Poste italiane S.p.A. - sped. abbon. post. -70% CBPA Palermo - TRIMESTRALE GRATUITO DI CULTURA | SOCIETĂ€ | TURISMO - ANNO 3 - NUMERO 1 - marzo 2010
your travel companion
il tuo compagno di viaggio
ITINERARI DI PRIMAVERA
SPRING ITINERARIES
I mille volti di Bergamo Genova in 24 ore Il Salento on the road di Miccoli i teatri storici di napoli
in viaggio con
sgarbi nel paese delle meraviglie cecchi paone esploratore moderno
italiani col vento in poppa
storie di gente con la passione per il mare e la vela
UTILITY
EDITORIALE | EDITORIAL di vincenzo meola
i viaggi
SONO I VIAGGIATORI
TRIPS
ARE TRAVELLERS
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iaggiamo non per andare da qualche parte, ma per andare. Viaggiamo per viaggiare. La gran cosa è muoversi, sentire più acutamente il prurito della nostra vita. Così diceva Robert Louis Stevenson, l’autore de L’Isola del Tesoro. L’eccitazione che si prova il giorno prima della partenza. L’emozione e la paura di un luogo che non si conosce. La smania di perdersi dentro vicoli e quartieri di una città mai vista. O ancora, la voglia di esplorare un bosco lungo sentieri mai battuti o di sentirsi turisti sconosciuti in Paesi lontani. Queste sono solo alcune delle sensazioni legate al viaggio che ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita (anche solo per il viaggio di Nozze). Sensazioni che vorremmo poteste provare leggendo le pagine del nostro giornale. Da questo numero, infatti, Utility Magazine avrà sempre più caro il tema del viaggio, inteso non solo in senso concreto e realistico di spostamento nello spazio e nel tempo, ma anche in senso simbolico di desiderio, tensione di conoscenza e di ricerca. Il viaggio permette l'incontro con gli altri e con l'Altro, ed è così l'affascinante detentore dell'alterità, che rappresenta in sé un vero valore. E il viaggio sarà per noi il comune denominatore delle nostre pagine. Utility diventerà per i lettori il compagno di viaggio ideale per mete reali e di fantasia. Ci si può muovere, infatti, anche rimanendo fermi o stando distesi su un divano immaginando mete lontane e percorrendo con la testa i sentieri della fantasia. Il percorso può essere soltanto ideale, fantastico: chi ha la passione dei viaggi ma non ha la possibilità per permettersela può consolarsi con i film e i documentari che ci consentono viaggi nel tempo, nello spazio, nella fantasia, oppure ci fanno ripercorrere quelli fatti e descritti da altri. Adesso il viaggiatore pigro potrà partire anche con noi. Ulisse, Omero, Robinson Crusoe, ma anche Goethe, Byron, Stendhal, Melville, Thomas Mann, Roth, Canet-
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e travel not to go somewhere, but just to go. We journey to travel. The author of Island of Treasure, Robert Louis Stevenson says; the great thing is to move, to feel more perceptively that itch inside of us. The excitement that we feel the day before our departure. The emotion and fear of an unknown location. The crave to be lost inside a neighbourhood of many small roads in a city that you have never seen. Moreover, the urge to explore a long forest that has never been battered or to feel like tourists in an unknown distant town or country. These are just some of the sensations connected to a journey that everyone of us has surely perceived at least once in their lives (even it was just for your honeymoon). Sensations that we would like to transmit by reading the pages of our magazine. Infact from this edition of Utility magazine we want to become the companion of your journey, discussing the theme of travelling, not only in a concrete and realistic movement into space and time, but also in a simbolic sense of desire, tension of knowledge and research. For us the journey will be the common denominator of our pages. Utility will become for our readers an ideal company for real and fantasy destinations. You can infact fly even if you are standing still or laid down on a couch, imagining far locations and running with your mind tracks of fantasy. The course of the journey may only be ideal or of fantasy: who has the passion of journeys but not the possibility to travel, who can console themselves with a film or a documentary which consent journeys in time, in space and in fantasy, or they make us go through journeys already travelled and described by others. Now the lazy traveller can leave with us. Ulisse,Omero, Robinson Crusoe, but also Goethe, Byron, Stendhal, Thomas Mann, Hemingway, Moravia and Steinback have all written memorable pages on
ti, Blixen, Celine, Saint Exupery, Tournier, Hemimgway, Moravia e Stainbeck hanno scritto pagine memorabili sul viaggio e saranno loro, talvolta, con i loro racconti a farci da guida. Il viaggio è lo stimolo naturale alla ricerca del nuovo, l'istintiva attrazione-repulsione per ciò che ci è estraneo, la misura della distanza che ci separa dalle realtà sconosciute, la sfida al confronto, l'abilità di relazionarsi con il diverso da noi, la capacità di adattamento a situazioni imprevedibili. Il significato del viaggio è soprattutto nel suo percorso: la meta può materializzarsi in modo imprevedibile e talvolta può addirittura sfuggire, può essere perennemente e vanamente inseguita. Viaggiare, spostarsi, migrare, mettersi o essere in movimento sono condizioni note e comuni alle civiltà umane di tutte le epoche e zone geografiche che si svolgono di volta in volta con significati e modalità diverse. Il tema del viaggio è, quindi, al centro della vita di ognuno di noi (che ogni giorno lo fa, quantomeno per recarsi al lavoro). Si può viaggiare per fuga, alla ricerca di una propria libertà interiore, spinti dalla reazione a convenzioni sociali o da filosofie consolatorie. Si può intraprendere per fede, come avviene nei pellegrinaggi o nelle visite ai santuari. Ma in tutti questi casi, si viaggia per conoscere. E in ognuno di questi luoghi, vorremmo accompagnarvi con le nostre storie. Il viaggiatore che attraversa gli oceani, esplora le pianure e percorre su e giù le foreste, è dotato di una sola arma: i tesori della sua memoria che vanno dall'apprendimento di una nuova lingua alla conoscenza della cultura dell'Altro. Non fosse o non fosse stato per la magia della memoria, il viaggio della vita sarebbe sprovvisto d'ogni fondamento. La scrittura che lo descrive, basata sulla memoria, servirà sempre a prolungarlo. Ed è quello che Utility d’ora in poi, si propone di fare.D’altronde come diceva Sant’Agostino, il mondo è un libro, e chi non viaggia legge solo una pagina.
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journeys, and it will be them who will lead us with their stories to be our guide. A journey is a natural incite, a new research, the measure of distance which seperates us from unknown realities, the challenge of comparison, the ability to relate with those different to us, the capability of adaptation in unpredictable situations. The meaning of travelling is above all in its course: the destination can materialize in an unexpecting manner and sometimes even escape us, becoming perpetual and vainly persued. Travelling, moving, migrating, being in movement are all common conditions in human civilization, of all epochs and geografical zones which develops from time to time different meanings and modalities. The theme of the journey is therefore, in the centre of our lives in everyone of us everyday, (even to go to work). One can travel to escape, searching for there own interior liberty, driven by reactions of social conventions or consolotary philosophies. Yes, one can travel for faith, how it happens in pilgramage o in the sanctuary visits. But in these cases, one travels to acknowlegde. And in every journey we would like to accompany you with our stories. The traveller that crosses the oceans, explores the valleys and passes up and down through the forests, is equipped with only one weapon: the treasure of his memory, which goes from learning a new language to the knowledge of another culture. If it wasn't for the magic of the memory, the journey of life would be lacking every foundation. The scripture of the journey, based on the memory, will always be useful to extend the trip. And that is what Utility suggests to do from now on. On the other hand said Sant'Agostino; the world is a book, and who that doesn't travel, reads only one page.
20 IN COPERTINA/COVER: un paesaggio ligure Foto/PHOTO: antonio androsiglio
UtilitY 26 6.
editoriale | editorial i viaggi sono i viaggiatori trips are travellers
16. youtility utility 2.0 18. clubin social networking 20.
primo piano italiani col vento in poppa
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itinerari di primavera | spring itinerARIES
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Bergamo de sura e de sota
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Genova in 24 ore genova in 24 hours
36. La magia del Levante Ligure The magic of east ligure 40. Un viaggio tra i teatri di Napoli A journey through the theatres of Naples
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ITINERARI IN BICI | itinerARIES ON BIKE 52. Tour su due ruote. Da Vietri ad Albori A tour on two wheels. From Vietri to Albori
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54 54. Puglia on the road. Viaggio nel Salento di Miccoli Puglia on the road. Journey to Salento story of Miccoli ITINERARI IN AUTO | itinerARIES BY CAR 62. San Biagio e gli “archi di Pasqua” San Biagio & the “arches of Easter” REPORTAGE 66. Yazidi un popolo dimeniticato dalla storia
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NEW ECONOMY 70. Advertising oggi: comunicare nella crisi IDEA VINCENTE 72. Beasy bureau. Quando l’ufficio è a tempo 76. VIAGGIATONY 77. Monaco
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SOCIETà Couch surfing. Dammi un divano
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Tutta l’Italia ha voglia di gardening
90. Dal peer to peer al car to car From peer to peer to car to car IN VIAGGIO CON... 92. Alessandro Cecchi Paone: esploratore dei tempi moderni 100. Sgarbi come Alice, nel paese delle meraviglie INTERVISTE 106. Peppino Ayala: “I miei anni con Falcone e Borsellino” SOCIAL UTILITY 107. La mafia ostacola il progresso
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OPEN CULTURE 108. Storie di ordinario book crossing 109. TRIP BOOKS 110. TRAVEL SHOPPING MUSICA 113. Sì viaggiare, musica per girare il mondo MODA 117. Una Leda contemporanea e un cigno alla Koons 120. Swapping & street life SPORT 124. Tecnofitness 126. Mondiali 2010: per l’Italia arrivo fino in Africa
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128. Quanto sarà rosa il Continete nero?
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130. Di buca in buca lungo lo Stivale From putt to putt along the boot WELLNESS 134. Metodo 5 DIVINO VIAGGIO 136. Emilia Romagna, buoni sapori tra presente e passato FOOD & CO. 140. Se la fame vien di notte ARTE DEL BERE 143. Il cocktail Martini
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UtilitY ANNO III – NUMERO I / MARZO 2010 DISTRIBUZIONE GRATUITA Registrazione Tribunale di Palermo n.6 del 2008
Società editrice Publipoint S.r.l. Via Flaminia, 362 - Roma www.utilitymagazine.it - biz, eu, info, org Direttore Responsabile Pietro Scaglione Coordinatore editoriale Junio Tumbarello Grafica e impaginazione Giulio Bordonaro e Salvo Tuccio Photoeditor Salvo Tuccio Traduzioni Anita Lin Redazione di Palermo Via G. Bonanno, 51 - 90143 - Palermo Tel. 0918888548 - info@utilitymagazine.it Da Londra Manfredi Calabrò Da New York Daniela Bonanno Da Los Angeles Simone Borruso Da Parigi Ludvig Bouquet Stampa Officine Grafiche riunite Cosentino e Pezzino via Prospero Favier, 10 - Palermo
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Testi Vincenzo Barresi, Carlo Brandaleone, Manfredì Calabrò, Elisabetta Cannone, Giovanni Caraccio, Annalisa Di Stefano, Natalia Distefano, Paola De Simone, Alessandro Enriquez, Anthony Failla, Carlo Fernandez, Gabriele Fiore, Genovese, Marco Gervasi, Manuela Laiacona, Rocco Lamonica, Giuseppe Leone, Toti Librizzi, Fabrizia Lopes, Linda Marino, Jolanda Meola, Luigi Meola, Rosita Meola, Vincenzo Meola, Alberto Pagliassotto, Cristiana Rizzo, Angelo Rossetti, Pietro Scaglione, Francesco Scasciamacchia, Donatella Spadaro, Junio Tumbarello, Laura Vento. Fotografie Argò, Tim Adisa, Antonio Androsiglio, Giulia Antonuccio, Julian Appel, Bernd, Marco Bernardini, Luca Bobbiesi, Bob Bobsson, Bruno Brunelli, Qarly Canant, Angelo Casteltrione, Simon Clayson, Wout Debacker, Chris De Bruyn, Daniele Enriette, Francesca F., Francesco43, Massimo Faccioli, Quentin Fichet, Raffaella Gaetani, Giuliano Longone, La Anita 2008, Paolo Margari, Ted Nigrelli, Stefano Olmi, Giovanni Orlando, Emilio Pereira, Fernando Pero, Tullio Puglia, Claudio Rivellini, Fee-Jasmin Rompza, Rosino, Stefano Roverato, Ufficio Teatro Diana, Ursula Roseeu, Piero Russo, Jan Sefti, Jose Segador, Luigi Serra, Lorenzo T., Roberto Terracciano, Junio Tumbarello, Kurt Weyerhauser. Ufficio Marketing e Pubblicità Anita Lin, Salvo Tuccio Publipoint S.r.l – Tel. 091.8888548/ 091.347829 Pubblicità inferiore al 40% Il prossimo numero sarà in distribuzione dal 21 giugno 2010 Per le immagini pubblicate, escludendo quelle regolate da Creative Commons License,si resta a disposizione degli aventi diritto che non si siano potuti reperire. Poste italiane S.p.A. - Sped. abbon. post. - 70% CBPA Palermo
INFORMAZIONE IN PILLOLE
A Barolo il museo dei cavatappi Per i curiosi del mondo del vino, in Piemonte c’è il Museo del cavatappi. Qui, in piazza Castello a Barolo, a Cuneo, nel centro storico accanto al Castello Falletti, potete fare visite libere o guidate e ammirare i cavatappi più diversi e preziosi. I primi furono costruiti nel 1795 e a brevettarli fu l’inglese Samuel Henshall. L’idea di un museo dedicato al cavatappi è di Paolo Annoni, farmacista piemontese, che se ne è appassionato grazie a un regalo. Dopo averne collezionati tra i mercatini, antiquari specializzati e aste, nel maggio del 2006 aprì un museo, tutt’oggi visitabile. In rete: www.museodeicavatappi.it.
UNA FORESTA D’ARGILLA IN UMBRIA
IL GRUPPETTO E UTILITY AI PARIOLI DI ROMA
Tra Montecastrilli e Avigliano Umbro, in provincia di Terni, c’è uno dei siti paleontologici più interessanti e importanti del mondo: la foresta fossile di Dunarobba. Non custodisce semplici resti di piante pietrificate, ma veri e propri tronchi ancora allo stato legnoso. Il moderno centro offre la possibilità di saperne di più sulla foresta fossile ed effettuare percorsi guidati al suo interno. Su un’area di circa 8 ettari sono state installate “capanne” a difesa dei tronchi, 42 dei quali sono visibili. Ne sono stati trovati altri 21, ma al momento sono sepolti perché si cerca di evitare che l’esposizione estingua questa foresta. Per informazioni, telefonate allo 0744.940348.
Il Gruppetto, costituito da Emanuela D’Antoni, Giorgia Lo Grasso, Giuseppe Sorgi e Rosario Terranova, noto per le esibizioni de “La famiglia Lo Cicero” a Zelig e al Maurizio Costanzo sarà ai Parioli dal 6 al 18 aprile con uno spettacolo spensierato che affascina e diverte. In occasione del loro show, Utility Magazine sarà distribuita nel parterre. Le musiche dello spettacolo sono di Alfredo Gloria e Giuseppe Sorgi e arrangiate da Giovanni Di Martino e Marco Monterosso.
UNA PIRAMIDE IN PARALLELO TRA SICILIA E COREA Due anni e mezzo di lavoro e trenta metri di altezza. Sono i numeri dell’ultima opera del Parco della Fiumara d’arte di Antonio Presti: la Piramide 38 parallelo. Collocata su un’altura di Motta d’Affermo (Messina) ha di fronte il mare e le isole Eolie e sullo sfondo gli scavi archeologici dell’antica città di Halaesa. Sullo stesso parallelo passa il confine tra Corea del Nord e Corea del Sud, ed è come se volesse riequilibrare questa tensione con l’Arte. La struttura è stata realizzata con lastre in acciaio corten, che a contatto con l’aria si ossida diventando di colore bruno intenso. L’opera, progettata da Presti e realizzata da Mauro Staccioli, simboleggia il risveglio e la rinascita. Il 21 giugno di ogni anno, in occasione del solstizio d’estate,sarà accessibile anche nella parte interna.
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INFORMAZIONE IN PILLOLE
IL FRANCOBOLLO PIÙ COSTOSO Di sempre Un colore al posto di un altro. Un difetto diventato un pregio, molto costoso. È la storia del francobollo più caro al mondo: il “treskilling” giallo nato da un errore della filatelia classica svedese. Il nuovo “gronchi rosa” sarà messo all’asta a maggio a Ginevra, quando verrà assegnato al fortunato acquirente. Ad annunciare la seconda asta del Treskilling giallo, nella precedente nel 1996 realizzò 2,8 milioni di franchi svizzeri (oltre 2 milioni di dollari di allora) è stata la casa d’aste svizzera David Feldman. La storia del treskilling risale al 1854, quando la Svezia emise i primi francobolli “skilling bianco”. Quello da 3 skilling era blu, quello da 8 giallo. Per errore un cliché da 3 finì in una stampa da 8 dandone il colore giallo, fu immesso nel mercato e usato. Oggi, apparterrà a chi sarà disposto a mettere mani a un assegno con molti zeri.
aquiloni a san vito lo capo
Gli aquilonisti più bravi di tutto il mondo anche quest’anno, dal 13 al 23 maggio, si riuniranno a San Vito Lo Capo (Trapani) per il secondo Festival Internazionale degli Aquiloni. L’anno scorso i visitatori sono stati più di 100.000. Gli artisti del vento esibiranno enormi “soft-kites”, aquiloni privi di stecche, dai movimenti sinuosi, aquiloni girevoli, multipli, orientali, antropomorfi, rettangolari e finemente dipinti, in carta e bambù. Ospite d’onore la “Delegazione Cambogiana”, con aquiloni corredati da lunghissime code che, mosse dal vento, suonano suggestive melodie.
IL VIAGGIO IN TRENO PIÙ BELLO DEL MONDO
Se viaggiate tra Oslo e Bergen, perché non usate il treno? Diverse classifiche internazionali lo considerano il tragitto più bello ed emozionante del mondo. L’ultimo a parlarne è stato il giornalista Gary Warner, su The Chicago Tribune. Nessun’altra linea ferroviaria tra due città in Europa raggiunge la stessa altitudine di quella di Bergen. Il punto più alto è Finse a 1.222 metri sul livello del mare. Il viaggio dura circa 7 ore, ma se avete tempo fate una deviazione di circa 20 chilometri. Arrivati a Myrdal, prendete la Ferrovia di Flåm, vi porterà nell’omonimo villaggio sulle rive dell’Aurlandsfjord, un ramo del possente Sognefjord. Per saperne di più www.visitnorway.com.
AMBIENTE E GESTIONE DEI RIFIUTI PORTUALI: IL LIBRO DI PIZZUTO E MONTEBELLO Angelo Pizzuto e Caterina Montebello sono gli autori del libro “Il piano di raccolta e gestione dei rifiuti portuali: compendio della normativa comunitaria e nazionale”, edito dalla Presidenza del Consiglio provinciale di Palermo. Il volume spiega quali sono le modalità di smaltimento dei rifiuti nell’area portuale, mettendo a confronto leggi comunitarie e nazionali. Si scopre così che Palermo è stata la prima città dell’Isola, e una delle poche italiane, a dotarsi di strumenti ad hoc per lo smaltimento di rifiuti del porto. Nel libro si ricorda inoltre come i prossimi progetti debbano tener conto dell’ampliamento dell’area portuale di Palermo, che includerà anche quella di Termini Imerese. Una lettura per scoprire come deve va gestita un’area portuale, per coniugare tutela dell’ambiente e libera navigazione e fornitura dei servizi.
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UTILITY
utility 2.0 di Paola De Simone
ClubIn
il social C
networking
non è solo on line
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onta quasi ventimila associati in tutta Italia e il numero è in costante crescita. CluBIn, la rete di socializzazione nata dal web nel 2008 grazie alla volontà di un piccolo gruppo di professionisti milanesi iscritti sul social network Linkedin, è oggi una delle rarissime community che porta i suoi membri dalla rete a conoscersi off-line. A giudicare dal numero crescente di partecipanti, il fenomeno che si declina secondo il luogo in cui prende vita, in MilanIn, TurinIn, ToscanaIn, VenetoIn, CaglariIn e così via, sembra rispondere a un’esigenza reale del popolo della rete: la necessità di conoscere e farsi conoscere. “L’obiettivo principale per cui nasce ClubIn, oggi Federazione di club senza scopo di lucro – spiega il presidente Pier Carlo Pozzati - è quello di migliorare l’identità professionale dei suoi soci, dando loro l’opportunità di stabilire contatti di lavoro tramite incontri nel territorio in maniera informale”. Perché quei contatti che sul web possono facilmente svanire, nella realtà vengono consolidati. “Condividere progetti, promuovere la propria attività, trovare nuovi spunti di crescita professionale, creare accordi e collaborazioni in maniera trasparente. In una parola fare business”. Questo il senso degli incontri che dallo spazio virtuale arrivano allo spazio fisico per poi essere di nuovo condivisi grazie agli strumenti del Web 2.0. Il sito www.clubIn.org raccoglie i link ai vari club cittadini. Nei dibattiti proposti dagli stessi soci si affrontano i temi più disparati: dallo start up di nuove tecnologie a nuove esperienze di marketing, dalla formazione professionale alle innovazioni in generale. Avvocati, ingegneri, esperti di web, artisti, giornalisti, tutte le professioni hanno spazio di parola. “A Milano come a Firenze o a Cagliari, la formula è semplice e diretta – spiega Pozzati -. Un incontro in un locale cittadino, un momento per presentarsi, per dire dove si è e dove si vorrebbe arrivare, un drink e lo scambio del biglietto da visita”. E con la crisi che c’è nel mondo del lavoro niente di meglio che allargare la propria cerchia di contatti. Se al sud i promotori della Federazione fanno ancora un po’ fatica a far passare il messaggio dell’utilità delle reti sociali per creare nuove opportunità di lavoro e di crescita, lo stesso input è stato invece ben recepito in altre aree. È il caso della Toscana, dove ToscanaIn conta ben 2.000 iscritti nei diversi gruppi sulle community web (LinkedIn, Facebook, Xing, Viadeo, Twitter) e oltre 500 tesserati al club, tra i quali Matteo Renzi, sindaco del comune di Firenze, che rendono questa associazione una tra le più attive nel panorama dei social network. Su www.toscanain.org è fitto il programma degli eventi. “È una soddisfazione sapere che alcuni dei nostri soci – dice il presidente del club regionale Laura Di Benedetto - abbiano deciso di unirsi per creare una società, o che altri abbiano trovato la propria strada lavorativa e che altri ancora siano diventati amici”. Il prossimo passo? Il presidente Pozzati auspica: “far partecipare ancora più persone, aumentando il numero delle donne e coinvolgendo sempre più il sud”.
a fianco: INCONTRO TOSCANAIN PRESSO DADA Foto © Paola De Simone
UTILITY
PRIMO PIANO di PAOLA DE SIMONE
Italiani con il vento in poppa La vela sport, passione e stile di vita
Foto © Antonio Androsiglio
STORIE DI IMPRENDITORI, PROFESSIONISTI, UOMINI, DONNE, SEMPRE IN ATTESA CHE SI ALZI LA BREZZA
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Foto © Antonio Androsiglio
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na passione che cresce. Lungo le coste adriatiche e tirreniche i club vedono sempre più giovani iscritti, tanto da far pensare che un giorno la vela possa diventare uno sport di massa. E tra gli adulti, sempre di più sono coloro che, pur facendo un'altra professione, appena possono si tolgono giacca e cravatta per buttarsi tra le braccia del mare. Gli italiani si riscoprono così un popolo di navigatori. Un amore che coinvolge il sud come il nord della penisola. Oltre a essere un hobby, la vela è concepita come uno stile di vita e come un’attività agonistica. Ci sono gli sportivi delle classi olimpiche, il mondo dei grandi armatori e dei loro velisti e infine il mondo degli appassionati. Ma chi sono questi cittadini lupi di mare? Siamo andati a conoscerne alcuni. Uno dalla tempra giusta è sicuramente Agostino Randazzo, numero uno dell’omonima azienda palermitana di ottica e presidente dello storico Circolo della Vela del capoluogo siciliano. Una vita tra impresa e mare la sua. Dalle prime lezioni prese dai marinai all’età di sette anni, il noto imprenditore tra i suoi successi mette in bacheca quattro vittorie nei campionati italiani. “Dopo i 24 anni - racconta - il lavoro ha assorbito la maggior parte del mio tempo, ma ancora oggi sono
DA DESTRA IN ALTO: AGOSTINO RANDAZZO, MAURIZIO MANISCALCO
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Foto © Antonio Androsiglio
Foto © Antonio Androsiglio
ANDARE A VELA è UNA PASSIONE BIPARTISAN CHE UNISCE TUTTI: SPETTACOLO, INDUSTRIA, POLITICA un regatante sfegatato”. Dalla classe olimpica il passaggio a barche più grandi lo porta a gareggiare almeno tre volte l’anno in una delle regate d’altura organizzate nel Mediterraneo: dalla Palermo – Montecarlo alla tre Golfi a Napoli, dalla Giraglia Rolex Cup, alla Pirelli di Portofino. “Mi piace andare a timone – ci confessa –, regatare, sentire la sensibilità della barca e arrivare prima degli altri”. Un piacere sottile al quale difficilmente si rinuncia e un’adrenalina che gli riporta alla memoria quella giornata particolare: “la mia prima regata all’estero a soli sedici anni, ottavo posto ai campionati mondiali. Non male. E recentemente la vittoria della Palermo – Montecarlo contro una squadra di professionisti”. Quell’anno Randazzo vince con la barca del professore universitario di diritto Costituzionale Giovanni Pitruzzella, suo amico palermitano, altro grande appassionato di mare e armatore di Darma. Dopo tanti anni di pausa è tornato in mare anche Maurizio Maniscalco, ingegnere palermitano proprietario della Trinacria Veicoli, concessionaria di auto per la Sicilia. “Grazie al restauro di un’antica barca di famiglia, una Dinghy, oggi ho ricominciato a fare regate. Si tratta di una deriva progettata originariamente in Inghilterra agli inizi
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del Novecento - spiega - e con la quale oggi partecipo alle regate della sua classe”. I partecipanti? “Dai 45 anni in sù - commenta con ironia - bravi timonieri che rispettano lo spirito di questa barca così impegnativa”. Velista della pausa pranzo è l’avvocato Vittorio Giralucci. Aiutato dal buon clima palermitano non perde occasione per concedersi una passeggiata in relax con la fidanzata. La sua fortuna? “Avere tanti amici con la barca a vela – ci rivela – e poter godere del pesce che si pesca in compagnia lontano dallo smog”. A proposito di inquinamento. Cosa pensa delle barche a motore? “Quando sali in barca a vela e molli gli ormeggi vai dove ti porta il vento, mentre le barche a motore rimangono uno strumento per arrivare a destinazione” commenta Giralucci che, pur non criticando i motoristi ne avverte la minaccia quando passano troppo vicino alla sua barca a vela. “Se potessi dar ascolto ai miei desideri, già domani sparirei a bordo di una barca a vela”. Ad affermarlo è una donna, Lorena Virlinzi, discendente della storica famiglia di imprenditori ennesi, che oggi è a capo di Beasy Bureau, una società di uffici a noleggio, un’idea innovativa che ha riscosso un notevole successo. Lei si definisce la “marinara di famiglia” e condivide questo hobby
Foto © Antonio Androsiglio
SONO TANTI I VOLTI NOTI DELLA VELA, COME GLI AGNELLI, TRONCHETTI PROVERA, D’ALEMA, MORATTI E LA FAMIGLIA ILLY con il marito, inseparabile compagno di viaggi. “Partiamo quasi sempre d’estate per tre settimane circa, io e mio marito. Vorremmo fare di più: a volte pensiamo che invece di possedere una propria barca si potrebbe noleggiare ovunque, potendo così girare il mondo, oppure lasciare la nostra stessa barca sempre in porti diversi raggiungendola con poche ore di volo, come molti fanno. Ma ci mancherebbero troppo tutti i weekend in barca rubati durante il periodo lavorativo”. Tra i viaggi che ricorda con più emozione quello sulla barca-scuola dei fratelli Malingri, discendenti di una famiglia di velisti, a bordo della barca Elmo’s fire. “Uno dei fratelli è oggi compagno di viaggio per mare di Soldini” dice l’imprenditrice, raccomandandoci anche il libro Moana, dal nome della loro barca, nel quale il padre dei fratelli Malingri, racconta l’affascinante storia per mare della loro avventurosa famiglia. Una vera promessa nel mondo agonistico è il giovane Edoardo Bianchi, 24 anni, genovese. All’attivo due Olimpiadi, ad Atene e Pechino. “Ora la classe tornado è stata scartata dalle Olimpiadi”, dice con rammarico Edoardo che, nonostante le sue esperienze da professionista, è fermamente convinto che questo sport è meglio praticarlo per passione piuttosto che per mestiere. E
ammette:“Solo così puoi decidere autonomamente cosa fare”. Su questo mondo ha le idee chiare il giovane laureando in ingegneria nautica: “non penso sia uno sport solo per vip - afferma Edoardo - In realtà anche i grandi armatori avranno sempre bisogno di noi velisti. Questo sport va avanti in Italia grazie all’impegno della federazione Italiana Vela - conclude -, ma un ruolo importante va riconosciuto proprio agli armatori che investono tanto”. Tra i più noti ci sono volti della finanza, dell’industria, dello spettacolo e della politica. Riempiono i rotocalchi gli Agnelli, Tronchetti Provera, D’Alema, Moratti o la famiglia Illy, che coniuga la passione per il mare e il caffè con la barca Xpresso, fino a Leonardo Ferragamo che dall’industria delle scarpe è diventato anche costruttore di barche a vela acquistando il cantiere Nautor. Una passione bipartisan che non avrebbe trovato posto tra le strofe della famosa canzone di Gaber “Che cos’è la destra, cos’è la sinistra”, dove gli yacht sarebbero andati ai primi e la vela ai secondi. L’appeal di questo sport sta nella voglia di mettersi in gioco, confrontarsi col gruppo, prendere delle decisioni e fronteggiare le avversità con creatività. Uno sport per chi sa aspettare, perché prima o poi si alzerà quella leggerissima brezza…
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UTILITY
itinerari di primavera | spring itinERARIES
LOMBARDIA LIGURIA CAMPANIA PUGLIA SICILIA A CURA DI ELISABETTA CANNONE, GIOVANNI CARACCIO, ANNALISA DI STEFANO, GIUSEPPE GENOVESE, MANUELA LAiACONA E ALBERTO PAGLIASSOTTO
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li odori e i colori. Sono loro i protagonisti del lungo giro di primavera lungo l’Italia che Utility Magazine vi propone. La natura si risveglia e anche il desiderio di viaggiare fa capolino dopo il letargo invernale. Le giornate cominciano ad allungarsi e ogni week-end è buono per concedersi gite bucoliche in compagnia di amici o passeggiate distensive in campagna o dentro i tanti borghi medioevali che il Belpaese custodisce. Il nostro “gran tour” parte da nord. Per la precisione da Bergamo, continua passando da Genova e dagli splendidi paesini del Levante Ligure, sorvola la Campania, entrando a Napoli lungo un originale itinerario “teatrale” e attraversando gli splendidi centri di Albori e Vietri sul Mare sulla costiera amalfitana e giunge fino in Salento. Un Salento divertente e verace, quello di Fabrizio Miccoli. Seguiteci in questa breve panoramica. Bergamo è una città dalla doppia anima, una ‘de sura’ e una ‘de sota’, incastonata tra passato e futuro. I tesori che nasconde sono così tanti che per ognuno c’è un itinerario che porta alla sua scoperta. Pittura, musica, architettura, religione, sport, natura, enogastronomia sono le strade attraverso cui si rivela la storia di questa cittadina. Una sorpresa dietro l’altra capace di emozionare e stupire anche il più veterano dei viaggiatori. Genova è una città da scoprire, e come i suoi abitanti è ricca e generosa, ma bisogna saperla prendere nel modo giusto, perché ti arrivi in fondo all’animo, e non se ne vada più. Basterà leggere i nostri servizi per sentire l’aria di mare, il profumo dei forni e le fragranze culinarie della superba
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Zena. Fidatevi e scorrete il giornale fino a pagina (p.32). In Campania faremo un viaggio tra i più noti e i più storici teatri di prosa di Napoli, insieme a qualche abitazione, che hanno segnato l’esistenza di alcuni grandi artisti napoletani, provando ad apprezzarne non tanto lo stile architettonico, sovente pur notevole, quanto la valenza storica e rappresentativa del fascino che, nel corso del tempo, quegli edifici hanno esercitato su folle immense di pubblico grazie alle compagnie e agli artisti più famosi che vi hanno recitato o dimorato. Sarà un volo radente, velocissimo, che tenterà di carpire luci, sapori e odori dell’epopea teatrale napoletana.Quello che vi proponiamo in Puglia, sarà un viaggio on the road attraversando il Salento in compagnia di un cicerone d’eccezione: Fabrizio Miccoli. Un viaggio a bordo della vostra auto alla scoperta della natura incontaminata, avendo come panorama paesaggi che si rincorrono e tra loro contrastanti, tanto che spesso di dimentica perfino di essere ancora in Italia. Tra scogliere, strade a strapiombo sul mare e spiagge tra le più belle del nostro Paese, la Puglia non è solo la regione dei trulli. Tradizioni, cultura ed enogastronomia tra le migliori dello stivale costituiscono le attrattive che hanno incantato i turisti che l’hanno visitata, eleggendola a meta preferita delle loro vacanze. In Sicilia vi proponiamo un itinerario per un week-end a San Biagio Platani in provincia di Agrigento. Qui la Pasqua, come del resto un po’ tutte le feste, che nell’Isola si trasformano in una complessità di riti e cerimonie, è festeggiata con i famosi “archi”. Per capire di cosa si tratta andate a pagina (p.62). Che decidiate di partire subito o di rimanere seduti sul divano e volare con la fantasia: in ogni caso buon viaggio.
SPRING ITINERARIES
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dours and colours are the protagonists of the spring tour around Italy that Utility Magazine has to propose us. The nature awakens and the desire to travel terminates after a winter hibernation. The days become longer and every weekend is good to allow ourselves a bucolic trip, in the company of friends or long walks in the country or perhaps loosing ourselves inside medieval suburbs which the Belpaese keeps for us.Our “great tour” parts from the north. Precisely from Bergamo, continuing with Genova and the splendid towns of East Ligure, passing over Campania, entering Naples with a original theatre itinerary and crossing splendid centres at Albori and Vietri and by the sea on the Amalfitan coast, arriving to Salento. An entertaining and genuine Salento, the one of Fabrizio Miccoli. Follow us in this brief overview to discover many locations of treasure and of pleasure. Bergamo has a double soul “de sura and de sota”, (low & high) embedded between the past and the future. Painting, music, architecture, religion, sport and nature is what we have to reveal from the story of this city. One surprise after another capable to astonish and emotion us. Genova on the other hand is to discover, rich and generous like their people. You’ll only have to read our itinerary to feel the sea air and smell the fragrance of the kitchen ovens of the su-
perb Zena. A place that will remain inside of you and will never leave you. In Campania were going to take a virtual trip through the most historical prose theatres of Naples and certain habitats that have symbolized the existence of great artists. Not only appreciating the architectural and fascinating styles but in the course of time those structures that have hosted immense crowds, thanks to the famous companies and artists that have acted and lived here. It’s going to be a rapid and grazing flight, with an attempt to percieve the lights, the flavours and the odours of a neapolitan theatrical epic. What we propose for Puglia, is a journey on the road, in the company of a guest of honour a Palermitan footballer: Mr Fabrizio Miccoli, a journey by car to discover wild nature and incontaminated greenery. Moreover, sea cliffs and overhanging rocks over fabulous beaches, among the most beautiful of our country. Traditions, culture, wine and food are definately the characteristics that have enchanted many tourists and have chosen as their preferred resort for their holidays. At last in Sicily we recomend a weekend itinerary at San Biagio Platani, in a province called Agrigento. Here Easter is celebrated with local rites, cerimonies and traditional customs among the famous “arches”. (see itinerary of San Biagio for details). Whether you decide to leave immediately or remain seated on your couch, letting your imagination fly with fantasy, “have a nice journey”.
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UTILITY
ITINERARI DI PRIMAVERA di manuela laiacona
BERGAMO DE SURA E DE SOTA:
Foto © Claudio Rivellini
UN VIAGGIO TRA PASSATO E PRESENTE ALLA SCOPERTA DEI TESORI DELLA STORIA, DELLA CULTURA E DELL’ENOGASTRONOMIA
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Foto © Luca Bobbiesi
Foto © Mazzoleni IN ALTO DA SINISTRA: IL TEATRO DONIZETTI - LA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE (bergamo)
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n terra lombarda, a pochi chilometri dalle luci di Milano, sorge l’avamposto nordico più suggestivo e misterioso del Bel Paese. Bergamo è il nuovo astro nascente del patrimonio turistico nazionale. La città dalla doppia anima, una ‘de sura’ e una ‘de sota’, incastonata tra passato e futuro. I tesori che nasconde sono così tanti che per ognuno c’è un itinerario che porta alla sua scoperta. Pittura, musica, architettura, religione, sport, natura, enogastronomia sono le strade attraverso cui si rivela la storia di questa cittadina. Una sorpresa dietro l’altra capace di emozionare e stupire anche il più veterano dei viaggiatori. E la prima, quella che subito toglie il fiato non appena ci si avvicina alla città, è la bellezza senza tempo della parte alta che si erge ai piedi delle Dolomiti. Rimasta intatta nei secoli, offre al visitatore un viaggio nel passato così che, passeggiando per i vicoli e le piazze del centro storico, si vedono coesistere in modo armonioso epoche lontane: l’impronta lasciata dalla dominazione romana, e ancora prima quella celtica, fondersi con i fasti della Repubblica di Venezia. Percorso donizettiano All’interno delle antiche mura veneziane ancora rimangono vive le tracce lasciate da coloro che furono alti esempi della cultura italiana. Come il teatro lirico Donizetti, dedicato al compositore bergamasco, tempio non solo della lirica ma anche della prosa e del jazz. Una delle tappe del percorso donizettiano, che tocca il museo dove sono custodite le testimonianze sulla vita e l’attività artistica del musicista, e la casa natale. Itinerario artistico I percorsi verso il cuore della città passano anche attraverso la pittura. Vale la pena soffermarsi sugli affreschi di Lorenzo Lotto. Si parte dalla Chiesa di San Michele al Pozzo fino ad arrivare alla basilica di Santa Maria Maggiore, famosa per le tarsie lignee del coro realizzate dal pittore. Epicentro dell’arte è la Pinacoteca Carrara, che espone opere del Botticelli, del Mantegna, del Lotto e ospita la galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, vanto della Lombardia. Anche seguire il corso dell’acqua diventa un itinerario artistico in questa cittadina. Sono, infatti, decine le fontane, di epoca romana e medioevale, che costellano strade e piazze. Bellissima la fontana di piazza Vecchia, punto di partenza di una passeggiata alternativa e spettacolare.
