The biodiversity garden - Il giardino della biodiversità

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Università degli Studi di Padova

il giardino della biodiversità

the BIODIVERSITY GARDEN

Orto botanico di Padova

Botanical Garden of Padova



Università degli Studi di Padova

il giardino della biodiversità

the BIODIVERSITY GARDEN

Orto botanico di Padova

Botanical Garden of Padova

PADOVA UNIVERSITY PRESS






PERché il giardino della biodiversità Uno sguardo al futuro L’Orto botanico come cantiere per la conservazione della biodiversità. Il primo giardino botanico universitario del mondo continua una tradizione di ricerca sulle specie vegetali iniziata nel 1545. Un ruolo fondamentale considerando che solo il 10% delle specie vegetali presenti sulla Terra è conosciuto, mentre si stima che ogni giorno si estinguano centinaia di specie mai conosciute.

Per viaggiare attraverso la Terra servendosi di un atlante vivente Il giardino della biodiversità è un percorso fitogeografico (dall’America all’Africa, dall’Asia all’Europa, fino all’Oceania) e assieme un viaggio attraverso i biomi del pianeta: dalle aree tropicali alle zone subumide, dalle zone temperate a quelle aride e artiche. Per rendere visibile il patrimonio di biodiversità che ogni angolo della Terra custodisce, dal più ricco al più povero, dal più protetto al più minacciato.

e la loro introduzione condizionano lo sviluppo di intere civiltà: questione ecologica e fattore culturale, realtà economica e sociale.

Per continuare a innovare e sperimentare L’innovazione è il dna dell’Orto. Nato per coltivare e studiare le piante medicinali, ha visto passare dai suoi cancelli semi di piante all’epoca sconosciute, in Italia e in Europa. Specie ornamentali – come il lillà, la vite del Canada o il cedro dell’Himalaya – e piante alimentari come il girasole, il sesamo e la patata. Ma al riparo delle sue mura vivono oggi specie rare, minacciate d’estinzione e altre già scomparse in natura.

Per restituire ai figli la Terra che ci hanno prestato Racconta un proverbio masai che “la Terra non ci è stata donata dai nostri padri, ma prestata dai nostri figli”. La banca del germoplasma, che conserva

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Per rappresentare e raccontare la storia dell’uomo attraverso le piante

i semi di piante spontanee rare e minacciate, e i

Le piante – attraverso il loro uso in campo alimentare, medico, o come materia prima – possono raccontare la storia dell’uomo. La loro presenza

orti botanici di tutto il mondo danno la misura del

programmi di scambio di semi e di piante con 800 contributo dell’Università di Padova al mantenimento della biodiversità.


Why the Biodiversity Garden? Looking to the future The Botanical Garden as a site for conserving biodiversity. The world’s first university Botanical Garden continues a tradition of research into plant species begun in 1545. A fundamental role, considering that we know just 10% of the plant species present on the Earth, while it is estimated that hundreds of species become extinct every day without us ever knowing them.

To travel across the Earth using a living atlas The Biodiversity Garden is a phytogeographic journey from America to Africa, Asia and Europe, as far as Oceania. At the same time, it is also a journey through the planet’s biomes, from tropical to sub-humid, temperate, arid and arctic zones. To show people the wealth of biodiversity preserved in every corner of the Earth, from the richest to the poorest, from the most protected to the most threatened.

To represent and recount man’s history through plants Through their use as food, medicine or raw material, plants can narrate the history of mankind. Their presence and introduction have

influenced the development of entire civilisations – ecological issue and cultural factor, economic and social reality.

To continue innovating and experimenting Innovation is written in the Botanical Garden’s DNA. Founded to cultivate and study medicinal plants, the seeds of plants at the time unknown in Italy and Europe have passed through its gates. Ornamental species such as lilac, Virginia creeper or Himalayan cedar and food plants such as sunflower, sesame and potato. But today its walls shelter rare species, threatened by extinction, or already extinct in nature.

To give our children back the Earth we borrowed from them According to a Masai proverb: “We do not inherit the Earth from our ancestors, we borrow it from our children”. The germplasm bank where the seeds of wild rare and threatened plants are kept and programmes to exchange seeds and plants with 800 botanical gardens throughout the world give an idea of the contribution University of Padova makes to conserving biodiversity.

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Per guardare alla vita sul pianeta da una diversa prospettiva Il 99,5% degli esseri viventi presenti sul pianeta appartiene a specie vegetali. Le piante sono alla base della vita dell’uomo e sul loro processo di fotosintesi si fonda la quasi totalità dei processi biologici. Semplicemente, l’uomo non potrebbe vivere senza le piante. Al contrario le piante vivrebbero meglio senza l’uomo, impegnato quotidianamente a consumare le risorse naturali disponibili.

Per capire il mondo vegetale Le piante sono organismi complessi dotati di venti modi diversi di percepire l’ambiente che li circonda. Possono interagire con esso, elaborare strategie, comunicare con i propri simili, avere cure parentali. Osservare l’attività delle piante segna il superamento dell’apparenza: le piante non sono “cose che vegetano”. La loro attività, semplicemente, è vita.

Per difendere il vero patrimonio dell’umanità L’Orto botanico di Padova fa parte del patrimonio dell’umanità Unesco dal 1997. Il riconoscimento a cinque secoli di attività scientifica è una sfida a proseguire sulla strada della conoscenza e della divulgazione del sapere botanico verso un pubblico ancor più vasto. Perché vero patrimonio dell’umanità non è l’Orto, ma ogni singola pianta che esso ospita e ospiterà. 6


To look at life on the planet from a different perspective Plants account for 99.5% of all living beings on the planet. Plants are the basis of man’s life and their process of photosynthesis is the basis for almost all biological processes. Man could simply not live without plants. Plants, on the other hand, would live better without man, busy day after day consuming the available resources.

To understand the plant world Plants are complex organisms with twenty different ways of perceiving the surrounding environment. They can interact with it, develop strategies, communicate with other plants and take care of their offspring. Observing the activity of plants means going beyond appearances – plants are not just “things which vegetate”. Their activity is, simply, life.

To protect the true heritage of mankind Since 1997, the Botanical Garden of Padova has been a UNESCO World Heritage Site. Recognition of five centuries of scientific work has, however, become a challenge to continue down the road of developing botanical knowledge and promoting its dissemination to an ever vaster public. Because the real heritage of mankind is not the Botanical Garden, but each individual plant it shelters, now and in the future.

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L’idea di progetto Le serre del giardino della biodiversità sono una grande vetrina: un’ideale sezione del globo che dall’equatore digrada verso i poli. Dalle condizioni più favorevoli per la vita, con abbondante umidità e temperature elevate che permettono la crescita della foresta pluviale, fino alle condizioni più estreme, dove il freddo e la scarsa umidità rendono la vita quasi impossibile. Il progetto ha mantenuto il vuoto urbano degli orti benedettini preesistenti agli interventi degli anni Cinquanta del secolo scorso, mentre il rapporto con l’orto antico non è semplice riproposizione delle sue forme. È dato invece dalla lettura delle regole compositive che determinano l’impostazione della parte cinquecentesca.

L’architettura rinascimentale utilizzava forme, come il cerchio e il quadrato, associate a moduli numerici. Un’idea trasferita nella progettazione dell’ampliamento: rispettando le dimensioni e i passi presenti nei tracciati regolatori all’interno dell’antico Hortus cintus; e mantenendo il medesimo orientamento degli assi che attraversano il grande cerchio e che visivamente collegano le cupole del complesso monumentale di Santa Giustina a quelle di Sant’Antonio. Un luogo urbano, parte integrante del tessuto cittadino, all’interno del quale la visita possa trovare molteplici possibilità di fruizione: con spazi espositivi, di intrattenimento e di relazione.


