PROSPETTIVE OFFUSCATE MARCO BOCCI FOTOGRAFIE
A cura di Enrica Piacentino Incursioni di Elisabetta Chiono Cristiano Cucchini Graphic Design di Valentina Toscano
PROSPETTIVE OFFUSCATE
Mostra fotografica Lanificio Factory. Spazio espositivo Via di Pietralata 159/A 30.11.2013 - 01.12.2013 Roma A cura di Enrica Piacentino Coordinamento generale Enrica Piacentino Marco Bocci Coordinamento logistico Gianluca Mastrorocco Filippo Lombardi
In Partnership con
Con la collaborazione di
Con il prezioso sostegno di Sig.ra Carole Spinelli e di
Responsabile del progetto e dell’organizzazione Enrica Piacentino Allestimento Arch. Sara Bocciolini
Il progetto sostiene
Graphic Design Valentina Toscano Social media Facebook https://www.facebook.com/ProspettiveOffuscate Hashtag #marcobocci #prospettiveoffuscate
Info sulle opere: enrica.piacentino@gmail.com tel. +39 339 37 39 085 / +39 345 51 20 486
.... Quanti fotogrammi contiene un istante? .... Quanti pixel raggiungono il nostro cervello? .... Quanti flash attraversano la nostra coscienza per raggiungere la memoria? .... e quanta memoria raggiunge il cuore? Ecco, questa sembra l’urgenza del mondo di Marco, inquinato dall'obbligo della parola, del suono, della razionalizzazione indispensabile a decodificare, a comunicare, a raccontare. Marco ci offre in questi scatti una parte di sè, la più intima. Qui, nella fotografia, Marco sembra ricontattare la luce alla base, ricercare la materia ed indagare l'impatto con l'uomo, con l'essere interiore senza obbligarsi alla logica e al detto, senza spiegare ma con il solo intento di suggerire. Colori senza colore, luce senza suono, materia senza confini reali ma colti così come arrivano dentro. L'occhio di Marco non deforma lo spazio, non lo definisce ma lo capta, lo indaga per provocarlo in un gioco di senso per i sensi, non per la coscienza ma per il cuore. Nella fotografia di Marco non c’è infatti alcuna vanità dell'io, non c’è convenienza. La scaturigine dello scatto è il caso, o forse la synchronicity con l'attimo, l'inganno del cristallino, l'inevitabile dell’energia e dell'istinto per l'incidente della circostanza, dell'inevitabile atto giù fino alla fissazione. Che sia vero o illusorio lo senti, non lo capisci. Marco fotografo, attraverso le sue suggestioni oftalmiche, è un artista più ampio che attore, forse perchè ritrova la sua parte più creativa da autore di immagini che sono, di per sè, già spettacolo.
Cristiano Cucchini CUCCHINI MANAGEMENT
La collaborazione di Areacreativa42 alla mostra personale di Marco Bocci “Prospettive Offuscate” nasce da una serie di eventi e circostanze in progressione e dalla profonda convinzione dell’importanza di far rete. Non conoscevo in maniera approfondita la carriera professionale di Marco Bocci ma l’entusiasmo della curatrice Enrica Piacentino è riuscito sin da subito a coinvolgermi in questo progetto. E’ iniziato così uno scambio di idee, suggerimenti, condivisioni e riflessioni. Enrica mi ha mostrato le fotografie di Marco, espressione di quello che è il suo modo di essere, quello non conosciuto, non pubblico. Osservando le immagini mi è sembrato di partecipare al momento dello scatto, ho avuto la sensazione di averlo già vissuto, di essere con l’artista a guardare nello stesso obiettivo. Ciò che mi ha colpito di Marco è stato il desiderio di partire in punta di piedi, in sordina, non approfittando della risonanza mediatica che avrebbe potuto comunque avere, ma separando i ruoli. Da una parte l’attore e dall’altra il fotografo. Da una parte un artista che esprime la sua personalità di attore interpretando caratteri e dall’altra un artista che esprime la parte più profonda di se stesso nel rapporto intimo con gli spazi che lo circondano, senza spettatori. Ho accettato la proposta di Enrica di coinvolgere Areacreativa42, per la serietà e l’impegno con cui ha curato la mostra condividendone l’energia e il modo di lavorare. Areacreativa42 è da sempre impegnata in iniziative di forte stampo e livello culturale. Ha sede nella dimora settecentesca di Casa Toesca a Rivarolo Canavese, Torino, e sostiene i giovani artisti, in un percorso che ha visto con la guida della presidente, Karin Reisovà, la realizzazione di mostre ed iniziative caratterizzate da una solida base progettuale e da un livello artistico rivolto all’eccellenza e da ultimo, la II Edizione del Premio Carlo Bonatto Minella di pittura, scultura e fotografia con presidente di giuria Vittorio Sgarbi. Nel percorso di Karin Reisovà si innesta e si affianca oggi anche il mio, dando vita a nuove iniziative e collaborazioni con giovani curatori che si stanno affacciando nel panorama dell’arte, come Enrica Piacentino. Grazie Enrica e grazie Marco.
