Adige po news maggio 2017

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ADIGE PO newS magazine d’informazione del Consorzio di bonifica Adige Po maggio 2017

GLI INTERVENTI FUTURI UN PIANO CONTRO LA CRISI IDRICA SUBSIDENZA UN MOSE SULLA FOCE DELL’ADIGE MANUTENZIONI ORDINARIE CONSUMO DEL SUOLO PROGETTO SCUOLA: PREMIATA ROVIGO


Una lunga serie d’interventi attende il via della Regione

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Una lunga lista di interventi per sistemare i corsi d’acqua polesani attende il via dalla Regione. Il Consorzio di Bonifica Adige Po ha stilato una serie di progetti che sono stati inclusi nel piano triennale degli interventi, recentemente approvato dall’assemblea consorziale, al fine di inserirli nell’apposita delibera regionale relativa all’aggiornamento dell’elenco delle opere pubbliche di natura urgente e indifferibile nel settore della bonifica e dell’irrigazione, necessarie per la tutela e la valorizzazione del territorio regionale. Gli interventi riguardano i lavori di sistemazione idraulica irrigua del bacino Crespino (un milione di euro) e del canale Valdentro nei comuni di Villadose e Adria (1 milione e 300mila euro); il canale Manin (960mila euro) il bacino Ponte Foscari (un milione di euro) e il bacino Gurzone (un milione di euro), i lavori di sistemazione degli impianti di irrigazione attrezzata (un milione 450mila euro); i lavori sul canale Adigetto (un milione 200mila euro) e l’adeguamento impianti idrovori e irrigui (900mila euro).

Il presidente del Consorzio di bonifica Adige Po Mauro Visentin

La lista continua poi con i lavori di completamento delle opere idrauliche del bacino Tenca (700mila euro); del bacino Aranova (750mila euro); del bacino Molinella (600mila euro); del bacino Dossi Vallieri (un milione di euro) e con i lavori di ammodernamento delle paratoie del canale irriguo Adigetto ( 2 milioni 400 mila euro); di ammodernamento e potenziamento dell’impianto idrovoro terre Basse (un milione di euro); e con gli interventi per la mitigazione delle piene nel sottobacino Mandria nel Comune di Adria (400mila euro).

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un piano contro la crisi idrica “L’acqua nel fiume Po, utente silenzioso, è poca, e nel Delta arriva quella che ci lasciano. Quando c’è la crisi idrica, serve un piano di emergenza per far fronte alla crisi stessa e serve anche qualcuno che applichi il piano, destinato altrimenti a rimanere solo una buona pratica che però non trova applicazione”. Lo ha detto Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio di bonifica Adige Po, intervenendo al primo workshop nazionale con i portatori di interesse intitolato “Le sfide poste dalle scelte per le attività di uso del territorio e dal cambiamento climatico per la protezione della risorsa idrica”, organizzato da Fondazione Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici e Agenzia regionale per l’ambiente e l’energia dell’Emilia Romagna, e svoltosi ieri alla Fondazione Ca’Vendramin.

Giancarlo Mantovani, Direttore del Consorzio di bonifica Adige PO

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A fare gli onori di casa, il direttore Lino Tosini: “Sulla questione riserva idrica condivido tutto, ma c’è un problema istituzionale: finchè non ci sarà un’autorità unica che decida sulla distribuzione dell’acqua nel bacino del Po, non se ne verrà fuori e il problema della carenza di acqua non si risolverà”.


Quindi, si è entrati nel vivo dei lavori con l’introduzione di Silvano Pecora dell’Ar - pae Emilia Romagna, la presentazione di Guido Rianna del progetto complessivo Proline Ce, i cui elementi cardine sono sviluppare strategie in maniera congiunta con i partner - 13 e 5 quelli associati - e proporre buone pratiche. A seguire, gli interventi di Silvia Torresan della Fondazione Centro Euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, di Claudia Vezzani dell’Autorità di bacino del Po, che ha focalizzato l’attenzione sul piano di gestione delle siccità del bacino del Po, denominato direttiva magre Po, e infine di Francesco Puma, segretario dell’Autorità di distretto del Po, che riprendendo il concetto già espresso da Mantovani e Tosini sull’uso dell’acqua nel bacino del Po: “Gli usi dell’acqua - ha concluso - sono diritti acquisiti che devono essere tutelati e non essere lasciati a chi prima arriva se ne serve”. Presente fra gli altri rappresentanti dell’Emilia Romagna Sandra Monducci, funzionario del Servizio acqua: “No allo spreco della risorsa idrica - ha chiosato - sì invece ad un uso razionale”.

