingresso un doppio pedale martellante accompagnato da un rullante insistente che fa rimbombare ogni suo singolo colpo direttamente nel mio petto. Il tutto è caotico ma ben definito. Con l’inizio di “soul in motion” la tensione cala quanto basta per assaporare lo spettacolare, se pur semplice, arpeggio di chitarra iniziale. L’andamento è molto lineare fino a quasi la fine della canzone, in pieno stile “God is an astronauth”, ma assistiamo ancora una volta ad un ben calcolato climax. 2 secondi di silenzio. È il
momento dell’inizio della fine…. Quarta e ultima “poesia” del cd: “Psychotropic Headkick”! Un inizio quasi alla meshuggah segna un pezzo assolutamente diverso rispetto i primi tre. Non abbiamo nessun graduale crescere, questa volta si inizia da subito e tutti assieme; ancora un altro ricordo incasina la mia testa e questa volta sono gli “isis” con “decostructing towers”, altro capolavoro. Questo primo ascolto termina in fretta e per saziarmi sono costretto a rimettere il cd d’accapo almeno un’altra volta, stacco le cuffie e attacco il computer ad un ampli da 100 watt. Forse così sentirò meglio! Niente da dire, nulla da obiettare, un lavoro ottimo. “Uncosciuosness” è un album affascinante, i “Morning Death” non hanno bisogno di alcuna voce o di tecnicismi estremi. Sono capaci di emozionare al suono di ogni loro singola nota. Rendono assolutamente giustizia a questo genere, spesso poco considerato, e alle parole di Aaron Turner, leader degli Isis, che invita e sprona tutti i musicisti a sperimentare, ad accantonare la classica struttura strofa-ritornello-strofa-ritornello che è ormai fin troppo usurata. Scaricate, comprate o procuratevi in qualche modo questo cd e se ne rimarrete colpiti quanto me vi segnalo anche le loro prossime tre date, tutte nella capitale: 12 Marzo @C.S.O.A. Sans Papier, 22 Aprile @Closer Rock Club, 25 Aprile @La Lucciola & La luna. A questo punto tanti saluti e buon ascolto. VOTO: 88/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/03/11 GENERE: metal progressive sperimentale
SITO WEB: www.myspace.com/morningdeathroma RECENSORE: Bloody t. MOVIMENTO Stato di insicurezza CREPA La musica è davvero originale, belle le melodie e le parti ritmiche. Le parole sono ormai strasentite e il tema è sempre lo stesso che ormai sinceramente annoia un po. La voce è molto interessante con belle sfumature graffianti. Basso e batteria fanno un bel lavoro, tecnicamente impeccabili. A mio gusto la batteria è un po troppo secca che a lungo andare da fastidio.
DICO DI NO La seconda track, ti prende e ti porta dentro il suo vortice impazzito, come i tempi asincroni della stessa. ATTIMO Le chitarre qui danno quel tocco funkeggiante che rendono questo pezzo completo. Azzeccati anche gli FX. Qui TRACCE SONORE ha fatto un bel lavoro. Questa è la mia preferita. I due live (bonus tracks) dimostrano la capacità tecnica di questo gruppo, ma evidenziano anche alcune lacune di carattere compositivo e creativo. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 31/08/11 GENERE: rock/funk
SITO WEB: www.myspace.com/imovimento RECENSORE: Spito MP3 GOES PUNK COMPILATION VOL.3 ABOUT EMILY Una storia di sei Canzone d'amore all'italiana con sonorità soft e molto orecchiabile. Mi ricordano molto gli ultimi Alkaline Trio. ACM - Ne vale la pena Canzone Hc forse un po troppo confusionaria soprattutto nell'intermezzo. Durante la fase di registrazione, a mio parere, dovevano essere curati meglio i suoni. ALASKA - Robin Hood Canzone Ska-Punk molto divertente e curata con una linea strumentale molto buona. L'unica pecca è la voce che a volte risulta poco chiara, comunque complimenti. AUTOBLASTINGDOG - Don't let flies eat your dick Hc Stile Cripple bastard. Canzone tiratissima con un ottimo ritmo, insomma, una buona traccia. BACKBONES - Uomo moderno Punk-Rock schietto e immediato. Dopo pochi ascolti il ritornello entra in testa e non ti molla più. Divertente sia la musica che il testo. Mi piace!
BASTOGNE - Politicians Canzone stile Sex Pistols cantata in inglese. Buon ritmo e buona struttura. Bravi! BED TIME FOR CHARLE - Collide Ascoltando questa canzone mi sono venuti in mente i Dead to Me. Voci molto melodiche. In poche parole un punk leggero fatto molto bene. CATTIVO SANGUE - Occhi bendati Bel testo, bei riff di chitarra e buona ritmica per questa canzone che mi ricorda molto gli Skruigners. CLOSED SPEECH - A place for suckers Brano stile Green Day. Non male come canzone però, a mio avviso, sa di qualcosa di già sentito. L'intermezzo è poco chiaro. DEAD DOLLS - Miss borderline Mi ricordano molto i Guano Apes e le Spinnerettes, con riff di chitarra da film di Tarantino o Rodriguez. Un bel lavoro insomma DEVANGAS - Party Canazone Punk-Rock divertente e molto melodica con una buona linea strumentale. DISKREPANZA - E' caduto il cielo Buona canzone Punk-Rock, molto buona la parte strumentale. Non mi convince particolarmente la seconda voce, quella più acuta. F.O.T.T.:V - Limbo Bel Punk-Rock con qualche spunto HardRock. Bel testo e la parte strumentale è molto bella. FIBRE OTTICHE - Il paese dei balocchi Bel pezzo Ska-Punk. Il testo è molto bello e anche la parte strumentale non è male. GLI AMANTI DI CAMILLA - Tutta la vita davanti Punk-Rock stile FFD e gli Orange. Pezzo energico e i riff di chitarra sono veramente belli. GONZALES - Kiss in the sky Pezzo non male, però la voce nei ritornelli viene sovrastata dalla parte strumentale. Per il resto buon ritmo e buoni i riff. IF I DIE TODAY - Bob Ford isn't dead Hc che in alcuni punti ricorda più il metal che il punk. Il pezzo però risulta veramente ben curato. JERRY MOOVERS - Giocar col fuoco
Bella l'introduzione però subitp dopo il pezzo perde di intensità probabilmete dovuto ad una regfistrazione non ottimale. Qualche passaggio sa di già sentito. LEFT BEHIND - Walk alone Pezzo Punk-Rock molto valido. Bello il ritornello e l'intera parte strumentale. LIGHTS OUT - Starlight Bella l'intro di basso. Brano molto melodico. In alcuni punti, purtroppo, la voce sembra avere degli alti e bassi. LITTLE BASTARDS - Una fede bruciata Intro forse troppo simile a Da Hui degli Offspring. A parte questo è una buona canzone con dei buoni riff di chitarra ma con un testo troppo scarno. LUBRIFICATION - Burn the flag Pezzo Hc. Forse era meglio abbassare la velocità della canzone perchè la voce sembra essere indietro in alcuni passaggi. MAKIE 328 - Bloodie tears Pezzo senza infamia e senza lode, troppo simile a tanti altri nel panorama musicale. Ha una buona ritmica MATLEYS - Pixie (bounce) Pezzo rock'n'roll orecchiabile e molto carino. Ricorda molto i Foxboro Hot Tubs. ME FOR RENT - Begging for the prize Pezzo Rock'n'Roll con una bella struttura molto curata. Il ritornello mi ha molto colpito. MILKSNAKE - R u Ready? Ho già avuto il piacere di recensire questo gruppo e devo dire che è un bel pezzo che ricorda molto i Distillers. Bravi! MISTIC ZAPPA - L'umore Pezzo Ska-Punk molto energico. Il testo sembra essere senza pretese però la parte strumentale è molto curata. MOOP - Facebook Pezzo non male, però sa di già sentito sia musicalmente che testualmente NIMIZ 69 - Boogieman change work Pezzo dalle 2 facce. All'inizo Cross Over molto curato e il ritornello punk-rock. La parte di basso mi ha molto colpito. SEcondo me la parte più riuscita è quella cross-over. NOT SO KIND - Power pop stile Simple Plan e Finley. Sicuramente si può fare di meglio.
OUT OF CONTROL - Amico americano Bel pezzo molto energico. Forse da curare un po moglio i volumi della voce e dei riff di chitarra. RED ASHES WAIL - The game Pezzo rock con voce melodica. Buona struttura del pezzo e buoni riff di chitarra. ROTTOSAURI - Ti spisello la cagna Buon ritmo con un testo simpatico ma molto scarno. Se sviluppato meglio poteva essere un pezzo valido. SEVEN KRASTY DAYS - Canzone punk rock Classico punk-rock italiano sia nel testo che nella musica. Consigliato agli amanti del genere.
L'into e l'assolo sono stile Queers e stanno molto bene nel contesto della canzone. WILD COMPANY - Lie La voce di questa canzone è più da metal che da punk. Secondo me non a tutti può piacere quesdto tipo di canzone, pèerò a me ha molto colpito. Bravi! WITHOUT PUSHIN' UNCLE - La tela del ragno Canzone punk-rock con un intro di piano a mio parere azzeccata. Molto energica con un ritornello immediato. Molto bella come canzone bravi!
SIMPLE SHOOT - Anthem of us Canzone stile Blink 182. Sa di già sentito però molto buono lo stacco a circa metà canzone.
Nel complesso questa compilation non è male. Secondo me doveva essere fatta una ulteriore selezioni per ridurre le canzoni. Questo perchè ad alcuni, vedere più di 50 canzoni, potrebbe sconfortare e quindi non ascoltare attentamente tutte le tracce. Una mia ultima considerazione. Alcuni gruppi sono veramente promettenti. Promuoviamoli!!! Non facciamoli stare così nella nicchia discapito dei soliti gruppi commerciali dettati dal genere e dagli incassi. Basta Power-Pop e più Ramones! Grazie
SMOOTH OUT - Red (on) tube Pezzo energivo ben suonato con una ottima parte strumentale. Veramente ben fatta e ben registrata.
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/06/11 GENERE: punk
SNARLING HAMSTERS - Ho pisciato sul bidet Canzone divertente ma con un testo scarnissimo. Inoltre i volumi della registrazione sono mal fatti.
SITO WEB: www.mondoalternativo.org
THE BURPS - Cara Giò Canzone d'amore all'italiana. Ottima registrazione però sembra che manchi qualcosa nel complesso.
Primo full lenght per il quartetto, almeno con questa formazione viste le molteplici variazioni di line up occorse nel corso degli anni. Pare che i Mud abbiano trovato un loro equilibrio in questo ottimo "violence against violence" registrato e prodotto completamente da loro e distribuito da una etichetta indipendente. Questo modus operandi è da parte mia appoggiassimo, e già qui i ragazzi meritano un plauso. Certamente sono qui non per recensire le scelte di "mercato" che una band fa, ma bensì quello che la band fa: la musica. Nonostante il disco sia "fatto in casa" i Mud sono riusciti a mantenere uno standard qualitativl più che sufficiente riguardo a
SHOT A DOE - Wet on wet Non mele questa canzone, però il ritornello assomiglia (forse troppo) a Back in Black degli AC/DC.
THE CITY - Tropica Angel Canzone Ska-Punk. Nel complesso non è male però manca qualcosa per il salto di qualità. THE PERSE - Raw Non male come canzone con una buona ritmica. La voce in alcuni punti è sovrastata dalla parte strumentale. THE TWINKLES - 1977 Bel punk-rock con una struttura perfetta per il genere. Bravi! bella canzone. VIOLENT FACES - United States of Italy Non male questo brano stile Sex Pissols.
RECENSORE: Mefirstarri MUD Violence Against Violence
registrazione e cura dei suoni. "violence against violence" si compone di 10 tracce (intro compreso) di un hardcore abbastanza trash e non eccessivamente veloce... potrebbe essere inserito in quel filone di gruppi (all shall perish, bleeding through, walls of jericho) che stanno cavalcando l'onda dell'attuale corrente hardcore moderno. I brani presentano una struttura abbastanza simile tra loro, ossia parti speed alternate a parti sincopate di pesantezza maggiore. Le sonorità e gli arrangiamenti senza troppi ricami contribuiscono a vestire i brani con un tessuto ruvido e vissuto...ma ancora vitale e vivibile. Una nota dolente a volte è rappresentata dalla voce, non sempre all'altezza della parte strumentale. Anche se obiettivamente questo disco dei mud non è il migliore del mese sia come fattura, che come originalità, devo dire senza ombra di dubbio che i ragazzi hanno fatto un lavoro ottimo e che spero con tutto il cuore che il loro coraggio e la loro voglia di farsi conoscere spinga loro a continuare su questa linea, ma che spinga anche qualche produttore a fare un pensierino sia su "violence against violence" sia su un seguito che ci auguriamo di sentire a palla nelle nostre casse! mosh it up!!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/01/12 GENERE: Hardcore new school
SITO WEB: www. RECENSORE: BR1 HOT FETISH DIVAS + ADEN MY DADDY WAS A SERIAL KILLER SPLIT EP Mica male come idea mettere insieme due band quasi esordienti e proporre il proprio sound a quante più orecchie possibili. Lo Split si apre con Aden che suonano Do You remember ma anche Eternal con piglio spensierato sotto l’effetto tossico di Mudhoney e forse anche un po’ di Re Iguana. Decidono di calare il sipario con Sick Boy cui va premio best song assieme alla successiva I am the owner of your life, targata però Hot Fetish Divas. Un occhiolino al sound di NY come per gli
Aden solo con 30 anni in più di differenza nella successive Radical chic e Lonely ed anche alla finale Let call my name che li fa suonare a tratti come una band albionica in odore di super contrattoma che ancora prova in cantina. Buon per loro ed operazione-Split più che riuscita direi. Alla prossima. Per download are il tutto andate su : http://www.megaupload.com/?d=4JWKVB FJ VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/05/11 GENERE: pop/punk/uk style
SITO WEB: www.myspace.com/trioaden www.myspace.com/hotfetishdivas RECENSORE: Alècs m. MY SILENT LAND My Silent Land è il progetto solista del compositore Silvio "Viossy". Il disco è molto variegato, racchiude al suo interno differenti sonorità e non è di semplice definizione, io ho utilizzato un generico Hrad rock, ma non è solo quello. Possiamo quindi dire che la cosa crea un fascino particolare ed un quid per cui si resta attaccati al cd fino alla fine. La opener “My land is here” è una buonissima esecuzione chitarristica, quindi un mix tra intro e uno strumentale, che permette già di capire quali potranno essere le sonorità in tutto il cd. Subito dopo abbiamo "In the end of the eye" che vanta di avere un approccio diretto, più di altri brani, ed una formula molto atmosferica, grazie anche al lavoro fatto con la chitarra, strumento che più di altri spunta un questo album. In "The Mary's agony" la composizione prende una vena emotiva intrinseca al compositore che esplode nelle orecchie dell’ascoltatore e lo avvolge portandolo oltre la realtà verso una visione intimistica ed interiore. Il prodotto essendo autoprodotto, quindi diciamo quasi “homemade” in tutto e per tutto, denota alcune sbavature in ambito di registrazione, specie per l’eccessiva presenza della voce.cosa che non incide eccessivamente; invito comunque i My silent land a prestare più attenzione per il futuro, in modo da annullare le piccole imprecisioni che si possono percepire. "My last breath" ci propone anche l’animo agressivo e “pesante” di Silvio, con una parte cantata in growl, comunque sia le melodie e le sonorità restano tendenzialmente decadenti e oniriche quanto basta per dare una formula di dolceamaro alla canzone. "Time for you" mi porta a pensare ad una canzone scritta dai Go go dolls e cantata da
Tom Waits, peccato solo per la produzione che è sotto il minimo accettabile, ma indubbiamente brano interessante. Consiglio spassionato per il prossimo album, sarebbe da registrare nuovamente questa canzone, ma puntando molto nel mixaggio e nel mastering a dare molta più corposità al pezzo. La seguente "Don't leave my soul" vede la presenza di Lorenzo Spina, per un pezzo più tirato, ma anche qui la produzione scarseggia dando troppo spazio al cantato rispetto agli strumenti, non rendendo onore alle parti strumentali. Torno a sottolineare che le idee ci sono e che il problema è la postproduzione e il mastering, quindi solo un peccato veniale e non di mancanza d’ingegno. Si chiude con la titletrack "My Silent Land", e le atmosfere tornano a farsi rarefatte, liquide e quasi psichedeliche. Canzone con una peculiarità: Viossy decide di cantarne buona parte in italiano, che aggiunge alla canzone in non so che di magico, come per le altre tracce c’è sempre il problema della produzione, ma essendo un pezzo semi acustico si sente meno il problema. C’è da fare un grande lavoro di sgrossatura per i My Silent Land, solo dopo questa sgrossatura riusciranno a colpire molto più a fondo nel pubblico e non solo nel pubblico. Ripeto non è certo una sgrossatura delle idee, ma di poter registrare in modo superiore, come superiore deve essere la cura per il mastering e per la postproduzione. Auspico che questo possa avvenire a breve e invito tutti a dare il supporto che merita questa proposta. VOTO: 61/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/05/11 GENERE: hard rock/metal
SITO WEB: www.myspace.com/mysilentland RECENSORE: Alessandro Schümperlin MYLAND Light of a new day
Light Of A New Day è il secondo album dei Myland, se escludiamo il primo lavoro autoprodotta. Il combo milanese ci propone un hard rock melodico e orecchiabile, puro e semplice. Nella biografia si può leggere come nelle influenze di Paolo Morbidi, batterista e fondatore del progetto (a suo tempo attivo negli Eva, Exilia e Brunorock’s), abbiano un ruolo preponderante Journey, Foreigner e Toto. Nulla di nuovo sotto il sole a livello di stile insomma: il lavoro analizzato segue fedelmente il tracciato dei mostri sacri del genere senza eccessivi picchi di personalità.
La qualità del prodotto è comunque insindacabile a partire dall’artwork della copertina e del booklet, si sa che la prima impressione vale molto e dunque la presentazione di una produzione passa anche di qui. Parlando più nello specifico della musica, la registrazione si rivela molto curata in termini di qualità: un sound cristallino e bilanciato, ogni strumento viene valorizzato a dovere e niente passa in secondo piano. A livello di arrangiamenti siamo come detto nel pieno della scia dell’hard rock più orecchiabile dove hanno un peso preponderante le partiture di tastiera laddove si intrecciano ai riff di chitarra. Le parti ritmiche sono essenziali e asciutte, non muovere la testa a tempo è difficile. Così come è difficile non intuire e lasciarsi coinvolgere dalla struttura dei cori e dei ritornelli, che già alla seconda mandata possono essere cantati anche da chi ascolta il disco per la prima volta. Purtroppo però, almeno ad avviso di chi scrive, il lavoro tende a suonare troppo ripetitivo e lineare seppur nei termini di qualità soprariportati. In particolare è difficile trovare elementi differenziali tra i vari brani: non ce n’è uno che risalti veramente sopra gli altri e, soprattutto per chi è avvezzo a questo genere di proposta musicale, il tutto rischia di suonare come già sentito. Non posso però non rilevare ad esempio quanto possa essere commovente un pezzo come In You Eyes, per quanto appunto ipersomigliante alle più classiche delle ballad rock. Allo stesso modo brani dal piglio decisamente più hard come la conclusiva Stand Up Tonight e Never Stop Screaming Rock risultano estremamente coinvolgenti nel loro ritornello, un discorso simile può essere fatto per la successiva e più groovy Hey You. A farla breve consiglio caldamente questo gruppo agli appassionati di AOR e rock melodico più intransigenti, certo che sapranno apprezzare questo buon prodotto. Per chi invece si aspetta dal rock non dico qualcosa di innovativo (cosa a mio avviso quantomeno impossibile) ma che almeno non suoni eccessivamente simile a qualcosa di già sentito, beh, è meglio rivolgere l’attenzione altrove.
VOTO: 77/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/04/11 GENERE: hard rock
SITO WEB: www.myspace.com/mylandrock RECENSORE: doc.NEMO
MYSTENOIRE Short tales of love and misery vol.1 Intrigante progetto del quartetto veneto, giunto con questo "short tales of love and misery" al secondo lavoro in studio. Si mescolano molto bene sonorità pop rock con venature decisamente dark e gothic. L'ep è composto da 4 tracce e si presenta con "stay away" di cui già è stato tratto un video. E' in effetti la traccia tra le quattro con più potenzialità, almeno nell'ambito discografico. Devo dire, dopo aver ascoltato il disco un paio di volte di seguito, che alcune considerazioni mi pervadono la mente. Ad esempio si sente che i brani sono vestiti molto e molto elegantemente, gli arrangiamenti infatti sono la cosa migliore di tutto il lavoro dei mystenoir. Tastiere ben presenti ma non roboanti, una voce che è come una spilla d'oro su una giacca nera, la chitarra (a tratti forse con i puliti forse più su dei distorti) che a tratti taglieggia e a tratti accarezza, la sezione ritmica precisa che trasporta il tutto sui suoi passi cadenzati in quarti. Bene! Però se si prova a togliere questo abito di alta sartoria, a mio avviso le canzoni sono sì semplici semplici, e in alcuni tratti rasentano la banalità nella loro struttura ossea. Certo stiamo alla fine parlando non di progressive ma di pop-rock, non ci si aspettano ghirigori e virtuosismi, per carità! I mystenoir ad ogni modo suppliscono egregiamente a questa, che in fondo non è nemmeno una lacuna, con un lavoro di arrangiamenti di pregevolissimo gusto. Aspettiamo il Vol.2 certi di un seguito all'altezza. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/01/12 GENERE: alternative rock
SITO WEB: http://www.facebook.com/pages/Mysteno irOfficial/121440604554057 RECENSORE: BR1
quelle band che portano avanti la bandiera del rock con la r maiuscola e vogliono farci capire che l’energia e la forza di questa musica mai si spegnerà. Questi 5 ragazzi (Tiziano, Alessandro, Giorgio, Jacopo e Francesco) provengono dalla provincia di Treviso ma guardano oltreoceano, in quel grande paese chiamato U.S.A. L’intero demo richiama i grandi e classici gruppi rock e, loro stessi, potrebbero essere scelti per creare l’Official Soundtrack di film come “Paura e delirio a Las Vegas”. Le chitarre sono distorte al punto giusto, la voce di Alessandro riempie perfettamente le 4 canzoni presenti e la batteria martellante di Francesco dà una carica impressionante. Fin dal primo pezzo “Coast to Coast”capiamo che ci troviamo negli U.S.A. e ci immaginiamo Harley-Davidson lucide e calde marciare lungo la Route66 dalla costa Est a quella Ovest. La canzone inizia con un riff molto violento ed orecchiabile, molto slashiano, che ci porta alla strofa, lenta e scandita da degli accordi aperti e distorti. Dopo 3:20 minuti di sfrenato rock’n’roll, appare un arpeggio carino e romantico alla “Don’t Cry” dei Guns & Roses. In tutte le canzoni, oltre ai G&R, sentiamo l’influenza di Deep Purple, AC/DC, Who e tutti i gruppi che hanno fatto la storia. In “Alone” ritorna il tema classico del distacco amoroso che, con sé, porta un senso di straniamento, di perdita e di solitudine. Tutto viene raccontato sotto l’influsso di alcune atmosfere Dark /Gothic alla Bauhaus, un segno evidente è la “Black night” che si ripete costantemente e regolarmente durante tutta la canzone. E’ un brano piuttosto cupo e malinconico, ma contiene una carica “fottutamente” rock and roll! Il pezzo che chiude il Demo è “I don’t know (I don’t care)” in cui si amalgamano le chitarre di Tiziano e Giorgio ed un basso strabiliante che accompagna voce e batteria. Anche qui ritornano gli U.S.A., il brano è ambientato a San Francisco “We’re in a little bar in San Francisco”, un’ottima meta dato che è la città hippie per eccellenza ed è stata una delle capitali del Jazz (Jack Kerouac ha ambientato parte del suo On The Road in questa città).
oggi ama le canzoni semplici ed orecchiabili. Quindi, basta sistemare qualche pezzettino, smussare qualche angoletto e la perfezione è facilmente raggiungibile per i Mystery Motel!
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/06/11 GENERE: rock SITO WEB: www.myspace.com/mysterymotel RECENSORE: Carlo Geromel NADIMAC Po-kratkom postupku Dalla Serbia con furore e tanta velocità giungono a me i NADIMAC!!Dopo una bella manciata di split ed full lenght alle spalle nel giro di 3 anni, questi pazzerelloni ritornano alla carica con il loro powerful Thrash-Core variegato da una sensazione di Crossover. I 14 pezzi scorrono fluidi per tutti i 35 minuti della durata del CD, che può essere paragonato ad un’ immensa colata di cemento che appesantirà notevolmente la vostra malcapitata testolina. I ragazzi non inventano nulla di nuovo, anzi si ancorano a tutti i cliché del genere e pensano solamente a massacrare l’ascoltatore schiacciando al massimo il pedale dell’acceleratore. Il cantato in madrelingua si amalgama bene sui versi urlati del cantante, anche se rimane difficile capirci qualcosa, però a livello di ignoranza rende parecchio. Secondo me l’unica cosa che dovrebbero modificare è la durata di alcune canzone che raggiungono i 3 minuti. Comunque sarebbe inutile recensire i singoli brani, posso solamente consigliarvi di recuperate in qualche maniera questo lavoro per sfogarvi al meglio!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/08/11 GENERE: thrash-core
SITO WEB: www.myspace.com/nadimacbend RECENSORE: Chrisplakkaggiohc
MYSTERY MOTEL demo I Mystery Motel sono una di
Nel complesso è un buon demo, si nota però (forse colpa della registrazione casereccia, ma ripeto estremamente Do It Yourself e rock’n’roll) è la mancanza di compattezza delle canzoni, forse un po’ slegate e sporche. Il pubblico (ignorante) di
NAN BULAN I loro pezzi ti avvolgono con
atmosfere di musica etniche , ma sono caratterizzati da suoni un po' elettrici; quasi come creare un mix, un coocktail di sapori di emozioni. I cori femminili danno una veste bella elegante ai vari pezzi. “Calura + Debpluta Interlude” è un pezzo dove si assapora tantissimo queste sensazioni di musica etnica, sarà che il rumore dei tamburi è così grande da avvolgere il brano e donarli sapori particolari. Il brano “Passione Sicula” è una canzone molto simpatica e molto bella dal punto di vista melodico e dal sound davvero particolari. Sarà il tono siciliano delle strofe, sarà il sound così particolare dove si usa la tromba. Strumento molto bello per la musica il sapore che riesce a fare uscire da quella canna, peccato però si possa sentire poco nelle band musicali.......... “Cunci ca Calma” è un'altro pezzo che vorrei ricordare sarà il pezzo cantato dalle ragazze che creano anche solo nella parte del ritornello un segno unico e un sapore davvero prezioso; a un pezzo molto importante dove il sound cambia leggermente Tutte le loro canzoni vengo contraddistinte da queste diversità con sapori più o meno esotici, ma questa varietà nei pezzi tra le voci maschili e femminili rimane. E dona un tono quasi regale al pezzo, un tono se non altro molto importante. Direi unico anche nel contesto tra melodia, sound musicale e testi molto originali. Vi vorrei poter ascoltare, in un prossimo
interessanti. Non male per un gruppo nato poco più di un anno fa, stanno evidentemente lavorando bene sulla loro promozione. Non lasciatevi ingannare dal nome, di francese non hanno nulla. Sono invece ben tangibili, nella base strumentale, atmosfere indie e brit pop di stampo inglese, unite bene, tranne qualche incertezza sulla ritmica vocale, ai testi in Italiano. Immaginate un collage delle ultime “next big thing” d'oltremanica e d'oltreoceano, The Drums, Vampire Weekend, Two Doors Cinema Club, bombe da dancefloor indie miscelate con la lingua italiana..il risultato può ricordare i Tre Allegri Ragazzi Morti anni 2001/2007; anche grazie all'interessante contrapposizione fra testi, a volte malinconici (INDIETRO NEL TEMPO), di malessere (NON REGGO LO STRESS – il pezzo più riuscito), di denuncia (GIORNATE NERE) , e le basi allegre e solari. Gli arrangiamenti nel complesso sono maturi e pieni di gusto. Ogni strumento ha il suo spazio e non ci sono esagerazioni e fronzoli barocchi. L'attenzione ai suoni, alle atmosfere, al groove si percepisce in modo nitido. Overdrive morbidi e riff incalzanti, batterie ballerine, bassi amalgamati nel mood, sinth discreti a creare un tappeto sonoro costante e testi orecchiabili e diretti, rendono il primo Demo dei Mes Amis un prodotto
futuro su altri palcoscenici differenti, da questi che myspace può darvi. Vorrei ragazzi che continuate a restare su questo cammino, su questa strada da voi intrapresa. La strada potrà essere anche in salita ma non sembra un percorso così duro se mantenete questa via.
leggero e di piacevole ascolto, anche se il rischio di far somigliare il tutto ad un mash-up é dietro l'angolo. Quindi ottima base di partenza per osare di più sulla personalità e identità musicale, trasferendo in musica la carica identificativa espressa in ALTERNATIVI. Le premesse per fare strada ci sono tutte.
VOTO: 92/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/07/11 GENERE: acustico/alternativo/rock
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/07/11 GENERE: indie/rock/pop
SITO WEB: www.myspace.com/nanbulan
SITO WEB: www.myspace.com/mesamisband
RECENSORE: Jean Marie MES AMIS demo Rimango subito sorpreso nello scoprire il nome della band proposta per la recensione: i Mes Amis, band emergente di 4 giovani fiorentini, avevo infatti già avuto modo di sentirli in una delle mie perlustrazioni sul web, alla ricerca di novità musicali
RECENSORE: Fermata Brighton NEVER SURRENDER TO NOTHING N.O.H.C.
Il demo dei Never surrounder to nothing si apre con una cavalcata screamo, dagli arrangiamenti vagamente heavy metal, difficile a capire il
senso dei testi volutamente urlati. Più recepibile e strutturata Cuore a pezzi, è interrotta da mid tempos più apprezzabili. Chiude il lotto No War introdotta da un George Bush come sempre fuori forma. Cannoni sintetici ad introdurre una corsa hardcore punk. A mio modesto avviso non basta dire troia o no alla guerra per produrre un buon lavoro. Il cd risente anche di scelte sbagliate per quanto riguarda i suoni delle chitarre e questo penalizza quanto di buono fatto. Tuttavia, emerge che la band abbia una giusta padronanza dei propri strumenti. Risultato rimandati al prox lavoro. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/02/11 GENERE: metal
SITO WEB: www.myspace.com/neversurrendernohc RECENSORE: Samp NEW BRANCH New rose of Tomorrow and dead unplugged New Branch è il nome del progetto solista di Alessandro Bevivino, cantante e chitarrista che oltre a varie esperienze nel metal (vedi i già recensiti TRON e FABULOUS CONCERTO), in questo "new rose of tomorrow and dead unplugged" si cimenta in un lavoro acustico. Lavoro molto ben riuscito, perchè semplice e diretto. Qui, la voce di Alessandro la fa da padrone, mettendo a nudo tutte quelle particolari ruvidezze che la timbrica che gli appartiene ha come tratto caratteristico. Ballate malinconiche, con basi elettroniche accennate e mai fuori posto. UN disco finalmente ordinato, semplice. Addirittura lo definirei "comodo". Fa molto atmosfera americana, un moderno far west dove tra un whisky e l'altro si cantano queste canzoni. Preferisco sempre la parte più morbida della voce di Alessandro, ma questo è un mio gusto personale. Si sente che le corde vocali sono state forgiate dal metal, ma il risultato in questo progetto particolare proprio per la sua anti-complessità, è davvero buono, anche se non eccelso. 15 tracce da inserire nel lettore, accendere la macchina e partire.
Dove si va? Non ha importanza. Basta viaggiare comodi.
NHORIZON skydancers Prendete una buona dose di power, un quintale di prog, e un paio di cucchiai di buon vecchio rock. Ecco gli ingredienti
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 6/01/12 GENERE: rock
SITO WEB: http://www.facebook.com/profile.php?id=1 00001701534207 RECENSORE: BR1 NEW DISORDER Total brain format Un buon tentativo da parte dei New Disorder, per mettere in piazza le loro opere. Un disco di 12 pezzi, di ottima fattura, senza sbavature di nessun tipo. Fin dal primo ascolto ci si accorge di non essere al cospetto del primo gruppo che passa per strada, ma bensì di gente che sa il fatto suo. Lo si capisce specialmente dagli arrangiamenti: le canzoni sono piene, corpose, la chitarra la fa da padrona, insinuandosi con le sue corde in ogni spazio lasciato a disposizione dagli altri strumenti. Suoni equilibrati e una voce melodica portano a compimento la cosiddetta quadratura del cerchio. Sta qui forse l'unica macchia di questo "Total Brain format": è talmente fatto bene, talmente curato, da diventare quasi noioso. Ma neanche per i suoni, la registrazione o chissà quale motivo di natura tecnica, bensì proprio per le canzoni in se. Non mi ha soddisfatto proprio per questo. Volendo individuare un motivo ancora più preciso, forse la cosa che stanca di più è la voce, o meglio i giri vocali, la melodia, il cantato. Ma si sa, ogni palato apprezza a suo modo le pietanze. Questo è un ottimo antipasto, ma non qualcosa di cui ci si può saziare. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/06/11 GENERE: metal /rock
SITO WEB: www.myspace.com/newdisorderband RECENSORE: BR1
di questo "skydancers". Magari non al primo ascolto, ma già al secondo si comincia ad apprezzare davvero questo lavoro. Non è di certo un disco diretto, ma molto elaborato sia nella struttura delle canzoni che in una buona ricerca di suoni. I suoni per l'appunto mi piacciono un casino. Sono quei suoni volutamente un pò retrò, ma ottenuti ai giorni nostri con tutti i dovuti mezzi e metodi. Davvero ottimi. C'è qualcosa che spicca ascoltando per intero questo lavoro. Sono senza dubbio quelle parti strumentali di marcata essenza progressive, presenti un pò in tutte le tracce, che danno a tratti ariosità a brani fino a quel punto cupi, o viceversa. Finalmente un disco dove gli assoli si ascoltano volentieri! E proprio perchè non sono esasperati, ma perchè sono perfettamente inseriti nel contesto in cui sono. La voce purtroppo non è sempre altrettanto piacevole. 10 pezzi da ascoltare ben comodi, e anche un pò concentrati. Avere prodotto un disco per palati sopraffini è una scelta. Una scelta tra quantità e qualità. Tradotto significa che magari, altri generi più diretti, possono vendere di più. Ma significa ovviamente anche che chi apprezza questo gruppo, non lo apprezza per una settimana, lo apprezza e lo segue nel tempo. Dunque pochi ma buoni. Personalmente approvo. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/06/11 GENERE: power prog metal
SITO WEB: www.nhorizon.it RECENSORE: BR1 NIDO DI VESPE Il bel paese attacca: la cittadinanza tace Anche se hanno un nome un po’ strano per un
gruppo tendenzialmente HC i Nido Di Vespe hanno sfornato un CD niente male, un mix di Thrash/HC/Grind ed una collaborazione Hip Hop in ORGIA DI PORCI, dove il rappato si lega bene alla base Thrashone e alla voce parzialmente Growl. Anche l’opener MARE BLU si discosta leggermente dalle altre, per via del sua introduzione stile Circo. In ZERO abbiamo delle belle sgrindate ignoranti alternate ai clichè Hardcore. WARNES BROS ha un testo esilarante, per invitarvi ad ascoltarlo non vi svelerò di cosa tratta…Anche a livello strumentale rende molto, un old school HC sparato senza compromessi. Ma ancora più sparata lo è M.I.L.F. circa 40 secondi di tempi Grind, anche qui il testo è divertente e come prima lascerò a voi scoprire il significato malsano celato nell’acronimo. CARONTE è una canzone Thrashcore standart ed avente un buon riff metallaro iniziale. Le due rimanenti PELLE MORTA ed ETERNA OPPOSIZIONE sono classiche canzoni “mazzata” ed aventi dei samples (che a me non fanno impazzire) come inizio, la prima che ho citato è stile old school con una parte cadenzata nel mezzo della canzone, la seconda ed ultima del CD è greve e martellante, qui si passa dall’HC al Thrash ed ancora al Grind senza farsi pregare più di tanto, quindi ne abbiamo per tutti i gusti. Vorrei anche aggiungere che per diverse ragioni, tra cui il modo di cantare ed impostare la voce in alcune canzoni mi hanno fatto ricordare i Tear Me Down. In definitiva il lavoro dei 4 lucchesi mi è garbato abbastanza, a mio parere purtroppo pecca un pochino di originalità però se non erro precedentemente hanno solo inciso un demo CD intitolato Primo Sangue (2009), quindi se nel caso vorranno provare a colmare questa lacuna avranno tutto il tempo per farlo, per il resto è OK! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 27/04/11 GENERE: thrash/hc/grind
SITO WEB: www.myspace.com/nidohc RECENSORE: Chrisplakkaggiohc NORTHERN HELL Northen lands of war
Primo ep per i N.H., band attiva da un paio di anni e che ha visto al suo interno diversi cambi di formazione e il primo stop, salvo poi ripartire; chitarre zanzarose in stile norvegese ma non troppo, nel senso che la band vuole suonare un black brutale, ma non primitivo. Ecco quindi che spuntano echi di 1349, ma anche gruppi svedesi come Blodsrit, Setherial e Perished, che ammantano di gelo le composizioni peraltro ben suonate.
