scientific project. Peggy Guggenheim exhibition

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Peggy Guggenheim compagna e musa, una donna in anticipo

Il progetto scientifico della mostra

La scelta di raccontare la vita di Peggy Guggenheim nasce dalla profonda fascinazione che la sua figura ha esercitato, una donna che con un gesto creativo durato poco più di una vita ci ha lasciato una collezione d’arte eterna. L’obiettivo della mostra è raccontare e approfondire la vita di una grande collezionista tramite le opere da lei acquistate durante tutta una vita, per capire i legami che ha avuto con gli artisti e raccogliere le immagini che l’hanno resa celebre. Attraverso la narrazione di una storia personale, verrà raccontata al pubblico la storia dell’arte del Novecento, fatta di menti brillanti, intellettuali, fotografi, poeti, artisti, tutti fatalmente amici, più o meno affezionati, di Peggy. Il visitatore sarà accompagnato da citazioni della collezionista, tratte dalla sua autobiografia, a volte ironiche e pungenti, altre volte romantiche e passionali, che raccontano i retroscena della sua vita, gli amori, le relazioni con gli artisti, le sue debolezze, le simpatie e le antipatie. Figlia di una delle più influenti famiglie ebraiche del Nord America, ma di origine svizzera, la Guggenheim ha viaggiato continuamente tra gli Stati Uniti e l’Europa, fino ad eleggere Venezia sua città prediletta. Donna colta, acuta, dotata di grande intuito, ha costruito e decretato il successo di grandi artisti; per citare alcuni italiani, Vedova, Tancredi, Bacci. Portò la pittura europea, il cubismo e il surrealismo dal Vecchio Mondo al Nuovo Mondo e in seguito portò l’astrattismo dal Nuovo Mondo al Vecchio Mondo. Leggendo la sua autobiografia, spunto imprescindibile per questo progetto, si ha da subito la sensazione di venir catapultati in un mondo che non esiste più, fatto di grand tour, serate eleganti, soldi prestati a giovani bohemiennes squattrinati ma talentuosi, case, villini e piani interi di alberghi affittati per vivere, e una passione intensa e innata per l’arte (Bernard Berenson e i 7 punti). La vita della collezionista verrà raccontata, quindi, partendo dalla sua autobiografia, ripercorrendone i momenti salienti, i luoghi fondamentali, i contatti e gli amori con artisti e intellettuali, e le opere che cambiarono la sua vita, come il primo quadro astratto che le misero far le mani, di Georgia O’Keeffe. La mostra sarà caratterizzata non solo dalla presenza di opere d’arte ma anche di fotografie, brani, video, gioielli e abiti. Oggetti che permetteranno al visitatore di comprendere la figura della collezionista e la sua importanza nel mondo dell'arte e di conoscere gli artisti e gli intellettuali che hanno condiviso con lei un pezzo di storia del '900. L’idea della mostra, non da ultimo, prende spunto dalla prevista chiusura della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, per ampliamento della sede espositiva. Chiusura che garantisce ampia disponibilità delle collezioni. La mostra verrà inaugurata il giorno 01 ottobre 2015 e si concluderà il 30 gennaio 2016, per un totale di 120 giorni di durata e si svolgerà all’interno della Triennale di Milano.

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Come rendere, tutto questo, una mostra? La storia dell’arte non è caratterizzata solo dalla materialità degli oggetti, ma principalmente da persone, relazioni, intuizioni, azioni. Ecco perché, raccontare la vita di una collezionista come Peggy Guggenheim, permette di conoscere gli artisti che l’hanno affiancata e di scoprire la loro produzione, comprendere gli intellettuali e personaggi di spicco che hanno segnato la storia, non solo dell’arte, della prima metà del XX secolo. Obiettivo della mostra è far conoscere e approfondire la figura di Peggy Guggenheim, collezionista che svolse un ruolo determinante nella storia dell'arte del Novecento, vivendo a stretto contatto con gli artisti e condividendo con loro esperienze e relazioni. Ciò che si vuole trasmettere con questo progetto è l’entusiasmo e l’amore con cui la Guggenheim ha affrontato la sua “carriera” di collezionista, esponente del collezionismo non votato alla speculazione ma all’amore per le opere d’arte e a quello che queste comunicano. “Una vera collezionista che non si preoccupava di avere dei quadri, ma di avere la bellezza.” Giuseppe Panza di Biumo

Differenze da altre mostre che espongono collezioni prestigiose Non si tratta di una semplice giustapposizione di opere e pannelli esplicativi e non si tratta di esporre una collezione, ma di raccontare una storia. Vogliamo, con questo progetto far conoscere la figura di Peggy Guggenheim, coinvolgere ed appassionare il pubblico, affascinarlo con la storia di questa donna che ha vissuto la propria vita immersa nell’intellettualità e nell’arte del Novecento. Proponiamo un percorso non solo conoscitivo ed esplicativo, ma anche emotivo ed affascinante. Non è solo la storia di una collezione, ma di una grande collezionista e delle tappe che hanno segnato la storia dell’arte del secolo scorso. Dal particolare all’universale, per fornire allo spettatore una visione di ampio respiro, svelandone i retroscena.

Il target La mostra si rivolge ad un ampio target di persone, soprattutto donne, ma con un’offerta didattica differenziata per attrarre varie fasce di pubblico, tra cui i bambini. Ci rivolgiamo ad un pubblico di appassionati d’arte, con un grado di istruzione media, che probabilmente già conosce la figura della Guggenheim, ma vogliamo anche attirare un pubblico, che pur non sapendo nulla di lei, venga irrimediabilmente incuriosito. Il pubblico sarà preparato alla mostra attraverso teaser curiosi sparsi per la città, pubblicità coinvolgenti, spettacoli teatrali ed eventi ad hoc, come concerti che ricreeranno l’atmosfera bohemienne in cui visse Peggy, inoltre la mostra verrà comunicata con l’utilizzo di un sito web dedicato e l’uso strategico dei social network.

