Accazine路 Mensile路 Anno 1路 Numero 0.3路 Giugno 2009
ZINE
Modena Modena Carpi - Carpi
QUEENS OF DIGITAL
Redazione: Valentina Redi
direttrice responsabile e responsabile di produzione
Lucia Grassiccia
direttrice responsabile ed editor capo
Simona Matina
responsabile grafica
Alessandra Rigano responsabile grafica
Fabio Amenta
responsabile web
Elisa Raciti redattore
Umberto Spampinato redattore
Hanno collaborato:
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Marco Agosta Concetto Barone Francesco Bologna Roberto Bruno Stefania Cogliani Andrea Di Natale Indira Fassioni Ilaria La Magna Davide Martirani Vincenzo Orsini Jacopo Saccà Rino Scebba Stefano Valente Valeria Vassallo Vignette Chiara Filincieri Daniele Nicotra Grafica Serena Giuffrida
Contatti: redazione@hzine.it
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SOmMARiO Stacca In prima H
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AccattivArti
Così è, se mi pare
Baccano
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Il blocco dell’artista
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Ululati post-depressione Amore per l’indipenDente
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2 La poltrona accanto La passione di Christo in un francobollo 2 2 32 Medea, la moglie incazzata Irish&Lin 24 Minacciati da due bottoni Accade 35 Sono di scena i festival Un calcio al perbenismo 26 Punto Accapo 36 Fare il verso ai propri miti di architettura 37 Lezioni dall’Aalto della Finlandia Senza titolo
Portfolio
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igito,
dunque
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Spaccaschermo
Ariba ariba el Diablo Accabyte
4 Il codice da Pixel 42 Raccattati 44 Vitamina H
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m a uta on Editoriale n. 0.3
Spingendo il naso fuori dalla finestra non sarà difficile accorgersi di un’estate che tra breve prenderà possesso della fetta di cielo sospesa sopra le nostre teste. Qualcuno potrà assaggiarla passeggiando per la città con le mani in tasca, sollevato di aver chiuso nel guardaroba un ingombrante giubbotto, diretto al cinema con gli amici a godersi i risultati del Festival di Cannes o, perchè no, seduti sulla pietra siracusana a seguire il riflesso di una rossa Medea. Qualcuno pianterà il primo ombrellone-one sulla sabbia (facendone inghiottire un pugno a chi lo ha anticipato e tenta di dormire su una tovaglia) e lì sotto sfoglierà magari “Confrontiamo allora i nostri miti”, scorrendo i versi di Cohen e buscandosi a sua volta una manciata di sabbia dal nuovo vicino. Qualcuno sbircerà l’arrivo dell’estate dalla fessura di una tenda, ringraziando ogni giorno di essere ancora vivo. Hzine manda il proprio sostegno ai terremotati d’Abruzzo, abbiamo fiducia nella ricostruzione, basta gettare un’occhiata sugli Udronotti: anche con piccoli blocchetti in plastica apparentemente senza significato si può realizzare qualcosa di grande, ne siamo convinti (attenzione, non è un invito a ricostruire gli edifici dell’Aquila e dintorni con i Lego. Dopo il cemento finto non è proprio il caso...). Si potrebbe anche seguire qualche consiglio di Hugo A. H. Aalto, per puntare a risultati più dignitosi. Tutto quel che oggi è cemento e città un tempo era polvere, o forse soltanto idea, eppure oggi possiamo viverci dentro: è consolante poter vivere dentro un’idea, che sia la propria o meno, racconta che le idee non sono inutili. Quella che questo mese ci è sembrata un’idea da toccare con mano è un evento spettacolare, si chiama Direct Digital e potrete saperne tutto quel che c’è da sapere leggendo lo speciale che ad esso abbiamo dedicato. Insomma beccatevi il sole dall’angolo che più vi piace e quando rientrate in casa in cerca di fresco, dopo la pennichella, sorseggiate del caffè freddo e cliccate sulle pagine di Hzine di Giugno, esistono esattamente perché voi possiate farlo. Lucia Grassiccia
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MONET NEL CHIAROSCURO DEL SOL LEVANTE
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> Milano, Triennale Bovisa Fino al 14.06 > vai al sito
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il ciclo alla Triennale debutta con la coppia Cucchi - Bonito Oliva
È questa la quinta edizione di quello che viene chiamato il Festival della Musica e dei Baci. Organizzato da Rockit il proggetto si propone ogni anno di lanciare e diffondere musica ed espressione alternativa esclusivamente made in Italy. Il programma è distribuito in tre giorni due palchi ed una zona totalmente ad emissioni zero. Tra i partecipanti Ministri, Dente, Late Guest At The Party, Masoko, The Hacienda, Did.
Spagnolo
Atelier Bovisa
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Mi Ami 2009
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> Taormina (ME) Dal 13.06 al 20.06 > vai al sito
> Milano, Spazio Forma Fino al 21.06 > vai al sito
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Robert Capa / Gerda Taro
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> Venezia, Biennale Dal 07.06 al 22.11 > vai al sito
> Urbino, Palazzo Ducale Fino al 02.08 > vai al sito
> 24.06 Milano, Idroscalo > 27.06 Roma, Ippodromo delle Capannelle @ Rock In Roma > 18.07 Venezia, Aeroporto Nicelli > 22.07 Firenze, Fortezza dal Basso
lives
il Direttore Daniel Birnbaum
Raffaello e urbino
SUBSONICA
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> consulta le date
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Helldorado Da Giugno
Ormai giunto alla 55° edizione, il Festival quest’anno conferma il suo fedelissimo appuntamento con il suggestivo scenario dell’antico anfiteatro Greco di Taormina. In continua evoluzione, si ripropone come un evento “vetrina” sempre più affermato tra i principali appuntamenti estivi italiani a spettro internazionale, e con nuove locations regionali dedicate alle rassegne in previsione.
Festival
Negrita
TAORMINA FILMFESTIVAL
del 06.06 al 5 ito ri .0 l s lia l 29 ai a a v
> 16.06 Roma, Stadio Olimpico > 18.06 Milano, Stadio San Siro
Festival europeo del teatro di scena e urbano
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> Roma, Galleria Edieuropa Fino al 15.06 > vai al sito
DEPECHE MODE
ARLECCHINO D’ORO
> Firenze Dal 09.06 al 13.06 > vai al sito
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> Palermo, Palazzo Sant’Elia Fino al 02.08 > vai al sito
> Ravenna Dal 14.06 al 18.07 > vai al sito
C D Festival >
Alberto Sughi
La terza edizione del Rock In Idro si svolgerà sabato 13 e domenica 14 giugno 2009 all’Idroscalo di Milano. Parteciperanno nomi della scena rockalternative come The Pogues, Baby Shambles, Social Distrotion, Gogol Bordello, Floggin Molly, Gallows e tanti altri.
> 03.06 Torino, Parco della Certosa Reale > 05.06 Roma, Palalottomatica > 06.06 Brescia, Summer Festival
RAVENNA FESTIVAL
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cobra
> Mamiano, Triennale Fino al 26.08 > vai al sito
LENNY KRAVITZ
ROCK IN IDRO
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> Milano, Palazzo Reale Fino al 21.06 > vai al sito
dal petit palais di parigi
Il Muv festival è l’evento italiano che accomuna i diversi linguaggi audiovisivi, dalle arti digitali fino alla musica elettronica. Questa 5a edizione propone il tema della sostenibilità ambientale al quale partecipano sperimentatori elettronici, technovisionari, progettisti dell’immateriale, attivisti e designer. È prevista anche un’area di formazione teorica il 9 giugno e un workshop dal 10 al 13 giugno.
> > International Biografilm
STEELLIFE
“Il titolo dell’esposizione esprime il desiderio di sottolineare il processo creativo. Un’opera d’arte è una visione del mondo e (...) può essere vista come un modo di ‘fare mondi’. Prendendo il ‘fare mondi’ come punto di partenza, esso ci permette anche di evidenziare la fondamentale importanza di alcuni artisti chiave per la creatività delle generazioni successive”
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CASA DELLA CREATIVITA’
“Mi ci è voluto del tempo per comprendere le mie ninfee, le avevo piantate per il puro piacere di averle; le coltivavo senza pensare affatto a dipingerle. Non ci si impregna di un paesaggio in un giorno soltanto...”. Milano accoglie la primavera con i tormenti e le estasi del pittore a Giverny.
Fare mondi // MakingWorLds
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“[…] Non è compito di un festival offrire soluzioni ai molti problemi che percorrono la cultura d’oggi e la vita di ogni individuo. La speranza è che il nostro lavoro dia modo ai cittadini di inventarsi un percorso personale tra bellezza e spaesamento, divenendo pienamente protagonisti di un evento che intende rovesciarsi nei loro cuori.” Giovanni Pasetti > Mantova Dal 19.06 al 28.06 > vai al sito
CONCORSI NUDE TRASPARENZE
TALENT PRIZE 2009 MCDONALD’S OPENS ITS DOORS TO ARTISTIC INTERPRETATION
Il critico e storico dell’arte Sabrina Falzone seleziona artisti italiani e stranieri per la Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea “Nude Trasparenze” che sarà visitabile dal 24 luglio al 6 agosto ’09 presso la Galleria Il Borgo, Milano.
