Val Vibrata Life edizione febbraio 2013

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Carnevale Santegidiese

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I PARRUCCHIERI

EQUIPE VINS L’imperfetto

2 Settembre 2012


SOMMARIO

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EDITORIALE

IMPARIAMO A CONDIVIDERE

Maria Rita Piersanti

Si stava meglio quando si stava peggio? Tempi duri, si dice. Ma è proprio vero che sono QUESTI i tempi duri? O il peggio deve ancora venire? Noi ottimisti di fondo procediamo a testa bassa, ma la visuale è difficile da definire. Il raggio visivo si è accorciato di molto, e praticamente navighiamo a vista. Situazione comune a tantissimi, oggi in Italia e nel mondo. Per noi non è però una ragione sufficiente per fermarci. Anzi, si procede con più energia, con maggiore determinazione e ottimizzando ogni briciola. Mi pare di ricordare che sono stati proprio questi gli elementi che hanno ricostruito il Paese quando, in tempi passati, mancava davvero tutto. Siamo stati un po’ viziati per troppo tempo, ma noi vogliamo imparare da ciò che è stato, e riusciamo a farlo anche grazie ai nostri lettori. Impariamo dalla loro esperienza e dai loro racconti, da tutto quello che la nostra terra ci ricorda ogni giorno, come un monito continuo. Chiarissimo, per chi vuole e sa leggerlo. In questo mese di febbraio molte cose stanno cambiando, e le riflessioni sono inevitabili. Tra qualche settimana ci ritroveremo e non abbiamo, al momento, una idea chiara di come saremo e quale sarà la nostra destinazione. Una certezza sempre presente, però: siamo noi a tracciare la nostra strada, passo dopo passo. Buone riflessioni a voi tutti, e buona lettura.

BELLEZZA

12 ROSANNA LAMANNA

14 EMANUELE TUCCI

30 PATRIARCHI VERDI

TERRITORIO

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CARNEVALE SANTEGIDIESE

AMBIENTE

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IMPRENDITORIA

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IMPARIAMO A CONDIVIDERE

l detto “L’unione fa la forza” non è mai stato tanto attuale per le PMI italiane: siglare un contratto di rete tra imprese offre l’opportunità (logica e fisiologica) di mantenere la propria dimensione diventando però finanziariamente più forti e concorrenziali. Sul piano giuridico, le reti di imprese sono forme di coordinamento di natura contrattuale tra aziende, in particolare PMI che vogliono aumentare la massa critica e avere maggiore forza sul mercato senza doversi fondere o passare sotto il controllo di un unico soggetto. Dal punto di vista economico, sono una libera aggregazione tra imprese con l’obiettivo di crescere in competitività e innovazione. Il contratto di rete tra imprese è stato introdotto dal Decreto

incentivi (legge n.33/2009). La legge Sviluppo 2009 n.99 ne ha poi esteso l’ambito di applicazione a tutte le organizzazioni imprenditoriali (non più solo SpA) ed ha attribuito alla rete autonomia patrimoniale perfetta. Il nuovo strumento giuridico per associarsi consente perciò di andare oltre i vecchi modelli (contratto di società o di consorzio, ATI, RTI, joint venture, contratto di franchising). 1. Rete verticale: aggrega aziende che condividono interessi legati a tutta la filiera produttiva, con obiettivi di consolidamento e responsabilizzazione. 2. Rete orizzontale: raggruppa piccole aziende“au pair” che si uniscono in rete per superare l’ostacolo della scarsa


IMPRENDITORIA

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visibilità e del basso potere di negoziazione o per offrire ai clienti un’offerta più strutturata fruibile mediante tutte le aderenti. Le aziende in rete non vantano solo un miglior posizionamento strategico in termini di mercato, accesso al credito, brevetti, investimenti esteri e certificazioni di qualità. Beneficiano inoltre di una speciale disciplina fiscale agevolata: un regime di sospensione di imposta di cui possono fruire – previa richiesta telematica – gli utili d’esercizio accantonati ad apposita riserva e destinati alla realizzazione di investimenti previsti dal contratto asseverato. In pratica, hanno diritto ad un differimento dell’imposta, che comunque non opera ai fini IRAP. Al fine 2011 le reti d’impresa in Italia erano 305, di cui ben 200 siglate da Marzo 2010 a Novembre 2011 per un numero totale di imprese coinvolte di poco inferiore alle 1500 unità. Secondo Unioncamere, oggi sono circa 2mila le PMI coinvolte in progetti di rete d’impresa. Un fenomeno in rapida crescita, dunque, rappresentato in gran parte da micro e piccole imprese (79%), con un’elevata differenziazione produttiva (47%) e con finalità di innovazione, promozione e distribuzione, oltre che di maggiore efficienza produttiva. La costituzione di R.E.T.E Imprese Italia (Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) sintetizza il cambiamento di rotta intrapreso in questa direzione, scegliendo di muoversi assieme per favorire la promozione e il consolidamento delle PMI come componenti fondamentali del sistema economico e il riconoscimento del loro ruolo presso tutti i livelli di interlocuzione. Dunque, la concorrenza sfrenata non è l’unico modo per emergere, il tabù è

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stato rotto e oggi sopravvive chi è meno piccolo, chi ha capito che si può fare impresa in modo diverso. Le reti sono uno strumento importante per come sono strutturate: non chiedono di rinunciare al protagonismo imprendi-

toriale come nelle fusioni né di lasciare la guida a manager esterni. L’aggregazione e la crescita dimensionale favoriscono piuttosto l’apertura mentale del piccolo imprenditore spesso condizionato e isolato per propria scelta.

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IMPRENDITORI DELLA VAL VIBRATA

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Virginia Ciminà

Crodesign

dalla progettazione alla realizzazione

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incenzo, Massimo e Marcella, sono imprenditori e guidano Crodesign, leader nell’oggettistica e nei complementi d’arredo. Dal 2000 dedicano il loro lavoro, la loro vita al design. Possiamo definirli inventori di oggetti nuovi nella forma, nell’utilizzo e nei materiali innovativi Made in Italy, dimostrando proprio in questo, una grande capacità organizzativa che mescolata alla soddisfazione del cliente ha dato e sta dando dei frutti più che positivi. Parliamo con lei, la “matron di casa” Crodesign, Marcella per farci raccontare l’azienda in generale, e nel particolare affrontare il problema della crisi economica. Marcella, raccontaci, in breve come e quando nasce la voglia di diventare imprenditori e di trovare la soddisfazione nel settore degli oggetti di design per arredamento? Crodesign nasce nel 2000 dai due soci Massimo e Vincenzo. Inizialmente era solo studio di progettazione, prototipia, realizzazione di stampi in acciaio e re-

alizzazione oggetti. Poi nel 2005 entro anch’io a far parte della società e abbiamo creato il marchio Crodesign che nasce dal desiderio di trasformare gli oggetti comuni in complementi unici e prestigiosi. In azienda ci sono anche due architetti e un geometra oltre ai miei figli con la loro società CroLab, il laboratorio che fa ricerca e sviluppo di nuovi materiali e tecniche di lavorazione. Parliamo un attimo degli oggetti che vendete e soprattutto dei materiali con cui sono fatti…. Vendiamo oggetti per la casa unici nel genere come lampade, vasi, centri tavola, cornici e arredamento in generale. Ma puntiamo molto sulla personalizzazione dell’ambiente, il cliente può scegliere l’oggetto a seconda dei suoi gusti. Utilizziamo la pelle, le Porcellane bone china, il vetro e le fibre naturali che vengono accostati a plexiglass e resine siliconiche unendo artigianato e innovazione. Una curiosità, da cosa deriva il nome Crodesign?