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Il percorso La mostra sarà allestita seguendo un criterio cronologico e geografico: un susseguirsi di sale legate ai periodi e alle città che hanno caratterizzato la vita di Peggy. Ogni sala ricostruirà, con ambientazioni e simboli chiave la permanenza della Guggenheim in quel luogo e in quel periodo.

Le sale Sala 1. PEGGY Nella prima sala, Peggy, verranno presentate alcune foto di Peggy Guggenheim accompagnate da una breve biografia. Dal museo Thyssen-­‐Bornemisza di Madrid arriverà un’opera di Georgia O’Keeffe intitolata Abstracción. Resplandor I del 1921, che per datazione e soggetto, riteniamo possa essere compatibile con la prima opera astratta vista da Peggy. “ Un giorno Leon mi portò a trovare Alfred Stieglitz. Mi misero in mano il primo quadro astratto che avessi mai visto. Era di Georgia O’Keeffe ed io me lo rigirai in mano quattro volte prima di decidere in che modo guardarlo.” In questa prima sala sarà presente anche un quadro di Pegeen, la figlia di Peggy, scomparsa prematuramente all’età di 45 anni. “La mia cara Pegeen, che era stata per me non solo una figlia, ma anche una madre, un’amica e una sorella. Il nostro era un rapporto d’amore perpetuo e la sua morte precoce misteriosa mi lasciò completamente disfatta, perché non c’era nessuno a questo mondo che amassi tanto. Sentivo che nella mia vista era scomparsa la luce.” Verrà affissa una lista, tratta dai documenti del suo magazzino, di opere acquistate a prezzi irrisori e oggi di valore inestimabile. Saranno esposti alcuni dei suoi gioielli più noti, come gli orecchini realizzati per lei da Tanguy e Calder e passati alla storia perché indossati il giorno dell’apertura di Art of this Century, la sua galleria di New York. “Indossai un orecchino di Tanguy e uno di Calder per dimostrare la mia imparzialità fra l’arte surrealista e quella astratta.” Non solo gioielli, ma anche abiti e accessori: il magnifico abito Delphos disegnato da Mariano Fortuny e le scarpe create per lei da Salvatore Ferragamo. Inoltre, per dimostrare l’entrata di Peggy nella cultura popolare, saranno presenti alcune tavole del fumetto dedicatole da Walt Disney Italia e intitolato “Paperina Duckenheim e le Tovaglie Astratte”.

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Il corridoio che porta alla seconda sala conterrà alcune proiezioni di fotografie che raccontano la vita della Guggenheim e saranno accompagnate dai commenti della stessa, tratti dalla sua autobiografia.

Sala2. FRANCIA, la Vita Bohemienne Nella seconda sala continua il racconto della vita di Peggy attraverso le immagini. Alcune foto con il marito-­‐artista Laurence Vail, affiancate da un collage di carta su tela montato su un paravento in legno realizzato dallo stesso. Non solo il marito, ma anche immagini dei figli Sindbad e Pegeen, fotografati insieme alla madre da Berenice Abbott nel 1934. “Quando ero a Parigi Berenice Abbott mi aveva chiesto di prestarle cinquemila franchi per comprarsi una macchina fotografica . Disse che voleva metter su uno studio di fotografia e per ripagarmi in qualche modo venne a Pramousquier e fece delle foto a me, a Sindbad e a Pegeen: non avrebbe potuto ripagarmi in maniera migliore.” Sarà esposta la fotografia scattata da Man Ray nel 1924 con l’abito creato per Peggy Guggenheim da Paul Poiret. “Laurence mi fece comprare un vestito da sera d’oro da Poiret, mi feci fare un’acconciatura dalla fidanzata di Stravinskij: si trattava di una stretta benda di rete dorata. Man Ray mi fotografò con addosso questo vestito e con un lungo bocchino tra le labbra: fu sensazionale.” L’opera più importante della sala è Head and Shell di Jean Arp datata 1933, fondamentale perché è la prima opera acquistata dalla collezionista. “La prima cosa che comprai per la mia collezione fu un bronzo di Arp. Mi portò alla fonderia dove era stato fuso e me ne innamorai tanto che chiesi di poterlo tenere tra le mani: nello stesso istante in cui lo sentii volli esserne la proprietaria.” Boîte en-­valise del 1941, è l’opera scelta per ricordare Marcel Duchamp, grande amico della collezionista e consigliere nella scelta delle opere, che conobbe a Parigi in quegli anni. “A quel tempo, non capivo niente di arte e Marcel cercò di educarmi. Non so cosa avrei fatto senza di lui. Tanto per cominciare mi insegnò la differenza fra surrealismo e astrattismo. Poi mi presentò a tutti gli artisti suoi amici che lo adoravano e fui molto ben ricevuta dovunque andassi. Organizzò delle mostre per me e mi dette moltissimi consigli: devo a lui la mia introduzione nel mondo dell’arte moderna.”

Sala 3. LONDRA, Guggenheim Jeune La sala racconta l’avventura della prima galleria della Guggenheim, aperta al numero 30 di Cork Street, Londra, nel gennaio del 1938. Inaugurata con una mostra su Jean Cocteau, la galleria ebbe il merito di esporre per la prima volta in Inghilterra le opere di Kandinskij.

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Peggy Guggenheim compagna e musa, una donna in anticipo “ Marcel mi mandò da Kandinskij, era un uomo meraviglioso di settant’anni, così allegro e affascinante, con una moglie orribile, di una trentina d’anni più giovane, che si chiamava Nina. Tutti adoravano lui e detestavano lei.”