Lo stile, come avrete quindi capito, è quello di un black metal ferale e senza compromessi, che narra di inni di guerra ed estinzione dell'umanità, nulla di nuovo sotto il sole, 4 brani (intro compresa) veloci e che concedono qualche raro rallentamento per una quiete prima della tempesta che dura poco. Le nostre orecchie saranno comunque contente di questo quarto d'ora di fuoco e fiamme, distribuite da questo combo che sembra richiamare le gesta (infernali) di quel seminale “Desert northern hell” degli Tsjuder. Lavoro caterpillar. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/02/11 GENERE: black metal/death metal
SITO WEB: www.myspace.com/northernhellitaly RECENSORE: Jurgen Kowalski NOSFERATU The sign of the undead Un’altra bella sorpresa dalla scena Black Metal Colombiana, per esseri più precisi dalla Capitale Bogotà…Sto parlando dei NOSFERATU che sono in giro già da più di quindici anni circa, dando però alla luce solamente questo full length intitolato THE SIGN OF THE UNDEAD (2007), un Demo e un single. La proposta dei Colombiani è un Black Metal Atmosferico abbastanza canonico dove cercano di cogliere al meglio le lezioni pattuite da band come Dimmu Borgir, qualcosa dai Dissection, e dagli Emperor primordiali, basti ascoltare la furente ma sinfonica opener LORD OF THE NIGHT, preceduta da un INTRO abbastanza suggestivo. A Spezzare tutta questa cattiveria Sonora ci pensa THIS WAY IT WAS AND THIS WAY che si grogiola su tempi più sostenuti e atmosfere tenebrose, molto bello il bridge arpeggiato, accompagnato da un piccolo assolo ed una voce profonda e distorta. Giustamente per calibrare il CD i ragazzotti sferrano un altro attacco frontale violentissimo è sparato a velocità esasperate con un doppio pedale killer, il blast beats allucinato negli ultimi secondi rende ABYSS un pezzo da spararsi in cuffia, ovviamente a palla!Con ESTIRPE SANGRIENTA e EN LA FAUCES DE LA MUERTE si cambia la lingua in cui sono scritti i dei testi (e devo dire che rendono maggiormente) ma non
si smuove di una virgola il modo barbarico di suonare, a parte qualche momento più cadenzato nella prima ed atmosferico nella seconda delle parti arpeggiate toccanti arricchite da un buon solo delle sei corde, comunque in salsa rimane sempre un selvaggio Black Metal che va dritto come un treno per l’inferno. BLOOD STORM è più quadrata delle precedenti e non si concedono momenti di pausa, tutto si basa sulla pura ignoranza musicale!Già dal tiolo della canzone DARK PASSAGE TO VAMPIRE si può evincere un sound più tetro e sostenuto, infatti è ricco di tastiere e slow-tempos, ma a parte il lavoro del Synth la canzone non mi ha convinto assai. Tutto il contrario per TIME TO KILL che dopo lieve introduzione, parte diretta in stile in your face, molto efficace soprattutto per le reminescenze Thrashone rese ancor più aggressive dalle parti frenetiche di batteria. Fortunatamente dura solo un paio di minuti e mezzo, quindi d’ascoltare tutta di un fiato fino al soffocamento. Come piccola aggiunta per renderla più piacevole sono state inserite delle parti di Synth nel ritornello che la rendono più digeribile. Dopo un colpo sferrato a queste velocità c’è bisogno di riposo per le nostre povere orecchie, e qui entra in campo LA TIERRA MAS ALLA DE LOS BOSQUES con in suo incedere lento ed evocativo, ancora una volta il cantato in lingua latina a mio avviso rende maggiormente. Per rendere più variopinta la loro proposta i Nosferatu decidono di aggiungere anche piccole parti Thrash e Balst Beats infuocati, senza rovinare il mood malefico della canzone. Si torna a parlare di vampiri con VAMPIRE, ma la canzone anche se di sufficiente fattura per le parti Black’N’Roll mischiate a tanta sinfonia a mio avviso è troppo lunga e tende sul noioso. Il livello si rialza con la finale TOTEMLAUT dove sembra abbiamo preso spunto dai Carpathian Forest per qualche verso, la canzone scorre via che è una goduria, alternando parti atmosferiche con parti tiratissime, in aggiunta quel tocco si suono marcio e maligno ed un pizzico di sonorità prese dall Heavy Metal più classico. In definitiva non penso che sia un lavoro epocale questo CD, sicuramente ci sono delle buone idee ed il suo ascolto (a parte qualche parte) è stato veramente piacevole. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/08/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/nosferatulordofthenigh t RECENSORE: Chrisplakkaggiohc NOVAGREEN becoming Novagreen is an unsigned band from Paris/France. On their first ep “Becoming” they bring us a mixture of a lot of different music styles. In their music you can find influences from Pantera, Faith No More, Guns’n’Roses and some other good bands. This kind of mixture is quiet refreshing and something new nowadays. Sometimes they sound a bit like Chrome Division, just to compare them with a known band from today. Sometimes you can find very progressive ideas in their songs which make you think about bands like While Heaven Wept and others. In France they already played on some Festivals or Concerts with some very known bands and this ep is their first step to become known outside their land. On this release are 5 songs. From this 5 songs I would recommend the song “Black Oil” as my personal fave. The singer reminds me in some moments of Mike Pathon. Not that he can sing so high like him, but I find a lot of ideas are similar to Mike Pathon singing style. The drummer did also do quiet a good work on this song. You can see that these guys know what they are doing and that they are not shy to show it. The first song reminded me a bit of Pantera. Because of this I was a bit skeptic in the beginning that they are a Pantera copy. Fortunately they proof that they are better then that, that they are not a copy band. “Midnight” is also a good song. After “Black Oil” the second best song on this release. “Alone” is not among my faves on this release, but still, it can pass. “Round&Round” is the song which makes me compare them with Chrome Division in some moments. A true R’n’R song. All in all, this is a release that I would recommend and make me wait for their first album. I would give to this release a higher vote, if it had some more songs, but for an ep its good. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 08/06/11 GENERE: metal
SITO WEB: www.myspace.com/novagreen RECENSORE: Petar Mrvic ORBE Albedo Gli Orbe sono un quartetto proveniente da qualche parte del BelPaese. Meglio ancora da un posto alquanto disabitato, non privo di qualche forma di vita dove magari fa freddo, freddissimo. L’immaginario di band ed atmosfere nordiche non è casuale per la band ,anche il desiderio di nominare altri numi tutelari come Pelican o Tool è forte. L’esordio Albedo racchiude 5 tracce imponenti, sin dall’esordio Lilith, la traccia più “corta” con i suoi 7minuti e passa. In Xbalanque e Amaterasu, ci troviamo davanti a dei musicisti di livello, di forti e profonde intenzioni cui manca l’alchimia finale, quella che può portare alla parola capolavoro. La qualità in fase di missaggio rende il tutto più accattivante come si nota chiaramente in Sisifo, prima della finale Arjuna con continui cambi di direzione. C’è poco o nulla d a inventare per chi pratica il post-rock o come si chiamava, a questo si aggiunge la scelta(forse volontaria) di non slegare i diversi momenti melodici e non che tengono legata una canzone. Da tenere d’occhio. Menzione di merito per copertina e titoli della canzoni. Alla prossima. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/01/12 GENERE: post/rock/strumentale
SITO WEB: www.orbe.it RECENSORE: alècs m OBLYVION After life Debutto per questa neoband dalla Toscana che propongono un buon Melodic Death Metal molto moderno. L'introduzione strumentale AT THE GATES è suggestiva, composta da un tappeto di tastiere evocative e chitarre con un leitmotiv triste, quindi un inizio niente male. Succede OBLYVION che non è da meno ed il senso melanconico continua ad essere incisivo, qui blast beat furiosi si sposano
con assoli melodici, una voce cavernosa e bene utilizzata, assoli di chitarra melodici e riffs trasportanti, in più le tastiere riescono a riempire tutto in modo adeguato senza risultare eccessive. La title track è quella che mi ha colpito meno acnhe se di buona fattura, forse perchè è strumentale ed avendo già un intro, mi è parsa superflua. Comunque i riffs atmosferici, le buone armonizzazioni e la messa in risalto di tutti gli strumenti la rendono godibile. Giungiamo alla fine con la title track chè è quella che mi ha colpito maggiormente, viene giocata su mid-tempos alternati ed accelerazioni, il pezzo in questione è aggressivo, i riffs di chitarra si fanno più oscuri e massici, il basso è più corposo e la voce diventa più cupa, fortunatamente abbiamo l'altra faccia della medaglia, ossia le tastiere sublimi con un tocco Gothic e i soli chitarristici melodici che ti vengono sparati in faccia, un'altra cosa che mi è piaciuta assai è il basso, a cui viene anche lasciato un piccolo spazio personale, specialmente nel sottofondo. Il finale viene ceduto alle tastiere che creano una sorta di pathos musicale. In teoria il discorso dovrebbe finire qui,ma per fortuna mi sono accorto che esiste anche una Ghost Track di un gruppo iper conosciuto, ossia la "Vergine Di Ferro". I ragazzi hanno rivisitato alla loro maniera questa canzone in maniera originale ed eccellente, dandogli un tocco tetro e cattivo, e creando un atmosfera glaciale
che "guarda a caso" presenta anche caratteri pop. A primo impatto si può pensare di essere capitati in quella zona più effimera del genere, che tanto si presta all'ascolto ma che sembra lasciare ben poco all'orecchio e alla fantasia di chi ascolta, ed è anche per questo motivo che i brani subito rischiano di farsi conoscere per quello che NON sono, si fanno scoprire a poco a poco, e lentamente diventano sempre un po più intimi e desiderabili. Le melodie sono l'ideale per essere cantate da un pubblico entusiasmatissimo sotto un palco e la voce contribuisce a dargli una marcata sonorità pop mentre il resto della band in genere mantiene un sound decisamente più potente, I testi sono generalmente introversi e malinconici ben miscelati nel sound dei brani. Il quertetto quindi dimostra grandi potenzialità, sfortunatamente siamo in un periodo dove ci sono centinaia e centinaia di proposte tali e quali al loro lavoro e nessuno sembra voler rischiare qualcosa per uscire un pò dai soliti clichè che ormai sono triti e ritriti all'interno del genere, e che, per quanto ben fatti sono prevedibili e privi di quel "qualcosa" che squote piacevolmente l'attenzione dell'ascoltatore. Tutto va bene finche si tratta di gruppi con poca ambizione, poche idee e tecnica
aggiuntiva, con questa mossa "acchiappano" hanno guadagnato sicuramente punti. In definitiva un Ep ben prodotto e riuscito, buono per essere ascoltato in una Domenica Autunnale come questa....
improbabile, ma se si tratta di un gruppo come gli Of Easy Creation, può far innervosire, pensando a dove potrebbero arrivare e cosa potrebbero creare solamente cercando di uscire da strade gia percorse quel tanto che basta per dare una personalità al proprio sound. "Kahos" comunque non è assolutamente da buttare, si dimostra alla pari se non meglio di tanti prodotti attualmente molto più in vista, vale sicuramente la pena di essere comprato ascoltato e perchè no... cantato!
VOTO:75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/10/11 GENERE: melodic death
SITO WEB: http://www.facebook.com/mbhofficial?ref =ts&sk=app_123966167614127#!/Oblyvion RECENSORE: Chrisplakkaggiohc OF EASY CREATION kahos In diretta da Reggio Emilia gli "Of easy creation" continuano la loro discografia con "Kahos" un nuovo EP composto da 4 pezzi inediti, tutti cantati in italiano e tutti immersi nel più immaginabile punk/rock
VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/05/11 GENERE: punk/rock
SITO WEB: www.myspace.com/ofeasycreation RECENSORE: Laio ONICECTOMY Drowning For Salvation I Baresi Onicectomy sono alle prese con il
loro primo cd intitolato “Drowning For Salvation” sotto la label Russa Coyote Records. Parlando dei testi è tutto incentrato sui sacrifici sanguinolenti della religione Azteca, anche la musica non si discosta molto dai testi essendo anche essa cruenta, violenta e brutale, immancabile la voce gutturale da orco assassino!!Essi, un bel Brutal Death/Grind di matrice Americana, pronto a mietere vittime senza rimpianti. Dopo un INTRO Horror comincia la mattanza sonora con BRAIN PRESSURE BREAKING KULL, un mix di velocità e ignoranza. La seguente BURNED HEART EXTIRPATION è ancora più sparata e malvagia dell’Opener e viene vomitata in faccia all’ ascoltatore in meno di due minuti. Ma la canzone più assurda (in senso positivo) per me rimane VIRGIN WOMAN CANNIBALISTIC RITUAL con la sua schizzata velocità alternata a tempi lentissimi e cantata ancora più bassa stile maiale sgozzato, arricchita da un solo di chitarra al fulmicotone. HUMAN FLESH DRESSING possiede dei riffs di chitarra ipnotici da incubo e delle plettrate che assomigliano più a delle martellate in faccia. Un po’ di tregua per i miei timpani ci vuole e per fortuna ci pensa la strumentale I HOPE YOU DIE, a differenza del “dolce titolo” la musica è rilassante è spezza totalmente il mood dell’intero lavoro anche se solamente per una minutata abbondante, però ci voleva proprio. Sarebbe
non nuova e che anzi gode di buona fortuna nello stivale. I nostri sono la dimostrazione che questa scena, almeno a livello underground, gode di buona salute. FOLLOW ME! scivola con un certo piacere all’orecchio di chi sa apprezzare un groove sanguigno accompagnato da rime schiacciate su con una buona accortezza metrica. Tanto più che il dialetto, segno identitario scelto da sempre più complessi dell’area meridionale, si presta bene a livello di musicalità nel succedersi spesso arrembante di frasi, parole e idee tipico del hip hop. Nella musica degli Onorata Società non troverete solo quella spensieratezza tipica di molta musica da dance hall, ma anche e soprattutto la voglia di denunciare, di protestare, di farsi sentire secondo quanto riportato nella loro stessa biografia: «ACCUSARE-RIBELLARSIDIVERTIRE/SI!!!». Suoni di una strada chiassosa ci introducono a Passione Sicula, brano d’apertura dove l’incontro tra funk e reggae è preponderante e che ci introduce nel mondo di quotidiana difficoltà da cui provengono i nostri. Il ritornello, davvero orecchiabile, dovrebbe piantarvisi in testa senza difficoltà. Segue Cunci Ca Calma, più evidentemente hip hop e che non potrà non far pensare alla scena italiana degli anni ’90 e in particolare agli alfieri Articolo 31 per gli accostamenti tra un ritornello cantabile dominato dai cori delle voci femminili e strofe con rime mozzafiato affidate agli MCs (durante la terza, come se
inutile continuare una recensione track by track perché tutte le altre canzoni viaggiano sugli stessi livelli delle altre, sia a livello tecnico (buono) che di devastazione e crudeltà. Quindi se vi piace la musica estrema, in questo caso direi molto estrema e nel caso non temeste di ferirvi con i loro riffs taglienti e velenosi siete i benvenuti sull’altare per essere sacrificati!!
non bastasse, il ritmo raddoppia). Praticamente un discorso di protesta e di denuncia la successiva Delinquenza Beat, dove trovano maggiore spazio gli arrangiamenti musicali e si distingue un solo di chitarra semplice quanto toccante. Torniamo su radici decisamente rap con Petri Petri, un pezzo con una base molto groovy dove trovano spazio pure gli scratches del dj; un arrangiamento che forse non si distingue per la sua originalità ma che comunque conquista, la differenza in effetti qui la fa tutta il testo che ci porta nella parte più oscura e omertosa della Trinacria. Inevitabile per un gruppo da assalto frontale come gli Onorata Società (il nome è di per sé emblematico) non affrontare la questione mafia, corruzione politica e apatia sociale. Ritorna più chiaro l’incontro tra hip hop e reggae con Calura, a mio parere non il più ispirato dell’EP e che sembra in effetti più troncato a metà che non concluso dall’interludio in coda. Arriviamo così a La Musica La Metrica L’Inchiostro dove all’amalgama che abbiamo più volte sottolineato si aggiungono impressioni jazz e dominano incontrastate le interpretazioni delle voci
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/06/11 GENERE: brutal death grind metal
SITO WEB: www.myspace.com/onicectomy RECENSORE: Chrisplakkaggiohc ONORATA SOCIETA’ Follow me! Gli Onorata Società vengono da Ragusa, hanno profonde radici nella musica hip hop che dal 2003 hanno iniziato a far incontrare col sound reggae, drum & bass e funk in un’ amalgama sonora certo
femminili del combo. A livello di ritmicità e orecchiabilità questo è forse il pezzo più riuscito del lavoro degli Onorata Società, ampio spazio vi trovano anche le individualità strumentali. Ma è nella successiva Message che a mio avviso possiamo trovare il migliore manifesto del gruppo. Un reggae meditato e cadenzato dove interpretazione canora e declamazione rap trovano un innesto davvero notevole. Storie di mala politica, di impegno contro disimpegno, di fratellanza musicale che si riassume nel ritornello: «Reggae is a mission, no competition». A chiudere il pezzo Scappa conquista nei suoi stoppati che s’inseriscono tra ritornelli e strofe. Il suo proseguo in dub step forse è una soluzione migliore rispetto a quella utilizzate in Calura, segnando una progressione che sfocia più felicemente nella coda dell’EP dove una hidden track richiama all’attenzione quello che potrebbe essere stato un ascoltatore troppo superficiale. Nel complesso i gli Onorata Società non inventeranno nulla di nuovo ma dimostrano un’abilità e una personalità notevoli nell’interpretare i linguaggi della cosiddetta musica nera quali appunto il reggae, l’R&B, il funk e l’hip hop. Se il buongiorno si vede dal mattino… VOTO: 83/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/11/11 GENERE: reaggae/funk/hip-hop
SITO WEB: www.myspace.com/onorata RECENSORE: doc.NEMO ORANGE LEM David is a narcoleptic man Dopo un percorso di cinque anni caratterizzato da partecipazioni a numerosi festival italiani e la pubblicazione di tre EP, gli ORANGE Lem arrivano con la giusta maturità al loro primo album "David is a narcoleptic man". La band di Pesaro nel 2007, soltanto a metà della strada che li ha portati fin qui, fu nominata band dell'anno dalla rivista inglese The British Sound nella sezione internazionale, nonostante allora denotasse ancora degli approcci piuttosto derivativi (brit-pop, Belle and Sebastian) come normale che fosse. Oggi piuttosto quelle influenze si trasformano in qualcosa di personale, siamo in presenza di melodie genuine, ma modellate in maniera eclettica, poco prevedibile. La voce franca e limpida
di Marco Braga può danzare ora tra elementi new wave (tutta l'architettura di "The House of Sleep") ora su nostalgici richiami al synthpop classico (la cover "Fade to Grey" dei Visage) senza che questi snaturino l'album da un complessivo disegno pop. Eclettismo dicevamo, l'uomo narcolettico è il regista (artista, sceneggiatore, produttore, musicista...) David Lynch. Forse sta proprio qui la scelta che, offrendo un ampio spazio narrativo, permette agli ORANGE Lem d'entrare ed uscire da un'idea, ingarbugliare le trame a proprio piacimento oppure interromperle bruscamente una volta giunte all'acme ("Hvalba") come fossero dei sogni. Ad avvalorare la tesi onirica ci pensano poi le tastiere dream che pervadono le nove storie raccontate (dieci con la ghost track). Da segnalare con decisione l'electropop di "Jackie Kennedy" che da un motivo orecchiabile sfocia curiosamente in un mood cupo e fumoso, nonchè "Geometric Woman" (di cui hanno realizzato un videoclip per la regia di Mauro John Capece), breve ed intenso vortice catchy già presente nel precedente EP "The Elegant Special Japan Version". Eterogeneo ma compatto, l'album nella sua durata complessiva (poco più di mezz'ora) scorre leggero e armonioso ma suona allo stesso tempo abbastanza elaborato, di certo conferma e impone gli ORANGE Lem come una delle giovani band nostrane più
CONCENTRATO DI CATTIVERIA CHE VOMITANO INVETTIVE CONTRO TUTTO E TUTTI: CONTRO LA POLIZIA, CONTRO BANCHIERI E CONTRO LE VARIE INGIUSTIZIE. TRA I PEZZI DA CITARE - COSI' SEMPRE SARA' - ,-ARRIVISMO-, -CAROGNA-. NESSUNA SPERANZA- PARTE CON UN RIFF MOLTO SIMILE A QUELLI PRESENTI IN SEASONS OF THE ABYSS DEGLI SLAYER E PUR INTRAMEZZATA DAL CLASSICO HC OLD SCHOOL CI SONO ANCHE SPUNTI ORIENTATI AL METAL DI SLAYERANA MEMORIA. RIASSUMENDO L'ALBUM FARà FELICI GLI AMANTI DI SONORITà ESTREMAMENTE INCAZZATE CHE NON LASCIANO SPAZIO A " GAYAGGINI" PRESENTI IN ALTRE BAND, PRODOTTO MOLTO COMPATTO CHE PERò è ALLO STESSO TEMPO IL SUO PUNTO FORTE E DEBOLE, UN MINIMO DI VARIETà IN PIU' NON AVREBBE GUASTATO COMUNQUE L'ESPERIENZA DEL QUINTETTO NONCHè LA PREPARAZIONE TECNICA è EVIDENTE PERCHè RAGAZZI MIEI NON SERVE A NIENTE PICCHIARE ED ANDARE VELOCISSIMI SE POI IL RISULTATO è CACOFONIA PURA. I PAINTRUE DA QUESTO PUNTO DI VISTA RAPPRESENTANO COSA VUOL DIRE
interessanti in circolazione.
SUONARE -LOUD FAST AND FURIOUS- CON CRITERIO E CAPACITà.
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/04/11 GENERE: indie
SITO WEB: www.myspace.com/orangelem RECENSORE: Luca Sisto
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/12/11 GENERE: hardcore metal crust
SITO WEB: www.myspace.com/paintrue PAINTURUE Così sempre sarà PAINTRUE è UN
COMBO VIOLENTISSIMO HARDCORE CON INFLUENZE CRUST DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI ATTIVO DAL 2004. L'ALBUM SI CHIAMA -COSì SEMPRE SARàCOMPOSTO DA 16 PROIETTILI CON CANTATO IN ITALIANO. L'INFLUENZE SONO DELLE BAND HARDCORE ANNI 80 ITALIANE ED INTERNAZIONALI. I TESTI SONO UN
RECENSORE: Lidel PALKOSCENICO AL NEON lucas
Questo qui è il nuovo CD dei Palkoscenico al Neon, intitolato Lucas e in uscita il 7 Maggio. La musica che ho ascoltato in anteprima è veramente di spessore, etichettarla non è facile perchè pur sempre rimanendo sul genere alternativo varia abbastanza, se dovessi definirlo lo chiamerei un Crossover/Metal/HC. Ma già la parola Crossover basta per far capire in linea di massima di ciò che sto parlando, apprezzo tanto la scelta di cantare tutte le canzoni in Italiano e di affrontare anche tematiche sociali/politiche. Come vi ho preannunciato le canzoni pur seguento un filo conduttore comune, variano un pochino l'una dall'altra. L'opener CUORE
DI CANE prende spunti dall'Hardcore più caciarone (in senso positivo) ed è fluida nell'ascolto. La seguente AUTOCONTROLLo inizia con un riff metalloso e trasportatore, in un certo senso orecchiabile, la canzone è cantata in modo serrato è possiede grinta a volontà! Adesso è il turno della cover, anzi una signora cover, ossia BRUCIA DI VITA dei Tanto amati Negazione, devo dire che a mio avviso la scelta di coverizzarla è stata ardua, ma riescono a riproporla in maniera calzante, è proprio bella!! Fortunatamente non l'hanno stravolta più di tanto, anzi gli hanno donato un tocco di spinta in più. La title track LUCAS viaggia su binari nichilisti, approda con un arpeggio per perdersi poi in lidi più pesanti e martellanti, c'è spazio anche per un ritornello più dolce nelle melodie e con un doppio cantato, devo ammettere che questa canzone è ben riuscita. Durante gli svariati ascolti mi ha fatto venire in mente i R.A.T.M. Con ALTA TENSIONE #2 si molla leggermente la presa, i tempi ri rallentano e si lascia spazio a suoni leggermente Nu Metal. Grazie ad ASSETTO DA RESA si riparte a manetta, anche qui ritroviamo le influenze Punk/HC specialmente di quello italiano, un giusto assalto sonoro distruttivo!INTERVALLO segue la scia di ALTA TENSIONE #2, inizio arpeggiato e soft per poi partire con suoni alla Linea 77. Il ritornello è ossessivo e lungo, riesce a distinguersi dalle altre canzoni per la chiusura con un semplice ed accattivante solo chitarristico. COLPO DI STATO sembra un canzone Thrash, violenta, stoppata, spaccaossa e come riempimento sotto il cantato, immediati assoletti di chitarra distorti. Interludio lasciato al basso e batteria, anche qui il finale è lasciato all'assolo delle 6 corde. INTOLLERANZA possiede un riff ed un basso prepotente, il testo è forte. CON UN FILO DI VOCE è quella che mi ha affascinato maggiormente, per via dell'intreccio di voci, pulita, melodica e straziante di una ragazza più quella del cantate. La maggior parte di questa song è basata su un arpeggio pulito/distorto dirrompente, potrei dire che la canzone è da brivido. BUNKER non mi sembra che aggiunga molto a quello che è stato già detto, viaggia sugli stessi livelli delle altre ed è ben strutturata, direi solida. A chiudere il cd in bellezza ci pensa la dissonante DISAMORE#2 che mi ricorda tanto i Torinesi FRAMMENTI, magati suonati in maniera più metal. Tempi convulsi da sbattere la testa al muro, come gran finale una suonata al pianoforte. I miei sinceri compilmenti vanno a questi ragazzi di Roma, per la costruzione dei brani e per il modo di proporre musica. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/04/11 GENERE: crossover
SITO WEB: www.myspace.com/palkoscenikoalneon RECENSORE: chrisplakkaggiohc PANDA KID Meet no monster club La band Panda kid, si rimane da subito travolti in vorticosi suoni elettrici, atmosfere di pieno rock; dal sapore un po' elettrico. Nei loro pezzi, sarà che mi rimandano a ricordi di bambino, ma in chiave moderna sembra di ascoltare gruppi come i Beach Boys. Nei pezzi è predominante il suono della chitarra elettrica, con le più svariate sonorità o distorsioni sonore. Ma è una bella miscela di suoni, e sembrano quasi adatti a quel pezzo. I loro brani non sono tutti interamente cantati, ci sono lunghi momenti, dove si viene immersi in assoli musicali. Il giro armonico dei brani, potrà anche essere semplice, ma il suono che esce dai vari strumenti è assolutamente piacevole. Forse solo al sottoscritto piace, ma anche il poter ascoltare della musica fatta con il cuore, anche se pezzi cantati non ci sono, è secondario. Perché se uno non è in grado di attirare a se qualcuno anche solo suonando, può fare a meno di prendere in mano uno strumento. Forse per le sonorità che fanno uscire dai loro pezzi, molti potrebbero rimanere un po' annichiliti, quasi rimanere senza parole. Però appena superi lo scoglio dell'ascolto del primo brano, inevitabilmente viene preso catturato da questi suoni un po' surreali. Quasi che provvengano da un altro mondo, da un'altra galassia. Invece sono dei giorni nostri, e fanno il rock rendendolo ancora più sonoro e di grande impatto sia musicale che vocale. Impossibili non volerli ascoltare più e più volte. Ascoltarli una volta sola equivale quasi a non apprezzarli Gli 8 brani sono tutti più o meno dello stesso grange musicale, può cambiare un po' l'arrangiamento del pezzo........ma lo stile il marchio dei Panda kid, una volta sentito lo riconosci già dalle prime note della chitarra, che quasi sempre fa l'intro ai brani. Per lo stile che usano, soprattutto musicale, il testo non può che essere in inglese, sia perchè è un poì più semplice l'inserimento delle parole con quest'armonia., è più facile venire catturati da questi pezzi in inglese che l'essere cantati in italiano. Bisogna essere sinceri nel riconoscere una sorprendente forza della band, nel riuscire a
vestire nel modo migliore i testi delle loro canzoni. Anche se ho avuto bisogno di ascoltarvi un po' di volte per riuscire bene a capire il vostro modo di fare musica. E come ho anche già detto, una volta sola non può bastare, per chi non vi conosce, ad apprezzare i vostri brani. Continuate su questa vostra strada, non cercate di cambiare la vostra musica, cercate di restare su questi binari dove mi sembra la strada sia non troppo tortuosa. O per lo meno se volete, o se avete pensieri di qualche cambiamento nella vostra musica, vi consiglierei un piccolo cambiamento; perché la vostra espressione è questo genere di musica che fate. E un cambio troppo grande ho paura che possa snaturare il vostro essere il vostro comunicare i vostri pensieri. VOTO: 98/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 1/09/11 GENERE: pop/rock
SITO WEB: www.myspace.com/pandakinder RECENSORE: Jean Marie PANIC ROOM equilibrium Nati come Redrum agli inizi del nuovo millennio, i Parmensi (o più scherzosamente 'Parmigiani') Panic Room offrono al mercato musicale una riproposizione del tipico Nu Metal statunitense tanto quotato negli ultimi 10 anni. La loro è un'attitudine abbastanza fedele a quella dei modelli d'oltreoceano, e sentendo i brani dell'album (tutti ben caliobrati e strutturati) vengono alla mente la varie influenze da cui hanno tratto matrice: si va dai Linkin Park ai Deftones, passando per sfumature più Alternative Rock dai contorni melodici ed emotivi ('Disappointed ad esempio). A favore del disco sta il fatto che le composizioni scorrono fluide e compatte senza sbavature; il genere proposto è espresso alla perfezione, complice anche l'ottima produzione e la scelta degli arrangiamenti, entrambe veramente di ottimo gusto. L'unica pecca, se cosi si può dire, è che artisticamente non vi sono novità tali da gridare al miracolo: il sound è un pò fermo su degli standard superati e sarebbe necessaria una svolta sonora per renderlo più radicale e incisivo. Con le capacità qui presenti però voglio essere fiducioso, perchè senza dubbio i ragazzi possono ottenere di
più. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/06/11 GENERE: nu metal
SITO WEB: www.myspace.com/panicroomworld RECENSORE: Cristiano Poli PERSEUS Icarus Creed Con una copertina di Lord Frederic Leighton, raffigurante Dedalo e Icaro, il quintetto pugliese propone queste 5 tracce a metà tra power e metal old old style (judas priest per intenderci). Così legati alla mitologia anche nei testi, potrebbero dare l'impressione di aver sfornato un mini concept, purtroppo però anche loro come Icaro volano troppo vicini ad un sole che dovrebbe splendere di bellezza e perfezione, ma che in realtà è solo fonte di quel calore che brucia le ali alla band. I suoni che vestono queste 5 canzoni avrebbero potuto essere degni di invidia, ma almeno una dozzina di anni fa. Va bene restare nel classico anche nelle sonorità ma qui non ci siamo davvero. Oltretutto nemmeno le canzoni lasciano il segno, non c'è un giro armonico che si ficchi almeno un pò in testa. Niente. Pregiarsi con lustro e vanto inoltre di provenire da una tribute band, non fa altro che diminuire la mia voglia di trovare qualcosa di buono in questo "Icarus creed". Qualcosa che comunque, anche sforzandomi non ho trovato. Mi spiace. VOTO: 30/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 7/02/12 GENERE: power metal
CONTATTI: perseusmetalband@gmail.com RECENSORE: BR1 PERSEUS Ashes to ashes Originari di Brindisi e nati dalle ceneri di due conosciute bands locali i Perseus esordiscono con
questo breve demo composto da sole tre tracce intitolato "Ashes to Ashes". E' il classico heavy metal di scuola Judas Priest ed Iron Maiden ad ispirare un buon 75% del songwriting del giovane combo pugliese anche se alcune melodie vagamente 'epiche' possono in qualche modo ricordare la prima parte della carriera dei Manowar. L'opener "The Last Night" é un buon 4/4 semplice ma efficace caratterizzato da un break centrale poderoso e veloce. Chitarre e batteria svettano una spanna sopra tutti, in particolare nella seguente "Bad Illusion" dove il groove si fa più dinamico ed il refrain viene seguito da un assolo degno dei migliori Running Wild. Questo breve dischetto si chiude inaspettatamente con una ballad intitolata "I'll Be Alone", arpeggiata, calda ed avvolgente che lascia davvero ottime sensazioni. Resta molto difficile quantificare il reale potenziale di una band emergente sulla distanza di soli tre brani ma si può comunque dire che i Perseus sono partiti con il piede giusto. Ovviamente l'anacronismo della proposta non può farsi garante di clamorosi spunti compositivi o trovate particolarmente originali ma l'attitudine e le intenzioni dei Perseus vanno lodate in quanto perfettamente coerenti ed esaustive riguardo alla materia trattata. Qua e là il cantante sembra chiedere un pò troppo a se stesso ma questa ed altre imperfezioni potranno essere rivedute e corrette in una futura prova, speriamo più corposa ed appagante. Diamogli tempo. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/09/11 GENERE: heavy metal
SITO WEB: RECENSORE: Andrea Costa PERVENCER Extermination is right Brasile terra di un metallo pesante, quello dei pervencer e di questo extermination is right. Dopo aver letto la pagina biografica di questo quartetto, sono rimasto favorevolmente impressionato, lo ammetto. Ogni illusione comporta una delusione però, e questo è un vecchio adagio filosofico che si adatta un pò a tutto. Anche a questo demo devo dire.
Deluso si, non del tutto, ma abbastanza per poter aver un'opinione non completamente positiva. Le cose positive sono alcuni riff, di quelli belli andanti e poco complicati, insomma diretti e sinceri come un pugno sul muso. Per il resto poco altro. I suoni non sono pessimi, ma lontani dalla potenza che meriterebbero i brani. Brani articolati e che altalenano i suddetti riff diretti a parti più sincopate e arzigogolate. Insomma come dire, le basi essenziali ci sono, però bisogna modificare molto su tutti i fronti, uno su tutti la voce e la pronuncia del cantante. Vedo i pervencer più idonei a seguire una linea musicale più semplice e più simile ai loro conterranei sepultura, piuttosto che arrovellarsi mani e cervello per tentare di somigliare a chissà chi. Per ora decisamente non ci siamo. Speriamo nel salto di qualità.
"GRANITO" CHE è STUPENDA), LA CONTROVERSA CANZONE -B.P.D- è UNA CANZONE ALTAMENTE BLASFEMA NEL RITORNELLO E LA BASE è UN VIOLENTO HARDCORE METAL ( DA NON CONFONDERE CON IL METALCORE!!!), INUTILE DIRVI QUALI PAROLE SI CELANO DIETRO P.D. ,UN SUGGERIMENTO LA PRIMA è PORCO E LA SECONDA è COMPOSTA DA 3 LETTERE ED INIZIA CON D E FINISCE CON O (CIT. SAN CULAMO). A PARTE B.P.D- IN QUESTI ANNI IL GRUPPO SEMBRA ESSERSI TRASFORMATO ED è RIUSCITO A RAGGIUNGERE ALTI LIVELLI IN GENERALE. COMPLIMENTI AI PLAKKAGGIO HC PER QUESTA LORO GRANDE MATURAZIONE ACQUISITA IN COSì POCHI ANNI.
VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 3/03/12 GENERE: Metal
SITO WEB: www.myspace.com/plakkaggiohc
SITO WEB: http://www.facebook.com/PERVENCER
VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/08/11 GENERE: hardcore/ oi! /metal /crust
RECENSORE: Lidel PLAKKAGGIO HC Il nemico
RECENSORE: BR1 PLAKKAGGIO HC Fronte del sacco ECCOMI QUI A RECENSIRE L'ULTIMO CD DEI PLAKKAGGIO HC PROVENIENTE DA COLLEFERRO (ROMA) INTITOLATO -FRONTE DEL SACCO-. TUTTE LE INFLUENZE PRESENTI NEGLI ANNI ADDIETRO (HARDCORE, OI!, METAL, CRUST) SONO STATI AMALGAMATI AL MEGLIO E C'è SPAZIO ANCHE PER PICCOLE PARTI SOLISTICHE. TROVIAMO ANCHE INNESTI DI SCUOLA THRASH METAL ANNI 80 SCUOLA METALLICA O I PIU' RECENTI MUNICIPAL WASTE A RENDERE IL TUTTO ANCORA PIU' INTERESSANTE. IL GRUPPO è CRESCIUTO MOLTO A LIVELLO TECNICO, LA VOCE PUR RESTANDO "RUTTANTE" è DIVENTATA (SE MI PASSATE IL TERMINE) UN Po’ PIU' "ESPRESSIVA". GLI 11 PEZZI DI QUESTO ALBUM SONO UNA CANNONATA E MI PIACCIONO TUTTI ( SU "MACIGNO" IL LAVORO DEL GRUPPO è NOTEVOLE COSì COME SU
PLAKKAGGIO HC è IL NOME DI UN TRIO PROVENIENTE DA COLLEFERRO (ROMA) DEDITO AD UN HARDCORE GRANITICO E CON UN OTTIMO IMPATTO LIVE. L'ALBUM SI CHIAMA -IL NEMICO- E A QUANTO SEMBRA QUESTO è IL LORO PRIMO ALBUM (DATATO 2006). TRA LE INFLUENZE TROVIAMO ANCHE ELEMENTI METAL, CRUST,OI! . LA BAND SI DEFINISCE ANTICRISTIANA E PATITA DEL RUGBY (NON A CASO IL NOME PROPRIO NOME è UN TRIBUTO A QUESTO SPLENDIDO SPORT). I 12 PEZZI SCORRONO VIA MOLTO BENE E SEGUONO UN FILO LOGICO. NULLA DA DIRE SULL'ESECUZIONE, IL MIO PEZZO PREFERITO IN ASSOLUTO è -L'ARABA FENICE-, POTENTE ED UN Pò VARIEGATA. TUTTO QUELLO CHE CI SI ASPETTA DA UN ALBUM DEL GENERE è AL SUO POSTO. QUELLO CHE NON MI PIACE TANTO è LA VOCE "RUTTANTE" E MONOTONA CHE PER ME AFFOSSA I BUONI ARRANGIAMENTI (IN QUESTO CASO SFORZARSI A CERCARE QUALCHE ALTRA SOLUZIONE VOCALE AVREBBE POTUTO PORTARE AD UN
RISULTATO MIGLIORE) MENTRE I CORI SONO OTTIMI. A PARTE QUESTA MIA OPINIONE SOGGETTIVA TUTTO IL RESTO è AMPIAMENTE PROMOSSO. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/08/11 GENERE: hardcore/ oi! /metal /crust
SITO WEB: www.myspace.com/plakkaggiohc RECENSORE: Lidel
PRESSIONE SU MALTA La prima impressione che ho avuto nell’ascolto del disco dei Pressione su Malta e che i pezzi possono risultare noiosi o privi di un qualcosa che possa trasmetterti emozioni. Ma non è cosi, le parole che vengono cantate possono risultare poche rispetto alla durata del pezzo, ma anche sentire il suono degli strumenti è qualcosa d meraviglioso coinvolgente ed emozionante. La prima traccia ricolta molto i Beatles. Invece le altre 2 tracce sono molto differenti, ma come il primo brano vogliono concedere spazio al bellissimo suono della chitarra e batteria per poi concedere spazio al cantante con la sua voce. I vostri testi trasmettono energia e carica, e si amalgamino molto bene alla parte musicale. Ragazzi sono molto contento di aver ascoltato il vostro disco, vi auguro di continuare su questa strada, e cercate di rimanere su questi binari mi sembra la strada giusta. Alla prossima!!! VOTO: 97/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/03/11 GENERE: alternativo/rock/blues
SITO WEB: www.myspace.com/pressionesumalta RECENSORE: Jean Marie PROCTOPHOBIC 8 tears in spaces and time left unmended I Proctophobic nascono come one-band porno grind nel 2005, anche se adesso e in questo Ep di 8 brani hanno una formazione reale, e se vi può interessare sono Canadesi. In pochi anni sono riusciti a far uscire una bella manciata di demo, split,ep ed altro ancora (circa una quindicina), rimanendo sempre nell'Underground. Musicalmente sono rimasti sempre nell'ambito grind ed affini, gore, porno o quel che si voglia, la loro passione nel suonare e parlare
squallore non è cambiato nel tempo, aggiungerei che a me personalmente non dispiace, a parte per la registrazione che per quello che ho capito è una delle migliori che abbiano raggiunto. In questo lavoro si nota anche qualche riferimento death metal vecchio stampo alla Autopsy ,che non guasta mai. Le canzoni sono tutte corte ed abbastanza sparate come BLACK FUCKING MASTURBATIONE e I CUM ELDER SEMEN, a parte I AM LUCIFER (notare anche i simpatici nomi dati alle canzoni) che grazie ai suoi oltre 7 minuti mi ha alquanto ammorbato le budella. Comunque questo lavoro dal titolo interminabile rimane nella media underground di questo filone musicale e se non siete degli amanti sfegatati di tale musica, come non lo sono io del resto, anche se ammiro l'impegno e la dedizione che ci mettono per partorire lavori di questo tipo (in più mi fanno divertire molto), non lo capirete ed apprezzerete sufficientemente, quindi per alcuni sarà solamente "monnezza" per altri buona musica da ascoltare mentre si squarta qualcuno e qualcosa.... VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/05/11 GENERE: grindcore
SITO WEB: www.myspace.com/proctophobicgoregrind RECENSORE: Chrisplakkaggiohc PURE Here I am I Pure, romani, sono Emiliano Dattilo (voce e chitarra), Valerio Pisciarelli (batteria), Ennio Bettoni (basso), Massimiliano Carocci (chitarra). Ci viene proposto l’ascolto di questa demo di tre brani nell’ambito del W.I.P. Project, promosso dalla napoletana BulbArtWorks. Anteprima del loro disco in uscita ad ottobre (Love after the end of the world), i Pure fin dalle prime note di “Secret” fanno capire di essere una band con idee ben chiare, dai suoni eterei, tra gli HIM più melodici e ispirazioni electro anni ’80. “In the Dark Hour” ha un pianoforte scuola Wim Mertens, supportato da una voce intensa, carismatica, ed accompagnata da una chitarra delicata. Il lato più delicato dei Pure, che qui volano con David Sylvian a braccetto. In “Here I Am” la batteria torna
ad impossessarsi del brano, e sopra di lei il pianoforte, con delle linee colorate, quasi magiche, è così che i Pure compiono il loro viaggio verso la fine del mondo. I Pure sono maturi, coerenti con le tematiche nei loro brani, così come nella qualità artistica e musicale. Da scoprire ed ascoltare. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/10/11 GENERE: alternativo/indie/acustico
SITO WEB: www.myspace.com/pureworld RECENSORE: Fabio Brambilla RABID DOGS Rabid dogs I nostrani Rabid Dogs prendono in presto in Monicker dall’omonimo film di Mario Bava del 1974,in Italia uscito come Cani Arrabbiati. La loro passione per i film, specialmente polizieschi ed Italiani si ritrova spesso nei vari samples sparsi in questo Debutto. Musicalmente parlando ci troviamo dinanzi ad un Grind’N’Roll molto violento, con influenze Hardcore Crust ed un rifframa ossessivo e pungente, con la voce che si alterna tra l’urlato ed il Pig Squeal, anche la produzione abbastanza primitiva da quel tocco di ingnoranza in più che non guasta. Ascoltando questo cd mi è venuta in mente questa associazione, un mix tra Cripple Bastards e Coloss (per citare un paio di gruppi della nostra Nazione). Dopo un INTRO piacevole da colonna sonora, si parte sparate con la Title Track che penso sia tra le migliori, Ultra-Violence A Go-Go!Altre canzoni che penso meritino sono POLITICIANS ossia una martellata in testa introdotta dalle voci di Bud Spencer e Terence Hill; THE BIG RACKET una scarica a 380 Volts che vi sbatterà dall’altra parte della vostra stanza; La iper-veloce BANKROBBERS che vi truciderà con le sue mitragliate metalliche; la prepotente THOSE OF THE UNO BIANCA, con i suoi tempi serrati ed il ritornello “catchy” che vi rimbomberanno nelle cervella; La conclusiva e più lunga del lotto A DANGEROUS TOY che rasenta il Crust, avente anche un finale strumentale in feed out metalloso e ballereccio. Il resto delle canzoni scorrono piacevolmente e rimangono in una media sufficiente, in fin dei conti devo ammettere che il trio di Chieti ci sa fare, non mira troppo alla sperimentazione/innovazione ma costruisce le sue basi sul devasto sonoro che non mi dispiace affatto, spero che vi divertiate anche voi ad ascoltarli…
voce è bella e da respiro ad ogni pezzo. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/06/11 GENERE: grind metal
SITO WEB: www.myspace.com/rabiddogsgrind RECENSORE: Chrisplakkaggiohc RANDOM About random A quanto pare i nove pezzi che compongono “About random”, sono frutto di momenti diversi passati in sala prove, e con diversi componenti. Il web non propone molte tracce recenti dei Random, pochi live all’attivo negli ultimi mesi. Sono in 4, vengono da Lecce e tra le proprie influenze dicono di avere anche il suono di bands amiche e vicine come Teenage Riot e Bruise Violet. In realtà di là ci sono gli amici che suonano su lidi vicini diciamo al grunge, di qua ci sono loro che suonando pensando anche a Verdena e Marlene. Gelida, Cadillac, Atomi e Satellite sono la prova diretta di ciò, Pris per un attimo ci fa pensare di avere di fronte delle “scimmie artiche”. Sono le canzoni più soffici a farci ricredere sulle qualità dei ragazzi, e forse ci convince anche la voce in pezzi come Sogno #9 e la titletrack. Discrete sono le doti messe sul piatto dai Random, non resta che fare un po’ di pratica. Alla prossima! VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 9/11/11 GENERE: indie /pop
SITO WEB: http://www.telerandom.com RECENSORE: Alècs M. RAVENSCRY One way out Che dire, sono rimasto a bocca aperta per la capacità tecnica di questi musicisti. Meritano tutti i riflettori su di loro perchè davvero non hanno niente da invidiare ai grandi nomi: NIGHTWISH e company. Le parti ritmiche viaggiano all'unisono creando un muro granitico travolgente. La
Stranamente questa volta non c'è nessuna nota negativa. Posso solo dire a tutti di ascoltare questo album bellissimo e comprarlo. Magari io di averne uno autografato dalla band (ci conto) La mia preferita è Elements Dance, la più completa. Continuate cosi perchè aveta la strada spianata davanti.. VOTO: 100/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/07/11 GENERE: metal/rock alternative
SITO WEB: www.myspace.com/ravenscryband RECENSORE: Spito RED SKY Tra ombra e anima Il progetto Red Sky nasce per volontà di Leo cantante chitarrista degli Ammonal, melodic death band. Il musicista ha intrapreso una via solistica totalmente differente rispetto a quella seguita con la formazione d'appartenenza, è un rock misto a metal strumentale malinconico e riflessivo il titolo "Tra L'Ombra E L'Anima è tratto da una poesia di Neruda. Curiosità, una delle tante che compongono questo album, la date scelta per pubblicare il disco: il 14 febbraio, giorno di San Valentino e la dedica fatta sulla pagina ufficiale di Facebook omaggiando della sua musica chi quel dì non aveva nulla da festeggiare. Se dovessi provare a riassumere in due parole questo lavoro direi che è il figlio dei Tiamat, del periodo di Judas christ,fatto con Satriani. Cioè troviamo le sonorità liquide e goth dei Tiamat del 2002 e le capacità solistiche e prog di Satriani all’interno di tutto il cd. Tendenzialmente il platter è curato in modo maniacale per le composizioni, ovvio, gli arrangiamenti e le postproduzioni, di certo un cd che può essere di compagnia nei momenti di riflessione o per volersi semplicemente rilassare per una mezz’ora. Altra curiosità di Red sky, volendo lasciar spazio alla sostanza delle sue note, il
compositore ha deciso di nascondere il volto con una maschera, decretando da un lato ciò che ho appena espresso, ma al contempo dicendo, senza dire, che spesso parlando di emozioni e sentimenti preferiamo nasconderci dietro una maschera; come espresso da Pirandello nei suoi scritti (uno nessuno e centomila giusto per fare un esempio). L’alta qualità delle composizioni permette all’ascoltatore, anche se lontano anni luce dal metal e dal hard rock,di potersi approcciare a questo album; quindi potrebbe essere apprezzato da un pubblico molto più vasto. Volendo a tutti i costi trovare difetto nel cd, direi che forse un filino più di cura per il suono della drum machine poteva esser più “vivo”, poi un piacere mio personale, credo che una voce calda e profonda avrebbe potuto amplificare le sensazioni date con gli strumenti, ma ripeto un piacere del tutto mio dato che non si sente la mancanza della voce se non in un paio di passaggi. Concludendo, consiglio vivamente questo lavoro per le emozioni che saprà trasmettere a qualsiasi ascoltatore. Auspico che Red sky continui su questa strada così romantica e sognante. VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/08/11 GENERE: heavy rock
SITO WEB: www.myspace.com/redskyproject RECENSORE: Alessandro Schümperlin REPSEL The double mask of human kind E' granitico il sound e ben definito con un retrogusto anni 90 come concezione strutturale dei pezzi. Molto belle le aperture sui ritornelli in particolare sulla open-track: "fairies of dream". Sognante la voce e sublimi gli archi; tecnica infallibile. L'album mi è piaciuto molto per come è stato suonato e per i pezzi in esso contenuti. Secondo me è un po limitato nella registrazione/mixaggio della batteria un po piatta e nella mancanza di "aria" tra chitarre e voce. Si è visto soltanto qualche spruzzo in "NO HOPE" che ha allietato talmente tanto il mio cuore da farla diventare la mia canzone preferita. Ancora manca un'amalgama totale e ben più definita tra i componenti dei THE
REPSEL per rendere questo album "professionale". Il livello è alto e c'è tanto materiale buono, anzi ottimo. Le chitarre non sono affatto male e il basso ha trovato secondo me la sua collocazione ottimale. Sicuramente la resa live è maggiore dovuta alla grande carica strumentale. La voce è troppo poco "cattiva" e incalzante, adattissima a brani più pacati come "the constant fear of lesing you". WAR MACHINES è davvero un capolavoro. Mi ha stregato subito e lasciato senza fiato. Ecco questo deve essere il punto di arrivo da prendere come esempio. Ha una forte carica ritmica, bei controcanti e una melodia coinvolgente. La batteria e il basso hanno dimostrato una tecnica di altissimo livello. Non poteva non finire che cosi questo disco. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/05/11 GENERE: metal/rock/progressive
SITO WEB: www.myspace.com/repsel RECENSORE: Spito RHUMORNERO Il cimitero dei semplici Fa piacere scoprire un gruppo come i RHumornero. Da quando ho iniziato a recensire su questa ‘zine mi son capitati per le mani lavori e prodotti provenienti per lo più dall’area alternative rock nostrana, quello che ho notato e rilevato a più riprese era che mancava una traccia davvero personale in molti. Tra le difficoltà nell’affrancarsi da un sound per certi versi codificato (Verdena, Marlene Kuntz, Afterhours, etc. etc.), nello sposare rock nostrano con influenze straniere che non lo delegittimassero nella sua specificità, nel cercare una via che potesse essere spendibile ma non svenduta, le prospettive sembravano davvero povere salvo rare eccezioni. I RHumornero rappresentano una di queste eccezioni, forse la più interessante in cui mi sia imbattuto sin’ora. Miei conterranei toscani (anche questo fa piacere, nonostante pisani), i nostri sono un quartetto attivo dal 2005 che annovera tra le sue fila individualità provenienti da esperienze musicali di un certo peso tra cui, per citarne alcune, Prozac+, Sic Tamburo e DeathSS. Come si potrà intuire, il sound che ne risulta è un’ amalgama di alternative
rock nostrano, dark, pop con echi melodici e sconfinate in territori di rock e metal più grezzi. Il loro Il Cimitero Dei Semplici è il secondo LP ed è uscito per la Venus nell’ottobre scorso. Si tratta, come sottolineato dalla presentazione che allegano, di un «disco di disillusioni, di sogni mancati, di realtà che cadono come macigni nel nostro presente e che ci portano senza mezze misure di fronte alle nostre ossessioni più nascoste». Sempre nella presentazione viene precisato che il disco è diviso in due parti, l’una rivolta verso l’esterno, verso il mondo decadente e privo di futuro che abbiamo di fronte, e l’altra rivolta verso l’interno, l’intimo, le nostre vite e relazioni. Il loro approccio alle liriche è profondamente vivido eppure surreale, evocativo eppure cupo, per certi versi teatrale e drammaturgico, per altri umoristico (uno humor nero, come suggerisce il moniker stesso) ed espressionistico. I momenti e le atmosfere sono accavallati con perizia e con grande cura, il concept non conosce punti fermi ma solo tappe da cui ci si può ricollegare agli altri capitoli del disco in ogni momento. Dolci ballate melanconiche e tetre come L’incanto e la conclusiva e commovente title track si accostano a riff ossessivi e ritmiche granitiche come Ho Perso La Direzione (uno dei momenti migliori di tutto il lavoro) e Schiavi Moderni, fino a incontrarsi in sorte di midtempo psichedelici come I Giorni Del
Delirio, La Papessa e La Condanna. Più “in linea” con certo alternative a cui siamo più abituati sono Vita Da Cani (ci sento molto un’impronta de I Ministri) e Luca Dice Che Si Ammazzerà. Fare una lista così ha però poco senso, piuttosto è bello poter sottolineare che l’equilibrio trovato tra sound alternativo e commerciale convince e non danneggi né l’una né l’altra componente: sconfinando in sound rock o metal più rudi non si perde l’orecchiabilità, allo stesso tempo nel concedersi a soluzioni più spendibili non si lascia da parte il sostrato rock più puro. Questa formula potrebbe essere finalmente una valida alternativa a una scena alternative italiana che rischia di saturarsi arrestandosi nella fotocopia di sé stessa. La tradizione resta ma si “sprovincializza” aprendosi più decisamente ad altri apporti (dark, stoner e metal su tutti), può dunque mettere d’accordo gusti più estremi e intransigenti con gusti più commerciali. Un prodotto personale, fresco e ricco di potenziale. Non possiamo che sperare che si prosegua su questa strada, auspicando che venga premiata.
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/02/12 GENERE: alternativo/rock
SITO WEB: www.myspace.com/rhumornero RECENSORE: doc. NEMO RISE OF TRAGEDY As they betel twilight Dalle Marche arrivano i Rise Of Tragedy con un Album interamente Auto-Prodotto che provano a suonare un Melodic Death Metal, che però in generale sa anche un pochino di Black Metal. Vediamo, il cd non mi ha convinto abbastanza, l’ho trovato caotico nel songwritting e con una voce non ancora ben definita e troppo filtrata, specialmente in DEMONIC REVOLT ed EMERALD SINKING (aventi un grugnito più buono per il grind),purtroppo anche le canzoni mi sembrano lunghette che portano facilmente alla noia. Qualche spunto buono c’è come l’ intro arpeggiato EPITATH (che mi porta alla mente qualcosa dei primi Maiden) e l’introduzione di TO AVENGE THE WORLD poi qualche armonizzazioni qua e là e la finale MISTRESS OF DARKNESS che è ignorante e possiede una gradevole parte solistica di chitarra, però niente di più. Anche la produzione dovrebbe essere migliorata, anche se come ho detto all’inizio il cd è auto-prodotto. Ma se si vuol suonare questa musica (e specialmente nel XXI secolo), penso che bisogna aver un piccolo occhio di riguardo nei suoni. Comunque ci si può lavorare sopra, quindi ragazzi non demordete! VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/06/11 GENERE: melodic death metal
SITO WEB: www.myspace.com/riseoftragedy RECENSORE: Chrisplakkaggiohc RISE THE HUMAN Rise the human Raise The Human una band di Udine con 3 componenti dedita ad un Alternative Rock che versa molto sulle scelte melodiche, con qualche “occhiata”
Punk Rock stile Green Day, New Found Glory e via dicendo, nei tratti dove la loro musica diventata un pochino più arrogante ed aggressiva. Il songwritting è molto lineare, cercando spesso di non cadere nel banale per quanto lo consente lo stesso genere musicale. ALL THE HUMAN e KEEPING CLEAR YOU posseggono dei bei cambi di tempo e soli di chitarra, che poi ritroveremo in tutte le canzoni tranne che per WEDNSDAY e la finale JULY che sono 2 ballads suonate solamente con la chitarra acustica e voce. Sono anche le uniche 2 che si differenziano notevolmente dallo stile compositivo del cd. TOP FLOOR e DOUBLE SIDE sono le più “arroganti” del platter, nella prima da annotare il meritevole solo di chitarra un pizzico metallaro ed il bridge arpeggiato con qualcosa di blues, invece la seconda inizia in maniera soft come una ballad, arpeggio e voce per poi esplodere nelle vie punkettone. Le altre 4 rimanenti seguono e mischiano le idee delle altre. Secondo me questi ragazzi hanno fatto un lavoro più che sufficiente, anche a livello di produzione e suoni e la mezzora del cd scorre senza troppi intoppi ed è facilmente digeribile grazie anche alle soluzioni orecchiabili come in WANNA GO. L’unica cosa che avrei evitato è quella di mettere 2 ballads, una come chiusura sarebbe stata l’ideale. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/05/11 GENERE: punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/risethehuman RECENSORE: Chrisplakkaggiohc ROCK BRIGADE Rock brigade I ROCK BRIGADE nascono a Todi per mano di Matteo Lenticchia (chitarra e Voce) e di Filippo Battistoni (batteria e cori). La ricerca di musicisti con cui condividere il percorso di affermazione del gruppo ha una gestazione di alcuni anni e vari tentativi con diverse formazioni, hanno trovato la line-up più efficace: con l’inserimento di Marco Marchetti (chitarra e cori), Daniele Fraolini (chitarra e cori) e Alessio (basso). Dopo alcuni anni il batterista Filippo,
decide di intraprendere diverse strade. A lui è subentrato, dopo una lunga ed accurata selezione Gionata Santucci. Arriviamo quindi ai primi mesi dell’anno dove i ragazzi decidono di mettere su cd le loro idee e si rinchiudono presso il Domination Studio di Simone Mularoni (il quale sarà ospite come chitarra solista nella canzone “Time to rise”) a San Marino. “Fedeli a se stessi” è il motto che usano, a simboleggiare la loro caratteristica primaria. Con questo platter lo dimostrano fedelmente, hanno un mix di canzoni cantate sia in italiano che in inglese ed i generi toccati dalla band sono molteplici, passando da sonorità più hard rock a quelle più heavy e power, senza un salto nel souther rock e un occhiolino anche alla musica demenziale alla Trombe di falloppio e Brigata brancaleone; tutto questo senza far perdere un filo conduttore al cd. I pezzi sono frutto di un lavoro collettivo e lo si sente bene, non c’è uno strumento che spicca più degli altri o che possa in qualche modo essere troppo invasivo rispetto agli altri. In ordine sparso troviamo “Keep runnin’” e “Time to rise” a cui si aggiunge anche il violino di Giovanni Maria Sarpietro, e la chitarra di Mularoni citato pocanzi è la canzone che a mio avviso più delle altre presenta i connotati per definire chi sono i Rock brigade. E poi ancora “30 aprile”, “So far away from here”, “Tentare di bruciare”, “The power of the world”, dove si sente un certo tributo a power metal e ad alcuni virtuosi della sei corde, e la già nota “Incontri ravvicinati del terzo tipo” che è assolutamente delirante e nello stesso tempo precisa e senza sbavature. Strutturalmente il lavoro ha una cura interessante nell’arrangiamento e nelle melodie, unico cruccio è il non sempre perfetto livello della voce, ma nulla di assolutamente disturbante, solo una mia personale fisima per quello che riguarda la voce. Dalla fine di Giugno 2011 il disco è reperibile su www.videoradio.org, il sito dell’etichetta “Videoradio” e sarà anche distribuito digitalmente attraverso i più importanti store di musica del mondo. Concludendo, il gruppo con questo cd, si presenta con tutte le carte in regola per poter sfondare nel prossimo futuro, diamogli l'opportunità con il giusto supporto. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/08/11
GENERE: heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/rockbrigadeontheroad RECENSORE: Alessandro Schümperlin RUGGINE Stai sicuro Era da un po’ che non scrivevo una recensione per UndergroundZine e, ora che sono tornato a collaborare, sono molto felice di avere questo disco come primo “compito a casa”. I Ruggine sono una hardcore band proveniente da Milano che con questo “Stai Sicuro” arriva alla seconda produzione su disco (in precedenza avevano registrato l’ottimo EP “Milano Hardcore”). 13 brani intrisi di rabbia, sudore e vita vissuta, scritti e suonati da persone che stanno nella scena da lunghi anni. Ritmiche veloci e cadenzate, chitarroni potenti ed una voce davvero incazzata sono gli ingredienti di questa ottima miscela Old School: l’hardcore si amalgama con una buona dose di Oi! e street punk senza tralasciare stacchi quasi metal! Insomma sembrano essere usciti dalle pagine più belle dell’hardcore NewYorkese, impossibile non pensare a gruppi come Warzone, Agnostic Front e Sick Of It All (guarda caso c’è anche una loro cover) mentre si ascoltano i Ruggine! I testi viaggiano tra il socialmente impegnato e la vita personale: si parla di sicurezza sul lavoro, vita ai margini delle città, di rispetto alla base di tutto e degli schiaffoni in faccia presi dalla vita giorno dopo giorno, in questa giungla dove bisogna lottare per tirare avanti. Questo disco è un omaggio italiano al vero spirito dell’hardcore, senza fronzoli e senza megapipponi sulla tecnica e sulla qualità eccelsa: “Rebirth of Hardcore Pride” diceva un “gruppetto” di nome Gorilla Biscuits! Spero vivamente di vederli presto dal vivo e consiglio questo disco agli amanti dell’hardcore nel senso più duro e puro del termine! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/03/11 GENERE: hardcore punk
SITO WEB: www.myspace.com/rugginehc RECENSORE: Mariuccio
RUNOVER
Faccio i miei complimenti ai RUNOVER per la carica esplosiva che trasmettono ed emanano. La voce è perfetta per il genere, e tutti contribuiscono alla perfetta riuscita dell'album. La tecnica non manca certamente, anzi è il punto di forza di questi ragazzi. Peccato per la registrazione e il mixaggio del disco che lo fa risultare un po’ chiuso e ovattato. Proverei ad affidarmi ad un fonico più bravo, perche è un vero peccato per un disco che merita sicuramente di più. Il futuro mi sembra comunque roseo per i RUNOVER, continuate cosi. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/03/11 GENERE: metal/rock
SITO WEB: www.myspace.com/runovermetal RECENSORE: Spito S.E.T. Strong Electric Turbolence. Questo è il nome per esteso di questa giovane band livornese, qui all'esordio con un demo composto da quattro tracce. L'arrivo in line-up del bassista Lorenzo Mattera ha stravolto l'originale sound della band, precedentemente votato all' hard-rock, indirizzandolo verso un metal-thrash capace di accomunare NWOBHM e Megadeth. L'attacco di "Purgatory" sprigiona la piacevole essenza del miglior thrash anni ottanta grazie a ritmiche coinvolgenti e chitarre graffianti che fanno da contorno ad un cantato palesemente ispirato al buon Mustaine dei primi album. "Purple Blues" si apre effettivamente con un classico giro di blues per poi trasformarsi in un cadenzato pezzo alla Judas Priest. Il suono non è dei migliori ma nessun strumento viene messo in secondo piano, basso compreso, principale protagonista della seguente "S.E.T.H.", mid-tempo oldschool, una sorta di 'Seek & Destroy' cantata da Dave Mustaine. Chiude la quadrata e rocciosa "The Prisonier", forse il pezzo meno interessante tra quelli ascoltati finora. Il primo demo dei S.E.T. é in definita un cd dal facile ascolto e dall'impatto immediato anche se probabilmente non
aggiungerà nulla di nuovo a quanto fatto nelle ultime tre decadi in fatto di thrash metal. Lavoro onesto e di buone speranze per una band che, strumenti alla mano, se la sa cavare egregiamente. VOTO: 66/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 5/10/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: http://www.reverbnation.com/strongelectr icturbolence RECENSORE: Andrea Costa SABBA & GLI INCENSURABILI Si, ma quanta gente porti? Una band matura già al suo esordio. E’ questa la prima riflessione che mi viene da fare. Il progetto di Sabba e i suoi Incensurabili riesce infatti nel non semplice compito di far arrivare all’ascoltatore il proprio messaggio in maniera chiara ed inequivocabile: comunicare con irriverenza ed allegria una serie di tematiche non vuote di contenuto sociale attraverso uno stile musicale che mischia suoni blues e funk ad un’attitudine da band da canzonetta anni 50. Spero di non essere smentito dalla band in questa mia sintesi. Il demo in questione, dal titolo più che mai azzeccato “Si, ma quanta gente porti?” viene presentato all’interno della rassegna W.I.P. project, a cura della BulbArtWorks, sempre attenta ai nuovi progetti indipendenti emergenti del napoletano. E questa volta sembra averci proprio azzeccato, questi ragazzi poi di emergente hanno davvero poco. Innanzitutto il loro progetto ha ad oggi di indipendente solo il fatto di non avere una major, e questo è un po’ uno scandalo a dirla tutta. I tre brani di questo demo sono infatti tutti di ottima fattura, ben confezionati sotto tutti i punti di vista, pronti per le radio insomma. Si parte con “L’emarginato”, storia di integrazione sociale, dal suono che in certi momenti rimanda alla sigla dei famigerati “Robinson “, si prosegue con “C’è bisogno di Maria”, brano incentrato sulla condizione del cantautore in Italia, tra speranze vane, sogni di gloria e un pugno di canzoni “Un’ opinione stabile”, brano dal testo un po’ più leggero e legato ai dualismi calcistici, conclude questo ottimo esordio e ci lascia con quell’agrodolce senso di incompiuto che ogni demo riesce a provocarti, quella mancata sazietà di chi
vorrebbe ascoltare ancora altro, di chi se la stava godendo. Segnamoci questo nome..
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/09/11 GENERE: blues /pop/ rock
SITO WEB: www.myspace.com/incensurabili RECENSORE: Antonio Cascarino SABUNG Messaggi subliminali ad una generazione senza idee Il Trio di Rovereto si autoproducono il loro secondo Lavoro, se contiamo anche il primo demo (sempre DIY) del 2007. Musicalmente stiamo di un Punk HC con reminiscenze Rock e Noise. Le canzoni sono strutturate in modo semplice, lineare ed efficace, con il modo di cantare espressivo ed in alcune parti narrativo. A lavoro favore anche anche una produzione più che buona e suoni giusti, a livello di tematiche si affrontano tematiche politiche, sociali, ambientali e di contestazione. Il cd inizia con un samples di notiziari et similia (mi sembrano tutti incentrati sulla politica e terrorismo) per ricollegarsi ad uno spoken Words, sopra ad un tappeto musicale molto soft. Con la title track andiamo verso lidi Punk Harcoreggianti dove il riff del ritornello mi porta alla mente lo stile di suonare dei grandiosi Dead Kennedys. Con TAV si affrontano la tematica ambientale, anche questa sarà aperta da un samples, questa track ha un ritornello molto simpatico con un certo tocco Folk, il resto è puro Punk moderno. SPARA è un rock all'Italiana altalenante, abbastanza ossessivo e lungo, anzi a mio avviso troppo lungo in termini di durata, parla dell'Intifida e di Religione, potrebbe ricordare il modus operandi degli Afterhours a livello di composizione. FUORI VENA segue le orme della precedente, però suonata in maniera lenta e trascinante, qui il modo di cantare cerca di esse il più tearale possibile. Le altre 5 canzoni non discotano più tanto da quello che ho detto fino ad ora, iniziano e finiscono tutte quante in maniera lenta e pacata, con cambi di tempo nel mezzo con
qualche piccola sperimentazione di suoni, e tutte oscillano sui 4 minuti abbondanti. A proposito della durata delle singole canzoni, a mio avviso dovrebbero essere più corte, al massimo di 3 minuti. Anche se il lavoro fatto da questi ragazzi è discreto e comunque nella norma, nelle svariate volte che l'ho ascoltato, mi è rimasto difficile farlo tutto in una tirata, avrei anche diminuito l'utilizzo dei samples che personalmente non piace troppo, anche se in questo specifico caso riescono a far dedurre di cosa si tratti il testo prima dell'inizio canzone... VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/04/11 GENERE: noise punk
SITO WEB: www.myspace.com/sabung RECENSORE: chrisplakkaggiohc SAID said
Buttano fuori un album rock (post punk?)di alta qualità questi Emiliani SAID, ex punk rockers con il nome Ba Boo Gang, un disco rock come non se ne sentono quasi mai. "Said" è un viaggio tra allucinazioni e cruda realta, i quattro ragazzi prendono per mano l'ascoltatore conivongendolo con ballate allucinogene e distorte, non è facile descrivere l'ondata di suoni, parole e emozioni che si susseguono in questo album. Difficile è anche trovare band di riferimento, forse può assomigliare un pò ad un altra band italiana I Ministri. Stupenda la rabbiosa "L'antica guerra " tra realtà e follia, la pazzia dance di " Computer dance", la poetica e amara "Gesù"e la bellissima e sarcastica " Ping" ( Singolo in rotazione su ROCKTV). Questo è un disco che merita l'ascolto, un disco che va ascoltato e capito,pieno di sorprese e ottimi arrangiamenti. I Said sono una band di larghe vedute, ottimi musicisti e con canzoni originali. Cercherò di tirare le somme, "Said" è un disco di rock alternativo che disorienta, pieno di emozioni e poesia, ricco di spunti, certamente non è immediato, ma sicuramente vale la pena ascoltarlo. "... Tante storie di sana umanità..." VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/03/11 GENERE: rock SITO WEB: www.myspace.com/saidrock RECENSORE: Il Sig. ELM
SALICE CRIED Solo hay polo
I SALICE CRIED SONO UNA BAND ATTIVA SIN DAL 2004 ED AUTRICE DI UN EP CHE DI FATTO è IL LORO ESORDIO UFFICIALE DAL TITOLO -SOLO HAY POLO-. PUR ESSENDO UN TRIO LA POTENZA SCATURITA DALLA BAND è INDUBBIAMENTE DI ALTO LIVELLO. SI RESPIRA L'ARIA ABRASIVA DEL DESERTO RIUSCENDO BENISSIMO A TRASMETTERE LA SENSAZIONE DI UN LUNGO VIAGGIO SU QUALCHE SPERDUTA ED IMMENSA STRADA AMERICANA. LE INFLUENZE SONO KYUSS, QUEENS OF THE STONE AGE, CROWBAR. IL SUONO è GRANITICO, L'ESECUZIONE DEI PEZZI è DI BUONISSIMO LIVELLO ED ANCHE LA VOCE è CONVINCENTE. SI APRE CON DRUNK HORSE E SUBITO SI CAPISCE COSA ASPETTA L'ASCOLTATORE: RIFF MASSICCI SORRETTI DA UNA IMPONENTE SEZIONE RITMICA, LO STESSO DICASI PER -FREEDOMMENTRE IN -GOD SUN- SI TIRA UN ATTIMO IL RESPIRO PER UN PEZZO CHE VEDREI BENE IN UN FILM DI TARANTINO, -KEBARAB- FARà FELICI LE BAND CITATE PRIMA E QUI LA VOCE è MERAVIGLIOSAMENTE "IGNORANTE" OVVERO PROVIENE DALLA PANCIA LASCIANDO POCO SPAZIO A MENATE MA ANDANDO DRITTO AL PUNTO, NO- è UNA TRACCIA DI GRANDE IMPATTO CON DEGLI OTTIMI RIFF ED UNA RITMICA TRASCINANTE CHE NON LASCIA PRIGIONIERI SUL CAMPO, CONCLUDE -REC02- CHE SEGUE LA COSTRUZIONE DI -NO-. IL GRUPPO è ALLA RICERCA DI UNA LABEL, LASCIARLI SENZA SUPPORTO SAREBBE UN DELITTO. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/04/11 GENERE: stoner/hard rock/metal
SITO WEB: www.myspace.com/salicecried RECENSORE: Lidel SAMUEL HOLKINS Falsa la verità
I brani sono molto energici, sono un gran bel rock. I giri, armonici non sono ripetitivi, creano sempre un qualcosa di innovativo. Anche se in questo genere è già stato creato e scritto quasi tutto. Ma non è proprio così e questo gruppo ne è la prova lampante, che si possa ancora scrivere qualcosa di innovativo. Le ispirazioni in questa band sono continue. “Falsa verità” è la canzone che apre la scaletta. Non hai nemmeno il tempo di apprezzare quale strumento faccia la intro, che subito si apre un pieno rock'n roll. Il pezzo è un crescendo di sonorità e di energia, non c'è un momento di tregua. C’è la voglia di far restare l'orecchio incollato al pezzo. “Il Conto” è un pezzo che non ti aspetti. L'atmosfera musicale che si va creare è qualcosa di sorprendente. Forse il primo pensiero potrebbe fare pensare a qualcosa di “retro’”, ma dura pochi attimi, il tempo di sentire l'intro della chitarra, per poi diventare qualcosa di davvero unico. Semplicemente grandioso.. La chicca è “Leggi per Bene”. Sia per il titolo scelto, ci si aspetterebbe un pezzo tranquillo che possa esprimere concetti, con un linguaggio poco melodico con un'armonicità semplice con pochi accenti. Invece, sia la musica che il testo, sono curatissimi. Vi auguro di continuare su questa strada, nel limite del possibile cercate di mantenere lo stesso sound; lo stesso linguaggio musicale. Senza cercare studi o percorsi alternativi, se sceglierete il percorso di nuove ricerche, fatelo comunque discostandovi di poco dalla vostra musica senza stravolgerla più di tanto. Quello che voi trasmettete già in questo momento è davvero molto. Vi auguro davvero che vi si possano aprire almeno altri canali, oltre a Myspace per farvi conoscere e far apprezzare della bella musica. VOTO: 98/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 08/03/11 GENERE: alternativo pop rock
SITO WEB: www.myspace.com/samuelholkinsband RECENSORE: Jean Marie
Nella musica di questa band si assaporano sonorità esterofile, si rimane piacevolmente stupiti nel sentire l'esecuzione dei pezzi in un normalissimo italiano.