Crodesign deriva dal nome dell’ uomo (di) Cro Magnon il primo ritrovamento archeologico che dimostra l’utilizzo di utensili per la casa, quindi i primi oggetti di design, della specie umana.) Siete entrati a far parte del centro Do.it, outlet che racchiude il design italiano con prezzi ridotti, come è iniziata questa collaborazione? Al Design Outlet Italiano trovi il design Made in Italy con le sue eccellenze a prezzi outlet poiché i prodotti non subiscono eventuali costi di intermediazione perché gestiti direttamente dall’azienda che li produce. Abbiamo anche un negozio a Santhià e in progetto ce ne sono altri a Milano, Roma, Catania, Brescia, Faenza ed un allargamento verso il mercato dell’est europeo. In questo momento di crisi tanti settori sono entrati in sofferenza. Voi come la state affrontando? È un momento difficile per tutti. A differenza di altre aziende, puntiamo sulla qualità. Abbiamo chiesto finanziamenti anche alla Regione senza ricevere nulla, facciamo sinergie con architetti e studi di progettazione, e realizziamo personalizzazioni di case, alberghi e ristoranti. Abbiamo bisogno però di un aiuto concreto per trovare la via d’uscita dalle sabbie mobili di questa crisi.


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LAVORO

AAA CERCASI

2 OPERATORI TECNICI (EDP) Avviamento a selezione presso l’Unità Sanitaria Locale di Teramo per l’assunzione di n. 2 Operatori Tecnici (EDP) cat.B a tempo determinato della durata di mesi dodici. avviso di selezione pubblica per esperti rendicontazione, gestione e assistenti tecnico gestione La Provincia di Teramo indice una selezione pubblica attraverso la valutazione dei curricula ed eventuale colloquio, per il conferimento dei seguente incarichi: 3 Esperti Senior Rendicontazione e Controllo FSE P.O. Abruzzo 20072013; 3 Esperti Junior Gestione, Monitoraggio spese FSE P.O. Abruzzo 20072013; 3 Assistenti tecnico Gestione, Monitoraggio spese relative attività del Patto Politiche attive del Lavoro P.O. FSE Abruzzo 2009-2011. INGEGNERE MECCANICO Azienda settore chimico-farmaceutico di Castellalto, cerca un ingegnere meccanico, età massima 30 anni. Gli interessati possono inviare il curriculum via mail a: idoros@provincia.teramo.it indicando riferimento pratica n.19/13. AZIENDA IMPIANTI DI DEPURAZIONE CERCA PERSONALE Feliceacqua srl, azienda che si occupa di commercializzare nella Regione Abruzzo sistemi e impianti di depurazione ad osmosi inversa, cerca personale per ampliare il proprio settore vendite.

Agli eventuali candidati selezionati verrà garantito: corso di formazione professionale gratuito, assunzione con periodo di prova affiancato e retribuito. Età dai 18 ai 45 anni. Per eventuali informazioni rivolgersi a: Misticoni Mauro n.085 9463084 - 320 9478024 OPERAIO Azienda produzione e montaggio cbine doccia Comune di Silvi cerca un operaio con buona esperienza nelle lavorazioni dell’alluminio. Disponibilità a trasferimenti a livello nazionale. per aderire all’offerta inviare curriculum vitae via mail a: idoros@provincia.teramo.it SEGRETARIA QUALIFICATA Albergo di Martinsicuro cerca una Segretaria qualificata con esperienza da inserire in azienda. Gli interessati possono telefonare all’azienda al nr. 333/4992814 (ore pomeridiane ) oppure inviare il proprio curriculum via fax al nr. 0861/716914 o per e-mail a: info@ albergosangabriele.it 50 COLLABORATORI DA FORMARE A Teramo, Azienda commerciale di vendita diretta di prodotti Made in Italy e certificati. Settore Primario caffè. Cerca 50 collaboratori commerciali per Formazione gratuita. Rivolgersi direttamente all’Azienda dalle 14,00

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ECCELLENZE

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10 a cura di Mario D’Alessandro

“Dentro la pentola la capra gongola” Storie e ricette di Francesco Galiffa

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n libro curato dal prof. Francesco Galiffa, dal titolo emblematico “Dentro la pentola la capra gongola”, sostenuto e progettato dall’Associazione Culturale “Ferdinando Ranalli”, presieduta dal dottor Giuseppe Maretti è stato presentato nella sala “Salvator Allende” del Municipio di Nereto il 27 ottobre 2012, con la par-

tecipazione di illustri studiosi ed esperti e di uno scelto ed interessato pubblico. Hanno fatto da cornice all’iniziativa, l’inaugurazione, nella stessa sala, di una interessante e curiosa mostra di documenti d’epoca, riferiti alla capra: stampe, cartoline, francobolli, libri ed una esposizione dei prodotti derivanti dall’allevamento caprino Ovindoli

Cashmere. A chiusura della serata una degustazione di piatti a base di carne di capra presso il Ristorante Zio Mamo con una serata denominata “Capra chiama Capra” per un gemellaggio gastronomico con Farindola. Un libro che sulla base della considerazione del piatto tradizionale della “capra alla neretese” paragonato con il “tacchino alle neretese” quali icone della gastronomia della Val Vibrata, ha la

funzione di favorire, attraverso la conoscenza, la promozione turistica e culturale del territorio neretese. A tracciare l’identità della capra ci ha pensato, con la puntuale accuratezza e serietà, Francesco Galiffa con la sua ricerca, condotta attraverso la consultazione di centinaia di testi e fonti varie. Il lettore, così viene a conoscere non soltanto la storia della gustosa pietanza,che annovera estimatori dell’Abruzzo, delle Marche e di altre località le più disparate, ma anche e soprattutto quella della capra nei secoli. Il libro affronta in esau-


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stivi capitoli le sue caratteristiche, i suoi prodotti e, soprattutto, l’impiego della sua carne nell’alimentazione, con la descrizione delle tante maniere in cui questa può essere preparata, lavorata, cucinata, conservata e, naturalmente, gustata. Ha moderato l’incontro di presentazione del libro, accolto con interesse dai lettori, Mario D’Alessandro, curatore della prefazione. Dopo il saluto introduttivo del dottor Giuseppe Maretti, che si è compiaciuto con l’autore sottolineandone la preparazione e l’impegno, ha svolto un intervento di particolare interesse, anche scientifico, il prof. Michele Corti docente della Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, che si è soffermato

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sugli aspetti etologici; una relazione del prof. Antonio Attorre, docente alla Facoltà di Economia dell’Università Politecnica della Marche, letta dal moderatore; un intervento del prof. Everardo Minardi della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Teramo e del titolare dell’azienda Ovindoli Cashmere, Fabrizio Fatuzzo. E’ toccato poi al prof.