L’opera scelta per rappresentare Vasilij Kandinskij è Croce bianca (Weisses Kreuz), dipinta nel 1922. “Kandinskij e la moglie organizzarono per conto loro tutta la mostra di Londra, che comprendeva quadri dal 1910 al 1937. Sembrava che stessero organizzando un’operazione in Borsa, non una mostra di quadri, anche perché Kandsnskij assomigliava più ad un agente di Wall Street che ad un artista.” Le esposizioni della galleria continuarono con una mostra dedicata alla scultura, e le opere che rappresentano tale mostra sono La scultura per il cieco di Brancusi del 1920 e Superficie Sviluppabile di Pevsner. “Marcel Duchamp mi aveva inviato una mostra di scultura da Parigi: comprendeva opere di Brancusi, Raymond – Duchamp Villon, Antoine Pevsner, Arp, sua moglie, Henri Laurence e Alexander Calder. Henry Moore doveva rappresentare l’Inghilterra, ma la dogana non voleva concedere il permesso alla mostra di entrare in Gran Bretagna come esposizione d’arte. La Scultura per il cieco di Brancusi venne riprodotta sulle colonne del Daily Express.” Le passioni e gli amori di Peggy intervengono anche nella scelta degli artisti da presentare nella sua galleria: in quel periodo frequentava Samuel Beckett, che le “impose” di esporre delle opere di Bram Van Velde, per il quale lo scrittore irlandese aveva un amore particolare. Per ricordare questo evento è stata scelta l’opera Venster, del 1937, conservata al Pompidou. “Così dovetti rinunciare ancora una volta a Beckett. Ma ero destinata a rivederlo presto a Londra in occasione dell’inaugurazione della mostra di Van Velde. Quando i quadri furono appesi all’interno della galleria, sembravano più che mai simili ai Picasso. Tutti i critici furono unanimi e dettero scarsa considerazione a Van Velde.” Dopo Van Velde è la volta di Tanguy che nella mostra è ricordato da Le soleil dans son écrin del 1937. “La mostra di Tanguy venne organizzata in modo meraviglioso e risultò splendida. Era una mostra retrospettiva ed alcuni dei primi quadri avevano un’ispirazione completamente diversa dagli ultimi […] C’era anche uno splendido quadro chiamato Le Soleil Dans Son Ecrin. Questo quadro mi spaventò per molto tempo, ma poi capii che era il più bello della mostra e alla fine superai la paura: adesso è mio.” L’opera di Tanguy è presente anche nella foto che Gisèle Freund fece a Peggy e Read nel 1939.

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Ultima opera della sala è Psi di John Tunnard. “Un giorno entrò in galleria un uomo meraviglioso, vestito con una giacca di tweed che assomigliava leggermente a Groucho Marx. Era allegro come un direttore d’orchestra jazz, come poi si rivelò. Ci mostrò le sue gouaches,: erano musicali come quelle di Kandinskij, delicate come quelle di Klee e allegre come quelle di Mirò.”

Sala 4. EUROPA, un’opera al giorno

“Quando tornai a Parigi ripresi a comprare quadri e sculture ma questa volta in modo serio e sistematico. Il mio motto era compra un quadro al giorno, e lo seguivo alla lettera”

È la filosofia di Peggy, da cui prende nome la sala. All’interno della sala un quadro di Dalì, La nascita dei desideri liquidi, del 1931.

“Nonostante le riserve che avevo su Dalì e sul suo comportamento, ritenevo necessario che fosse rappresentato nella mia collezione, che doveva avere un carattere storico, senza pregiudizi.[…] Quello che scelsi si intitolava The Birth of Liquid Desires ed era fino in fondo un Dalì.”

Due le opere di Brancusi, Maiastra e Uccello nello spazio. “Dopo aver litigato sparii dalla vita di Brancusi per diversi mesi, durante i quali acquistai Maiastra dalla sorella di Poiret. Però ambivo all’Uccello nello Spazio e cercai di sistemare la faccenda.” Infine un quadro di Léger Uomini in città (Les Hommes dans la ville) del 1919, acquistato da Peggy il giorno in cui Hitler invase la Norvegia. “Léger non digerì mai il fatto che pensassi a comprare quadri proprio quel giorno.”

Sala 5. NEW YORK, Art of this Century In Europa è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale e Peggy torna in Usa dopo mille avventure. Arriva negli Stati Uniti accompagnata dal pittore surrealista Max Ernst, che sposa poco dopo. La presenza di Ernst nella vita di Peggy è ricordata da La vestizione della sposa, dipinto nel 1940. “Max dipingeva in veranda e io mi sentivo particolarmente eccitata quando al risveglio trovavo, proprio davanti a me, sul cavalletto, l’ultimo quadro che aveva dipinto: era come assistere alla sua nascita.” Ma il merito più grande di Peggy Guggenheim nel suo periodo americano è la scoperta e l’aiuto allo sviluppo del primo grande movimento artistico made in usa: l’espressionismo americano.

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La sala è dedicata ai grandi nomi dell’avanguardia statunitense. Primo su tutti, Jackson Pollock, con La foresta incantata, un dripping del 1947. “Ero felice di aver collocato Pollock nella storia cui apparteneva: uno dei più grandi pittori del nostro tempo.“ Si susseguono poi Hans Hoffman con Primavera a Cape Cod, Clyfford Still con Jamais, Mark Rothko con un Senza titolo (Rosso) ed infine Adolph Gottlieb, con un Senza Titolo del 1965. “Poiché era un’iniziativa non commerciale Art of This Century divenne presto un centro organizzativo di tutte le attività di avanguardia. I giovani artisti americani, ispirati dagli artisti europei astratti e surrealisti, che si erano rifugiati a New York, fondarono una scuola di pittura completamente nuova, che Robert Coate, critico d’arte del New Yorker, chiamò Espressionismo Astratto. Avemmo la grande gioia di scoprire e di organizzare la prima mostra individuale non solo di Pollock, ma anche di Rothko e Gottlieb. Hoffman, Still, Rothko e Gottlieb.”

