Booklet / Settembre Culturale 2013 - Agropoli

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NEL CASTELLO ANGIOINO-ARAGONESE DI AGROPOLI

SETTEMBRE CULTURALE 2013

CITTÀ

Sesta Edizione

DI

AGROPOLI

ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER L’IDENTITÀ CULTURALE

IL SETTEMBRE CULTURALE DEDICATA ALLA CITTÀ DELLA SCIENZA



Il libro, la lettura, la cultura costituiscono pilastri insostituibili per il rafforzamento della democrazia, per lo sviluppo di una partecipazione consapevole e costruttiva alla vita politica e sociale, per il rinnovamento delle istituzioni e delle rappresentanze istituzionali, quello cioè di cui abbiamo acuto bisogno nel nostro paese.

Giorgio Napolitano

presidente della repubblica italiana

tutti gli eventi sono a titolo gratuito



SETTEMBRE CULTURALE 2013

Sesta Edizione


IL SINDACO DEL COMUNE DI AGROPOLI

FRANCO ALFIERI

Anche quest’anno giunge puntuale a chiudere la stagione estiva Settembre Culturale, dedicato alla Città della Scienza di Napoli. L’evento, come di consueto, porta la nostra Città ad essere punto d’incontro di personalità legate al mondo della cultura più e meno note, più e meno giovani, che si ritrovano in un ensemble di idee. Nato sei anni fa non a caso, ma sorto, perché si è creata un’alchimia ed una situazione ambientale irripetibile nel rapporto con la Città intesa come quinta urbana con il Castello Angioino Aragonese che domina il borgo antico e la costa del golfo di Salerno, acquisito al patrimonio pubblico, divenuto cuore pulsante dell’intero territorio per la valorizzazione della cultura. Grazie già ai primi interventi di restauro, che hanno interessato nei mesi scorsi la

grande piazza d’armi, si può tornare a fruire pienamente dello spazio più autorevole e più caratteristico della nostra storia. Si ripropone il format che ne ha decretato il successo: accanto ad autori, magari al loro libro di esordio, secondo una linea di sostegno alla promozione di nuovi talenti, firme famose del mondo del giornalismo e scrittori di grandissimo prestigio. L’importanza di questa manifestazione ha consentito ad Agropoli di divenire un luogo di riferimento del fermento culturale della Regione Campania. Siamo consci che la promozione e la diffusione della lettura rappresentano una missione fondamentale per chiunque veda nella cultura un momento di miglioramento spirituale della singola persona ma anche di sviluppo della comunità sociale.


L’ASSESSORE ALLE POLITICHE PER L’IDENTITÀ CULTURALE

FRANCESCO CRISPINO

Settembre Culturale, tuttavia, non è solo questo, infatti l`ampio cartellone è, altresì, arricchito da mostre, workshop, laboratori, pregevoli momenti musicali e teatrali, spettacoli live che si terranno anche in altre suggestive location di Agropoli, quali le piazze più caratteristiche ed il Palazzo Civico delle Arti. Una delle novità di quest’anno è concludere alcuni appuntamenti con l’angolo della degustazione, in un ottica di promozione dei prodotti tipici del Cilento legati alla Dieta Mediterranea, Patrimonio UNESCO, attraverso il coinvolgimento di produttori d’eccellenza del nostro territorio. La presentazione del programma è per noi sempre un punto di arrivo ed al contempo un punto di partenza. Le pagine che seguono sono il frutto di un lavoro appassionato di ricerca e di pensiero durato un anno, volto a raccogliere stimoli, elaborare progetti, cercare voci e scrittori per fare della rassegna quel momento di divertimento culturale e di scambio atteso da tutti.

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NAPOLI

cos’era la cittÀ Della scienZa Di napoli

LA CITTÀ DELLA SCIENZA

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La Città della Scienza di Napoli si proponeva come un vero e proprio modello per la società della conoscenza. La Città della Scienza era stata realizzata nell’area ex Italsider negli anni Novanta, su iniziativa di Vittorio Silvestrini e per volontà di Antonio Bassolino. L’obiettivo di Silvestrini era ridare un progetto alla quinta città industriale e alla prima città deindustrializzata d’Italia: Napoli. Era giunto il momento, in quegli anni, di dare un nuovo modello produttivo alla città, fondato sulla conoscenza, un modello che dovesse appartenere a tutti e che per tutti dovesse essere un’opportunità. La vicinanza agli aspetti politici e sociali della grande crisi industriale che si stava consumando in quegli anni negli stabilimenti dell’Italsider di Bagnoli portò Silvestrini e Lipardi a immaginare fin dall’inizio la realizzazione di un vero e proprio Science Centre nell’area, favorendo la riconversione della zona in un polo high-tech che arginasse al tempo stesso l’emorragia di posti di lavoro nello storico quartiere operaio. L’assunto su cui si basava il ragionamento dello scienziato partiva dalla convinzione che la principale materia prima dello sviluppo fosse il sapere scientifico. Se un Paese non utilizza questa risorsa resta indietro, era l’idea di Silvestrini, ed è destinato a perdere competitività sul piano internazionale.

Il 4 marzo del 2013 una mano ignota ha ucciso uno dei luoghi simbolo della cultura scientifica, la Città della Scienza di Napoli. Tutto quello che ricercatori ed esperti per anni avevano preparato con cura per l’educazione scientifica dei ragazzi e anche degli adulti è stato ridotto in macerie in pochi istanti: una catastrofe inaudita ad opera di un vero e proprio omicidio culturale. La Città della Scienza, collocata nello splendido Capoluogo campano, affacciata sull’incantevole Golfo, era una solida presenza, che ha avuto negli anni l’apprezzamento di molti: era stato giudicato il miglior Museo Scientifico


La non conoscenza affossa la coscienza di chi la subisce. La cultura apre le menti degli uomini e li rende liberi: queste le basi su cui si fonda la nobile mission del Settembre Culturale che vede in questa istituzione un luogo essenziale di crescita educativa e di avvicinamento al mondo della Scienza sempre più importante anche per lo sviluppo economico.

la fonDaZione

È alla Città della Scienza di Napoli che il Settembre Culturale sceglie di ispirarsi per non dimenticare l’abominio a cui un Paese intero ha dovuto assistere.

europeo nel 2005, premiato con il Premio Descartes dall’Unione Europea nel 2006 per la comunicazione scientifica, migliore incubatore di nuova impresa nel 2007 e riconosciuto dall’Eurispes tra le 100 eccellenze italiane. Costruita sul modello de La Villette di Parigi, era il volto migliore della nuova Bagnoli e il più grande attrattore di turismo scientifico del nostro paese. Tra i soci fondatori c’era il Premio Nobel Rita Levi Montalcini. I bambini in visita rimanevano affascinati dalle strutture esplorative e conoscitive ideate per avvicinare anche i più piccoli al mondo delle scienze e le mostre attiravano visitatori da tutto il mondo.

La Fondazione Idis-Città della Scienza lavora per costruire un’economia basata sulla conoscenza, capace di creare lavoro vero e di qualità e maggiore coesione sociale. Questo progetto si sviluppa attraverso la valorizzazione delle risorse del territorio e l’attenzione al contesto europeo ed euro– mediterraneo. La Fondazione sostiene, infatti, i suoi stakeholder territoriali (reti di scuole, agenzie, imprese, enti locali e associazioni) che divengono suoi cooperatori e bracci operativi e contribuiscono a sperimentare prodotti culturali nuovi ed a moltiplicarne gli effetti con azioni sul territorio. Inoltre la Fondazione è consapevole che i propri obiettivi si giocano, oggi, nel contesto europeo ed euro-mediterraneo, sia per le oggettive condizioni della ricerca scientifica e tecnologica contemporanea; sia per le caratteristiche del processo di integrazione europea, sia per la posizione strategica di Napoli e del Mezzogiorno, ai confini tra Nord e Sud del mondo.

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VITTORIO

SGARBI

castello angioino-aragonese di agropoli intervengono

l’aUtore

giuseppe di lorenzo Docente accademia Belle arti di roma MarCEllo Napoli Giornalista

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vittorio sgArBi Vittorio Sgarbi è nato a Ferrara. Critico e storico dell’arte, ha curato numerose mostre in Italia e all’estero, è autore di saggi e articoli. Nel 2011 ha diretto il Padiglione Italia per la 54^ Biennale d’Arte di Venezia. Per Bompiani ha pubblicato Il bene e il bello (2002), Dell’anima (2004), Ragione e passione. Contro l’indifferenza (2005), Vedere le parole (2006), Clausura a MIlano e non solo. Da suor Letizia a Salemi (e ritorno) (2008), L’Italia delle Meraviglie. Una cartografia del cuore (2009), Viaggio sentimentale nell’Italia dei desideri (2010), Le meraviglie di Roma. Dal Rinascimento ai giorni nostri (2011), Piene di grazia. I volti della donna nell’arte (2011) e L’arte è contemporanea (2012).

