Trento
l'Adige
lunedì 28 gennaio 2013
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In 500 per il perimetro della memoria Successo per l’iniziativa di ieri contro gli orrori dell’Olocausto FABIA SARTORI Oltre 500 trentini hanno deciso di vivere in prima persona l’enormità del campo di concentramento di Auschwitz II-Birkenau. In occasione della Giornata della memoria - che ricorreva ieri a distanza di sessantotto anni dell’abbattimento dei cancelli del campo di concentramento di Auschwitz - Trento ha tracciato simbolicamente una linea bianca con il gesso a delimitare i 175 ettari dell’area occupata dal campo di sterminio. Dicevamo, a percorrere il bianco perimetro lungo le vie del capoluogo sono state più di 500 persone: ogni singolo metro dei 6,3 chilometri è stato tracciato dalla mano della comunità che si è stretta per le vie di Trento, sposando la particolare iniziativa dell’artista trentina Valentina Miorandi, tanto originale quanto densa di profondi significati. Meglio specificare: la tracciatura è avvenuta proprio ad opera dei presenti che sono stati invitati ad avvicinarsi alla «carriola segna campo» (tanto per capirci quell’attrezzo che si usa nei campi da calcio per la segnatura delle linee sull’erba) per spingere la stessa. Ad onor del vero, è stata proprio la testa del corteo a dare una chiara lettura dell’eterogeneità che ha caratterizzato l’azione di memoria collettiva, partita ieri mattina alle 9.30 in piazza Fiera e conclusasi due ore e mezza più tardi nello stesso luogo: percorrendo le vie della città, sono stati genitori e figli, adulti e bambini, ragazzi ed anziani a spingere la «carriola». Contribuendo, sì, alla reale delimitazione
I PARTECIPANTI
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della stessa area racchiusa dal campo di sterminio, ma soprattutto appropriandosi dell’enorme fardello di dolore e pazzia che il regime nazifascista ha imposto ed ancor oggi impone. «Sono stata in visita al campo di Birkenau - racconta Valentina Miorandi - Mi sono resa conto di quanto i numeri riferiti agli orrori del massacro perpetrato dai nazisti rimangano astratti, mentre l’ esperienza fisica di percorrere camminando le effettive distanze e superfici occupate dal campo di concentra-
mento permette di acquisire una maggior consapevolezza». Ecco, quindi, che proprio nel Giorno della Memoria Trento cala la sua quotidianità in un’azione collettiva di presa di coscienza. Ed è proprio questa l’arma vincente di «175 ettari» «che - dice Miorandi - vorrebbe divenire un progetto open source, estendendosi ad altre città o luoghi significativi». Ai trentini è piaciuta l’idea di «ricordare le vicende della Shoah - afferma Sandra Dorigotti - non in termini di obbligo ed impegno mo-
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A sinistra Valentina Miorandi, ideatrice dell’iniziativa «175 ettari» che ieri mattina ha radunato a Trento 500 persone in occasione della giornata della Memoria (a destra e in alto alcuni momenti del partecipato corteo che ha toccato il centro del capoluogo ma anche i quartieri limitrofi, dal lung’Adige Leopardi a via Monte Baldo) Oggi sul sito internet dell’Adige www.ladige.it potrete trovare un’ampia fotogallery sull’iniziativa che ha segnato la giornata della Memoria 2013 trentina
rale, ma attraverso una diversa percezione di quel territorio che viviamo di giorno in giorno». Camminare insieme, mettendo le persone al centro, e riflettere. Entro il corteo non si è osservato un rigoroso silenzio: i presenti hanno avuto modo di scambiarsi opinioni e condividere parte del loro tempo, spingere passeggini con i figli a bordo o accompagnare la propria bicicletta seguendo passo passo il compimento del perimetro. Consapevoli del passato, determinati ad un presente e futuro migliori. «È importante che anche loro comprendano - spiega Enrico Franconi riferito ai suoi due bimbi - il significato di questa lunga passeggiata, per dare la corretta risposta alla loro spontanea domanda: Quando finisce?». Secondo gli insegnanti Irene Biondi e Carlo Fierens l’iniziativa sposata dal comune
di Trento aiuta ad «attivarsi vero la memoria, attraverso un processo esperienziale vivo e concreto». Del resto basta gettare un occhio «all’ammiraglia» per il trasporto dei sacchi di gesso: ne sono serviti non uno ma almeno quindici. Basta pensare al tempo necessario per camminare lungo il perimetro: oltre le due ore. Oppure ai 175 ettari, che straripano dai confini del centro storico. Un’area pari a 170 campi da calcio, 6,3 km di filo spinato, migliaia di persone prigioniere che hanno incontrato la morte: solo 70 anni fa, come può essere passato inosservato tutto ciò? È nostro dovere guardare in faccia il passato, per affrontare in modo consapevole i fatti presenti e futuri: ieri i cittadini di Trento hanno dato una grande prova del loro senso di responsabilità.
Non solo ricordo, ma lotta contro l’odio razziale che persiste oggi
«Una linea per rimanere all’erta» 175 ettari, che ospitano case e negozi, scuole e palazzi. Ecco Trento. 175 ettari di morte e distruzione, di forni e camere a gas, di torture e malattia. Ecco Birkenau. Nel giorno della Memoria, la sovrapposizione delle due realtà è stata ricca di contenuti e stimoli determinati a far riflettere tutti i presenti. «Con il gesso viene rappresentato il filo spinato attraverso cui i prigionieri venivano separati dal mondo esterno, svuotati della loro personalità», ha spiegato il presidente di Anpi Trentino Sandro Schmid: «Generalmente in un campo di concentramento passavano giornalmente oltre 140mila persone, numero tristemente comparabile al numero di residenti oggi a Trento». Tra le fila del corteo non può mancare l’assessore comunale Lucia Maestri:
In tanti hanno tracciato la linea «Non avevo dubbi che la cittadinanza rispondesse numerosa», commenta: «Anche questa è una manifestazione di maturità da parte della città, per vivere il rapporto con l’attuale diversità etnica o religiosa con responsabilità e senso di accoglienza».
Dal Forum trentino per la Pace arriva l’intervento del suo presidente Michele Nardelli: «Non basta ricordare il passato - avverte - l’essenziale è passare attraverso un processo di elaborazione dei fatti trascorsi per maturare una solida coscienza civile: non bastano i tribunali a lavare via la colpa delle persone comuni, che sapevano ma hanno taciuto». Silente complicità. Come a dire, se al giorno d’oggi ci trovassimo a combattere contro un’ideologia del genere, sapremmo essere in grado di opporci fermamente? Non usa mezze parole il segretario della Cgil del Trentino Paolo Burli: «La giornata della Memoria è un momento di fondamentale importanza, ma il livello di guardia va mantenuto sempre alto, ogni giorno: basta affacciarsi nei Balcani
o in Africa per percepire questioni di odio irrisolte. Ma il ritorno di forze politiche che si rifanno al nazifascismo è una minaccia nella stessa Europa: finché esponenti del movimento di estrema destra Casapound vengono intercettati mentre parlano dell’intenzione di violentare una ragazza ebrea o di dare fuoco a negozi ebrei, non è certo possibile ritenere debellato l’odio razziale». Non ultimo l’intervento del segretario generale della Uil Trentino Walter Alotti: «Una linea bianca come simbolo di chiusura e prigionia. Cui milioni di persone sono stati costretti senza un motivo plausibile. Rispetto e democrazia, laicità di politica e religione possono essere utili strumenti nell’arginare le attuali ideologie cariche di male e odio». F.Sar.
Il corteo di «175 ettari» in lung’Adige
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