Sala 6. XXIV Biennale d’Arte di Venezia “ Tra le prime persone che incontrai a Venezia nel 1946 vi furono due artisti: Vedova e Santomaso. […] Fu attraverso Santomaso che venni invitata ad esporre tutta la mia collezione alla XXIV Biennale di Venezia: lo aveva suggerito al segretario generale della Biennale, Rodolfo Pallucchini, e ci mettemmo d’accordo per sistemare i quadri nel padiglione Greco, che era libero a causa della partecipazione dei greci alla guerra. “

L’opera di Emilio Vedova Immagine del Tempo ricorda l’incontro avvenuto nel 1946 a Venezia, mentre l’opera scelta per rappresentare Santomaso è Vita segreta. In ricordo della profonda amicizia che legò Peggy ai due artisti e il suo amore per Venezia, sarà esposta la fotografia scattata il giorno in cui fu conferita a Peggy la cittadinanza onoraria di Venezia, il 5 febbraio 1962. . Il gruppo è seduto sulla scalinata del Municipio del Comune di Venezia e con Peggy possiamo vedere Giuseppe Marchiori, noto critico d’arte e fondatore del Gruppo Fronte nuovo delle Arti, cui parteciparono Vedova e Santomaso, Giovanni Comisso, scrittore trevigiano, Emilio Vedova e Giuseppe Santomaso. Nella sala sarà ricreata la presenza di Peggy alla Biennale, grazie all’ausilio di alcune foto scattate durante l’allestimento della mostra, durante l’inaugurazione, mentre Peggy accoglie il Presidente Luigi Einaudi e mentre illustra ad Arturo Tosi il mobile di Calder. Mobile di Calder, intitolato Arco di Petali del 1941, che sarà l’opera più importante della sala.

Sala 7. PEGGY, l’ultima dogaressa

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L’ultima sala è dedicata agli artisti scoperti da Peggy durante la sua permanenza a Venezia, il nome della sala, L’ultima dogaressa, è l’affettuoso nome che le diedero i veneziani. “Fin dal 1952 avevo finanziato un giovane pittore italiano di Feltre, che Bill Congdon mi aveva chiesto di aiutare; si chiamava Tancredi […] Gli promisi $ 75 al mese in cambio di due gouaches.” Le opere di Tancredi presenti nella mostra sono tre, degli anni ’50. “Il mio secondo protetto fu Edmondo Bacci, un pittore molto lirico, sulla quarantina, le cui opere erano ispirate a Kandinskij. Viveva in modo molto organizzato e con lui tutto procedeva ordinatamente e con successo; al contrario di Tancredi, che, appena trentenne, aveva un temperamento da folle ed era protagonista di continue risse.” Due sono le opere di Bacci, L’avvenimento # 27 del 1954 e L’avvenimento # 247 del 1956. “Nel 1961 ricevetti la visita di un uomo di nome Egidio Costantini, che voleva che finanziassi il suo progetto di eseguire sculture in vetro a partire dai molti disegni che aveva avuto da tutti gli artisti più famosi.[…] In sostanza lanciai quest’uomo, vendetti molte delle sue opere e ottenni per lui persino una mostra al MOMA di New York. Costantini mi è rimasto molto grato, cosa che non posso dire di molti altri artisti.” Nella sala dedicata a Venezia sono presenti 23 sculture di Egidio Costantini, realizzati a partire da alcune opere di Picasso, 23 sculture da disegni di Picasso del 1964. “Un giorno, mentre attraversavo a piedi campo Manin, notai un quadro che mi colpì molto nella vetrina di una piccola galleria d’arte e che all’inizio scambiai per un Pollock. Entrai e conobbi l’artista, uno scozzese alto con la barba rossa di nome Alan Davie, e sua moglie. Comprai immediatamente un quadro e divenimmo grandi amici.” Alan Davie è rappresentato da un’opera realizzata appositamente per Peggy nel 1950, un collage intitolato Peggy’s Guessing Box. La mostra si conclude con una frase e con la foto di Peggy che è l’immagine coordinata della mostra:

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“ Affermavano spesso che sarei entrata a far parte della storia, ed io ho sempre trovato questa tesi, per quanto esagerata, molto commovente“

Il curatore Philip Ryland Il curatore individuato è Philip Ryland, attuale direttore della Collezione Peggy Guggenheim. La scelta è ricaduta su questa figura perché Ryland è un esperto della vita della collezionista e delle opere presenti nella collezione, vive e lavora in Italia da più di 30 anni, conosce la struttura e le abitudini dei visitatori italiani, ma è anche una figura di rilievo a livello internazionale, che potrà attrarre un attenzione di livello globale sulla mostra. Tra i suoi compiti vi è quello di far conoscere e valorizzare la figura di Peggy Guggenheim, e questa è un’occasione per attrarre visitatori nella sede veneziana della collezione. La scelta di identificare il curatore di Peggy Guggenheim. Compagna e musa, una donna in anticipo in Ryland è, non da ultimo, una scelta strategica che può garantire maggiore autorevolezza nella richiesta di prestito delle opere.

Breve Curriculum Vitae del curatore Philip Ryland è l’amministratore della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia dal 1979. Anno nel quale assunse la responsabilità dello sviluppo e delle operantions della casa e della collezione, dopo la morte della collezionista. Dal 2009 è anche direttore della Fondazione Solomon Guggenheim per l’Italia. Durante la sua direzione il museo ha visto una stabile crescita dei visitatori, un ampliamento dello spazio espositivo, lo sviluppo di un calendario di mostre temporanee, l’aumento delle opere conservate, inclusi due lasciti (la Collezione Gianni Mattioli e la Collezione Hannelore B. and Rudolph B. Schulhof), rendendo la Collezione Peggy Guggenheim il museo di arte moderna più visitato in Italia. Nato a Londra, Rylands è laureato in storia dell’arte a Cambridge, King’s College. Le sue pubblicazioni includono: Il Catalogo Ragionato di Palma il Vecchio del 1988, Agitando la bandiera dell’arte: USA e la Biennale di Venezia 1895-­‐1991 del 1993 e del 2004 Peggy Guggenheim e Friedrick Kiesler: Storia dell’arte di questo secolo.

