RINGRAZIAMENTI: Desidero innanzitutto ringraziare sentitamente il Professor Massimiliano Ciammaichella per la costante disponibilità e pazienza nel seguirmi durante la preparazione della tesi. Inoltre ringrazio la Bibliothèque Nationale de France e soprattutto la Bibliothèque publique d’information del “Centre Pompidou” di Parigi per avermi fortito testi e dati indispensabili nella stesura di questo lavoro. Intendo poi ringraziare le mie amiche Mathilde Sementa e Winnie Goma per i consigli durante la ricerca e le preziose indicazioni sui luoghi dove effettuare il reportage di foto nelle strade di Parigi. I miei carissimi amici Stefano Granata e Pauline Branchereau per il loro aiuto e per essermi sempre stati vicini in ogni momento. Infine, ho il desiderio di ringraziare con affetto mia sorella e mia madre per l’aiuto e il sostegno ricevuto in questi mesi.
INDICE: INTRODUZIONE - DEGRADO URBANO
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LE ORIGINI DEL WRITING
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RICONOSCIMENTO SOCIALE: 13 TRA ARTE E VANDALISMO LA STREET ART 17 I PROTAGONISTI 41 LA SITUAZIONE PARIGINA 55 PSICOLOGIA DELLA STREET ART 65 “GUERRILLA STREET ART”: 71 WRITING AS POP-UP URBAN DESIGN STORYBOARD 73 BIBLIOGRAFIA E SITI INTERNET 88 PHOTOS 89
Il XXI secolo: l’epoca della continua evoluzione e movimento, caratterizzata da una moltitudine di scene urbane che dialogano, a volte non si comprendono, altre stridono in giardini cementizi popolati da un’incredibile fauna multi-culturale. Alla base della modernità vi è una crescita tecnologica accompagnata dallo sviluppo dell’industria e dal capitalismo; elementi associati normalmente a fattori come il disagio psicologico e il mutamento sociale. Nella post-modernità, oltre al fenomeno della globalizzazione, stiamo assistendo anche a quello del degrado urbano che porta con sé le tracce della rivoluzione industriale. Si tratta di un processo mediante il quale una parte, o addirittura un’intera città, cade in uno stato di rovina. Durante il corso di vita di un centro abitato, alcuni eventi fanno in modo che alcune sue zone restino abbandonate, sotto gli occhi noncuranti delle istituzioni, le quali non provvedono a fornire un’adeguata 1
manutenzione delle strutture di queste aree, lasciandole andare alla deriva. Il disordine fisico si riferisce a segni permanenti del territorio, che attribuiscono un’immagine ostile ad un determinato spazio urbano. Per fare alcuni esempi, rientrano in questa definizione: l’accumulo di sporcizia e rifiuti in strada, fattori ulteriori d’inquinamento ambientale, la decadenza dei nuclei storici, gli edifici abbandonati o in cattive condizioni, accompagnati dalla costruzione di contenitori abitativi che non dialogano con il contesto e sono soggetti ad un repentino deterioramento, le cabine telefoniche danneggiate, le panchine sfondate, le carcasse di biciclette o motociclette abbandonate... Il disordine sociale riguarda la presenza nel territorio di particolari soggetti potenzialmente pericolosi o fastidiosi, oppure di specifici eventi che rivelano relazioni di conflitto e che quindi suscitano stati di ansia e paura nella collettività. Esempi di questo tipo sono dati dalla presenza: di tossicodipendenze, prostitutuzione, vagabondaggio, gruppi di persone che molestano residenti e pas-
INTRODUZIONE - DEGRADO URBANO
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santi, o che provocano rumori assordanti. Rientrano inoltre convenzionalmente tra i fenomeni di degrado urbano alcuni aspetti legati alla viabilità (buche, fognature non funzionanti) o al traffico (soste “selvagge”, parcheggi non autorizzati) che unitamente ai precedenti, rafforzano nei cittadini l’immagine di un’amministrazione pubblica assente o quantomeno disinteressata a prendersi cura del territorio. Le cause del fenomeno sono generalmente imputabili: alle condizioni socio-economiche, alle decisioni di pianificazione urbana, alla povertà della popolazione, alla costruzione di superstrade e linee ferroviarie all’interno della città, allo spopolamento della periferia, alla costruzione di quartieri oltre la “linea-rossa”, alle restrizioni xenofobiche sull’immigrazione, alla discriminazione razziale. Sulle spoglie delle superfici verticali, i muri che disvelano spesse volte la materia che li edifica, prendono forma espressioni culturali di un disagio, che sono lo specchio di una civiltà viva e brulicante. Sono forme d’espressione che utilizzano una comunicazione di massa alternativa, al fine di manifestare malcontento riguardo a condizioni abitative, sociali, economiche, politiche e culturali.
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Tra queste, possiamo distinguere due movimenti principali contrastanti nella maniera di espressione, accomunati dall’intervento spesso illegale di guerrilla sulla superficie cittadina. Il primo, il Guerrilla gardening, consiste nell’effettuare opere collettive di giardinaggio in “luoghi tattici” sul suolo urbano, attraverso il trapianto di vegetali o colture, come reazione ambientalista al grigiore cittadino e all’abbandono di giardini, in generale di spazi considerati “verdi”. L’altra azione di protesta, non violenta ma dai connotati più aggressivi, risiede nell’opera del cosiddetto Writing il quale, nascendo come forma di propaganda personale per uscire dall’anonimato di una società di massa alienata, viene utilizzato frequentemente come protesta sociale o pura espressione artistica di “abbellimento”, che usufruisce delle superfici consumate messe “gentilmente” a disposizione dai comuni poco attenti al fenomeno del degrado urbano.
1. Degrado urbano, Milano. 2, 3. Degrado urbano, Foggia.
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Il Writing, anche detto “graffitismo”, è una manifestazione socioculturale e artistica diffusa in tutto il pianeta, è basata sull’espressione della propria creatività tramite interventi sul tessuto urbano, che ricordano la pittura murale 1. Questa pratica nasce tra la fine degli anni ‘60 e gli inizi degli anni ‘70, tra Philadelphia e New York, dove artisti quali Taki183, Julio204, Cat161 e Cornbread, iniziarono a dipingere i loro nomi sui muri o all’interno della metropolitana. Intorno al 1968 i nomi, dai muri dell’upper West Site di Manhattan, passarono anche sui mezzi di trasporto pubblico di New York, lungo le strade che portavano al Bronx e a Brooklyn. L’unico obiettivo dei primi writers era di acquistare popolarità. Quelli da loro dipinti non erano mai nomi di battesimo, ma quasi sempre soprannomi (nomi d’arte), seguiti dal numero della strada. Era nato il fenomeno delle Tags 2. Il 21 luglio del 1971 si assistette alla prima apparizione dei graffiti sulla scena dei media: il New York 5
Times pubblicò un articolo intitolato “Taki183 spawns pen pals” (Taki183 genera compagni di penna). Il nome Taki183 è un tradizionale diminutivo di Demetrius. Si tratta di un teenager di origine greca, impiegato come ragazzo delle consegne, che utilizzava spesso la metropolitana. Scrivendo il suo nome e la sua strada ovunque andava, cercava di acquisire popolarità. Ma non era l’unico “re”, ne esisteva un altro: Julio204. Ogni volta che Julio204 scriveva il suo nome Taki rispondeva con una nuova firma, maggiore nel tratto e nelle dimensioni, perché il suo nome doveva leggersi prima. L’articolo produsse subito effetti evidenti e dopo brevissimo tempo il numero dei writers raddoppiò. Il writing da attività quasi clandestina si trasformò, così, in una performance competitiva tra giovani. Nell’estate del 1971 la Subway di NY era invasa di tags, centinaia di nomi con diversi stili che aspettavano di uscire dal loro anonimato. Gli anni seguenti hanno segnato una rapida evoluzione, parallelamente alla diffusione di differenti stili
LE ORIGINI DEL WRITING
1 1. Taki 183. 2. Jean Michel Basquiat. 3. Samo graffiti. 4. Keith Haring 1981.
le semplici tag crescevano di dimensioni, cambiando forma e plasmandosi in base al gusto personale dell’ideatore, per acquisire maggiore visibilità. I progressi più significativi avvennero principalmente negli anni ‘70 attraverso l’invenzione di nuove forme e tecniche. A partire dal 1972 la municipalità di New York propose le sue prime iniziative anti graffiti con una campagna di pulitura massiccia di tutti i vagoni della metropolitana, ma questa come tutte le successive leggi, offrirono solamente inediti spazi vuoti per la sperimentazione. Nel 1973 la polizia investì 10milioni di dollari per combattere il dilagante fenomeno, 1562 giovani furono arrestati, quasi tutti sotto i 15 anni. Il gusto del rischio di un eventuale scontro con le autorità non fu altro che un ulteriore stimolo per alimentare le scritte illegali. Nel frattempo emersero i primi tentativi di considerare i graffiti come fenomeno strettamente artistico. Hugo Martinez, uno specialista di sociologia del City College di New York, attratto dalla novità del lin7
guaggio del writing, contattò alcuni artisti, e assieme a loro fondò la “United Graffiti Artist” (UGA), con lo scopo di incanalare l’arte di strada in uno studio. Intanto uscirono nuovi articoli sui giornali come quello pubblicato dal New York Times nel 1973, stendendo una lista: la “Graffiti Hit Parade” con le foto dei masterpieces ritenuti più raffinati e più belli. L’anno dopo venne pubblicato il volume “The Faith of Graffiti”, con fotografie a colori e un testo di Norman Mailer, che fu tra i primi a mettere in luce il carattere profondamente sovversivo, dal punto di vista culturale, del fenomeno. Egli scrisse: « Si tratta di una rivolta tribale contro i mali della società capitalistica… La coscienza che ha l’artista di poter affermare la propria identità solo violando la proprietà pubblica o privata non riduce poi il valore del suo lavoro ma anzi, lo aumenta notevolmente. » 3 In questo periodo si realizzò una saldatura sempre più stretta tra il graffitismo e la cultura urbana dell’Hip-Hop che si sviluppò negli stessi anni tra gli afro-americani e gli ispano-americani, nelle grandi città statunitensi agli inizi degli anni ‘70. Cuore del movimento è stato il fenomeno dei Block Party: feste
di strada nelle quali i giovani afroamericani e latinoamericani interagivano suonando, ballando e cantando. Parallelamente, il fenomeno del graffiti writing contribuì a creare un’identità comune in questi giovani che vedevano la città come spazio di vita e allo stesso tempo di espressione. Il riflesso di questa cultura “urbana” ha generato oggi un imponente fenomeno commerciale e sociale, rivoluzionando il mondo della musica, della danza, dell’abbigliamento e del design.
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Alla fine degli anni ‘70 iniziarono a farsi luce artisti come Keith Haring e Jean-Michel Basquiat che entrarono a far parte a pieno titolo del circuito dell’arte internazionale. Sin dal 1980 Keith Haring e Jean Michel Basquiat furono entrambi presenti all’interno di un laboratorio alternativo, Fashion Moda, il quale oltre all’arte aveva particolari interessi nella scienza e nella tecnologia. Haring arrivò a New York nel 1978, in un momento di grande fermento innovativo. La città offriva infatti ospitalità alle nuove correnti e prestava attenzione al fenomeno nascente del writing, tendenza che poi caratterizzò maggiormente gli anni ottanta. L’artista fu attratto in particolar modo da questo movimento, non soltanto perché condivideva i suoi precoci interessi (il cartoon e il fumetto utilizzati in maniera alternativa), ma anche per il valore di controcultura e di impregno politico sociale presenti nei suoi esponenti, che volevano attraverso l’arte costruire un contropotere del linguaggio come mezzo d’espressione. I writers, artisti integralisti, prodotto di una cultura minoritaria che apparteneva all’emarginazione, paradossalmente risultava avessero un atteggiamento da intellettuali europei, con un’identità complessa e con un occhio rivolto alle avanguardie europee. I graffitisti di periferia influenzarono Haring con l’idea di un grafismo forte, attraverso il desiderio di uscire dai luoghi culturali per intervenire sul marciapiede. È proprio nella metropolitana di Manhattan che Haring notò le opere di un giovane artista: Jean-Michel Basquiat, il quale assieme al suo amico graffitista, Al Diaz, aveva iniziato a tracciare i suoi strani, bizzarri e spiazzanti aforismi, siglati con la criptica firma SAMO, che si diceva volesse dire “Same Old Shit” (sempre la solita merda). Keith Haring ne era un fan perché, proprio come lui, Samo usava i muri della città per esprimersi senza per questo avere null’altro in comune con i graffitisti. Si stava assistendo per la prima volta alla nascita di un “graffito letterario”, aforismi e semplici mozzi8
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1. Un vagone della metropolitana, Roma 1994. 2. Wild Style, gruppo hip hop anni ‘90.
coni di frasi fortemente spiazzanti del tipo: “SAMO as an alternative 2 playing art with the ‘radical chic’ sect on Daddy’s $ funds” (SAMO come corrente alternativa di fare arte alla setta “radical chic” finanziata dai dollari di papà), oppure “SAMO as an end to mindwash religion, nowhere politics and bogus philosophy” (SAMO come la fine della religione che ti lava il cervello, della politica inconcludente, della falsa filosofia). A partire dal 1980, Haring cominciò anche lui a disegnare in metropolitana: come supporto, utilizzava fogli neri che coprivano le pubblicità scadute per tracciare i suoi folli e celebri omini intrecciati l’uno all’altro. Nel giro di pochi mesi, le fermate del metrò erano punteggiate anche dai suoi “Subway Drawings”. « I don’t think art is propaganda; it should be something that liberates the soul, provokes the imagination and encourages people to go further. It celebrates humanity instead of manipulating it. » (Non penso che l’arte sia propaganda; dovrebbe essere qualcosa che libera l’anima, provoca l’immaginazione e incoraggia le persone ad
andare più avanti. Celebra l’umanità invece di manipolarla). Ma il suo scopo non si fermava all’intervento urbano. Era il segno di un mutamento in atto nella prassi di alcuni artisti di strada; la radicalità ideologica cominciò a essere contaminata da elementi post-pop, da citazioni, da continui e ripetuti richiami ad altri linguaggi e ad altre forme culturali. Nel 1986 Keith Haring aprì a Soho un suo negozio, il Pop Shop. Nel 1988 un’altra iniziativa lo portò a Tokyo e vendendo T-shirt, toys, poster, distintivi e calamite, allargò la popolarità delle sue opere. La parabola di Haring, come quella di Basquiat, era rapida e travolgente. Entrambi morirono giovanissimi; Basquiat di overdose a 27 anni, il 12 agosto del 1988, mentre Haring consumato dall’AIDS all’età di 30 anni, si spense il 16 febbraio 1990. Il Writing, esploso ormai a livello mondiale, si evolse in forme stilisticamente sempre più raffinate
e diventò presto terreno di conquista per le grandi major della moda e della pubblicità, per i manager commerciali e per il mondo della grafica e del design. Il suo linguaggio diventò così parte integrante dell’estetica diffusa del post-modernismo. Durante gli anni ’90 il graffitismo dopo essere sbarcato in Europa si divulgò velocemente negli altri continenti, grazie anche all’influenza di nuove culture quali lo skateboarding e il punk, diffondendosi sempre di più e diventando un fenomeno di massa. Questo fenomeno diventò quindi, già dalla seconda metà degli anni settanta, la rappresentazione di una vera e propria cultura “tribale” attraverso la nascita di gruppi sociali ristretti e fortemente localizzati, una serie di regole non scritte, propri codici interni e un linguaggio autonomo, lo slang, fortemente alternativo a quello ufficiale. Stile e linguaggio furono così l’emblema di un’estetica individuale, la cultura delle associazioni in crew 4 e l’identità territoriale. Gruppi del tutto estranei alle élite intellettuali e artistiche, per lo più appartenenti al proletariato e al sottopro10
letariato urbano, cominciarono così a mettere in pratica un tipo di arte differente, illegale e popolare: l’arte della strada incentrata su ciò che accadeva tutti i giorni nella vita vissuta, spesso disagiata. 1. Un murale è un dipinto realizzato su una parete, un soffitto o
altra larga superficie permanente in muratura. I murales non vanno confusi con i Graffiti writing. Quest’ultimi, come dice il termine, nascono da scritte, per lo più in origine firme, graffiati, che poi si sviluppano ingrandendosi e presentandosi in diversificate realizzazioni. I murales invece indicano dipinti sulle mura di carattere vario, è più una forma completa di pittura.