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Galiffa, quale autore del libro, illustrare alcuni aspetti della sua ricerca e l’entusiasmo che lo ha via via animato nel corso dello studio, ricco di inedite sorprese e di notizie di coinvolgente interesse. La degustazione conclusiva nel ristorante “Zio Mamo” del piatto, cucinato secondo la ricetta locale, ha confermato che la “capra alla neretese” meritava tanta attenzione e che ancor più ne meriterà se, alle sollecitazioni del libro, seguiranno quelle di una più mirata promozione della gastronomia del territorio della Val Vibrata. E scorrendo le pagine del libro, prezioso per chi vuol arricchire la propria biblioteca, potranno avere modo di “gongolare” anche i lettori.


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Virginia Ciminà

Rosanna Lamanna e la sua Bottega d’ Arte

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“La Grisaglia”

l freddo inverno bussa ai negozi della città. Presso il “Centro Affari il Grillo”, se ne schiude uno che spicca più degli altri e sul suo campanello leggiamo solo “Bottega d’Arte”. Uno scatto metallico e subito un rapido ingresso ci porta nel regno di Rosanna Lamanna, pittrice e maestra d’arte. Il suo è un nome già noto negli ambienti dell’arte e della cultura. Una distesa di solventi, tinte e pennelli ci danno il benvenuto nella sua Bottega D’Arte “La Grisaglia”. Un luogo magico dove si rincorrono cavalletti per dipingere, cornici, tele, foto e barattoli. Possiamo girare l’Italia in lungo e in largo, da nord a sud, senza preoccuparci

perché troveremo le sue botteghe dislocate in tutto lo stivale, dalla prima nata in Puglia nel 1995, seguita da quelle in Liguria e in Abruzzo. Allievi di tutte le età, dai più piccini di cinque anni agli over ottanta che nonostante non siano professionisti o addirittura non abbiano mai dipinto in vita loro, riescono a dar vita a dei veri e propri capolavori, sotto la guida della maestra Rosanna, sempre vigile e attenta ad aiutarli. La bottega è aperta a tutti con iscrizioni tutto l’anno. Qui si respira l’aria di casa, un contesto familiare dove c’è confronto e socializzazione. Un nome “La Grisaglia” che deriva da una tecnica particolare di pittura ad olio


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usata da maestri del ‘500 e del ‘600 come Rubens, Caravaggio e i fiamminghi. Un procedimento pittorico mirato a definire luci, ombre, volumetrie e profondità per mezzo di un’unica cromia, il grigio, del quale vengono variate le tonalità, le gradazioni, le combinazioni, determinando così la struttura del dipinto. Un’arte che impiega materie da tavolozza preziose come la terra di Siena e il blu cobalto; pigmenti che, combinati, conferiscono alla superficie del dipinto una singolare matericità e ai grigi un gradiente più chiaro e freddo. Rosanna fin da piccola sognava di fare la pittrice, una passione innata, un dono di natura, culminata con l’iscrizione all’Accademia di Belle Arti per poi cercare la sua meta non appena finiti gli studi. Fondamentale l’incontro con il maestro Filippo Cacace nella sua Bottega D’Arte a Bari, dove ha appreso la tecnica antica ad olio della “grisaglia”. Ha organizzato un concorso internazionale d’arte nel 2012 con l’idea di ripeterlo anche quest’anno ed ha vinto anche diversi premi tra cui il primo premio in una sfida tra artisti professionisti chiamati a ricreare un’opera di Caravaggio, oltre alla partecipazione a molte mostre in Italia e all’estero, riscontrando interesse da parte di critici e di pubblico. Discostiamo un attimo lo sguardo e tra i tanti quadri appesi al muro ce n’è uno a terra che attende di essere completato. Con un lucci-

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chino orgoglioso negli occhi, Rosanna ci descrive la sua opera. Delle Murge, ossia delle rocce appuntite tipiche della Puglia che siedono su un territorio arido, non coltivabile. Un quadro che vuole rappresentare l’aridità degli uomini nel corso degli anni. In un momento così triste, senza speranza, nel quadro spicca un bambino con le ali d’angelo che rappresenta il bene e sotto ai suoi piedi un serpente che sta a raffigurare il male. Il tempo sembra passato velocemente e arriviamo ai saluti finali, sempre con la stessa calma e un po’ di timidezza che la contraddistingue, salutiamo e ringraziamo Rosanna, consapevoli di aver ancora una volta conosciuto un’artista speciale del nostro territorio ed aver imparato un altro segreto.


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Virginia Ciminà

Emanuele Tucci, dal rock al blues con una vena romantica S

arà famoso, forse. Studia e ascolta prima di sperare in un futuro tutto suo, e nel frattempo ha deciso di mettere la propria esperienza a servizio dei sogni. Parla Emanuele Tucci, voce e chitarra della Family Music. Venticinque anni con la faccia e gli occhi da bambino inizia il suo percorso sin da piccolo, quando prendendo spunto dal rock degli anni ’70 e dal fratello Eugenio, cantante degli Higuana, band molto in voga negli anni 90, comincia ad approcciarsi alla musica suonando classici del blues e del rock. Il giovane Emanuele inoltre prende ispirazione da mostri sacri della musica quali Jimi Hendrix, Stevie Ray Vaughan, Stevie Wonder, James Brown, Ray Charles, BB King D’Angelo e Prince. Appassionato e amante della musica gospel, black and funk, il giovane martinsicurese, incomincia a sentire la necessità di voler comporre brani originali e da lì nasce il desiderio di mettere le proprie idee in musica ed inciderle in un disco. Nasce così la Family Music, composta da Simone Incicco al basso, da Amedeo Troiani alla batteria e da


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Stefano Cicconi al piano. Prende vita così il primo album. Un lavoro tutto

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acustico dal titolo Sophisticated Sound Machine, frutto di una serie di ispirazioni che Emanuele ha saputo trascrivere in musica. Nove brani, tutti rigorosamente in inglese, lingua più versatile, come lui stesso ci confessa, che strizzano l’occhio alla black music con chiare sfumature che si rifanno alla Soul music, al Rhythm Blues e al Rock. Un album in cui si parla d’amore che fa emergere la vena romantica dell’autore. L’album uscito nel 2011 sotto l’etichetta Mississippi 901 vuole farsi strada nell’immenso panorama della musica dal vivo, infatti la Family Music si identifica come una band da palcoscenico con esibizioni nei locali dislocati fra Marche e Abruzzo ma anche a Siena, con sempre nuovi progetti in cantiere tra cui nuovi brani anche in italiano e diversi video, due acustici e uno ufficiale, prodotti

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da Udedi e già presenti sul canale youtube. Ora a chi avrà l’onore di essere presente non resta che aspettare e pregustarsi i prossimi lavori che saranno sfornati dalla geniale creatività di Emanuele. Un artista con ancora molto da trasmettere al grande pubblico appassionato di musica che probabilmente lo seguirà e lo applaudirà calorosamente in uno dei sui imperdibili concerti live.


