Gli Americani - ritratto di un luogo

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Gli Americani

ritratto di un luogo

Il nordest a stelle e strisce sulle orme di Robert Frank

ISIA Urbino Diploma accademico di I livello a.a. 2007/08 Candidato: Valeria Anzolin matricola n째 894 Relatore: Silvano Bacciardi

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INDICE 5 abstract Parte I: LA RICERCA 7 19 23

introduzione: ragioni progettuali ricerca storica: “Aviano Air Base” archivio di immagini

Parte II: IL PROGETTO (reportage fotografico) 45 117 145 182 183

“Inside the base” “Outside the base” “Miscellanea” bibliografia indice delle immagini

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ABSTRACT “Gli Americani: ritratto di un luogo” è il titolo della mia tesi di diploma accademico di I livello, con referente il Prof. Silvano Bacciardi. Il progetto consiste in un libro che comprende un reportage fotografico inerente la presenza americana nel Nordest, luogo da cui provengo. La prima parte del progetto riguarda il lavoro di ricerca antecedente la realizzazione del documentario, e vi si trovano quindi, oltre alle ragioni progettuali, un’introduzione storica sulla base militare di Aviano (Pordenone) e la conseguente ricerca di immagini d’archivio (attinte da libri, collezioni private, documenti ufficiali dell’US Air Force). Nella suddetta sezione viene inoltre spiegato il parallelo che lega questa ricerca alla storia della fotografia: il progetto segue infatti le orme del lavoro del 1958 “The Americans”, realizzato dal fotografo svizzero Robert Frank. Quest’opera consiste in un ritratto dell’America e degli americani degli anni cinquanta ed è allo stesso tempo un’indagine sui miti della società dello Zio Sam, realizzata attraverso un grande viaggio negli States e un corpus iniziale di 24.000 fotografie. Si è voluto proporre un’inchiesta su un argomento che è allo stesso tempo storico e di attualità, sulla scia di una tipologia di reportage oggigiorno consolidata, ma innovativa per l’epoca in cui nacque. Si affronta, a grandi linee, il medesimo tema di Frank, quasi in una giustapposizione generazionale, che si carica delle differenze e del peso dei cambiamenti avvenuti tra i due diversi momenti di realizzazione dei lavori. Proprio questi scatti sono compresi nella seconda parte del volume, e sono stati realizzati all’interno e all’esterno

della base, anche attraverso delle interviste; tutte le immagini sono state poi ripartite in tre diverse sezioni tematiche: “Inside the base”, “Outside the base” e “Miscellanea”. Infine, poiché il progetto si basa su una peculiare comunità di stranieri in Italia, ovvero quella legata a un’installazione militare di una superpotenza mondiale, il tutto si orienta come una riflessione sul territorio. Valeria Anzolin

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INTRODUZIONE Nel 1958 viene pubblicato in Francia dall’editore Robert Delpire “Les Américains”, opera che sarebbe diventata una pietra miliare della storia della fotografia, di quella di reportage in particolare. L’autore era Robert Frank, un fotografo svizzero, annoverato tra i profeti della beat generation (cioè di quel movimento letterario e di costume che portò un’ondata di creatività nella letteratura, nella musica, nel cinema degli anni ‘50-’60, soprattutto negli Stati Uniti). Egli fu il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio annuale promossa dalla Fondazione Guggenheim di New York (1955), riconoscimento grazie al quale gli fu possibile viaggiare in tutti gli Stati Uniti dal 1955 al 1956 e arricchire il suo corpus di immagini di oltre 24.000 fotografie. Nel 1959 con la pubblicazione negli USA per mano della casa editrice Grove Press, l’edizione viene accompagnata dal prologo dell’amico, nonché compagno di viaggi, Jack Kerouack. Le immagini, scattate con un apparecchio di piccolo formato (Leica), non offrono semplicemente un ritratto della comunità beat, ma una testimonianza

di luoghi, persone, pensieri di un’intera nazione. Esse sono sicuramente debitrici dell’apporto del padre della moderna fotografia di reportage, Walker Evans¹, ma al tempo stesso, costituiscono l’esempio per fetto del nuovo stile documentario: per Frank non esistono “momenti decisivi” (come per Henr y Cartier-Bresson, ad esempio²), tutti gli istanti sono ugualmente eloquenti, o meglio, ognuno è un frammento di un tutto più grande e spesso di difficile decodificazione. A differenza dei reportagisti che l’hanno preceduto, egli non crede in un principio universale che ordini il mondo, così le sue foto sono ambigue, contraddittorie, equivoche, catturate dall’occhio discreto dell’apparecchio, quasi automaticamente³. Ovviamente lo sguardo dell’autore non può essere obbiettivo: per forza di cose esso è portatore della cultura, del passato, dell’educazione di chi sceglie di immortalare un’immagine: Frank, svizzero emigrato negli States, può ben captare le differenze e i traitd’union tra la sua piccola e continentale patria e l’America; il risultato è un’opera

¹«American Photographs (N.B.: di Evans) non era un libro di riferimento iconografico né un modello teorico per la futura pubblicazione di Frank [...] tuttavia appare significativa l’idea di misurarsi con l’unico vero precedente storico» (Cfr. S. GREENOUGH Fragments that make a whole meaning in photographic sequences in FRILLICI P. F., Sulle strade del reportage. L’odissea fotografica di Walker Evans, Robert

Frank e Lee Friedlander, Bologna, Editrice Quinlan, 2007, p.71)

messaggi, Tesi di laurea, Università degli studi di Trieste, 2002.p.78)

²“Dice Frank: «Bisogna lasciare qualcosa allo spettatore», il lettore «deve aver qualcosa da vedere. Non è tutto detto per lui.» In altre parole la realtà in mezzo a noi non è fatta di “momenti decisivi”, ma solo di momenti equivoci”. (RODER, Aviano: stile e comunicazione. Un giornale, due culture, molti

³“Se, da un lato, i contenuti trattati possono apparire piuttosto simili alle tematiche del documentarismo sociale [...] dall’altro rimangono ad una distanza incolmabile dall’impostazione astratta del reportage di taglio sociologico classico, eliminando così la possibilità di estrarre modelli

generali, universalmente validi, dalla variabilità del contesto reale.” (RODER p.75) Per un ulteriore spiegazione sul tema dell’”occhio discreto” si veda in merito: GALBIATI M., Lo sguardo discreto. Habitat e fotografia, Milano, Tranchida, 1991.

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di ottantatré “snapshots”4 che evidenzia i tratti caratterizzanti di un modo di vivere, di pensare, di organizzarsi, di emozionarsi. “Le sue immagini, smascherando le ombre e i fantasmi che si celano dietro le quinte della scena pubblica e dietro alla diplomazia impeccabile dello stile politically correct, rappresentano l’affresco più caustico della società a “stelle e strisce” del secondo dopoguerra. [...] Il sognato “New Deal”5, l’epoca dell’ordine nuovo, non si era affatto compiuto secondo le promesse di libertà individuali, uguaglianza sociale, sicurezza e anti-dogmatismo annunciate dal presidente Roosevelt. Tutto ciò che era stato auspicato appariva invece dissolversi tra mediocrità e conformismi, tra le innumerevoli paure del cosiddetto “terrore proveniente dall’Est”, la strategia della tensione post bellica, e le ipotesi sempre più inquietanti di un incombente disastro eco-tecnologico” (FRILLICI, p.72). Lo stesso Frank, in A Statement (FRILLICI, p.75) sostiene: “Quello che ho in mente è osservare e registrare ciò che un naturalizzato americano si trova a vedere negli Stati Uniti, cioè il genere di civiltà nata qui e diffusasi altrove”. Il mio progetto prende spunto proprio da ciò: ho pensato di spostare le riflessioni e il modo di agire di Frank in un’altra piccola America, una realtà che sono stata da sempre abituata a vedere: la base americana di Aviano,

paese che ospita una delle installazioni militari a stelle e strisce più importanti d’Europa6. Io, italiana che vive e che pensa come tale, ho deciso di vedere da vicino e cercare di capire le interazioni tra le comunità americana e italiana: le differenze, le somiglianze, i punti di contatto e i tabù. Il tutto in un quadro di riferimento ben particolare, cioè il territorio delimitato dalle videocamere e il filo spinato della base. Per il luogo dove vivo la presenza yankee è consolidata: da più di cinquant’anni ormai gli abitanti della provincia di Pordenone7 vivono gomito a gomito con questi ospiti amati e/o odiati. Curiosamente però è una realtà di cui noi stessi “vicini” sappiamo poco e spesso, mano a mano che ci si allontana da qui, la cosa viene completamente ignorata, fino a perderne le tracce. Eppure “I ‘merigani” ci sono, numerosi (8325, dati al 24 agosto 2007, in BORTOLINLISETTO Aviano, USA, un angolo di Stati Uniti nel cuore del Nordest, Pordenone, Edizioni L’Omino rosso, 2007), e se ne sente parlare a livello nazionale solo in seguito ad alcune sfortunate circostanze o in tempi di guerra (e conseguenti manifestazioni). In passato Aviano è balzata agli onori della cronaca per tragedie quali quella del Cermis8 , per i decolli prestigiosi dei Thunderbolt9 diretti nelle missioni nella Ex-Jugoslavia

4 Con il termine inglese snapshot si intende una fotografia scattata istantaneamente.

6 “Sono rimaste sei le principali basi militari americane in Italia, dopo la recente chiusura della base nell’arcipelago della Maddalena in Sardegna, e formano due assi operativi. Il primo è quello settentrionale e collega la base dell’aeronautica di Aviano con quelle dell’esercito di Camp Ederle a Vicenza e di Camp Darby tra Livorno e Pisa. L’altro asse invece è della marina Usa che può contare sulla base di Napoli (dove c’è anche il quartier generale della Nato), sulla base aeronavale di Sigonella in Sicilia e a Gaeta sulla nave comando della VI flotta.” fonte: http://temi.repubblica.