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2. “Tag” è il nome in codice che writers, mc (rapper) e breakers,
usano per distinguersi. Nella cultura hip hop è utilizzata al posto del nome e definisce non solo una data persona, ma anche il suo modo di fare o un lato caratteristico. La tag di un writer è essenziale, ne identifica le opere e lo distingue dagli altri. L’attività di marcare una superficie con un tag viene chiamata tagging. Per tag bombing (letteralmente “bombardamento di tag”) si intende la riproduzione del proprio tag su vasta scala in una determinata area di un centro urbano. Il tag può rappresentare anche un segno di riconoscimento tra gruppi. Più writers o mc che si incontrano possono decidere di firmarsi tutti con un unico tag, in modo da farsi riconoscere come gruppo (crew). Il proprietario di un tag talvolta può scegliere di farsi riconoscere personalmente “indossando” il proprio tag, per esempio in forma di ciondolo, tatuaggio, scritta su una T-shirt e così via.
3. NORMAN MAILER, The faith of graffiti, cit. in A. Solaro, Il cerchio e la saetta: Centri Sociali occupati in Italia, cit., p. 62.
4. La parola “crew” (in inglese = equipaggio) venne usata la
prima volta alla fine degli anni ‘70, cioè nello stesso periodo della creazione dell’hip hop. Una crew consiste in un gruppo di persone dedite ad un’ unica passione (per esempio la danza o la musica), e un forte sentimento fraterno lega i vari membri che ne fanno parte. Nel writing spesso gli artisti di una stessa crew dipingono insieme, per ottenere un risultato di maggiore effetto sia come dimensioni che come cura del particolare, si rammenti che nella stragrande maggioranza dei casi il writing è un’arte considerata illegale se non alla stregua di semplice vandalismo: è quindi normale che un’opera del genere debba essere realizzata in tempi stretti per evitare guai con la giustizia, un alto numero di partecipanti rende più rapida la realizzazione. Solitamente in queste crew ognuno ha la sua specialità, come per esempio: la resa grafica delle lettere, delle figure stilizzate o fumettistiche, o la semplice capacità di firmare molti edifici con la propria tag e il nome della crew in un’unica notte.
1. STEN murale, Milano 1990. 2. Crew TDK (The Damage Kidz) murale, Milano 1990. 3. Quartiere Kunsthaus Tacheles, Berlino. 4. Tag, Parigi.
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Il fenomeno del Writing, dalla sua nascita, è stato sempre soggetto di controversie legate alla sua veste fondamentalmente illegale. Nel caso specifico europeo, squadre di pulizia hanno risposto ai graffiti con uno sconsiderato abbandono, fino a quando nel 1992 in Francia un gruppo locale di scout, nell’intento di rimuovere i graffiti, danneggiò due dipinti preistorici di bisonti nella grotta superiore di Mayrière vicino Bruniquel, che aveva vinto nel 1992 il premio Nobel per l’archeologia. Nel settembre del 2006, il Parlamento Europeo ha emesso una serie di leggi al fine di prevenire ed eliminare la sporcizia, i rifiuti, i graffiti, gli escrementi animali e il rumore eccessivo degli impianti di musica domestici e nei veicoli delle città Europee. Le azioni comunali sui comportamenti Anti-Sociali del 2003, sono diventate successivamente leggi antigraffiti in Inghilterra. Nell’agosto 2004, la campagna Keep Britain Tidy ha rilasciato un comunicato stampa che chiedeva zero tolleranza sui graffiti, di rilasciare 13
su posto multe per i trasgressori e vietare di vendere vernici spray ai minori di 16 anni. Il comunicato stampa aveva condannato anche l’uso di immagini di graffiti all’interno di pubblicità e video musicali, affermando che l’esperienza dei graffiti nel mondo reale era lontana dall’idea di essere “cool” o “edgy” (bello o all’avanguardia). Per sostenere la campagna, 123 deputati (tra i quali il primo ministro Tony Blair) firmarono un documento che dichiarava: « Fare Graffiti non è arte, è crimine. A nome dei miei elettori, farò tutto il possibile per liberare la nostra comunità da questo problema. » Tuttavia, negli ultimi anni in Inghilterra la scena del writing è stata colpita dall’auto-dichiarato “terrorista dell’arte” Banksy, il quale ha rivoluzionato lo stile del writing nel Regno Unito, utilizzando stencil per velocizzare le sue opere, e introdotto nuovi temi di satira sociale, di politica e guerra, spesso usando come motivi ricorsivi ratti e scimmie. Nel Regno Unito i consigli comunali hanno il potere di operare contro i titolari di qualsiasi proprietà
IL RICONOSCIMENTO SOCIALE: TRA ARTE E VANDALISMO
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1. Graffiti su una cabina telefonica, Parigi. 2. BANKSY, Cave Painting. 3. Film antigraffiti. 4. Rimozione graffiti.
soggetta ad “atti di comportamento Anti-Sociale”. Questo a sfavore di quei proprietari favorevoli alla pratica tanto perseguitata. Nel giugno del 2008 è stata utilizzata per la prima volta la denuncia di cospirazione per condannare i writer. Dopo tre mesi di operazioni di sorveglianza della polizia, nove membri della crew “DPM” sono stati condannati per cospirazione, un reato criminale che ammontava a circa 1.000.000£. Cinque di loro hanno ricevuto pene detentive dai 18 mesi ai due anni. 4
La scala d’indagini senza precedenti e la severità delle pene, hanno riacceso il dibattito pubblico: i graffiti dovessero essere considerati arte o vandalismo? Il confine tra fascino e illegalità contiene una vasta gamma di sfumature. Le scuole di pensiero si dividono, e se dalla parte di chi li criminalizza è facile annoverare amministrazioni comunali, proprietari di case e negozi che spesso si trovano muri e saracinesche imbrattate da tag e scritte, oggi ai graffiti viene riconosciuta da molti una funzione di abbellimento
sarebbero altrimenti soggetti ad atti di vandalismo degli “spray and run” (spruzza e corri). Analogamente a Budapest, in Ungheria, un movimento cittadino chiamato “I Love Budapest” e una divisione speciale di polizia, hanno affrontato il problema fornendo delle aree autorizzate al writing. In Italia, la pratica è maggiormente condannata, quando si toccano monumenti e beni pubblici. E’ proprio per la tutela di questi beni che anche qui, numerosi comuni si sono mossi per cercare di arginare il fenomeno dell’imbrattamento. Nonostante ciò, altrettanti centri hanno aperto le porte ai writer, organizzando manifestazioni e cedendo loro spazi per realizzare disegni, che in alcuni casi non possono non essere considerati come opere d’arte vere e proprie. Un esempio è l’esperimento di riqualificazione nello scalo del Nuovo Salario a Roma. Si è trattato del progetto “Qart”, realizzato l’11 maggio 2006 da due writer molto apprezzati nel panorama italiano: Blu e Etnik, che in cinque giorni hanno decorato la stazione, trasformato i muri sudici di corridoi e sottopassaggi in un tripudio di arancio e giallo.
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I writer che scelgono di esprimersi per lo più in spazi a loro dedicati, attraverso la scelta consapevole e responsabile del supporto per la pittura, si distinguono da quelli che intervengono anche su edifici di interesse storico e artistico.
di zone urbane che altrimenti risulterebbero grigie e anonime.
« Il vandalo è colui che imbratta senza sapere ciò che sta facendo... Il writer è un vandalo con creatività, gusto estetico, rispetto per l’arte e consapevolezza di ciò che sta facendo. » 1
Generalmente, i writer più vicini ad un lavoro di ricerca artistica tendono ad esprimersi in campi più protetti, come quelli delle “hall of fame”, spazi a disposizione dei writer in cui possono dipingere più o meno legalmente, senza che poi le loro opere vengano cancellate. Si tratta di muri esplicitamente dedicati dalle amministrazioni comunali all’espressione della “spray-can art” (un modo per cercare di arginare il dilagare del fenomeno all’interno dei centri storici e dei quartieri residenziali) o di luoghi siti in periferie degradate, di poco interesse o difficilmente raggiungibili, in cui per un tacito accordo con gli organi deputati al controllo dell’ordine pubblico, si lascia “carta bianca” e una relativa tranquillità per dipingere.
Nel corso degli anni molti artisti hanno maturato nuove tendenze creative per cui, pur mantenendo radici nel graffiti writing, sono state assimilate in scala globale fino a sconfinare nella tipografia, nel design, nell’abbigliamento, con ideali più razionali e vicini alla grafica. Si parla di tendenze artistiche “post-graffiti” in particolare riferendosi alla street art e di Graffiti Design per le influenze evidenti nelle tecniche pubblicitarie e nella moda. Oggi quindi numerosi personaggi, integrati nel sistema convenzionale del mercato dell’arte, traggono il loro valore da esperienze precedenti spesso formalmente illegali.
Ad esempio, alcuni comuni come quello di Strud (UK), hanno fornito delle aree intorno alla città, dove i writer possono mostrare il loro talento, comprendendo sottopassaggi, parcheggi e pareti che
1. ERON, www.eron.it - biografia e citazioni.
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Street Art è la definizione comunemente utilizzata per inquadrare tutte le manifestazioni artistiche compiute in spazi pubblici, si riferisce ad un tipo di arte alternativa, opposta alle iniziative sponsorizzare dal governo. A differenza dei graffiti writing l’artista non vuole imporre il suo nome, ma intende creare un’opera d’arte che si contestualizzi nello spazio che la circonda, associando un forte impatto visivo e interagendo con un pubblico diversificato, che peraltro non ha scelto di visionare l’opera. Il concetto è facilmente riconducibile all’idea di performance nata negli anni settanta, con l’aggiunta del tentativo di proporre un’opera duratura, che non sia ufficiale né richiesta. I writers hanno sfidato l’arte collocandola in contesti non-artistici. Non aspirano a cambiare la definizione di arte, ma piuttosto cercano di mettere in discussione l’ambiente esistente con il proprio linguaggio. Tentano di comunicare alle persone temi sociali rilevanti, in modo da informare attraverso valori estetici senza esserne imprigionati. 17
John Fekner definisce la Street Art come “tutta l’arte di strada che non è graffito” 1. Le motivazioni e gli obiettivi che guidano questi artisti sono così varie quanto le loro personalità. Esiste una forte corrente attivista e sovversiva nell’arte urbana, potente piattaforma per il raggiungimento del pubblico. Alcuni si occupano di esteriorizzare tematiche di critica spesso riguardanti abusi, soprusi e altri problemi culturali, l’abolizione della proprietà privata e la bonificazione delle strade; altri più semplicemente vedono le città come luogo di sperimentazione, in modo da essere apprezzati attraverso i cambiamenti e i rischi associati alle istallazioni illecite dei loro lavori, all’interno degli spazi pubblici. In tutti i casi, il tema universale che accomuna tutta la Street Art è quello di adattare le opere prodotte ad una forma che utilizza lo spazio urbano, permettendo agli artisti che si sentono privi della libertà di espressione, di raggiungere un pubblico molto più vasto rispetto a quello di una tradizionale galleria d’arte.
LA STREET ART
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Come già accennato, all’interno del fenomeno esiste uno spiccato movimento di artisti che utilizza un approccio aggressivo, indirizzato a riconvertire il concetto di spazio collettivo. Per questo motivo, spesso la Street Art viene identificata anche con il nome di “Guerrilla Art”. La Guerrilla Art è la creazione di arte pubblica clandestina, installazioni non autorizzate, spesso con lo scopo di fare un’aperta critica e politica. Consiste nel riciclare spazi urbani e cambiare le loro dinamiche con immagini a volte anche contrastanti, nel realizzare un’arte anonima che poi viene lasciata a se stessa. La Guerrilla Art non è solo il colore di una vernice spray, testi e immagini. Essa può anche includere rifacimenti a scene tratte dal cinema e dal teatro.
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Sorta come un piccolo movimento underground 2 iniziato nel 1980, fu una risposta alla percepita sottrazione dello spazio pubblico da parte degli interessi commerciali, all’avvertita banalità di molti pezzi d’arte autorizzati al pubblico e alla mancanza di opportunità, per gli artisti, di ottenere le autorizzazioni per organizzare esposizioni. Si differenzia da molte forme d’arte per il fatto che non ha confini tra l’immagine e l’ambiente in cui si viene a collocare. Mentre un dipinto tradizionale può essere spostato da galleria a galleria senza che il significato ne venga stravolto, la Street Art è un movimento ambientale: la superficie sulla quale viene applicata è fondamentale per la comprensione dell’opera. Senza le dinamiche della società moderna, la Guerrilla Art è ridotta ad “arte fine a se stessa” e sarebbe definita per “quello che è” più che per “quello che fa”. Il prodotto della Guerrilla Art è focalizzato sulla causa e sull’effetto, mirando a produrre una reazione nelle menti delle persone, che vivono all’interno del contesto ambientale che questa altera. 1. LEWISOHN CEDAR, Street Art: The Graffiti Revolution, Tate Museum, London, England 2008.