The project concept The Biodiversity Garden greenhouses are a great showcase, an ideal cross-section of the globe which slopes away from the equator to the poles. From the most favourable living conditions with abundant humidity and high temperatures where rain forests can grow, to the most extreme conditions where the cold and scarce water make life almost impossible. The project has retained the empty space in the urban fabric represented by the existing Benedictine vegetables gardens before the changes made at the beginning of the 1950s, while the relationship with the former vegetable gardens is more than just a simple re-proposal of their forms. It rather derives from interpretation of the

compositional rules governing the layout of the 16th century part. The Renaissance architecture used shapes such as the circle and the square, together with numerical modules. An idea transposed into design of the extension, respecting the dimensions and proportions present in the schemes regulating the old Hortus cintus and maintaining the same orientation of the axes which cross the great circle and visually connect the domes of the monumental complex of Santa Giustina to those of the Sant’Antonio basilica. An urban place, an integral part of the city’s fabric, within which a visit can take multiple forms, with display areas and spaces for entertainment and interaction.





Planimetria del giardino della biodiversitĂ plan of the biodiversity garden


L’acqua Il tema dell’acqua è il leitmotif del giardino della biodiversità. Fin dalle origini all’Orto botanico si entra attraversando un ponte sul canale Alicorno, una delle antiche vie d’acqua della città. Lo stesso canale sul quale si affaccia oggi il nuovo visitor centre. Le fontane e le vasche con le piante acquatiche, così come l’antica macchina idraulica che un tempo portava l’acqua nell’Orto, restano un riferimento ideale del progetto. Infatti è una lama d’acqua a separare l’antico dal moderno, mentre cascate e laghetti dividono un bioma dall’altro. L’intero edificio delle nuove serre è progettato per il recupero delle acque piovane. Esse rappresentano la riserva idrica che da un lato alimenta cascate e laghetti, dall’altro consente la vaporizzazione dell’acqua all’interno delle serre per il mantenimento dei parametri climatici. Un sistema di autosufficienza idrica del quale non disponeva Felice Viali, che nel 1693 guidava l’Orto e scriveva, preoccupato: “Non poteva sussistere quest’Orto senza l’introduzione dell’Acqua per irrigarlo, come non fu lasciato da Dio il Paradiso Terrestre senza fiumi”. Oggi come allora: l’acqua come necessità e come responsabilità. 12


Water The theme of water is the leitmotif of the Biodiversity Garden. Since the Botanical Garden was founded, the entrance has been across a bridge over the Alicorno canal, one of the city’s ancient waterways. The same canal the new visitor centre looks out on today. The fountains and pools with their aquatic plants, together with the ancient hydraulic mechanism which once brought water to the Garden, are still among the project’s ideal points of reference. It is in fact a pool which separates the ancient from the modern, while cascades and small lakes divide one biome from another. The whole building of the new greenhouses has been designed to collect rainwater. They represent a water reservoir which on one hand feeds the cascades and lakes and on the other, allows water to be vaporised in the greenhouses to maintain the climatic parameters. A system of water self-sufficiency not available to Felice Viali who headed the Garden in 1693 and who wrote, concerned: “This Botanical Garden could not exist without the introduction of water for irrigation, just as God did not leave the Earthly Paradise without rivers”. Today as then, water as both necessity and responsibility. 13




Solar Active building L’edificio è progettato e realizzato per ridurre il più possibile l’impatto ambientale: una teca di vetro lunga 100 metri e alta 18 nella quale forma, articolazione degli spazi e impianti sono stati ottimizzati per sfruttare al massimo l’apporto dell’energia naturale e gratuita proveniente dal sole. L’edificio ha un ruolo attivo nel trasformare l’ambiente interno e quello circostante, grazie a soluzioni progettuali e tecnologiche. Le precipitazioni naturali alimentano una vasca di raccolta di 450 metri cubi. La stessa lama d’acqua che segna l’ingresso nel giardino della biodiversità assicura la continua movimentazione e ossigenazione della riserva idrica. Un pozzo artesiano preleva – a 284 metri di profondità – acqua a 24°C costanti permettendo la vita delle piante acquatiche tropicali tutto l’anno. Inoltre serve a integrare la riserva idrica nei periodi di siccità. L’energia elettrica prodotta con pannelli fotovoltaici alimenta le pompe che regolano il ciclo dell’acqua e contribuisce al funzionamento dell’intero sistema delle serre. Le superfici opache interne ed esterne sono rivestite con un composto fotocatalitico che sfrutta i raggi ultravioletti per dar luogo a una reazione chimica. Il suo effetto è un abbattimento considerevo16

le dell’inquinamento atmosferico: le stime parlano di 150 metri cubi/metro quadro ripuliti dagli agenti inquinanti ogni giorno. Una nuova tecnica di crescita delle piante arbustive è stata impiegata sulle coperture non trasparenti delle strutture. Trasformare queste aree in zone di crescita del verde ha una positiva ricaduta sull’ambiente: dalla riduzione dei consumi energetici dell’edificio, alla produzione di ossigeno, fino all’abbattimento dei valori di anidride carbonica e polveri sottili. L’effetto serra viene sfruttato per risparmiare energia e allo stesso tempo mantenere gli ambienti all’interno dei parametri di temperatura e umidità propri di ciascuna fascia climatica. Il calore prodotto dai raggi solari resta infatti imprigionato nelle serre. In inverno si accumula durante il giorno nelle parti in muratura, venendo rilasciato durante la notte. D’estate invece il calore viene mitigato attraverso l’apertura delle vetrate e delle coperture sul tetto delle serre. E sono le piante, che reagiscono alle condizioni ambientali rilasciando anidride carbonica e ossigeno in misura diversa al variare di umidità e di temperatura, a dare l’input per l’apertura e chiusura delle vetrate. Un sistema computerizzato mette in relazione i dati forniti dalle piante con i parametri di vita ottimali per ciascuna fascia climatica.


Solar Active building The building has been designed to reduce environmental impact to a minimum – a 100 m long, 18 m high showcase in which the shape, layout of the spaces and installations have been optimised to exploit to the full the natural energy available free from the sun. The building plays an active role in transforming both the inside and outside environment, thanks to design and technological features which reduce environmental impact. Natural precipitation feeds a 450 m3 collecting pool. The same body of water which marks the entrance to the Biodiversity Garden also ensures constant mixing and oxygenation of the water reservoir. From a depth of 284 m, an artesian well takes up water at a constant 24°C, allowing tropical aquatic plants to live all year round. It also integrates the water reservoir in periods of drought. Electricity produced by photovoltaic panels powers the pumps regulating the water cycle and contributes to operation of the entire greenhouse system. The opaque internal and external surfaces are covered with a photocatalytic compound which exploits ultraviolet rays to produce a chemical reaction. This considerably reduces atmospheric

pollution - estimates speak of 150 m3/m2 cleaned of pollutants each day. A new technique for growing shrubs has been used on the non-transparent roofs of the structures. Transforming these areas into places where plants can grow has positive effects on the environment, from reducing the building’s energy consumption to producing oxygen and reducing carbon dioxide and particulate. The greenhouse effect is exploited to save energy and at the same time keep the environment within the temperature and humidity parameters specific to each climate zone. The heat produced by the sun’s rays remains imprisoned in the greenhouses. In winter, the masonry parts accumulate the heat and release it during the night. During the summer, the heat is mitigated by opening the glass walls and roofs of the greenhouses. And the signal to open and close the windows comes from the plants themselves as they react to the environmental conditions by releasing carbon dioxide and oxygen in different degrees as the humidity and temperature vary. A computerised system relates the data provided by the plants to the optimum parameters for life in each of the climate zones. The greenhouse roofs are made from cushions of 17


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Pannelli fotovoltaici Photovoltaic panels

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Pozzo artesiano Artesian well

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Sistema di ventilazione Ventilation system

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Cuscini in ETFE ETFE cushions

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Recupero acque piovane Rainwater harvesting system

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Muratura Masonry parts

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Vasca di raccolta dell’acqua Water collecting pool

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La copertura della serre è composta di cuscini di Etilene TetrafluoroEtilene (ETFE), un materiale plastico resistente alla corrosione, più leggero e trasparente del vetro ai raggi ultravioletti, vitali per le piante. La loro forma permette di accogliere il calore del sole, creando un cuscinetto d’aria che riduce le dispersioni per irraggiamento nelle fasi notturne. L’effetto visivo di un unico piano di vetro lungo 100 metri è stato ottenuto con la messa a punto di nuovo sistema di fissaggio delle lastre, senza profili esterni e in grado di sopportare carichi di vento oltre i 400 chilogrammi/metro quadro.

ethylene tetrafluoroethylene (ETFE), a corrosion resistant plastic, lighter than glass and more transparent to the UV rays vital for the plants. The roofs are shaped to accumulate the sun’s heat, creating a buffer of air which reduces dispersion by radiation during the night. To obtain the visual effect of a 100 m long perfectly flat piece of glass, a new system has been devised to fix the panes, free from external profiles or through elements, but able to support wind loads of more than 400 kg/m2.