5 “Negli Stati Uniti, dopo la crisi del 1929, il presidente Roosevelt cerca, nel contesto delle attività economiche del New Deal, di finanziare il settore agricolo più colpito dalla povertà con la creazione della Farm Security Administration. Rexford G. Tugwell, professore di economia alla Columbia University, allora sottosegretario di stato per le politiche agricole, incarica nel 1935 il sociologo Roy Stryker di reclutare un’equipe di fotografi

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per stilare un bilancio sulle condizioni di vita e lavoro nelle campagne americane . Dal 1935 al 1942 una dozzina di operatori tra cui Walker Evans, Dorothea Lange, Carl Mydans, Ben Shahn, Russel Lee, Mary Post Wolcott, Artur Rothstein, John Vachon, Jack Delano e più tardi Gordon Parks, percorre la nazione scattando circa 270.000 immagini a testimonianza “inconfutabile” dei danni e dei disagi provocati dalla crisi al fine di convincere l’opinione pubblica della necessaria azione di risanamento operata dal governo” (FRILLICI, pag. 26-27, in nota)

it/limes/la-basi-usa-in-italia/ La basi Usa in Italia di Alfonso Desiderio 28/7/08 7 per un ulteriore approfondimento, vedere BRISOTTO P., The American Air Base and Italian Community in Aviano: can we think about integration?, Tesi di laurea, Università degli studi di Padova, 2007 (paragrafo 2.1) 8 “Il 3 febbraio 1998 alle ore 15.13 un Grumman EA-6B Prowler, aereo militare statunitense del Corpo dei Marines al comando del capitano Richard Ashby, decollato dalla base aerea di Aviano alle 14.36 per un volo di addestramento, tranciò


o ancora per la discussa presenza di bombe atomiche10. Una realtà “calda”, ma soprattutto di attualità: nello scenario economico globale nel quale ci troviamo immersi, gli USA e le loro scelte politiche ci riguardano tutti, rivestono un’importanza innegabile. Così, per me, è stato abbastanza spontaneo pormi delle domande a riguardo: le nostre due culture sono davvero così distanti? Si può dire che ci sia un reale apporto culturale da parte della comunità americana nei nostri confronti? Per arrivare a chiedermi, alla fine: quanto siamo americani noi per primi, nella vita di tutti i giorni? Ecco perché ho deciso di affrontare questo lavoro: conoscere gli statunitensi dall’interno, liberarmi dei pregiudizi covati lungo gli anni per comprendere distanze e comunanze. Inizialmente mi sono documentata su quanti avessero già intrapreso un’impresa (perché tale è stata) simile alla mia; qualche documentario (televisivo) si è occupato della base di Aviano, ma soprattutto di quella di Vicenza11 in seguito alle contestazioni per il suo allargamento territoriale; purtroppo non sono riuscita a reperire nulla che riguardasse Aviano e la comunità che la popola, da un punto di vista più sociologico che politico. Quindi, la mia indagine ha preso piede grazie agli unici documenti reperibili: le foto d’epoca.

Poi, reperiti i contatti e le dovute autorizzazioni, sono partita con la mia reflex. Una volta terminato il documentario, il lavoro è stato ripartito in tre sessioni: la prima, “Inside the base”, è stata realizzata in un’unica giornata (11/9/08) all’interno della base. Accompagnata in un tour da un ufficiale dell’Aeronautica Italiana e da un’impiegata dell’Ufficio Relazioni Pubbliche della base, ho potuto registrare gli aspetti della vita sia civile che militare. Questa parte è stata quella di più difficile realizzazione: non è stato semplice ottenere i permessi per accedervi e fronteggiare tutti i limiti del diritto alla privacy; in più l’occasione era irripetibile, non ci sarebbe stata la possibilità di entrare nella base una seconda volta. La vita della piccola America del Nordest però non si svolge solo all’interno dell’area sorvegliata, così ho deciso di creare altre due sezioni del libro: “Outside the base” raccoglie le immagini scattate durante delle interviste informali svoltesi con coloro che si sono resi disponibili a raccontare la loro esperienza: single, coppie, famiglie; storie differenti, a volte poste agli estremi rispetto ad altre. Infine nell’ultima parte, “Miscellanea”, sono testimoniati momenti che ben descrivono l’universo dello Zio Sam, al di là delle abitazioni private, ancora una volta dentro il territorio italiano.

il cavo della funivia del Cermis, in Val di Fiemme. La cabina, al cui interno erano venti persone, precipitò per circa 80 metri schiantandosi al suolo”; fonte: IT.WIKIPEDIA.ORG

contro il governo degli Stati Uniti, affinché le 50 atomiche presenti ad Aviano vengano rimosse dal territorio italiano. Nel loro atto di citazione, i cinque attori spiegano come la presenza delle atomiche sia intrinsecamente pericolosa per tutta l’area circostante la base Usaf, poiché la base stessa diventa un obiettivo di un eventuale attacco nucleare.[...] La presenza delle atomiche ad Aviano è illegale perché viola il trattato di non proliferazione nucleare (NPT); tale trattato, firmato da quasi tutti i paesi del mondo, compresi gli Usa e l’Italia, all’articolo 1 impegna le potenze nucleari a non trasferire,

“Per tutto il 1998, mentre la guerriglia sul terreno si espandeva e la repressione delle forze di sicurezza serbe si faceva via via più pesante e sanguinosa - nei confronti del Kosovo che cercava l’indipendenza - , la NATO adottò una politica di dissuasione e minaccia contro il governo della Repubblica federale iugoslava guidato da Slobodan Miloševic;

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fonte: IT.WIKIPEDIA.ORG. “Il Fairchild-Republic A10-A “Thunderbolt II” è considerato uno dei migliori aerei d’attacco presenti nel panorama aerospaziale mondiale. [...] È stato impiegato operativamente (N.B.: dagli USA) nella Guerra del Golfo e durante tutte le operazioni nei Balcani.” fonte: RODER. 10“ Raccogliendo l’invito dell’associazione internazionale giuristi contro le armi nucleari (ialana), il 22 dicembre 2005, cinque cittadini pordenonesi hanno presentando al tribunale civile di Pordenone un atto di citazione

direttamente o indirettamente, a nessun destinatario armi nucleari o il controllo su tali armi. La base di Aviano è territorio italiano. O le atomiche ivi presenti sono, in qualche misura, sotto il controllo italiano (ed allora si viola l’NPT) o non lo sono (ed allora c’è una limitazione di sovranità nazionale in violazione dell’art. 11 della Costituzione, che la ammette solo in condizioni di parità con gli altri stati).” fonte: www.vialebombe.org/causa 11 Dal 2006 a Vicenza hanno luogo contestazioni promosse da comitati nati spontaneamente (No Dal Molin,

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Il tutto viene presentato in una maniera semplice e diretta: ogni pagina dispari mostra una foto in bianco e nero, mentre le pari ospitano delle parti di testo. Nell’aver organizzato sistematicamente il volume, prendo le distanze dall’opera di Frank, il quale aveva attuato la sua “riforma” artistica anche avvalendosi del layout dell’opera: egli aveva proposto un’impaginazione estremamente minimale, dove nelle pagine destre si trovano le foto (in bianco e nero anch’esse) e nelle sinistre delle didascalie estremamente sintetiche con il nome del luogo dello scatto. Ciò è simbolo della sua poetica, dove non trova spazio alcuna forma di organizzazione razionale o un tentativo di ordinamento della realtà.12 Vista la peculiarità del mio lavoro, invece, ho preferito fornire delle brevi spiegazioni, quando necessario, ai fini della comprensione del progetto nella sua globalità.

primo fra tutti) e partiti politici contro l’ampliamento della base Ederle di Vicenza, che ospita i reparti dell’esercito americano. Il progetto prevede la cessione dell’aeroporto Dal Molin alla 173esima Brigata paracadutisti, intervento che farebbe diventare Vicenza la più potente base militare americana d’Europa. 12 “Per il celebre reportagista francese (N.B.: Cartier-Bresson) la dimensione relazionale mondana, impostata sull’asse occhio/realtà, è in fondo la ricerca di un punto d’equilibrio, di perno gravitazionale su cui far convergere forze contrastanti le quali devono risolvere, o annullare, le loro tensioni in una perfetta stasi compositivoformale. In altre parole nell’atto fotografico resta un atto della visione che impartisce una razionalizzazione selettiva nel caos oggettivo, scegliendo un solo momento irripetibile, un istante perfetto

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che abolisce tutte le similitudine intermedie. Per Frank, autentico improvvisatore, invece non si tratta di indicare una preferenza assoluta ma solo un riferimento possibile, generico, un’ipotesi di fatto marginale che vale proprio come tensione indistinta e globale che risulterebbe del tutto snaturata se appunto costretta a scegliere tra ciò che conta e ciò che invece vede essere tralasciato” Lo sguardo fotografico di Frank non ha bisogno di undici decimi. La macchina scatta a ripetizione dando libero sfogo alla sua processualità tendenzialmente in-finita. La poetica dell’istantaneità non viene trattenuta in rigidi schemi formali.-percettivi, non raggiunge mai l’icona decisiva, si limita, altresì, a sfiorare l’attimo fuggente, quel momento indifferente che verrà subito interrotto all’incombere repentino di un altro” (FRILLICI, pag. 100-101)


Parata - Hoboken, New Jersey

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Strada 30 tra Ogalllala e North Platte, Nebraska

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Coffee shop, stazione ferroviaria , Indianapolis

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Rodeo, New York City

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I padri della cittĂ - Hoboken, New Jersey

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Quattro luglio, Jay, New York

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Robert Louis Frank (Zurigo, 9 novembre 1924), nato in una famiglia di origini ebraiche, dal 1941 al 1944 lavora come assistente fotografo al seguito di Hermann Segesser e Michael Wolgensinger. Nel 1946 si autofinanzia la prima pubblicazione, cui dà il titolo di 40 Photos. Nel 1947 lascia l’Europa per trasferirsi negli Stati Uniti. A New York Alexey Brodovitch lo ingaggia come fotografo di moda per Harper’s Bazaar. Parallelamente alla fotografia di moda svolge una prolifica attività di reporter freelance che lo porta ad affrontare viaggi in Perù e Bolivia nel 1948 (una selezione delle fotografie là riprese sono pubblicate sulla rivista Neuf di Robert Delpire nel 1952 e, quattro anni dopo, nel libro Indiens pas morts) e nel 1949 in Europa (Francia, Italia, Svizzera e Spagna). Le fotografie di Parigi sono pubblicate in un libro dell’artista Mary Lockspeiser che, l’anno dopo, Frank sposerà. Nel 1950 Frank ha già un nome ed Edward Steichen include alcune sue fotografie nella mostra 51 American Photographers allestita al Museum of Modern Art di New York e poi nella celebre The Family of Man del 1955. Tra il 1952 e il 1953 continua in Europa la sua attività di reporter tra Parigi, Londra, Galles, Spagna e Svizzera. In questo periodo abbandona definitivamente la fotografia di moda e comincia a lavorare sempre più seriamente come fotogiornalista freelance. Nel 1955 Robert Frank è il primo fotografo europeo a ricevere la borsa di studio annuale promossa dalla Fondazione Guggenheim di New York. Con i soldi ricevuti viaggia per tutti gli Stati Uniti dal 1955 al 1956, riprendendo oltre 24.000 fotografie.

