Rassegna stampa 23 marzo 2016

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RASSEGNA STAMPA ANBI VENETO TESTATE:

23 MARZO 2016 UFFICIO COMUNICAZIONE ANBI VENETO comunicazione@anbiveneto.it


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Consorzio/Pag. Veronese Adige Po Delta del Po Alta Pianura Veneta Brenta Adige Euganeo Bacchiglione Acque Risorgive Piave Veneto Orientale LEB

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23 MARZO 2016 UFFICIO COMUNICAZIONE ANBI VENETO comunicazione@anbiveneto.it


Del 22 marzo 2016

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Ambiente - Bassi (Lista Tosi): "Antifecondativi nel mangime per risolvere l'emergenza nutrie, come già accade per i piccioni"

(Arv) Venezia 22 mar. 2016 - “La Regione consideri la somministrazione di antifecondativi come soluzione al problema delle nutrie” si intitola così l’interrogazione a risposta scritta depositata oggi in Consiglio regionale dal vicecapogruppo della Lista Tosi Andrea Bassi. “Dove l’abbattimento rischia di non essere attuabile a causa delle nuove norme di Legge – spiega Bassi - la Regione consideri di rivolgersi ad enti di riferimento per la medicina veterinaria preventiva e prendere in considerazione l’applicazione di mangimi antifecondativi per limitare e contenere la proliferazione di questi roditori. Della serie: se gabbie e fucili sono bloccati da pastoie burocratiche che fanno permanere il problema e le conseguenze dello stesso, si approfondisca la ricerca di una soluzione alternativa”. “Alcuni Comuni italiani – spiega il tosiano - hanno risolto il problema della proliferazione dei piccioni che danneggiano monumenti e palazzi con rischio igienico sanitario grazie all’utilizzo di antifecondativi nei mangimi. Un modo incruento per limitare la pressione demografica all’interno delle colonie. L'intervento farmacologico di tipo anticoncezionale con la somministrazione di mangimi antifecondativi per il controllo delle nascite dei piccioni non è mai stato preso in considerazione fino ad oggi per il problema delle nutrie ma potrebbe rivelarsi la soluzione a lungo termine”. “L'emergenza nutrie – ricorda il consigliere veronese - è un problema ormai fuori controllo, affrontata più volte dalle amministrazioni locali e regionali senza soluzioni concrete e definitive. In primis per la sicurezza idraulica: questi roditori, a causa della loro propensione a vivere lungo i corsi d'acqua e a scavare pericolose tane negli argini, diventano una sorta di mina vagante. Ci hanno provato i Comuni e le Province a risolvere il problema con piani di contenimento ed eradicazione che a lungo temine si sono rivelati vani ed ora sono addirittura fermi, in fase di rivisitazione, in seguito all'approvazione lo scorso dicembre, di una norma contenuta nel collegato ambientale alla legge di stabilità, con la quale il Governo ha cambiato le regole. Ora le nutrie – prosegue Bassi - rientrano fra le specie regolate dall'articolo 19 della legge sulla caccia con la conseguenza che i Comuni hanno perso il potere di intervento sulla gestione della specie. E’ la Regione ad autorizzare i piani di abbattimento, che dovranno però essere attuati dalle guardie venatorie dipendenti dalle amministrazioni provinciali”. “La necessità di affrontare questa situazione – aggiunge il vicecapogruppo della Lista Tosi - ha dato vita ad una sorta di braccio di ferro esterno ed interno alla Regione. Da una parte animalisti ed ambientalisti contro gran parte delle amministrazioni comunali, con quest’ultime che chiedono a gran voce l’abbattimento dei roditori. E dall’altra il potere esecutivo, ovvero la Giunta regionale, che ha avviato un percorso per l’adozione di una delibera che, venendo condivisa con il tavolo tecnico nazionale dedicato al problema nutrie, detti regole attuabili subito e volte all'eradicazione dei roditori.