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L’idea espositiva Sono oltre 1.300 le specie che fanno parte del progetto espositivo del giardino della biodiversità. Vivono in ambienti omogenei per umidità e temperature, che simulano le condizioni climatiche dei biomi del pianeta: dalle aree tropicali alle zone subumide, dalle zone temperate a quelle aride e artiche. La posizione delle piante all’interno di ciascun ambiente e del laghetto delle piante acquatiche rispecchia una suddivisione fitogeografica: quello de La pianta e l’ambiente è un viaggio attraverso la vegetazione della Terra (in America come in Africa e Madagascar, in Asia, nell’Europa temperata, in Oceania). E il visitatore ha l’immediata rappresentazione della ricchezza (o povertà) di biodiversità presente in ciascuna fascia climatica. Il Giardino non racconta il pianeta dal punto di vista dell’uomo, o a partire dal mondo animale, sposta invece l’attenzione sulle forme di vita vegetali. A partire dalle domande “cos’è un essere vegetale?”, “quali sono le caratteristiche che lo rendono così indispensabile per la nostra esistenza?”, emerge il ruolo svolto dalle piante nell’evoluzione umana: dai primi insediamenti in epoca preistorica ad oggi. Già nel 1880, nel testo The power of movements in plants, Darwin scriveva che “la 20

punta della radice agisce come il cervello di un animale inferiore”. Un’intuizione, questa, che trova riscontro nelle più recenti scoperte scientifiche e che idealmente ispira il percorso La pianta e l’uomo. Pannelli informativi, filmati, exhibit interattivi, reperti raccontano come l’intelligenza vegetale e l’intelligenza umana abbiano svolto un comune percorso di coevoluzione da Lucy sino ai nostri giorni. Le piante intanto raccontano il loro millenario rapporto con l’uomo: usate per nutrire, per curare o per costruire gli oggetti che fanno la nostra storia. All’esterno delle serre le aiuole vengono dedicate a temi specifici e prevedono la coltivazione di specie compatibili con il clima locale, quali le piante alimurgiche, i giardini fioriti, le piante aromatiche. I giardini tematici sono infatti uno spazio aperto all’implementazione in nome dell’interesse scientifico dell’Orto e della divulgazione al pubblico.


The exhibition concept The species in the Biodiversity Garden exhibition project number more than 1,300. They live in environments sharing the same humidity and temperature characteristics, simulating the climatic conditions of the planet’s biomes, from tropical to sub-humid, temperate, arid and arctic zones. The position of the plants in each environment and of the aquatic plant lake reflects a phytogeographic division – Plant and Environment is a voyage through the Earth’s vegetation (in America, Africa and Madagascar, Asia, temperate Europe and Oceania). And the visitor can immediately see a representation of the richness (or poverty) of biodiversity present in each climate zone. The Garden does not represent the planet from the viewpoint of man or the animal world, attention is rather shifted to the various forms of plant life. Starting with the questions: “what is a plant?” and “what characteristics make it so indispensable for our existence?”, the role played by plants in human evolution emerges, from the earliest settlements in prehistoric times until today. As early as 1880, in the text The power of movements in plants, Darwin wrote that “the tip of the radicle acts like the brain of one of the lower animals”. An intuition backed by the most recent scientific discoveries and which is the ideal inspiration for Plant and Man.

Information panels, films, interactive displays and exhibits recount how the intelligence of plants and the intelligence of humans have coevolved in parallel from Lucy until our times. Plants tell of their age-old relationship with man – used to nourish, treat or construct the objects which make up our history. Outside the greenhouses, the flowerbeds are dedicated to specific themes, with cultivation of species compatible with the local climate, such as food plants, flower gardens and aromatic herbs. The themed gardens in fact represent a space open to realization in the name of the Garden’s scientific interest and dissemination to the public.

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la pianta e l’ambiente Un bosco. Il mare. Una spiaggia. Anche gli spazi verdi di una città: tutti sono ecosistemi. Ogni centimetro del nostro pianeta può costituire un ecosistema o, più semplicemente, entrare a farne parte. È un ecosistema, ad esempio, quello della foresta temperata, che copre territori molto distanti tra loro come gran parte dell’Europa, dell’Asia e dell’America settentrionale. Ma non c’è un rigido confine a separare i singoli ecosistemi ed è possibile che organismi “transitino” in momenti differenti da un ecosistema all’altro. Questa fluidità della natura spinge quindi ad utilizzare forme di identificazione più semplici. I biomi terrestri servono a questo: a riunire, quasi a fotografare, ecosistemi “vicini” caratterizzati dalle medesime condizioni ambientali, anche se magari, in termini puramente geografici, sono molto lontani tra loro. Le nuove serre portano così il visitatore a compiere questo ideale viaggio dall’Equatore ai Poli.

Foresta pluviale tropicale Si sviluppa a latitudini comprese tra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno. Con una temperatura media di circa 25°C e oscillazioni di 2-4 gradi nel corso dell’anno, le precipitazioni sono così abbondanti che nella maggior parte delle zone raggiungono i 2.500 millimetri l’anno. Si stima che 22


clima arido Arid climate

foresta tropicale subumida e della savana Sub-humid tropical forest and savannah

Foresta pluviale tropicale Tropical rain forest

clima temperato temperate climate

PLant and environment A wood. The sea. A beach. Even city parks and gardens… all are ecosystems. Each centimetre of our planet can be an ecosystem, or more simply, part of one. For example, the temperate forest which covers areas as far apart as much of Europe, Asia and north America is an ecosystem. But individual ecosystems are not separated by rigid boundaries and at different times, organisms can “transit” from one ecosystem to another. The fluidity of nature leads us to use simpler forms of identification. This is where terrestrial biomes come in. Almost as in a snapshot, they unite “near” ecosystems, characterised by the same environmental conditions, although perhaps very far apart in purely geographical terms. The new greenhouse thus takes the visitor on an imaginary journey from the Equator to the Poles.

Tropical rain forest

Tundra artica, alpina e antartide Arctic tundra, Alpine tundra and the Antarctic

The tropical rain forest extends from the Tropic of Cancer to the Tropic of Capricorn. With a average temperature of about 25°C and oscillations of 2-4° during the year, rainfall is so abundant that in most of the areas it reaches 2,500 mm per year. Tropical rainforests cover just 7% of the Earth’s surface, but according to estimates, they contain more than 50% of the planet’s biodiversity. 23


nelle foreste tropicali (che coprono solo il 7% della superficie terrestre) sia localizzato più del 50% della biodiversità del pianeta.

Foresta tropicale subumida e savana Le precipitazioni nella fascia climatica subumida e della savana sono inferiori a quelle della foresta pluviale e arrivano a valori di poco superiori agli 800 millimetri l’anno. La temperatura media scende al di sotto dei 20°C, con oscillazioni di una decina di gradi nell’arco dei dodici mesi. Il clima subumido è tipico del subcontinente indiano, del sud-est asiatico e della Cina meridionale, ma anche della giungla africana (come quella del golfo di Guinea o del bacino del Congo), dell’America centrale lungo la costa atlantica e di alcune aree dell’America del sud (ad esempio il Venezuela). La savana è invece una formazione vegetale presente in alcune zone dell’Africa occidentale e centrale, nella Guiana e in Australia.