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subsidenza

la costa arretra 3 metri l’anno Ogni anno spesi 2,2 milioni di euro

«Ogni anno vengono spesi in Basso Polesine 2,2 milioni di euro, costi di energia elettrica per il sollevamento dell’acqua, dato che a causa di bradisismo e subsidenza, che hanno fatto finire sotto il livello del mare il Delta del Po, siamo costretti ad azionare le idrovore». L’ha affermato ieri mattina, Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio di Bonifica Adige Po, in occasione del seminario scientifico Delta del Po: un tesoro da salvare, svoltosi in Pescheria Nuova di Rovigo ed organizzato da Italia Nostra con Ordini di architetti, ingegneri, geometri e Itg Bernini. «Altri 2,4 milioni di euro annui, sempre per spese di elettricità, sono spesi nel resto della provincia. Dunque in totale fanno 4,6 milioni di euro in bollette della luce. A questo dobbiamo aggiungere almeno un altro milione di euro, speso dai due Consorzi di Bonifica, per tutto il lavoro di manutenzione e ricostruzione che ogni anno viene fatto nel Delta del Po». È stata fatta, da parte degli esperti Gambardella, Tosini e Piombo, un’analisi sui costi per tutta la ricostruzione degli argini delle province di Rovigo e Ferrara. «Ebbene siamo sull’ordine dei 3mila milioni di euro. Altri 220 milioni di euro per spese di rifacimento argini e 700 milioni di euro per quello che riguarda le zone di Rovigo, Ferrara e in parte Ravenna. Questi sono tutti soldi che sono stati tolti al sociale e allo sviluppo del Polesine. Ci hanno fatto finire con l’acqua alla gola». Devastanti dunque gli effetti della subsidenza sulla bonifica. Guido Selvi, dirigente della Regione Veneto, ha invece parlato dell’evoluzione della costa nel Delta del Po, tra rilievi e monitoraggi. «Ogni anno registriamo un arretramento di circa 3 metri della costa su tutta la zona del Delta, che comporta la sparizione degli scanni e problemi alle aree di coltivazione. Serve un costante monitoraggio su questo territorio giovane e molto dinamico. La Regione dal 2006 esegue rilievi ogni tre anni, per capire quelle che sono state le variazioni altimetriche e planimetriche. È stato prodotto uno studio sui bradisismi, che ha messo in luce come la zona meridionale del Delta sia quella con gli abbassamenti più consistenti. A Taglio di Po è stata creata una stazione nella quale vengono eseguite misure con Gps».

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L’idea dei consorzi di bonifica per arginare il cuneo salino ed evitare le secche

Un “Mose” sulla foce dell’Adige

Un Mose sulla foce dell’Adige. E’ quello a cui stanno pensando i Consorzio di bonifica per evitare la risalita del cuneo salino e contrastare la siccità dell’Adige. E’ attorno a questo progetto, infatti, che si sono confrontati i vari consorzio di bonifica del bacino dell’Adige, che si sono riuniti a Rovigo, ospiti del Consorzio Adige-Po. In agenda, l’istituzione di un gruppo di lavoro che entro l’anno possa proporre una serie di interventi strutturali, ancorché mobili, da realizzare alla foce per impedire la risalita del cuneo salino e in alcuni punti critici del fiume per garantire la possibilità di avere tiranti idrici tali da mettere le pompe, oggi rimaste all’asciutto, in condizione di funzionare. Tali progetti verranno quindi inviati alla regione del Veneto ed ai competenti ministeri per ottenere i necessari finanziamenti indispensabili per dare soluzione ad un problema che mette in crisi la vivibilità e l’economia di gran parte del Veneto. Nei giorni scorsi, infatti, il livello dell’Adige ha raggiunto quote minime mai misurate, con la conseguenza che le derivazioni ad uso idropotabile ed irrigue del Polesine erano state messe fuori gioco e rese inutilizzabili in quanto le pompe di pescaggio erano rimaste all’asciutto in una zona del fiume da dove storicamente l’acqua non si era mai ritirata. In più nel Delta del Po, a causa della portata irrisoria del fiume, il cuneo salino è risalito per circa 12 chilometri fino a raggiungere e superare la Romea, rendendo inutilizzabile l’acqua del fiume sia per l’uso idropotabile che irriguo. Il presidente Zaia, a fronte della carenza idrica, ha disposto la riduzione del 40% delle portate irrigue derivate per favorire l’uso idropotabile, ma in tale contesto comunque i consorzi di bonifica polesani già avevano ridotto molto di più la portata derivata, azzerandola nel Delta, a causa dell’impossibilità di prelievo. Le crisi idriche dell’Adige non sono più un evento eccezionale: purtroppo si ripetono con cadenza triquadriennale e per questo c’è bisogno di una soluzione strutturale, che garantisca l’utilizzo dell’ac - qua del fiume per le esigenze primarie: prima l’uso potabile poi l’irrigazione.

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Ripresa franamenti nel canale Crespino nel Comune di Villanova Marchesana.

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Sistemazione sponde e pertinenze ponte chiavica sul Canale Presciane nel Comune di San Bellino

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Sostegno del prete nel Comune di Canaro

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Espurgo di fondo per miglioramento delle condizioni del canale irriguo Variante Francavilla nel Comune di Badia Polesine.

