Hank Zizper e la pagella nel tritacarne

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titolo originale: Hank Zipzer 2: I Got a “D” in Salami Text copyright © 2003 by Henry Winkler and Lin Oliver Productions, Inc per l’edizione italiana: © 2013 uovonero Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, memorizzata su supporto infor matico o trasmessa in qualsiasi for ma e da qualsiasi mezzo senza un esplicito e preventivo consenso da parte dell’editore. www.uovonero.com collana abbecedanze /2 1ª edizione: novembre 2013 ISBN 978-88-96918-19-7


Henry Winkler - Lin Oliver

illustrazioni di G iulia O recchia traduzione di S ante B andirali





Capitolo 1

« Hank, potresti per favore smetterla di rimbalzare in giro come un fagiolo salterino e concentrarti ? » ha chiesto mia madre. « Questo è quello che faccio quando mi concentro » ho risposto. Stavo saltellando in direzione di una calza che stava sul pavimento della mia camera. Quando ho raggiunto la calza, l’ho raccolta con le dita del piede. È un trucco che ho imparato da una delle mie migliori amiche, Ashley Wong. Ashley è capace di raccogliere praticamente ogni cosa con le dita del piede, comprese le biglie. È anche capace di annodare il picciolo di una ciliegia usando soltanto la lingua. Sono qualità desiderabili nei tuoi migliori amici. Ho arricciato le dita attor no alla calza finché l’ho afferrata saldamente. Poi ho agitato la gamba di lato, in modo che 7


sporgesse dal corpo. Questo è un trucco che ho imparato dall’altro mio migliore amico, Frankie Townsend. Sua madre è un’insegnante di yoga, e gli ha insegnato come aggrovigliarsi le gambe a for ma di bretzel. Frankie è così bravo in questo che riesce a portarsi l’alluce fino al naso, che è anche un modo eccellente per verificare se ti puzzano i piedi. Non ci avevo mai pensato prima,


ma io e i miei amici abbiamo delle dita dei piedi con molto talento. Forse è perché siamo amici. Quando la mia gamba è stata nella giusta posizione, ho sganciato la calza dalla presa del piede e l’ho lanciata per aria verso il cesto della biancheria sporca. È stato un lancio eccellente, se posso dirlo. La calza è planata nel cesto ed è atterrata nel mezzo, proprio sopra i miei boxer. « Tiro, canestro ! » ho gridato, mentre ancheggiavo facendo la mia danza della vittoria. Mia madre ha scosso la testa. « Sono venuta ad aiutarti a studiare l’ortografia » ha detto con un sospiro. « Ma francamente, Hank, ho di meglio da fare che perdere tempo a guardarti giocare a basket con le dita dei piedi ». Abbiamo studiato un po’ e sembrava che mia mamma stesse diventando un po’ irritabile. Mi sono seduto sulla sedia della scrivania e ho assunto un’aria seria. « Vai con la prossima parola » le ho detto. « Sono pronto ». « “Riscuotere” » ha detto mia mamma. « Pensaci prima di rispondere, Hank. È difficile ». Ho perlustrato la stanza con lo sguardo, cercando di trovare la parola nella testa. Invece, l’unica cosa che ho 9


visto è stata l’altra mia calza, per terra accanto al cesto della biancheria. Ho tentato di non andarla a raccogliere, ma non sono riuscito a resistere. Mi sono lanciato attraverso la stanza a bordo della sedia, facendo una rotazione di trecentosessanta gradi a metà percorso. Non so chi abbia inventato le sedie con le ruote, ma chiunque fosse questo tizio era un genio. « Pensavo che ti stessi concentrando, Hank » ha detto mia mamma, afferrando lo schienale della sedia e costringendomi a una brusca frenata. « Che tu ci creda o no, ci sto provando ». Non le è piaciuta questa risposta. Mi ha lanciato uno di quegli sguardi da mamma che significano Non cercare di prender mi in giro, ragazzo; so dove vuoi arrivare. Scommetto che avete presente il tipo di sguardo. « Dico davvero » ho cercato di spiegarle. « Ho questa teoria, che se resto in movimento il mio cervello non si fer ma e non dimenticherò l’ortografia delle parole. Scommetto che funziona. La parola è “riscuotere”, giusto ? » Ha fatto segno di sì con la testa. « Okay » ho detto. « Riscuotere. R, giusto ? » 10