McDonald’s invita tutti i giovani studenti di design a partecipare ad un grande concorso europeo, che dà loro l’opportunità di reinterpretare artisticamente il brand rappresentato nei ristoranti McDonald’s dei diversi Paesi europei.
Per partecipare alla 2a edizione basta inviare un opera d’arte visiva di qualsiasi genere, unica restrizione essere nati non oltre gli anni ‘70. Il vincitore avrà diritto a un premio in denaro di 10.000 euro e molto altro ancora!
Prestigiosa competizione internazionale che ha come unico obiettivo quello di celebrare i migliori fotografi di ritratti. I ritratti selezionati andranno in esposizione al National Portrait Gallery, il vincitore riceverà £12,000.
Scadenza: 14.07 > vai al sito
Scadenza: 31.07 > vai al sito
Scadenza: 15.07 > vai al sito
Scadenza: 06.07 > vai al sito
Taylor wassing Photographic Portrait Prize
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Digito, dunque Il
Prende il via il 29 Maggio la prima edizione di Direct Digital, un grande evento dedicato alla new media art che si svolgerà tra i Comuni Modena, Carpi, Soliera, Ferrara e Reggio Emilia.
medium è il messaggio […] come Narciso che contempla la sua immagine riflessa nell’acqua fino a raggiungere uno stadio di torpore, così l’uomo nell’era elettrica è soggetto all’immediato fascino di ogni estensione di sé, riprodotta in un materiale diverso da quello di cui è fatto […] ogni invenzione o tecnologia è un’estensione o un’autoamputazione del nostro corpo, che impone nuovi rapporti o nuovi equilibri tra gli altri organi e le altre estensioni del corpo.
Marshall Mc Luhan (1964)
Con queste parole, a metà degli anni Sessanta, il grande sociologo della comunicazione descriveva quella che a suo avviso era la grande rivoluzione in atto, ossia il passaggio dall’era meccanica a quella elettrica, prospettando la nascita ed il continuo svilupparsi di nuovi strumenti del comunicare, destinati a penetrare irreversibilmente nella nostra vita coinvolgendo il nostro corpo fino a diventarne vere e proprie protesi esterne. Ma forse persino Mc Luhan, nonostante la lungimiranza e la vivace conferma che le sue teorie hanno avuto in questi decenni, si sarebbe stupito davanti alle nuove frontiere della comunicazione applicata al campo delle arti. L’evento va proprio in questo senso, nel senso cioè di una sempre crescente interattività tra il mondo della tecnologia, della comunicazione e dell’arte. Si chiama Direct Digital, è alla sua prima edizione e si prospetta come una nuova e fresca voce italiana nel glossario internazionale dell’arte contemporanea. Di che si tratta? È difficile riassumere in poche battute un happening che già dal foltissimo cartellone si presenta così multiforme e variegato; lasciamoci pertanto guidare nella scoperta dall’ideatore e direttore Gilberto Caleffi, che con entusiasmo porta a battesimo Direct Digital: “Si tratta di un grande evento di new media art” ci dice “che si differenzia
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IN PRIMA H
di Stefania Cogliani
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dai live festival perché mira a mettere in primo piano le mostre d’arte, dunque l’aspetto espositivo delle nuove esperienze artistiche digitali, anche se non mancano nel programma eventi collaterali come performance live, workshop e sonorizzazioni di film”. Non è quindi un caso che l’intero evento ruoti attorno ad una mostra; il suo nome è “Il canto del corpo elettrico” ed è questa citazione di Walt Whitman che fa da fil rouge per tutte le opere esposte; vi sono grandi nomi che non hanno bisogno di presentazione (Andy Warhol è uno di questi), ma anche giovani artisti che però godono già di un notevole successo e riscontro nel panorama internazionale (basti pensare a Chris Levine, la cui opera Equanimity, riproduzione ologrammatica della Regina Elisabetta, può essere presa a simbolo dell’intero evento).
“Il corpo elettrico è inteso sia nella sua accezione fisica ed estetica, sia come forma astratta” ci dice ancora Caleffi, ed è dunque il medium attraverso il quale immergersi in un mondo digitale che ben lungi dall’essere autoreferenziale e freddo strizza l’occhio al pubblico coinvolgendolo in giochi di luci, in opere d’arte create con nuove tecnologie in cui è fondamentale “la presenza dello spettatoreattore che diventa esso stesso protagonista dell’interazione con le opere esposte”. E infatti, appena entro nelle sale dell’ex ospedale Sant’Agostino, che ospitano la mostra, la prima opera con la quale mi trovo a “dialogare” è Opto Isolator, del famoso esponente di Interactive Art Golan Levin; un solo occhio meccanico a grandezza umana, inserito in una scatola nera, sembra riprodurre esattamente la condizione dello spettatore nel guardare
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un’opera d’arte, rispondendo allo sguardo di chi entra nella stanza con una serie di comportamenti psicologici differenti. Proseguendo tra le installazioni si passa dal senso della vista a quello dell’udito, con un’opera di Agostino di Scipio intitolata Stanze Private, che riesce a riprodurre un ecosistema perfetto e autosufficiente con il semplice ausilio di un microfono e di una stanza vuota con oggetti di materiali diversi al suo interno (vetro, gommapiuma, ecc...) che fanno da casse di risonanza. Un altro tema che attraversa la mostra prestandosi a diverse interpretazioni è quello del meccanismo del togliere, della progressiva eliminazione o decontestualizzazione di oggetti, fotogrammi, situazioni; è ciò che ci propone Heinrich Gresbeck, con Strategie de la Rupture. Gresbeck, con l’aiuto delle più sofisticate
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tecnologie, opera su di una materia preesistente (in questo caso una famosa scena di Taxi driver) per modificarla e ripresentarla scarnificata, rimodellata e privata dell’iniziale codice interpretativo. L’operazione effettuata da Gresbeck consiste nell’occultare una porzione dell’immagine (scandita da singoli frame composti da 25 fotogrammi al secondo ciascuno) che, nelle mani di questo chirurgo visivo, si comporta come una singola statica fotografia. In mezzo a tanta tecnologia e artificializzazione del corpo ci pensa Takahiro Matsuo, giovane artista giapponese, a recuperare l’aura poetica e magica dell’arte, proponendo un’opera interattiva ispirata ad un episodio de Il Piccolo Principe e facendo vivere allo spettatore la sensazione di trovarsi egli stesso nel mondo in cui è ambientato il racconto.
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La lista di opere potrebbe continuare, ce n’è per tutti i sensi e ciò che stupisce, oltre alla curiosità degli spettatori nell’avvicinarsi alle opere, è il numero di artisti internazionali di grande fama che sono ospitati da Direct Digital. L’obiettivo ultimo dell’evento è quello dunque di “diventare una piattaforma internazionale per la new media art e la cultura digitale”. E la ricetta che l’organizzazione ci svela è quella della collaborazione, del lavoro di squadra tra molteplici enti di varia natura; Direct Digital è infatti il frutto della sinergia tra la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, principale sponsor, Movimenta (associazione culturale attiva in territorio carpigiano), Artegenti e numerosi altri partner. “Non ci interessa coltivare il nostro orticello”, prosegue il curatore Caleffi,“ma piuttosto crescere trasversalmente e allargare il nostro raggio d’azione”. Anche il logo dell’evento si inserisce perfettamente in questo intento; una valigia tonda, una specie di valigia-mondo (o forse un mondo in valigia?) per un universo digitale, che permette a chiunque abbia un computer di viaggiare, comunicare, conoscere, senza limiti di creatività. Che dire ancora di Direct Digital? Ad esempio che accoglie sotto le sue ali digitali anche il mondo del cinema e quello dei giovani, proponendo una sezione del concorso intitolata Digital Direction, in cui gli artisti sono stati invitati a liberare il proprio estro partendo da un’ispirazione comune, ovvero quattro opere del grande maestro Mimmo Rotella. Si tratta di famose opere di décollage, tecnica che ha reso celebre l’artista e che gli ha permesso di trovare un proprio stile estremamente personale e di grande spessore concettuale oltre che tecnico. Come mai la scelta di Rotella come ispirazio-
ne per le opere da presentare al concorso? È ancora Gilberto Caleffi a spiegarcelo: “le radici concettuali ed estetiche della new media art derivano dal Cubismo e dal Dadaismo e dalle tecniche ad essi connesse, come il collage, il fotomontaggio, il readymade” e Rotella, con i suoi décollage, ha in qualche modo anticipato le opere di new media art ”. I suoi décollage infatti, comportano il recupero artistico (in parte manuale e in parte digitale) di oggetti preesistenti (cartelloni di film), che grazie alla speciale tecnica dell’artista acquistano una nuova originalità sia formale che a livello di significato. Infine la sezione Live Exibition, che propone concerti, dj set e sonorizzazioni di film muti; l’inaugurazione è avvenuta venerdì 29 maggio con il concerto degli Agf/Delay (GermaniaFinalndia) nella cornice del particolarissimo Teatro delle Passioni di Modena, ex area industriale recuperata come spazio culturale-
espositivo. Un’ora di musica difficilmente definibile, al confine tra synth-pop, trip-hop, dub e techno; compongono la performance l’uso estremo della voce, il giocare sulla sua diffusione nello spazio dell’ex fabbrica, i suoni surreali del sintetizzatore e le immagini di edifici industriali e periferie che scorrono dietro. Insomma, che si tratti di concerti o sonorizzazioni voi dovete solo stare seduti, ci penseranno i musicisti ad intessere live, davanti ai vostri occhi, una vera e propria colonna sonora per incorniciare le immagini sullo schermo. Meglio non svelare altro… se siete in zona vale la pena di sbirciare nel cortile di qualche castello o qualche teatro, il coinvolgimento è garantito e l’arte in ogni sua accezione la fa da padrone, dunque vige un unico imperativo: curiosare! Chissà, magari l’anno prossimo Direct Digital arriverà anche nella vostra città.