Nel 1958 Robert Delpire pubblica a Parigi Les Américains, una selezione di 83 immagini tratte dal viaggio americano e l’anno dopo la Grove Press pubblica il volume negli Stati Uniti col titolo The Americans. Intanto, Frank viene a contatto con i principali esponenti della nuova generazione letteraria e artistica americana, soprattutto con gli esponenti della Beat generation. In primo luogo stringe una salda amicizia con lo scrittore Jack Kerouac, col quale porta a termine varie collaborazioni. Oltre ad aver compiuto un viaggio on the road insieme, nel 1958, verso la Florida, Kerouac si preoccupa di scrivere l’introduzione al libro The Americans per l’edizione americana. Nel 1959 viene realizzata la più nota collaborazione con la Beat Generation. Infatti, insieme al pittore Alfred Leslie, dirige il suo primo film, Pull My Daisy. Scritto e narrato da Jack Kerouac e interpretato, tra gli altri, da Allen Ginsberg e Gregory Corso, il film sarà considerato il padre del New American Cinema. Negli anni Sessanta, nonostante il crescente successo dei suoi lavori, Frank abbandona la fotografia per dedicarsi completamente alla realizzazione di film. Un cinema, il suo, carico di tensioni e tematiche prettamente private e introspettive, come Conversations in Vermont (1969) o About Me: A Musical (1971). Collabora ancora con i beats, soprattutto Ginsberg, Orlovsky e Burroughs, ma anche con i Rolling Stones (Cocksucker Blues, 1972, censurato dallo stesso gruppo), Tom Waits, Joe Strummer (Candy Mountain, 1986) e Patti Smith. Dopo la tragica perdita della figlia Andrea, appena ventenne, Frank

ricomincia a riutilizzare la macchina fotografica. Dalla metà degli anni Settanta a oggi, la sua fotografia è lontana dai reportage precedenti: usa collage,vecchie fotografie, fotogrammi, polaroid; scrive, graffia e incide direttamente sul lato sensibile della pellicola. Alterna soggiorni a New York con lunghe permanenze a Mabou, Nova Scotia (Canada), insieme alla compagna e pittrice June Leaf. Nel 1994 dona gran parte del suo materiale artistico alla National Gallery of Art di Washington che crea la Robert Frank Collection; è la prima volta che accade per un artista vivente. Frank, ottanta anni nel 2004, continua ancora la sua ricerca. Sia di nuovi modi espressivi, sia di qualsiasi risposta su di sé, come uomo prima che come artista. Tra il 2005 e il 2006 un’ennesima retrospettiva della sua vita artistica gira il mondo: Robert Frank: Story Lines, partita da Londra nel novembre 2004. Fonti: IT.WIKIPEDIA.ORG (testo) R. FRANK, The americans (immagini)

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AVIANO AIR BASE Il campo di aviazione di Aviano vanta una lunghissima storia nel mondo dell’aeronautica italiana: nel 1910 infatti venne qui fondata la prima Scuola Civile di Aviazione ad opera di nobili, sportivi e appassionati e, sulla scia di tali successi, i comandi Militari dell’epoca individuarono le praterie della zona quale area ideale per la creazione di un campo di addestramento piloti.1 Inizialmente, nel gennaio del 1911, venne messa a disposizione un’area di 70 ettari da parte del Comune che fu sfruttata a partire dall’anno seguente per la guerra italo-turca in Libia. Più tardi, durante la prima guerra mondiale l’aeroporto ospitò bombardieri italiani e divenne celebre per le imprese su Pola e Fiume. Nel 1920 questi venne battezzato “Pagliano e Gori”, in omaggio all’equipaggio caduto in un raid offensivo nei confronti dell’armata austroungarica. Il nome fu proposto da Gabriele d’Annunzio, “il poeta soldato”, sostenitore delle missioni e compagno della coppia alata scomparsa.2 Con la nascita della Regia Aeronautica, nel 1923, l’aeroporto ebbe un notevole sviluppo e, alla fine del decennio, la base raggiunse un’estensione di 400 ettari. Durante la seconda guerra mondiale l’aeroporto di Aviano fu occupato dalla Luftwaffe tedesca, che lì rimase fino all’intervento degli alleati che ne fecero bersaglio di imponenti incursioni aeree e lo occuparono (in un primo momento le forze canadesi, poi quelle inglesi).3 Nel 1946 la Base tornò all’Aeronautica italiana e venne deciso un drastico ridimensionamento dell’aeroporto: l’area fu divisa in due parti, quella nord ripristinata al servizio della 51^ Aerobrigata dell’Areonautica Militare, quella sud ceduta in uso all’Esercito che vi insediò il 132^ Reggimento Carri, intitolando la caserma alla memoria

della Medaglia d’oro T. Col. Zappalà. La svolta arrivò all’inizio degli anni ‘50: in seguito ai trattati NATO-SOFA l’aeroporto Pagliano e Gori venne destinato ad ospitare reparti di volo statunitensi operanti in Europa. La vigilia di Natale del 1954 atterrarono ad Aviano i primi quattro velivoli dell’US Air Force ed iniziò così il connubio tra Aviano e l’America. La base friulana divenne ben presto sinonimo di Aviazione Militare degli Stati Uniti d’America.4 Il loro compito era mantenere una “Victor Alert” di due cacciabombardieri armati con bombe nucleari pronti a decollare verso obbiettivi predeterminati in caso di improvvisa invasione da parte dei paesi aderenti al Patto di Varsavia. Dal 1966, il 7227th Support Group venne sciolto per far posto al 40th Tactical Group; normalmente, questi rischieramenti (conosciuti come TDY o Temporary DutY) avevano una durata variabile dai due ai dodici mesi. Dagli anni settanta alla fine degli anni novanta, l’aeroporto vide susseguirsi manovre militari a cadenza semestrale coinvolgenti anche gli altri paesi dell’Alleanza, periodiche e annuali. Queste manovre, oltre ad addestrare gli equipaggi a coordinare i loro sforzi con i colleghi delle altre forze aeree, servirono alla familiarizzazione degli stessi con la base ed il territorio che, in caso di conflitto, li avrebbero stabilmente accolti. Aviano, infatti, era (ed è tuttora) solo una base di appoggio senza aerei propri. Nel frattempo, al di là dei cancelli della base, cominciarono le prime manifestazioni di protesta anti-americane.5 A distanza di vent’anni, e dopo persistenti voci riguardanti la chiusura dell’aeroporto, un’altra importante decisione pose le basi per dei grandi cambiamenti futuri: nel 1993 due gruppi di volo equipaggiati con F-16 (tra cui il celebre 19


31° Fighter Wing) lasciarono la base spagnola di Torrejon per insediarsi stabilmente all’interno della base. La missione dello stormo di cacciabombardieri era “condurre e dare supporto alle operazioni aeree nella regione meridionale dell’Europa e conservare il munizionamento per i compiti assegnati dalla Nato e dalle autorità nazionali”. Ciò comportò un nuovo assetto ordinativo per il Comando Aeroportuale, ratificato da nuovi accordi bilaterali Italia-USA.6 È proprio a partire dagli anni novanta che Aviano acquisì popolarità ed importanza sulla scena internazionale: dal 1994 fino al 1999 da qui decollarono gli aerei impegnati nelle varie operazioni statunitensi e NATO nei Balcani: Deny Flight (12/4/1993-20/12/1995), Deliberate forge (20/6/1998-2001), Decisive Edge (1/12/1996), Deliberate Guard in Bosnia Erzegovina (12/199620/6/1998) e in Kosovo Allied Forge (23/3/199910/6/1999) e Joint Guardian (11/6/1999-2001).7 In questo periodo Aviano ospitò la più potente dislocazione di forze della storia delle Operazioni Aeree: in 78 giorni vennero lanciate quasi 9000 sortite con 40000 ore di volo. Già dal 1997 però, l’aeroporto Pagliano e Gori aveva riassunto l’originale massima estensione, rientrando in possesso dell’area a suo tempo ceduta in uso all’Esercito Italiano.8 Dopo l’11/9/2001 il 31° Fighter Wing partecipò alla guerra globale contro il terrorismo schierando personale ed equipaggiamenti a supporto delle operazioni “Enduring Freedom” in Afghanistan e “Iraqi Freedom” in Iraq.9 È da ricordare inoltre che dal 199510, ha preso l’avvio il programma “Aviano 2000”, concentrato sull’ampliamento della base stessa e dei luoghi ad uso civile. Questo progetto, ora in dirittura d’arrivo, riguardava anche la costruzione di edifici ad uso abitativo all’esterno della base, per ospitare soldati, civili e le loro famiglie. Oggi la base di Aviano conta più di 4300 militari USA e 800 impiegati civili, tra italiani e americani, così da costituire la più grande impresa della zona. La situazione giuridica che la caratterizza è piuttosto particolare: la base è italiana, comandata da un Ufficiale italiano e ospita i reparti dell’USAFE (US Air Force in Europe) che ne gestiscono l’operatività e la logistica. Il traffico aereo è, invece, congiunto. 20

