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IL TRASPORTO RISPETTOSO
Nata nel 1972 come azienda monoveicolare, oggi è una società innovativa, in grado di eccellere in un segmento impegnativo come quello del trasporto del pharma. Così, dopo l’esperienza accumulata con il vaccino, ha deciso di misurarsi con una doppia s da per conto di Kedrion Biopharma: raccogliere e conservare il plasma a -20° grazie ai frigo IFAC e rispettare le aree ospedaliere usando ibridi Scania
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Riconoscenza e rispetto: in un’ora di chiacchierata, Luca Chiggiato, amministratore dell’omonima spa, ripete così tante volte queste due parole da far intendere come spesso siano la reale motivazione di scelte aziendali. Parliamo di una realtà importante, con sede a Piombino Dese (Padova), dove insieme agli uffici operativi – arredati con gusto difficilmente rinvenibile in un’azienda di autotrasporto –sorge un magazzino di 10 mila mq e 20 mila posti pallet in cui sono stoccati prodotti per packaging farmaceutico. Dispone di una flotta di 200 trattori e di 280 semirimorchi
(ma altri 50 trailer e altrettanti trattori sono già stati ordinati) e genera un fatturato di 37 milioni di euro per l’80% nel pharma, per il restante 20% nell’alta moda. A dispetto dei numeri, però, Chiggiato è rimasto ancorato al suo vissuto e anche per questo nutre riconoscenza e rispetto. Riconoscenza verso gli insegnamenti paterni, verso una casa farmaceutica che ha creduto in lui prima di altre, verso la popolazione iraniana che lo ha accolto con calore quando un suo camion giunse in quella terra in cui non vedevano un veicolo italiano da 28 anni. E rispetto verso chi lavora girando un volante, trovare una non così scontata per un paese sotto E le tante incognite del territorio, come lo scoprire che un camion 18,65 m era è e non poteva viaggiare in autostrada.
Questo è il semirimorchio frigo usato da Chiggiato per i trasporti in Iran, uno dei 15 paesi extra-Ue in cui arrivano camion aziendali. Ha due aspetti particolari: è equipaggiato con tre motori di modo che, se uno se ne rompe, si possa conservare una temperatura sotto zero anche con 50° esterni; reca sulle pareti una scritta in persiano, traduzione del motto aziendale «Ovunque ci sia una strada». Serve a far capire il luogo di origine del veicolo, ma è anche un segno di riconoscenza per la popolazione locale. Quando un camion Chiggiato giunse in Iran la prima volta, infatti, i problemi da a rontare furono tanti. Innanzi tutto, trovare una copertura assicurativa, non così scontata per un paese sotto embargo. E poi le tante incognite del territorio, come lo scoprire che un camion lungo 18,65 m era considerato eccezionale (il limite è 18) e non poteva viaggiareinautostrada.
Ma malgrado tutto, gli autisti dell’azienda padovana trovarono
Ma autisti dell’azienda trovarono caloroso sostegno
E successivi caricano vestiti e giochi nelle persone. E per sdebitarsi, in tanti viaggi successivi caricano vestiti da distribuire ai bambini iraniani. verso i tanti donatori di plasma raccolto in tutta Italia ogni settimana, verso chi ha bisogno di cure e si muove in aree ospedaliere che Chiggiato contribuisce a conservare più pulite e meno rumorose. Ma procediamo con ordine.
Nati Sotto Un Camion
La Chiggiato Trasporti nasce nel 1972 come realtà monoveicolare. La fonda Giuseppe che educa i figli concedendo loro un’alternativa netta: «O si studia o si lavora». Un metodo che ha funzionato se quello dei quattro che ha scelto la prima strada oggi è ingegnere nucleare al Cern di Ginevra, e gli altri tre, che hanno battuto la seconda, gestiscono un’azienda di successo che negli anni hanno contribuito a far crescere.
Ma Andrea, Luca e Franco Chiggiato, in realtà, trasportatori lo sono da sempre, visto che ogni sabato dovevano dedicarsi al lavaggio del camion paterno anche quando nevicava e ogni domenica facevano a gara a chi si sporcava di più le mani nel fare manutenzione.
Naturale che in chi ha scandito il tempo con tali ritmi scaturisca poi la passione per il camion. Ma naturale pure, per chi su un camion è cresciuto, nutrire rispetto per chi oggi ci lavora dentro: «Ho fatto per 13 anni l’autista, dai 19 in poi – racconta serio Chiggiato – e so cosa significhi stare settimane lontano da casa o svegliarsi in un’area di servizio con l’odore acre dell’urina nell’aria. È per questo che oggi sento di dover essere il più vicino possibile ai miei autisti». Non sono parole, ma la premessa a fatti concreti. Quelli che si colgono subito quando si entra nell’ufficio traffico, dove ci sono cinque persone impegnate a organizzare i viaggi degli autisti. Come in altre aziende pianificano spostamenti, percorsi sicuri, booking di carico e scarico. Ma qui, in più, fanno altro:
«I miei autisti sono per l’80% italiani – chiarisce Chiggiato – ma arrivano da tutte le regioni. Per consentire loro di tornare a casa verso Sud abbiamo preso due Caddy. L’ufficio traffico, cioè, fa in modo che il venerdì, dopo due o tre settimane in trasferta, tornino contemporaneamente, così da partire insieme e tornare indietro il mercoledì».