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La lista delle opere Sala 1. PEGGY

Georgia O’Keeffe Abstracción. Resplandor I 1921 Olio su tela 71x61 cm Museo Thyssen-­‐Bornemisza, Madrid

Ritratto di famiglia (Family Portrait) tardi anni '50 Pastello su carta, 51,7 x 74,7 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Alexander Calder Orecchini per Peggy Guggenheim 1938 ottone e fili d’argento 7.6 x 5.9 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia Yves Tanguy Orecchini per Peggy Guggenheim 1938 argento, oro, perle e olio su conchiglia 7.6 x 3.7 x 1.6 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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Mariano Fortuny Delpho Dress 1930 Tessuto plissé Collezione Mariano Fortuny

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Salvatore Ferragamo Peggy’s shoes 1947 Museo S. Ferragamo, Firenze

Roberto Gagnor e Paolo De Lorenzi Peggy Duckenheim e le Tovaglie stratte (n. 2969) 2012 Tavole originali Walt Disney Italia


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Sala 2. FRANCIA: la Vita Bohemienne

Man Ray Peggy Guggenheim 1924 Stampa alla gelatina d’argento 11,2x7,9 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

Jean Arp Testa e conchiglia 1933 Scultura in ottone lucidato 19,7 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Marcel Duchamp Scatola in una valigia (Boîte en-­‐valise), 1941 Valigia di pelle contenente copie in miniatura, riproduzioni a colori e una fotografia delle opere dell'artista con aggiunte a matita, acquerello e inchiostro 40,7 x 37,2 x 10,1 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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Laurence Vail Paravento (Screen) 1940 Guazzo e collage di carta su tela montata su paravento di legno, tre pannelli, in totale 170 x 165 cm circa Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

Berenice Abbott Peggy Guggenheim et ses enfants Sindbad et Pegeen 1934 Stampa alla gelatina d’argento 11,2x7,9 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Sala 3. LONDRA: Guggenheim Jeune

Costantin Brancusi Sculpture for the Blind 1920 Scultura in marmo 17 x 29 x 18.1 cm Philadelphia Museum of Art, Philadelphia

Vasily Kandinskij Croce Bianca 1922 olio su tela 100.5 x 110.6 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Antoine Pevsner Superficie sviluppabile 1938-­‐1939 Bronzo e rame 52.1 x 31 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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Bram Van Velde Fenêtre 1937 – 1938 Olio su tela 92 x 73 cm Centre George Pompidou, Parigi

Yves Tanguy Il sole nel suo portagioie 1937 olio su tela 115 x 88,1 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Gisèle Freund Herbert Read e Peggy Guggenheim Fotografia a colori 46 x 35 cm Archivio Collezione Peggy Guggenheim, Venezia John Tunnard Psi 1938 olio, gesso, guazzo e pastello a cera su tavola 79,9 x 119,8 Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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Sala 4. EUROPA: un quadro al giorno

Salvador Dalì La nascita dei desideri liquidi 1931 olio e collage su tela 96.1 x 112.3 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Constantin Brancusi Maiastra 1912 Ottone lucidato 73 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia Constantin Brancusi Uccello nello spazio 1932-­‐1940 Ottone lucidato 151.7 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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Fernand Léger Uomini in città 1919 Olio su tela 145.7 x 113.5 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Sala 5. NEW YORK: Art of this Century

Roberto Matta Cover for VVV Magazine 1944 Mary Raynolds Collection, New York

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Max Ernst La vestizione della sposa 1940 Olio su tela 129.7 x 96.3 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia Jackson Pollock Foresta incantata 1947 Olio su tela 221.3 x 121.6 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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Hans Hoffman Primavera a Cape Cod 1961 Olio su tela 129.7 x 96.3 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Clyfford Still Jamais 1944 Olio su tela 165.2 x 82 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia Mark Rothko Senza titolo (rosso) 1968 Acrilico su carta montata su tela 83.8 x 65.4 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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Adolph Gottlieb Senza Titolo 1965 Acrilico su carta 66 x 50.8 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

Sala 6. XXIV Biennale di Venezia

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Emilio Vedova Immagine del tempo 1951 tempera d’uovo su tela 130.5 x 170.4 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia Giuseppe Santomaso Vita segreta, 1958 Olio su tela, 73,1 x 49,9 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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Alexander Calder Arco di Petali 1941 Alluminio dipinto e non dipinto e filo di ferro Altezza 214 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Peggy Guggenheim durante l’allestimento del Padiglione Greco. 1948 Fotografia Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Peggy Guggenheim all'inaugurazione dell'esposizione della sua collezione presso il padiglione greco, alla XXIV Biennale di Venezia, mentre accoglie il Presidente Luigi Einaudi 1948 Fotografia Collezione Peggy Guggenheim, Venezia Peggy Guggenheim con Arturo Tosi nel padiglione greco della Biennale Arte di Venezia. 1948 Fotografia Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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Sala 7. Peggy, l’ultima dogaressa

Edmondo Bacci Avvenimento #247 1956 Olio con sabbia su tela 140,2 x 140 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

Edmondo Bacci Avvenimento #27 1954 Olio su tela 76,5 x 90,8 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

Tancredi Senza titolo 1954 Guazzo su carta 74,6 x 104,8 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Tancredi Senza titolo 1953 Pastello, guazzo e grafite su carta 70 x 99,8 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Tancredi Senza titolo 1954 c. Guazzo su carta, 69,9 x 99,8 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

Egidio Costanti 23 sculture da disegni di Picasso 1964 Fusione di vetro, 10–30,5 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia

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Alan Davie Scatola a sorpresa di Peggy 1950 Collage e olio su masonite, 121,7 x 152,2 cm Collezione Peggy Guggenheim, Venezia Peggy Guggenheim nel 1948 con l’opera Arco di Petali di Alexander Calder. Collezione Peggy Guggenheim, Venezia


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La sede espositiva

Come sede per la mostra di ‘Peggy Guggenheim, compagna e musa, una donna in anticipo’ viene scelta la Triennale di Milano per la sua centralità sia nell’assetto urbanistico sia nel contesto culturale milanese. L’architetto Giovanni Muzio progetta il Palazzo dell’Arte che diventa la sede della Triennale di Milano. Un edificio prestigioso, modulare e flessibile, espressamente concepito per ospitare grandi manifestazioni e attività museali. Il Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio costituisce una delle principali espressioni dell’architettura razionalista, caratterizzato dalla pulizia delle linee e l’equilibrio dei volumi: 8.000 mq. di sale espositive e spazi dedicati al pubblico nel cuore di Milano. Da oltre 80 anni, la Triennale di Milano è un punto di riferimento nella vita culturale ed economica, motore di un intenso dialogo internazionale tra società, arte e impresa. L’architettura moderna della sede esalta il “valore contemporaneo” che le opere di Peggy ebbero all’epoca del loro acquisto. Inoltre, la sede è dotata di un Condition Report, essendo già un centro espositivo.