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n the land of lombardia (Lombardy) not far from the lights of Milan, upraises a northern forward-position of the most suggestive and mysterious of Bel Paese. Bergamo is the new star born from the national tourist resourses. The double souled city, one “de sura” and the other “de sota”. Painting, music, architecture, religion, sport, nature, gastronomy and wine are just some of the treasures to be revealed by the history of this town. Donizettiano Course On the inside of the ancient Venetian walls there still remains traces left by those who were high examples of the Italian culture. Such as the Donizetti lyrical Theatre, dedicated to the bergamasco composer, not only a temple of opera but also of prose and jazz. Another must is the museum where testimonies of the life and artistic activities of the musician are well kept along with the house where he was born. Artistic Itinerary The trails towards the heart of the city we can also see through the paintings. It’s worth stopping and taking a look at the wall paintings of Lorenzo Lotto. We depart from the Church of San Michele to the Well until we arrive to the basilica Santa Maria Maggiore, famous for its wood engravings in the decorations made by the painter. Epicentre of the art gallery Pinacoteca Carrara, that exposes operas of Boticelli, Mantegna, Lotto and hosts the Modern and Contemporary art gallery, pride of Lombardy. You may also follow a fountain course which can become a very artistic itinerary in this town. There are infact about ten medieval and roman fountains that overwhelm the streets and squares. The Fountain of piazza Vecchia is particulary beautiful, and a good starting point for an alternative and spectacular walk. Colleonesco Itinerary For lovers of history and great leaders, we have an itinerary colleonesco dedicated to one of the most courageous figures’ lived during the Republic of Venezia: Bartolmeo Colleoni: bold man of weapons, nicknamed by his soldiers “Invincibile”(unbeatable). To know more
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CHE IL FILO CONDUTTORE DEL VOSTRO VIAGGIO SIA L’ENOGASTRONOMIA O L’ARTE, BERGAMO POTRÀ STUPIRVI CON I SUOI MILLE VOLTI Itinerario Colleonesco Per chi ama la storia e non resiste al fascino dei grandi condottieri c’è l’itinerario colleonesco, dedicato a una delle figure più valorose vissute durante la Repubblica di Venezia: Bartolomeo Colleoni. Uomo d’arme e audace, venne soprannominato dai suoi soldati “l’invincibile”. Per conoscere la figura di questo nobile bergamasco e le vicende che lo videro protagonista, si possono visitare i castelli e i luoghi teatri della sua vita: da Solza a Malaga; da Pagazzano a Urgnano; fino alla Cappella Colleoni, l’opera rinascimentale di Giovanni Antonio Amadeo, in piazza Duomo. Itinerario della Fede Bergamo è anche luogo di fede. Al suo territorio è legata la figura religiosa più amata e ricordata dagli Italiani. A pochi chilometri dalla città, a Sotto il Monte, nacque il Papa Buono, Giovanni XXIII. Qui è possibile visitare la casa natale e l’attiguo seminario Pontificio delle Missioni
about this noble man from Bergamo you can visit castles and theatre points of his life from: Solza to Malaga; from Pagazzano to Urgnano; until the renaissance opera of Giovanni Antonio Amadeo: Cappella Colleoni (chapel) in piazza Duomo (Square of the Cathedral). Faith Itinerary Bergamo is also a location of faith. Related to its territory is the religious figure most loved and remembered by the Italians. Not to far from the city at Sotto il Monte was born the Papa Buono, (good pope) Giovanni XXIII, here it is possible to visit the house and the attached seminario Pontificio delle Missioni Estere, (papal seminar of external missions), destination of devoted pilgrims from all over the world. Underground Itinerary Infact there is a mysterious and suggestive course which
Foto © Mazzoleni
Foto © Mazzoleni
IN BASSO DA SINISTRA: UN DETTAGLIO DELLA CAPPELLA COLLEONI - PORTA NUOVA - SCENE DI MERCATO (BERGAMO)
if the meaning of your journey is art or gastronomy, bergamo will strike you with its many faces
I sotterranei Se alla luce del sole sono tanti i tesori di cui risplende la città alta, altrettanti se ne nascondono nei suoi sotterranei. Vi è, infatti, un percorso misterioso e suggestivo che si dipana attraverso grotte, cunicoli, antri, acquedotti. E non mancano tappe nascoste che tolgono il fiato all’esploratore quali: il foro romano, sotto il Palazzo del Podestà; le cannoniere di San Michele e della Fara; la fontana cinquecentesca del Lantro, sotto la Chiesa di San Lorenzo; la miniera presso l’ex monastero di Asino; i rifugi antiaerei. Percorso tra i mercatini Per apprezzare a fondo la città è d’obbligo un viaggio nel folklore attraverso una passeggiata per i mercati tipici che vivacizzano le piazze. Particolarmente pittoreschi, rimangono ancora organizzati secondo l’usanza medioevale. E non
is all hidden under earth between caves, tunnels, caverns and acquaducts. There are many stops to leave you breath taken like: il foro romano, under the Palazzo del Podestà; le cannoniere di San Michele e della Fara; la Fontana cinquecentesca del Lantro, under the church of San Lorenzo; the mine presso l’ex monastero di Asino; the anti-airplane refuges. Market Course To appreciate deeply the city you are obligated to take a trip to the folklore of this town perhaps taking a walk to the typical markets which make come to life the squares. They are still organized according to the medieval costumes, particularly picturesque. At ten in the evening you can still hear the 100 resonates of the bells. A tradition that was used to call the habitants that worked the camps.
Foto © Argò
Estere, meta di pellegrini provenienti da tutto il mondo.
BERGAMO Lunch & dine Caffè del Tasso piazza Vecchia 2/B, Città Alta, 24129 Bergamo Tel. +39 035 237966 Caffè Cavour Via Gombito, 7 Città Alta, Tel. +39 035 243418 Da Vittorio Via Cantalupa, 17 24060 Brusaporto - Bergamo Tel. +39 035 681 024
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Foto © Tim Adisa
Foto © Caludio Rivellini
IN ALTO DA SINISTRA: UNO SCORCIO DI BERGAMO - LA POLENTA E OSEI
NON SI PUÒ CONOSCERE BERGAMO SENZA ASSAGGIARE I SAPORI DELLA SUA TRADIZIONE CULINARIA COME “LA POLENTA E OSEI”
you will not know bergamo without tasting the flavours of traditional cooking like “polenta e osei”
è la sola che si è mantenuta. Ancora oggi, alle dieci di sera, risuonano 100 rintocchi di campane. Il sistema di avvertimento che un tempo serviva per richiamare entro le mura gli abitanti che lavoravano nei campi.
Low Bergamo Treasures to discover also in the lower Bergamo. Apart from the splendid suburbs which connect this part of the city to the other, it is the centre that represents the most highest exemple of fascist architecture, entirely projected by the architect Pio Piacentini.
Bergamo Bassa Di tesori da scoprire ce ne sono anche nella città bassa. Oltre agli splendidi borghi che collegano questa parte con la città alta, vi è il centro che rappresenta il più alto esempio dell’architettura fascista, interamente progettato dall’architetto Pio Piacentini. Percorsi Natura A quaranta chilometri dal lago e altrettanti dalla montagna Bergamo si trova nel baricentro di siti naturalistici e parchi che regalano colori e panorami mozzafiato. Cinque sono i parchi regionali: il Parco dell’Adda Nord, dei Colli di Bergamo, dell’Oglio Nord, delle Orobie Bergamasche (il più grande della Lombardia), del Serio. Da esplorare anche le riserve naturali e i parchi locali, di cui se ne contano ben dodici. Enogastronomia d’eccellenza Ma non si può conoscere Bergamo senza sentire i suoi sapori. L’enogastronomia bergamasca ha conquistato il titolo di eccellenza. Vanta ristoranti stellati dalla guida Michelin. Famosissimo da Vittorio, apprezzato per i piatti a base di pesce, che ne ha ricevute tre di stelle. Bergamo è inoltre stata patria d’adozione per Luigi Veronelli, la personalità più importante dell’enologia italiana. Terra che conta ben tre doc: il Valcalepio Rosso, Bianco e il pregiatissimo Moscato di Scanzo. Eleganti e d’atmosfera sono i caffè storici della città alta: il Caffè Cavour che serve la polenta e osei in versione dolce; e l’ottocentesco Caffé del Tasso in piazza Vecchia. Assaggi di Bergamo la tradizione gastronomica ne offre tanti. Le perle di questo patrimonio sono anche tutelate da un disciplinare di produzione: la polenta e osei, i casoncelli e la “Turta de Donizét de la Bergamasca”.
Nature Itinerary 40 kilometres away from the lake and likewise from the mountain, you can find Bergamo in the centre of colourful and breathtaking natural sites and parks. The five regional parks are: il Parco dell’Adda Nord, dei Colli di Bergamo, dell’Oglio Nord, delle Orobie Bergamasche (the largest of Lombardy). Other locations to be explored are surely the natural reserves and local parks of which are twelve. Wine & Food par excellence You cannot be aquainted to Bergamo without tasting its flavours, boasting selection of restaurants from the Michelin guide, one of which, the famous restaurant by Vittorio, appreciated for his fish plates which received three stars. Luigi Veronelli, the most important name in Italian wine, has also been adopted by Bergamo. Land that’s worth three doc (guaranteed by its quality): il Valcalepio, Rosso, Bianco and the prestigious Moscato di Scanzo. The historial cafes in the city of Bergamo high, have such an elegant atmosphere; the Caffè Cavour that serves you polenta e osei, in a sweet version; and Caffè del Tasso of the ‘800 found in the piazza Vecchia. Bergamo has much to offer in its gastronomic traditions. The pearls of this patrimony are also tutored by a measured production : la polenta e osei, (cornmeal porridge and birds) I casoncelli, (filled pasta) and the “Turta di Donizèt de la Bergamasca” (typical cake of Bergamo).
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Foto © Luigi Serra
UTILITY
ITINERARI DI PRIMAVERA di PAOLA DE SIMONE
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Foto © Andrea Puggioni
Foto © Lorenzo T.
IN ALTO DA SINISTRA: UN CARRUGIO A GENOVA - IL PORTO DI GENOVA
UNA CITTÀ CHE NON SI FINIRÀ MAI DI SCOPRIRE. ATMOSFERE, ARCHITETTURE, SAPORI: GENOVA È RACCONTATA NEI SUOI COLORI
a never ending city to discover, genova tells a story of atmosphere, architecture and flavours through its colours
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i sono cose che vanno fatte d’impeto, velocemente, senza rifletterci troppo. È la bellezza del gesto, la magia del momento che le rende uniche. Altre, invece, vanno assaporate lentamente, scoperte, capite, in modo tale che arrivino al cuore. Genova è una di queste. È una città da scoprire, e come i suoi abitanti è ricca e generosa, ma bisogna saperla prendere nel modo giusto, perché ti arrivi in fondo all’animo, e non se ne vada più. Inutile dilungarsi sui palazzi e sui musei, o sui personaggi illustri cui la città ha dato i natali, il tempo e lo spazio in questo caso ci sono avversi. Ma siccome l’appetito vien mangiando, questo potrebbe essere un gustoso inizio per chi, suo malgrado, non ha ancora respirato l’aria di mare, il profumo dei forni e le fragranze culinarie della superba Zena. Arrivando da nord, il mare si staglia al guidatore come un manto di velluto azzurro, sino alla linea dell’orizzonte. La sopraelevata, per quanto poco apprezzabile dal pedone, permette al conducente di vedere le vecchie case difronte al porto che costituiscono le mura del centro storico, cuore pulsante, intricato e misterioso della città. Parcheggiata l’auto in zona, ci si insinua nei caruggi del centro, passando da piazza Banchi, su sino a piazzetta Soziglia, dove è obbligatorio fare colazione dai Fratelli Klainguti, pasticceria storica, barocca e golosissima. Ovviamente non si può non mangiare un pezzo di focaccia, liscia o con cipolle, unita al cappuccino. Quasi ogni strada ha il proprio forno, e ogni forno, a dire degli abitanti del quartiere, è il migliore della città, per cui il nostro consiglio è di lasciarvi guidare dall’istinto. Un giro per via Luccoli, tra negozi e piccoli caffè, sino a giungere in via XXV Aprile, da percorrere in salita sino a piazza De Ferrari, la piazza principale. Al centro, accanto alla fontana, girandovi su voi stessi, potrete ammirare:
here are things that should be done immediately, quickly and without thinking to much. It’s a beauty of gesture, the magic of the moment what makes them unique. Others instead are better done enjoying slowly, discovering, understanding, in a way that it arrives to the heart. Genoa is one of these . It’s a city to discover, and like its habitants rich and generous, you must know how to receive it the right way, because it arrives deep down inside your soul, and will never leave you. As hunger arrives while eating this could surely be a tasty way to begin, in spite of not yet breathing the sea air, the perfume of the ovens and the kitchen flavours of the superb Zena (Genoa). Arriving to the north, the sea outlines you like a blue velvet cloak until the line of the horizon. There on an elevated road, lets the driver see the ancient houses from above in front of the port, that forms the walls of the town centre, heart pulsing, tangled and mystery of the city. Parking your car in the area, we can insinuate the caruggi (old buildings) of the centre, passing by piazza Banchi, up until piazzetta Soziglia, where it is obligatory to have breakfast at Fratelli Klainguti, historical pasticceria, (baker shop) gourmand and baroque. Obviously you must taste a piece of focaccia, straight or with onions, toghether with your cappuccino. Nearly every road has their own oven (bakers), said by the peolple of the neighbourhood , it’s the best of the city, therefore, let it be led by your instinct. A trip around via Luccoli, between shops and small coffee shops, arriving to via XXV Aprile, following up to the principal square: piazza De Ferrari. In the city center, next to the fountain, turning around yourself, you can admire the Palazzo Ducale, custody of the artistic treasures, exhibitions, restaurants and lounge-bars, the Palazzo della Re-
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GENOVA Lunch & dine Ristorante Gran Ristoro Via di Sottoripa 16123 Genova Tel. +39 010 2473127 Bar Festival Via Gerolamo Boccardo 16121 Genova Tel. +39 010 5705426 Baretto Gallese Via S. Vincenzo, 41/R 16121 Genova Tel. +39 010 589 304 Fratelli Klainguti Piazza di Soziglia 16123 Genova Tel. +39 010 2474552 Antica Gelateria Amedeo Piazza Nettuno, 7 16146 Genova Tel. +39 010 3760144
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DAL MORDI E FUGGI, AGLI APERITIVI AL TRAMONTO, OGNI ANGOLO DELLA CITTÀ può DIVENTAre UN’ESPERIENZA unica DEL GUSTO
from touch and go, to aperitifs at sunset, every corner of the city becomes a unique experience of taste
il Palazzo Ducale, custode di tesori artistici, mostre, ristoranti e lounge bar; il palazzo della Regione; il Teatro dell’opera Carlo Felice, la vecchia sede della Borsa. Per uno spuntino il bar Festival, in via Boccardo, con i suoi tramezzini e le sue centrifughe vi regalerà una piacevole pausa. Se si volessero fare acquisti, via XX Settembre e via San Vincenzo riusciranno sicuramente a offrirvi spunti interessanti. Per chi volesse pranzare velocemente, il Baretto Gallese - in fondo a via San Vincenzo - propone panini e bontà tipiche in un contesto frenetico e ammaliante. Per chi riesce a resistere ancora qualche minuto, il vero must è il Gran Ristoro, in via Sottoripa. Locale minuscolo, si sta seduti solo fuori. Lo riconoscerete facilmente, c’e sempre coda, ma ne vale la pena: centocinquanta ingredienti diversi per il vostro panino. Il caffè è da prendere comodamente seduti in piazza delle Erbe, dietro piazza Matteotti. Circondata da vecchie case storiche, offre uno scorcio senza pari di quella che è la città nella sua essenza più profonda, e la sera diviene il centro della movida genovese. Ripresa la macchina dirigetevi verso levante, destinazione Nervi, passando lungo corso Italia, via mare che segue la costa. Giunti al Porticciolo di Nervi, salite lungo la passeggiata Anita Garibaldi e inoltratevi nei parchi, polmone verde della città. Tornando poi verso il centro, lasciatevi catturare da Boccadasse dove potrete sorseggiare una birra o un gustoso gelato da Amedeo. Per chi non ama fermarsi, vi consigliamo di seguire le viuzze verso Vernazzola per giungere ai Bagni Santa Chiara, un pontile sul mare dove godersi un tramonto mozzafiato. Tornati alla macchina, dirigetevi nuovamente verso il centro, dove potete soffermarvi per la cena, ed esplorare le vie della città vecchia attorno piazza de Ferrari. Prima di tornare a casa e lasciarsi alla spalle il mare e la città, non si può non fare un giro per via Garibaldi illuminata, patrimonio dell’Unesco, per capire che di Genova, in realtà, avete visto poco e niente.
gione, the Theatre of Carlo Felice, and the old offices of the Stock exchange. For a snack you can try Festival bar which is in via Boccardo, with its variety of sanswiches and mixed drinks it will surely make your pause a pleasure. If you want to do some shopping, an interesting point would be a visit to via XX Settembre and via San Vincenzo. Who wishes to lunch quickly we reccomend the Baretto Gallese at the end of via San Vincenzo with their typical panini in a frenetic and enticing contest. Otherwise for who has a little more time, we absolutely suggest the Gran Ristoro, on the via Sottoripa, small enviroment, you can be seated only outdoors, you will easily notice this spot, as there is always a queue, but it’s worth the wait: 150 different ingredients for your panino. Take a comfortable coffee seated in Piazza delle Erbe, behind Piazza Matteotti. Circled by ancient historical houses, it offers you a piece of Genova in its most deepest essence and the evening becomes the center of nightlife. Entering again into your car, direction towards the east, next destination: Nervi, passing through Corso Italia, away from the sea that follows the coast. Arriving at small port of Nervi, going up the long walk Anita Garibaldi to the parks, green lungs of the city. Returning to the center, leave yourself captured by Boccadasse where you have an option between a beer or a tasty icecream by Amedeo. Who prefers not to stop, continue the viuzze (small roads) towards Vernazzola arriving at Bagni Santa Chiara, a bridge above the sea far away from the center. An aperitif at sunset that leaves you without breath. Returning to the car direct yourselves towards the center for dinner, there is so much to choose, explore the roads of the city all round the Square de Ferrari. Before going home and leaving behind the sea and the city, you can take a trip to the illuminated via Garibaldi, property dell’Unesco, realising that afterall you have hardly seen anything of Genoa if not nothing!
Foto © Franco Caracalli
Foto © La Anita2008
IN BASSO DA SINISTRA: PIAZZA DE FERRARI GENOVA - UNA VEDUTA DI VERNAZZOLA
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Foto © Enrico
UTILITY
ITINERARI DI PRIMAVERA di salvatore genovese
the MAGIc of
east ligure
scents of basil
between carruggi, sky and earth
LA MAGIA del
Levante ligure
un giro all'odor di basilico tra carruggi,terra e cielo
S
uperato il Passo del Turchino, arrivando da Milano, un indefinito panorama di pianura lascia il posto alle prime case di Genova. Sono il cielo e il paesaggio a incantare subito lo sguardo. Da un lato le alture di Pra, famose per il basilico dall’altro il blu del mare in lontananza. Qui il verde delle colline, il mare, la tradizione marinara e quella contadina fanno del Levante ligure un quadro indimenticabile. Lasciata l’autostrada e superata la Genova di Boccadasse e Nervi, si riprende l’antica via Aurelia, lungo la quale una tappa è d’obbligo l’irrestitisbile focaccia al formaggio di Recco: specialità preparata con farina, olio, acqua e crescenza. Poi ci soffermiamo a Camogli. Qui si possono fare due passi tra i negozietti lungo i carrugi del paese, per poi riprendere il cammino verso Portofino. Si possono scegliere due percorsi: via Santa Margherita, una litoranea di cinque chilometri, o una passeggiata immersa nel verde e nel silenzio dei sentieri del Parco Naturale Regionale di Portofino. Si torna quindi alla via Aurelia. Lasciata Rapallo, ci si dirige verso Chiavari, ricco capoluogo del Golfo del Tigullio. Se avrete la fortuna di poterne navigare le acque, magari a bordo del tipico gozzo ligure, potrete osservare il tratto di costa che va dalla punta di Portofino a Punta Manara a sud-est, ammirando le cime dell’Appennino ligure, e in lontananza la Corsica. Da Chiavari o da Lavagna, i due comuni divisi dal fiume
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rriving from Milan, exceeding il Passo del Turchino, leaving behind an indefinite level line panorama to arrive suddenly across the first houses of Genova, we find on one side le alture di Pra, famous for its basilico by its small leaves but immense fragrance and the sea in the distance. A mix of green from the hills inflated by the winter rain and a blue sea. Marinara e Contadina (sea and country) traditions, this is il Levante ligure. Leaving the motorway, passing the Genova di Boccadasse e Nervi, we arrive to the ancient and pleasurable via Aurelia, to taste the fantastic focaccia al formaggio di Recco (flour, oil, water and creamy cheese) at Camogli. Here we can have a wander around the shops spread through the carrugi of the town to then resume our walk towards Portofino, via Santa Margherita passing 5 beautiful kilometers of the coast, or emerging yourself in the silence of the green disseminated footpaths of the greenery oasis of Parco Naturale Regionale di Portofino. Returning to via Aurelia, leaving Rapallo we run upon firstly Zoagli, in Chiavari, by the beautiful carrugi. Rich county town positioned in the centre of the Golfo del Tigullio, forms closely to Lavagna e Cavi a sort of unique urban. If you have the fortune to navigate the waters, perhaps on board a typical gozzo ligure (fish-boat), you can observe the initial coast that parts from the cape of Portofino to the cape of Manara to the south-east, catching a sight of the variety of mountains of Appennino ligure, from the snowy peaks, if
Foto © Emilio Pereira
Foto © Stefano Olmi
Foto © Marco Bernardini
IN ALTO: UNA VEDUTA DEL PORTO DI GENOVA DA SINISTRA: IL CLASSICO BASILICO GENOVESE A FOGLIA PICCOLA - UNO SCORCIO DI PORTOFINO
Entella è possibile addentrarsi nel verde di un entroterra denso di ricchezze: la bellezza della Basilica dei Fieschi, monumento alla potenza dei Fieschi storicamente rivali dei Doria e di Genova, con cui Chiavari era alleata; le valli dell’Ardesia, la pietra che ha contraddistinto l’architettura di questi luoghi e la ricchezza economica della zona. Tornando sulla costa, dopo aver visitato Cavi borgo, arriviamo nella splendida Sestri Levante. Suggestiva per la bellezza del lungomare, uno spettacolo unico al mondo per l’unicità della baia divisa da una penisola. Una deviazione verso l’interno è consigliata. Superata Casarza, seguendo la statale 523, dopo una trentina di chilometri si raggiunge Varese Ligure. Antico paese medievale, dal borgo concentrico, divenuto celebre per esser stato il primo comune in Europa ad aver ottenuto la certificazione ambientale e la bandiera arancione del Touring Club Italiano. Nonché culla del biologico: dalla produzione di energia da fonti rinnovabili, al riciclo dei rifiuti, tanto da vantare il 95 per cento delle aziende agricole e alimentari biologiche. Tornati a Sestri Levante, si può riprendere l’Aurelia e valicando il Passo del Bracco proseguire alla volta della Spezia, oppure continuare la litoranea dove, superata Riva Trigoso e l’attesa al semaforo più lungo d’Italia, si raggiunge l’ultimo comune sotto la giurisdizione della provincia di Genova: Moneglia. Qui si può godere la quiete e partire per andare a visitare le vicine Cinque Terre.
you are that lucky, in exceptionally clear days, it is possible to take a glimpse of the distant Corsica from the horizon. From Lavagna o from Chiavari, dividing the two is a simple river boundary line Entella, its possible to penetrate into the green hinterland dense of richness: the beauty of the Basilica dei Fieschi, to remember the power of the Fieschi which was compared to the power of the Doria in the middle ages and of Genova, to which Chiavari was united, the valleys of slate were characterized by the architecture of these sites and still continue to. Returning to Cavi Borgo, we arrive to the splendid Sestri Levante, nearly inaccessable for most, nothing has changed the beauty of the seafront facing the bay of tales and the uniqueness given from the peninsula, which sweetly divides the two bays into tales and silence. A suggested detour towards the internal, passing Casarza, following the 523 highway, after 30 km we arrive at Varese Ligure, an ancient medieval town and concentric suburb, which became famous because it was the first borough in Europe to have reached the ambient certification, the orange flag of the Italian Touring Club and to have installed a virtuous circle of success centered on biological, from the production of fonts of renewable energy, to the recycling of wastes, to the fact that in all of Val di Vara, 95 per cent of the food and farming businesses are of biological production. Crossing the Passo del Bracco, towards Spezia, after Riva Trigosa, we can enjoy the typical quietness of this town, it’s definately worth staying overnight.
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UTILITY
ITINERARI DI PRIMAVERA di GIOVANNI CARACCIO
UN VIAGGIO TRA I
TEATRI
DI NAPOLI Foto © Giuliano Longone
A JOURNEY NAPLES
THROUGH THE THEATRES OF
I GRANDI PERSONAGGI, LE STORIE, I LUOGHI CHE HANNO DATO LUSTRO ALL’EPOPEA TEATRALE NAPOLETANA
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i Napoli e delle sue espressioni artistiche si è detto e scritto di tutto. Ogni argomento, ogni caratteristica, ogni icona della vita e della cultura napoletana è stata cantata, dettagliata, sviscerata dagli innumerevoli innamorati e dai pochi feroci detrattori della bella città meridionale, capitale morale e culturale di quella Italia del Sud che precedeva l’unificazione del Paese. Si è letto tanto anche della sua ricca cultura teatrale, grazie alla sconfinata produzione di testi in prosa, poesia e canto, tutti rigorosamente in vernacolo, di cui abbiamo traccia sin dalla fine del ‘400 e gli inizi del ‘500, ai tempi della corte Aragonese, ma che hanno avuto la loro esplosione durante l’affascinante periodo borbonico. D’altronde il carattere peculiare del napoletano, per sua natura, è tendente alla spettacolarizzazione, alla drammatizzazione e ogni episodio di vita quotidiana può – con un pizzico di fantasia che al napoletano verace non manca – diventare il canovaccio per una pièce teatrale, sia
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great characters, stories, sacred places that have given glory to the epic of neapolitan theatre
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f Naples and its artistic expressions much has been said and written. Every discussion, every characteristic, every icon of the neapolitan life and culture has been sung, detailed and talked about by numerous lovers and by the few fierce detractors of the beautiful meridian city, moral and cultural capital of that Italy of the south that anticipated the unification of the country. On the other hand the peculiar character of the Neapolitans, for nature, tends to be spectacle and dramatic, and every episode of daily life with a pinch of fantasy becomes a plot for a theatre play, being comical, tragic or dramatic depending obviously on the circumstances. In the modern Naples the careful visitor cannot but notice the presence of a very rich urbanistic architecture dedicated to the temples of stage performances, that in the past centuries have hosted an unlimted offspring of artists devoted in entertaining the local public on a full-
Foto © Ufficio stampa Teatro Diana IN ALTO: L’INTERNO DEL TEATRO DIANA A NAPOLI
partendo dal quartiere Vomero, vi condurremo verso il magico golfo di Napoli
from the quarters of vomero, we will lead you towards the magic gulf of naples
essa comica, tragicomica o drammatica, a seconda dei casi. Nella Napoli moderna, il visitatore attento non può non accorgersi della presenza di una ricca architettura urbanistica dedicata ai templi dello spettacolo, che nel corso dei secoli hanno ospitato una così sconfinata progenie di artisti, dediti a tempo pieno all’intrattenimento del pubblico locale, attraverso l’espressione dei generi più disparati delle rappresentazioni popolari. E allora proviamo a fare un viaggio virtuale tra i più noti e i più storici teatri di prosa di Napoli, insieme a qualche abitazione (modesta o nobiliare), che hanno segnato l’esistenza di alcuni grandi artisti napoletani, provando ad apprezzarne non tanto lo stile architettonico, sovente pur notevole, quanto la valenza storica e rappresentativa del fascino che, nel corso del tempo, quegli edifici hanno esercitato su folle immense di pubblico grazie alle compagnie e agli artisti più famosi che vi hanno recitato o dimorato. Sarà un volo radente, velocissimo, che tenterà di carpire luci, sapori e odori dell’epopea teatrale napoletana; un volo d’uccello tra i luoghi sacri dello spettacolo, ancora esistenti o già consegnati alla storia, ancora aperti al pubblico, abbandonati o soltanto materiale per la memoria. Si tenterà di dare un ordine alle tappe del nostro viaggio, partendo dalla parte alta della città, il quartiere Vomero, scendendo man mano verso il magico golfo di Napoli. La giornata è limpida, come solo a Napoli si può trovare, e la brezza del mare arriva fin sulla collina, riempiendo i sensi di luce e colori. Nel cuore del Vomero, città nella città, sulla via Luca Giordano, scorgiamo l’unico grande teatro della zona: il Teatro Diana, voluto fortemente dai fratelli De Gaudio, tipografi e appassionati di spettacolo. Il teatro non è poi così antico: fu inaugurato il 15 marzo del 1933, alla presenza del Principe ereditario Umberto di Savoia, ma
time basis through an expression of sorts most disparate of the popular representations. So lets try to take a virtual trip between the most famous, historic theatres of prose of Naples, together with some modest and noble houses. It is going to be a hedgehopping, double-quick flight which we will tempt you to give attention to lights, flavours and smells of the Napolitan theatrical epic: a flight of a bird through sacred places of a performance, still existent or already given to history, still open to the public, abandoned or only material for the memories. We will attempt to give an order to the “stops” in our journey, departing from the top of the city (Vomero quarter), (descending slowly towards the magic Neapolitan gulf. In the heart of Vomero, we can get a glimpse of the one and only large theatre in the area, Theatre Diana, which is on the via Luca Giordano, wanted strongly by the De Gaudio brothers, they were printers impassioned with theatre exhibitions. This theatre is not very ancient as it was inaugurated in 1933 with the presence of the hereditary Prince Umberto of Savoia. In via Morgan the Flora park became soon a skating rink and in via Kerbarker there was an attempt to create a “coffee theatre” suggested by the great Eduardo Scarpetta but unfortunately lasted only for a short period. The Diana with its rich theatre archives, gives an intense catalogue of comedies, actors and episodes, all of which determinating in the history of the Neapolitan performances. All of the “great Italian theatre” passed by here, it seems to still hear the comments of the public in the presence of the young and beautiful Josephine Baker, of the “divine” Wanda Orsiris, and the laughs above quoted from the performance of Nino Taranto, Erminio Macario, Totò, Dante Maggio, Pietro De Vico. At the beginning of the 1940’s Raffaele Viviani and his company were also very habitual representing all of their repertory. Another name connected to Diana is the
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Foto © Roberto Terracciano
DA SINISTRA: VIA MORGHEN NAPOLI - UNA VEDUTA DALL’ALTO DEL GOLFO DINAPOLI
IL TEATRO DIANA È IL TEMPIO DELLA COMMEDIA. SUL SUO PALCO SONO SALITI DA MACARIO A TOTÒ divenne presto un punto di riferimento culturale di grande prestigio. Altri tentativi di apertura di sale per spettacolo erano stati fatti in passato, ma senza esito: in via Morghen, il Flora Park divenne ben presto una sala di pattinaggio, e in via Kerbarker era stata tentata l’esperienza di un “caffè teatro” su suggerimento del grande Eduardo Scarpetta. Ma anche in questo caso l’esperienza fu breve. Il teatro Diana, con il suo ricchissimo archivio teatrale, regala agli appassionati un ricco catalogo di commedie, attori ed episodi, tutti determinanti nella storia dello spettacolo napoletano. Tutto il “grande teatro italiano” è passato di qua, e pare ancora di sentire i commenti del pubblico, al cospetto della giovane e bellissima Josephine Baker, della “divina” Wanda Osiris, e le risate suscitate dalle performance di Nino Taranto, Erminio Macario, Totò, Dante Maggio, Pietro De Vico. Qui era di casa Raffaele Viviani, che con la sua compagnia, agli inizi degli anni ’40, vi rappresentò tutto il suo repertorio. Un altro nome legato al Diana è quello dei De Filippo, che già alla fine degli anni ’30, con la Compagnia del Teatro Umoristico (quando ancora recitavano insieme) vi rimasero diversi mesi. E fu proprio al Diana, durante la seduta di prove nel pomeriggio del 10 dicembre 1944, che la Compagnia si sfasciò, dopo la famosa e definitiva litigata tra Eduardo e Peppino, assente per malattia la conciliante Titina. Da allora i due fratelli più famosi del teatro napoletano non si videro più, se non sul letto di mor-
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one of De Filippo, who at the end of the 1930’s with the Theatre Comic Company remained for many months. Leaving the Diana we continue on the top of the city, east direction, coasting towards the beautiful collina dei Camaldoli, but don’t leave without taking a glance in the zone of via Vittorio Colonna, not distant from the house of Eduardo Scarpetta, next to the house of Titina, Eduardo and Peppino in via Bausan, where they lived with their mother Luisa who worked as a shirtmaker. Oh how much Neapolitan theatre and Italy has to give to all those small roads! Our walk takes us to the theatre of prose considered by many the most beautiful of Naples: Il Bellini, also here we let our eyes give a philanthrophic glance on another historical habitation: “Villa Santarella”, on the via Luigia Sanfelice, which Eduardo Scarpetta made build from the cashed proceeds of the homonym comedy, which also represented his private refuge where he made append on the principal house wall a writing “Qui rido io!” (Here I Laugh!). Here on the via Conte di Ruvo , just two steps from piazza Dante: what we see is not the original Bellini theatre which was born in 1864 just nearby on the corner of Largo del Mercatello, absolutely splendid in its architecture and furnishing, but after only 5 years was completely destroyed by a devastating fire. The new theatre, still in function today, was inaugurated in 1878, and after the accurate renovation it had nothing to envy
Foto © Francesca F.