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2. Il termine “underground” serve a descrivere tutte quelle forme
d’arte alternative, illegali, taboo, ribelli o rivoluzionarie, distanti dall’arte riconosciuta ufficialmente. L’arte underground di solito modifica o rigetta in qualche modo lo status quo culturale, e può essere caratterizzato da dosi estreme di originalità e sperimentazione in termini di contenuto, forma e contesto.
1. Pochoir, Quai de la Seine, Parigi. 2. Poster, Belleville, Parigi. 3. Installazione, La Chapelle, Parigi. 4. GREGOS, nstallazione, Parigi. 5. Murales, Nantes 2010. 6. Murales, Roma 2010.
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LE TECNICHE. Dal momento che gli artisti dei Graffiti tradizionali hanno realizzato principalmente dipinti a mano libera, servendosi di pittura aerosol 1, la Street Art utilizza molti altri mezzi e tecniche: LED art, mosaici, murales, stencils, stickers, street installations (installazioni stradali), wheatpasting (impasti di frumento), woodblocking (blocchi di legno), proiezioni video e yarn bombing. LED art: è una forma di light art 2 costituita da diodi emittenti di luce. Molti artisti usano i LED come forma di Guerrilla Art, incorporandoli per produrre opere temporanee in spazi pubblici. I LED sono molto economici e stanno diventando un nuovo modo per fare Street Art. Questi sono usati principalmente per istallazioni, sculture e opere d’arte interattive. Il più comune è il LED Throwie, un piccolo LED attaccato ad una batteria ed un magnete dalle elevate caratteristiche conduttive, usato per creare graffiti non distruttivi e display luminosi. Gli artisti li usano all’interno di sculture o infrastrutture stradali 21
in metallo, che assumono la stessa funzione di una tela per dipingere. L’uso dei LED Throwies fu ideato da James Powderly ed Evan Roth, impiegati nella ricerca all’interno del laboratorio “Graffiti Research Lab” nel 2006. La tecnologia, come ogni forma di sperimentazione, è open source e di dominio pubblico. I LED Throwies sono stati designati come un nuovo tipo di graffito artistico per essere applicati a superfici ferromagnetiche come l’acciaio. Mosaico: è una composizione pittorica ottenuta mediante l’utilizzo di frammenti di materiali (tessere) di diversa natura e colore (pietre, vetro, conchiglie). Questa tecnica affonda le sue origini nei mosaici a tessere risalenti alla Roma del III secolo a.C., per impermeabilizzare il pavimento di terra battuta, raffinata successivamente in Grecia e in Egitto. Il mosaico si avvale di una pratica di creazione scandita dall’utilizzo di tre elementi: le tessere per realizzare il disegno, un supporto e un collante. I metodi di realizzazione sono sostanzialmente tre :
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1. 2. AQUA TEEN HUNGER FORCE, Boston. 3. Mosaico, Nantes.
- il metodo diretto: è il più semplice e il più rapido. Dopo avere effettuato un disegno a carboncino sul supporto, si applica uno strato poco spesso di adesivo sulle zone da lavorare. Si dispongono inizialmente le tessere più grandi, quindi si inseriscono le più piccole; questa disposizione è realizzata dell’esterno verso l’interno. In seguito si applica uno strato di cemento (per le giunzioni tra le tessere) che si asporta dopo essiccazione. - il metodo indiretto: si attaccano le tessere alla rovescia su un supporto provvisorio, per ottenere una superficie piana. Quindi si incolla il tutto sul supporto definitivo, e si toglie il fondo provvisorio. Il supporto provvisorio raccomandato nei manuali è molto spesso la carta Kraft. Questo tipo di carta è sensibile all’adesivo solubile in acqua e si deforma. Le tessere incollate sulle convessità si troveranno nelle concavità una volta che si sarà attaccato l’insieme sul supporto definitivo. Il poliestere non impermeabile (completamente insensibile all’adesivo solubile in acqua) dà risultati migliori e si scolla molto facilmente per il semplice fatto che l’acqua contenuta nelle
giunzioni, o il cemento adesivo, hanno rammollito l’adesivo solubile in acqua. - il metodo doppio: è una combinazione dei metodi diretto ed indiretto. Questa tecnica, nella Street Art, viene utilizzata soprattutto da un movimento di artisti chiamato Space Invaders, dal nome del videogioco arcade 3 del 1978, poiché la trama “sgranata” dei disegni ne ricrea l’effetto pixelato. Murale: è un dipinto realizzato su una parete, un soffitto o altra larga superficie permanente in muratura. Il termine indica anche il genere di pittura, ed è divenuto celebre per il movimento artistico messicano noto come “muralismo”. La pittura murale può essere realizzata con varie tecniche, come ad esempio l’affresco 4. Nati da movimenti di protesta, come libere espressioni creative della popolazione contro il potere, i murales hanno assunto sempre più nel tempo valore estetico, pur conservando il loro valore sociale. Spesso oggi, commissionati da Enti pubblici, evidenziano l’identità del luogo e sono di richiamo per il turismo culturale. Particolarmente noti quelli di Belfast e Derry nelle Contee dell’Irlanda del Nord, che hanno incarnato la lotta del popolo nordirlandese per la propria indipendenza dal Regno Unito. Questi murales denotano un alto grado di artisticità ed un elevato contenuto sociale e politico, mescolando soggetti tradizionali della cultura celtica con tematiche di scottante attualità. Rappresentano a tutti gli effetti dei dolmen politici 5 attorno ai quali la popolazione nazionalista nordirlandese si riconosce in una battaglia culturale per i propri diritti civili e sociali. Stencil: è una maschera che permette di riprodurre le stesse forme, simboli o lettere in serie. La maschera è realizzata tramite il taglio di alcune sezioni sulla superficie di fogli in carta o cartone, per formare un negativo dell’immagine che si vuole creare. Applicando vernice o pigmento sulla maschera, la forma ritagliata verrà impressionata sulla superficie retrostante dello stencil, in quanto il colore passerà solo attraverso le sezioni asportate. Il principale limite dello stencil è che non permette la creazione di figure isolate all’interno dell’immagine. L’espediente a cui si ricorre è l’uso di ponti che collegano la figura isolata al resto della maschera.
1. ZOO PROJECT, Rue de l’Ourcq, Parigi. 2. Murale, Corso del Ppolo, Mestre. 3. Murale, Centro Direzionale, Milano.
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1. Mr ANDRE, Dorsoduro, Venezia. 2. BANKSY, Rambuteau, Parigi.
3. Pochoir, San Lorenzo, Roma. 4. Pochoir, Montmartre, Parigi.
Ogni stencil permette di creare una forma di un solo colore, quindi per creare immagini a più colori è necessario realizzare una maschera apposita per ogni colore che si vuole utilizzare, applicandola in fasi differenti. Questa tecnica di stampa con stencil viene chiamata “ciclostile”.
laski Bridge Queens Midtown. Il messaggio rimase intatto per undici anni, fino al suo nuovo pezzo “Earth Day” del 1990.
Pratica molto economica e veloce, è largamente usata a scopo industriale e militare per identificare e catalogare oggetti, veicoli, etc. È utilizzata inoltre come decorazione per muri e stoffe. Lo stencil è diventato uno strumento fondamentale della Street Art, dove è importante la velocità di esecuzione (essendo spesso una pratica illegale) e soprattutto perché ha una possibilità di riproduzione illimitata. La subcultura dei graffiti stencil è sorta negli ultimi trent’anni. Nel 1968 Jhon Fekner fu uno dei primi artisti a portare all’esterno il suo lavoro. Lo stencil di Fekner “Wheels Over Indian Trails” (ruote sulle tracce indiane) del 1979, accoglieva motociclisti e viaggiatori che arrivavano a NY passando per il tunnel Pu-
Un famoso artista francese, Ernest Pignon, realizzava sagome di vittime di bombe nucleari dipinte nel sud della Francia, nel 1966. La prima opera di Blek le Rat fu vista a Parigi nel 1981, mentre Jef Aerosol iniziò a Tours nel 1982. I due continuarono a lavorare allo scoperto fino a quando le Rat cominciò a creare qualcosa di proprio sulla scia dei writers di New York. Altri artisti che si avvalgono di stencil per la realizzazione dei loro pezzi sono: Banksy, Above, Bride Campaign, Vhils, 157 e Shepard Fairey. Sticker: (dall’inglese “sticker”, adesivo) è una forma di Street Art in cui il messaggio o l’immagine sono veicolati attraverso l’uso di adesivi. È consueto trovare esempi di sticker art nei grandi centri urbani e in posti molto trafficati. 26
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2 1. Stickers, Hotel de Ville, Parigi. 2. Sticker, San Lorenzo, Roma.
Questi supporti possono spesso contenere messaggi politici o sociali, con l’intento di arrivare al maggior pubblico possibile grazie al tappezzamento di vaste zone urbane, promuovendo così una maggiore sensibilizzazione verso un determinato problema. Gli adesivi sono inoltre stati recentemente protagonisti di numerose campagne d’arte d’avanguardia, tra le quali “This is a heavy product” (questo è un prodotto pesante) di Obey Giant. Un altro uso degli stickers nell’ambito della street art è quello di contenere la firma dell’artista (tag), in alternativa alla firma con spray o pennarello. Questi adesivi sono spesso caratterizzati da un colore di sfondo uniforme e dalla firma scritta a mano con il pennarello, come ad esempio la famosa serie di stikers “Hello, my name is: …” (ciao, il mio nome è: …). Olivier Doria ha fatto largo uso di adesivi su misura rappresentanti carte da gioco (blackjack, poker, cinesi e tarocchi). L’artista ha combinato l’uso di adesivi, pennarelli, vernice e bombolette spray su pannelli di 27
plastica e tela esprimendo vari temi di attualità, servendosi anche di stemmi araldici 6 e timbri con il suo cognome, come completamento dei suoi lavori. Street installations (installazioni stradali): sono una moda crescente all’interno del movimento della Street Art. Mentre la Street Art convenzionale/Graffiti è supportata da superfici/muri, le street installations usano oggetti/spazi 3D per interferire con l’ambiente urbano. Come per i Graffiti, si tratta di un fenomeno non autorizzato e una volta che oggetti/sculture sono installate, vengono abbandonate dagli artisti. Le Hitchhikers (autostop) sono una delle forme di street installations più frequenti a NY, dove i disegni e le scritte dipinti su basi in legno sono sovrapposti poi ai segnali stradali usando bulloni in metallo. Artisti come Leon Reid IV e Brad Downey usano oggetti rimossi dalle strade che, scolpiti attraverso cambiamenti/ristrutturazioni, vengono reinseriti nella città. Dalla fine del 1990, nella città di New York, Skewville
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4 3. GREGOS, Rambuteau, Parigi. 4. SLINKACHU, “Little People in the City”, Londra. 5. MARK JENKINS, Washington DC.
ha iniziato a produrre il proprio marchio attraverso installazioni come la realizzazione di scarpe di legno, un falso condizionatore d’aria inciso da parole come “FAKE” (falso) e altre sculture che fanno uso di tavolozze in legno e tubi elettrici. Truth usa blocchi dipinti e attaccati sui muri per integrarli nell’architettura degli edifici esistenti. A San Francisco nel 2002, Jo Slota ha dato vita al movimento delle “Ghost bikes” (biciclette fantasma), installazioni artistiche di commemorazione per i ciclisti deceduti a causa delle automobili, nelle quali biciclette dipinte di bianco sono legate alle insegne degli incroci stradali. Un gruppo di cani fatti a mano, posizionati in cerchio, è stata un’istallazione “di moda” situata lungo le rotatorie svedesi nel 2006. Gli artisti che maggiormente hanno sperimentato in questo campo sono: above, Revs, Mark Jenkins, Leon Reid IV, Brad Downey, Banksy, Mark Divo, il laboratorio di ricerca sui Graffiti “Graffiti Research Lab”, Lennie Lee, Mark McGowan, Nsumi, Patrick Moya, Will St Leger e WAZA.
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paganda e lavori artistici. Fu largamente impiegato dal XIX al XX secolo per la produzione di poster e cartelloni. Nel campo della pubblicità per alcolici e nightclub, nel 1890, la pasta di Henri de Tolouse-Lautrec era così popolare che le istruzioni su come rimuovere i poster senza danneggiare le superfici su cui erano applicati, venivano scritte sui poster stessi. Fino al 1970 per i manifesti commerciali si utilizzava questo impasto, dopo di che si cominciò ad acquistare paste istantanee precotte. Queste, se applicate dietro la carta, potevano aderire su tutte le superfici piane, in particolare cemento e metallo; non aderivano su legno e plastica. Negli USA e in Canada il processo è tipicamente chiamato “wheatpasting” o “poster bombing”, persino quando viene usata la pasta per i cartelloni commerciali invece della tradizionale colla di frumento. In Inghilterra il termine per il verbo “wheatpasting” è “flyposting”. Woodblock (blocco di legno): consiste nel dipingere su piccole lastre di compensato o altri materiali economici, per poi attaccarli come insegne stradali attraverso bulloni agganciati sul retro in modo da evitarne la rimozione. 2 1. Wheatpaste, Ménilmontant, Parigi. 2. Woodblock, Montmartre, Parigi.
Wheatpaste (impasto di frumento): conosciuto anche come colla di farina, impasto di fiori o di riso, è un liquido adesivo creato con amido vegetale e acqua. Veniva utilizzato già in tempi lontani nelle arts and crafts per rilegare i libri, fare decoupage, collage e cartapesta 7. Questa colla, impiegata anche per far aderire poster di carta a muri e altre superfici, è utilizzata per realizzare graffiti. Unito a pasta di giornali, il wheatpaste è costituito da un miscuglio grezzo di fiori e acqua (a volte anche riso) riscaldato fino al suo indurimento.
Esistente sin dal 1995 a New York, questa pratica ha avuto il suo massimo sviluppo a Chicago nel 2007 come reazione al programma anti-graffiti della città. La maggior parte delle insegne ha fori standardizzati per permettere l’aggancio alla segnaletica preesistente. L’abilità degli artisti di produrre autonomamente questi blocchi ha permesso di ottenere diverse finiture per ogni pezzo. Questa tecnica è stata ideata per un’arte, considerata ugualmente come atto di vandalismo, che non passa inosservata al cammino dei passanti.
Nelle creazioni artistiche è impiegato spesso per la sua facile preparazione e lavorazione, in combinazione alla sua bassa acidità e reversibilità. Una colla così fatta può durare 1-2 giorni, dopodiché i microrganismi cominceranno a farla fermentare e lievitare e non sarà più utilizzabile; è sufficiente riscaldarla prima dell’utilizzo.