Stava iniziando a rispondere, ma ho alzato una mano per fer marla. « Non dir melo. Non dir melo. Okay. Riscuotere. R-I-S-Q-U-O-T-E-R-E. Visto ? Non te l’avevo detto che funziona ? » « Hank, detesto dovertelo dire, ma hai sbagliato una lettera ». « Okay, okay. Non dir mi quale » ho detto. « Riscuotere. Okay ». Ho preso tempo e ho pensato intensamente mentre dicevo le lettere. « R-I-S-C-U-O-T-E-R-E ». « Grande » ha detto mia mamma. « Ce l’hai fatta ! » Le ho dato un cinque. Ci si sente bene a fare le cose giuste. « Hai appena visto il mio nuovo metodo Hank Zipzer, garantito al cento per cento » ho detto. « Vincerò la gara di ortografia domani, mamma. Sono Letter Man, il Signore dell’Alfabeto ». « Piano, Letter Man ». Mia madre ha riso. « C’è ancora una parola nel tuo elenco ». Una parola ? Un gioco da ragazzi. Ne avevo già imparate quattordici. Quattordici parole ordinatamente sistemate nel mio cervello per la gara di domani. C’è voluta quasi tutta la serata, ma ne è valsa la pena anche solo per vedere 11


l’espressione della faccia della signorina Adolf quando vincerò. La signorina Adolf, la mia maestra di quarta, sarebbe rimasta a bocca aperta. Ehi, io ero rimasto a bocca aperta. Mai prima d’ora, in tutta la mia vita, ero riuscito a scrivere tutte – ho detto tutte – le parole correttamente. L’ortografia è una delle cose più difficili del mondo per me. Studio. Esamino e riesamino e riesamino le parole. A quel punto, sembrano conficcarsi nella mia memoria. Sembrano essere felici nel mio cervello. Ma poi, tipo la mattina dopo quando mi servono veramente, sembrano partite per non so dove in un’orbita spaziale. Oppure, se non nello spazio, ovunque vadano le parole smarrite. È come se scivolassero giù dal bordo del mio cervello. Ma stavolta mi sentivo diverso. Stasera ero il capo. Ero il re della nazione delle Lettere. Mi sono lanciato sul fondo del letto, rimbalzando un po’. « Qual è l’ultima parola ? » ho chiesto a mia mamma. « Piastra » ha detto. Era una di quelle toste. Sapevo che ci sono molte lettere che non si sentono, ma quali fossero esattamente restava un assoluto mistero per me. Mi sono voltato a pancia sotto e ho fatto pendere la testa dal bordo del letto. 12


Tutto il sangue mi è affluito alla testa e mi sono chiesto se la faccia di una persona potrebbe esplodere mentre lo fa. « Hank ? » ho sentito chiedere dalla voce di mia madre. Sembrava che il suono venisse da lontano. Mi risuonava molto forte in testa, con tutto quel sangue che pulsava come un tamburo. Ho frugato sotto il letto. C’erano un sacco di cose interessanti: un diavolo della Tasmania di peluche che avevo vinto alla festa della scuola, una mazza da golf di plastica, un temperamatite fatto a for ma di Empire State Building e una palla di polvere grande come un pugno. Improvvisamente la palla di polvere si è spostata e, da dietro, sono sbucati due occhietti brillanti che mi fissavano. Gli occhi si sono mossi ! Poi una lunga lingua simile a un serpente è scattata verso di me alla velocità di un proiettile. Sono schizzato via dal letto come un razzo. « Emily ! » ho gridato. « Porta via di qui quel tuo rettile raccapricciante ! » Mia sorella, Emily, è talmente strana che ha un’iguana come animale domestico. Quante ragazze di otto anni conoscete che di notte dor mono con una grossa iguana squamosa nel proprio letto ? Perché non potrebbe avere un orsacchiotto come la sorella minore di chiunque altro ? 13