Foto © Francesco 43
IN ALTO: LE CARATTERISTICHE STATUINE VENDUTE IN VIA SAN GREGORIO ARMENO
theatre diana is the temple of comedy. actors like macario and totò have acted on this stage te di Peppino, lasciando “orfani” i milioni di ammiratori. Ancora al Diana, una sera del novembre 1986, Luca De Filippo ricevette, mentre recitava, la notizia della morte del padre Eduardo. Lasciamo il Diana per proseguire, sempre nella parte alta della città, verso oriente, planando verso la bella collina dei Camaldoli, ma non senza dare uno sguardo fugace e pieno di nostalgia alla zona di via Vittoria Colonna, non distante, dove si scorge la casa di Eduardo Scarpetta e, più a lato, in via Bausan, la casa di Titina, Eduardo e Peppino dove viveva e lavorava come camiciaia la madre Luisa. Il nostro cammino ci porta al teatro di prosa considerato da tanti il più bello di Napoli: il Bellini. Ma anche in questo caso ci piace far cadere lo sguardo benevolo su un’altra abitazione storica: la “Villa Santarella”, in via Luigia Sanfelice, che Eduardo Scarpetta si fece costruire con i favolosi proventi incassati dall’omonima commedia, e che rappresentava il suo rifugio privato, quando ancora il verde era predominante, e dove l’autore fece apporre, sulla facciata principale, la scritta “Qui rido io!”. Eccolo, il Bellini, in via Conte di Ruvo, a due passi da piazza Dante: quello che vediamo, però, non è il Teatro Bellini originale, che era nato nel 1864 a due passi, all’angolo di Largo del Mercatello, pur esso splendido nell’architettura e nell’arredo, ma che dopo soli cinque anni andò completamente distrutto da un devastante incendio. Il nuovo Teatro Bellini, ancor oggi
from the previous building. All of the most greatest Italian and international performers have left an imprint on this stage: from Sarah Bernhard to Eleonora Duse, from Scarpetta to Angelo Musco, from Ermete Zacconi to Petrolini, Viviani, Maldacea. But lets not stop here; the air is cool and the day is inviting. Lets continue to fly above the rooftops of Naples, not forgetting to take a glance with eyes and ears on one of the most picturesque neighbourhoods’ of the city: Il Rione Sanità. During our flight we cannot miss the buildings of the via Santa Maria Antesaecula, il palazzetto n. 109, where on the second floor of the 15th February 1898 at 07.30, here was born Antonio De Curtis in other words Totò, the prince of laughter. The house has become a museum and is for millions of fans a pilgrimage destination. Just a little ahead, keeping on the east of the city, exists a historical construction but today no longer possible to visit, many speak of its reopening, which would be very heartening for the Neapolitans. We are in the presence of the San Ferdinando Theatre, the theatre of Eduardo on the via Giuseppe Antonio Pasquale, at Pontenuovo. Originating from the end of the 18th century, dedicated to the King Ferdinando IV of Borbone. For ten years the theatre was one of the most representative halls of Naples and hosted prestigious international theatre companies. But also in this case the advent of cinema made loose the name and prestige of the theatre: at the beginning of
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Foto © Raffaella Gaetani
in funzione, fu inaugurato nel 1878, e dopo l’accurato restauro nulla aveva da invidiare allo stabile precedente. Tutti i grandi dello spettacolo italiano e internazionale hanno lasciato la loro impronta su questo palcoscenico: da Sarah Bernhard a Eleonora Duse, da Scarpetta ad Angelo Musco, da Ermete Zacconi a Petrolini, Viviani, Maldacea. Ma come spesso capitava alle soglie degli anno ’60, con il cinematografo che imperava, anche il Bellini sembrò definitivamente destinato a scomparire. Per un lungo periodo vi si proposero pellicole di infima qualità, finché nel 1988, con enormi sacrifici e con notevoli difficoltà tecniche, l’attore e regista Tato Russo riuscì a riportare l’edificio agli antichi splendori, facendone la sede del suo teatro e della sua compagnia. Ma non fermiamoci: l’aria è fresca, e la giornata è invitante. Riprendiamo il nostro volo sopra i tetti di Napoli, non dimenticando di porgere lo sguardo e l’orecchio su uno dei quartieri più pittoreschi della città: il Rione Sanità. Durante il volo non possiamo mancare di scorgere tra gli edifici di via Santa Maria Antesaecula, il palazzetto n. 109, dove, al secondo piano, alle 7,30 del 15 febbraio del 1898, nasceva Antonio De Curtis, in altre parole Totò, il Principe della risata. La casa è diventata un museo, ed è meta di pellegrinaggio di milioni di fan. Più avanti, sempre proseguendo a est della città, si scorge uno stabile che ha fatto storia, ma che oggi non è visitabile; si sente spesso parlare della sua riapertura, che starebbe davvero a cuore dei napoletani. Siamo al cospetto del Teatro San Ferdinando, il teatro di Eduardo, in via Giuseppe Antonio Pasquale, a Pontenuovo. Nasce alla fine del diciottesimo secolo, chiaramente dedicato al Re Ferdinando IV di Borbone. Per decenni il teatro fu una delle sale più rappresentative e austere di Napoli, e ospitò compagnie internazionali di prestigio. Ma anche in questo caso, l’avvento del cinema fece perdere al teatro
Foto © Giulia Antonuccio
NEL QUARTIERE DI TOTÒ SI FA TAPPA ALLA CASA MUSEO DEL PRINCIPE DELLA RISATA, META DI PELLEGRINAGGIO DI MILIONI DI ammiratori
IN ALTO: UNO SCORCIO DEI QUARTIERI SPAGNOLI A NAPOLI IN BASSO: UNA VEDUTA DEL RIONE SANITÀ
the 1940’s the San Ferdinando passed from the scene where he dominated the company Cafiero-Fumo, to cinemagraphy, becoming the Prince of Cinema-Theatre. Until August of 1943 when an American bombardment reduced it to a heap of rubble. That rubble full of history and passion was later bought by Eduardo De Filippo on the 25th of February 1948 for a total of three million lire. The bringing down and the reconstruction lasted until January of 1954, when Eduardo opened with a comedy of Antonio Petito. Today the the San Ferdinando is closed, but we hope that it will not remain like this for too long. Now lets try to go towards the sea, getting nearer to the dense area of consecrated places to the art of theatrical performances. It’s easy to catch a sight, after a palpitation of the wings, a thick grid of alleys that characterize the “quartieri spagnoli” ,(Spanish quarters), a popular zone very near to the more noble via Toledo. At the
Foto © Giulia Antonuccio
prestigio e nome: all’inizio degli anni 40 il San Ferdinando era passato, dalla sceneggiata, dove primeggiava la compagnia Cafiero-Fumo, al cinematografo, diventando il Cinema-Teatro Principe. Fino all’agosto del 1943, quando un bombardamento americano lo ridusse a un cumulo di macerie. Quelle macerie cariche di storia e di passione le comprò Eduardo De Filippo, il 25 febbraio del 1948, per la somma di tre milioni di lire. I lavori di abbattimento e di ricostruzione durarono fino al gennaio del 1954, quando Eduardo lo inaugurò con una commedia di Antonio Petito. Oggi il San Ferdinando è chiuso, e speriamo che non resti così troppo a lungo. Proviamo a scendere, adesso, verso il mare, avvicinandoci alle zone più dense di luoghi consacrati all’arte dello spettacolo. È facile scorgere, dopo qualche battito d’ali, il fitto reticolo di vicoli che caratterizza i “quartieri spagnoli”, zona popolare a ridosso della più nobile via Toledo. All’inizio di via Montecalvario sorge uno dei teatri più storici della città, il Teatro Nuovo. In realtà quello che vediamo oggi non è lo splendido edificio nato nel 1724 per opera dell’architetto Domenico Antonio Vaccaro, che per circa due secoli fu frequentato da nobili di corte e dalla ricca borghesia napoletana, e che dovette concludere drammaticamente la sua storia per un violento incendio che lo distrusse nel 1935. Si trattava, dalle testimonianze dell’epoca, di un piccolo ma splendido esempio di architettura napoletana, sulle cui tavole del palco si cimentarono i più grandi artisti dei vari decenni, e vi si rappresentarono le più amate commedie. L’epoca d’oro del Teatro Nuovo, forse, fu quella a cavallo tre l’800 e il ‘900, quando spopolavano attori e autori come Gennaro Pantalena, Salvatore Di Giacomo, Roberto Bracco, Libero Bovio. Erano di casa, al Nuovo, Eduardo Scarpetta con suo figlio Vincenzo, e Raffaele Viviani. Vi debuttarono mostri sacri come Titina De Filippo, Ida Bottone e, nel 1929, un giovanissimo Totò. L’incendio del
IN ALTO: IL PALCO REALE DEL TEATRO SAN CARLO A NAPOLI
in the neighbourhood of totò we stop at the house-museum of the prince of laughter, a pilgrimage destination of millions beginning of via Montecalvario appears one of the most historical of the city, the Nuovo Theatre. What we see today is definitely not the splendid structure born in 1794, work of the architect Domenico Antonio Vaccaro, which was frequented by the royal court and the rich Neapolitan bourgeoisie where sadly we have to conclude dramatically its story because of a violent fire which destroyed all in 1935. The gold epoch of Nuovo Theatre, was perhaps between 800 and 900, depopulated by actors and authors like Gennaro Pantalena, Salvatore Di Giacomo, Roberto Bracco, Libero Bovio. Walking through Montecalvario, passing via Toledo, pulsing heart of the city. From above we enjoy the view of the zones, a scene of the popular Naples, with its narrow roads, colourful laundry hung outside, poor neighbourhoods with the screams of their scugnizzi (rough boys). We are getting nearer the royal zone where
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Foto © Angelo Casteltrione IN ALTO: VIA MONTECALVARIO NAPOLI
L’AUGUSTEO, progettato da nervi, NEL NOVECENTO FU CULLA DEL teatro d’AVANGUARDIA
the AUGUSTEO, projected by nervi, in the 1900’s was the cradle of the vanguard theatre
’35 lo distrusse, sottraendolo dalla storia della città e dal ricordo del suo pubblico. Quello che oggi ancora opera è un teatro notevolmente più modesto, che non ricorda, nella sua struttura, neanche lontanamente l’originale. Peraltro va segnalata la buona volontà e il notevole sacrificio fatto da due giovani teatranti, Angelo Montella e Igina Di Napoli, che nel 1985 hanno fatto rivivere quello spazio ormai dimenticato. Percorriamo ora Montecalvario, scendendo per via Toledo, cuore pulsante della città. Dall’alto godiamo della vista dei quartieri, scenario della Napoli più popolare, con i suoi vicoli, i suoi multicolori panni stesi, i suoi bassi, le urla dei suoi scugnizzi. Stride il contrasto tra la popolarità di questi vicoli e la prossimità con palazzi nobiliari e austeri. Ci avviciniamo alla zona reale, laddove gli edifici e le piazze ci riportano all’epoca borbonica. Lungo via Toledo si riconosce la nobiltà intrinseca di questo popolo, con l’eco maliarda di epoche remote. Lasciata a sinistra la via Santa Brigida si incontra il grazioso slargo della piazzetta Duca D’Aosta, su cui si aprono le porte della Stazione della Funicolare e, sin dal 1929, il triplice ingresso al Teatro Augusteo. È un teatro di concezione moderna, che ospita oltre tremila posti, e può certamente essere considerato uno dei più belli della città. È nato contemporaneamente alla Funicolare Centrale, per mano dell’architetto Pier Luigi Nervi, e fu pensato per ospitare le opere teatrali più famose, ma anche proiezioni cinematografiche, in linea con la moda del momento. Vi si rappresentavano opere che richiedevano imponenti allestimenti scenici. Anche all’Augusteo riecheggiano nomi importanti del teatro italiano: vi recitò Totò nel marzo del ’34, e Paola Borboni vi giunse ammirata e corteggiata. Era di casa Nino Taranto, con Tina Pica e la sua corposa compagnia di rivista, piena di fantasisti e “donnine”. Poi la crisi degli anni Sessanta, che ha
the buildings and squares take us back to the borbonic epoch. Along via Toledo we recognize the intrinsic nobility of these people, with the echo of a billion distant epochs. On the left we have the via Santa Brigida which crosses a pretty wide road of the piazzetta Duca D’Aosta, on which opens the doors of the Funicular railway station and from 1929 a triple entrance to Augusteo Theatre. It has modern conception, which hosts more than 3,000 seats, and can surely be considered one of the most beautiful of the city. It was originated at the same time as the Central station, by an architect called Pier Luigi Nervi, and was studied to receive the most famous theatre operas, but also cinema projections in line with the trends of the moment. Nino Taranto with Tina Pica and her bodied company, full of variety artists and “donnine”, (ladies of the night). Also the Augusteo recalled famous important names like Totò and Paola Borboni who acted March of 1934, but during the crisis of the 1960’s the theatre closed for a long period. After a long and accurate reconstruction followed by Francesco Caccavale the Augusteo Theatre reopened to the public in October of 1982 with its new vocation of musical theatre and soft, connected with the Sistino di Roma Theatre. Lets continue with the final part of via Roma, and here we are at piazza Trieste e Trento, where we can turn towards Chiaia or turn left towards Maschio Angioino: the breeze of the sea attracts us, and we choose this last direction, passing infront of the majestic Theatre of San Carlo, temple of lyric music. San Carlo is the most ancient Italian theatre, built in 1737 by Carlo of Borbone, Stendhal difined it as the “most beautiful in the world”. Further on we arrive at piazza Municipio, here appears the Mercadante Theatre, last of the ancient neapolitan theatres of prose given back to the public. The construction comes back to 1778, under
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IL SAN CARLO È IL REGNO DELLA LIRICA. STENDHAL lo considerava IL TEATRO PIÙ BELLO DEL MONDO
san carlo is the kingdom of lyrics. stendhal said it was the most beautiful theatre in the world
portato il teatro a una lunga chiusura. Ci pensò Francesco Caccavale a far risorgere lo spazio che sembrava destinato a diventare un grande magazzino o un centro commerciale, riportandolo agli antichi splendori dopo un lungo e accurato restauro. Il Teatro Augusteo ha riaperto al pubblico nell’ottobre del 1982, con la sua nuova vocazione di teatro musicale e leggero, con una sorta di “gemellaggio” con il Teatro Sistina di Roma. Proseguiamo ancora per la parte finale di via Roma, ed eccoci a piazza Trieste e Trento, dove possiamo voltare verso Chiaia o scendere a sinistra, verso il Maschio Angioino: la brezza di mare ci attira, e scegliamo quest’ultima direzione, passando davanti al maestoso Teatro San Carlo, tempio della musica lirica. Costruito nel 1737 da Carlo di Borbone, è il più antico teatro lirico italiano; Stendhal lo definì “il teatro più bello del mondo”. Non ci soffermiamo più di tanto, tenuto conto che non è un teatro di prosa: solo il tempo di notare che solo da poche settimane il San Carlo è stato restituito al popolo napoletano dopo un restauro tanto accurato quanto fulmineo (soltanto 330 giorni di lavori). Più avanti, raggiunta piazza Municipio, appare il Teatro Mercadante, l’ultimo degli antichi teatri napoletani di prosa restituito al pubblico. La costruzione risale al 1778, sotto Ferdinando IV, e allora si chiamava Teatro Del Fondo (in quanto edificato con i proventi di un fondo regio destinato ai militari). Il nome fu cambiato in Mercadante (in onore del noto musicista) nel 1870. È forse il teatro che ha subìto più restauri, nel corso del tempo: nel 1893, nel 1920, nel 1938 e poi ancora nel 1958, nel 1963 e infine nel 1987, che ha portato alla riapertura del 1995. È stato il teatro di riferimento di grandi attori, in particolare di Eduardo Scarpetta, che vi ci trasferì dopo aver lasciato il suo San Carlino (oggi scomparso). Torniamo velocemente verso via Verdi per risalire le scalinate che portano alla Galleria Umberto I. Qui
Ferdinando IV, which then was called Theatre di Fondo (funds apparently designated to royal military). The name was changed into Mercadante in the honour the famous musician in 1870. It is maybe the theatre that has undergone more than any other restoring in the course of time, first in 1893, then in 1920, in 1938 and then again in 1958. 1963 and lastlyl in 1987 which finally brought the reopening in 1995. Returning quickly towards via Verdi going up to the stairs which takes us to Galleria Umberto I. Here we can find what remains of the famous and legendary Salone Margherita, artistic home of the most beautiful sciantose, in the belle-epochè napolitana, so much that it remained impressed in the erotic imagination of the local men. It was the first cafè-chantant of italy, temple of “variety”, as well as the first club ever in the country, to present “Cinema
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Foto © Gennaro Neaz
Foto © Piero Russo
IN BASSO DA SINISTRA: L’ESTERNO DEL TEATRO SAN CARLO - PIAZZA TRIESTE E TRENTO NAPOLI
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Foto © Giuliano Longone
Foto © Bob Bobss on Foto © Juan Salmoral
IN ALTO: PIAZZA DEL PLEBISCITO NAPOLI DA SINISTRA: LA GALLERIA UMBERTO I NAPOLI - UNA SCENA DI TEATRO DELLA COMMEDIA TIPICA NAPOLETANA
ritroviamo ciò che resta del celeberrimo e leggendario Salone Margherita, dimora artistica delle più belle sciantose che, nella belle-époque napoletana, tanto rimasero impresse nell’immaginario erotico dei maschietti locali. Fu il primo café-chantant d’Italia, tempio del “varietà”, oltre che il primo locale in assoluto, nel nostro Paese, a presentare il “cinematografo Lumière” il 30 marzo del 1896. Nonostante il successo raccolto negli anni, intorno agli anni ‘80 il locale si trasformò in un sordido cinema a luci rosse, fino a chiudere definitivamente. Resta soltanto da sbirciare gli splendidi affreschi rimasti sotto la cupola che ricopre la sala a pianta circolare, a suo tempo costruita, non senza coraggio, sotto il piano strada, nel cuore
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Lumière” on the 30th March in 1896. In spite of all the success gathered during the years, around the 1980’s the club transformed into a sleazy red light cinema until it closed definitely. What remains to see are splendid wall paintings under the dome which covers the hall in a circular plant. Here we are again at the intersection between piazza Trento and Trento and the splendid Piazza del plesbiscito, entering the elegant via Chiaia. Here next to us the Chiesa di Sant’Orsola, at the end of the road we have Sannazzaro Theatre, beautiful, small but of magnificent proportions. It was inaugurated in 1847, in the presence of all Neapolitan nobility. In the theatre environment people say that Sannazzaro “porta bene”
della città. Eccoci di nuovo all’intersezione tra Piazza Trento e Trieste e la splendida piazza del Plebiscito, e imbocchiamo l’elegante via Chiaia. Qui, accanto alla chiesa di Sant’Orsola, in fondo alla strada, troviamo il Teatro Sannazzaro, bello, piccolo ma di magnifiche proporzioni. Fu inaugurato nel 1847, alla presenza di tutta la nobiltà napoletana. Nell’ambiente teatrale della città si dice che il Sannazzaro “porta bene”: tutti i grandi dello spettacolo che hanno fatto debuttare le loro opere in questo teatro hanno avuto ottimi risultati di pubblico e di “botteghino”. Eleonora Duse, Ermete Zacconi, Achille Torelli, e infine Scarpetta, Nicola Maldacea e i fratelli De Filippo, che nel 1932 vi debuttarono, facendone la loro prima sede. Nella loro compagnia cominciavano una fulgida carriera Tina Pica, Dolores Palumbo, Pietro e Maria Carloni. Poi l’avvento del cinematografo ebbe il suo effetto anche sul Sannazzaro, che dismise l’arte drammatica per far spazio al grande schermo. Alla fine degli anni Sessanta un gruppo di attori, capitanati da Nino Veglia e da sua moglie Luisa Conte, decise di far rivivere il teatro, lo rilevò e cominciò un’opera di restauro che terminò nel novembre del 1971: la storia gloriosa del Sannazzaro riprendeva il suo cammino, con un cartellone sempre più ricco e attrattivo, raggiungendo un momento apicale con Nino Taranto, con il suo repertorio delle commedie di Raffaele Viviani. Ancor oggi il Sannazzaro rappresenta il punto d’incontro dell’elegante pubblico della “Napoli bene”. Termina qui il nostro velocissimo viaggio tra i teatri napoletani, o almeno tra quelli che più hanno segnato il percorso culturale della città. Non ce ne vogliano i frequentatori dei tanti altri spazi teatrali oggi presenti a Napoli, che pure tanto onore e gloria stanno conferendo all’ambiente dello spettacolo di prosa. Altri importanti siti avremmo dovuto sorvolare, come il bellissimo teatro di Villa Patrizi (unico esempio napoletano di “teatro di palazzo”) o i resti di teatri non più attivi come il San Carlino o il Kursaal. Sarà l’occasione giusta, per il lettore interessato, per un più approfondito viaggio nel ricco panorama partenopeo. A noi piaceva fare un percorso veloce, che speriamo abbia intrattenuto con piacere chi ci ha onorato della sua compagnia.
(good luck): all that have performed their operas in this theatre have always had a major success of public and of “botteghino” (box office). At the end of the 1960’s a group of actors presented by Nino Veglia and his wife Luisa Conte, decided to make re-live the theatre, after having restored the theatre which terminated in 1971: the glorious story of Sannazzaro recaptured its walk, introducing a rich playbill always more appealing, obtaining an apical moment with Nino Taranto and his comic repertory of Raffaele Viviani. Still today Sannazzaro represents a meeting point of an elegant public of the “Napoli bene”. We enjoyed this quick and superficial course, we hope that our entertainment satisfied a part of your journey and was pleased to have the honour of your company. IN ALTO: LA MASCHERA PULCINELLA IN UNA SCENA TEATRALE
Foto © Giuliano Longone
NELL’AMBIENTE DELLO SPETTACOLO SI DICE CHE IL SANNAZZARO PORTI BENE. VI DEBUTTARONO ELEONORA DUSE E NEL 1932 I FRATELLI DE FILIPPO
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di annalisa di stefano
Tour su due ruote da Vietri ad Albori
Foto © Annalisa Di Stefano
UTILITY
itinerari in bici / on bike
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uello che non ti aspetti ad Albori è il silenzio. Per arrivarci, Utility ha percorso tre chilometri in bici sulle curve della costiera amalfitana, partendo da Vietri sul Mare, dove - prima del tour - suggeriamo di fare shopping di ceramica e guardare dall’alto il meraviglioso golfo di Salerno e i “Due Fratelli”, due enormi scogli simili ai faraglioni di Capri. Seguendo le indicazioni per Raito, si passa accanto all’omonimo Gran Hotel e, una volta superata la graziosa frazione, ci si arrampica su stradine sempre più strette e in salita. Ma alla fine ne vale la pena. Eh sì, perché ad Albori, considerata dal Touring Club uno dei borghi più belli d’Italia, sembra di essere fuori dal mondo. Tanto che lo scrittore napoletano Domenico Rea scrisse: “Se qualcuno parla nella parte alta del paese, giù in basso si sentono anche i sospiri”. Quando si giunge su in cima, a trecento metri di altezza, la prima cosa che colpisce è il paesaggio spettacolare della natura, con l’azzurro dorato del mare sullo sfondo, le verdi pendici del monte Falerzio, e il grigio delle rocce a strapiombo: uno spicchio di quella che un tempo veniva definita Campania felix (di cui abbiamo parlato nel numero di settembre). Parcheggiata la bici nella piazzetta di Albori, vi consigliamo di salire nel punto più alto del borgo e poi scendere lentamente gli scalini e le stradine, perdendovi (si fa per dire) tra i cinquecento usci appesi tra i dolci declivi della Costiera; vagando in mezzo al pugno di case bianche e colorate del paesino; immergendovi nel gomitolo-labirinto di vicoli e viuzze, di vasi di fiori, di pannelli di ceramica e di edicole sacre. La leggenda fa risalire la storia di Albori al mito di Argo, che si fermò qui al seguito di Giasone, affascinato dalla bellezza del luogo, ove trovò riparo dopo una tempesta. Da Argo deriverebbe il nome di Albori. Il primo nucleo abitato si sviluppò intorno al IX secolo, quando gli abitanti di Marina di Albori, forse terrorizzati dagli attacchi dei violenti pirati saraceni, decisero di rifugiarsi più a monte. Una visita la merita la chiesa di Santa Margherita, dedicata alla giovane martire di Antiochia, incastonata - come un gioiello - al centro del borgo, nella piazza del paese. La chiesa che risale agli inizi del Seicento ha un portico antistante e presenta al suo interno tre navate e pregevoli affreschi di scuola napoletana. Il culto della martire di Antiochia è ancora molto vivo. Ogni anno a luglio, si tiene qui una variopinta processione che percorre le stradine del borgo, con una fiaccolata e una festa che va avanti fino a notte. Vi suggeriamo, dopo aver assistito all’uscita della statua della Santa dalla chiesa, di scendere alla bruschetteria nella piazzetta del parcheggio e di godervi, comodamente seduti, l’arrivo della processione e lo spettacolo dei fuochi pirotecnici. Un tuffo nel passato, nella meravigliosa Albori.
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UTILITY
Indicazioni stradali:
Prima in auto, uscita autostrada A3 Napoli – Salerno. Proseguire sulla strada statale 163 “Amalfitana”, dopo circa 1 km svoltare e seguire le indicazioni per Raito e una volta giunti a Raito, posteggiate l’auto e montate in bici seguendo le indicazioni per Albori. La strada si arrampica in forte pendenza da Vietri, offrendo scenari stupendi. Percorso in bici impegnativo ma suggestivo.
Useful road directions:
Firstly by car, exit motorway A3 Napoli-Salerno. Continue the state motorway 163 “Amalfitana”, after nearly 1km turn and follow indications for Raito and once arriving here, park your car and mount your bikes following directions for Albori. From Albori the road is strongly ripid, but offers you stupendous sceneries.
Foto © Annalisa Di Stefano Foto © Andy Walker
A SINISTRA: UNA VICOLO DI ALBORI SOPRA: VIETRI SUL MARE VISTA DA RAITO
Lunch & dine
Bar e Bruschetteria Albori “da Peppe” Famosi i panini, magistralmente preparati dalla coppia che gestisce il bar. In media un panino splendidamente farcito costa 5 euro circa. Da non dimenticarsi di assaggiare le palline di melone nel porto. Ristorante La Plaja Via Costiera Amalfitana 24 - Albori (SA) Tel. +39 089 761696
Where to sleep
Raito Hotel Via Nuova Raito, 9 - Località Raito 84019 Vietri sul Mare (SA) Tel. +39 089 7634111 - Fax +39 089 7634801
A Tour on 2 wheels from Vietri to Albori
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hat you wouldn’t expect in Vietri (Salerno) is silence. To reach the elbow of the Amalfi Coast, Utility has pedalled 3 kilometres, departing from Vietri sea, where we suggest before the tour, you may want to do some ceramic shopping and to view from above, the beautiful scenery of the golfo di Salerno together with i “Due Fratelli”, two enormous rocks very simlar to the Faraglioni di Capri. Following the signs to Raito, we pass by the Gran Hotel homonym, and once beyond the pretty fraction, we climb small roads becoming more narrow and uphill. But in the end we assure you its worth the sweat! Oh yes, because Albori is considered by the Touring Club one of the most beautiful districts of Italy. Once an Italian writer by the name of Domenico Rea wrote: “se qualcuno parla nella parte alta del paese, giu’ in basso si sentono anche i sospiri”, (“if someone speaks in the higher part of the town, you can hear the sighs also from the bottom”). When we arrive at the peak exactly 300 metres of depth, the first thing that hits us is the spectacular scenery and the vivid colours of the natural beauty below, with its golden blue sea setting, the green endings of monte Falerzio: just a segment of what some time ago became defined Campania Felix (which we spoke of in our previous edition). Having parked your bike in piazzetta di Albori, we advise you to get to the highest point then return slowly coming downwards by the stairs and tiny roads, loosing yourself between 500 doors hung on the sweet slopes of the coast; wandering in the middle of a fistful of white and colouful houses of the town, immerging yourself into a labyrinth ball of tiny streets and alleys. Scattered with flowerpots, walls of ceramics and sacred newsagents. The legend dates back to the story of Albori to the myth of Argo, who stopped here after Jason, fascinated by the beauty of the site, where he also found shelter during a storm. Albori derives from the name of Argo.The first nucleus that lived around the IX century, when the citizens of Marina di Albori were terrorized by the violent attacks of the Saraceni pirates, they decided to hide uphill. The Church of Santa Margherita deserves a visit, dedicated to the young martyr of Antiochia, set like a jewel in the centre of the district, of the town square. The church dates back to the beginning of the 600, it has a portico in front and on the inside 3 naves (gothic architecture) and precious wall paintings of neapolitan school. The cult of the Martire di Antiochia is still very alive. Every year in the month of July, a multicoloured procession is held which is celebrated in the small roads, with shining torchlights, partying until late hours of the night. We suggest after having assisted the exit of the stature of the saint from the church, to take a comfortable seat at the bruschetteria in the piazzetta del parcheggio, and enjoy the entertainment of the procession and firework display. A plunge into the past of the marvellous Albori.
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UTILITY
ITINERARI DI PRIMAVERA di ELISABETTA CANNONE
PUGLIA ON THE ROAD VIAGGIO NEL SALENTO
DI FABRIZIO MICCOLI PUGLIA
ON THE ROAD
Foto © Orlando Giovanni
JOURNEY TO SALENTO story of FABRIZIO MICCOLI DALLE SPIAGGIE ALLE antiche MASSeRIE, passando dai luoghi magici della gastronomia: L’ALTRA FACCIA DELLA PUGLIA. AUTENTICA E VERACE
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n viaggio on the road, a bordo della propria macchina alla scoperta della natura selvaggia e incontaminata, avendo come panorama paesaggi che si rincorrono tra loro contrastanti, tanto che spesso si dimentica perfino di essere ancora in Italia. Tra scogliere, strade a strapiombo sul mare e spiagge tra le più belle del nostro Paese, la Puglia non è solo la regione dei trulli. Tradizioni, cultura ed enogastronomia costituiscono le attrattive che hanno incantato i turisti che l'hanno visitata, eleggendola a meta preferita delle loro vacanze. Qui artisti, principi, attori di fama internazionale e nababbi di tutto il mondo hanno trovato un Eden ancora vergine. Affascinati da questa terra, sono stati folgorati da un amore tanto forte che s'è presto trasformato in saudagi. E così, mano al portafogli, hanno voluto acquistare delle antiche masserie dove trascorrere le proprie vacanze, soggiorni a volte anche brevi, ma utili per rigenerarsi e regalarsi piacevoli momenti in un “Paradiso terrestre”. Utility magazine ha pensato così di proporre ai propri lettori un itinerario
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journey on the road, in your own car ready to discover the wild and uncontaminated nature, having so many panoramic sceneries which run into each other that often we forget that we are still in Italy. Puglia is not only a land of trulli (typical cone-roof houses) but sea cliffs overhanging seas and beaches, just some of the most beautiful of the town. Traditions, culture, and gastronomy construct an attractive Puglia that has made tourists return, chosen as their preferred location. Here famous artists, actors, princes, and aristocratics from all over the world have found an Eden still virgin, fascinated by this land so strongly that soon have become saudagi (nostalgic). This is why many have acquisted properties where they can spend their holidays, long or short, but mostly to regenerate and give ones self pleasurable moments in a terrestrial paradise. Therefore, Utility has decided to conduct you on an alternative itinerary in Puglia. Maybe in a nonconformist way, but in your own or rented car, crossing il Salento together with an
Foto © Tullio Puglia NELLA FOTO: TIPICO ULIVETO DEL SALENTO A DESTRA: FABRIZIO MICCOLI
alternativo da fare in Puglia, con la propria auto, un modo inusuale e anche un po' anticonformista di percorrere e attraversare il Salento in compagnia di un cicerone d'eccezione: Fabrizio Miccoli. Già, proprio il calciatore leccese che milita nella squadra del Palermo, si è prestato gentilemente a raccontarci e descriverci quali sono i luoghi migliori da visitare per vedere una Puglia inedita, spesso tralasciata dalle guide turistiche. Scordate quindi i luoghi cosiddetti “in”, chic, perché stavolta il vero lusso, la bellezza riservata a pochi eletti, lo troverete in luoghi poco battuti dal turismo di massa, sdraiati al solleone di spiagge fatte di sabbia finissima e affacciate su di un mare azzurro e cristallino che ha poco da invidiare a località come le Maldive. Per riposarsi si potrà scegliere tra le diverse masserie dove troverete i sapori e gli odori di casa, mangerete ai tavoli di ristoranti a conduzione familiare dove gustare la Puglia autentica e verace. Dalle indicazioni del nostro cicerone, la prima tappa del nostro itinerario comincia visitando il borgo di Gallipoli. Arrivati nella splendida cittadina, la prima cosa che bisogna fare è
the other face of puglia: from beaches to manor farms, passing by the magic places of gastronomy. authentic and genuine
exceptional tour guide by the name of Fabrizio Miccoli from Lecce, football player of Palermo. But forget about the chic locations because Fabrizio is going to kindly accompany us to an inedited Puglia, which is often left out by tourist guides. Real and Authentic Puglia From the indications given by our guide, the first stop of our itinerary begins with a visit to il borgo di Gallipoli. Once arrived in this splendid little town the first thing to do is walk around the small roads of the suburb discovering a monument on every corner. Characteristics of Gallipoli, not to be missed are for example: Angioino Castle and the picture gallery inside the Cathedral of sant’Agata with its imposing façade of baroque epoch and the ipogeo (ancient underground construction) oil-mill. The city is full of churches of brotherhood, like the Santissimo Crocifisso, of the Immaculate and San Francesco and of the purity, which gives a name to a small beach just infront of the restaurant “Scoglio delle Sirene”, where you can eat sea specialities. Continuing to wander without a precise destination, there is
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Foto © Massimo Faccioli
LA PRIMA TAPPA È GALLIPOLI, CITTÀ DELLE CHIESE E DEI BASTIONI, CHE NASCONDE TESORI NASCOSTI NEL SUO DEDALO DI VICOLI SOPRA: PORTICCIOLO DI GALLIPOLI
andare in giro per le vie del borgo scoprendo a ogni angolo un monumento, un palazzo storico che vi si mostrerà a volte imponente, mentre altre volte occorrerà cercarlo come una pietra rara e preziosa. Caratteristici di Gallipoli e imperdibili da vedere sono ad esempio il Castello angioino e la Cattedrale pinacoteca di sant'Agata con la sua imponente facciata di epoca barocca, il frantoio ipogeo. La cittadina è ricca di tantissime chiese delle Confraternite, ad esempio quella del Santissimo Crocifisso, dell'Immacolata e ancora di San Francesco e della Purità, quest'ultima dà il nome alla piccola spiaggia, che si trova lì davanti. In questo angolo suggestivo vi è anche la Trattoria Scoglio delle Sirene, dove deliziarsi con specialità marinare e che si trova proprio davanti al Seno della Purità. Continuando a girovagare a zonzo in paese senza una meta ben precisa, ci sarà sempre qualcosa da vedere, perché le sorprese non mancheranno, come ad esempio meravigliosi palazzi antichi in cui vi imbatterete all'improvviso, o le tipiche case a corte, le mura, i bastioni e avventurandosi lungo vicoli tortuosi ritrovarsi all'interno di piazzette. Se dopo questo girovagare vi è venuta di nuovo fame, sappiate che non mancano i ristoranti
Foto © Daniele Enriette
SOTTO: SANTA MARIA DI LEUCA
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always something to see, like for example the marvellous ancient buildings which you will often run into suddenly, or the typical houses of the court, the walls, bastions and venturing along tortuous roads, finding yourselves inside town squares. If after this prowl you have become hungry try Pane, olio e fantasia in piazza della Replubblica, or at Arabesque Riviera Diaz or furthermore all’Osteria degli Spiriti and lastly the Trattoria Le Zie, where you can taste typical home-made food. Often passing through these small streets you can easily find yourself in the presence of breath-taking sceneries of spreads of blue water: the scene you have before your eyes is of course the sea. A restaurant where to eat good fish in zone could be Mare Chiaro one of the most characteristic in the zone. “It’s a restaurant where you eat very well, with a menu full of fresh fish, the food served is prepared by the hands of experts just like home food”, comments Fabrizio Miccoli: “the beauty of this locations is that it is in an astonishing position, when I’m in this area I always enjoy coming here to eat”. If you decide to stay over at Gallipoli you can choose between a few of the hotels that Utility has selected: l Relais Corte Palmieri, a mediteranean style house of the ‘700, with
Foto © Fernando Pero Foto © Tullio Puglia
Foto © Fernando Pero SOPRA: NARDÒ - CROCEVIA DELLA VIA XX SETTEMBRE E DELLA VIA GRASSI IN ALTO dA DESTRA: SANTA MARIA AL BAGNO - FABRIZIO MICCOLI
first stop: gallipoli, city of churches, bastions and hidden treasures
dove saziare il vostro appetito. Ad esempio potreste andare da Pane, olio e fantasia, in piazza della Repubblica, da Arabesque, lungo la riviera Diaz, o ancora all'Osteria degli Spiriti, e infine alla Trattoria Le Zie, dove trionfa la cucina casareccia. Continuando a inoltrarsi lungo queste stradine ci si trova, il più delle volte, al cospetto di un paesaggio mozzafiato fatto di distese d'acqua azzurra: lo spettacolo che avete davanti agli occhi è il mare. Se vi è tornato un certo languore, quale migliore occasione di fermarsi a mangiare del buon pesce da Mare Chiaro, uno dei ristoranti più caratteristici della zona. Si mangia davvero bene, tutto il menu è a base di pesce fresco. La bellezza di questo locale è la sua posizione, infatti, si trova proprio sul mare, parola di Fabrizio Miccoli, che conferma la bontà dei piatti preparati da mani esperte e fatti come in casa. “Quando sono da queste parti è uno dei posti in cui mi piace andare a mangiare”, racconta il calciatore di Nardò. Se decidete di dormire a Gallipoli, le possibilità che la cittadina propone ai suoi visitatori sono diverse e adatte a tutte le tasche. Si può scegliere tra il Relais Corte Palmieri, una
spacious rooms and panoramic balconies, or the Palazzo Mosco Inn, with its rooms decorated with mosaics of the ‘800. However, the journey is still long and we have many places to visit and beauties to discover that this land reserves. So let’s return to our car and direct ourselves towards the most extreme southern point of the peninsula, next destination is Santa Maria di Leuca, which was said to be pointed out by a lighthouse of 1864 and by the Santuario della Madonna de Finibus Terrae, destination of many pilgrimages. Here you can still find the rythm of life very slow, where the houses are all white and the long beaches are lined with villas of the ‘800, from oriental to arab architecture, to Pompeian to gothic. A visit to the spectacular caves is essential, among the most beautiful and fascinating by the coast between the two headlands of Punta Ristola and Punta Melisio. This is the most southern part of the boot explains Miccoli, describing this part of Salento as an infinitive resort of sandy beaches. Infact, Salento is most appreciated for its magificent white beaches and crystal clear waters. After the Baia di San Gregorio which we run into, in one of the most beautiful beaches of Salento, covered with dunes and wild lillies, walking on refined sand is
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ROTTA VERSO SANTA MARIA DI LEUCA. A PESCOLUSE si trova il LIDO “MALDIVE” che è NEL CUORE DI MICCOLI: “È QUi CHE MI PIACE VENIRE PER LE VACANZE. NON C’È POSTO PIÙ BELLO“
course towards santa maria di leuca. in pescoluse you can find lido “Maldive”: “Here i love to come for my holidays. there isn’t a resort more beautiful” says miccoli
casa del Settecento in stile mediterraneo, con ampie camere e terrazze panoramiche; oppure Palazzo Mosco Inn, antico palazzo ottocentesco con camere decorate con mosaici. Così, dopo aver riposato e mangiato a sazietà, senza però appesantirvi né alzare troppo il gomito, ci si può mettere di nuovo in partenza: il viaggio, infatti, è ancora lungo e sono tanti i posti da visitare e le bellezze che questa terra riserva. Di nuovo al volante della propria macchina, ci si dirige verso sud, la punta più estrema del tacco, prossima destinazione del viaggio è Santa Maria di Leuca. Punta più estrema della Penisola, come si diceva, è segnalata dal faro del 1864 e dal Santuario della Madonna de Finibus Terrae, meta di molti pellegrinaggi. Qui troverete ancora i ritmi di vita lenti di tempi passati, dove le casette sono bianche e il lungomare è un filare di ville di fine Ottocento, testimonianza dei più svariati stili architettonici: dall'arabo all'orientale, passando dal pompeiano fino al gotico. Imperdibile lo spettacolo delle grotte. Fra le più belle e affascinanti vi ricordiamo quelle del litorale tra i due promontori di Punta Ristola e Punta Melisio. “Questa è la parte più a sud dello stivale - spiega Miccoli descrivendo questa parte del Salento -. Qui le spiagge sono di una bellezza infinita”. Infatti è conosciuta e apprezzata per le magnifiche spiagge e per il mare cristallino. Dopo la Baia di San Gregorio ci s’imbatte, infatti, in una delle spiagge più scenografiche del Salento fatta di dune di sabbia finissimaregno di gigli selvatici. “Il lido Maldive a Pescoluse è uno dei più belli - continua Miccoli -. La bellezza di questo posto è impareggiabile, davvero esotica. Forse ancora più bella. È qui che mi piace venire per le vacanze. L'unico strappo alla regola è stato per il viaggio di nozze, ma se fosse stato per me sarei venuto qui. Non c'è posto più bello”. Per il vostro soggiorno potete scegliere Villa Daniele, che da qualche anno si è aperta all'ospitalità dei turisti con due depandance e mobili di design. Se avete fame e volete
the “Il lido Maldive e Pescoluse, Miccoli continues – “The beauty of this pearl is incomparable, it seems that we are in an exotic island. Here I like to come for my holidays, there was once an occasion that I didn’t, but that was because I was on my honeymoon, but if I were to decide I would have chosen this very location, there is no better place”. One could stay at Villa Daniele, which opened not to long ago, offering their guests two depandance furnished with design objects. If you become hungry, take a trip to Azienda agrituristica Serone, where there are olive trees and orchards on the secondary road to Castrignano del Capo. Here you can taste certain home-made starters and meals, together with legumes and tarts. But the journey continues, because Salento has much to offer. So lets get back into our cars (or those that we have rented) listening to good music making our way to Lecce. Forget all about what you have heard or seen in journals about Lecce. It’s a city who knows how to marvel you, with one foot in the past and a glaze into the future, its dynamic and in costant ferment. The noble buildings have been totally renovated and the new and old owners open there doors with great hostpitality. There is no lacking of contempory: infact there are several, the design hotels of young artists and talented architects will leave you breath taken. Here also must be very pleasant all through the year taking walks through the little roads of the centre, between monuments, hidden courtyards and artisan shops. During the year the Apt is at the disposal of tourists, organizing guides that tell the story and secrets of the location, you will discover a luxuriant nature of pomegranate, next to monuments that you must not miss in the new opening of Museo Fagiano which is in a private archaeologico historical building of great value. It is an itinerary that passes through cisterns and granaries of the year 1000, with pavements of
Foto © Paolo Margari
Foto © Orlando Giovanni
SOTTO: ALCUNI PAESAGGI TIPICI DEL SALENTO
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Foto © Paolo Margari
Foto © Paolo Margari
LECCE È UNA CITTÀ CHE VI SAPRÀ STUPIRE, CON UN PIEDE NEL PASSATO E LO SGUARDO RIVOLTO AL FUTURO, UNA CITTÀ DINAMICA IN COSTANTE FERMENTO
SOPRA: PIAZZA DUOMO, LECCE A SINISTRA: UNO SCORCIO PANORAMICO DI LECCE
mangiare, potete fare una tappa all'Azienda agrituristica Serine, una masseria del Seicento tra uliveti e frutteti sulla provinciale per Castrignano del Capo. La cucina è semplice e propone antipasti, primi piatti fatti in casa, legumi e crostate. Ma il viaggio continua, perché il Salento ha molto da offrire. Quindi, a bordo della propria auto (o di quella che avete noleggiato per il viaggio) ascoltando buona musica, si risale fino a Lecce. Una volta giunti in città, scordate tutto quello che avete sentito e letto nei giornali di questo posto. Lecce è una città che vi saprà stupire, con un piede nel passato e lo sguardo rivolto al futuro, una città dinamica in constante fermento. I palazzi nobiliari sono stati completamente restaurati, e i vecchi e nuovi proprietari aprono le porte delle loro case con un’immensa ospitalità. Non mancano esempi di contemporaneità: sono diversi, infatti, i design hotel di giovani artisti e architetti di talento che vi faranno restare a bocca aperta. Anche qui sarà piacevole, durante tutto l'anno, andare in giro per le stradine del centro tra monumenti, cortili nascosti e botteghe artigiane. Durante tutto l'anno, le Apt mettono a disposizione dei turisti una guida che vi seguirà e vi racconterà la storia, gli aneddoti e i segreti del posto, facendovi scoprire una natura rigogliosa di melograno che avvolge i monumenti della città, massimo esempio di uno splendido Barocco. Tra i monumenti che non potete perdere c'è la nuova apertura di un edificio storico-archeologico privato di grande valore, il Museo Fagiano. È un itinerario che si percorre tra cisterne e granai dell'anno Mille, con pavimenti d'epoca messapica che risalgono al V secolo a.C., e poi ancora affreschi del Cinquecento. Oppure altra tappa del tour in città è rappresentata dalle Officine Cantelmo che sono state trasformate in un centro multiculturale universitario. Lecce ha saputo organizzarsi al meglio per offrire ai propri turisti bellezza e ospitalità. Così negli anni sono stati diversi i proprietari di residenze storiche private che hanno trasformato i loro palazzi in B&B, facendo tornare a nuova vita
messapica epoch which dates back to the V century, and wall paintings of the year fivehundred. Otherwise another stop of the tour in the city, represented by Officine Cantelmo which have been changed into a multicultural university centre. Here in Lecce, they definitely know how to please their own tourists with their beauties and hospitality. Like so, many owners of private historical residences have modified their buildings into delicious Bed&Breakfasts, that have made a new life in these splendid locations and city centre. Here a tourist really has an embarrassing choice of where to sleep. For example the B&B San Leucio, a refined apartment, embellished by antique furniture, paintings and scultures of contemporary artists, otherwise at Risorgimento Resort, a five starred historic local, with 47 rooms, 2 restaurants, a shopping gallery and a spa. And lastly another possibility is to sleep at the B&B Suite 68, a residence that will surely leave you without breath, the six rooms are furnished with works of art by salentini craftsmen. To eat well you must try: l’Osteria dei Spiriti, (typical zone cooking) or Trattoria Cuscina Casareccia Le Zie a very familiar atmosphere and good home made cooking and lastly Il Villino, a eighthundred liberty villa with fine plates of artichokes and lobsters. Who visits Lecce will surely see much entertainment. Not many know that here every year, local and international performers and artists of reggae music participates in the “Salento Reggae Festival” , Miccoli remembers singers like Shaggy, Sud Sound System and also Ziggy Marley. Our journey has finished with reggae music in our ears our feet still tapping to the Jamaican rythm. Also Nicola Le Grottaglie (football player of Juventus) recommends Lecce, he says “who goes to Puglia must not miss Lecce and its beautiful city full of magnificent baroque monuments”. This rich land of contradictions, also in its scenery will remain an unforgettable experience, made of odours, flavours and images of people that you have been aquainted to that will remain in your hearts.
