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MENSILE DI INFORMAZIONE DEL CILENTO, VALLO DI DIANO E LUCANIA SUD
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editoriale
il paese aspetta
dir. prof. marcello federico
Si marcia a grandi passi verso un nuovo governo. Speriamo che sappia fare di più e meglio del precedente. Il Renzi I nasce con il proposito di durare a lungo e, per il bene del Paese, bisogna augurarselo. Così sarà possibile ritrovare un pò di stabilità. Sembra, infatti, di essere tornati ai giorni più oscuri della Prima Repubblica quando i governi duravano in media un anno. Con Renzi siamo al terzo in due anni e mezzo e ad accomunarli l’assenza di un consenso popolare. Esattamente l’opposto della missione che diciotto anni fa era stata assegnata alla Seconda Repubblica. Più dei precedenti, il passaggio da Letta a Renzi ha l’aspetto di un’operazione di palazzo e dunque il nuovo esecutivo dovrà moltiplicare gli sforzi per far dimenticare il peccato originale. A onore della verità va anche detto che la staffetta è stata agevolata dall’esaurimento della spinta dell’attuale esecutivo. Era nato per completare entro diciotto mesi la riforma elettorale e quella costituzionale. Per questo a sostenerlo c’era una maggioranza molto ampia. In meno di un anno tutto è cambiato: le larghe intese si sono ristrette fino al limite della sopravvivenza (almeno al Senato) e ovviamente di riforma delle istituzioni non parla più nessuno. La riforma elettorale di cui si discute non è quella del governo (che per la verità non ha formulato mezza proposta) ma di Matteo Renzi. Dunque non deve stupire se un progetto vivo prenda il posto di un governo morto. Ma di che cosa vivrà il nuovo esecutivo? Le incertezze non mancano a cominciare dalla maggioranza che dovrà sostenerlo. Sarà la stessa di oggi (e allora perché la staffetta)? Oppure un secolo e mezzo dopo Agostino Depretis anche a Matteo Renzi toccherà di volta in volta dare forma ad una maggioranza a perimetro variabile? Lo sapremo nelle prossime ore. Quello che preme di più è il contenuto del programma. Perché la riforma elettorale e quella istituzionale, a cominciare dall’abolizione del Senato e delle Province, cambiano le regole del gioco ma non servono, se non sul lunghissimo periodo, a imprimere un nuovo passo all’economia. Invece, come ha ricordato il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, serve una scossa forte e immediata. Tuttavia la crescita economica • segue a pag. 11
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anno 5 - numero 2 febbraio 2014
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