SAVAS purpurea Dalla provincia di La Spezia arriva il trio dei Savas col suo ep Purpurea. La band è orientata su
un sound meditato, cupo e decadente figlio un po’ bastardo del grunge e di certo alternative nostrano (Marlene Kuntz su tutti). La produzione del lavoro si direbbe molto low cost se non addirittura casalinga, specialmente i suoni della batteria non convincono appieno con piatti estremamente rumorosi e la cassa quasi completamente messa in ombra. Gli effetti della chitarra in distorsione inoltre appaiono portati molto oltre il necessario, specialmente nel riverbero che seppure può essere una scelta di stile risulta qui troppo prepotente. Migliora la faccenda per i suoni in pulito che ci permettono di apprezzare meglio anche le linee del basso. I quattro pezzi di Purpurea appaiono un concentrato di idee variegato che però resta in uno stato un po’ confusionale e non riesce a incidere come dovrebbe. Molto appiattita su sé stessa l’opener Digitale Purpurea, il discorso si arricchisce nella successiva Ho Bisogno Di Follia che è probabilmente il brano più convincete di tutti. Eppure anche questo è un pezzo che pare non scostarsi troppo da una certa vaghezza, un po’ come se le idee fossero uscite ma non avessero trovato la loro cornice. Un po’ come quando si fa un puzzle e si trovano le tessere che s’incastrano bene tra loro senza però essere coerenti con l’immagine da formare. Così le diverse atmosfere della seconda traccia necessiterebbero a mio avviso di un ordine più chiaro, aiutate magari da una produzione e un mixaggio più attenti. Sono
In Volo presenta in effetti un risultato più coerente ma manchevole dell’amalgama del pezzo precedente, anzi praticamente appiattito su soluzioni che suonano troppo di già sentito. Manca sempre qualcosa a mio avviso, c’è sempre una partenza che potrebbe lasciar intravedere uno sviluppo personale ma che resta lì. Non si riesce a “rompere il fiato” per dirla in gergo sportivo. Così anche la conclusiva Vivi presenta gli stessi limiti, non riesce a penetrare come dovrebbe un pezzo così melanconico ed è noto che in un genere così interpretato la capacità di commuovere (nel senso letterale del termine) è determinante. Quindi un lavoro nel complesso al limite della sufficienza, con un lavoro compositivo più approfondito e una maggiore cura in sede di registrazione i Savas potrebbero avere i numeri per far bene. VOTO: 58/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/11/11 GENERE: grunge/rcok
SITO WEB: www.myspace.com/savasband RECENSORE: doc. NEMO
SEAWALKER
Solo due pezzi e dodici minuti scarsi di musica per questi thrashers brasiliani, formatisi nel 2007. Molto impegnati nella questione ambientale attuale del pianeta e sensibili alla deforestazione dell'amazzonia, la band sforna due pezzi molto debitori al thrash Bay Area e a qualche tecnicismo alla Nevermore; quest'ultimo è solo un retrogusto, ma fa capolino parsimoniosamente in qualche arrangiamento. Ottime le ritmiche sotto i riff e gli assoli, ed un basso pulsante che segue ed accompagna bene ogni singolo passo dei brani. Questo deve essere il thrash metal! Non chiediamo di più, tranne che il prossimo lavoro, magari con più pezzi. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/04/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/seawalkermetal RECENSORE: Jurgen
strumentale, ossia una struttura ossessiva, molto lenta e cupa, con quella sensazione di decadenza, un'altra volta il basso prepotente farà la sua sporca figura, specialmente nei fraseggi che sono celati dietro la chitarra massiccia, una vera martellata sui coglioni. INCREASIN ERECTION questa canzone dal nome simpatico, inizia con un basso possente e distorto per seguire la stessa matrice delle precedenti, in grado di avvolgervi con una mantello pesante di carne putrida. Chiusura in bellezza con VIRGIN POKER TEXAS HOLD'EM, un pezzo contorto ed a tratti narrato da una voce macabra, ad aumentare la tensione ed il senso di soffocamento un tappeto musicale slow da pellicola Horror / Splatter. Fortunatamente ho scoperto un'altra band che riesce a proporre musica schizzata rifacendosi ai gruppi cardine del genere Thrash Death senza annoiarmi, quindi siete in benvenuti ad entrare anche voi nel vortice del male!! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/06/11 GENERE: thrash death metal
SITO WEB: www.myspace.com/selfdisgrace RECENSORE: Chrisplakkaggiohc
SELF DISGRACE Rotten revenge
SHADOWS IN HEAVEN From the depth
I quattro Milanesi si prendono subito la loro rivincita con l'opener R.R. ROTTEN REVENGE, Thrash Metal targato anni '80 con quel velo oscuro di Death Metal primordiale che aumenta l'ignoranza dei singoli pezzi, fortunatamente non perdono neanche tempo in futili Introduzioni. Se l'opener faceva presagire solamente brutte intenzioni la seconda FOREST OF FEAR attacca l'ascoltatore con le chitarre taglienti e quelle armonie lente ed abrasive, come la precedente e per le altre la sezione ritmica e la voce acida amplificano il fattore mortale. PROUD TO BE HATED ha un'apertura stile Death, naturlamente dei primi album
Parto dicendo che per scrivere questa recensione mi ci è voluto molto tempo, è stato infatti uno degli ascolti più difficili che io abbia mai fatto. Sì perchè ancora adesso sinceramente credo di non aver capito bene cosa propongano gli shadows in heaven. Sono partito dal myspace della band (http://www.myspace.com/shadowsinheav entorino) giusto per leggere qualche informazione in più e leggo genere: Hardcore/metal/progressive. Bene, fatto questo mi imbatto in questo lavoro di 8 canzoni dalla durata di 43 minuti circa. Ciò che subito mi colpisce è proprio il fatto che non sento molto che mi riconduca al genere Hardcore/metal o chiamiamolo pure metalcore, ciò che intendo dire è che non basta cantare in scream/growl e usare cori puliti per suonare metalcore (progressive poi), ad essere sincero mi aspettavo qualcosa di diverso tipo the human abstract! Per carità va benissimo interpretare un genere a modo proprio senza scimiottare le
oppure alla Possessed, comunque blanda e malsana con il fetore di morte che esce dalla tomba come sarà per tutto il resto della track, anche stavolta si sino scelti slow tempos alterni con Mid-tempos capaci di aumentare la sensazione di terrore. Arriviamo a ROTE ARMEE FRAKTION, questa song dal titolo strano mi ha fatto ricordare gli Autopsy per la parte
americanate però uno si aspetta ben altro leggendo come prima influenza hardcore. Obiettivamente gli shadows in heaven mi sembrano una band Progressive metal con qualche minima influenza metalcore. La produzione non eccelle anzi la trovo molto mediocre per essere questo un album/promo autoprodotto, suoni poco potenti, batteria non molto presente e voci troppo riverberate non aiutano a raggiungere la sufficienza. Singolarmente ogni membro degli shadows in heaven se la cava molto bene allo strumento dal batterista, all' ottimo lavoro del bassista e dei due chitarristi. Peccato per la voce invece, strozzata e per nulla potente sembra quasi che il cantante non abbia voce per cantare. I puliti mediocri con qualche imprecisione. I pezzi sono lunghi e l'attenzione cala dopo veramente poco tempo, il risultato? un album/promo noioso. E' un peccato perchè le premesse ci sono tutte. From the depth non raggiunge la sufficienza per quanto mi riguarda. Ci tengo a precisare che per questa recensione ho ascoltato qualche parere di amici a cui ho fatto sentire l'album e abbiamo avuto tutti la stessa opinione chi più chi meno. VOTO: 53/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/03/11 GENERE: hardcore/metal /progressive
SITO WEB: www.myspace.com/shadowsinheaventorino RECENSORE: Mattcore SHREDDING CONSEQUENCES Against the corporate world
Il debut CD autoprodotto degli Shredding Consequences è stato registrato nello studio Hombre Lobo di Roma, che gli ha donato dei suoni puliti e potenti. Fino a qui nulla di anormale se non si pensa che questo quartetto è formato da 3 Messicani e un Danese...A parte ciò che è abbastanza insignificante ma che è servito come introduzione passiamo alla parte musicale. Thrash/Death Metal devastante in your fuckin' face con downtempos e qualche catchy melodies, supportato da una buona dose tecnica ed una voce graffiante!!In sintesi è quello che suonano i 4 non novellini. Le cose vengono immediatamente messe in chiaro con l'apertura furiosa di WORLDERNESS che lascia anche spazio alla buona melodia creata dalle chitarre, grazie a gustosi soli ed
armonizzazioni semplice ma zelanti. La seguente VIVISECTION si basa più sull'impatto sonoro anzi direi un muro sonoro come riuscivano a creare i Carcass di Heartwork, doppio pedale incessante, voce acida e tante bastonate in testa fino alla fine!HARVESTING REBELS comincia dolce, con un arpeggio pulito di chitarra, dopo poco iniziano le chitarre si trasformano in macigno ed assieme alla doppia cassa sorreggono un mini-assolo che segue le note dell'arpeggio. Questo potrebbe far precludere una canzone sdolcinata...Invece niente a fatto, un riff thrash brutale crea l'atmosfera giusta per il devasto totale. A CALL TO WAR e riempita da cambi di tempo che oscillano per tutta la canzone ed un main riff ondeggiante ma non aggiunge altro a quello detto finora. La massiccia CHAOS MONGER MADNESS è una traccia cruda e pesante, nuovamente influenzata dai Carcass, buona la presenza delle 4 corde (suonate da una ragazza) che si propone in maniera cattiva anche in un assolo tutto per se. In YOU MAKE MI SICK non c'è spazio per soluzioni melodiche, ma solamente per l'ignoranza fatta musica, parti veloci alternate con mid-tempos, ed un breve assolo di chitarra come contorno e l’immancabile doppio pedale macinino, l'ideale per del sano headbanging se siete capelloni. REBORN è come le precedenti, però rimane un po’ piatta essendo arrivati quasi al termine del cd e non aggiungendo niente di particolare al platter, stessa cosa lo sarebbe anche per PROFIT ANARCHY se non fosse per il buon lavoro del basso sotto le chitarre, tra l’altro verso metà canzone si esibisce anche in un eccellente assolo che comprende arpeggi veloci e parti slappate degne di nota. In chiusura abbiamo REVENGE, la solita canzone Thrash/Death incazzosa però un finale agonizzante, accentuato da urla squarciate con la parte strumentale rallentata e soffocata, in contrasto abbiamo un riff di chitarra attraente per il lato melodico. Per essere un lavoro auto-prodotto questa neo-band (suonano dal 2006) si è impegnata molto e credo abbia raggiunto dei buoni risultati, l'insana ignoranza ben costruita per quanto mi riguarda è sempre gradita. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/05/11 GENERE: death/black metal
SITO WEB: www.myspacee.com/shreddingconsequence s RECENSORE: Chrisplakkaggiohc SILVER LAKE "Primo album per i Silver Lake, e che album !! Fondati nel 2003 sotto il moniker Exodia il
quintetto di Rimini sdogana in collaborazione con la SG Records questo scintillante full lenght omonimo composto da otto tracce e registrato presso i noti Fear Studios di Ravenna. Cresciuti a pane, Europe, Dream Theatre ed Angra e passati attraverso il solito walzer di line-up i Silver Lake propongono una sorta di progressive 'powerizzato', molto immediato e fortunatamente mai schiavo di estenuanti virtuosismi fini a se stessi. Praticamente impossibile non farsi rapire dalle avvolgenti tastiere di Riccardo Fabbri che, fin dall'opener "Before The Storm", si dimostreranno elemento imprescindibile ed irrinunciabile del songwriting dei Silver Lake. Suoni brillanti, voce limpida, melodie suadenti ed una costante dimostrazione di elevata tecnica esecutiva fanno bella mostra di sè anche nella seguente "Help Me To Fight The Rain" che spicca per il suo refrain tipicamente ottantiano, le sue risonanze hard-rock ed un assolo centrale di notevole fattura. L'immancabile strumentale "Break" si apre con un giro di tastiera di scuola Goblin mentre la seguente "Life" é una semi-ballad corale ed anthemica che vede in qualità di super-ospite dietro al microfono l'ex voce dei Vision Divine Michele Luppi. Ma a nostro parere la vera chicca é rappresentata dalla personalissima e sorprendente rivisitazione di "Slave To The Grind", vecchia hit (siamo nel 1991) degli allora Skid Row di Sebastian Bach. Cover davvero riuscita dove la tastiera riesce ancora una volta a dimostrarsi determinante sostituendosi all'originale chitarra senza far perdere nemmeno un briciolo di potenza al pezzo. "Holy Affinity" aggiunge al già nutrito background dei Silver Lake chitarre dure di contorno ed un refrain in doppia cassa per un perfetto mix tra Angel Dust anni novanta ed Helloween era Kiske. Dopo il dolcissimo pianoforte della ballad strappalacrime "Meet You Again" la chiusura é affidata all'autocelebrativa "Silver Lake" attraverso la quale la band rivendica a gran voce la propria fedeltà al power-prog di stampo prevalentemente europeo. Esordio col botto quindi per i Silver Lake autori di una prova adulta e piacevole resa ancor più maiuscola da una produzione davvero competitiva. Piacevolissima scoperta". VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/09/11 GENERE: heavy metal
SITO WEB: www.myspace.com/silverlake5 RECENSORE: Andrea Costa
SIN OF REDEMPTION Taste of sin
Questo è il demo CD d'esordio dei Sin Of Redemption di Vicenza uscito nel 2009. La musica può essere definita con un Thrash Black plumbeo intrecciato con parti gotiche, con il duetto vocale di Gamba (Growl / Scream) ed il lirico di Valeria, che rende l'intero lavoro interessante. Un intro suggestivo fatto di tastiere, vento ed una voce femminile (di Valeria) sussurrata apre le danze macabre di THE CHOICE OF SIN, perché dopo qualche istante partono le chitarre massicce e serrate assieme al Growl di Gamba che si alternerà come in tutte le altre canzoni anche nello scream, tutto viene accompagnato in modo delicato dalla soave voce di Valeria che riesce ad dare un bel tocco melodico a tutto il cd. Verso i 4 minuti di durata si interrompe la musica, questa volta un sottofondo di un temporale farà da mantello al pianoforte lasciato da solo per un breve periodo. Dopo di ché si riprende con la strofa e ritornello. Anche OBLIVIOUS DOOM segue le linea della precedente, questa volta l'apertura sarà lasciata in modo più incisivo alle tastiere accompagnate dal basso creando un'atmosfera decadente, la differenza essenziale rispetto all'opener è che in questa canzone si sente la matrice solida del Black Metal scandinavo nei riff portanti. Stesso gioco del piano lasciato a se stesso verso metà canzone. Si smorzano i toni aggressivi con FALLING FROM EDEN, grazie ai suoi 5 muniti strumentali quasi acustici con l'aggiunta di una sottile voce sussurrata maschile che se ansolamente all'inizio, un'altra volta il pianoforte riesce a creare atmosfere tetre e tristi, come resto di contorno troviamo qualche arpeggio di chitarra e delle linee di basso incisive che riempiono in maniera esaustiva il brano. Con INNER HADES torniamo al discorso di prima, con la differenza che ad aprire le danze questa volta sarà una chitarra stridula e malsana, immancabili i ritmi cadenzati e la scuola Black Scandinava a cui fanno molto riferimento. INTERLUDE è un pezzo gradevole che spezza nuovamente i toni marcati e si lascia trasportare dalla malinconia del pianoforte accompagnato di nuovo da un basso decente. THE BEST
WITHIN ristora il patto con il vecchio Thrash, una bella mazzata in petto addolcita dalla voce di Valeria e dalla solita parte struggente piano / basso che non fa mai male. In questo brano si mettono in risalta anche la doti tecnica del chitarrista. Non era possibile chiudere il CD senza un pochino' di nostalgia depressione, l'ultimo munito viene lasciato ancora una volta alle tastiere portate via dal vento nell'Outro THROUGH THE MIST OF MY SYNFUL MEMORIES. Questo lavoro mi è piaciuto abbastanza per il giusto utilizzo e dosaggio di parti melodiche in un contesto maligno, anche la registrazione è più che discreta riuscendo a mettere in risalto tutti gli strumenti senza cadere in un impasto generale. Leggendo la loro Bio ho scoperto che hanno avuto molti problemi di line up, ma persistono nel loro progetto, quindi gli auguro di poter proseguire per questa strada trovando una stabilità interna. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/05/11 GENERE: thrash/black/gothic metal
SITO WEB: www.myspacee.com/sinofredemption RECENSORE: Chrisplakkaggiohc SINSTORM Ad un primo ascolto veloce i Californiano Sinstorm potrebbero sembrare una tipica black metal bands stile Dark Funeral (e che già non sarebbe a fatto male come risultato), specialmente con l’Opener CELESTIAL EXTINTCION, che è una traccia super furiosa ma con la giusta atmosfera oscura…Invece nel percorso musicale affrontate da questa band possiamo trovare anche riferimenti Sinfonici e Death Metal. Tutte le canzoni si eguagliano, riuscendo ad offrire una visione apocalittica distruttiva su tutti i livelli. Abbiamo una voce al vetriolo e malvagia quasi sempre in screaming, però anche alternata con una voce più bassa, un drammig devastante con il suo doppio pedale indefesso, riffs lamine che riescono anche a creare atmosfere plumbee e con reminescenze di tempi antichi come in BENEATH A STAR LONG SINCE FALLEN (che ha anche un intro soft di piano), che e si gettano anche in soli pregevoli, esempio TRASCENDING DIMENSIONS e WINTERSIEGE Chitarre che si cimentano anche in arpeggi melodiosi per poi
annientare tutto (INFERNAL CONFRAGATIONS), altre cose positive di questo CD sono la produzione professionale ed il missaggio che rende giustizia a tutti gli strumenti, anche basso pomposo che riempe la musica in modo adeguato. Le altre canzoni rimanenti ossia INTO THE CRYPT OF THE DAMNED e IMMORTAL REVELATIONS, seguono le stesse buone connotate delle precedenti… Tra le canzoni che non mi sono piaciute o per dire che non hanno aggiungono altro al CD sono STORMS OF THE HERETIC MILLENIUM, un titolo lungo ma in sostanza una di un minuto circa fatta di piano forte, rumori vari ed una voce narratrice dai toni cupi, direi inutile oppure solo da riempimento, un altro pezzo simile è l’OUTRO che però lo ritengo migliori, trattasi una traccia strumentale sempre di una minutata contente una chitarra acustica con suoni di un tempo passato e sottofondo di mare. In più in questa edizione che mi è stata data ci sono 2 Bonus Tracks, ossia 2 covers rivisitate in maniera soddisfacente I DON’T WANNA BE ME dei Type O Negative e la blasonata THE TROOPER degli Iron Maiden entrambe sono rese ovviamente più brutali e violente, però senza tralasciare quel tocco melodioso, specialmente nella seconda cover viene enfatizzata la parte epica tramite l’utilizzo di tastiere e giuste armonizzazioni. In conclusione ritengo questo CD più che sufficiente e di godibile ascolto, niente di eccelso ma neanche da scartare a priori. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/05/11 GENERE: balck metal
SITO WEB: www.myspace.com/sinstorm RECENSORE: Chrisplakkaggiohc SYMBOLYC Engraved flesh I napoletani Symbolic sono una band attiva sin dal 2003 e si può apprezzare tutta la loro esperienza in queste nove tracce di death metal ben suonate e ben prodotte. Non siamo certo di fronte al disco dell’anno ma pur non avendo una label il loro prodotto non ha veramente nulla da invidiare a band affermate, e perciò consiglierei vivamente gli amanti del genere di dare almeno un ascolto a questi ragazzotti dell’est. Il loro death si accosta decisamente al brutal, senza
però entrarne pienamente a far parte per colpa soprattutto delle chitarre che mantengono in molti casi una sonorità piuttosto thrash (soli compresi). Una menzione particolare merita il songwriting, che così spesso in questo genere risulta ripetitivo e quindi noioso oppure caotico e pressoché incomprensibile, mentre qui, forse per merito della lunghezza mai eccessiva dei pezzi, mi sembra ben calibrato tra stacchi feroci, parti cadenzate e soli di pregevole fattura che non stancano l’ascoltatore. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/11/11 GENERE: death/thrash metal
SITO WEB:www.myspace.com/symbolyc RECENSORE: Pino F. SISTEMA LIQUIDO In fondo all’abisso Primo Ep per questa band attiva già da inizio millennio e responsabile ad oggi del demo 'Sitema Liquido' (2004) e di una discreta attività concertistica nel giro alternativo underground. Questa prima fatica dei nostri amici di Vercelli ci mostra un'identità solida e definita, che con 5 brani grintosi e moderni (influenzati in maniera decisa da Crossover e Metal moderno) riesce già a tracciare una linea guida di quello che potrebbe potenzialmente rappresentare l'intero progetto. Chitarre dal groove possente, unite ad una sezione ritmica potente ed incisiva, definiscono un sound efficace ed una produzione di livello veramente professionale, molto in linea con i tipici suoni adottati dal genere in questione. Anche le voci, impostate sulla lingua italiana e suddivise fra tipici Scream di derivazione Hardcore e momenti di maggiore melodia ('Vita passiva' ne è un perfetto esempio), sono ben ragionate per incastrare alla perfezione il significato dei testi con l'aggressività delle musiche, che concedono pochissimi momenti di tregua. Le carte in regola per ottenere dei risultati qui ci sono tutte, attendiamo gli sviluppi con grande curiosità. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/02/12 GENERE: crossover/alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/sistemaliquido RECENSORE: Cristiano Poli SIX POINT LEAD General Anaesthesia Prima recensione per me e mi trovo ad ascoltare una band di veterani del death melodico italiano. Six Point Lead è il nome di questo progetto, una band con un background niente male, ciascun componente proviene infatti da band molto interessanti, per citarne qualcuna Disarmonia Mundi e Dying Awkward Angel. I 5 , provenienti dal Piemonte, Propongono un Metalcore influenzato principalmente dal death melodico e dalla nuova scuola americana. Inoltrandoci nella recensione vera e propria ci troviamo di fronte ad un lavoro dalla produzione impeccabile. I suoni sono chiari, puliti e potenti qualitativamente credo non si possa chiedere di meglio da un EP. Track di apertura "GIVEAWAY", un pezzo che incomincia subito bene, riff iniziale cattivissimo impreziosito da tastiere di sottofondo,incomincia la parte cantata e giù di parte tirata, tappeto sonoro assicurato. Ottima la lead vocal ricorda molto Tim Lambesis frontman degli As I Lay Dying. Ottima cosa anche il cantato melodico a più voci, voci intonate e piacevoli da sentire. Struttura del pezzo non molto originale , ricorda i Killswitch Engage in maniera spropositata. seconda traccia chiamata "STARVATION AND DESIRE", cattivissima l'apertura per poi allegerirsi con parti melodiche per niente male e particolarmente melense, ma ripeto il cantato melodico è davvero fatto bene e piacevole da ascoltare. Batteria e basso che fino a questo punto han fatto un ottimo lavoro ritmico continueranno a farlo sino alla fine precisi e potenti, le chitarre con assoli melodici e veloci danno un valore aggiunto alla canzone insieme alle onnipresenti parti di tastiera per dare un atmosfera più romantica al pezzo. Immancabili i rallentamenti caratteristici del metalcore.... e si prosegue con "UNTIL THE LAST DROP". thiiiiiiiiiiiiiis is my last serenadeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ... WHAT THE FUCK? ahhhh no no ok tutto apposto
sto ascoltando i Six Point Lead, l'intro inganna parecchio l'ascoltatore, chitarre pulite e arpeggini mi ricordavano troppo i kse, nota positiva: ancora una volta fantastico il cantato melodico. Raramente si sente un cantato melodico fatto così bene, mi auguro per loro che nei live siano così bravi da non fare stonature sgradevoli. Arriva il breakdown, lo stavo aspettando e sapevo che sarebbe arrivato dopodichè stacco con un mega assolo elaborato come si deve. Questa band sa suonare e sa comporre su questo siamo tutti d'accordo MA pecca l'originalità arrivo a 3:48 e incomincio a cantare " WHEN DARKNESS FAAAAAAAAALLS " c'è qualcosa che non va, sì decisamente perchè l'arpeggino è plagiato magistralmente così come l'attacco da when darkness falls dei kse. Ultima canzone "GENERAL ANAESTHESIA", la canzone più cattiva a livello di riffing e di impatto sonoro, lavoro straordinario per le melodie e gli assoli. Main riff trascinante e cattivo al punto giusto. Cosa si può dire in generale per concludere? Prima cosa i six point lead sono un ottima band che sa il fatto suo, ottima esecuzione sia ritmica che solistica, quindi ottimo lavoro di chitarra, basso e batteria in ogni loro aspetto. La voce è abbastanza anonima, nel senso che tra i tanti gruppi metalcore esistenti al mondo se sentissimo cantare questo cantante non lo riconosceremmo mai tra i tanti. Ottima cosa invece sono le parti melodiche, ho detto più volte che sono state realizzate davvero bene, è un loro punto a favore perchè esistono molte band che non sono minimamente capaci a cantare in pulito!. Peccano in originalità: stacchi prevedibilissimi, ispirazione/plagio killswitch engage, piccole cose che pesano parecchio però. Per concludere io consiglio questa band a tutti quelli a cui piacciono killswitch engage e as i lay dying e anche chi non disdegna del death melodico più moderno. VOTO: 74/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 08/03/11 GENERE: death melodico metalcore
SITO WEB: www.myspace.com/sixpointlead RECENSORE: Mattcore
SKIN TICKETS Shadows from dimness rain Piove all'inizio di Shadows from dimness rain, e tuona.. forte. Ma il vero temporale si scatena dopo, allo scattare della traccia 2 (forse la migliore delle 7) e per tutto il resto dell' EP. Impatto davvero devastante. Sulla scia del nuovo filone death, gli Skin Ticket si fanno sentire, con le armi che hanno a disposizione. Sono armi cariche e precise, letali. Sarà anche vero che in effetti non c'è niente di nuovo, ma ormai l'originalità è davvero difficile da conseguire, e anche da perseguire. Compensano a questa constatazione che vale ovviamente non solo per loro, ma per tutto il panorama musicale, gli Skin Ticket. Compensano regalando spunti di violenza e brutalità non da poco. I suoni pesantissimi e ben mixati aiutano nella missione di impressionare l'ascoltatore. La struttura delle canzoni completa definitivamente l'opera, con cambi di tempo, stop improvvisi, accelerazioni...un bel pò di sano caos insomma. Bene! L'unica nota che definire negativa mi sembra esagerato, riguarda un mio personalissimo e non condivisibile gusto. Lo esporrò nella più semplice delle maniere, ovverosia enunciando il mio pensiero: la voce non mi piace. Ma mi rendo conto di essere io il difetto in questo caso, più che questi ragazzi che in realtà possono puntare certamente più in alto di così. Un prodotto molto buono per il quintetto, che ci auguriamo di poter gustare dal vivo al più presto. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/06/11 GENERE: death metal/hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/skintickets RECENSORE: BM1 SLAUGHTER DENIAL Eyes of madness Gli occhi della pazzia o se preferite più semplicemenet "Eyes of Madness", album di stampo
death/thrash direttamente dalla capitale italica.Gli slaughter Denial balzano all'occhio con un EP davvero folgorante ma allo stesso tempo davvero ascoltabile e apprezzabile anche da chi non è proprio un amante del metal più grezzo e cattivo. Da un lato emerge l'immensa capacità sperimentale della band, di fondere doppi pedali in continuo avvicendamento con chitarre droppate all'inverosimile, tutto con suoni assolutamente curati sin nei minimi particolari, anche se non si può dire lo stesso per i "soli" di chitarra, un suono davvero strano, forse voluto, o forse venuto male. Numerosi cambi di tempo, un basso praticamente impeccabile e due voci rispettivamente raschiata e growl che si alternano in botta e risposta lungo tutta la tracklist. Si inizia con Nightmare, si sale verso Smile, la migliore del disco a mio parere, passando per la più contenuta Amusement Fork fino all'esplosione intitolata Maniacal Organized Tragedy. Concludono il disco Smegma su cui veramente c'è poco da dire e Neveri, un outro che fa perdere qualche punto al lavoro totale visti i suoi contenuti che di musica hanno ben poco. Non nascondo che in alcuni punti la genialità degli Slaughter è sembrata venir meno, ma nessuno può pretendere 22 minuti di perfezione senza calcolarci almeno una svista. Attendiamo ulteriori miglioramenti della band e al più presto tanto nuovo materiale da questa ottima realtà romana. VOTO: 75-80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/07/11 GENERE: death/thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/slaughterdenial RECENSORE: Lewis LST Capristo SLAVE STEEL Ormai sul web si incontrano band emergenti di tutti i tipi. Dal punk al rock piu classico,dal death metal(suonato male),al EpicGothic (sputtanato ai massimi livelli). Gli Slave Steel, Band romana, riarrangiano un Trash metal che sembra quasi ascoltabile. Il loro album omonimo racchiude 3 canzoni. I ritmi incalzano, ma spesso non fanno decollare la canzone. Ricordano un po G.B.H. solo piu tranquilli. La demo presentata dagli Slave Steel,come già detto,racchiude 3 canzoni: 01.Down to The Ground
02.Thru And Thru 03.Smile To The Enemy Devo ammettere pero che non essendo un amante dei generi estremamente spinti, come il Trash, Death ecc, gli Slave Steel, a livello musicale, mi fanno apprezzare molto il loro mondo. Infatti tutti gli strumenti sono suonati molto bene e con classe. Questa è una qualità assai rara nel mondo di Ian Fraser Kilmister, perchè quasi sempre il trash metal è suonato da alcune band emergenti veramente da cani, simulando qualcosa che si chiama “casino”. Ma nel mondo della musica anche il “casino” deve avere un suo criterio. Purtroppo la mia recensione finisce qui perchè con solo 3 pezzi non posso “asfaltare” gli Slave per bene. Mi sarebbe piaciuto sentire qualcosa di piu melodico (un accenno in Smile to the enemy l'ho avuto, però non mi basta.) VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/05/11 GENERE: thrash metal
SITO WEB: www.myspace.com/slavesteel RECENSORE: Gian Luca Sbaraglia SLIDEA phonoshock I nostri amici Slidea provengono da Collecchio, Parma, e ci presentano il loro album 'Phonoshock', in uscita già da fine 2010 e attualmente in promozione live. Il sound dei nostri, attivi già dal lontano 2003, è molto fedele a quanto riportano loro stessi nella biografia sul web: sperimentale e sfaccettato. Di base è un Rock Alternativo, intelligente e ben pettinato, su cui si vanno a sommare preziosamente influenze variopinte e differenti. Stacchi improvvisi, indole camaleontica e trovate geniali qua e là dirigono l'ascoltatore verso un mondo piacevole e colorato, dove ogni emozione è descritta in maniera impeccabile da direzioni sonore spesso sorprendenti e inaspettate. Fra i brani da citare almeno 'Contemporanea Follia', 'In un vicolo cieco' e la fantastica 'Letà dell'oro', tutte caratterizzate da un convincente mix di potenza, coesione e apertura mentale, caratteristiche veramente importanti per una giovane band in crescita. L'aiuto ulteriore di una produzione equilibrata e la scelta avvincente di impreziosire i brani con suoni Synth ('Jaci' ad esempio) sono sicuramente altri fattori che contribuiscono
alla piena riuscita di questo disco. Avanti così. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/07/11 GENERE: rock alternativo/crossover
SITO WEB: www.myspace.com/slideaband RECENSORE: Cristiano Poli SOSO
Decisamente un passo indietro questo demo “elettro acustico” rispetto alla produzione degli Imapled Bitch del nostro Soso: il nostro certamente è, senza ombra di dubbio, tecnicamente preparato. Le song scivolano via senza stuzzicarmi più di tanto, ma sono comunque interessanti. Da questo lavoro esce fuori l’aspetto più intimo del chitarrista degli “I. B.” che si mette alla prova con un discreto lavoro solista. Le quattro tracce tuttavia non riescono a colpirmi più di tanto (ho ascoltato tanti e tanti dischi di chitarristi solisti che mi suona tutto un po’ "gia fatto"). Comunque in conclusione è buona la prova del nostro che con maestria forgia un “buon demo” e ci da prova del suo approccio eclettico e versatile come chitarrista e compositore. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/03/11 GENERE: acustico
SITO WEB: www.myspace.com/impaledbitch RECENSORE: Zak SOVIET MALPENSA Requiem per i discografici italiani
Soviet Malpensa provengono da Milano e Como formati nel 2008 da Claudio Turco. Questi ragazzi ci propongono una musica che parte da armonie di rock elettronico fino ad arrivare a sonorità orientali. I loro pezzi hanno un buon sound, la voce rende ancora più esaltanti i testi, che possono far sembrare un tantino banali o scontati. Ma il loro punto di forza è anche questo, perché con gli arrangiamenti scelti per rendere vivo il brano creano una specie di filo conduttore tra testo e musica. “La memoria dei pesci rossi” è un pezzo molto particolare nella sua prima parte dove è molto appezzabile l’arpeggio delle chitarre si ha l’impressione di essere catapultati in ambienti marini.
“le iene dello zoo di Berlino” canzone molto malinconica, accompagnata da una fisarmonica e dalla voce femminile e maschile che rendono la canzone particolare. Dal rock che siamo partiti si arriva a toccare un sound più electro come nella canzone “Stalker“ Tutti i brani sono diversi tra loro ma si amalgamano bene nel contesto. Sono curati in ogni minimo dettaglio, nemmeno la piccola nota o parola è messa li tanto per riempire un pentagramma o un pagina. Vi auguro di continuare su questa strada, siete una gran della novità. Complimenti VOTO: 99/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/03/11 GENERE: rock elettro SITO WEB: www.myspace.com/sivietmalpensa RECENSORE: Jean Marie SPASMODICAMENTE INRI ep A volte la buona musica è nascosta dietro l’angolo, quando invece i nostri sguardi ammirati sono sempre diretti al sound d’oltremanica o ancora più lontano. Stavolta tocca a questi ragazzi di Perugia farci notare che anche in Italia esistono dei progetti interessanti, la loro musica è diretta e venerea e non si capisce perché non abbiano una gig list lunga almeno un kilometro e mezzo. L’ep inizia con il brano che poi darà il titolo all’intero lavoro, sembra essere una lode a Gesù Cristo Nostro Signore, ma in realtà è un grido di protesta e quando dico grido non è un termine che scelgo a caso. Questi ragazzi hanno nel loro sound sia l’Heavy Metal ( Viel larm um nichts, Tutto quello che mi pare ) che melodie armoniose (Il sapore che sento) e questo mix non fa che accrescere la mia curiosità di sentirli dal vivo. In definitiva il lavoro c’è e merita sicuramente un chance, c’e’ da credere che ne sentiremo presto delle belle sul loro conto. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/04/11 GENERE: rock alternativo
SITO WEB: www.myspace.com/spasmodicamente RECENSORE: Diego Pulvirio
SPEAKIN’WALLS Demo 2009/2010 Giovane band proveniente dalla provincia di Genova che si presentano con un Demo CD di 4 tracce. Farsi un'idea con poche canzoni è difficile ma da quello che ho sentito il quartetto suona un Rock duro tutto in Inglese ed anche influenzato dal Punk come si può sentire dall'opener MORNING FIGHT. Invece WHEN I CLOSE MY EYES affonda le sue radici nell'Hard Rock idem GROWNING UP che è quella che mi ha soddisfatto maggiormente, per i suoi assoli con rettaggio degli anni '70 e per la sua bella struttura sorretta dalla sezione ritmica. L'ultima SPEAKIN' WALLS da cui riprendono anche il nome ha un lungo incip che parte col basso slappato, che poco dopo verrà seguito con le stesse note dalla chitarra elettrica. Passeranno un paio di minuti prima di iniziare il cantato. Per essere agli inizi è un sufficiente lavoro, magari chi è più legato a questo genere di musica apprezzerà meglio, quindi un ascolto dateglielo che non vi farà di certo male… VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/04/11 GENERE: punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/speakinwalls RECENSORE: chrisplakkaggiohc SPITO Un volto a metà
Spito è il nome d'arte di Emanuele Fiorini, già forza espressiva dei notevoli Biancovento, gruppo dalla formula accattivante, a metà strada fra tradizione Hard rock e sperimentazione sonora, condita di interessanti nozioni poetiche. Con questo gruppo il chitarrista Romano ha realizzato 2 lavori e ha fatto tanta gavetta live, presentando al pubblico la sua natura Rock genuina. Il suo attuale progetto solista arriva dunque in un momento di maturazione artistica e personale, nonostante Spito (in quanto a
carriera solista) sia praticamente ai suoi esordi. Il disco che ci presenta è una visione variopinta e suggestiva di svariate influenze musicali, che il nostro sembra ripercorrere con grande estro e musicalità. Ci sono vari cantanti che accompagnano il chitarrista nel suo viaggio e ciò che ne viene fuori è una dichiarazione di intenti ricca e completa, stimolante e senza cedimenti (almeno a giudizio di chi scrive). Particolarmente interessante è il brano 'CyberWorld', in cui spicca il magnifico testo critico, arricchito da voci robotiche filtrate dalle 'macchine'. Anche l'etnicheggiante 'Il sigillo d'oro' si rivela una perla notevole: atmosfere dolci, strumenti ad arco, chitarre acustiche dal sapore epico, voce femminile di grande bellezza. Vengono quasi in mente certe cose dei Blackmore's night e varie musiche popolari ('Indiani' ne è un altro grande esempio). Il disco riserva anche altri tipi di sorprese, come la toccante ballata 'Ogni giorno', dominata da voce solista e pianoforte, e 'Resto con te', infarcita dii synth anni '70 e impostata su toni danzerecci dal respiro melodico molto accentuato (si percepisce qualcosa dei Duran Duran). Il nostro Spito si dimostra quindi un artista a 360 gradi che regala emozioni di diversa natura ai suoi ascoltatori. Speriamo che questi ultimi siano in costante crescita perchè qui c'è un grande talento da tener di conto. VOTO: 100/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 30/12/11 GENERE: rock/pop/vario
raggiunge i suoi migliori momenti a centro disco, con "Cielo Drive", "Dance on the Greenwich Meridian" e "La Mariee etait en noir". Merita una citazione particolare la voce di Raphael Bramont, una voce senza dubbio particolare e personale, decisamente l'arma in più di questo ottimo disco. "Broody Soldier", primo singolo estratto, fa l'occhiolino agli Stone Roses, mentre con "What i was made for" sembra di ascoltare un disco degli Snow Patrol. I riferimenti sono non una critica. La grande forza degli Starframes è aver fatto propri i riferimenti ed averli fusi e reinterpretati con un piglio decisamente personale. Un ottimo disco garage, psichedelico. Una chicca per gli amanti del genere. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/05/11 GENERE: indie garage
SITO WEB: www.myspace.com/starframes RECENSORE: Fabio Brambilla STILL IN DA GAME Forever loyal to the game Hardcore all'italiana. In Forever loyal to the game si può sentire un hardcore incazzato (scusate il termine, ma è difficile trovarne uno che renda allo stesso modo).
SITO WEB: www.myspace.com/spitodoc RECENSORE: Cristiano Poli STARFRAMES Etereal underground Ethereal Underground è il secondo disco degli Starframes, una Indie /Garage band proveniente da Napoli e caratterizzata da un suono a metà tra la psichedelia dei Black Angels e lo sonorità brit pop di band seminali quali Stone Roses e Kula Shaker. Un disco che esprime una certa maturità compositiva, arrangiativa, nei testi e nelle scelte stilistiche. In alcuni momenti forse l'impatto sonoro non riesce a reggere l'epicità di alcuni brani. Il disco si apre con Origin, una canzone che esprime tutta l'epicità della band, ma
Cinque canzoni per poco più di dieci minuti, brani brevi ma intensi: -Intro -My past mistakes -Alone i will carry on -Respect -Still in da game Brani strutturati a regola d'arte con breakdown, cori e tutto il resto, insomma tutto quello che serve nell'hardcore. Belle le parti strumentali, l'alternaza della voce da scream/growl con quella pulita (che è quasi "rap") risulta azzeccata e crea un bell'effetto complessivo. Un lavoro niente male, niente di eccezionale, hardcore, ma si sente la voglia che hanno questi ragazzi di fare buona musica. VOTO: 70/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/03/11 GENERE: hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/stillindagame08 RECENSORE: Rob STILL LINE Still line ep
Gli Still Line sono un gruppo emergente della scena underground canavesana. Fondato nel 1 giugno 2010 dal bassista Alberto Caliò e il batterista Alessandro Pretari, che già avevano avuto modo di suonare assieme in un precedente gruppo heavy metal, la band trova presto un chitarrista con esperienze blues e rock dei primi anni '60, Patrick Viglierco, che copre attualmente il ruolo di chitarrista solista. In seguito a varie ricerche, entrano in contatto con un cantante della zona, Paolo, che li accompagna anche nel loro primo live al Frassibeer (Frassinetto). Durante gli ultimi mesi del 2010 che si fa vivo Simone Moi, attuale cantante e chitarrista, che già aveva avuto modo di lavorare con bassista e batterista nel precedente gruppo metal. Ritrovatisi finalmente assieme, gli Still Line iniziano a comporre testi e musiche proprie, e sono ora pronti per farsi conoscere in giro con questo loro lavoro. Oggettivamente le premesse per la buona riuscita del gruppo ci sono, la capacità non manca come non mancano le idee compositive, interessante il voler riproporre il sound tipico della fine degli anni 60 e degli anni 70. La band decide di portare Hendrix e i Deep purple ai giorni nostri, giusto per dare le coordinate temporali, ma mettendoci un quid di estro artistico proprio. Quindi abbiamo il blues che vien miscelato ad hoc in modo sinuoso con l’hard rock, permettendo all’ascoltatore di fare un tuffo nel passato senza restare imbrigliato ai soliti cliché e ai soliti stilemi preconfezionati. Le 5 canzoni presenti le loro lavoro offrono, e presentano al pubblico, una band che ha ancora da maturare ma non ci sarà d’attendere a lungo per la maturazione. Peccato per delle scelte a mio avviso poco mirate, che lasciano l’ascoltatore in una situazione di dubbio. Il loro EP ha alcuni problemi a livello di registrazione per le chitarre e per la voce. Mi spiego meglio le chitarre hanno lo steso identico livello sia mentre sono sulla parte ritmica sia sull’assolo. In buona sostanza molto spesso non spicca la chitarra durante gli assoli; questo però non so se imputarlo alla registrazione o al formato audio a me
pervenuto; avendo io la versione in mp3 potrebbe essere che la compressione del file audio abbia creato questo piccolo problema, se così fosse è un peccato veniale, ma se il file giunto a me è in alta qualità, consiglio vivamente di rivedere le chitarre e fare più attenzione alla produzione ed un controllo dei livelli più mirata. Cosa simile avviene anche con la voce, in più riprese c’è un effetto leggermente stucchevole di “megafono-imbuto” davanti al microfono, che rende poca giustizia a mio avviso alla voce di Simone. Come ho già scritto poco sopra c’è da capire se il problema è legato alla compressione del file audio o una svista della band. Avrei anche alzato leggermente il volume del basso. Come ho detto, le premesse ci sono tutte e sinceramente ho trovato delle situazioni molto interessanti su Andrea e su Son of a gun (a mio avviso le punte del EP), invito la band a rivedere i master delle registrazioni ove non fosse un problema di compressione/conversione del formato audio e invito tutti gli appassionati del genere a supportare gli Still line, perchè se lo meritano. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 19/09/11 GENERE: blues / hard rock
SITO WEB: www.myspace.com/still-line RECENSORE: Alessandro Schümperlin STILLBORN Promo 2011
stesse canzoni parevano depotenziate se cantate nella nostra lingua. Quindi se da un lato l'iniziativa merita un plauso, dall'altro questa depotenziazione comunque rimane. Ma potrebbe essere in futuro anche un tratto caratteristico degli Stillborn, chissà! A differenza di ciò che si pensa per la maggior parte delle cose, l'unica cosa a mio parere certa in questo caso è proprio il futuro. Le capacità di fuoco della band non sono minimamente in discussione, e si prospettano davvero delle belle cose. Su tutte le 5 tracce di questo promo, spicca per aggressività e completezza la traccia che da il nome alla band (o viceversa): Stillborn. La tecnica è mescolata alla rabbia conducendo ad un composto magari non originalissimo ma goloso anche per i palati più difficili. Non ho mai avuto il piacere di assitere ad un live degli stillborn, ma l'impressione che trapela è che dal vivo possano paradossalmente essere ancora più pesanti. Aspettiamo a braccia aperte e volume alzato il disco ufficiale a novembre! VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/06/11 GENERE: metal
SITO WEB: www.myspace.com/stillbornmetal RECENSORE: BR1
In attesa del loro primo vero e proprio album previsto per novembre 2011, ecco un assaggio degli Stillborn. Sotto l'ala protettrice di Alkemist Fanatix Europe, non ci si poteva che aspettare un prodotto così. Qualità garantita. Davvero ottimo l'impatto sonoro! Riff aggressivi che si ispirano a tutto e a niente e non danno punti di riferimento, e una bella pesantezza che fa da filo conduttore. La pesantezza che troviamo anche nella vita secondo i testi cantati in questo bel promo. Il cantato però, mi lascia alquanto titubante. Sarà per la scelta coraggiosa di alternare parti in italiano e in inglese, sarà forse proprio per il "modus operandi", per il modo di cantare. Non è affatto facile inserire in questo genere musicale una lingua come l'italiano. Personalmente dopo averci provato, le
STONED MACHINE Human regression Gli Stoned Machine, gruppo proveniente da Ravenna e formatosi nel 2003, ci propongono il loro nuovo lavoro in studio intitolato HUMAN REGRESSION, il primo sulla lunga distanza. Fautori di uno stoner potente ed aggressivo gli Stoned Machine aprono le danze con “Intoxication”, pezzo con un riff non troppo irresistibile ma che nelle mani dei nostri prende decisamente forma e fa intendere alla perfezione come sarà il proseguo del disco: un mix di stoner acido e potente. “Back to live in me” può sicuramente essere considerata una delle migliori canzoni del disco, più lenta della precedente ma con un riff sicuramente migliore e più incisivo.
