La giovane arte italiana
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20 talents
a cura di Daniele Perra
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ono tutti nati negli anni Ottanta, decennio di diffuso ritorno alla pittura nell'arte, di grande fermento e modelle dai corpi statuari nella moda, e di boom economico. A guardarlo oggi, quel periodo ci sembra anni luce lontano dalla crisi di questi ultimi anni, dalle recenti primavere arabe, dai nuovi assetti socio-economici, dai cambiamenti geopolitici attuali e dalle campagne di alcuni magazine contro modelle troppo magre sulle passerelle. È la generazione di artisti che ha visto nascere lo sviluppo dei new media, di Internet, della TV digitale, senza esserne però particolarmente influenzata. Alcuni di loro hanno trovato una galleria da poco, altri la stanno ancora cercando, altri ancora preferiscono seguire canali alternativi. Quelli dei festival, delle istituzioni, delle mostre collettive in provincia, delle residenze, sempre più numerose ma allo stesso tempo, sempre più numericamente affollate e quindi ambite. Ad accomunarli la multidisciplinarietà, la sperimentazione disinvolta di numerosi materiali. Le rigide categorie di scultura, pittura, fotografia o installazione non fanno al caso loro. Molti ripescano negli anni Settanta, alcuni si rifanno alla classicità, altri ancora, soprattutto scultori, tornano, per fortuna, al “fare”, alla manualità. Rispetto ai colleghi nati nel decennio precedente, non sono fuggiti in massa all'estero, ma, salvo brevi periodi in giro per il mondo, continuano a lavorare in Italia. Al mercato si sono affacciati da poco e proprio per questo sono da tenere d'occhio.
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Paesaggio, 2012, onice, 186 x 90 x 12 cm. Courtesy l'artista e Fluxia, Milano.
RICCARDO BERETTA (MARIANO COMENSE, 1982)
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LUPO BORGONOVO (MILANO, 1985)
Quando mi è capitato per le mani, qualche anno fa, il suo portfolio sono rimasto colpito da rigore, precisione, attenzione ai dettagli. Aveva persino creato un font ad hoc per il suo nome, dalla reminiscenza déco. Quello stesso rigore, quella maniacalità per il particolare, quel bilanciamento nell'uso dei materiali e quella naturale predisposizione alla perfezione formale li ritroviamo nel suo lavoro. Quel formalismo che per alcuni indica debolezza concettuale, per me è la sua forza. Ed è forse quello stesso rigore ad avergli aperto le porte della Galleria Zero... di Milano che la scorsa estate ha ospitato una sua mostra personale dove ha presentato anche alcuni claviciteri (clavicembali a sviluppo verticale, nella foto) perfettamente rifiniti e decorati. Un bel traguardo per un giovane artista, considerando il prestigio della galleria e del suo fondatore Paolo Zani, che ha sempre avuto occhio nell'individuare artisti di successo. www.riccardoberetta.com
Con la sua ultima mostra personale ha inaugurato la nuova e luminosa sede della galleria Fluxia in Via Ventura, diretta da Valentina Suma e Angelica Bazzana, giovani galleriste molto intraprendenti. La stessa galleria ha esposto il suo lavoro in un solo show alla fiera di Artissima a Torino lo scorso anno. È l'artista volutamente meno prolifico della sua generazione. Forse perché il suo lavoro ha a che fare con l'attualizzazione di temi classici. Le sue sono materie che appartengono alla storia della scultura, come il bronzo, o molto preziose come l'onice (nella foto). Da non trascurare l'aspetto tattile delle superfici. Tra i pochi a non farsi tentare da tendenze passeggere. Anzi, sembra essere affascinato da pratiche sempre meno perseguite, come l'incisione.
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EMMA CICERI (PONTE SAN PIETRO, 1983)
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Ha avuto la fortuna di condividere lo studio con due artisti: Adrian Paci e Giovanni de Lazzari. La sua formazione è artistica al 100%: Accademia di Belle Arti di Bergamo e biennio specialistico a Brera. Lavora principalmente col video, andandosene in giro con una piccola videocamera per intrufolarsi in situazioni dove a volte non è permessa la regi-
Veduta dell'installazione della mostra Donnerwetter, ZERO..., Milano, 2012. Foto di Filippo Armellin. Courtesy l'artista e ZERO..., Milano.