Elisabetta Chiono Vice Presidente AREACREATIVA42
NOTE BIOGRAFICHE
MARCO BOCCI
Nasce a Marsciano (PG) il 4 Agosto del 1978. Attore di teatro, dove esordisce nel 2000 con Luca Ronconi, si diploma presso il Conservatorio Teatrale d’Arte Drammatica “La Scaletta” di Roma sotto la direzione di Giovanni Battista Diotajuti. All’esperienza teatrale si aggiunge un ricco curriculum cinematografico e televisivo. Tra i suoi lavori: I cavalieri che fecero l’ impresa (2001) per la regia di Pupi Avati, Los Borgia (2006), La bella società (2009) di G. Cugno, C’ è chi dice no (2010) di G.B. Avellino, la mini serie per Rai Uno K2-La montagna degli italiani (2012) dove interpreta Walter Bonatti e Romanzo Criminale (2008), serie cult in Italia e all’estero. Attualmente in televisione presta il volto al vice questore Domenico Calcaterra nella serie tv di Canale 5 Squadra Antimafia-Palermo oggi (ormai alla quinta stagione ed in lavorazione la sesta) mentre al cinema lo vedremo presto come protagonista di Italo per la regia di Alessia Scarso, nel ruolo di un fotoreporter di guerra nel nuovo film di Kristoph Tassin Guardali cadere e nel lungometraggio Profumo di pesche della giovanissima regista bosniaca Laura Halilovic. Nel 2013 è presente al Festival del Cinema di Venezia con il cortometraggio The Audition e riceve il premio speciale come attore di cinema e televisione al Galà del Cinema e della Fiction in Campania.
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IL PROFILO DELL’ ARTISTA di Enrica Piacentino Nel definire gli obiettivi di questo progetto, affermo che questo non è un libro di fotografia. E' piuttosto, proprio perché rivolto ad un pubblico comune, un primo tentativo di spiegare che cosa significhi regalare parte dei propri sogni ad un’istantanea. O ancora, cosa ci sia dentro il sistema, tanto bizzarro quanto espressivo, di fotografare per dar semplicemente voce ad una passione. Durante la stesura, ho voluto tener sempre presente il fatto che il pubblico interessato fosse, prima di ogni cosa, un pubblico sensibile alla creatività. E se così non avessi deciso, da acerbissima iniziata, non avrei neppure convinto me stessa di quanto affascinante e folle fosse contemplare uno scatto fotografico. Già da qualche anno avvertivo la mancanza e la necessità di muovere maggiore attenzione verso la fotografia, per poter così donare alle mie emozioni la possibilità di esprimersi e di mettersi finalmente a servizio della divulgazione dell’arte.
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Nel mio intimo ho insistito col ricercare un concept di mostra che mettesse in scena fotografia e personalità senza troppo rigore, senza troppe regole ma, piuttosto, con l’esclusivo intento di comunicare informalmente un messaggio, un pensiero.
Ho conosciuto Marco fotografo in una cittadina siciliana dalle forme di un eccelso ed incantevole presepe vivente. E proprio lì, a Scicli, per la prima volta davanti ad una fotografia, mi sono chiesta cosa mi avesse emozionata. Senza riflessione alcuna, ho scovato nel suo estro la risposta più convincente: un’idilliaca fusione di creatività e ricercata imperfezione aveva all' improvviso stregato i miei sensi, sino al punto di dominarli totalmente. Intima ed incosciente: mi piace definire così la sua fotografia. Marco Bocci non è di certo un professionista del settore ma dell’arte conosce già tanti intimi segreti. Mi ha sin da subito affascinata la sua puntuale osservazione, mai banale, mai facile. Nello stesso istante Marco vede e sente, scruta e percepisce. Immediatamente dopo, comunica. In quei giorni chiacchierammo per ore.
