Delta giugno 2017

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DELTA del po NEWS Mensile di informazione del Consorzio di bonifica delta del po

n.6 - 2017

ALLARME SUBSIDENZA INVESTIMENTI CONTRO LA RISALITA DEL CUNEO SALINO COSTI ELETTRICI DA ABBATTERE UNIVERSITARI VISITANO IL CONSORZIO CALDO: L’ITALIA A SECCO 150 MILIONI PER L’IRRIGAZIONE


INDICE

NON CI SONO SOLDI PER necessario investire sul COMBATTERE LA SUBSIDENZA CUNEO SALINO E’ grave, la situazione emersa nel corso del vertice tra i rappresentanti provinciali, regionali e nazionali dei Consorzi che si occupano di garantire la sicurezza idrogeologica

Il sottosegretario Velo risponde all’interrogazione del parlamentare polesano Diego Crivellari relativamente al tema della siccità ed al cuneo salino

abbattiamo i costi per la salvaguardia idrogeologica Ad oggi i Consorzi di bonifica interessati dal fenomeno della subsidenza pagano dei costi molti elevati per il consumo di energia elettrica da parte degli impianti di sollevamento delle acque

universitari scoprono l’idraulica e la bonifica Una settantina, fra studenti, assegnisti di ricerca e personale tecnico del Dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università di Padova hanno vistato il Consorzio

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caldo: l’italia a secco Il livello idrometrico del fiume Po è sceso 3,23 metri sotto lo zero idrometrico

147 milioni per l’irrigazione Può una regione come il Veneto, il cui Pil sta trascinando l’economia italiana grazie soprattutto all’agricoltura, non investire in irrigazione?

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Allarme rosso: “Non ci sono soldi per combattere la subsidenza� E’ grave, la situazione emersa nel corso del vertice tra i rappresentanti provinciali, regionali e nazionali dei Consorzi che si occupano di garantire la sicurezza idrogeologica

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Non ci sono abbastanza finanziamenti, per quanto la legge ne preveda lo stanziamento, per consentire ai due Consorzi di bonifica del Polesine, l’Adige Po e il Delta del Po, di combattere la subsidenza, ossia l’abbassamento della costa e del suolo, come sarebbe necessario ________________________________________ Rovigo - Nella giornata del 5 giugno, nella sede del Consorzio di Bonifica Adige Po, è stato ospitato un vertice tecnico, indetto dai presidenti del Consorzio di Bonifica Adige Po e Delta del Po, Mauro Visentin e Adriano Tugnolo. Oltre alle associazioni di categoria, erano presenti le amministrazioni dei consorzi del Ferrarese, della provincia di Ravenna e i vertici dell’Anbi regionale e nazionale, ovvero le associazioni che raggruppano gli enti di bonifica. L’incontro aveva l’obiettivo di cercare una soluzione in merito al fenomeno della subsidenza, che consiste nell’abbassamento del suolo. Il presidente Tugnolo ha sottolineato che esiste una legge per contrastare gli effetti della subsidenza, ma che i relativi capitoli di bilancio non vengono aggiornati da anni, tanto che la manutenzione e il ripristino degli argini, come il riordino di impianti idrovori e di sollevamento delle acque, necessitano di milioni di euro che non sono stati stanziati. La soluzione, come commenta il presidente del Consorzio di Bonifica Adige Po, Mauro Visentin, sarebbe un finanziamento annuale costante, che permetta di programmare gli interventi e la messa in sicurezza del nostro territorio.

Il presidente del Consorzio di bonifica Delta del PO Adriano Tugnolo

L’Anbi, al termine della giornata, ha comunicato l’intenzione di impegnarsi a livello nazionale per sollecitare i finanziamenti di cui il territorio polesano necessita, anche se dobbiamo porre particolare attenzione alle richieste di nuove estrazioni di metano in polesine, che potrebbero aggravare una situazione già rischiosa. E’ in programma un incontro tecnico per la fine dell’anno, anche se i vertici dei Consorzi sono già all’opera per sensibilizzare ulteriormente le amministrazioni riguardo la problematica.