DescriZione È certamente indicativo che la più grande rivoluzione compiuta nella storia dell’uomo sia legata al nome di un Figlio. Rivoluzione che trova fondamento e certezza nella Resurrezione. Le rivoluzioni non le fanno i padri. Le fanno i figli. Dio ha creato il mondo, ma suo Figlio lo ha salvato. Nel nome del Padre noi riconosciamo l’autorità, ma nel nome del Figlio noi affrontiamo la realtà. I più grandi capolavori nella storia dell’arte hanno protagonista il Cristo, mentre il Padre si affaccia dall’alto benedicente, quando si manifesta. Pensiamo al Giudizio universale di Michelangelo con il Cristo giudicante che alza la mano per indicare il destino dei buoni e dei cattivi. Pensiamo al Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini nella chiesa di Santa Corona a Vicenza: il Figlio è


risarcimento in un libro scritto da un critico d’arte laico di quei valori cristiani che non sono valori soltanto per chi crede ma sono valori di civiltà, cultura e consapevolezza il

Nel nome del Figlio Natività, fughe e passioni nell’arte 2012 bompiani

www.bompiani.eu

protagonista e, in alto, il Padre osserva. Pensiamo al Giudizio universale di Pietro Cavallini nella chiesa di Santa Cecilia a Roma con l’umanissimo Cristo che ci osserva garantendoci speranza e salvezza. Così come i Cristi pantocratori di Monreale e di Cefalù. Il Padre eterno è rappresentato e irrappresentabile. È. Non fa. E questo ne limita la rappresentazione. Appare essenzialmente nel momento della creazione di Adamo e di Eva, a partire dai bassorilievi di Wiligelmo. Poi si vede poco, occhieggia qua e là; ma il Cristo domina. Ed è il Figlio cui il Padre ha delegato il destino dell’uomo. Nel nome del Figlio si cambia il mondo.

l’intervista

Vittorio Sgarbi

Professore Sgarbi, il suo nuovo libro Nel nome del Figlio. Natività, fughe e passioni nell’arte... un laico che parla di valori cristiani...? «Nel nome del figlio è il risarcimento in un libro scritto da un critico d’arte laico di quei valori cristiani che non sono valori soltanto per chi crede ma sono valori di civiltà , cultura e consapevolezza». Nel nome del Figlio tenta il confronto tra l’arte figurativa e il mistero più grande che ha accompagnato l’umanità, la vita di Gesù. Perché ha pensato di scrivere questo libro? «Dal momento che siamo entrati in un Europa molto reclamata nella quale la Costituzione non indica le radici cristiane, io ho pensato di scrivere due libri pieni di grazia e questa volta nel nome del figlio in cui l’immagine del cristo e l’immagine della Vergine e in genere tutte le immagini legate al mondo cristiano sono valori che appartengono all’intera Umanità e non è necessario che uno abbia la fede perché debba rispecchiarsi e sentirsi rappresentato da quelle immagini perché esse fanno parte della nostra formazione, della nostra vita».

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GUIDO

GUIDI GUERRERA

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

GUGliElMo StENDarDo

l’aUtore

DescriZione

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guido guidi guerrerA Siciliano di origini, vive in Toscana da oltre trent’anni. Ha pubblicato numerosi libri, scrive su diverse riviste ed è collaboratore storico di QN che comprende i quotidiani La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, nelle pagine dedicate alla cultura, agli spettacoli e al costume. Studioso di dottrine filosoficoesoteriche occidentali e orientali ha scritto quattro volumi sull’argomento per le Edizioni Mediterranee-Hermes di Roma. Considerato dalla stessa Fernanda Pivano uno dei massimi esperti della vita e delle opere di Ernest Hemingway in Italia, Guerrera ha ultimamente pubblicato A spasso con Papa Hemingway edito da Todaro Edizioni, in seguito tradotto in spagnolo dalla scrittrice cubana Mayerin Bello e presentato alla Fiera Internazionale del Libro 2004 all’Avana da Leonardo Padura Fuentes, che ne ha curato anche la prefazione.

In un mondo dove chiunque può fare ricorso al chirurgo estetico, cambiando a piacimento connotati e forme ha ancora senso parlare di fisiognomica in senso classico? Tutti, insomma, paiono essere piccoli architetti della propria immagine, e perfino di una vasta gamma di connotazioni comportamentali, proiettate con un demiurgico click del mouse nel cyberspazio della second life: un modo assolutamente diverso di pensare se stessi e di proiettare il proprio eidolon nel mondo, divenuto avatar. Questo libro non ha nulla del volume classico sulla fisiognomica. Si configura piuttosto come un’indagine quasi holmesiana che, partendo da una serie di indizi, intende approdare a una qualche conclusione. Il libro non tralascia tuttavia i fondamenti generali


nuova e originale che spiega molte cose sulle origini del nostro essere e lascia all’immaginazione la direzione verso la quale il fato va spingendoci Questo lavoro rappresenta una ricerca

Avatar Beauty Project Oltre la fisiognomica 2013 verdechiaro edizioni

www. verdechiaro.com

della fisiognomica classica. «Nel mio libro – ci spiega l’autore – non c’è traccia di politica, ma è presente un’analisi per carpire in che modo la società ci ha espropriato di un bene: la possibilità di poter dire, ad esempio, a una persona se ha la faccia per bene oppure no. Il vivere sociale ci impone delle condizioni, un codice comportamentale che ci vieta questa linearità».

l’intervista

Franco Battiato

Dott. Guidi Guerrera, cos’è per lei l’amore? «L’amore è legato a un concetto assoluto e relativo al contempo, come la bellezza, come l’idea stessa di Dio. Tutti ne parlano, ma in realtà nessuno è capace di una descrizione univoca e davvero esaustiva. L’amore è una corrente straordinaria, la più attiva e presente nell’universo, all’interno della quale si convogliano le più alte aspettative sentimentali dell’essere umano. Sotto il profilo socio-antropologico l’umanità ha nel tempo imparato a distinguere le qualità di questa corrente, suddividendola in rivoli diversi: amore per una persona cui siamo attratti sessualmente, per i genitori, per i figli, per le scienze astratte e così via. Ma in realtà la forza che muove il sole e l’altre stelle rimane identica nella radice e rivela così la sua scaturigine divina. Ecco perché secondo i mistici ‘l’amor di Dio’ rappresenta il massimo anelito del percorso sapienziale, per il semplice fatto che una volta manifestatasi quella luce, tutto resta in ombra e rivela la sua umana corruzione...» Qual è per lei il senso della vita? «Quello che ognuno riesce a darle».

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FRANCESCO

FORLANI

castello angioino-aragonese di agropoli

l’aUtore

DescriZione

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FrANcesco ForlANi Francesco Forlani è nato a Caserta nel 1967 e vive tra Parigi e Torino. È redattore del blog letterario Nazione Indiana e gioca nella Nazionale Scrittori, Osvaldo Soriano Football Club. Collaboratore di varie riviste internazionali, Paso Doble, Atelier du Roman, Sud, ha pubblicato diversi libri, in francese e in italiano, tra cui Métromorphoses (Paris 2002), Il manifesto del comunista dandy (Roma 2007), Autoreverse (Napoli 2009) e Il peso del Ciao (Forlì 2012). Traduttore dal francese, ma anche poeta, cabarettista e performer, è stato autore e interprete di spettacoli teatrali come Do you remember revolution, Patrioska e il monologo Cave canem.

Un viaggio insolito tra i quartieri di Parigi è la scelta dell’ultimo libro del brillante blogger piemontese Francesco Forlani. Il diciassettesimo quartiere ad esempio, da lui definito “quartiere middle class, neutro come una saponetta Mantovani. Neutro che ti lascia addosso un profumo di inconsistenza” con “le ananas in finta pelle, pomodori Aiazzone, e un odore di burro che non ti molla le narici manco se anneghi in una bacinella d’olio extravergine del Salento” non è menzionato neanche nel Monopoli francese. «Il diciassettesimo è un quartiere middle class e neutro come una saponetta Mantovani. Neutro che ti lascia addosso un profumo di inconsistenza. Perfino il mercato della Rue de Lévis sembra abitato da cose così. Courgettes da classe moyenne,


Questo libro l’ho scritto per me, perché

racconta quasi 20 anni

artisti che se ne sono andati e di cui volevo raccontarvi la storia. Volevo che i ragazzi ventenni pronti a partire per Parigi oggi, trovassero nel libro una frase, una pacca sulla spalla di vita di

parigi, senza passare dal via 2013 editori laterza

www.laterza.it

ananas in finta pelle, pomodori Aiazzone, e un odore di burro che non ti molla le narici manco se anneghi in una bacinella d’olio extravergine del Salento. Il diciassettesimo è così. Tra il sedicesimo fighetto e il diciottesimo molto figo. Perfino nel Monopoli francese non c’è una cazzo di strada del diciassettesimo. Ieri leggevo Perec e proprio ’sta cosa dei colori del Monopoli diceva: Avenue de Breteuil, verde, settimo arrondissement; Avenue Henri-Martin rossa, sedicesimo; Avenue Mozart ancora sedicesimo, arancione.»

l’intervista

Francesco Forlani

«Parigi significa tutto per me» – racconta Francesco – «un tutto in movimento, non statico, un tutto rappresentato da 18 anni di vita in questa città, dove ho declinato tutti i lavori possibili». Il titolo rimanda inevitabilmente al gioco del Monopoli nel quale, il giocatore che si trova spedito da qualche parte senza passare per il via, deve rinunciare alle 20.000 lire che quel passaggio gli avrebbe garantito, e si trova ad affrontare gli altri giocatori in posizione di svantaggio. Parigi diventa, così «un percorso a ostacoli, come è tutto quello che si ama veramente» – dice Francesco. Una frase che rende evidente il profumo dell’aria bohemien che ancora si respirava nella Parigi del XX secolo. «Parigi» – dice ancora Francesco – «ha una configurazione molto particolare. E’ organizzata nei venti arrondissement, quasi in una conchiglia, una rampa a spirale, e ogni quartiere mantiene una propria identità anche scollegata dagli altri, così come i capitoli del libro mantengono un ordine non necessariamente consequenziale e possono essere letti anche separatamente gli uni dagli altri».

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CLAUDIO

VOLPE

castello angioino-aragonese di agropoli intervengono

aida cammarano presidente associazione Santa Barbara aNNa VaSSallo Dirigente Scolastico modera

l’aUtore

pietro comite Giornalista

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clAudio volPe Claudio Volpe nasce a Catania nel 1990, da genitori agropolesi. Passa la sua infanzia tra Sicilia e Campania finché non si trasferisce definitivamente a Pontinia (LT) con la sua famiglia. Qui frequenta il liceo classico dove si diploma con lode. A Roma studia Giurisprudenza presso l’Università Roma Tre. Scrive la sua prima poesia a dieci anni, a sedici anni riceve il Premio Speciale Giovanni Forzati da parte dell’Università della Magna Graecia del Centro Sud per la poesia Siamo uguali perché, mentre a diciassette riceve una menzione speciale per la pace dalla Società Dante Alighieri per la poesia Una lettera per la guerra. Il vuoto intorno, suo romanzo d’esordio, viene presentato al Premio Strega 2012. Vince il Premio Franco Enriquez 2012 ed è finalista al Premio Torre Pretosa. A dicembre 2012 partecipa col racconto Sopravvivere ad un’antologia edita da Castelvecchi.