Poi c’è la parte relativa alla sicurezza. La Chiggiato è certificata Tapa 1 e quindi i suoi veicoli, che trasportano carichi assicurati anche per sei milioni di euro, possono sostare solo in aree sorvegliate. E anche queste vanno prenotate, così come gli alberghi nel caso in cui gli autisti debbano consumare il riposo di 45 ore fuori cabina. «E comunque – riprende l’amministratore – per loro il fine settimana è una festa perché, parcheggiato il camion e sapendo che è controllato da una centrale operativa che si allerta se qualcuno tenta di aprire le porte o prova a interrompere la catena del freddo, possono partire in bicicletta e godersi il centro città». E le splendide foto che pubblicano sulla pagina facebook aziendale ne danno una conferma. Infine, c’è il capitolo retribuzioni che Chiggiato scrive con una regola elementare: «Ogni due anni di permanenza in azienda, scatta un aumento per chi ci conferma fiducia». Non sarà un caso allora se, non appena sui social è stato annunciato l’acquisto di 50 nuovi Scania, le candidature di autisti sono piovute a centinaia.
FREDDO E IBRIDO: COME TI MUOVO IL PLASMA
Riconoscenza e rispetto ispirano anche il rapporto con la Kedrion Biopharma, azienda farmaceutica di Lucca che Chiggiato considera «quella che per prima ha creduto in noi». Così, per manifestarle riconoscenza, ha investito per starle vicino in una missione di alto profilo morale: raccogliere ogni settimana in tutta Italia 40 mila campioni di plasma frutto di donazioni per portarli negli stabilimenti Kedrion dove diventano farmaci per prolungare la vita di persone affette da malattie rare. La sfida qui è complicata da due aspetti: il primo riguarda la temperatura di -20° a cui il plasma deve viaggiare per conservare le sue proprietà; il secondo deriva dal fatto che la raccolta dei campioni avviene in delicate aree ospedaliere. Ma Chiggiato si esalta nelle sfide complesse: per vincere quella con la temperatura ha chiesto aiuto a IFAC, società pugliese che ha realizzato ad hoc un allestimento frigo in grado di abbattere la temperatura non tramite ventilazione, ma in modo statico, con piastre eutettiche che conservano il freddo molto più a lungo. «Nei test – conferma –per 18 ore abbiamo conservato la tempera- tura senza ricorrere ad alimentazione». Per la sfida con le emissioni, invece, ha seguito il suggerimento di Carlo Rossi, AD della concessionaria Scandipadova, di affidarsi a quattro Scania P360 ibridi. Il perché è presto detto: «Dispongono di una batteria che si autoricarica in movimento e, in caso di bisogno, puoi azionare un tasto e ricaricarla tramite il motore termico in un’ora. Ma soprattutto il veicolo viaggia in elettrico sotto i 55 km/h e in questa modalità percorre 20 km. Quanto basta per entrare nei centri urbani e nelle zone ospedaliere senza inquinare né produrre rumore. È un rispetto che si meritano il posto e le persone che vi si recano per curarsi».
L’interno degli allestimenti frigo realizzati da IFAC: quelle in alto sono le piastre eutettiche in grado di conservare la temperatura sotto zero anche per un’intera giornata.
Un Ascensore Chiamato Vaccino
Ma la sfida più complessa con cui Chiggiato si è misurato negli ultimi anni si chiama «trasporto del vaccino». Per affrontarla è stato necessario far viaggiare i veicoli sempre con due autisti, avere una presenza in azienda H24 per controllare ogni spostamento, comunicare alla centrale anche le soste in bagno. Ma per la Chiggiato ha funzionato come un’esplosione di popolarità. Perché quando nel febbraio 2021 i camion dell’azienda si sono visti in tv impegnati nelle prime consegne di quel farmaco da tutti atteso per tornare alla normalità, la società padovana ha moltiplicato la notorietà e tanti l’hanno cercata per affidarle i propri prodotti. Un movimento virtuoso espresso sinteticamente soltanto dal fatturato: dai 24 milioni di euro del 2021 si è arrivati ai 37 del 2022. Il 1° gennaio 2023 Chiggiato ha aumentato lo stipendio a tutti. Se non è riconoscenza questa!