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CARNEVALE SANTEGIDIESE

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Virginia Ciminà

26° CARNEVALE SANTEGIDIESE G

iunto ormai alla sua 26esima edizione, il Carnevale Santegidiese anche quest’anno si è concluso alla grande. Una folla entusiasta ha dato il benvenuto ai dieci coloratissimi carri che hanno sfilato per le vie facendo rivivere la gioia e la spensieratezza tipica del carnevale: Ponte con “Yes we can”, Passo del Mulino con “Atlantide: alla ricerca di un sogno”, Villa Marchesa con “Happy St. Patrick Day”, Centro con “La maledizione del Boia”, Paolantonio con “2013: Inizio di una nuova epoca?”, Campodino con “Gangnam Style”, Controguerra con “The Mask” e Il Pulcino Pio. Per concludere infine con i carri vincitori che hanno messo in crisi la giu-

Gruppo carro la Maledizione del Boia

ria, composta dai Professori Sandro Melarangelo e Antonio Salamino, dal dottor Alex De Palo, dal Maestro Siro Antonelli e dalla pittrice Simonetta Di Massimo, fino all’assegnazione del primo posto a parimerito alla contrada Madonna delle Grazie, con il carro “All in! Ultima chance” e alla contrada Villa Mattoni con il carro “La creatura: Frankestein”. Un evento organizzato alla perfezione dalla Pro Loco di Sant’Egidio alla Vibrata, con l’abile regia dello stesso presidente Luigino Romandini. Non ci resta che conservare questo spirito allegro e solare per affrontare il 2013 nel migliore dei modi. Nel frattempo vi lasciamo alcune foto di questa

fantastica giornata, chissà forse ci sarete anche voi e vi scapperà un sorriso!

Lavinia e scimmione del crodino ( Franco il barbiere) La Maledizione del Boia Contrada Centro

da sinistra....Vincenzo, Federica, Lavinia, Barbara, Giorgia.... Madonna delle Grazie


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CARNEVALE SANTEGIDIESE

Carri vincitori a parimerito

Villa Mattoni: La creatura

Madonna delle Grazie: All In, ultima chance

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CARNEVALE SANTEGIDIESE

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Gli altri carri

Ponte: Yes we can

ulino: M l e d o s Pas ricerca a l l a , e d i Atlant no di un sog

3: 1 0 2 : o i n Paolantdoi una nuova Inizio epoca?

Villa Marchesa: Happy St. Patrick Day


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CARNEVALE SANTEGIDIESE

Centro: La maledizione del Boia

Controguerra: The Mask

Campodino: Gangnam Style

Il Pulci no Pio

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A lungo feudo normanno e poi dei signori d’Acquaviva, il borgo conserva il classico impianto medievale, come testimoniano le tracce delle mura che, nel 1400, circondavano il paese. Ma “fiore all’occhiello” di Sant’Omero è senz’altro la splendida Chiesa preromanica di Santa Maria a Vico. Sorta sui resti di un antico tempio dedicato ad Ercole, è una delle Chiese più antiche d’Abruzzo e una delle poche anteriori all’anno Mille, giunta a noi quasi completa. Molto suggestivo anche il centro storico, dove spiccano il Torrione medievale e la Chiesa della Misericordia, oggi detta Marchesale. Fu eretta nel ‘300 in occasione di una tremenda pestilenza e ricostruita nel XVII secolo per volontà del Marchese e Abate Don Alvaro Mendoza y Alarçon. Le colline che costeggiano Sant’Omero sono ricche di testimonianze della vita rurale abruzzese, dalle pinciaie, case in terra cruda molto diffuse in tutta l’area vibratiana, alle caratteristiche “grotte dei Saraceni”, cisterne di epoca romana utilizzate fino a pochi decenni fa per la raccolta di acqua.


Val Vibrata Baby

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24 Favola di Maura Marziali e illustrazioni di Giordana Galli

LE MASCHERE I

l mese di febbraio era stato freddo e gelido. Poche le giornate di sole, molto vento, pioggia mista a nevischio e spesso i colli erano stati spruzzati di bianco. Se continuava così il Carnevale, non sarebbe potuto esplodere in canti, balli e allegre sfilate. Ginestrina aveva proprio il desiderio di uscire e vedere un po’ di maschere. Poi come d’incanto la temperatura si alzò e il tempo divenne più mite, giusto giusto per permettere ai bambini di divertirsi ed andare in giro mascherati. Anche la fata mise il suo mantello nero e a cavallo della sua scopa fece un volo per vedere qualche mascherina. Incontrò un gruppo di Pinocchi con un Mangiafuoco terribile che li trascinava via, una spagnola con un costume rosso tutto spumeggiante di merletti. Ma non riuscì a vedere nessuna delle vecchie maschere di una volta: che fine avevano fatto? Girò per lungo e per largo in tutta Italia. Si era stancata e piuttosto delusa, stava per tornare a casa quando pensò di non aver volato su Venezia. Era sempre meravigliosa con i suoi ponti, le calli piene di gente. Si mescolò alla folla, seguendola e soffermandosi ogni tanto, attratta da qualche scorcio. Tutte quelle costruzioni sull’acqua la incantavano. Incontrò stupende maschere dall’aria aristocratica ma delle vecchie maschere a lei tanto care, neppure l’ombra. Dopo aver tanto camminato, decise di andare a trovare una trattoria dove sedere, riposare e mangiare. Entrò e vide subito che c’era un’allegra brigata dentro che mangiava e si divertiva. Quando si sedette ad un tavolino, si accorse che c’erano proprio tutte le vecchie maschere tanto desiderate! Il più chiassoso era Arlecchino, con un vestito fatto di tante toppe colorate. Seduta vicino a lui Colombina faceva un sacco di moine e dedicava la sua attenzione a Stenterello che magro e allampanato, cercava di riempire il suo corpo di tutte le leccornie che c’erano sul tavolo. Pantalone sbrontolava come sempre con l’oste e aveva da ridire su tutto e tutti. In un angolo appartato e solitario c’era un Pierrot dolcissimo nel suo costume bianco, la faccia mesta con un lacrimone che gli scendeva mentre si dilettava con il suo mandolino. In quella allegra combriccola spiccava Pulcinella che faceva di tutto per fare il pagliaccio con piroette e mosse buffe. La fata si avvicinò alla comitiva e chiese ad uno di essi come mai fossero lì e perché. Alla fine la fata capì che le maschere si erano ritrovate tutte insieme per parlare. Avevano notato tutte di essere state negli ultimi anni trascurate e quasi dimenticate. Ginestrina si presentò e disse loro che sarebbe stata felice di aiutarle. Così si unì alla comitiva e decisero di preparare un piano. Avrebbero seguito la fata e con lei sarebbero comparse in tutte le città in cui il Carnevale era al culmine. Così facendo avrebbero ricordato a tutti che c’erano ancora e che volevano divertire e divertirsi!


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DIMENTICATE!