Clima TEMPERATO E mediterraneo Nelle zone di clima temperato (caratterizzate da inverni miti, estati calde e notevoli precipitazioni nel corso dell’anno) la biodiversità è relativamente elevata in ragione della suddivisione in nicchie consentita dai numerosi strati di foresta. Le foreste più complesse sono associate a un maggior numero di specie animali. Quello mediterraneo è il meno esteso tra i climi temperati: se ne riconoscono le caratteristiche nell’Italia meridionale, in Sicilia e in Sardegna, come nelle zone costiere di Spagna e Francia. Ma simili condizioni climatiche riguarda24

Sub-humid tropical forest and savannah Precipitation in the sub-humid climate zone and savannah is lower than in the rainforest, with values of just over 800 mm per year. The average temperature drops below 20°C, with oscillations of some ten or so degrees over the twelve month period. The sub-humid climate is typical of the Indian subcontinent, south-east Asia and southern China, but also the African jungle (such as in the Gulf of Guinea or the Congo Basin), central America along the Atlantic coast and in some areas of south America, such as Venezuela. The savannah is a plant formation present in some areas of eastern and central Africa, in Guyana and in Australia.

TEMPERATE AND Mediterranean climate Temperate climates are characterised by cool winters, warm summers, and high year-round precipitation. Biodiversity is relatively high due to the niche partitioning allowed by the multiple forest layers. More complex forests are associated with a greater number of animal species. The Mediterranean is the least extensive of the temperate climates and can be found in southern Italy, Sicily and Sardinia and in the coastal areas of Spain and France. But similar climatic conditions occur along the coasts of Turkey and in the Near East, the Maghreb, the Cape region, California, Chile and south west Australia. Temperate climate zones cover less than 2% of the Earth’s surface. They are threatened by heavy pressure from man, but contain 20% of the entire wealth of biodiversity.




no anche le coste turche e del vicino Oriente, del Maghreb e della regione del Capo, della California, del Cile e dell’Australia sudoccidentale. Le zone di clima temperato ricoprono meno del 2% di superficie e sono minacciate da una forte pressione antropica, ma conservano un patrimonio pari al 20% dell’intera biodiversità.

Clima arido A caratterizzare il clima arido è la scarsità di precipitazioni (meno di 250 millimetri d’acqua all’anno), ma esistono climi aridi caldi e climi aridi freddi. I primi sono tipici dell’Africa settentrionale, della penisola arabica, di alcune zone dell’America settentrionale, del Cile, dell’Australia. Dei secondi è invece un esempio l’intera zona che dal Mar Caspio arriva fino al deserto dei Gobi in Mongolia.

Tundra artica, tundra alpina e Antartide Una stagione fredda con gelo continuo lunga 8 mesi cui si contrappone una stagione calda di 30 giorni con una temperatura media di 10°C: questa è la tundra. A poca profondità il suolo è perennemente gelato ed è costante la presenza di acqua nel suolo. Simile per composizione e fisionomia a quella artica, nella tundra alpina è assente il permafrost. Ha invece la fisionomia di una steppa la pseudotundra antartica, dove sono ancora diffusi i licheni e i muschi. Anche qui manca il permafrost e la temperatura è meno rigida, ma l’estate non è abbastanza calda da permettere la vita degli alberi.

Arid climate Arid climates are characterised by scarce precipitation (less than 250 mm of water per year), but there are hot arid climates and cold arid climates. The first are typical of north Africa, the Arabian peninsula, certain parts of north America, Chile and Australia. An example of the second is the entire zone stretching from the Caspian Sea to the Gobi Desert in Mongolia.

Arctic tundra, Alpine tundra and the Antarctic A cold season with constant freezing conditions for eight months a year and a hot season lasting 30 days with an average temperature of 10°C - this is the tundra. Just below the surface, the land is permanently frozen and water is a constant presence in the soil. Alpine tundra is similar to Arctic tundra in composition and characteristics, but without permafrost. Antarctic tundra on the other hand resembles a steppe, with widespread lichens and mosses. There is no permafrost here either and the temperature is less harsh, but the summer is not hot enough to allow trees to live.

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LE NUOVE SERRE THE NEW GREENHOUSES

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Canale di ossigenazione Water oxygenation canal

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Serra tropicale Tropical greenhouse

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Vasca tropicale Tropical pool

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Serra sub umida Sub-humid greenhouse

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Serra temperata Temperate greenhouse

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Serra arida Arid greenhouse

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Serra artica Arctic greenhouse

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Vasche ornamentali e cascate Ornamental pools and cascades

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Laboratori di ricerca Research laboratories


PROVENIENZA DELLE PIANTE The plants and their place of origin

Carnegiea gigantea

aloe vera

Meryta lanceolata

Theobroma cacao


Taxus baccata Juniperus thurifera aloe arborescens

Cycas circinalis

Coffea arabica

Ginkgo biloba

Mangifera indica

Ravenala madagascariensis Melaleuca alternifolia


Canergiea gigantea

99,5% aloe vera

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degli esseri viventi sulla Terra appartiene a specie vegetali Plants account for 99.5% of all living beings on the Earth

Theobroma Meryta cacao lanceolata le Specie dell’Orto estinte o minacciate di estinzione in natura Species in the Botanical Garden extinct or threatened by extinction in the wild

Metasequoia glyptostroboides

Zamia vasquezii

Mammillaria plumosa

Turbinicarpus alonsoi

Sarracenia oreophila

Dionaea muscipula


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Piante importate all’Orto per la prima volta ( in Italia e in Europa ) Plants introduced into the Botanical Garden for the first time ( in Italy and Europe )

1565 SYRINGA VULGARIS Lillà Lilac

1568 Helianthus annuus Girasole comune Common sunflower

1590 Solanum tuberosum PatatA Potato

1590 Jasminum Gelsomino Jasmine

1612 Rheum rhaponticum Rabarbaro Rhubarb

1612 AGAVE

4.000.000.000 La superficie forestale totale del mondo è di poco superiore ai quattro miliardi di ettari, pari al 31% della superficie totale delle terre. Nel mondo, tra il 2000 e il 2010, ogni anno circa 13 milioni di ettari di foreste sono stati destinati ad altri usi (tra cui agricoltura) o sono andati perduti per cause naturali. The world’s total forest area is just over four billion hectares, or 31 percent of the total land area. Globally, around 13 million hectares of forests were converted to other uses (including agriculture) or lost through natural causes each year between 2000 and 2010.


LA pianta e l’uomo Fonte di sostentamento e rimedio per la cura dalle malattie; mezzo capace di alleviare la fatica e “semplice” materia (per la realizzazione di abiti, oggetti, ornamenti, strumenti musicali e di scrittura); ma anche mito e simbolo religioso: questo sono le piante nel loro rapporto quotidiano con l’uomo. Il giardino della biodiversità racconta le loro storie. Eccone solo alcuni esempi, presenti presso l’Orto botanico.

Coffea arabica La pianta del caffè viene descritta per la prima volta in Italia da Prospero Alpini, medico e poi prefetto dell’Orto botanico. Nel suo De plantis Aegypti del 1592, scritto dopo un lungo e avventuroso viaggio in Africa, parla degli impieghi terapeutici della bevanda ottenuta dai suoi semi tostati. È il preludio all’arrivo del caffè in Occidente ad opera dei veneziani durante il XVI e il XVII secolo. La sua diffusione diviene subito enorme e si creano coltivazioni dovunque il clima lo permetta: gli olandesi portano il caffè a Giava (1699) e nella Guiana (1714). Solo nel 1727 arriva in Brasile, il paese che ne diventerà il maggior produttore del mondo.

Ravenala madagascariensis Simbolo nazionale del Madagascar, comunemente 32


Plant and Man Source of sustenance and remedy to treat illness; means of alleviating fatigue and “simple” material (to make clothes, objects, ornaments, musical instruments and writing implements), but also myth and religious symbol – these are plants in their daily relationship with man. The Biodiversity Garden tells their stories. Here are some examples present in the Botanical Garden.