Proiezioni video: consiste nel realizzare installazioni e proiezioni video artistici o proiezioni di graffiti luminosi all’interno dell’ambiente urbano. Questa tecnica gode della massima visibilità: le proiezioni possono raggiungere dimensioni anche molto grandi, in base alla potenza del proiettore. I materiali utilizzati sono: un proiettore digitale di minimo 2000 ANSI lumen; un’automobile per l’utilizzo di energia proveniente dalla batteria, per la praticità nella mobilità del supporto di proiezione e la regolazione della distanza; un computer portatile.
Attivisti ed esponenti di varie subculture si servono di questo materiale come adesivo per flyer di pro-
Trovare una buona locazione è fondamentale per la visibilità. Fattori importanti al fine di ottenere un
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buon risultato sono le condizioni luminose esterne, il colore della superficie di supporto, utilizzare video con disegni o scritte bianche per ottenere ancora più luce, la distanza che separa il luogo della proiezione e il proiettore. Le superfici di supporto al video possono essere improvvisate o studiate per collocare l’istallazione in un punto urbano ben preciso. La video proiezione viene maggiormente accettata dal grande pubblico rispetto alle altre tecniche, a tal punto da essere diventata soggetto d’interesse per i grandi brand, i quali utilizzano la sua tecnica per commercializzare “meglio” i loro prodotti ed acquisire maggiore visibilità rispetto alla concorrenza. Un esempio sono i progetti realizzati su commissione dal collettivo “Urbanscreen”, associazione sorta nel 2008, che produce impianti media su grande scala e di alto valore artistico, su misura in base alla superficie urbana presa in considerazione. Dedicato appositamente a questo tipo di tecnica, oltre al sito internet del “Graffiti Research Lab”, ne è stato realizzato appositamente un altro: “Urban Projection” (www.urban-projection.com) che illustra i lavori di numerosi artisti a partire dal 2006. Tra questi, il fotografo Shimon Atties che lavora con la proiezione di slide dall’inizio degli anni ‘90, ha realizzato nel 2004 un progetto: “The History on Another: Projections in Rome” (La storia di un altro: proiezioni a Roma) sulla povertà lungo le strade, esposto poi al Museo di Fotografia Contemporanea di Chicago. Doug Aitken nel 2007 ha ideato una serie d’installazioni intitolate “Sleepwalkers”, sulle facciate del MOMA a New York, animando l’architettura attraverso proiezioni video di viaggi notturni in cinque città inabitate. Yarn bombing: è una tipologia di Graffiti o Street Art che impiega superfici colorate di tessuto fatto a maglia o all’uncinetto. Le installazioni con filo di cotone, chiamate “yarn bombs” o “knit bombs” (dall’inglese “yarn” o ”knit”, filo), negli ultimi quattro anni, sono state considerate non-permanenti, e, diversamente dai graffiti, se necessario possono essere facilmente rimosse. La pratica si crede avesse origine negli USA dai tessitori Texani che cercavano un modo creativo di usare gli avanzi di progetti non conclusi. Mentre le altre forme di graffiti possono essere espressive, decorative, territoriali, di carattere sociopolitico, pubblicitarie o di vandalismo, gli anelli yarn bombe, analogamente al fenomeno di Guerrilla gardening, si basano esclusivamente sulla comunicazione e la personalizzazione di spazi pubblici freddi o sterili. 31
1 1. Video Installazione personale “NOIZE”, progetto “Retransmission3”, Cours des 50 Otages, Nantes 2010. 2. SHIMON ATTIE, Mulackstrasse 37, Berlino 1992. 3. Yarn bombing, Montmartre, Parigi.
Dave Cole è un artista scultore, ha realizzato lavori all’uncinetto in funzione di graffiti, per installazioni rivolte ad un pubblico di larga scala, commissionate dal “Big West Arts Festival” nel 2009 a Melbourne, in Austrialia. L’opera fu soggetta ad atti di vandalismo durante la notte del suo completamento. Un altro tessitore anonimo o un gruppo di tessitori denominati “Midnight Knitter” (tessitore di mezzanotte) ha decorato rami, con il favore del buio notturno, a Cape May, nel New Jersey.
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1. La pittura aerosol (Aerosol paint o Spray paint) è un tipo di pittura
che proviene da un contenitore pressurizzato e sigillato, rilasciata in fine vapore spray sotto la pressione di una valvola a pulsante. Una forma di pittura spray, la pittura aerosol lascia una superficie liscia e coprente, diversa da molte pitture a roller o a spazzola. La dimensione standard può essere di facile trasporto, non costosa e facile da trovare. La base dell’aerosol può essere applicata direttamente su materiali come metallo e molti tipi di plastica.
2. “Light art” è una forma di arte visiva dove il maggiore mezzo
di comunicazione è la luce. La luce può essere usata come effetto estetico sui monumenti. In tutti i casi, il moderno concetto di light art è emerso con lo sviluppo delle luci artificiali e la sperimentazione nell’arte moderna. Esempi di light art includono i lavori di Dan Flavin, Olafur Eliasson, James Turrell, Waltraut Cooper, Aleksandra Stratimirovic, Austine Wood Comarow e molti altri.
3. L’espressione “videogioco arcade” (letteralmente “videogioco da
portico”) si riferisce, in generale, a un videogioco cui si gioca in una apposita postazione pubblica a gettoni o a monete, dotata di monitor, joystick, pulsanti, trackball o altro. Storicamente, gli arcade rappresentarono la prima generazione di videogiochi, e il primo contatto del pubblico con questa nuova forma di intrattenimento. Fra gli anni settanta e gli ottanta vennero distribuiti in tutto il mondo arcade di enorme successo come Space Invaders, Defender, Asteroids, Tetris e Pac Man.
4. L’affresco è una pittura eseguita su intonaco, appunto ancora fresco, di una parete: il colore ne è chimicamente incorporato e conservato per un tempo illimitato.
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5. Il dolmen è un tipo di tomba megalitica preistorica a camera
singola e, insieme al sito di Stonehenge in Gran Bretagna, costituisce il più noto tra i monumenti megalitici. La realizzazione dei dolmen viene collocata nell’arco di tempo che va dalla fine del V millennio a.C. alla fine del III millennio a.C..
6. In araldica, uno stemma è un design distintivo dipinto su uno
scudo, ma il termine è ampiamente applicato anche al raggiungimento araldico, composto da uno scudo e alcuni accessori. In ogni caso, il disegno è un simbolo unico per una persona, una famiglia, una società, o uno stato. Tali sono chiamati comunemente anche stemmi, dispositivi di araldica, stemmi araldici o armata.
7. Il decoupage è l’arte di decorare un oggetto incollando su di
esso ritagli di carta colorati, in combinazione con speciali vernici. Il termine collage (dal francese) indica la tecnica utilizzata per la realizzazione di opere di ogni livello (scolastico, ludico, artigianale, artistico, per esempio di arte povera, etc.) prodotte per mezzo di sovrapposizione di carte, fotografie, oggetti, ritagli di giornale o di rivista. Con il tempo il termine ha iniziato ad indicare non solo la tecnica ma anche le opere stesse per metonimia. Queste opere o composizioni sono realizzate con l’utilizzo di materiali diversi incollati su un supporto che può essere di vario tipo ma generalmente rigido. La cartapesta è una tecnica povera di lavoro plastico. Si prepara utilizzando prevalentemente carta e stracci intrisi di colla vinilica o, in alternativa, di colla di farina.
1. Wheatpaste, Montmartre, Parigi. 2. Decorazione, Pmpidou, Parigi. 3. OBEY GIANT, Oberkampf, Parigi.
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TEMATICHE E TENDENZE. Essendo un fenomeno universale, la Street Art può essere vista come un mezzo di comunicazione di massa a 360 gradi. Viene utilizzata come strumento d’espressione popolare per gruppi sociali alternativi che altrimenti non avrebbero un supporto per mettere in luce disagi e problematiche sociali. Si esprime paradossalmente attraverso strumenti simili a quelli della comunicazione politica, con poster, dipinti su parete, graffiti e murales. Normalmente il termine Street Art è usato in senso collettivo, per raggruppare le varie forme d’arte che vanno dalla semplice arte urbana alla Guerrilla. Quest’ultima in particolare verte su messaggi precisi, per trasmettere sentimenti e scuotere gli animi del suo pubblico, sotto forma di una comunicazione che si serve di simboli, cliché e slogan. Gli stessi mezzi usati dalla Guerrilla Art, furono usati già nel 1989 nella politica del movimento studentesco pro-democratico in Cina. Il regime era governato dallo stereotipo della democrazia sul popolo. 35
Gli studenti riformisti ripresero questo concetto e lo usarono per mobilitare la cittadinanza e delegittimare il sistema. L’importanza della Street Art può essere vista soprattutto all’interno di regimi più autoritari, dove lo stato cerca di ridurre gli spazi pubblici e di opporsi alla “street graphic”. La Street Art che si occupa di comunicare idee e valori, rompe la cospirazione al silenzio. Come la stampa, una sua regola è formare la consapevolezza sociale. Nella sua essenza, connota una decentralizzazione, una forma democratica di accesso universale e il controllo reale sui messaggi di produzione sociale. È un barometro che registra lo spettro di pensiero, creando una storia all’interno delle diverse comunità. Aiuta così a capire i conflitti tra lo stato e la società, diventando un mezzo per analizzare e descrivere l’evoluzione culturale di un Paese. Colore e disegni sono molto utili per un maggior impatto visivo. Gli artisti sono molto consapevoli di questo fatto nel trasmettere i loro messaggi. Allo
2 1. HOGRE, San Lorenzo, Roma 2010. 2. Murale, San Lorenzo, Roma 2010. 3. Wheatpaste, Rue de l’Ourcq, Parigi.
stesso modo delle pubblicità commerciali, sono coscienti del significato nell’uso del colore e come questo riesca a suscitare emozioni. I colori vibranti quali rosso, arancione e giallo, generano ad esempio un sentimento di eccitamento. Rosso e nero sono colori passionali, espressione di emozioni come: rivoluzione, amore, morte o violenza. Colori leggeri quali il blu e il verde indicano calma, rassicurazione ed evocano elementi legati alla natura. Il bianco è simbolo di pace e purezza. Variazioni di dimensione e intensità possono essere manipolati per evocare messaggi cupi, divertenti, rassicuranti, o violenti e scioccanti. La chiarezza nel disegno è critica. Creare un messaggio semplice che sia allo stesso tempo d’impatto è essenziale. Deve essere breve, chiaro e visibile. I writers, sembra abbiano un’innata predisposizione nella comprensione di come massimizzare la visione dei loro pezzi al più grande numero di persone. Muri chiave, palazzi, staccionate, strade e autostrade, all’interno del contesto urbano, sono scovati appositamente per questo importante obiettivo. Di solito i luoghi soggetti al loro interesse sono le strade e le au-
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tostrade principali, le piazze e i depositi per i mezzi di trasporto, compresi il cuore dei centri d’affari, le zone universitarie, i quartieri commerciali e residenziali. In effetti ci sono pochi posti che sono considerati off-limits. Gli scopi principali della Street Art spesso mirano a rivestire ruoli di opposizione a situazioni culturali e governative, attraverso immagini di critica che aiutano la riflessione o mediante commenti espliciti; in altri casi può esprimersi anche in modo neutrale, oggettivo, proponendo valori di libertà. In generale, il suo obiettivo è quello di mettere in evidenza un’idea attraverso immagini di “impatto”. Per questo motivo i lavori sono studiati per semplificarne la comunicazione, sintetizzando idee attraverso precisi messaggi. A tal fine, l’uso di slogan o cartoon realistici, è spesso impiegato per facilitare la comprensione del pubblico. I temi di natura politica, sociale, economica o culturale, sono adattati per riflettere i problemi o illustrare le caratteristiche appartenenti ad un contesto specifico. Una delle più popolari forme di Guerrilla Art è l’alterazione dei cartelloni pubblicitari, spesso con l’intento di ricavare messaggi assurdi o ironici dai contenuti delle pubblicità originali. Tali installazioni vogliono comunicare qualcosa di sottile. Una scuola di pensiero esistente afferma che molti graffiti intesi artisticamente, possono essere considerati alla pari della Guerrilla Art. Stikers, stencils e poster artistici sono sempre più influenti: Robbie Conal regolarmente usa la città di Los Angeles come sua personale galleria d’arte. Gli stikers Obey Giant di Shepard Fairey sono presenti anche nelle capitali al di fuori degli Stati Uniti. Esempi di rilievo includono anche il fronte dei cartelloni di liberazione creati da Adbusters, Banksy e le Guerrilla Girls. Altre volte la Guerilla Art è affiancata dall’uso dei media. Ad esempio, uno dei pezzi più famosi è l’installazione della scultura in bronzo Charging Bull (Toro Ricaricabile) di Arturo Di Modica, posizionato di fronte alla borsa di New York nel dicembre del 1989. Sebbene non autorizzata, questa scultura ha avuto un immediato successo tra i newyorkesi. Jason Sprinkle, facente parte dei “Fabbricanti di Affssioni” (FA), legò una catena al monumento dell’uomo col martello in Siattle, WA. Un altro gruppo di guerrilla, i Provos, durante gli 1. BLU e ERICAILCANE, Galleria d’Arte Moderna, Via Palestro, Milano.
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della Sstreet Art, nonché movente della Guerrilla tag, è l’adozione di tecniche di guerrilla marketing 2 su metodi artistici tradizionali. Questa forma d’arte è stata commercializzata a tal punto da essere utilizzata da numerose band musicali per rappresentare e commercializzare la loro immagine, come ad esempio i “Gorillaz” che hanno utilizzato graffiti animati per rappresentare i componenti del loro gruppo. Numerose campagne promozionali hanno ripreso le sue tendenze grafiche per innumerevoli prodotti e servizi. Basti pensare ad una delle più famose pubblicità che hanno usato la Street Art: quella di Shepard Fairey nel 1989, dove venne impiegata un’immagine di Andre the Giant 3 per commercializzare lo stile di skaters 4 e altri. La promozione venne chiamata “Obey the Giant” ed ebbe così tanto successo da avere un sito internet solamente per spiegarne il design e il progetto (http://obeygiant.com). L’uso dei criteri di guerrilla marketing è quello di creare “pubblicità artistica”, trasformando così l’artista da individuo a vero e proprio brand. 1. Il branding è la strategia utilizzata dall brand management per l’applicazione delle tecniche di marketing a uno specifico prodotto, linea di prodotto o marca (brand).