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“E’ necessario investire sul tema del cuneo salino” Il sottosegretario Velo risponde all’interrogazione del parlamentare polesano Diego Crivellari relativamente al tema della siccità ed al cuneo salino nelle acque del Polesine. Per quanto riguarda il tema della crisi idrica le problematiche sono state inserite e considerate all’interno del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, mentre sul cuneo salino la situazione è meno critica in quanto il livello del Po è in crescita ________________________________________ “Per il ministero dell’Ambiente la siccità e il cuneo salino nelle acque del Polesine rimangono fenomeni critici ed osservati speciali. E’ importante che il Governo stia affrontando questo problema, di rilevanza nazionale, con una strategia legata ai temi dei cambiamenti climatici”. Con queste parole il deputato del polesano Diego Crivellari ha replicato alla risposta di Silvia Velo, sottosegretario di stato per l’Ambiente e la tutela del territorio e del mare in merito all’interrogazione sul perdurante pericolo idrico per siccità e l’innalzamento del cuneo salino nei fiumi, la quale spiega come il Polesine entra nella strategia nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici. “Le problematiche concernenti la crisi idrica della Regione Veneto – ha continuato Crivellari – sono state

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inserite e considerate all’interno del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. In particolare, sono già state elaborate e diffuse a livello nazionale le linee guida per le valutazioni ambientali delle concessioni di derivazione delle acque e per la definizione del deflusso minimo vitale e deflusso ecologico. Per il distretto padano e a quello delle Alpi orientali, gli osservatori competenti hanno già dichiarato la presenza dello scenario di severità idrica media, ed hanno già sviluppato con la collaborazione di tutti i soggetti pubblici e privati chiamati a intervenire, programmi di gestione delle criticità idrauliche già sopraggiunte o comunque ipotizzabili. In particolare, per quanto concerne il bacino del fiume Adige, l’amministrazione regionale, nell’aprile del 2017, ha dichiarato lo stato di crisi idrica ed ha imposto una limitazione dei prelievi irrigui. Nel contempo sono stati attivati i possibili approvvigionamenti idropotabili alternativi legati all’acquedotto regionale Mosav, in corso di realizzazione”. “Con riferimento, invece, all’area del fiume Po, - continua Crivellari - la competente autorità di bacino ha fatto presente che il quadro climatico osservato nell’ultimo ventennio e previsto per il futuro è tale da configurare una situazione di criticità crescente, sia sotto il profilo della siccità che sotto il profilo della carenza idrica, per far fronte alla quale è necessario operare sulla sostenibilità dell’uso e della gestione proattiva degli eventi estremi. A riguardo, si fa presente che l’osservatorio permanente sugli utilizzi idrici, in atto nel distretto del fiume Po, si è riunito il 14 marzo e l’11 aprile scorsi per esaminare la situazione relativa alla disponibilità idrica. Il 4 maggio si è tenuta un’ulteriore riunione in cui si è proceduto ad aggiornare il quadro complessivo sulla disponibilità della risorsa, concludendo che la situazione presenta uno scenario di severità idrica bassa, criticità ordinaria. La domanda è ancora soddisfatta, ma gli indicatori mostrano un trend verso valori più preoccupanti. L’autorità di bacino ritiene, pertanto, opportuno continuare il sistema nella fase operativa di

vigilanza, in quanto permane la preoccupazione derivante dalle previsioni meteorologiche a tre mesi, che fanno ritenere possibile l’evoluzione verso uno scenario di severità idrica maggiore”. Per il cuneo salino invece Crivellari fa presente come l’autorità di bacino del distretto del fiume Po segnala che ad oggi, grazie alle ultime perturbazioni, “il livello del Po è in crescita, con una portata di 1400 metri cubi al secondo. Tale valore è comunque al di sopra della soglia di allerta per l’intrusione del cuneo salino fissata, invece, a 650 metri cubi al secondo. Questo è un nodo che da diversi anni è presente e riguarda sia la foce dell’Adige sia il delta del Po in particolare, ed è qualcosa che crea molti problemi all’uso delle risorse idriche per quanto riguarda l’agricoltura e anche poi per la popolazione civile e per uso potabile. Io credo, in particolare, che questo tema del cuneo salino abbia bisogno di investimenti pubblici e da questo punto di vista anche sul nostro territorio, in Polesine e in Veneto, devo dire che è molto significativo il ruolo svolto dai consorzi di bonifica. Monitorare, collaborare, cooperare e fare in modo che questa strategia nazionale venga maggiormente conosciuta dalla popolazione – ha concluso Crivellari - nello spirito collaborazione istituzionale che credo sarà l’unica via per far fronte a un tema e a un nodo sempre più emergente per il Veneto ma anche per l’intera Italia”.