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Colora la tua fiaba


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TERRITORIO

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Virginia Cichetti

Le grotte dei Saraceni di Sant’Omero

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’ risaputo che i romani abitarono la zona della Val Vibrata fin dal III sec. a.C., molte sono le testimonianze del loro passaggio, in particolare il territorio di Sant’Omero vanta un gran numero di locali interrati il cui utilizzo appare ancora dubbio. Trattasi di stanze sotterranee costruite con un materiale noto ai Romani per la sua straordinaria durevolezza, chiamato pozzolana: pietra tritata finemente che mista a calce ha la caratteristica di indurire anche a contatto con l’acqua. E’ plausibile che per questo motivo molti di coloro che hanno avuto la fortuna di trovare queste antiche costruzioni sulle loro proprietà ne abbiano ricavato solide fondamenta per le proprie abitazioni. Le ultime notizie riguardo quelle che molti ritengono essere state delle cisterne per la raccolta dell’acqua risalgono ormai a trent’anni fa, quando Pasquale Rasicci ne descriveva misure e stato di conservazione in una piccola raccolta di schede di presentazione delle antichità romane della zona di Sant’Omero.Le sei cisterne note del luogo erano per lo più adibite ad uso privato (come cantine, rimesse o stalle) o in stato di semi-abbandono. Il professor Gabriele Di Francesco, appassionato conoscitore di storia locale, preferiscedefinire le costruzioni “ipogei”, ovvero vani sotterranei adibiti a sepoltura o a luogo di culto.

Ci spiega che, dalle perizie effettuate tempo addietro, nonpervengono tracce delle tipiche aperture per la raccolta dell’acqua che caratterizzano le cisterne romane. Inoltre l’area della Val Vibrata era molto probabilmente già ampiamente attraversata dagli acquedotti capitolini. Cisterne per la raccolta dell’acqua o ipogei resta di fatto che queste an-

tichissime costruzioni romane hanno attraversato i secoli venendo utilizzate nei modi più svariati, come testimoniano i ritrovamenti al loro interno. Molto probabilmente servirono anche da rifugio per le popolazioni locali durante le scorribande turche del 1500, motivo per cui si meritarono il suggestivo nome di grotte dei Saraceni.


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TERRITORIO

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Virginia Cichetti

Patriarchi verdi in Val Vibrata D

omenica mattina, sole e freddo artico; appuntamento ad Alba Adriatica con Francesco Nasini, “cacciatore” di alberi monumentali, che ci accompagnerà in un breve tour della Val Vibrata alla scoperta dei suoi maestosi patriarchi verdi. Lo troviamo all’ombra di una quercia imponente, prima tappa del nostro giro. Francesco è un cacciatore di alberi ma anche di storie, testimonianze e racconti che gli sono legati : dopo anni di ricerche e viaggi attraverso tutta la regione, nel dicembre 2012, vede la luce il suo libro “Grandi alberi d’Abruzzo, storie e leggende di 108 patriarchi verdi”.Cinque sono gli esemplari della Val Vibrata menzionati nel volume, tutte querce secolari, due delle quali nel comune di Alba Adriatica. La prima pianta che osserviamo si trova in via Roma, ha una circonferenza di 480 centimetri ed un’altezza stimata di circa 20 metri. La sua storia è relativamente recente dato che si ipotizza non abbia più di un secolo di vita. Nonostante la sua “giovane” età, quest’arbusto raccoglie in eredità la storia di un altro esemplare poco lontano, più anziano e ormai morente. La pianta in questione


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si trova in località Casasanta,vicino allo stadio, ha una circonferenza di circa 430 centimetri ed è ormai invasa da insetti e calabroni. Se ne può ancora ammirare il tronco malato, da cui traspira il fascino di una storia antica (forse 3/400 anni) ed una leggenda che è tutt’ora un mistero. Fra gli abitanti della zona è diffusa la credenza che quando la casa natia della Madonna fu portata a Loreto, gli Angeli fecero una sosta qui, poggiando la santa abitazione fra i rami della quercia. Il luogo è noto anche come Il Casone ed è forte qui la devozione per la Madonna di Loreto, festeggiata il martedì di Pasqua. Proseguiamo per Controguerra, in contrada San Biagio, dove è un’alta quercia (circa 22 metri) il cui tronco misura 450 centimetri di circonferenza. Pare che quest’albero sia cresciuto in maniera spropositata nell’arco di poco più di un secolo. La sua caratteristica era un grosso rigonfiamento alla base (rimosso recentemente), probabilmente causato dal passaggio dei mezzi agricoli sulle radici. A Sant’Egidio, al confine con le Marche, c’è una splendida quercia dalle

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lunghe radici, alta 24 metri,il cui tronco sfiora i 473 centimetri che è stata testimone di alcuni avvenimenti accaduti durante l’ultima guerra. Sembra che i tedeschi si accamparono proprio sotto questo albero, nascondendo l’artiglieria

sotto le sue chiome e legando i cavalli al tronco. Con il tempo l’arbusto ha riassorbito i ganci in metallo fissati dai militari, celandoli per sempre sotto la sua dura corteccia. L’ultimo patriarca verde della Vibrata è sito in località Case Alte di Sant’Omero, è una quercia dal tronco enorme (circa 570 centimetri), la cui età è stimata oltre i 400 anni. Il suo proprietario è in lotta ormai da anni per la sopravvivenza della pianta, indebolita da agenti atmosferici e parassiti che la stanno lentamente portando alla rovina. Terminato il giro resta addosso un senso di rispetto nei confronti di queste opere pazienti della natura, che tanto hanno visto e tanto hanno vissuto, con le radici salde alla loro terra e i lunghi rami rivolti al cielo, come solo un anziano patriarca saprebbe fare.

(foto questa pagina di Francesco Nasini)

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Sabato sera KARAOKE


RICETTE

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a cura di Laura Grimaldi

Chiacchiere di carnevale Ingredienti

50 gr di burro 500 gr di farina 70 gr di zucchero 1 pizzico di sale 3 uova e 1 tuorlo 1 bustina di vanillina 1 limone 4 cucchiai di grappa Zucchero a velo q.b.

Preparazione

Disponete la farina a fontana, mettetevi nel centro il burro ammorbidito a fiocchetti e gli altri ingredienti. Lavorate a lungo fino ad ottenere un impasto liscio ed elastico; formate una palla, copritela con un telo e lasciate ri-

posare per 30 minuti. Spianate la pasta con il mattarello, in modo da ottenere una sfoglia dallo spessore di 2 mm, quindi con una rotellina a taglio smerlato, ricavatene delle strisce di 5 cm x 10 cm e praticate su ognuna di esse due tagli paralleli e centrali per il lungo. Friggetele in abbondante olio bollente, scolatele con un mestolo forato quando saranno dorate ed appoggiatele sulla carta assorbente. Lasciatele raffreddare e cospargetele di zucchero a velo.


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Cicerchiata Abruzzese Ingredienti 3 uova 2 cucchiai di olio 300 gr di farina 2 cucchiai di zucchero Miele q.b. La scorza di mezzo limone Mandorle q.b. Preparazione Impastate tutti gli ingredienti, formate dei bastoncini e tagliateli in pezzetti di circa 1 cm. Friggeteli in abbondante olio di semi e poi, non appena saranno dorati, scolateli. In un tegame a parte sciogliete il miele con mezza cucchiaiata d’acqua e lo zucchero. Attenzione: se è troppo cotto diventa duro, se lo è poco non incolla le palline, quindi fate cadere una goccia di miele in un bicchiere d’acqua fredda e se si allarga il miele deve cuocere altrimenti è pronto. A questo punto versate in una padella le mandorle, mescolate tutto insieme e mettete in un piatto piano a raffreddare. Guarnite a piacere con canditi o confetti colorati e servite.