DescriZione In questo romanzo l’autore affronta l’amore, nelle sue molteplici forme, portavoce di ossessioni, pentimenti, voglia di infliggersi condanne, di colpevolizzarsi ingiustamente, l’amore che arreca distante, che ti fa credere che non si è lontani, anche se in mezzo c’è un fiume di perdizione che divide l’essenza tua col profumo dell’altro. Ma l’amore non è il solo tema che tra le pagine trasuda, c’è anche il dolore, il sentirsi costantemente inadeguati, fuori luogo, un essere diverso tra tanti corpi che danzano a colpi di vita, che si bramano, che si toccano senza realmente capirsi, che si vivono con la sensazione dell’incomprensione, del vocabolario che è scritto in lingue morte, sleali, passive al pietismo del vivere la vita in modo tutt’altro che altruistico. Un romanzo di profondo a seguire

domenico modugno (l’avven

Pièce teatrale-musicale a voce e monologhi N. Carucc percussioni G. Marra • piano


risurrezione sono da sempre dentro di noi, dentro l’uomo anche se qualcuno finge o cerca disperatamente di non accorgersene. Ognuno di noi è fatto di male e di bene Inferno e paradiso, male e bene, morte e

stringimi prima che arrivi la notte 2013 edizionianordest

www.edizionianordest.com

dolore, perché parla d’amore e l’amore, si sa, spesso fa soffrire; un romanzo di speranza, e di rinascita interiore, perché la forza dell’amore può vincere su tutto e andare oltre la disperazione della sofferenza. Il filo conduttore del romanzo sembra essere proprio l’assenza, che si cerca di colmare in qualche modo: l’assenza di cibo, l’assenza di un figlio, l’assenza d’amore; poi c’è il momento della “sostituzione”: l’abbuffata, un altro figlio, il tradimento. Sembrerebbe che a tutto ci sia un rimedio, che ogni assenza possa essere riempita da qualcosa o da qualcuno e che tutto sia sapientemente giustificato. E poi ancora: fuggire ai problemi quotidiani, rifugiandosi nel bel mezzo di una guerra, con l’illusione di dare un senso alle proprie mancanze aiutando chi viene ferito dalla brutalità umana che genera odio e violenza.

l’intervista

Claudio Volpe

Un altro romanzo viscerale, su un tema di radicale sofferenza: la sterilità di una donna... «Sì, un altro romanzo su dolore e la sofferenza che, tra le varie tematiche, affronta anche quella della sterilità di una donna, Delia. In realtà potremmo dire che tutti i personaggi in partenza nel romanzo sono sterili. Essi partono da una situazione di sterilità innanzitutto emotiva, sono incapaci ad amare e a lasciarsi amare, hanno paura, tremano, si chiudono a riccio e non riescono ad essere felici. Tutto il romanzo è il racconto del loro affiorare alla vita vera e alla conquista della consapevolezza della bellezza dell’amare senza limiti, del perdonare e del lasciarsi custodire dagli altri. Ognuno di loro troverà la propria realizzazione nell’amore inteso come negazione della morte, come antidoto ad ogni sofferenza». Parlaci del tuo metodo di scrittura...«Non riesco a seguire uno schema preciso, quando scrivo, perché sento il bisogno di lanciarmi nel viaggio della parola e dell’emozione. Lascio che sia la storia a condurre me, che sia lei a costruirsi. Fondamentale è sapere ciò che si vuole comunicare e il linguaggio che si vuole utilizzare. L’importante è che la parola riesca a farsi materia, creazione, ferita, salvezza».

ntura)

cura dell’Associazione Keleynthos cio • chitarra M. Argirò oforte E. Di Mauro SETTEMBRE CULTURALE 2013

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FERDINANDO

IMPOSIMATO

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

antonio esposito Magistrato

l’aUtore

DescriZione

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FerdiNANdo imPosimAto Nato nel 1936, avvocato penalista, magistrato, è Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. È stato giudice istruttore in alcuni dei più importanti casi di cronaca degli ultimi anni, tra cui il rapimento di Aldo Moro, l’omicidio di Vittorio Bachelet, l’attentato a Giovanni Paolo II. Grand’ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, ha ricevuto diverse onorificenze in patria e all’estero per il suo impegno civile. È stato anche senatore. Autore di numerosi saggi, tra cui ricordiamo Vaticano. Un affare di Stato e, con Sandro Provvisionato, Doveva morire e Attentato al Papa. Con la Newton Compton ha pubblicato nel 2012 La Repubblica delle stragi impunite.

Trentacinque anni non sono bastati per far luce sul caso Moro. Inchieste giudiziarie e parlamentari, saggi, articoli e film non sono serviti a illuminare tutte le zone d’ombra del delitto che – forse più di ogni altro nella nostra storia repubblicana – ha colpito la coscienza del Paese e incrinato il rapporto tra società civile e mondo politico. Ecco perché vale ancora la pena di analizzare la dinamica dei 55 giorni di prigionia di Aldo Moro, nel tentativo finalmente di dare delle risposte diverse dalla versione ufficiale dei fatti. Grazie a nuove testimonianze esclusive e documenti inediti, Ferdinando Imposimato – giudice istruttore del caso Moro, su cui non ha mai smesso di indagare – ricostruisce l’agghiacciante scenario del sequestro, con rivelazioni bomba che lasceranno i lettori senza fiato. Perché la verità,


Resistenza alle dittature di ogni tipo vive nella Costituzione repubblicana. Una Costituzione oggi violata in principi cardine, la eguaglianza sociale, la parità delle condizioni, il lavoro per tutti, il reddito minimo per i non abbienti e la solidarietà Lo spirito della

i 185 giorni che hanno cambiato l’italia Perchè Aldo Moro doveva morire? La storia vera 2013 newton compton editori

www.newtoncompton.com

finalmente, abbia nomi e cognomi. Silvana Mazzocchi (la Repubblica), scrive: «Mette in dubbio la verità ufficiale con la forza di una rigorosa e inedita ricostruzione. (…) L’ex giudice fornisce una meticolosa lettura di atti e verbali, numerosi indizi inediti e testimonianze nuove di zecca di due militari a conoscenza dei fatti».

l’intervista

Ferdinando Imposimato

Imposimato, lei pone questa domanda nel sua libro: “Perché Aldo Moro doveva morire?” «Non c’è una sola risposta. Doveva morire perché da una parte c’erano dei politici che volevano la sua morte perché volevano prenderne il posto. Ricordiamoci che Moro era il candidato più autorevole alla presidenza della Repubblica. Dall’altro c’erano interessi internazionali. L’Unione Sovietica, per esempio, non voleva che l’esperienza italiana potesse riproporsi nei paesi del Patto di Varsavia. Dall’altra parte, Moro non era ben visto perché si pensava che non portasse avanti una politica di difesa del blocco occidentale. E questo si spiega anche con la presenza dei servizi inglesi e tedeschi. Non c’è un’unica pista ma un concorso di cause e di moventi perfettamente compatibili tra loro anche se possono sembrare contrapposti». Lei nel suo libro scrive che qualcuno sapeva in anticipo del sequestro di Moro... «Sì, Cossiga e Andreotti sapevano. Anche Dalla Chiesa venne a conoscenza del luogo di prigionia di Moro.Al generale è stato l’ordine di abbandonare il campo, poi lui ne ha parlato con il giornalista Mino Pecorelli e lui ne ha scritto. Entrambi sapevano ed entrambi sono stati ammazzati».

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MICHELE

DI LIETO

castello angioino-aragonese di agropoli intervengono

l’aUtore

sabrina capozzolo Deputato al parlamento FErDiNaNDo iMpoSiMato politico, giurista, scrittore carlo manzione Docente lettere Classiche

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michele di lieto Michele Di Lieto, nato nel 1940 a Minori, sulla costa amalfitana, vive e lavora ad Agropoli, sulla costa cilentana. Entrato giovane in magistratura, è stato Sostituto Procuratore della Repubblica e Giudice del Tribunale a Potenza, Pretore ad Agropoli, Pretore ad Amalfi, Consigliere di appello a Salerno. Da quando (1999) si è dimesso da magistrato si è dedicato alla narrativa. Ha pubblicato Il Pretore soppresso (Guida, Napoli 2001), Il sigillo violato (Guida, Napoli 2005), Tsunami (Guida, Napoli 2007), Gioco di opposti (Demian, Teramo 2011). Per Argolibro editore ha pubblicato Memorie (2013), con prefazione di Vitaliano Esposito. Con decreto 2 giugno 2000 è stato insignito dell’onorificenza di Grande Ufficiale al merito della Repubblica Italiana.