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LECCE è molto AMATA DAI CALCIATORI. NICOLA LE GROTTAGLIE È INCANTATO DAL FASCINO BAROCCO DELLA CITTÀ. PER MICCOLI È LA CAPITALE DELLA MUSICA
A LECCE IL CIAK DI “MINE VAGANTI”
questi splendidi luoghi e il centro cittadino. Qui il turista avrà davvero l'imbarazzo della scelta su dove dormire. Una soluzione potrebbe essere il B&B San Leucio, un appartamento raffinato impreziosito da mobili antichi, dipinti e sculture di artisti contemporanei, oppure al Risorgimento Resort un locale storico 5 stelle con 47 camere, due ristoranti, shopping gallery e spa. E infine un'altra possibilità è alloggiare nel B&B Suite 68, una dimora che vi lascerà senza fiato, le sei camere sono arredate con opere di artisti e artigiani salentini. Se invece volete mangiare bene, allora eccovi alcuni posti dove saziarvi a volontà. Avrete l'imbarazzo della scelta fra l'Osteria degli Spiriti, dove potrete gustare cucina tipica, oppure andare nella Trattoria Cucina Casereccia Le zie, ambiente a conduzione familiare e cucina casalinga. E infine Il Villino, villa liberty dell'Ottocento, con piatti raffinati come quelli a base di astice e carciofi. Lecce è senza dubbio una città che ha saputo creare un gran fermento di vita e culturale. Tant'è che è ricca di librerie e luoghi d'incontro come caffé. Una città che vi consiglia di visitare anche Nicola Le Grottaglie, altro calciatore salentino che gioca nella Juve. “Chi va in Puglia non può non visitare Lecce, una città bellissima con magnifici monumenti barocchi”, spiega il calciatore. “Nel Salento ci si diverte. Pochi sanno che qui si svolge il ‘Salento Raggae Festival’, una manifestazione che coinvolge diversi comuni con la musica in piazza, artisti e musicisti pugliesi e internzionali - spiega Miccoli -. Da qui sono passati cantanti come Shaggy o i Sud Sound System, ma anche Ziggy Marley. Insomma qui non manca come divertirsi”. ll viaggio è finito, con la musica raggae nelle orecchie e i piedi che battono ancora al ritmo della musica jamaicana. Ma forse non è detta l'ultima parola. Questa terra ricca di contraddizioni, anche nel paesaggio sarà un'esperienza indimenticabile, fatta di odori, sapori e immagini, di persone che avrete conosciuto e che vi rimarranno nel cuore. Noi di Utility magazine siamo certi che questo itinerario sarà solo lo spunto, la prima puntata, per altri soggiorni in una terra che vorrete scoprire ogni volta di più e che saprà ricambiare mostrandovi ogni volta qualcosa di nuovo.
“Mi sono perdutamente innamorato di Lecce, dei suoi vicoli, profumati, di zagare e gelsomini, del vento, di quella luce cristallina e impalpabile che solo in questo luogo del mondo ho visto e soprattutto della gente, che ha qualcosa di antico e solido come i tronchi di ulivo secolari della loro campagna assolata”. Parla così Ferzan Ozpetek della città salentina dove ha ambientato il suo ultimo film “Mine vaganti”, la storia della famiglia Cantone, proprietari di un pastificio. Quando il capofamiglia, Ennio Fantastichini, decide di lasciare l'attività ai due figli, Tommaso (interpretato da Riccardo Scamarcio), lasciata Roma dove insegue una carriera letteraria, scopre una realtà diversa da quella che aveva lasciato, fatta d’intrighi sentimentali, vendette femminili e rivelazioni incredibili come l'omosessualità di suo fratello Antonio, alias Alessandro Preziosi. Ma Mine vaganti non è solo un ritorno ai film del passato di Ozpetek, quelli dei pranzi, degli amici, della famiglia e della convivialità, l'ultima pellicola del regista è anche l'elogio di un sud bistrattato, in cui il tempo ad esempio è una dimensione sempre in bilico tra passato, presente e futuro, dove la gente cerca di capire e conoscere al di là dei pregiudizi. Ci sono un meridione e una Puglia diversi da quelli che sono raccontati. Lecce ad esempio è una città aperta completamente, dove lo straniero, l'ambulante di colore è qualcuno con cui ritrovarsi a parlare, ridere e scherzare. Mine vaganti è il film dei legami, quelli stretti, intimi e di sangue, della famiglia a tutto tondo, dove ogni personaggio dei Cantone ne racchiude spesso tre della vita reale: la zia interpretata da Elena Sofia Ricci, è nato dalla fusione di tre zie vere dello stesso Ozpetek, così come la figura del padre, che il regista ammette di aver scoperto solo dopo la sua scomparsa, mentre la madre è la nonna del film. Struggenti le musiche, su tutte il brano Sogno interpretata da Patty Pravo, che rimarranno impresse nelle vostre orecchie.
LUNCH & DINE Trattoria “Scoglio delle Sirene� Riviera N. Sauro, 83 73014 Gallipoli - Lecce Tel. + 39 0833/261091 Ristorante Marechiaro Lungomare Marconi 73014 - Gallipoli Lecce Tel. + 39 0833.266143 Pane, olio e fantasia piazza della Repubbica, 8/9 Gallipoli Lecce Tel. 0833.261779 Arabesque riviera A. Diaz, 9 Gallipoli, Lecce Tel. + 39 0833231665 Osteria degli Spiriti via C. Battisti, 4 Lecce Tel. + 39 0832. 246274 Trattoria cucina casareccia Le Zie via Col. Costadura, Lecce, 19 Tel. + 39 0832 245178 Il Villino viale Gallipoli, 26 Lecce Tel. + 39 0832.246175 WHERE TO SLEEP
lecce
Relais Corte Palmieri Corte dei Palmieri, 3 Gallipoli Lecce Tel. + 39 0833 266814 Palazzo Mosco Inn Via Micetti, 26 Gallipoli Lecce Tel. + 39 0833 264040 Agriturismo Serine Contrada Serine Castrignano del Capo Lecce Tel. + 39 0833 751337 San Leucio via Alfieri, 11. Lecce Tel. + 39 0832.230030 Suite 68 via Leonardo Prato, 7 Lecce Tel. + 39 0832.303506. Risorgimento Resort via Augusto Imperatore, 19 (Le) Tel. + 39 08322.246311
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di annalisa di stefano Foto © Mario Pantaleo
UTILITY
itinerari in auto / by car
san biagio e gli “archi di pasqua”
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a Pasqua è molto sentita in Sicilia, come del resto un po’ tutte le feste e le tradizioni, che nell’Isola si trasformano in una complessità di riti, cerimonie e usanze. San Biagio Platani, ad esempio, piccolo centro agricolo in provincia di Agrigento, è diventato famoso per i suoi “archi di Pasqua”. Se arrivate in Sicilia con l’aereo, lo scalo che conviene scegliere è quello di Falcone Borsellino. Una volta atterrati nel capoluogo siciliano, potreste prendere il comodo trenino che dall’aeroporto vi porterà in città per una breve sosta culinaria. Qui noleggiate un’auto per raggiungere la località di San Biagio Platani. La strada è lo scorrimento veloce che da Palermo si spinge sino ad Agrigento, uscendo allo svincolo per Casteltermini. Dopo solo 17 chilometri e una serie di curve e tornanti che attraversano colline e vallate verdeggianti, San Biagio Platani appare all’improvviso in tutto il suo splendore, adagiato com’è su un lieve declivio della valle del fiume Platani. Questi sono giorni di festa per la piccola comunità, che si prepara ad accogliere i numerosi visitatori. Il paese è già in fermento: è in corso l’allestimento di una maestosa scenografia, che sino ai primi giorni di maggio adornerà il corso principale del paese. La tradizione degli archi di Pasqua affonda le sue origini nel passato: nel ‘700 la popolazione si divideva nelle confraternite dei devoti della Madonna (madunnara) e dei devoti di Cristo (signurara). Queste due fazioni si sfidano ancora oggi la domenica di Pasqua nell’allestimento degli archi sotto i quali ha luogo la processione e l’incontro della Madonna con il Cristo Risorto. Si resta affascinati davanti a queste strutture alte sino a tredici metri, realizzate con materiale offerto dalla natura, quali canne, agavi, salici, rami di alloro, palme e altro, che ricalcano fedelmente i prospetti delle cattedrali e le facciate delle chiese. Gli archi vengono decorati con diversi addobbi, quadri in mosaico di cereali e forme di pane dette cuddure. Rappresentano angeli, colombe, campane e altri simboli della cristianità e in passato il pane rappresentava un ex voto; difatti lo si appendeva agli archi
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SOPRA: IL CORSO PRINCIPALE ABBELLITO CON GLI ARCHI DI PASQUA A DESTRA: UNA STRUTTURA DI CANNE ALTA TREDICI METRI RAFFIGURANTE IL PROspETTO DELLA CHIESA E LE NIMPE DECORATE CON DATTERI
e dopo la celebrazione veniva offerto ad amici e parenti. Passeggiando lungo il corso, ammirate l’effetto suggestivo che creano le nimpe, i lampadari artistici che pendolano dagli archi, realizzate con strutture di ferro e rivestite di datteri, palme intrecciate, fiori e pasta. Faranno da cornice alla manifestazione spettacoli musicali e folkloristici e mostre d’arte, che intratterranno gli ospiti e non mancherà la degustazione dei prodotti tipici locali negli appositi stand allestiti per l’occasione. Per soggiornare a San Biagio, agli amanti della natura possono scegliere l’azienda agrituristica Serra Pernice, a soli 5 km dalla cittadina, in contrada Capraria. Qui saranno accolti in una struttura realizzata con i metodi della bioarchitettura e potranno degustare e acquistare prodotti biologici, partecipare a escursioni, a corsi e seminari di agricoltura biologica. Godendo dello splendido scenario della valle del Turvoli.
Foto © Mario Pantaleo
UTILITY san biagio platani Indicazioni stradali
Per chi giunge da Palermo: strada statale PalermoAgrigento. Svincolo Casteltermini. Seguire indicazioni per San Biagio Platani.
San Biagio & the “Arches of Easter”
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aster is very popular in Sicily, just like the other celebrations and traditions of the island. For example a small agriculture centre in the province of Agrigento called San Biagio Platani has became famous for its “archi di Pasqua” (arches of Easter). If you are arriving by plane landing at Falcone e Borsellino airport, the quickest and comfortable way to arrive in the city is by train. Here you can rent a car to reach San Biagio Platani, taking the Palermo-Agrigento motoway, driving out of the Casteltermini junction. After only 17 km exceeding several curves and bends that crosses pretty vegetated hills and valleys. San Biagio Platani appears unexpectedly in all of its splendour laid on a light slope of a valley of fiume Platani, (river Platani). The traditions of the arches of Easter sinks into the origins of the past: in the ‘700, the population divided themselves into a brotherhood of devoted believers of the Madonna (madunnara), (Mary) and of those devoted to Cristo (signurara), (Christ). These two factions are still challenged today on the Sunday of Easter in the preparation of the archs,where the procession and encounter of the Madonna with Cristo Risorto (Christ risen) takes place. Walking along the main street you can admire the suggestive effects that le nimpe (the lamps) create, artistic chandeliers which drape from the arches, created with structures of iron and covered with dates, platted palms, flowers and pasta. All this becomes a pretty frame for the manifestation of music and folkloristic shows, and exhibitions of art, which are all part of the entertainment together with foodtasting of typical products on the appropriate stands prepared for the occasion.
useful road direction
Per chi giunge da Palermo: strada statale PalermoAgrigento. Svincolo Casteltermini. Seguire indicazioni per San Biagio Platani.
Lunch & dine
Ristorante Pizzeria Primavera Via Vittorio Veneto, 38 – San Biagio Platani Tel. +39 0922 918233 Trattoria Sport Via Pitre, 4 – San Biagio Platani Tel.+39 0922 910494 Agriturismo Serra Pernice C/da Capraria – San Biagio Platani Tel. +39 0922 910173 Pizzeria e Rosticceria Arco Antico Via Garibaldi, 22 - San Biagio Platani Tel. +39 0922 910841
Where to sleep:
Agriturismo Serra Pernice C/da Capraria San Biagio Platani Tel. +39 0922910173 Malva Hotel Ristorante C/da Malvà – Casteltermini Tel. +39 0922 917203 – 0922 913363 Casale Leto B&B C/da San Giovanni – San Biagio Platani Tel. +39 335 6610765
noleggio auto / car rental:
Stylo Rent a car Passerella stazione Notarbartolo (via U. Giordano) Tel 091.6826794 - Numero verde 800.910680
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Baldo Genco Amministratore della Multi Erice
DA TURISTA A PROPRIETARIO DELLE TUE VACANZE IN SETTE ANNI LA MULTI ERICE HA CONQUISTATO BEN IL 35% DEL MERCATO NAZIONALE DELLA MULTIPROPRIETÀ, DIVENTANDO UNA DELLE REALTÀ PIÙ SOLIDE DEL SETTORE
PROMO
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cegliere Multi Erice vuol dire investire nelle proprie vacanze. Multi Erice fa parte dello storico Gruppo Andrea Bulgarella nato nel 1902, ed è una società specializzata nella gestione e commercializzazione di complessi turistici in multiproprietà. Nonostante negli ultimi sette anni il settore abbia subìto una flessione rilevante per le truffe messe a segno da società senza scrupoli, Multi Erice, nello stesso periodo, ha acquisito il 35% del mercato nazionale della multiproprietà, superando la soglia delle duemila vendite effettuate, piazzandosi a pieno diritto fra le più importanti società in questo campo in Italia. Il segreto di questi numeri e il perché la Multi Erice abbia superato indenne la crisi del settore, uscendone rafforzata e acquisendo nuove fette di mercato, non è dovuta a strane alchimie, ma solo al buon senso e alla serietà della società trapanese. Grazie al legislatore, che ha varato alcune norme a garanzia dell’acquirente di periodi in multiproprietà, racchiuse nel decreto legislativo 427/98, assorbito nel “Codice del Con-
sumo” con d.l. 206/95, è stata messa fine all’approssimazione che imperversava nel mercato della multiproprietà in Italia, ridando certezza a tutto il settore. La Multi Erice, forte della serietà e della credibilità del Gruppo Andrea Bulgarella, ha fatto tesoro della tutela approntata nei confronti del consumatore. “Serietà, affidabilità e rispetto degli impegni presi – dice Baldo Genco, amministratore unico della Multi Erice – e, cosa non sottovalutabile, la continuità nella gestione diretta delle strutture commercializzate, ha premiato noi e i nostri clienti. Essere, infatti, contestualmente realizzatori, commercializzatori e gestori dei complessi turistici in vendita, rappresenta la migliore tutela per il cliente, che si sente seguito anche dopo avere effettuato l’acquisto”. Scegliendo la formula messa a disposizione dalla Multi Erice si può godere di tutti i comfort dell’albergo uniti al piacere dell’intimità della propria casa. Comprare una casa per le vacanze nella propria località preferita è infatti il sogno di una vita di molti. Ma aspettare l’età della pensione o conservare per anni questo sogno nel cassetto non è il
massimo e una volta fatto non è neanche molto vantaggioso, perché si compra per tutto l’anno e si usa per poche settimane, compatibilmente alle proprie vacanze. Scegliendo la Multiproprietà la casa delle vacanze è un sogno realizzabile perché si può decidere di comprarla solo per il periodo dell’anno che effettivamente serve: il costo d’acquisto è inferiore, senza contare che anche i costi di gestione sono abbattuti perché vengono divisi fra tutti gli acquirenti. Una volta acquistato il periodo di vacanza, il cliente può utilizzare il diritto per sé o cederlo ad amici o parenti, affittarlo a terzi, rivenderlo o scambiarlo attraverso circuiti internazionali di scambio vacanze. Il risultato è una flessibilità totale per quanto riguarda l’utilizzo dell’unità immobiliare. Tra i paradisi delle vacanze commercializzati da Multi Erice ci sono il Villaggio Cala Mancina a San Vito Lo Capo in provincia di Trapani e il Villaggio Cala La Luna nella splendida isola di Favignana: qui è anche possibile acquistare in multiproprietà settimane in imbarcazioni a motore, una soluzione ottimale
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per coniugare villeggiatura e mare in una vacanza chiavi in mano. Multi Erice commercializza in multiproprietà anche il Grand Hotel Misurina ad Auronzo di Cadore, a pochi passi da Cortina d’Ampezzo e, in passato, lo splendido complesso della Tonnara di Bonagia a Valderice. Tutte località dove la vacanza è una vacanza con la V maiuscola, con complessi 4 o 5 stelle dotati di tutti i confort. La società ha venduto oltre 2.500 periodi in multiproprietà e l’80% è già stato trasferito con regolare rogito notarile agli acquirenti. Multi Erice è leader nel settore anche per quanto riguarda l’attività di rivendita con oltre 500 periodi in multiproprietà rivenduti su incarico dei clienti. “Per ottenere certi risultati e riscuotere il successo che abbiamo ottenuto con i nostri clienti – continua Genco - occorrono alcuni presupposti fondamentali come una proprietà solida e credibile alle spalle che rispetta gli impegni presi con gli acquirenti, lungimiranza e intelligenza nella scelta dei prodotti da vendere, una buona dose di intraprendenza e imprenditorialità , ma più di tutto, è necessario operare
con correttezza e con passione”. Tutte le iniziative in multiproprietà della Multi Erice sono state regolarmente realizzate e commercializzate in piena conformità alle norme dettate dal Codice del Consumo. A maggiore garanzia dell’acquirente, tutti i contratti preliminari sono stati regolarmente registrati presso l’ufficio del registro competente. Gli immobili commercializzati dalla società del Gruppo Bulgarella non sono mai stati gravati da ipoteche e alla data di ultimazione dei lavori sono stati stipulati regolari atti di compravendita. “Dobbiamo però amaramente constatare che ancora oggi diverse società del settore continuano a operare disattendendo totalmente il contenuto della legge, utilizzando contratti capestro o poco trasparenti – aggiunge l’amministratore di Multi Erice - o addirittura vendendo immobili ipotecati o inesistenti. Ciò ha dato una cattiva immagine della multiproprietà, producendo una involuzione del mercato che negli ultimi anni ha toccato i punti minimi storici di vendita con un totale di circa 5.500 contratti stipulati su tutto il territorio nazionale contro i 50.000 del quadriennio ’96-2000” (indagine re-
alizzata da Media Time Group, un’importante società di marketing turistico). Multi Erice non è stata premiata solo dai suoi clienti, ma anche dalla Interval International e dalla Rci, società leader al mondo negli scambi vacanze, che hanno attribuito prestigiosi riconoscimenti internazionali ai villaggi del Gruppo per la qualità dei servizi resi negli anni ai clienti multiproprietari, con evidenti benefici di diversa natura per questi ultimi. “Il cliente lo conquisti rispettandolo, coccolandolo – conclude Baldo Gendo - è un percorso lento, faticoso, un castello da costruire mattone dopo mattone; ma alla fine il cliente ti ricambierà ampiamente, perché è proprio vero, un cliente soddisfatto è il patrimonio più grande che un’azienda possa avere e bisogna tenerselo stretto. Non ci sono altre vie, non ci sono scorciatoie o se ci sono non portano da nessuna parte“. Con Multi Erice ogni viaggiatore che non vuole rinunciare alle comodità della propria casa potrà trovare la formula di vacanza ideale per sé e per la sua famiglia, con il vantaggio di sentirsi coccolato come un ospite e con il privilegio di esserne il proprietario.
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IN FOTO: nell’immagine grande in alto a sinistra una veduta dei villaggi nella splendida località di San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani. A seguire, una foto del villaggio di Cala La Luna a Favignana. Sotto, nella prima e nella seconda foto da sinistra il villaggio Calamancina a San Vito Lo Capo. Nelle ultime due immagini a destra il Grand Hotel Misurina ad Auronzo di Cadore, a pochi passi da Cortina. In tutte queste località sono disponibili settimane in multiproprietà.
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REPORTAGE DI ANGELO ROSSETTI
Foto © Jose Segador
Yazidi UN POPOLO
DIMENTICATO DALLA STORIA
RIMASTI IN 300.000. METà DI LORO ANCORA SOPRAVVIVE NEL NORD DELL’IRAQ. DA SEMPRE PERSEGUITATI PER I LORO CULTI MISTERIOSI, SONO CONOSCIUTI COME GLI “ADORATORI DEL DEMONIO“ ma pregano dio tre volte al giorno
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ettembre di qualche anno fa, stazione di Hannover in Germania. Un uomo si avvicina e mi fa un cenno con la mano, mimando l’accensione di un fiammifero, mi frugo in tasca e gli porgo un accendino, ora che è vicino lo osservo: ha un abbigliamento originale, ma quello che colpisce sono le lunghe e sottili trecce che incorniciano un volto dai tratti severi che rivela una provenienza esotica. Mi racconta che sta tornando a casa, verso una terra tormentata ed è preoccupato per il suo popolo. Una volta l’anno, prosegue, ai primi di ottobre, i pellegrini si recano nei pressi di un mausoleo sacro accompagnati dalle autorità religiose, si fanno bagni rituali e si accendono centinaia di lampade alimentate dall’olio di sesamo, si suonano flauti, si percuotono i tamburi, si canta e si balla formando processioni. Tori bianchi sono sacrificati, cucinati e offerti come pasto ai fedeli, infine un serpente nero simbolo di Malak, l’angelo pavone, ucciso e fatto a pezzi davanti alla via sacra viene baciato: è il momento in cui il clero si apparta e comincia a officiare rituali segreti a cui nessun pellegrino è ammesso. Sorride e mi guarda prima di sussurrare: “Yazidi, siamo un popolo tormentato…ci hanno definito gli adoratori del demonio…”
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Tra le montagne del Sinjar e nel distretto del Shaikhan, siamo nel nordovest dell’Iraq quasi al confine con la Siria, vive un popolo che la storia ha voluto dimenticare: gli Yazidi, una comunità formata da qualche migliaia d’individui disprezzati e combattuti dai popoli confinanti, definiti “gli adoratori del demonio” con una semplificazione che li ha resi diffidenti con gli estranei e tenacemente attaccati alle proprie misteriose liturgie. Se qualcuno volesse cercarne le tracce deve percorre le turbolenti strade dell’Iraq, a nord di Mosul, in territori ancora segnati pesantemente dalle stimmate del suo padre padrone: Saddam Hussein. Lì, appartato e semi nascosto in una località chiamata Lalesh, si trova il mausoleo dedicato alla figura dello sceicco Adi ben Musafir, morto nel 1161, quasi sicuramente un Sufi. Nell’arido e immenso altopiano intorno, si possono scorgere curiose costruzioni coniche, che fungono da raccolta per i fedeli. Combattuti e perseguitati dai popoli confinanti, disprezzati per i misteriosi culti e per l’ostinato attaccamento alle loro tradizioni, gli Yazidi sopravvivono in 300.000 unità, 150.000 nei territori d’origine, il resto sparsi per tutto il mondo. Negli anni Sessanta, una cospicua migrazione yazida verso la Germania permise a questo popolo di salvarsi
Foto © Chris De Bruyn
Foto © Jan Sefti nella pagina a fianco: un gruppo di uomini yazidi sopra: malak, l’angelo pavone a destra: il mausoleo dedicato allo sceicco adi ben musafir
e continuare a professare il loro credo all’interno di una rigida organizzazione familiare che vieta qualsiasi tipo di matrimonio misto. Il popolo yazida ha due sole caste: religiosa e laica che permette matrimoni solo all’interno delle stesse. Uno dei popoli più reietti che il crollo dell’impero sovietico ha sorpreso e spezzettato in varie patrie, riesce a tramandare una religione che è una specie di equilibrio tra islamismo, con cui condivide il digiuno e la vocazione al sacrificio, l’ebraismo ortodosso, con la circoncisione e una celebrazione curiosamente simile alla pasqua e il cristianesimo con il battesimo e lo spezzettamento del pane durante una cerimonia. Disprezzati e combattuti dai musulmani che li accusano di non avere nessun libro sacro a cui fare riferimento, in realtà gli yazidi ne venerano addirittura due, scritti in arabo: Kitab al- Jilwah (libro della rivelazione) e Mishaf Rash (scrittura nera). Fino alla fine degli anni Trenta gli Yazidi rimasero isolati nella regione arida del Sinjar, ai bambini fu vietato frequentare altre scuole. Impossibile agli estranei entrare nella cosmogonia del loro mondo, un mondo governato dal concetto del male e da qui, appunto, la definizione che li ha da sempre contrraddististi come “gli adoratori del demonio”. Il loro credo si basa sul fatto che riconoscono Dio come creatore dell’universo e di tutto quello che lo compone, ma da lui abbandonato nelle mani di sette (numero magico che ricorre nella cosmogonia yazida) angeli/ demoni capeggiati da Malak Ta’us, l’angelo pavone che richiama la simbologia del sole e, conseguentemente, della rinascita. Malak Ta’us è riconducibile a una specie di demonio, conosciuto anche come Shaitan, nome che nessun yazida può pronunciare in modo completo ma solo con le prime due lettere: Sh. Regna in modo capriccioso alternando male e bene, determinando il destino degli uomini, è apparso sotto varie spoglie nel corso della storia, l’ultima delle quali è proprio quella dello sceicco Adi ben Musafir nel dodicesimo secolo. Gli Yazidi sostengono di essere stati creati separatamente rispetto al resto dell’umanità, e la loro discendenza fa capo al solo Adamo escludendo Eva, per questo spesso si nominano tra loro come “figli di Adamo”. Sette il numero che ricorre spesso nella tradizione: la donna dopo aver partorito deve rimanere sette giorni a letto senza essere mai lasciata sola perché si crede possa di-
FIGLI DI ADAMO COSÌ SI DEFINISCONO GLI YAZIDI. NELLA LORO COSMOGONIA RELIGIOSA IL SETTE È IL SIMBOLO MAGICO ventare facile preda degli spiriti maligni, al trascorrere del settimo giorno fa un bagno e, accompagnata da amiche, si reca presso un fiume dove getta sette manciate di un piatto tipico cucinato con sette tipi di graminacee. L’uomo di fronte a me ha finito la sigaretta, si guarda attorno e va a gettare il mozzicone nell’apposito contenitore, poi continua il suo racconto. Come narra la leggenda Malak Ta’us, l’angelo pavone, peccò per non aver venerato Adamo e fu punito con la cacciata dal paradiso. “Egli pianse per 7.000 anni e le lacrime spensero i fuochi dell’inferno, poi si pentì del suo peccato e fu messo a capo degli angeli”. Dunque l’inferno non esiste più, spento dalle lacrime dell’angelo pavone. La complessa rappresentazione quotidiana della religione impone agli yazidi soltanto due atti: la punizione e la ricompensa, ricompensa che avrà la sua legittimazione soltanto in un lento processo di trasmigrazione dell’anima fatta di molte sovrapposizioni fino al giudizio finale. La persecuzione che ha da sempre contraddistinto la sorte di questo popolo, ne ha affinato l’istinto di conservazione. Di fronte alle avversità gli yazidi nascondono la loro fede, riuscendo così a sopravvivere tra le pieghe di società diverse dalla loro e lontani dalla loro terra d’origine.
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UN POPOLO DAL DESTINO INCERTO, SENZA PATRIA. IN GERMANIA VIVE UNA DELLE COMUNITÀ PIÙ NUMEROSE smo. Ora li attende un destino incerto, come incerte sono le geografie dei luoghi della loro patria. L’isolamento culturale da sempre subito, enclave non islamica all’interno di territori fortemente mussulmanizzati, ha fatto crescere l’attaccamento alle tradizioni con tenacia, al punto che molte pratiche religiose sono segrete e vengono tramandate soltanto attraverso la casta sacerdotale, misteriose al punto tale che nessun estraneo è mai riuscito a penetrarle. Attualmente il popolo yazida è dislocato in vari territori: Iraq, Siria, Turchia e in alcune delle ex Repubbliche sovietiche Armenia e Azerbaijan. Una consistente quota ha trovato asilo, fin dagli anni sessanta, nei pressi di Hannover in Germania, come il mio misterioso compagno che mi saluta con un cenno del capo prima di prendere il treno che lo porterà verso la sua patria tormentata.
Foto © Jose Segador
Foto © Chris De Bruyn
Gli yazidi pregano tre volte al giorno guardando il sole e, dopo essersi lavati le mani e la faccia, recitano preghiere, di ringraziamento, che contengono anche richieste di benedizione, in lingua curda sebbene la loro parlata quotidiana sia in Kurmanji, stesso ceppo linguistico ma con differenze fonetiche importanti. Gli Yazidi non possono mangiare carne di maiale, pesce, fave, cavolo, zucca, lattuga, a proposito della quale una leggenda racconta che il diavolo si possa nascondere tra le sue foglie. Vestono di colori chiari, di preferenza con il bianco che è il simbolo della vita, ed evitano accuratamente il blu scuro. Popolo perseguitato: osteggiato dai curdi, deportato dagli iracheni, nel 1975 più di 20.000 yazidi patirono l’esilio; disprezzato dai siriani che li definiscono straccioni; emarginato dai turchi che li vorrebbero convertire all’islami-
SOPRA DA SINISTRA: ALCUNE IMMAGINI DI “DONNE YAZIDI” - TEMPIO YAZIDi
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new economy di manfredi calabrò
Advertising oggi:
comunicare nella crisi “The greatest thing to be achieved in advertising, in my opinion, is believability, and nothing is more believable than the product itself”. Così parlava Leo Burnett, famoso pubblicitario statunitense, fondatore dell’omonima agenzia pubblicitaria e grande ispiratore delle attività di marketing e advertising odierne, nel tentativo di tracciare il fine ultimo, così come anche la base, della comunicazione pubblicitaria: la credibilità. Del prodotto in sé e della strategia di comunicazione che ne deriva. La crisi economica ha inevitabilmente cambiato i paradigmi del consumo, come anche le scelte di acquisto di una marca piuttosto che di un altra. In pochi hanno un potere d’acquisto adeguato e sufficiente per qualcosa che non appartenga alla sfera dello “strettamente necessario”. In un momento in cui molte attività sono costrette a chiudere, la maggior parte delle aziende e delle imprese ha adottato una strategia di soppravvivenza forzata, facendo quindi largo ricorso a strumenti come la cassa integrazione e la drastica diminuzione degli investimenti, in attesa che la crisi finisca. Parallelamente però, alcune imprese in netta controtendenza stanno aumentando gli investimenti pubblicitari, focalizzati prevalentemente sulla pubblicità Online, per costruire e rinforzare
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il proprio brand sul mercato e aumentare eventualmente il numero di consumatori o il proprio portfolio clienti. In questo periodo investire nella pubblicità consente di affermarsi più facilmente in un mercato di maggiore concorrenza e più severa competitività tra i prodotti, rispetto al passato. Con una spesa più accessibile che negli anni precedenti (i costi della pubblicità sui media tradizionali si sono fortemente ridimensionati, e sul web, il potere d’acquisto di spazi pubblicitari per grandi aziende, piccole medie imprese e privati è pressoché alla pari) si ha la possibilità di affermare il proprio brand e beneficiare di una esposizione mediatica del marchio infinitamente maggiore. È vero che molti mercati hanno subìto negli ultimi mesi un livellamento verso il basso; è ugualmente vero che questo non è dovuto al fatto che le persone non acquistano più. È mutato invece, più o meno radicalmente, l’approccio all’acquisto, ora più ragionato e selettivo. Non è quindi cambiata la propensione all’acquisto in sé, sono cambiate tutte le leve motivazionali su cui bisogna agire per spingere il consumatore all’acquisto.
IN QUESTE PAGINE: Alcuni schizzi di Leo Burnett
“MAke it simple. make it memorable. make it inviting to look at. make it fun to read” leo burnett Sono lontani i tempi della pubblicità firmata Gavino Sanna. Di origini sarde, è il più famoso e il più premiato pubblicitario italiano, uno dei protagonisti tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta del cambiamento del volto della pubblicità italiana. Guru della pubblicità “buona”, quella della happy family che consuma in estasi pasta Barilla, quella degli spot del Mulino Bianco per intenderci. Il fulcro della comunicazione non è più l’estetica, il bello in quanto tale e la ricerca utopica di successo e gloria, ma al contrario l’etica, la fiducia, la voglia di dare un senso morale a quel che si comunica, green, legata cioé a un’idea di sviluppo sostenibile, sia ambientalmente che socialmente, responsabile, attenta a una nuova e più equilibrata visione della crescita economica. Guadagna dunque terreno la “comparative advertising”, comunicazione incentrata sulla comparazione del bene in questione, con altri prodotti della
stessa categoria, differenti ovviamente però per prezzo e servizi offerti e, appunto, per sostenibilità. Il web si popola di siti che garantiscono all’utente una visione chiara e riassuntiva del mercato, proponendone un riepilogo che assicura la fruizione del servizio richiesto al prezzo più conveniente – che si tratti di voli aerei, assicurazioni o alberghi. Assistiamo a una grande opportunità per l’advertising di tornare a essere a servizio prezioso dei consumatori. Una comunicazione che indirizzi il compratore verso la scelta più adatta, consapevole, ponderata. Si cerca di coinvolgere, avviare un dialogo con il consumatore, sino a trasformare quell’esperienza in acquisto. Perché, in un momento in cui comunicazione significa conversazione, anche la pubblicità deve adeguarsi, cambiare direzione. Evolversi e abbracciare sfide future. Con un pizzico di etica in più.
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di junio tumbarello
Foto Courtesy of Beasy Bureau
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idea vincente
L beasy
bureau quando l’ufficio è a tempo
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a tenacia che la contraddistingue è una caratteristica di famiglia. Lorena Virlinzi è una delle discendenti di una storica famiglia d’imprenditori di Enna, catanesi d’adozione, con la passione per il lavoro. Il settore più antico dell’azienda di famiglia è la Virlinzi s.p.a, leader in Sicilia nella vendita all’ingrosso ed al dettaglio di materiale per l’edilizia ed altro, poi ramificata in varie divisioni. Oggi la signora Lorena, come i suoi tre fratelli, ha scelto di costruire il suo destino d’imprenditrice scegliendo un settore diverso da quello storico della sua famiglia, e da un paio d’anni è titolare di “Beasy Bureau”, una società con sede a Catania che si occupa di office sharing, cioè affitti a tempo di uffici e servizi per professionisti. Anche i tre fratelli hanno intrapreso nuove strade: Francesco è titolare di “Gestione Archivi”, un’azienda innovativa nel campo di gestione degli archivi, Sandra vive attualmente a New-York ed è un’artista pop e Giuliana è titolare di “EN”, un nuovissimo ristorante giapponese a Catania. Beasy Bureau è una società di facility management, che noleggia a tempo singoli uffici o aree di lavoro attrezzate di tutto, ad altre imprese che decidono di “aprire” una loro base nel capoluogo etneo. Abbiamo chiesto a Lorena Virlinzi di raccontarci qualcosa della sua “idea vincente”, della sua vita e della sua passione per i viaggi.
Foto © Junio Tumbarello in alto: da sinistra, francesca amorini, lorena virlinzi e stefania micale IN QUESTE PAGINE: alcuni uffici di beasy bureau
Come le è venuta l’idea di costituire una società di uffici a tempo? “Diciamo che abbiamo saputo interpretare i tempi. Qualche tempo fa alcuni intermediari immobiliari mi dissero che molte aziende avevano l’esigenza di aprire una sede operativa temporanea prima di mettere su un ufficio fisso. Avendo a disposizione un immobile nella zona industriale di Catania decisi di dedicarmi a questa attività e di fare le cose in grande stile, offrendo tutti i servizi migliori ai professionisti che decidevano di stabilire qui, anche per pochi mesi, una loro sede”. Cosa offrite a chi decide di affittare da voi un ufficio temporaneo? “Praticamente un ufficio chiavi in mano ma a tempo, per un’ora o per un anno. Offriamo tutti i tipi di servizi, dalla segretaria, al collegamento internet, passando per la sala conferenze, l’archivio, naturalmente il telefono, ma anche la possibilità di fare videoconferenze o brunch di lavoro. Senza contare che da qualche tempo, grazie a Stefania Micale, portiamo avanti progetti all’avanguardia come Dinamicamente, un laboratorio di danza-movimentoterapia, che abbiamo proposto come metodo di formazione per le aziende. Un’esperienza non convenzionale pensata per le società con più sedi e dipendenti che non si conoscono tra loro, che serve a creare un’immediata empatia tra i partecipanti al corso: una cosa molto importante in termini di profitto lavorativo”.
una struttura in grado di fornire alle aziende un ufficio chiavi in mano, per un’ora o per un anno Prima di aprire Beasy Bureau, ha viaggiato e preso ispirazione da altri centri in Italia o all’estero? “Sì, io e la direttrice del centro Francesca Amorini, che oggi, insieme con Stefania Micale e con Giuseppe Scornavacca, si occupa della gestione operativa della nostra sede, abbiamo girato in lungo e in largo l’Italia per capire cosa offrivano questo tipo di società ai loro clienti. Scoprimmo così che nel nostro Paese, già dagli anni 80, esiste un’associazione che raggruppa le aziende che si occupano di questi servizi per imprenditori, senza contare diversi altri network internazionali, cui in seguito noi ci siamo associati. Abbiamo fatto tesoro dei consigli di chi aveva esperienza in questo campo e abbiamo organizzato Beasy Bureau tenendo conto di ogni esigenza dei nostri potenziali clienti”. Noi ci occupiamo di viaggio nel senso più ampio del termine, ma in un certo qual modo anche voi, vi occupate di aziende che hanno deciso di muoversi, di stabilirsi fuori, di prendere il largo. “Il nostro target è vasto. Per lo più sono aziende, che decidono, dietro commessa, di stabilirsi temporaneamente in una nuova zona che prima non coprivano. Se la commessa
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diventa continuativa e si trova vantaggiosa l’organizzazione del sistema, l’azienda può sempre decidere di restare. Siamo uno strumento di sviluppo sia locale che esterno. Chi viene da fuori spesso va incontro a palesi difficoltà organizzativo- logistiche. Noi facciamo un po’ da incubatori”. Lei ha intrapreso una strada diversa rispetto ai rami d’azienda della sua famiglia. Determinazione, voglia di conoscere e viaggiare sembrano essere sue prerogative. “Sì, l’avventura e la voglia di conoscere sono due cose che adoro. Ho viaggiato molto nella mia vita per lavoro e per svago. Dieci anni fa sono stata in Amazzonia. Doveva essere un viaggio d’immersioni nel Pacifico, poi, però, al ritorno, ne approfittammo per trascorrere una settimana nella foresta Amazzonica. Ricordo quando salivamo a bordo di piccole zattere costruite dai pescatori del luogo per attraversare fiumi e ruscelli. Se potessi, non farei altro che viaggiare. Quanto invidio chi lo fa per mestiere, chi fa trasmissioni in giro per il mondo. Il viaggio comodo è sempre bello, ma quello d’avventura è meraviglioso: assaggiare la cucina tipica dei luoghi, entrare in contatto con i popoli, conoscerne usanze e tradizioni è, a mio avviso, molto eccitante”. C’è un viaggio che ricorda in particolare? “Quello in Giappone. Avevo 23 anni. È stato il viaggio più bello che abbia mai fatto con la mia famiglia. Mio padre è stato consigliere di amministrazione dell’Alitalia per un paio d’anni così avemmo la possibilità di viaggiare in top class. Già il viaggio fu comodissimo e con una serie di grandi comfort: fu una bellissima esperienza. Arrivati in Giappone è stato tutto splendido, era un mondo che io non conoscevo. Era tutto nuovo ai miei occhi: il popolo, la religione, la cultura. Ricordo di essere stata molto colpita dal loro modo di porgersi. Noi eravamo già stati negli Stati Uniti, in Africa, ma non conoscevamo ancora l’Asia, per questo siamo stati molto colpiti per la diversità di costumi. La passione di mia sorella per la cucina orientale, che oggi gestisce un ristorante giapponese qui a Catania, nacque proprio allora”. C’è una caratteristica del suo carattere che la contraddistingue? “La dinamicità. Sono una persona dinamica che non si ferma mai. Questa è una caratteristica che ho sviluppato negli ultimi anni: nella prima parte della mia vita sono stata più mamma adesso, che i miei figli sono grandi, ho più tempo da dedicare al lavoro e ad altri interessi: credo di aver aperto la mia mente, di aver dato spazio alla mia fantasia, alla mia curiosità, alla mia voglia di crescere, di fare cose mie, di realizzarmi. E questa mia attività è il frutto di tutto questo”. Se domani avesse la possibilità di mollare tutto e intraprendere un viaggio, che meta sceglierebbe? “Il mio viaggio ideale sarebbe in barca, ma per rimanerci per sempre e vivere a bordo. Io e mio marito amiamo veleggiare e il senso di libertà che ci trasmette il mare. Penso che se potessi mollerei tutto e girerei il mondo in barca a vela: è il mio senso del dovere che mi trattiene, probabilmente questo rimarrà solo il mio sogno nel cassetto”.
