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Massimiliano Capretta
I PARRUCCHIERI
EQUIPE VINS L’imperfetto
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SOMMARIO
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4 CASH FLOW
PRESENTAZIONE Maria Rita Piersanti
Editoriale numero Gennaio Come state? E’ una domanda vera, vogliamo davvero sapere come state, come vi sentite. Troppe volte capita che una domanda così, posta da ciascuno di noi o da altri, non attenda una risposta. Ergo, domanda fatta senza vero interesse. A noi interessa sapere come state, cosa fate, come avete iniziato il 2013. Ci interessa sapere cosa possiamo fare noi per voi. All’interno del primo numero del nuovo anno troverete articoli che parlano delle eccellenze del territorio vibratiano, spaziando dall’imprenditoria all’arte, e come sempre non ci facciamo mancare storie di una volta che ci piace ancora ascoltare e raccontare. Tradizione e amore per la storia, passione per la storia del territorio e un po’ di nostalgia del tempo che fu. Una sorta di “saudade” , struggente e piacevole insieme. Perché se certe cose, come i tempi andati, non torneranno, possono però darci l’input per andare verso destinazioni diverse ma ugualmente impostanti. Ognuno ha il suo percorso, e per questo in Val Vibrata Life ce n’è per tutti i gusti. Anche per i modaioli, per chi vuole aiutare la tutela dell’ambiente o per chi vuole sapere un po’ di più su tradizioni popolari e detti utilizzati quotidianamente, ma di cui spesso non si conosce l’origine o la motivazione. Sapere da cosa veniamo ci rende coscienti di ciò che siamo. Diteci anche voi dove state andando e cosa cercate. Potremmo trovare insieme il “sentiero giusto” per il territorio che tutti noi amiamo.
10MASSIMILIANO CAPRETTA
12 CONCETTO BENIZI
16 PAOLA CELI
44 TRADIZIONI POPOLARI
TERRITORIO
AMBIENTE
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IMPRENDITORIA
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L’importanza del Cash Flow
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er la stabilità dell’azienda non conta soltanto il livello tecnologico, ma anche l’immagine “trasmessa” alla banca. Vediamo quindi come fare per comunicare un’immagine finanziariamente equilibrata e quindi ottenere maggior credito. Eccellenza produttiva, nicchie di mercato, qualità elevata. Bravura nel creare il bisogno, nell’imporre il proprio marchi... Tutti aspetti chiave del successo d’impresa. Tutti fattori da non sottovalutare assolutamente. Manca però ancora un elemento per rendere esaustivo l’elenco: l’affidabilità finanziaria. Non conta soltanto il livello tecnologico , ma anche l’immagine finanziaria trasmessa alla banca. Equilibrio finanziario ed equilibrio economico sono due componenti imprescindibili per rimanere sul mercato. Le imprese non falliscono tanto perché il fatturato crolla, o perché il prodotto è scadente, ma piuttosto perché non dispongono della necessaria liquidità per onorare i propri debiti. Lapalissiano, ma profondamente vero. Comunicare agli istituti bancari una immagine finanziariamente equilibrata significa ottenere maggior credito. Procacciarsi le risorse finanziarie necessarie per crescere prima di iniziare la crescita e prima che il bisogno finanziario si manifesti, significa evitare il default, sopravvivere, restare sul mercato, prosperare. Analizzare il proprio bilancio avendo coscienza di cosa la banca si aspetta di trovarci può evitare molti fastidi. Adottare strategie di bilancio in sintonia con le aspettative dei nostri partner finanziari significa porsi in posizione privilegiata. Significa trovare davanti a noi porte aperte anziché sbarrate. Il nostro rating, la nostra valutazione finanziaria dipende da una serie di fattori: · il bilancio · gli andamentali (centrale dei rischi, percentuale insoluti…)
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· i cosiddetti intangibles o aspetti “qualitativi”. E’ necessario che l’imprenditore prenda coscienza della valenza del proprio rating, che può portarlo a prosperare o a fallire. Analizzare periodicamente le componenti del rating, mescolandole tra loro, è un aspetto fondamentale per il successo dell’iniziativa imprenditoriale. Il bilancio rappresenta una fotografia importante dell’impresa. Un’immagine con molti limiti se vogliamo: è statica (fotografa un momento molto breve il
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31 dicembre di un anno), rappresenta il passato e non il futuro, presta il fianco a qualche manipolazione contabile. Ma è pur sempre il documento che traccia il profilo finanziario di una impresa, la sua credibilità finanziaria. O almeno così la pensano le banche... Bisogna dunque prestare molta attenzione al documento che intendiamo mettere nelle loro mani. L’analisi di bilancio e la conoscenza dei valori che un analista bancario si aspetta di trovare all’interno del documento in questione ci aiuta ad ottenere credito. Per sottoporre il tuo progetto all’attenzione di: DIAMOND INVESTMENTS, inviaci una mail a: bplan@diamondgroup.it DIAMOND INVESTMENTS a brand of DIAMOND MEDIA GROUP srl Via C. Levi, 1 64027 Garrufo Di Sant’Omero - TE
IMPRENDITORI DELLA VAL VIBRATA
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Virginia Ciminà
Di Gennaro Costruzioni, l’immobiliare con un occhio di riguardo all’ambiente uella che pubblichiamo su questo numero è la prima di una lunga serie di interviste dedicate agli imprenditori vibratiani. Oggi abbiamo con noi Flavio, della Di Gennaro Costruzioni . Come nasce l’azienda? Di Gennaro Costruzioni nasce nel lontano 1950 dalla volontà di mio padre Vittorio, patron dell’azienda che ha tramandato a me e a mio fratello Serafino una profonda concezione etica del lavoro, che si traduce in ricerca della massima vivibilità, attenzione per l’ambiente, sostenibilità e salvaguardia della sicurezza. Inizialmente nata come azienda a carattere artigianale, a partire dagli anni 80 è stata ampliata oltre i confini nazionali. Quante sedi avete? La sede principale è qui a Tortoreto ma abbiamo diverse sedi all’estero, dal centro America fino ai Paesi dell’Est come la Romania, dove facciamo sia immobiliare che opere pubbliche. Cosa vi contraddistingue dagli altri? Abbiamo curato la qualità del prodotto, l’immagine e l’innovazione del tecnologico. Abbiamo anche uno studio interno di ingegneri. La ricerca, la qualità e il design fanno la cultura. I nostri fabbricati oltre ad essere belli esteticamente, mirano alla qualità, che anche rimanendo un aspetto nascosto, ha una fondamentale importanza. Usiamo tecniche all’avanguardia con i più sofisticati accorgimenti per l’isolamento termoacustico, per i pannelli solari termici che garantiranno l’acqua calda sanitaria gratuitamente e per la
Pioppeto a Giulianova, un complesso ad elevato contenuto tecnologico totalmente in armonia con l’ambiente e pienamente in linea con i criteri di sostenibilità e di efficienza energetica. Invece a Tortoreto negli ultimi tempi ci siamo spostati sullo stile contemporaneo con tinte come il moresco, il mediterraneo classico. pavimentazione autobloccante. Siamo l’unica azienda nella zona che pone questa meticolosa attenzione in tutte le sfaccettature della costruzione. Come vi ponete dal punto di vista architettonico? Quali stili prediligete? La storia d’Italia come architettura è finita negli anni ‘50, la ricostruzione post bellica ha portato solo speculazione ed è venuto meno il rispetto dell’ambiente. Si vedono spiragli di ritorno al passato, ma è un cambiamento molto lento e proporre un prodotto di qualità è molto costoso. Negli ultimi tempi stiamo prediligendo lo stile liberty, come il
Come state affrontando la crisi? La crisi ci sta aiutando anche a dare una svolta politica, si avverte già un’aria di rinnovamento che coinvolgerà tutti gli aspetti della vita quotidiana e dell’economia. Ad oggi un’azienda che investe nell’ambiente si diversifica ma non trae particolari benefici economici. Il popolo italiano si è molto impoverito culturalmente e questo ha portato ad un degrado diffuso. Ormai il nostro acquirente tipo è diventato l’italiano medio alto o lo straniero, e il nostro mercato si sta lentamente spostando a malincuore verso l’estero ed in Italia rimarrà solo la sede di Tortoreto.