Ottima la voce del singer, in perenne bilico tra sporcizia e pulizia. Con il passare delle canzoni possiamo sicuramente citare alcuni bei capitoli come ”Bed of sin”, “Ocean” ”Fire in my hands” e sicuramente la bella “Listen to the winds”. Fin qui gli elogi, ma passando a parlare dei difetti della band non si può non notare la troppa staticità dei pezzi della band (soprattutto quelli non citati sopra). Alcuni pezzi nascono e muoiono esattamente allo stesso modo senza cambiare un accordo, senza particolari stacchi o cambi di tempo, e questo in canzoni da 4 – 4,5 minuti può diventare pesante all’ ascolto. Inoltre un sound della batteria più potente ed incisivo poteva dare al disco molto di più. In conclusione questo HUMAN REGRESSION è un buon disco di puro stoner rock, senza particolari perle ma tutto sommato piacevole all’ ascolto. Buona band a cui auguro una ulteriore maturazione artistica! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/03/11 GENERE: alternativo garage rock
SITO WEB: www.myspace.com/stonedmachine RECENSORE: Ale Dokk SUPERMACY Inner artifact nature Finalmente un pò di sano Black! I Supremacy ci donano questo piccolo gioiellino, 13 tracce senza pietà. Una veste molto lussuosa colpisce subito l'ascoltatore, ancora prima di mettere nel lettore il cd. Un booklet davvero ben fatto, e ricchissimo, in puro stile black ovviamente...(non mancano il maskface e le scritte in gotico). Ascoltando poi, "inner artifact nature, si rimane colpiti molto favorevolmente anche per la fattura del suono e delle canzoni. Devo dire un black metal sì classico, ma che in ogni caso si distacca dagli standard. I Supremacy ricordano i Dimmu Borgir, il che è prima di tutto una dimostrazione sia di coraggio che di piena fiducia e padronanza dei propri mezzi. Cosa che non manca. Oltre alla tecnica qui c'è anche il gusto. Ottime parti veloci, sinfonie crudeli che accompagnano una voce davvero malefica e ben riuscita.
Canzoni o vere e proprie composizoni? opere? Sta di fatto che per una volta oltre al bel booklet, alla registrazione buona, ci sono anche delle idee buone in senso compositivo. Dal vivo renderanno così tanto? Sono curioso di vedere i Supremacy appena sarà possibile. Sentendo questo ep potrebbe essere una cerimonia più che un live. Prima prova superata in pieno, ora appuntamento davanti al palco dunque!! VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/06/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/supremacyinferno RECENSORE: BM1 SUSHI RAIN breathless
Interessantissimissimo. inizio con questo superlativo assolutissimo, per tentare di far quadrare questo disco. I sushi rain mi hanno davvero stupito. Finalmente un lavoro Originale con la "O" maiuscola. E' tutto e niente. E'metal, ma non lo è. Crossover? mah! ci sono dentro i living colour, i guns n'roses, i faith no more, i red hot chili peppers...e chi più ne ha più ne metta. Il risultato non è affatto un'accozzaglia squilibrata e caotica, e nemmeno una scopiazzatura malfatta. Il disco suona, eccome!E' di queste idee che c'è bisogno per fare rinascere un pò la scena musicale! Qui ci sono 10 tracce che si fanno scuotere la testa, ma anche ballare e cantare! Consigliatissimo a chi ha voglia di una boccata di aria fresa, di un'aria non propriamente nostra, un'aria con sapori a volte tropicali, altre volte tribali, insomma un'aria contaminata si. ma ricca e piacevole. Dal lato tecnico nulla di assolutamente eccezionale, ma nemmeno nulla da eccepire. Solo per un mio gusto personale potrei velatamente criticare il cantato, bello si, ma in alcuni tratti se fosse un pò più tirato ci
starebbe. Io, per concludere, sto disco me lo metto in macchina. E credo ci resterà per un pò. Bravissimi ragazzi continuate così. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/02/12 GENERE: metal /funk
SITO WEB: www. myspace.com/funkvalentine RECENSORE: BR1 SWEET VENDETTA Sweet vendetta Certe volte per produrre del buon rock non è necessario inventare proprio nulla. Basta conoscere il territorio, buttare le radici nelle sue rocce quasi secolari, assorbirne il sangue e respirarne l’adrenalina. Quindi reinterpretare tutto alla luce delle proprie personalità. Questa pare essere la lezione dei bolognesi Sweet Vendetta, sulle scene sin dal 2006 e che pubblicano questo loro debutto con l’etichetta Black Fading Records. La breve bio che allegano alla loro cartella compressa parla di influenze punk, garage e stoner condite con un melodicismo orecchiabile e dell’immancabile blues. La via insomma è su una strada abbondantemente battuta e tutt’altro che innovativa, ma ci vuole personalità per correre su questa strada e i nostri non ne sono privi. Se non vi basta la granitica Beginning Of The End come biglietto da visita irruente e ignorante quel che basta, verrà la successiva Liberty Street col suo groove malato di chiara derivazione stoner (ma molto bluesy a suo modo) che difficilmente vi lascerà indifferenti. Nella loro semplicità, queste due tracce sono una dichiarazione d’intenti chiara: si fanno le dovute concessioni a un sound orecchiabile e sotto certi aspetti anche spendibile, ma il tutto all’interno di un ampio bacino musicale colmo di ruvidezza e di incisività. C’è quel punk fatto di immediatezza e di arrangiamenti accorti ma non complessi, dove basta mettere bene gli accenti al posto giusto per ottenere un buon risultato anche se trovato nei passaggi più semplici e già sentiti. C’è quella buona vecchia verve rock sfacciata e strafottente a condire anche i più cupi e meditati passaggi stoner. Dalla asciuttezza massiccia di un monte fino all’aridità desolante di un deserto, il viaggio
degli Sweet Vendetta conosce le tappe più varie. L’imprevedibile Gladly The CrossEyed Bear che da ninna nanna oscura si trasforma in una sferzata rock maledetta e sanguigna, la semplice e quasi ballabile Downcome dal vago sapore garage rock, la conclusiva strumentale Over The Horizon altalenante tra un’oscurità rabbiosa e un decadente melodicismo quasi ipnotico non sono che gli episodi più salienti di un itinerario che non può che far bene a un’area rock alternativa italiana che da tempo sembra rifarsi ai soliti riferimenti senza riuscire sempre a trovare un risultato personale. In questo caso è vero che forse l’impronta rock italiana perde preponderanza rispetto a influenze estere e per lo più anglosassoni, ma è anche vero che spesso per svecchiare una musica che inizia a farsi stantia ci vogliono ventate fresche provenienti dall’estero. Non sarebbe la prima volta nel nostro stivale. Per ora gli Sweet Vendetta si presentano con tutte le carte in regola per far bene non solo in patria ma anche all’estero (la Ant Street Records distribuisce infatti il prodotto nel resto del continente europeo). Forse non ha ancora raggiunto il punto di maturazione giusto per poter dire la sua nell’underground, ma le premesse lasciano ben sperare. VOTO: 87/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/12/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/sweetvendetta RECENSORE: doc. NEMO SIRRUSH The era of ishtar ep
Questa band, attiva da quattro anni, era nata inizialmente con l'ambizioso e coraggioso proposito di creare un gruppo tributo ai Marduk, poi verso la metà dello scorso anno ha sentito il bisogno di creare pezzi propri; appoggio pienamente l'intento, dato che personalmente non ho mai amato i progetti, o le band, nate per rifare brani già suonati e pubblicati da altri. Un altro motivo per cui questo gruppo va incoraggiato è anche per la furia con la quale spara fuori la sua rabbia, e per la bontà dei brani qui presenti, davvero ben congegnati. Nulla di nuovo sotto il sole, ma alla fine non si chiede innovazione, ma solo buona musica, e i Sirrush scrivono quattro ottimi brani più intro e outro; l'intro lascerebbe
presagire uno stile del gruppo vicino agli Emperor, poi dal primo brano chiariscono subito i loro intenti bellicosi e furoreggiano con un black metal di stampo svedese sulla falsariga di Setherial e Naglfar, e con screaming vocals che alternano la tecnica anche in growling, richiamando il death metal. Ottima tecnica vocale del fondatore Otagron, ma ottimi anche gli altri tre musicisti, macellai sonori e al tempo stesso chirurghi degli strumenti. Che botta! VOTO: 78/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/04/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/sirrushband RECENSORE: Jurgen TERRORWAY absolute I Sardi Terrorway fin dal primo pezzo intitolato HER LAST BREATH vogliono mettere subito le cose in chiaro riguardo ciò che suonano, ossia Metal-core violento, grintoso, abbastanza eclettico e con una buona tecnica strumentale, dove tutti i singoli strumenti e voce compresa si ritagliano i loro momenti di gloria, fortunatamente la loro musica non è tutta uguale e scontata come altri gruppi che suonano lo stesso genere. L'opener appena citata è cattiva, ritmata sui mid-tempos che la rendono più pesante. ART OF DISCERNMENT è ancora più massacrante della precedente e si evidenziano maggiormente le doti tecniche dietro gli strumenti, gustosa la parte del basso stile prog death alla Cynic degli anni '90. Potentissimi e serrati i riff di chitarra e chirurgica la precisione della batteria, anche qui come la precedente c'è tempo per un breve ma goloso solo di chitarra, è proprio una canzone completa! Momenti più riflessivi aspettano a SURVIVALIST INSTINCT arricchita da un riff massiccio e complesso, buon arrangiamenti di basso ed una parte centrale eterea creata da fraseggi delicati di basso e un arpeggio dolce della chitarra, con sopra un cantato che sembra provenire da lontano. Anche qui le idee scelte dal gruppo rimangono azzeccatissime. Questa volta più di tutti la mia attenzione è stata colta sui ritmi intrecciati e difficili del drumming, in più THREESHOLD OF PAIN rompe i toni placidi della precedente è parte scatenata in modo distruttivo verso l'ascoltatore, è suonata per mietere vittime!!Il finale toccherà a SUBSTANCE OF THE WAY, anch'essa viaggia su buoni livelli come le altre ma è quella che mi piaciuta meno, questa volta si possono sentire influenze provenienti dal Thrash Metal, la canzone è caratterizzata da buoni cambi di tempo e un buon lavoro dietro le pelli (specialmente il doppio pedale), stesso discorso per un leggero spazio lasciato la basso
è per l'immancabile solo di chitarra. ma purtroppo ciò che ho sentito in precedenza l'hanno surclassata, forse perché i ragazzi mi avevano abituato troppo bene. Comunque penso che già abbiate capito la mia opinione su questa band, il loro Ep (che è il secondo lavoro) è una bomba, quindi attenzione a maneggiarlo!! VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/05/11 GENERE: hard rock/metal
SITO WEB: www.myspace.com/terrorwayofficial RECENSORE: Chrisplakkaggiohc TERZO LIVELLO The silent city
1. Partiamo alla grande con IN THIS MOMENT, una bellissima canzone dove il metal si mischia con la melodia tipica italiana. Peccato per la parte compositiva del testo che in inglese è ancora un po grezza e poco lineare. La struttura musicale è perfetta e qualitativamente ben registrata, anche se a parer mio avrei messo un assolo finale di chitarra. 2. Che dire. L'arpeggio di chitarra è ipnotico e ti porta dentro il pezzo, ti avvolge, ti scalda. A mio giudizio avrei reso il pezzo un po piu sinfonico, facendo emergere di piu gli archi. Resta comunque un bel pezzo, anche se corto, complimenti ragazzi. 3. La parte ritmica è granitica e molto convincente; anche la voce qui fa davvero un bel gioco di falsetto. Un album destinato a crescere pezzo dopo pezzo. 4. WALKING IN THE SNOW è evocativa, ti sembra davvero di passeggiare sulla neve, anzi di correre sulla neve. Anche questo pezzo come gli altri sono troppo brevi e privi di assoli, fondamentali in alcuni brani. 5. Ancora una volta all'altezza della situazione, padroni degli strumenti. Forse avrei alzato leggermente la voce in fase di mixaggio, perchè risulta un po sotto la linea strumentale. 6. In SYNTHETIC l'avanzare delle chitarre è bellissimo, un crescente entusiasmante, mi ricordano un po i POLICE sulle parti pulite. 7. Azzeccatissimi i suoni e gli effetti utilizzati segno della maturità dei TERZO LIVELLO.
8. Aspettavo una ballad ed eccola arrivata. Inserita al punto giusto da quel respiro all'album intero. 9. La batteria qui fa un lavoro magistrale e il basso sa stare al suo posto dando quel corpo indispensabile al pezzo. Forse il pezzo piu bello dell'album. 10. Siamo alla fine. Non poteva esserci brano migliore per chiudere il disco. Anche se il titolo dice altro, devo riconoscere che questa traccia non lascia "indifferente" l'ascoltatore. Una critica generale è l'assenza totale di assoli di chitarra che avrebbero dato sicuramente un valore aggiuntivo all'album; e le chiusure dei pezzi un po monotoni. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/03/11 GENERE: rock/metal
SITO WEB: www.myspace.com/3livello RECENSORE: Spito TETHRA At the gate of doom i Tethra Gruppo nato nel 2008 dal chitarrista degli Horrid e il cantante dei Coram Lethe, propongono il loro mini CD "at the gate of doom", composto da 5 tracce, il titolo mi ha fatto abbastanza preoccupare, per la parola "DOOM" e mi aspettavo il classico genere con canzoni di 20 minuti ciascuna tritura palle...ma fortunatamente con Everyone Must Die, ho tirato un sospiro di sollievo...il genere proposto alterna parti melodiche a parti serrate e aggressive molto thrash/death, quello che ho notato è la presenza imponente (forse un pò troppo) del basso in tutte le canzoni, particolare è la voce in pulito del cantante, e un bel growl nn troppo gutturale che si addice perfettamente alle canzoni. I Tethra riescono a farsi apprezzare in queste 4 tracce senza far storcere piu di tanto il naso, davveron bella anche la copertina e il logo e non ci resta che aspettare il loro prossimo album VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/04/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/tethrahell RECENSORE: SoSo
THANX 4 ALL THE SHOES Celebration falsity Solo il nome del gruppo, ci mette in guardia su che tipo di musica si sta per ascoltare, dato il suo (credo) specifico riferimento al famosissimo album dei NOFX. Effettivamente si può sentire lo zampino, quasi unicamente nelle ritmiche veramente impestate, di un influenza dei beniamini del punk rock anni '80-'90 prima citati, ma il sound della band viaggia totalmente in un altra direzione, rifacendosi molto a generi più recenti come grindcore e post-hc, e in alcuni tratti sicuramente al trash-metal. Le cose che risaltano di più sono il suono deciso e prepotente della batteria di Lorenzo che non lascia un attimo di respiro all'ascoltatore come nella migliore delle tradizioni hc, e la voce del cantante chitarrista Damiano, al quale però manca un po di precisione nell'intonazione e nella dizione dei testi, difficoltà sicuramente accentuata dalla velocità dei brani. All'appello mancano Luca al basso e Lorenzo alla seconda chitarra. A proposito di chitarre, tenute un po in secondo piano tengono bene la ritmica e danno "tiro" ai pezzo, ogni tanto qualche bel riff bastardello, ma fanno sentire la mancanza di qualche bell assolino in evidenza. Le undici canzoni dell'album sono molto coerenti l'una dall'altra e si non si gioca per nulla a spaziare sensibilmente con altri generi, il che può contribuire a farle sembrare un pò ripetitive a meno che non si sia veramente ma veramente amanti di quello specifico sound. L'esecuzione e la compattezza generali sono da premiare in quanto lasciano al disco una buona dose di caffeina, e "la pacca" come si suol dire, di certo non gli manca. Disco sconsigliato ai deboli di stomaco! VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/06/11 GENERE: hardcore/metal /punk
SITO WEB: www.myspace.com/thanx4alltheshoes RECENSORE: Laio
THE ABSINTH The third eye
THE GEORGE FREVIS BAND Interno notte
Ascoltando il demo-album degli Absinth mi rendo conto di quanto la lezione dei Clash da questi ragazzi sia stata capita e assimilata. La cosa più bella è proprio il sound non troppo distorto, non troppo pulito e piacevolissimo da sentire. Un rock misto a ska-reggae senza troppi fronzoli. La mia preferita è Morning, orecchiabile e dal suono molto fine anni 70 ( cosa a me graditissima ). In conclusione il tutto è davvero un buon lavoro e spero che questi ragazzi ( che purtroppo non conosco di persona ) facciano quanta più strada possibile perchè meritano tanta tanta attenzione.
INTERNO NOTTE è un Ep di cinque tracce da sentire in auto mentre ci si appresta ad affrontare un Sabato sera di follie. Un Ep giovanile e scanzonato che racconta di vite sbandate o di situazioni amorose a dir poco complicate. Il sound è asciutto e diretto, la voce non è sempre puntualissima, ma dal timbro coerente ai testi. Buone le ritmiche (soprattutto in “Scomodo”) ed i tentativi di assolo di chitarra. La giovane età della band fa tradire in effetti un po’ di inesperienza nella musicalità del complesso, ma le potenzialità sono chiare, soprattutto nel brano “Diossina” dove ci si approccia a rime non banali, sia dal punto di vista del testo che musicale. Cinque brani interessanti, che lasciano un po di amaro in bocca perché forse qual cosina in pià potevano dare, ma rimane pur sempre un Ep e quindi va visto come un semplice specchio di quello che potranno essere in futuro, ed in questo senso il presente fa comunque ben sperare. Una nota particolare merita “Cominciamo bene”: irriverente e ben creato; ecco, deve essere questo il punto di partenza per il George Frevis che verrà!
VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/05/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/theabsinth RECENSORE: Anthony Roxx THE ATOM TANKS The lood did its victims THE ATOM TANKS sono una nuova band da Ponte Del Piave che suonano un mix di Punk, Ska, Rockabilly, Blues e tinte folkoreggianti, cantato in maniera schietta e con l'idea simpatica di aggiungere anche il trombone e la tastiera nella loro musica, rendendola ancora più spensierata e simpatica, infatti gli 8 pezzi presenti su "THE LOOT DID ITS VICTIMS" volano via in maniera esile e sono facilmente ballabili. Non prendeteli seriamente ma giusto per passare un pò di tempo in cazzeggio... VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/09/11 GENERE: punk, ska, rockabilly, blues
SITO WEB: http://www.facebook.com/pages/TheAtom-Tanks/190977844269011 RECENSORE: Chrisplakkaggiohc
VOTO: 6,5/10 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/11/11 GENERE: alternativo /southern rock
SITO WEB: www.myspace.com/georgefravisband RECENSORE: Marco Sanni THE INSANE STAGE mood
I “The Insane Stage” rispolverano le più classiche sonorità degli anni 80. La band si formano nell'estate del 2009 e “Mood” è il loro primo album. Quello che colpisce subito di questo album è il sound aggressivo che sale in cattedra a suon di distorsione a livello 10. Cori e Riff pazzeschi tipo il brano “Sky High” (a mio avviso il più bello,ma l'ultimo giudizio va ai fan). Sicuramente si sente il power metal dei kiss e l'hard rock degli Acdc con una puntina di Glam. Il termine giusto potrebbe essere hard & heavy. Girando qua e la nei vari locali di Roma di
questo genere musicale se ne sente a iosa, ma mai di questo livello. Che non sia però un complimento rivolto a frenare la fantasia della band,tutt'altro (piccolo consiglio da chitarrista,ogni tanto la chitarra solista lasciatela decollare come Van hallen insegna). Il mondo hard & heavy è, per quanto riguarda in Italia, una piccola Eldorado. Gli Stage stanno sulla strada giusta per riscoprire l'oro che questo genere di musica ha da offrire,e ha già offerto, a un popolo che adorava i Kiss di inizio anni 80. Ormai si sa la parola originale nel mondo del rock non esiste. All'ascolto di alcuni brani degli stage si sente,forse anche troppo in certe canzoni,alcuni accordi che ricordano molto sonorità già sentite. Ma daltronde se rivogliamo il vero rock metal in Italia dobbiamo accontentarci,siamo solo agli inizi. Eldorado è sempre più vicina... VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/04/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/ RECENSORE: Gian Luca Sbaraglia THE MAIN ATTRACTION In spite of all The main attraction, è una band che mette in risalto i suoni della chitarra e della batteria e ricordano molto i Depeche Mode, perchè sia al cantante che ai musicisti piace molto usare distorsioni o nella voce o nei suoni deì strumenti. E si può dire che il risultato è bellissimo. Soprattutto nel brano “Everbody knows” si possono ascoltare distorsioni nei pezzi vocali e un po’ anche nelle parti suonate. I 9 pezzi sono uno più bello dell’altro, non solo per come vengono cantati o interpretati dai musicisti, ma per come la band sa catturare l’attenzione dei loro ascoltatori. Sia creando particolari atmosfere sembrando una band di onorata fama devono essere ascoltati più di una volta, perché un primo ascolto potrebbe far pensare di aver già sentito questa musica……..forse per quanto riguardano gli accordi possono essere giri classici, mal’arrangiamento è diverso. Il suono che esce dei vari strumenti è stupefacente è un rock molto coinvolgente. Il pezzo che mi ha colpito maggiormente è “man of the match”, perché nella mia testa appena letto il titolo pensavo potesse essere molto più tranquillo. Non è un pezzo di hard rock, ma ha una ritmica musicale, una sonorità di una grande ballata. Forse è
riduttivo definire questo pezzo un rock ballad, ma la chitarra ha una grossa fetta nel rendere il pezzo molto elettrizzante. E forse per il fatto che c’è una ritmica coinvolgente, che cattura l’attenzione, mi ha fatto pensare che il pezzo possa essere un rock ballad. Che altro dire su questa band, che deve essere ascoltata per poter sentire una musica fatta bene e con passione. Quello che vorrei che non faceste è di cambiare percorso, cercando nuove esperienze o nuove sensazioni. Il cambiare in se potrebbe andare bene, ma sarebbe preferibile, che se avvenisse questo cambiamento non troppo distante da come voi comunicate attraverso la musica..........sia come i vostri testi vengono scritti e sia come gli stessi vengono interpretati e suonati. Vorrei che internet vi possa permettere di farvi conoscere a più persone possibili, perchè è bello sentire nuovi gruppi con delle loro idee, e con della musica leggermente differente da quella che in radio o in tv può passare.
VOTO: 98/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/09/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/ RECENSORE: Jean Marie THE MEMORY Call it a comeback
Sono contento di poter recensire l’EP debutto di questi ragazzi Molisani che sono entrati a far parte del roster dell’ Indelirium Record, puro e sano HC new school stile Comeback Kid, The Verve, Your Demise. Tutto suonato bene, veloce quanto basta, cantato con uno screaming d’ effetto, uno spiccato senso della melodia e non meno importante la buona registrazione (negli Hell Smell Studio di Roma) che riesce a valorizzare tutti gli strumenti (soprattutto la sezione ritmica). Le canzoni sono tutte distruttive e scritte egregiamente. ALWAYS TRUE parte subito a manetta senza dar fiato all’ascoltatore, facendo subito capire le loro malsane intenzioni musicali. WALK THE LINE è simile alla precedenza, ma lascia anche spazio a parti cantate con meno scream ed e parti Mosh, raffinati i giri di basso. Questa è una una canzone che prende molto spunto dai Comeback Kid. Invece THESE DAYS, I
WON’T REMEMBER, è più melodica e riflessiva, possiede un buon riff trasportante e delle accelerazioni devastanti, ottimo anche l’interludio rallentato. Anche il riff di THE HEART IS ALREADY DEAD segue l’impronta della precedente, in aggiunta dei potenti cori che arricchiscono notevolmente lo spessore della canzone, penso che sia un loro cavallo da battaglia in sede live. THE GAME OF LINE, è differente dalle altre, più lenta, introspettiva, melodie distorte e dissonanti, voce filtrata a tratti, si trascina logorante fino in fondo, il lavoro finale è lasciato ad un assolo di chitarra affascinante. THE LIGHTHOUSE chiude il CD in bellezza senza abbassare il livello di qualità, anche qui i cori servono a dare forza alla struttura della song, questa volta il finale sarà arpeggiato e mesto. Cosa aggiungere a parte che sono stati promossi a pieni voti? Direi niente!!Buon divertimento! VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/04/11 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/wearethememory RECENSORE: Chrisplakkaggiohc THE MISSING ep Nell’ascolto di questo disco rimani da subito travolto da suoni e atmosfere di pieno rock. Gli accordi sembrano molto semplici. E' la melodia, è ben studia e rende i pezzi ancora più speciali. Il prodotto finale è semplicemente stupendo, qualcosa che può diventare davvero unico. Dove ci sono giochi di atmosfere, distorsioni nel suono e ne rimani preso, e sei come impossibilitato a spegnere. Il pezzo “Fermati” ha come dei poteri magnetici, ti senti preso e non vorresti che mai finisse. Vorresti quasi riascoltarla per provare a percepire quale parte, sia la migliore se quella musicale o il testo. Nei loro pezzi c'è un crescendo musicale e vocale a dir poco sorprendente. Per il semplice fatto che nessun pezzo sia uguale all'altro, sia per quel che riguardano le sonorità degli strumenti che per quanto riguarda la potenza vocale del cantante. “Giochi sporchi” è forse la chicca messa per creare una piccola suspence per gli uditori e per far sentire un gran pezzo di rock. Lo si percepisce subito, da come la batteria entra, che il pezzo che si andrà a sentire è decisamente pieno di energia e pura adrenalina, con un battito di ciglio entri in
pieno rock en roll. La chitarra fa la sua “comparsata” senza restare in secondo piano. Non solo la musica va a fare un tutt'uno con le parole, ma va con la sua corposità a rendere il pezzo ancora più interessante e tremendamente avvolgente piene di adrenalina. “Mararaia” è decisamente diverso nel genere e nelle atmosfere. Non è proprio così perché nella parte del ritornello arriva un repentino cambio nella melodia, un crescendo musicale; facendo nuovamente esaltare la sonorità della chitarra. “Veleno” è una bellissima ballata. Non viene messa in nessun modo la carica energetica che contradistingue la band. Che sia un pezzo di rock lento o da far esplodere batteria e chitarra, la band fa uscire cariche di energia sorprendentemente forti. Sul finire del pezzo c'è un cambio improvviso e si ha il piacere di ascoltare anche qui i gran colpi della batteria. Bisogna essere sinceri nel riconoscere una sorprendente forza della band, nel riuscire a vestire nel modo migliore i testi delle loro canzoni. Siete una bellissima parentesi nel palcoscenico musicale italiano. Si avvertiva a mio modo di ascoltare e giudicare la musica, una ventata di nuove idee di nuove emozioni. Vorrei davvero un giorno potervi sentire o vedere in altri contesti. Continuate su questa vostra strada, non cercate di cambiare la vostra musica, cercate di restare su questi binari dove mi sembra la
Lucifero, in più provano a sfondarci i timpani con un "Metallo di Morte" Old Style che con le prime canzoni (trascurando l'inutile Intro) bulldozer ossia EMBRACE OBLIVION, GRIM DISCOVERY e SKIPRATE JANE mi hanno fatto ricordare vagamente i vecchi lavori dei Deicide specialmente per lo stile di cantare, però arricchite da un mood più thrashettone, fortunatamente le tracce citate non annoiano troppo per via della loro non prolungata durata (circa 2 minuti l'una). la seconda in questione sfoggia anche parti più lentone con doppia cassa a manetta. THE FINAL SILENCE inizia a palla ed ha un suono di chitarra che sembra una motosega ed un finale che funge da outro alquanto strambo visto la band, non saprei dirvi di cosa si tratta, comunque dei suoni strani penso fatti dal synth. Questa qui era l'ultima canzone che racchiude L'ep THE TOROMENT OF SINNERS del 2011, in più sono state inserite altre 5 bonus tracks prese da un altro Ep del 2008 chiamato DESTROYNG THE HEAVENS, il genere suonato è lo stesso di prima, però ancora più Old Death Metal a tinte nere con registrazione più grezza ed un pesante tocco di tristezza e melodia che ricordano più i vecchi gruppi svedesi, come nella canzoni di apertura P.S.A.S. che verso fine canzone ci stupirà con un parte di chitarra arpeggiata molto easy listening, stessa cosa per l'apertura della seguente title track nuovamente lasciata alla chitarra arpeggiata
strada sia non troppo tortuosa. O per lo meno se volete, o se avete pensieri di qualche cambiamento nella vostra musica, vi consiglierei un piccolo cambiamento; perché la vostra espressione è questo genere di musica che fate. E un cambio troppo grande ho paura che possa snaturare il vostro essere il vostro comunicare i vostri pensieri. Dico semplicemente “Miiiiii che grandiiiiiii!!!”
che ritroveremo anche nella strofa, questa canzone è anche più orecchiabile delle altre, riesce a dare una sensazione di sospeso e melanconia. THE MAN, THE MARTYRS ci riporta i canoni martellanti e marci del vecchio Death, sparato tutto d'un fiato. CIRCLE OF DESPAIR mette in risalto le loro influenze Thrash Death. L'ultima AND THE RIVERS RAN BLACK segue gli stilemi delle precedenti con un leggera toccata verso il Black. Ho trovato Il lavoro di questi amanti delle musica violenta sufficientemente abbordabile, visto anche l'aggiunta di un altro Ep un pochino differente dal primo, sicuramente niente di innovativo o essenziale, però della sana ignoranza musicale non guasta mai...
VOTO: 99/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/07/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.facebook.com/themissing RECENSORE: Jean Marie THE OBSCENE The torment of sinners Gli Inglesi The Obscene si presentano bene già con la copertina del CD raffigurante una delle tante forme di
VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/05/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/theobsceneuk
THE PEPIBAND panic E' una musica poco sofisticata alla ricerca di suoni semplici e di creare suoni particolarmente elettrici o arditi. I pezzi giustamente non sono tutti sulle stesse velocità, ma spaziano un pochino per creare suggestione. Si possono quasi percepire senza plagi o somiglianze, influenze di artisti oltre oceano. Questo è un bene perchè la musica, può continuare a vivere anche attraverso piccole influenze, senza per questo voler emulare altri artisti. Ma semplicemente per creare un sound che possa contraddistinguere loro in un futuro, senza venir messi nel cassetto del dimenticatoio. C'è un piccolo mix tra pezzi dove si assaporano solo strumenti solo a pezzi anche cantati. “Personal Pepi” è un pezzo molto energico, ritmico che ti prende per la sua forza, puoi rimanere esterrefatto nel sentire un pezzo così caldo in un contesto sonoro e musicale. In un certo senso può far ricordare a pezzi di altre epoche, ma il marchio rimane indistinguibile quello dei PepiBand. “Sicily” è un altro pezzo dove si assapora una gran bella sonorità e un gran bel rock. E' un ritmo travolgente................. Vorrei prendere spunto “Sbancata”, è un brano musicale, dove si possono assaporare atmosfere uniche e elettrizzanti. Per l'abbigliamento che ha sarebbe congeniale avere un testo per rendere ancora più unico il pezzo, ma forse il risultato non sarebbe lo stesso. La prima volta che uno ascolta “Sbancata” può rimanere interdetto o esterrefatto, però si è portati a ascoltare più volte il pezzo e ogni volta avvertire sensazioni diverse. Vi auguro di continuare su questa strada, vi vorrei dire di creare una canzone in italiano, ma non riesco quello che fate in inglese è davvero spettacolare. Mi auguro che myspace vi possa dare il giusto lancio, sarebbe quanto meno dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno cercando un loro stile. Che si può quasi dire cercare qualcosa di nuovo di originale. (create nel complesso suggestioni e atmosfere uniche che non vedo necessità di cambi di rotta)
RECENSORE: chrisplakkaggiohc VOTO: 97/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/05/11
GENERE: rock/indie
SITO WEB: www.myspace.com/thepepiband RECENSORE: Jean Marie THE RAMPAGE El gringo Secondo lavoro per gli abruzzesi The Rampage, attesi dalla fatidica prova del primo album ufficiale."El Gringo" é un disco composto da nove tracce (più una ghost track strumentale) di fresco, sano e scorrevole rock anni settanta attualizzato da forti dosi di moderno stoner alla Queen Of the Stone Age. Le introduttive "Lost in the Red Box" e "My Bad Mirror" irrompono esibendo un riffing vivace ed una serie di ritmiche frizzanti e coinvolgenti sulle quali la voce di Lorenzo si muove con abilità pur senza eccedere in originalità. Il refrain di "You Control Me" contagia grazie anche ad una serie di schitarrate di scuola punk mentre in "Shooter" é la collaudata ed affiatata sezione ritmica a guidare le danze. L'irresistibile groove di "Tales of a Bloody Brother" risulterà uno dei momenti più alti di questo lavoro così come la frenetica "Lips On Fire" mentre non si può dire la stessa cosa delle scolastiche "Dull" e "Silverchair", niente più di semplici esercizi in stile. In chiusura ci attende la title-track ovvero la summa del The Rampage-pensiero ai quali il termine 'indie' andrà sicuramente stretto visto le molteplici divagazioni grunge e southern presenti non solo in questo pezzo ma un pò in tutto il cd. Atmosfere calde ed aride proprio come l'immaginario west che la band cerca di ricreare un pò in tutte le tracce. Un visione aggiornata e moderna del conosciuto stoner, interessante e credibile, anche se manca quel colpo di genio che farebbe schizzare alle stelle le quotazioni dei bravi The Rampage. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/11/11 GENERE: stoner/rock
SITO WEB: www.myspace.com/therampageagainstyou RECENSORE: Andrea Costa THE RANDOM V.I.P. The Random, giovane band promettente da Matera!Questi ragazzi mi sono molto piaciuti
per il loro stile di suonare. Un Punk moderno, variegato da melodie e buoni fraseggi di chitarra, idem per la parte dei soli. Il cd nel complesso mi sembra completo, ogni canzone ha del suo. 1984 è una tipica Punk Rock song, semplice, ruvida, inneggiante all'anarchia e di facile assimilazione. Con FUCK YOU si passa verso il Punk Californiano, invece la title track V.I.P. che considero la migliore, potrebbe essere una canzone degli Skiantos. EL MATADOR inizia con un giro di basso ben strutturato, poi la canzone prende forma in modo contorto ed ipnotico, rimanendo sempre su tempi ritmici mantenuti. NON ME LO SPIEGO, come introduzione usa L'inno di Mameli fatto con chitarra distorta, sembra quasi suonata da un ubriacone, la canzone è molto simpatica, piena di suoni distorti ed assoletti di chitarra, anche questa song è abbastanza lenta. Cazzo, I WANT YOU è una ballad, poteva essere dei Guns'N'Roses se fossero stati punk. Dopo l'interludio di basso e batteria, la canzone spicca il volo, sostenuta da contro-cori di sottofondo ed un assolo chitarristico in chiave Glam. BENEDETTO DCLXVI è un'ottima canzone anti-clericale, a livello di composizione è una tipica canzone Punkettona, una nota positiva (testo compreso) va data al bridge e al lavoro di fondo del basso. Tutto volge al termine con LOVE YOU e A.I.M.I. la prima una classica canzone rock'n'roll con tanto di pianoforte e molti assoli di chitarra, potrebbe essere buona per passare una serata di danze scatenate. La seconda in questione è una canonica canzone Punk Melodica, veloce, di poca durata e godibile come chiusura. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/03/11 GENERE: punk/rock SITO WEB: www.myspace.com/therandom77 RECENSORE: Chrisplakkaggioh THE REST SIDE The rough coreo f things Il trio pugliese "The rest side" se dovessi sintetizzarlo in tre parole direi: interessante, curato e validio. Siamo di fronte ad una band che con il proprio album "The rough core of things" presenta delle sonorità perse nei primi anni novanta e quasi mai riprese. Per capirci, il gruppo riprende a piene mani sonorità e feeling di gruppi quali "Deftones", "Melvins", "Rage against the machine" e "Soundgarden". Sia chiaro che lo fa in modo autonomo e senza dover rientrare nel meccanismo della fotocopia. Il gruppo quindi presenta un lavoro di “fresca
malattia” e di “gioiosa ossessione”. Si mi rendo conto di aver creato degli ossimori, ma è l’unico modo in cui possa darvi l’idea di cosa vi aspetta ascoltando i brani di questo cd. Le parti salienti del cd sono: “Foolscap”, “Get Proud And Race”, “The Joker” e “Sot”; sono canzoni non solo accattivanti e chatcy a livello di ascolto, ma lo sono anche per l’impatto sonoro che si portano al loro interno, dimostrano oltremodo che per fare certe song e dare certe emozionalità alle partiture non c’è bisogno di avere una provenienza geografica, i ragazzi non sono Californiani o non vengono da Seattle eppure riescono ad infondere le stesse apprensioni, lo stesso disagio e la stessa rabbia di uno dei gruppi indicati poco sopra. Se vogliamo trovare una pecca in questo cd, direi che la voce non ha grossi cambi di sorta, ma resta piuttosto “fissa” in certi archetipi che, se non si è avvezzi ad ascoltarli, possono risultare piuttosto stucchevoli o creare a volte un lieve senso di noia. A livello tecnico il lavoro si presenta assolutamente curato in tutte le sfaccettature di registrazione, post produzione e mixaggio. Nulla è lasciato al caso e di fatti siamo in presenza di un platter di tutto rispetto e assolutamente professionale. Dimostrazione che sempre più spesso i gruppi anche se non mainstream sono attenti alla produzione dei loro lavori. Ancora una volta, l’associazione culturale Tarock vede giusto e prende sotto la sua ala protettiva un gruppo degno di nota (lo ha già fatto con altri artisti italiani, vi invito a cercare l’associazione e a “scovare” gli altri artisti), potenziando così il ruolo della Puglia nel nostro panorama musicale, consiglio di supportare realtà di questo tipo. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/01/12 GENERE: grunge indie
SITO WEB: www.myspace.com/therestside RECENSORE: Alessandro Schümperlin THE RIGHT PLACE Hiding in plain sight I The Right Place sono una nuova band che va a rimpinguare quel affollato calderone di
progetti Indie Rock in lingua inglese che oggi offre la scena indipendente napoletana. Va subito detto che ad ogni modo ci troviamo dinanzi ad un combo che, con la necessaria dose di esperienza da acquisire e con il rafforzarsi di contenuti più personali a livello di arrangiamenti, ha tutte le carte in regola per mettersi pian piano in luce ed estraniarsi dal sopracitato calderone, magari con un nuovo lavoro nel breve. Va detto anche che questi ragazzi hanno studiato ben bene le lezioni dei Beatles e di tutto il filone Brit Pop anni 90. Potremmo provocatoriamente dire che questo "Hiding in a Plain Sight" (Ep di 7 tracce masterizzato proprio in Inghilterra) nasca per essere un vero e proprio tributo a quegli anni 90, e questo per le scelte fotografiche, per l'artwork del disco, passando per le tematiche testuali e l'approccio sonoro/arrangiamenti. Saremmo comunque troppo severi se parlassimo di mera emulazione. Definiamola "chiara ispirazione" con l'attesa di nuovo materiale... parliamo comunque di un primo ep. Per essere un primo ep non mancano spunti di ottima fattura: "Mind the Gap" potrebbe essere un ottimo inizio album per la reunion degli Oasis, mentre In "I can't be Happy" la ritmica allegro ma non troppo e le chitarre "Coxoniane" ci rimandano agli ultimi, ma non ultimissimi Blur. Su tutte merita una particolare
L'ascolto è piacevole e diretto, di facile fruizione. E' il classico disco da mettere in macchina, a un volume non necessariamente megatonale, partire e andare, non conta dove... l'importante è andare. Pur definendolo un disco "easy" non si debba però cadere nel tranello di considerarlo banale. Non lo è affatto, perchè si sente chiaramente la cura con cui è stato realizzato. La si sente negli arrangiamenti, nella scelta dei suoni (chiaramente di tipo "retrò"), e nell'atmosfera che si crea. Su tutti spicca il brano "kill the king (and fuck the queen)", davvero trascinante e dal ritornello accattivantissimo. Insomma il cd è fatto bene, le canzoni tutto sommato sono fatte bene, la copertina mi piace un sacco... che difetto ci si può trovare? Forse un paio ci sono, ma di piccola entità. Il primo, sta nei suoni della batteria, a mio avviso modificabili (un pò meno piatti e un pò più cassa), ma questo è solo un mio gusto personale, una mia fissazione. In realtà il disco suona bene così. Il secondo è che... 4 canzoni sono poche!!! Spero di bermi una birra ascoltando i samaritans un giorno. Dal vivo devono essere un gruppo carichissimo. Bene così!
menzione "I wish i was falling away" , un brano in cui riecheggiano certi momenti alla "I am Kloot". E' da questa ultima traccia che consigliamo alla band di ripartire. I The Right Place sono una band che suona dell'onesto Brit Rock. Aspettiamo nuovo materiale. Cheers.