L’articolo 7 del Memorandum di intesa del 30/11/1993 (modifica del Protocollo sullo statuto dei quartieri generali militari internazionali del 28/8/1952) recita: “Il comandante italiano ha piena autorità, giurisdizione e libera circolazione su tutte le aree e infrastrutture, comunque concesse in uso alle forze Usaf. Tutte le questioni di interesse comune sono disciplinate dal comandante italiano, sentito il comandante Us. Il comandante Us esercita il comando e il controllo sul personale, sull’equipaggiamento e sui materiali statunitensi sotto la giurisdizione ed esercita le funzioni amministrative sugli stessi. Le attività di cui sopra non dovranno, comunque, essere in contrasto con la normativa italiana vigente in materia”.11 Non esistono dati aggiornati depositati presso l’Istat o gli uffici dei comuni interessati riguardo il numero dei soldati e dei civili presenti, così come non è possibile quantificare l’estensione della base sul territorio, che attualmente occupa parte di due comuni adiacenti, quello di Roveredo in Piano e quello di Aviano. L’interno della base viene distinto in diverse “aree” (A1, A2, C, E, F), ognuna delle quali con funzioni diverse: dormitori per i soldati, fitness Center, mense, Centro commerciale,pompieri, attività civili, quartieri generali del 16th Air Force, AFN (emittente radio e televisiva), unità operative del 31st Fighter Wing e aeroporto, area ricreativa all’aperto (campi da golf, area verde). Sono inoltre presenti una clinica di prim’ordine, un laboratorio di analisi e di produzione farmaceutica, le scuole (dall’asilo alle superiori) e la chiesa interconfessionale, spazio dedicato al culto di cattolici e protestanti. Notevole è anche la presenza del centro commerciale, non solo perché appariscente (gli è stato infatti costruito accanto un campanile, come omaggio verso la cultura italiana), ma proprio per il volume di scambi che permette: il solo supermercato (Commissary) si estende su 16000 metri quardati di superficie; accanto ad esso, tutti gli altri negozi (BX, Base Exchange) in cui l’unica valuta è il dollaro e dove, per gli autorizzati, è possibile acquistare prodotti a prezzi ridotti e decisamente competitivi rispetto all’Italia.12 Dal 2001 esiste un’associazione che si occupa dei legami tra la base e l’esterno, cioè il “Programma comandanti onorari”. Questo, nato da un’idea del generale Charles


Wald vede insignire alcune personalità della comunità italiana del titolo onorifico, in seguito a rilevanti contributi nei confronti dell’integrazione tra americani e italiani. L’associazione si occupa prevalentemente dell’organizzazione di manifestazioni e incontri culturali e ricreativi, sia all’interno della base sia nella comunità italiana, con lo scopo di rafforzare le relazioni tra i due popoli.13 Esistono da lungo tempo anche altri progetti di collaborazione: eventi sportivi, momenti ricreativi, ma soprattutto la Festa dell’amicizia italo-americana, che dall’11 settembre 2001 serve anche a ricordare le vittime dell’attentato alle Twin Towers. Scomparsi ormai, ma un tempo molto popolari sono stati gli Air Shows: eventi capaci di radunare migliaia di persone (anche 600000, in RODER, p.25) all’interno della base per poter vedere da vicino gli aerei e condividere dei momenti di svago tra le due comunità. Lo scopo di questi eventi sociali era quello di mostrare i mezzi e le tecniche di difesa dell’Alleanza Atlantica, e l’occasione era perfetta non solo per mostrare i propri aeroplani, missili o carri armati, ma soprattutto per mettere in contatto gli italiani che, per un giorno, potevano conoscere il vero american way of life e soprattutto gustare le loro proposte gastronomiche (alquanto pittoresche per la popolazione locale, all’inizio degli anni sessanta). In più sono stati organizzati scambi culturali con le scuole e, ancora, sono stati messi a disposizione aiuti materiali alla popolazione locale (es. pompieri, operazioni antidroga, aiuti in caso di eventi eccezionali, come gli incidenti stradali o, primo tra tutti, il terremoto del ‘76 in Friuli). Tutte queste attività sono riconducibili all’impegno dell’Ufficio Pubbliche Relazioni, all’interno di un più vasto progetto di mantenimento di relazioni stabili. A partire dall’installazione della base, si è sempre cercato il coinvolgimento della popolazione locale, al fine di essere considerati da questi ultimi dei “buoni vicini”. I risultati delle strategie comunicative sono variabili a seconda degli anni e degli eventi accaduti a livello internazionale, e ancora oggi non si può dire che tutti siano entusiasti riguardo questa presenza sul territorio. In linea di massima, si può notare come queste iniziative tentassero soprattutto di coinvolgere un pubblico giovane, attraverso degli scambi e delle visite guidate all’interno

della base: si hanno notizie di queste iniziative già a partire dagli anni Sessanta.14 Ora le sole visite che vengono organizzate sono dei tour collettivi della base per gli appassionati di aeronautica (Club Frecce Tricolori); infatti dopo l’undici settembre e altri episodi intimidatori nei confronti dei piloti dell‘Air Force, è diventato sempre più difficile penetrare all’interno della base. L’ingresso è ovviamente ristretto agli autorizzati, cioè italiani e americani che ivi lavorano, e i loro familiari, muniti di pass identificativo. Di tutte le attività atte a sviluppare dei “buoni rapporti di vicinato” (piuttosto che relazioni stabili e durature) si trova notizia nel periodico ufficiale della base, Cavallo Courier (divenuto poi The Vigileer). Questi è il giornale ufficiale dell’aeroporto, edito dal P.A.O. (Public Affairs Office), il quale come organo comunicativo si pone di (direttamente dal codice “35-101” che ne regolamenta l’esistenza, nel punto a proposito delle “community relations”): -increase public awarness and understanding of the armed forces and the mission, policies and programs of the Air Force; -inspire patriotism and encourage young men and women to serve in the military; -mantain a reputation as a good neighbour, as well as a respected professional organization charged with part of the responsability for national security; -support Air force recruiting.15 Molte delle foto d’archivio qui presenti sono state recuperate dall’omonimo quindicinale, i cui numeri (numerosi, ma non tutti) sono depositati presso la biblioteca civica di Pordenone. Come si può facilmente notare le modalità di presentarsi all’esterno della base e della sua particolare popolazione sono sempre state soggette all’andamento della politica internazionale degli Stati Uniti e quindi volte all’apertura o caratterizzate da un’esistenza più discreta. Un esempio, per comprendere meglio ciò, può essere il caso della sezione scout16 (nata negli anni Sessanta): inizialmente era vista come esempio di “opendmindness”, nonché come la possibilità per i giovani americani di conoscere la cultura del luogo legata alla produzione 21


del vino, le coltivazioni etc... Col passare del tempo però, anch’essa ha seguito il trend comunicativo della base, chiudendosi in se stessa e limitando la sua partecipazione con i gruppi italiani a pochi, definiti momenti (per esempio con attività di volontariato congiunte nel periodo natalizio). Per concludere, vale la pena ricordare i movimenti che con l’andare degli anni e conseguentemente alle scelte e alle azioni del governo statunitense si sono formati all’esterno della base: il Comitato Unitario Contro Aviano

RODER, p.16

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2 Aeronautica militare, Aeroporto Pagliano e Gori, Aeronautica militare - pubblica informazione (slide powerpoint)

Università degli studi di Trieste, 2004, p.84 8 Aeronautica militare, Aeroporto Pagliano e Gori, Aeronautica militare - pubblica informazione (slide powerpoint)

RODER, p.16

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4 Aeronautica militare, Aeroporto Pagliano e Gori, Aeronautica militare - pubblica informazione (slide powerpoint)

BORTOLIN D. LISETTO E, p.26

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BORTOLIN D. LISETTO E, p.74

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BORTOLIN D. LISETTO E, p.25

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RODER, p.16

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BORTOLIN D. LISETTO E, p.34

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BORTOLIN D. LISETTO E, Aviano, USA, un angolo di Stati Uniti nel cuore del Nordest, Pordenone, Edizioni L’Omino rosso, 2007, p.25 6

7 CELANT M., Basi militari e territorio: ipotesi di chiusura della base di Aviano, Tesi di laurea,

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BORTOLIN D. LISETTO E, p.40

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RODER, p.18

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RODER, p.46-48

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RODER, p.19

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2000 e il Comitato Via le bombe sono alcuni dei gruppi più agguerriti che manifestano il loro dissenso nei confronti dell’installazione militare; è bene ricordare, però, che è dagli anni ‘70 che le manifestazioni contro-base sfilano davanti ai cancelli, così come è da ormai dodici anni che la Via Crucis, organizzata dai Beati Costruttori di Pace, Pax Christi e altre associazioni pacifiste cattoliche e non, termina il suo corteo proprio di fronte all’ingresso, luogo-simbolo di estremo dolore, di morte, così come fu il Calvario nella tradizione cristiana.


ARCHIVIO Excursus fotografico della storia della base di Aviano. Le immagini sono riportate in successione cronologica ed organizzate per aree tematiche; le didascalie sono originali. Fonti citate in bibliografia.

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Il dopoguerra

1. “Il giorno 11/11/1944, alle ore 12:06, il 451° Bomber Group della MAAF, su B-24 “Liberator”, nel corso della Missione 148, bombardarono l’aeroporto di Aviano nel tentativo di neutralizzare questa base del 2° Gruppo Caccia. Nell’aerografia riprodotta, effettuata dal 49° Fighter Wing della 15° AF, sono indicati i dati di missione con il plottaggio

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delle bombe.” (Club Frecce Tricolori) 2. “S.81 del 18° stormo di Aviano sorvolano la città di Pordenone, 1937-1940”. (Coll. privata Gino Argentin) 3. “Aviano 1954, da sin: Gen. S.A. Ranieri Cupini e Gen. Crajgie (Usaf) ricevuti dal Picchetto Armato del

Comando Aeroporto “Pagliano e Gori”. (Club Frecce Tricolori) 4. “Il 18 maggio 1957 si svolse ad Aviano la prima manifestazione aerea (Open House) denominata “Insieme per la Pace”. Circa 30.000 spettatori italiani ebbero l’occasione di accostarsi a macchine aeree fino ad allora raramente viste.