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FRANCESCO BERTOCCO (MILANO, 1983)
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strazione. Al centro del suo lavoro c'è la ricerca dell'individualità nella folla. Migliaia di persone che si ritrovano in raduni, concerti, ma anche in situazioni più intime come un funerale. Suoi anche i lavori basati sulle cancellature che risalgono a quando era piccola e si divertiva a collezionare ritagli di giornale che riponeva dentro alcune scatole.
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Si è laureato in Filosofia Teoretica e ha lavorato per un po' come assistente a suoi colleghi artisti. Poi ha deciso di “ballare” da solo. L'esordio è stato fulminante. Per la sua prima mostra personale ha messo in scena una vera e propria seduta di psicoanalisi di una famiglia milanese composta da una giovane coppia e due bambine, ponendo un particolare accento alle complesse relazioni che sono alla base della nostra formazione. Nella galleria è stata ricreata, nella maniera più fedele possibile, la stanza di una clinica dove vengono svolti abitualmente i cosiddetti focus group, sedute di psicoanalisi familiare. Gli spettatori potevano osservare solo dall'esterno della galleria. In quell'occasione l'artista ha anche pubblicato un libro d'artista in edizione limitata. Ora sta ultimando la lavorazione di un documentario. Quattro passi avanti, uno indietro e poi seduti, 2010, video still.
Zone, 2012, video in bianco e nero, video still.
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TOMASO DE LUCA (VERONA, 1988)
FRANCESCO FONASSI (BRESCIA, 1986)
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Tra i vincitori di un'edizione di 6ARTISTA e selezionato per Le Pavillion, programma di 8 mesi di residenza del Palais de Tokyo di Parigi, avrebbe preferito fare studi scientifici o perlomeno teorici, invece ha frequentato l'Accademia di Belle Arti di Venezia e dal 2008 è membro del collettivo R.a.m con cui ha realizzato negli ultimi anni performance sonore e sonorizzazioni live di film-documentari. Il suo lavoro spazia dalla fotografia al video, dagli interventi site-specific alla performance con una particolare attenzione verso il suono. Il coinvolgimento col pubblico, gli ambienti sonorizzati e l'interazione sono i punti cardine della sua ricerca. Tra i suoi strumenti privilegiati: microfoni, registratori, casse acustiche. Tutto ciò che permette di produrre o registrare un suono. www.francescofonassi.com Set di registrazione per Aerial, Roma Fiumicino, 2012, stampa in bianco e nero.
GIORGIO GUIDI (GARDONE VAL TROMPIA, 1982) Qualche anno fa ha aperto il suo studio al pubblico, accogliendo i visitatori con un concerto dove gli strumenti sembravano arrivare direttamente dalla preistoria. Ama sorprendere e in molte occasioni ci riesce. In particolare nelle sue performance vestito, o sarebbe meglio dire svestito, da uomo delle caverne. Il suo obiettivo, scrive, “è dare un'immagine della realtà che mi circonda, senza ricorrere a filtri o prese di posizione, e per questo comporta una continua sovrascrittura di linguaggi che interagiscono, si supportano, si mescolano”. O pescando in Culture lontane. In occasione della sua recente residenza presso il Lower Manhattan Cultural Council di New York ha realizzato un progetto dal titolo South of heaven in collaborazionee con l'artista Marta Pierobon col nome collettivo di DRAOK. www.giorgioguidi.com
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Is it just a matter of opinion? 2011, grafite su legno, legno, ferro, stoffe, 250 x 200 x 120 cm.
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CLEO FARISELLI (CESENATICO, 1982)
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senza titolo, 2011, fotografia digitale, dimensioni variabili.