4 1. Pochoir di Freud su carta regalo, Rue de l’Ourcq,Parigi. 2. OBEY GIANT, Oberkampf, Parigi. 3. Pochoir bambino Kinder, San Lorenzo, Roma 2010. 4. Wheatpaste, San Lorenzo, Roma 2010.
anni ‘60, si travestirono da Santa Claus distribuendo regali ai bambini all’interno dei negozi del ministero, provocando la reazione della polizia costretta ad arrestare Santa Claus in pubblico, davanti ai bambini. Molti “guerrilla artist” mirano a sabotare famosi branding 1 per la propria pubblicità e identità, talvolta con ovvi riferimenti al logo stesso. Ciò può essere ritrovato nelle opere di D*Face che smitizzano la firma di Walt Disney. Alcuni sono anti-capitalisti, altri indossano solo prodotti di marca. Non è un movimento che mira a dare supporto o ad opporsi al condizionamento del branding. La Street Art attivista, è la diretta risposta ad esso.
2. “Guerriglia marketing” (dall’inglese Guerilla Marketing) è una
definizione coniata dal pubblicitario statunitense Jay Conrad Levinson nel 1984 nel suo libro omonimo per indicare una forma di promozione pubblicitaria non convenzionale e a basso budget ottenuta attraverso l’utilizzo creativo di mezzi e strumenti aggressivi che fanno leva sull’immaginario e sui meccanismi psicologici degli utenti finali.
3. André René Roussimoff, meglio noto col nome d’arte di André the Giant (Grenoble, 19 maggio 1946 – Parigi, 27 gennaio 1993), è stato un wrestler e attore francese.
4. Gli skaters sono coloro che praticano come sport lo skate-
boarding, praticato con uno speciale attrezzo, lo skateboard, che è costituito da una tavola in legno, un sandwich di acero canadese (famoso per la sua resistenza) munito di ruote montate su cuscinetti di precisione e di attacchi snodati (trucks) che permettono di sterzare e che sono regolabili in base alla specialità ed al peso dell’atleta.
Questo movimento è una controbattuta a incrementante potere e importanza del logo, all’interno della vita di ogni giorno. Movimenti urbani più sviluppati, integrano tanto il branding quanto la Guerrilla Art al loro interno. Ciò delle volte non è una coincidenza. La più importante tecnica sviluppata del movimento
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Mentre tutte le grandi città del mondo, e qualche capoluogo regionale, ospitano forme di Street Art o Graffiti, ci sono alcune località che sono considerate come una sorta di “rifugio” per la sperimentazione di particolari mezzi artistici, o per dar voce alla cultura Street Art pioneristica. Tali luoghi spesso attraggono famosi artisti internazionali che ci lavorano, per esibire le loro opere. Quella che segue è una lista parziale delle città più celebri a tal proposito. BERLINO (Germania) dopo la riunificazione della città ha attratto l’attenzione di artisti di strada internazionali, facendone una delle roccaforti d’Europa. Posizioni post-comuniste alternative, affitti economici ed edifici in rovina danno sviluppo ad una vibrante scena artistica. La “zona calda” comprende Mitte, Prenzlauer Berg, Kreuzberg e Friedrichshtain. BRISTOL (Inghilterra) e una parte di palcoscenico per la Street Art. Il suo successo è dovuto in parte alle opere di Banksy. 41
LONDRA (Inghilterra) è diventata una delle maggiori città pro-Graffiti al mondo. Sebbene ufficialmente condannata e pesantemente contrastata, la Street Art ha un enorme successo ed è molto apprezzata dal suo pubblico. MELBOURNE (Australia) è la casa di una delle culture di Street Art più attive e diversificate al mondo ed ospita i pionieri della comunicazione attraverso la tecnica dello stencil. Artisti come Blek Le Rat e Banksy hanno realizzato molti dei loro lavori nel 2000 lungo le strade di questa città. Le loro opere sono state supportate e preservate dai comuni locali. Luoghi considerati chiave all’interno della città sono Brunswick, Carlton, Fitzroy, Northcote, e il pieno centro che custodisce il famoso Hosier Lane 1. SÃO PAULO (Brasile) è generalmente vista come una delle capitali della Street Art, in particolare per i suoi murales. L’atmosfera vivace e colorata è il riflesso della scena artistica , sviluppatasi rapidamente come una delle migliori e più grandi al mondo.
I PROTAGONISTI
NEW YORK CITY (USA) è considerata la casa dei Graffiti moderni e rappresenta un vero e proprio museo a cielo aperto. STAVANGER (Normandia) ospita ogni anno il Nuart Festival 2, uno degli eventi principali dedicati alla promozione della Street Art.
1. KARSKI, pochoir. 2. MAMBO, dipinto. 3. DAN WITZ, installazione, NY. 4. ONG CREW, murale.
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Molti sono i protagonisti della scena artistica urbana. Tra questi, esempi di maggior rilievo possono considerarsi personaggi come Dan Witz, Karski, Mambo, ONG Crew, Stak, Viagrafik, D*Face, Blek le Rat, Banksy e Invaders. DAN WITZ Ha iniziato la sua carriera come writer alla fine degli anni ’70, quando le metro abbondavano di spazi vergini e la breakdance era la moda della strada. “Hummingbirds” (colibri) realizzato nel maggio 1979, è senza dubbio il suo progetto più importante. Ha ideato una serie di uccelli iridescenti nel 2000. Dopo numerosi anni passati a lavorare in strada, i suoi soggetti in trompe-l’oeil 3 hanno attirato l’attenzione dei passanti a partire dall’11 settembre 2001. KARSKI Originario dei paesi-bassi, Karski si interessa ai graffiti dal 1986. Dopo aver studiato grafica e arte rispettivamente 4 e 5 anni, ha fondato un proprio studio di design e ha lavorato per delle imprese di grandi dimensioni come quella della Coca-Cola. Oggi lavora in proprio, mettendo in pratica diverse tecniche. Le sue opere rendono notoriamente omaggio a rappers deceduti e a bambini spariti.
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MAMBO Nel 1986, il parigino Manbo ha integrato il collettivo “Force Alphabetick”, dipingendo giganteschi affreschi sin dall’inizio. Dopo la morte di Asphat nel 1992, i membri di “Force Alphabetick” si sono progressivamente dispersi. Mambo ha continuato a dipingere con qualche veterano del gruppo. Ha viaggiato per il mondo adattando di volta in volta lo stile dei suoi graffiti alla cultura del Paese in cui si trovava. ONG CREW ONG, ugualmente conosciuto con il nome di Ovejas Negras (i montoni neri), è un collettivo di artisti pluridisciplinari con sede a Barcellona, città nota per l’originalità e la creatività della sua produzione. Tra i suoi componenti troviamo: Maze, Zosen, Riot, Pez, Flan, El Xupet Negre et Chanoir. Questo gruppo elettrico è artefice di numerosi grandi affreschi ed organizza frequentemente manifestazioni e performance artistiche. Il suo stile prende molto spunto dalle arti convenzionali: colori vivi, motivi astratti e distorsioni grafiche sono realizzati su muri spogli, superfici erose e collages di legno, intonaco e carta. Il teschio è un motivo ricorrente e i temi prediletti del gruppo girano attorno a messaggi sociali e politici critici. Il gruppo è anche composto da poeti, direttori video, designer grafici e artisti di performance. Anche se non tutti i suoi membri condividono la stessa sen-
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sibilità politica, molte delle loro opere abbracciano soggetti di attualità. Hanno una predilezione particolare per le scarpe col tacco e le giacche in poliammide. A partire da questo accostamento, è sorta un’alleanza amicale che fa del proselitismo 4 l’autore della prostituzione artistica volontaria e premeditata secondo una prospettiva ironica: PUTTSTARZ. ONG si è sciolto nel 2006 e i suoi membri hanno seguito strade creative individuali. STAK Olivier Stak è uno dei più celebri post-graffitari francesi del XXI secolo. All’inizio (nel 1987) realizzava dei graffiti tradizionali, ma nel 1995, in seguito all’esigenza di trovare un mezzo per distinguere le sue opere dalle migliaia di tags che ricoprivano i muri di Parigi, ha deciso di elaborare un logo. La sua produzione, che comprende adesivi, testi e affreschi, appartiene a una campagna pubblicitaria selvaggia la quale tenta di analizzare le possibili interazioni tra la strada, l’arte, la moda e la comunicazione. Oggi, Stak è sempre più presente nelle gallerie. Importa degli elementi della cultura popolare in questi spazi tradizionalmente riservati all’arte ufficializzata. La sua serie intitolata “Terror”, dai colori fiammeggianti, s’inspira alla musica gabber 5, forma di techno nata a Rotterdam. Stak è stato largamente pubblicizzato dalla rivista World Signs nel 2003. VIAGRAFIK Il collettivo dei designers Viagrafik è composto da quattro pittori e da un artista underground, tutti di origine tedesca. Loro realizzano delle opere d’impronta grafica molto semplici, spesso servendosi dell’uso del computer. La loro street art illegale è estremamente varia, caratterizzata da costruzioni calligrafiche astratte che si fondono con l’architettura urbana. « Come la strada è uno spazio artisticamente naturale, noi abbiamo avuto la fortuna, dall’inizio, di lavorare liberamente, senza regole né modelli. Con il tempo, ci siamo aperti ad altri centri d’interesse e altre influenze diverse dai graffiti. Le nostre attività all’interno del campo grafico ci hanno permesso, per esempio, di rinnovare il nostro approccio in termini di composizione o di equilibrio tra la superficie e la forma. La lingua e il simbolo sono molto più liberi nella grafica che nei graffiti: noi abbiamo creato nuovi modi per disegnare le nostre lettere, d’introdurre l’ironia nelle nostre opere, di giocare con le proporzioni, di decostruire la forma di partenza per arrivare all’astrazione. Cerchiamo di trasformare i graffiti e di introdurci degli elementi che fino ad ora sono risultati bizzarri: costruzione, distruzione, provocazione, grandi spazi ambientali, ecco le piste che seguiamo oggi. » D*FACE Stikers, posters, stencils e vernice spry, nessuna tecnica è lasciata da parte da questo artista londinese. 45
1 1. STAK che dipinge con il fuoco. 2. VIAGRAFIC, sticker. 3. D*FACE, murale, NY.. 4. ROA, murale, Londra.
Le sue opere sono presenti nelle città come New York, Barcellona e ovviamente Londra, il suo campo d’operazione abituale. Il suo stile grafico inconfondibile, che ha come nero e bianco i colori di base, è divenuto unico e identificabile nel mondo dell’arte urbana. Collabora spesso con la polizia di Londra, con la quale prende accordi anche in termini di tecniche e stile. ROA Nato a Ghent, in Belgio, ROA è conosciuto per i suoi animali in bianco e nero. Ha iniziato a dipingere su edifici abbandonati e magazzini nelle zone industriali isolate della sua città natale. Da allora il suo lavoro ha incominciato a svilupparsi anche a New York, Londra, Berlino, Varsavia e Parigi. Il suo tema ricorrente riguarda la rappresentazione di animali, distorti nella forma e nelle proporzioni, generalmente morti o sezionati in modo da farne trasparire l’anatomia. Recentemente, nel 2010, ROA ha tenuto la sua prima esposizione personale nella galleria “Intinerrance” a febbraio e ad aprile ha allestito una mostra intitolata “Evil Gallery” a Londra.
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1, 3. BLEK LE RAT, Parigi. 2. BLEK LE RAT, New York. 4, 5. BANKSY, Londra.
BLEK LE RAT È nato a Boulogne-Billancourt (Parigi). È considerato il padre dello stencil. Ha studiato pittura e architettura, iniziando i suoi lavori a Parigi nel 1981. Già da allora, questo artista ha avuto una grande influenza sui graffiti moderni e il movimento della “guerilla art”. I suoi scopi principali sono sempre stati quelli legati alla consapevolezza sociale e il desiderio di portare l’arte alle persone. L’artista britannico Banksy, famoso in tutto il mondo per i suoi graffiti, ha riconosciuto di essere stato influenzato dal lavoro di Blek Le Rat affermando: « Ogni volta che penso di aver dipinto qualcosa di originale, vengo a sapere che Blek Le Rat l’ha già fatto meglio, solamente vent’anni prima. » Nell’ottobre 2006 Blek Le Rat ha tenuto la sua prima esposizione a Londra all’interno della galleria Leonard Street, e successivamente un’altra alla galleria Metro di Melbourne nel dicembre 2009. In quest’ultima, intitolata “Le Ciel Est Bleu, La Vie Est Belle” (Il cielo è blu, la vita è bella), venivano mostrati
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i suoi lavori, dal 1980 a oggi, attraverso pannelli di legno, tele, dipinti e fotografie. BANKSY È lo pseudonimo di un prolifico writer britannico ancora sconosciuto. In collaborazione con il grafico Tristan Manco, Banksy è nato nel 1974 ed è sorto a Bristol, in Inghilterra. Figlio di un tecnico fotocopiatore, iniziò a lavorare come macellaio ma venne coinvolto nel mondo dei graffiti durante il boom dell’aerosol a Bristol nel 1980. I suoi lavori sono spesso pezzi di arte satirici su temi politici, culturali ed etici. La sua street art, che combina graffiti writing con una distintiva tecnica di stencil, è simile a quella di Blek le Rat, che ha incominciato a lavorare con gli stencil dal 1981 a Parigi come membro del gruppo anarco-punk “Crass” 6 che sosteneva una campagna pubblicitaria di graffiti sul London Tube System alla fine degli anni ’70 inizio anni ’80.
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La sua arte è apparsa anche in altre città del mondo. Il lavoro di Banksy è nato fuori dalla scena underground di Bristol, che comprendeva collaborazioni tra artisti e musicisti. Banksy non ha mai venduto foto dei graffiti di strada. Il primo film di Banksy “Exit Through the Gift Shop”, etichettato come “il primo film-disastro al mondo sulla street art”, ha fatto la sua uscita al Sundance Film Festival nel 2010. Il film venne rilasciato nel Regno Unito il 5 marzo. Banksy ha iniziato come writer dipingendo a mano libera nel 1992-1994 come componente della Crew “DryBreadZ” (DBZ) a Bristol , con Kato e Tes. È stato inspirato dagli artisti locali e il suo lavoro ha fatto parte della più grande scena underground di Bristol. Dall’inizio ha usato stencils come elementi dei suoi pezzi. Ha sentito l’esigenza di cambiare quando, nascosto dalla polizia sotto un autocarro, notò lo stencil del suo numero di serie e, con l’impiegare questa tecnica, divenne presto più notato per la sua arte nella zona intorno a Bristol e Londra. 48
1 1, 2, 3, 4, 5, 6. BANKSY, Londra.
Gli stencil di Banksy hanno come tema immagini singolari e umoriste associate occasionalmente a slogan. Il messaggio è solitamente anti-guerra, anticapitalista o anti-aziendale. I soggetti spesso includono ratti, scimmie, forze dell’ordine, soldati e persone anziane.
Nel 2004, Banksy camminando nel Louvre di Parigi appese sul muro un quadro che aveva dipinto raffigurante la Mona Lisa ma con uno smile al posto del viso. Questo dipinto fu subito rimosso dal personale del museo. L’atto fu giudicato gravemente vandalico.