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LIVE MEDIA 08 MAGGIO > 27 GIUGNO 2009 VEN 29 MAGGIO ORE 21.30 - 23.30 AGF/DELAY (GER/FIN) in concerto PANTHA DU PRINCE (GER) dj set
Teatro delle Passioni - Modena SAB 30/05 ORE 21.00 HAUSCHKA STRING QUARTET (GER) in concerto BEN FROST (ISL) in concerto Cortile d’Onore di Palazzo dei Pio Carpi SAB 30/05 ORE 23.30 DISCOFUNKEN (ITA) in concerto Mattatoio Culture Club - Carpi VALERIO TAMAGNINI dj set Cookies Kitchen & Bar - Carpi LUN 01/06 ORE 21.30 MURCOF (MEX)+FRANCESCO TRISTANO (LUX) in concerto Cortile d’Onore di Palazzo dei Pio Carpi LUN 01/06 ORE 23.30 BOWERBIRDS (USA) in concerto Mattatoio Culture Club - Carpi BROKE ONE dj set Cookies Kitchen & Bar - Carpi DIRECT DIGITAL MEETS NODE FESTIVAL VEN 05/06 Touane visuals a cura di Fuse Creativelab Rafael Anton Irisarri Mattatoio Culture Club - Carpi www.node-live.com SAB 06/06 FENNESZ + LILLEVAN THE SIGHT BELOW GIUSEPPE IELASI + NICOLA RATTI Galleria Civica di Modena, corso Canalgrande 103
MER 10/06 ORE 21.00 A HAWK AND A HACKSAW (USA) in concerto EGLE SOMMACAL WITH HORNS (ITA) in concerto Auditorium San Rocco - Carpi ORE 23.30 FRAU NEBEL PRESENTA THE SINATRA 1-800 SPEAKERS DJ SET Circolo Culturale Mattatoio DIRECT DIGITAL MEETS ARTIVIVE FESTIVAL VEN 12/06 ORE 21.30 MOTEL CONNECTION in concerto Piazza Lusvardi - Soliera www.artivivefestival.it MER 17/06 ORE 21.30 THOMAS FEHLMANN (GER)+ERALDO BERNOCCHI (ITA)+PETULIA MATTIOLI (ITA) in concerto Teatro delle Passioni - Modena VEN 19/06 ORE 22.00 TELEFON TEL AVIV (USA) in concerto BADGE AND TALKALOT (ITA) in concerto Vibra Estivo - Modena VEN 26/06 ORE 21.00 READING EMIDIO CLEMENTI (ITA), PAOLO NORI (ITA) Lacrime artificiali, i pianti degli androidi Sonorizzazione di CON_CETTA (ITA) Ex-Ospedale Sant’Agostino - Modena
IL CANTO DEL CORPO ELETTRICO EXHIBITION 29 MAGGIO > 28 GIUGNO 2009 > Da Martedì a Domenica. Lunedì chiuso. Inaugurazione Apertura straordinaria Lunedì 1 Giugno. Venerdì 29 maggio 2009 Orari: 11.00 - 14.00 | 16.00 - 20.00 ore 18.00 Ex Ospedale Sant’Agostino - Modena Palazzo dei Pio, Appartamento Inferiore - Carpi Ingresso gratuito
DIGITAL DIRECTION CONTEST | EXHIBITION 30 MAGGIO > 28 GIUGNO 2009 > Palazzo dei Pio, Appartamento Inferiore - Carpi
CINEMA 11- 23 - 27 GIUGNO GIO 11/06 ORE 21.00 CINEMA | Supercinema Estivo Modena LA DECIMA VITTIMA di Elio Petri In collaborazione con Arci Modena e Associazione Supercinema Estivo MAR 23/06 CINEMA | Modena METROPOLIS di Fritz Lang Con colonna sonora appositamente realizzata da Jeff Mills che presenterà personalmente l’evento. SAB 27/06 ORE 21.00 LIVE | CINEMA - Piazzale Re Astolfo - Carpi GIARDINI DI MIRÒ (ITA) Sonorizzazione live del film Il fuoco di Giovanni Pastrone sul progetto commissionato dal Museo del Cinema di Torino, Rassegna Immagini tra le note
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Così è, se mi pare C’era una volta
l’arte concettuale… In principio fu l’orinatoio decontestualizzato di Duchamp, poi arrivò Kosuth con le sue tre sedie (una vera, l’altra in foto, l’ultima presa dal dizionario), indi inscatolando merda e fiato nel nome dell’arte, sopraggiunse il Manzoni vero (Baustelle dixit), Piero. L’idea più importante del risultato finale, il pensiero che si autoincorona opera d’arte. Negli anni ’70 opponendosi a tale visione, in nome di quella pittura giudicata troppo in fretta superata, una corrente attiva in Italia col nome di Nuova Pittura si prese la briga e di certo il gusto di ridefinire il concetto artistico attraverso ricerche mirate a potenziare la capacità espressiva degli elementi costitutivi del fare pittura (il colore, lo spazio, la luce, la superficie, la trama del supporto) e attraverso riflessioni sulle operazioni necessarie
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per realizzarla (pennellata, energia, lavoro). Il Museo d’Arte Contemporanea di Genova, con la mostra ‘’Pensare pittura’’, in programma fino all’11 ottobre, inquadra questo periodo, mediante le opere dei protagonisti di questa stagione e dei loro precursori. A questi ultimi è dedicata una intera sezione: Lucio Fontana è presente con “Attese” (1961), di Josef Albers viene esposta “Study for Homage to the Square. From Afar” (1967). Accanto a loro Dorazio, Nigro, Aricò (con la grande tela sagomata “Prospettiva per Paolo Uccello”, 1970). Altra sezione, i protagonisti: nelle stanze che ne ospitano le opere, i vari Carlo Battaglia, Enzo Cacciola, Vincenzo Cecchini, Paolo Cotani, Marco Gastini, Giorgio Griffa, Riccardo Guarneri, Carmengloria Morales, Claudio Olivieri, Gottardo Ortelli, Pino Pinelli, Claudio Verna, Gianfranco Zappettini esprimono, ciascuno a proprio modo, una pittura
che racconta e rispecchia sé stessa e il suo farsi, lontana da intenti descrittivi o figurativi. Al secondo piano la sezione “Orizzonti internazionali” passa in rassegna le coeve esperienze dei gruppi francesi Support e BMPT, la situazione di Belgio e Olanda, la Nuova Astrazione Inglese. Dalla Germania, l’opera di Wilfred Gaul, e quella di Raimund Girke. Particolare attenzione è dedicata alle correnti pittoriche non oggettive che si sviluppano dagli anni ’60
negli Stati Uniti. Il fruitore pagante, libero da rimandi di qualsivolglia natura, esercita il proprio diritto all’accostamento: sapore di mare nei pannelli uno verde e uno blu di Battaglia, sapore di sale nel bianco assoluto di Zappettini, uve dell’alto Nilo nelle bende elastiche color mosto di Cotani e pioggia trasversale a ferire le notti di Gottardo Ortelli: così è, per quel che a me pare… Rino Scebba
ACCATTIVARTI
Il blocco dell’
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ono piccoli, gialli, determinati a portare agli estremi confini della terra il loro messaggio concettuale. Sono gli Udronotti, come tanti lillipuziani snodabili invadono il pianeta risoluti a portare a buon fine la loro missione, quella di inoculare il germe della creatività, della consapevolezza artistica del potere dell’immaginazione… Presuntuosi?