Emily è entrata di corsa. Aveva indosso la mia felpa dei Mets, cosa che può fare perché siamo più o meno della stessa taglia. Anche se lei è di quindici mesi più giovane, è abbastanza alta per la sua età, e io abbastanza basso per la mia. « Emily, quella è la mia felpa » ho detto. « Ridammela ». « Perché dovrei ? » « Neanche ti piace, il baseball » ho detto. « Stai solo cercando di far mi arrabbiare ». « Vuoi smetterla di gridare, Hank ? » ha detto. « Stai spaventando Katherine ». « Chi la fa, l’aspetti » ho detto. « Katherine ha appena spaventato me ». Emily si è chinata e ha convinto Katherine a uscire da sotto il letto. « Forza, ragazza » ha detto, con voce iguanosa. « Vieni da mamma lucertola ». Potrebbe essere più bizzarra di così ? La palla di polvere si era attaccata al muso di Katherine e penzolava dal posto dove ci sarebbero le labbra se le iguana avessero le labbra. Assomigliava a uno squamoso Babbo Natale con una barba mutante. 14


« Come dovrebbe fare un ragazzo per studiare l’ortografia con quella lucertola che passa il tempo sotto il suo letto ? » ho chiesto. « Da quando studi l’ortografia ? » ha risposto Emily, mettendosi Katherine sulla spalla. « Da stasera » ho detto. « Faremo una gara di ortografia domani, e la signorina Adolf ha promesso che il vincitore avrà dieci in ortografia sulla pagella. E quello sarò io ». « Vedo solo un problema » ha detto Emily. « Tu non sai l’ortografia. Ricordi ? » « Guarda e impara » ho detto col mio tono di voce più sicuro. Mi sono rivolto a mia madre. « Piastra. È questa la parola, giusto ? » « È questa » ha detto mia madre. Ho aperto la bocca per pronunciare le lettere. Ho notato che non usciva niente. Di colpo mi è venuta un po’ di nausea. Sapevo che la parola era lì nella mia mente, ma ero preoccupato che se avessi cercato di afferrarla avrebbe sciolto gli or meggi e sarebbe andata alla deriva. Sei occhi mi stavano fissando, in attesa. Quelli azzurri di mia madre, che mi incoraggiavano a fare un tentativo. Quelli azzurri di Emily, che si aspettavano che fallisse. 15


Quelli a spillo di Katherine, che non lasciavano intuire niente di quello che succede nella testa di un’iguana. Sarà un disastro, ho pensato. « P-I-A-S… » Mi sono fer mato. Forza, Hank. Ho ricominciato. « P-I-A-S-R-A » ho detto.


« Sbagliato » ha detto Emily, felice come una pasqua. « È P-I-A-S-T-R-A. Con la T, come in Ti bocceranno perché non sai l’ortografia ». « Forse non so l’ortografia, » ho detto, « ma almeno non ho cacca di iguana sulle spalle ». Emily si è guardata la spalla e, come previsto, Katherine aveva lasciato una piccola pozza di cacca per la sua delizia. Ho riso. « Non riderei se fossi in te » ha detto. « Ricordati di chi è questa felpa ». « Ti avverto, farai bene a lavarla almeno un centinaio di volte ! » Mi sono scagliato contro di lei, la lucertola e tutto quanto, ma mia madre mi ha stoppato. « Basta, voi due ! » ha detto. « Emily, riporta l’iguana nella tua camera. Hank, perché tu e papà non ripassate le parole ancora una volta ? Io vado a far mi un bagno ». Credetemi, se c’è una persona con cui non vi auguro di studiare l’ortografia delle parole è mio padre. È un patito di cruciverba, e sa come scrivere tutte le parole di tutte le lingue e le loro abbreviazioni. E, ciliegina sulla torta, non arriva neanche lontanamente a capire perché l’ortografia è difficile per me. 17


« Metti quel culo sulla sedia e studia » mi dice di continuo. « Se studi, l’ortografia è un gioco da ragazzi ». Allora sono uscito da camera mia e ho messo il didietro su una sedia del soggior no. Mio padre era nella sua poltrona preferita a guardare un talk show televisivo dove un mucchio di adulti parlano tutti insieme. E poi dicono che i ragazzi sono maleducati. Aveva gli occhiali sopra la testa, che è dove li tiene quando non sta leggendo o facendo un cruciverba. Dimentica sempre di averli lì. Molte volte si mette a girare, in cerca degli occhiali, e gli dobbiamo dire che li ha sopra la testa. Gli servono degli occhiali per trovare i suoi occhiali. « Vuoi che ti faccia un test ? » ha chiesto mio padre. Dovevo impressionarlo ? Dovevo provare una parola ? No. Ho deciso di lasciar riposare le parole nella testa in modo che sarebbero uscite volando dalla mia bocca quando ne avrei avuto bisogno in classe. « Grazie papà, ma ho studiato abbastanza. Penso che mi farò una bella dor mita ». Gli ho dato il bacio della buonanotte. Lo bacio sempre sulla guancia sinistra. È pericoloso baciarlo sulla guancia destra, si potrebbe restare accecati da una matita. Mio padre tiene una matita infilata dietro l’orecchio destro. 18