DescriZione Pagine ricchissime di vita, quelle delle Memorie di Michele Di Lieto. Vissuta, ponderata, considerata nelle sue infinite sfaccettature; vita raccontata con il tocco illuminante dell’umorismo e dell’ironia, ma anche con quello altrettanto importante – e dichiarato – della fantasia, che si affaccia qua e là tra le pagine. Trenta capitoli, trenta piccoli scrigni da aprire e “svelare a se stessi” con una lettura attenta, partecipe. L’autore scrive della sua lunga attività da pretore; di eventi personali che lo hanno visto – ad esempio – sposo per la prima volta a quasi settant’anni; della sua attività di scrittore; di scoperte e riscoperte artistiche (Kerouac, Magritte, Piaf, tra le altre); di paesaggi umani e altri geografici. È un attraversamento che mescola sapientemente memoria e


Frammenti di vita parlano di un’esistenza attiva, pulsante, dedita a quell’attenzione agli eventi, piccoli o grandi che siano, che dovrebbe essere patrimonio comune a tutti noi. Certamente Memorie è – anche – un invito a riscoprirla e a coltivarla I

memorie (Frammenti di vita) 2013 gli occhi di argo

www.occhidiargo.blogspot.com

presente, ricordo e immagine attuale, in un legame perpetuo che getta nuova luce consapevole su ciò che è stato e ciò che è. Vari capitoli sono dedicati alla politica nazionale degli ultimissimi anni, e anche le considerazioni in queste pagine sono permeate da un disincanto che le rende equilibrate, pronte a notare gli errori dell’altro ma anche dello schieramento vicino alle proprie idee. Non è più il tempo dei facili entusiasmi, e anche questa (preziosa) analisi esce fuori dalla lettura dell’opera. I Frammenti di vita (sottotitolo ben evidenziato) parlano di un’esistenza attiva, pulsante, dedita a quell’attenzione agli eventi, piccoli o grandi che siano, che dovrebbe essere patrimonio comune a tutti noi. Certamente Memorie è – anche – un invito a riscoprirla e a coltivarla.

la recensione

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Questo libro è per l’Autore un atto di amore. Atto di amore per Rosy, la donna che ha sposato, e che attraversa il libro dall’inizio alla fine. Atto di amore per la terra di Rosy, la terra cilentana, alla quale è dedicato l’ultimo capitolo. Atto di amore per la famiglia di Rosy, che è anche un atto di amore per la famiglia contadina. Attorno a Rosy, attorno alla sua terra e alla sua famiglia, ruota questo libro, che ripercorre a ritroso, con la tecnica del flash back, i fatti salienti di una vita. Già questo varrebbe a qualificare il carattere insolito e originale di queste Memorie, che non sono una vera e propria autobiografia. Perché il libro non è una cronologia di eventi e perché l’Autore privilegia ai ricordi, ai fatti, le proprie passioni, i propri interessi di vita: le lettere e l’arte, la scrittura, la pittura, la politica e, naturalmente, per uno scrittore che è stato anche magistrato, la morale e il diritto. Un libro che si legge tutto d’un fiato: perché lo stile dell’Autore ti porta per mano anche là dove interrompe le sequenze narrative. Un libro provocatorio, come sostiene Vitaliano Esposito nell’affettuosa, appassionata prefazione. Un bel libro, un libro che vale la pena di leggere.

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ANTONIO

CAPRARICA

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

ermanno corsi Giornalista

l’aUtore

DescriZione

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ANtoNio cAPrAricA Antonio Caprarica nasce a Lecce, nel 1951. Giornalista e scrittore, è stato a capo delle sedi di Corrispondenza della Rai a Gerusalemme, al Cairo, a Mosca, Londra e Parigi. Dopo tre anni a Roma come direttore di Radio Uno e dei Giornale Radio Rai, dal 2010 è tornato a dirigere la sede Rai nell’amata Londra. È vincitore di prestigiosi premi di giornalismo fra i quali l’Ischia, il Fregene, il Frajese, il Val di Sole e il Barocco.

Al centro di questo libro c’è un Paese considerato il “grande malato d’Europa”: la sua industria è in declino, il costo della vita minacciosamente cresciuto, il debito pubblico incontenibile, tanto che il governo è sul punto di chiedere l’aiuto del fondo monetario internazionale. Sembra una fotografia dell’Italia di oggi, e invece è il ritratto della Gran Bretagna alla fine degli anni Settanta, poco prima che a Downing Street arrivasse la più intransigente esponente dei conservatori britannici, Margaret Thatcher. Con una fede incrollabile nel liberismo, la Lady di Ferro somministrò al Regno una medicina amarissima, fatta di tagli alla spesa, privatizzazione delle aziende statali e deregulation. Una cura che sembrò, sulle prime, ammazzare il paziente, ma che al contrario lo guarì in breve tempo. Perché ricordare oggi


difetti degli italiani si trasformano in pregi. La furbizia si è anche trasformata in virtù, perché il fatto di saperla lunga ha aiutato gli italiani a sopravvivere in Italia Molti

ci vorrebbe una thatcher Dalla lady di ferro al governo dei tecnici: le ricette che potrebbero salvare l’Italia 2012 sperling&kupfer

www.sperling.it

la dura lezione dell’inflessibile Maggie? Innanzitutto per paragonarla con la sorte toccata alle misure proposte dal governo dei tecnici, con le liberalizzazioni “al ragù” e i provvedimenti sulla spesa pubblica tutti pesantemente ridimensionati dalle resistenze di corporazioni e caste in rivolta. E poi per scoprire come si vive in una nazione dove l’economia è governata dalle regole del mercato e della concorrenza e le istituzioni operano in modo trasparente. Un confronto, a tratti provocatorio, che Antonio Caprarica tratteggia in agili capitoli cercando di rispondere a una questione annosa: perché è così difficile fare dell’Italia uno Stato europeo moderno?

l’intervista

Antonio Caprarica

Secondo Caprarica, «oggi l’Italia è in una situazione molto simile a quella nella quale versava la Gran Bretagna prima dell’avvento della signora Thatcher: un Paese arrivato al capolinea. In questo clima di tregenda, però, una gentile signora, alla quale avrei volentieri tagliato la testa, in tempi in cui pensavo che tagliare la testa alle persone sveltisse le pratiche burocratiche, seppe trovare la giusta medicina». L’Italia se la passa ancora bene perché c’è del grasso sull’osso del prosciutto: ma per quanto ancora? «In Gran Bretagna il costo dei partiti in termini di apparati è di 5 milioni di euro all’anno, mentre in Italia sborsiamo 500 milioni di euro. Possiamo ancora permettercelo? Credo di no, così come non andiamo da nessuna parte se continuiamo a mantenere un assetto delle professioni corporativo e medievale. Abolite gli ordini professionali! A partire da quello dei giornalisti. Rappresentano una barriera all’accesso alla professione e un ostacolo alla concorrenza». Il messaggio lanciato dal giornalista sembra chiaro: «è l’appello agli italiani a creare una Thatcher collettiva, un leader capace di prendere decisioni radicali. Dobbiamo diventare noi la Thatcher di questo Paese», chiosa.

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GIAMPIERO

MUGHINI

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aNNa BiSoGNo Docente Uniroma tre

l’aUtore

DescriZione

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giAmPiero mughiNi Giampiero Mughini nasce a Catania il 16 aprile 1941 da padre toscano e madre siciliana. Conseguita la laurea in Letteratura francese decide di intraprendere la carriera di giornalista. Nel 1970 si trasferisce a Roma dove inizia a plasmare il suo destino professionale. Fa parte del gruppo delle dodici persone che fondano Il Manifesto. Negli anni ‘60 Mughini è direttore della rivista Giovane critica, poi ricopre lo stesso incarico per un periodo brevissimo per Lotta continua. Tra i suoi ultimi libri: Un secolo d’amore (2000), La mia generazione (2002), Che belle le ragazze di via Margutta (2004), Un disastro chiamato Seconda Repubblica (2005), Et la donna creò l’uomo (2006), Sex Revolution. Muse, eroi, tragedie di un’avventura che ha cambiato il mondo (2008) tutti editi da Mondadori. Star juventina della trasmissione tv Controcampo.

Lo hanno definito il secondo Rinascimento. Il Novecento, il secolo breve cominciato nel 1914, con la carneficina della prima guerra mondiale, e finito nel 1989, quando i giovani berlinesi buttarono giù a colpi di unghie il muro che spaccava in due l’Europa. Il secolo in cui si contrapposero frontalmente quelli che massacravano in nome del comunismo e quelli che massacravano in nome del nazismo. Il tempo magnifico dell’avvento del cinema e della fotografia, di Pablo Picasso e di Andy Warhol, del rock suonato allo stremo innanzi a fanciulle che accavallavano le gambe a valorizzare le minigonne create da Mary Quant. Il tempo in cui nacque e si diffuse la stampa a rotocalco, e più tardi quel computer e relativa comunicazione virtuale che l’hanno messa a morte. Un


protestano oggi non sanno neanche quello che fanno, non capiscono che c’è una crisi e l’università semi-gratuita per tutti è un miraggio che va svanendo. Noi siamo stati stupidi a quel tempo ma essere stupidi nel 2012 è proprio un accanimento Quelli che

Addio gran secolo dei nostri vent’anni Città, eroi e bad girls del Novecento 2012 bompiani

www.bompiani.eu

secolo da cui è impossibile traslocare per quanti ebbero vent’anni negli anni Sessanta, quando sembrò che tutto delle libertà e dei redditi dell’Occidente fosse in movimento verso l’alto. Giampiero Mughini era uno di quei ventenni, e del Novecento porta per sempre le stimmate dolorose e inebrianti. In una sorta di faccia a faccia con Lev Trockij, Brigitte Bardot e le altre cattive ragazze, i grandi autori del design italiano, gli eroi e le canaglie della Parigi occupata (un capitolo che fa da libro a sé), il suo è un viaggio a spiegare territori e protagonisti apparentemente lontani. E invece non c’è virgola di questo racconto che non sia come ossessivamente dettata dalle inquietudini della sera che si è abbattuta sulla nostra vita di oggi.

l’intervista

Giampiero Mughini

Cosa rimane oggi e cosa si è perso del Novecento? «Per un figlio del Novecento come me di quel secolo non è finito nulla, è tutto nelle mie ossa e nelle mie vene, e non potrebbe essere altrimenti parlando di un secolo che ha trasformato il mondo, in bene e in male. Nel secolo scorso sono stati inventati il 99% degli oggetti che usiamo oggi e il 99% dei linguaggi culturali che accendono la società moderna...». Da dove nasce il desiderio di scrivere un libro del genere? «Questo libro nasce da un’infinita lontananza dal presente, talvolta dico che l’unico legame che ho con il presente è quello del disprezzo intellettuale, che può sembrare eccessivo, ma neanche troppo. Se guardo alla vita pubblica di oggi, alla vita dei partiti, inorridisco...questo tempo in cui la politica coincide con la cronaca nera. È il dato quantitativo che domina oggi il conversare, mentre io mi sono formato ad un tempo in cui si andavano a cercare tutte le cose un po’ oblique, strane, nascoste. Forse è un pò patetico dire che bei tempi quelli, certo questi sono molto duri, arroventati da una crisi economica che agisce all’interno di un disastro antropologico...».