Brief per l’art director Immagine coordinata Tutte le comunicazioni relative alla mostra (locandine, inviti, flyer, comunicati stampa, teaser) avranno come immagine principale la foto seguente (in scala di grigio) accompagnata da un lettering chiaro, asciutto e ben leggibile di colore rosso vivo (titolo e sottotitolo della mostra). Alla base dell’immagine ci sarà una fascia bianca che, oltre ad ospitare la scritta ‘Peggy Guggenheim. Compagna e musa, una donna in anticipo’, ospiterà anche le date, la sede, i patrocini e tutti i loghi degli sponsor coinvolti. Tale fascia bianca farà risaltare ancora di più l’assenza dei piedi di Peggy nella foto, quindi il carattere volatile e allo stesso geniale della collezionista. I diversi prodotti editoriali potranno riportare anche solamente porzioni dell’immagine principale.

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Peggy Guggenheim compagna e musa, una donna in anticipo

Peggy Guggenheim: compagna e musa, una donna in anticipo Comunicazione verticale Tutta l’immagine coordinata grafica è associata all’immaginario del viaggio (direzione PARIGI >>> LONDRA) o della segnaletica stradale tipica americana. Riprendendo sia la tipologia di font sia la cartellonistica, si comunica al meglio l’idea del viaggio che ha caratterizzato in modo essenziale la vita di Peggy: da New York a Parigi, da Parigi a Londra, da Londra a New York, da New York a Venezia.

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A livello cromatico, verranno utilizzati il BIANCO e il NERO come colori guida della comunicazione (scritte, pannelli, didascalie), sia per dare uniformità a un tema molto variabile che è quello delle città in cui Peggy ha vissuto (tema su cui si incentra la mostra) sia per ricollegarsi all’idea del “grande classico” trasmettendo in questo modo quanto Peggy si sia rivelata un classico per la scena dell’arte contemporanea del ‘900.


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Comunicazione orizzontale Come collegamento uniforme di tutto il percorso espositivo, quindi tra le singole stanze, ci sarà tutta una comunicazione a terra che introduce il tema della città e alcune citazioni particolari della stessa Peggy che possono ritenersi cruciali ed emblematiche per quella città in particolare. Verrà sempre ripreso il font della tipologia “american street”. Comunicazione a terra realizzata con prespaziati.

Brief per l’architetto

La mostra è articolata per STANZE. Ogni stanza tematica rappresenta un periodo specifico della vita di Peggy, associato quindi a ciascuna città in cui lei ha vissuto e svolto il suo mecenatismo. esterno: ORECCHINI GIGANTI (riproduzione da disegno di Alexander Calder) Installazione esterna alla Triennale con funzione sia di totem di ingresso che di segnalazione urbanistico/metropolitana dell’evento espositivo. sala 1: PEGGY Hall della mostra, sala introduttiva di presentazione e descrizione del personaggio. Pannelli didascalici, grande foto di Peggy dimensione 1:1. Esposizione di opere, abiti, gioielli e accessori. corridoio: NEW YORK (foto) Percorso introduttivo alle diverse ‘stanze’ in cui si articola la mostra. Proiezioni di alcune foto significative della vita del personaggio. Ambiente oscurato per favorire la proiezione, totalmente nero sia nel pavimento, sia nel soffitto, sia nelle pareti. In corrispondenza di ogni foto, ci sarà un proiettore e un paio di cuffie che scendono dal soffitto. Ogni visitatore, indossandole, potrà ascoltare delle citazioni di Peggy riguardanti la foto a cui si riferiscono. sala 2: FRANCIA, LA VITA BOHEMIENNE Allestimento che rievoca la vita bohemienne che Peggy ebbe a Parigi. Utilizzo di materiali duri e preziosi: caratteristiche che si ritrovano sia nel suo carattere, sia nelle opere da lei collezionate. (argento, rame, acciaio) Esposizione delle opere.

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sala 3: LONDRA, GUGGENHEIM JEUNE Riallestimento della galleria londinese. Carattere ironico. Rievocare il clima di happening che contraddistingue le inaugurazioni che Peggy teneva tra collezionisti, amici e amanti. L’allestimento lascia trasparire i temi di leggerezza e ironia, suggerite anche dal nome stesso della galleria. Esposizione delle opere. sala 4: EUROPA, UN QUADRO AL GIORNO Spazio espositivo più piccolo, di connessione fra Londra e New York, allestimento semplice con colori neutri. Esposizione delle opere. sala 5: NEW YORK, ART OF THIS CENTURY Riallestimento della galleria newyorkese, rivoluzionaria sia negli spazi, sia nel modo di esporre le opere, fu progettata dall’architetto Frederick Kiesler. Riproposizione della divisione tematica e spaziale originale: da una parte l’astrattismo dall’altra il surrealismo. Stanza espositiva suddivisa in due sezioni rettangolari. Sezione surrealista: pareti ricurve in legno, quadri senza cornici montati su mazze da baseball inclinate (opere di Ernst e fotografie). Sezione astratta: una tenda blu marino con i quadri appesi alle corde come in un circo (opere degli espressionisti americani). Raccontare quelle che erano le attività della galleria: vendita e mostre, e come il pubblico interagiva con le opere d’arte divertendosi. Esposizione delle opere. sala 6: VENEZIA, 24° BIENNALE Rievocazione del Padiglione Grecia su progetto di Carlo Scarpa. Allestimento razionale con alcune opere in aggetto rispetto alle pareti. Colori neutri. Esposizione delle opere. sala 7: PEGGY, L’ULTIMA DOGARESSA Allestimento razionale. Colori neutri. Foto di Peggy di dimensione 1:1 con ultima citazione in rosso. Esposizione delle opere. bookshop Colore bianco. Ai muri stencil con citazioni della collezionista, per far rivivere le emozioni provate durante la visita, di colore rosso. Espositori in vetro per i gioielli, tavoli e scaffali per cataloghi, libri e altro materiale.

