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L’INFEZIONE DELL’ITALIA Intervista a Marco Digioia, Segretario UETR

PACCHETTO IN ARRIVO

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«Ci siamo quasi». Bastano tre parole, a Marco Digioia, segretario generale di UETR, l’Unione delle associazioni europee dell’autotrasporto, per sintetizzare il significato del voto con cui lo scorso 7 aprile, i ministri dell’Unione europea hanno formalmente adottato il Pacchetto Mobilità, quell’insieme di misure proposte dalla Commissione per regolamentare i trasport i comunitari nei prossimi anni. Quali passaggi mancano perché il Pacchetto diventi le gge e quando potrà entrare in vigore in Italia?

L’esito del voto in Consiglio è stata la penultima tappa di un percorso irto di difficoltà, durato quasi tre anni. Rimane ora l ’ultimo passaggio in Parlamento europeo. Al momento i tempi sono incerti, a causa del coronavirus. L’ipotesi è di votare in Commissione Trasporti a

L’EUROPA ALLE PRESE CON IL CORONAVIURS

Dopo il caos iniziale, l’Europa ha reagito, chiudendo per 30 giorni le frontiere esterne e dettando regole comuni per quelle interne al fine di garantire la regolare circolazione delle merci e assicurare agli Stati membri forniture necessarie a fronteggiare l’emergenza. A metà aprile la situazione era ancora liquida ma non come a metà marzo, quando dieci paesi avevano chiuso le frontiere interne senza comunicarlo alla Commissione. Un monitoraggio di Unioncamere sulle procedure di frontiera e sintetizzato con le icone dei semafori, rivelava al 9 aprile che dei 24 Paesi osservati, la metà aveva luce gialla a indicare restrizioni o rallentamenti del traffico merci causati da controlli sanitari o presentazione di certificato medico (non richiesti dall’Ue).

I CORRIDOI VERDI Le linee guida della Ue e accolte dal Consiglio puntavano su «corridoi verdi» per le merci (controlli con autista a bordo, presentazione dei soli documenti di guida e di viaggio) per limitare il transito entro i 15 minuti. Malgrado l’iniziale miglioramento della situazione, la Truck border crossing times platform di Sixfold (nella cartina) rilevava 536 situazioni critiche dal 23 marzo all’8 aprile con code ai confini degli Stati. «Se consideriamo il limite dei 15 minuti auspicato dall’Ue per attraversare un confine – secondo i ricercatori di Sixfold – dovrebbero essere necessarie circa 134 ore complessive. La realtà di queste 2 settimane e mezza è ben diversa con 515 ore impiegate (quasi 4 volte in più) e oltre 1.300 km di code». Per l’Italia, la piattaforma ha registrato criticità in entrata a Chiasso (CH) e a Fernetti (SLO): 12 casi per un totale di 14 ore, zero code; in uscita, agli stessi varchi e al Brennero, 18 casi critici per 17 ore totali e 26 km di coda al valico con l’Austria. Il 3 aprile i ministri dei Trasporti di Italia, Spagna, Germania e Francia hanno chiesto alla Commissaria ai Trasporti, Adina Valean, «misure forti e tempestive» per ristabilire una connessione stabile nei trasporti interni, tra cui «garantire che eventuali controlli sanitari alle frontiere interne dell’UE, ove necessari, siano attuati in maniera proporzionata, trasparente, non discriminatoria e coordinata».

PASSO AVANTI DEL PACCHETTO I Paesi più restii sono quelli del Patto di Visegrad (non la Slovacchia), già in difficoltà per il placet al Pacchetto Mobilità giunto del Consiglio Europeo, preambolo per una prossima entrata in vigore (manca soltanto il