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Foto Courtesy of Beasy Bureau
“siaMO UNO STRUMENTO DI SVILUPPO SIA LOCALE CHE ESTERNO. facciamo da incubatori per chi viene da fuori”
dall’alto: la reception di beasy bureau, l’area ristoro e un ufficio
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VIAGGIATONY di anthony failla
SIGNORE E SIGNORI ECCO A VOI I VIAGGIATONY Da questo numero Utility Magazine comincia la sua avventura all’estero grazie ad Anthony Failla. Un viaggiatore puro che per professione – avendo fatto lo stewart per la Pan Am e per la Lufthansa – e per passione, ha girato il mondo in lungo e in largo. Alle pagine di un suo personalissimo diario di bordo, da questo momento, affideremo un po’ dell’inchiostro del nostro magazine nella rubrica “I Viaggiatony”, confidando che i suoi ricordi e le sue impressioni possano suscitare nei lettori, le emozioni di chi ha visto il mondo. I suoi viaggi racconteranno ai lettori alcuni pezzi del mondo che Anthony ha visto e toccato di persona. Buon viaggio.
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ari lettori, A distanza di più di venti anni da quando ho lasciato l’Italia con l'intento di scoprire il mondo, mi ritrovo nuovamente al punto di partenza, con un “bagaglione” di esperienze, molte scoperte personali, amori e dissapori, cadute e rialzate, delusioni ed esilaranti rivincite. Lasciate che mi presenti: mi chiamo Antonio, Tony, per gli amici. In questi giorni per me difficili, mi trovo a riflettere sulla mia vita e su tutto ciò che ho fatto e mi sembra di avere completato un “circolo”, ma in senso positivo. Quando ero più giovane, me ne sono andato senza mai guardarmi indietro, divorato dalla sete di novità ed adesso riscopro ciò che avevo abbandonato, questa volta con più affetto, con la consapevolezza di trovarmi “a casa”. Spesso mi sembra che molti non si rendano davvero conto della nostra richezza culturale, della bellezza monumentale e delle risorse naturali del nostro paese. Lo so perché a lungo anche per me l’Italia rappresentava solamente un posto lontano ed arretrato... da giovani si hanno passione ed intraprendenza, ma spesso manca la capacità di apprezzare quello che ci sta davanti. Assaporando la vita, crescendo sia fisicamente che interiormente, il figliol prodigo ha ritrovato la retta via. Qualche anno fa, forse a causa di un raro virus preso in Africa o in Asia (ho lavorato tutta la mia vita come assistente di volo), dopo mesi di coma mi sono risvegliato completamente paralizzato. Nei giorni in cui la mia anima si dimenava e rimbalzava selvaggia dentro un corpo a me estraneo, erano proprio i ricordi dei miei numerosi viaggi e le immagini dei posti, i visi delle persone, i sapori e i profumi immagazzinati nella mia memoria a mantenere la mia linea di vita, la mia “lifeline”. Ho vissuto a lungo negli USA, in Sudafrica, in Giappone e in Inghilterra; conosco molto bene la Croazia, la Svezia, la Finlandia e le Hawaii e ora risiedo a Monaco di Baviera... Viaggiare e vedere posti nuovi era il mio lavoro e vorrei raccontarvi alcuni di questi viaggi, magari dividere con voi comuni esperienze. Vi prego di non esitare a contattarmi, a commentare o ad aggiungere le vostre esperienze.
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ear readers, more than twenty years after leaving Italy with the intent to discover the world, I find myself at the starting point again, with a bag full of experiences, of many personal discoveries, of love and missunderstandings, of falldowns and “resurrections”, of disappointments and exhilarating rebounds. Let me introduce myself: my name is Antonio, Tony for my friends. In these difficult days I reflect upon my life and everything I've done and it seems to me that I’ve gone “full circle”, but in a positive sense. When I was younger I left without looking back, devoured by my thirst for novelty, and now I discover what I left behind all over again, this time with affection, with the knowledge that I am “home”. I often think that many in this country don't fully realize what cultural richness, what monumental beauty and what natural resources we do have. I know because even for me, for a long time, Italy represented a faraway, backwards place. The young may possess passion, courage and initiative but they often lack common sense. After getting my taste of life and after growing up, both physically and inside, the prodigal son has found the path to wisdom. A few years ago, maybe because of a rare virus I might have picked up in Africa or Asia (I had worked all my life as a flight attendant), after months in a state of coma, I woke up completely paralyzed. After long therapy sessions and unbelievable efforts, I can now tentatively walk, I can talk, and I can hope for an improvement. As my soul was bouncing savagely inside of my estranged body, it was the memories of my many travels, the images of the places, the faces of the people, the tastes and perfumes deeply rooted into my mind that kept my lifeline going. I’ve lived long in the USA, in South Africa, Japan and the UK; I know Croatia, Sweden, Finland and Hawaii very well and I now reside in Munich... it was my job to travel and see new places and I would like to tell you about my travels, share experiences. Please, don’t hesitate to contact me, to comment or to add your own point of view. NELLA pagina a fianco: la metropolitana di monaco
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Foto © Bernd
GUTEN TAG
MONACO: CITTÀ DALLE MILLE SORPRESE GUTEN TAG MONACO: CITY OF A THOUSAND SURPRISES
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Foto © Fee-Jasmin Rompza
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aschdengas Boarisch? (Capisce il bavarese?) Salve. Vorrei iniziare il mio viaggio con voi, parlandovi della splendida Monaco di Baviera, città che è diventata la mia seconda patria dopo aver lasciato gli Stati Uniti. Con il disastroso 11 settembre 2001 persi non solo il mio lavoro a New York (presso la Continental Airlines), ma anche il mio appartamentino, molti amici e perfino la voglia di vivere. All’epoca frequentavo una scuola di recitazione a New York, nel tempo libero, dove conobbi alcuni ragazzi di Monaco che vi studiavano la regia. Loro mi aiutarono a candidarmi come assistente di volo presso la Lufthansa da cui fui fortunatamente accettato subito, e naturalmente colsi l’occasione al volo, trasferendomi a Monaco dall’oggi al domani. In pochi mesi il mio tedesco, inizialmente poco più che scolastico migliorò a tal punto che presto mi abituai alla mia nuova vita, conobbi molta gente nuova, strinsi delle bellissime amicizie con persone di tutto il mondo. Monaco è davvero una città cosmopolita e così il mio orizzonte tornò a colorirsi. Scoprii che i monacensi, sopratutto quelli della mia generazione, sono gentili e cordiali, molti parlano con l’accento bavarese che mi è tanto simpatico che cercai subito di imparare qualche parola. Conobbi anche molti amici greci e turchi che in Germania sono tantissimi. Ero felice del mio nuovo lavoro e dei miei nuovi colleghi. Inoltre, mi si aprirono le porte del mondo
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aschdengas Boarisch? Do you understand Bavarian? Hello! This time I´d like to tell you about wonderful Munich, the city which, after I left the USA, quickly became my home away from home. With the Sept. 11th 2001 attacks I not only lost my job (at Continental Airlines) but also my flat, many friends and almost the will to go on! At the time I was attending a theatre school in New York in my free time - when I met some guys from Munich who were studying directing. They helped me apply to Lufthansa for a flight attendant position, and being lucky enough to be immediately accepted, I moved to Munich without much time to think or commiserate. My German became better after a few months (from being barely conversational) and soon I got accustomed to my new life, I met new people and I made friends from all over the world (Munich is a really cosmopolitan city), so colors started coming back into my life. I found out that Munich people, especially those around my age, are nice and kind and many speak with the Bavarian accent which I so like (I tried to learn a few words right away!). I also made many friends from Greece and Turkey - there are many living in Germany -. I was happy bout my new job and my new colleagues. Moreover, the entire world was at my feet: contrary to the US, where I almost always flew the same route, here I flew to all destinations “on rotation”, to Asia, to Africa, the Americas and,
Foto © Bernd da sinistra: Viktualienmarkt monaco - MARIENPLAtZ monaco
MUSEI, PINACOTECHE, SPETTACOLI E MOSTRE DI OGNI TIPO: la città offre UN’ampia offerta culturale intero perché, a differenza degli Stati Uniti, dove volavo quasi sempre sulla stessa rotta, qui volavo a rotazione verso tutte le destinazioni: in Asia, Africa, le Americhe e naturalmente la vecchia Europa. Volavo parecchio, ma non mi mancava il tempo libero in cui scoprire a poco a poco l’incanto di questa città vivissima sotto tutti i punti di vista. C’è solo l’imbarazzo della scelta: musei, pinacoteche, chiese, mostre, spettacoli di ogni genere, una enorme offerta culturale per non parlare dei numerosi parchi e giardini. Le passeggiate lungo il verde fiume Isar che taglia la città in due, il delizioso mercatino ortofrutticolo “Viktualienmarkt”, caro ma fornitissimo di delicatezze provenienti da tutti i paesi, dove si possono mangiare i salsicciotti più buoni del mondo accompagnati dalla fantastica birra bavarese, sono indimenticabili. Il mercato è alle spalle di Marienplatz, il cuore di Monaco, piazza famosa per l’orologio che scandisce le ore facendo ruotare delle marionette per la gioia dei turisti di tutto il mondo: gli innumerevoli bar, i ristorantini, le birrerie e le pasticcerie, i locali etnici anche nel mio quartiere (Glockenbach) erano sempre pieni di gente ed “esplodono” quando fa bel tempo e ci si può sedere fuori. Sembra quasi di trovarsi al Sud Italia. In America l’auto-
of course, old Europe. I was flying a lot, but in my spare time I was eager to discover, little by little, everything this lively city had in store for me. The possibilities are unlimited: museums, art galleries, churches, shows, all kinds of events, a huge cultural agenda, and not to mention the many parks and gardens. The walks along the green river Isar, which bisects the city at its core, the cute fruit and vegetable market, the Viktualienmarkt - which is expensive, but has specialties from all over the world and where you can enjoy the world`s best sausages along with a glass of fantastic Bavarian beer - are unforgettable. Behind it is Marienplatz, the heart of Munich and the city´s main square, famous for its old clock with puppets that rotate to the tourists´delight. Even the bars, the restaurants, the cafés and the beer gardens in my neighbourhood (Glockenbach) are always full of people and “explode” when the wheather was nice and it was possible to sit al fresco. It is almost like being in southern Italy. In America, I definitely needed a car, but in Munich it´s not an absolute must. Here I could finally circulate with my bike (there are pathways everywhere) or on foot. In addition, there's a great transportation system, (subway, trams and buses) which covers even the outside areas. Winter can be rather cold due to the close proximity of the Alps, but spring and summer are glorious. I suggest visiting between the end of May and the end of September, but do keep in mind that rain is never far away!
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Foto © Kurt Weyerhauser
mobile mi era di vitale importanza, ma a Monaco non è affatto indispensabile. Qui si può circolare in bicicletta, infatti vastissimi sono i percorsi adibiti a tale scopo, oppure si può girare a piedi. C’è inoltre una fantastica rete di trasporto pubblico, che copre anche le zone fuori città. In inverno il clima è abbastanza rigido per la vicinanza delle Alpi, ma la primavera e l’estate sono gloriose. È consigliabile visitare Monaco tra la fine di maggio e la fine di settembre, ma tenete in conto che può sempre piovere. Si sa, Monaco è famossissima per l’Oktoberfest, che si tiene tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, e vale veramente la pena di goderselo, ma prenotate alberghi e biglietti aerei con largo anticipo, perché arrivano turisti da tutto il mondo. Gli Italiani “non si contano”. Vicino la stazione centrale Hauptbahnhof c’è l’ufficio della Tourist Information, dove diversi impiegati parlano l´italiano e forniscono informazioni su quasi tutto: alberghi, musei, eventi. Ho provato a lavorarci anch’io dopo essere uscito dall’ospedale, ma nonostante il lavoro mi piacesse molto, non mi era possibile raggiungere il posto con facilità a causa della mia invalidità. Per qualsiasi informazione potete anche visitare il sito www.muenchen.de. Monaco è molto accogliente per gli stranieri, la maggior parte dei miei amici sono, infatti, esuli come me: americani, inglesi, turchi, greci, croati. Anche gli italiani qui sono decine di migliaia. Basta prendere un aereo della AIRBerlin, che vola direttamente in molte città italiane, per accorgersi che è strapieno sia di tedeschi che di italiani. Una delle difficoltà maggiori a Monaco è trovare un’appartamento (che sono i più cari di tutta la Germa-
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in inverno il clima è abbastanza rigido, ma la primavera e l’estate sono stagioni gloriose It is a fact that Munich is very famous for the Oktoberfest (between the last week in September and the first week in October) and it´s worth seeing it, but book hotel rooms and flight tickets well in advance, as tourists arrive from everywhere: the States and Canada, Australia and New Zealand, Japan and all European countries. Can´t even count the number of Italians. Close to the central station (the Hauptbahnhof) there´s the TOURIST INFORMATION bureau where all employees speak English and where you can get information on almost everything, including hotels, museums and events. I tried to work there after I was released from the hospital, but it was difficult to reach because of my handycap. Also visit www.muenchen.de (and then click on the British or US flag) for various information. Munich welcomes strangers. The majority of my friends are “exiles” like me: Americans, British citizens, Turks, Greeks, Croatians. The Italians are in the tens of thousands. Just take one of the AIRBerlin planes which fly nonstop to/from many Italian cities, and you´ll realize there are not just German tourists on board. It is very difficult in Munich to find an apartment (and they are the most expensive ones in Germany), but I had incredible luck: I met a lady in a bar and as she was sipping her cappuccino, she casually asked me if I knew anyone who needed an apartment....I signed the contract that very afternoon and never regretted it! It's a small studio close to the center, close to the subway and with a
Foto © Bernd
Foto © Julian Appel
da sinistra: un momento dell’oktoberfest - particolari della stazione e della metropolitana
nia) ma io ho avuto una fortuna incredibile: ho incontrato una signora in un bar che aveva giusto un appartamento da affittare. Firmai il contratto quello stesso pomeriggio. Un monolocale, vicino al centro, vicino alla U-Bahn (metropolitana) con vista sul fiume Isar. Adoro questo piccolo buco a un tiro di schioppo dalla deliziosa Gärtnerplatz, la piazzetta con i suoi caffé, i suoi negozietti e col teatro dove diversi miei amici e amiche facevano parte del corpo di ballo. Poco lontano da casa mia, in un’isoletta sul fiume, c’è il Deutsches Museum, uno dei più famosi musei tecnici e di invenzioni del mondo. Di fronte al quale c’è l’Ufficio Brevetti Europeo, dove ha lavorato anche Albert Einstein. All’ingresso del museo c’è un irresistibile negozietto pieno di libri unici, modellini e giochi per tutte le età. Proseguendo lungo il fiume, dopo un pò apparirà il vecchio Parlamento Bavarese e poi il Friedensengel, l’angelo della pace, che con la Frauenkirche è uno dei simboli di Monaco. Potrei continuare a scrivere all’infinito, ma lascerò a voi il piacere della scoperta. Voglio solo aggiungere che in questa città è impossibile annoiarsi. Per me è una vera fortuna abitare vicino al fiume, che in estate si trasforma in una vera e propria zona balneare, con venditori di gelati e bevande, giocatori di pallavolo, i surfisti e per giunta i nudisti. E tutto a pochi passi dal centro della città. Alla fine della giornata, grazie alle campane della vicina Maximiliankirche (Kirche = chiesa), le stesse campane che anni prima annunciarono la venuta del Papa tedesco, capisco che si avvicina l’ora di cena. Ah, dimenticavo: quando arrivate a Monaco, bevetevi ein helles (una “bionda”) alla mia salute.
in winter the climate is usually cold, but the spring and summer are glorious seasons view of the Isar! I love this little slice of paradise just a stone´s throw from Gärtnerplatz, the small square with its cafés, its shops and the theatre where many of my friends performed ballet. Not far from my home, on a small isle on the river, is the Deutsches Museum, one of the most popular museums for all things technical and for inventions (it’s not by chance that in front of it is the EUROPEAN PATENT OFFICE, where Albert Einstein used to work). Near the entrance of the museum is an irresistible shop full of interesting books, model cars and airplanes and games for all ages...I used to go all the time! Going further along the river, after a while you can see the old Bavarian Parliament and then the “Friedensengel” (the angel of peace), which with the Fauenkirche is a symbol of Munich. I could go on forever, but don´t worry: I´ll hit the breaks! I can only add that it is impossible to get bored in this city. I considered myself very lucky to be living so close to the river, which in the summer would turn into a beach resort: with ice-cream and soda vendors, volleyball players, surfers and even naturists! And all this just a few paces from the city centre. At the end of the day, thanks to the Maximiliankirche´s bells, the same bells which years before had announced the election of the “German Pope”, I know it's getting close to supper time. Well, enough for today! Oh, I almost forgot: when you´re in Munich, drink “ein helles” (a beer) to my health!
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società di donatella spadaro
couch surfing:
Dammi un divano
e ti “scrocco” le vacanze
Give me a couch
and I’ll “scrounge” a vacation l’idea bislacca di un americano è divenuta un originale modo di conoscere il mondo saltando da un divano all’altro
L
a nuova frontiera delle vacanze low cost è il Couch Surfing. Potete tradurla come “scroccare la vacanza” o semplicemente nel suo significato letterale “saltare da un divano all’altro”. In realtà il Couch Surfing è molto di più. È apertura mentale, curiosità, spirito d’avventura. È una filosofia di vita, un nuovo modo di conoscere il mondo. L’idea nasce nel 2004 al programmatore americano di computer del New Hampshire, Casey Fenton, dettata dall’esigenza di trascorrere qualche giorno in Islanda spendendo poco e soprattutto trovando nuovi amici. Esaurito dal lavoro, decise di prendersi un break: aveva solo tre giorni. Trasformandosi temporaneamente in hacker entrò nella directory dell’università islandese e scrisse a 1500 studenti: “Arrivo venerdì, vorrei vedere la vera Islanda. Mi aiuti?”. Gli risposero in cinquanta e Fenton trascorse uno dei weekend più memorabili della sua vita. Dalla positiva esperienza Fenton fonda www.couchsurfing.com che conta oggi 1.665.356 iscritti in tutto il mondo, più di 230 nazioni, rappresentate da 50.000 città. La missione del sito è chiara: cambiare non solo il modo di viaggiare ma anche il modo di rapportarsi col mondo. “Il mondo è più piccolo di quello che pensi” recita lo slogan dei coach surfers. Viaggiare diventa facile e poco dispendioso e soprattutto permette di entrare vivamente nella cultura locale dei luoghi per uno scambio dai grandi contenuti etnico-culturali. Dalla Francia all’Australia, dal Madagascar al Canada, il mondo è pronto ad accoglierti in un divano. Il couch surfer viene ospitato all’interno di una famiglia e alloggiato sul divano di casa (in inglese couch). La permanenza può limitar-
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the weird idea of an american has become an original way to explore the world jumping from one couch to another
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he new frontier of a low-cost holiday is called Couch Surfing. You can interpret it by saying “scrounge a holiday”. Actually couch surfing is something more than jumping from one couch to another. It’s the opening of the mind, curiosity and the spirit of adventure. It’s a philosophic way of life, a new way to acknowledge the world . The idea was oringinated in 2004 by Casey Fenton, an american computer programmer from New Hampershire. Her idea came from the need to pass some days in Islanda spending little money and finding new friends. Exhausted from working , she decided to take 3 days holiday. Transforming herself into a hacker she entered the university directory of Islanda and wrote to 1500 students, “I arrive on Friday, I want to see the real Islanda. Can you help me?” About 50 students answered her and Casey spent a fabulous weekend in Islanda, one of the most memorable of her life. From this positive experience Casey Fenton founded www.couchsurfing.com which counts today 1.665.356 subscribers in all the world, more than 230 nations represented by 50.000 cities. From France to Australia, from Madagascar to Canada the world is ready to welcome you
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hospitality is totally free, but usually the couch surfer leaves a typical souvenir from his origins, or a small gift si al tempo di prendere una tazza di tè oppure per diverse notti. L’offerta del divano o della camera degli ospiti è del tutto gratuita e nel sito è possibile visionare il feed back di chi è già stato ospite in quella casa, garanzia della qualità del servizio. È consuetudine sdebitarsi con qualche prodotto tipico del paese d’origine o con un piccolo dono per il generoso anfitrione. Soprattutto è opportuno darsi un minimo da fare in casa, in cucina e nelle pulizie, non trattandosi di un albergo. La procedura è semplice. Si esegue l’iscrizione al sito e in base alle date e alle località di viaggio si cercano altri membri che vivono nelle vicinanze della destinazione; ci si mette in contatto con loro e si ricevono le offerte da parte di chi aderisce al programma. Ogni utente ha una sua pagina personale in cui è delineato il suo profilo: età, titolo di studio, professione, ma anche annotazioni più personali come interessi, passioni. Infine si sceglie la sistemazione più gradita, valutando anche il feedback e si parte. La community protegge se stessa attraverso un sistema di raccomandazioni e di verifica delle informazioni inserite al fine di rafforzarsi e rendersi affidabile. Non c’è distinzione di età né di sesso. È presente
on a couch. The couch surfer is hosted inside the house of a family and the couch becomes his bed. The stay can range between a time for a cup of tea or various nights. The offer of the family is totally free and on website it is possible to vision feed back of who has already lodged in the same house, to guarantee the quality of the service. Usually the couch surfer leaves a typical souvenir of his origins or gives a small gift of gratitude. If would also be appropriate if one gives a little help in the house. The praxis is fairly simple. Just follow the admission on site and based upon the dates and location of your journey, other members near that destination are seeked; they contact one another and receive offers from who accepts the programme. Every cliente has a personal page in which includes his/her private profile: age, study, occupation, but also personal notations like interests and passions. Lastly you choose the arrangement that you like best, also evaluating feed back and then it’s time to depart. The community protects itself through a system of recommendations and verifying information inserted to reinforce and render themselves trustworthy. There is no distinction between age and sex. All can discover couch surfer. On average it deals with students and professionals of alternative journeys, but the phenomenom is beginning also between common people who want to break the monotony of daily lives through new experiences, cultures and friendships. In other words couch surfing isn’t only a way to find free accommodation all around the world: but consists in creating connections that cross the oceans, continents and cultures.
tutti possono scoprirsi couch surfer. in media sono studenti e viaggiatori alternativi, ma il fenomeno prende piede anche tra la gente comune che ha voglia di fare amicizie un’apposita sezione dedicata alle viaggiatrici, con tanti piccoli suggerimenti e accorgimenti per il gentil sesso. Tutti possono scoprirsi couch surfer. In media si tratta di studenti e professionisti del viaggio alternativo ma il fenomeno sta prendendo piede anche tra gente comune che ha voglia di rompere la monotonia quotidiana attraverso nuove esperienze, stimoli culturali e amicizie. L’Emilia Romagna è la regione italiana maggiormente apprezzata dai fruitori del servizio con nove province, tra le 50 città italiane più visitate. Il Couch Surfing supera la formula collaudata dello scambio della casa tuttora in voga. Il programma Home Exchange consiste, infatti, nello scambio della propria casa con quella di qualcun altro per il periodo delle vacanze. Il film “L’amore non va in vacanza” diventa quindi una possibile realtà. Un modo per vivere la cultura del paese ospitante e del suo popolo, passando anche dall’arredamento e dai vicini, in assenza dei proprietari di casa. Persone dapprima sconosciute scambiano le loro vite connettendosi attraverso un pc al fine di creare degli scambi educativi. Il Couch Surfing invece, non è soltanto un modo per trovare sistemazione gratuita in giro per il mondo: consiste piuttosto nel creare connessioni che attraversano oceani, continenti, culture.
IN RETE www.couchsurfing.com: il principale sito di riferimento www.hospitalityclub.org : club fondato nel 2000 dal tedesco Veit Kühne che attualmente supera i 324.000 membri in 209 paesi. Gli iscritti offrono un alloggio gratuito e assistenza durante il viaggio. L’iscrizione è free ma è necessario fornire gli estremi del documento d’identità al fine di permettere l’identificazione, come garanzia di sicurezza per chi ospita o viene ospitato. www.servas.it : organizzazione internazionale non governativa che difende la causa dell’integrazione etnica e della pace nel mondo agevolando i contatti tra individui di diversa cultura e civiltà, al di sopra di divisioni e pregiudizi. Per iscriversi a Servas bisogna versare una somma di denaro finalizzata alla copertura delle spese di segreteria. L’iscrizione è subordinata a un’intervista conoscitiva per accertare che la persona condivida pienamente i principi dell’associazione. www.wwoof.it : Wwoof, ossia World Wide Opportunities on Organic Farms (opportunità nelle fattorie biologiche del mondo) è un’organizzazione no-profit che mette in contatto le fattorie biologiche con chi voglia, viaggiando, offrire il proprio lavoro in cambio di vitto e alloggio. L’associazione nasce in Inghilterra nel 1971 da un’idea di Sue Coppard che, essendosi trasferita a Londra, sentiva la mancanza della vita di campagna. Fece pubblicare su un giornale un annuncio finalizzato a mettere in contatto le fattorie biologiche che necessitavano di aiuto e tutte quelle persone che, come lei, volevano vivere l’esperienza della campagna solo nel fine settimana. L’immediato successo dell’iniziativa la porta a creare un’organizzazione in grado di gestire il rapporto viaggiatori-fattorie con efficienza e regole certe.
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UTILITY
societĂ di laura vento
tutta l’italia ha voglia di gardening
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“Non è facile avere un bel giardino: è difficile come governare un regno” Herman Hesse
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n generale, sulla base di teorie scientifiche, è noto come l’ambiente geografico possa essere determinante per la realtà biologica, psicologica e sociale dell’uomo. Ma, al di là delle teorie elaborate dalla scienza, sarà capitato a chiunque, nella propria vita, di sentire il bisogno di accostarsi in qualche modo alla natura, per trarne energia o per scaricare in qualche modo la tensione accumulata quotidianamente. Sicuramente è l’arrivo della primavera a stimolare la ricerca di questo contatto ed è più facile che, proprio in vista della bella stagione, si risvegli dentro ognuno di noi una voglia più o meno forte di “verde”. Ma non sempre la finalità è meramente estetica e visiva, o volta a un’azione antistress: accanto a quello per fiori e giardini, comincia a intensificarsi l’interesse comune verso la coltivazione di un orto personale, che per molti traduce la volontà di riuscire a portare in tavola un prodotto di qualità, controllato e sicuro. Allora ci si dedica a un pezzo di terra, nel quale sia possibile coltivare il proprio orto e dal quale raccogliere frutta, ortaggi o piante aromatiche personalmente coltivate; opportunità non limitata solamente a chi dispone di uno spazio all’aria aperta, ma anche di un semplice terrazzo. E se per molti il gardening è un istintivo ritorno al contatto con la terra o un banale passatempo, per tanti altri invece diventa una vera e propria passione. Anche in Italia negli ultimi anni, come già succede da tempo nei Paesi d’oltralpe o negli Stati Uniti, questa passione sta, a dir poco, spopolando: secondo un’indagine della Coldiretti del 2009, pare, infatti, che circa il 37% della popolazione italiana si dedichi al giardinaggio o alla cura dell’orto. E il mercato immediatamente risponde, dettando stili e mode da seguire, e creando dei canali (riviste specializzate, siti web, eventi e manifestazioni), dentro i quali ci si può addentrare per potere assecondare il proprio “pollice verde” o per essere guidati da aziende e persone specializzate nel settore. Se, infatti, il fai da te può risultare divertente in una fase iniziale, questo lascia presto il posto a una progressiva smania di sapere. Dunque, l’aiuto di esperti, spesso, si rivela necessario per ottenere un risultato eccellente (armonia tra estetica, aspetto funzionale e fattibilità), dal momento che molti fattori sono da tenere in considerazione in fase progettuale, come per esempio la morfologia del territorio, l’esposizione, la grandezza o il contesto circostante, e non sempre si posseggono nozioni di questo tipo. La moda del momento nel gardening è il giardino di tipo mediterraneo forse perché, come ci sottolinea Anna Lo Porto, responsabile dell’omonima azienda familiare e specializzata nella produzione di piante mediterranee, tropicali e subtropicali, “piante come l’ulivo, il mirto, la ginestra o gli agrumi, dato il cambiamento climatico degli ultimi anni, attecchiscono facilmente in zone in cui prima non era possibile impiantarle; inoltre, essendo esteticamente gradevoli e non necessitando di cure parti-
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Foto © Antonio Androsiglio
colari, sono spesso preferite ad altre specie più delicate”. I servizi offerti da vivai di produzione e vendita sono molteplici: oltre alla produzione e commercializzazione dei propri prodotti, i vivaisti si propongono anche come garden designers e si specializzano nella coltivazione di prodotti ricercati e destinati a una fetta di mercato medio-alta. Si può parlare, a tal proposito, della rosa, definita da Saffo “regina dei fiori”, che viene ricercata nelle sue varietà più rare e insolite, come accade nell’azienda agricola “La campanella”, sita a Cervarese S. Croce (Padova) e specializzata nella produzione di rose antiche e da collezione: il vivaio propone novità di propria creazione e un’attenta selezione di rose provenienti dai maggiori ibridatori. Oppure si può menzionare l’azienda siciliana “Gli Aromi”, specializzata nella produzione e commercializzazione di piante officinali e aromatiche, e diretta da Enrico Russino, il quale, oltre a confermare la recente crescita del settore, ci spiega come la coltivazione di piante aromatiche si sia fortemente affermata e sia diventata una vera e propria moda. Piante aromatiche classiche come la menta, la salvia, il timo o la maggiorana vengono coltivate e destinate sia all’alta ristorazione, sia all’abbellimento dei nostri giardini e terrazzi. Accanto alle classiche piante aromatiche,
rose e piante aromatiche, spazio alla fantasia dei garden designers
Rose: ecco le star del giardino Hanno i nomi di splendide donne dello spettacolo o di eventi importanti della storia. Non sono grosse imbarcazioni o nomi in codice di azioni militari, ma rose dalla particolare bellezza selezionate da vivaisti con la passione per la ricerca e la sperimentazione. Le ultime arrivate sono il frutto dello studio di Tom Carruth, 60enne texano che negli anni ha messo a punto 23 spettacolari varietà che si distinguono per la rara bellezza, la resi-
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stenza, la facile manutenzione, la rifiorenza e naturalmente il profumo. Tra queste la Marilyn Monroe, biondo miele e dal profumo delicato, la Barbara Streisand, quasi viola, compatta e dal profumo intenso o la Fourth July (data dell’indipendenza americana), alta fino a tre metri, vengono commercializzate in Italia dal pistoiese Barni (rosebarni.it) e dal fiorentino Nicola Cavina (lerosedinicolacavina.it). (J.T.)
Foto © Vivaio Valfredda
dal carciofo al finocchio all’origano selvatico, si apre la nuova frontiera dell’arredo urbano l’azienda propone anche nuove varietà di piante, come il timo-lime, la salvia-arancia, e promuove la coltivazione di piante quasi scomparse, come la stevia, piccola erbacea arbustiva perenne della famiglia dei crisantemi, nativa delle montagne fra Paraguay e Brasile e dalle straordinarie proprietà dolcificanti. Ma il trend generale delle piante aromatiche coinvolge non solo il privato, ma anche l’ambito pubblico, e cioé l’arredo urbano, per il quale, come sostiene Walter Angeli, Responsabile commerciale del vivaio Valfredda, sito in Franciacorta e specializzato nella produzione di piante erbacee perenni, da fiore, acquatiche e, da qualche anno, di erbe decorative, “s’impronta un nuovo modo di fare giardinaggio: visto che lo scopo è quello di avere un risultato del tutto naturale, per le decorazioni degli spazi pubblici è stato ideato l’utilizzo di essenze ed erbe decorative, caratterizzate da esigenze idriche e di manutenzione limitatissime, abbinate a erbe a fiore (resistenti alle alte temperature estive). Accade, dunque, che nelle aiuole delle nostre città fiorisca il Cynara Scolimus (carciofo), preferito per il suo effetto cromatico e per il fatto che garantisce ottime infiorescenze autunnali e invernali, e che nei terrazzi e giardini dei privati venga coltivato a scopo ornamentale il finocchio a foglia verde o rossastra abbinato all’origano selvatico”. In questo senso, la realizzazione di manifestazioni uniche e originali, come fiere nelle quali sia possibile ammirare installazioni verdi o partecipare a degustazioni e percorsi olfattivi, diviene un impegno quasi irrinunciabile per i vivaisti e per gli appassionati del gardening. Secondo questa prospettiva, anche Internet offre tantissime opportunità: in rete è possibile trovare qualsiasi tipo d’informazione riguardante l’arte del giardino, restare costantemente aggiornati sulle iniziative promosse in territorio nazionale, ma anche acquistare e scambiare semenze rare o antiche con altri appassionati. at the bookshop “L’orto di un perdigiorno. Confessioni di un apprendista ortolano” di Pia Pera. Edizioni Teadue/Ponte delle Grazie, 2003. “La botanica del desiderio, il mondo visto dalle piante” di Micheal Pollan. Edizioni il Saggiatore, 2005. “Pollice verde. Il giardinaggio: un hobby, una filosofia, un’arte” di Ippolito Pizzetti. Edizioni BUR Biblioteca Universale Rizzoli (collana Saggi), 2006. on line www.giardinaggio.it www.giardinaggiofacile.it www.guerrillagardening.it www.compagniadelgiardinaggio.it www.zr-giardinaggio.it www.rose.it it.gardening.eu
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UTILITY
società di alberto pagliassotto
dal peer to peer
al car to car U l’ultima frontiera dell’autostop n pollice alzato, uno zaino sulle spalle e un cartello di fortuna con indicata la meta desiderata. Questi tre particolari sono, nell’immaginario collettivo, riconducibili alla figura dell’autostoppista, viaggiatore avventuroso, ma spesso disorganizzato e votato al buon cuore dei guidatori. Questa tipologia di viaggiatore si è evoluta di pari passo con la società e la tecnologia, e difficilmente al giorno d’oggi troverete ragazzi e ragazze al bordo di una strada in attesa di un passaggio che potrebbe non arrivare mai. Il pollice alzato c’è sempre, così come il desiderio di esplorare, non lungo il ciglio di una carreggiata, ma online. In rete, infatti, sono presenti moltissimi siti dove viandanti appiedati e conducenti solitari trovano la soluzione ai loro problemi logistici, organizzando il cosiddetto carpooling. L”auto di gruppo” o “concarreggio” è una modalità di trasporto che consiste nella condivisione di automobili private tra un gruppo di persone, con il fine principale di ridurre i costi del trasporto. È uno degli ambiti d’intervento della mobilità sostenibile, ed è un modo di muoversi molto utilizzato in ambienti lavorativi o universitari, dove diversi soggetti, che percorrono la medesima tratta nella stessa fascia oraria, si accordano per viaggiare insieme. È una pratica molto diffusa sia in America, dove in autostrada esistono corsie preferenziali per chi trasporta almeno quattro persone sul proprio veicolo, che in Europa del Nord, e sta prendendo piede anche nel nostro Paese. La società
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l’auto di gruppo è una modalità di trasporto che consiste nella condivisione di automobili tra un gruppo di persone autostrade sta promuovendo con sconti e corsie veloci in alcuni caselli la condivisione dell’auto. Dal 2009 sulle autostrade A8 e A9 sono state introdotte riduzioni sull’importo del pedaggio autostradale per chi fa carpooling. Il passeggero, indicando luogo di destinazione e periodo di arrivo, trova il modo di raggiungere la propria meta, partecipando alle spese di viaggio, e il conducente, riempiendo il proprio mezzo, riesce a diminuire i costi e ad aiutare chi, altrimenti, non potrebbe spostarsi agilmente da un luogo all’altro. Non resta che pensare a dove voler andare e alzare il pollice virtuale.
online www.autostradecarpooling.it www.postoinauto.it www. roadsharing.com www.chepercasovai.it demo.carpooling.it www.carpoolinglombardia.it www.tandemobility.com www.mitfahrgelegenheit.de
From peer to peer
to car to car The Last frontier of Hitchhiking
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thumb in the air, a rucksack on your shoulders and a fortunate roadsign with your dreamt destination. These three particulars are in the collective imagination referring to the figure of the hitchhiker, adventurous traveller, but often disorganized and dependent upon a good hearted driver. This type of traveller has evolved together with the society and technology, something that is difficult to find in youngsters today on a road, waiting for a ride that could possibly never arrive. The thumb in the air is always present, just like the curiosity to explore, not necessarily on the road but on-line. Infact on network, there are many websites where passers by foot and solitary drivers find a logic solution to their problems, organizing the so said carpooling. The car group is a way of dividing a private car between a group of people, reducing the costs of transport. It’s a sustainable mobility project and is a logic way to move, used a lot in working and university enviroments. It is also very diffused and pratical in America, where on the highway you can find preferential lanes for cars that carry 4 or more passengers. And the north of Europe, and also starting in our country. The motorway company is promoting it by giving discounts and fast lanes in some of the toll boxes for the sharing of automobiles. From 2009 a reduction on the motorway toll has been introduced on the A8 and A9 for who undertakes carpooling. The passenger indicates place and destination and the period of arrival, finds a way to get to there, sharing the costs of the eventual trip, and the driver filling up his own car, helps to reduce his costs and gives a hand to who otherwise could not travel in a nimble manner from one place to another. There is nothing left for us to do but think of where to go, when to do it and put up our virtual thumb. Bon Voyage!
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UTILITY
in viaggio con di junio tumbarello
alessandro Cecchi Paone:
esploratore dei tempi moderni
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nella foto: cecchi paone a bordo di “palinuro”, la nave scuola della marina Courtesy of Alessandro Cecchi Paone
onosciuto dal grande pubblico per i suoi documentari, le trasmissioni come “La Macchina del Tempo” o “Appuntamento con la storia” e i suoi viaggi su Marcopolo, il canale di cui è direttore di rete su Sky, Alessandro Cecchi Paone, classe 1961, gira il mondo in lungo e in largo per lavoro e per passione. Per chi non lo sapesse ha debuttato “in bianco e nero” nel 1977 sulla Rai come conduttore di un tg per ragazzi. Oggi, tra un documentario e un impegno televisivo, è professore di Storia, Teoria e Tecnica del Documentario all’università di Milano Bicocca e Napoli Suor Orsola Benincasa, e insegna giornalismo, marketing e comunicazione culturale in alcuni master di prestigiosi atenei italiani. Assieme a lui gli italiani hanno potuto conoscere, tra le altre cose, il tragitto di Ulisse, il viaggiatore per antonomasia e le gesta di Alessandro Magno, di cui Cecchi Paone sta ancora cercando la tomba. Utility Magazine ha chiesto al noto giornalista ed esploratore, di raccontare la sua vita in viaggio, alla scoperta della storia e delle meraviglie del mondo. Che importanza ha il viaggio nella tua vita? “Il viaggio per me non si limita a essere un elemento importante ma è l’asse portante. Io sono in viaggio per lavoro praticamente da 35 anni. La mia professione di documentarista, giornalista,
Il viaggio è l’asse portante della sua vita. ha girato il mondo in lungo e in largo per lavoro e per passione, alla scoperta della storia e delle meraviglie del passato
reporter ed esploratore, mi ha portato e mi porta tuttora in giro per tutto il mondo. Senza contare la quotidianità che è fatta di riunioni, incontri, convegni, congressi e che mi costringe a viaggiare ininterrottamente. Il viaggio è la mia vita, anche perché rappresenta un perno della mia sfera personale e privata”. Tra i tanti luoghi in cui hai vissuto, uno di questi è la Spagna. “Sì, perché i miei amori femminili e maschili, sono sempre stati anch’essi “fuori porta”. Non sono stato stanziale neanche in quello. La mia prima fidanzata era persiana. La donna con cui sono stato sposato per sette anni era spagnola, due ragazzi siciliani e uno olandese. Insomma per me il viaggio è veramente il perno dell’esistenza, sia professionale che privata”. Ricordi qualcosa del tuo primo viaggio? “Tutta la mia famiglia era fatta di viaggiatori. Per passione e necessità. Ricordo sempre di aver viaggiato, magari in auto da una parte all’altra d’Italia per andare a trovare parenti e amici. Il viaggio più bello che io ricordi è quello fatto a Venezia. Era il primo viaggio in aereo - dovrei avere avuto tra i dodici e i tredici anni - in compagnia dei miei e di mio fratello. Perché mi è rimasto impresso proprio quello? Eravamo tutti insieme, la prima volta in una grande città e con in aereo. Fu una sorta di battesimo del viaggio e lo ricorderò sempre”. E il viaggio più brutto? “Devo dire di essere un uomo fortunato. Di viaggi terrificanti non ne ricordo: certo c’è stato qualche spostamento per lasciare una persona per una storia d’amore finita o perché qualche parente anziano, come è nella logica della vita, è venuto meno. È chiaro che, facendo questo mestiere, mi è capitato di ammalarmi durante qualche giro per il mondo mentre giravo dei documentari. Nel deserto della Mauritania mi è venuta la febbre a quarantuno gradi e quando sono salito sull’aereo dell’Air France a Nouakchott, mi è sembrato il paradiso. Insomma non ricordo nessuna esperienza catastrofica legata ai viaggi che ho compiuto fortunatamente”.