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LAVORO
Lavoro: 3,2 milioni di euro alle Province per i Centri per l’Impiego
irmata l’intesa interistituzionale tra la Regione Abruzzo e le Province di Chieti, L’Aquila, Pescara e Teramo che prevede lo stanziamento di 3,2 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo per la promozione dell’orientamento, dell’istruzione e formazione professionale e delle politiche del lavoro e individua le stesse Province quali Organismi Intermedi, cioè, organismi pubblici designati a svolgere una parte dei compiti dell’Autorità di Gestione, incardinata presso la Regione Abruzzo. A tal proposito, Paolo Gatti, assessore al Lavoro, ha affermato che
“dopo la confusione normativa che c’è stata a livello nazionale con i decreti Salva Italia e Spending review, diamo la possibilità alle Province di ripartire con risorse importanti per garantire i servizi per l’impiego. Adesso - ha prosegui-
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to l’assessore - attendiamo una fattiva collaborazione tecnica con le quattro Province per l’attuazione bilaterale dei programmi operativi. Esprimo soddisfazione per aver potuto concretizzare un obiettivo importante disciplinato dal Programma Operativo del FSE 2007/13 che prevedeva l’individuazione delle Province come Organismi intermedi”. Eppure, stando a quanto pubblicato dall’Istat, il lavoro dei Centri per l’Impiego non starebbe andando alla grandissima: infatti, 37 giovani su 100, della fascia tra i 15 ed i 24 anni, sono senza lavoro.
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ECCELLENZE
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Massimiliano Capretta, l’ artigiano della cucina
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assimiliano Capretta, carattere deciso e personalità originale con una particolare devozione alla cultura del cibo macrobiotico, vegetariano e biologico che lo lega sempre più alla terra delle sue origini. Un percorso professionale che non affonda le sue radici sui banchi di un istituto alberghiero, ma direttamente fra le mura domestiche con una grande passione, quella autentica che parte dal cuore. Responsabile dell’elegante ristorante L’Arca di Alba Adriatica, Massimiliano ha iniziato a lavorare come cameriere, facendo diverse esperienze lavorative in Inghilterra e in Irlanda, più di dieci anni d’esperienza in cucina oltre ad essere sommelier Ais e barman Aibes. La stampa lo “ritrae” come chef atipico, per via del suo percorso inverso ma io lo definirei lo “chef scopritore” che, attraverso il suo artigianato dell’alta cucina e la salubrità delle materie prime, ha saputo fare della semplicità e della tradizione lo scopo primario della ricerca stessa. Osservarlo e ascoltarlo è una sorpresa continua, un uomo che fa della professione una filosofia di vita a partire dalla buona materia prima. Infatti il bello da vedere è legato alla tradizione, contrapposto al sano che risulta essere scontato e molte volte abusato. Ed è proprio attraverso la cucina, i fornelli e le padelle che sprigiona la sana, buona e vera cucina all’italiana. Precursore del biologico e del sushi, che ormai cucina da oltre dieci anni, Massimiliano si cimenta e sprigiona diversi piatti, dalla carne al pesce al biologico, in un tripudio di sapori e colori, tutti rigorosamente curati e preparati nei minimi dettagli e legati al territorio. Dal sushi con il baccalà, al Seitan di grano fatto in casa, le nuove bistecche vegetariane del futuro, il sandwich di alici, la carbonara di mare con uova e bottarga di muggine, lo spezzatino di capra alla neretese per finire con la cucina tipica giapponese debitamente rivisitata e corretta. Ma uno dei tanti cavalli di battaglia sono sicuramente le olive ripiene di mazzarelle, la “Tradizione nella tradizione”. Un’idea che nasce da un suo amico ascolano che gli suggerì di “inventare” una nuova concezione dell’oliva. Tra i primi 20 ristoranti d’Abruzzo
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nelle guide enogastronomiche, ha anche un’enoteca nella quale oltre ai vini c’è la possibilità di mangiare con una sola parola d’ordine: mangiare buono e di qualità con menù a prezzi contenuti. Qui è stato inoltre proposto il nuovo progetto a “Km zero” con la “Carta dell’Alimentazione”, con tutte le materie prime utilizzate provenienti da produttori della campagna vicina. Tutto ciò che vedrete in tavola nasce dall’estro e dalla creatività delle sue mani come il pane fatto in casa, i pasticcini, le patatine fritte, rigorosamente tagliate e preparate da lui. Il suo sogno nel cassetto? Bè non c’è da
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stupirsi se la risposta che mi ha dato, è stata quella di aprire una scuola di cucina in Val Vibrata per valorizzare finalmente questo splendido e ricco territorio.Questo incontro tutto speciale è stato un’ occasione preziosa e imperdibile per sedersi a tavola con Massimiliano, assaggiare con la mente le sue creazioni e lasciarsi rapire dal racconto di tutto ciò che è alla base e fonte d’ispirazione dei suoi piatti. Un’opportunità più unica che rara per tutte le buone forchette che amano la vera cucina tradizionale con una vena di creatività e fantasia. E che dirvi, un languorino in bocca mi è venuto anche a me.
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Paolo Gatti
Il concetto di Concetto
oncetto Benizi risiede a Martinsicuro ed è nato nel 1945 a Colonnella dove ha lavorato presso il Comune per oltre 40 anni. Per lui, diplomato “Agrotecnico”, scrivere è una passione ed un divertimento, cosi come fare lunghe camminate sia nelle zone di mare che in montagna. Dopo anni di ri-
cerche ha pubblicato nel 2009 il libro “ Gente delle campagne della Val Vibrata – Folklore, Miti e Leggende “, una raccolta ricca di curiosità sulle credenze e le usanze vibratiane. Con grande piacere Concetto ci ha concesso una piccola intervista e ci ha accolto nella sua casa dove ci ha offerto dell’ottimo vino cotto.
Buonasera Concetto, come è nata l’idea di scrivere “Gente delle campagne della Val Vibrata“ ? Questo libro vuole essere un museo ove sono catalogati tutti i reperti dei costumi della nostra gente la quale viveva in un universo simbolico, in cui piante, numeri e animali avevano un’interpre-
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tazione della realtà molto diversa. Per capire la logica delle credenze narrate, che oggi appaiono fantasiose, cerchiamo di visitare questo museo, tenendo presente che la storia non è trasportabile e che nessun simbolo può essere rapportato alla scienza. Oggi noi non conosciamo più i simboli e, forse perché imbevuti di una cultura scientifica e tecnologica, tendiamo ad identificarli con i simboli algebrici matematici, che sono segni la cui portata convenzionale è accuratamente definita da norme istituzionali o con gli emblemi, che sono figure convenzionali. Quindi se lasciamo momentaneamente la nostra logica matematica e ci portiamo sulla strada dei nostri antenati e, con un leggero sforzo mentale, incominciamo a ragionare secondo i simboli e gli scritti medievali, vediamo che nulla è campato in aria, tutto ha un senso. Dobbiamo stare attenti però a non porci le domande, che siamo soliti fare: è vero è falso o quant’altro, perché andremo ad implicare la scienza sperimentale che non si avvale dei simboli, ma della matematica quindi indirettamente, ritorneremo sulla logica matematica. Com’è il tuo rapporto con la lettura ? C’è uno scrittore che ti piace particolarmente ? Mi piace molto leggere, soprattutto libri di letteratura. Il mio preferito è V.Hugo, perché è in grado di trascinarti dentro la storia che stai leggendo facendoti vivere in prima persona gli eventi da lui narrati. “I Miserabili” e “Notre-Dame de Paris” sono i libri che più mi hanno affascinato. Mi piace anche leggere storie che narrano di epoche e imprese del Medio Evo. Hai altri progetti per il futuro? Sto lavorando ad un’altra ricerca, sempre riguardante la storia locale che, come avrai capito, è la mia grande passione. Prima di scrivere e pubblicare un
libro bisogna informarsi bene ed essere certi di quello che si sta mettendo nero su bianco. Per adesso preferisco non dire altro, ne riparleremo a libro pubblicato con un’altra chiacchierata e un altro bicchiere di vino cotto! Nel programma ministeriale di ogni classe scolastica ( elementare , media
superiore ) ci dovrebbe essere spazio per questo libro, e di sicuro sarebbe formativo far ascoltare ai ragazzi una lezione di Concetto sulle nostre tradizioni, troppo spesso dimenticate o conosciute solo a grandi linee. A scuola si passano tante ore senza far niente ( ore buca ) e questo sarebbe un modo intelligente di riempirle.