Beh guardandoci un po’ in giro diciamo che sono in pochi i paladini strenui difensori dell’Arte e molto spesso ci si sente dire che l’arte è molto lontana dalla realtà, non ci tocca più da vicino, e allora perché non fare leva sul “fanciullino” che alberga dentro di noi per raggiungere fini alti e nobili e cioè quelli della divulgazione artistica.. Magari ci sarà capitato di vedere delle opere2 (perché sono opere di opere) di Marco Pece, classe 1953 alias Udronotto, un talento tutto made in italy. Inizialmente affianca alla sua normale attività lavorativa la passione per la pittura, poi comincia ad interessarsi di un nuovo mezzo, i mitici mattoncini costruttori del cosmo, i Lego. I personaggini si ritrovano nei contesti più desueti; ambientazioni davvero molto familiari a chi dovrebbe occuparsi di arte, allestimenti che lasciano sbalorditi per la minuzia dei particolari: si vedono campeggiare questi omini gialli (diciamocelo pure, però, dall’espressione un po’ ebete!) travestirsi a turno, dal sorriso (per niente enigmatico) della Gioconda ad un fiducioso Quarto Stato che si incammina
verso il sol dell’avvenire, per arrivare anche ad una piccola testa di plastica emergente dal pavimento, omaggio a Maurizio Cattelan. Ma gli Udronotti, degna prole di Pece, non arrestano la loro “ondata eversiva’’ soltanto all’ambito strettamente artistico, addomesticano anche il campo cinematografico, così non sarà insolito trovare un epico Humphrey Bogart salutare davanti ad un aereo Ingrid Bergman. Queste fotografie di allestimenti (adatti dagli 0-99 anni) raggiungono davvero chiunque, dal bambino che guarda stupito i suoi “attrezzi del mestiere” espressi nelle forge più incomprensibili, all’adulto che risvegliato da nostalgici ricordi dell’infanzia viene spinto a riflettere che l’arte non è poi così tanto lontana dall’essere un gioco, gioco che inteso alla maniera del bambino è una cosa serissima.. Quindi non ci resta che dire grazie a Ole Kirk Christiansen per averli inventati questi versatili mattoncini e Marco Pece di averne fatto un uso genialmente improprio! Ilaria La Magna
ACCATTIVARTI
senza
titolo È stata inaugurata presso la nuova sede milanese di Vecchiato Art Gallery, storica galleria di Padova, una mostra dedicata a Keith Haring, curata da Luca Beatrice, che ha portato a Milano circa 20 opere prodotte dal 1981 al 1988. Vedere la mostra è come entrare in un piccolo fumetto, ed Haring in qualche modo potrebbe essere un folletto che si diverte a dipingere su tutto quello che trova: muri, tele, carta, metallo, plastica, un folletto che a New York si è scontrato con il glamour e l’underground. L’arte per Haring doveva e poteva essere ovunque e alla portata di tutti. È difficile pensare ad Haring senza pensare ai suoi compagni di merende, che sono diventati pionieri della Pop art: Jean Micheal Basquiat e Andy Warhol; per i pochi che non conoscessero il genio, ma anche il lavoro sociale di Keith, è importante sottolineare come sia stato uno dei primi artisti promotori delle campagne contro l’Aids e le droghe, ma soprattutto contro tutto ciò che fosse discriminante verso gli omosessuali; e dire che è morto a solo 32 anni proprio di Aids. La mostra è assolutamente gratuita ed è ac-
compagnata da una catalogo con delle immagini a dir poco meravigliose. Se dovessi chiudere gli occhi e decidere di portare a casa delle opere sicuramente sceglierei la splendida scultura King and Queen del 1987/88 in smalto su acciaio; Untitled (Wood Relief), opera del 1983 in legno intagliato e dipinto dalle forme e dai colori primordiali; Untitled (BurningSkull), maschera in alluminio del 1987 che rimanda ad un’estetica ancestrale. Ma ho nel cuore e sorrido nel scriverlo, per il gioco di parole, Untitled del 1984, grande cuore in acrilico su styrofoam di ispirazione pop. Uscendo dalla mostra non ho potuto fare a meno di rendermi conto che molti quadri fossero senza titolo; ho camminato per il centro cercando una spiegazione che avesse un barlume di ragione e ancora oggi mi piace pensare che il motivo fosse la completa personalizzazione di colui che guarda. Come se Haring avesse voluto dire: “Date voi il titolo che più vi appartiene”. Indira Fassioni
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ACCATTIVARTI
La passione di Christo in un
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Verrebbe voglia di rinascere in Austria, visto e considerato che nel nostro paese quei francobolli che imbarazzava leccare in presenza di altra gente, adesso li si può rivedere solo attraverso i fogli lucidi di un nostalgico collezionista o sul retro di qualche vecchia busta chiusa in un cassetto. Due sono gli inseparabili artisti ai quali pochi mesi or sono le poste austriache hanno deciso di dedicare altrettanti cartevalori: Christo (Christo Vladimirov Javašev) e JeanneClaude (Jeanne-Claude Denat de Guillebon), sua compagna nell’arte e nella vita. Bulgaro l’uno, di origine marocchina l’altra, oggi entrambi risiedono a Soho, celeberrimo quartiere newyorkese.
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Quello che compare in uno dei due francobolli da 55 centesimi è il CAT, che non sta per gatto ma per Contemporary Art Tower, mentre sull’altro è un progetto architettonico del medesimo edificio, firmato da Peter Noever, Sepp Müller, Michael Embacher e ancora da sviluppare. Si tratta di un’emissione speciale di trecentomila copie. Anche in Francia sembra vogliano omaggiare la coppia di artisti con la stampa di un francobollo rappresentante il Pont Neuf, su cui i due sono intervenuti tra il ‘75 e l’ ’85, il quale verrà probabilmente messo in vendita dal 13 Giugno. I più romantici ci terranno a sapere che pare i due siano nati lo stesso giorno, il 13 Giugno del 1935 e che da quando nel 1958 si sono conosciuti a Parigi hanno iniziato a realizzare
più o meno colossali opere nelle città di mezzo mondo, spesso firmate Christo&JeanneClaude (mentre i disegni portano la sola firma di lui). Ma i più esigenti preferiranno sapere che Christo negli anni Sessanta non si trovava a Parigi per qualche giorno di relax, bensì finì per divenire uno degli esponenti di punta del Nouveau Réalisme. È proprio dai presupposti dei nuovi realisti che parte, incontrando poi la fondamentale scelta della Land Art, per i suoi empaquetages, o impacchettamenti. Solitamente con del cellophane, la coppia ha provveduto a imballare oggetti, monumenti, musei, scogliere australiane. Sono stati avvolti o ricoperti fiumi, boschi, innalzati enormi drappi a mo’ di muri. Anche l’Italia ne è stata toccata:
nel ’70 è stato impacchettato il monumento a Vittorio Emanuele di Milano, nel ’74 le Mura Aureliane di Roma, che hanno dovuto subire questa “dissacrazione” davanti allo stupore degli astanti, poco inclini a tollerare la vista di un luogo sacro dell’arte antica rinchiuso dentro l’idea e il materiale di un artista dei nostri tempi. Sperando che una sana riflessione circa la smania di confezionare, vendere, consumare, comprare tutto quello che capita sotto mano s’inneschi osservando le opere di Christo&Jeanne-Claude, non ci resta che trovare un amico di penna da Vienna. Lucia Grassiccia
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ACCATTIVARTI
Linda e Irina. Giovane designer amante del disegno a mano libera l’una, ex modella innamorata del vintage e dei colori anni 80 l’altra, la storia di questa coppia confluisce nella realizzazione di t-shirt dai vivaci colori, per lo più per donna. Il loro slogan è “White save the Pink”, ovvero il bianco salvi il rosa, il Bianconiglio salvi il futile. Perché, sostengono, a volte l’inutile rende più gradevole la nostra vita. D: Sembrano t-shirt comuni…come avete pensato di fondare un marchio di abbigliamento adesso, in un tetro periodo come questo, in cui c’è la crisi e in cui tutti lanciano una collezione di abbigliamento quasi fosse un passatempo… R: Siamo state e continuiamo ad essere temerarie, ma soprattutto il nostro concetto elude tutti i sensi comuni, noi vendiamo arte, ma non nel senso della mercifica di essa, il che sarebbe noioso, brutto e poco rispettoso, noi vendiamo emozioni, in un’epoca in cui sembra che le abbiano tutte dimenticate… D: Come nasce il marchio “Irish and Lin”? R: Irish è Irina Gurzhiy, la mia socia, mentre Lin sono io, Linda Ferrari. Ci siamo conosciute nel locale in cui lavoravo i week end durante l’università. E’ stato amore a prima vista. Io disegnavo per passare il tempo, lei ha visto qualcosa in quei disegni, li ha guardati con uno sguardo che nessuno aveva mai utilizzato… D: Come mai disegni tanto macabri e tristi? R: Siamo in una generazione in cui tutti sorridono, veline, grandifratelline, poi, all’interno delle mura di casa ci si strappa i capelli dalla disperazione, esponendo il black-side che sta dentro ognuno di noi, credo che funzioni come una sorta di catarsi, una purificazione, ti dico vaffanculo perché lo sento, perché è vero, perché su quel vaffanculo ci puoi pensare, credo che il mondo di cellulosa in cui siamo capitati ne abbia bisogno. Non sono t-shirt, è un movimento di pensiero. D: E perché t-shirt e solo t-shirt? R: Innanzitutto siamo solo all’inizio! Abbi pazienza, in secondo luogo la t-shirt, è un capo facile da indossare, accessibile a tutti (non siamo classisti), dove ogni persona sponsorizza emozioni, guarda la t-shirt dell’altra persona e perché no, iniziano un discorso intavolato proprio su quella t-shirt. D: Ai vostri eventi immancabili protagonisti i tuoi quadri. R: Non me ne potrei separare, seguono il tema delle t-shirt e inoltre mi è sempre piaciuto personalizzare ogni ambiente in cui mi sono trovata e così, è nato il concept di circondarsi d’arte per sentirsi sempre a casa propria.