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Abbattiamo i costi per la salvaguardia idrogeologica del territorio

Ad oggi i Consorzi di bonifica interessati dal fenomeno della subsidenza pagano dei costi molti elevati per il consumo di energia elettrica da parte degli impianti di sollevamento delle acque. Il parlamentare polesano per questo ha proposto di eliminare gli oneri di sistema per le utenze di energia elettrica. Roma - “Eliminiamo gli oneri di sistema per le utenze di energia elettrica per il sollevamento e lo scolo delle acque degli impianti dei Consorzi di bonifica, ricadenti nei territori subsidenti dell’area del Delta del Po veneto ed emiliano-romagnolo”. Il parlamentare polesano Diego Crivellari ha depositato alla Camera dei deputati una proposta di legge per abbattere i costi legati al consumo di energia elettrica da parte degli impianti di sollevamento delle acque di bonifica. “Oggi le spese energetiche, anche per i continui aumenti del costo kWh, hanno ormai raggiunto valori insostenibili. Solo negli ultimi anni - ha continuato Crivellari - il costo del kWh è aumentato del 25%, nell’ultimo decennio di oltre il 50%. Il sistema di bonifica rodigina è attualmente costituito da 201 impianti, quello ferrarese da 170. Vale infine la pena di precisare che i Consorzi di bonifica non possono godere dei benefici previsti per le imprese a forte consumo di energia elettrica. Dobbiamo tuttavia ricordare che costi energetici non possono più ricadere soltanto sui cittadini che abitano nei territori di Rovigo, Ferrara e Ravenna, su imprese e famiglie, creando un ingiusto gap rispetto alle realtà limitrofe. Gli oneri generali di sistema elettrico incidono per quasi il 25% sul costo di ciascun kWh”. L’esenzione quindi dei Consorzi di bonifica del Delta del Po da tali oneri aggiuntivi sui costi di energia elettrica, sostenuti per la salvaguardia idrogeologica del territorio, appare per molti aspetti doverosa secondo Crivellari. Il costo dell’energia a carico dei Consorzi di bonifica interessati dal fenomeno della subsidenza, ammonta ormai annualmente a circa 15 milioni di euro”. La proposta di legge del parlamentare polesano ridurrebbe sensibilmente questi costi e rappresenterebbe un sostegno concreto e importante per la crescita e la salvaguardia di questi territori.

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universitari scoprono l’idraulica e la bonifica

Una settantina, fra studenti, assegnisti di ricerca e personale tecnico del Dipartimento di Ingegneria civile, edile e ambientale dell’Università di Padova, accompagnati dai docenti responsabili ingegneri Matteo Camporese e Luca Carniello, hanno fatto visita al Consorzio di bonifica Delta del PO per approfondire le principali tematiche connesse alle peculiarità del territorio deltizio. La visita nel territorio del Delta del PO, inclusa nel percorso formativo dei corsi universitari di “Costruzioni idrauliche” e “Idraulica Fluviale”, ha permesso di far conoscere agli studenti le principali caratteristiche della rete idrografica gestita dal consorzio, degli impianti ad essa connessi e della quotidiana attività del Consorzio di bonifica Delta del PO. La giornata-studio, organizzata con la collaborazione dell’ingegnere Rodolfo Laurenti e del geometra Rudi Roma del Consorzio, ha avuto inizio dall’ex idrovora “Ca’ Vendramin”, che ha subito catapultato gli studenti agli inizi dell’attività di bonifica iniziata più di un secolo fa nell’Isola di Ariano. Successivamente è stato visitato in località Ca’ Mello il “Ponte Colpi”, un vero “monumento alla subsidenza”. La visita è continuata agli impianti idrovori di Ca’ Dolfin e Scardovari.

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CALDO: L’ITALIA È A SECCO ED IL PO SCENDE A -3,23 METRI Il livello idrometrico del fiume Po è sceso 3,23 metri sotto lo zero idrometrico, mezzo metro piu’ basso rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dopo un mese di giugno, in cui le precipitazioni sono risultate in calo del 25,6% e il caldo ha aggravato la siccità nei campi e alimentato gli incendi. Lo stato del piu’ grande fiume italiano è rappresentativo della crisi idrica del Paese, anche perchè dal bacino idrico del Po dipende il 35% della produzione agricola nazionale. Lungo la Penisola, con il grande caldo, gli agricoltori sono già dovuti ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le coltivazioni, ma anche il fieno per l’alimentazione degli animali. Gli agricoltori sono già impegnati a fare la propria parte, sottolinea Coldiretti, per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idroesigenti. Ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli, senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio e la competitività dell’intero settore alimentare. Di fronte alla tropicalizzazione del clima, sostiene Coldiretti, se si vuole continuare a mantenere l’agricoltura di qualità, bisogna organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi con interventi strutturali, che non possono essere più rimandati. Occorrono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque, creando bacini aziendali, utilizzando le ex cave e le casse di espansione dei fiumi per raccogliere l’acqua piovana.