Ogni racconto si rivelava una sorpresa, un nuovo stimolo. In Marco era chiaro allora, come oggi, il desiderio di mettersi in discussione, di ricercare una verità che, senza filtri, riuscisse a dare senso alla sua fotografia. Una verità davanti alla quale, nello stesso attimo in cui tutto il mio mondo interiore si è fermato, la mia mente ha iniziato instancabilmente ad interrogarsi. In fondo, da sempre, riflessione ed emozione costituiscono un efficace ed universale strumento di valutazione artistica: una certezza utile ad appagare l'arte nelle sue più svariate forme. Oggi avverto la grande responsabilità di parlare di un artista con due anime. Ne ho conosciuto l'attore, impegnato e professionale ma anche (e per fortuna) un neofita passionale, attento e quanta basta incisivo, della fotografia. In quel mondo che, per sua vocazione, ha scelto di esplorare, Marco Bocci si muove con entusiasmo e dedizione; padroneggia l'interpretazione dei suoi personaggi con la stessa
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passione con la quale scrive, dipinge, colleziona oggetti. La sua vita appare sin da subito, anche agli occhi di chi non lo conosce, tracciata su una linea continua che conduce all'arte. Per questo, pensare l'arte guardando le sue opere fotografiche significa intendere il pensiero segretissimo che l'arte ha di se stessa. Senza alcuna precisa definizione, le sue fotografie sono, nel medesimo tempo, strumento d’indagine della realtà e volano di speranze ed ottimismi. Ma dove cercare una via d'accesso a queste interpretazioni? Per contemplarle dobbiamo magicamente divenire scaltri e diffidare da qualunque generalizzazione, al punto tale da far diventare fisiologicamente opportuno respingere ogni qualsivoglia concetto vuoto e astratto. Nella sua concezione di riprodurre la realtà non ci sono infatti disagi, né avversione per quelle astrazioni che talvolta terrorizzano.
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Anzi è proprio quella, forse, la sua incredibile forza. E' un inno ad invitarci a pensare che, in fondo, dobbiamo imparare a riconoscere che dell'arte sappiamo poco. E come il pensiero, nella misura in cui rimanga fedele alla sua natura, non è qualcosa che si lascia delegare ad altri; allo stesso modo, deve sempre esser possibile pensare l'arte in un modo tale che nessun altro possa pensarla. Sta lì dentro il concetto dell unicità, dell’intimità, dell’originalità. E' tutto lì il suo stile: incompiuto, acerbo ed eppure straordinariamente accattivante. In nessuno di questi scatti, infatti, c'è tessitura, finzione, ostentazione. C’è, però, l'ingrediente più importante: il coraggio di fare”.
IL PROGETTO PROSPETTIVE OFFUSCATE di Enrica Piacentino Dal concetto di proiezione a quello di sintesi tra pensiero e azione, da processo di trasformazione a ricerca, a creazione. Un progetto, qualunque forma assuma, produce senso, genera un sistema, impone una sfida. Inevitabilmente, poi, fornisce risposte. Nel progetto di fotografia “Prospettive Offuscate” c’è tutto questo. Concepito, innanzitutto, come un progetto dell’anima, poi della mente, nasce da una passione intima e nascosta dell’artista e si sviluppa in un percorso propedeutico fatto di studi, attenti e rigorosi, e di ricerca, cosciente e cavillosa. Marco Bocci, percorrendo strade sconfinate del fare artistico, con la sua fotografia risolve la facile diacronia che esiste fra la sensibilità di un artista e il desiderio di espressione della stessa, prestando lo scatto fotografico a mezzo di ausilio per la riflessione e vestendo lo stesso di silente ed incalzante immagine di memoria. La serie di opere fotografiche dell’artista si fa portavoce di diffidenze, paure, incertezze, senso di sconfinatezza e precarietà.