La tiene lì nel caso in cui gli dovesse venire in mente all’improvviso una parola che stava cercando. Un maniaco dei cruciverba come mio padre non vorrebbe mai che una parola di quattro lettere per indicare le narici gli potesse sfuggire. Sono entrato in bagno per preparar mi per andare a letto. Mentre mi lavavo i denti, mi sono lasciato andare a immaginare come mi sarei sentito a vincere la gara di ortografia. La signorina Adolf mi avrebbe sorriso per la prima volta nella sua vita. Ho chiuso gli occhi e l’ho vista che mi dava un dieci. Non un dieci di carta, un dieci d’oro massiccio, come le statuette che le star del cinema vincono agli Oscar. Il mio dieci d’oro sarebbe stato così pesante che avrei avuto problemi a riportarlo al mio posto. Lo avrei messo sul banco, in modo che tutti quelli della mia classe o quelli che passavano davanti alla porta lo potessero vedere. Ogni bambino della classe si sarebbe congratulato con me, persino il bullo della classe, Nick “la zecca” McKelty. Certo, mi avrebbe sorriso coi suoi grandi denti storti e avrebbe detto, « Volevo che fosse mio ». Sarebbe stato piacevole. Ho aperto gli occhi, ho guardato lo specchio e mi sono immaginato i miei compagni che mi davano delle pacche

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sulla schiena. Ho sorriso. Avevo i denti azzurri di dentifricio in gel. « Grazie di cuore. Sì, sono molto fiero di me stesso. Molto, molto fiero ». Quando ho detto la parola “fiero”, un grosso blocco di dentifricio mi è volato fuori dalla bocca ed è schizzato ovunque sullo specchio del bagno. Ho cercato di toglierlo strofinandolo con la mia salvietta dei Mets. Mi sono guardato attor no per vedere se nessuno mi stava guardando e poi mi sono spremuto un po’ di gel sul dito. L’ho usato per scrivere sullo specchio. « P-I-A-S-T-R-A » ho scritto in lettere azzurre vivaci. Ho fatto un passo indietro e ho fissato la parola. Per una volta, era scritta in modo corretto. Ho fatto la mia danza ancheggiante della vittoria. Non vedevo l’ora che fosse il gior no dopo. Stavo per prendere il mio primo dieci.

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Capitolo 2

Devo aver dor mito profondamente, perché la mattina dopo non ho sentito la sveglia e mi sono alzato dieci minuti più tardi del solito. L’ultima cosa che volevo era arrivare tardi a scuola, o essere un “tardolone”, come dice la signorina Adolf. La signorina Adolf dice che gli alunni tardoloni non possono partecipare alle gare di ortografia. Se arrivi anche con soltanto trenta secondi di ritardo a lezione, lei scrive una grande T rossa accanto al tuo nome sul registro. Una volta ha mandato Ryan Shimozato dal preside Love perché aveva due T in una riga, anche se aveva una distorsione alla caviglia a causa del football e doveva camminare con le stampelle. Non so se la signorina Adolf sia la più cattiva maestra di quarta elementare che sia mai vissuta, ma è di sicuro nelle prime tre posizioni della classifica. Mi sono gettato indosso alcuni vestiti, ho arraffato una cialda dal tostapane e mi sono lanciato fuori dalla porta 21