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Consumo del suolo – Ecco le regole dei Consorzi di bonifica Forte dell’esperienza quotidiana nella gestione del territorio anche ANBI (Associazione Nazionale Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) Veneto interviene nel dibattito sulla nuova Legge Regionale sul consumo del suolo. “I compiti istituzionali assegnati ci obbligano a richiamare l’attenzione su alcuni dati fondamentali, affinchè il Consiglio Regionale possa assumere le decisioni migliori” commenta Giuseppe Romano, Presidente di ANBI Veneto, che rilancia le 7 regole proposte dai Consorzi di bonifica della regione: 1)

Fermare l’urbanizzazione non governata

2)

Rispetto assoluto dei pareri di compatibilità idraulica sulle nuove urbanizzazioni

3)

Perseguire accordi e convenzioni con i Comuni anche con il superamento del Patto di Stabilità

4)

Ricreare l’invarianza idraulica nelle aree già edificate

5)

Recuperare gli scoli nelle aree residenziali private

6) Recuperare la capacità di invaso con la pulizia di tutti i fossi e delle scoline private nelle campagne 7)

Estendere i Piani delle Acque a tutto il Veneto

Dopo la Lombardia, il Veneto è, infatti, la regione italiana con la più alta percentuale di suolo urbanizzato: oltre il 9%; negli anni ’50 era meno della metà. La provincia con la più alta percentuale è Padova (18,8%), seguita da Treviso (16,5%). Nel 1970, il 54% del territorio era agricolo, nel 2010 tale percentuale è scesa al 44% con una trasformazione media annua di circa 4.495 ettari di superficie agricola utilizzata; il periodo di maggior trasformazione di suolo agricolo è compreso fra il 1970 ed il 1980 con una media di 7.725 ettari all’anno. “Per qualsiasi scelta – conclude il Presidente di ANBI Veneto – bisogna tener presente che un terzo della pianura veneta, vale a dire 240.000 ettari, è sotto il livello del mare; a ciò vanno aggiunti ulteriori 215.000 ettari, per un totale di 450.000 ettari, sono considerati ad alto rischio idrogeologico in quanto in questi territori le acque non defluiscono al mare senza l’azione di sollevamento e pompaggio dei circa 400 impianti idrovori necessari a mantenere asciutto il territorio. Superficie che senza questa azione potrebbe ritornare territorio acquitrinoso. Su questo grande catino che circonda l’arco lagunare di Venezia che lambisce le città di Treviso, Padova e Verona, purtroppo abbiamo trasformato più del 32% dell’intera superficie che da agricola è diventata artificiale e cioè circa 70.000 ettari di aree urbane. E’ intuitivo che un’area cementificata assorbe assai meno di un’area agricola; be’, nel decennio 2000-2010, sono stati consumati, cioè impermeabilizzati ben 4.130 ettari di suolo agricolo all’anno, corrispondenti a circa 13 campi da calcio al giorno!” “Ora, però, c’è bisogno che gli investimenti che il Paese ha scelto di fare non vengano bloccati dalle burocrazie e che

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250 ragazzi raccontano la bonifica

La scuola secondaria di primo grado C. Parenzo realizza un video Fumetti, cartelloni pubblicitari, ricette, manuali e perfino un Trivial Pursuit per scoprire le vie d’acqua del nostro territorio e l’attività dei Consorzi di bonifica. Si è tenuta giovedì 18 maggio, al Liceo Artistico Modigliani di Padova, la giornata finale del Progetto Scuole “Acqua, Ambiente e Territorio – Alla scoperta del meraviglioso mondo dell’acqua”, realizzato nel corso dell’anno scolastico da Anbi Veneto, l’Unione Regionale Consorzi Gestione e Tutela del Territorio e Acque Irrigue. “L’obiettivo principale – ricorda Giuseppe Romano, Presidente di Anbi Veneto – è stato quello di educare gli studenti alla salvaguardia del territorio, attraverso esperienze didattiche legate ai nuovi media, approfondendo, in un territorio che cambia, temi come la sicurezza idraulica, l’irrigazione, le innovazioni ambientali dei Consorzi, il ciclo dell’acqua e la storia dell’ambiente in cui viviamo, reso possibile solo grazie all’opera dell’uomo”. I ragazzi hanno svolto un percorso caratterizzato da una lezione frontale e 10 ore di laboratorio multimediale, che li hanno portati a realizzare fotoromanzi, libri informativi, video e cartelloni pubblicitari per far comprendere in maniera creativa e divertente l’importanza che riveste per tutti noi l’attività di bonifica, irrigazione e salvaguardia del territorio. I protagonisti dell’evento sono stati i 250 ragazzi, provenienti dalle scuole primarie e secondarie di primo grado di 9 Istituti scolastici del Veneto (San Donà di Piave, Zero Branco, San Zeno di Arzignano, Carmignano di Brenta, Rovigo, Rosolina, San Giorgio in Brenta, Brugine ed Este). I materiali sono tutti consultabili sul sito www.anbiveneto.it.

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