Ravioli di carnevale

Questi ravioli costituiscono tradizionalmente nella cucina vibratiana un gustoso pasto durante il pranzo di carnevale.

Ingredienti (per la massa) Farina, 3 uova intere, 1 bicchiere d’acqua (per il ripieno) 1 kg di Ricotta, 1 buccia di limone grattugiata, Cannella macinata, 200 gr di zucchero, 3 tuorli d’uovo. Preparazione Disponete la farina a fontana, aggiungete le uova intere e l’acqua e lavorate fino ad ottenere un impasto morbido. Dividete, a questo punto, la massa in pezzi grandi quanto un pugno e stendetela col matterello per ricavarne una sfoglia sottile. Intanto preparate il ripieno: sbattete i tuorli e amalgamateli allo zucchero,

alla cannella e alla buccia di limone. Aggiungete a piacere una bustina di vanillina. Depositate un cucchiaino del composto tra due strati della sfoglia e tagliate con il taglia ravioli piegandone il bordo con una forchetta. Fate bollire in una pentola l’acqua salata, versate i ravioli e fateli cuocere per 3 minuti; una volta cacciati depositateli per qualche istante su un telo o su un piatto per farli asciugare. Ancora caldi disponetene 5-6 per ogni piatto, spolverateli con zucchero e cannella in polvere e serviteli. Esiste una versione salata di questo piatto: si elimina lo zucchero dal ripieno e si condiscono i ravioli lessi con solo formaggio o con burro fuso e salvia o con un sugo di carne.


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Antipasti alllItaliana Antipasti Caldi Locanda Timballo Gnocchi della casa

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MODA

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RAY BAN:

Federica Bernardini

la leggenda continua N

on si sa per quale motivo ma i RayBan riescono a rendere fascinoso qualsiasi volto (o quasi); lo sanno bene personaggi famosi come Jennifer Aniston, Quentin Tarantino, Sara Jessica Parker e il nostro Antonello Venditti che da più di 40 anni si mostra al suo pubblico sempre con montature RayBan. Nel 2012 il brand ha raggiunto la veneranda età di 75 anni. Ma come mai questo grande successo? Probabilmente perché la storia di RayBan si è intrecciata sin dall’origine con quella del costume e dello spettacolo e ciò ne ha determinato la consacrazione a simbolo di stile. Il primo modello, l’Aviator, nacque nel 1937 su richiesta dell’aviatore John Arthur

Mac Cready, il quale voleva un occhiale ideato appositamente per proteggere gli occhi dei piloti. Con il boom cinematografico degli anni ‘50 i RayBan indossati da star come Clarke Gable e Gregory Peck entrarono nell’immaginario collettivo e poi il mito continuò con divi del rock come Jim Morrison, LouReed. Ma soprattutto tra gli anni ’70 – ’80 ci fu una vera esplosione del brand: erano i tempi del mitico Clint Eastwood nel ruolo dell’Ispettore Callaghan, del telefilm sui poliziotti motociclisti Chips, del film The BluesBrothers, di Don Johnson nel telefilm Miami Vice e soprattutto del film Top Gun che nel 1986

portò un aumento delle vendite del 40% del modello Aviator. Sono passati molti decenni dal 1937 durante i quali gusti e costumi sono cambiati di generazione in generazione eppure gli occhiali RayBan non sono mai passati di moda, anzi rappresentano un’impronta di stile inconfondibile… ecco svelato il segreto di tanta fama: possederne un paio significa far parte di una vera e propria leggenda.

( Modelli Aviator indossati da Robert Redford, Tom Cruise, Jennifer Aniston)


BELLEZZA

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Laura Grimaldi

LABBRA DA BACIARE L

e labbra hanno bisogno di cura e protezione più di qualsiasi altra zona del nostro corpo essendo sprovviste di ghiandole sebacee. Nel prendervi cura delle vostre labbra a San Valentino e in qualsiasi giorno dell’anno preferite sempre ingredienti naturali e vegetali come miele, burri, oli e vitamina E; dite no a ingredienti dannosi quali oli minerali, paraffina e vasellina che seccano le labbra e causano punti neri. La prima cosa da fare è esfoliare le labbra facendo sciogliere, ad esempio, un pezzetto di cioccolata a bagnomaria o nel microonde a cui aggiungerete una puntina di zucchero. Questo scrubfa molto bene alle labbra perché il cioccolato contiene burro di cacao (idratante e emolliente). Altra opzione è lo spazzolino da denti con setole morbide, prendete un balsamo per labbra in questo caso e iniziate a spazzolare dolcemente. La seconda cosa importantissima da fare è nutrire a fondo le labbra con un balsamo che sia davvero idratante e facendo, una volta a settimana, un impacco con miele e olio, applicate il composto sulle labbra e lasciatelo in posa per 15 minuti. Potete utilizzare anche un po’ di burro di karitè appena scaldato con le punta delle dita. Per l’applicazione del trucco come primo step applicate una matita nude del colore della vostre labbra o trasparente sul bordo esterno di esse e sfumate. Passando, poi, al contorno vero e proprio scegliete una matita che sia del colore del rossetto che andrete ad applicare

con un pennello da labbra per essere più precise, specialmente quando si tratta di colori scuri. In ultimo, l’highlighter merita grande attenzione quindi passate l’illuminate sull’arco di cupido per dare l’idea che le labbra siano più pronunciate, più carnose. La scelta del colore è fondamentale: avorio se la vostra carnagione è chiara, bronzo se olivastra. Parlando, ancora, di effetto tridimensionale non può mancare il gloss, volumizzante che aiuta a dare un effetto rimpolpante o un lucidalabbra applicato solo al centro. Un segreto per dare ancora più volume è l’oleolito al peperoncino che riattiva la circolazione.


CULTURA E SPETTACOLI

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Davide Di Giuseppe

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KILL BIG Rubrica Cinema

Definizioni tipo

La maggior parte di coloro che scoprono del mio amore per il Cinema mi domandano: “Sei cinefilo allora?”. A tutti quelli che me lo chiedono rispondo di no. Non perché non lo sia. Infatti, come da vocabolario, il cinefilo è colui che ha la passione per il Cinema, la sua storia e tutte le attività ad esso connesse. Rientro a pieno titolo nella definizione tipo eppure la parola “cinefilo” mi è sempre sembrata riduttiva. Nonostante quel “e tutte le attività ad esso connesse” sia messo lì apposta per non tralasciare nulla. Comunque non sono un tipo da definizioni. Allora preferisco essere altro. Alla continua ricerca di una preda, un divoratore di film. Perché l’importante è guardarne più che posso.