Nell’immagine, una grande folla sembra quasi per essere “ingoiata” nella stiva di questo trasporto strategico Douglas C-124 Globemaster.” (Club Frecce Tricolori) 5. “S.81 sopra Aviano, 1938”. (Coll. privata Gino Argentin)


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Gli anni sessanta: celebrazioni ufficiali

6. “Aviano 23 giugno 1963. L’alzabandiera nel giorno della manifestazione “Aviano – NATO DAY”; la Bandiera Italiana è affiancata a sinistra dal Vessillo Statunitense ed a destra dall’Insegna della N.A.T.O.” (Club Frecce Tricolori)

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ad un cacciabombardiere F-100.” (Club Frecce Tricolori)

7. Inizio anni sessanta. (Coll. privata Gino Argentin, Cordenons).

9.“Ospite d’eccezione alla manifestazione del 23 giugno ‘63 il bombardiere esareattore B47 E- Stratojet; il rullaggio, per portarsi al decollo, avviene a stretto contatto con la grande folla assiepata a bordo pista. Cose d’altri tempi...” (Club Frecce Tricolori)

8. “Aviano. Nei primi anni ’60 iniziarono ad essere organizzate visite guidate alla Base, particolarmente rivolte a far conoscere la realtà americana presso le classi scolastiche del Pordenonese. Nella foto, databile nell’inverno 1960-1961, un gruppo di studenti dell’Istituto Tecnico Commerciale di Pordenone in visita

10. In occasione della manifestazione “Aviano Nato Day” del 23/06/1963, la Pattuglia Acrobatica Statunitense “Thunderbirds” fu presente ad Aviano e per la sua prima apparizione in Italia. Nella foto il Gen. DA. Ercole Savi, Comandante della 5a ATAF , aggiunge l’Insegna dell’Italia sul palmares delle

Nazioni visitate dalla Pattuglia, sulla fusoliera del F100-D Leader dei “Thunderbirds”. La manifestazione fu seguita da oltre 100.000 spettatori.” (Club Frecce Tricolori)


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La base negli anni sessanta

11. “PROFESSIONALISM SPELLED OUT - These 21 men of base propulsion secured another lead for Aviano AB by the 100 per cent reparation of seven jet engines leading to another “first” in USAFE.” (The Vigileer 18-6-65) 12. “THE WATCHOVER - In Italy structures of stone and concrete take the place of familiar American buildings which would be made of structural steel and wood. A2C George E. Downing of Delaware, Ohio, was assigned to this typically Italian guard tower where he could keep a close watch on the munitions area.” (The Vigileer 15-1-65) 13. “Il transito su strade trafficate poteva anche causare qualche

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incidente: un sottufficiale sembra particolarmente esacerbato da questo evento drammatico di inizio anni sessanta.” (foto Missinato, Pordenone)


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Momenti di festa 14. Balli folkloristici friulani e attività più popolari oltreoceano si incontrano durante uno dei momenti di apertura della base negli anni sessanta. (The Vigileer 13-5-66) 15. “SOMETIME LATER - About one year later, a sample of last year’s vintage is drawn for the SSgt. Shives and AlC Meadows. The visiting Americans and their families expressed much interest in the wine making process.” (The Vigileer 22-10-65) 16. “THIRD PLACE- Joe D Dunn bends his MGB around a pylon in a Mustang Automobile Club of Aviano (MACA) gymkhana held on the flightline recently. He took third place in class during the MACA Labor Day Speed Weekend. (PHOTO BY KIRA)” (The Vigileer 12-9-69) 17. “FIRST CHILD BORN AT DISPENSARY - From left, 1st Lt. Johanne Harnit, SMSgt. Robert Wingert, Dr. Mario Biondo and SSgt. Constantine Bernatonis discuss the birth of Christine Elizabeth Duran who was born on St .Valentine’s Day. The baby girl is the daughter of AlC and MRS Silviano Duran.” (The Vigileer 26-2-65) 18. Testata del quindicinale “Cavallo Courier”, periodico informativo dell’US Air Force, il cui nome cambiò in seguito in “The Vigileer”, in uso tuttora. (Cavallo Courier 18-6-65)

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Difesa e contestazione negli anni settanta

19. “AEROBICS? - Somebody seems to have missed the point as annual aerobics testing got underway here last week. The 2187th Communications Squadron reported 75 per cent participation with its fastest man finishing the one and one-half mile run in 7:30 (US Air Force photo)” (The Vigileer 28-5-70) 20. “TO THE LINE - Sgt. Roger Rapp (left), John Kozich (center) and Sgt. Wayne Mathson use an “MJ1 Bomb Lift” to trasfer 750 pound general purpose bombs from storage racks to trailers for a trip to the flightline. Although no live bombs are actually dropped, they are periodically loaded and unloaded during “mass loading exercises which simulate wartine conditions. Only practise bombs are dropped by aircraft fying from Aviano. This includes the BDU33 25-pound training bomb and the MK-106 practice bomb. About 700 of these bombs are used monthly. (US Air Force photo)” (The Vigileer 27-2-70) 21. “It’s fuelish to use gas when leg-power will do as these men from Detachment 1, 5th Aerial Port Squadron demonstrate. Holding a formation they usually find impossible on the crowded streets outside the base are, left to right, Sgt. Randy G. Rosa, TSgt. Mike E.

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Copple, SSgt. Donald E. Rogers, SSgt. David W. Cathings and SSgt. Ray W. Hubanks. (U.s. Air Force Photo by SSgt. William Baker)” (The Vigileer 22-3-74) 22/23. A partire dal 1970 ebbero inizio le marce pacifiste lungo il confine orientale, che andavano regolarmente a concludersi davanti alla base di Aviano. (foto Claudio Ernè, Trieste)


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L’American way of life

24. “Catch me if you can”, seems to be what the turkey is saying to the dining hall worker in this photo. But then the Sergeant probably doesn’t understand “Turkish”, so his only concern is to make certain that there will be fresh turkey for the many personnel who will be eating Thanksgiving dinner at the dining hall this year. (U.S. Air Force photo)” (The Vigileer 12-11-76) 25. “Recipients of TOPS awards at Aviano, recently where, left to right, Jean Raymond, Miriam Golden, Pat Torres, Joan Reaves, Lorene Evans, Marge Castellon and Vivian Ewing. Mrs Evans was selected as Italy’s TOPS Queen, while MRS Reaves was named runnerup. (US Air Force photo, by Sgt. Burt Flores)” (The Vigileer 23-5-75) 26. Celebrazioni in maschera negli anni settanta. (The Vigileer 4-6-76)

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27. “Una scaletta funziona da passerella per osservare l’abitacolo di un caccia.”(foto Missinato, Pordenone) 28. “Ed Snodgrass, left, pitcher for last year base softball team receives a ball autographed by the Aviano team from Base Commander Col. LeRoy J. Salem during the season’s opening day ceremonies as Alan Oldfather observes. Snodgrass is departing Aviano for reassignment to the US. (U.S. Air Force photo by TSgt Bill Summerlin)” (The Vigileer 10-5-74) 29. “Vehicle Inspector Guerrino Fabbro and Capt Edward Jacobs attach a special license plate to Captain Jacobs. He just became commander of Aviano’s 7004 Explosive Bomb Disposal (EOD ) Flight.(U.S. Air Force photo by SSgt, Jim Polner)” (The Vigileer 9-8-74) 30. Air Show degli anni settanta (particolare - foto Missinato, Pordenone) 31. “READY ON THE LEFT - CMSgt Bart Lopardi, Senior Enlisted advisor “referees” the first of three Pie Eating Contests during Junior Officer Council and Top Three Night as the Buon Appetito Dining Hall. Winner of the contests received a free pie at the Consolidated Open Mess and a bottle of champagne.” (The Vigileer 23-11-79)

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La vita militare tra gli anni settanta e ottanta

32. “SSgt. Richard Patton and Juan E. Santos demonstrate hand-tohand techniques.” (The Vigileer 27-2-78) 33. TNT squad. (The Vigileer 27-2-78) 34. “Members of the TNT squad practised unarmed defense techniques.” (The Vigileer 27-2-78)

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35. “TSgt. Michael Czuhajewski shows Amm. Patricia King e AlC Myron Seydel how to destroy communication equipment so “the enemy”can’t use it (U.S. Air Force photo)” (The Vigileer 10-11-83) 36. “SUITING UP - They are not beings from outer space but base people helping each other put on their protective gear during a chemical attack exercise. Do you know what the responses are during a yellow, red or black alert? Knowing the proper responses and applying that knowledge, during a base exercise could make the difference between passing an inspection or not. During the real thing the difference will be the life.” (The Vigileer 16-5-80) 37. “GATE GARDS - Sgt Armando Cardenas with his Italian air force police Biondo Tiziano check for identification of an Italian national before granting him access the flightline aerea. Round the clock, an Italian and an American policeman control the flightline gate.” (The Vigileer 29-8-80)

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Gli anni ottanta

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38/42. Momenti della giornata NATO DAY del 1980. (usaf photos by base photo lab staff) (The Vigileer 29-8-80) 39/40. NATO DAY 1985. (The Vigileer 5-7-85) 41 “LIGHTING CEREMONY Aviano’s Girls Scout recently held their quarterly swords ceremony. Four Brownies crossed over to Juniors became Cadets and one Cadet moved up to Senior. During the candle lighting part of the ceremony the girls each spoke about the ideals and purpose of the Girl Scout. (US Air Force photo, by MSgt. Doug Persons/AAVS)” (The Vigileer 16-5-86) 43. “The recent grand opening of Aviano’s Burger King brought out a large group of base people for the festivities, as well as a distinguished out-of-town guest. Brig. Gen. E. B. Leedy, commander AAFES-Europe was on hand to participate in the festivities. (U.S. Air Force photos by TSgt. Watson/ AAVS)” (The Vigileer 21-3-86) 44. “Keep it safe: Lt. Col. Jerry Kucharczyk, 40th Consolidated Aircraft Maintenance Squadron commander, passed out a gentle reminder not to drink and drive during the Fourth of July holiday, Colonel Kucharczy and other commanders, were at the gates Monday afternoon to pass out notes as part of a base program against drunk-driving. Commanders did the same thing during the Christmas and the New Year’s holiday. (U.S. Air Force photo by SSgt James Watson, AAVS)” (The Vigileer 5-7-84)