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PEOPLE
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Virginia Ciminà
I Fog Prison e l’amore per il rap uesta settimana siamo andati a trovare il nostro amico Stefano Lelii nel suo studio di registrazione a Nereto ed è proprio li che abbiamo incontrato un nuovo gruppo emergente, i Fog Prison. Nati nel 2002 ad Ascoli Piceno, i Fog Prison esprimono la loro forma d’arte attraverso il Rap e il Reggae. Una formazione attuale composta da Braka (produttore), Pablo (musicista/produttore) e Ide, tutti artisti con alle spalle tanti anni di Rap con sfumature prese da vari contesti musicali. Uno stile tutto in italiano che prende inspirazione da capisaldi del genere come Fabri Fibra, con una dimensione artistica che spazia dal cattivo al tranquillo, con chiari riferimenti alla società e alle loro esperienze personali. Con già 5 dischi all’attivo, i Fog Prison debuttano nel 2006 con l’album “Porta alla pazzia” che presto li porta alla ribalta locale e nazionale. Un susseguirsi di successi suggellati dall’uscita del loro secondo lavoro dal titolo “Monolinea”, con una politica di mercato a basso costo con la vendita di 1000 copie solo nella provincia ascolana. Il 2011 vede l’uscita del nuovo disco “Fiero Prigioniero” con la collaborazione di prestigiosi artisti del panorama Rap italiano come Dargen D’Amico, Maxi B, Dj Skizo, Dj Yaner e Mole oltre ai due colleghi ascolani Arsen e Sandro degli Scisma Baby. Tra una registrazione e l’altra si dedicano anche al live con concerti in giro tra
Marche e Abruzzo, ma anche a Torino, Milano e Firenze, ritrovandosi spesso ad aprire i concerti dei maggiori artisti rap della scena nazionale, da Kaos One a Colle Der Fomento, da Dargen D’Amico a Tormento per non parlare di Mondo Marcio, Dj Skizo, Kiave, Bassi Maestro, Shocca, Mista Man e Frank Siciliano, Inoki, Clementino, Dj Tayone, Paura, Esa, Dj Gengis Khan, Cor Veleno, Dj Fede, Atipici, Ghemon e Rischio. Un altro riconoscimento di prestigio è arrivato anche da Radio Deejay dove i Fog Prison hanno sentito il loro brano “La radio nel pallone” premiato da Albertino nella sua trasmissione Asganawey come miglior jingle nel concorso indetto dal principale network radiofo-
nico italiano. Il 31 gennaio uscirà in tutti gli store e online, il tanto atteso album dal titolo “Pentothal” con i featuring di artisti di rilevanza come Maxi B, Tormento, Dj Yaner, Il Generale e Sandro degli Scisma Baby. Come iniziativa per lancio del disco sono state realizzate delle magliette, da abbinare al pre ordine del disco, che sono andate letteralmente a ruba in poche ore. Un sound coinvolgente con parole che entrano nella mente e piacciono fin dal primo ascolto. Un’ampia varietà di brani da sentire e risentire con entusiasmo e passione. Un caloroso invito a dare un ascolto al loro prossimo album, con un’unica grande promessa: non ve ne pentirete!
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Virginia Cichetti
Tutte le donne di Paola Celi
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accontare chi sia Paola Celi non è questione facile; nelle sue opere vibra il segno di una donna complessa e audace che si sorprende ogni volta diversa nelle molteplici vesti di madre, artista, amante o sorella, ma che torna ad essere sempre, e inequivocabilmente, se stessa. Paola è nata in Svizzera ma vive a Martinsicuro da molti anni, dove ha aperto il suo studio; la incontriamo ad una personale cittadina intitolata “L’attesa”. Ha il sorriso aperto di chi ama la vita, offre cioccolatini e caffè, e lascia che siano le sue opere a parlare per lei. La sua ricerca estetica è introspezione pura, ma genera i volti di mille donne differenti. Non è difficile trovarsi in uno dei suoi disegni poiché tutte le donne di Paola Celi sono l’espressione di un comune sentire femminile. Ha studiato al liceo artistico poi, pochi giorni all’Accademia di Belle Arti
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le sono bastati a capire che “l’inquadratura” accademica le stava stretta e, in men che non si dica, ha dato vita ad uno studio tutto suo. Ha percorso la strada dell’artigiano, sperimentando i materiali più vari: dalle vetrate fino ad arrivare al travertino e al legno. Qui dimorano le sue opere più recenti; il segno prende vita dalle venature della tavola “come il proseguimento di un qualcosa di preesistente” – ammette lei – nel rispetto delle imperfezioni e dei nodi del legno stesso. Carboncino e matita – i suoi grandi amori – ma anche olii, smalti dalle tinte intense e collage di mattonelle, travertino e materiali naturali come corteccia e radici. Ognuna delle sue donne è in stretto legame con la madre terra creatrice, come Angizia, divinità sacra ai nostri avi; dea della guarigione, forse più una maga poiché, si suppone, fosse sorella della maliarda Circe o di Medu-
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sa. Paola Celi la raffigura così: i capelli di serpente e la mela/mondo fra le mani, personale interpretazione di Eva che domina ancestrali lusinghe. Ogni tavola è accompagnata da una poesia a sottolineare il filo di una storia comune: il segno si trasforma in parola e viceversa, sulla scia delle più accese tematiche sociali legate alla donna, come il femminicidio. Ma Paola Celi cosa attende? “Nuove idee” – risponde – “E’ già molto aver capito che eliminare delle cose è più importante che aggiungerne”. Un’artista deve sapere quando è il momento di fermarsi, a volte basta un segno leggero della matita, altre volte no, è l’opera stessa a chiederlo. Paola Celi asseconda questo tipo di atteggiamento in un viaggio introspettivo che sfiora le molteplici sfumature dell’universo femminile.
Olos Massage
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PUBLIREDAZIONALE
di Pitro Di Fino
l corpo è una meravigliosa macchina il cui buon funzionamento ci permette di vivere serenamente ed in buona salute, racchiude in sé tutti gli elementi necessari per regolarsi e mantenersi in perfetta efficienza per tutto il periodo di vita ad esso assegnato. La possibilità di vivere e funzionare lungamente ed in buona salute, dipende dall’equilibrio tra le varie forze fisiche e psichiche componenti il corpo stesso. Se non intervengono fattori di disturbo si è avviati naturalmente verso la buona salute, ma quando si rompe l’equilibrio tra le varie forze, insorge la malattia. Si deve pertanto intervenire a monte di questa ricorrendo a particolari rimedi come l’Ayurveda che permette di recepire, interpretare e modificare i messaggi provenienti dal corpo. Ayurveda è un gran dono dell’India al mondo: ha origine circa 4500 anni fa, nella zona sud, il Kerala, e letteralmente significa “conoscenza della vita”. L’Ayurveda è la forma di cura più antica che si conosca ed è considerata la madre di tutto quello che noi pratichiamo per curare il nostro corpo. La filosofia Ayurveda è composta da varie discipline: medicina ayurvedica ( basata esclusivamente sull’uso di erbe officinali ), cucina ayurvedica ( essenzialmente vegetariana ), Yoga, Panchakarma, Abyangam ( massaggio ayurvedico ). Altra grande teoria su cui si basa l’Ayurveda è quella dei cinque elementi ( etere, aria, fuoco, acqua e terra ) di cui è composto tutto l’universo. Questi elementi, mixati tra loro, danno origine alle tre forze o domini denominati Dosha presenti nel corpo umano: Vata, Pita, Kapha. Vata ( etere+aria ) - PIta ( fuoco ) - Kapha ( acqua+terra ). A livello cellulare Vata porta il nutrimento ed elimina le scorie, Pita brucia il nutrimento e provoca l’energia per il funzionamento cellulare, Kapha stabilizza e governa la struttura delle cellule. Quando Vata, Pita e Kapha non sono in equilibrio tra loro, i singoli sistemi e gli organi perdono il loro benessere. Questo può avvenire per eccesso o per difetto di uno o più Dosha e determina il disturbo e la malattia. In questo caso si parla di “colpo di Dosha”. Per contrastare efficacemente il colpo di Dosha ci avvaliamo dell’Abyangam ( massaggio ayurvedico ). Abyangam significa esercizio sul corpo. Il massaggio è una terapia collegata al movimento dell’energia nel corpo ed è per questo che si basa sulla costituzione dei tre Dosha, usando tecniche, oli e rimedi curativi diversi, specifici in base alle problematiche individuali. Attraverso Abyangam si tende quindi ad equilibrare i tre Dosha per mantenersi in buona salute ed ottenere uno stato di benessere e contentezza. Questo massaggio si classifica in tre tipologie, secondo il principio dei tre Dosha e si parla quindi di: antiVata o Vatabyangam, antiPita o Pitabyangam e antiKapha o Kaphabyangam.