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8 D or se om e tt en 19 em ic .0 Bre a 0

GIANLUCA

BARNESCHI

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

EMilio GiN Docente Università degli Studi di Salerno

l’aUtore

DescriZione

giANlucA BArNeschi Gianluca Barneschi, nasce nel 1960 a Roma, dove vive attualmente. Esercita da un trentennio l’attività di avvocato, nel settore delle radiodiffusioni. Si occupa di storia del XX secolo: i suoi saggi sono stati pubblicati in vari quotidiani e su Nuova Storia Contemporanea. Il suo volume d’esordio Balvano 1944. I segreti di un disastro ferroviario ignoto, uscito nel 2005, oltre a rivelarsi un caso storico-letterario, avendo svelato, dopo sessant’anni, tutti i segreti della più grave tragedia ferroviaria della storia mondiale, è risultato vincitore per la saggistica storica del Premio Basilicata 2005. Il suo ultimo libro è L’inglese che Viaggiò con il re e Badoglio.

I retroscena dell’8 settembre 1943, con particolari inediti e in parte clamorosi, affiorano attraverso la misconosciuta storia dell’agente segreto britannico Dick Mallaby in questo accurato lavoro di Gianluca Barneschi. Mallaby appare misteriosamente a bordo della corvetta Baionetta che portò in gran segreto, da Roma a Brindisi, la famiglia reale e Pietro Badoglio nel settembre del 1943. Come è possibile che un inglese facesse parte di una comitiva così esclusiva? È da questa domanda, o felice intuizione, che Barneschi sviluppa la sua ricerca storiografica, scoprendo, a poco a poco, che in realtà Mallaby, membro del segretissimo Special operations executive (S.O.E.), fu testimone e protagonista di due dei più rilevanti episodi della storia della Seconda guerra mondiale in Italia. L’agente del a seguire

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tra espressione e virtuosis

Il Duo Tortorelli in Concer violino M. Tortorelli • chita percussioni G. Marra • piano Musiche di Paganini, Moli


ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza Ogni atto di

l’inglese che viaggiò con il re e badoglio 2013 libreria editrice goriziana

www.leg.it

S.O.E. divenne, infatti, il trait d’union fra italiani e Alleati nelle trattative per l’armistizio del settembre del 1943 e, nel febbraio del 1945, riuscì a convincere il capo delle S.S. in Italia, Karl Wolff, a intraprendere i colloqui segreti per quella che sarebbe divenuta la famosa “resa degli ottocentomila”. Frutto di un’intensa e decennale ricerca presso gli archivi italiani, statunitensi ed inglesi e corredata da nuove testimonianze, l’opera si avvale, per la prima volta, anche del memoriale dello stesso Mallaby. Il poderoso apparato documentale consente all’autore di chiarire tutti i dettagli, molti dei quali finora ignoti, riguardo a questi due cruciali eventi della storia italiana del ventesimo secolo, dopo decenni di confusione più o meno voluta.

retrospettiva

Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio

I retroscena dell’8 settembre 1943, con particolari inediti e in parte clamorosi, affiorano attraverso la misconosciuta storia dell’agente segreto britannico Dick Mallaby in questo accurato lavoro di Gianluca Barneschi. Mallaby appare misteriosamente a bordo della corvetta Baionetta che portò in gran segreto, da Roma a Brindisi, la famiglia reale e Pietro Badoglio nel settembre del 1943. Come è possibile che un inglese facesse parte di una comitiva così esclusiva? È da questa domanda, o felice intuizione, che Barneschi sviluppa la sua ricerca storiografica, scoprendo, a poco a poco, che in realtà Mallaby, membro del segretissimo Special operations executive (S.O.E.), fu testimone e protagonista di due dei più rilevanti episodi della storia della Seconda guerra mondiale in Italia. . L’agente del S.O.E. divenne, infatti, il trait d’union fra italiani e Alleati nelle trattative per l’armistizio del settembre del 1943 e, nel febbraio del 1945, riuscì a convincere il capo delle S.S. in Italia, Karl Wolff, a intraprendere i colloqui segreti per quella che sarebbe divenuta la famosa resa degli ottocentomila...

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L. Tortorelli E. Di Mauro ino, Albeniz, Sarasate, Piazzolla

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9 l or se Un e tt eD 21 em i .0 Bre 0

OPERAZIONE

AVALANCHE

castello angioino-aragonese di agropoli scritta e diretta da

GaEtaNo StElla a cura de

aNiMaZioNE 90 in collaborazione con

70° anniversario

il CiliNDro

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oPerAzioNe AvAlANche Una rappresentazione che ripercorre la straordinaria pagina di storia riguardante lo sbarco di Salerno, conosciuto come Operazione Avalanche, con un’attenzione particolare alle vicende che hanno accompagnato quell’evento nel territorio di Agropoli. Di fondamentale importanza è, infatti, il ruolo che vede protagonista la nostra Città, prima sede in Italia del governo militare alleato dei territori occupati, nell’asilo attiguo al municipio, nell’attuale via F. Patella, sul lato sinistro degli scaloni. Le scene saranno visualizzate come in un set cinematografico. Il racconto, drammatizzato, sarà arricchito da un balletto con tipiche atmosfere americane e suggestive musiche dal vivo.

L’operazione Avalanche (valanga), come in codice viene chiamato lo sbarco a Salerno, comincia nelle primissime ore del 9 settembre del 1943 e subito si rivela difficile per una serie di errori che per poco non consentono ai tedeschi di ributtare a mare le truppe alleate trasformando le spiagge salernitane in una nuova e più tragica Dunkerque. Innanzitutto il territorio: se le spiagge ed i fondali sono buoni, le zone circostanti sono dominate da un anfiteatro montuoso percorso da una sola strada, la statale 18, che porta a Napoli attraversando passi montani che i tedeschi possono facilmente controllare. Poi la decisione di non far precedere lo sbarco da un massiccio bombardamento aereo-navale per sconvolgere lo schieramento nemico nella speranza di cogliere di sorpresa i tedeschi e di consentire alla prima ondata di prendere terra senza ostacoli. Infine la sopravvalutazione delle cose terrestri degli alleati e la sottovalutazione delle forze tedesche di Kesselring, che in quel settore può far accorrere sei divisioni e forti contingenti di mezzi corazzati. Il piano alleato prevede che le truppe debbano subito liberare Napoli e marciare al più presto per Roma, ma per arrivare a Napoli è necessario occupare Salerno, le strade e i passi che portano al nord, assicurarsi il controllo dell’aeroporto di Montecorvino e della città di Battipaglia, un nodo stradale e ferroviario di grande importanza. Come


«Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza» Proclama di armistizio letto l’8 settembre 1943, alle 19.42, al microfono dell’EIAR dal Capo del Governo, Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio

previsto dal piano, lo sbarco avviene sui 45 Km di costa che dividono Agropoli da Salerno: nel settore nord sbarca il X corpo di armata britannico, a sud il VI americano. Le prime truppe toccano terra all’alba, poi ad ondate successive seguono le altre. La resistenza tedesca è subito accanita, già alle sette nella zona di Agropoli compaiono i primi panzer che cercano di raggiungere la spiaggia e ributtare a mare i nemici. Kesselring ordina alla 29’ divisione panzer impegnata in Calabria ed alla 3’ divisione panzer di stanza a Roma di accorrere sul luogo dello sbarco. Fra il dieci ed il quindici la situazione si mantiene incerta e più volte gli alleati rischiano di andare incontro ad un insuccesso. Il 10 gli inglesi occupano Salerno e Battipaglia ma, dopo un violento contrattacco di carri, sono ricacciati via da Battipaglia, mentre il porto di Salerno è martellato dalle artiglierie tedesche situate sulle colline che dominano la zona. La situazione è molto pericolosa anche a sud, nel settore ove sono sbarcati gli americani guidati dal generale Clark il quale sta per organizzare un rapido reimbarco che non sarà effettuato poiché l’aviazione e la marina avranno un ruolo decisivo nel successo della intera operazione. Per cinque giorni dalle navi al largo delle coste salernitane parte una valanga di fuoco contro le postazioni tedesche, mentre l’aviazione

martella senza soste le retrovie, interrompendo le vie di comunicazione e impedendo il sopraggiungere di altri rinforzi. Il fuoco di sbarramento fu talmente preciso e intenso che due giorni dopo, il 16, Kesselring ordina alle sue truppe di ritirarsi verso nord per «sottrarsi all’efficace bombardamento da parte delle navi da guerra». Per gli anglo-americani la via di Napoli è aperta. Il generale Alexander commenta che se a Salerno la marina e l’esercito non avessero potuto disporre della superiorità aerea lo sbarco sarebbe fallito. Ma se, nonostante tutto, l’operazione Avalanche dal punto di vista militare è stata un successo, politicamente e strategicamente non raggiunse gli obiettivi che si era prefissi: l’immediata liberazione di Napoli e una rapida avanzata su Roma. Per liberare Roma occorreranno circa nove mesi e per percorrere i 54 Km che separano Salerno da Napoli 22 giorni. È in questi 22 giorni matura l’insurrezione popolare conosciuta come le quattro giornate di Napoli.