Coffea arabica The coffee plant was described for the first time in Italy by Prospero Alpini, physician and then prefect of the Botanical Garden. In his De plantis Aegypti from 1592, written after a long adventurous voyage in Africa, he talks of the therapeutic uses of the drink obtained from its toasted seeds. It is the prelude to the arrival of coffee in the West, brought by the Venetians during the 16th and 17th centuries. It immediately spread widely and was cultivated everywhere the climate permitted. The Dutch took coffee to Java (1699) and Guyana (1714). It did not arrive in Brazil until 1727, but the country then became the world’s greatest producer.

Ravenala madagascariensis Despite its name, the “Traveller’s Palm”, national 33


detta “palma del viaggiatore”, in realtà non è affatto una palma: il suo nome è legato ai viaggiatori che bevevano l’acqua accumulata dalle sue maestose foglie. Trovava impiego nell’edilizia tradizionale: le foglie venivano utilizzate per la copertura dei tetti, i grandi piccioli, cioè le strutture che sostengono le sue foglie, servivano per realizzare pareti di separazione nelle abitazioni locali, mentre la scorza era utilizzata per pavimentare le case. È anche una pianta da fibra e non mancano gli utilizzi alimentari. Dalla linfa del fusto si ottiene una sostanza zuccherina e i suoi semi, commestibili, contengono olii alimentari, a metà tra l’olio di palma e il burro di cacao. Infine, il midollo del fusto serve come cibo per gli animali. A farne una specie di notevole interesse ornamentale è invece la sua forma, simile a un grande ventaglio aperto.

Cycas circinalis La Cycas circinalis è una pianta originaria dell’India meridionale che vive in una regione ristretta negli stati del Karnataka, del Kerala e del Tamil Nadu. La raccolta di foglie di Cycas per la floricoltura e l’abbattimento per l’estrazione del midollo dal tronco (la Cycas è utilizzata dalle popolazioni anche per l’alimentazione) si accompagnano a un attività di disboscamento che ha distrutto più del 50% del suo habitat originario in poco più di cinquant’anni. La Cycas circinalis è entrata così a far parte, nel 2009, della red list dell’International Union for the Conservation of Nature come specie in pericolo.

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symbol of Madagascar, is in fact not a palm. Its name is linked to the travellers who drank the water accumulated by its imposing leaves. It was also used in traditional building - the leaves were used as a roof covering, the large leaf stalks to make dividing walls in the local houses and the bark as a flooring material. It is also used for its fibre and as a food. A sugary substance is obtained from the lymph from its trunk and its edible seeds contain a food oil, halfway between palm oil and cocoa butter. Finally, the pith is used as animal feed. The species is also of great ornamental interest, thanks to its shape, similar to a large open fan.

Cycas circinalis This plant originates in a limited area of south India, in the Karnataka, Kerala and Tamil Nadu states. Gathering of Cycas leaves for floriculture and felling to extract the pith from the trunk (eaten by the local population) has led to deforestation which has destroyed more than 50% of its original habitat in just over fifty years. As a result, in 2009 Cycas circinalis entered the International Union for the Conservation of Nature’s Red List as an at risk species.

Theobroma cacao Theobroma means “food of the gods�, confirmation of the elitist connotations of its early use as a food. The properties of cocoa were certainly known more than two thousand years ago among the native populations of the tropical rain forests of 35


Theobroma cacao Il nome Theobroma significa “cibo degli dei”, e testimonia la connotazione elitaria dei suoi primi utilizzi alimentari. Le proprietà del cacao erano sicuramente note più di duemila anni fa presso le popolazioni indigene delle foreste tropicali pluviali dell’America centrale e meridionale, dove la specie cresce spontaneamente. Alcuni studi hanno dimostrato l’esistenza di residui di cacao in alcuni recipienti utilizzati per bere, ritrovati in Honduras e databili fino al 1150 a.C. Come testimoniano i ritrovamenti archeologici, presso i maya il consumo di cioccolato doveva essere riservato alla nobiltà e ad occasioni particolari. Gli aztechi, invece, pare fossero soliti preparare una bevanda di sapore amaro che veniva consumata fredda e considerata afrodisiaca. Conteneva diversi ingredienti quali semi di mais, semi di cacao, acqua, peperoncino rosso e altre spezie come la vaniglia. Il cacao era considerato così prezioso che i suoi semi, fino a metà Ottocento, venivano localmente utilizzati anche come moneta.

Mangifera indica È un albero sempreverde di grandi dimensioni: può crescere fino a 30-40 metri di altezza e la circonferenza della sua chioma può raggiungere i 10 metri. Si tratta di una delle circa 50 specie del genere Mangifera che crescono in diverse parti dell’Asia orientale meridionale. Circa la metà di queste, tra cui la indica, ha frutti commestibili che sono comunemente utilizzati dalle popolazioni locali. Il mango è considerato il frutto nazionale dell’India, 36


central and south America where the species grows wild. Some studies have shown the existence of cocoa residues in drinking containers found in Honduras and datable from 1150 B.C.. As shown by archaeological finds, chocolate consumption among the Mayas must have been reserved for the nobility and special occasions. It seems that Aztecs on the other hand used to prepare a bitter drink consumed cold and considered aphrodisiac. It contained various ingredients such as maize and cocoa seeds, water, red chilli pepper and other spices including vanilla. Cocoa was considered so precious that until the 19th century, its seeds were also used as money.

Mangifera indica This large evergreen tree can grow to a height of up to 30-40 m and its foliage can reach a circumference of 10 metres. It is one of about 50 species of the Mangifera genus which grow in various parts of south east Asia. About half of these, including M. indica, have edible fruit which are widely used by the local populations. The mango is considered the national fruit of India, Pakistan and the Philippines and, according to FAO figures, Mangifera indica is the sixth most important fruit species in the world, with production amounting to 26 million tons per year. But the ancient roots of its use by man also include numerous religious and symbolic meanings in the popular Indian culture.

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del Pakistan e delle Filippine e secondo i dati Fao, la Mangifera indica è la sesta specie da frutto in ordine di importanza a livello mondiale, con una produzione di 26 milioni di tonnellate per anno. Ma le antichissime radici del suo utilizzo umano trovano riscontro anche nei numerosi significati religiosi e simbolici nella cultura popolare indiana.

le piante succulente Anche negli ambienti aridi esistono strettissimi legami tra le comunità umane e le piante. Queste ultime hanno sviluppato un particolare adattamento all’ambiente caratterizzato da uno scarso sviluppo in superficie, da forme cilindriche o sferiche, dall’assenza di foglie. Assorbono rapidamente acqua, quando è disponibile, e la cedono invece lentamente, man mano che viene consumata per i processi metabolici della pianta. Parallelamente, le popolazioni umane che vivono in ambienti desertici hanno sperimentato e imparato, nel corso del tempo, ad utilizzare al meglio le scarse risorse vegetali disponibili. Le collezioni storiche di piante succulente dell’Orto botanico disegnano la trama di queste relazioni e ne mantengono la memoria. La Carnegiea gigantea è una specie succulenta della famiglia delle Cactaceae, che può raggiungere notevoli dimensioni. Vive allo stato spontaneo nel deserto di Sonora, esteso su una vasta zona che comprende l’omonima regione messicana, l’Arizona e la California. Raggiunge la maturità riproduttiva a 30-35 anni di vita; un individuo di 50-70 anni di 38