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nella foto: cecchi paone a bordo di “palinuro”, la nave scuola della marina Courtesy of Alessandro Cecchi Paone
Il viaggio migliore si fa da soli o in compagnia? “Dipende dal momento. Ho intrapreso il classico viaggio formativo in America subito dopo la maturità. Avevo diciannove anni, sono stato da solo in giro per l’America ininterrottamente per due mesi. Sono stati sessanta giorni di conoscenze, amori e rapporti di ogni genere. Penso che la cosa più bella del partire da solo è che non rimani da solo. Durante i miei viaggi in solitario ho conosciuto tanta gente e ho fatto molte amicizie, alcune delle quali durano ancora oggi. Il viaggio da soli, lo consiglio perché non si resta soli quasi per niente. Praticamente già in aereo o in treno, durante il viaggio d’andata, conosci qualcuno”. C’è chi dice che essendo soli in viaggio si è più recettivi, si assorbe di più dai popoli, dalla gente che s’incontra. “Sì, sono d’accordo. Anche perché meglio partire soli se non si è accompagnati da persone con cui si ha una grande intesa. In quel caso è stupendo, così come mi è accaduto con un amico e assistente durante un viaggio in Australia. In tutti gli altri casi è meglio
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“oltre ai viaggi reali, ne ho fatti tanti immaginari come quello con ulisse, simbolo per eccellenza dell’uomo esploratore, ripercorrendo il suo ritorno a casa da troia” vedere cosa ti offre la vita mentre sei in viaggio da solo”. Se ti dicessero di poter fare un viaggio con un personaggio immaginario o della letteratura, con chi partiresti? “Io ne ho già fatti parecchi di viaggi immaginari. Perché ho scritto ben due biografie di Ulisse, simbolo per eccellenza dell’uomo viaggiatore, una per Rizzoli Skirà e una per Armando Curcio. Con Ulisse ho fatto dei viaggi epici come quando ho ripercorso con una nave a vela della marina il suo percorso nel ritorno da Troia. Un altro personaggio con cui ho viaggiato è Alessandro Magno: l’ho seguito nella sua incredibile avventura cominciata da un piccolo paesino della Macedonia fino all’India”. E poi ci sono tutti i documentari e i reportage de “La Macchina del Tempo”. “Sì, è un programma che ho condotto per dieci anni e nel quale ho fatto mol-
ti viaggi con personaggi immaginari e della letteratura”. Ma c’è un viaggio con qualcuno che non hai ancora fatto e che vorresti fare? “Vorrei continuare il mio viaggio con Alessandro Magno raccontando la fine della vita del grande conquistatore. Un tema a cui Valerio Massimo Manfredi si è dedicato, sebbene non abbia potuto affrontarlo fino in fondo. Manfredi non è arrivato, infatti, nel luogo dove potrebbe essere la tomba di Alessandro. Io ho avuto la fortuna di vedere la tomba di Filippo II, chiusa da Alessandro con le sue mani e poi mai più riaperta. Pensa che sono passati ventitré secoli e quella porta ha ancora l’impronta della mano di Alessandro, il figlio di Filippo II, perché gli archeologi sono entrati dal soffitto. Riuscire a raggiungere la tomba di Alessandro rappresenterebbe un viaggio legato all’ultima grande
Foto © Antonio Androsiglio
scoperta dell’archeologia classica, che non è stata ancora fatta”. E quindi il viaggio nella dimensione di vedere, toccare, visitare, accarezzare luoghi e cose che sono state viste, toccate e accarezzate da altri è una componente importante… “Seguire la strada tracciata da altri uomini è forse la cosa migliore per fare un viaggio che abbia un senso. Pensa cosa significa ripercorrere, oggi, la via della seta o la strada di Alessandro Magno attraverso l’Iran, l’Iraq, l’Afghanistan, il Pakistan e l’India: significa ritrovarsi ventitré secoli dopo nel cuore della storia, anche della storia negativa, perché ora, come allora, in questi luoghi, ci sono guerre e problemi di ogni genere”. Che viaggi molto ce l’hai detto, ma quando sei fermo, viaggi con la testa? Quanto conta la fantasia nella tua vita? “Contrariamente a molti personaggi in
movimento come me, io ogni tanto mi fermo e devo stare immobile. Un mese l’anno mi fermo nella mia casa al mare e vivo tra il letto e la sdraio. Mi fermo, ma continuo a viaggiare con la testa, specie la sera prima di addormentarmi. E questo è un guaio, perché spesso poi non mi addormento più. Faccio un sacco di progetti, alcuni dei quali poi per fortuna si realizzano. Spesso però finisce che poi non dormo. E poi ho un altro modo per viaggiare: sogno moltissimo. Ho imparato a ricordare i miei sogni e anche a spiegarli. Vado a letto la sera cercando di programmare i miei sogni”. Ma qual è la tua meta del buen ritiro dove ti fermi per un mese all’anno? “È Positano sulla costiera amalfitana. Però magari prima o poi mi organizzerò per rilassarmi qui in Sicilia”. Cosa hai in programma per chi ti segue? Cosa bolle nella tua pentola? “Da parecchi anni sono direttore del ca-
nale Marco Polo sulla piattaforma Sky. Ovviamente un canale di viaggi: l’unico in Italia fatto da italiani, in Italia sull’Italia, per l’Italia. E il successo ci ha consigliato di andare anche in edicola. E proprio ora a febbraio esce Marco Polo in edicola. Sarò io il direttore responsabile come nel canale. Dalla Macchina del Tempo venne fuori una rivista e andò benissimo. Speriamo di fare il bis”. Il tuo prossimo viaggio? “Potrebbe essere qui in Sicilia a Salemi, se va in porto l’idea di Vittorio Sgarbi di darmi una delega in linea con le mie conoscenze. Nella sua ritrovata pace e generosità nei miei confronti vorrebbe offrirmi diverse deleghe, ma io accetterò solo se riusciremo a trovare un ambito in cui essere utile per le mie competenze. In quel caso potrebbe cominciare per me un nuovo e interessante viaggio in Sicilia da aggiungere agli altri che ho già fatto in passato qui per lavoro, per passione, per vacanze e per amore”. Un viaggio, quello che ti porta qui, che penso ti potrebbe piacere intraprendere. La Sicilia, quando l’assaggi, non ne puoi più fare a meno.
Foto © Antonio Androsiglio
“mi piacerebbe trovare la tomba di alessandro magno: significherebbe fare un viaggio legato all’ultima scoperta dell’archeologia classica, che non è stata ancora fatta”
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QUESTIONE DI W W W. S T Y L O R E N TA C A R . C O M Visibilità del marchio, qualità dei servizi e una politica commerciale giovane e aggressiva: sono queste le chiavi del successo dell’autonoleggio più turistico d’Italia. Stylo Rent ha voluto legare l’immagine del proprio brand a prestigiosi eventi dello sport, del turismo e dello spettacolo
PROMO
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tylo Rent a Car, l’autonoleggio più turistico d’Italia, continua a perseguire gli obiettivi della sua giovane e vincente politica commerciale. Gli ingredienti del successo? Grande visibilità, prezzi competitivi e qualità dei servizi offerti. Stylo ha voluto legare a doppio filo il proprio marchio all’immagine dello spettacolo, del turismo e dello sport, del grande sport per l’esattezza, coniugando l’enorme visibilità e il relativo ritorno pubblicitario - garantita dalla stabile presenza in alcuni dei templi del calcio professionistico italiano - al desiderio di trasmettere un’immagine di brand giovane e al passo con i tempi. Tra il 2008 e il 2009, Stylo Rent a Car ha rivestito il ruolo di main sponsor della squadra di casa allo stadio Renzo Barbera di Palermo. Stylo ha avuto un ruolo da protagonista anche allo Stadio Olimpico di Roma: l’anno scorso come sponsor della Lazio, quest’anno direttamente sul campo da gioco, acquistando diversi spazi pubblicitari per le partite casalinghe dell’A.S. Roma. Inoltre Stylo, in quanto realtà imprenditoriale italiana sana e produttiva, nata a Palermo dalla creatività e dall’ingegno del suo deus ex machina, l’ingegnere Vincenzo Meola, è stata anche fornitore ufficiale dei giocatori dell’US città di Palermo. Grandi campioni come Federico Balzaretti, Fabio Henrique Simplicio, Edinson Cavani, Abel Hernandez, Javier Pastore, Nicolas Bertolo, Igor Budan e Giorgio Chiellini scelgono le moderne citycar Stylo Rent. Per il 2010 Stylo Rent a Car, ha scelto di proseguire la sua politica d’investimento nel mondo del calcio, coerentemente al proprio
posizionamento strategico e al perseguimento degli obiettivi della sede di Torino, credendo nel Torino FC, una delle più antiche e gloriose bandiere del calcio italiano. La partnership del Toro con Stylo si è strutturata su due livelli: il primo basato su di una tradizionale fornitura di mezzi alla società per le proprie esigenze di logistica, il secondo volto, invece, al desiderio d’integrare il piano di comunicazione 2010 del Torino FC con quello di Stylo Rent a Car. Il marchio Stylo è apparso sui rotor a bordocampo e sui maxi schermi allo stadio Olimpico di Torino e, compiendo un notevole salto di qualità nella visibilità d’insieme del brand, per la prima volta sulle maglie della squadra di casa in occasione dei match di cartello Torino-Lecce ed Empoli-Torino. Ultimo ma non meno importante, Stylo e Utility Magazine grazie al loro legame con il Torino FC sono stati protagonisti in tv nella trasmissione Games in onda sui canali del bouquet Sky sport, consolidando ancor di più l’immagine di brand moderni, dinamici e in continua ricerca di nuovi sbocchi per la propria comunicazione. In particolare l’amministratore di Stylo rent a car, Marisa Stropiana, ha portato a Games la testimonianza di come Stylo e Utility siano realtà nazionali, con il fermo desiderio di trasmettere la propria tradizione di portafortuna in ambito sportivo al mondo del Torino FC, considerato il momento di poca fortuna sportiva per la squadra granata. Profezia in seguito avveratasi visto che il team è in netta ripresa da quando il brand Stylo è apparso allo stadio Olimpico piemontese.
STYLO RENT SCENDE IN CAMPO CON IL TORINO FOOTBALL CLUB La partnership tra Stylo Rent a Car e la Cairo Communication, iniziata nel 2009, con la partita Torino-Grosseto ha riscosso un notevole successo e l’innovativa campagna di comunicazione messa a punto ha permesso ai partner di Stylo, la visibilità su un palco prestigioso, quello della Cairo Communication e dei suoi eventi. Dopo i positivi risultati dei granata contro il Grosseto e l’Empoli, la società di autonoleggio più turistica d’Italia, già main sponsor e partner commerciale dei granata, è anche scesa in campo con una prestigiosa e vantaggiosa iniziativa nei confronti del mondo granata. Stylo, infatti, ha premiato con un week-end gratis a bordo di un’auto ecologica Rolando Bianchi, il calciatore che ha segnato il primo gol nella partita Torino-Brescia. Stylo ha anche riservato il dieci per cento di sconto sul noleggio agli abbonati e ai fans del Toro. “Siamo contenti di essere stati accanto al Torino Fc, perché è una squadra che rispecchia con la propria tenacia lo spirito della nostra azienda – ha detto Marisa Stropiana, amministratore di Stilo s.p.a. - la partnership con il Torino Fc consente alle società come la nostra che investono nella comunicazione e in innovative iniziative di co-marketing, di interagire con altri grandi realtà imprenditoriali del nostro Paese. Tutto ciò nell’ottica che l’unione fa la forza”.
STYLO E UTILITY PROTAGONISTI DI GRANDI EVENTI
Dall’alto in senso orario: l’esultanza dei rosanero in occasione della vittoria contro il Milan nella stagione 2008/09; sul set dello spot Colombino; Edy Cavani; l’ufficio torinese di Stylo con la pompa di benzina caratteristica di tutte le sedi.
Comunicare è esserci. Saper comunicare è esserci al momento giusto. Stylo, insieme con Utility e i suoi partner ha deciso di essere presente negli eventi di maggiore prestigio in campo culturale, turistico e sportivo. Stylo e Utility, parteciperanno nel corso dell’anno - come è accaduto in occasione dell’ultima edizione della Borsa Internazionale del Turismo di Milano, di Piazza di Siena, dei Mondiali di Nuoto e la coppa del Mondo di Sci Alpino Femminile a Cortina - ad altri prestigiosi eventi di carattere sportivo, mondano e culturale. Utility, nella veste di magazine aziendale di Stylo e del nascituro club Stylo, sarà presente a Padova in occasione di “Vacanze Week-end 2010” , ma anche al Lingotto di Torino per “Vacanze Week-end Tour”. Tra le altre cose, a Ottobre 2010, saremo presenti al TTI (Travel Trade Italia) di Rimini, un evento che promuove il turismo italiano nel mondo. Dal 14 al 19 aprile Utility e Stylo scenderanno in campo secondo un collaudato gioco di squadra al Salone Internazionale del Mobile (alla sua 49ma edizione) quale punto di riferimento della scena internazionale non solo del Settore Arredo-Casa, ma – in generale – del business internazionale.
PALERMO Passerella Stazione Notabartolo Tel./Fax 091.6826794 Mob. 339.6008329 Piazza Principe Camporeale h24 | Tel. 091.6512117 Via La Marmora 71/79 h24 | Tel. 091.343675 Via Francesco Crispi 94 Tel. 091.521513 CATANIA Stazione Centrale Tel. 095.535693 Mob. 339.6008329 ROMA Via Flaminia 362 Mob. 349.4396326 Mob. 349.3104808 TORINO Corso Francia 4bis/A Tel. 011.4730451 MILANO
La sfida di Stylo Rent a Car continua. E così dopo Torino e Milano, anche Roma ha il suo avamposto Stylo a Fiumicino: una sede operativa da cui sarà possibile raggiungere i luoghi più strategici dell’Italia centrale. In programma, ad aprile, l’apertura di una sede all’aeroporto di Bergamo Orio al Serio, e per la stagione estiva a Pantelleria. A Milano, nel 2009, Stylo aveva aperto i battenti dentro la stazione ferroviaria Porta Garibaldi, accanto all’omonima porta storica, in piazza Sigmund Freud, che con un traffico pendolare di circa 25 milioni di passeggeri all’anno rappresenta la seconda stazione del capoluogo lombardo. Stylo Rent ha scelto di collocarsi dal punto di vista logistico non solo nei tradizionali “luoghi del noleggio”, come gli aeroporti o le stazioni, ma anche nei luoghi del cosiddetto noleggio di prossimità. I consumatori modificano costantemente le proprie attitudini di spesa, stabilendo le loro priorità in funzione del reale potere d’acquisto disponibile. “Stylo Rent non vuole essere semplicemente un nuovo car rental, ma vuole distinguersi per una politica commerciale del tutto nuova nel settore - spiega Marisa Stropiana, l’amministratore di Stylo Rent - la nostra è un’azienda che si adatta alle esigenze dei propri clienti. Offriamo in tutti i nostri punti di noleggio servizi che generalmente non sono garantiti dai competitor come la consegna dei veicoli a domicilio, i servizi navetta tradizionali dagli aeroporti e servizi navetta personalizzati, senza contare che siamo gli unici a offrire attraverso la nostra fidelity card una raccolta punti tramutabile in denaro cash”. L’anno scorso Stylo Ha conquistato anche il mercato di Catania aprendo una sede nella centralissima stazione della città del Liotru, nella grande piazza Giovanni XXIII nella quale confluiscono alcune tra le arterie viarie più importanti e trafficate della città. Con l’apertura della sede catanese, la società di car rental ha inaugurato un progetto di espansione sul territorio della Sicilia orientale che ha consentito ai clienti e partner, le cui attività trovano sede a Messina, Taormina e Siracusa di usufruire dei servizi di Stylo.
Porta Garibaldi Tel. 02.65560642 NUMERO VERDE 800-910680 WWW.STYLORENTACAR.COM WWW.COLOMBINO.EU
COLOMBINO SOTTO I RIFLETTORI Novità anche per l’ultimo nato in casa Stilo: Colombino, il navigatore satellitare intelligente. Sono state portate a termine le riprese del video di Colombino. Un’allegra combriccola formata da professionisti del piccolo schermo e del palcoscenico ha percorso in lungo e in largo l’Italia per girare un video su Colombino, la prima guida turistica elettronica nata dall’idea dell’ingegnere Vincenzo Meola. L’allegra combriccola in questione è formata dalla fotomodella Francesca Martinez e da Rosario Terranova, Emanuela D’Antoni e Giorgia Lo Grasso, tre dei componenti de Il Gruppetto. Il Gruppetto, di cui fa parte anche Giuseppe Sorgi, autore dei testi dell’esilarante compagnia comica, è conosciuto al grande pubblico - tra le altre cose - per gli sketch de “La famiglia Lo Cicero” che hanno spopolato su Zelig e al Maurizio Costanzo Show. La Martinez è stata una delle Vitamine di Vivere Meglio, la trasmissione di Fabrizio Trecca andata in onda su Rete 4 e ha condotto un programma su Mediaset Premium a fianco di Edoardo Stoppa, inviato di Striscia La Notizia. “Colombino è un oggetto di cui mi sono già innamorata - dice la Martinez - una volta provato, non se ne potrà più fare a meno”. È entrata, quindi, nel vivo l’operazione di media communication del progetto Colombino. Le riprese dello spot sono state effettuate tra Palermo, Roma e Milano. Il simpatico video sarà presto distribuito in un dvd insieme a Utility Magazine. Il Gruppetto si esibirà al Teatro Parioli di Roma dove salirà sul palco dal 6 al 18 aprile. In occasione degli spettacoli del gruppo comico siciliano, Utility sarà distribuito agli spettatori del teatro capitolino.
PROMO
LE NUOVE SEDI STYLO IN ITALIA, ORA ANCHE A ROMA
UTILITY
in viaggio con di junio tumbarello Foto di Antonio Androsiglio
Sgarbi come Alice, nel Paese delle meraviglie
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on passa un solo giorno che non lo si veda in tv. E i suoi interventi, vuoi per la sua indubbia cultura, vuoi per i suoi modi a dir poco turbolenti, non passano certo inosservati. Critico e storico dell’arte, scrittore e uomo politico, Vittorio Sgarbi è autore de “L’Italia delle meraviglie - una cartografia del cuore”, una guida d’arte e turismo che racconta emozioni e sensazioni legate a diversi luoghi del nostro Paese. Utility ha chiesto al dimissionario sindaco di Salemi, cittadina in provincia di Trapani, le cui iniziative sono spesso frutto della giusta alchimia tra genio e follia, perché ha scelto di descrivere nel suo libro alcuni luoghi anziché altri e in che modo ha conosciuto i territori e le opere che descrive.
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L’Italia delle Meraviglie è un viaggio attraverso i tesori più nascosti del nostro Paese. Ce ne parli. “Il libro, in generale, è la mia visione del viaggio sulla scia dei grandi viaggiatori. Viaggiatori noti e meno noti che hanno lasciato pagine straordinarie ispirate all’Italia”. E il suo libro, questa personalissima cartografia del cuore, che tipo di viaggio in Italia racconta? “Il concetto di viaggio in Italia è quello che ha mosso Montaigne e Goethe, senza dimenticare personaggi come Charles De Brosses e Guido Piovene. E ovunque e comunque, questi viaggi, talvolta anche negli stessi luoghi, hanno prodotto letteratura. Quella del nostro Paese è una bellezza che non è soltanto da ammirare, ma che evoca sogni, fantasie, e che, soprattutto, ha mistero, perché in Italia, attraverso scavi archeologici e ricerche, appaiono continuamente delle opere totalmente imprevedibili, dai Bronzi di Riace al Satiro Danzante. Da noi non c’è un percorso ‘fossile’ come potrebbe accadere in Francia o in Grecia. È normale, quindi, che le nuove scoperte siano raccontate con nuovi libri di viaggio”. Assodato che il legame tra cultura e geografia è molto stretto, la letteratura può servire da volano per il turismo e lo sviluppo del territorio? “In Italia ci sono cose che non tutti conoscono, ma che continuamente appaiono in tv o sui media. Ci sono altri luoghi che sono stati sottovalutati e che possono essere rivalutati, come è accaduto a Salemi. Oggi, infatti, Salemi è una meta di viaggio che un tempo non era e questo si deve a me che ne sono il testimone diretto. In Italia abbiamo dei luoghi in cui il turismo è stato favorito dalla letteratura, come Taormina con Von Liebe, Capri con Fersen,
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Spoleto con Menotti e ora Salemi con Sgarbi. Ci sono luoghi che trovano proprio nelle persone che li abitano, o che li raccontano, un’ulteriore capacità di rivelare qualche cosa che c’era e che non era stata espressa. Come d’altronde è il mio caso specifico come sindaco di Salemi”. Ci spieghi meglio... “Ho aggiunto una città come Salemi alle mete di viaggio e ho scavato fino a trovare delle cose nascoste. Certo, tutto sommato, non sono stato il primo a farlo, perché c’è la Sicilia che ha raccontato Goethe e che Goethe ha fatto diventare tale, e c’è, anche, una Capri che è divenuta tale grazie a quel movimento di omosessuali che l’hanno resa particolarmente curiosa”. I libri come il suo e, anche se in chiave differente, periodici e guide di viaggio servono a far conoscere i luoghi e a diffonderne la cultura e la bellezza. “Il mio libro in particolare, ma i libri di viaggio in generale, sono frutto delle condizioni di affinità di spirito fra i luoghi e le persone”. Il suo libro ha il pregio, tra le altre cose, di svelare posti e tesori nascosti agli occhi dei più. “Ho preferito non descrivere cose già conosciute, cercando e raccontando quelle meno note. C’è solo un capitolo un po’ differente dagli altri. È la parte del libro che riguarda Venezia e che ho preferito mettere in appendice perché è il capitolo più organico. Lì c’è una descrizione precisa, chiesa per chiesa e museo per museo, delle opere d’arte più importanti. L’ho messo in appendice perché troppo diverso rispetto al resto, il libro ha un percorso rapsodico e capriccioso. Molti rimarranno colpiti dalla scoperta di opere e luoghi che non si sarebbero aspettati fossero così belli”.
“se dovessi fare un viaggio con un personaggio della letteratura, sceglierei baudelaire. è stato lui a dire che il vero viaggiatore è colui che parte per partire”
In che modo, nel suo lungo percorso, si è innamorato dei luoghi che descrive? “Ho seguito una donna che era Ilaria del carretto, una scultura meravigliosa di Jacopo della Quercia, che mi venne voglia di andare a vedere in coincidenza perfetta con l’inizio del mio viaggio in Italia. Un viaggio che non ha niente a che fare con la voglia d’indipendenza e scoperta degli adolescenti. Io ho cominciato il mio viaggio a diciannove anni, quando ho preso la patente e mi hanno regalato l’automobile”. E questo libro racconta luoghi che ha visto durante quel viaggio? “Ho cominciato a viaggiare a quell’età e da allora non mi sono mai più fermato, guidando per chilometri e chilometri da solo o con amici. In quel viaggio, la mia prima tappa fu Lucca con Ilaria del carretto, dove c’è questa donna che dorme, che è una figura quasi vivente e che è forse la prima immagine che io ho visto”. Quale esperienza legata ai luoghi che racconta, ricorda con emozione? “In seguito, in diverse occasioni, negli anni settanta - per la precisione era l’estate del ‘72 - sono arrivato fino a Reggio Calabria per vedere le opere di Antonello da Messina, e lì, un custode volle farmi entrare in una stanza per vedere delle cose appena scoperte. Erano i Bronzi di Riace: distesi, come sopra barelle, incrostati, ma intatti. Erano stati scoperti da due settimane e nessuno sapeva ancora nulla di queste meraviglie. È stata un’esperienza così forte e così straordinaria che corrisponde poi a quello che dicevo prima, e cioé che l’Italia è il luogo in cui la bellezza non è data una volta per tutte, ma può continuamente riemergere. Nel libro racconto questa conoscenza intima e segreta, poi trasformatasi nel mito di questi eroi dell’arte”. Se dovesse fare un viaggio con un personaggio della letteratura o della fantasia, con chi partirebbe? Probabilmente Baudelaire. Baudelaire è l’autore di una delle frasi più belle sul viaggio: ‘Il vero viaggiatore è colui che parte per partire’. il vero viaggiatore non va in luogo perché ha qualcosa da fare, ma ci va perché non può stare fermo. Perché nel viaggiare c’è una condizione dello spirito”. Perché proprio Baudelaire? “Perché Baudelaire era uno che sicuramente si sarebbe rotto i coglioni dappertutto. Da questo punto di vista penso che sarebbe stato un ottimo compagno di viaggio, un in queste pagine: particolari del castello di salemi
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“il viaggio con una donna è un modo per far divenire condominiale il bene da vedere. condividere un’opera d’arte accresce la sua capacità di esprimere bellezza”
fanatico. Avrebbe voluto rimanere in albergo mentre io andavo in giro, oppure fermarsi a un caffè mentre io andavo a vedere i monumenti. Era talmente preoccupato della sua interiorità. Sarebbe stato il viaggiatore opposto a me: un viaggiatore che non è curioso di vedere, ma che ha un suo mondo tutto dentro di sé. Credo che fosse lui a parlare di viaggi che si possono fare guardando la carta geografica, senza andare nei luoghi”. Ha spesso descritto il suo, come un viaggio nel divertimento nel senso latino di divertere, cioé cambiare strada, deviare il proprio tragitto. Gli itinerari che descrive possono essere seguiti da tutti? “Non è di certo un percorso facile. Penso però, che viaggiando in auto, il mio libro potrebbe essere complementare alla guida del Touring. Si potrebbe consultare come una guida un po’ particolare e non considerarlo come un libro da leggere. Se per caso ci s’imbatte in un posto di cui parlo, come molti che ho segnalato in Romagna, in Puglia o a Trieste, potrebbe suggerire qualche elemento in più, un consiglio diverso, che integra quello che la guida gli indica seguendo uno schema preciso”. In cosa differiscono gli itinerari che lei suggerisce rispetto a quelli delle classiche guide allora? “Nessuna guida manderebbe qualcuno a vedere la libreria antiquaria di Trieste dove lavorava e scriveva poesie Umberto Saba. Una comune guida suggerirebbe un tour preciso di Trieste, la mia da un elemento in più. Proprio la libertà totale da schemi e il piacere dell’emozione di aver fatto alcune esperienze, mi ha indotto a raccontarle. Le suggerisco al lettore viaggiatore perché mi auguro che possa provare quelle stesse emozioni vivendo l’atmosfera di quei luoghi. La mia è una guida d’arte. A Sant’Arcangelo di Romagna, oltre al pittore Guido Cagnacci e alla Biblioteca Comunale, tra le altre cose faccio riferimento ad alcune storie e poesie di Tonino Guerra, e ad alcune frasi scritte sui muri di un’osteria. Sono frasi che ben descrivono il clima di quel luogo. Quindi, rispetto alle altre guide, c’è questa suggestione legata a luoghi che può
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rendere ricco d’interesse un posto che apparentemente non lo è. È complementare a una guida tradizionale perché è una guida di emozioni, una guida fatta col cuore”. Ricorda il primo viaggio fatto con la scuola… “Sì, siamo andati a Siena. Un viaggo per vedere i monumenti di Siena, con la solita scolaresca. Una condizione, quello del viaggio con la scuola, che io ritengo la peggiore per visitare un luogo. Della visita a Siena io ricordo la musica di Barry White, le luci azzurre del pullman e la fidanzata di un compagno più grande di me che stavo corteggiando. La mia Siena è stata questa, non ricordo nient’altro, il che vuol dire che dove mi hanno portato nulla è rimasto nei miei occhi, né Simone Martini né altri. Non c’è stata nessuna capacità di persuasione culturale”. Il suo viaggio ideale è insieme con una donna? “Nel viaggio, ovviamente, la condizione di solitudine non è propizia ma c’è una possibilità di trovare comunità, perché le città sono anche persone, sono anche incontri, e da questo punto di vista uno può anche andar da solo. È evidente, però, che il viaggio con una donna diventa un modo per far divenire ‘condominiale’ il bene. Condividere un’opera d’arte e le emozioni che suscita in qualche modo accresce la sua capacità di esprimere bellezza”. Lei è un tipo che viaggia più con la testa o col corpo? “Con la testa e fisicamente” Ma tra un libro, un convegno e un incontro di lavoro, viaggia anche con la fantasia? “La fantasia la uso poco.” È un tipo razionale quindi... “Totalmente. La realtà è più che sufficiente”. Se un viaggiatore avesse a disposizione solo ventiquattrore per visitare il nostro Paese, a quali città darebbe la priorità nel consigliarlo? “Torino è la più bella città d’Italia dal punto di vista urbanistico, e poi direi Ferrara e Napoli. È evidente che uno potrebbe far fatica a non vedere città come Roma, Firenze o Venezia, ma quelle sono città universali. Sono città del mondo più che dell’Italia.
Foto © Mike Palazzotto
di pietro scaglione
Foto © Mike Palazzotto
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interviste
peppino ayala: “i miei anni con falcone e borsellino”
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l magistrato Giuseppe Ayala, memoria storica della lotta contro la mafia, racconta gli anni del Maxiprocesso di Palermo, l’amicizia con i colleghi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la stagione delle stragi e dei veleni. Ayala conobbe Falcone e Borsellino tra gli anni Settanta e Ottanta. L’amicizia con i due colleghi andò avanti per quasi quindici anni, interrotta soltanto dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Prima di diventare magistrato, Ayala era un promettente giovane avvocato. Dopo avere vinto il concorso in magistratura, Peppino Ayala divenne pretore a Mussomeli, fin quando il procuratore capo della Repubblica di Palermo, Gaetano Costa – ucciso poi nel 1980 - lo spinse a trasferirsi nel capoluogo siciliano. Da quel momento Peppino Ayala lavorò con il consigliere istruttore Rocco Chinnici che anticipò il metodo innovativo del Pool Antimafia. In quegli anni, Ayala conobbe Giovanni Falcone, che gli fu presentato dal collega Alfredo Morvillo. Sin dalle prime battute scherzose, i due entrarono in sintonia. La simpatia e l’autenticità di Falcone conquistarono subito Ayala. Nell’estate del 1983, la strage di Via Pipitone Federico sconvolse la Sicilia e il giudice toscano Antonino Caponnetto divenne l’erede del compianto Rocco Chinnici. Sotto la guida di Caponnetto, nacque il Pool Antimafia di Palermo, costituito da Falcone, Ayala, Borsellino e altri magistrati. Con grinta e determinazione, Peppino Ayala rappresentò la pubblica accusa nel primo maxiprocesso e interrogò i primi pentiti, tra cui Tommaso Buscet-
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ta. Tra rogatorie internazionali, riunioni di lavoro e vacanze comuni, l’amicizia tra Ayala, Falcone e Borsellino divenne sempre più stretta e fraterna. Finchè la mafia organizzò le stragi del 1992 e spense le vite di Falcone, di Borsellino, di Francesca Morvillo e dei fedeli agenti di scorta. Oggi, dopo tanti anni di coraggioso impegno nella trincea siciliana e dopo una parentesi politica come parlamentare indipendente della sinistra, Ayala svolge la sua attività giudiziaria lontano da Palermo e si occupa, soprattutto, di “ladri di polli”. La sua parabola lavorativa è raccontata con ironia nel suo recente saggio dal titolo “Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino” (Arnoldo Mondadori editore). Nel prologo del suo bel libro, infatti, Ayala descrive la sua plateale ilarità dopo avere redatto una sentenza di condanna “per il furto aggravato di nove galline ovaiole e di un gallo”. Immagina che anche i suoi indimenticabili amici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avrebbero volentieri riso con lui e gli avrebbero detto: “Se dal maxiprocesso sei finito tra i ladri di polli, il problema non è tuo, ma delle istituzioni, ancora oggi padrone infedeli dei loro migliori servitori. Noi ne sappiamo qualcosa!”. Tutto il libro alterna pagine amare e dolorose con considerazioni sarcastiche e disincantate. Il titolo richiama una frase storica di Paolo Borsellino sul coraggio: “E’ bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. Giudice Ayala, come ricorda Falcone e Borsellino?
“Per me è stato un grande privilegio conoscere due magistrati valorosi e due uomini meravigliosi come Giovanni e Paolo. In particolare, Falcone ha cambiato la mia esistenza, è stato un maestro di vita e di umanità. Grazie alla sua amicizia, ho riscoperto alcuni valori fino a quel momento nascosti dentro di me”. Quali furono i moventi delle stragi del 1992? “Gli omicidi di Falcone e Borsellino erano due morti annunciate. Dopo l’esito del Maxiprocesso, si attendeva la vendetta della mafia. Ogni delitto eccellente, infatti, ha un valore preventivo, intimidatorio e punitivo. Nel caso delle stragi di Capaci e via D’Amelio, prevalse la punizione di due magistrati scomodi”. Il maxiprocesso degli anni Ottanta fu un successo? “Senza dubbio. Si dimostrò che lo Stato era più forte della mafia e che era in grado si sconfiggerla. In seguito, purtroppo, l’azione del Maxiprocesso fu vanificata e lo Stato fermò la sua azione. Il motivo? Le accertate infiltrazioni mafiose dentro le Istituzioni”. Nella sua lunga carriera di magistrato, ha mai avuto paura? “La paura è un sentimento umano, sarebbe assurdo negarlo. Tuttavia, non si deve cedere ad essa. Guai a farsi condizionare ed intimidire”. Come giudica l’attuale momento della lotta contro la mafia? “La società civile è più matura e i risultati dell’azione giudiziaria sono positivi. Tuttavia, resta il nodo dei rapporti tra la mafia e la politica. Oggi, come in passato, Cosa Nostra è organica al sistema di potere”.
DI pietro scaglione
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social utility
nelle foto: la XIV Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie del 2009 a napoli Courtesy of Associazione Libera
la mafia ostacola
il progresso
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a legalità, la trasparenza e la lotta contro la mafia sono condizioni necessarie per lo sviluppo economico. Come ha evidenziato la Banca Mondiale, infatti, i migliori tassi di crescita e di attrazione di investimenti si riscontrano nelle nazioni in cui la criminalità organizzata non inquina la vita politica e i livelli di corruzione non sono elevati. Viceversa, il clientelismo, la corruzione e la mafia producono notevoli costi aggiuntivi per le imprese, in termini di racket, usura, tangenti, danneggiamenti e concorrenza sleale. Secondo i dati del Censis, ad esempio, in Italia, le organizzazioni mafiose gravano sull’economia per circa 7,5 miliardi di euro all’anno, causando una perdita di circa il 2,5% del prodotto interno lordo nel Mezzogiorno. La lotta contro la mafia, dunque, deve avere una finalità sociale, al fine di arrecare un vantaggio per la collettività, non soltanto in termini di giustizia e di legalità, ma anche in termini di nuova occupazione e di redistribuzione delle ricchezze. Uno strumento assai importante in tal senso è offerto dalla legge Rognoni-La Torre che, dal 1982, ha introdotto il sequestro e la confisca dei patrimoni mafiosi,
al fine di renderli fruibili alla popolazione. Per questo motivo, negli ultimi anni, sono nate numerose cooperative sociali che si occupano della destinazione sociale dei beni confiscati (campagne, strutture ricreative, palazzi, discoteche, ristoranti, negozi, alberghi). Tutti patrimoni appartenuti ai boss e ai loro complici, ma oggi restituiti alla società. Tra le realtà operanti in questo campo, un riconoscimento particolare merita Libera, l’associazione fondata da Don Luigi Ciotti, un sacerdote da sempre in prima linea al fianco dei deboli, degli oppressi, delle vittime e dei poveri. Ogni anno, per celebrare simbolicamente l’inizio della primavera, Libera promuove la “Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia”. Nelle intenzioni degli organizzatori, la testimonianza dei familiari di migliaia di eroi caduti per la democrazia rappresenta il miglior viatico per una “Primavera” dell’Italia. Una manifestazione per ricordare alle giovani generazioni la storia e il sacrificio di tante persone oneste. Si tratta di un importante momento di impegno civile e di socializzazione, tra convegni, cortei, concerti e gruppi di studio. Quest’anno, la scelta di Libera è ricaduta sulla città di Milano, per due giorni capitale dell’antimafia (19 e 20 marzo). Il capoluogo lombardo è stato scelto non soltanto per mettere in guardia dai rischi di infiltrazioni mafiose nell’organizzazione e negli appalti per l’Expo 2015, ma anche per soffermarsi su due episodi gravissimi della storia italiana: la strage di Via Palestro del 1993 e l’assassinio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca d’Italia e onesto servitore dello Stato. Un altro importante motivo è riconducibile alla dimensione finanziaria delle mafie, che investono sempre di più in Borsa e si infiltrano nell’economia legale.
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open culture di elisabetta cannone
C’ Storie di ordinario Ho lasciato un “idiota” e ho trovato un “piccolo principe”
Foto © Antonio Androsiglio
BOOK CROSSING
è chi lo considera un feticcio, un oggetto da cui è impossibile, anche solo immaginare di separarsi, tanto che è prestato con parsimonia e solo a persone fidate. Per altri, invece, donare un libro è il più grande gesto d’amore che si possa fare nei confronti di una persona cara. Una condivisione totale e assoluta del proprio mondo, di un viaggio nei sentimenti, nelle storie e nelle vite degli altri. Ed è forse basandosi su questa idea di vivere le emozioni che regala un libro che nel marzo del 2001 la coppia americana Ron Hornbaker e sua moglie Kaori decise di “liberare” i libri letti in diversi punti della città, o “into the wild”, ovunque potessero essere trovati, letti per inziare di nuovo il viaggio. È la filosofia del bookcrossing, la totale condivisione della cultura, diffusa a tal punto in tutto il mondo, che nel 2004 il termine è stato inserito nel Concise Oxford English Dictionary, dove si legge “bookcrossing: the practice of leaving a book in a public place to be picked up and read by others, who then do likewise”. Ma come funziona il bookcrossing? È presto detto. Sin da quando nacque, Ron Hornbacker s’ispirò a sistemi di tracciamento in rete. Il bookcrossing, infatti, si basa sull’iscrizione a un sito web dal quale ottenere e dare un codice identificativo unico – il cosiddetto BCID - Bookcrossing ID - ai volumi, in modo da seguirne gli spostamenti in tutto il mondo, a condizione che il sito sia usato a ogni passaggio. Questo metodo racchiude vecchi sistemi: quello tracciante come il numero seriale delle banconote USA, o quelli usati per il rilascio di fotocamere usa e getta, oppure iniziative individuali di chi lascia il libro in un luogo permettendo ad altri di trovarlo. Oggi, infatti, chi decide di rilasciare un libro attraverso BookCrossing, può registrarsi al sito www.bookcrossing.com (farlo è gratuito, come le operazioni nei siti collegati). Così si ottiene un BCID per seguire gli spostamenti del libro. Chi lo trova è invitato, attraverso etichette poste sul volume, a segnalare sul sito il ritrovamento. Una volta letto, potrà lasciare da qualche parte il libro per farlo scoprire ad altri. Anche se non è obbligatorio, perché l’essenziale in questa pratica è far conoscere i libri. In tutto il mondo esistono dei raduni tra coloro che praticano il bookcrossing, un numero sempre maggiore, tanto che già nell’aprile 2008 il sito contava oltre 659.000 membri e oltre 4.660.000 libri registrati. In Italia gli iscritti sono oltre 20.400, distribuiti sul territorio nazionale tra città e provincia.
online
www.bookcrossing-italy.com www.rinaldiweb.it/eurobc/it/
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trip books
RISING / FALLING - ALWAYS HOPING: A JOURNEY TO A PART OF ASIA RECENSIONE A CURA DI ALBERTO PAGLIASSOTTO
Autore:
Craig Chamberlain
Editore: Mlc Studio Genere: Diario – romanzo di viaggio Pagine:
113
Prezzo:
Euro 8,74
Questo libro fa un resoconto onesto e appassionato del viaggio di due giovani uomini attraverso una delle parti meno visitate dell’Asia. Alcune persone hanno idee folli e questa è la storia di una delle idee più folli che abbiate mai sentito: un viaggio interiore, dal sogno alla realtà intrapreso da Craig Chamberlain, l’autore del libro, e Martin “Jonno” Johnson, alla volta di Ulan Bator. La storia della loro partecipazione al Mongol Rally 2007, una gara di beneficenza che porta fondi, risorse e visibilità a un paese di cui spesso ci si ricorda solo per il musicale nome della capitale. Un’avventura vera attraverso un territorio sconosciuto, con alti e bassi, inseguimenti con banditi, esperienze quasi mortali e alcuni dei più pittoreschi personaggi mai incontrati. Il lettore si trova a rivivere giorno per giorno le emozioni e le disavventure dei protagonisti attraverso il diario-racconto di Chamberlain, che fornisce una visione storica e politica dei paesi visitati. Un libro scorrevole e coinvolgente, che catturerà sia il sognatore che il viaggiatore, una storia sul coraggio, sull’amicizia, sull’ingenuità, ma soprattutto una storia sulla forza dell’animo umano.