Le visite guidate e la didattica

La natura della mostra Peggy Guggenheim. compagna e musa, una donna in anticipo, si presta ad un progetto innovativo di visite guidate che non sia statico e autoreferenziale, ma che al contrario, punta a coinvolgere attivamente il pubblico. Saranno presenti, infatti, nelle sale dedicate alla mostra, delle guide riconoscibili attraverso una spilletta con la scritta “Ask me about Peggy” che racconteranno aneddoti e guideranno il pubblico non in un percorso prestabilito ma rispondendo alle loro curiosità, narrando la storia della collezionista e dei luoghi che ha vissuto.

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La mostra verrà declinata in un laboratorio didattico dedicato ai bambini che li aiuti a capire la figura del collezionista. In questo senso i bambini conosceranno Peggy Guggenheim come la regina di una camera delle meraviglie. Il laboratorio ha l’obiettivo di insegnare giocando la nascita del museo privato, dalla wunderkammer in avanti, di far comprendere cosa significhi essere un collezionista e come una figura del genere influenzi e abbia influenzato l’arte contemporanea. I bambini avranno la possibilità di creare una propria collezione: nel laboratorio dovranno preparare un elaborato (un contenitore tridimensionale o un foglio, a seconda dell’età, che rappresenti una stanza) da riempire. Verranno fornite poi fotocopie da ritagliare, colorare, foto di oggetti o di opere da inserire nella propria collezione, che dovrà avere un senso logico. Per i più piccoli sono previsti due laboratori legati a due artisti molto cari a Peggy Guggenheim: Alexander Calder e Jackson Pollock. Il primo consentirà di riprodurre i mobiles fluttuanti ma anche di giocare con pesi, forme ed equilibri e scoprire che nel Novecento le sculture si muovono! Il secondo invece trae ispirazione dall’incontro tra Peggy e Pollock, e farà riprodurre ai bambini l’approccio corporale e istintivo dell’artista americano con i colori e la tela. I bambini potranno liberamente esprimersi su lenzuoli o grandi tessuti che simulino una tela enorme, più alta di loro, in cui per colorare e dipingere sarà necessario tutto il corpo.

I prodotti editoriali e il bookshop

Sono previsti due differenti prodotti editoriali, un catalogo rivolto agli adulti e un testo rivolto ai bambini. Il catalogo si compone di un’appendice che cataloga opere presenti in mostra, con una scheda tecnica, ma il corpo si propone di approfondire ciò che è stato visto in mostra ampliando i racconti della vita di Peggy. Sono previsti testi del curatore e di Karole Vail, nipote di Peggy, Associate Curator al Guggenheim di New York, curatrice della grande mostra che nel 1998 le ha dedicato il museo americano, nonché testi tratti dalla sua autobiografia. Per i più piccoli è invece previsto un libro illustrato da Fabian Negrin, dal titolo Zia Peggy. La scelta di raccontare la figura della collezionista come una stravagante zia trae ispirazione dal celebre romanzo di Patrick Dennis, Zia Mame. La figura della zia di Dennis, una ricca ed eccentrica signora newyorchese, che vive vicende folli e divertenti dal proibizionismo sino agli anni sessanta è per certi versi riconducibile alla singolare figura di Peggy Guggenheim. Per i bambini conoscere l’arte e le vicende personali degli artisti, quelle che fanno appassionare ad una storia, attraverso una zia bizzarra e coraggiosa sarà divertente e interessante. Così come sarà buffo conoscere le sue debolezze e le sue manie, come la passione per i suoi cagnolini. La grafica e l’illustrazione sono affidate ad un illustratore noto e amato dai bambini, che da anni è l’artista di punta di Orecchio Acerbo. Inoltre, in occasione della mostra Einaudi ristamperà un libro edito nel 2009, dedicato a Peggy Guggenheim dal titolo “Un’ereditiera ribelle”, facente parte della collana Le Sirene, rivolto a bambini dai 9 anni in su.

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Per quanto riguarda gli altri libri presenti nel bookshop segnaliamo, oltre all’autobiografia di Peggy, Peggy Guggenheim. Una vita per l’arte, alcuni dei suoi libri preferiti, come: Anna Karenina, Guerra e Pace, Cime tempestose, i romanzi di Henry James, tutti i racconti di Defoe, Il diario di Pepsy, La vita di Tolstoj e Robinson Crusoe.

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Fra i gadget particolari da inserire nel bookshop ci saranno braccialetti a forma di margherita: “ Mio padre mi chiamava sempre Maggie e solo più tardi divenni Peggy. Ci faceva fare dei gioielli meravigliosi disegnati da lui stesso e una volta in onore del mio nome, Margherita mi regalò un piccolo braccialetto di perle e diamanti a forma di margherita.” Il simbolo della margherita si ritrova anche negli orecchini: “ L’apertura della Biennale fu molto formale […] mi misi un paio di enormi orecchini a forma di margherita di vetro di Murano.”