e dentro l’ascensore. Avrei voluto avere il tempo per cospargere la cialda di mar mellata, ma sapevo che Frankie e Ashley mi stavano già aspettando di fronte al nostro palazzo. Frankie abita al sesto piano e Ashley al quarto. È davvero fantastico che i miei migliori amici abitino nel mio stesso palazzo. Non dobbiamo pianificare appuntamenti per giocare insieme come molti altri ragazzi della nostra classe. Ogni volta che ci vogliamo vedere, prendiamo semplicemente il telefono e diciamo, « Ci vediamo nel seminterrato ». È dove abbiamo la sede del nostro circolo, che è anche il quartier generale mondiale dei Magik 3, la nostra compagnia di spettacoli di magia. Frankie è un mago for midabile. Io e Ashley siamo i suoi assistenti. I Magik 3 hanno fatto due spettacoli in pubblico. La prima volta, alla festa di apertura del campionato di bowling di mio nonno, è stato un successo strepitoso. La seconda volta è stato alla festa per il quarto compleanno di Tyler King. La sua famiglia abita sul mio stesso pianerottolo. Sua madre ha sentito dire quanto siamo stati bravi alla festa del bowling e ci ha offerto quindici dollari per fare uno spettacolo di magia alla festa di Tyler. Come numero d’apertura, Frankie ha detto la sua parola magica speciale, Zengawii, e ha fatto comparire una monetina dall’orecchio di Tyler. Il problema è stato 22


che Tyler ha detto che voleva un altro milione di monetine. Quando Frankie ha cercato di spiegare che non aveva un milione di monetine, Tyler ha dato fuori di matto e ha detto che odiava l’uomo dello Zengawii e voleva che tor nasse al suo castello magico e che non si facesse più vedere. Lo sta ancora dicendo a tutti quelli che incontra, così stiamo aspettando che si calmi prima di tirare fuori di nuovo i nostri biglietti da visita nel palazzo. Frankie e Ashley mi aspettavano fuori, saltellando su e giù per tenersi caldi i piedi. Quando l’aria fredda mi ha investito ho rabbrividito. Era la prima settimana di novembre e si poteva sentire l’inver no di New York alle porte. A differenza di me, Frankie e Ashley erano vestiti in modo adeguato per il clima. Ashley indossava un parka viola in abbinamento con un cappello viola, che lei aveva decorato coi brillantini. Incolla brillantini su tutti i suoi vestiti, perfino sulle scarpe e sulla montatura degli occhiali. Ashley non si smentisce mai. Frankie indossava un giaccone degli Yankees. « Dovevi proprio metterti quello ? » gli ho chiesto, da leale tifoso dei Mets quale sono.

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« Sì, Zip, proprio così » ha detto, « perché vesto come un vincitore ». « Bene, allora ti presterò la mia felpa dei Mets ». « I Mets ? Quei perdenti ? » « Verrà il nostro momento » ho replicato. « I tifosi dei Mets sanno pazientare ». « Dovete smetterla subito, voi due, altrimenti non arriveremo mai a scuola » ha detto Ashley, che non è per niente tifosa di baseball. Che ci crediate o no, guarda il ping pong dei professionisti. Non so quanto ne sappiate di baseball, quindi lasciate che vi dica questa cosa. Se vivi a New York e ti piace il baseball, o sei tifoso dei Mets o sei tifoso degli Yankees. Non puoi essere entrambi. Ai tifosi dei Mets piacciono gli sfavoriti, la squadra che è più svantaggiata. Ai tifosi degli Yankees piace la vittoria facile. Ma questa è solo la mia opinione. Dice parecchio della mia amicizia con Frankie il fatto che possiamo essere ottimi amici anche se ci troviamo ai lati opposti dello steccato, quando si parla di baseball. « Hank, prenderai freddo » ha detto il padre di Frankie, il dottor Townsend, che ci stava accompagnando a scuola 24


a piedi. Il dottor Townsend non è il genere di dottore da cui vai quando hai mal di gola. È un dottore di studi afroamericani, che è quello che insegna alla Columbia University. « Dov’è il tuo giubbotto ? » « Ooops » ho detto. « Tor no subito ». Mio padre dice sempre, « Chi non ha testa abbia gambe », nel senso che sono dovuto tor nare di sopra a prendere il giubbotto. Non avevo tempo di aspettare l’ascensore, così ho fatto di corsa i dieci piani fino al nostro appartamento. Mi sono precipitato dentro per prendere il giubbotto, ma non era nell’ar madio dove lo avevo lasciato, o almeno dove pensavo di averlo lasciato. « Mamma, hai visto il mio giubbotto verde ? » ho gridato. Avevo il fiatone per via della corsa sulle scale. Mio padre è uscito dalla camera da letto in boxer e t-shirt, che non è esattamente la prima cosa che vorresti vedere al mattino. In realtà, non è qualcosa che vorresti vedere in nessun momento della gior nata. « Tua madre è già uscita » ha detto. « Doveva portare Emily all’appuntamento dal dentista ». Ora, nor malmente, avrei domandato qualcosa tipo, « Perché, le davano fastidio le zanne ? » Ma Frankie mi parla 25