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TERRITORIO
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La Fondazione Abruzzo Europa presenta le “Squadre Vincenti”
a Fondazione Abruzzo Europa ha organizzato un Cherry Picking – una modalità d’incontro creata dalla stessa Fondazione- sul tema “Squadre Vincenti: pensieri e fatti in libertà”, in occasione del suo trasferimento nella nuova sede di Martinsicuro. Trasferimento che si è reso necessario alla luce degli importanti programmi che la Fondazione ha messo in cantiere, inoltre, essendo già presenti nella strut-
tura due imprese “amiche”, come la Damco, società di comunicazione multimediale, e la Marte Editrice, società editoriale, la FAE è entrata a far parte di un vero e proprio polo multimediale, con evidenti benefici per il suo futuro. L’incontro è iniziato con il Vicepresidente della Fondazione, Giampietro Gaetani, che dopo aver illustrato alcuni aspetti “personali” dei relatori, si è servito di un breve filmato per illustrare tre
esempi di Imprenditori di successo che fanno della squadra il loro fattore vincente: il Direttore Dudamel, che dirige con un successo internazionale un’orchestra di 200 elementi di età compresa tra 11 e 26 anni; il giovane allenatore Stramaccioni, che, pur non essendo mai stato un calciatore, guida un gruppo di “senatori”; l’imprenditore filosofo Cucinelli, il re del cashmere, che esercita il suo ruolo, ispirandosi a San Francesco
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ma anche a Socrate e a Lorenzo il Magnifico. A seguire la “palla è passata” ad Arnaldo Colasanti, il brillante giornalista, scrittore, critico, più conosciuto come presentatore del programma RAI Uno Mattina Estate, che ha illustrato ai presenti la sua attività per la candidatura di PerugiaAssisi come capitale europea della cultura 2019, senza mancare di sottolineare più volte che la cultura è la base di qualsiasi impresa e di non riuscire a comprendere come questa importantissima carta che l’Italia si può giocare per superare il momento difficile della nostra economia, non solo non è considerata strategica, ma addirittura è oggetto di continui tagli d’investimenti. A seguire, Elio Matassi, docente e responsabile del dipartimento filosofia di Roma3, che per alcune scelte “popolari”, come quella di scrivere “La filosofia del calcio” e “La pausa del calcio”, da massimo esperto di filosofia della musica ha acquisito quella di “filosofo pop”. Matassi, in effetti, ha confermato questa investitura, ribadendo la sua convinzione che la moderna filosofia non può permettersi di rimanere nelle sue “fredde stanze”, ma bensi’ debba interessarsi di tutto ciò che accade nel suo intorno, poiché alcuni modelli filosofici potrebbero essere di notevole aiu-
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to nella risoluzione dei problemi attuali, anche in modo inaspettato. In tal senso, ha citato “Lo Stato unitario” di Hegel che, secondo Matassi, avrebbe orientato l’operato di due famosi allenatori, Sacchi e Mourinho, nella conduzione delle loro squadre al successo. La formula, apparentemente semplice, è che la Squadra prevale su tutto, le singole individualità devono “sacrificarsi” per il bene comune e il “coach” è il garante del fatto che tutto ciò avvenga senza re-
criminazioni, coltivando l’entusiasmo del raggiungimento dell’obiettivo. Un pensiero filosofico che, di primo acchito, si è scontrato con l’incipit del secondo relatore, Mario Picchio, presidente della Roland DG Mid Europe, che ha esordito con “Io sono un imprenditore ignorante!”, per poi continuare dicendo
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che “ignorava” quanto fosse difficile fare l’imprenditore, ma anche quanto fosse piacevole costruire una “Squadra Vincente”. La sua ricetta? Molto semplice! 1) Dare spazio all’energia creativa dei giovani 2) Amare i propri uomini e le donne, stando loro vicini nella “buona ma anche nella cattiva sorte” 3) Ascoltare e motivare i clienti, passando loro le motivazioni, ma soprattutto l’entusiasmo di essere parte integrante di un progetto vincente 4) Considerare il profitto come la logica conseguenza della perfetta applicazione dei primi 3 punti. Dopo un partecipato dibattito, brillantemente moderato e provocato da Colasanti, il Presidente della Fondazione Abruzzo Europa, Fabrizio Luciani, ha tratto le debite conclusioni, ringraziando i relatori, per il livello dell’evento, e i presenti per la loro presenza e per gli interventi costruttivi, ribadendo la totale disponibilità della FAE a collaborare con i progetti culturali di Colasanti, evidenziando che la Fondazione per il 2013 si è impegnata con gli Associati nel portare avanti importanti progetti, primo tra tutti il Marcuzzo From. L’incontro è terminato a “salumi e vino” con la degustazione dei prodotti del Salumificio Stipa e delle Cantine Ciù Ciù, ovviamente aderenti al MarcuzzoFrom.
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Web Hosting
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Val Vibrata Baby
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24 Favola di Maura Marziali ed illustrazioni Giordana Galli
RIC L’ Inv ic fece una capriola e si guardò intorno curioso. Era proprio una bella giornata autunnale e il sole, anche se era tiepido, accarezzava i tronchi e le foglie del bosco.
Lo scoiattolo con occhi attenti perlustrò il prato, trovò qualche ghianda, fece una breve corsa e la riportò a casa, l’inverno era alle porte e bisognava essere previdente. Riscese e continuò a camminare in giro curioso, poi si fermò di colpo: laggiù c’era una cassetta, si avvicinò per conoscerne il contenuto e vide che era piena di libri… che strana cosa! Li annusò, non mandavano odore “mangereccio” ma lo attiravano molto.
Qualcuno li aveva lasciati lì ma Ric non sapeva leggere! Allora pensò di andare dal vecchio gufo Tom, abitava non molto lontano ed era tanto saggio. Si arrampicò sulla quercia e bussò alla sua tana. Dormiva saporitamente e quando vide lo scoiattolo disse: e tu? Qual buon vento ti mena? Ric raccontò della cassetta piena di libri, gli chiese se poteva insegnarli a leggere, il materiale lo incuriosiva parecchio… Tom si fece una bella risata. Ma certo che ti insegno, se vuoi ogni giorno, ti darò delle lezioni. Così incominciò un periodo bellissimo, al mattino sveglia, colazione, piccola passeggiata, un’oretta in giro a cercare cose da mangiare, un piccolo risposino e poi… a lezione!
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vestigatore Man mano che passavano i giorni il diligente scolaro iniziò a conoscere le lettere, a scriverle e poi a sibilare. Tom gli faceva i complimenti, apprendeva in fretta, perché la cosa gli interessava molto. Quando cominciò a leggere qualche frase si riempì di orgoglio: un intero mondo gli si apriva davanti! Il gufo gli prestò un libro molto elementare, proprio da principiante, nel giro di poche settimane lo lesse tutto fino a saperlo a memoria. A quel punto cominciò a prendere i libri della cassetta. Il gufo era con lui, dopo averli sbirciati esclamò: ma sono tutti gialli!!! Non mi pare replicò Ric, a me sembrano bianchi! Ma che hai capito, disse Tom, io parlo del genere, non del colore della carta! Così gli spiegò di che cosa si trattava. Ric divenne un appassionato lettore di libri polizieschi, si appassionò al genere, e dopo averne letti tre o quattro, era diventato bravissimo. A volte riusciva a capire prima della fine chi era il colpevole e pensò di aprire uno studio. Gli gufo Tom gli diede una mano a trovare il locale in cui esercitare la professione, insieme appesero la scritta, una bella corteccia su cui campeggiava la scritta: “Ric investigatore” e lo scoiattolo si mise ad aspettare i clienti. Il primo fu un topo piccolo e magrolino che vedeva sparire dalla sua dispensa pezzi di formaggio. Aveva letto la scritta, bussato alla porta umilmente. Ric lo ascoltò e con grande pazienza iniziò la sua prima investigazione. Era attento, intelligente ed acuto, nel giro di qualche giorno disse al topo di aver scoperto il colpevole. Si trattava di un ladro incallito che aveva scavato una galleria sotterranea e ogni tanto faceva sparire un pezzo di formaggio. Gli consigliò di chiudere velocemente la galleria e di proteggere la sua dispensa con accortezza. Il topino fu molto contento. Poi arrivarono una marmotta, un capriolo, un’ alce e ogni volta Ric bravissimo risolveva ogni caso. La fama si sparse, era ricercatissimo fino a che un giorno si presentò una guardia forestale. Il caso era piuttosto delicato: nella foresta erano spariti diversi alberi, tagliati e portati via e il problema era grande.Ric si mise subito all’opera, arrivò sul posto, per osservare il terreno, e scoprì delle orme di stivale che lasciavano starne tracce. Fece pazienti ricerche, girò, interrogò, si intrufolò fino ad arrivare alla soluzione del problema. Il colpevole era un cacciatore legato ad una banda ben organizzata che grazie alla sua abilità fu interamente sgominata. Dettero a Ric anche una medaglia che appese orgogliosamente nel suo studio. Se aveste bisogno di lui, sarà difficile trovarlo, è sempre in giro sulle tracce di qualche manigoldo che grazie alla sua bravura, non troverà certo scampo!