succulent plants Even in arid environments, there are close links between the human and plant communities. The latter have developed a particular adaptation to the environment, characterised by scarce surface development with cylindrical or spherical forms and an absence of leaves. They absorb water rapidly when available and give it up slowly as it is consumed for the plant’s metabolic processes. In parallel, over time, the human populations living in desert environments have learnt to use the scarce plant resources available to best advantage. The historic collections of succulent plants in the Botanical Garden trace the web of these relationships and keep their memory. Carnegiea gigantea. This plant in the Cactaceae family can reach a considerable size. It lives wild in the desert of Sonora which extends over a vast area of the Mexican region with the same name, Arizona and California. It reaches reproductive maturity after 30 to 35 years and a 50 to 70 year old individual can produce as many as 100 fruits in a season. The native populations eat the fruit and have developed various procedures to preserve it and the seeds as long as possible as dried fruit or syrup. The seeds are used dry and ground to obtain a flour for use to make flatbread. The seasonal harvesting of the Carnegiea fruit takes place with various rituals and methods and the links between this plant and the native populations are so strong that the calendar of 39


età può produrre anche cento frutti per stagione. Le popolazioni indigene se ne cibano e hanno messo a punto diverse procedure per conservare frutti e semi il più a lungo possibile, come frutta secca o come sciroppo. I semi vengono fatti seccare e macinati per ottenere una farina da usare nella preparazione di focacce. La raccolta stagionale dei frutti di Carnegiea avviene con differenti riti e modalità, e il legame delle popolazioni indigene con questa pianta è così forte che il calendario della popolazione locale, i Tohono O’odham, tiene conto dello stadio di sviluppo e maturazione dei frutti. Un esempio di utilizzo medico delle piante succulente viene invece dalle Aloeacee cui appartengono ad esempio l’Aloe vera e l’Aloe arborescens. Usate già in tempi antichissimi come cicatrizzanti e lenitivi, sono oggi al centro del rinnovato interesse della scienza medica che ne ha sperimentato l’utilizzo per la produzione di farmaci antitumorali.

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the local people, the Tohono O’odham, follows the growth stages and ripening of the fruit month by month. An example of the medicinal use of succulent plants is, on the other hand, the Aloeacea family, including Aloe vera and Aloe arborescens. Used in ancient times as a cicatrising and soothing agent, they are today at the focus of renewed interest from medical science which is experimenting with their use to produce anti-tumour drugs.

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pianta nello spazio

plant in space

Il terzo percorso espositivo del giardino della biodiversità idealmente riunisce quelli dedicati alla Pianta e l’ambiente e alla Pianta e l’uomo: è un luogo per la sperimentazione e l’innovazione nel campo della divulgazione. Il suo oggetto non è solo l’approfondimento dei temi legati alle possibili condizioni di vita nello spazio, ma anche agli effetti che l’inquinamento estremo, o lo stesso intervento dell’uomo, producono sulle specie vegetali. Da qui l’idea di proporre un laboratorio dove associare le sperimentazioni di tecniche innovative di coltivazione alle simulazioni di tipo didattico. Simulazioni di viaggio, come quella di un equipaggio di astronauti che, affrontando una lunga esplorazione lontana dalla Terra, debba provvedere al proprio sostentamento alimentare. Oppure di tipo insediativo, a mostrare la vita di uomini e piante nel sottosuolo: costretti dalla scarsa gravità, dalla mancanza di atmosfera e dalla presenza di fortissime radiazioni dannose (come nel caso della Luna). O ancora, simulando una colonia su Marte, con una vita condotta a quota zero, in presenza di un’atmosfera e una forza di gravità che permette di lavorare proteggendosi adeguatamente dalle radiazioni cosmiche. Alla continua ricerca delle frontiere della vita vegetale. Ovvero dell’uomo.

The third journey through the Biodiversity Garden ideally unites those dedicated to Plant and the Environment and Plant and Man. It is a place for experimentation and innovation in the field of dissemination. Its aim is not just to develop themes associated with the possible conditions of life in space, but also with the effects which extreme pollution, or man’s actions, can have on plant species. From this came the idea of proposing a laboratory where innovative cultivation techniques are associated with didactic simulations. Simulated voyages, such as that of a team of astronauts who face a long exploration far from Earth and must produce their own food. Or a simulated colony, demonstrating the living conditions for men and plants when obliged to live under the surface of the soil due to low gravity, no atmosphere and the presence of strong radiation damaging for the organisms (as is the case with the Moon). Or, in the case of a hypothetical colony on Mars, simulating life at ground level, in the presence of an atmosphere and with a gravitational force which makes it possible to work, with adequate protection against cosmic radiation. Constantly looking for the frontiers of plant life. Or rather, those of mankind. 43


Wikiorto Nel giardino della biodiversità anche un comune smartphone o un tablet diventeranno per i visitatori strumenti per relazionarsi con gli ambienti e le piante: il web come strumento per aumentare le possibilità di comunicazione e la diffusione delle conoscenze botaniche, naturale evoluzione del modo di raccontare i cinquecento anni di esperienza scientifica dell’Orto Botanico. Con questo approccio la visita inizia prima dell’arrivo nell’Orto e può continuare anche una volta usciti dai suoi cancelli.

Prima della visita Grazie alla possibilità di scaricare applicazioni, esplorare i percorsi e acquistare il biglietto on line. Oppure acquistare libri, semi, piante e sfogliare il catalogo del book-shop.

Durante la visita Con l’accesso a informazioni e approfondimenti a partire dai cartellini di identificazione delle piante, sfruttando gli hotspot collocati nel giardino. Il cartellino funziona da collegamento alle informazioni in rete grazie a meccanismi tipo QR Code. Il visitatore potrà approfondire le sue conoscenze accedendo a documenti, banche dati e contenuti di approfondimento. La piattaforma software

costituisce così una base sulla quale sviluppare nel tempo un bagaglio di informazioni in campo botanico. La relazione con piante e reperti lungo il percorso espositivo attraverso esperienze di realtà aumentata permetterà ai visitatori di entrare nel mondo delle specie vegetali.

Dopo la visita Attraverso una app sarà possibile restare in contatto con l’Orto, continuando a far parte di una comunità virtuale con la quale scambiare informazioni. La comunicazione in internet come riproposizione delle interconnessioni delle piante, le cui radici formano una vera e propria rete, dove ogni apice funge da nodo in grado di rilevare l’ambiente e di comunicare in un gigantesco web botanico che esiste da milioni di anni.


Wikigarden In the Biodiversity Garden, even a common smartphone or tablet will become a tool for visitors to interact with the environment and plants. And the web will be used to increase the possibilities for communicating and disseminating botanical knowledge, a natural evolution of the way we recount the Botanical Garden’s five hundred years of scientific experience. With this approach, the visit begins even before visitors reach the Garden and continues after they leave its gates.

thus lays the foundations for developing their botanical knowledge over time.

Before the visit

Communication in internet as a way of re-proposing the interconnections of plants, whose roots form genuine networks where each root tip acts as a node able to sense the environment and communicate in a giant botanical web which has existed for millions of years.

Thanks to the possibility of downloading applications, exploring routes and purchasing tickets. Or buying books, seeds and plants or thumbing through the bookshop’s catalogue.

Through augmented reality experiences, the interaction with plants and exhibits along the route will allow visitors to step into the world of the plant species.

After the visit An app will keep visitors in contact with the Botanical Garden, part of a virtual community where they can exchange information.

During the visit With access to information and in-depth knowledge starting with the plants’ ID labels and exploiting the hotspots located throughout the garden. The label connects to information on the web via a QR type code. Visitors will be able to find out more by accessing documents, databases and supplementary information. The software platform 45


tanzania

Aloe dorotheae

EN

CR

EW

endangered

critically endangered

Extinct in the wild

Originaria della Tanzania, cresce sulla roccia nuda dei rilievi isolati della savana. Ha un’area molto ristretta di diffusione e può considerarsi come una pianta locale. Se ne riscontra un continuo declino, dovuto all’uso di questa specie per scopi medicinali da parte delle popolazioni locali: per questo motivo figura nell’elenco delle specie fortemente in pericolo. A native of Tanzania, it grows on bare rock slabs on inselbergs in the savannah. Its distribution is very limited and it can be considered a localised species in the wild. Its numbers are constantly declining due to its use by the local population for medicinal purposes and it is therefore included in the list of critically endangered species.