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Del 22 marzo 2016

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L’abbattimento delle nutrie rischia però di non essere attuabile e di rivelarsi una soluzione indefinitiva quale ‘contenimento’ momentaneo della specie con costi non indifferenti per le manutenzioni e la messa in sicurezza idraulica”. Per questo motivo il consigliere tosiano interroga la Giunta regionale per sapere: “Ove l’abbattimento delle nutrie si rivelasse inapplicabile come soluzione definitiva all’emergenza che si ricerca da anni – conclude Bassi nell’interrogazione - se la Giunta intenda attivarsi presso gli enti di riferimento per la medicina veterinaria preventiva e prendere in considerazione l’applicazione di mangimi antifecondativi per limitare e contenere la proliferazione di questi roditori”.

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Del 20 marzo 2016

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Del 23 marzo 2016

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Del 23 marzo 2016

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Del 22 marzo 2016

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Pfas - Conte e Negro (Lista Tosi) : "La Regione Veneto si costituisca parte civile, ma le domande a cui dare risposte non sono poche"

(Arv) Venezia, 22 marzo 2016 - “La Regione si costituisca parte civile per l’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque superficiali e sotterranee del territorio regionale e tuteli la salute dei cittadini e l’ambiente”. Così il consigliere tosiano Maurizio Conte, ex assessore regionale all’Ambiente, apre il suo intervento in aula consiliare seguito dalla collega tosiana Giovanna Negro che pone alla giunta una serie di domande: Quando inizia il piano di campionamento dell’ISS (Istituto superiore sanità) e quando presumibilmente si concluderà? Quanto costerà alla Regione? In cosa è diverso questo nuovo Programma dal Programma di campionamento degli alimenti della Regione Veneto? E ancora: cosa non andava bene nel Programma di campionamento della Regione Veneto? Per quali attività sono stati spesi i 500mila euro dell’ISS se ad oggi non abbiamo esiti biomonitoraggio e il programma di campionamento degli alimenti deve ancora partire? E chi ha erogato questi finanziamenti consistenti che cos’ha agli atti oggi? L’inquinamento della ditta di Trissino riguarda solamente le acque? Ci sono state dispersioni nell’ambiente dannose come indica il parere dell’Istituto superiore di sanità? Come mai Arpav non chiarisce quale sia oggi la situazione ambientale? La popolazione può stare tranquilla perché l’inquinamento è stato arginato o sarà esposta ancora per anni, compresi i loro figli, alle conseguenze di questo inquinamento”? Dopo queste sequenza di richieste la consigliere tosiana continua: “L’Iss ha rilasciato parere – spiega Negro – sulle analisi degli alimenti e invita ad adottare azioni a tutela della salute di chi da anni consuma alimenti e acque contaminate. Se per le acque sono state messi i filtri, per gli alimenti quali indicazioni preventive sono state date? Considerato che al momento – aggiunge la consigliera tosiana – la popolazione continua a consumare prodotti alimentari dell’area contaminata, quali pesci e uova, che si è aperta il 1 marzo la stagione di pesca e che presto ci sarà la Pasqua con presumibile aumento di consumo delle uova si può dedurre con certezza che non vi sia alcun problema per la salute dei cittadini? Inoltre quali sono gli esiti della riunione della Commissione Pfas che si è istituita nel 2013 e che è stata confermata nel 2016 e che ancora oggi a distanza di tre anni non comprende tra i suoi componenti la sezione veterinaria e sicurezza alimentare che ha assicurato il piano dei campionamenti degli alimenti?” Alle parole della Negro seguono quelle di Maurizio Conte: “Il rischio è anche per la certificazione dei prodotti che vengono dalla nostra terra – ha aggiunto Conte in aula - sinonimo di qualità e certezza per molte nostre imprese agricole che potrebbero essere messe in discussione.