sempre del buon kar ma. Lo ha appreso da sua madre, che è una grande credente nel kar ma. In sostanza, il kar ma significa che se fai qualcosa di buono riceverai a tua volta qualcosa di buono. Se fai qualcosa di schifoso, ti tor nerà indietro e ti morderà sul sedere. Poiché volevo davvero, ma davvero, vincere la gara di ortografia, ho immaginato che non fosse il gior no per sprecare delle occasioni col mio kar ma, quindi ho deciso di rimuovere l’osservazione sulle zanne. Invece, ho detto a mio padre, « Povera Emily. Spero che il dentista non faccia niente che possa farle male ». Gente, se questo non mi ha garantito un eccellente kar ma, non so proprio cos’altro potrebbe farlo. Mio padre si stava guardando intor no alla ricerca del mio giubbotto, brontolando che non metto mai le cose al loro posto. « Eccolo » ho detto, indicando il nostro bassotto, Cheerio. Cheerio era sdraiato sul divano, e aveva un aspetto carinissimo, tutto arrotolato sopra il mio giubbotto. Glielo ho sfilato dolcemente da sotto. « Non andare fuori di testa, amico » ho sussurrato. « Sono di fretta ». 26



Cheerio è andato fuori di testa ugualmente. È saltato giù dal divano e si è messo a roteare in circolo. Quando fa così, cioè piuttosto di frequente, sembra un grosso Cheerio peloso, che è come si è guadagnato il nome. Il nostro veterinario ha detto che questa cosa del girare è una reazione allo stress. Non so che cos’abbia da essere stressato. Voglio dire, tutto quello che ha da fare è mangiare e pisciare. Nessuno gli chiede di scrivere correttamente riscuotere e piastra. Mi sono messo il giubbotto e sono corso giù dalle scale. Frankie stava guardando l’orologio. « Pensavamo che forse eri andato di sopra ed eri tor nato a letto, vero Ashleiuccia ? » ha detto. Frankie ha dei soprannomi per chiunque. Chiama suo padre “Doppia T”, perché il suo nome è Thomas Townsend. « Faremmo meglio a darci una mossa. Non vogliamo essere dei tardoloni, giusto ? » ha chiesto Ashley, facendo una discreta imitazione della signorina Adolf. La scuola dista da casa nostra due isolati. Abbiamo dovuto camminare molto velocemente per arrivare in orario. Per fortuna, siamo arrivati appena prima del suono della campanella. Abbiamo salutato il dottor Townsend, siamo corsi su per le scale e siamo scivolati 28



ai nostri posti proprio mentre la signorina Adolf stava chiudendo la porta della nostra classe. La signorina Adolf indossava una gonna e una camicetta grigie, esattamente come il gior no prima e il gior no prima ancora e ogni altro gior no da quando la scuola era iniziata. Immagino che pensi di stare bene in grigio perché si abbina bene alla sua faccia grigia. E dovreste vedere la sua pettinatura. Sembra che abbia una pila di grigie ciambelle pelose accatastate sopra la testa. Mi dispiace se questo vi disgusta, ma devo dire le cose come le vedo. Gli altri insegnanti del nostro piano avevano lasciato le decorazioni di Halloween, ma non nella nostra classe. Di fatto, la signorina Adolf non le aveva neanche appese, tanto per cominciare. Lei pensa che Halloween sia un’occasione stupida, perché non si fa altro che travestirsi e mangiare dolci e divertirsi. Scommetto che la sua vacanza preferita è la Commemorazione dei defunti. Invece che con fantasmi e goblin e zucche, le pareti della nostra classe erano decorate coi materiali del nostro progetto sugli stati. Ciascuno di noi ha preso uno degli Stati Uniti d’America e lo ha contor nato col colore del prodotto per cui è più famoso. Per esempio, la Florida è arancione per le sue coltivazioni di arance e il Ver mont è marrone per via del suo sciroppo d’acero. Io ho preso il 30