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45/46/47. NATO DAY 1981. (Collez. privata Gino Argentin, Cordenons) 48. “2004. Il “logo” delle manifestazioni indette per celebrare i 50 anni di presenza dell’Aviazione Americana ad Aviano.” (Club Frecce Tricolori) 49/50/51/52. “Cartoline e buste filateliche speciali che raccontano la storia di Aviano e edite per delle occasioni speciali”. (Collez. privata Gino Argentin, Cordenons)

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L’ultimo ventennio

53. “SSgt Joseph L. Romano II places the flag near the John F. Kennedy memorial plaque unveiled during Friendship Day at Villanova di Prata Sept. 13. The plaque was erected in the townsquare, adiacent to the monument honoring the fallen heroes of Italy and signify the friendship and understanding between the Unites States and Italy (US Air Force photo, by SSgt Mike Lupo).” (The Vigileer 25-9-81)

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54. “A partire dal 1995, l’attività delle basi aeree in Italia si fece frenetica in coincidenza con i conflitti nei Balcani, prima per far rispettare i divieti di volo (le cosiddette no fly zone) poi per l’attacco alla Serbia in seguito alla crisi nel Kosovo. Tanta attività aerea provocò il raduno di giornalisti da tutto il mondo, e inoltre di tanti curiosi e appassionati, che sostavano in attesa del decollo

delle squadriglie. (foto Cesare Genuzio, Pordenone - particolare)” 55. “Nel 1995 l’atterraggio di un Galaxy ha la proprietà di bloccare il traffico (foto Missinato, Pordenone - particolare).” 56. “Aviano 2003. Durante l’operazione YELLOW RIBBON, Aviano ospito’ migliaia di militari diretti in medioriente.

In questa fotografia, lo specialista dell’esercito Thomas Rinker di Fort Lee, Virginia, chiede a Teresa Lyons, volontaria locale, se gli puo’ cambiare alcuni dollari in euro come ricordo. Tutto il personale militare che transito’ per Aviano rimase colpito dall’ospitalita’ della comunita’.” (Club Frecce Tricolori) 57. “2002. Il piu’ esteso programma di costruzione del


Ministero della Difesa Statunitense ha auto inizio nel 1995. Il programma Aviano 2000 è composto da 287 progetti del valore complessivo di 564 milioni di dollari. Qui, alcuni dipendenti della ditta Maltauro al lavoro nei due edifici della foresteria.” (Club Frecce Tricolori) 58. ”Google Earth, 2002. Un’immagine dal satellite della Base di Aviano. Appare su Internet, di quando in quando oscurata o rivelata.“ (Club Frecce Tricolori)

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INSIDE THE BASE

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11/9/08, Aviano, Pordenone. Laboratorio di analisi all’interno della clinica della base. 46


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Archivio all’interno della clinica. 48


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11/9/08, Aviano, Pordenone. T.Sgt. Hall. 50


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“Nel 2002 l’inaugurazione delle nuove scuole, prototipo di riferimento per strutture analoghe destinate ad altre basi dell’Usaf nel mondo, prima opera riservata ai civili interamente finanziata dalla Nato. L’innovativo complesso, edificato da un gruppo di imprese friulane, si sviluppa su cinque edifici collegati fra loro, 100 mila i metri quadrati di superficie. [...] Al suo interno è presente l’intero ciclo dell’obbligo, dalle materne alle superiori: 87 le aule didattiche, auditorium, due palestre, altrettante biblioteche, laboratori di scienze, arte e multimediali, nonché una mensa.” (BORTOLIN D. LISETTO E., p.37)

11/9/08, Aviano, Pordenone. Un’aula del liceo della base. 52


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Corridoio della scuola. 54


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11/9/08, Aviano, Pordenone. L’ora di educazione fisica nella palestra della scuola. 56


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Bandiere a mezz’asta per il lutto nazionale davanti al liceo. 58


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11/9/08, Aviano, Pordenone. 50 cent per una copia del quotidiano Stars and Stripes. 60



ALPHA, BRAVO, CHARLIE, DELTA (ovvero A, B, C, D nel linguaggio fonetico internazionale) sono i quattro codici che permettono di identificare il grado di allerta all’interno della base. “Con Charlie i controlli si fanno più meticolosi, quando scatta DELTA, il cosiddetto Allarme Rosso, la base viene “blindata”. Un evento piuttosto raro: è stato disposto, per esempio, l’11 settembre 2001 e nei giorni successivi, quando in America si era diffusa la convinzione di ulteriori attacchi terroristici.” (BORTOLIN D. LISETTO E., p.20)

11/9/08, Aviano, Pordenone. Codice di sicurezza BRAVO in uso quel giorno nella base. 62


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Ingresso del centro commerciale. 64


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Particolare della parete del centro ricreativo per ragazzi. 66


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Ingresso del centro ricreativo. 68


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Sala di danza all’interno del centro ricreativo. 70


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Teen of the month/l’adolescente del mese. 72


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Orari esposti all’esterno della chiesa multiconfessionale. 74


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Ingresso della chiesa. 76


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La chiesa multiconfessionale è uno spaziomesso a disposizione per i credenti cattolici e protestanti. Per venire incontro alle esigenze dei fedeli, la chiesa è stata arredata in modo da rispettare entrambi i culti: una porta scorrevole rende visibile o meno il crocifisso dietro l’altare; lo stesso vale per le statue dei santi che possono essere esposte oppure rimanere achiuse negli armadi. All’ingresso è presente la Crying Room, ovvero una stanza insonorizzata dove le mamme possono assistere alla funzione senza che i pianti dei figli rechino disturbo all’assemblea.

11/9/08, Aviano, Pordenone. Dietro l’altare della chiesa. 78


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“(dal novembre 2000) la nuova, grande struttura di vendita rappresenta un deciso salto di qualità per la spesa quotidiana degli americani [...] tanto che si registrano da subito numeri da record, con una frequenza media di 1.600 persone. [...] Supermercato (Commissary) e negozi (uniti nel Bx, Base Exchange) sono stati realizzati in meno di due anni da un’impresa della provincia di Pordenone. Il Commissary, in particolare, si estende su 16 mila metri quadri di superficie. I prodotti hanno prezzi decisamente convenienti, in quanto definiti dalla Defence commissary agency (Deca, l’agenzia che gestisce i supermercati all’interno delle basi militari americane, senza sovrapprezzi. Vi sono occupate 120 persone, delle quali un centinaio italiane. Undicimila gli articoli alimentari, 350 di frutta e verdura e 200 i tagli di carne importata direttamente dagli Stati Uniti. [...] In quanto al Bx dispone di quasi 300 dipendenti, di cui la metà, circa, italiani. Ottomila i clienti mensili, per un fatturato che si aggira sul milione e mezzo di dollari. Il 95 per cento degli articoli è statunitense. [...] Un terzo punto vendita, adiacente a Commissary e Bx, forte di una scelta tra 1500 articoli, rimane aperto dalle 6 alle 24 per le esigenze di coloro che lavorano a turni sfalsati.” (BORTOLIN D. LISETTO E., p.34-35-36)

11/9/08, Aviano, Pordenone. Centro commerciale, cartelli con i prezzi in dollari. 80


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Punto di ristoro all’interno del centro commerciale. 82


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Centro commerciale. 84


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Centro commerciale. 86


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Centro commerciale. 88


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Prodotti importati direttamente dagli States nel Bx, Base Exchange (scaffale del pane confezionato). 90


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Il bluebird, il classico autobus americano, in servizio fuori dal centro commerciale della base. 92


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Hot dog fuori dal centro commerciale. 94


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“Al centro della linea di volo domina la nuova torre di controllo. Costata 1,7 milioni di euro e realizzata in cemento armato, con una struttura speciale antisismica, è alta 31 metri, come un palazzo di dieci piani, ed è dotata di un ascensore interno per trasportare comodamente, alla zona di osservazione e nella sala radar, poste a 26 metri, il personale italiano ed americano preposto al controllo del traffico aereo .” (BORTOLIN D. LISETTO E., p.88)

11/9/08, Aviano, Pordenone. Aeronautica Italiana e USAF al lavoro nella torre di controllo. 96


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Vista di parte della base dalla torre di controllo. 98


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Palestra. 100


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Palestra. 102


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Palestra. 104


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Palestra. 106


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Caffetteria della palestra. 108


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Ingresso della palestra con le foto delle autoritĂ . 110


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“La gestione della sicurezza nelle strutture aeroportuali è affidata agli italiani, coadiuvati dal personale della Security Force, la polizia militare statunitense. Transitando sulle strade avianesi non è infrequente incrociare la loro caratteristica auto bianca, rigorosamente made in Usa, con i grandi lampeggianti blu sul tetto, impegnata in un giro di ronda.” (BORTOLIN D. LISETTO E., p.38 )

11/9/08, Aviano, Pordenone. La MP, la polizia militare, attraversa le strade della base. 112


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11/9/08, Aviano, Pordenone. Mensa della base. 114


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OUTSIDE THE BASE

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7/9/08, Meduno, Pordenone. Chris. Chris abita a Meduno, un paesino sui monti pordenonesi di nemmeno duemila anime. Con lui c’è la moglie, Annalisa, una ragazza di un comune vicino conosciuta per caso in treno qualche anno fa. Vivono insieme uno spazio accogliente pieno di film, musica, strumenti musicali e gatti. Chris ha trent’anni, una carriera di soldato che è durata nove e dei racconti di viaggi che coprono tre continenti. La sua carriera di militare nell’aviazione comincia nel 1996, un mestiere che gli piaceva e che l’aveva da sempre attratto: la prospettiva di spostarsi, di viaggiare, di abbandonare la natia Louisiana, con l’esempio di due zii piloti nell’aviazione civile fanno sì che si impegni in un percorso di preparazione in Texas prima, Mississippi poi. Dopo la scuola, viene mandato in Corea del Sud per un anno (marzo 2002-marzo 2003) e da lì ad Aviano, dove terminerà la sua carriera nel dicembre 2005. L’occupazione di Chris era il controllo degli aerei da guerra, con mansioni di controllore di volo, responsabile dell’istruzione del personale e della sicurezza dei piloti. Ora lui ha totalmente abbandonato il mondo militare, sebbene gli manchi, e fa l’insegnante di inglese per privati e aziende italiane.“Mi piaceva il mio lavoro, non era solo tecnico, ma operativo allo stesso tempo...you were on the edge...ma lungo gli anni è cambiato e soprattutto con l’amministrazione Bush è diventato sempre peggio. Ora essere nell’esercito, nell’aviazione non è più una missione, ma un fatto politico, lontano dalla tradizione militare.Ciò che mi manca è la vecchia AF (Air Force), non ho rimpianti per l’ambiente che ho lasciato.” Con Chris parliamo soprattutto di come è stata 118