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The Monument, 2012, 300 disegni, tecniche miste, dettaglio. Courtesy l'artista e Monitor, Roma
È cresciuta in una famiglia di musicisti e per questo sin dall'infanzia ha una grande passione per la musica. Si muove abilmente tra video, performance, opere audio, scultura e fotografia, perché ha affermato: “l’uso dei media più diversi mi consente di indagare, anzitutto in me stessa, le logiche primordiali che muovono l’emozione estetica”. Molti dei suoi lavori sono strutturati come serie. È particolarmente interessata alla realtà, che trova incredibile, oltre qualsiasi immaginazione. E spesso sono i dettagli a colpire nelle sue opere. Dettagli che scaturiscono dalla sua passione per fenomeni naturali specifici come le luci di Hessdalen o i grani di polline al microscopio. O il fusto di un albero che forma un angolo retto (nella foto) incontrato forse in uno dei suoi viaggi nel tentativo di catturare lo “spirito interiore” della realtà. http://cleofariselli.tumblr.com
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È stato tra i vincitori della residenza 6ARTISTA promossa dalla Fondazione Pastificio Cerere di Roma. E sempre nella capitale si trova la galleria Monitor che, diretta da Paola Capata, lo segue nel suo percorso verso l'affermazione. Nello statement pubblicato sul suo tumblr si legge: “Il mio oggetto è l'identità maschile... il mio tentativo è mettere in dubbio i concetti di verticalità e orizzontalità maschile (soldato e omosessuale, monumento e disegno, architettura e movimento, biologia e geometria).” E lo fa con performance, video, fotografia, ricamando e disegnando su testi storici come il Breviario d'Estetica di Benedetto Croce, oppure intervenendo con tempera, grafie, collage e inchiostro su documenti trovati. http://tomasodeluca.tumblr.com
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DIEGO MARCON (BUSTO ARSIZIO, 1985)
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Alla formazione artistica ha da sempre affiancato quella cinematografica, frequentando una scuola di cinema, studiando montaggio e partecipando a numerosi festival. Vanta una residenza alle Récollets di Parigi ed ha partecipato al Corso della Fondazione Ratti a Como. Con lui le storie ordinarie di memoria collettiva o personale sembrano avere una seconda vita. È affascinato dagli archivi ma dichiara: “non credo rientrino in maniera particolare nel mio lavoro. Quello che m'interessa è il perché, a partire dagli anni ’80, il video sia diventato uno dei mezzi usati maggiormente della famiglia per autorappresentarsi”. Dal 2007 porta avanti il progetto in progress SPOOL, ovvero il recupero di archivi video di film di famiglia che vanno a creare a loro volta altrettanti film (nella foto, tape numero 7). www.diegomarcon.net
VALENTINA MIORANDI (TRENTO, 1982)
Bread, 2012, dibond, lampadine, dimmer, 200 x 60 cm. Courtesy Galleria Arte Boccanera, Trento.
Si laurea al Dams di Bologna, segue i master in Regia Cinematografica alla New York Film Academy e in Direzione alla Fotografia all’Escac di Barcellona, collaborando come aiuto-regista con altre artiste come Rosa Barba e Marinella Senatore. La sua è una formazione prettamente cinematografica. Nel 2008 però entra ufficialmente nel mondo dell'arte con la sua prima personale nella galleria Arte Boccanera Contemporanea di Trento. L’incontro con la sua gallerista Giorgia Lucchi è stato importante nel suo percorso di crescita. Nel tempo al video si sono aggiunte fotografia, installazioni. Spesso i titoli delle sue opere sono “giochi linguistici”, che rimettono in discussione certezze acquisite, come storpiare ad esempio Hollywood, facendolo diventare Holywood. www.valentinamiorandi.com
SPOOL - Tape 07. Cecilia, 2012. Archivio video Francesco Fabbri, 1986-1995, VHS, colore, suono, 33’ 13’’. Veduta dell’installazione al MAGA, Museo Arte Gallarate, foto di Roberto Marossi. Courtesy l’artista.
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DANIELE MARZORATI (CANTU', 1988)
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Si forma alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA), sperimentando più mezzi come pittura, fotografia, video e performance. Di quest'ultima però cerca di evitare derive teatrali o situazioni troppo costruite. Lui le chiama “sculture globali”, azioni brevissime che possono essere facilmente replicabili da chiunque. Ha una passione per la fotografia che reputa un mezzo straordinario, perché dice: “costituisce un'altra evenienza dello sguardo, disambiguo e con una straordinaria 'dislessia' in sé”. È un amante delle pellicole di Antonioni e di letture di autori complessi come DidiHuberman e Deleuze. Ultimamente ha realizzato una serie di scatti (nella foto) del teatro romano sottostante la Borsa di Milano, accompagnati da una piccola pubblicazione.
mattoni, pietre, acciaio, Teatro romano, Palazzo delle Borse, Milano, 2012, C-print, 128 x 100 cm.
UNTITLED (casabianca), 2011, foto di Dario Lasagni, terra, erba bonsai, quercia bonsai, pietre di fiume, malta. Realizzato e poi distrutto.