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MARIA CONCETTA

DI GIAIMO

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SaNDra tarQUiNio Dirigente Ufficio Scolastico Consolare promozione Cultura italiana all’Estero

l’aUtore

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mAriA coNcettA di giAimo Laureata in Filosofia e diplomata in chitarra classica presso il Conservatorio L. Cherubini di Firenze, sotto la guida di Alvaro Company, Maria Concetta Di Giaimo ha svolto attività concertistica e ha approfondito temi di estetica musicale con E. Moutsopoulos dell’Università di Atene. Ha collaborato con l’Accademia musicale di Firenze e ha svolto attività di ricerca in musicologia comparata con la filosofia presso la Facoltà di Lettere dell’Università Nazionale di Cordoba (Argentina). Ha tenuto per l’Istituto Italiano di Cultura seminari di approfondimento linguistico e musicale dal titolo L’Italiano all’Opera.

Per Platone la filosofia è musica altissima. Secondo un’autorevole corrente di studi, infatti, egli fu un musicista oltre che un filosofo. Lo testimoniano i suoi scritti che rivelano conoscenze teoriche profonde in campo musicale e l’importanza che egli attribuì allo studio dell’armonia e del numero, essendosi ispirato alle idee del pitagorico Archita. Il musicista per Platone non si limita alla padronanza dei suoi e della tecnica, ma è animato dalla ricerca del bello e del bene, andando al di là dell’opinione e delle emozioni sensibili per raggiungere la verità. In questo senso la musica premette il controllo della parte irrazionale dell’uomo e favorisce lo sviluppo della conoscenza e del sapere. Nei suoi dialoghi Platone riserva una parte importante alla Musica, e


legge morale. Essa dà un’anima all’universo, le ali al pensiero, uno slancio all’immaginazione, un fascino alla tristezza, un impulso alla gaiezza, e la vita a tutte le cose La musica è una

musica e scienza in platone Saggio

l’idea del valore etico, già presente in Pitagora diventa fondamentale. Nel pensiero di Platone la Musica aveva però due aspetti differenti e molto lontani tra loro. Il primo era quello reale per cui la Musica si produceva e si fruiva con altrettanti mezzi reali. Il secondo, per Platone infinitamente superiore, era quello ideale. Questa concezione, e l’influenza che il pensiero platonico ebbe sulla cultura ellenica, è probabilmente la ragione per cui della Musica Greca abbiamo molti trattati teorici, molti accostamenti filosofici, ma pochi documenti delle pratiche e delle tecniche adottate.

retrospettiva

Platone

Dalle opere di Platone risulta chiara la sua idea di un legame stretto tra filosofia e musica. Nel Fedro, ad esempio, il musicista e il filosofo sono accostati in virtù della somiglianza delle loro anime. Nel Fedone, Platone parla della filosofia come di musica suprema. Nella Repubblica, infine, si allude ai continui sforzi compiuti dall’uomo per salvaguardare l’armonia interiore. In queste espressioni di Platone, traspare la sua volontà di accostare queste due discipline a priori. Ma, come chi legge questo blog sa, non è un’idea solo di Platone. Molti altri filosofi hanno accostato musica e filosofia, alcuni, come Osho, arrivando persino a dire che la musica può esprimere l’inesprimibile, molto meglio delle parole e quindi della dialettica. Nella Repubblica, Platone dice che l’uomo incolto è colui che non è stato iniziato né alla musica né alla filosofia, e che perciò disprezza sia i discorsi sia l’arte dei suoni. Inoltre, parlando della storia greca, il filosofo sostiene che l’antica saggezza dei greci si è sempre interessata alla musica, forse perché essi credevano che gli Dei stessi fossero abili musicisti. Comunque un significato più concreto dato alla pratica musicale accomuna molte proprietà, come l’arte, l’intelligenza, la tecnica, il mestiere.

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ANTONIO G.

D’ERRICO

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SaNDro prEtoNE Giornalista

l’aUtore

DescriZione

ANtoNio g. d’errico Antonio G. D’Errico è, oltre che biologo, scrittore e sceneggiatore noto per numerosi saggi e romanzi, tra cui Il Discepolo (2008). Ha vinto il Premio Cesare Pavese per la narrativa con il romanzo Montalto. Fino all’ultimo respiro ispirato all’agente di polizia penitenziaria vittima della violenza mafiosa. D’Errico ha lavorato con Eugenio Finardi nella realizzazione del libro Spostare l’orizzonte. Come sopravvivere a quarant’anni di vita rock nel quale la sua sapienza di scrittore ma, soprattutto, di uomo di cultura ha permesso l’edizione di un ritratto originale e articolato della figura del noto musicista. Nel 2013 pubblica Roberto Straccia. Sogni infranti, Edizioni Anordest. mArio strAcciA Mario Straccia, papà di Roberto, ha raccontato i fatti della drammatica sparizione del figlio dll’autore.

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Roberto Straccia è un giovane atletico. Ha 24 anni, la passione per lo sport, per il calcio e per la corsa. Originario di Moresco, è iscritto all’ultimo anno della facoltà di Lingue a Pescara. Il pomeriggio del 14 dicembre scorso esce di casa per fare jogging, come faceva tutti i giorni. Una telecamera lo riprende per l’ultima volta, in tenuta sportiva, mentre avanza nel viale nei pressi del porto della città abruzzese. Dopo quell’immagine del suo passaggio, di lui si perde ogni traccia. «Quella notte del 14 dicembre, all’incirca verso le ore 22, chiamo mio figlio come mi capitava spesso di fare, alla fine della giornata, per dargli la buona notte, per sapere come sta. Ma quella notte Roberto non mi risponde. Abbasso la cornetta. Immediatamente dopo, si ode il trillo del telefono; una voce severa al


C’è una volontà e una

bellezza di intenti da parte di tutti perché

Roberto non diventi solo un ricordo, ma continui a vivere nel cuore di chi lo ama da sempre, come sempre. C’è la sua voce nelle parole di questo lungo racconto, una voce che conforta, una voce viva roberto straccia Sogni infranti 2013 edizionianordest

www.edizionianordest.com

telefono mi dice: “Mi scusi. Suo figlio è uscito oggi pomeriggio e non è più tornato...”. Inizia un periodo di affanni e di dubbi angosciosi. Le ricerche sembrano essere infruttuose sotto ogni profilo. A tratti subentra la sfiducia, appena rotta da una luce di speranza fioca. Il 7 gennaio, il corpo senza vita di Roberto viene ritrovato sugli scogli del litorale di Bari, in Puglia, a 300 km da Pescara. Non presenta segni apparenti di ecchimosi né di altre deformazioni che dovrebbe presentare un corpo rimasto in mare 24 giorni.

retrospettiva

Antonio G. D’Errico

Sogni infranti (Edizioni Anordest, 2013) non è un libro livido, rancoroso, redatto con l’intento di sputare veleno o rivelare chissà quali verità nascoste. Sogni infranti è prima di ogni altra cosa il libro che Mario Straccia (il papà di Roberto) e Antonio G. D’Errico hanno scritto per ricordare quel che si dice un ragazzo esemplare, morto troppo presto e per nessun motivo apparente: svanito dalla vista e dalla vita mentre correva un pomeriggio che doveva essere come gli altri e non lo è stato. Malgrado i suoi libri si presentino spesso in forma dialogata, Antonio G. D’Errico non è un giornalista, piuttosto uno scrittore prestato alla cronaca: dello scrittore possiede la capacità descrittiva e quella dell’introspezione, che assegnano alle storie il valore aggiunto della prospettiva umanista. Sogni infranti, a dispetto del tema difficile, incarna appieno queste caratteristiche: il confronto con una caso di cronaca nera diventa prima di tutto pretesto per riepilogare una vita breve ed esemplare, una vita spezzata per colpa di un assassino rimasto nell’ombra.

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NICOLA

RIZZO

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FraNCESCo CiaNFroNE Docente

l’aUtore

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NicolA rizzo Nicola Rizzo, quarantenne, sposato, padre di due figli, vive e lavora ad Agropoli. Laureato in filosofia con una tesi su mito e concetto, It is not choosy. Ha svolto ricerche, analisi e studi socio-economici su Agropoli e il Cilento. Attualmente cura il blog magnogreco.it.

Antologia d’Antan è l’antologia di un tempo, di un’epoca. ma anche di un luogo: quel tempo sono gli anni Trenta del secolo scorso. All’epoca del fascismo, quel luogo è Agropoli. Agropoli e il suo paesaggio così come in quegli anni venivano descritti da tre uomini di lettere che allora la conobbero, per vicende personali, motivi e circostanze diverse: vuoi perché quìdi passaggio. vuoi perché qui costretti o, ancora, perché qui di casa. Apre la raccolta un articolo del 1932 scritto da Giuseppe Ungaretti durante un viaggio nel Cilento, compiuto come inviato speciale della Gazzetta del Popolo. Seguono una memoria e alcune pagine di diario di Franco Antonicelli, che tra l’agosto del 1935 e il marzo del 1936 fu confinato ad Agropoli dal regime, a


Quando dico

Agropoli vedo anzitutto quella groppa di

delfino che si incurva sul mare ed io la contemplo appoggiato a un tronco di fico che il vento ha fatto liscio e cinerino antologia d’antan Pagine su Agropoli degli anni Trenta 2013 effe d’i fabbrica di idee editore

cui si aggiungono le trascrizioni delle filastrocche popolari da lui raccolte dalla gente del posto in quel periodo. Concludono la trilogia una scelta di versi e alcuni scritti inediti di Pierino Angrisani.

retrospettiva

Franco Antonicelli

Antologia d’antan è l’antologia di un tempo, di un’epoca, ma anche di un luogo: quel tempo sono gli anni Trenta del secolo scorso, all’epoca del fascismo, quel luogo è Agropoli. Agropoli e il suo paesaggio così come in quegli anni venivano descritti da tre uomini di lettere che allora la conobbero, per vicende personali, motivi e circostanze diverse: vuoi perché qui di passaggio, vuoi perché qui costretti o, ancora, perché qui di casa. Apre la raccolta un articolo del 1932 scritto da Giuseppe Ungaretti durante un viaggio in Cilento compiuto come inviato speciale della Gazzetta del Popolo. Seguono una memoria e alcune pagine di diario di Franco Antonicelli, intellettuale torinese che tra l’agosto del 1935 e il marzo del 1936 fu confinato ad Agropoli dal regime, a cui si aggiungono le trascrizioni delle filastrocche popolari da lui raccolte dalla gente del posto in quel periodo. Concludono la trilogia una scelta di versi e alcuni scritti inediti dell’avvocato Pierino Angrisani, composti tra il 1936 e il 1939. Una selezione di cartoline illustrate e foto amarcord arricchisce il testo, recuperando, in modo figurato, il ricordo di quegli anni.