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1967
. Gigi Meroni gioca nel Torino. Svolazza tenace e leggero colla casacca numero 7 sulle non proprio possenti spalle. Nel suo repertorio dribbling, finte, gol d’autore e giocate geniali. Genio, estro e fantasia, che esprime non solo in campo. È un anarchico, un anticonformista, un personaggio discusso e stravagante: a suo modo un profeta. Capelli lunghi, barba incolta e basettoni: pare il Che. Indossa abiti ch’egli stesso disegna e che un amico sarto gli confeziona. Vive in una mansarda di Piazza Vittorio nel pieno centro di Torino. Spesso la domenica sera, dopo la partita, sta sveglio tutta la notte davanti al cavalletto: la pittura lo appassiona. Nei Settanta Guttuso e Cagli gli avevano fatto i complimenti (la mostra di quadri di Gigi Meroni si è finalmente aperta nel 2005). Legge libri, scrive poesie, ascolta i Beatles e Tenco, il jazz e De Andrè e spesso capita
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che regali i suoi premi partita a ospizi e orfanotrofi. Va in nazionale a furor di popolo ma rifiuta di tagliarsi i capelli per potervi giocare. “Mica gioco coi capelli!” dice. Intanto i Nomadi cantano: “chi vi credete che noi siam/ per i capelli che portiam/ facciam così perché crediam/ in ogni cosa che facciam”. Passeggia per Como con una gallina al guinzaglio, si traveste da giornalista e chiede alla gente cosa pensi di Meroni, la giovane ala destra del Torino. La sua auto è una vecchia Balilla degli anni ’30, recuperata in una cascina ove era adibita a pollaio e rimessa a nuovo. Ha giocato nel. All’ombra della Lanterna ha conosciuto Cristiana nel 1962; lei lavorava nel Luna Park di famiglia allo stand del tiro a segno. Cupido scocca il dardo, ma i genitori di lei, ambulanti polacchi, la obbligano a sposare un altro. Il giorno delle nozze, Gigi si reca nella chiesa
dove si celebra il matrimonio; di nascosto assiste alla cerimonia (lo farà anche Dustin Hoffman ne “Il Laureato”). Poco tempo dopo Cristiana lascia il marito e va a vivere con Gigi. Inaccettabile per quei tempi: è scandalo. 15 ottobre 1967 domenica pomeriggio: Torino-Sampdoria 4 a 2, Meroni gioca alla grande. La stessa sera in Corso Re Umberto una Lancia Aurelia travolge un passante di 24 anni e lo uccide, quel passante è Gigi Meroni. Alla guida un giovane tifoso del Toro e suo personale, Attilio Romero, che gli somiglia in modo incredibile e a volte viene scambiato per lui. Il fato lo ha voluto carnefice del suo stesso idolo. La maledizione torna ad abbattersi sull’universo granata. Solo 18 anni prima, il Grande Torino di capitan Valentino Mazzola, la squadra più forte del mondo, periva in blocco a bordo di un aereo che di ritorno da Lisbona si schiantava contro la collina di
Superga. 31 morti, tra loro il comandante dell’aereo, il tenente colonnello Pierluigi Meroni... Lo shock è enorme, commuove tutti, o quasi. Il vescovo di Torino, addirittura, tenta - invano - di vietare la celebrazione della cerimonia religiosa in occasione dei funerali per la condotta “immorale” avuta in vita da Meroni. Durante l’estremo saluto, Nestor Combin disperato, bacia la fronte dell’amico e compagno di squadra immobile dentro la bara. Una settimana dopo scende in campo nonostante 39 di febbre: c’è il derby con la Juve. Lo stadio è pieno, l’atmosfera irreale. Combin come una furia, scaraventa in rete uno, due, tre palloni! Il quarto gol lo segna il giovane Carelli che veste la maglia numero 7 di Gigi Meroni. La partita finisce 4 a 0 per il Torino, mai era accaduto prima e mai più accadde poi. Rino Scebba
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video diretto da Ace Norton, già autore di Flux e Mercury per i Bloc Party) ha un violino di sottofondo che una volta entrato in testa non vuole saperne di uscire. Ovviamente non mancano neanche le atmosfere cupe e claustrofobiche, come in Oblivion e Count of Casualty e le ballate, forse il vero tallone d’Achille del disco. A parte Theseus infatti, che vanta la collaborazione dell’attrice Tilda Swinton, le altre ballate scivolano senza lasciare il segno. La collaborazione con Tilda è presente anche in altri pezzi e la sua voce rappresenta la speranza che guida Patrick attraverso la depressione e le avversità della società. Il modo che ha di narrare le sue storie tuttavia è fortemente estetico più che narrativo, caratterizzato da immagini molto forti, forse fin troppo pompose e barocche nel modo di porsi. Un album sicuramente complesso quindi, migliore di The Magic Position ma ancora lontano dalle corde toccate da Wind in the Wires.
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The Gossip - Music for men Il trio americano aveva già tentato il successo con due album, That’s Not What I Heard e Movement, senza riuscirci. Il giorno in in cui la serie televisiva “Skins” spopolò su Mtv fu anche il giorno in cui tutti li conobbero. “Standing in the way of control” faceva parte della colonna sonora. Singolo, dell’omonimo album, scritto come risposta alla decisione del governo americano di negare il matrimonio alle coppie gay. Capitanati da una vocalist più che carismatica: trascinante, provocatoria, sprezzante Beth Ditto che ha fatto parlare di sé
nei più disparati modi per il suo modo di vivere non convenzionale (le foto di nudo, la sua relazione con un trans, le battaglie contro l’anoressia); che inoltre possiede una voce decantata da tutti. Ascoltare per credere: il loro sound è interamente improntato sulla sua voce, un rock energico che la sfrutta e la esalta, dove il basso si pone su uno scalino superiore della chitarra e forma con l’ugola della cantante un ottimo connubio. E. R.