maggio-giugno e successivamente in assemblea plenaria. Ma è tutto da confermare. Dopo il voto in Parlamento, la normativa sarà pubblicata in Gazzetta ufficiale: dopo 20 giorni entreranno in vigore i regolamenti, il giorno dopo la direttiva sul distacco. Dopo 18 mesi dall’entrata in vigore saranno applicabili le norme sull’accesso al mercato e sul distacco. Quelle sui tempi di guida e di riposo si applicheranno 20 giorni dopo la pubblicazione, a eccezione delle tempistiche scaglionate previste per il tachigrafo. Quali sono i punti più qualificanti per l’autotrasporto e perché? Si tratta di un’ampia riforma, volta ad adattare il settore al mondo di oggi, anche con nuove tecnologie che consentiranno controlli maggiori e migliori, rendendo più efficace l’attività di autotrasporto con la riduzione del cartaceo a favore del digitale. Il cabotaggio è consentito ma limitato e in più viene aggiunto un periodo di «raffreddamento» di quattro giorni: al termine dell’ultima operazione di cabotaggio, non sarà possibile trasportare per quattro giorni. Inoltre, vi è l’obbligo per il vettore di rientrare nel suo Paese ogni otto settimane. Il tachigrafo digitale sarà obbligatorio per i veicoli oltre le 2,5 ton che effettuano trasporti internazionali o di cabotaggio. Il periodo di riposo settimanale regolare non potrà essere effettuato in cabina. Le norme sul distacco prevedono, infine, che un autista impegnato in operazioni di trasporto internazionale deve ricevere la stessa retribuzione e contributi del paese dove lavora, tranne alcune eccezioni. Quanto al tachigrafo, la sua versione intelligente registrerà automaticamente quando e dove il camion ha attraversato un confine e determinerà e localizzerà le attività di carico e scarico, il che è fondamentale perché i controlli siano efficaci. I nuovi mezzi dovranno essere dotati di tale dispositivo nel 2023; quelli che dispongono di un tachigrafo analogico o digitale dovranno essere adattati entro la fine del 2024. I veicoli dotati di tachigrafo intelligente di prima generazione nel 2025. È vero che il compromesso dà maggiore soddisfazione alla Road Alliance che al Patto di Visegrad? I Paesi di Visegrad si dicono insoddisfatti – non è un segreto – in particolare per l’obbligo del rientro del mezzo nel paese di immatricolazione. Hanno addirittura evocato «la fine dell’autotrasporto». Ma in realtà vari punti sono positivi anche per loro. A nostro avviso si tratta di un compromesso bilanciato, vista la posta in gioco e le divergenze che a lungo hanno visto contrapposti i due blocchi Est ed Ovest (con alcuni paesi in mezzo). Aver raggiunto un compromesso è un grande risultato. Durante l’ultima fase dell’iter europeo del Pacchetto, i Paesi di Visegrad hanno tentato in extremis di bloccare il negoziato a fine marzo – iniziativa da molti considerata quanto meno poco opportuna, visto il riferimento al coronavirus a fini politici – ma a giudicare dall’esito del voto, tale mossa non si è rivelata strategica. Come UETR siamo soddisfatti perché molte delle nostre richieste sono state accolte, in modo da tutelare le piccole e medie imprese e perché, come ho detto, si tratta di un accordo bilanciato.

via libera del Parlamento in seconda lettura). Fissando il cabotaggio a un massimo di 3 operazioni a settimana seguito da un’uscita dal paese per almeno 4 giorni, vietando il risposo lungo (45 ore) in cabina e applicando nei distacchi transnazionali la normativa in vigore nei paesi di partenza o di arrivo, il Pacchetto è infatti un successo contro la liberalizzazione totale chiesta dai Paesi dell’Est.

I TEMPI DI GUIDA E LE PATENTI Il Pacchetto prevede nuove norme sui tempi di guida e di riposo, conservando la possibilità di deroga nel trasporto internazionale. Su questo presupposto 17 Paesi membri hanno attenuato l’applicazione delle regole come misure per fronteggiare il virus. Non c’è l’Italia, nonostante le richieste di Unatras di aumentare le ore di guida giornaliere da 9 a 11, quelle settimanali da 56 a 60 e quelle settimanali da 90 a 100, riducendo il riposo ordinario da 11 a 9 ore. Altro problema è quello delle proroghe di validità di patenti di guida e dei certificati di revisione dei mezzi che, ha spiegato il vice presidente Conftrasporto, Paolo Uggè, «al momento valgono solo nel nostro Paese e che invece chiediamo siano estese a tutta l’Ue per evitare che, nel caso di trasporti internazionali, i conducenti possano incorrere in pesanti sanzioni».

I PUNTI CRITICI ALLE FRONTIERE

Ma, dato che anche altri Paesi hanno adottato misure analoghe, il direttore della DG Move, Henrik Hololei, ha deciso di pubblicare tutte le deroghe e le proroghe alla normativa per portarle alla conoscenza dei Paesi membri e, «pur consapevole che tale procedura non ha una vera e propria base giuridica, tuttavia chiede a ciascun altro Stato di dare un fattivo riconoscimento a tali deroghe notificate, almeno per un periodo di 3 mesi dalla data di notifica alla Commissione».

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