Colora la tua fiaba
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CULTURA e SPETTACOLO
o t e r e N a Eventi
“Nu Guaje nire”
de Sociale del Il 19 Gennaio presso la Se to 2001”, in Via “Circolo per Anziani Nere in poi, andrà in Carlo Levi, dalle ore 21.00 “Nu guaje nire” scena il Teatro Dialettale: atrale “Il Cara cura della Compagnia Te (TE). rozzone” di Morro D’Oro
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“I’ diénghé na cuòse a tté, tu diè na cuòsa a mmé” Un appuntamento da non perdere il 20 Gennaio alle ore 21 presso la Sala “S. Allende”, con il Teatro Dialettale: “I’ diénghé na cuòse a tté, tu diè na cuòsa a mmé” a cura della Compagnia Teatrale del “Circolo per Anziani ”NERETO 2001“ di Nereto (TE).
“Occhio alla…Truffa” Il 26 Gennaio dalle ore 21 in poi si terrà il Teatro Dialettale: “Occhio alla... Truffa” a cura della Compagnia Teatrale “Lu Scacciapinzire” di Corropoli (TE), presso la Sede Sociale del “Circolo per Anziani Nereto 2001”, in Via Carlo Levi.
moria, e M a l l e d o n r o i g Il oah h S a l l e d o d r o c i in r Giorore 21 in poi “Il le al d o ai n en G 8 Il 2 ah” ricordo della Sho in a: ri o em M la no del eto per Anziani Ner lo co ir “C el d a cura Circolo, in Via el d e al ci o S e ed 2001”, S ore 21.00 in poi. le al d i, ev L lo ar C
Lettura di Poesie in Vernacolo Neretese Si terrà il 27 Gennaio dalle ore 21 in poi la Presentazione del Quinto numero de “Il Dialogo”, Lettura di Poesie in Vernacolo Neretese e aneddoti paesani, a seguire la Personalissima Esibizione del “non cabarettista” N’ DUCCIO, presso la Sede Sociale del “Circolo per Anziani Nereto 2001”, in Via Carlo Levi.
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Laura Grimaldi
Sant’Antonio, una festa da riscoprire andandonj a mezz jinnar n’ora e mezza d vandai (sant’Antonio a metà gennaio, la giornata si è allungata di un’ora e mezza). Sant’Antonio Abate èra uno dei santi più venerati perché protettore delle bestie (non esisteva stalla che non avesse raffigurata l’effige del santo) e anche preservatore dei pericoli dell’incendio: “Da pericul, mal e lamb, sant’Antonij c n scamb”. Il santo viene venerato particolarmente in campagna dove la devozione resta tutt’ora. La festività cade il 17 gennaio, ma già la sera del 16 le campagne erano un pullulare di falò che annunciavano la festa. Si vagava di casolare in casolare a cantare filastrocche e canti in onore di sant’Antonio.
Li cellitt di Sant’Antonj
andandonj a(per mezz jinnar n’ora e mezza 200 gr di mandorle spellate, tostate e tritate Ingredienti la massa) vandai (sant’Antonio a metà genna- 200 gr di zucchero 1d kg di farina la giornata si è allungata di un’ora e 50 gr di cioccolato tritato 2io,uova mezza). La buccia grattugiata di un’arancia o di 1\4 di vino bianco Sant’Antonio Abate èra uno dei santi un limone 1\4 di olio di oliva più venerati perché protettore delle be- 1 tazzina di caffè Ingredieti (per il ripieno) stie (non esisteva Marmellata di uvastalla che non avesse Cannella in polvere q.b. raffigurata l’effige del santo) e anche preservatore dei pericoli dell’incendio: Procedimento “Da pericul, mal e lamb, sant’Antonij c Lavorate la massa, fatela riposare per un’ora e rilavorarla per altri dieci minuti sino n scamb”. Il santo viene venerato parad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Spianatela con il matterello e fate delle ticolarmente in campagna dove la delunghe sfoglie; disponetevi sopra tutti gli ingredienti prima amalgamati e chiudete vozione resta tutt’ora. La festività cade ogni sfoglia a cilindro; tagliate, uno alla volta, pezzetti del composto e date loro con il 17 gennaio, ma già la sera del 16 le le mani la forma di uccelletto con la testa da una parte e la coda dall’altra; infornate campagne erano un pullulare di falò che su una placca leggermente unta a 200° per 30 minuti e servite cospargendo gli ucannunciavano la festa. Si vagava di cacelletti di zucchero a velo. solare in casolare a cantare filastrocche e canti in onore di sant’Antonio.
Gli improvvisati canti (detti gli Sandandonijr) erano accompagnati da strumenti a cui si aggiungevano arnesi da cucina. Riporto qui la strofa iniziale di un canto solito delle nostre zone per la notte del 16: “Bonasera bona gende, “Buonasera buona gente, che durmet allegramente, che dormite allegramente, v difenna sant’Andonj, vi difende sant’Antonio, prutettor condr’a lu Demonj” protettore contro il Demonio” Vi lascio anche una ricetta di un dolce che le famiglie gustavano e, alcune, gustano ancora in questa giornata.
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I giorni della merla radizione vuole che le ultime tre giornate del mese di gennaio (29, 30 e 31) vengano riconosciute come “giorni della merla”, ossia il periodo più freddo dell’anno. Se i tre giorni sono davvero freddi, allora la Primavera sarà bella, altrimenti essa arriverà tardi. Si racconta di una merla perseguitata dal mese di gennaio che allora aveva 28 giorni. Gennaio, infatti, trovava divertente aspettare che la merla uscisse dal nido per cercare cibo così da ricoprire la Terra di neve e ghiaccio, senza far trovare nutrimento all’animale. Ella, stanca di questo comportamento, decise di fare provviste per tutto il mese, ritirandosi poi nel suo nido. Il 28 la merla, credendo di aver raggirato Gennaio, uscì cinguettando per prenderlo in giro. L’offesa arrecata fu tale che il primo mese dell’anno chiese tre giorni in prestito a Febbraio e li utilizzò per scatenare bufere di neve, vento e pioggia. La povera merla dovette trovare riparo in un camino, dove rimase fino a Feb-
braio e quando uscì dal suo nascondiglio si ritrovò con le piume tutte nere a causa della fuliggine, da allora i merli nascono neri. Secondo il dizionario etimologico, invece, merlo deriverebbe da merulus ovvero dal diminutivo di merus, che significa “solo” in latino (da cui l’italiano “mero”). per cui i giorni della merla sa-
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rebbero i giorni della solitudine proprio in virtù delle loro basse temperature. Nonostante i meteorologi registrano che in questi tre giorni non sempre le temperature sono le più gelide dell’inverno, ma si evidenziano altre giornate ben più fredde, ciò non potrà mai influenzare e modificare un qualcosa che le tradizioni portano fino a noi da sempre.