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Da un tale turbine di sentimenti sono nate una quantità di canzoni incontenibili in un solo album e da qui l’idea di pubblicare due raccolte a breve distanza l’una dall’altra: The Bachelor, in uscita il 1 giugno e The Conqueror, previsto per la fine dell’anno. The Bachelor si presenta con uno stile vicino al suo predecessore o comunque con uno stacco sicuramente più indolore di quello che ci fu tra Wind in the Wires e The Magic Position. L’album è stato preceduto dal singolo Vulture (con un video girato dallo stesso Patrick di dubbissimo gusto, non tanto per la materia trattata quanto proprio per la realizzazione), che musicalmente è uno dei migliori esempi di elettronica della sua discografia. Le altre canzoni trattano della sua vita (The Messenger), di politica (Hard Times, Battle) o della fuoriuscita dalla depressione (Oblivion, Thickets). Le atmosfere che si respirano sono sempre un particolare mix di elementi folk sposati alla perfezione con l’elettronica e non mancano i riferimenti biblici (Damaris). Uno dei pezzi meglio riusciti, Hard Times (il secondo singolo, in uscita il 15 giugno, con un
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almeno qui fammi vincere, non mi importa... per carità o per amore spiegami come si fa a fare di un bisogno solo un desiderio” canta in Oceano. Lo stile è acustico e ricorda molto quello di Nick Drake, le melodie sono assai orecchiabili. Il pubblico lo accoglie in maniera estremamente positiva e affettuosa nei suoi numerosi concerti in giro per l’Italia, in cui tra un pezzo e l’altro alterna persino degli sketch pseudocabarettistici. Nel frattempo esce anche l’EP Le cose che contano, che contiene quattro bellissime tracce, tra cui spicca il brano omonimo dell’EP, dove non soltanto si rie-
sce a condensare gli elementi fondanti del suo stile, ma il suono penetrante e il pop purificato s’accompagnano persino a venature jazz. L’Amore non è bello è il suo terzo e per adesso ultimo CD; uscito il 14 Febbraio (non a caso il giorno di San Valentino) e pubblicato stavolta da Ghost Records. Nel titolo prende le distanze dalla retorica del cuore/ amore nella quale incorrono spesso le canzoni pop in italiano. Dente narra invece l’amore in maniera
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Giuseppe Peveri è Dente. Cantautore trentatreenne di Fidenza, paesino della provincia parmigiana, intraprende la sua carriera da solista circa due anni fa, dopo un’esperienza come chitarrista dei La spina, con due dischi all’attivo. Firma per la Jestrai nel 2006 ed esordisce con l’album Anice in bocca, ma è con Non c’è due senza te (Aprile 2007) che inizia a far parlare più prepotentemente di sé, grazie soprattutto a una dolcissima canzone quale Baby building. “L’inverno finirà e così anche il gelo nel tuo cuore si scioglierà… Poi mi regalerai un bacio lungo dall’Emilia all’Africa, io ti darò un cesto di stelle di plastica... E a differenza di questa canzone noi non finiremo mai”. Frasi sature di amore, di quotidianità, con uno stile ironico e allo stesso tempo poetico. “La comodità di dormire in macchina, la semplicità del latte e del caffè, la casualità alla Festa dell’Unità, poi la genialità delle parole”. Così inizia la sua Canzone di non amore. “Almeno qui fammi vincere, non mi importa la verità
Immagina una strada deserta ricoperta dalla neve, in essa un uomo, vestito di nero, canta sottovoce con struggente tristezza, un vento gelido lo investe, trasformandosi in un vortice di colori, respiri, visioni che esistono dentro di lui; la sua rabbia alimenta il vento, facendosi ancora più forte, ma il colore candido della neve non è scalfito da questa tempesta elettrica. Spirits of your tide degli Aim ha queste tinte, forti eppure delicate, intrecci tra il rumore e la melodia malinconica, i ritmi ossessivi e a volte riverberati, provenienti
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meno prosaica e più autentica. “Voce piccolina, quanto sei bella la mattina chi lo sa. Fammi la cortesia, dammi la tua vita, entra nella mia” esordisce Voce piccolina. “Quando fai la spesa cosa comperi? Di che colore hai colorato i mobili? Vorrei non sapere più nemmeno dove abiti” è il finale invece di Buon appetito, che parla di un amore ormai finito. L’album si lascia ascoltare assai piacevolmente, anche se il suo essere esclusivamente amore-tematico a lungo andare potrebbe pure annoiare! Da segnalare anche la sua partecipazione alla compilation Il paese è reale con la splendida Beato me e all’album-tributo ai Diaframma con un’ottima cover di Verde.
Francesco Bologna AIM
dal dark, melodie che ricordano gli HIM, così come il sound psichedelico rammenta i Radiohead; tutte influenze, però, solo accennate. Dal vivo il sound diventa rabbioso e ancora più psichedelico, una furia che coinvolge e sconvolge. Per ascoltarli ecco le prossime date del tour: 5/6 Palatenda, Bovisio Masciago; 6/6 Caronno Pertusella; 20/6 Monza; 12/7 Arci di Macherio; 16/7 Borghetto di Borbera. V.O.
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Foto di Federico Musarra
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Il tramonto trascina lento le sue braccia stanche dietro il crinale del monte, solo un ridere festoso quanto avvolto di sinistri presagi spezza la relativa quiete dettata dall’arsura di un pomeriggio afoso. Davanti al maestoso specchio concavo un bambino, come trasportato da una sottile brezza, avanza a passi gioiosi come danzante. La sua immagine, incalzata da un sottofondo musicale fuori dal tempo, sembra raddoppiarsi, ignaro della tragedia che sta per consumarsi. Ignaro del fatto che sarà lui il capro espiatorio dell’assurda sciagura che colpirà Corinto... Eppure siamo a Siracusa, in un teatro greco scintillante di una megalomane scenografia affidata quest’anno all’estro di Massimiliano Fuksas. Scultura asimmetrica, visibilio di specchi: è un gigantesco specchio ustorio a riflettere il pavimento della scena disseminato di lettere
greche in entropia. Partecipiamo al XLV ciclo delle rappresentazioni classiche: un evento a cadenza annuale promosso dalla fondazione INDA che dal 9 maggio al 21 giugno metterà in scena la Medea di Euripide interpretata con emozione ed intensità da Elisabetta Pozzi e diretta dal cineasta artista e intellettuale polacco Krzystof Zanussi, l’Edipo a Colono di Sofocle per la regia di Daniele Salvo, e le Supplici che sarà rappresentato in guisa itinerante nel corso dell’anno.
LA POLTRONA ACCANTO
La Grande Tragedia greca, che si riveste di un ruolo sacro (nella Grecia classica le gare dei Tragici si disputavano in onore delle Dionisiache, il teatro stesso si poteva intendere come il tempio della divinità), che affonda le proprie origini nei millenni trascorsi - il V secolo a.C.... E per qualche ora si ha una sospensione dell’incredulità, come di non trovarci più nel terzo millennio ma in quell’età classica che ha dato i natali a queste affascinanti figure. Una per tutte Medea, la barbara figlia del Sole, che col cuore indomito logorato dall’odio per il marito Giasone - il quale la ripudia per sposare la figlia di Creonte, re di Corinto - mediterà una crudele nemesis (vendetta) e la sua anima accecata dal dolore e dall’orgoglio ferito non riuscirà a trattenersi dal compiere il più deplorevole degli omicidi, il più vergognoso per una madre. La sensazione che si ha quando termina la rappresentazione, quando il carro del Sole ha concluso il suo corso giornaliero, è che il dramma antico attraverso quell’enorme specchio faccia riflettere e ci consenta di leggere la nostra immagine riflessa in esso. Qualcuno potrebbe chiedersi perché nel 2009 ”partecipare” al rito di eventi accaduti millenni e millenni or sono: forse perché la tragedia racchiude tutti quei valori, quelle forti passioni universali e atemporali che ci riguardano tutti, che non scadono col passare del tempo, forse perché la tragedia parla ieri come oggi al cuore dell’uomo con lo stesso pathos, con la stessa umanità. Ilaria La Magna
LA POLTRONA ACCANTO
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nflazionati come pochi.A volte di qualità. Sicuramente anticipatori nel bene o nel male della stagione teatrale. I festival entrano nel vivo con un’infinità di appuntamenti in cui spesso si finisce per smarrire la bussola.Tra le rassegne più rappresentative segnaliamo la decima edizione di “Primavera dei Teatri”, il festival di arti sceniche e performative, che si tiene a Castrovillari (CS) fino a sabato 6 Giugno. Una vera e propria vetrina esclusiva per la scena del Sud ma anche fucina di talenti capace di valorizzare nuove realtà. Fra i molti debutti di questa edizione 2009, organizzato con la consueta intelligenza dal gruppo calabrese Scena Verticale fondato da Saverio La Ruina e Dario De Luca, Sequestro all’italiana del Teatro Minimo, Pop star di Babilonia Teatri e Land lover di Gianfranco Berardi. Venerdì 26 Giugno si apre alla grande il Festival di Spoleto, la più ampia e ricca rassegna di arti sceniche d’Italia. Per quasi un mese i vari spazi della città saranno invasi da un fitto programma che comprende opera lirica, musica classica e leggera e teatro di prosa. «Un Festival - spiega il direttore artistico Giorgio Ferrara - come Officina. La città medievale, culla della grande tradizione italiana delle “arti” e delle “botteghe”, ridiventa luogo di produzione di messe in scena originali, concepite per l’occasione e per la prima volta portate al pubblico». L’inaugurazione del 52° Festival dei Due Mondi si aprirà con un concerto dell’Orchestra Verdi di Milano dedicato a Gian Carlo Menotti.