Aloe dorotheae


1545. L’orto botanico L’Orto botanico dell’Università di Padova è il più antico orto universitario del mondo. Creato con il nome di Hortus Simplicium, come documenta il decreto istitutivo del Senato della Repubblica di Venezia del 29 giugno 1545, ha mantenuto invariata la sua sede e una carta del 1568 ne mostra l’originaria struttura circolare, tuttora immutata. Le piante coltivate nell’Hortus erano quelle utilizzate per le preparazioni officinali. Gli studenti di medicina potevano, pertanto, imparare a conoscere e identificare correttamente le piante esaminando esemplari vivi anziché disegni, come avveniva in precedenza. L’Orto è, dunque, un esempio importante del nuovo interesse scientifico diffusosi nell’Europa del XVI secolo, epoca in cui i botanici hanno iniziato a studiare le piante non soltanto per le loro proprietà medicinali, bensì anche come organismi completi. Poiché le piante officinali erano preziose e potevano essere impiegate in modo improprio, per scoraggiare i furti è stato ben presto realizzato un muro di cinta circolare provvisto di cancelli (Hortus cinctus) e sono state stabilite regole per i visitatori con gravi sanzioni per i trasgressori. Alla fine del XVI secolo, le specie che vi venivano coltivate erano più di mille, tra cui anche specie non necessariamente medicinali. Infatti, grazie 46


1545. the Botanical Garden The Botanical Garden of the University of Padova is the oldest university botanical garden in the world. It was established in 1545 under the name of Hortus Simplicium, as documented by the original decree of the Venice Republic Senatus dated June 29th 1545, and is still in the same original location. A map dated 1568 shows the original circular structure of the garden, still retained today. The plants cultivated in the Hortus were those used to obtain medicines. Students of medicine could therefore learn and properly identify the plants from living specimens, instead of the drawings used previously. The Garden is an important example of the new scientific interest that spread in 16th century Europe, when botanists began to study plants not only for their medicinal properties but also as complete organisms. As the medicinal plants were precious and could be inappropriately used, a circular wall with gates was soon built (Hortus cinctus) to discourage thieves. Rules were defined for visitors and trespassers were severely punished. By the end of the 16th century more than one thousand species were cultivated in the garden, including plants which were not necessarily 47


alla notevole espansione dei commerci della Repubblica di Venezia, l’Orto ha accolto molte nuove piante esotiche, che vi sono state coltivate per la prima volta lontano dal loro habitat originario (ad esempio, Syringa vulgaris nel 1565, Helianthus annuus nel 1568, Solanum tuberosum e alcune specie di Jasminum nel 1590, Rheum rhaponticum nel 1612) e successivamente diffuse in tutta Europa. Nel XIX secolo il numero di piante dell’Orto è aumentato rapidamente raggiungendo i 16.000 esemplari: è stato il periodo del suo massimo contributo allo sviluppo delle discipline scientifiche moderne, in particolare botanica, medicina, ecologia e farmacia. Oggi le piante coltivate sono circa 6.000. L’Orto ospita ancora piante risalenti agli anni della sua creazione: una serra protegge un Chamaerops humilis, piantato nel 1568 e citato da Johann Wolfgang von Goethe, un Platanus orientalis piantato nel 1680 e un Ginkgo biloba piantato nel 1750 nell’omonimo quarto, eccezionalmente bisessuale perché l’esemplare maschio originario porta un ramo femmina innestato sul tronco. Curiosamente, un esemplare bisessuale analogo, quasi della stessa età, vive nell’antico Orto botanico di Leiden.

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medicinal. In fact, thanks to the wide expansion of the Venice Republic’s trade, a variety of new exotic plants were brought to the Garden where they were cultivated for the first time far from their original habitat (e.g. Syringa vulgaris in 1565, Helianthus annuus in 1568, Solanum tuberosum and some species of Jasminum in 1590, Rheum rhaponticum in 1612). These later spread throughout Europe. The number of plants in the Garden rapidly increased during the 19th century to 16,000 specimens. This was the period when the Garden made its most important contribution to the development of modern scientific disciplines, notably botany, medicine, ecology, and pharmacy. Today about 6,000 plants are cultivated in the Garden. The Garden contains some plants dating from the earliest years. A greenhouse protects a Chamaerops humilis, planted in 1568 and cited by Johann Wolfgang von Goethe, a Platanus orientalis planted in 1680 and a Ginkgo biloba planted in 1750 in the quarter with the same name. This plant is exceptionally bisexual as a female branch was grafted onto the trunk of the original male specimen. Curiously, a similar bisexual specimen almost as old lives in the ancient Botanical Garden of Leiden.



un patrimonio unico La Biblioteca dell’Orto La Biblioteca nasce nel 1834, giorno in cui Antonio Bonato, dopo aver diretto l’Orto per oltre quarant’anni, dona la sua ricca collezione di libri. In realtà dentro e fuori le mura cinquecentesche i libri circolavano in quantità da secoli, ma fino ad allora avevano sempre fatto parte del patrimonio personale degli studiosi che lo frequentavano. Il primo catalogo ufficiale, redatto nel 1837, elenca 3.461 opere e 4.920 volumi, per lo più di argomento botanico; ma il suo patrimonio continua a essere arricchito da donazioni e lasciti. Oggi la Biblioteca conta circa 20.000 volumi, che testimoniano lo sviluppo delle scienze naturali in Europa dall’ultimo Quattrocento fino ai giorni nostri. Alle preziose edizioni degli scritti di studiosi che a Padova hanno svolto le loro ricerche in campo botanico e medico (dai Semplici dell’Anguillara del 1561 al De visione, de voce, de auditu di Girolamo Fabrici D’Acquapendente del 1600) si aggiungono pezzi rari, come il resoconto in lingua svedese di Linneo sul suo viaggio nella Scania (Skånska resa, 1754); incunaboli come l’Herbarium Apulei del 1481 e manoscritti illustrati. Pezzi unici come il Delle Orchidi, di Gian Girolamo Zannichelli o lo Stirpium specimena calcata di Giovanni Crasso, originale 50


A UNIQUE HERITAGE The Garden Library The library was founded in 1834, the day on which Antonio Bonato, after having run the Botanical Garden for more than 40 years, donated his rich collection of books. Inside and outside the 16th century walls, quantities of books had in fact been circulating for centuries, but until then, they had always been the personal property of the scholars frequenting the Garden. Drawn up in 1837, the first official catalogue lists 3461 works and 4920 volumes, mostly on botany; but its heritage is constantly being enriched by donations and bequests. The Library today contains about 20,000 volumes, evidence of the development of the natural sciences in Europe from the late 15th century until our times. The valuable editions of the writings of the scholars who performed their botanical and medical research at Padova (from Semplici by Anguillara from 1561 to De visione, de voce, de auditu by Girolamo Fabrici D’Acquapendente from 1600) are joined by rare pieces, such as Linnaeus’ account in Swedish of his voyage in Scania (Skånska resa, 1754); incunabula such as the Herbarium Apulei from 1481 and illustrated manuscripts. Unique pieces such as Delle Orchidi, by Gian Girolamo Zannichelli or Stirpium specimena calcata by Giovanni Crasso, the original 51


erbario con immagini di piante coltivate nell’Orto stampate a fumo. I libri e i documenti che la Biblioteca custodisce – carte d’archivio, erbari, raccolte fotografiche, disegni, dipinti e l’Index seminum – vanno oltre la scienza botanica. E raccontano anche l’arte e la tecnica dell’illustrazione, il paesaggio e i giardini, gli usi e costumi, la farmacopea colta e popolare, la storia dell’Orto botanico e delle persone a esso legate.