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VITO

RIZZO

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FraNCESCo CiaNFroNE Docente

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vito rizzo Vito Rizzo, avvocato e giornalista. Si occupa, tra l’atro, di legislazione e di sviluppo locale. Per le edizioni fabbrica di idee ha già pubblicato la raccolta “I Grillo parlante (2007) ed il saggio politico Pensare democratico (2008).

Se dal Mezzogiorno emigrano ogni anno migliaia di giovani talenti è anche perché il Sud è in grado di produrre risorse umane di eccellenza che fanno la fortuna dei territori e delle aziende in cui operano. Questo libro descrive il Sud come un’autentica fabbrica del talento nella quale le difficoltà che fanno parte del contesto permettono ai giovani di talento di essere maggiormente attrezzati e competitivi per raggiungere il successo. L’autore dà di questo fenomeno una spiegazione scientifica che sovverte tutti gli stereotipi cui siamo abituati da una visione condivisa che descrive sempre e comunque i Settentrionali come produttivi ed i Meridionali come inefficienti e fannulloni. A riprova di ciò si raccontano le storie di giovani talenti che dal Cilento hanno mostrato


distanza tra il Nord del Paese e il Mezzogiorno è nei diritti di cittadinanza, nella scuola, nei servizi sociali, nella cultura della legalità. È da qui che bisogna ripartire convincendosi che la coesione sociale è una premessa, non l’effetto dello sviluppo Una

la fabbrica del talento 2013 effe d’i fabbrica di idee editore

il loro valore nei più svariati campi, mostrando di eccellere non già nonostante siano del Sud, ma forse soprattutto perché vengono dal Sud.

retrospettiva

Carlo Borgomeo

La fabbrica del talento descrive il Sud come un luogo in cui le difficoltà permettono ai giovani di essere più competitivi. L’autore riporta decine di storie personali e le immerge efficacemente nel contesto sociale ed economico più ampio, svelando così con rigore e chiarezza i meccanismi che continuano a svuotare le regioni del Sud di tante, troppe energie creative e produttive. Nella prima parte del saggio, tra l’altro, si legge: Chi pensa che il Mezzogiorno ancora oggi non produca, non apporti ricchezza al sistema-Paese, non rappresenti per il Nord del Paese lo strumento della propria tenuta industriale, si sbaglia di grosso. Nel migliore dei casi è miopia o ignoranza (dal latino: ignorantia, difetto di conoscenza, inconsapevolezza, incoscienza), nel peggiore è, banalmente, malafede.

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VINCENZO

PEPE

castello angioino-aragonese di agropoli intervengono

GiaNpiEro paolo Cirillo presidente della iii Sez. del Consiglio di Stato EliSaBEtta GarZo presidente del tribunale di Vallo della lucania modera

l’aUtore

GiaNCarla roNDiNElli Giornalista parlamentare

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viNceNzo PePe Vincenzo Pepe, ricercatore, docente di diritto pubblico e dell’ambiente presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, insieme a oltre 100 professori universitari, ha fondato il Movimento Ecologista Europeo FareAmbiente che oggi conta più di 150.000 iscritti ed è presente in tutte le regioni italiane e in diversi paesi europei. E’ autore di numerose pubblicazioni tradotte in diverse lingue a sostegno dell’ambientalismo realista e responsabile di tipo europeo. E’ Presidente della Fondazione Giambattista Vico e ha dato vita alle Oasi di Filosofia, dei luoghi di eccellenza dove la cultura si sposa con l’ambiente. Si batte in Italia per l’energia nucleare come fonte pulita e sicura ed è uno dei leader dei Comitati del No al referendum per l’abrogazione della legge che reintroduce in Italia il nucleare.

DescriZione Non nel mio giardino è il racconto appassionato di Vincenzo Pepe per una rinnovata concezione dell’ambientalismo. Narrando delle sue esperienze umane e professionali, l’autore espone un modello che definisce positivo e propositivo di un ambientalismo che guarda alla scienza, alla ricerca, alle tecnologie come origine e fondamento della qualità della vita. Che sappia valorizzare le identità culturali e geografiche. Un’idea nuova di ambientalismo per il nostro Paese che ha assistito per molto tempo all’imporsi di una concezione ideologica della salvaguardia dell’ambiente, incapace di trovare soluzioni ai problemi. Soluzioni che possono essere trovate attraverso la discussione critica del tema dell’energia, dei suoi scenari futuri e in particolare del nucleare, che deve fare parte di questa nuova concezione


protetta dove non vogliamo fare entrare l’uomo perché la danneggia, sbagliamo perché l’uomo è un elemento dell’ecosistema. L’uomo va educato e punito quando intralcia le regole del rispetto della natura Se c’è un’area

non nel mio giardino Ambiente ed energia oltre la paura 2013 baldini&castoldi

www.baldinicastoldi.it

ambientalista. Il nucleare per l’autore è una scelta complessa che coinvolge la responsabilità delle istituzioni e dei privati, ma è una sfida da accettare in modo consapevole perché appropriata al futuro di una grande nazione come l’Italia.

l’intervista

Vincenzo Pepe

Da cosa nasce l’esigenza di un movimento ecologista europeo? «Nasce dalla constatazione che l’ambientalismo italiano era un pò datato, con una forte connotazione “post sessantottina”. Sicuramente ha giocato un ruolo importante negli anni ‘70, ‘80 e fino alla metà degli anni ‘90, ma poi è stato egemonizzato da un fondamentalismo che ha finito per nuocere alla stessa sua causa prendendo spesso atteggiamenti e posizioni demagogiche. Si sentiva la necessità di un ambientalismo realista e maturo di tipo europeo». Avete quindi deciso che era venuto il momento di fondare FareAmbiente… «Sì, in Italia era necessario un movimento ambientalista diverso da quello tradizionale, di tipo europeo, più maturo che sapesse coniugare lo sviluppo con la sostenibilità. Quindi un movimento ambientalista che non dicesse sempre di no. La gente, per la storia vissuta nel nostro Paese, ha legato l’ambientalismo al concetto di no. E questo non aiuta lo sviluppo. L’Italia paga ancora lo scotto di considerare gli ambientalisti come rompiscatole, quelli che impediscono la costruzione di strade, quelli che ostacolano. Noi siamo diversi e usiamo il metodo scientifico».

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SUOR STELLA

OKADAR

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

aNtoNElla pEtiti Giornalista e Direttore di rosmarinonews.it

l’aUtore

DescriZione

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suor stellA oKAdAr Suor Stella, francescana, insegna da oltre quarant’anni presso l’Istituto Sacro Cuore di Roma e per quindici anni ha prestato servizio di volontariato nel carcere romano di Regina Coeli. Per tre anni ha partecipato al programma Mattina in famiglia, occupandosi della rubrica Quel che passa il convento. Quest’anno partecipa al programma La prova del cuoco nello spazio Il diavolo e l’acqua santa.

Questo libro vuole avvicinare il lettore alle tradizioni alimentari della Croazia, partendo dal presupposto che la tavola ha sempre aggregato, ha offerto occasioni di incontro, scambio e contatto tra diverse culture, mentalità e popoli, stemperando spesso situazioni difficili, favorendone soluzioni positive e ricomposizioni a volte impensate dall’introduzione di Suor Stella Okadar. La Croazia è un Paese ricco di tradizioni culturali, letterarie, storiche, spirituali e artistiche, ma anche caratterizzato da una tradizione alimentare ispirata alla semplicità e alla genuinità. Le ricette descritte da Suor Stella - dagli antipasti e spuntini ai dolci - sono ispirate al rispetto per i profumi e i sapori naturali degli ingredienti utilizzati, il cui incontro deve essere alla base di una corretta e sana alimentazione, considerata


cuoca ufficiale, ma ho sempre mangiato a sensi aperti, apprezzando sapori, colori e profumi Non sono mai stata

Il dragoncello e l’acqua santa Dalla Prova del cuoco le ricette per un cibo divino 2013 rai eri

www.eri.rai.it

come la medicina più efficace contro gli eccessi di un approccio scorretto al cibo. Il cibo visto non solo come appagamento di una necessità, ma anche come espressione della gioia della convivialità”.

frammenti

Suor Stella Okadar

Questo libro vuole avvicinare il lettore alle tradizioni alimentari della Croazia, partendo dal presupposto che la tavola ha sempre aggregato, offerto occasioni di incontro, scambio e contatto tra diverse culture, mentalità e popoli, stemperando spesso situazioni difficili, favorendo soluzioni positive e ricomposizioni a problematiche a volte impensate (dall’introduzione di Suor Stella Okadar). Il dragoncello e l’acqua santa è ricco di ricette semplici, rapide ed equilibrate, legate al territorio e al clima. Il ricavato delle vendite andrà a favore di una casa di accoglienza per bambini abbandonati o di famiglie disagiate di Varese, in Bosnia

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BARTOLOMEO

ERRICO

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

aNtoNElla pEtiti Giornalista e Direttore di rosmarinonews.it

l’aUtore

DescriZione

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BArtolomeo errico Bartolomeo Errico, noto come Chef Bartolo, nasce nel 1974 a Caserta, dove frequenta l’istituto alberghiero. Fin da studente, inizia a lavorare in cucina sulla riviera romagnola durante l’estate. Conseguito il diploma e assolti gli obblighi di leva, inizia la sua carriera vera e propria: prima aiuto chef, poi chef di cucina, poi responsabile food per una grossa azienda internazionale. A quel punto si avvicina alle grandi cucine e ai grandi cuochi europei. Dopo vari stage in giro per il continente, a contatto con personalità d’ogni genere, vanta tra coloro che hanno apprezzato i suoi piatti grandi nomi del jet set, e anche qualche testa coronata. Attualmente tiene abitualmente corsi di cucina, è chef executive in un albergo cinque stelle lusso a Roma e protagonista di programmi Tv per i canali satellitari e della Rai.