Sono di scena i festival di Roberto Bruno
PERSONA
cinepresi
Minacciati da due bottoni
e il “perturbante” freudiano è in origine das Unheimliche, cioè “non familiare”, o meglio “diverso da casa”, il nuovo film di animazione diretto da Henry Selick (noto agli italiani per il celebratissimo Nightmare Before Christmas) non può che rientrare a pieno titolo nella categoria, di Davide Martirani già utilizzata dalla critica a proposito di autori come Kubrick, Cronenberg o Lynch. AttingenCoraline e la do suggestioni dai maestri dell’esplorazione porta magica (Coraline) dell’inconscio (da Shining a Cuore selvaggio, con REGIA: Henry Selick la sua rivisitazione thriller del Mago di Oz), CoPAESE: USA raline si proietta ad anni luce di distanza dalla SOGGETTO: Neil Gaiman ANNO: 2009 tranquillizzante stupidità dei film d’animazione DURATA: 89 min mainstream, per tornare alla radice di paura GENERE: Animazione e morte da cui ha origine ogni racconto per bambini. Appena trasferitasi nel freddo e grigio Oregon, delusa dalla mancanza di attenzione dei genitori, Coraline Jones scopre un passaggio segreto capace di portarla in una realtà uguale e parallela, dove mamma e papà sono premurosi fino all’inverosimile. Certo, quei bottoni neri al posto degli occhi - come quelli delle vecchie bambole di pezza - proprio rassicuranti non sono, e molto presto la bambina si accorge che il paese dei balocchi è in realtà una scintillante trappola tesa dalla sua “Altra Mamma”, un essere demoniaco che progressivamente svela il suo vero volto, in una metamorfosi fisica impressionante. Con l’aiuto provvidenziale di un enigmatico gatto nero, la novella Alice dovrà quindi fuggire da quel mondo di incubi, portando in salvo con sé anche i suoi “vecchi” genitori, pienamente riabilitati pur nella loro innegabile mediocrità. Selick (che adatta il romanzo di Neil Gaiman), sfrutta sapientemente una serie di luoghi classici della fiaba, rielaborandoli in una miscela tecnicamente superba (dove il 3d non copre, ma integra ed esalta lo stop-motion) che solo occasionalmente cede alla maniera dark, regalandoci un film ben orchestrato e molto godibile.
Talvolta apprezzato per i pregi tecnici (notevole la fotografia di Sven Nykvist) e per la profondità delle tematiche, talaltra accusato di caos narrativo e di un inutile intellettualismo, Persona (1966) resta una delle pellicole più intriganti di Ingmar Bergman e probabilmente la più sperimentale. Il prologo del film non può che confermare quanto appena detto: sei minuti di fotogrammi semi-silenziosi
e inquietanti (era presente in origine anche l’immagine di un pene in erezione, naturalmente censurata). Un’attrice teatrale durante una rappresentazione si chiude improvvisamente in un mutismo che non dipende da un blocco psichico ma solo dalla sua volontà. Le viene affidata un’infermiera, dalla personalità più fragile, che per compensare al silenzio di Elisabeth
finisce per raccontarsi completamente. Sebbene molto diverse, tra le due nasce un legame profondo e complesso che le porta a una quasi identificazione. Straordinaria l’interpretazione di Bibi Andersson e Liv Ullmann.
L. G.
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Come hai ucciso la tua famiglia per me non ha nessuna importanza mentre la tua bocca esplora il mio corpo
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E conosco i tuoi sogni di città che crollano e cavalli al galoppo di sole che si fa troppo vicino e notte senza fine ma per me non hanno nessuna importanza accanto al tuo corpo Minimun Fax, 2009
Via da Las Vegas ’Brien
John O
Mondadori
Non sperate di liberarvi
dei libri
riére de Car
lau Jean-C
Umberto Eco Bompiani
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Il ricat
John Grishman Mondadori
ita La tripla v ino Sparac le e h ic di M Andrea Camilleri Rizzoli
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La belllezz
Roberto Saviano
easy reader
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Verso Fare il
ai propri miti
Pubblicata in Canada nel 1956, la raccolta poetica d’esordio di Leonard Cohen arriva in Italia per la prima volta, nella traduzione di Giancarlo De Cataldo e Damiano Abeni. Sviluppandosi attraverso 44 componimenti, Confrontiamo allora i nostri miti ci mostra chi era Cohen prima di diventare uno dei più influenti cantautori del mondo. Non è difficile, per chi ha familiarità con i suoi dischi, ritrovare molti dei temi e delle immagini che percorreranno le canzoni dei decenni successivi: il rapporto intenso e tormentato con la religione (l’ebraismo, ma anche la fascinazione per l’enigma di Cristo), la meditazione sulla morte, la sacralità del desiderio e della bellezza. E proprio in quest’ambito Cohen ci offre uno spunto per interpretare la sua opera, in quella che è una dichiarazione di insufficienza, e al tempo stesso una consapevole definizione di poetica: “Se avessi una testa scintillante / e la gente si voltasse a guardarmi / nei tram […] se potessi rovinarmi le piume / volando davanti al sole; / credi che me ne rimarrei in questa stanza, / a recitarti poesie, / e a fare sogni sconci / al più insignificante movimento della tua bocca?”. Tramontata ogni possibilità di eroismo, il campo di battaglia si sposta nel chiuso di una camera da letto. Davide Martirani
Mondadori
World Tour 2009 3 Agosto Venezia, Piazza San Marco
PUNTO ACCAPO Lo spazio non è mai sembrato così immenso visto da queste pagine. La saga della Fondazione appartiene al padre di tutte le fantascienze, Isaac Asimov, ma paradossalmente non soddisferà il vostro immaginario e le vostre aspettative, le aggirerà e vi mostrerà la galassia giudicandovi come l’infinitesimale cellu-
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C D
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la di un organismo immenso. Un lungo viaggio, tutt’altro che “allucinante”, anzi lucido e freddo, che durerà più di mezzo millennio alla ricerca del senso del brulicare umano. Nonostante Fondazione e Terra sia un libro che “si regge benissimo da solo” dare una sbirciatina ai quattro volumi
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che lo precedono non sarebbe di cattivo gusto. In questo modo i cinque romanzi si assicureranno certamente uno degli scaffali migliori della vostra libreria e segneranno la vostra visione delle cose vita natural durante.
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FONDAZIONE E TERRA
Lezioni di architettura
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Ci sono i grandi maestri dell’architettura, come Wright, Le Corbusier, Van de Rohe, e poi ci sono i maestri “minori”, che hanno lavorato in punta di piedi senza mai spettacolarizzarsi, come Aalto. Hugo Alvar Henrik Aalto fu un celebre architetto e designer finlandese nonché uno dei massimi esponenti dell’architettura organica europea, e malgrado tutto ciò capita ancora di trovare studenti di architettura che, sentito il suo nome, dicono “Chi?! Si scrive con due a?! Ma da dove viene?!”. E dire che in finlandese Aalto significa onda. Ad ogni modo, l’arte di questo maestro (a pieno titolo, perché c’è solo da imparare) si spinge verso una ricerca architettonica moderna e democratica, in continuo rapporto con il territorio, rivolta verso un “abitante” medio, con attenzione all’uso dei materiali nella loro naturalezza, accompagnata sempre da uno studio psicologico e percettivo, il tutto realizzato con una semplicità disarmante. Non poco. Ecco perché un testo come Idee di architettura (Zanichelli 1987) dovrebbe essere consigliato, se non obbligato, a tutte quelle persone che desiderano cimentarsi nel meraviglioso campo dell’architettura. Questa raccolta di scritti scelti, provenienti per lo più da articoli di
giornale e trascrizioni di conferenze, è una perfetta trasposizione del pensiero di Aalto e, come lui, privo di qualunque artificiosità seduttiva. Ciò non significa che siano pesanti, difficili da leggere, anzi. Piacciono proprio per la loro trasparenza e per la raffinata semplicità. Consigliato per chi vuole fare architettura e per chi vuole viverla. Umberto Spampinato
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Nell’estate del 2008 la Blizzard Entertainment ha annunciato il suo nuovo capolavoro. Si tratta del degno prosieguo dei già ben noti videogiochi della serie Diablo che, avvalendosi di fantastiche innovazioni per quello che riguarda il gameplay e l’aspetto grafico, manterrà lo stesso stile frenetico, intenso e quell’ambientazione gotica-dark che hanno caratterizzato i primi due capitoli. Diablo III, il nuovo videogioco per PC che sicuramente segnerà la storia dei role-playing games, è ancora in fase di sviluppo ma, dalle anteprime già proposte, è possibile riceverne alcune significative impressioni. Il giocatore dovrà scegliere una delle cinque classi disponibili da impersonare e, una volta entrato nel mondo di gioco, dovrà sopravvivere a innumerevoli imprese, sterminare orde intere di demoni, e