Nell’estate del 2000, in viaggio per Sydney e Melbourne, in Australia, ha incontrato Gen-X, un attivista visivo, e il recluso James DeWeaver a Byron Bay. Qui ha disegnato un ratto paracadutista con una molletta sul naso sopra un sanitario nella portineria dello Stabilimento d’Arte (Factory Art). Nel 2008, una volta scoperto il valore di quest’opera, questa venne ri-posizionata in un altro luogo.
Nel giugno 2007 Banksy ideò una serie di sanitari portatili di plastica, dichiarando di essere come a Stonehenge 7, ma nel Festival di Glastonbury 8. Dato che la cosa faceva parte del “circolo sacro”, venne sentito inappropriato e la sua installazione venne distrutta da lui stesso prima dell’apertura del festival.
Banksy posò nudo per Spencer Tunik insieme DeWeaver e 40 altri allo stesso tempo, la foto è attualmente presente sul sito internet di DeWeaver. Realizzò anche stickers (come l’orologio del quartiere sabotato) e sculture (come la cabina telefonica assassinata), e realizzò la cover artistica dei Blur per l’album “Think Tank” nel 2003. 49
Nel 2010 un apparente contrasto si sviluppò tra Banksy e l’artista King Robbo dopo che Banksy dipinse sopra un pezzo di Robbo vecchio di 24 anni sulla banca del canale Regent a Londra. Come reazione, diversi pezzi di Banksy a Londra e in altre città del mondo vennero cancellati o coperti dal “Team Robbo”. Sempre nel 2010, dipendenti del comune coprirono accidentalmente un suo pezzo, un famoso
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1, 2, 3, 5, 6, 7, 8, 9. INVADER, Parigi. 4. INVADER, Roma.
stencil di un ratto-paracadutista, nel CBD (Central Business District) di Melbourne in Ausrtalia. INVADER È un artista francese che affigge personaggi inspirati dal famoso gioco elettronico arcade Spece Invader 9. Componendo piccoli mosaici colorati e resistenti, in modo da riprodurne l’effetto pixel, documenta il suo lavoro come una sorta di “invasione” attraverso mappe di avvistamento. Ha iniziato il suo progetto nel 1998 attraverso l’invasione di Parigi, città in cui vive, per poi espanderlo in altre 35 città del mondo: Los Angeles, New York, San Diego, Londra, Manchester, Darlington, Newcastle, Ginevra, Lausanne, Bonn, Cologne, Ljubljana, Praga, Vienna, Barcellona, Bilbao, Nizza, Amsterdam, Berlino, Bangkok, Tokyo, Katamandu, Varanasi, Malbourne, Perth e Mombasa. La locazione per i mosaici non è casuale, ma è scelta in base a diversi criteri, che possono essere estetici, strategici o concettuali. Ad esempio, in Montpellier essi sono disposti in modo da formare sulla planim-
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etria della città un personaggio space invader. I mosaici vengono da lui prefabbricati prima del loro posizionamento. Una volta giunto in una città, si procura la mappa per pianificare la sua invasione, classificando ciascun personaggio attraverso data, posizione, numero e due fotografie dell’avvistamento. Ogni piano possiede una propria estetica, uno stile personale e racconta una storia diversa. Egli riproduce con la stessa tecnica (o attraverso l’uso di stickers) anche altri personaggi appartenenti ai vecchi videogiochi degli anni ’70 - ’80, come ad esempio Super Mario 10. L’intento dell’artista è molteplice: la connessione dello spazio visivo e pubblico, l’incontro tra il pixel e il mosaico e la trasposizione di un videogioco nella realtà. Invader dichiara di non sentirsi far parte del movimento dei Graffiti, dato che ha scoperto l’esistenza di quest’ultimo solo dopo aver cominciato il suo progetto. Si considera più vicino ad un hacker 11, nel propagare illegalmente un virus nel centro del Sistema attraverso una gigantesca rete di space invaders.
Col tempo e l’avanzamento dell’invasione, l’artista Invader ha potuto costruirsi così una reputazione, grazie anche al suo sito internet. Ha avuto quindi l’occasione di adattare il suo lavoro urbano alle gallerie e i musei nei quali realizza tavole pixelate a forma di PacMan e Pong. Invader lavora dal 2005 anche ad un altro progetto chiamato “Rubikcubism”, che consiste nel comporre opere d’arte realizzate da cubi di Rubik 12 per dare volume ai suoi lavori. Queste però sono presenti solo all’interno di esposizioni nelle gallerie d’arte di Parigi, Osaka, Melbourne, Los Angeles, New York e Londra. Imitando Invader, molti fans hanno fabbricato e installato mosaici all’interno delle città nelle quali l’artista non è mai passato.
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1. Hosier Lane è una calle nella parte a Sud del reticolato nel cen-
tro di Melbourne, diventato un’attrazione turistica grazie alla street art e ai graffiti. I suoi muri ricoperti di graffiti e istallazioni artistiche sono diventati un famoso sfondo utilizzato dalla moda e dai fotografi. La calle è stata notata soprattutto per la qualità e la natura politica della sua arte ed è spesso presente nei libri di arte e design, oltre che nelle guide turistiche.
2. Nuart Festival è un festival internazionale di street art a
Stavanger sulla costa Est della Normandia. Dalla prima settimana di settembre un gruppo di artisti internazionali iniziano a lasciare il loro marchio sui muri della città come contributo ad un mese di esposizioni all’interno della galleria all’interno del museo.
3. “Trompe-l’oeil”, letteralmente “inganna l’occhio”, è una tec-
nica pittorica che consiste nel dipingere uno sfondo apparentemente reale su una parete, per farla sparire alla vista. Un tipico murale trompe-l’oeil può rappresentare una finestra, una porta o un atrio per dare una falsa impressione che la stanza sia più grande.
4. Proselitismo è l’opera di chi cerca di fare dei proseliti, ovvero
cerca di convertire altri individui a una certa religione o altra dottrina. Il termine deriva dal greco pros (verso) erchomai (venire).
5. La musica gabber è uno stile di musica elettronica e un sottoge-
nere della techno hardcore ufficializzata a Rotterdam. “Gabber” è una parola slang Yiddish che significa “compagno” o “amico”. L’essenza del suono Gabber è sostanzialmente una distorsione dell’onda da cui viene ricavato un tono melodico riconoscibile. Violenza, droga e bestemmie sono i temi comuni a questo tipo di musica, percepibili attraverso i suoi pezzi e i testi, spesso urlati e distorti. Ormai la Gabber si è sviluppata in diversi paesi. Le sue sedi principali comprendono Paesi Bassi, Belgio, Svizzera, Germania, Australia e Italia.
1 1. BLEK LE RAT, Oberkumpf, Parigi.
6. I “Crass” sono stati un gruppo punk rock famosi nell’Essex
in Inghilterra nel 1977, e sono considerati come i fondatori del movimento anarcho punk e dello slogan DIY (Do It Yourself). Prima di assumere il nome Crass, il gruppo aveva scelto di adottare il nome Stormtrooper, in seguito abbandonato poiché riportava troppo ideologie legate al fascismo.
Glastonbury è anche conosciuto per l’elevato consumo di droghe illegali da parte dei partecipanti, abitudine creatasi grazie alla sua origine hippie, e per questo tenuto costantemente sotto controllo dalla polizia.
7. “Stonehenge” (pietra sospesa, da stone, pietra, ed henge, che
9. Spece Invader fu il primo gioco elettronico a scatenare il “boom
deriva da hang, sospendere: in riferimento agli architravi) è un sito neolitico che si trova vicino ad Amesbury nello Wiltshire, Inghilterra, circa 13 chilometri a nord-ovest di Salisbury sulla piana omonima. È composto da un insieme circolare di grosse pietre erette, conosciute come megaliti. Il sito è stato aggiunto alla lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO nel 1986. Le pietre di Stonehenge sono allineate con un significato particolare ai punti di solstizio ed equinozio. Stonehenge è attualmente luogo di pellegrinaggio per molti seguaci del Celtismo, della Wicca e di altre religioni neopagane, e fu teatro di un festival musicale libero tra il 1972 e il 1984; nel 1985 tale festival fu bandito dal governo britannico a causa del violento confronto tra la polizia e alcuni partecipanti che divenne noto come la Battaglia di Beanfield.
8. Il Festival di Glastonbury, che è chiamato ufficialmente Glas-
tonbury Festival of Contemporary Performing Arts, è un festival musicale e di spettacolo che si tiene a Pilton, a circa 10 km da Glastonbury nel Somerset in Inghilterra. Il festival è conosciuto soprattutto per la sua musica, ma non sono da trascurare gli elementi relativi alla danza, la commedia, il teatro, il circo, il cabaret e altre forme d’arte.
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degli arcade”. Ideato da Toshihiro Nishikado, venne prodotto in origine dalla Taito nel 1978 e commercializzato nel 1980. Sebbene sia molto semplice per gli standard odierni, è stato uno dei videogiochi più influenti della sua generazione.
10. Super Mario Bros è un videogioco a piattaforme per Nintendo
Entertainment System, ideato da Shigeru Miyamoto e pubblicato dalla Nintendo nel 1985 in Giappone e nel 1987 in Europa. Il gioco vendette più o meno quaranta milioni di copie nel mondo, questo record verrà battuto solo ventun anni dopo da un altro videogioco Nintendo, Wii Sports. La popolarità del gioco spinse la Nintendo a produrre vari seguiti.
11. L’ hacker (termine coniato negli Stati Uniti che si può rendere in italiano con maneggino o smanettone) è una persona che si impegna nell’affrontare sfide intellettuali per aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono imposte, non limitatamente ai suoi ambiti d’interesse (che di solito comprendono l’informatica o l’ingegneria elettronica), ma in tutti gli aspetti della sua vita.
2 2. AGOSTINO, San Lorenzo, Roma 2010. 3. ZIBE, Centro Direzionale, Milano.
12. Il Cubo di Rubik, o Cubo magico (Rubik-kocka in ungher-
ese) è un celebre rompicapo (in particolare un twisty puzzle) inventato dal professore di architettura e scultore ungherese Erno Rubik nel 1974. Chiamato originariamente Magic Cube (Cubo magico) dal suo inventore, il rompicapo fu rinominato in Rubik’s Cube (Cubo di Rubik) dalla Ideal Toys nel 1980 e nello stesso anno vinse un premio speciale dalla giuria dello Spiel des Jahres in Germania, unico solitario premiato nella storia del premio. È il giocattolo più venduto della storia.
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Nel 1960, Brassai 1 pubblicò il libro “Graffiti”, frutto di trent’anni di ricerche, rieditato regolarmente, che proponeva i graffiti come forma di arte grezza, primitiva, effimera. Fu senza dubbio la prima volta che furono evocati i graffiti come una forma d’arte. Tra la folla del maggio 1968 2, i messaggi politici della strada parigina guadagnarono in poesia e in qualità grafica. Erano di solito realizzati da studenti di filosofia, letteratura, scienze politiche o arte utilizzando spesso un tipo di humour assurdo o di un senso della formula piuttosto studiata: “cercati, oggetto!”, “una rivoluzione che domanda che ci si sacrifichi per lei è una rivoluzione al papà”, “la felicità è una nuova idea”, “la poesia è nella strada”, “la vita è altrove”, “disobbedire prima: dopo scrivere sul muro (legge del 10 maggio 1968.)”, “non mi piace scrivere sui muri”, ecc. Questi slogan venivano realizzati indifferentemente con pennelli, rulli, bobolette spray (più raro) o manifesti serigrafati. È da questa visione selvaggia e mili55
tante che è nata una tradizione parigina di graffiti di vocazione estetica. Alla fine degli anni 1970, l’artista Ernest Pignon-Ernest produsse una serie di manifesti serigrafati. “Gli espulsi” ne sono un esempio: senza slogans, venivano incollati sui muri di case e demolizioni delle grandi città e rappresentavano persone, valigie o oggetti in grandezza reale. Un’atra serie era quella di “Rimbaud”, rappresentante il poeta, giovane, sempre in dimensione reale. Le serigrafie urbane di Ernest Pignon-Ernest interpretano i passanti e gli domandano qual è il posto dell’uomo o della poesia nella città moderna. 1. Gyula Halász, conosciuto con lo pseudonimo di Brassaï (Brasov, 9 settembre 1899 – Èze, 8 luglio 1984), è stato un fotografo ungherese naturalizzato francese.
2. Il termine Maggio francese o Maggio ‘68 designa in maniera globale l’insieme dei movimenti di rivolta verificatisi in Francia nel maggio-giugno 1968. Questi eventi costituiscono un periodo
LA SITUAZIONE PARIGINA
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1. Pochoir, Hotel de Ville Parigi. 2. Pochoir, Montmartre, Parigi. 3. MISS TIE, Filles du Calvaire, Parigi. ed una cesura significativi nella storia contemporanea francese, caratterizzati da una vasta rivolta spontanea, di natura insieme sociale, politica e anche filosofica, indirizzata contro la società tradizionale, il capitalismo, l’imperialismo e, in prima battuta, contro il potere gollista allora dominante. Scatenati da una rivolta della gioventù studentesca di Parigi che si estese al mondo operaio e praticamente a tutte le categorie della popolazione sull’intero territorio nazionale, gli eventi del ‘68 restano il più importante movimento sociale della storia di Francia del XX secolo.
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LA STENCIL ART.
4. Pochoir, Montmartre, Parigi.
Per farsi conoscere, i gruppi di musica parigina Punk-Rock come la Bande a Bonnot o Lucrate Milk utilizzavano gli areosol spry con o senza stencil, marcando tutti i supporti. I loro riferimenti artistici erano il movimento Dada o CoBrA (Copenaghen, Bruxelles, Amsterdam) e la scena Punk: gli Ex in Olanda, the Clash a Londra o Berurier Noir in Francia. I primi “stensilisti” come Blek Le Rat o Jef Aérosol continuarono sugli stessi principi, le loro opere erano dei dipinti eseguiti secondo la tecnica dello stencil.
Mesnager, autore di uomini dipinti di bianco che corrono sul bordo della Senna; i VLP (Vivere La Pittura), che ricoprivano i pannelli di recinzione attorno alla torre delle Halles con affreschi selvaggi dai colori accesi. Era anche l’epoca della Fugurazione Libera, un’epoca di creatività goiosa e umoristica, nata dalla Pop-Art, da Bazooka, dai video-clip, dai graffiti, spesso presentata in strada, rappresentata da Robert Combas, i fratelli Ripoulin (che dipingevano su poster incollati), dal gruppo Banlieue-Banlieue che ha cominciato ad agire nel 1982 con performances riguardanti esposizioni miste a concerti, e con immensi affreschi nella banlieue dipinti su carta Kraft.