IL LOTTATORE DI SUMO CHE NON DIVENTAVA GROSSO RECENSIONE A CURA DI J.M.
Autore:
Eric-Emmanuel Schmitt
Editore: e/o Genere: Romanzo Pagine:
111
Prezzo:
Euro 10,00
Jun, un ragazzo di 15 anni, magro, alto, selvaggio e arrabbiato vaga per Tokyo, dopo essersi allontanato dalla famiglia. Il romanzo, scritto da EricEmmanuel Schmitt, docente di filosofia a Parigi, narra una storia delicata che ironicamente è accostata a una pratica sportiva misteriosa, goffa, sgraziata, ma che con la sagace inventiva dell’autore, diventa il mezzo che permetterà l’avvicinamento del ragazzo alla spiritualità Zen. L’anziano istruttore di sumo, Shomintsu, ogni giorno, ripete a Jun la stessa frase: “Sai, in te vedo uno grosso”. Jun risponde in modo insolente ma alla fine Shomintsu, riesce a stimolare la curiosità del ragazzo. Nell’affollata Tokyo, l’istruttore di sumo guida il giovane in un percorso spirituale che lo aiuterà a diventare grosso per il sumo, ma in realtà, a scoprire la sua forza di volontà, l’accettazione di sé e la scoperta delle proprie capacità. Un libro assolutamente da non perdere, per tutte le età.
IL DESTINO DEL CACCIATORE RECENSIONE A CURA DI ELLE EMME
Autore:
Wilbur Smith
Editore: Longanesi Genere: Romanzo d’avventura Pagine:
501
Prezzo:
19,60
Wilbur Smith firma un altro dei suoi grandi romanzi d’avventura ambientati in Africa. Siamo alle porte della Grande Guerra e Leon Courtney, nipote di un alto ufficiale, è un giovane e valoroso sottotenente dell’esercito imperiale britannico, da sempre innamorato della caccia grossa, passione a cui si dedica attraverso il suo speciale rapporto con la tribù dei masai. Tra questi spicca il fedele e valoroso sergente Manyoro cui Leon è legato da un rapporto di amicizia e fratellanza. Avvalendosi della grande conoscenza del territorio dei masai e della loro esperienza nella caccia, Leon diventa una guida esperta per safari, arrivando ad avere come clienti personaggi importanti e facoltosi tra cui spicca Theodore Roosevelt. Nella natura africana tra epici incontri con gli animali più fieri della savana l’appartenenza di Leon alla corona britannica lo invischierà nei giochi politici internazionali. Tra rivelazioni di diabolici intrighi dal profondo dell’Africa, magnati, avventurieri, politici e nobildonne sembrano decidere le sorti del Vecchio Continente.
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travel shopping di rosita meola
Una valigia Tutto quello che non avreste mai pensato di mettere in valigia, da adesso lo troverete in questa nuova rubrica. Qui vi consiglieremo gli accessori più utili ma anche più stravaganti per le vostre vacanze: idee pazze trovate in giro e una serie di oggetti di cui non potrete più fare a meno quando deciderete di partire
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hi-tech 1) WELLNESS-BAG: Al ritorno da ogni vacanza a tutti quanti stanno un po’ stretti gli abiti da lavoro, soprattutto se in viaggio abbiamo commesso qualche peccatuccio di gola. Per chi volesse prevenire gli sgraditi chili di troppo o per i “fissati” del fitness è stata concepita da Technogym, azienda leader mondiale nel settore degli attrezzi da palestra, la WELLNESS BAG. Si tratta di una piccola valigia-palestra che permette un ampio ventaglio di esercizi. In rete: www.technogym.com.
2) SALTER BILANCIA PER VALIGIE: A chi non è mai successo dopo una vacanza di arrivare in aeroporto e di pentirsi per essersi fatto prendere un po’ troppo dalla sindrome da shopping compulsivo? Per evitare di pagare ancor più cari i vostri acquisti, spendendo una fortuna in sanzioni per l’extra-franchigia del vostro bagaglio esiste una pratica bilancia che vi consentirà di misurarne facilmente il peso fino a quaranta chili. Sarà sufficiente agganciare la cinghia alla vostra valigia e sollevarla per rilevarne il peso effettivo, che sarà segnalato sul display. In rete: www.salterhousewares.com.
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3-4) BASE POWERMAT PORTATILE E RICEVITORE POWERCUBE: Grazie a Powermat ideatrice della nuova forma di ricarica wireless compatibile con i principali dispositivi tecnologici è possibile dire addio a grovigli di cavi e doppie prese. Il sistema richiede una base sottile, facilmente trasportabile e un ricevitore (venduti a parte) di facile uso, basterà abilitare ad esempio il proprio Blackberry e iPhone con la cover compatibile e poggiarli sulla base Powermat: questi si caricheranno contemporaneamente (la base consente di ricaricare fino a 3 apparecchi elettronici) senza alcun bisogno di cavi. Segnali sonori e luminosi confermeranno il riconoscimento del dispositivo e l’avvenuta ricarica. In rete: www.powermat.com.
5)MULTI-NATION TRAVEL PLUGS : Ovunque sarete i vostri dispositivi elettronici non saranno mai più a corto di energie con “MULTINATION TRAVEL PLUGS”, si tratta di un adattatore universale di piccole dimensioni 80x40x40 mm, l’importante è non dimenticare di metterlo in valigia. In rete: www.cavionline.com.
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6-7) CAFFETTIERE ALESSI E HANDPRESSO: Si sa che gli italiani, viziosi e viziati, quando si trovano fuori dal proprio continente sentono la mancanza di una buona tazza di caffè espresso. Sostenendo che nessuno sia in grado di fare un caffè come il nostro, perché non portare con sé il necessario per farlo da soli? Chi ha a disposizione una presa elettrica, può mettere in valigia il kit dal design elegante e raffinato disegnato da Richard Sapper per Alessi, mentre per i più avventurosi esiste un oggetto che funziona a pressione, simile a una pompa per gonfiare le ruote delle bici, che ci consentirà di produrre un caffè dal delizioso aroma ovunque vi troviate. In rete: www.handpresso. fr; www.alessi.it. 8-9) NAPKIN TRAVEL KIT e NAPKIN TWO DAYS KIT: Chi pensa che i tessuti possano restringersi dopo un lavaggio dovrà ricredersi. Con i prodotti Napkin è proprio il contrario, infatti, le compresse che si trovano all’interno delle pochettes, dopo essere state immerse in acqua, prenderanno forma di teli da bagno piuttosto che di simpatiche t-shirt. Quelli che vi proponiamo sono due comodi kit da viaggio, nel primo troverete una maglietta e dei teli da bagno di varie dimensioni e nel secondo - pensato per chi viaggia con bagaglio a mano - tutto il necessaire per due giorni di viaggio: dalle ciabatte ai prodotti per la pulizia e la cura del vostro corpo. In rete: www.napkin.it.
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Foto Š Antonio Androsiglio
UTILITY
musica
di natalia distefano
Sì, viaggiare
musica per girare il mondo
S
caldate le corde vocali, fate un bel respiro e urlate a squarciagola allungando per bene le vocali (i talentuosi possono anche azzardare un gorgheggio): “Born to be wild”. Avete appena intonato l’inno indiscusso del binomio musica-viaggi. Dal 1969, anno in cui il brano composto da Mars Bonfire, reso famoso dagli Steppenwolf, fu inserito nella colonna sonora del film “Easy Rider”, non esiste classifica o sondaggio dedicati alle canzoni on the road che non veda “Born to be wild” piazzarsi alle primissime posizioni. Nella pellicola cult diretta da Dennis Hopper due indimenticabili centauri (Peter Fonda e lo stesso Hopper) attraversano l’America a bordo di fiammanti Harley Davidson: certo un’impresa per pochi temerari. Ma in tanti, almeno una volta nella vita, si sono immaginati selvaggi avventurieri diretti verso mete lontane. Ad accompagnarli in questi viaggi, reali o immaginari che siano, è da sempre la musica. L’inventario degli incroci tra note, parole, motori e viaggi è pressoché interminabile, così il tentativo di realizzare un breviario della materia diventa a sua volta un viaggio: indietro nel tempo, nella memoria, tra ricordi privati e fenomeni di massa. Dagli incroci melanconici che legano la musica alla storia dei nostri emigrati (“Partono ‘e bastimente pe’ terre assaje luntane / Se gira ‘o munno sano, se va a cercá furtuna” racconta
ANNI 50, PSICHEDELICA, ELETTRONICA, ETNICA, ROCK: esiste un brano per ogni AVVENTURA. L’inventario degli incroci tra note, parole, motori e viaggi è pressoché interminabile
Beach Boys Surfin’ USA
Surfin’ USA (1963 © Capitol)
Daft Punk Around the world
Discovery (2001 © Virgin)
Giovanni Ermete Gaeta nel 1919 con la sua “Santa Lucia luntana”) a quelli spensierati dispensati dai jukebox anni Cinquanta (“stiamo programmando la rotta / la percorreremo presto / stendiamo la cera sulle nostre tavole da surf / saremo già partiti per l’estate” cantano i Beach Boys in “Surfin’ USA”) fino a quelli più ipnotici e visionari (nel 1997 i Daft Punk scalano le classifiche mondiali con “Around the world”, tormentone elettronico che ruota su un’unica espressione, che tradotta in italiano è, appunto, “Intorno al mondo”). Così mentre nel 1968 i Doors di Jim Morrison raccontano di viaggi alla scoperta dei deserti sudamericani e di carovane provenienti dall’Europa (ad aprire il lato B di “Waiting for the sun” è infatti “Spanish Caravan”, un sogno dal sapore mediterraneo che si traduce in un curioso omaggio al flamenco), nel 1976 gli Eagles descrivono un viaggio terminato nel bizzarro “Hotel California”: morbido riff di chitarra, ritornello accattivante e testo intrigante ne fanno uno dei pezzi più belli della storia della musica rock. Atmosfere gongolanti e rassicuranti sono invece quelle che arri-
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musica per viaggi mai realizzati, musica per quelli che si vorrebbero realizzare e musica da posti che non si possono lasciare: è il caso di Cuba e di “Buena Vista Social Club“ vano dal paradiso delle isole Hawaii: nel 1961 a far sognare di spiagge deserte, camicie floreali e scenari romantici è Elvis Presley con “Blue Hawaii”, album che accompagna l’omonima pellicola musical-turistico-sentimentale e che contiene una delle sue canzoni più belle: il “Re” che canta “Can’t help falling in love” si fa perdonare anche una discutibile attitudine alla recitazione. Dal Re al “Duca bianco” il passo è lungo ma obbligato, in fatto di viaggi e musica l’eccentrico David Bowie occupa un posto d’eccezione. Nel 1972 l’artista riesce a confezionare “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”, concept album che narra l’eroica parabola di una rockstar venuta dallo spazio, riuscendo a colpi di racconti futuristici, trucco pesante e costumi circensi a rendere indistinguibili la sua identità dalla figura del menestrello spaziale Ziggy. Dunque musica per viaggi mai realizzati, musica per quelli che si vorrebbero realizzare e musica da posti che non si possono lasciare: è il caso di Cuba e di “Buena Vista Social Club”. Ogni vademecum dedicato a questa materia, per sommario che sia, non può dimenticare quello che è stato un piccolo miracolo discografico. Buena Vista Social Club era un celebre club dell’Avana, il cui ingresso era riservato alle persone di colore. Quarant’anni dopo la sua chiusura, nel 1996, un gruppo di star del jazz afrolatino hanno voluto ricordarlo con un disco omonimo, prodotto da Nick Gold con la partecipazione del chitarrista californiano Ry Cooder. Ma la storia non finisce qua: dopo aver fatto ritorno da Cuba, Cooder lavora alla colonna sonora di “Crimini invisibili” di Wim Wenders. Il regista rimane affascinato dalle sonorità cubane, dalle atmosfere calde, dai
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Elvis Presley Can’t help falling in love
Blue Hawaii (1961 © RCA Victor)
Buena Vista Social Club Buena Vista Social Club (1997 © World Circuit)
The Beatles Drive my car
Rubber Soul (1965 © Parlophone)
testi nostalgici, dalle voci serenamente melanconiche di Compay Segundo, Ibrahim Ferrer, José Antonio, Pìo Leyva. Tre anni dopo firma il film documentario “Buena Vista Social Club”, incassando oltre 23 milioni di dollari, sollevando il turismo cubano e riuscendo nell’operazione di scouting discografico più originale della storia. Ma la pagina più proficua del connubio tra musica e viaggi è senza dubbio quella dedicata ai motori. Nel 1971, a poche settimane dalla morte per overdose, Janis Joplin termina la registrazione di “Pearl”, suo quarto album in cui con voce graffiante prima racconta la vita da autostoppista in “Me and Bobby McGee” e poi fissa provocatoriamente un’automobile al vertice della lista dei suoi desideri in “Mercedes Benz”. Meno spudorati ma con fare allusivo in salsa british, i leggendari Beatles nel 1965 inserirono l’automobile in “Rubber Soul” con il brano “Drive my car”. La storia, apparentemente innocente, è quella di un’attrice che convinta di essere a un passo dal successo cerca di assumere uno chauffeur. Peccato che, una volta trovato l’autista, nell’ultima strofa della canzone la donna confessa di non possedere l’auto e il doppio senso di “Guida la mia macchina” diventa ovvio. Anche al di qua dell’oceano il tema ‘viaggio e auto’ ha contagiato la musica leggera. Era l’Italia del boom economico quella che negli anni Sessanta cantava con Gianni Morandi “Andavo a cento all’ora per trovar la bimba mia” e fischiettava spensierata con Giorgio Gaber “Vengo a prenderti stasera con la mia torpedo blu”. Ma va a Battisti il merito di aver disegnato con “Sì, viaggiare” la metafora della vita attraverso la storia di un uomo e della sua auto. Mai immagine è stata più azzeccata se si pensa che il 72,7 per cento degli italiani ascolta la radio proprio quando viaggia in auto. E allora tanto vale prendere esempio dal Jack Nicholson di “Qualcosa è cambiato”: tenete pronta in macchina la musica per ogni tipo di viaggio, una volta al volante non si sa mai dove si può arrivare.
UTILITY
MODA di Francesco Scasciamacchia
STYLIST: ALESSANDRO ENRIQUEZ ASSISTENTE STYLIST: LORENZO CANDIOTO TESTO: FRANCESCO SCASCIAMACCHIA FOTOGRAFO: JACOPO SPILIMBERGO MAKE UP: LA MARLE HAIR: BARBARA FUMAGALLI
LEDA
UNA CONTEMPORANEA E UN CIGNO ALLA
KOONS
NELLA FOTO DA SINISTRA: ABITO STAMPATO ALBINO, GIOIELLI (BRACCIALI) ALBINO, SCARPE IN CAMOSCIO BIANCO COSTUME NATIONAL. TRENCH IN TESSUTO STAMPATO ALBINO, GIOIELLI (BRACCIALI) ALBINO. GIACCA E PANTALONE IN TESSUTO STAMPATO ALBINO, SCARPE CAMOSCIO VIOLA COSTUME NATIONAL. ABITO IN TESSUTO STAMPATO ALBINO, SCARPE TACCO GABBIA COSTUME NATIONAL
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I
mmaginate un orologio, uno di quelli a forma circolare. Fate scorrere le sue lancette, prima i secondi, poi i minuti, le ore, i giorni. Così per milioni di volte. E così veloce da non percepirne il movimento. Come una macchina del tempo dopo aver pigiato il tasto “passato”. Operazione inconsueta per chi vive giorni contemporanei fatti di scadenze e proiezioni sul futuro. Fermatevi per un secondo. Immaginate Cronos come un corso e ricorso. Per citare Aristotele, un tempo che è essenza dell’essere e divenire. Guardate al passato, congiungendo attualità e storia come unica sostanza ontologica dell’essere. L’orologio fa tappa nell’antica Grecia e ci racconta di un mito. Leda, figlia del re di Sparta con la sua bellezza riuscì a catturare persino l’attenzione di Zeus. Il Dio dell’Olimpo per conquistarla si trasformò in un bellissimo cigno, e da questa unione furono generati Castore e Polluce (i Dioscuri), Elena e Clitemnestra. L’orologio si era fermato, ma improvvisamente riprende a muoversi di un moto inesorabile. Lo scorrere delle lancette si fa sempre più veloce, siamo di nuovo alle nostre ansie sul futuro. Ma questa storia ha lasciato le sue suggestioni. Tante possibili lede, tante ninfe, ognuna con la sua bellezza, posano vestite di passato e presente. Tutte ammaliate dal cigno che vuole arrivare a Leda. Intanto si diverte, pa-
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NELLA FOTO: ABITO MACRO RUCHES IN TAGLIO VIVO, ALBINO, SCARPE RICAMO LASERATO SU PELLE VERNICIATA SALVATORE FERRAGAMO
voneggia fra bellezze il cui fascino non è figlio di nessun tempo. Forse apparentemente il nostro. Ogni creatura è vestita di piume, di sete impercettibili; una umanità in simbiosi con la natura. Donne di un tempo, e poi donne di oggi, minimali, sicure, sexy, giocano con la loro carica erotica, utilizzando uno sguardo, un make-up futuristico, un tacco, una scollatura sul fondoschiena. Si specchiano per riflettere la loro bellezza, per osservarsi e piacersi. Un gioco di civetteria che rende ogni donna sicura del proprio aspetto. È un modo per vedere personificata la propria essenza femminile. Colori dell’acqua, del ciclamino, del papavero, prima il bianco e nero, poi, come il cigno, l’assenza di colore veste senza tempo le modelle: pensate al mito. Astorico e metafora contemporanea. Così come il regale animale, simbologia del passato e scultu-
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NELLA FOTO: ABITI SALVATORE FERRAGAMO
ra contemporanea (ricorda quasi una delle opere di Jeff Koons). Una donna accarezza il cigno, un’altra lo sfiora, un’altra ancora prova a baciarlo. Tutto si muove come se il tempo non esistesse, ma c’è e prende forma fisica in un orologio. È sullo sfondo e ci ricorda che qualcosa sta accadendo nello spazio in un dato momento. Un contatore di minuti segna una storia atemporale. Prima quattro, poi tre, poi due, poi Leda. Lei che indossa un semplice velo, il suo unico abito è il corpo, leggero, fluttuante. Il cigno ha finalmente trovato quello che cercava. Un attimo prima del concepimento, uno scatto, oggi, ha immortalato l’unione senza età. Ora guardate il vostro orologio. Non immaginate nulla, ci sono delle scadenze: ora, domani, e i giorni a venire.
NELLA FOTO: ABITI SALVATORE FERRAGAMO, SCARPE SALVATORE FERRAGAMO
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UTILITY
MODA di CRISTIANA RIZZO Foto di Antonio Androsiglio
&
SWAPPING
STREET LIFE
IL TRENDY SULL’ONDA DEL BARATTO. LA NUOVA REGOLA DELLA MODA: RICICLARE IN MODO INTELLIGENTE
R
iciclare e personalizzare. Queste le parole d’ordine della tendenza moda che si sta affermando parallelamente ai canali del fashion ufficiale. Ognuno crea il proprio look scovando vecchi accessori dai bauli della nonna, pezzi unici nei mercatini dell’usato o agli swap party, le feste dove si barattano abiti, rigorosamente in ottime condizioni. E, complice la rete, i corsi e ricorsi dello “street style” (lo “stile di strada”, uno strumento abbastanza recente di fare moda, basato sull'ispirazione che viene dalla gente comune) rimbalzano di città in città in modo virale. Si moltiplicano, infatti, siti e blog che raccolgono le immagini di gente fotografata per strada, mostrando il loro look, più o meno originale. Internet dà l'opportunità di conoscere lo stile di ogni angolo del mondo, permettendo a chiunque, stilisti compresi, di trovare idee moda legate al look suggerito dalle vie di New York, Parigi, Londra, Tokio, Singapore, Berlino, Milano, Oslo, Stoccolma e tante altre città. Apripista e guru, da 5 anni, il blog www.thesartorialist.blogspot.com, creatura di Scott Schuman, arrivato in breve tempo nella lista dei 100 blog design più influenti della rete secondo il Times. Le qualità del blog riguardano tanto il contenuto quanto la forma. Non solo, infatti, ha il grande merito di mostrare i più arditi accostamenti di abiti e accessori, ma anche quello di immortalarli in fotografie splendide e dal taglio patinato. In questo modo è stato possibile attrarre un ampio ventaglio di appassionati, catturando l’attenzione di blogger, fashion victim, fashion photographers e addetti del settore. Con il successo, Schuman ha avuto necessità di farsi
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A ROMA E MILANO È SWAPMANIA CON PARTY, EVENTI E SPETTACOLI. TRA LE STAR DI HOLLYWOOD INVECE È UN MUST affiancare da un gruppo di esperti che fossero in grado di riconoscere piccoli frammenti fashion nella vita di tutti i giorni e che lo aiutassero nella continua ricerca del personaggio più eccentrico e ricercato. Ultimamente, però, Schuman non ha resistito al fascino della carta stampata e ha pubblicato un libro omonimo. Insomma, che sia sul sito o sul libro, pubblicato da Penguin, i veri appassionati di moda non possono non trarre spunti per il proprio stile. Il blog mostra proprio la tendenza che a “fare moda” non sono soltanto i completi dal taglio impeccabile, ma anche vecchie uniformi scolastiche, tute da lavoro, vecchi maglioni e abiti non proprio convenzionali, e sottolinea come la moda in realtà non nasca necessariamente grazie all’estro di chi la crea, ma anche di chi la porta. O la baratta, come nel caso dello swapping (scambio). La moneta non serve, tutto ciò che si acquista viene barattato con qualcos’altro e il gioco ha regole precise. La merce esposta negli swap-shop è suddivisa in classi in base al prezzo, alla fattura, al taglio. Per ogni vestito o accessorio scambiato è possibile portarne a casa un altro di pari valore. La qualità è l’unica condizione per lo scambio. I vestiti devono essere di ottima fattura, non devono essere danneggiati nè fuori moda. Non si tratta, infatti, di libe-
rarsi di capi vecchi e consunti, ma piuttosto di riciclare in modo intelligente tutti quegli indumenti che giacciono semi-nuovi e un po’ dimenticati nel nostro guardaroba. Ma non sono solo i negozi a tenere banco: gli swap party iniziano a diventare eventi mondani. Ritrovi tra gli amanti del baratto, in locali pubblici o in case private, dove alla moda è possibile abbinare cibo, divertimento e musica, ma anche mostre e beneficenza. Il baratto corre anche sul web, dove, però i rischi non mancano: è già stato coniato, infatti, il termine swaplifting, che deriva da shoplifting, ovvero “taccheggio”, che avviene quando vengono spediti oggetti che non corrispondono alle foto. Insomma, le opportunità per dare al proprio look un tocco retrò e di novità allo stesso tempo non mancano, adesso anche in Italia, soprattutto a Roma e Milano, dove si moltiplicano gli swap party tra amiche per scambiarsi abiti, borse e quant’altro e gli swap event e gli urban swap party organizzati unitamente a spettacoli e intrattenimento. Ma guai a pensare che lo “scambio” sia una cosa da poveracci: le star di Hollywood, che non se ne perdono una, hanno subito colto il trend, facendolo diventare un must anche oltreoceano. Vip come Lindsay Lohan, Liz Hurley, Hilary Duff non saprebbero farne a meno.
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SPORT di MARCO GERVASI
TECNOFITNESS GLI ULTIMI RITROVATI PER L’HOMO SPORTIVUS TECNOLOGICUS. LA SCIENZA APPLICATA CONTRO LA SEDENTARIETÀ
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egli ultimi decenni l’incessante evolversi della tecnologia ha accelerato il processo di sedentarietà e “poco movimento” dell’uomo a cui la prima rivoluzione industriale aveva dato avvio. Tv, auto, ascensori, scale mobili, cancelli automatici, frullatori, robot che cucinano e che puliscono, la posta elettronica, il pagamento e l’acquisto di qualunque cosa da seduti, i social network, “incontrare” e “conoscere” nuovi amici stando fermi, avere rapporti interpersonali, lezioni on-line, libri e molto altro restando ingessati di fronte al notebook. Tutto rimanendo immobili. Adesso però fermatevi - ma lo siete già probabilmente - chiudete gli occhi per qualche secondo e pensate all’universo dove “tutto scorre”, proprio come il sangue nelle nostre vene, spinto dal cuore che lo pompa, quel cuore che spesso ha voglia di scalpitare e di farvi tornare a correre. Perché vivere una vita di qualità significa esprimere energia compiendo movimento, realizzando i nostri pensieri, i nostri sogni. Utility, insieme a Passi in Sicilia, associazione composta da professionisti delle attività motorie e dello sport, non potevano rimanere insensibili a tutto ciò che l’era post moderna continua a proporre in termini di tecnologia in relazione all’attività fisica. E hanno spinto la ricerca verso ciò che potrebbe essere utile a un esercizio tecnologico ma non virtuale. Crediamo che una giusta chiave di lettura possa aiutarci a trovare la migliore “applicazione” per la tecnologia nella vita di tutti i giorni. Per tale motivo abbiamo pensato di descrivervi alcuni strumenti dell’“Homo sportivus tecnologicus” che potrebbero attirare la vostra curiosità. Gli ultimi ritrovati tecnologici in tema di esercizio abbracciano tutti i “campi sportivi”. Per iniziare dalla corsa dove gli scienziati lavorano già da parecchio alla ricerca della fibra dell’abbigliamento ideale o della scarpa più “performante”. Mettiamo, quindi, in evidenza un accessorio particolare. Si tratta di un piccolo computer da polso che ci comunica un numero rilevante di dati utili
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IN ALTO DA SINISTRA: UN CRONOGRAFO DELLA SUUNTO E LA WII BALANCE BOARD SOPRA: L'APPLICAZIONE BEEP TEST DELL IPHONE
PERSONAL TRAINER FORMATO TASCHINO. LA QUALITÀ DELLA VITA IN UN SOFTWARE e che ci tiene compagnia durante la corsa: in tempo reale, grazie a un innovativo sensore GPS, ci informa a quanti km/h o minuti al km stiamo correndo e la distanza percorsa. Inoltre possiamo programmarlo affinché inneschi un allarme quando abbiamo percorso 1.000 metri o qualunque altra distanza ci venga in mente. È dotato di un altimetro e di un cardiofrequenzimetro e, oltre a darci la possibilità di scaricare i dati in un PC utilizzando software dedicato, possiamo interfacciare il nostro percorso su google heart e correlare i dati della frequenza cardiaca ai tratti di maggiore o minore pendenza. Per rimanere in ambito di corsa non potevamo non annoverare le diverse applicazioni che l’iPhone Apple ci propone, come ad esempio “Runcalc”, la quale calcola la velocità di corsa. Oppure altra applicazione molto utile è “Beep Test” che ci permette di svolgere l’ormai famoso “test a navetta” su appena 20 metri, dandoci indicazioni attendibili sulla nostra potenza aerobica. Un ulteriore aiuto nell’allenamento specifico per la forza o per la potenza ci viene da un piccolo strumento contenente un accelerometro dotato di particolare precisione e facilità d’uso, il Myotest. Quest’ultimo è grande quanto un Ipod e si posiziona sul bilanciere di chi, attraverso semplici movimenti, vuole scoprire quale sia la propria forza o potenza massima. Alla fine dell’esercizio sul display appariranno i dati ricercati. Sul PC attraverso un software specifico, si potranno osservare anche i grafici e i relativi risultati del test. Ottimo per allenatori e per gli utenti esigenti. Nell’ambito della valutazione metabolica, grazie alla miniaturizzazione di sensori che analizzano i gas respiratori, si è giunti allo sviluppo di un metabolimetro portatile (dal costo di circa 5.000 euro) che in pochi minuti ci permette di conoscere con precisione scientifica la quantità di calorie che il nostro metabolismo basale richiede. Ottima base per la costruzione di una dieta che
contenga la giusta quantità di calorie da distribuire nella migliore soluzione. La cosa più entusiasmante è che lo stesso strumento, attraverso dei test dedicati, può darci una misura scientifica delle nostre capacità aerobiche e non, fornendoci l’indice del nostro stato prestativo, dando quindi la possibilità a un esperto di preparare programmi di allenamento mirati che rispettino le specifiche esigenze di ogni soggetto. Come conclusione di questa breve rassegna, riprendendo un po’ gli argomenti iniziali, vi esortiamo a uscire dalle mura tecnologiche e praticare uno sport che possa farvi “sentire” quanto avete dentro. Vi ricordiamo che se le macchine artificiali “esistono per funzionare” quelle naturali devono “funzionare per esistere”.
WII FIT: IL FITNESS NEL SALOTTO DI CASA Il boom scatenato nel 2008 si è un po’ sopito ma, la Wii Balance Board fa ancora breccia nel “girovita” di moltissimi Avatar/utenti. La pedana per fare ginnastica da usare insieme alla console Wii, che rileva i movimenti del corpo e aiuta a smaltire le maniglie dell’amore, è ancora uno degli oggetti tecno-fitness più gettonati. La pedana ha in memoria 40 tipi diversi di esercizi che vanno dalla ginnastica posturale, alla aerobica, agli esercizi di potenziamento della massa muscolare, fino allo yoga. Inoltre la Wii Balance misura l'indice di massa corporea, il peso e la massa muscolare. Uno studio della John Moores University di Liverpool condotto dal professor Tim Cables ha appurato che le calorie bruciate a settimana con la Wii sono circa il 40% in più rispetto a una qualsiasi altra console. Ma attenti alla Wii-itus, infiammazioni della spalla o del polso causate dalla Wii-mania e dall’uso eccessivo del joypad.
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sport di giuseppe leone
mondiali 2010:
per l'italia arrivo fino in africa
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aranno i primi Mondiali di calcio della storia a essere ospitati da un paese africano. Si svolgeranno in Sudafrica, infatti, i Mondiali del 2010. Mancano ormai pochi mesi all’inizio della rassegna più attesa dagli appassionati di calcio di tutto il mondo. Dei fanatici del pallone, un’importante fetta è di certo rappresentata dagli italiani. Molti di loro sono già pronti per sbarcare nel continente nero per seguire la Nazionale italiana campione del mondo in carica. Durante i giorni della competizione sono previsti tre milioni e mezzo di partecipanti. Di questi circa 450 mila arriveranno dall’estero. Molti di
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loro saranno certamente italiani, che da sempre seguono il calcio con grande entusiasmo. Dai paesi europei agli Stati Uniti, fino ad arrivare in Giappone e in Korea del Sud. Questi sono solo alcuni dei luoghi che negli anni hanno ospitato i Mondiali di calcio, e ora proprio questo evento rappresenterà lo stimolo per i calciofili italiani di visitare un terra da molti di loro sconosciuta. E in Italia sono due gli operatori turistici autorizzati dalla Fifa per la vendita di biglietti per le partite e pacchetti viaggio: African explorer e Tre emme viaggi di Travel Market. Città del Capo, Johannesburg, Nelspruit. Alcuni pac-
Foto © Warrenski NELLA FOTO: Il nuovo stadio di Cape Town
chetti sono già stati organizzati per raggiungere queste tre città dello stato africano. Non a caso, sono queste le città dove l’Italia giocherà le prime tre partite del girone di qualificazione, che porterà le prime due squadre agli ottavi di finale della competizione. Pacchetti che partono da un prezzo intorno ai 2.500 euro fino a 4.000 euro e che comprendono una settimana in una di queste città del Sudafrica, tra escursioni e visite guidate. Ovviamente una di queste giornate sarà dedicata ad assistere a una partita dell’Italia. I pacchetti prevedono pernottamenti in alberghi da tre a quattro stelle. Ma per chi vuole sentirsi più libero da viaggi programmati, non mancano le alternative. Ci saranno, infatti, circa settanta case vacanze pronte a ospitare tifosi e appassionati di calcio, con un occhio a comodità e convenienza. Ci saranno, dunque, ville e appartamenti, a Johannesburg e nelle altre città che ospiteranno il mondiale, che saranno messe a disposizione di chi preferisce un ambiente più familiare, invece di pernottare in una stanza di albergo. Queste case potranno essere affittate per tutto il periodo del campionato del mondo da famiglie o da gruppi di amici, che partono in comitiva e trovano difficoltà a prenotare nello stesso albergo e agli stessi prezzi. Questa soluzione rappresenta, inoltre, un’opportunità di risparmio, ma anche la possibilità di poter assistere da vicino a tutta la competizione, ritagliandosi anche del tempo per visitare
le città del Sud Africa, teatro dei Mondiali 2010. Mondiali che partiranno il prossimo 11 giugno, quando alle ore 16 ci sarà il fischio d’inizio al Soccer City Stadium di Johannesburg per la partita inaugurale che vedrà di fronte i padroni di casa del Sudafrica e il Messico. La finale si giocherà l’11 luglio nello stesso stadio. Grande attesa per l’Italia allenata da Marcello Lippi, campione del mondo in carica. Sfatare il tabù di conquistare due Mondiali consecutivi è la sfida che cercherà di vincere la Nazionale azzurra. Un’impresa, però, già riuscita, quando l’Italia, vinse i mondiali nel 1934 e nel 1938. L’Italia comincerà la sua avventura il 14 giugno a Città del Capo contro il Paraguay. Le altre squadre inserite nel girone F, quello degli Azzurri, sono Slovacchia e Nuova Zelanda. Non mancheranno, però, di certo altre pretendenti al titolo mondiale. Prima fra tutte, il Brasile allenato da Carlos Dunga, squadra che l’Italia potrebbe incrociare nel cammino verso la finale. Il Brasile arriverà sicuramante molto combattivo a questo appuntamento, dato che non è sua abitudine sbagliare due volte consecutive. Il Brasile, infatti, in Germania si fermò ai quarti contro la Francia. Grande attesa anche per la Spagna, campione d’Europa e per l’Inghilterra, dopo gli ottimi risultati nelle qualificazioni. I leoni d’Inghilterra sono allenati da Fabio Capello, che probabilmente è, in questo momento, l’italiano più amato e stimato nel paese della regina Elisabetta.
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sport di carlo brandaleone Foto di Tullio Puglia
quanto sarà
rosa il continente nero? per la nazionale si spera nella convocazione di cassani e sirigu. i tifosi chiedono a lippi anche il difensore balzaretti
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i sarà un po’ di Palermo anche ai prossimi Mondiali di calcio, che si giocheranno a giugno in Sudafrica. I primi Mondiali nel Continente nero. Quanto Palermo? Non si sa. Una cosa però ci sentiamo di escludere fin d’ora: non ci sarà la folta rappresentanza rosanero che colorì la Nazionale che vinse quattro anni fa in Germania. Quella era appunto una nazionale rosa-azzurra per la presenza di Barzagli, Zaccardo, Barone e Grosso, a parte Luca Toni che si poteva considerare ancora “affettivamente” rosanero. Fu per tutti i palermitani un motivo d’orgoglio avere tanti rappresentanti nella Nazionale campione del Mondo. Stavolta sarà diverso, la presenza rosanero al Mondiale sarà “spalmata” su più fronti. E se per qualcuno la convocazione è pressoché scontata, per molti altri è tutta da conquistare. Motivo che in fondo fa il gioco del Palermo. Impegnarsi al massimo in questo finale di stagione per conquistare un posto al Mondiale è certamente vantaggioso per i colori rosanero. La brutta notizia è che si rischia una nazionale italiana senza calciatori appunto del Palermo. L’unico che ha qualche
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possibilità di entrare nel gruppo dei 23 è il difensore Mattia Cassani, che è stato convocato nelle ultime amichevoli. Per come sta giocando lo meriterebbe certamente e in Italia non ci sono esterni difensivi di destra (ovviamente italiani) del suo valore. Ma Lippi ha già spiegato in tutti i modi che punterà su gruppo che s’è conquistato la qualificazione, dunque su Zambrotta e su Oddo. Però, Cassani può sperare, nel suo ruolo come abbiamo detto la concorrenza non è poi tanta. C’è un altro rosa che ha qualche piccola chance di andare al Mondiale, si tratta del giovane portiere Sirigu. Dopo Buffon c’è il vuoto e Sirigu, che sta giocando una stagione straordinaria dopo essere partito tra i rincalzi, si giocherà il posto con De Sanctis, Amelia e Mirante.Va detto che altri rosa meriterebbero la convocazione, primo tra tutti Federico Balzaretti. Che però Lippi ha regolarmente ignorato. Un po’ di rosa certamente nelle fila della Danimarca. Il giovanissimo Simon Kjær da oltre un anno è diventato titolare fisso della Nazionale scandinava che ha sbaragliato il suo girone di qualificazione lasciando a casa la Svezia di Ibrahimovic. Per Kjær un Mondiale decisivo, al termine del quale deciderà se restare a Palermo o accettare le offerte che gli sono arrivate da prestigiosi club europei, tedeschi e inglesi principalmente. E certamente andrà ai Mondiali Mark Bresciano, una delle bandiere più navigate dell’Australia. Proprio l’ultimo Mondiale in Germania consacrò Bresciano sulla ribalta internazionale e subito dopo la manifestazione (nella quale l’Australia venne eliminata proprio dall’Italia) Bresciano venne acquistato dal Palermo. Per due certezze tanti dubbi, anche se Edinson Cavani dovrebbe fare parte del gruppo uruguaiano. L’attaccante
ha disputato quasi tutte le gare di qualificazione, tranne lo spareggio finale col Costa Rica. In coincidenza con un suo calo di forma. Ma adesso s’è ripreso e il ct Tabarez (ex Cagliari ed ex Milan) ha annunciato, seppure ufficiosamente, che porterà Cavani in Sudafrica. E chissà che non trovi spazio nella Nazionale sudamericana anche Abel Hernandez, ancora giovanissimo ma già all’attenzione degli osservatori di tutto il mondo per i gol segnati con la maglia rosanero. Sarebbe una convocazione a sorpresa. Restando al Sudamerica, i fans rosanero tifano perché Pastore venga convocato da Maradona. Fabrizio Miccoli può metterci la buona parola, magari restituendo al Pibe l’orecchino che gli era stato sequestrato e che l’attaccante rosa ha acquistato all’asta a Merano. La presenza di Pastore al Mondiale con la maglia biancoceleste dell’Argentina è possibile, perché nelle ultime due amichevoli europee, contro la selezione catalana e contro la Germania Maradona ha chiamato il “Flaco” rosanero, che in questi ultimi mesi ha fatto passi da gigante. Peraltro proprio contro i catalani di Messi Pastore segnò un bel gol. Chi coltiva una fiammella di speranza è Fabio Simplicio, convocato dalla Selecao di Dunga per una amichevole qualche mese fa. La sua presenza però ci sembra davvero difficile, se non altro perché il Brasile ha un plotone di fortissimi centrocampisti e Simplicio è arrivato alla convocazione solo a trent’anni. Un altro giocatore del Palermo, infine, potrebbe giocare in Sudafrica, si tratta di Bosko Jankovic, quest’anno ha giocato nel Genoa ma il suo “cartellino” è ancora per metà del club di Zamparini e chissà che l’anno prossimo non torni a vestire la maglia rosanero.
ecco le nazionali dove potrebbero giocare i nostri rosanero: brasile, argentina, uruguay, danimarca e australia
da sinistra in senso orario: mattia cassani, simon kjÆr, mark bresciano, edinson cavani
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UTILITY
sport di linda marino
di buca in buca
lungo lo stivale se una volta era considerato uno sport per pochi, oggi è più alla portata di tutti. in italia i campi sono già 300 e la penisola sta per divenire un immenso green
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asta etichettare il golf come uno sport destinato a una ristretta cerchia di élite. I tempi cambiano e con essi anche gli sport. Oggi il golf è più alla portata di tutti. La gente, con inaspettato piacere, sta riscoprendo la bellezza di questa disciplina sportiva. E la prova lampante della sua rivalutazione è la nascita di numerosi campi che in Italia hanno superato già quota 300. Per gli amanti di bastoni e palline non è difficile fare sosta in una qualsiasi periferia italiana e trovare uno spazio verde dove potere sfidare l’amico a colpi di swing. È come se la Penisola stesse per diventare un immenso green. Da nord a sud, passando per il centro, di strutture opportunamente attrezzate dove godere di grandi spazi aperti e incontaminati ce ne sono a iosa. E dunque, non rimane che farsi un’idea con un tour virtuale nei campi da golf italiani. Coloro che per caso si trovassero a passare dal Veneto, non possono perdere l’opportunità di giocare a golf nell’incantevole panorama che il Golfclub Montecchia di Padova può offrire.