MARGHERITA MOSCARDINI (PIOMBINO, 1981) È nata ufficialmente a Piombino ma preferisce che si scriva nella frazione di Donoratico in provincia di Livorno. E considerando che ciò che l'ha circondata e che tutt'ora la circonda ha sempre influenzato il suo lavoro, meglio essere geograficamente precisi. Sembra essere allergica al lavoro di piccole dimensioni da appendere in galleria. In effetti le sue opere sono prevalentemente site-specific e ambientali, dove c'è sempre un confronto appassionato e di ricerca
con il luogo che andrà ad ospitarle. Il suo progetto dal titolo The landscape project, originale e corposa mappatura fatta di vetri trovati in giro per la città di Milano, presentato all'ultima edizione del Premio Ariane de Rothschild era il migliore fra tutte le altre proposte. Non si è aggiudicata il premio, ma non sempre, nei premi, a vincere sono i migliori. È tra le artiste più autentiche e generose della sua generazione.
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Senza titolo (8), 2010, deumidificatori, aria, acqua, polvere. Dimensioni variabili. Courtesy Galleria Enrico Fornello, Milano, foto di Floriana Giacinti.
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GIOVANNI OBERTI (BERGAMO, 1982)
MANUEL SCANO (PADOVA, 1981)
Lavora nello studio che un tempo fu dell'artista Luca Vitone, da qualche anno trasferitosi a Berlino e di cui è stato assistente. Il suo approccio è concettuale con interventi “minimi e silenziosi”, fino a derive molto sofisticate (nella foto). Con lui bisogna sempre andare al di là della superficie delle opere perché spesso è importante ciò che sta dietro, i meccanismi che le hanno generate. Perché afferma: “mi piace pensare ai miei lavori come fossero senza tempo, attraverso segni sottili parto da un immaginario il più possibile comune per realizzare oggetti (ma anche video e fotografie) che sembrano volerci ricordare quanto la valutazione di cose o situazioni non possa essere ridotta solamente alla loro superficie”.
Col suo lavoro ha riportato l'attenzione su un aspetto importante dell'arte contemporanea, il gioco. Che ha avuto prima di lui sostenitori autorevoli come Marcel Duchamp. In passato ha lavorato come magazziniere nella galleria Massimo De Carlo di Milano. Ha raccolto proprio in quel magazzino materiale che lui chiama “spazzatura di lusso” e ha cominciato a usarlo per realizzare alcune sculture e installazioni temporanee. Di queste ha scattato una serie di fotografie, perché quelle opere venivano distrutte non appena sentiva qualcuno nei paraggi. Poi sono arrivati i disegni ottenuti col movimento di un ventilatore o di una coccinella per massaggi cinesi e le performance, sorta di temporanei riti liberatori (nella foto), perché alla base c'è sempre il suo interesse per situazioni che sfuggono al suo controllo. http://manuelscano.tumblr.com
Untitled (Studies on an abstract identity), 2012. Documentazione della performance, CRIPTA 747, Torino.
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MARCO SALVETTI (PIETRASANTA, 1983)
È un pittore che dipinge senza preparare bozzetti ma intervenendo direttamente sulla tela, strato dopo strato, figure misteriose, grottesche, magiche, collocate in scenari spesso apocalittici o postatomici. Sarà forse per la sua passione per la science-fiction e per la produzione di B-movie. La pittura però non è il suo unico mezzo espressivo, studiato all'Accademia di Belle Arti di Carrara. Dalla sua passione per l'estetica “low” è nata infatti una serie di clip dall'atmosfera vintage e spesso trash e dal taglio amatoriale. Ha svolto di recente una residenza a Berlino e la scorsa estate ha avuto la sua prima mostra personale nella Sala Grasce-Complesso di S. Agostino di Pietrasanta. È seguito dalla prometeogallery con sedi a Milano e Lucca, diretta da Ida Pisani. http://marco-salvetti.blogspot.it
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GIULIO SQUILLACCIOTTI (ROMA, 1982)
Studia Storia dell'Arte Medievale a Roma per poi trasferirsi a Venezia e prendere la laurea specialistica in Arti Visive allo IUAV. Realizza film, installazioni, video, performance, ma anche documentari. Come quello sulla scena musicale hardcore romana della fine degli anni Ottanta (nella foto la locandina). Un lungometraggio costruito a partire dalla raccolta di interviste ai protagonisti della scena e dei tanti materiali da loro prodotti. Nel suo curriculum vanta diversi talk e lecture in Italia e in sedi prestigiose all'estero, come il Centre Pompidou, l'Haus der Kulturen der Welt di Berlino o l'École Européenne Supérieure de l’Image La Fémis di Parigi, screenings e numerosi premi raccolti a partire dal 2002. www.giuliosq.com
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A game with shifting mirrors, 2012, video still. Courtesy l'artista.