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/02/12 GENERE: rock
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/05/11 GENERE: birt pop
SITO WEB: www.myspace.com/therightplace RECENSORE: Fabio Brambilla THE SAMARITANS revolution Rock allo stato (quasi) puro. Questo è ciò che i samaritans propongono in questo demo-ep di quattro brani. Pare di essere tornati indietro di qualche decennio, ascoltando "revolution".
SITO WEB: http://www.facebook.com/pages/thesamaritans/200262750238?ref=ts&sk=wall RECENSORE: BR1 THE SHIVER A new horizon
Il progetto The Shiver nasce nel 2005 quando Faith (cantante e compositrice) ha unito le forze con Francesco Finch Russo (batterista) per dare una forma alle loro idee di musica. Dopo la promozione del primo demo "Shade's Changing" Carlo Bellotti nota la band e ha deciso di includere nel roster “Alkemist Fanatix Europe” . Nel 2007 i The Shiver hanno firmato un contratto con la UK Division Records (UK) ed hanno pubblicato il loro album di debutto "Inside" nel gennaio del ‘08 che ha ottenuto una distribuzione a livello
mondiale. A seguito di un tour nel Regno unito, la band si trova con molte recensioni e molti articoli che parlano di loro sulla carta stampata di settore e su webzine e fanzine oltre che a riviste di tiratura nazionale ed internazionale. Nel dicembre del '08 the Shiver inizia la nuova sessione di registrazione al West Link Studio (PI, Italia). Faith e Finch hanno collaborato, per questo album, con Alessandro Paolucci (Raw Power) come produttore e bassista mentre le chitarre sono suonate da Stefano Tocci (Incoming Cerebral Overdrive) i quali hanno dato il loro apporto all’arrangiamento delle canzoni. "A New Horizon" è uscito per la Reality Entertainment negli Stati Uniti e Aural Music/Dreamcell11 in Europa e in tutto il mondo pubblicato da Warner Chappell Music Worldwide. Nel settembre 2009 Reality Entertainment ha iniziato la distribuzione on-line per "A New Horizon". 09/03/2010 "A New Horizon" è finalmente in Europa e in altri 21 paesi con Aural Music / Dreamcell11. In ottobre i The Shiver girano il secondo video-clip "The Fragile suond” (il primo era di “Crushing Down”) e durante l'inverno la band pubblicherà una versione acustica della canzone "Through This Cold Water" realizzato in collaborazione con Vincenzo Mario Cristi (Vanilla Sky) e facendo anche il videoclip. Nel novembre del 2010, "A New Horizon" è distribuito e promosso da RoadRunner Records Benelux. Fondamentalmente il platter è una forma più aggraziata e barocca delle sonorità tipiche degli Evanescence e dei Lacuna coil: un album che scorre molto bene e che a più riprese permette di carpire una certa rabbia e una certa aggressività anche vocale da parte di Faith, frammista a tranquillità e a parti evocative ed ambient, quindi tutt’altro che un prodotto preconfezionato o tipico del mainstream. Basti ascoltare la opener “in obscurity” per farsi un’idea di come Faith mischia la sua voce più cristallina con quella gutturale e rabbiosa cosa che farà a più riprese durante il cd. Inoltre si notano le capacità del duo Faith + Finch a livello compositivo, ripeto, orientato verso gli Evanescence ma senza presentare una fotocopia della band, dando quindi anima e corpo ad un prodotto assolutamente a se. Altra canzone degna di nota , non solo perché è il primo singolo e video, “Crushing down” è molto catchy e radio oriented, ma rende merito alle capacità canore e compositive di Faith e della band. “Empty people empty words” ha un refrain che resta adeso al cervello e non lo lascia facilmente, con l’aggiunta di un suono disturbante vero la fine della canzone che ne caratterizza la forza intrinseca. Per “The fragile sound” mi vengono in mente accostamenti con Emily Autumn, fatte le dovute proporzioni, in versione elettrica ed elettrificata. “Bring me de horizon” pezzo che è completamente differente da tutto
ciò che The shiver ha presentato negli altri 11 pezzi, pezzo molto evocativo e quasi strumentale nel quale Faith usa la voce più come strumento aggiuntivo che non come voce “standard”. In definitiva, questi 12 brani che compongono A New Horizon sono un acquisto azzeccato e di qualità molto alta, ve lo consiglio se decidete di provare una novità, senza avere la sorpresa di aver mal investito i vostri soldi. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/03/11 GENERE: gothic rock
SITO WEB: www.myspace.com/theshiverband RECENSORE: Alessandro Schümperlin THE SICKLE Hung up to dry DIETRO AL MONICKER "THE SICKLE" SI CELA UN TERZETTO GRINTOSO DI PADOVA AUTORE DI UN ALBUM HUNG UP TO DRY- LOCALIZZATO IN COORDINATE POP PUNK/ROCK/INDIE, RUFFIANO AL PUNTO IUSTO E GODIBILISSIMO. I 12 PEZZI PRESENTI NULLA TOLGONO E NULLA AGGIUNGONO AL GENERE MA NONOSTANTE QUESTO, TUTTO L'ALBUM RIESCE AD NON ANNOIARE UNA RARITà AL GIORNO D'OGGI) ED ANZI PERSONALMENTE L'HO ASCOLTATO VARIE VOLTE PER PURO GUSTO COME NON MI SUCCEDEVA DA TEMPO. DAVE FALCIGLIA SI CONFERMA ESSERE UN CANTANTE INTERESSANTE COSì COME I SUOI COMPARI DANNO L'IDEA DI ESSERE DEI MUSICISTI (CHE OLTRE A SAPERE IL FATTO LORO), NON SI LIMITANO AL COMPITINO MA DANNO ALL'ALBUM QUEL CALORE ASSENTE IN ALCUNE BAND BRAVISSIME TECNICAMENTE MA UN Pò ANONIME. IL MIXAGGIO è PERFETTO, DI PURO STAMPO AMERICANO, COMMERCIALMENTE PARLANDO SE I THE SICKLE FOSSERO AMERICANI A QUEST'ORA CI SAREBBERO MIGLIAIA DI RAGAZZINE CON IL POSTER APPESO NELLE LORO CAMERETTE MA PER LORO "SFORTUNA" I THE SICKLE SONO ITALIANI.L'INIZIO è DATA -HUNG UP TO DRY- , UN PEZZO MOLTO ENERGICO DI SCUOLA POP PUNK TEDESCA, DOPO UN PAIO DI PEZZI ARRIVIAMO ALLA QUARTA TRACCIA SEMPLICEMENTE MERAVIGLIOSA "RERUNS AND REAMAKES" E SE LA GENTE DOVESSE SNOBBARE QUESTO PEZZO VERAMENTE AL MONDO LA PAROLA GIUSTIZIA NON MERITA DI
ESISTERE: è UN PEZZO CHE MOLTISSIME BAND SI SOGNANO LA NOTTE DI REALIZZARE: OTTIMO ARRANGIAMENTO, VOCE PERFETTA, CORO CHE è DOVE DEVE STARE. ALTRO POTENZIALE SINGOLO è –UPPING THE ANTE- CHE IN QUESTA VERSIONE ELETTRICA GUADAGNA QUELLA GRINTA NECESSARIA NELL'ENTRARE NEL CUORE DI CHI AMA AVRIL LAVIGNE,GREEN DAY ED AFFINI. SECOND ROUND- MI RICORDA LE MIGLIORI CANZONI DEI COMPIANTI (PER ME) THE CALLING, -OUT OF SIGHT OUT OF MIND- TROVA LA SUA NATURALE COLLOCAZIONE NEI TELEFILM ADOLESCENZIALI TIPO DAWSON'S CREEK (NON è UNA CRITICA ATTENZIONE, BENSì UN MODO PER FARVI CAPIRE CHE A VOLTE CAPITA UNA BAND DIVENTI FAMOSA PERCHè UN LORO PEZZO ERA IN UN TELEFILM E QUESTO PEZZO POTREBBE AIUTARE I THE SICKLE A FARSI RICONOSCERE SE QUALCUNO LA USASSE IN TALE CONTESTO), CHIUDE L'ALBUM UNA BALLATA -THE ONE KEY TO HAPPINESS- QUASI A VOLER SALUTARE IN MODO SOFFUSO L'ASCOLTATORE. DETTO QUESTO NON HO NIENT'ALTRO DA AGGIUNGERE SE NON QUELLO DI MODO SUFFOSO L'ASCOLTATORE. VI CONSIGLIO DI SUPPORTARE QUESTI RAGAZZI E DI LASCIAR PERDERE CERTE BAND MEDIOCRI ESTERE. L'ALBUM è DISPONIBILE OLTRE CHE SU CD, SU NAPSTER, AMAZON AND TUNES. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 06/05/11 GENERE: pop punk/rok/indie
SITO WEB: www.reverbnationcom/thesickle RECENSORE: Lidel THE SNAIL KNOWS AND R.SAWAKE HOW TO FAIL TWICE “An Educational precept written and perfomed by” giusto prima del nome ed il gioco è fatto. Dopo l’avventura musicale a nome Muzak con LP per Lizard Records, una delle menti del progetto decide di mettere insieme un piccolo pamphlet sulle sue ispirazioni e tormenti musicali, grazie anche all’aiuto di piccole e semisconosciute labels italiane, amici, in fondo. Chi conosce qualcosa del mondo-Muzak non rimarrà tanto stupito dalla passione dietro il progetto di Enrico Russo, per altri
curiosi è un buon momento per drizzare le orecchie. Miracle è una piccole ode a Mark Linkous degli Sparklehorse (RIP), un tocco di melanconia che torna in altri momenti; Our tears were tears of joy è fatta di ben altra pasta: apertura che ad alcuni può ricordare gli Autechre, la voce così stralunata. Molti bei paragoni che aiutano solo in parte di quanti ascolti, anche fugaci, hanno bisogno le dieci tracce. Le capacità di stupire ci sono e si vedono quando si passa dal quasi-indie di Someone blesses… all’ipnosi strumentale di Bruno evaporates.., proprio a non voler rinunciare alla tante voci (musicali) sentite nella propria testolina. Nulla al caso, nemmeno la scelta di copertina e confezione del disco, con all’interno anche tutto ciò che ha portato alla creazione di HFTF, anche solo una frase o il nome di un passante. Precept disc? Tenere comunque alla larga da orecchie moleste. Complimenti. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 25/11/11 GENERE: SITO: http://www.rsawake.blogspot.com/ RECENSORE: Alècs M. THE SPIRITUAL BAT Cruel machine Quasi incredibile per redazioni come la nostra, che si occupano per lo più di demo davvero alle prime armi, imbattersi in bands addirittura ultradecennali. Non sapevamo di Frosinone come terra desolata e psichedelica, pronta a dare ispirazione al progetto TSB, attivo dai primi anni ’80. Il duo composto agli albori da Dario Passamonti e Matteo Bracaglia ha incrociato la propria attività con parecchie bands affini all’estero e con gente del calibro dei Pittori Alchemisti(collettivo artistico, ndr).Uno status importante che giunge a noi con l’ultima fatica prodotta da DM Records. La voce è quella della batterista della band, passata al mic dopo la morte di Bracaglia, coautrice anche nella scrittura. Si sentono non poco i diversi momenti(forse anni) in cui le canzoni sono state concepite, con Acquoreo e Thunderstorm legate ai vecchi schemi. Le scurissime Crucifixion e Once Upon a time restano fedeli all’immaginario gothic o deathrock, mentre la title-track, Sento e Sacrament si affacciano ad atmosfere wavepunk. Chiusura con Tormented body a cui tocca il tasto-skip e The Other Side tra le
tracce più carismatiche del disco. Solo e solo per fans accaniti. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 9/11/11 GENERE: alternative/deathrock
SITO WEB: http://www.facebook.com/pages/TheSpiritual-Bat/128593959630 RECENSORE: Alècs M. THE STUPAR PROJECT Through my eyes The Stupar Project nasce dalla voglia che Slobodan Stupar ha di dar vita alla sua musica ispirandosi a gruppi quali Harebreed, Machine Head, Terror, Pantera, Death Before Dishonor, Slayer, Pro Pain ed altri. Personalmente vedo grandiose e pesanti influenze di swedish death metal anni 90, su tutti Entombed e Dismember, con una spruzzata di Atrocity del periodo di “Blut”; dalle note sul loro myspace inoltre, "the Stupar Project" ci tiene a definire il lavoro presentato a tutti un Demo dal titolo "Through My Eyes" registrato presso lo studio di Mario Markovic's "Crna Zemlja" . Il platter contiene 8 songs più la cover dei Metallica “Motorbreath” ed inoltre sono visibili, sia su youtube che sullo stesso myspace, due video: "The End Of Our Time" e "Fuck You!" . Slobodan Stupar definisce la sua musica come hadrcore-metal ma io, come già scritto, noto principalmente influenze di Entombed e Dismember e fatico a notare similarità con Slayer e Pantera. Ma andiamo più sulle principali peculiarità del prodotto: Un lavoro molto molto curato ed a mio parere di notevole riscontro considerato il fatto che è completamente suonato da una sola persona; chitarre granitiche a supporto di una voce agressivissima e devastante, il basso che fa sentire il suo peso con il resto della sezione ritmica. Unica pecca se vogliamo è la batteria che in alcuni punti risulta particolarmente sintetica: forse sarebbe servito un pochino più di cura nella post produzione e nel mixaggio. Se dovessi cercare i punti più alti delle otto canzoni citerei la opener “Die” diretta e deep in the face senza mezzi termini, poi “Addiction” con un midtempo ossessivo e la bonus track (che è anche video) “End of our time”. Carino è l’omaggio ai Metallica:
certo i fans più sfegatati dei four horsemen MAGARI storceranno il naso, ma la cover mi ha rallegrato non poco. In chiusura direi che questo Stupar Project è da tenere sott’occhio perché credo che possa dare delle soddisfazioni nel prossimo futuro.
L’unico difetto dell’album è che forse risulta un po’ troppo sporco, se venisse tagliuzzato e reso leggermente più pulito diventerebbe meno carico ma più preciso e molto più originale, basta solo qualche ritocchino, per il resto i Super Burritos rimangono una gran surf punk band!
VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/03/11 GENERE: death metal
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 26/08/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/stuparproject
RECENSORE: Carlo Geromel
RECENSORE: Alessandro Schümperlin THE SUPER BURRITOS Two monkeys fight for a banana The Super Burritos è un nome che fin da subito ricorda quelle atmosfere vintage e surf alla Quentin Tarantino, una sorta di Beach Boys mescolati al JCM 800 col gain al top dei Ramones. I 2 burriti All e Ayz, rispettivamente batteria/voce e chitarra propongono un genere che ultimamente si trova sulla cresta dell’onda, dato che siamo sempre più alla riscoperta di sonorità e strumenti del passato. Il risultato è un buon cd “The two monkeys fight for a banana” un titolo in onore del fottutissimo nonsense e del rock and roll primordiale, scabro ed essenziale che ci porta ai riff di chtarra del proto punk alla Stooges e David Bowie. I riferimenti agli USA dei mitici Sixties sono vari, ad esempio l’ultima traccia dell’album “Arizona” o lo Sketch alla fine di “Halloweed” in cui compaiono delle voci con il classico accento retroflex-r del sud. Inoltre si mescolano dei vibrati, dei tremoli e delle distorsioni tipiche di alcuni grandi chitarristi dell’era new wave hardcore americana ( ad esempio East Bay Ray dei Dead Kennedys). Tantissime volte si percepiscono dei coretti mielosi alla Brian Wilson e Buddy Holly, quasi a ricordare che la loro musica è punk duro e grezzo, ma allo stesso tempo un po’ pop. Si autodefiniscono una Garage band, secondo me è una definizione un po’ troppo generica per loro, per essere più precisi bisognerebbe classificarli come una surf punk band. Il cd è distribuito da Bug Foot Records/Mia Cameretta Records e può essere ordinato e ascoltato su Myspace (disponibili “You are driving me insane”, “Waiting for the summer end” e Arizona”)
SITO WEB: www.myspace.com/thesuperburritos
THE WASHING MACHINE The washing machine ep Nato nell’estate del 2008, il trio dei The Washing Machine esce nella primavera 2011 con il suo primo EP omonimo. Come segnalato nella loro biografia, il nome del lavoro «vuole rendere l’idea della lavatrice e delle mille sfumature nel nome del “normal/gentle/slow/fast” con un piccolo tributo ai Sonic Youth». C’è da dire che il contenuto dell’EP conferma in pieno questa affermazione. Già Low-fi, pezzo d’apertura, presenta un concentrato di atmosfere e passaggi ritmici non indifferente. Complice un basso prepotentemente pompato, il groove dei nostri esce con grande impatto, ma sono i fraseggi chitarristici e l’utilizzo di diversi effetti che finiscono a fare la differenza. Il tutto è sapientemente caricato e centrifugato (per seguirli nel paragone con la lavatrice) in un sound marcatamente noise rock che strizza l’occhio allo stoner e al grunge. La formula si ripete nella successiva Il Diluvio dominata da un andamento ritmico cadenzato e un’atmosfera rarefatta in cui si inseriscono i versi della strofa. Circa a metà il pezzo si apre in un crescendo che ci porta dritti a un ritornello che riprende il tema principale della canzone, per alternarsi a brevi momenti di stasi, quasi a imitare l’andamento di una tempesta. Con TV entriamo in un territorio molto più diretto ed essenziale ma sempre dominato da una ritmicità sanguigna e selvaggia, con un testo che scimmiotta l’impersonalità delle comunicazioni interpersonali che si fanno in tutto simili agli schemi televisivi. Gli fa eco per certi versi Ultra High Frequency dove però fortunatamente la chitarra
ritrova un ruolo da protagonista poiché la scelta ritmica si discosta di poco da quella precedente, rischiando di divenire ridondante. Ancora una volta sono i vari passaggi ad arricchire il pezzo, specialmente nel finale quando inizia un rincorrersi frenetico di ritmi. Si ritorna a macinare tempi più sostenuti con Canzone Di Merda, un inno a una generazione perduta e priva di punti di riferimento. La traccia di chiusura, Il Risveglio Di Aura Lee, segna il ritorno al gioco di passaggi che avevano connotato le prime tracce. Un’atmosfera più tetra dove si inseriscono qui e là spezzoni di un monologo cui risponde la voce del cantante. Il pezzo è di lunga durata e le scelte ritmiche si fanno alla lunga ridondanti, pare che il gruppo abbia esaurito le soluzioni e le possibilità combinatorie. Se nei pezzi più asciutti e diretti i nostri danno prova di maggiore sicurezza e capacità, nei pezzi più lunghi e meditati sembrano quasi offrirci sempre le solite opzioni di lavaggio. Ciò non toglie niente alla bontà di questo lavoro che penso potrà soddisfare quanti ricercano nell’area alternative rock qualche idea personale e il tentativo di rimescolare i linguaggi musicali. VOTO: 83/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/09/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/thewashingmachineital y RECENSORE: doc.NEMO THE ZEROIDS Gli Zeroids provengono da Bolzano e Trento, si sono formati nel 2008 e hanno fin da subito guardato ad una direzione sonora ben precisa: un Garage rock diretto e scarno, con influenze che vanno dal Protopunk delle origini al Pop-rock più disimpegnato e convenzionale. La qualità 'lo-fi' delle incisioni, sicuramente richiesta dal genere in questione, lancia un occhiata ai bei momenti del punk anni '70 ('Maybe, baby' strizza l'occhio ai Buzzcocks) e a tratti anche a certe reminiscenze Glam abbastanza evidenti ('New York city', 'Johnny' ad esempio). I brani non sono affatto male, benché risentano forse di una produzione fin troppo uniforme e di una scelta di songwriting unidirezionale.
Tuttavia i brani risultano godibili e anche di discreta fattura, grazie alla buona coesione di gruppo che emerge in maniera evidente in ogni solco dei brani. Gli Zeroids hanno la fortuna di appartenere ad un genere prettamente dedicato agli aficionados, quindi se impiegheranno le loro energie a favore di un operato scorrevole e professionale non avranno problemi nel farsi strada in una ben precisa categoria sonora. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/09/11 GENERE: garage/punk
SITO WEB: www.myspace.com/thezeroids77 RECENSORE: Cristiano Poli TIT’S 2nd round TIT’S. Nome suggestivo ed azzeccato per il genere quello del solista francese, che ci propone un’ Hard rock – Blues con qualche influenza glam 80’s. Il disco raccoglie 10 tracce di hard rock semplice, contaminato di influenze quali Kiss, Alice Cooper e The 69 Eyes. Malgrado la qualità davvero troppo bassa della registrazione troviamo alcuni spunti interessanti come ad esempio Mr. Jack, un blues davvero interessante (peraltro arricchito da alcuni fraseggi di slide) che sfocia in un ritornello molto orecchiabile e gradevole. Altro pezzo interessante è My gothic cemetery, ovvero una canzone molto melodica che vede TIT’S impegnato in un duetto con una singer donna. L’ intreccio delle due voci crea delle belle atmosfere e i 4 minuti e 08 scorrono velocemente. A parte queste due canzoni il disco prosegue troppo a rilento, con scarse idee in fatto di riff e con la voce di TIT’S che si fa sempre più lagnosa (avete presente di come potrebbe cantare Alice Cooper appena svegliatosi dopo una sbronza colossale? Ecco, TIT’S ne è la risposta..). Disco molto mediocre quello di TIT’S aspettiamo nuovi lavori per ricrederci sulla bravura di questo artista, per adesso il risultato non è molto soddisfacente. VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 16/05/11 GENERE: hard rock/metal
SITO WEB: www.myspace.com/titsinyourface RECENSORE: Ale Dokk
TONIO SCATIGNA E LA GATTA DA PELARE Fatti strani I Tonio Scatigna, ci propongono sonorità che fanno parte del rock italiano. I pezzi spaziano nei diversi meandri del rock'n roll per non creare un piattume avendo lo stesso prodotto ripetuto più e più volte, ma per mantenere la giusta suspence. Per certe tematiche di alcune canzoni, uno potrebbe restare sbalordito per come riescano a portare avanti avendo una sonorità, una musica a dir poco sano e pieno rock'n roll. In questa band si avvertono tante influenze, in un paio di canzoni indubbiamente fanno ricordare altri brani.. Nel complesso però il loro genere essendo rock non ci si fa tanto caso, non so se sono volute ma sono indubbiamente presenti in due brani. “Cicciobomba” si può dire che è decisamente un pezzo che dal punto di vista musicale è ineccepibilmente in pieno rock'n roll. E uno può rimanere sconcertato nel sentire un menu da ristorante. Forse così tanta musicalità e sonorità sono poco supportate dalle tematiche del testo. Indubbiamente nella sonorità, nella corposità vocale dei cantanti qualsiasi cosa potrebbe assumere connotati diversi da apparenze e da poter trovarsi a canticchiare. Tutte le varie canzoni sono belle, forse un amante del rock può restare un po' così di primo acchito senza parole, sbalordito nelle prime strofe delle canzoni. Poi uno entra nel mondo della band e può anche iniziare ad apprezzare il loro album appena ascolta e riascolta i vari brani, ma se uno si ferma a una singola volta nell'ascoltarli forse rischia di rimanere deluso o spaesato. Ma se c'è la possibilità di un ascolto più minuzioso, più dettagliato, non dedicato solo nel voler sentire tematiche impegnate o romantiche come fanno altre band; il giudizio può essere fatto nel migliore dei modi. La musica uno la esprime come vuole o puo semplicemente divertirsi con la musica. Vi vorrei augurare di continuare su questa strada e di continuare anche a scrivere testi con queste tematiche. Se ve lo dice uno che si sarebbe aspettato pezzi tipo i Kiss, Depeche Mode....., dovreste esserne entusiasti. La vostra espressione musicale è riuscita a colpire persino me. Cercate di non farvi modificare o cambiare dal tempo, dall'aria restate così siete una bella presenza
nel mondo della musica e direi nel mondo del rock'n roll. Visto che hanno ultimato le registrazioni del nuovo album, lo aspettiamo volentieri qui in redazione.
VOTO: 99/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 27/05/11 GENERE: rock/psichedelico
SITO WEB: www.myspace.com/tonioscatigna RECENSORE: Jean Marie TRAMORTIRIA
Wrath Among The Dead I Tramortiria sono un gruppo proveniente dalla provincia di Novara che dopo 2 demos esordiscono con il loro primo full length “Wrath Among The Dead” per L’italica SG Records. I ragazzi sprigionano tutto il loro astio a suon di Thrash/Death moderno però dando un boccata d’aria fresca grazie agli arrangiamenti dati alle canzoni ed al loro personale tocco....Il cd viene aperto con la strumentale DUST che tramite i suoi arpeggi melanconici riesce a tessere la trappola per la successiva 1936, e qui si scende in campo di battaglia con delle strutture compositive che potrebbero richiamare per certi versi i Pantera, ma molto più melodici ed anche qui il groove non manca di certo, tra l’altro abbiamo anche una bella voce interpretativa. Anche EARTH ATTACK è strumentale ma ricca di energia e formata da un riffing di metal stampo classico ed è buona come apri-pista per la distruttiva WORLD OF FASHION dove un Thrash Metal dalle sfumature Death ed un drumming furente (specialmente con la doppia cassa) faranno male a parecchie persone incredule. Con MORROW ritocchiamo i sentieri “Panteristici” ed il rifforama massiccio ed impenetrabile sarà un buon auspicio per fare del sano Headbanging, anche qui le linee vocali sono pregne di groove e la sessione di batteria non vuole placarsi, questo almeno fino alla seguente FACE TO FACE che per quasi tutta la canzone somiglia ad una simil-ballad, dove l’inizio arpeggiato, gli azzeccati soli di chitarra melodici ,le armonizzazioni, la voce straziante e i vari rallentamenti nella canzone riescono a mantenere sempre alta la tensione emotiva, sino a sfociare nella rabbia finale. DEEP FOREST NIGHT parte in maniera evocativa e rimane per tutto il
tempo su tinte oscure. Qui troviamo una struttura abbastanza complessa ed un modo di cantare suggestivo. BLOOD BUSTER è una scarica adrenalinica, parte sfrenata per poi fossilizzarsi su slow tempos opprimenti con un refrain cattivo ed acido. BAD NEWS, GOOD STUFF penso possa essere interpretato come un esperimento , ossia troviamo un sottofondo musicale fuori dai canoni finora “rispettati” e ciò una buona idea, in più c’è una voce femminile abbastanza strana che cerca di narrare qualcosa. Quella che segue è la cadenzata SCOOP, che gioca su tempistiche rallentate e riffs diretti (che mi ricordano per qualche motivo i Carcass Di Heartwork) ma con un gusto melodioso, qui la voce si cimenta in tonalità particolari, idem per le metriche, con il loro buon senso hanno anche aggiunto un interludio arpeggiato ed un assolo di chitarra in stile più classico che a mio avviso aiutano a non annoiare chi ascolta, anche se penso che la canzone in questione sia un po’ lunga di durata. La finale ENIGMA in se per se è granitica (parlando della parte centrale) e possiede dei bei cambi di tempo e diverse gustose soluzioni, come l’incipit drammatico ed il finale lasciato ai fraseggi del basso, ma sinceramente l’avrei suddivisa in due parti distinte facendoci uscire 2 canzoni diverse perché a mio avviso le parti dentro le canzoni non si legano bene e l’eccessiva durata della canzone (quasi nove minuti) a lungo andare potrebbe stancare. In conclusione credo che questa band abbia esordito in maniera meritevole. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/02/12 GENERE: thrash metal
SITO WEB: http://www.facebook.com/tramortiria RECENSORE: Chrisplakkaggiohc TRIOBRIO DELUXE Tre tigri contro triobrio La band Triobrio, usa le sonorità inconfondibili del pop moderno. Voce e armonia in un bel melange ne fanno risultare più entusiasmanti tutti i pezzi . Il suono creato da dall’insieme delle voci da’ un bellissimo risultato finale. Voci dai armonici bassi con voci con armonici alti: una sonorità elettrizzante.
Sono dieci canzoni che fanno emergere un loro linguaggio, una loro vita, un loro differente modo di esprimere il discorso melodico del pop/rock. “Resto qui” è una canzone che può apparire un po' retrò. Ti puoi convincere di questo forse per il sapore, il gusto melodico molto semplice, poco elaborato. La canzone la apprezzi comunque sino fino alla fine. Può anche convincerti di essere catapultato nel passato, ma appena ti fermi ad ascoltarla, ne sei catturato e non smetti di ascoltarla. Appena finisci di ascoltare il pezzo immagini che il prossimo brano possa essere della stessa forza ma “Scemi” ha si la stessa energia ma è decisamente un pezzo più forte, più rockettaro. Decisamente una ottima decisione artistica mettere poi in quest'ordine i pezzi. Sono rimasto sconvolto, positivamente, dalla vostra musica dalla vostra energia !!! Vi auguro di continuare su questa starda, magari provando altri studi creando sound unici elettrizzanti (anche se quello che realizzate è già a dir poco elettrizzante). Mi auguro che myspace vi possa dare il giusto lancio, sarebbe quanto meno dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno cercando un loro stile. Continuate così e frutti per voi arriveranno, ve lo meritereste davvero. VOTO: 98/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 09/05/11 GENERE: alternativo pop rock
SITO WEB: www.myspace.com/triobriodeluxe RECENSORE: Jean Marie TRON Critubio/microbomb Vorrei innanzi tutto chiedere ad Alessandro, da dove va a pescare dei nomi così stravaganti e originali. Critubio senza dubbio me lo ricorderò! Critubio è il secondo lavoro dei Tron registrato nel 2008, composto da 9 tracce, mentre Microbomb è dell'anno precendente ed è formato da ben 16 tracce. Mi sembra il caso questo, di fare una valutazione separata non per i due dischi, ma per i tre aspetti fondamentali (per me) presenti in qualsiasi disco: voce, strumenti, composizione. Senza andare tanto per indovinelli, si intuisce subito che la parte strumentale è di
pregevole fattura sia per come è suonata sia per la registrazione. Inappuntabile. Pulita. Senza "troppismi" come piace a me. Briglia sciolta e fluidità. La parte compositiva è altrettanto ben degna di menzione. Idee originali, ma non estreme, molto sul trash, arrangiamenti ottimi (davvero un buon gusto) e struttura dei brani che si ficca nelle orecchie con le cadenze giuste. La voce, ahimè invece non mi piace. Variazioni troppo voluttuose, dal growl allo scream al melodico...e senza eccellere in nulla. Ecco: il "troppismo" che citavo prima. QUi è presente. E' inutile percorrere strade impervie e rischiose quando ci sono vie più semplici per arrivare a destinazione. Si corre il rischio per l'appunto di rovinare anche ciò che di buono c'era tutto attorno. Speriamo di sentire i Tron in futuro migliorati sotto quest'unico aspetto, perchè per il resto vanno alla grande così! VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 6/01/12 GENERE: metal
SITO WEB: http://www.facebook.com/profile.php?id=1 00001701534207 RECENSORE: BR1 TRYFUX Difficile confrontarsi con un prodotto come questa promo di Tryfux, progetto solista di Cristiano Poli (già chitarrista dei Discordia). Complesso in quanto complesso è l’intero arco musicale e tematico cui si rivolge. Trattandosi di un lavoro composto di tre pezzi strumentali e vista la scarna descrizione sui contenuti che si può trovare sul web, riuscire a calarsi in quello che non è che l’antipasto di un fulllenght di recente uscita risulta arduo. Eppure c’è qualcosa di seducente nel sound di questa promo, qualcosa che si coglie in maniera immediata e intuitiva: queste tre tracce parlano al nostro istante, al nostro mondo, sono musica contemporanea nel senso più stretto e (allo stesso tempo) ampio del termine. Non è solo la vasta gamma di influenze musicali riscontrabili, cifra di un’interdisciplinarietà e un’ampiezza di vedute sempre più tipiche dei nostri tempi (diciamocelo francamente, il tempo dei purismi è finito da tempo), ma soprattutto delle atmosfere che vengono
veicolate. Qui, un po’ come in molta arte contemporanea, sta soprattutto allo spettatore/ascoltatore/fruitore cercare un significato. Diciamo che Tryfux ci stende il tracciato e alla nostra fantasia sta la capacità di calarvisi, di costruirvi immagini e percorsi più complessi. Inevitabilmente non tutti vi avranno le stesse esperienze, ma è lo stesso Poli a parlare di «scenari di alienazione e favole concettuali sull’imprevedibilità del futuro» quindi non possiamo neanche liquidare queste tre tracce facendo scadere la loro interpretazione nella pura arbitrarietà. Il contemporaneo di Tryfux è già con un piede nel futuro, ha già un senso delle implicazioni di ogni nostro gesto nella realtà in divenire. Non è per forza un viaggio fantastico in utopiche città sviluppate in verticale, attraversate da aereobus e abitate da popoli più civili; d’altro canto non è per forza neanche una proiezione distopica in un mondo che pare avviarsi all’apocalisse ambientale, all’annichilimento dell’individuo e al trionfo delle macchine. Forse vi sono l’una e l’altra cosa insieme, forse nessuna delle due. Di certo non si può non cogliere una frenesia ipnotica e schizoide in Future, pezzo d’apertura, che lascia il posto a una più meditata e per certi versi malinconica Change; questo binomio futuro – cambiamento già da solo come tema rende bene la complessità del lavoro e del messaggio di Tryfux, diciamo che sarebbe bello farci una chiacchierata faccia a faccia
full-lenght del progetto Tryfux. Come già riportai a suo tempo nella recensione al promo del 2010 le suggestioni e le immagini che questo incontro tra rock ed elettronica richiama si inseriscono in un poliedro cangiante e multisfaccettato. Quanto di più lontano da una forma cristallizzata e lineare. Qualcosa di più però si intuisce questa volta. Anche solo leggendo la successione dei titoli della tracklist si può intuire un filo rosso, una trama, una storia, una serie di passaggi tra loro contigui che potrebbero benissimo richiamarsi a un concept. Lascio però agli ascoltatori lo sviluppo di questo concept, probabilmente questa traccia che Tryfux lascia serve proprio come spunto affinché ognuno di noi possa svilupparvi la sua storia. Per quanto mi riguarda, non ho potuto in questo caso non pensare a una sorta di epopea fantascientifica, un viaggio intergalattico attraverso un mondo alternativo (da cui il titolo). Mi permetto di dare una possibile descrizione del lavoro che a me pare quasi appunto una sorta di sci-fi rhythm’n’blues. Ma attenzione, non pensate a questa definizione in senso musicale quanto letterale: il termine designava infatti in maniera politically correct i cosiddetti race records, ovvero la musica popolare afroamericana negli Stati Uniti degli anni ’50. Ora, in un parallelismo, si potrebbe dire che la musica di Tryfux potrebbe essere una sorta di futuribile race record, in un nuovo mondo
sviscerando il lavoro punto per punto analizzando tutte le componenti di quello che sembra essere un poliedro multisfaccettato. E come interpretare allora la chiosa, la lunga (e parer mio un tantino ambiziosa) suite Decadence? Esprimere giudizi conclusivi è quantomeno inappropriato considerando che questa promo prelude a un lavoro più ampio. Anche se certo non tutti gli orecchi (i miei per primi) possono essere pronti a recepire appieno i contenuti di Tryfux, non si può certo negarne la qualità del progetto.
alternativo fatto di macchine dove la presenza umana rappresenta un po’ quello che erano gli afroamericani nell’America, nel nuovo mondo, nella terra dei liberi. Ci vorrebbero pagine e pagine per descrivere ciò che mi ha comunicato, per ora spero vi basti questo. Le linee musicali prese singolarmente si connotano per la loro estrema semplicità, dominante è il ruolo di synth e tastiere nelle cui trame si inseriscono a tratti arrangiamenti di chitarra elettrica molto suggestivi. Così dalla rarefatta opener Trip il nostro viaggio, appunto, si snoda attraverso momenti cruciali sottolineati dalle rispettive soundtrack. Episodi tra i più riusciti, a mio avviso, le quattro tracce conclusive: Anxiety dove un gusto per l’inquietudine incontra una sorta di tetra euforia; la cadenza malata di Decline che passa attraverso momenti assai diversificati ed evocativi; Escape con una sessione ritmica che definire schizofrenica è un eufemismo e che trova il suo compendio nell’assolo finale di chitarra; infine la lunga e sinfonica End che risulta assai più matura della Decadence della promo. Si può dire che questo lavoro contiene spunti di vivo
VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/06/11 GENERE: eletto/prog rock
SITO WEB: www.myspace.com/tryfux RECENSORE: doc.NEMO TRYFUX The alternative world Mi son preso del tempo per cercare di penetrare il denso
interesse, resta purtroppo forse un prodotto non adatto a tutte le orecchie. Non è per forza un male (anzi, a mio modo di vedere è quasi un pregio), solo è un peccato sapere che non tutti potranno essere portati all’ascolto di quella che forse è una delle vie più personali all’elettronica che io abbia mai sentito. Se la promo del 2010 aveva lasciato molte incognite e questioni in sospeso, si può dire che qui si ha già una bella quadratura del cerchio. La domanda a questo punto è: «what’s next?». Aspettiamo con ansia che Tryfux voglia proseguire nel suo progetto raccontandoci nuove storie attraverso questa sorta di rhythm’n’blues fantascientifico. VOTO: 84/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/06/11 GENERE: progressive /elettro /metal /rock
SITO WEB: www.myspace.com/tryfux RECENSORE: doc. NEMO TURBO MASS Wild future
dovrebbe e potrebbe. Par quasi, creando una metafora ad hoc, che il bruco si sia trasformato in crisalide, ma non abbia ancora voluto trasformarsi in farfalla. La band comunque presenta delle canzoni, che ai fans di Judas Priest, Iron Maiden (specie il periodo Paul Di’Anno) e il thrash germanico anni ottanta in genere. Consiglio spassionato aggiuntivo: attenzione a non “rimestare troppo il calderone”, ovvero va bene decidere di fare musica anni '80, ma si rischia poi di esser categorizzati nel "già visto" e quindi considerati troppo “vecchi”, ma credo che i presupposti ci siano per non cascare in questi stereotipi. Purtroppo, torno a rimarcarlo, quello che qui è mancato è la cura e l’accortezza per i suoni e gli effetti. Magari sarebbe stato il caso investire alcune ore in più in mixaggio e post produzione, anche per un semplice Demo, perché ogni singola produzione è a tutti gli effetti non solo la cartina tornasole della band, ma anche, e soprattutto, il biglietto da visita della band. Sono certo, che la voglia di emergere il gruppo ce l’ha, si può notare nell’energia che i pezzi hanno, ma il problema principale, credo, che abbia reso “zoppo” il demo è la fretta con cui è stato presentato al pubblico.