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Del 22 marzo 2016

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Come Regione in questi anni abbiamo attivato le procedure di monitoraggio e comunicazione alle autorità competenti tramite Arpav, ma abbiamo anche guardato come intervenire nell’emergenza: grazie alla Legge approvata in Consiglio che aveva individuato nel raddoppio dei canoni di derivazione delle acque quelle risorse che dovevano tutelare l’acqua come bene prezioso. Risorse che negli anni siamo riusciti ad investire nell’emergenza anche attivando un sistema di revisione della rete acquedottistica e fognaria. Risorse investite in quella partita di garanzia che attraverso Veneto Sviluppo hanno permesso investimenti corposi nel ciclo idrico integrato. Risorse che oggi però non rientrano più nel bilancio nonostante la presenza di forti criticità anche per le acque superficiali. Esistono sistemi per mettere in rete la situazione in pericolo, lo abbiamo testato con progetti specifici di gestione del territorio attraverso l’integrazione di informazioni sanitarie nell’alta padovana. Molte attività in Veneto – conclude Conte - che utilizzano il bene ‘acqua’ hanno un ritorno economico importante ma in cambio non restituiscono niente per la tutela del territorio e di questa risorsa. Invito l’assessore competente a fare gioco di squadra per tutelare il bene ‘acqua’ responsabilizzando chi ne ha un profitto per un ritorno a tutela dell’acqua di qualità”.

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Pfas. Zanoni (pd): "Fare chiarezza. Tutelare la salute ma chi ha inquinato paghi."

(Arv) Venezia, 22 marzo 2016 - “Bisogna far chiarezza, anche attraverso un’indagine epidemiologica, sui rischi per la salute e l’ambiente, verificare l’adeguatezza del progetto di bonifica, quantificare i costi già sostenuti dalle pubbliche amministrazioni, dalle aziende agricole e dai privati” Il consigliere regionale del Pd Andrea Zanoni (Pd) non ha alcuna esitazione nel trattare la vicenda Pfas. “La Regione deve valutare, attraverso i suoi legali, se ci sono gli elementi per un esposto alla Magistratura, mirato all’accertamento di eventuali reati – ha continuato l’esponente Pd - e all’individuazione dei percorsi idonei per chiedere i risarcimenti, di cui si dovrebbero far carico i responsabili dell’inquinamento, non i contribuenti. Deve essere fatto valere anche in Veneto il principio europeo: chi inquina paga. Bisogna intervenire con la massima urgenza per evitare il diffondersi della contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche nella catena alimentare, con particolare riferimento alle verdure, cereali, carni fresche, insaccati, uova e formaggi al fine di tutelare i consumatori, i produttori e la reputazione dei prodotti tipici della nostra regione” Queste, in sintesi, le richieste avanzate alla Giunta regionale dal consigliere Andrea Zanoni nel corso del Consiglio straordinario sull’inquinamento da PFAS in Veneto. “L’inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) in provincia di Vicenza, Padova e Verona è il più grave mai registrato prima nella regione del Veneto – ha spiegato Zanoni - Questo inquinamento, iniziato nei lontani anni ’70, ha un’area di estensione lunga ben 50 chilometri, distanza mai percorsa prima da un inquinamento delle acque di falda in Veneto. Il problema riguarda anche i corsi d’acqua superficiali. L’origine dell’inquinamento da PFAS in provincia di Vicenza, Padova e Verona è stata individuata nel 2013 dall’ARPAV in un’area su cui si trova lo stabilimento della Miteni SPA di Trissino, in provincia di Vicenza” La seduta si è conclusa con l’approvazione all’unanimità di una mozione in cui hanno trovato accoglimento tutte le richieste del consigliere Zanoni, esclusa l’indagine epidemiologica e la quantificazione dei costi pregressi.

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Del 22 marzo 2016

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Ambiente. Consiglio approva mozione per interventi inquinamento da Pfas