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Il monastero di San Benedetto a Gabbiano
l monastero di San Benedetto a Gabiano (oggi Gabbiano, frazione di Corropoli), ha conosciuto epoche di grande fasto e rivestito ruoli di primaria importanza sul territorio ecclesiastico del versante adriatico. Fu fondato nel XII secolo dai Benedettini Cassinesi, molto probabilmente sui resti di un’antica abitazione di epoca romana, di cui ci pervengono i resti di una cisterna. Le prime carte che menzionano il monastero risalgono al 1188 e documentano la sua dipendenza dall’Abate di San Nicolò a Tordino con territori decisamente molto estesi per l’epoca. Le chiese di San Salvatore, San Lorenzo e Santa Scolastica erano dipendenze dei Benedettini di Gabiano. Pare che nel XV secolo il monastero ospitò uno dei più grandi musicisti e miniatori dell’epoca, tale Berardo da Teramo detto Zàcara, le cui opere musicali furono eseguite fin oltre le Alpi e le cui miniature sono tutt’oggi conservate presso la Fondazione Cini di Venezia. Nel giugno del 1507 l’intero comprensorio fu annesso alla giurisdizione di Corropoli e nel 1671 il monastero fu dato in affitto ai monaci di Santa Maria di Mejulano. All’inizio del XIX secolo tutti i beni del convento furono sequestrati e venduti. La cappella ha subìto molti restauri; entrambe le navate laterali sono andate perdute, la facciata in laterizio è dominata da un campanile a vela e sul portone vi è un arco di mattoni con decori altomedievali. Convento e chiesa di San Benedetto a Gabbiano sono oggi in grave stato di abbandono e c’è bisogno davvero di tanta immaginazione per figurarsi la bellezza di una struttura che ha alle spalle una storia lunga molti secoli.
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“L’orto di gennaio” onostante il freddo, gennaio è il mese perfetto per alcune specie proiettate nella fioritura primaverile come, ad esempio, il ciclamino per la cui piantagione la temperatura deve essere sempre sotto i 15° e per interrare i bulbi dei gladioli, dei narcisi e dei tulipani. Questo, poi, è il mese giusto per piantare il peperoncino e i porri. Per i primi vi basta una cassettina, un pacco di semi e del terriccio; seminate i peperoncini al chiuso e portateli all’aperto solo quando le temperature si faranno più miti. Spargete i semi dei secondi a una profondità di 1.5 cm e quando le piantine raggiungeranno un’altezza di 25 cm tagliatene le foglie e mettetele a dimora a distanza di 20 cm l’una dall’altra. Irrigate in abbondanza e sarchiate regolarmente il terreno intorno alle piantine, rincalzate a primavera e quando saranno spessi circa 2 cm estraeteli dal terreno. Le ore di luce di questo mese posso essere utilizzate per seminare le fragoline di bosco. C’è bisogno di una finestra luminosa e un angolo ben riscaldato. Se non avete vasi, vanno bene anche le vaschette di plastica delle verdure, l’importante è che possano contare su un sottovaso. Le piante da appartamento trascorrono il momento peggiore dell’anno, trovandosi in locali riscaldati e quindi secchi. È opportuno aerare gli ambienti molto spesso, senza esporre le piante a bruschi cambiamenti di temperatura. Per aiutar-
le possiamo, di tanto in tanto, inumidire le foglie utilizzando un panno imbevuto di acqua tiepida. Nel frutteto bisogna liberare il terreno delle foglie e dei frutti caduchi e interrarli per evitare malattie fungine. In fase di luna calante, se il clima è mite si può effettuare la potatura degli alberi da frutto (melo, pero, albicocco, pesco);
bisogna concimare gli ulivi e procedere con la raccolta di arance, mandarini, kiwi e limoni. In fase di luna crescente si piantano ravanelli, rucola,carote, angurie e meloni. In fase di luna piena ci si dedica alla raccolta delle erbe da essiccare quali l’origano, il timo o la salvia. È il momento ideale anche per la messa a dimora di aglio e cipolla.
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Il museo della ci in Val V
Virginia Cichetti
l civico 26 della frazione San Giuseppe di Controguerra esiste, ormai da molti anni, un’azienda agrituristica impegnata in numerose attività di valorizzazione del territorio. La struttura è una tipica abitazione rurale con più di duecento anni di vita, rinnovata assieme alle varie dependance e al capannone per la raccolta del fieno dai proprietari Amerigo Rasicci e Diana Tatone. Dal loro amore per la terra e per la cultura (lei era docente di lettere e filosofia, lui impegnato nelle attività dei vari Centri Servizi Cultu-
rali della provincia), è nata un’azienda unica nel suo genere e che può definirsi contemporaneamente: agriturismo, azienda vitivinicola e fattoria didattica. Oltre all’accoglienza di turisti da tutta l’Europa e alla produzione di vini biologici, da “lu feschiuole” (questo il soprannome dei Rasicci), è possibile visitare il piccolo museo della civiltà contadina in Val Vibrata. Il nostro cicerone, il signor Amerigo, ci spiega che il museo è nato negli anni ottanta dalla raccolta di attrezzi agricoli su tutto il territorio Vibratiano. Questi
sono andati a unirsi a quelli già in possesso della famiglia Rasicci contribuendo alla nascita di un percorso didattico particolarmente significativo per il nostro territorio. Nel capanno del fieno, che oggi ospita la raccolta, si possono ammirare una gran quantità di materiali che testimoniano le tipiche attività agricole del passato, oltre alle varie attrezzature casalinghe e a quelle del falegname, del ciabattino e di tutte quelle attività che facevano parte della vita quotidiana dei nostri bisnonni.
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civiltà contadina Vibrata Molto ben sviluppati sono i percorsi didattici che riguardano il ciclo del vino, del grano e quello della canapa. Quest’ultimo in particolar modo ha assunto un ruolo centrale nella storia del museo grazie alle molte interviste e ricerche approfondite che il signor Amerigo svolse negli anni ottanta assieme all’allora direttore del Centro Servizi Culturali di Teramo. Dai loro studi, nel 1988, nacque un libro che la casa editrice Carsa di Pescara pubblicò con il titolo “La canapa in Val Vibrata e la sua funzione economica e socio-culturale”
a cura del professor Giuseppe Di Domenicantonio. Museo e libro vogliono sottolineare l’importanza della tessitura della canapa nello sviluppo dell’industria dell’abbigliamento sul territorio del fiume Vibrata. Gli attrezzi per la filatura e la raccolta sono accompagnati dalle molte immagini e testimonianze che confermano la presenza di coltivazioni di canapa in quasi tutte le famiglie contadine dell’epoca: “Tutti i contadini mettevano la canapa. Più erano le ragazze da
maritare e più era la canapa messa” (Testimonianza della signora Amina di Colonnella). Nella proprietà è anche da segnalare la piccola chiesa di San Giuseppe Lavoratore costruita nel 1959, al cui interno è custodita un’opera del maestro bolognese Giorgio Gallingani. Il museo, assieme all’intera azienda agrituristica, è una perla della Val Vibrata, testimonianza della memoria storica rurale del nostro territorio, che i suoi bravi gestori tengono a tramandare alle nuove generazioni.
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MODA
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Federica Bernardini
L’amore non guarda con gli occhi all’11 febbraio 2010, quando Alexander McQueen ha deciso di porre fine alla sua vita a soli 40 anni, il mondo della moda è stato privato dello stilista più rivoluzionario degli ultimi tempi. Un uomo tormentato, schivo che riusciva però a rappresentare sulle passerelle scenari fiabeschi, provocatori, visionari, eccessivi e allo stesso tempo raffinati. In realtà le sue sfilate erano come delle rappresentazioni teatrali in cui gli abiti prendevano forma e colore, una continua sperimentazione in cui si fondevano tradizione e modernità, tecnologia e artigianalità, realtà e mitologia . Il mondo di McQueen è stato documentato dalla fotografa Anne Deniau dal 1997 al 2010, e le immagini dei backstage delle sfilate sono state raccolte in un libro fotografico, prima monografia dedicata allo stilista, intitolato L’Amore non guarda con gli occhi, edito dalla De Agostini e presente nelle librerie dal 22 ottobre. Il titolo del libro nasce da un tatuaggio che l’artista aveva sul braccio, un omaggio a Shakespeare, che davanti alla curiosità della Deniau, McQueen giustificò come “l’unica cosa che so per certo”. L’Amore non guarda con gli occhi, con le immagini del dietro le quinte delle ultime 26 sfilate, diventa un mezzo importante per conoscere tutta la genialità e l’inventiva dello stilista ma, allo stesso tempo, anche la fragilità di un animo estremamente sensibile. Alexander McQeen
MODA
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Un classico che non passa mai di moda ome Guerlain ha creto il profumo La Petite Robe Noir per rendere omaggio all’abito nero ( il più classico tubino) è probabile che presto potremmo assistere ad un tributo per un altro grande must have della moda: il cappotto cammello. Ultimamente infatti le celebrities di Hollywood lo hanno sfoggiato in diverse versioni: da quella più quotidiana con jeans e accessori glamour a quella più raffinata sopra abiti da sera e con capelli raccolti. Comparso sugli attori degli anni 30, il cappotto cammello è passato sulle donne grazie a dive come Greta Garbo e Marlene Dietrich che amavano sperimentare e giocare con pezzi dell’abbigliamento maschile, ma solo negli anni 70 diventò una vera icona e sempre grazie al cinema. In particolare ne hanno decretato il successo entrando nell’imaginario collettivo Marlon Brando in Ultimo tango a Parigi, Florinda Bolkan in Anonimo Veneziano e soprattutto Alain Delon nel ruolo del professore tormentato de La prima notte di quiete. Ultimo passo per la consacrazione del cappotto cammello come must riconosciuto in tutto il mondo è avvenuto nel 1981 quando Max Mara lanciò il modello 101801 che, anno dopo anno si è reinventato senza mai sconvolgere il suo stile e le sue proporzioni affermandosi come ‘il’ cappotto per eccellenza.
