ADIGE PO newS magazine d’informazione del Consorzio di bonifica Adige Po LUGLIO 2017
ALLARME ROSSO SUBSIDENZA ADIGE: SITUAZIONE DRAMMATICA DALLA CATALOGNA PER STUDIARE IL DELTA DEL PO MORIA DI PESCI ALLE BOTTI BARBARIGHE INVESTIMENTI PER L’IRRIGAZIONE DEL VENETO I LAVORI SUL TERRITORIO
Allarme rosso: “Non ci sono soldi per combattere la subsidenza� E’ grave, la situazione emersa nel corso del vertice tra i rappresentanti provinciali, regionali e nazionali dei Consorzi che si occupano di garantire la sicurezza idrogeologica
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Non ci sono abbastanza finanziamenti, per quanto la legge ne preveda lo stanziamento, per consentire ai due Consorzi di bonifica del Polesine, l’Adige Po e il Delta del Po, di combattere la subsidenza, ossia l’abbassamento della costa e del suolo, come sarebbe necessario ________________________________________ Rovigo - Nella giornata del 5 giugno, nella sede del Consorzio di Bonifica Adige Po, è stato ospitato un vertice tecnico, indetto dai presidenti del Consorzio di Bonifica Adige Po e Delta del Po, Mauro Visentin e Adriano Tugnolo. Oltre alle associazioni di categoria, erano presenti le amministrazioni dei consorzi del Ferrarese, della provincia di Ravenna e i vertici dell’Anbi regionale e nazionale, ovvero le associazioni che raggruppano gli enti di bonifica. L’incontro aveva l’obiettivo di cercare una soluzione in merito al fenomeno della subsidenza, che consiste nell’abbassamento del suolo. Il presidente Tugnolo ha sottolineato che esiste una legge per contrastare gli effetti della subsidenza, ma che i relativi capitoli di bilancio non vengono aggiornati da anni, tanto che la manutenzione e il ripristino degli argini, come il riordino di impianti idrovori e di sollevamento delle acque, necessitano di milioni di euro che non sono stati stanziati. La soluzione, come commenta il presidente del Consorzio di Bonifica Adige Po, Mauro Visentin, sarebbe un finanziamento annuale costante, che permetta di programmare gli interventi e la messa in sicurezza del nostro territorio.
Il presidente del Consorzio di bonifica Adige Po Mauro Visentin
L’Anbi, al termine della giornata, ha comunicato l’intenzione di impegnarsi a livello nazionale per sollecitare i finanziamenti di cui il territorio polesano necessita, anche se dobbiamo porre particolare attenzione alle richieste di nuove estrazioni di metano in polesine, che potrebbero aggravare una situazione già rischiosa. E’ in programma un incontro tecnico per la fine dell’anno, anche se i vertici dei Consorzi sono già all’opera per sensibilizzare ulteriormente le amministrazioni riguardo la problematica.
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Adige, situazione drammatica: se non piove acquedotti a rischio La siccità è arrivata a livelli d’allarme, con livelli di acqua nei fiumi di gran lunga al sotto dei valori medi stagionali. “In particolar modo - si legge in un’ordinanza emessa dal presidente della Regione, Luca Zaia - la situazione di carenza di disponibilità idrica nel fiume Adige mette a rischio l’approvvigionamento irriguo e in prospettiva anche idropotabile nelle zone servite da acquedotti con prelievi dal fiume”. Per questo motivo Zaia ha firmato un’ordinanza con la quale si conferma lo stato di crisi idrica (già decretato in maggio), in modo da poter attuare le misure necessarie a fronteggiare la situazione.
Giancarlo Mantovani, Direttore del Consorzio di bonifica Adige PO
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L’ordinanza avrà validità fino al 15 luglio. Viene anzitutto stabilito che le utenze irrigue dovranno ridurre, a livello consorziale, il prelievo netto di portate derivate o subderivate dal fiume Adige, in base alla portata media registrata giornalmente a Trento San Lorenzo, secondo uno schema che prevede una riduzione percentuale
progressiva a partire da 180 metri cubi al secondo fino a 80 metri cubi al secondo. Al di sotto di questa soglia la riduzione sarà del 100%. Verrà cioè vietata l’irrigazione. Il Consorzio di Bonifica Adige Po dovrà convogliare in Adige almeno 2 metri cubi d’acqua al secondo dalla presa Bova, a Badia Polesine, fino oltre la città di Rovigo. L’ordinanza stabilisce inoltre che le utenze irrigue di tutti i bacini idrografici, escluso il bacino del fiume Po, dovranno ridurre da subito il prelievo del 12%.