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147 milioni per l’irrigazione Può una regione come il Veneto, il cui Pil sta trascinando l’economia italiana grazie soprattutto all’agricoltura, non investire in irrigazione? Per superare i danni dei cambiamenti climatici ed efficientare l’irrigazione veneta, i consorzi di bonifica hanno pronti 20 progetti per un totale di 147 milioni di euro di investimenti. Si tratta di interventi prioritari come l’infrastrutturazione e la modernizzazione delle reti irrigue. Opere in grado di produrre un risparmio idrico che, rispettando l’obiettivo del bando del PSRN (Piano di Sviluppo Rurale Nazionale), va dal 5 al 25%. “Per un’agricoltura efficiente, la disponibilità idrica è il primo fattore di produzione. Riteniamo indispensabile agire in prevenzione anziché intervenire in emergenza. Per farlo serve un piano regionale pluriennale che soddisfi appieno la progettualità esecutiva manifestata dai Consorzi di bonifica, che vada a compensazione degli investimenti all’interno del PSRN”, commenta Giuseppe Romano, Presidente di Anbi Veneto. In tema di investimenti però, c’è un paradosso: l’agricoltura veneta traina l’economia italiana ma non si investe sulla rete irrigua, contribuendo a contrastare le frequenti annate siccitose. Stime preliminari sul Pil diffuse dall’Istat, il Nord Est ha il rialzo più alto:+1,2% rispetto alla media nazionale +0,9%; a favorire questo aumento è stata in particolare l’agricoltura con un complessivo +4,5%. Una situazione economica che ci ricorda che il cibo è irriguo e che solo grazie all’irrigazione si sono raggiunti livelli di produzione agricola lorda pari a 5,7 miliardi di euro. Migliorare l’irrigazione del Veneto permetterebbe, inoltre, di contrastare annate siccitose come quella che stiamo affrontando dove si è registrato un valore medio di piovosità primaverile tra i 3 più bassi degli ultimi 23 anni (-30%) con forte deficit su tutto il territorio veneto. Infine, si andrebbe a migliorare l’uso della risorsa e a mitigare il depauperamento delle falde. “Gli investimenti irrigui si devono tradurre in una progettualità ben definita e programmata, a partire dal bando del Piano di Sviluppo Rurale nazionale, ai Fondi di Sviluppo e Coesione, ad una pluriennale programmazione regionale”. Tuttavia dei 300 milioni di euro destinati dal PSRN solo 30/40 milioni saranno destinati al Veneto, mentre dei 295 dell’FSC, la cui ripartizione vede il 20% delle risorse indirizzate al centro nord ed il restante al sud, 10/20 milioni circa troveranno la strada del Veneto. “La nostra proposta alla Regione del Veneto prevede che agli ipotetici 60 milioni di euro che finiranno in Veneto attraverso i piani nazionali ed europei, si affianchi una programmazione regionale decennale per l’irrigazione da 8 milioni di euro all’anno. Così, con altri 80 milioni di euro, riusciremo a coprire i costi degli interventi da noi considerati prioritari per l’irrigazione, che abbiamo quantificato in 147 milioni di euro”, conclude Romano. L’Assessore all’Agricoltura Giuseppe Pan, commenta: “Con i cambiamenti climatici in atto dobbiamo sempre più prepararci ad affrontare situazioni estreme come questa siccità. C’è un grande lavoro nazionale da fare. Ci batteremo affinché i fondi nazionali vengano erogati velocemente, in quanto in Veneto, grazie anche al grande lavoro dei Consorzi di bonifica, abbiamo progetti esecutivi e le risorse, quando ci sono, vengono investite senza perdite di tempo”. Pan, infine, promette che alla prossima Commissione di bilancio proporrà un piano regionale per l’irrigazione da affiancare ai grandi piani nazionali.

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www.bonificadeltadelpo.it consorzio@bonificadeltadelpo.it


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