(Arv) Venezia, 22 marzo 2016 - Accelerare i tempi per la raccolta dei campioni mancanti del biomonitoraggio ematologico sui detentori di pozzi privati; prevedere ed effettuare un’ulteriore puntuale analisi sulla catena alimentare; attivare ogni utile informazione sullo stato dell’indagine coinvolgendo le Amministrazioni locali, le associazioni e i comitati interessati; intervenire stanziando le risorse necessarie per la redazione di un progetto preliminare per la sostituzione degli acquiferi contaminati con altri acquiferi di migliore qualità per l’erogazione di acqua potabile non contaminata agli abitanti dei comuni delle aree interessate; realizzare, una volta accertata l’entità della contaminazione nelle diverse matrici, tutti gli interventi volti alla prevenzione dell’inquinamento dell’ambiente e della catena alimentare; assumere ogni iniziativa presso le autorità statali per la definizione dei limiti di legge per la ammissibilità della presenza di sostanze Pfas; incaricare l’avvocatura regionale di effettuare tutti gli approfondimenti necessari per individuare le possibili azioni legali utili al risarcimento dei danni subiti e per un espostyo alla magistratura; richiedere ai Ministeri dell’Ambiente e della Salute adeguate risorse per affrontare l’emergenza. Sono questi gli impegni chiesti alla Giunta regionale con una mozione approvata oggi all’unanimità dal Consiglio straordinario convocato per iniziativa dalle opposizioni per discutere sulla questione dell’inquinamento da sostanze perfluoroachiliche (PFAS) nelle acque superficiali e sotterranee del territorio veneto. La consigliera Cristina Guarda (AMP), prima firmataria della richiesta di convocazione, aprendo il dibattito ha ribadito la necessità di un confronto e di un chiarimento con la Giunta regionale per dare la giusta informazione e condividere un progetto di intervento, evitando così inutili strumentalizzazioni politiche. "I dati raccolti finora – ha sottolineato – raccontano sicuramente di una situazione allarmante, che riguarda la salute di noi cittadini e la tutela del nostro ambiente. Un ‘emergenza che interessa 180km quadri di falda contaminata in 3 province, più di 50 comuni coinvolti in un bacino demografico con più di 350 mila abitanti. Per questo dobbiamo essere informati, dobbiamo essere aggiornati, dobbiamo lavorare assieme per la ricerca di soluzioni a questo grave problema e la determinazione di tempi certi per la loro attuazione. Dialogo, collaborazione, condivisione. Queste – ha concludo Guarda - devono essere le parole chiave di questo Consiglio”. “Non ci sono precedenti in Veneto e in Italia di un inquinamento così vasto delle falde acquifere come quello da PFAS – ha dichiarato nel suo intervento il consigliere del PD Andrea Zanoni Ci sono stati danni ingenti agli acquedotti, è stato necessario mettere filtri a carbone alle stazioni di pompaggio, molti privati hanno dovuto chiudere i loro pozzi e la Regione sta sostenendo costi molto importanti. Ecco l’esigenza di far prevalere il principio secondo cui chi inquina paga.

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Del 22 marzo 2016

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Chiedo quindi alla Giunta di attivarsi per attuare misure come la richiesta di risarcimento danni ai responsabili dell’inquinamento, che ricordo essere già stati individuati dall’ARPAV già nel settembre del 2013”.

“Il consiglio straordinario di oggi – ha ribadito il consigliere del M5S, Manuel Brusco - deve essere inteso come il momento in cui chi sta sollevando la questione Pfas e composti connessi vuole ottenere, dalla parte politica che governa questa Regione, risposte che in diversi momenti non sono arrivate. Vuole sapere quali impegni intende assumere, ma lo vogliono soprattutto coloro i quali vivono sulla loro pelle la problematiche delle acque contaminate da Pfas, lo vogliono le attività economiche che insistono nella zona soggetta a questo inquinamento”. Per il consigliere della Lista Tosi, Maurizio Conte, ex assessore all’ambiente nella scorsa legislatura, i ritardi sono del Ministero, che ha dato tardi i dati relativi ai parametri di riferimento. Motivo per cui il Governo ora deve dare un riconoscimento a quella che è una calamità per il territorio veneto, prevedendo anche uno stanziamento immediato di risorse, non per rispondere all’emergenza, ma per risolvere definitivamente il problema Pfas, che ha bisogno soprattutto di interventi strutturali nella rete acquedottistica”. “Come Regione – ha ricordato il capogruppo della Lega Nord, Nicola Finco – abbiamo cominciato ad affrontare la problematica PFAS con le strutture competenti già nel 2013, facendo tutto quello che era possibile fare. Se oggi infatti – ha sottolineato – l’Istituto Superiore della Sanità e il Ministero hanno dato dei valori di performance, questo è stato possibile grazie ai monitoraggi fatti dalla Regione del Veneto attraverso 105 siti sentinella e oltre mille campionamenti delle acque interessate dal problema. Quindi – ha concluso Finco - un lavoro fatto sin dall’inizio, che è andato nella direzione di controllare e monitorare l’inquinamento, ma anche di adottare tutte quelle procedure necessarie per la messa in sicurezza dei nostri acquedotti”.