Locandina di RMHC - 1989/1999, Hardcore a Roma. Film documentario, 86', Italia, 2011.
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DANIELE VERONESI (MILANO, 1981)
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ELISA STRINNA (BOLOGNA, 1977)
È uno scultore al 100%. Anche se della scultura sembra voler mettere in discussione i codici, superandone i confini, senza però dimenticare la tradizione del passato. Interessato allo studio dei meccanismi della visione, ha da poco scoperto il video perché è un mezzo che, ci dice: “si sposa molto bene con la scultura, dandole movimento ed esaltandone la plasticità.” E di recente ha ultimato proprio un lavoro video (nella foto) che mette perfettamente in relazione questo connubio. Ha una grande capacità di far emergere qualità non sempre evidenti nel materiale che si trova a plasmare. Lo segue la galleria Bianconi di Milano ed è appena rientrato da un periodo di tre mesi trascorsi con una residenza negli Stati Uniti presso The Wassaic Project. www.danieleveronesi.com hfg, 2012, video still.
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Dal suo statement si evince che ha un interesse costante per alcune tematiche quali il rapporto uomonatura e l'attenzione sulle dinamiche culturali che vengono a crearsi con lo spostamento di beni e persone. Per fare questo non predilige un mezzo, ma sceglie il linguaggio da adottare di volta in volta. In base a ciò che sente più affine a un progetto. Centrale è la sua indagine sulla natura e sulle relazioni che
l'uomo vi instaura. Col video dal titolo La ragazza mela ha intrapreso un nuovo capitolo nel suo lavoro che la vede impegnata nello studio del rapporto tra arte e mercato, approfondito anche dalla sua recente performance The Artist’s Profession. Ha vinto un'edizione del premio 6ARTISTA e ha frequentato il corso della Fondazione Ratti di Como con un visiting professor d'eccezione come Hans Haacke.
Finché la crisi non vi separi, 2011, pennarelli, scotch di carta, 1 giorno.
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Si è trasferito a vivere a Londra ma è a Roma la galleria che lo segue, The Gallery Apart. Il suo lavoro ruota intorno alla raccolta e selezione di numerosi materiali, immagini, spezzoni di documentari, dialoghi cinematografici tratti da pellicole celebri. E questi materiali vengono manipolati attraverso il collage, le fotografie, installazioni e video. Ha un debole per il paesaggio, non inteso solo in senso fisico, geografico ma anche mentale, emozionale, intimo. Un paesaggio che può essere autentico o artefatto, quotidiano o esotico e quindi immaginario. Lavorando su documenti raccolti negli anni dalla sua famiglia si è reso conto che molte di quelle immagini, oltre ad avere una forte valenza estetica, erano facilmente sovrapponibili a quelle di altri.
SERENA VESTRUCCI (VITTORIO VENETO, 1986)
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MARCO STRAPPATO (PORTO SAN GIORGIO, 1982)
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FakeLake n. 48, 2011, 5 collage montati su una struttura d’acciaio, dimensioni ambientali, wall painting. Veduta dell’installazione presso la Fondazione Spinola Banna. Courtesy l'artista.
Dalla sua prima bi-personale nella sede di UniCredit studio a Milano, sotto la regia di Francesca Pagliuca che l'ha poi portata con un progetto ad hoc anche alla fiera di Artissima, è cominciata la sua ascesa nel mondo dell'arte. La sua “cassetta” di strumenti è fatta di fogli da disegno, plastica, adesivi, da collage, pennarelli, colori, compensato. Ma a colpire è la combinazione tra leggerezza, quasi infantile, un'acuta ironia e una solida coerenza. Le sue opere non sarebbero le stesse se non accompagnate da
lunghe didascalie. Come quella del lavoro nella foto che, integralmente, recita così: “Penso a due oggetti. Se non ce ne fossero due varrebbero meno. Sono diversi, ma non lo sono: lo stesso scopo in due vite indipendenti, che vivono insieme. Man mano che il tempo passa, la punta del pennarello giallo si colora di blu e, viceversa, la punta del blu diventa gialla. Finché la crisi non li separi continueranno a stare insieme; se le borse non si riprendono, saranno venduti separatamente, alla metà del prezzo.”