E’ sempre un problema dover dare delle notizie non sempre belle, specie se di fronte si sentono e si percepiscono delle grandi potenzialità … Direi, a questo punto ,che prendendo spunto dal titolo del loro demo,: spero che il futuro de Turbo Rexx sarà parecchio selvaggio, perché il presente non è certamente selvaggio o non come se lo sono immaginato.
Le idee ci sono, ma la registrazione e la post
La band ha una data di nascita piuttosto recente (2010) ma ha tra le mani una buona serie di attività live, purtroppo in questi tre pezzi presentati nel loro demo, non c’è il riscontro in termini di accuratezza dei suoni e di alcuni arrangiamenti.
VOTO:50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/10/11 GENERE: thrash/speed metal
I tre pezzi “The haunting starting now”, “Wild future” e “The ancent story” hanno il primo grossissimo problema legato alla voce, o per meglio dire agli effetti vocali che sono stati utilizzati. Troppo chorus e troppo riverbero, fino a far sembrare che il cantante è in una chiesa a cantare … Le chitarre hanno, dalla loro, degli effetti che impastano il suono anche durante gli assoli, come del resto il basso non si percepisce bene, ad esclusione di alcune cavalcate alla Iron Maiden. La batteria, anch’essa troppo ovattata, non rende come
produzione sono ancora troppo raffazzonate; consigliatissimo a chi è fan die hard del periodo 1980-1985 del vecchio heavy metal classico e se ne frega di sentire nel 2011 un lavoro registrato non benissimo, ma agli altri consiglio di attendere una nuova produzione dei Turbo Rexx, magari più curata.
SITO WEB: http://www.facebook.com/pages/TurboMass/121334451277025 RECENSORE: Alessandro Schümperlin UNANSWERED Lead the sundown (singolo 2011) Prima di parlare di questo ultimo singolo dei sardi Unanswered è doversoso fare un breve excursus della carriera di una delle più promettenti band del panorama “Core” italiano. La loro
attività inizia solo 2 anni fa, nel giugno del 2009, quando, dopo un solo mese di vita, realizzano il loro primo live demo “the failure”. Nel settembre dello stesso anno è il momento di “A new default”, EP di 4 tracce, che è un prodotto a metà fra il mosh core e il death melodico. Siamo nell’aprile del 2010 quando rilasciano “dinner is served” che segna il loro netto passaggio ad un più pesante Deathcore. I passi successivi sono: lo split “The Quinque Viae Core” in collaborazione con Skin Tickets, Moyà Vinà, Curse This Ocean e Reign Over Me ; e l’apparizione di “a long way to fall” in due compilation, di puro “Core” italiano, “Core from italy”[“straight op position, “cast thy eyes”, “a buried existence”, “glacial fear,etc…] e “ATTENZIONE!!! Questa compilation contiene metallo”. Così si interrompe la breve ma intensa “storia” degli unanswered fino a “Lead the sundown”, il singolo di cui avrei dovuto parlare già una decina di righi fa. Questo pezzo non delude ma forse è un po’ più “delicato” e melodico rispetto i canoni della band. Il periodo Deathcore sembra essere messo da parte per lasciare spazio ad un genere più tendende al death metal melodico, in particolare quello svedese sia nei testi, che descrivono atmosfere oscure e fredde, che nella musica, riconducibile a gruppi come “Naglfar” e “Unleashed”. Il tutto è un alternarsi fra parti molto cadenzate e blast beat esasperati, i riff di chitarra sono smorzati e fortemente dissonanti e si vanno ad unire ad una batteria molto tecnica e veloce e ad una voce che alterna growl, screaming e pig squeal. Nel complesso si parla solo di un signolo e, per quanto valido, non è possibile dare un giudizio completo, ma di sicuro preannuncia uno spaventoso full lenght. Per saperne di più vi consiglio di visitare www.myspace.com/anansuerd . VOTO: 76/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/02/11 GENERE: deathcore
SITO WEB: www.myspace.com/anansuerd RECENSORE: Bloody t. UNDEAD Enjoy the show Che bel tuffo nel passato, suoni anni 80 e voce adatta con una vaga somiglianza timbrica del cantante Michael Matijevic
degli steelheart, soprattutto in DO YOU CARE. La tecnica c'è, gli arrangiamenti anche, la qualità di registrazione è buona compreso il mixaggio. Ragazzi la direzione è giusta. Fratelli andate avanti cosi. Yeahhh!! Un piccolo appunto a livello vocale: un orecchio attento si accorge di qualche nota calante. Sono curioso di ascoltare il nuovo album. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/07/11 GENERE: metal/rock
SITO WEB: www.myspace.com/undeadrnr RECENSORE: Spito UNCONTROLLABLE URGE dirge Gli Uncontrollable Urge, nella loro musica lasciano spazio per attimi dolci o tranquilli, a momenti elettrizzanti dove il cantante sfoga del momenti di rock duro. Per come il cantante arriva a cantare, per la sua estensione vocale, potrebbe quasi far pensare, che si vada ad ascoltare gruppi di fama mondiale come i Nirvana o i Metallica. E invece i Uncontrollable Urge ci fanno gli scherzi, possono usare atmosfere, o vocali o sonore, che ci ricordano questi gruppi della storia musicale. Ma anno poco a che fare con questa band. Perchè le loro espressioni musicali possono essere ben diverse, da i precedenti gruppi citati. Questa musica, così come viene interpretata e cantata, è senza dubbio un piacevole prodotto. “lo dice uno, che fino a pochi anni fa stentava nell'ascoltare, questa musica. L'altra faccia del rock.” Con la loro musica possono catturare l'attenzione di qualsiasi persona, anche dei più scettici nell'ascoltare questo tipo di canzoni. Diventata difficile provare a seguire il testo, e immaginare di cantarlo assieme al cantante. Cosa meno difficile è saltare, ballare al ritmo dei loro brani. Che altro dire su questa band italiana, sembrano più che altro italiani ai quali scorre sangue anglosassone. Ad altri forse non verrebbe in mente di poter realizzare musiche così forti e da cantare quasi in modo poco naturale.
Ragazzi circa due anni fa vi avevo ascoltato, e mi dicevo tra me “peccato che abbiano registrato solo tre brani, bravi come sono avrei preferito ascoltare qualche altro pezzo”. Due pezzi sono anche in questa registrazione, ma ne avete pubblicati 10. Grandissimi!!!!! Vorrei solo dirvi, avete alla grande mantenuto il vostro stile (a me personalmente sembrate ancora più eccezionali), il vostro modo di comunicare. Sembra scontato dire continuate su questa strada, che sembra molto ben lineare per il modo in cui riuscite ad abbinare musica a parole. Siete un tocca sana per chi può sentirsi giù. Chi vi ascolta inevitabilmente, inesorabilmente viene portato a rigenerarsi, a esplodere assieme a voi di energia. Quello che davvero vorrei potesse accadere, è che attraverso myspace, possiate venire ascoltati da milioni di persone..................perchè musica in giro se ne ascolta tanta, ma poca eseguita in modo così esaltante e elettrizzante, tale da creare atmosfere quasi magiche anche se si è in forte grunge/rock.
VOTO: 97/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/11/11 GENERE: rock
SITO WEB:www.myspace.com/uncontrollableur ge09 RECENSORE: Jean Marie UNDERFLOOR Solitari blu Terzo
LP dei fiorentini Underfloor, Solitari Blu è davvero un notevole disco di rock melodico. Il titolo rende al meglio l’atmosfera che si respira per tutta la durata del lavoro, una sorta di gioco sui toni di blu che non avrete difficoltà a immaginarvi se ascoltate il tutto in completo relax, magari a occhi chiusi e svuotando completamente la vostra testa. Può sembrare il solito discorso un po’ naif, ma il grande pregio degli Underfloor è proprio quello di aver creato un sound fatto per scivolare nella testa dell’ascoltatore e trasportarlo in un diverso piano di realtà. In effetti, mettersi all’ascolto di Solitari Blu allo stesso modo in cui si ascolterebbe un lavoro rock o rock progressive (perché vi sono notevoli eco prog), potrebbe risultare ostico per
l’ascoltatore di genere più integrale. Se c’è un limite relativo in tutto il disco è in effetti il fatto che l’atmosfera onirica e surreale creata dagli Underfloor non si arricchisce più di tanto di varianti o sviluppi tematici. O meglio, vi sono ma di fatto restano quasi impalpabili all’interno di un sound dall’andamento dolce e meditato. Questo potrebbe in effetti risultare noioso e pedante per molti. Ma questo non è un album da sentire, è un album da ascoltare. Bisogna ritagliarsi del tempo, trovare uno spazio il più possibile isolato e tranquillo per lasciarsi trasportare. Allora si coglieranno ancora meglio la ricchezza ritmica, i fraseggi chitarristici e i contenuti profondi di Solitari Blu. Un merito che gli si riconoscerà subito sarà allora la mancanza di ogni vacua velleità d’automatismo artistico, ma il meticoloso lavoro compiuto su ogni singolo passaggio non solo in sede di composizione ma anche (e soprattutto) in sede di lavoro in studio. Il quadro si chiarificherà e si arricchirà in conseguenza, si riusciranno a cogliere quei momenti pregevoli che a un primo ascolto superficiale potrebbero passare inosservati. Spiccano su tutti Luci Di Ruggine, Nell’Aria, la conclusiva Angeli Di Carta e la stessa title-track. La voce principale, quasi ipnotica, risulta appropriata all’intera atmosfera, uscendo raramente dalle righe e mantenendosi su di una tonalità quasi monocorde. Ripeto ancora una volta, questo non è un lavoro da fruire come si fruisce la maggior parte dei dischi rock dove l’attenzione viene portata sugli spunti centrali mettendoli nel giusto risalto. Questo è un disco quasi da meditazione, un ascolto anche di poco superficiale non permette di apprezzarne le qualità e gli accorgimenti nella loro interezza. È come un fluido che all’apparenza scivola omogeneo ma che nasconde, sotto la superficie, un insieme complesso di moti e di forze che non si possono cogliere se non prestando la necessaria attenzione. Sarei curioso di apprezzarne l’uscita in sede live, certo che per un sound del genere sia necessario allestire uno show multi disciplinare (magari con proiezioni, installazioni artistiche, momenti di recitazione, etc. etc.) come sembra esser già avvenuto, stando alla biografia della band. Essendo miei conterranei, spero non mancherà l’occasione. Intanto, se volete provare quelle sensazioni che provate in quei sogni che paiono reali e che rimpiangete una volta svegli, provate a farvi cullare da Solitari Blu. VOTO: 85/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/09/11 GENERE: rock melodico
GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/underfloor1
RECENSORE: Petar Mrvic
SITO WEB: www.myspace.com/unholysermon
RECENSORE: doc. NEMO Unholy Sermon The sacrificial rites Unholy Sermon is a band from Sri Lanka. When I heard the sound of them I thought first that they are a band from the Middle East. This band exists since the year 2005. Till now they made one demo back in 2007 by the “Novena of darkness”. The album that I am now listening to from them is their first album which they self released. The music of Unholy Sermon is a mixture a mixture of Black and Death Metal. On the “The sacrificial rites” album are 7 songs which are between 4 and 9 minutes long. This album begins with an interesting intro by the name of “Virgin sacrifice”. After I heard the intro, I got interested in the rest of the album. Unfortunately, the second song showed me that the rest of the album is not made in the same style. I won’t say that because of this, this albums sucks. It’s just, that my expectation went into another direction. If thought, that there will be keyboards in the music like in the intro. It is good that they didn’t put any keyboards in their music, because it would bury the sounds. There are a lot of Oriental scales in the songs. Since I don’t know how the native music from the homeland sounds, I thought that they are from another country. There is only one song on this album with keyboards in it. The song is called “Harmartia”. The last song “Personifying Procrastination” is also a bit different than the rest of the material on this album. In some songs this band reminds me of Deicide. Not that they are as hard like them. It’s just because of the mixing of the hard sound and the melodic part on the guitar which are known from the Deicide albums. But there is a problem for me with this album. Sometimes it seems, like that the songs on this album come from different phases of this band and than put together for this album. I don’t know if I am right about that, since I didn’t get any info with this album which could give me a clue about that. It’s not like this is a big problem. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/06/11
UNMASK Sophia told me La musica Progressive nel tempo è sempre stata soggetta a grandi esempi di revival, più o meno in tutti i paesi del mondo e spesso, attraverso forme di natura assai differente. Questi italiani Unmask ad esempio tentano la via del Prog in chiave ‘heavy’, con sfumature particolari e non troppo legate a agli stilemi del moderno Prog Metal. Una prova di quanto detto può benissimo essere la stupenda ‘Voice of Hush’, a metà strada fra il gelo di ‘Rage for order’ e un modus operandi alla Threshold, anche se sono impressioni strettamente personali, visto che il genere suggerisce svariati tipi di influenze. ‘Be Twin(s) ‘ ad esempio sfrutta il lato più heavy del combo: suoni curati, batterie pompate e voce possente. Atmosfere che rimandano quasi ad un paesaggio surreale, sempre debitore di certo prog teatrale (Queensryche, ma anche Fates Warning) e melodico, più basato sulla qualità delll’impatto emotivo che sulla mera tecnica strumentale. Cè da dire che la personalità del progetto potrebbe aumentare ulteriormente visto le già buone capacità presenti in questo lavoro, veramente degno di nota per i fan del metal più elaborato e progressista. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 01/03/11 GENERE: prog metal
SITO WEB: www.myspace.com/unmask RECENSORE: Cristiano Poli UNTIL GRAVES In your name
Strano
questo gruppo thrash/death, attivo da inizio 2010...perché a ritmiche prettamente thrash metal, ed a voci death, incorpora assoli che rendono più “classic” il tutto oltreché melodico. E allora dov'è la stranezza? E' che la band dimostra una discreta personalità pur non
inventando nulla di nuovo. Complici anche inserti di tastiera che giocano su motivi malinconici e decadenti (il brano “In your name” ricorda qualcosa dei Crematory, ma ha anche un retrogusto da primi Amorphis, periodo “Tales from the thousand lakes”). Quindi direi senza mezzi termini che il melodic death dei Nostri non si rifà alla scena di Goteborg, ma è più da visioni autunnali e semi-crepuscolari, non perdendo mai di vista la base thrash, che sostiene le composizioni senza far perdere un'oncia d'impatto; alcune voci pulite, come ad esempio nella bellissima “Only cries”, fanno trasparire alcune influenze d'ascolti nel gothic e nel dark. Un buon primo passo direi, accompagnati dal piano e da questi chitarroni che portano in una dimensione oscura. Bravi. VOTO: 72/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 22/03/11 GENERE: thrash death metal
SITO WEB: www.myspace.com/untilgravesband RECENSORE: Jurgen Kowalski VALID REASON Gold and blood I Valid Reason si formano nel 2006 a Roma ed genere proposto da vita, due anni dopo, a 'Tragicomedy'. C’è da valutare la musica contenuta in questo ep dal titolo 'Gold And Blood'. Essendoci solo 4 pezzi ho deciso di fare un track by track, anche perchè sarebbe assurdo e poco funzionale fare un “ragionamento di massima” su 4 pezzi. I Valid Reason calibrano melodia e aggressività nelle giuste dosi e danno così vita ad una musica ma non scontata; la voce roca è ridotta ad un ruolo marginale anche nei brani più violenti come ad esempio l'opener 'Gold And Blood' adottando altre soluzioni sonore per la voce, come filtri, effetti e (forse) pitch. Per quanto riguarda le melodie, la seconda parte di 'Caress' fa cascare il gruppo nel film del “già visto e già sentito” ma per fortuna 'Straight From My Heart' dimostra la capacità di uscire dai cliché rivelando una ottima ballad che ha al suo interno sconfina dal metalcore in sprazzi di hard rock. Di seguito 'Let Me Know' alza l’asticella delle capacità del gruppo mescolando con sapienza il “grezzo” del metalcore con una certa armonia forse grazie ad una linea vocale un po' ruffiana. Chiude le danze 'Unemployment' pezzo che tende a ritornare su lidi di aggressività e di violenza controllata senza per questo perdere di vista quella che è l'impronta generale della parte centrale di questo ep
che si chiude con una parte strumentale molto calma e rilassante. La band, in questi quattro pezzi, ha voluto osare ed è riuscita a presentarci un EP molto interessante la loro capacità di “camminare sul filo del rasoio” ci ha premiato dandoci questo cd e li ha premiati perché certamente avranno un positivo riscontro anche per il futuro. Sempre che riescano a non farsi intrappolare dalle mode e dai cliché di un genere un po' troppo chiuso in sé stesso. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 12/05/11 GENERE: metalcore
SITO WEB: www.myspace.com/validreason RECENSORE: Alessandro Schümperlin VANTH Parallel overdrive ep
Il trio Fiorentino dei Vanth, qui al secondo Ep dopo l'uscita del recente 'Exetended Eternity', ama collocare l'ascoltatore occasionale in territori sintetici e di natura semplice, senza comunque dimenticare una giusta attitudine Rock, in bilico fra il passato e il presente, con una strizzata d'occhio all'indimenticata New Wave inglese. I brani dell'EP viaggiano velocemente sui binari di un formato canzone diretto ed essenziale, tanto rifinito nella cura dei suoni quanto nella scelta degli arrangiamenti da utilizzare a favore del singolo brano. Emozioni profonde e colorate di sapori Prog ('Come Sweepers Come') affiancate ad altre dall'impronta Rock più accentuata, tipo 'Move' o 'Summer of 69'. L'attitudine professionale si intuisce facilmente e c'è da dire che questa band in base a come procederà, potrebbe permettersi prestigiosi palcoscenici internazionali senza problemi. Ascolatevi il loro mix azzeccato di postromanticismo, elettronica e metal 'virtualizzato', poi ditemi se non ho la ragione... VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/03/11 GENERE: rock / elettronica SITO WEB: www.myspace.com/vanthmusic RECENSORE: Cristiano Poli VERATRUM Sentieri dimenticati Il panorama estremo Italico è sempre più fiorente e di qualità, a dimostrarcelo ci
pensano i Bergamaschi Veratrum con il loro CD fresco di stampa “Sentieri Dimenticati”. Prima di questo hanno inciso un demo CD “Sangue” nel 2010. La giovane band viaggia su coordinate brutali ma con un influsso melodico, come può dimostrarlo l’opener UOMO (preceduta da un intro suggestivo LA VOCE DEL SILENZIO), la canzone in questione riesce a spaziare da momenti brutal death ultra cadenzati a furenti blast beats con il retrogusto Black Metal, veramente una bella botta. LO SVENTRAMENTO DELLA TERRA non fa che distruggere ulteriormente i padiglioni auricolari dell’ascoltatore, con una partenza old school death metal e riffs cupi, una voce gutturale assetata di sangue, tempi rallentati e massicci alternati da un drumming ossessivo che assomiglia ad un martello pneumatico. Il grezzume di questa band non ha intenzione di calmarsi e I TRIONFI PIU’ GRANDI possiede un incipit ultra veloce ed un rifforama stile mattone in faccia, qui il brutal death più raccapricciante di stampo Americano ha preso il sopravvento, il massimo della melodia possiamo riscontrarla negli armonici e nei legati. Prima della fine della canzone è possibile che sopraggiunga la morte per infarto. Se tale decesso non dovesse accadere siete fortunati perché potrete gustarvi ARS GOETIA, dove è possibile respirare l’aria putrefatta iniziale per poi prendere una boccata d’aria fresca con gustoso ritornello atipico per il genere (che rende molto), dove si ascolta un coro semi-melodico ed intonato che sembra venire da un tempo lontano, ciò riesce a spezzare l’agonia iniziale, sempre parlando di fattori melodici troviamo anche un bel solo di chitarra. Devo ammettere che questo 2 scelte rendono la canzone più particolare e fruibile, anche perché il resto è fatta da infami mitragliate e tempi blast. Quel tempo lontano e se vogliamo dire arcaico di cui vi parlavo prima si sente maggiormente nella strumentale I BRACERI DEL TEMPIO DI THOT, già il titolo è abbastanza esplicativo e l’atmosfera creata è magistrale e possiede una forte matrice Orientale, lo considero un buon modo per dare tregua a chi ascolta. Anche RITORNO AD ATLANTIDE si muove sui sentieri della precedente, e l’introduzione crea un manto di note surreali, dove i diversi strumenti folkloristici si muovo ad unisono in maniera fluida. La sensazione soave rimane anche quando i tempi si fanno più serrati e sparati, soprattutto per il ritornello evocativo. Altre emozioni scaturiscono con la strumentale ed acustica ORIZZONTE dove l’aiuto finale del pianoforte amplifica il pathos della song e
rende completa la sua struttura. THULE è epica e condottiera, un buon auspicio di vincere battaglia. Qui la “carta” della melodia viene giocata bene ed in modo esaustivo, specialmente nell’intro e nella strofa che riesce a portare distruzione ma con delicatezza. AGARTHI comincia pomposa e soave per poi devastare tutto ciò che incontra nel suo percorso e chiude il cd gloriosamente. Questo lavoro sembra essere suddiviso in 2 capitoli, la prima metà devota all’ignoranza sonora e dedita solamente all’uccisione, invece la seconda parte che penso sia anche la più fluida riesce a mescolare il desiderio di morte sul campo di battaglia a parti più sontuose. Tutto viene ampliato dall’ottima scelta di utilizzare la lingua Italiana (almeno a mio avviso) che riesce a stuzzicare l’immaginazione della persone che sentono questo CD, che ritengo sia davvero un buon platter. VOTO: 80/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/02/12 GENERE: death metal
SITO WEB: http://www.myspace.com/veratrumdeath RECENSORE: Chrisplakkaggiohc VERATRUM sangue Leggendo la biografia dei Veratrum si parla di un death metal con molteplici influenze tra le quali il black metal ed il doom,oltretutto cantato in italiano, ed in effetti sarebbe riduttivo parlare di un death-black metal,ma andiamo con ordine. Ci troviamo davanti ad un lavoro ben suonato e ben prodotto,nonostante sia un’autoproduzione,un disco,insomma,che non sfigura anche se ascoltato in sequenza con altri gruppi più titolati,magari non ci saranno dentro innovazioni epocali o la ricerca di chissà quale sound,ma se volete un disco massiccio e violento questo Sangue sicuramente fa per voi. Sinceramente mi è anche difficile dare un gruppo di riferimento viste le tantissime influenze che ci ho sentito dentro,dalla scuola Death metal svedese a quella black metal nrvegese passando però dagli Stati Uniti e mescolando il tutto con sferzate grindcore,ma si potrebbero citare tantissimi
gruppi e generi del metal estremo,tutto è mescolato e perfettamente incastonato. Il cantato passa dal growl allo scream,così come le chitarre sono capaci di sfuriate velocissime così come di passaggi degni dei migliori Iron Maiden,la batteria sostiene il tutto in maniera eccelsa con cambi di tempo repentini e abbastanza vari,anche il basso svolge,a mio modesto parere,un ottimo lavoro. Volendo proprio andare a cercare il pelo nell’uovo,forse si potrebbe criticare la non eccessiva varietà dei pezzi che non presentano troppa varietà nei passaggi,ma in fondo è una pecca di poco conto per un lavoro d’esordio di tutto rispetto. VOTO:90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 28/10/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/veratrumdeath RECENSORE: Fabio “Thanatos” VERLORENE STILLE For lost quit Verlorene Stille la traduzione dal tedesco all’Italiano è Perduta Quiete, gruppo di Sassari attivi dal 2006 e che stanno ultimando un EP di cui ve ne parlerò adesso. C'ho messo un pò di tempo per assimilare al meglio questo lavoro, tra i motivi è che non mi capita spesso di ascoltare musica del genere (per via dei mie gusti personali)...Comunque la mescolanza tra parti gotiche, metal "sinfonico" e parti più spinte e le atmosfere rilassanti mi sono garbate abbastanza, come il connubio delle voci di Daniela Manca (spesso dolce e delicata) e Doddie a tratti pulita ed a tratti più cattiva mi hanno preso dall’ inizio. Tuttp ciò’ è presente sin dall’opener FAR LOST QUIET (la traduzione inglese del monicker della band). Con BLACK BEAR partiamo in quinta, con voci filtrate e la musica incazzata, ma giusto per poco che il velo atmosferico drammatico riprenderà il sopravvento, per poi ripartire nuovamente come l’ inizio e terminare definitivamente. Da notare l'esecuzione della parte ritmica (basso e batteria) che eseguono un buon lavoro strumentale che fanno in modo che la canzone sia variopinta. L'introduzione di F.M. è lasciata alla parte strumentale, specialmente basso e batteria con suoni di chitarra strani.
E' un pezzo abbastanza tecnico e violento, accompagnato da tempi convulsi, anche qui la sezione ritmica è la cosa che m'ha colpito maggiormente, assieme alle melodie create dalle tastiere. Questa canzone per qualche ragione mi fa vagamente pensare ai gruppi Tech-Death dei primi anni '90 non contando le parti vocali. SERENITY, anche se riprende dalle altre canzoni, non mi ha convinto più di tanto, forse per la lunghezza del brano (circa 6 minuti) che mi è rimasto pesante nell'ascolto. Invece l'ultima strumentale ANOTHER LITTLE KISS che penso sia usata anche come outro, mi è piaciuta assai per svariate ragione come gli assolo di chitarra ed anche per le atmosfere eteree che essa riesce a creare, poi anche perché mi sono venuti in mente gli EVOL. Penso che sia adatta per riflettere o rilassarsi in un luogo calmo e senza nessuno intorno. In sottofondo abbiamo il rumore del mare. Durante l'ascolto possono sbucare diverse influenze, a parte quelle già citate, per certi versi anche gli Evanescence e qualcosa di metal moderno...Per terminare, a mio avviso è un lavoro più che sufficiente e con la giusta produzione, pensando anche che si tratta di un gruppo emergente auto-prodotto e che hanno stampato solamente un paio di Demo prima di questo EP. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/04/11 GENERE: gothic /metal synphonic
SITO WEB:www.myspace.com/verlorenestille RECENSORE: chrisplakkaggiohc VIOLA DRUNKEN Di fate e streghe Fiabe di eros e thanatos. Così potremmo riassumere il secondo album dei Viola Drunken, rock band siciliana dai forti accenti post punk, alternative e noise. In atmosfere dipinte di colori vividi, come suggerisce l’immagine di copertina, si snoda un concept album che punta a scavare nelle profondità della psiche umana in ogni sua drammatica contraddizione, è essenziale ascoltare questo lavoro coi testi alla mano (disponibili sul sito ufficiale www.violadrunken.it). Il gruppo offre nel suo sito un più che valido riassunto delle intenzioni del disco, vi invito pertanto a farci un salto per avere un quadro più
completo. Nel mentre mi permetto di saccheggiare proprio dalla descrizione di Di Fate E Streghe fornita dai Viola Drunken il fatto che in questo disco non esistono ruoli definiti: nella favola tragicomica composta dal trio, ogni strega può essere una fata e viceversa; allo stesso modo non è detto che ogni strega sia cattiva e che ogni fata sia buona. Seguendo un sound assai variegato intriso di riferimenti al rock alternativo nostrano (Verdena, Marlene Kuntz, Ministri, etc. etc.) i nostri trovano il modo di suonare nonostante tutto forti di una certa personalità, il tutto è sottolineato da un buon lavoro condotto sui suoni del disco. Passaggi melodici e bordate infuriate si alternano in continuazione lungo tutto il lavoro, sorretti da una linea ritmica decisa e pesante. I pezzi sono ben lungi da velleità radiofoniche come confermato anche dalla durata e dalla costruzione di tracce come Xenon, uno dei pezzi da novanta dell’album, Lui, L’Invisibile E Lei, col suo andamento cadenzato e travolgente, L’Ultima Richiesta, che potrebbe suonare come una nuova Ballata Dell’Amore Cieco in cui a farne le spese è però il frutto dell’amore, e Tragicomico Destino Di Un Amante Squattrinato, una storia di contrappasso che si nutre di svariati passaggi di atmosfere. Il melodicismo melanconico di Satura si accompagna alla musicalità ancestrale del dialetto siciliano, un bell’esempio di come il rock contemporaneo possa ancora incontrarsi con le tradizioni. Non mancano poi i momenti più decisamente rockeggianti in pezzi contenuti nella durata ma trasbordanti di energia (più o meno negativa) espressionista quali l’opener Finché Morte Ci Unisca (che contiene in coda una citazione dantesca del passo di Paolo e Francesca) e Puttana Preda con un testo spicciolo, diretto e tremendamente evocativo. La chiosa è affidata a Tetramalia (escludendo il reprise di Finché Morte Ci Unisca), una nenia appunto tetra e inquietante che si apre in un crescendo che difficilmente vi lascerà indifferenti e dove gli ultimi versi richiamano l’attenzione sull’intero concept dell’album: «Acciaccate son le fate / danzano la perfidia di chi / uccide l’anima / E le streghe per dovere /suonano l’iniquità di un finale che non consola». La conclusione perfetta per questo trip della Viola Ubriaca. VOTO: 86/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 14/07/11 GENERE: rock
SITO WEB: www.myspace.com/violadrunken RECENSORE: doc. NEMO VIOLASSENZIO Andrà tutto bene Nella loro musica si respirano/assaporano sonorità di rockballad, che possono essere considerate vecchie o poter ricordare altri interpreti. Ahimè non è proprio vero perchè la band apporta la propria fattura quasi a rendere i loro pezzi unici. Quel che si può sentire sono sonorità studiate, ben pensate e vanno a dare patos a testi più che adatti. I pezzi sono leggermente differenti tra loro, non tanto nel genere, ma nell'esecuzione, passando da un rock/ballad a un pezzo più adrenalinico. “Fuori è immenso” è un pezzo che apre la scaletta del gruppo, ma è come se avesse due vesti. Una parte più come una ballata, più armonica dove si ascolta in modo quasi suffuso la chitarra. Poi “come per magia” assume più corposità uno spirito decisamente più da pezzo rock. “Tra nebbia e fumo” è un pezzo decisamente più adrenalinico, trasmette sapori completamente diverse dal primo brano. Ha sì una parte di intro quasi uguale ma la sensazione dura davvero un battito di ciglia, perché appena si fa vivo l'arrivo della chitarra elettrica, si percepisce un qualcosa di decisamente differente, un sound più da pezzo rock, pop/rock. Che decisamente ti fa sentire un sapore retro. Vorrei fare un piccolo cenno a “un po' di cose passate” (concedetemelo da aspirante pianista/tastierista) il brano ti colpisce subito, perché a dettare il ritmo è l'assolo iniziale del piano. Non vieni assorbito dal suono elettrico della chitarra, uno strumento che pizzica si le corde, ma a farlo a un martelletto che crea un effetto totalmente diverso. Con il piano puoi creare suggestioni, suoni un po' più naturali. Un pezzo davvero speciale sarebbe da ascoltare più più volte. Una chicca in un mondo (quello musicale), dove oramai trovare qualcosa di unico viene davvero raro. Vi auguro di continuare su questa strada, vi vorrei dire di creare una canzone in italiano, ma non riesco. La vostra musica è davvero qualcosa di unico, vi consiglierei di non cambiare troppo, anche sarebbe un brutto colpo non poter più avvestire queste gradevoli atmosfere che siete capaci di creare. Mi auguro che myspace vi possa dare
il giusto lancio, sarebbe quanto meno dovuto, a giovani artisti emergenti che stanno cercando un loro stile. Che si può quasi dire cercare qualcosa di nuovo di originale. (create nel complesso suggestioni e atmosfere uniche che non vedo necessità di cambi di rotta)
VOTO: 99/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 27/05/11 GENERE: rock/alternativa/indie
SITO WEB: www.myspace.com/violassenzio RECENSORE: Jean Marie VIOLENT FACES 8BALLS Se vi piace un Punk Rock senza troppi sforzi evolutivi ma proiettato negli anni 70’-80’ avete trovato quello che fa per voi. Si chiamano Violent Faces e vengono dalla provincia di Treviso, più precisamente da Conegliano. Il trio punkettone con il loro primo album ci offrono 8 pezzi sporchi, con testi irriverenti, menefreghisti della tecnica e delle buone maniere, per niente tirato e colmo di cori, chitarre distorte, con sporadici e minimali assoli, minimale è anche la struttura musicale, il tutto per un totale di oltre 23 minuti di sputi, borchie e di pogo. Se dovessi azzardare alcuni nomi di riferimento direi i Sex Pistols su tutti quanti, questo perché sono quelli che mi sono venuti in mente subito e più volte come un flash durante l’ascolto di questo cd, mischiati con un tocco di Ramones. A mio avviso per essere il primo lavoro non c’è niente che non vada, a parte la pochissima originalità che potrebbe essere una pecca con il passare del tempo e magari noioso per un ascoltatore esigente di sonorità più ampie. Dimenticavo, una cosa un po’ insolita che hanno fatto è quella di proporre una cover come opener, anzi una cover strana per il loro genere musicale che suonano, ossia RIDERS ON THE STORM dei Doors, naturalmente riproposta con il mood delle “faccie violente”… VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/05/11 GENERE: punk rock
SITO WEB: www.myspace.com/johnnyvenomofficial RECENSORE: Chrisplakkaggiohc
VIOLENTOR Il nome dice tutto, insomma, qui non si suona musica pop. I Violentor, band "thrashcore" (una buona dose di thrash mescolata col del buon hardcore-punk vecchia scuola), si son formati nel 2005, dopo diversi cambi di line-up sono arrivati a noi con un cd carico di energia. Album (senza titolo) dai suoni rudi, poco curati, molto al naturale, tempi hardcore che non si fermano mai, chitarre distorte al massimo e una voce grezza (nel senso buono del termine), creano un atmosfera molto Motorhead. Perfetto per un videogame di skater. Sicuramente un album suonato bene e con la giusta tecnica, però monotono, dopo due canzoni inizia ad esere ripetitivo, le novità sono ben poche; già sentito. Canzoni del genere sono ottime per un concerto, non per un cd, infatti (premettendo di non essere mai stato a un loro concerto) saranno sicuramente più apprezzati durante un live. Si spera in qualcosa di meglio nel prossimo album previsto per la fine dell'anno. VOTO: 55/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 23/05/11 GENERE: thrash/hardcore
SITO WEB: www.myspace.com/violentor666 RECENSORE: Rob VITI DI TITANIO Il giro di vite
PRIMA DI INIZIARE VI VOGLIO FARVI PARTECIPI DI UNA MIA IMPRESSIONE (SBAGLIATA): DAL NOME DEL GRUPPO NONCHè DAL NOME DELL'ALBUM MI ASPETTAVO UNA BAND PUNK ED INVECE è TUTT'ALTRA GENERE. DELLA SERIE: RIPROVA, SARAI PIU' FORTUNATO. VA BEH A PARTE QUESTA MIA "DISAVVENTURA" DELLA SERIE "L'ABITO NON FA IL MONACO", INIZIO CON LA RECENSIONE DELLA BAND NAPOLETANA "VITI DI TITANIO" NATA DA UN'IDEA DEI FRATELLI MARCELLO E MAURIZIO VITALE RISPETTIVAMENTE VOCE/CHITARRA E BATTERIA/PERCUSSIONE/SYNTH.LE INFLUENZE SONO RICONDUCIBILI A BAND NON PROPRIAMENTE SOLARI COME Nick Cave and the Bad Seeds, Dirty
Three, Einstuerzende Neubauten MA ANCHE CCCP E QUALCOSA DEI MARLENE KUNTZ PIU' SCURI. LA PRIMA TRACCIA "CALCE SPENTA" è UNA CANZONE CON CHIARE INFLUENZE CCCP E NICK CAVE PREGNA DI UN'ATMOSFERA DECADENTE, "NAGUINE" MI RICORDA QUALCOSA DEL PRIMO PERIODO DARK CON UN CANTATO CHE è PIU' QUASI UN PARLATO ED è SORRETTA DA UNA BATTERIA PERFETTA PER LA SOLUZIONE RITMICA SCELTA, "BAMBOLA DI PORCELLANA" AFFONDA IL PROPRIO SPIRITO NEI MARLENE KUNTZ PIU' INTROSPETTIVI CREANDO UNA SENSAZIONE DI ESTREMA PESANTEZZA A LIVELLO SPIRITUALE NONCHè DI ABBANDONO TOTALE QUASI COME SE L'OBLIO CULLASSE IL MALCAPITATO IN UNA ETERNA NINNA NANNA DALLA QUALE NON CI SI Può SOTTRARRE Nè SCAPPARE, "GIRO DI VITE" è UNA CANZONE TENDENTE PIU' AL ROCK ALTERNATIVO TRASVERSALE DI SCUOLA AMERICANA FILTRATA CON TIPICA SENSIBILITà ITALIANA, "AMARA TERRA MIA" è UN OMAGGIO AL GRANDE DOMENICO MODUGNO E A TUTTI I MIGRANTI CHE ABBANDONANDO L'ITALIA HAN PORTATO NEGLI ALTRI PAESI LA LORO CULTURA, TESTO E MUSICA MOLTO CUPA. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 04/04/11 GENERE: rock/dark
SITO WEB: www.myspace.com/titaniumsoundfactory
ascoltatore in meno di due minuti. Ma la canzone più assurda (in senso positivo) per me rimane VIRGIN WOMAN CANNIBALISTIC RITUAL con la sua schizzata velocità alternata a tempi lentissimi e cantata ancora più bassa stile maiale sgozzato, arricchita da un solo di chitarra al fulmicotone. HUMAN FLESH DRESSING possiede dei riffs di chitarra ipnotici da incubo e delle plettrate che assomigliano più a delle martellate in faccia. Un po’ di tregua per i miei timpani ci vuole e per fortuna ci pensa la strumentale I HOPE YOU DIE, a differenza del “dolce titolo” la musica è rilassante è spezza totalmente il mood dell’intero lavoro anche se solamente per una minutata abbondante, però ci voleva proprio. Sarebbe inutile continuare una recensione track by track perché tutte le altre canzoni viaggiano sugli stessi livelli delle altre, sia a livello tecnico (buono) che di devastazione e crudeltà. Quindi se vi piace la musica estrema, in questo caso direi molto estrema e nel caso non temeste di ferirvi con i loro riffs taglienti e velenosi
e membro live degli Enslaved per le tastiere) e Bjornar Nielsen (che qui è in veste di programming e voce ).