Hugo Cabret (2011) di Martin Scorsese

Hugo Cabret, orfano di un orologiaio, è convinto che il mondo sia una grande macchina e che di conseguenza ognuno di noi debba necessariamente avere uno scopo. Quello di Martin Scorsese, classe 1942, è di incoraggiare il suo piccolo protagonista; girando per la prima volta in 3D, ci restituisce le sue peripezie con uno sguardo appassionato e libero come pochi altri. Perché vedere Hugo Cabret è come vedere un film per la prima volta. È la “straordinaria invenzione” del Cinema. Infatti, grazie all’incontro con la splendida Isabelle (la divina Chloë Grace Moretz), Hugo incrocerà la propria strada con quella di George Méliès. Il realmente esistito celebre regista francese gestisce un negozio di giocattoli nella stazione ferroviaria di Montparnasse a Parigi. Ha abbandonato il Cinema credendo di essere stato dimenticato. Ma si sbagliava e lo capirà proprio grazie a Hugo. Perché, evidentemente, tutti abbiamo uno scopo.

Cose dell’altro mondo

Visti gli ottimi risultati di operazioni simili riguardanti artisti del calibro di Led Zeppelin, Queen e Jimi Hendrix, trova il meritato spazio cinematografico anche The Doors – Live at The Bowl ’68. Lo straordinario concerto, rimasterizzato in alta Definizione e 5.1 Surround Sound, verrà distribuito, soltanto per un giorno, il 27 febbraio.

La grande illusione (3)

Con l’espansione del mezzo cinematografico iniziò la sperimentazione. George Méliès fu quello che più contribuì all’evoluzione. Dopo le semplici scene di vita quotidiana filmate dai Lumière, Méliès si dedicò per primo al “Cinema di finzione” che gli permise di introdurre consistenti novità sia a livello tecnico che narrativo. Anche se le storie da lui messe in scena erano meri pretesti per esibire i propri progressi raggiunti (specie montaggio ed effetti speciali), i suoi film mostravano avventure e mondi fantastici rimasti finora imprigionati nelle pagine dei romanzi dell’Ottocento. Il suo capolavoro Viaggio nella Luna (1902), rimane, proprio grazie a lui, strabiliante ancora oggi.


Buon vino da oltre mezzo secolo.

qualità è il nostro mestiere la

L’interesse di fare il buon vino è nato da nonno Giovanni Biagi che, circa negli anni 40, amava farlo con tecniche tradizionali cercando di creare

a suo modo un prodotto di elevata qualità. Suo glio Mariano, con la stessa passione del padre, ha saputo continuare il lavoro in maniera semplice e genuina. Negli anni 70 la famiglia Biagi acquistò

altri terreni estendendosi anche con la coltivazione

AZIENDA PREMIATA A

della frutta e delle olive producendo così un ottimo CONCORSO ENOLOGICO INTERNAZIONALE

SELEZIONE NAZIONALE VINI DA PESCE

3° CONCORSO ENOLOGICO NAZIONALE

olio extravergine.

Finalmente nel 2006 gli eredi Fabrizio e Luca Biagi

uno specializzato in frutticoltura e l’altro in enologia, hanno realizzato una nuova struttura con l’ambizione di crescere insieme facendo tesoro di

quanto appreso, così da creare una realtà aziendale che in poco tempo li ha portati ad essere apprezzati in tutto il mondo.

Azienda Agricola F.lli Biagi C.da Civita, 93 Colonnella (TE) Tel. 0861 714066 www.aziendaagricolabiagi.it

zeronovecomunicazione.it

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CURIOSITA’

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Vignette a cura di Rossano Piccioni

Paolo Gatti

Proverbi

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TEMPO LIBERO

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a cura di Paolo Gatti in collaborazione Florindo Fanì

CruciVibrata

acco 1 – Grzegorz, bomber pol ‘80 e ’70 i ann degli enze 2 – I dotti musulmani di sci religiose 3 – Royal Navy 4 – Si oppone alla veglia 5 – Sinonimo di Califfo 6 - …de tali Liver7 – Portiere spagnolo del l poo one 9 – Allenamento, esercitazi 10 – Frutto topicale 14 – Azione Universitaria l’o15 – La città più grande del monima “striscia” io 19 – Una provincia del Laz 21 – Le iniziali di Argento ra 23 – Arthur Antunes Coimb 25 – La capitale del Brasile zio27 – Nell’Arte è una decoraane, in botanica una ramific zione 28 – Anna Mazzini sopo30 – Antica città della Me tamia 31 – Filosofo olandese del Razionalismo

Verticali tuni32 – Lo era lo Stealth sta tense tasy 33 – Droga simile all Ecs tta erfe Imp esi gen 34 – Osteo F.C. 35 – Gioca il derby con la Internazionale 39 – Ermanno Olmi la 41 – Lo stile del quadro nel foto 42 – Tessuti per abiti di 45 – Quantità determinata na tag una sos 47 – Look senza la fine ican 49 – National Black Republ n atio oci Ass avute 51 – Restituzione di cose in prestito 52 – le iniziali di Sivori 53 – Vento caldo e secco 56 – Sinonimo di antenato 58 – Tino Costa 60 – Le prime di Orvieto

1. Lucca 3. Una compagnia assicurativa 5. Estratto in breve 8. Elegante molosside 10. Accademia Militare 11. Dittongo Latino 12. Il Ligety dello sci 13. Canali irrigui navigabili 16. Il gruppo musicale di Enola Gay 17. La moglie di tuo figlio 18. La nuova shell di Windows 20. Abbrevazione di because 22. Affermazione 23. Il contrario di AZ 24. Le prime dell’alfabeto 26. Dea greca della caccia 29. Dominio russo 31. Stato insulare dell’Oceania 36. Il mare del Polo Nord 37. Argento 38. Il numero in basso nelle formule chimiche 40. Il primo “Killer” della storia 41. Network Switching Subsystem 43. Iridio ( simbolo )

Orizzontali 44. Dispositivo elettronico che fa comunicare più sistemi 46. Aviation Training International Ltd 48. Leader storico del PSI 50. Nome tipico in Israele 52. “ di Iolo “ in inglese 54. Patita senza gol 55. Stemma di famiglie nobili 57. E’ “ divino “ quello che da la vita ad Adamo nell opera di Michelangelo 58. Anche detta putrella 59. Trattamento Sanitario Obbligatorio 61. Football Association 62. Mistero 63. Non presenta contraddizione

Verticali: 1 lato 2 ulema 3 rn 4 sonno 5 emiro 6 tal 7 reina 9 addestramento 10 avocado 14 au 15 gaza 19 rieti 21 da 23 zico 25 brasilia 27 racemo 28 mina 30 ur 31 spinoza 32 aereo 33 md 34 oi 35 acmilan 39 eo 41 naif 42 stoffe 45 dose 47 loo 49 nbra 51 rese 52 os 53 fohn 56 avo 58 tc 60 or Soluzioni Orizzontali: 1 lu 3 rsa 5 estr 8 alano 10 am 11 ae 12 ted 13 navigli 16 omd 17 nuora 18 aero 20 coz 22 si 23 za 24 ab 26 artemide 29 ru 31 samoa 36 artico 37 ar 38 pedice 40 caino 41 nss 43 ir 44 modem 46 atil 48 nenni 50 omer 52 ofiolo 54 oo 55 blasone 57 soffio 58 trave 59 tso 61 fa 62 arcano 63 coerente


L’ANGOLO DEL LEGALE

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Rubrica a cura dell’Avv. Beardo Di Ferdinando

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entile avvocato, sono stata licenziata per riduzione del personale al rientro dalla maternità, e ho un figlio di otto mesi. Cosa posso fare?