Blake Lively
Katy Holmes
Alain
a notte di
La prim Delon ne
quiete
Keira Knig h
tley
Un modello della sfilata Max Mara
BELLEZZA
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Rimedi naturali contro i geloni Il gelone il cui nome scientifico è “eritema pernio” può comparire prevalentemente sulle mani o sui piedi e corrisponde a un’eccessiva reazione dei vasi sanguigni a un abbassamento della temperatura. Bisogna evitare l’esposizione a una fonte di calore troppo forte; bisogna, invece, muovere o massaggiare la parte colpita e seguendo queste ricette otterrete un’azione immediata sul dolore. Bagno al sedano: Prendete il sedano e tagliatelo in piccoli pezzi. Fatelo bollire in 3 litri di acqua per 20 minuti. Dopodiché aggiungete in una bacinella la quantità d’acqua occorrente per un pediluvio e immergete i vostri piedi a bagno per almeno 15 minuti. Impacco di noce: lasciate bollire 3 foglie di noce per 5 minuti nell’acqua. Fate riposare il liquido per dieci minuti, filtratelo e utilizzatelo per impacchi sulle zone interessate. AVVERTENZE: sono incompatibili le foglie di noce con altre piante (aloe, condurango, china rossa) e con alcuni sali minerali quindi è bene non associarlo ad altri rimedi. Olio di calendula: riempite un barattolo con 150 grammi di fiori di calendula e copriteli completamente con olio d’oliva; chiudete il recipiente ed esponetelo al sole per due o tre settimane. Dopodiché filtrate con una garza e conservate l’olio in una bottiglia di vetro a chiusura ermetica e usatelo sui geloni. Decotto di salvia: fate bollire l’acqua e poi aggiungete 5 o 6 foglie di salvia per ogni litro d’acqua. Una volta tiepido, applicate il decotto sui geloni per una decina di minuti oppure fate un pediluvio. Per quanto riguarda la dieta prediligete alimenti che migliorano l’efficienza dei vasi sanguigni come carote, spinaci e cavoli ricchi di betacarotene. Sempre i cavoli, ma soprattutto gli agrumi come arance, pompelmi, e mandarini sono ricchi di vitamina C, che contribuisce alla salute dei vasi. L’ananas, poi, è ricco di una sostanza, la bromelina, che possiede proprietà antinfiammatorie. Integrate la dieta anche con frutti di bosco come more e mirtilli in quanto possiedono grandi quantità di bioflavonidi, utili sempre per la circolazione.
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CULTURA & SPETTACOLI
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KILL BIG Rubrica Cinema
Cose viste fuori orario A circa 12 anni iniziai a dedicarmi allo zapping notturno. Avevo però paura di sintonizzarmi su Rai3. La maggior parte delle volte, infatti, c’era un uomo con occhiali rossi e capelli arruffati intento a parlare di argomenti che non capivo. La cosa che mi spaventava, ancor più delle sue bizzarre fattezze, era il fatto che l’audio delle sue parole fosse completamente slegato dai movimenti della sua bocca. Ascoltavo cose che non stava dicendo. Un alieno. Solo col tempo capii che parlava di Cinema; così l’ammirazione sostituì la paura e i film da lui proposti divennero imprescindibili. A distanza di anni, nel 2008, ebbi, insieme ad un amico, il piacere di incontrarlo al Lucca Film Festival. Gli chiedemmo un autografo. Rigorosamente in lettere minuscole scrisse: “questo non è un autografo. enrico ghezzi”. Harakiri (1962) di Masaki Kobayashi Grazie a lui, e al suo “contenitore filmico” Fuori Orario. Cose (mai) viste, ho scoperto il mio grande amore per il cinema giapponese. Altrove invisibili, i film nipponici trovano nella programmazione notturna di Rai3 la loro perfetta collocazione. Harakiri è semplicemente il mio preferito. Il termine indica il rituale suicida con cui i samurai giapponesi eseguivano in maniera onorevole la propria condanna a morte. La perfezione stilistica e la dirompente forza politica tipici del cinema giapponese trovano in questo film una sintesi perfetta; infatti il regista, andando oltre la rigida etica samurai, mostra la fragilità umana di queste tragiche figure riuscendo a smascherare le assurdità del loro codice d’onore. Harakiri colpisce al cuore e fa più male della pratica da cui prende il nome. Cose dell’altro mondo Da sempre attenta al grande cinema e al cinema invisibile, la RaroVideo si occupa di recuperare e distribuire in DVD pellicole altrimenti introvabili. Edizioni ben curate e ottimi approfondimenti: niente di meglio per la vostra videoteca cinefila. La grande illusione (2) Le proiezioni dei film dei Lumière avevano un successo incredibile. Anche se si limitavano a riprendere scene di vita quotidiana, il pubblico era curioso e attratto da questa nuova strabiliante invenzione. Quando proiettarono per la prima volta L’arrivo di un treno alla stazione di La Ciotat (1896), gli spettatori, vedendo il mezzo avvicinarsi sempre di più allo schermo, fuggirono per paura di essere travolti. Non ci è dato sapere se la cosa accadde realmente ma l’episodio è esemplificativo e dimostra quanta meraviglia ed emozione il Cinema stesse provocando. Non intuendo le potenzialità del mezzo, i due fratelli vendettero i diritti di sfruttamento della loro invenzione a Charles Pathé. Il Cinema divenne così un affare mondiale.