siete i benvenuti sull’altare per essere sacrificati!!
tempo, viaggio quasi introspettivo; sembra che il gruppo voglia cerare con dei refrain di melodia, una linea di congiunzione tra la prima e l’ultima canzone, passando per tutte le altre, per creare quasi un concept album. Se dovessi cercare delle canzoni che più di altre spiccano dal platter direi: “Pills of conformity” per la dimostrazione tangibile delle capacità della band, “Blood don’t flow streamlined” che è forse la più evocativa e definitiva di tutto l’album, “To sever the hand of corruption” e “Soulcage” per la carica oscura che si portano appresso entrambe le canzoni. Da notare che ad esclusione di Soulcage che è di circa tre minuti e mezzo di lunghezza, le altre canzoni si attestano attorno ai 5 minuti medi, ma la cosa non risulta ne scontata ripetitività di alcuni riff o noioso ridondante utilizzo di banalità. Questo avviene grazie ad oltre il classico ensemble di chitarre, basso, batteria e voce accostati ai synth, che permettono di aumentare e di “orchestrare” le canzoni presenti nel cd. Cosa che non risulta ne pesante ne stucchevole, ripeto, i passaggi orchestrali aumentano il patos dell’esecuzione intera e sottolinea magistralmente l’uso della voce
RECENSORE: Lidel VOLTUMNA Chimera I Baresi Onicectomy sono alle prese con il loro primo cd intitolato “Drowning For Salvation” sotto la label Russa Coyote Records. Parlando dei testi è tutto incentrato sui sacrifici sanguinolenti della religione Azteca, anche la musica non si discosta molto dai testi essendo anche essa cruenta, violenta e brutale, immancabile la voce gutturale da orco assassino!!Essi, un bel Brutal Death/Grind di matrice Americana, pronto a mietere vittime senza rimpianti. Dopo un INTRO Horror comincia la mattanza sonora con BRAIN PRESSURE BREAKING KULL, un mix di velocità e ignoranza. La seguente BURNED HEART EXTIRPATION è ancora più sparata e malvagia dell’Opener e viene vomitata in faccia all’
VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 17/06/11 GENERE: black metal
SITO WEB: www.myspace.com/voltumna1 RECENSORE: Chrisplakkaggionc VULTURE INDUSTRIES The dystopia journals Dovessi definire i Vulture Industries con due band esistenti nel panorama musicale direi che sono il figlio illegittimo di Borknagar e Arcturus. La band è proveniente dalla Norvegia ed annovera tra le sue fila alcuni nomi di artisti Norreni, già conosciuti in ambito di metal estremo quali Eivin Huse (qui in vesti di chitarrista e membro dei Sulphur), Øyvind Madsen (anche lui alle chitarre e membro di Sulphur, Deathcon, Black hole generator
A livello tecnico abbiamo di fronte un album di qualità alta, assolutamente impeccabile per le registrazioni e i mixaggi e una cura quasi maniacale per ciò che riguarda gli arrangiamenti; se non fosse un album di alcuni anni fa (riproposto l’anno scorso in versione vinilica) lo proporrei tra i migliori dieci album dell’anno. Per dare una coordinata musicale aggiuntiva, si potrebbe dire che questo “The Dystopia Journals” potrebbe essere pari ad un “La Masquerade Infernale vol 2”. Stessa malia e stesso feeling mi pervade mentre continuo l’ascolto. Assolutamente spettacolari, non riesco a definirli in modo differente, i Vulture Industries sono capaci di creare un’atmosfera e un mood assolutamente inusuale da diversi anni a questa parte, rendendolo praticamente unico. Riescono, a mio avviso, a portare l’ascoltatore in un tempo passato ed in luoghi inesplorati della mente già dalla copertina. Si può vedere una persona che sta strangolando se stessa attorniato da voluttuose tende di velluto rosso che ricorda molto le allucinazioni di Twin Peacks (per chi non conoscesse fu un serial tv di David Lynch che ruotava attorno alla morte di Laura Palmer per mano di… Non ve lo dico, cercatelo). Il leitmotiv che aleggia in queste nove canzoni, è un viaggio oscuro e intrigante allo stesso
in tutte le sfaccettature. ASSOLUTAMENTE CONSIGLIATO, se non l’avete preso nel 2007 potete ancora recuperarne copia, affrettatevi, album consigliatissimo. VOTO: 90/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 7/10/11 GENERE: industrial metal/avantgarde
SITO WEB: www.vultureindustries.net/index.htm RECENSORE: Alessandro Schümperlin WORMHOLE The string theory Il quintetto di Matera ci propone questo "the string theory" come apice di una evoluzione artistica partita dal lontano 2003 e passata attraverso alcuni cambi di line up. Siamo di fronte a quello che la band stessa definisce un concept album che tratta di tematiche oscure e soprattutto esistenziali, tanto da essere diviso in due parti (come si usava fare con i vecchi amatissimi dischi in vinile) chiamate "inner side" e "cosmic side" a testimonianza dell'antitesi contestuale (e non solo) tra la ricerca interiore ed esteriore, tra microcosmo e macrocosmo. L'idea è interessante, il concetto è un concetto che personalmente ho affrontato e affronto tuttora, ed è talmente personale che a mio avviso non ci si può permettere di criticarlo, ne in bene ne in male. Quindi, fatta questa doverosa considerazione nei confronti di tematiche a me care, vengo ad illustrare il disco dal punto di vista strettamente artistico\musicale. Si tratta indubbiamente di un lavoro gothic metal di buona fattura, anche se non eccelsa. Se il tema del disco è in qualche maniera l'antitesi, mi adeguo a tutto ciò dicendo che se i testi possono essere profondi e riflessivi la musica è molto molto banale. Purtroppo viene facile sentendo un gruppo che fa questo genere con una voce femminile, avvicinarlo ai vari Lacuna Coil e Nightwish (tanto per citare due tra i più blasonati), ma in questo caso i Wormhole non fanno nemmeno nulla per evitare il paragone. Amo in maniera particolare il gothic, e ancora di più il periodo gotico di tutta l'arte e l'architettura in genere, ma sono
stanco di sentire dischi fotocopia uno sopra l'altro. Non mi dilungo sull'aspetto tecnico, perchè nonostante un'ampia sufficienza dimostrata, passa in secondo piano a causa di questa somiglianza sfacciata. I testi e l'idea di fondo del disco sono la nota positiva, come già detto, ma delle parole del genere andrebbero vestite diversamente. VOTO: 65/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/02/12 GENERE: gothic metal
SITO WEB: http://www.facebook.com/wormholeband RECENSORE: BR1 WAROCRACY promo
Non è molto corposa la biografia dei Warocracy. Così come la tracklist di questo promo, che comprende soltanto tre brani per tredici minuti complessivi di musica. Non sappiamo quindi l'anno in cui la band è stata formata, né se i Nostri avessero qualche altro pezzo da parte. Ma a quanto pare hanno preferito la qualità alla quantità, sfornando tre capitoli di un death metal quadrato ma potente. Sulla scia di Vader, Decapitated e Behemoth, ma con un'occhio oltreoceano su quanto fatto in passato da AngelCorpse e Morbid Angel, date le ritmiche non gratuitamente a 300 di metronomo, ma rallentate spesso e volentieri. Dicevo di una band quadrata, nel senso di una spiccata predilezione per i pezzi “tirati in faccia” senza troppi fronzoli, ma suonati con molta perizia e precisione. Ottimo anche l'uso della voce, che al classico growling alterna lo screaming sugli accenti delle liriche, risultando piacevolmente eclettico. Aspettiamo il nuovo lavoro con curiosità, per ora hanno convinto. VOTO: 72/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 29/04/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/warocracy RECENSORE: Jurgen WARSHOUT Groelendinga Saga Disco dal titolo semi
impronunciabile per un italiano medio. Di cosa tratta questa saga così esposta in cotanto rindondante titolo? Non saprei concettualmente parlando. Però quello che si riesce a capire ascoltando questo lavoro dei warshout è che è un progetto epic\black che molto di rado si affaccia alle finestre della sufficienza. La qualità sonora, specialmente quella che certe parti cavalcanti meriterebbero, è decisamente al di sotto della media. Spesso la qualità dei suoni pregiudica anche il giudizio sull'aspetto prettamente compositivo. Non è questo il caso, perchè in realtà le idee potrebbero anche essere molto interessanti. Potrebbe essere un concept album molto oscuro e valente soprattutto. Ma purtroppo l'esecuzione e la registrazione non hanno reso onore a un'idea che sviluppata meglio avrebbe potuto dire molto molto altro. Il demo è formato da 5 tracce di cui tre sono plausibilmente delle suite almeno per quanto riguarda la lunghezza dei brano. Su tutte aleggia questo fantasma nero piuttosto arrabbiato anche, ma di cui non si riesce a capire la natura, la forma, l'intenzione e l'utilità. Da rivedere su tutto la voce in growl. Peccato. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/01/12 GENERE: epic/black
SITO WEB: www.myspace.com/warshoutofficial RECENSORE: BR1 WARSHOUT GRCENLENDINGA SAGA Di cosa tratta questa saga? Non saprei concettualmente parlando. Però quello che si riesce a capire ascoltando questo lavoro dei warshout è che è un progetto epic\black che molto di rado si affaccia alle finestre della sufficienza. La qualità sonora, specialmente quella che certe parti cavalcanti meriterebbero, è decisamente al di sotto della media. Spesso la qualità dei suoni pregiudica anche il giudizio sull'aspetto prettamente compositivo. Non è questo il caso, perchè in realtà le idee potrebbero anche essere molto interessanti. Potrebbe essere un concept album molto oscuro e valente soprattutto. Ma purtroppo l'esecuzione e la registrazione non hanno reso onore a un'idea che sviluppata meglio avrebbe potuto dire molto molto altro.
Il demo è formato da 5 tracce di cui tre sono plausibilmente delle suite almeno per quanto riguarda la lunghezza dei brano. Su tutte aleggia questo fantasma nero piuttosto arrabbiato anche, ma di cui non si riesce a capire la natura, la forma, l'intenzione e l'utilità. Da rivedere su tutto la voce in growl. Peccato. VOTO: 50/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/01/12 GENERE: epic/black metal SITO WEB: www.facebook.com/windstormband RECENSORE: BM1 WASTE OFF HUMAN Inumani Dal lontano Cile giungono a noi i Waste Off Human, autori di questo fulllenght battezzato "Inumani". Rimarcando per l'ennesima volta quanto sia più facile all'estero, piuttosto che in Italia, ottenere una produzione ed una qualità sonora da subito competitiva ci accingiamo ad addentrarci in un universo sonoro multiforme che vede un ordinario cantato in growl muoversi con agilità su un tessuto sonoro ricco di sfaccettature. "Confront Disagree" apre su ritmiche tipicamente di matrice death metal seppur fortemente ispirate dai modernismi di Down, Soulfly e Corrosion Of Conformity. Sezione ritmica (impeccabile) e chitarre si fondono dando vita ad un groove davvero coinvolgente anche nella seguente "Stonedrunk". L'oscura "Wake Up" viene seguita dalla devastante "Blackest", un episodio che non faticherà a scatenare un furioso headbanging tra le prime file. Tutto scorre fluido e non mancano episodi audaci e sperimentali come la cervellotica "Disconnection" e la folle "The Task". Il disco in questione si chiude all'insegna della durezza grazie al possente incipit di "M.T.A." ed alla travolgente forza distruttiva di "Two Minutes Blast" e "Antropofobia". Album molto attuale nei suoni e nella proposta, curato sotto tutti gli aspetti e composto da una band di sicuro avvenire. Una bella scoperta che gli amanti del death metal di ultima generazione farebbero bene ad appuntarsi. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 24/10/11 GENERE: death metal
SITO WEB: www.myspace.com/wastemetalchile
MERITEVOLE DI ESSERE SUPPORTATO.
RECENSORE: Andrea Costa
VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 11/04/11 GENERE: hc melodico
WHALES ISLAND Not a dream but never the end
I WHALES ISLAND SONO UNA BAND PALERMITANA CON EVIDENTI INFLUENZE HARDCORE MELODICO DI SCUOLA CALIFORNIANA, INDIE, POST ROCK, ROCK ED ANCHE UN PIZZICO DI ROCK SCANDINAVO. L'ALBUM SI CHIAMA NOT A DREAM BUT NEVER THE END-, EDITO DALLA Indelirium Records E CONTENENTE 10 PEZZI DI OTTIMA FATTURA E BEN REGISTRATI ( PERSONALMENTE AVREI PREFERITO UN SUONO ANCORA PIU' TOSTO MA SONO GUSTI PERSONALI CHE NON INFICIANO PER NIENTE LA RESA SONORA DEL DISCO). LA PRIMA CANZONE -WE ARE ALONE- HA UNA FORTE AFFINITà CON QUANTO FATTO DAI FALL OUT BOY CON UNA VOCE UN Pò PIU' AGGRESSIVA E CORI TIPICI HARDCORE, -I CAN WALK AGAIN- è PIU' SUL ROCK INDIE MOLTO ENERGICA QUASI VICINA A LIDI UN Pò PUNK, -GRATE AND INTENSE YEARS- HA UN INTRO NONCHè UNO SVILUPPO TIPICO DI SCUOLA TURBONEGRO E FOO FIGHTERS, -FROM THE START TILL THE END- è LA CLASSICA CANZONE HC STYLE MELODICO SCUOLA NOFX CHE FARà FELICI GLI AMANTI DEL GENERE, -WHALES- HA UN CANTATO ABBASTANZA SGUAIATO SUPPORTATO DA RIFFONI ROCK ALTERNATIVO AMERICANO, -SORRY I'M NOT FAMOUS- è UN'ALTRA CANZONE HC STYLE A ROTTA DI COLLO CON UNA BELLA PARTE CENTRALE LENTA E CADENZATA SCUOLA SICK OF IT ALL, IDENTITY- DOPO UN BELL'INTRO DI BASSO SI SNODA IN SOLUZIONI DEI FOO FIGHTERS E ALTERNATIVO NONCHè DEGLI OTTIMI CORI (UN PLAUSO AL NOTEVOLE LAVORO DEL BASSISTA), -TIME FLIES- è UNA CANZONE INIZIALMENTE TRANQUILLA PER POI SFOCIARE IN INDIE PUNK ALTERNATIVO, -VALUESè MARCHIATA A FUOCO CON IL MARCHIO DI SCUOLA FOO FIGHTERS E AFFINI,CHIUDE L'ALBUM LA CANZONE -BREATHING RUNNING-, MOLTO ROCK GRUNGE RIFLESSIVA ( POTENZIALE SINGOLO A MIO AVVISO) CHE FINISCE IN MODO GRINTOSO. L'ALBUM è OTTIMAMENTE SUONATO, FILLER MI SEMBRA NON CI SIANO, LA REGISTRAZIONE è BUONA. ALBUM CONVINCENTE ED AMPIAMENTE
SITO WEB: www.myspace.com/thewhalesisland RECENSORE: Lidel WHEELS OF FIRE Hollywood rocks I Wheels of fire con questo Hollywood rocks hanno centrato il colpo, presentano un portentoso album di musica tipicamente fine anni 80 riattualizzando i suoni e gli arrangiamenti, senza perdere ne di originalità ne di appeal con le sonorità che vogliono ricreare con questo Hollywood rocks. Se dovessi a tutti i costi trovare delle similitudini con gruppi famosi del passato avrei da dire: Europe, Skid row, Poison e Def leppard; questi ultimi più per gli arrangiamenti che per altro. Il platter è composto da tredici canzoni di altissimo livello emozionale e di intensità non da tutti. Ripeto sono stati in grado con queste tredici canzoni di riportare l’ascoltatore a fine anni ottanta, accompagnandolo per mano e riportandolo a quel periodo senza dover minimamente traumatizzarlo con registrazioni approssimate o riff già stra sentiti. Nota di precisione, sono dodici tracce, più la tredicesima che è una versione acustica di una delle dodici, fatta appositamente per il mercato nipponico. Oggettivamente faccio molta fatica a trovare la-le canzoni che sono più rappresentative di altre o quelle che più spiccano dal cd, possiamo dire con tranquillità e senza alcuna falsa interpretazione, che questo Hollywood rocks è da considerarsi un insieme di singoli ben riusciti, in ongi caso se dovessi dare un’indicazione su quali potrebbero esserre le canzoni da ascoltare per avere un’idea di chi sono i wheels off ire direi: "You’re so cool" (che ricorda vagamente girls girls girls dei Motley crue forse per l’uso del rumore di moto), la title track "Hollywood rocks", "Everywhere I go", "I can’t live without you" e "Little prayer" (questa sia in versione “normale” che quella acustica). Come ho detto in inizio recensione, album molto azzeccato, curato in ogni minimo dettaglio, senza alcuna sbavatura di sorta. Registrazioni ottime, arrangiamenti
azzeccati, cori molto catchy e di rinforzo alla voce sempre ad un livello esecutivo molto alto. Interessanti anche le parti di pianoforte nelle ballads e nei passaggi più melodici. Batteria che ne soffoca ne resta in secondo piano, forse se si vuole a tutti i costi trovare il famoso “pelo nell’uovo” avrei dato un timbro diverso alla batteria e in "Everywhere I go" avrei evitato il finale con quel suono alla tastiera che e troppo “power metal” e che stona un filinino. Le chitarre e il basso chiudono il quadro con una bellissima “cornice” e che fa risaltare tutto al meglio. Di certo una bellissima colonna sonora per un viaggio lungo e/o per momenti teneri con la propria ragazza. Ovviamente è il top per i nostalgici del periodo Glam e AOR, ma non solo. Acquisto consigliatissimo e azzeccato per tutti i palati, anche quelli non abituati a sonorità “heavy” o per chi è uso ascoltare solo metal estremo. Possiamo dire con tutta tranquillità che è un album per tutte le stagioni. Aggiungo un augurio per i Wheels of fire a continuare con questo modus operandi, ma con un’accortezza il rischio di cadere nel “già sentito” è dietro l’angolo specie con la scelta di genere come la loro. Attendiamo quindi il prossimo lavoro per avere la riprova di un percorso molto interessante per il gruppo.
nazionali; di sicuro non è un sound che ricorda il bel paese!
WILD SHOOTERS BAND inside I Wild Shooter Band sono una band romana che ha scelto di fare del southern rock prendendo dalle radici di Allman Brothers Band e Lynyrd Skynyrd in primis, ma anche di sonorità tipicamente country questo giusto per fare due nomi e per far capire di cosa stiamo parlando. Percui se avete i capostipiti del southern rock tra i vostri preferiti nelle playlist avrete da potere ascoltare i Wild shooter band senza restarne delusi.
VOTO: 85/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 10/10/11 GENERE: AOR
Molto interessante è il suono della batteria (sicuramente Wolf ha dato un grosso contributo alla realizzazione di quest’album), grazie alla quale l’intero cd sembra divenire una vera e propria bomba ad orologeria pronta a scoppiare e, cassa e rullo, rappresentano il ticchettio delle lancette. Anche il basso (Bae) e la chitarra (Trombe) si rivelano fondamentali per la conclusione di questo sound incredibilmente compatto e potente. Ci si accorge facilmente del suono della vecchia e cara Fender Telecaster, così ruvida e così grezza che ti lascia totalmente senza fiato. L’insieme degli strumenti ha creato delle ottime canzoni, brevi ed intrinsecamente violente (in puro stile punk), carico di iconoclastia e menefreghismo anticonformista. Tornano subito in mente i Ramones, le cui ballad vengono trasformate in urla di battaglia da questi 4 ragazzi. L’unica canzone che risulta avere un sound differente è la numero 8 “Next door girl” che sembra essere più simile alla “Borstal Breakout” degli Sham 69 (e all’Oi! In generale) piuttosto che al classico e puro punk rock. La tracklist è formata da 9 canzoni, tutte molto potenti, le migliori “Wild Dream”, “Lie!” (che dà il titolo all’album) e sicuramente DeSade in cui è presente il tema dell’erotismo (“Everytime I want
SITO WEB: http://www.wheels-offire.com/
sex”recita un verso della canzone) e si gioca con uno strano effetto vocalico che rende la traccia molto tetra.
propone, direi che le punte massime possiamo averle con canzoni come Smokey Chicago, I Can See You e When I Look at the World, dove notiamo spiccatamente le capacità della band e le influenze che non si limitano ai gruppi citati prima, ma anche a d altri grandi del genere. In ambito di registrazione e post produzione direi che è stato fatto un buon lavoro, dimostrazione è che non si trovano sbavature di sorta, ma come ho detto sopra FORSE l’esasperazione delle sonorità “sterilizzate” ha ridotto l’impatto emotivo. Poi se vogliamo andare a cercare il famoso “pelo nell’uovo” ci sono dei passaggi in alcune canzoni dove il ritornello, che molto spesso è il punto cardine della canzone, resta poco impresso e a volte poco “forte” Inoltre diciamo che non hanno fatto il “salto” ma si sono assestati in quello che normalmente è il genere. Cosa voglio dire con questa frase? Semplice hanno fatto quello che si può definire “il compito assegnato”, ammetto e ripeto l’hanno fatto bene ma non c’è la novità, quindi abbiamo un lavoro come tanti altri nel genere. Comunque sia consigliassimo per i fans del
RECENSORE: Alessandro Schumperlin WILD COMPANY Lie! Fin dalla prima canzone (Wild Dream) possiamo percepire la potenza di questi ragazzi che, a differenza di molti altri gruppi, hanno la fortuna di essere guidati da Max, un cantante con una voce stupenda. E’ risaputo che la prima cosa che giunge all’orecchio dell’ascoltatore medio è la voce e quella dei Wild Company è così squisitamente cupa ed agghiacciante che crea un’atmosfera simile a quella dei Joy Division. E’ come se la voce dolce e liscia di Ian Curtis sia stata stuprata e resa molto più graffiante ed aggressiva. Il cantante, e autore dei testi, grazie alla sua dote canora, spinge l’intera band oltre ai confini
In copertina troviamo un favoloso paradiso terrestre alla The Beach o Jurassic Park che però stona con il colore malinconico e le sonorità dell’album. Sì, si nota la presenza del “Wild”, del selvaggio, del naturale che viene ricordato nel nome, ma sarebbe più intonata un’immagine più scura e più fredda. Sicuramente renderebbe meglio l’idea. Comunque il risultato è un ottimo cd e speriamo che questi ragazzi possano presto avere successo. Con un biglietto da visita così il sarà piuttosto semplice! VOTO: 4/5 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 05/06/11 GENERE: punl ‘n roll
SITO WEB: www.myspace.com/wildcompany RECENSORE: Carlo Geromel
Il lavoro che i Nostri ci presentano è il loro secondo lavoro in studio uscito per Revalve Records. In precedenza si erano già fatti sentire dal pubblico con “On the Road” che è targato 2008, un DVD live “Live@Stazione”del 2009. ed Ep “the golden Eagle” del 2010. Inside è interessante, ma forse troppo radio oriented per quello che sono certe scelte tecniche. Sia chiaro la scelta fatta è condivisibile, alla fine le band stanno in piedi grazie alle vendite ed ai live che fanno, ma forse spendere un secondo in meno nelle sonorità post prodotte non sarebbe stato male per l’anima del cd. Dal punto di vista strettamente legato al sentimento ed al feeling che la band
genere, mentre per chi non lo è l’acquisto può essere fatto per chi vuole una buona colonna sonora per un lungo viaggio. VOTO: 70/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 21/02/12 GENERE: Southern rock
SITO WEB: http://www.wildshooterband.com/ RECENSORE: Alessandro Schumperlin WINDSTORM Time to walk
La tentazione di dare uno 0 (ZERO) a questo disco è mitigata solo dal gran lavoro di produzione che è indiscutibilmente ciò che ogni quindicenne dentro al suo garage sogna un giorno di godere.
VOTO: S.V. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 13/01/12 GENERE: pop/rock SITO WEB: www.facebook.com/windstormband RECENSORE: BM1 WINTERAGE
Veniamo ad ascoltare questo lavoro fresco fresco del quartetto torinese WIndstorm. Con un curriculum di live impressionante i windstorm presentano questo promo di tre canzoni di cui due cantate in inglese e una ("la maschera") in italiano. Che dire..è già una band che gravita ad alti livelli e che collabora con gente di un certo calibro. Non si può dire proprio nulla di negativo riguardo la produzione. Di un alto livello professionale. Si può dire molto altro sulle canzoni, intendo sulla qualità del brano in se, più che sulla fattura. Parlo del corpo ora, non del vestito. Mi viene da esordire in modo pesantemente critico non tanto nei confronti degli windstorm, ma nei confronti dell'industria musicale italiana, e soprattutto dei suoi fruitori, cioè chi alla fine del cerchio compra i dischi. Questi dischi mi fanno incazzare tantissimo. Il livello altissimo di produzione è inversamente proporzionale alla qualità dei brani. Ma questo è un assunto ormai generale nel nostro paese. Su questo disco c'è talmente poco che c'è pochissimo da dire. "time to walk" è un trittico di canzoni di uno scialbore piatto e sciatto a tal punto che potrebbero addirittura vendere un sacco. L'ennesimo disco pop che crea un paradosso semi esistenziale per ogni musicista che non rientra negli ingranaggi della più abbietta e bassa catena di montaggio qual'è il panorama del mercato della musica italiana attuale. MTV ha ucciso tantissimo. E continua a farlo. Time to walk, tempo di camminare. Sì, in direzione assolutamente opposta a questa però.
Fondati nel 2008 i Winterage esordiscono con questo omonimo lavoro autoprodotto e composto da sei tracce originali. Registrato e curato dal mastermind Tommy Talamanca presso i suoi ormai consolidati Nadir Studios questo cd appare fin da subito originale, a partire dalla scelta di dare voce ai soli strumenti (chitarra e tastiera su tutti). Musicalmente inquadrabile sotto la casella 'power' l'opera dei Winterage si compone di momenti orchestrali e sinfonici che, seppur lontanamente, sembrano ispirarsi ai nostrani Rhapsody Of Fire ed ai finnici Stratovarius. Episodi elaborati come "Wrath of Revenge", "Ancient Force" e "Kingdom of Twilight" emergono solo dopo numerosi ascolti al termine dei quali si sarà riusciti ad abituare l'orecchio alla mancanza di una voce narrante ed alla costante presenza di un violino che dal canto suo apporterà al songwriting dei Winterage un tocco folk e nordico tipico di Finntroll e Korpiklaani. La creatura di Dario e Gabriele (tastiera e flauto appunto) funziona bene e si candida come ideale colonna sonora di un lungometraggio storico, magari incentrato sul mondo vikingo. Un lavoro di questo genere richiede una preparazione tecnica adeguata e di buon livello che puntualmente si concretizza ad ogni passaggio delle varie "Power in My Veins" e "The King of Fairies" anche se per molti estimatori del symphonic-power non sarà affatto facile metabolizzare per intero un disco incentrato su tali sonorità senza l'ausilio di una bella voce pronta a lanciarsi in memorabili refrains. Meritevole di un chance anche da parte degli ascoltatori più scettici e conservatori. VOTO: 68/100
PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 03/10/11 GENERE: classica/metal/progressive
SITO WEB: www.myspace.com/WinterageMetal RECENSORE: Andrea Costa WHITOUT PUSHIN UNCLE Felice destino
Felice Destino, dei Whitout Pushin Uncle (WPU), è finalmente un album punk trasudante personalità e carattere, come pochi oggi se ne trovano. L'uso dell'armonica è molto originale e arricchisce notevolmente i brani in cui compare, ma la voce del cantante è la garanzia per distinguere i WPF da mille altri gruppi, arrabbiata, ringhiante, che entra intesta e sembra non uscirne più. Tutto questo è apprezzabile grazie alla buona solidità della band e al suo suono molto potente e marcato, che sa muoversi con agilità anche all'interno di altri generi(ad esempio lo ska). Le canzoni sono quasi tutte scritte in italiano, lingua che riescono a padroneggiare sicuramente meglio che l'inglese. Quelle che ho più apprezzato sono "Come vuoi mai" in assoluto, seguita da "Salvami" e "La tela del ragno", con testi a tratti taglienti e crudi e a tratti poetici, in alcune parti forse migliorabili. Le linee vocali in perfetto sile punk, a lungo andare rischiano di sembrare un pò ripetitive e questa è l'unica critica che mi sento di poter fare nei confroni della band. L'album si chiude in bellezza con tre canzoni acustiche, che danno a chi ascolta ancora un opportunità timbrica divrsa, bella, nonostante io li preferisca in versione "cattiva". Sono contento di aver conosciuto i WPF, con il loro disco hanno dimostrato che si può osare ed essere originali pur riuscendo a tenere una linea essenzialmente punk. VOTO: 75/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 15/04/11 GENERE: punk
SITO WEB: www.myspace.com/withoutpushinuncle RECENSORE: Laio YOU CALL IT A NAME In cuffie stavolta sono di passaggio i francesissimi YCIAN, che da Parigi guardano con ammirazione a quel sound che ha negli anni scorsi ha portato alla ribalta gruppi oltreoceano come Interpol and more. Registrazione compatta e pulita per l’EP, sin dall’iniziale Sex Toy che ha un buon tiro, e mette subito in chiaro le intenzioni della band con la voce baritonale a fare da padrona sul resto. Minimal non è all’altezza della traccia d’apertura e non riesce a trovare un guizzo vincente, per Lemme Try dicasi lo stesso se non per il ritornello mentre Stand Up… ritorna sui livelli più che apprezzabili, retaggio dei FFerdinand che furono ma comunque il miglior pezzo, armonico e di buona scrittura. Aspettiamo che la band prenda la sua strada, e faccia le sue dovute prove nella cantina parissiene. Alla prossima. VOTO: 60/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 02/05/11 GENERE: pop
SITO WEB: www.myspace.com/youcallitaname RECENSORE: Al Miglietta ZERO LAB STATION Il mondo di sotto Una città come Napoli è croce e delizia per chi vi ci abita. C’è chi lascia passare tutto sotto i propri occhi, interessandosi poco di ciò che non accade strettamente nel proprio giardino di casa, e c’è chi decide di resistere, combattere giorno dopo giorno, nella volontà di cambiare il sistema. Gli ZeroLab Station si inseriscono nella seconda di queste categorie. Figli delle posse degli anni ’90 come idee “combat” e politiche, gli ZeroLab più che nel dub si trovano bene in un genere che trova nei Rage Against the
Machine l’apice: un rock duro, hardcore, da combattimento, con chitarre taglienti e suoni sintetici, al servizio di un rap dai toni aspri, da lotta & rivoluzione. Ascoltate brani come “Storia di questi giorni”, vivida fotografie dei malesseri sociali degli anni ’00, “L’Italia è una Repubblica” che dovrebbe essere fondata sul lavoro non precario, “Meridione” strettamente legata alle esperienze più vicine al gruppo. “Il Mondo di sotto”, il titolo del disco che contiene altre tracce degne di nota come “Good Job”, “Santo subito” (anche se in questi giorni il “santo” se la sta passando molto male), “Pensiero di una bomba”, è un esordio ottimo, gli Zero Lab Station fanno subito intravedere di che pasta sono fatti. Cercatelo in streaming, vi verrà voglia di acquistarlo. Vorrei andare ad un loro concerto, sono sicuro che “scasserebbero” tutto. PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 18/11/11 GENERE: alternative rock
SITO WEB: www.myspace.com/zerolabstation RECENSORE: Antonio Cascarino ZOMBIE EAT CARBONARA Fottetevi voi e il vostro mondo di merda
Finché parliamo di questa one-man band Romana in termini di art-work e packaging va tutto bene, ha fatto un bel lavoro ed in maniera auto-prodotto e tutto da solo. Ma se devo affrontare il discorso musicale, non saprei che dire. Questo cd composto da 10 tracce è stranissimo, non saprei come classificarlo oppure identificarlo. CANZONE PER ANARCHIA potrebbe essere un pezzo cantautoriale d'amore (il testo è anche interessante), pero' lento angosciante, c'è anche una fisarmonica in mezzo e penso le note principali, a parte quelle del bassi siano di una tastiera o bobe simili. Il cantato sebra uscir fuori da una persona ubriaca e disperata che racconta una storia triste. NON VOGLIO è aperta da samples di film trash e la canzone sembra un punk primordiale suonato abbastanza male, non si riesce a capire molto, non capisco se è per via della registrazione che sembra un demo-tape rovinato, oppure perchè è stata concepita proprio in questo modo. NAZI DREAD ha una voce cacofonica e storpiata, sorretta da una base che ha in primo piano una pianola, anche qui sembra una parodia, oppure un tentativo di suonare un dark estremo, ma ugualmente non comprendo
se è per parodia o sulserio. La title track è composta da soli suoni sorvapposti e credo una voce mostruosa sotto, sembrerebbe più un intro o un outro (pero' non lo è), però possiamo anche sorvolarla.. SOLO PER TE, altra canzone strana mono-tutto, anche questa sembra una parodia, però del grind, c'è una voce super distorta dal computer, anche qui sorvoliamo. CYBERPUNK DELIRIUM è composta da una basse elettronica che direi niente male, ed una voce filtrata, puo' vagamente ma molto vagamente ricordare qualcosa dei Blue Vertigo. TUTTI STRONZI segue il discorso di NON VOGLIO, punk becero con voce distorta (sembra rallentata in modo computerizzato). LAUDAMUS LATAE SENTENTIAE consiste in un estratto di una messa con l'organo e qualcosa di incomprensibile sopra ad un certo punto della canzone...REQUIEN FOR MANKIND credo sia un outro strumentale, creato dalla tastiera con qualche effetto di mitraglitrice di sottofondo. Sinceramente questo CD mi ha spiazzato, non capisco propria cosa rappresenti, se è un parodia demenziale è pure passabile o quantomeno più apprezzabile, se è un lavoro serio (anche se non credo) a mio avviso è veramente scarso. VOTO: 40/100 PUBBLICAZIONE RECENSIONE: 20/04/11 GENERE: colonne sonore
SITO WEB: www.myspace.com/zombieeatcarbonara RECENSORE: Chrisplakkaggiohc
UN GRAZIE A TUTTI VOI PER QUESTO BEL TRAGUARDO (La direzione) M.arT.y e Alex 21/02/2012 Documenti Protetti