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perfezionarsi attraverso la raccolta e l’equipaggiamento di armamenti sempre migliori. Tuttavia solo tre classi ci sono state al momento rivelate, alcune rispecchiano i tipici archetipi dei personaggi fantasy tra i quali il Barbarian, il classico guerriero che eccelle in attacchi fisici, ed il Wizard in attacchi magici a distanza. Al di fuori di questi schemi già noti spicca il Witch Doctor, esperto di evocazioni e maledizioni. Oltre l’avventura principale, il giocatore potrà compiere varie missioni sparse casualmente per l’intero mondo di gioco che daranno maggiore dinamicità e ricchezza a una trama già abbastanza complessa: il protagonista potrà ad esempio unirsi ad un gruppo di avventurieri o gli verrà proposto di recuperare un oggetto magico. Diablo III utilizza un motore grafico personalizzato e
realizzato dalla stessa Blizzard e sfrutta il motore fisico Havok che permette una maggiore interazione tra il giocatore e l’ambiente che lo circonda; pertanto sarà possibile decapitare i nemici o farli esplodere dopo aver inflitto un attacco critico, o magari abbattere qualche muro, distruggere ogni tipo di ostacolo o lanciare qualsiasi oggetto contro il nemico. Secondo quanto anticipato dagli sviluppatori il multiplayer verrà arricchito di novità e attrazioni. Sulla data di uscita non ci è ancora stato detto nulla, alcuni sperano di aver Diablo III entro la fine dell’anno, altri ancora nei primi mesi del 2009 e molti si illudono di rimanere ancora in vita per goderselo, chissà… Andrea Di Natale
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ACCABYTE
Il codice
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In quanti si sono chiesti cosa fossero quell’insieme di pixel neri su uno sfondo bianco che vediamo in giro? No, non dicevo il post sbornia, quelli sono altri pixel. Parlo del QR Code, ovvero Quick Response Code (Codice a Risposta Rapida). Non è altro che una matrice contenente informazioni identificative, simile ad un codice a barre tradizionale, ma bidimensionale.Tale codifica è molto più recente di quella del codice a barre, iniziata nel 1948 e realizzata definitivamente nel 1974 dopo gli studi di Woodland all’IBM. La sua nascita è ad opera della corporation giapponese Denso-Wave, produttrice nipponica di scanner. L’azienda non ha mai reclamato il brevetto, e ha diffuso il codice in
licenza aperta e rendendo pubbliche le specifiche dello stesso. I suoi punti di forza sono evidentemente la riducibilità delle dimensioni, senza perdere le informazioni, e la maggiore capienza di informazioni in minor spazio. Il codice QR, oramai molto diffuso in territorio nipponico, ha ottenuto nel 1999 il riconoscimento standard per i codici JIS X 0510, e un corrispondente Standard Internazionale ISO/IEC 18004 nel giugno del 2000. Inizialmente nato con lo scopo di identificare parti meccaniche, con semplicità e velocità (ecco perché risposta rapida). In voga la sua applicazione ai biglietti da visita, ai manifesti, alle tabelle informative e con una rapida scansione o comodamente
con una foto dal cellulare potremmo acquisire l’indirizzo di una persona, l’email o il numero telefonico. Il suo più frequente utilizzo in Giappone è quello di leggere un indirizzo url dal telefonino e subito collegarsi tramite browser alla pagina richiesta. Il perché della sua scarsa diffusione in Italia tra gli Smart Code non ci è lecito saperlo, ma possiamo immaginare come la “non università” sia complice e come l’intero sistema tecnologico italiano viaggi anni luce indietro rispetto al Giappone. Ma come realizzo un codice QR? On-line troviamo programmi che codificano quello che noi vogliamo, vedi Qurify, Kaywa e tanti altri. Per provare un QR reading sui nostri
cellulari, symbian o windows mobile, basta scaricare da internet Kaywa, I-ngma, Nokia beta reader... Esiste una versione Micro-QR Code con capacità ridotte di memorizzazione e dimensioni per esigenze minori. Antistante esiste una versione, sperimentale, che usa i colori, e quindi aumenta i dati immagazzinabili in matrice. Essa viene curata dal 2005 per iniziativa di 3yen.com. Il lettore e tutto ciò che serve lo si trova al sito affiliato Color-zip. Non sappiamo ancora cosa ne sarà del suo futuro, ma siamo certi che anche noi, tra qualche anno saremo QR Code dipendenti nella nostra quotidianità. Non vi resta che provarlo. Concetto Barone
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STANCO DI LEGGERE? SCRIVI E PROPONI LE TUE SVARIONATE vitaminah@hzine.it
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Come smettere di farsi le seghe mentali Se lo avesse chiamato “Manuale pratico di autoprevenzione e autoterapia delle nevrosi che si avvale di tecniche psicologiche orientali” non lo avrebbe comprato nessuno. Ma non è una truffa e tra una risata e l’altra Giacobbe analizza e consiglia con cognizione di causa.
e godersi la vita
Elephant
Un giorno come tanti, una scuola come tante. Una strage. Così recita la parabola buddista a cui si ispira il titolo: “Tre ciechi, toccando chi l’orecchio, chi la zampa, chi la proboscide di un elefante, sono convinti di capire la vera natura dell’animale, che diventa di volta in volta un ventaglio, un albero, una corda, un serpente, una lancia... Nessuno di loro può vederne l’insieme e, quindi, la verità”. Gus Vas Sant nel 2003 firma questa pellicola dalla Palma d’Oro.
Vincent
Vincent Malloy è un bravo bambino, ma di anni ne ha ormai 27... Anche i mostri sacri nascondono un’opera prima, ma l’autore di questo corto lo si indovina dal primo frame. Prove tecniche di trasmissione per il futuro Nightmare Before Christmas? Tim Burton, risposta esatta.
weheartit.com
Quando un’immagine del web ti ruba il cuore, ma il tuo hard disk ti divora il fegato, la soluzione è come sempre in un social network. Basta un click per aggiungere la foto preferita al tuo database personale di infatuazioni online.
Il fai-da-te IKEA le fa un baffo. Una lastra di alluminio, due viti e 2 cm di spessore, mai stati così funzionali. Piegato, di fatto e di nome: una delle ultime trovate in fatto di design sostenibile che il Salone Satellite ci ha presentato questa primavera.
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RACCATTATI
mondo cambia, e noi con lui. Primo fra tutti, cambia il linguaggio, e di conseguenza il modo di relazionarci col prossimo. Siamo passati dai graffiti dentro le caverne, a quelli dentro gli spazi sottostanti la parola “Commenta” (cos’è che è cambiato poi?). No, però dobbiamo dir grazie ai famosissimi e tanto acclamati SOCIAL NETWORK quali, MSN, MYSPACE, e FACEBOOK. Ci rendono la vita più easy, più comoda, permettendoci di non perdere di vista nessuno, di ritrovare qualcuno che avevamo perso da tempo, ci permettono perfino di farci pubblicità senza pagare, completamente FREE! [...] Ma vi siete mai chiesti perché i compagni che avevate perso di vista, non si sono più fatti vivi? E se, magari avevano i loro BUONI motivi?! E se, proprio per colpa vostra e dei vostri nomignoli, hanno passato un’infanzia difficile, e l’ultima cosa che passa loro per la testa è proprio ritrovarvi?! [...] Vi chiedete mai la differenza, fra una risata vera, e quella dell’emoticon di turno? Già, la risata vera fa rumore, e ci
impedisce di udire il TRILLO di circostanza, che il più delle volte, ci fa meno piacere di quanto pensiamo, e anzi, spesso ci infastidisce così tanto che viene accompagnato da “SI!!! UN ATTIMO!”. [...] per noi che amiamo solo le avventure virtuali, convinti di chattare con la bella o col bello di turno, quando, nel migliore dei casi, dietro al monitor ci sta un ragazzino/a che ha la metà degli anni che ci ha dichiarato sulla finestra (sottolineo, NEL MIGLIORE DEI CASI). Eddai, non ditemi che nessuno di voi conosce PHOTOSHOP, uno dei migliori studi chirurgici a portata di click! Quanti di noi si sono imbattuti in foto a dir poco splendide, che ritraevano ragazzi e ragazze troppo belli per essere veri, per poi scoprire che di vero, avevano a stento il colore dei capelli. Questo si che si chiama PROGRESSO! Il bello è che di sicuro non ci fermeremo qui. L’evoluzione continua, si salvi chi può! Ammesso che, ci si renda conto di essere in pericolo.
PARLIAMO DI
network < Rocco Giannino
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Piegato
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Brian Eno & David Byrne Nostalgici del decennio trascorso, il design italiano è qui per voi. Il lettore MP3 di retrò non ha solo la forma, quella di una musicassetta, ma i dolci gesti di una volta. Al rogo i touch screen, qui il controller sta tutto nell’arcaico meccanismo di riavvolgimento del nastro.
Tape MP3
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Ascoltare questa perla di sperimentazione da capogiro a primo acchito è difficile, nulla è catalogabile: suoni elettronici distorti, echi, percussioni, un indefinibile stile assimilabile al post-punk che fa da sfondo a voci afroasiatiche. Poco da scherzare, nel 1981 Eno e Byrne toccano l’apice.
My life in the bush of the ghosts
Ac ca de in re da zi on e Grazie all’uso di strumenti efficienti e all’avanguardia la redazione sapeva di poter ambire
Guarda che si e’ disconnesso
Ragazzi...
...no, vedo una tacca...
Daniele, non adesso ora prende... ora no... ora si...
al successo in ogni occasione
Per quella cosa della sala computer super accessoriata, niente da fare ragazzi, va bene cosi’
CI SIAMO VALE!
Prima si vedeva meglio ora si... ora no... ora si...
Vale, vale, perfetto cosi’... no...no
tranquillo amico... ci si vede