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Ambiente. Guarda (AMP): con mozione Pfas vince lavoro di squadra

(Arv) Venezia 22 marzo 2016 - "La mozione passa e viene condivisa. Un lavoro di squadra, che parte dai consiglieri di minoranza ma è stata appoggiata con un più ampio consenso anche dai consiglieri di maggioranza, con emendamenti aggiuntivi". Lo dichiara la consigliera regionale del gruppo AMP, Cristina Guarda, al termine della seduta straordinaria del Consiglio convocata per discutere sulla questione dell’inquinamento da sostanze perfluoroachiliche (PFAS) nelle acque superficiali e sotterranee del territorio veneto “Prima del Consiglio – spiega Guarda - ho ritenuto necessario organizzare un incontro tra il presidente Ciambetti e tutti i consiglieri, affinché ascoltassero le associazioni del territorio che da molti anni si occupano della questione. Ci tengo quindi a ringraziare Legambiente Veneto e provinciali, ISDE Medici per l'Ambiente e il Coordinamento Acqua Libera dai PFAS”. “Durante la seduta – prosegue la consigliera - sono stati trattati molti aspetti del problema, che rimarcano la complessità di questo inquinamento che riguarda la salute dei cittadini e la tutela dell'ambiente e dell'agricoltura. A livello più tecnico abbiamo discusso su tempistiche di attuazione, mancanza di informazioni e imprecisioni. Si è discusso di filtri di depurazione, dello stato delle falde e degli acquedotti, delle indagini sugli alimenti e di quelle ematologiche sulle persone, ma sono mancate le risposte sul futuro: ad oggi non sappiamo se c'è una programmazione o una progettazione”. Per quel che riguarda l'intervento degli assessori competenti, la consigliera Guarda ha accolto con favore le parole dell'assessore alla sanità Coletto: "Sono contenta che l'assessore sia disposto a condividere le progettualità future. Ora mi aspetto, non appena inizieranno nuove pianificazioni, di avere la possibilità di interagire. Inoltre sarà mia premura chiedere ciclicamente se ci sono sviluppi". La consigliera giudica invece negativamente la risposta dell'assessore all'ambiente Bottacin: "Non occorreva farci vedere e dirci dove trovare i dati dei monitoraggi Arpav su internet, già lo sapevamo, e lo sanno anche i cittadini. Sappiamo anche che mostrano che i sistemi di filtraggio funzionano e che la regione dal 2013 ad oggi ha applicato le disposizioni dell'istituto Superiore di Sanità, ma l'assessore non ha risposto alla domanda su cosa si intende fare in futuro: ci teniamo i filtri a vita? E chi li paga, visto che costano 90.000 euro ogni due mesi? Sono stati considerati allacciamenti alternativi a fonti di approvvigionamento libere dai Pfas? In generale poche le risposte sul futuro, ma avremo modo di tornarci con le varie interrogazioni già depositate.

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La Regione deve darci tempi certi sulla conclusione del biomonitoraggio, delle analisi epidemiologiche e del monitoraggio sulla catena alimentare, deve darci tempi certi sugli interventi per nuovi approvvigionamenti del sistema acquedottistico e sugli interventi per le acque superficiali, che sono assolutamente accessibili e volti ad una riduzione della concentrazione delle sostanze nei canali usati per l'attivitĂ di irrigazione".