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l’integrazione in Friuli, dal momento del suo arrivo: “Ho pensato da subito che mi sarebbe piaciuto restare qui, mi sono sentito a casa. A dire la verità quando fai il militare sei un turista per due anni, ma tanto mi sentivo così anche negli States...sono sempre stato un outsider. Ho conosciuto gli italiani immediatamente, grazie a una serata a cui sono stato due giorni dopo il mio arrivo. Così ho conosciuto i miei amici, grazie alla musica metal. In più ascoltare questo tipo di musica è strano per un militare, di solito ascoltano solo i Creedence!” Si sente parte di una comunità, in cui tutti i suoi amici sono italiani, salvo un paio. “Aviano è come una piccola America, non mi piace troppo. In più gli Americani pensano all’Italia degli stereotipi: girls, food, mafia movies, mentality, beautiful views, e ovviamente l’adorano. Anche i miei parenti mi domandano se potrebbero vivere qui...io ci penso e mi dico: se ti piace Wal Mart, no. Gli americani sono abituati alla praticità, ad avere tutto, subito e sempre... Qui è diverso, i negozi non restano aperti di notte, per esempio. Certo però che negli States il prezzo di queste abitudini è alto: qualità della vita, educazione, assistenza sanitaria mancano totalmente. Se hai un sacco di soldi te la passi bene lì, ma con uno stipendio normale in Italia o in Europa si può condurre una vita decisamente mgiliore. Credo che dal punto di vista sociale, educativo e tecnologico l’Europa abbia sorpassato gli Stati Uniti, mentre questi sono una superpotenza dal punto di vista economico e militare. Anche le università: Duke, Ellington...tutti i ricchi vanno lì, mentre tutti i poveri vanno militari. Credo che l’America dovrebbe svegliarsie guardare al mondo perché finora si è dimenticata della sua gente per essere una potenza mondiale.” Forse Chris si è trovato bene qui perché, a suo avviso, la comunità americana e quella italiana non sono così diverse tra loro. Riconosce una somiglianza di caratteri, aperti e orgogliosi, sebbene siano le opinioni ad allontanarli. “Credo che l’apporto di noi americani alla comunità italiana vada considerato caso per caso, senza generalizzare. Sono sicuro che non siano solo i soldi ciò che noi portiamo qui, anche se è da tenere presente che non ci sono semplici americani, ma americani militari e questo complica le cose.” 120


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Nelle foto: - Chris in giardino. - Il salotto. - Chris con il ricordo della sua permanenza in Corea del Sud. - Chris suona la chitarra. - Chris con la foto dei suoi amici il giorno del suo matrimonio. 125


9/9/08, Cordenons, Pordenone. Chris e Kristina. Kristina ha 28 anni ed è un’insegnante di pianoforte. Chris di anni ne ha 29 ed è un pilota dell’Aeronautica Americana in servizio presso la base di Aviano. Lei viene dall’Arizona, lui dall’Alabama. Si sono conosciuti a Parigi dove Kristina si trovava come ragazza alla pari e Chris frequentava i corsi di un Master. Avevano amici in comune che li hanno fatti conoscere, si sono innamorati e ora sono sposati da cinque anni. Abitano in una villetta in un comune che dista una quindicina di chilometri dalla base, e con loro c’è Katie, il cane di dieci anni che li segue in tutti i loro spostamenti in giro per il mondo. Sono approdati a Cordenons nel 2006, dopo i soggiorni in Texas e Arizona. “L’Italia era stata la prima scelta”, mi spiega Kristina, l’Italia sognata e mitizzata.Sebbene si aspettassero dei paesaggi e della gente più simili a quelli della Toscana, in generale dicono di trovarsi bene qui, in Friuli. Tra un muffin e una tazza di caffé, Kristina mi descrive la giornata tipo della coppia: “Le nostre giornate sono strutturate in maniera sistematica: cominciano alle sei, quando ci svegliamo, dopodiché dedichiamo una mezzoretta alla preghiera, insieme. Alle sette, Chris si reca al lavoro e ci va in bicicletta: in generale, ci piace molto fare sport e tenerci in forma; anche io, nel pomeriggio, quando non insegno, faccio ginnastica, qualche esercizio...” Per entrambi la dimensione spirituale è molto importante, sentono Dio molto vicino e non c’è giorno in cui non leggano la Bibbia. Anche i loro amici sono per lo più parte della comunità della chiesa: “Ogni giovedì sera - continua 126


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Kristina- ci incontriamo con altri fedeli in chiesa e passiamo del tempo piacevolmente, stando insieme e mangiando.” La domenica, poi, si recano in una parrocchia a Fontanafredda, altro comune del Pordenonese, dove c’è un pastore che svolge la funzione in inglese. Durante la liturgia è Kristina che suona il piano. I loro amici sono quasi tutti americani della base, oltre quelli che frequentano la chiesa, ci sono gli altri piloti, colleghi di Chris. Con loro e le loro famiglie si vedono quasi ogni fine settimana, i venerdì, i sabato. Proprio nei weekend la coppia ne approfitta per spostarsi, a volte nei dintorni in bicicletta, altre un po’ più lontano, a sciare nelle località più prossime o addirittura in Austria o Cortina. “Gli italiani che conosciamo sono tutte persone che lavorano nella base, gli altri sono i nostri vicini di casa. Con loro ci siamo sempre trovati bene, sono gentili e socievoli, forse perché vengono dal Sud. Quando siamo arrivati qui, due anni fa, abbiamo organizzato una piccola festa per il nostro arrivo: abbiamo invitato i vicini e passato la serata insieme, io mi sono anche esibita in un piccolo concerto.” L’intervista si svolge in inglese, ma entrambi parlano italiano; l’hanno imparato appena arrivati, grazie a dei corsi per stranieri organizzati dal Comune e ciò permette loro di avere una vita al di fuori della base. Chiacchierando, la coppia mi mostra la loro bella casa: dappertutto foto dei loro familiari, di Parigi, della loro storia. Appesi alle pareti anche le sculture di legno che Chris ama intagliare nel tempo libero.

Nelle foto: - Kristina prepara i muffin. - Il frigorifero. - Chris e Kristina. - Foto di famiglia nella camera da letto. - Kristina suona il piano - La coppia a spasso con il cane Katie. 128


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2/1/09, Santa Lucia di Budoia, Pordenone. La famiglia Wiley. Mancavano due anni al pensionamento di Glenn, quando la base in cui lavorava a Rimini chiuse. Con Stefania, la sua compagna, si spostò nelle vicinanze di Aviano con lo scopo di completare lì i suoi vent’anni come aviere e raggiungere il pensionamento. Conosciutisi per caso, a Riccione, dove abitavano lo stesso palazzo, formano ormai una famiglia consolidata: sposati dal’87, ora abitano in una casa a Santa Lucia di Budoia, a una decina di chilometri dalla base di Aviano con le loro figlie Ivory (22 anni), Sophia (19), Jasmine (16) e Veronica (14). Inizialmente, la loro idea era di restare nel Nordest fino al termine dell’impiego lavorativo di Glenn, ma poi, trovatisi bene, hanno deciso di installarsi permanentemente nella provincia di Pordenone. È senza dubbio una grande famiglia, con i parenti tra la Georgia, la Florida, Riccione e tanti altri contatti per il mondo, di tutti gli amici conosciuti ad Aviano e poi spostatisi altrove. Settembre 2009 sarà il sedicesimo anno passato nella stessa casa, dove erano arrivati in cinque e si ritrovano ora in sei, con le figlie già al liceo e all’università. Tutte e quattro hanno frequentato le scuole in Italia, per motivi economici, ma non solo: per i militari in servizio, assicurazione sanitaria e istruzione sono gratuite, ma questi privilegi non sussistono più nel momento del congedo. E senza le agevolazioni del servizio militare, la scuola americana è molto, molto cara. In più, Glenn e Stefania hanno ritenuto opportuno che le loro figlie studiassero nel posto in cui vivevano: ecco perché le quattro ragazze non hanno seguito i corsi del 134


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sistema scolastico K-12th grade (Kindergarten, cioè l’asilo - 12th grade, quarto e ultimo anno di liceo) e possono dire di sentirsi più italiane che americane. Di certo sentono le radici statunitensi: l’intera famiglia di Glenn proviene da Savannah, una famiglia numerosa composta da cinque fratelli e tredici nipoti; una famiglia che riesce a incontrare ogni tre-quattro anni, quando da Santa Lucia parte la spedizione di Natale o durante l’estate. Anche da parte di Stefania si sente l’impronta dell’America: nipote di un emigrante partito a inizio secolo per cercare fortuna oltreoceano e di sua moglie trasferitasi lì a sua volta, dice sorridendo che forse la sua storia era voluta dal destino. Ulteriori legami tra gli States e l’Italia si rintracciano nella vita quotidiana di Stefania, la quale è ormai da sedici anni che insegna Lingua italiana in base, prima al liceo, ora all’università. Nessuno meglio di lei può spiegare come siano i legami tra le due comunità, per quanto ritenga necessario puntualizzare dei dettagli: i suoi studenti, con i quali ha creato legami forti e duraturi, sono “non-conventional students”, ovvero sono ragazzi e ragazze giovani, che in molti casi hanno scelto la carriera militare per esigenze economiche e, in ogni caso, hanno optato per un lavoro pericoloso, tosto, impegnativo. Mi spiega meglio anche come è regolata la scuola: sono cinque le università presenti in base (University of Maryland- University College UMUC, Embry Riddle Aeronautical University ERAU, City Colleges of Chicago, University of Phoenix, Central Texas College) e offrono lezioni frontali e corsi on-line di italiano, in sette diversi livelli, a partire da quello elementare, fino ad arrivare al più impegnativo di conversazione. Non si tratta di un corso per aiutare l’integrazione dei soldati nel territorio italiano e nei confronti degli italiani, come io credevo, ma è una materia universitaria vera e propria: “I paesi anglofoni - commenta Stefania - di norma non nutrono un grande interesse nei confronti delle lingue straniere, in quanto la loro è sicuramente la lingua più diffusa in tutto il mondo. Vedere questi giovani che nonostante i difficili impegni lavorativi (cioè le missioni, la guerra, il rischio di perdere 136