Rhode Island perché mi piace la for ma che ha. L’ho contor nato di rosso per via del pollo rosso del Rhode Island, che è il suo uccello nazionale. Il Rhode Island è lo stato più piccolo e il suo motto è “Speranza”. Se le persone avessero un proprio motto, penso che sceglierei “Speranza” per me. Spero davvero un sacco. Di fatto, stavo sperando di vincere la gara di ortografia stamattina. « Allora, ragazzi, oggi c’è la nostra gara di ortografia, » ha detto la signorina Adolf, « e tutti noi ci divertiremo moltissimo. So che per me sarà così ». Sarò matto, ma non so come qualcuno possa pensare che l’ortografia sia anche minimamente divertente, figuriamoci se può esserlo moltissimo. Le montagne russe sono divertenti. Andare in bici nel parco è divertente. Le partite di baseball sono divertenti. Ma l’ortografia è decisamente non divertente, a meno che tu non sia il tipo di persona che gode quando il dottore gli fa un’iniezione. In questo caso probabilmente pensi che l’ortografia sia da sbellicarsi dalle risate. « Ecco le regole » ha detto la signorina Adolf. « Agli alunni è richiesto di scandire l’ortografia di quindici parole, quelle che vi ho assegnato all’inizio della settimana. Gli alunni che riusciranno correttamente in tutte le parole della lista 31


parteciperanno alla finale, che riguarderà tutte le parole di tutte le liste. Non appena commetterete un errore in questa fase, dovrete sedervi. L’ultimo alunno che resterà in piedi sarà il vincitore e avrà dieci in pagella. Ci sono domande ? » Luke Whitman ha alzato la mano. « Posso andare a sdraiar mi in infer meria ? » ha chiesto. « Non mi sento bene ». Luke Whitman chiede di poter andare in infer meria ogni gior no e la risposta della signorina Adolf è sempre la stessa. « Assolutamente no » ha detto la signorina Adolf. « Ora, chi vuole iniziare la gara di ortografia di oggi ? » Nick McKelty ha alzato il suo grosso braccio nell’aria e lo ha agitato come se avesse una mostruosa emergenza di andare in bagno. « Sarò io il primo ! » ha grugnito. « Sono totalmente preparato, al duecento per cento ». Dice sempre cose come questa. Sostiene che i suoi genitori sono i migliori amici del sindaco di New York, oppure ti dice che in matematica ha preso i migliori voti mai registrati nell’emisfero occidentale. Lo chiamiamo il Fattore McKelty: la verità moltiplicata per cento. 32


Anche se Nick la Zecca si stava comportando come un perfetto secchione, ero segretamente felice che avesse alzato la mano. Significava almeno che la signorina Adolf non avrebbe chiamato me. Di solito mi chiama per primo. Penso di renderla felice quando non ho la risposta giusta, indipendentemente dalla materia. Quando McKelty si è alzato per andare nella parte anteriore dell’aula, mi è passato abbastanza vicino da far mi arrivare una mega zaffata del suo alito, davvero pestilenziale. Per colazione doveva aver mangiato un’intera


cipolla cruda, perché aveva l’alito di un rinoceronte coi denti guasti. Non che io sappia com’è l’alito di un rinoceronte coi denti guasti, ma scommetto che è piuttosto ripugnante. « Ehi, ragazze » ha detto McKelty a me e a Frankie mentre passava. « Siete pronte a vedere un maestro dell’ortografia all’opera ? » « Certo, Nick » ha sussurrato Frankie. « A chi ti riferisci ? » Ho riso e la signorina Adolf mi ha guardato male. « Visto che sembra che lo trovi così divertente, Henry, il prossimo sarai tu » ha detto. Avrei voluto che mi chiamasse Hank. Nessuno mi chiama Henry, tranne mia madre quando è davvero arrabbiata e Paula, la donna che prende gli appuntamenti dal dentista. Nessuno tranne la signorina Adolf, cioè. Glielo ho detto un milione di volte che tutti i miei amici mi chiamano Hank. Lei dice che non vede che bisogno ci sia, poiché il mio vero nome è Henry. Inoltre, non è mia amica. Il mio cuore si è messo a battere più veloce. Ho guardato Frankie, che mi ha fatto il suo famoso sorriso, quello che chiamiamo Grande Fossetta.