Gli erbari Verso la metà del XVI secolo, in concomitanza con la nascita dei primi Orti botanici, un medico di Bologna, Luca Ghini, intuisce che nessun disegno può essere più preciso della pianta stessa. Sviluppa quindi un metodo di essiccazione che, negli anni successivi, insegnerà ai suoi discepoli, determinando così la nascita e la successiva diffusione di quello che inizialmente sarà chiamato Hortus siccus e poi, a partire dal Settecento, più semplicemente Herbarium. A Padova la collezione degli erbari si sviluppa fin dalle origini dell’Orto: una delle prime raccolte è infatti datata 1561 e viene eseguita da Luigi Squalermo detto l’Anguillara, primo prefetto dell’Orto e allievo di Ghini. Oggi le collezioni comprendono migliaia tra immagini e campioni vegetali (comprese piante, frutti, foglie, fiori, legno e funghi), tra cui una collezione algologica e una delle raccolte micologiche più importanti del mondo.

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herbarium with mezzotint images of the plants grown in the Garden. The books and documents kept in the Library (archive maps, herbariums, collections of photographs, drawings, paintings and the Index seminum) go beyond botanical science. They also recount the art and technique of illustration, the landscape and the Garden, usages and customs, the learned and popular pharmacopoeia and the history of the Botanical Garden and the people associated with it.

The herbariums Towards the mid-16th century, coinciding with the birth of the first Botanical Garden, a physician from Bologna, Luca Ghini, sensed that no drawing could ever be as precise as the plant itself. He therefore developed a drying method which he taught to his disciples over the next few years, leading to the birth and subsequent spread of what was initially known as the Hortus siccus, then from the 18th century, more simply as the Herbarium. The collection of herbariums in Padova has been growing since the beginning of the Garden. One of the first collections is in fact dated 1561 and is the work of Luigi Squalermo, otherwise known as Anguillara, the Garden’s first prefect and one of Ghini’s pupils. The collections today include thousands of images and plant samples (including plants, fruit, flowers, wood and fungi), including a collection of algae and one of the most important collections of fungi in the world.

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I NUMERI DELL’ORTO the gARDEN AT A GLANCE

1545 La data di fondazione

The year the Garden was founded

1997 La data di inserimento dell’Orto antico nel patrimonio dell’umanità Unesco The year the old Botanical Garden became a UNESCO World Heritage Site

1586

La pianta più antica dell’Orto è la Palma di Goethe (Chaemerops humilis) The oldest plant in the Botanical Garden is Goethe’s palm (Chaemerops humilis)

6.000 Le specie vegetali coltivate nell’Orto antico The number of plant species cultivated in the old Botanical Garden

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Le specie conservate nella Banca del germoplasma a una temperatura di -18 °C The number of species kept in the germplasm bank at a temperature of -18°C

1.300 Le specie del giardino della biodiversità The species in the Biodiversity Garden


110 metri La lunghezza delle nuove serre.

1,5 ettari l’estensione del giardino della biodiversità The length of the new greenhouses 1.5 hectares: the new Biodiversity Garden

1.050 mq la superficie del giardino pensile che produce 766.500 litri di O2 The surface of the hanging garden which produces 766,500 litres of O2

450.000 litri La capacità della vasca per il

recupero delle acque piovane The capacity of the rainwater collecting pool

CO 33.933 Kg la quantità di CO non immessa nell’atmosfera 2

2

utilizzando l’energia solare The quantity of CO2 not emitted into the atmosphere thanks to use of solar energy

3.643.722 litri Il volume delle acque piovane

recuperate in un anno The volume of rainwater collected in a year

52.205 kWh L’energia elettrica prodotta in un anno dall’impianto fotovoltaico The electricity produced by the photovoltaic installation in a year



Il concorso internazionale di progettazione The international design competition È stata una concreta minaccia alla falda acquifera dell’antico giardino botanico a spingere l’Università di Padova, sul finire degli anni Novanta, a una forte campagna di sensibilizzazione sul futuro biologico dell’Orto. Dopo l’approvazione di una legge speciale, che destinava importanti risorse economiche agli interventi di salvaguardia dell’Orto botanico e allo sviluppo di nuove iniziative didattiche e scientifiche, è stata acquistata nel 2003 l’area dove sorgono le nuove serre: si creava così una fascia di sicurezza attorno a questo delicato ecosistema. Il concorso internazionale per la progettazione degli interventi raccoglieva 29 domande di partecipazione di gruppi multidisciplinari provenienti da tutto il mondo e 15 di essi venivano ammessi alla redazione di un progetto preliminare. La giuria internazionale che ha valutato i progetti, considerandone l’impatto sul delicato sistema del sottosuolo e il loro approccio culturale e didattico, ha proclamato vincitore nel 2005 il progetto firmato dall’architetto Giorgio Strappazzon dello studio VS associati. Terminata la fase di progettazione esecutiva e di autorizzazione, nel 2010 hanno inizio i lavori.

It was a concrete threat to the aquifer of the old Botanical Garden which, at the end of the 1990s, led the University of Padova to launch an intensive campaign to heighten awareness of the Garden’s biological future. After approval of a special law allocating substantial funding to measures to safeguard the Botanical Garden and develop new educational and scientific initiatives, the area where the new greenhouses stand was bought in 2003. This created a safe zone around the delicate ecosystem. Twenty nine multidisciplinary groups from all over the world took part in the international design competition to develop the area. Of these, 15 were selected to draw up a preliminary design. In 2005, the international panel responsible for assessing the designs, considering their impact on the delicate subsoil system and their cultural and didactic approach, proclaimed the design by Giorgio Strappazzon from the VS Associates architectural studio as the winner. After completion of the final design and authorisation phase, work began in 2010.


indice contents Perché il giardino della biodiversità Why the Biodiversity Garden?

4 5

L’idea di progetto The project concept

8 9

Planimetria del giardino della biodiversità Plan of the biodiversity garden

10 10

L’acqua Water

12 13

Un Solar Active building A Solar Active building

16 17

L’idea espositiva The exhibition concept

20 21

La pianta e l’ambiente The planet’s biomes

22 23

Le nuove serre The new greenhouses

28 28


Provenienza delle piante The plants and their place of origin

30 30

La pianta e l’uomo Plant and Man

32 33

La pianta nello spazio The plant in space

43 43

Wikiorto 44 45 Wikigarden 1545. L’orto botanico 1545. the Botanical Garden

46 47

Un patrimonio unico A UNIQUE HERITAGE

50 51

I numeri dell’Orto the garden at a glance

54 54

Il concorso internazionale di progettazione The international design competition

57 57


il giardino della biodiversità

the BIODIVERSITY GARDEN

Orto botanico di Padova

Botanical Garden of Padova

Referenze fotografiche Photographic references Particolare della pianta di Padova di Giovanni Valle (1784) / Detail of the plan of Padova by Giovanni Valle (1784), p. 10 Fotopiano della città di Padova / Aerial photograph of the city of Padova (Comune di Padova), p. 11 Atlante di botanica popolare (1872-1876), p. 32, 34, 36, 38, 40, Skånska resa (1754), p. 50, Herbarum Apulei (1481), p. 50 Eicones plantarum (1590), p. 51, Stirpium specimena calcata (1784), p. 52, Piante del R. Orto di Padova, p. 52 (Biblioteca dell’Orto botanico / The Botanical Garden Library) Disegni e bozzetti Drawings and sketches Fabio Visintin, p. 6. Giorgio Strappazzon e studio di architettura VS Associati / Giorgio Strappazzon and VS Associates architectural studio p. 8, 9, 10A, 10B, 14, 15, 28, 29 Fotografie Photographs Massimo Pistore, Servizio Relazioni pubbliche / Public Relations Office Biblioteca dell’Orto botanico / Botanical Garden of Padova Traduzioni Translations Centrolingue srl, Padova Ideazione, progettazione e realizzazione grafica Concept and Graphic design Servizio Relazioni pubbliche – Università di Padova / Public relations office – University of Padova © Università degli Studi di Padova 2013 Stampato per conto della casa editrice dell’Università di Padova - Padova University Press nel mese di ottobre 2013 presso Centrooffset Master, Mestrino (PD) Printed in October 2013 for Padova University Press by Centrooffset Master, Mestrino (PD) ISBN 978-88-97385-69-1



PADOVA UNIVERSITY PRESS


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