CURIOSITA’
Paolo Gatti
Proverbi
Disegni Rossano Piccioni, colori Eleonora Bruni
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TEMPO LIBERO
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CruciVibrata
1. Quest’anno 14. Carica la batteria delle auto 15. Farro al ritroso 17. Precede il Si 18. Andata/Ritorno 19. Il quarto pianeta del Sistema Solare 20. La capitale cinese 21. Le consonanti del dubbio 23. Lui 25. Aprire a Lisbona 26. Quello di spade è detto “ angioletto “ 28. Erasmus Student Network 30. Gruppo etnico del Vietnam 31. Società Trasporti Provinciali 32. Adesso (in dialetto) 33. Negazione 34. Lo si segna nel calcio 35. La montagna del romanzo “Mardi e un viaggio laggiù “ di H.Melville 37. Marito di Edda nella mitologia norvegese 38. Asso Donna ( Dama ) nel poker 40. Un tipo di marmo 42. Lo pseudonimo di Filippo Neviani 45. Istituto Nazionale di statistica
Orizzontali
47. Le iniziali della Annunziata 48. Simbolo del Terafarad 49. Un gas nobile 51. Storica via di Roma 53. Reach Out International Records 55. Associazione Volontari per il Servizio Internazionale 56. Li “ vascie “ in italiano 57. Ming Pei, autore dell’ultimo restauro del Louvre 58. Treno olandese 61. Tv polacca 62. Oregon Electric Vehicle Association 63. Asciutti, magri 65. Alla fine dell’igloo 66. Personaggio mitologico greco 67. La “pulce” blaugrana
1. Il personaggio nella foto 2. Lo è la passerina 3. Le iniziali di Varriale 4. La terza nota 5. Intelligenza Artificiale pital 6. Lake Travis Animal Hos Rese an Oce and e her 7. Atmosp arch Institute 8. L’inizio della tragedia ano 9. Noto attore e pittore rom ilde O.W di y 10. Il Gra 11. Un tipo di modulo di 12. Lo si fa a chi promette pagare 13. In fondo alla via ti ignoti “ 16. Il conduttore de “ I soli 20. C’è quella elettronica 22. Moderno agorà 24. Ossi al contrario incenti 27. Lo si dice al cavallo per varlo a saltare 29. Morbido britannico 34. “Innar“ in italiano 36. Olio in inglese 37. Di molti anni fa 39. Quoziente Intellettivo 40. Titoli di Stato 41. Lu “ carvò “ in italiano
Paolo Gatti
Verticali
volpe 43. Pokemon simile ad una tina Pris è itale cap sua La 44. 46. Li “Sand “ in italiano 50. Saluto orientale romo 52. Nome da donna palind nderwall Wo è e zon can loro Una 54. Pc del o 59. Un tast 60. La vecchia Imu 64. Record del Mondo
SOLUZIONI Orizzontali: 1. Duemilatredici, 14. Avviatore, 15. Orraf, 17. La, 18. Ar, 19. Marte, 20. Pechino, 21. Dbb, 23. Dio, 25. Apiar, 26. Asso, 28. Esn, 30. Tri, 31. Stp, 32. Mo, 33. No, 34. Goal, 35. Ofo, 37. Ai, 38. Aq, 40. Botticino, 42. Nek, 45. Istat, 47. La, 48. Tf, 49. Neon, 51. Appia, 53. Roir, 55. Avsi, 56. Baci, 57. Ieoh, 58. Trein, 61. Osoz, 62. Oeva, 63. Scarni, 65. Oo, 66. Aci, 67. Messi Verticali : 1. Dalida, 2. Uva, 3. Ev, 4. Mi, 5. Ia, 6. Ltah, 7. Aori, 8. Tr, 9. RemoRemotti, 10. Dorian, 11. Irt, 12. Credito, 13. Ia, 16. Fabrizio Frizzi, 20. Posta, 22. Bar, 24. Isso, 27. Opla, 29. Soft, 34. Gennaio, 36. Oil, 37. Antico, 39. Qi, 40. Btp, 41. Carbone, 43. Eevee, 44. Kosovo, 46. Santi, 50. Nihao, 52. Anna, 54. Oasis, 59. Esc, 60. Ici, 64. Rm
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Gennaio 2013
Dott.ssa Virginia Maloni
Tradizioni popolari, identità e senso di appartenenza l contesto storico-sociale in cui viviamo influisce sulla nostra identità sociale e culturale. L’identità si acquisisce con la socializzazione, attraverso la famiglia e la cultura con cui ci si trova. Per formare l’identità, il soggetto deve aggregarsi, sviluppando in lui il senso di appartenenza. Tra cultura e identità c’è un legame profondo: l’analisi e lo studio delle culture consentono la ricostruzione dei sistemi di senso, e quindi il complesso dei valori e delle credenze di una società. Per sentirsi parte di quella società si promuovono feste, fiere, mercati, sagre che valorizzano la natura e il territorio. La festa è una finestra attraverso cui si ripete la tradizione ed è l’arco temporale di una comunità, avendo assaggi del passato che si riepiloga sul presente. La festa costituirebbe, per eccellenza, l’esperienza fondamentale e costitutiva del gruppo. Attraverso le tradizioni popolari si possono riscoprire le proprie radici: l’individuo nella società moderna è spersonalizzato e riappropriarsi delle proprie radici significherebbe recuperare il proprio senso di appartenenza. Il territorio non è una semplice realtà geografica, ma comprende lo spazio vissuto, i luoghi della fanciullezza, le strade della borgata, il vicinato: un
complesso di rapporti sociali, di abitudini, di riti, di credenze, che determinano uno stretto rapporto economico, sociale, affettivo con esso. Gli individui, per superare la solitudine e l’isolamento e compensare gli aspetti impersonali e insicuri della vita moderna, vogliono trovare, anche inconsciamente, un’identificazione reciproca con
gli altri, basata sui legami, sulla condivisione di interessi, bisogni, valori e storie di vita, ricercando un senso di appartenenza alla collettività. Queste manifestazioni mirano alla formazione dell’Io Sociale che si costituisce in rapporto con gli altri nelle circostanze che una determinata comunità dà come finalità.
Tutti i giorni Aperitivo VIA GRAMSCI, 18 - 64027 GARRUFO DI SANT’OMERO - TEL 347.1808955 – 3475898795
Sabato sera KARAOKE
Gennaio 2013
AMBIENTE
45 A cura di Angelo Bruni - C.E.A. Scuola Blu
Erosione costiera: un primo sguardo ui una volta era tutta campagna”, dicono i nostri nonni in quello che oggi è un noto luogo comune. “Qui una volta era tutta spiaggia” potrebbe essere il prossimo. O forse lo è già. Perché l’erosione costiera è ormai da tempo uno dei più annosi (e dannosi) problemi ambientali che affliggono le coste italiane, comprese ovviamente quelle abruzzesi. Quali ne sono le cause? Dobbiamo innanzitutto considerare le spiagge come un elemento fisico in perenne movimento: nel corso della loro storia geomorfologica, infatti, esse hanno subìto continui e ciclici processi di arretramento/
dalle onde verso la costa, e quella che “esce” dal sistema spiaggia, rappresentata dalla sabbia erosa e sottratta dalle onde di tempesta e, in minor parte, da quella soffiata via dal vento (in gergo “ablazione”). Un tempo il bilancio tendeva a zero, se non a favore delle entrate (bilancio positivo), ma nel corso dell’ultimo secolo si è assistito ad un trend discendente, che ha visto via via aumentare sempre di più la sabbia in uscita rispetto a quella in entrata. E ricordiamoci che, sempre nell’ultimo secolo, le città di costa sono state sempre più caratterizzate da un’intensa atti-
accorgiamo estate dopo estate, quando le file di ombrelloni sono sempre di meno, con conseguente ricaduta economica per le città che fanno del turismo una delle attività principali. È in questo contesto che dobbiamo analizzare le pesanti influenze di un bilancio costiero negativo. Se da un lato le onde di tempesta hanno continuato e sempre continueranno, come natura vuole, ad impattare sulla spiaggia erodendone la sabbia, dall’altro gli apporti sono costantemente in diminuzione. In altre parole, qualcuno o qualcosa “ruba” la sabbia dai fiumi, prima che
avanzamento, in base all’andamento di fenomeni quali la variazione del livello del mare e il conseguente spostamento verso l’alto del punto di inizio erosione fluviale. Altro fattore da considerare è il cosiddetto bilancio costiero, che non è altro che la somma algebrica della sabbia che “entra”, in altre parole quella apportata dai fiumi nel mare e poi distribuita
vità turistica che ha portato ad un’altrettanto progressiva “cementizzazione” della costa, tramite la realizzazione di strade, moli e stabilimenti balneari, che hanno creato verso l’interno una barriera invalicabile per il sistema spiaggia finora descritto. Come conseguenza, mentre prima parlavamo di spostamento, ora non abbiamo altro che accorciamento. E ce ne
essi riescano a portarla alla foce e in seguito affidarla alle onde e alle correnti litoranee. Immaginando che questo sia un libro giallo, potremmo interrompere qui la narrazione degli eventi, rimandando alla prossima puntata lo smascheramento dei “responsabili del furto” ed illustrare come sia la situazione locale in termini di erosione costiera. Quindi…arrivederci al prossimo numero!
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Spazio ai lettori
Gennaio 2013
Questa pagina è tutta vostra. Sì,sarà uno spazio interamente dedicato alle vostre domande,alle curiosità che avete e che vorreste soddisfare,alle foto che ritenete interessanti e vorrete inviarci per vederle pubblicate,ai commenti su questo giornale e su quello che vorreste trovare all’interno di queste pagine. Questo spazio rappresenta un modo per dialogare direttamente con voi e la vostra vita. Non è un caso che lo chiediamo qui,su Val Vibrata Life. Non sarà soltanto “La posta dei lettori”. Ci saranno le proposte dei lettori, le idee che vi sembrano anche bizzarre ma che si potrebbero trasformare in qualcosa di reale,ci saranno storie di vita e racconti buffi,soprattutto documentati dalle vostre foto e immagini. Siate generosi,e lasciate la timidezza appoggiata sul comodino,se di solito vi “ingombra”. Regalateci un po’ di voi,e saremo felici di accogliervi in Val Vibrata Life. Diventate protagonisti,a noi piace l’idea di mettervi al centro del nostro lavoro. Spero che piaccia anche a voi,l’idea di condividere pensieri e storie. Grazie fin da ora per tuttala collaborazione che,sono certa,non mancherà di rendere speciale questa avventura. E buon divertimento!!!
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Gennaio 2013
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