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Dice molte cose quel sorriso. Stavolta diceva Puoi farcela, Zip. Semplicemente respira. Frankie deve dir mi di respirare quattro volte al gior no. Come dato di fatto, dice a tutti di respirare se pensa che siano troppo tesi per qualcosa. La signorina Adolf ha dato a Nick quindici parole delle quali scandire l’ortografia. Come al solito, lui era tutto fumo e niente arrosto. Su quindici parole ne ha dette giuste sette e ne ha sbagliate otto. Nessun dieci per lui, quel lombrico. Durante la sua prova, ho cercato di ripassare le mie parole. Il mio cervello nuotava nelle lettere. Erano sparse dappertutto ma non si raggruppavano in nessuna parola che conoscevo. Respira, dicevo a me stesso. Puoi farcela, Hank. È un gioco da ragazzi. Ho cercato con tutte le forze di convincer mi a credere alle mie parole. Ma nella mente, appena al di sotto di quelle parole, c’erano le altre parole, più familiari: Impossibile, Hank.

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Nota

informativa

Che cos’è la dislessia? La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA). Con questa espressione si fa riferimento ai disturbi delle abilità scolastiche, in particolare dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. La dislessia è la difficoltà a leggere e a scrivere in modo fluente e corretto. Ha origini neurobiologiche e non è in alcun modo associata a un deficit cognitivo, né dipende da fattori ambientali, psicologici o emotivi. Si stima che la dislessia colpisca in Italia una persona ogni venti. I bambini dislessici sono lenti nel leggere e nello scrivere, hanno difficoltà nel prendere appunti e nel copiare dalla lavagna. Possono essere inoltre particolarmente disorganizzati nelle loro attività. Proprio come il nostro Hank. 211


Com’è fatto questo libro? Questo libro è stato progettato in modo da agevolare la lettura anche da parte di bambini e ragazzi come Hank. In particolare, le scelte editoriali hanno riguardato questi elementi: • è stato utilizzato un font senza grazie, il Verdana, modificato nelle proporzioni e nella spaziatura. Questo font, di uso comune in documenti e siti web, è risultato uno dei preferiti sia dai ragazzi dislessici sia da quelli senza disturbi dell’apprendimento. • Il testo è allineato a sinistra, non giustificato a destra e privo di divisioni sillabiche nelle parole. • L’interlinea è superiore al normale e fra i paragrafi è presente una maggiore spaziatura. Lo spazio fra i periodi è superiore a quello fra le parole al loro interno. • Il libro è stampato su carta avoriata per evitare l’effetto di abbagliamento provocato dal bianco. Lo spessore della carta impedisce la comparsa in trasparenza della stampa presente sul retro. Il formato del libro, particolarmente largo, permette di avere righe di testo della giusta lunghezza.

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• In generale si è evitato di iniziare i periodi al termine della riga, dove resterebbe una sola parola prima di andare a capo. • All’inizio del libro è presente una mappa dei personaggi che permette di cogliere con facilità le relazioni esistenti fra di loro. La maggior parte di questi criteri seguono le indicazioni fornite dalle diverse associazioni che si occupano di dislessia. Inoltre, l’editore ha accolto alcuni suggerimenti forniti dai bambini con disturbi specifici dell’apprendimento che frequentano per la riabilitazione il Polo di Neuropsichiatria Infantile “Il Tubero” Anffas di Crema. Un grazie a tutti loro.

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Nella stessa collana, il primo volume della serie: Henry Winkler e Lin Oliver

Hank Zipzer

e le cascate del

Niagara

illustrazioni di Giulia Orecchia pagg. 174

Hank Zipzer frequenta la quarta elementare. È un ragazzo intelligente, creativo e pieno di idee geniali. Ma quando la sua maestra, la signorina Adolf, gli assegna un tema di cinque paragrafi su quello che ha fatto nelle vacanze estive, per lui è una tragedia. Hank è dislessico. È per questo che cercherà di realizzare un “tema vivente”, per portare le cascate del Niagara in classe al posto di un semplice foglio scritto. Ma gli imprevisti e il terribile preside Love sono in agguato… Sarà un periodo di punizione e di forzata reclusione in casa a portare nella vita di Hank una nuova consapevolezza di sé e delle proprie capacità.


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Finito di stampare nel mese di novembre 2013 presso L.e.g.o. S.p.A., Lavis (TN)


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