In essa nessuna specifica definizione; quel che resiste è piuttosto solo il segno di una costitutiva mancanza di chiarezza intorno al senso stesso che, eppure, impercettibile, ci sta di fronte. Un percorso, quello auspicato dal progetto, dagli esiti sorprendenti: una divertente gincana tra figure ed astrattismi, tra definito ed indefinito, tra senso e non senso. Vige un caos controllato, in bilico tra rigore ed emozione. Una chiave quasi indispensabile per comprendere quanto il linguaggio fotografico, pur nella sua soggettività, sia realmente capace di sussurrare qualcosa di universalmente vero. Le prospettive offuscate di Marco Bocci interrogano e scuotono; concedono, a chi desidera coglierlo, il libero arbitrio di interpretare ciò che circonda, la realtà che sovrasta. Un momento utile per esorcizzare quel diffuso senso di perdita, impotenza e fallibilità che, in fondo, oggi, accomuna tutti. Le opere ora celano, ora esplodono; vivono di
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discontinue e repentine deflagrazioni della forma, sempre, però, silenziosamente cristallizzate e trattenute. Come il nostro presente: vissuto, idealizzato e, talvolta, anche sconosciuto a noi stessi. Un presente di entusiasmi e prove, di conferme e dubbi; un presente laddove le idee appaiono forti ma mai mature abbastanza, precipitose e determinanti.
avverte non appena si pensa al domani e che poi, con la medesima forza con la quale si presenta, ci convince a perseverare nei nostri progetti, nelle nostre scelte. Ogni opera vive di contraddizioni e ambiguità, racconta di difficoltà e speranze, è sintesi di un malessere diffuso e, al contempo, portavoce di una nuova luce: la stessa che si nutre ogni giorno dei nostri sogni e delle nostre ambizioni.
Anche nell’artista, infatti, l’idea di fotografare il “concreto”, il “certo”, è lontana, impercettibile. E’ indiscutibilmente vivo, invece, il desiderio di lasciare nascosta la realtà nonostante essa sia fortemente supportata, nello scatto, da un’idea ben precisa, un concetto, una verità. Quest’ultima, vergine da qualunque tentazione di manipolazione e “post-produzione”, resta immobile e segreta nell’intimo di chi crea, concedendo così all’osservatore la libertà di spiegare a se stessi il perché di tanto disorientamento, incertezza e precarietà.
Un progetto fotografico che, con la stessa spontaneità con la quale è stato pensato, ci si augura riesca a svelare a ciascuno le proprie segrete “prospettive offuscate”, quelle che, ad ogni risveglio, ci piacerebbe veder chiare e positive dinnanzi alla finestra del cuore.
E’, in fondo, ciò che oggi raccogliamo di un passato de-costruttivo che però fortifica. E’ quella sensazione di smarrimento che si
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PROSPETTIVE OFFUSCATE MARCO BOCCI FOTOGRAFIE
Lanificio Factory | Roma, 2013
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ARGHI PROSPETTIVE OFFUSCATE, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 110x164 cm 8
ARGHI DENTRO ARGHI FUORI, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 9
ARGHI VIA DOZZINA, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X103 cm 10
ARGHI VIE ANNEGATE, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 11
ARGHI EQUILIBRIUM, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 12
ARGHI IMBUTO’, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 13
ARGHI OMBRA ACCESA, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 14
FIGURAVIA, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 35X100 cm 15
FIGURAVERSO, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 47X100 cm 16
ARGHI RUGGINE, 2013, stampa a getto d’inchiostro su alluminio 2 mm, 60X90 cm 17
ARGHI CHIUSO’, 2013, stampa a getto d’inchiostro su alluminio 2 mm, 60X90 cm 18
ARGHI FORRZA, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 90X60 cm 19
ARGHI FORZA, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 90X60 cm 20
ARGHI SFORZO, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 21
ARGHI DOVE, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 22
ARGHI AFFRONTARE, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 23
ARGHI VERO, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 24
ARGHI SCURO, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 25
ARGHI FUORI, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 60X90 cm 26
ARGHI APNEA, 2013, stampa fine-art a getto d’inchiostro su carta Baryta, 100X66 cm 27
ARGHI IMBUTO’ 2, 2013, stampa a getto d’inchiostro su alluminio 2 mm con base bianca, 60X90 cm 28
Si ringraziano per l’immagine coordinata Marco Vitellaro per la cortese disponibilità Massimiliano Dal Buono Rocco Schiavone Claudia Fasolo Francesca Meinero Giulia Pasinetti Tiziana Zerilli
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