Dal 1982, per annunciare il loro “primo supermercato dell’arte”, Roma Napoli e JJ Down Jones del gruppo Dix 10 affissero nel quartiere Beaubourg grandi poster di personaggi dei fumetti; vent’anni più tardi, sempre attivi, li ritroviamo nel movimento “Une nuit”. Oltre gli stencilisti, numerosi artisti s’interessarono all’arte urbana e clandestina, come Gerard Zlotykamien, che dipingeva delle sagome raffiguranti le ombre macabre sui muri di Hiroshima; Jérome
Daniel Baugeste e Claude Costa (che si fecero chiudere di notte nella metro per modificarne i manifesti), Hervé Di Rosa, Speedy Graffito, Paella Chimicons, ecc. Oltre la strada, anche le catacombe di Parigi erano un luogo di culto per la street-art.
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I PIONIERI. I graffiti new-yorkesi apparsero in Francia nel 19821983, insieme ad artisti come Spirit, Darco, Bando, Blitz, Lokiss, Scipion, Skki o ancora Saho (divenuto Ash2) oggi conosciuto come Ash. I primi articoli della stampa consacrati a questo fenomeno sono datati pertanto al 1986. Verso il 1986-87, i graffiti e la cultura hip-hop di NY presero definitivamente piede a Parigi attraverso una forma più vicina all’arte contemporanea, che ritornava, salvo le eccezioni, alle sue gallerie. A Parigi, i graffiti new-yorkesi si trovano in luoghi privilegiati come lungo la Senna, le transenne del Louvre o del centro Georges-Pompidou, espandendosi nella zona Stalingrad/La chapelle, fino alle banlieues dove la cultura hip-hop diviene più popolare e meno borghese. La città ha da sempre attirato numerosi writer europei (Shoe, Boxer, Lord Anthony Cahn, Tedys, Mode 2), ma anche americani (Jonone, Futura 2000, TKid, A-One). 59
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STALINGRAD. Quando il mezzo dell’arte cominciò a interessarsi a questa nuova forma d’espressione, e alcune gallerie iniziarono ad esporre le opere dei writers che dipingevano sulle tele, la RATP (Régie autonome des Trasports Parisiens – Il Controllo autonomo dei Trasporti Parigini) ingaggiò il writer Futura2000 per la sua campagna pubblicitaria del 1984: “Ticket chic, ticket choc”.
1, 2, 3. Murales, Stalingrad, Parigi.
L’invasione delle tag nelle strade cominciava a diventare insopportabile per la popolazione. Trasmessa attraverso i media che la associavano adesso ad un sinonimo di delinquenza, sorse la cattiva reputazione dei graffiti; per cui il movimento diventò indice d’insicurezza, povertà e inciviltà. Ma il malcontento non scoraggiò i graffitari, al contrario.
Il fare graffiti era un’attività che costava caro: contrariamente alle idee comuni, negli anni ‘80, il prezzo delle bombole nei negozi francesi aumentò. Ciò spinse i writers a rubare il materiale aumentando il “valore ideale” delle opere. È durante la seconda metà degli anni ‘80 che il movimento si propagò progressivamente verso le periferie e si mischiò con il movimento hip hop creando un luogo multiculturale. Alla fine di questi anni, le risse tra le crews per imporre il rispetto e nel procurarsi le vernici erano molto frequenti. 60
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LA LOTTA ANTIGRAFFITI. Il fare graffiti non è stato sempre considerato un’azione vandalica. Nel 1973, il “New York Magazine” organizzò il concorso del graffito più bello della metro, associando di fatto i graffiti a l’arte. Ma l’opinione generale cambia rapidamente, e la gente presto cominciò ad esprimere il suo malcontento. A NewYork, l’anno 1982 segnò l’inizio della lotta antigraffiti nelle metro. Cinque anni più tardi, a Parigi, la RATP adottò una politica identica.
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In Francia, la SNCF (società ferroviaria francese) ha intrapreso dal 2004 il ricoprimento con pittura bianca delle tags nelle gallerie, a causa degli alti costi per la loro cancellazione. Ma i writers ridipinsero rapidamente queste zone. La RATP e la SNCF arrivarono al punto da non riuscire più a ricoprire l’insieme delle scritte, i cui danni ammontavano a circa 5 milioni di euro all’anno. Ma i problemi erano dovuti principalmente ai graffiti sui binari della metro e sui treni, che riguardavano la sicurezza dei viaggiatori e i ritardi dei treni a causa della presenza di graffitari sulle rotaie.
il danno è leggero (art. R.635-1); - negli altri casi, è prevista una multa di 30000€, accompagnata da una pena in prigione fino a 2 anni. L’articolo 322-1 del Codice penale prevede che: « il fatto di tracciare delle iscrizioni, dei segni o dei disegni senza autorizzazione sulle facciate, i veicoli, i mezzi pubblici o il suolo urbano, è punibile da una pena di 3750€ e da una pena del TIG, nel caso i danni causati non siano gravi. » Per danni maggiori, la sanzione passa a una multa di 7500€, oltre a quella del TIG. Per fare rispettare la legge, lo stato ha creato la BAG (brigate anti-grafiti) e la SUGE (sorveglianza generale) che fa parte della polizia ferroviaria. La controversia riguardo ai graffiti, “arte o vandalismo”, tutt’oggi non è ancora chiusa. La cultura hip-hop e la pratica del writing sono dei mezzi che permettono ai giovani di esprimersi in modo artistico, d’acquisire una notorietà e di scappare dalla violenza che regna in alcuni quartieri popolari. I più talentuosi furono ingaggiati dai locali, dai negozi o attività locali, per dipingere in tutta legalità.
4 1. ZOO PROJECT murale, Stalingrad, Parigi. 2, 3, 4. Pochoirs, Belleville, Parigi.
Le tecniche di pulizia e di prevenzione si evolsero: furono utilizzati film plastificati per proteggere i vetri dei vagoni e vernici che impedivano alla pittura di seccare correttamente permettendo un lavaggio rapido ed efficace. Oggi, per pulire, la RATP usa sgrassanti e forti dissolventi che cancellano i graffiti istantaneamente. Se i comuni hanno tentato di canalizzare il fenomeno mettendo a disposizione muri d’espressione, la buona volontà non è stata sufficiente davanti al numero crescente di praticanti e alla quantità limitata di muri disponibili. La lotta antigraffiti a questo punto passò attraverso la legge e la repressione. Il Parlamento integrò al codice penale alcuni articoli, dettagliando le offese e stipulando le pene corrispondenti. Le multe variavano in base alla gravità degli atti: - la pulizia di tag o graffiti con l’aiuto di dissolventi, pena accompagnata spesso dal TIG (travaux d’intérets géeneraux – lavori d’interesse generale); - l’autore del graffito paga il prezzo della pulizia e una contravvenzione di classe 5 (minimo 1500€), se
Nel 2003, nonostante la diminuzione del numero dei graffiti dovuto alla politica di pulizia, la SNCF (Società Nazionale delle Ferrovie Francesi) si è impegnata in una nuova lotta e un modo per divulgare reclami oltre la giustizia. Questo periodo è coinciso con quello delle elezioni presidenziali del 2002 durante le quali i politici, attraverso i media, hanno fatto della delinquenza il loro tema di campagna principale. Per la pubblicazione di fotografie di graffiti dipinti sui treni, o sui muri delle gallerie, la SNCF chiese alle riviste quali “Radikal” o “Graff It” diritti che ammontavano a 150000€ per giornale, riconoscendo improvvisamente il carattere artistico di quei segni tanto condannati in precedenza. Dal 2003 gli arresti restavano spesso senza seguito: i writer soggetti alla pena pagavano una multa ragionabile o effettuavano dei lavori d’interesse generale nel pulire gli altri graffiti. In seguito a intercettazioni telefoniche, 160 graffitari furono arrestati e incolpati di una multa oscillante dai 10000€ ai 150000€. L’impiego da parte degli artisti di nuovi materiali più abrasivi e indelebili provocò immancabilmente l’aumento del costo delle multe e una maggiore volontà da parte delle autorità di placare gli spiriti. Così, alcune tecniche furono sempre più utilizzate: l’incisione, chiamata anche scratch-graffiti, eseguita con una pietra di zavorra; le tag all’acido, pericoloso nell’utilizzo. Davanti a queste forme di tag, la SNCF 62
e la RATP non ebbero altra scelta che sostituire direttamente ciò che era stato danneggiato. Attualmente si contano a Parigi più di 800 nuove tag, il che equivale a una superficie dipinta di 200000 m2 all’anno e 30 milioni di euro per la loro pulizia. Piuttosto di punire gli autori del degrado, la capitale decise di non condannare i graffiti e di tentare di canalizzarli. Al Palazzo di Tokyo, alcuni muri sono stati messi a disposizione dei writer. Nel 2007, Parigi ha ugualmente creato un suo festival di cultura urbana: Paris hip-hop. Questo riconoscimento pone il problema dell’istituzionalizzazione dei graffiti, cosa che una parte dei writer rigetta. Per loro, infatti, i graffiti devono rimanere sulla strada: l’illegalità ne è parte integrante e influisce sulla sua realizzazione. Ma non tutti i praticanti della disciplina abbracciano questo punto di vista. Alcuni sono pagati per decorare i saloni, pavimenti, cancelli e impalcature o camion. Questa mercanzia di graffiti è chiamata da qualcuno la “prostituzione dei graffiti” che rende i writer tributari delle commissioni dei loro clienti. Il problema dell’istituzionalizzazione resta, ancora oggi, soggetto di polemica tra i partecipanti dell’evoluzione e i garanti dell’ortodossia. 1. Wheatpaste, Pantin, Parigi. 2. Wheatpaste, La Chapelle, Parigi. 3. Murale, Jaurès, Parigi.
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IL BUSINESS.
I POST-GRAFFITI.
Durante gli anni ’80, le gallerie d’arte che aprirono le loro porte segnarono il riconoscimento del movimento come un’arte a parte iniziando la sua istituzionalizzazione.
Il tema dei post-graffiti, a volte sostituito dal termine Street-art, è apparso nel 2000. Disegna il movimento artistico contemporaneo che raggruppa gli artisti che si occupano di arte plastica.
La moda, la comunicazione o la pubblicità ripresero i suoi modi d’espressione, i suoi codici, la sua immagine giovane e creativa. Si assistette a una moltiplicazione delle declinazioni dei graffiti e un’espansione dei prodotti derivati: marche di vestiti, dvd, videogiochi, giocattoli. Le marche come Bumble e Weside iniziarono ad utilizzare un graffito come logo.
La “populart” nasce dal graffito tradizionale, prima di liberarsi dalle sue norme. I post-graffiti si differenziano dai graffiti “classici” per l’impiego di nuovi mezzi di realizzazione; anche i soggetti si evolvono e le lettere non sono gli unici oggetti di creazione.
Ma il business dei graffiti non appartieneva a tutti, non erano numerosi gli artisti che vivevano della loro arte. Il fatto che la moda aumentava il numero degli artisti, creò una concorrenza che ne rese difficile la differenziazione.
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La maggior parte degli scritti degli anni ‘90, hanno messo l’accento su un segno esplicativo del fenomeno, basato essenzialmente sulla categoria sociale dei suoi attori; più precisamente sul fatto che questa espressione è stata il frutto dell’esclusione sociale. L’esclusione testimonia una differenza, nell’appropriazione dei privilegi dei beni materiali e delle agevolazioni sociali, che una comunità economicamente sviluppata può procurare ai suoi membri. In questo contesto, il concetto di esclusione si riversa nella “valvola di sfogo” della creatività. Il fenomeno si sviluppa, infatti, proprio intorno alla qualità periferia/centro. La periferia simboleggia la povertà, il centro, la ricchezza. Le spiegazioni della nascita della street-art, basate sulla nozione della marginalità e della provocazione, restano in uno schema più sociale che economico, l’estrema povertà non permette necessariamente lo sviluppo della creatività. A causa dei rapporti stabiliti tra l’azione di un individuo e il suo contesto, quest’arte diventa quindi una 65
manifestazione dell’espressione propria di un luogo e di un ambiente urbano. Per Georg Simmel 1 questa esperienza è costituita dai paradossi che si manifestano all’interno della società moderna: “personalizzazione” e “depersonalizzazione”, “socializzazione” e “desocializzazione”. Le espressioni dei giovani della banlieue s’inscrivono all’interno di questa prospettiva. Nella loro comunicazione artistica si battono contro l’anonimato diffondendo ovunque le loro opere e personalizzando in questo modo il territorio in cui vivono. Questa produzione è stata considerata come un modo per i giovani di esprimere la loro visione del mondo e il malessere di vivere nell’ambiente urbano. La loro creatività non lascia indifferenti sia per l’originalità, che per i temi trattati. Le creazioni dei giovani sorprendono e attirano l’attenzione degli intellettuali e degli artisti sia nel loro specifico, sia per il loro carattere internazionale.
PSICOLOGIA DELLA STREET ART
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L’ESTETISMO POPOLARE. La street art, come espressione avente un’estetica popolare, ha un ruolo culturale importante e una residenza essenziale. Ci apre una porta, un modo di guardare il mondo. Possiamo dire che può darci la possibilità di guardare l’ambiente urbano con occhi diversi. Gli attori del movimento, con la loro reazione, interpellano il pubblico sulla questione fondamentale della costruzione dell’essere, della funzione sociale e del ruolo della cultura. Gli individui esprimono le proprie impressioni e i sentimenti generati dall’ambiente in cui si trovano. La mescolanza ha creato dei nuovi rapporti sociali e, in assenza di cultura, gli spazi penalizzati hanno sviluppato una propria cultura. La cultura popolare è l’espressione dell’immediatezza e diventa un indice sulle condizioni di vita all’interno di un contesto sociale. L’analisi di queste forme d’arte ci dona una risposta all’enigma del fenomeno che deriva da quei gruppi giovanili degli anni ‘80 che canalizzavano la vio-
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3 1. HOGRE, San Lorenzo, Roma 2010. 2. BLU e ERICAILCANE,
3. Wheatpaste, Laumière, Parigi. 4, 5. ZOO PROJECT, Oberkampf, Parigi.
lenza, il disagio e il loro modo di essere realizzando graffiti all’interno dell’ambiente urbano. Per Baudrillard 2 la cultura è un valore sopra-nazionale di scambio e di creatività, di espressione appartenente ai giovani degli ambienti urbani aventi delle problematiche di vita analoghe. L’espressione nasce dall’interazione prodotta all’interno della società di consumazione di massa (che per la sua omologazione riesce a livellare le differenze sociali) e la gravità di queste differenze (che persistono e creano, anzi, dei confronti che marcano ancora di più le discrepanze sociali).
sulle forze politiche in azione, e sull’emergenza dello sviluppo di una contro-ideologia. Il contesto urbano, per la street-art, è fondamentale al fine di comprendere la scelta delle forme esprimenti un concetto. Il XX sec presenta una ricca produzione di materiale artistico portatore del pensiero appartenente alle contro-culture. Per questo motivo si pensa un’analogia al movimento dadaista.
dettaglio murale, Galleria d’Arte Moderna, Milano.