Gentile lettrice, il licenziamento intimato entro il primo anno di vita del bambino è nullo per violazione dell’art. 54 del D. Lgs. 151/2000, salvo che ricorra una delle 5 ipotesi tassative ovvero Esito negativo della prova; Colpa grave della lavoratrice; Cessazione dell’attività aziendale; Ultimazione della prestazione; Risoluzione del rapporto di lavoro per scadenza del termine. Può ricorrere al Giudice del lavoro previa impugnativa del licenziamento entro 60 gg. e ottenere l’opzione sulla reintegra nel suo posto di lavoro, il risarcimento dei danni derivanti dall’inadempimento, pari al mancato guadagno e al pagamento di tutti gli stipendi dei contributi successivi al licenziamento. Scrivi a: avvocato@valvibratalife.it www.studiolegalediferdinando.it

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DIALOGO

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Dr. Fabio Irelli

A COSA SERVONO LE EMOZIONI ?

L

e emozioni sono composte sia dagli umori sia dagli affetti: l’umore è un’emozione senza oggetto intenzionale che caratteristicamente si prolunga nel tempo, mentre l’affetto è un’emozione diretta a un oggetto intenzionale che generalmente ha una durata più breve. In questo senso, la disforia è un umore caratterizzato da tensione, irritabilità, nervosismo che la persona non sa spiegare, mentre la rabbia, anch’essa caratterizzata da un simile stato d’animo, è indirizzata però su un oggetto specifico che è colto come la causa della rabbia stessa. E’ proprio dalla dialettica tra umori e affetti, vale a dire da quel bisogno che l’uomo ha di interrogarsi sui suoi umori per trasformarli in affetti, dotandoli quindi di una

causa evidente, che possiamo comprendere le principali funzioni delle emozioni: tenerci agganciati al mondo selezionando specifiche modalità di azione, guidarci nella comprensione delle azioni altrui e infine nella conoscenza di se stessi. Proviamo a capire perché. Immaginiamo di entrare in una stanza poco illuminata e di scorgere qualcosa in un angolo. Potremmo chiederci: “È un serpente o un pezzo di corda?” Mentre i nostri pensieri oscilleranno tra le due possibilità, saremo paralizzati nella nostra decisione, vale a dire esplorare la stanza o fuggire via? Sarà il nostro coraggio o il nostro timore a farci scegliere l’una o l’altra ipotesi, permettendoci in tal maniera di tornare ad agire superando

la paralisi del dubbio. Le emozioni, infatti, svolgono un ruolo fondamentale nel trasformare l’ambiente da luogo in cui ogni stimolo oggetto ci appare come spoglio di qualsiasi funzione e quindi d’interesse e senso, a luogo in cui viene generata la possibilità di percepirlo come rilevante per i nostri scopi, attraente o repellente, buono o cattivo, determinando conseguentemente il nostro agire. Anche la possibilità di comprensione delle azioni altrui, in un mondo sociale molto complesso come quello umano, è fondata sulla capacità di risuonare con le emozioni degli altri, cioè sulla riproduzione involontaria e implicita di ciò che l’altro prova nel compiere quella certa azione. Tra l’altro la base biologica di questi fenomeni è stata scoperta, non molti anni fa, in una popolazione di neuroni chiamati, appunto, “neuroni specchio”. La riflessione sulle mie emozioni, infine, è la via regia per la conoscenza di me stesso, infatti, sono le mie emozioni che mi informano che quella è una mia azione nel senso etico del termine, cioè essa non è solo compiuta da me, ma fa parte della mia identità o viceversa possono farmi sentire che tra ciò che io sembro essere agendo in un certo modo e ciò che sento di essere c’è una sostanziale differenza. Sì, le emozioni rappresentano la bussola della nostra esistenza.

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AMBIENTE

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A cura di Angelo Bruni e Roberto D’Ambrosio - C.E.A. Scuola Blu

Erosione costiera:

perdite fino a 150 metri di spiaggia S

e ricordate, avevamo concluso l’ultimo articolo come un “giallo” a puntate. Chi è che “ruba” la sabbia dai fiumi, prima che essi riescano a veicolare i detriti verso il mare, ostacolando così il pareggio del bilancio costiero? Molti di voi avranno intuito che i colpevoli…siamo noi. Esatto, noi uomini che abbiamo costruito città su cui poggiare la nostra società, città che dobbiamo in seguito riuscire a mantenere in vita. E abbiamo così iniziato a prelevare dai fiumi enormi quantità di sabbia e ghiaia necessarie come materiale di costruzione; e abbiamo realizzato numerosi sbarramenti artificiali ad uso irriguo e grandi dighe per la produzione di energia idroelettrica, utili sì a contribuire alla riduzione dell’uso di fonti non rinnovabili, ma dalle quali tuttavia deriva un certo impatto sul territorio e la diminuzione della velocità e quindi della potenza erosiva dei fiumi. Inoltre non sempre queste strutture sono soggette ad un corretto dissabbiamento del relativo bacino artificiale, con rimessa in circolo dei sedimenti. A tutto ciò aggiungiamo poi l’irrigidimento dei letti fluviali, a causa di una cementificazione che ne impedisce l’erosione del fondo per lunghi tratti e quindi un’ulte-

riore diminuzione del materiale solido trasportato. Considerando tutti questi elementi, è facile intuire come l’apporto del materiale detritico sia ormai decisamente inferiore alla quantità sottratta al sistema spiaggia dalle onde di tempesta, come visto nell’ultimo articolo. Alla luce di questo scenario, qual è la situazione delle nostre spiagge? Nell’area costiera compresa tra San Benedetto del

FOTO DI CINZIA ROSATI

FOTO DI CINZIA ROSATI

Tronto e Giulianova, il Tronto è il fiume più importante in termini di capacità di trasporto solido di fondo. Una prima inversione di tendenza di questa capacità è riscontrabile già a cavallo tra il XIX e il XX secolo, per continuare a diminuire progressivamente a partire dagli anni ‘20, quando si iniziò a costruire le prime grandi opere idrauliche; nel corso degli anni si sono poi aggiunti altri ostacoli, quali interventi di manutenzione straordinaria del fiume con briglie e attività di estrazione inerti in alveo e secondo alcuni studi, il carico medio annuale ammontava a 30-50 mila metri cubi già negli anni ‘60, contro i 55-90 mila dei decenni precedenti. Come si è tradotto tutto ciò? Dalle immagini satellitari e dalle numerose foto aeree realizzate dal 1945 ad oggi dall’Istituto Geografico Militare, il territorio settentrionale di Martinsicuro, che prendiamo come esempio significativo, ha subìto una forte erosione costiera con perdite fino a 150 metri di spiaggia verso l’interno, mentre il fenomeno si presenta più lieve spostandoci a Sud, verso Villa Rosa e Alba Adriatica. Ma ciò non vuol dire che non si debba tenere sotto controllo il fenomeno, a meno che non decidiamo di darci in blocco al turismo montano!


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Web Hosting

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