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INQUINAMENTO DA PFAS. DIBATTITO IN CONSIGLIO: LA REGIONE DEL VENETO E’ L’UNICA CHE HA AFFRONTATO IL PROBLEMA Comunicato stampa N° 423 del 22/03/2016 (AVN) - Venezia, 22 marzo 2016 La Regione del Veneto, a fronte di una segnalazione da parte del Cnr nel 2013, è stata l’unica che si è immediatamente attivata per affrontare il problema della presenza di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nell’acqua, anche in assenza di indicazioni normative in merito, proprio perché la salute pubblica è una questione prioritaria. Grazie agli interventi messi in atto, utilizzando gli strumenti al più elevato livello tecnico e scientifico oggi disponibili, il fenomeno è sotto controllo e l’acqua ad uso potabile è monitorata costantemente. Tutti i dati relativi ai 18.760 campionamenti finora effettuati sono consultabili da tutti sul sito dell’ARPAV. Lo hanno ribadito, con il corredo di una corposa serie di dati e di report, gli assessori regionali all’ambiente e alla sanità intervenendo oggi al termine della seduta straordinaria del Consiglio regionale per fare il punto sul problema dell’inquinamento da PFAS che ha interessato 79 Comuni del Veneto. L’assessore all’ambiente ha fatto rilevare che la Regione segue la vicenda sin dal 2013, quando fu approvata la prima delibera sull’argomento, seguita da altri provvedimenti. Da subito è stata anche avviata una totale collaborazione con le Procure di Padova, Vicenza e Verona, che prosegue tuttora. Ha ricordato che la bonifica delle acque superficiali captate dagli acquedotti è stata completata nei giorni immediatamente successivi alla segnalazione del problema da parte del Cnr con l’installazione di adeguati filtri in tutti gli acquedotti e precise raccomandazioni di attenzione ai titolari di pozzi privati. Precise indicazioni operative sono state impartite anche all’azienda individuata come fonte dell’inquinamento. L’assessore ha sottolineato che il Veneto ha posto in tutte le sedi tecniche e governative il problema della mancanza di limiti di legge per queste sostanze e proprio in risposta a queste sollecitazioni sono stati indicati dal ministero dei valori di performance a cui attenersi. “Il Veneto – ha detto - è al di sotto di questi limiti e sono da evitare quindi inutili allarmismi, La stessa OMS ha riconosciuto che la nostra Regione è un esempio virtuoso di gestione coordinata di questa problematica, su cui è comunque necessario che anche il governo intervenga concretamente dal punto di vista del supporto finanziario”. L’assessore alla sanità ha detto che ora è in corso la fase che riguarda il monitoraggio su alimenti e sulle popolazione. Occorre la massima scientificità, e per questo la Regione si è affidata alla maggior autorità scientifica nazionale che è l’Istituto Superiore di Sanità. Tra breve avremo gli esiti e si potranno conoscere scientificamente la situazione e quali possono essere le potenziali patologie collegate.

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La Giunta Regionale – ha aggiunto - ha lavorato in pieno spirito di squadra fin dal primo minuto assumendosi, prima in Italia, in maniera organica e coordinata l’onere di affrontare il problema, anche accettando responsabilità che avremmo benissimo potuto evitare. La ricerca internazionale era partita nel 2006, ma ne fummo informati solo nel 2013. Un’informazione più tempestiva ci avrebbe permesso di partire prima. “Nessuno dimentichi – ha concluso - che, in pochi giorni, il Veneto ha messo in sicurezza gli acquedotti spendendo 2 milioni 500 mila euro. Sono già stati stanziati 500 mila euro per i biomonitoraggi e sul tema dei PFAS tutti i tecnici regionali - della sanità, dell’ambiente, dell’agricoltura - hanno lavorato e lavorano con competenza e impegno su un fronte difficile e privo di riferimenti normativi. Non ammetto, come invece è stato fatto, che si sia tentato di fare dietrologie di cattivo gusto. Io non sono un tecnico, ma dei miei tecnici mi fido al cento per cento e li ringrazio per il lavoro che hanno fatto e per quello che faranno”.

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