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la vita stesso) si sforzano di rimanere al passo coi corsi fa sì che si creino dei legami tra professori e studenti del tutto informali, più forti e sicuramente non scontati. I miei allievi sono partiti per l’Iraq con i libri, per intenderci.” Le chiedo se crede che la comunità americana qui presente possa offrire un ritratto fedele dell’America stessa, oppure se il fatto che si tratti di una maggioranza di militari fa sì che non sia altro che un gruppo estremamente particolare. Stefania mi fornisce un altro parallelo con le persone con le quali ha un contatto quotidiano: “gli studenti che ci sono qui non esistono negli USA; in America ci sono quartieri determinati da una maggioranza etnica, gruppi e sottogruppi...i ragazzi di Aviano invece rappresentano una categoria che negli States non esiste: è un mix completo dove l’unico denominatore comune è quello di essere soldati o figli di soldati. Ecco allora che il mondo militare si distingue come una comunità nella comunità, composta da elementi niente affatto ordinari, come nell’esempio di classi in cui i genitori degli studenti sono tutti all’estero, in missione: una realtà non propriamente semplice.” Stefania riconosce che proprio questo lavoro (al di là delle ragioni affettive che la legavano al mondo degli americani in Italia) le ha permesso di conoscere la realtà al di là degli stereotipi. La famiglia Wiley è perfettamente integrata nella realtà esterna alla base, e allo stesso tempo l’America è per loro una seconda casa. Stefania, a cavallo fra i due “mondi” spiega: “Ci sono molte cose che differenziano gli Stati Uniti dall’Europa, e dall’Italia: la cultura, gli orari, il modo di mangiare... ma, dal mio punto di vista, trovo che rispetto a vent’anni fa, per esempio, questi due luoghi si siano avvicinati l’un l’altro: tant’è vero che ora è molto più facile trovare negozi e prodotti italiani negli USA.” E per Glenn, italiano d’adozione? Cos’è per lui il Bel Paese e la sua vita qui? “Io mi trovo bene, è anche dal 1980 che ci sto. Anche se degli Stati Uniti mi mancano troppo le stazioni radio... qui ci sono troppe parole e poca musica!” “...Però quando andiamo in America è il primo a portarsi dietro la caffettiera, la pasta e il vino!” - lo schernisce la moglie. Per le figlie, invece, l’America ha un altro significato ancora: 138


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ci hanno passato le vacanze, ci sono state abbastanza spesso, ma non hanno mai vissuto lì. “A me sarebbe piaciuto andare a studiare all’università in America - dice Sophia, la secondogenita. C’era una scuola che mi interessava, molto buona... solo che costava 14500 dollari l’anno! Però chissà, magari in futuro, dopo la triennale, per un master...” Ivory, Sophia, Jasmine e Veronica hanno da subito appreso entrambe le lingue, fin da piccole, ma vivono al di fuori della realtà della base. La più grande, Ivory, ritiene che, in ogni caso, la loro presenza di americani qui, in Friuli, non sia semplicemente e meramente riconducibile al luogo comune aade “l’americano che porta i soldi”, ma rappresenti una vera e propria fonte di arricchimento culturale, soprattutto per un luogo che è stato da sempre caratterizzato da una certa chiusura nei confronti del “nuovo”. Per contro, Stefania rimarca con un sorriso che l’interesse comune nei confronti degli americani è sempre stato strettamente economico: “la cosa che più mi sorprese quando arrivammo, fu trovare i cartelli con le scritte in inglese: immaginavo ci fossero altri immigrati, però stranamente non veniva dato loro il benvenuto...”

Nelle foto: - Ivory, Sophia, Veronica, Glenn e Stefania nella loro cucina. - Sophia, Stefania, Veronica. - Veronica, accanto a Glenn, mostra il suo albero genealogico. - Sophia e Veronica. - Stefania con un libro di testo di italiano. 140


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MISCELLANEA

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10/9/08. Vallenoncello, Pordenone. Quartiere americano. 146


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“Una delle conseguenze del rischieramento dei due squadroni di F-16 ad Aviano dalla Spagna, è stata l’emergenza abitativa. [...] Il primo bando riguardava 500 alloggi in leasing decennale. Un business edilizio di circa 50 milioni di euro, in un’area compresa entro 25 kilometri dall’aeroporto, con obbiettivo di arrivare a 1200 case.” (BORTOLIN D. LISETTO E., p.78)

10/9/08. Vallenoncello, Pordenone. Quartiere americano. 148


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“On any ordinary Thursday night, the California Beer Parlor would be bursting with Americans, who lovingly dub it ‘’the Cow Bar,’’ said L.F., who sets up drinks there.” (“American Lips Are Ordered Zipped Near U.S. Base in Italy”, JOHN TAGLIABUE, 6/2/98, The New York times, v. bibliografia)

13/09/2008. Aviano, Pordenone. California Beer Parlour 150


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13/09/2008. Aviano, Pordenone. California Beer Parlour 152


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13/09/2008. Aviano, Pordenone. California Beer Parlour 158


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13/09/2008. Aviano, Pordenone. California Beer Parlour 160


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La festa dell’amicizia è un avvenimento annuale nato con lo scopo di consolidare i legami tra le comunità italiana ed americana. Dal 2001 svolge anche un ruolo commemorativo per le vittime dell’undici settembre. La manifestazione viene organizzata dai Comandandanti Onorari della base e dal Comune ospitante con il sostegno della Regione.

14/09/2008. Fontanafredda, Pordenone. Festa dell’amicizia italo-americana. 162


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14/09/2008. Fontanafredda, Pordenone. Festa dell’amicizia italo-americana. 164


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14/09/2008. Fontanafredda, Pordenone. Festa dell’amicizia italo-americana. Alzabandiera. 166


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14/09/2008. Fontanafredda, Pordenone. Festa dell’amicizia italo-americana. Brig. Gen. CRAIG A. FRANKLIN 168


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14/09/2008. Fontanafredda, Pordenone. Festa dell’amicizia italo-americana. 170


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14/09/2008. Fontanafredda, Pordenone. Festa dell’amicizia italo-americana. Momento della funzione liturgica. 172


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14/09/2008. Fontanafredda, Pordenone. Festa dell’amicizia italo-americana. 174


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7/11/2008. Roveredo in Piano, Pordenone. PubblicitĂ in inglese lungo la provinciale che costeggia la base. 176


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7/11/2008. Aviano, Pordenone. L’Altariol Novo, adibito a capitello commemorativo dei piloti Pagliano e Gori situato nei pressi dell’aeroporto. 178


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7/11/2008. Aviano, Pordenone. Municipio del Comune di Aviano. 180


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n° 09-08-1974; n° 23-05-1975; n° 04-07-1976; n° 12-11-1976; n° 27-02-1978; n° 30-03-1979; n° 23-11-1979; n° 07-05-1980; n° 16-05-1980; n° 15-07-1980; n° 29-09-1980; n° 15-08-1981; n° 25-09-1981; n° 10-11-1983; n° 05-07-1984; n° 05-07-1985; n° 21-03-1986; n° 16-05-1986.

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Biblioteca Civica di Pordenone: - Cavallo Courier n° 18 pag. 31 (18-06-65) - The Vigileer n° 11 pag. 28 (18-06-65) n° 12 pag. 28 (15-01-65) n° 14 pag. 30 (13-05-66) n° 15 pag. 31 (22-10-65) n° 16 pag. 31 (26-02-65) n° 17 pag. 31 (12-09-69) n° 19 pag. 32 (28-05-70) n° 20 pag. 32 (27-02-70) n° 21 pag. 32 (22-03-74) n° 24 pag. 34 (12-11-76) n° 25 pag. 34 (23-05-75) n° 26 pag. 34 (04-06-76) n° 29 pag. 35 (10-05-74)

n° 30 pag. 35 (09-08-74) n° 31 pag. 35 (23-11-79) n° 32 pag. 36 (27-02-78) n° 33 pag. 36 (27-02-78) n° 34 pag. 36 (27-02-78) n° 35 pag. 37 (10-11-83) n° 36 pag. 37 (16-05-80) n° 37 pag. 37 (29-08-80) n° 38 pag. 38 (29-08-80) n° 39 pag. 38 (05-07-85) n° 40 pag. 38 (05-07-85) n° 41 pag. 39 (16-05-86) n° 42 pag. 39 (15-08-81) n° 43 pag. 39 (29-08-80) n° 44 pag. 39 (05-07-84) n° 53 pag. 42 (25-09-81)

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3: 1946-1972”, Udine, La biblioteca del Messaggero Veneto, 2007): n°13 pag. 29 n°27/28 pag. 35

- Foto Cesare Genuzio, Pordenone (in AA.VV., “Pordenone, una storia per immagini. Volume 4: 1973-2007”, Udine, La biblioteca del Messaggero Veneto, 2007): n°54 pag. 42

-Foto Missinato, Pordenone in AA.VV., “Pordenone, una storia per immagini. Volume 4: 1973-2007”, Udine, La biblioteca del Messaggero Veneto, 2007): n°55 pag. 42

- Collezione privata Gino Argentin, Cordenons: n° 2 pag. 25 n° 3 pag. 25 n° 7 pag. 27 n° 45 pag. 40 n° 46 pag. 40 n° 47 pag. 40 n° 49 pag. 41 n° 50 pag. 41 n° 51 pag. 41 n° 52 pag. 41

- Foto Claudio Ernè, Trieste (in AA.VV., “Pordenone, una storia per immagini. Volume 3: 1946-1972”, Udine, La biblioteca del Messaggero Veneto, 2007): n°22/23 pag. 33

- Foto Missinato, Pordenone (in AA.VV., “Pordenone, una storia per immagini. Volume 183


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