La street-art è il prodotto di un’internazionalità inscritta in questa dimensione del sentire e apparire, dove i potenziali spettatori ne vengono assorbiti. All’interno di questo fenomeno si stabilisce una relazione, parallelamente alla comunicazione, tra il pubblico e l’opera. I rapporti stabiliti sono di un’estrema violenza tra le creazioni di reazione e denuncia sociale degli artisti e il rigetto degli spettatori. L’opera d’arte prende forma attraverso il suo significato, cioè attraverso l’espressione di un’ideologia
L’arte popolare si definisce, in contraddizione con la cultura esistente che viene data come unica espressione. La sua particolarità risiede nei temi presi in considerazione, nelle forme e nella trascrizione diretta del vissuto sociale. Per questo motivo è considerata come una “cultura del quotidiano”, l’espressione della vita di tutti i giorni. La street-art non è qualcosa d’omogeneo ed è spesso in contrapposizione con l’arte istituzionalizzata, la quale si basa spesso sulla messa in discussione o la reinterpretazione delle forme accademiche. Il fatto che questo fenomeno agisce sulle esperienze giovanili pitturali durante il processo di socializzazione 68
dell’individuo, pone la questione dell’apparire sociale nel suo rapporto con l’essere. L’opera d’arte appare come un prodotto appartenente a una comunità, dove l’intervento dell’individuo rappresenta qualcosa di singolare, quest’ultimo può essere allo stesso momento “forma” e “formante”. L’arte non ufficializzata è un fenomeno, una manifestazione dell’espressione popolare e urbana attraverso la sua inscrizione in uno spazio tempo, con un investimento di attori, e una durata. È un’espressione collettiva, topos di significati e interpretazioni. La ripetizione delle forme tendente alla cristallizzazione è essenziale al livello dell’instaurazione dei rapporti di forza e della comunicazione tra gli artisti e il loro pubblico. Caratteristiche di questa espressione sono l’utilizzo di forme analoghe in tutte le città del mondo, la diffusione a livello internazionale e l’utilizzo di un linguaggio iconico. Questo movimento non è uniforme: le opere, infatti, si mescolano fondendosi spesso tra loro.
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Quella che è diventata la rappresentazione di una certa problematica del mondo urbano, anziché corrente, non è nient’altro che l’espressione delle preoccupazioni politico-sociali che hanno fatto nascere questa forma d’arte alternativa. 1. Georg Simmel (Berlino, 1º marzo 1858 – Strasburgo, 28 set-
tembre 1918) è stato un filosofo e sociologo tedesco. Simmel per primo si interessa dal punto di vista sociologico dei fenomeni legati ai grandi agglomerati metropolitani, analizzando gli effetti sociali della modernizzazione. L’individuo metropolitano vive una vita nervosa, perché un susseguirsi frenetico di immagini colpiscono il suo sistema nervoso, causando una diminuzione della capacità di reazione agli stimoli. L’individuo è quindi costretto a cercare rifugio negli spazi interstiziali dove si sostanzia la ricerca dell’ ”altrove” e dove è totalmente assente il condizionamento rigido del contesto sociale.
2. Jean Baudrillard Reims, (20 giugno 1929 – Parigi, 6 marzo
2007) è stato un filosofo e sociologo francese di formazione tedesca. Critico e teorico della postmodernità, la sua filosofia è fondata sull’ analisi del pensiero scientifico tradizionale e sul concetto di virtualità del mondo apparente. Egli mostrò come le tendenze sociologiche contemporanee, come ad esempio le commemorazioni, le donazioni di massa per le vittime dello tsunami ed altri eccessi, non siano altro che i mezzi osceni dell’estensione totalitaria del Bene finalizzata ad ottenere una coesione sociale.
1. ZOO PROJECT, Oberkampf, Parigi. 2. Sticker, Centro Direzi-
onale, Milano. 3. Murale, San Lorenzo, Roma 2010. 4. HOGRE, San Lorenzo, Roma 2010.
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PROGETTO. Il video è il risultato delle ricerche svolte riguardo al fenomeno urbano e sociale della street-art. L’intento del progetto è quello di comunicare, attraverso un breve spot, quanto sia importante ancora a questo mondo il concetto dell’atto creativo in quanto tale. Quest’ultimo, infatti, « coinvolge una nuova innocenza della percezione, liberata dalle convinzioni, la quale interagisce direttamente con il suo pubblico provocando in esso una reazione emotiva » (Arthur Koestler). La street-art non è semplice arte fine a se stessa, è la comunicazione in modo anticonvenzionale di uno stato esistenziale, di una classe sociale, di un disagio avvertito, dell’espressione di un’idea che altrimenti verrebbe soffocata perché reputata “scomoda” o troppo avventata. Il progetto mira quindi a comunicare quest’idea, cercando, come fa la street-art, di offrire allo spettatore una finestra sul mondo che apre prospettive differenti da quelle proposte dalle istituzioni. Lo scenario in cui è ambientato il video è, ovviamente, quello della città, con i suoi spazi grigi, i suoi mezzi di trasporto e i suoi abitanti intrappolati all’interno dei loro pensieri. All’interno di questo contesto si svolge la vicenda del protagonista; una 71
sagoma disegnata su un muro che improvvisamente prende vita svegliandosi dal suo stato inerte, iniziando a camminare sulle superfici verticali. Durante questo percorso la sua attenzione viene attratta dalla presenza di altri disegni, poster e stencil che, come lui, vivono sulle superfici spoglie degli edifici e che interagiscono al suo passaggio. Il suo cammino diviene quindi turbolento e ansioso, come se fosse inseguito da esseri misteriosi, fino a quando non si accorge della presenza di alcuni aerei da caccia (sotto forma di stencil) che sganciano come armi insoliti pacchi regalo. Il protagonista, incuriosito, ne apre uno, scoprendo, suo malgrado, di liberare così un’infinità di strane creature che iniziano a prendere il sopravvento sulla città. Nel tentativo di richiudere la scatola viene risucchiato al suo interno. A questo punto compare una scritta: “Art does Not Reproduce what is Visible; It Makes things Visible.” I disegni animati si sovrappongono alle riprese video in bianco e nero. Lo stile graffiato ne accentua l’espressività comunicativa. Una musica hip-hop/ acid/jazz accompagna le vicende del personaggio dando ritmo e vivacità alle scene.
“GUERRILLA STREET ART”: WRITING AS POP-UP URBAN DESIGN.
1. La prima scena è introdotta dalla rappresentazione del nostro protagonista, che giace come figura statica su un muro di pietra. Dopo qualche secondo si alza in piedi e, come appena svegliato, fa un profondo sbadiglio.
2. Inizia a camminare sulla parete consumata.
3. Su un’imperfezione della superficie, scorge una tapparella. La alza, e scopre che dietro di essa si nasconde un paesaggio naturale, una spiaggia assolata pena di vegetazione.
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4. Prosegue avanti con fare rilassato.
5. Zoom-in su una pietra a vista del muro. Questa si apre come una palpebra, rivelandosi in realtĂ essere un occhio che comincia a guardare il personaggio.
6. Zoom-out. Lentamente altri occhi si aprono e cominciano anche loro a seguire il protagonista. Quest’ultimo si accorge delle strane presenze e continua il suo percorso, un pò disturbato, accelerando leggermente la camminata che diventa piÚ rigida.
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7. Prosegue e arrivato all’angolo gira.
8. Cambia scenario e cambia muro, lasciando inalterata l’andatura e la dimensione della figura, come se questa avesse girato l’angolo dello stesso edificio. Nel proseguire passa dietro agli oggetti che fanno parte dell’arredo urbano.
9. Ad un certo punto, qualcosa in alto attira la sua attenzione per cui si ferma con aria incuriosita.
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10. Zoom-in a mezzo busto sul personaggio.
11. L’inquadratura cambia. Ritroviamo infatti ciò che sta guardando la figura: il palazzo di fronte. La sua attenzione viene attirata da quello che avviene all’interno delle tre finestre aperte.
12. Dietro la prima finestra a sinistra, si scorge la scena di una situazione domestica, interpretata dalla sagoma di un lupo e di una mucca. I due discutono animatamente e la mucca minaccia il lupo con un coltello da cucina.
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13. Nella finestra centrale si assiste ad uno scambio di droga tra altri due personaggi, una volpe e un coniglio. La volpe dona una busta di plastica al coniglio che, nel prenderla, consegna a sua volta dei soldi.
14. L’ultima finestra a destra mostra una scena di “preliminari” tra due maiali.
15. Sempre nella stessa finestra, l’elemento mascile si accorge dello sguardo indiscreto del personaggio, prende un fucile e lo minaccia. Dietro di lui l’altra cerca di coprirsi, ma poi ammicca con un occhiolino.
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16. Ritorno sull’inquadratura a mezzo busto del protagonista. Sul suo volto è evidente la reazione di stupore e allo stesso tempo di paura.
17. Spaventato, inizia a correre.
18. Continua a correre. La scena cambia e si allarga su un lungo muro pieno di graffiti.
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19. Apre la bocca come per gridare, ma da questa fuoriesce una strada.
20. Percorre la strada, allontanandosi fino alla sua scomparsa.
21. Cambio di inquadratura e di superficie: zoom-in su una maniglia che si gira.
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22. La scena si allarga. La maniglia si scopre appartenente ad una porta.
23. Da questa porta esce il personaggio con aria meno tesa rispetto alle scene precedenti.
24. Zoom-in sul soggetto, la cui attenzione è nuovamente rivolta verso l’alto. Questa volta la sua espressione è di stupore.
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25. Sullo stesso muro, un aereo da caccia sta sganciando dei misteriosi pacchi regalo.
26. Un pacco cade nei pressi della figura che si avvicina incuriosita.
27. Nel momento in cui la apre, dalla scatola escono una miriade di esseri tra i quali: una pianta con bombe a mano al posto dei fiori; un coniglio che porta con sè un sacco contenente della refurtiva; uno pterodattilo con lo zaino da paracadutista; pipistrelli e ragni. Il personaggio si sbilancia all’indietro spostato dal vento.
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28. Il vento che continua a fuoriuscire dalla scatola trascina il soggetto lungo le superfici verticali delle pareti. Questo, riesce ad aggrapparsi per qualche secondo allo spigolo del muro, ma il vento è piÚ forte e lo trascina via.
29. La scena cambia. Come conseguenza dell’apertura della scatola e la liberazione di una miriade di strani esseri, una porta murata si riempie di acqua venendo popolata da pesci bizzarri.
30. Cambio ancora di inquadratura. Da alcune crepe fuoriesce un liquido piuttosto denso.
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31. Nel cadere, le gocce del liquido si trasformano in sagome che rotolano giù, correndo lungo la base del muro e scomparendo dietro l’angolo.
32. Su un’altra superficie tre rane in scala (dalla più piccola alla più grande) saltano in avanti in modo sincronizzato. La più piccola si ferma, facendo arrestare le altre due. Viene mangiata dalla rana centrale che a sua volta è inghiottita dalla più grande.
33. La rana restante continua a saltare sul muro, percorrendo il suo perimetro e tuffandosi verso l’esterno una volta arrivata alla fine.
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34. Nel frattempo, su una colonna, una palla rimbalza giù per le scale che la circondano sfondando la parete dell’edificio adiacente.
35. L’attenzione si sposta di nuovo sulla scatola. Ne fuoriesce un uomo gigantesco in cravatta, con in mano una valigetta.
36. Sulle facciate spoglie di uno stabilimento, l’uomo entra a carponi (da sinistra a destra) posizionandosi in piedi sulla prima superficie ampia. Si ferma e attende.
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37. L’edificio si trasforma in ascensore, portando il gigante fino in cima. Questo inizia ad agitarsi urlando e battendo i pugni sul petto, facendo in questo modo cadere la valigetta che attraversa le altre facciate.
38. Caduta a terra, la valigietta si apre facendo uscire dal suo interno paperelle di gomma, caramelle e un salvagente.
39. Ritorno alla scena n°27. Il protagonista prende il coperchio e cerca di rimediare al danno fatto chiudendo la scatola. Nel farlo, vengono risucchiati all’interno di questa tutti i personaggi che sono stati liberati in precedenza.
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40. L’uomo in cravatta rimane incastrato prima di essere risucchiato totalmente.
41. Il soggetto, nello sforzo di richiudere il coperchio si sbilancia.
42. Zoom-in sul viso del personaggio metre si accorge di ciò che sta per succedere.
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43. L’inquadratura è leggermente scostata verso destra rispetto a quella precedente. Il soggetto viene rinchiuso anche lui all’interno della scatola, la quale emana un rutto. Nello stesso momento compare sul muro una scritta: “Art does not reproduce what is visible, It makes things visible.”
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BIBLIOGRAFIA: A. MININNO, Graffiti Writing: Origini, significati, tecniche e protagonisti in Italia, Mondadori, Milano 2008. A. MOUCHTOURIS, K. BELNADJ-ZAINE, Actualites Graffiti, Université de Perpignan, Perpignan 2009. F. GREVY, Paris Graffiti, Editions de la Martiniere, Paris 2008. F. SNDEVOIR, “ y’a ecrit ‘KWA’? ”, Editions Alternatives, Paris 2008. L. BOU, Street Art: The spray Files, Collins Design, New York 2005. L. BOU, NYC BCN: Street Art Revolution, Collins Design, New York 2006. L.G. CHAFFEE, Political Protest and Street Art: Popular Tools for Democratization in Hispanic Countries, Greenwood, New York 1993. M. COOPER, H. CHALFANT, Subway Art, Thames & Hudson, London 1984. N. GANZ, Graffiti World – Street Art from five continents, Thames & Hudson, London 2009. R. STIVINE, V. DEL FORTE, Paris Street Art, Prestel, Paris 2008. S. PEITER, G. WERNER, Guerrilla Art, Laurence King, London 2009. T. MANCO, Street Logos, Thames & Hudson, London 2004. Anart: graffitis, graffs et tags, Les Editeurs Libres, Paris 2008. Stencil Project: Paris 2004, Critéris Urbanité 2, Paris 2004.
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Reportage di foto sulla Street Art lungo le strade di Roma, Milano, Venezia, e Parigi. Il progetto di documentazione è iniziato a partire dal mese di maggio, nell’anno 2010. In queste pagine è stata effettuata una selezione del materiale. Il resto è consultabile on-line all’inidrizzo: www.flickr.com/photos/valeria_petrini/.
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