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In prossimità del bacino termale euganeo e circondato da una cornice d’eccezione con la cinquecentesca villa dei conti Emo Capodilista e il castello con torrione del XII secolo che sovrasta il paesaggio, questo impianto si sviluppa su 27 buche ed è dotato anche di una Golf Academy, pensata per i neofiti che vogliono imparare ex novo questo sport e per i professionisti che intendono migliorare le proprie capacità. Sempre in Veneto, Andrea Zanellato, referente distrettuale del golf regionale che di campi da golf ne ha girati in lungo e in largo, indica il circolo Ca’ della Nave. È il primo dei tre campi progettati in Italia alla fine degli anni Ottanta dal campione statunitense di golf Arnold Palmer, che ha realizzato green in tutto il mondo. Il grande spazio verde di 75 ettari si divide in due tracciati: un “champion” 18 buche” par 72 di 6.350 metri, e un “executive” di 9 buche. I grandi bunkers, banchi di sabbia di piccole dimensioni che costituiscono un ostacolo per i giocatori, sono intervallati da specchi d’acqua e vegetazione che rendono l’atmosfera surreale.
From putt to putt
along the boot nelle foto: Il Verdura Golf Resort Foto courtesy of Verdura Golf Resort
with 300 courses in italy, golf has become a sport for all, with its vast peninsula of green
E
nough labelling golf like a sport that is designed only for a circle of elite class. Times change and with them also sport. Today golf can be in the capacity of all. People with unexpected pleasure are discovering the beauty of this discipline. For lovers of club and golf balls, it’s not difficult to stop in any Italian outskirt and find a green space where you can challenge a friend with some swinging shots. It’s like if the peninsula is becoming one gigantic green. From north to south, passing by the centre, structures conveniently equipped where you can enjoy large open incontaminated spaces in abundance. If you find yourself passing by Veneto, you cannot miss the opportunity to play golf in an enchanting panorama of the Golfclub Montecchia di Padova that offers you. In proximity of the thermal basin of Euganeo, circulated by an exceptional frame of a fifteenth-century villa dei conti Emo Capodilista and the castle with a great tower of XII century which dominates the scenery. This system has 27 holes and is doted with a Golf Academy for beginners who wish to learn this sport and for professionals who want to improve their skills. Still in Veneto indicated by Andrea Zanellato, district representative of regional golf, is the Ca’ della Nave club. Great green space of 75 hectares divided into two traces: a “champion” 18 holes” par 72 of 6350 metres and an “executive” of 9 holes. Mirrors of water and vegetation make the atmosphere a surreal space, and the big bunkers of sand of small dimensions create obstacles for the players Coming down along the boot, in Tuscany, you cannot but take a trip to the Golfclub Cosmopolitan di Tirrenia, in the district of Pisa. A large green spread long of which we meet 18 holes of 6.291 metres, par 72, an area that is modeled with the most rigorous respect to nature, in some sandy zones, where the wind, sand and water represent a trio, that renders an interesting course to the eyes of a simple visitor and enticing for the professional player. The golf course occupies a 70 hectares surface and offers not only a great variety but a fantastic visual. Moving towards Lazio we can find the Golf club Olgiata in a place where everyone thought it was the most ideal location to build a new big golf course. In this very enchanting location many important international tournaments have been celebrated. And lastly we arrive in Sicily, here exists a paradise that conjugates the beauty of expansive green area and the blue sea. After many administrative and bureaucratic problems, one of the most chic golfclubs opened its wings and was born with the name of Verdura Resort di Sciacca with its two golf courses, one of 18 and one of 9 holes, are just two steps from the sea, on a total surface of 250 hectares designed by Kyle Phillips. The resort built for Italo-American Sir Rocco Forte, enriched by one of the most biggest beauty centres in Europe, four thousand squared meters of surface dedicated to treatments, massages, saunas, emotional showers, Jacuzzi and to yoga.
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GOLF
Foto courtesy of Verdura Golf Resort
Urban non c’è regione che non offra agli appassionati del green, aree attrezzate e shop dedicati
L’Urban Golf è il mad must in arrivo per questa primavera/ estate: giocare per le vie della città tra le auto e i passanti sembra un richiamo irresistibile per sempre più golfisti. Conosciuto anche come Crossgolf è stato inventato in Germania nel 1992 da Nikola Krasemann e Torsten Schilling di Amburgo. I due inventori hanno anche fondato i “Naturalborngolfers“, comunità dove il golf è il collante per portare sempre più gente a godere di uno sport che ormai di élitario ha solo la tradizione. La loro missione è portare il golf a una dimensione più vicina ai cittadini, direttamente per le vie delle città. Per giocare non serve il silenzio ma la musica rock o reggae, l’etichetta nell’abbigliamento diventa punk e l’acqua lascia il posto alla birra. Le palline feriscono o danneggiano? No, perché sono imbottite e rese morbide oppure direttamente di gomma per non mandare nessuno all’ospedale né rompere vetri o ammaccare auto. O almeno per limitare i danni. Se alcuni appuntamenti come Golf in the City o Shoreditch Urban Open sono perfettamente autorizzati, molti altri sono al limite della legalità. Urban Golf is the next mad must that arrives this spring/ summer, it means playing in the streets between cars and people. It’s known as Crossgolf and was invented in Germany in 1992 by Nikola Krasemann and Torsten Schilling of Hamburg. These two inventors also founded “Naturalborngolfers”, a community where golf is an adhesive to make more people follow and enjoy a sport that has left behind the word elite only in its tradition. Their mission is to bring this sport in a reachable dimension, directly onto the streets of the city!
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Scendendo lungo lo Stivale, in Toscana, non si può non fare tappa al Golf club Cosmopolitan di Tirrenia, in provincia di Pisa. Una grande distesa verde lungo la quale si incontrano 18 buche di 6.291 metri, par 72, in un’area modellata nel più rigoroso rispetto della natura, in alcuni tratti sabbiosa, dove il vento, la sabbia e l’acqua rappresentano un trio che rendono il percorso interessante agli occhi di un semplice visitatore e allettante agli occhi di un vero giocatore. Il campo occupa una superficie di 70 ettari e offre una grande varietà e una bellissima visuale. Dalla Toscana basta spostarsi nel vicino Lazio dove, alla fine degli anni Cinquanta, nella favolosa oasi di verde sulla Cassia, venne realizzato un club dotato di un centro sportivo, piscine, campi da tennis e un campo da golf. Nasceva così il Golf club Olgiata in un luogo che sembrava a tutti ideale per costruirvi un nuovo grande campo di golf. In questo scenario incantevole si sono tenuti alcuni tra i più importanti tornei internazionali. E infine, in Sicilia, da meno di un anno, esiste un paradiso che coniuga la bellezza verde del green con quella azzurra del mare. Dopo anni di intoppi burocratici e amministrativi finalmente ha aperto i battenti il resort più chic della zona, in cui il protagonista indiscusso è proprio il golf. Si tratta del Verdura Resort di Sciacca, con due campi, uno da 18 e uno da 9 buche, disegnati da Kyle Phillips a due passi dal mare, su un totale di 250 ettari. Il resort, costruito per volere del magnate italo-inglese sir Rocco Forte, è arricchito da uno dei centri benessere più grandi d’Europa, quattromila metri quadrati di superficie dedicati ai trattamenti, ai massaggi, alla sauna, alle docce emozionali, all’idromassaggio e allo yoga. In rete www.golfmontecchia.it www.cadellanave.com www.cosmopolitangolf.it www.olgiatagolfclub.com www.verduraresort.com
UTILITY
WELLNESS DI ALESSANDRO ENRIQUEZ
“Metodo 5”: CINQUE PAROLE PER RITROVARE IL BENESSERE
un approccio rivoluzionario messo a punto dalla facoltà di medicina estetica dell’università di napoli. Un programma personalizzato di riabilitazione estetica che mira alla rieducazione e utilizza apparecchiature di elevata tecnologia
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ellulite, un problema che affligge il novanta per cento delle donne, comprese anche quelle magre. Molti i trattamenti proposti, dalla mesoterapia all'endermologie, dalla carbossiterapia al laser. Di recente è stata introdotta una nuova metodica, il metodo 5, realizzato da Donatella Pirrottina, dottore Naturopata e docente al master di secondo livello alla facoltà di Medicina Estetica della seconda Università di Napoli, in collaborazione con i professori D'Andrea e Nicoletti della seconda Università di Napoli. In cosa consiste questo metodo? “Fino a oggi la cellulite è sempre stata affrontata con l'intento di farne scomparire le conseguenze mentre altro non è che il risultato finale di un’alterazione funzionale”, spiega Donatella Pirrottina. Il metodo 5 ha un approccio rivoluzionario perché parte dall'origine, risolvendo il problema attraverso una vera e propria riabilitazione estetica. Per raggiungere questo obiettivo vengono utilizzate apparecchiature di elevata tecnologia che, impiegate secondo un preciso protocollo, avviano il processo di riabilitazione estetica”. Queste apparecchiature (VUR: strumento che consente una scannerizzazione tridimensionale volumetrica del corpo a risoluzione millimetrica; Ultrasuoni: consentono di ridurre il volume dell'adipocita, cioè la cellulla adiposa, attraverso un processo “squeezy”, un dispositivo che ci permette di sbloccare le stazioni linfatiche del nostro organismo) non sono invasive e hanno il compito di
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riportare l'adipocita alle dimensioni originarie, senza mai romperlo. Perché metodo 5? “Perché sono cinque le parole chiave per ritrovare il benessere e la bellezza della silhouette: rilevazione, rieducazione, riequilibrio, risoluzione e richiamo”. Il metodo 5 infatti prevede la misurazione volumetrica tridimensionale del corpo, per facilitare la valutazione globale e l'individuazione delle zone da trattare. Per ogni persona è stilato un programma di lavoro personalizzato grazie alla elaborazione dei dati immessi in un software dedicato. La rieducazione è il punto di forza di questo metodo innovativo, perché tutti i sistemi fisiologici del nostro corpo vengono rieducati al loro corretto funzionamento. Il riequilibrio è la parte dinamica del metodo, in cui il corpo ritrova la sua nuova percezione. Una volta che l'alterazione originaria è stata risolta, mediante un ciclo di sedute, il corpo riprende la sua regolare funzionalità e permette di mantenere la forma ottenuta. Per vedere dei risultati è necessario un ciclo di 8/15 trattamenti, cui aggiungere delle sedute da fare a casa propria con un particolare apparecchio (M5). Il richiamo, per non perdere i risultati ottenuti, viene fatto dopo sei mesi. Il metodo 5 è presente in due centri a Milano e Roma, e uno all' Università di Napoli, in quanto materia di studio del master di Medicina Estetica. A breve sarà anche presente in altre regioni d'Italia.
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DIVINO VIAGGIO di CARLO FERNANDEZ
EMILIA ROMAGNA
BUONI SAPORI TRA PRESENTE E PASSATO
Foto © Ted Nigrelli
BOLOGNA, PARMA, MODENA, CITTÀ DI OSTERIE E LOCANDE. SIMBOLI DI UNA VITA GODERECCIA, LUOGHI DI DEGUSTAZIONE DOVE LA PRENOTAZIONE È DIVENTATA D'OBBLIGO
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rima di cominciare questo particolare tour enologico, è necessario porsi una domanda: è possibile intraprendere un viaggio per assaggiare del buon vino? In Italia e in Francia questo è più che plausibile e diviene un’esperienza completa se il buon vino si sposa al buon cibo che racconta la storia del nostro Paese. In altre parole, coniugare le due cose, specie per chi viaggia, è infinitamente più bello e più completo. Poter arricchire il proprio itinerario di viaggio con alcune soste che riuniscano del buon vino con un piatto che racconta la storia del territorio, costituisce un piacevole momento di ristoro e relax, specie se tutto ciò è associato al godimento di un’atmosfera gradevole, che rende più confortevole il simposio e alleggerisce la stanchezza del tragitto. Per questa nostra prima tappa nel mondo del vino abbiamo scelto una regione estremamente promettente dal punto di vista enologico: l’Emilia Romagna. Il nostro viaggio nel tempo e nel territorio parte da lontano; il periodo compreso tra gli anni ‘50 e ‘60 in cui la grande cucina e i grandi vini erano solo e soltanto quelli francesi. In quegli anni, misteriosamente, ma con sempre maggiore attenzione si fa strada nella realtà gastronomica del luogo uno “spaccio alimentare con cucina”. Siamo a Busseto, vicini alla terra ove è nato Giuseppe Verdi: Samboseto, vicino Parma. Il locale è gestito da Giuseppe e Mirella Cantarelli che in pochi anni riescono a ottenere i famosi tre cappelli e
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i 17/20 della severa guida Michelin. A loro dobbiamo molto sul piano del prestigio nazionale; hanno capito che sono finiti gli anni bui per la nostra cucina e il successo di un buon ristorante non è più assicurato solo dalla quantità delle portate e dall’abbondanza del condimento ma anche dai vini. In quegli anni era dominante l’alterigia della cucina francese, forse giustificata, e di fronte a un Bocuse, avremmo potuto contrapporre il nostro Cantarelli. Quale fu la “scoperta” di questa trattoria? La risposta fu nell’uso di materie prime assolutamente scelte, in gran parte di produzione propria, cucinate in modo nuovo, anticipando la “nuova cucina” con risultati impensabili e con grande godimento di chi si sedeva a pranzare a Busseto. Ma Mirella Cantarelli aveva accanto Peppino, che scoprì l’importanza d’abbinare il vino al cibo e proporre al cliente, con un rapporto tra sommelier e amico, la necessità di valutare i migliori abbinamenti. Ha a disposizione i gradevolissimi ed economici Lambruschi, l’eccezionale unico Lambrusco bianco, da lui prodotto in piccole quantità, lo Scorzonera, il Rosso amaro. Per volesse spendere di più può scendere nella sua favolosa cantina ove albergano i grandi, grandissimi, italiani e francesi. Ho parlato di Cantarelli poiché è considerato un faro nel panorama della grande cucina italiana, colui che ha aperto un nuovo modo di fare ristorazione per vivere il meraviglioso connubio tra vino e cibo. Alla morte prematura della moglie, Peppino si spense
Foto © Rosino
Foto © Bruno Brunelli
Foto © Massimiliano Losini
IN alto: la piazza del duomo di parma a sinistra: un’osteria di busseto
come una candela esaurita, il ristorante chiuse nel 1982, anche perché lo spaccio alimentare era sempre meno frequentato e conosciuto. Cosa rimane oggi? Una grande lezione che in qualche modo, ma non troppo, si può ancora percepire in Emilia Romagna in alcune antiche locande gastronomiche che custodiscono ancora oggi antichi sapori. Siamo andati in giro a cercarle. A Bologna Il Cambio propone un menù molto vario e offre tre tipi di degustazione. Pesce con zuppetta di finocchi, insalata di arance e spiedino di scampi; gli gnocchi di semolino con salsa di vongole e calamari. E infine il trancio di merluzzo alle erbe. Molti i formaggi e tra questi ottimo la spuma di squacquerone. Buona la carta dei vini. Sempre a Bologna raccomandiamo L’Osteria Bottega, della quale Stefano Bonilli (Le Guide de l’Espresso, Ristoranti d’Italia 2010) dice: “Lo avete sentito dire mille volte che Bologna è una città dove si mangia bene…. E lo avete sentito dire un po’ in tutte le lingue. Beh, da bolognese posso dire sotto voce, che è una fama usurpata e lo aveva capito anche Daniele Minarelli, quando nel 2005, rilevò una vecchia trattoria cui dette il nome di L’Osteria Bottega, per rendere protagonista la cucina bolognese autentica, 24 posti e tanti bei propositi”. Oggi, a quattro anni di distanza, il successo di questo locale è tale che bisogna sempre prenotare, sia a pranzo sia a cena, e sotto i portici di via Santa Caterina, nel cuore di Bologna, gli avventori con un bicchiere in mano
che aspettano il loro turno sono ormai una immagine abituale. Le tagliatelle al ragù qui sono come Dio comanda e così i tortellini in brodo e le lasagne. Ma è la cotoletta alla bolognese, piatto quasi scomparso di cui si trovano spesso delle caricature, a farla da padrone e ciò fa capire che qui si fa sul serio, dai salumi ai vini, con Daniele che volteggia tra i tavoli, consiglia e prende le ordinazioni. Qui potete gustare anche un bel piatto di patate fritte o arrosto, del coniglio di quelli con un sapore vero e non stopposi o, se volete ripassare le ricette della cucina bolognese e bere un grande Lambrusco piuttosto che uno Champagne non banale. Insomma, ci si diverte molto senza rovinarsi. A Parma, La Greppia - locale nel centro della città propone eccellenti piatti di tipo tradizionale: tra questi gli gnocchi al topinambur, conditi con salvia e tuberi e faraona al vino bianco. Dolci calorici al carrello, una cantina molto ampia e un servizio cortese renderanno il vostro simposio qui, praticamente perfetto. Continuando il nostro giro in questa golosa regione, un locale che potreste “assaggiare” a Modena è l’enotavola Moreali. Qui il cibo accompagna il vino, non il contrario. Ogni sera è disponibile una lista dei vini del giorno: trentacinque etichette da consumare a bicchiere che si sposano con ciò che viene fuori dalla cucina. Le porzioni sono generose e consentono gli abbinamenti che, ovviamente, sono a scelta dell’avventore. Se volete portarvi a casa due bottiglie per la vostra cantina, i due pilastri di questa regione sono, a buon diritto,
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COSA SAREBBE UN PIATTO DI CAPPELLETTI IN BRODO DI TAGLIATELLE AL RAGÙ SENZA UN BUON BICCHIERE DI LAMBRUSCO?
il Sangiovese romagnolo e il Lambrusco emiliano. Il primo è parecchio differente dal suo fratello toscano: è molto più semplice, forse meno intenso, sempre gradevole al palato, per quella sua particolare rotondità, quasi privo di spunto acidulo, molto frequente o addirittura tipico nel suo omonimo toscano. Il secondo, il Lambrusco, è un grande vino, troppo spesso bistrattato per la sua modesta gradazione alcolica e per il suo facile gusto. Lo riteniamo, invece, un vino assolutamente insostituibile quale compagno dei piatti tipici di questa parte d’Italia. Cosa sarebbero i cappelletti in brodo ristretto, le tagliatelle al ragù o le lasagne alla bolognese, per non parlare dei grandi carrelli di bolliti senza l’accompagnamento di qualche bicchiere di Lambrusco? Meritano un cenno anche il Trebbiano e l’Albano che possono riservare gradevoli sorprese nell’ambito dei bianchi fermi o frizzanti. Infine, vi è da provare la nuova produzione di vini dolci come la malvasia aromatica di Candia, prodotta nel Piacentino, e l’Albana Passito.
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Per non rimanere sul vago e suggerirvi letteralmente qualche souvenir d’annata per la vostra cantina, prendete nota: Sangiovese di Romagna Riserva Superiore Michelangiolo 2006 - Calonga; Lambrusco Graspa Rossa di Castelvetro, Semisecco 2008 - Tenuta Perderzona; Colli di Parma Vigna del Guasto 2007 - Lamoretti; Trebbiano di Romagna, Floresco 2008 - La Berta; Albana di Romagna Condronchio Secco. Gustoso ricordo del vostro giro da buongustai assieme a noi in Emilia Romagna.
sotto DA SINISTRA: il lambrusco gasparossa di castelvetro una teglia di lasagne bolognesi
LUNCH&DINE
ONLINE
Il Cambio Via Stalingrado 150, Bologna Tel +39 051 328118
Su Youtube o su blog.paperogiallo.net (il blog di Stefano Bonilli) cercate: “Mario Soldati - L’Osteria Cantarelli di Samboseto (1957)”. Farete un tuffo nel passato grazie a Mario Soldati, che incontrò Giuseppe e Mirella Cantarelli nella loro osteria a Samboseto, frazione di Busseto, a Parma, in una puntata del programma “Alla ricerca dei cibi genuini - la valle del Po” del 1957.
L'osteria bottega Via S. Caterina, 51, Bologna Tel. +39 051 585111 La Greppia Strada Garibaldi 39/a, Parma Tel. +39 0521 233686 Enotavola Moreali Viale Moreali 113, Modena Tel. +39 059.362130
Foto © Ted Nigrelli
sotto a sinistra: giuseppe cantarelli dell’omonima osteria a samboseto, in provincia di parma.
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UTILITY
food & co. di manuela laiacona
Se la fame
vien di notte S
e la notte ad alcuni porta consiglio ad altri scatena un certo languore. A chi, dopotutto, non è mai venuto il desiderio di mettere qualcosa sotto i denti, all’uscita dal cinema o dalla discoteca? Passata la mezzanotte la ricerca di un mordi e fuggi è diventata d’obbligo. È la “fame chimica” che prende il posto del sonno. A tutte le latitudini del nostro Paese non vi è città dove, nei week end, nottambuli e irriducibili del divertimento, non vadano in giro in cerca di posti che possano soddisfare l’irrefrenabile appetito, quasi come se si prendesse parte a uno stesso rituale. Ed è così che quei forni, chioschetti o laboratori, che rimangono aperti quando la città dorme, nascosti nei vicoli del centro, in periferia o sul lungo mare, diventano mete per intere comitive di affamati. Proprio di questi posti siamo andati alla ricerca per offrire, al lettore goloso, un viaggio godereccio on the road attraverso gli spuntini notturni d’Italia. Al di fuori dei circuiti che fanno tendenza e mondanità, le tappe che si toccheranno sono tante. Luoghi “colorati”, talvolta introvabili per chi non è del posto, teatri di uno stile di vita scanzonato. Da nord a sud, alla scoperta del caleidoscopico mondo della rosticceria e non solo, del dolce e salato per tutti i gusti. Prima di partire, però, un avviso è d’obbligo. Niente puzza sotto il naso, niente mise elegante o griffata, per godersi questo itinerario bisogna essere pronti a sporcarsi le mani e magari a sedersi comodi anche sui marciapiedi.
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fornerie, chioschi, laboratori gastronomici che rimangono aperti da nord a sud mentre le città dormono. un tour tra i luoghi dove si rifugiano i nottambuli affamati La prima tappa del nostro viaggio è all’estremo nord della nostra Penisola, nella città di Bolzano. Qui, ai piedi delle Dolomiti quando assieme alla notte cala il gelo, due locali non chiudono mai. Uno di questi è la Bottega del Krapfen, un laboratorio di dolci che apre all’una del mattino. La sua chicca è il bombolone, farcito con tutti i tipi di crema. Introvabile per chi non lo conosce, per raggiungerlo bisogna salire al primo piano di un parcheggio multi livello. L’altro locale è l’Impiss-Kampill, via di Mezzo ai Piani. Ritrovo caratteristico dove ci si può accomodare su grandi botti di legno e gustare la cucina altoatesina e la pizza fino all’una. Sempre rimanendo nella terra delle tre Venezie, vale la pena spostarsi in Friuli Venezia Giulia a Gorizia. In questa città il languore va oltre il confine e si ferma alla prima
Foto © Qarly Canant
Foto © Qarly Canant
tra rosticceria e specialità per tutti i gusti partiamo dai bomboloni di bolzano e dai panini di milano per proseguire con le focacce di pavia e il ciccione di bergamo pompa di benzina Petrol che si incontra entrando in Slovenia, distante solo dieci minuti a piedi dal centro della città. In questo ritrovo non solo si sforna rosticceria, ma anche il borek, il tipico calzone turco-balcanico. Poi nel Veneto, a Venezia, si possono fare le ore piccole gustando il tiramisù, all’enoteca La Mascareta. Spostandoci verso occidente, una fermata a Milano è dovuta. Nella capitale della movida italiana, quella chic e di tendenza, trovano spazio oasi alla buona, senza pretese, dove si può aspettare il mattino con tutto ciò che il take away può offrire: dal croissant, ai tranci di pizza, agli stuzzichini. Il primo locale che segnaliamo è La Gesa Vegia di Donato, nel quartiere Bovina, in via G. B. Varé, 9. Birreria storica della città, dove con poco si possono gustare panini, taglieri di formaggio e la specialità della casa: bruschette condite in tutti i modi. Se poi si ha voglia di salame, si può andare alla Salumeria della Musica, un pub che propone esclusivamente panini farciti con una vastissima scelta di salumi e musica live in sottofondo. Aperto alle due, in via Padova (zona Ripamonti) c’è La Trattoria dell’Ombra, dal menu casereccio. Chi è amante del risotto o dei primi piatti, anche a ora tarda può soddisfare questa passione andando all’Enoteca Gusto, Arte e Vino in via Monza. Appena fuori dalla città, a Truccazzano, il pub/birreria Brasserie 111 accoglie giovani fino alle tre. A Pavia, se si passa per piazzale San Giuseppe, c’è un forno che di notte sfama con focacce e brioche appena fatte. In via Mottetti invece si gusta la pizza napoletana Da Giulio. I locali da fame chimica si trovano anche a Bergamo. Il più gettonato dai nottambuli è il bar La Gasthaus, in via Baioni. Si mangia fino alle cinque del mattino e la specialità è il Ciccione, piatto unico con porchetta ai ferri, patatine fritte, bruschetta pomodoro e mozzarella, melanzane e zucchine alla griglia. Ideale per gli aperitivi notturni è il Cheers Pub, via Morani, 63. Mangiare ascoltando musica live lo si può fare al Druso Circus, in via Galimberti, 6.
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Foto © Qarly Canant
Invertendo la rotta verso sud non possiamo non fermarci in Emilia Romagna. A Forlì, si va da Biffi, in piazza Cavour a prendere i rotoli con lo squacquerone e i cornetti. Mentre in via Moscatella, un Panificio apre a mezzanotte per sfornare anche pizzette e pizza al taglio. In via Ravegnana c’è il Caffè per gli Artisti che non chiude mai. A Ravenna a non dormire mai, invece, è la cucina tipica locale, quella proposta dalla trattoria Caccamante, gestita dallo zio di Marco Melandri. In estate, alle 4 del mattino, si può andare a San Mauro Mare a mangiare la piadina da Bicio e Vale, in via delle Libertà. A Bologna c’è la Fame Chimica, rosticceria specializzata in panini e kebab, in Viale Aldini. E poi vi è l’istituzione per i bolognesi, l’Osteria dell’Orsa aperta fino all’una e trenta: la casa delle tagliatelle. In via Montegrappa vi è anche una meta per gli amanti del gelato, è Gianni, aperto fino a tarda notte. Altero, in via dell’Indipendenza 33, è la pietra miliare della pizza al taglio. Anche se non è un locale notturno e rimane aperto fino alle ventitre, merita di essere segnalato Indue. Il luogo letteralmente più magico di Bologna, perché gestito e organizzato da prestigiatori e illusionisti. Uno spazio dove si mangia, si crea e ci si emoziona. Poco fuori, a Ozzano, sempre affollato è Pollacci, forno storico specializzato in focacce. La notte di Pescara, in Abruzzo, è a base di croissant alla cornetteria Da Homer, sul Lungomare Matteotti, e di piadine alla piadineria la Siesta, chioschetto a pochi passi dal centro. Nella capitale i punti di riferimento per i giovani romani sono gli “zozzi” o “porchettari”. Così vengono chiamati in gergo i camioncini ambulanti che vendono panini farciti, e l’immancabile panino con la porchetta. Si possono trovare in diverse zone della metropoli: davanti lo stadio Olimpico, esattamente sotto l’obelisco, in Corso Francia “da Giorgio”, o nei pressi del Muro Torto. Ci sono anche i forni aperti la notte, in particolare quello in via Barletta, frequentatissimo per le pizzette e le pizze. Per chi ama il dolce un must è il maritozzo con la panna, rigorosamente quello del “er maritozzaro”, di via Ettore Lolli.
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in emilia romagna le mete dei golosi sono i rotoli e la cucina tipica, verso sud, a roma il maritozzo. a napoli troviamo i taralli in sicilia street food da stigghiola a carne di cavallo Scendendo di latitudine arriviamo in Campania. A Isernia è tradizione recarsi al Forno Cecchetti, in via Teodoro La Cava. Aperto la notte per lavorare il pane, prepara anche cornetti, brioche e la pizzetta alla marinara, con pomodoro, aglio e origano. Andando in giro per Napoli ci si può fermare nella zona portuale, presso le tradizionali bancarelle che vendono i taralli al pepe nero con le mandorle. Sempre aperta, 24 ore su 24, è la pizzeria Da Totore alla Mergellina. Per chi volesse passare una notte piccante, questi offre una specialità afrodisiaca: la pizza Erotica. In Sicilia, grazie al clima mite, la vita notturna si passa per la strada, estate e inverno. A Palermo si consuma la rosticceria sui marciapiedi delle piazze del centro storico e dei vicoli limitrofi. Dietro il Palazzo di giustizia c’è Benny. Orgoglioso delle sue pizzette - fa solo quelle - può anche risentirsi se gli si chiede qualcos’altro. Sempre nel cuore della città c’è la Champagneria, un’area che collega due piazze, antistanti al Teatro Massimo, dove a localini e birrerie si alternano kebabbari e stigghiolari. Questi ultimi arrostiscono sulla brace, per strada, uno street food tipico della cucina siciliana: la stigghiola, involucro di budello di agnello insaporito con il porro. Di fronte la Cala, il vecchio porticciolo della città, ci si può rinfrescare con la macedonia di frutta fresca condita con la granita. Anche a Catania c’è l’usanza dell’‘arrusti e mangia’ per strada. Fino all’alba si serve la carne di cavallo, proposta in diversi tagli e anche a polpetta. Da viale Africa ad Aci Castello si susseguono bancarelle e barbecue che preparano bistecche, stigghiola e salsicce. Sotto gli archi di viale Africa invece impera il “panino porco”. A Siracusa, dalle tre in poi, si va a mangiare il pane ‘cunzato’ al forno che si trova in via Malta, per poi passare alla granita, servita con brioche aromatica, al chioschetto Gelati Bianca, “ai villini” in Corso Umberto.
DI toti librizzi
UTILITY
arte del bere
Il cocktail Martini
U
n buon barman deve saper mischiare il sapere antico e le nozioni moderne per trarne sempre nuova linfa ispiratrice. In questa occasione parlemo del cocktail Martini. Il Martini è un celebre cocktail composto da gin e vermouth dry, chiamato anche Martini dry. l Martini Dry faceva parte delle 6 ricette fondamentali del “The Fine Art of Mixing Drinks” di David A. Embury, del 1948. Ingrediente del Cocktail Martini oltre chiaramente il vermouth dry è il Gin. Il Gin è un distillato di cereali aromatizzato con bacche di ginepro. Durante la distillazione, nelle serpentine vengono poste le bacche che rilasciano il loro aroma per mezzo dell’evaporazione. È una bevanda alcolica di origine olandese scoperta dagli inglesi durante i conflitti del 700, venne portata in Inghilterra, modificata e divulgata come bevanda nazionale. I gin più raffinati idonei alla realizzazione di cocktail sono il Beefeater, il Tanqueray e il Gordon. Il più classico si chiama “Hemingway” dal nome dello scrittore americano che ne beveva a iosa. È conosciuto anche come Cocktail Martini ed è famoso per l’olivetta che accompagna il gin. Olivetta che Hemingway non mangiava, ma che pretendeva ugualmente per offrirla al suo barboncino che teneva sempre sulle gambe. Preparazione del cocktail: una parte del Vermouth Dry Martini che si elimina una volta fatto aromatizzare il ghiaccio. Il resto è gin puro, freddato nel mixer glaces col ghiaccio aromatizzato, versato in una doppia coppetta a Martini freddata in freezer e completato con una spruzzata di scorza di limone verdello, si serve, naturalmente, guarnito con un’olivetta. Caratteristica comune alle numerose varianti dei martini cocktail è sicuramente la ghiacciatura del bicchiere in cui viene servito. Questo procedimento prevede che il bicchiere venga lasciato raffeddare con alcuni cubetti di ghiaccio lasciati nel bicchiere in modo da portare la temperatura del vetro a 0 gradi. Prima di versare il cocktail nel bicchiere il ghiaccio viene buttato rovesciando il calice per eliminare i cubetti e l’acqua formatasi. In questo modo il martini mantiene a lungo la freschezza e garantisce la stabilità del gusto fino all’ultima goccia.
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ANTEPRIMA UTILITY ESTATE
Non c’è che una stagione: l’estate. Tanto bella che le altre le girano attorno. L’autunno la ricorda, l’inverno la invoca, la primavera la invidia e tenta puerilmente di guastarla. Questa frase di Ennio Flaiano esprime appieno il nostro modo di vedere. Passato il 21 giugno, ogni momento è bello per viaggiare. Il sole, il caldo, il mare, la campagna arsa dalla canicola, tutto insomma, esprime voglia di vivere e di conoscere nuove cose, nuovi luoghi e nuove persone. Ecco quindi le nostre idee per il prossimo numero. Utility compirà diversi itinerari, più o meno reali e lunghi, ma tutti per farvi godere del tempo della vita. Viaggeremo nel design con un grande nome del panorama mondiale che ci guiderà nel mondo della progettazione e dell’estetica degli oggetti e della case. Visiteremo i fari d’Italia: luoghi magici in cui intervisteremo gli ultimi guardiani. Vi racconteremo l’arte e la storia della valigia, oggetto indispensabile per tutti i nostri lettori. I viaggia Tony ci porteranno all’estero, a Cape Town in onore dei Mondiali. Scopriremo le vie del benessere: spa, centri wellness e terme, alla ricerca del relax, delle coccole e della forma psico-fisica. Per i nostri itinerari d’estate vi condurremo in Val D’Aosta e Trentino Alto Adige per un tour all’insegna del trekking e degli sport all’aria aperta.In tema di turismo di ultima generazione vi parleremo del viaggio nello spazio, perché anche l’universo è più a portata a di mano. Vi racconteremo i “Globe-trotter divinamente ispirati”. Un tempo pellegrini, oggi sono i “viaggiatori per fede”, la chiave contemporanea dell’antico viandante: colti e aggiornati, interessati alle mete sacre che aggiungono visite ed escursioni per approfondire gli aspetti della natura e dell’arte. Utility ospiterà uno “Speciale Isole”: Sardegna, Pantelleria, Pontine e Tremiti e le altre sorelle italiane. Vi insegneremo anche a “Vivere le Riserve d’Italia”, dormendo nei bivacchi o campeggi nei dintorni dei parchi per godersi la natura. A Roma seguiremo le orme di Dan Brown sui luoghi di Angeli e Demoni. “Basta ordini dal capo, da domani mi metto in proprio e apro un B&B: leggi, guide e dritte per trasformare un sogno in realtà”. Ci occuperemo de “Le scarpe delle donne che fanno viaggiare gli uomini… con la testa”. Ma eccole le vere novità. Un “Concorso fotografico”: chi invierà la più bella immagine di viaggio potrà vederla pubblicata sul giornale e vincere un abbonamento alla rivista, due t-shirt e uno shopper in stoffa targati Utility. Ai secondi e terzi classificati, oltre alla pubblicazione della foto, riserveremo i mouse-pad Utility-Stylo. E infine il concorso “Diario di Viaggio”: potrete inviarci i vostri racconti corredandoli con le vostre foto, i più belli saranno pubblicati sul giornale. Tutto questo è solo un accenno. Buon viaggio e, intanto, buona primavera.
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Hotel Carlyle, corso Giuseppe Garibaldi, 84 – Milano. Una Hotel Tocq, via A. De Tocqueville, 7/D – Milano. Hotel Ritter Milano, corso Giuseppe Garibaldi 68 – Milano. Hotel Imperial, via Principessa Clotilde 81 – Torino. Art Hotel Olimpic, Via Verolengo 19 – Torino. Art Hotel Guala, piazza Pietro Francesco Guala, 143 – Torino. Hotel Cairo, via La Loggia 6 – Torino. Ristorante I Cavalieri, corso Chieri 48 – Torino. Autonoleggio Stylo Rent, corso Francia 4bis/A – Torino. Hotel De Roussie, via del Babbuino 9 – Roma. Hotel Hassler, Trinità dei Monti 6 – Roma. Hotel Orange, via Crescenzio 86 – Roma. Hotel ES, via Filippo Turati 171- Roma. Sala da te Babington, piazza di Spagna 23 – Roma. Hotel Villa Romeo, via Platamone 8 – Catania. Royal Hotel, via Di San Giuliano 377 – Catania. Liberty Hotel, via San Vito 40 – Catania. Home 15 Residence Hotel, via Milano 15 – Catania. Aga Hotel viale Ruggero di Lauria 43 – Catania. Residence La Vetreria, via Grimaldi 8 – Catania. Hotel Excelsior, piazza Verga 39 – Catania. NH Hotel, piazza Trento 13 – Catania. B&B Bad, via Colombo 24 – Catania. Musica & Suoni, viale Jonio 113 – Catania. Autonoleggio Stylo Rent, Staz. centrale p.zza Giovanni XXIII – Catania. Grande Hotel Wagner, via Riccardo Wagner 2 - Palermo. Grande Hotel delle Palmes, via Roma 398 – Palermo. Hotel Excelsior, via Marchese Ugo 3 – Palermo. Ai Cavalieri Best Western, piazza Sant’Oliva 8 – Palermo. Hotel Ucciardhome, via Enrico Albanese 34/36 – Palermo. Grande Albergo del Sole, corso Vittorio Emanuele 291 – Palermo. Hotel Villa Esperia, viale Margherita di Savoia 53, Mondello – Palermo. Astoria Palace Hotel, viale Montepellegrino 62 – Palermo. Baglio Conca D’oro, via Aquino 19, Borgo Molara – Palermo. Mondello Palace, via Principe di Scalea s/n, Mondello – Palermo. B&B Al Giardino dell’Alloro, vicolo San Carlo 8 – Palermo. museo riso, corso Vittorio Emanuele, 365 – Palermo. Libreria Kalos, via XX Settembre, 56/B – Palermo. Aeroporto Falcone Borsellino, sala Vip Gesap – Puntaraisi Palermo. Circolo Lauria Mondello, viale delle Palme 20 – Palermo. Autonoleggio Stylo Rent, Staz. Notarbartolo (via U. Giordano) – Palermo. Autonoleggio Stylo Rent, via Francesco Crispi 94 – Palermo. Autonoleggio Stylo Rent, piazza P.pe di Camporeale – Palermo.
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