Il programma degli eventi collaterali Fra gli eventi collaterali: • Proiezioni del documentario RAI Peggy Guggenheim durante il periodo della mostra. Serate dedicate con cocktail e lettura di brani scelti dall’autobiografia. • Rassegna cinematografica dedicata all’espressionismo americano, legata al periodo newyorkese della Guggenheim, in collaborazione con Spazio Oberdan: Titoli scelti: Jackson Pollock, di E. Harris, 2000 Lezioni di vero, di M. Scorsese, 1989 Rothko’s Room, di D. Thompson, 2008 • Concerti di musica jazz • Aperitivi bohémienne (sponsorizzati da Aperol) • Visite della mostra accompagnate da musica classica in audio-­ diffusione: i brani favoriti della Guggenheim, di Mozart, Bach, Beethoven, Schubert, Brahms e Haydn, accompagnano il visitatore durante l’orario di apertura serale del giovedì.

Gli sponsor Questa mostra è stata organizzata in collaborazione con Peggy Guggenheim Collection di Venezia.

Con il contributo di: Presentiamo di seguito alcuni sponsor, marchi che hanno fatto la storia del mondo della moda del XIX secolo e che continuano a farla. Riteniamo che uno o più, fra questi brand, possano essere considerati degli interlocutori durante la ricerca di sponsor per la mostra.

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Sono brand che fin dagli inizi della loro attività sono stati legati al mondo dell’arte, e i cui fondatori hanno condiviso un pezzo della loro vita con Peggy Guggenheim. Per questo motivo reputiamo tali aziende interessate a sviluppare un rapporto di collaborazione con Peggy Guggenheim. Compagna e musa, una donna in anticipo.

Ken Scott Ken Scott, lo stilista della modernità e del colore, il “giardiniere della moda” dall’eclettica personalità. Arte fatta di peonie, rose, papaveri, girasoli, petunie e astri. Un rigoglio di fiori e natura che si spargono su camicie, foulards, beach-­‐jamas, bikini, chemisier. E poi su borse, valigie, tessuti e oggetti per la casa. Un turbine creativo. Oggi quello spirito e quell’idea del colore e dello stampato continuano a vivere grazie alla Ken Scott Foundation, creata dallo stilista nel 1989, che custodisce e utilizza tutto il materiale dell'archivio storico. Peggy ha immortalato nella storia una creazione di Ken Scott, facendosi fotografare nel trono del suo giardino a palazzo Venier dei Leoni con un suo abito. L’unione dei due nomi è stata così suggellata per sempre.

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Salvatore Ferragamo

Il legame fra Salvatore Ferragamo, fondatore dell’azienda fiorentina e Peggy è tanto forte che, nel 1947, egli creò per Peggy una scarpa, in vari colori, materiali e altezze di tacco, un modello con allacciatura ghillie e zeppa di sughero rivestita in camoscio, che combina eleganza e comfort. L’azienda nel 1999 ha ricevuto il Premio Guggenheim Impresa e Cultura ed è parte di Intrapresae Collezione Guggenheim, il gruppo di aziende che sostiene le attività espositive e la programmazione culturale del museo veneziano.

Safilo Safilo, azienda del Cadore, fondata nel 1934 da Guglielmo Tabacchi, è con la concorrente e rivale Luxottica leader del mercato dell’occhiale. L’azienda, con sede a Padova, si è distinta negli anni per l’attenzione allo sviluppo di un dialogo culturale, estetico e tecnico con la collettività, aprendo una la Galleria Guglielmo Tabacchi. Il museo racconta 700 anni della vita dell’occhiale attraverso un’esposizione che dall’artigianato antico percorre varie fasi di sviluppo fino alla produzione moderna. Tra la produzione moderna figurano anche le esuberanti montature che Safilo creò per Peggy Guggenheim, e che siamo soliti vedere nelle foto della sua vita veneziana.


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Peugeot Le auto che Peggy guida per gran parte della sua vita sono delle Peugeot, lo dice lei stessa nella sua autobiografia. Per questo motivo la nota casa automobilistica francese è stata inserita fra gli sponsor che collaborano alla realizzazione della mostra.

Cariplo – Intesa San Paolo La banca, quale esempio di influenza sul territorio e di accrescimento culturale del territorio. Ecco il motivo per cui abbiamo inserito Cariplo fra gli sponsor della mostra.

Sponsor Tecnici Aperol L’azienda nasce nel 1898 a Padova e dal 2003 fa parte del gruppo Campari. Aperol sostiene l'arte e la cultura come momento principe di arricchimento ma anche di incontro e confronto tra le persone, per questo durante gli anni novanta commissiona all’artista italiano Lorenzo Mattotti una serie di quadri che ritraggono diverse scene di consumo dell'Aperol. Dal 2000 Aperol fa parte del gruppo di imprese che sostengono la Collezione Peggy Guggenheim. Per il suo attaccamento all’arte e alla figura di Peggy Guggenheim Aperol è stato scelto come sponsor tecnico per la nostra mostra.

Vogue Vogue ha spesso preso a riferimento Peggy Guggenheim come modello di stile e come donna moderna, anticonvenzionale, libera. Per questo motivo abbiamo inserito Vogue fra gli sponsor, per dare un tocco di glamour alla mostra e perché alcune delle foto presenti all’interno della mostra sono di proprietà di Vogue Usa.

Apice Apice è una delle realtà del territorio nazionale che garantisce la qualità e la copertura del servizio di trasporto, movimentazione, custodia e allestimento di opere d'arte, con sede nelle principali città italiane -­‐ Venezia, Milano, Firenze, Roma. Dal 2000 fa parte del gruppo di imprese che sostengono la Collezione Peggy Guggenheim. Proprio per questo motivo e per la fondamentale importanza del servizio che rende alla realizzazione della mostra Apice è stata scelta come sponsor tecnico.

ATM

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La società che gestisce il trasporto pubblico milanese è stata scelta per il suo legame con il territorio, perché da sempre sponsorizza le mostre realizzate da 24 ore Cultura, e perché può garantire un’ottima visibilità a locandine e banner pubblicitari della mostra.

In collaborazione con: Il Sole 24 Ore Domenicale Il Sole 24 ore Radio 24

Il budget

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