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Dalla Spagna per studiare la bonifica veneta
Dalla Catalogna nel Delta del Po a scuola di bonifica Un gruppo di spagnoli di Delta Med, l’associazione che raggruppa le zone umide litoranee del mediterraneo, ha visitato i territori compresi tra Ferrara e Rovigo per scoprire soluzioni alle problematiche del territorio, dell’ambiente e dell’agricoltura sostenibile. Sono arrivati dalla Catalogna per studiare il sistema ed il ruolo dei consorzi di bonifica del Delta del Po tra nelle province di Ferrara e Rovigo. E’ la comitiva di spagnoli che mercoledì mattina ha raggiunto il Museo di Bonifica di Ca’ Vendramin, per seguire i lavori del convegno sulla ricerca di Ritmare, lo studio che tenta di analizzare, dal punto di vista scientifico, il futuro del Delta del Po. Proprio all”Istituto Agroambientale Terre dell’ Ebro si trova la sede di Delta Med, associazione che si è costituita 15anni fa in Spagna, su iniziativa del consorzio di bonifica dell’Ebro e del Consorzio di bonifica Delta Po Adige di Taglio di Po. L’associazione oggi raggruppa persone giuridiche che rappresentano i delta delle zone umide litoranee del Mediterraneo: oltre ai consorzi di bonifica del Delta del Po e dell’Ebro vi sono anche quelli del Delta del Rodano, del Danubio, del Nilo, dell’Evros, della laguna di Albufera a Valencia, oltre a quelle di Venezia e di Caorle. Obbiettivo: scambiare esperienze e conoscenze su problemi del territorio, dell’ambiente e dell’agricoltura sostenibile: dall’erosione costiera alla subsidenza, dalla salinizzazione, al cambiamento climatico sino al problema del degrado ambientale
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L’idea dei consorzi di bonifica per arginare il cuneo salino ed evitare le secche
A Botti Barbarighe “la moria di pesci non è responsabilità del Consorzio”
L’ente con i suoi rappresentanti Mauro Visentin e Giancarlo Mantovani fa presente come viene tutelata anche la fauna ittica e non solo i canali. Ultimate le operazioni di bonifica del Ceresolo, dopo la moria di pesce dei giorni scorsi, provocata da un abbassamento del livello necessario per lavori di consolidamento dell’argine, unito alle temperature altissime. ________________________________________ Pettorazza (Ro) - Oltre due tonnellate di pesci morti. E’ pesante il bilancio della moria di pesce registrata nel Ceresolo, nel territorio comunale di Pettorazza Grimani. Bilancio stilato al termine delle operazioni di pulizia e bonifica. E comunque provvisorio, dal momento che parte delle carcasse era già stata portata via dalla corrente. Una mezza catastrofe, insomma, con migliaia di pesci uccisi. Lo spiega il sindaco Giuliano Bernardinello. “Stamattina - dice - come anticipato si é provveduto a recuperare tutto il pesce morto che si trovava all’interno del bacino a Botti Barbarighe. Una parte dello stesso a seguito del variare delle correnti ha preso il largo. Il pesce raccolto pari a circa 2 tonnellate é stato inviato allo smaltimento. “Speriamo che non succedano più catastrofi del genere. Ringrazio gli.abitanti di Botti Barbarighe per la pazienza portata in questi giorni alle prese con odori nauseabondi”.
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Espurgo dal sostegno Vaccara fino all’origine dello Scolo terre Vecchie nel Comune di Melara.
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Pulizia straordinaria dei bacini presso la Chiavica di Calto nel Comune di Calto.
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LA STORIA DEI CONSORZI Operai, fotografia del 1932
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Espurgo sullo scolo Canalazzo di Gaiba
Frana presso la Botte Bottrighe Vallon Dossolo nel Comune di Adria
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PRIMA E DOPO Lavori di ripresa frane nei pressi della Botte Negro nel Comune di Crespino.
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CALDO: L’ITALIA È A SECCO ED IL PO SCENDE A -3,23 METRI Il livello idrometrico del fiume Po è sceso 3,23 metri sotto lo zero idrometrico, mezzo metro piu’ basso rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dopo un mese di giugno, in cui le precipitazioni sono risultate in calo del 25,6% e il caldo ha aggravato la siccità nei campi e alimentato gli incendi. Lo stato del piu’ grande fiume italiano è rappresentativo della crisi idrica del Paese, anche perchè dal bacino idrico del Po dipende il 35% della produzione agricola nazionale. Lungo la Penisola, con il grande caldo, gli agricoltori sono già dovuti ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le coltivazioni, ma anche il fieno per l’alimentazione degli animali. Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte, sottolinea Coldiretti, per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idroesigenti. Ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli, senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare. Di fronte alla tropicalizzazione del clima, sostiene Coldiretti, se si vuole continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, bisogna organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi con interventi strutturali, che non possono essere più rimandati. Occorrono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, creando bacini aziendali, utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l’acqua piovana.
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147 milioni per l’irrigazione Può una regione come il Veneto, il cui Pil sta trascinando l’economia italiana grazie soprattutto all’agricoltura, non investire in irrigazione? Per superare i danni dei cambiamenti climatici ed efficientare l’irrigazione veneta, i consorzi di bonifica hanno pronti 20 progetti per un totale di 147 milioni di euro di investimenti. Si tratta di interventi prioritari come l’infrastrutturazione e la modernizzazione delle reti irrigue. Opere in grado di produrre un risparmio idrico che, rispettando l’obiettivo del bando del PSRN (Piano di Sviluppo Rurale Nazionale), va dal 5 al 25%. “Per un’agricoltura efficiente, la disponibilità idrica è il primo fattore di produzione. Riteniamo indispensabile agire in prevenzione anziché intervenire in emergenza. Per farlo serve un piano regionale pluriennale che soddisfi appieno la progettualità esecutiva manifestata dai Consorzi di bonifica, che vada a compensazione degli investimenti all’interno del PSRN”, commenta Giuseppe Romano, Presidente di Anbi Veneto. In tema di investimenti però, c’è un paradosso: l’agricoltura veneta traina l’economia italiana ma non si investe sulla rete irrigua, contribuendo a contrastare le frequenti annate siccitose. Stime preliminari sul Pil diffuse dall’Istat, il Nord Est ha il rialzo più alto:+1,2% rispetto alla media nazionale +0,9%; a favorire questo aumento è stata in particolare l’agricoltura con un complessivo +4,5%. Una situazione economica che ci ricorda che il cibo è irriguo e che solo grazie all’irrigazione si sono raggiunti livelli di produzione agricola lorda pari a 5,7 miliardi di euro. Migliorare l’irrigazione del Veneto permetterebbe, inoltre, di contrastare annate siccitose come quella che stiamo affrontando dove si è registrato un valore medio di piovosità primaverile tra i 3 più bassi degli ultimi 23 anni (-30%) con forte deficit su tutto il territorio veneto. Infine, si andrebbe a migliorare l’uso della risorsa e a mitigare il depauperamento delle falde. “Gli investimenti irrigui si devono tradurre in una progettualità ben definita e programmata, a partire dal bando del Piano di Sviluppo Rurale nazionale, ai Fondi di Sviluppo e Coesione, ad una pluriennale programmazione regionale”. Tuttavia dei 300 milioni di euro destinati dal PSRN solo 30/40 milioni saranno destinati al Veneto, mentre dei 295 dell’FSC, la cui ripartizione vede il 20% delle risorse indirizzate al centro nord ed il restante al sud, 10/20 milioni circa troveranno la strada del Veneto. “La nostra proposta alla Regione del Veneto prevede che agli ipotetici 60 milioni di euro che finiranno in Veneto attraverso i piani nazionali ed europei, si affianchi una programmazione regionale decennale per l’irrigazione da 8 milioni di euro all’anno. Così, con altri 80 milioni di euro, riusciremo a coprire i costi degli interventi da noi considerati prioritari per l’irrigazione, che abbiamo quantificato in 147 milioni di euro”, conclude Romano. L’Assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan, commenta: “Con i cambiamenti climatici in atto dobbiamo sempre più prepararci ad affrontare situazioni estreme come questa siccità. C’è un grande lavoro nazionale da fare. Ci batteremo affinché i fondi nazionali vengano erogati velocemente, in quanto in Veneto, grazie anche al grande lavoro dei Consorzi di bonifica, abbiamo progetti esecutivi e le risorse, quando ci sono, vengono investite senza perdite di tempo”. Pan, infine, promette che alla prossima Commissione di bilancio proporrà un piano regionale per l’irrigazione da affiancare ai grandi piani nazionali.
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