Quanti sapori e quante ricette si imparano in Tv quasi ogni giorno? Ma le basi della cucina? Prima di lanciarsi nella realizzazione di piatti magari impossibili, sarebbe forse utile conoscere i fondamentali dell’arte culinaria: l’ABC degli utensili, della scelta degli ingredienti, delle tecniche e delle preparazioni di base. Con l’aiuto dello chef Bartolo Errico, i lettori di questo libro potranno rapidamente imparare o magari “ripassare”, con qualche informazione in più, le basi fondamentali per essere abili in cucina. I vari argomenti saranno corredati di immagini work in progress, per comprendere meglio tutte le fasi di lavorazione o funzionamento degli strumenti, sfatando luoghi comuni, rivelando trucchi, strategie e piccoli segreti per una cucina pratica e


Non c’è posto al mondo che io ami più della

cucina.

fatta: purché sia una cucina, un posto dove si fa da mangiare, io sto bene Non importa dove si trova, com’è

l’abc in cucina Il libro dei trucchi per diventare più bravi in cucina 2013 rai eri

www.eri.rai.it

creativa. Tutto quello che avreste voluto sapere sulla cucina e i suoi elementi lo troverete in questa guida pratica per veri appassionati dei fornelli. Quali sono gli strumenti fondamentali in cucina? Come si usano? Scelte, metodi, esercizi. Le materie prime: la loro scelta, i tagli, i fondi, le salse, le cotture, gli impasti. I luoghi comuni da sfatare, i trucchi, le strategie e piccoli segreti per una cucina pratica e creativa.

l’intervista

Banana Yoshimoto

Ama cucinare più o meno tutto, cercando di assecondare i gusti di chi sta a tavola. «Ma è chiaro che se ami un ingredienti riesci a trasmettere un’energia speciale nel piatto che prepari, quello che stai cucinando ti riesce sicuramente meglio». Il talento, secondo Bartolomeo Errico, è importante ma lo può possedere anche qualcuno che non fa professionalmente il mestiere di cuoco. «Cucinare è un po’ come la musica jazz che non è semplice improvvisazione. per fare quei pezzi musicali prima bisogna conoscere le basi, gli accordi…la tecnica». Il miglior complimento è di un regista cinematografico... «All’epoca cucinavo a quattro mani insieme a un altro cuoco in un ristorantino del centro di Roma. Quella sera, però, ero da solo in cucina e Pupi Avati chiede in sala di poter complimentarsi con lo chef. Arrivo io con la mia faccia da ragazzo emozionato e lui mi dice “Veramente avevamo chiesto di poter parlare con lo chef” Pensavano che fossi troppo giovane per saper cucinare così bene... Conservo ancora un autografo con dedica: “Grazie per la cena indimenticabile”».

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ROBERTA

BRUZZONE

piazzetta delle mercanzie interviene

BENEDEtta SiriGNao avvocato

l’aUtore

Roberta Bruzzone ideatrice dell’App Save the Woman vincitrice del premio etico Best Practices di Confindustria 2013 e Benedetta Sirignano Coordinatore Nazionale della Rete di Tutela Legale, presenteranno ed illustreranno la prima applicazione al mondo per la prevenzione alla violenza sulle donne.

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roBertA BruzzoNe Roberta Bruzzone è psicologa forense e criminologa, perfezionata in psicologia e psicopatologia forense e in scienze forensi, esperta in psicologia investigativa, criminalistica, Bloodstain Pattern Analysis e Criminal Profiling. È presidente dell’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi e docente accreditato presso gli istituti di formazione della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri. Consulente scientifico di numerosi programmi televisivi, è autrice e conduttrice di La scena del crimine, su GBR - Teleroma 56 e Donne mortali, su Discovery Channel Real Time.

DescriZione Roberta Bruzzone dalla sua esperienza sul delitto di Sarah Scazzi ha tratto un libro-dossier intitolato “Segreti di famiglia”, con co-autori Giuseppe Centonze e Filomena Cavallaro, fondatori del Gruppo Verità e Giustizia per Sarah. Il libro racconta, dal punto di vista degli autori, l’omicidio della 15enne di Avetrana. La criminologa ritiene che la sentenza emessa dalla corte d’assise di Taranto, presieduta da Cesarina Trunfio, sia il risultato di un ottimo lavoro condotto dalla magistratura. Roberta Bruzzone in questo libro compie un viaggio meticoloso e preciso all’interno delle prove e delle contraddizioni sia del caso giuridico, che dei suoi controversi protagonisti. Partendo da dati oggettivi quali gli atti processuali e la sentenza di primo grado del 20 aprile 2013, il


sconvolto l’Italia e ha cambiato per sempre la cronaca nera in un libro-dossier preciso e dettagliato che si legge come un romanzo Il caso che ha

segreti di famiglia. il delitto di sarah scazzi Le prove, i depistaggi e le lacrime di plastica 2013 aracne editrice

www.aracneeditrice.it

processo ricostruisce l’intera vicenda delittuosa con rigore scientifico. I fatti sono analizzati con acribia partendo dagli ultimi giorni di vita di Sarah. Un libro-dossier ben scritto che consente a chiunque di farsi un’idea precisa su uno dei casi più discussi degli ultimi anni. Nulla viene trascurato: sono riportati l’esame autoptico, le intercettazioni, le indagini tecnico–scientifiche dei RIS, le parole del GUP Pompeo Carriere, i diversi colpi di scena legati agli arresti di Carmine Misseri e Cosimo Cosma, rispettivamente fratello e nipote di Michele Misseri, per concorso in soppressione del cadavere di Sarah, il fermo a maggio 2011 per Cosima Serrano e Sabrina Misseri.

l’intervista

Alessandra Gavazzi

Dottoressa Bruzzone, lei ritiene che le donne siano più vittime o più carnefici? «Le donne sono sicuramente più vittime: le statistiche internazionali ci dicono che solo circa nel 10% dei casi complessivi le donne sono colpevoli di crimini violenti». Qual è l’approccio di una donna come lei verso un lavoro duro come il suo? «Né più né meno l’approccio che potrebbe avere un uomo: è un atteggiamento serio, che ti porta di continuo a studiare, ad aggiornarti sui casi, ad approfondire ogni aspetto nella ricerca della verità. Non ritengo ci siano differenze “di genere”. Ci sono buoni professionisti e pessimi professionisti, ma questo vale per gli uomini così come per le donne». Perché le donne che uccidono lo fanno in maniera più fredda e feroce? «Non sono solo le donne. Nella stragrande maggioranza dei casi freddo e crudele è l’omicidio in sé e per sé, perché nella maggior parte dei casi le persone scelgono lucidamente di uccidere, e a quel punto non è poi così importante che ciò avvenga in una determinata maniera piuttosto che in un’altra. C’è chi sceglie un modo più “espressivo” e violento, e chi opta per un modo più subdolo, magari attraverso l’avvelenamento. E’ difficile generalizzare».

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FEDERICA

DE DENARO

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

aNtoNElla pEtiti Giornalista e Direttore di rosmarinonews.it

l’aUtore

DescriZione

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FedericA de deNAro Federica de Denaro si laurea in Sociologia e inizia giovanissima a lavorare nei più importanti talk show televisivi di approfondimento politico. Diventa giornalista professionista e per 13 anni collabora con il programma televisivo La Vita in Diretta (Rai 1). Da due anni, ogni giorno, con la sua rubrica di cucina, stimola lo spettatore con curiosità, aneddoti e ricette semplici da preparare. Sposata con due figlie, vive a Roma. Da sempre appassionata di gastronomia è riuscita a trasformare la sua passione in lavoro. Dalla cucina della sua casa propone ricette originali ed economiche, nel rispetto della tradizione culinaria italiana: sceglie le ricette da proporre al pubblico prendendo spunto da amici, parenti, piccole trattorie di quartiere, ristoranti stellati, soprattutto lasciando libero sfogo alla sua fantasia; si occupa della spesa girando tra mercati rionali e fornitori di sua fiducia per avere consigli e informazioni sui vari prodotti che acquista.

L’idea di scrivere questo libro nasce dalla riflessione che la mancanza di tempo e la velocità sono due elementi che fotografano perfettamente i nostri giorni. Pensate ai piatti pronti, ce ne sono di ogni marca e tipo. Perché a tutti piace mangiare un buon piatto, ma molto spesso non si ha tempo di prepararlo. Per deformazione professionale vivo “in diretta”. In modo espresso e veloce cerco di fare tutto, ma sempre rispettando le tradizioni, che si parli di famiglia, di lavoro o cucina. Ed è da qui che è partita la mia sfida ai diffidenti dei fornelli, ai quali dico: datemi 20 minuti del vostro tempo e vi farò mangiare bene!” (dalla prefazione di Federica De Denaro). La mia cucina in diretta è una guida completa e chiara per muoversi tra i fornelli. Federica De Denaro regala al suo pubblico le ricette sane e semplici


Da quando mi occupo di

cucina ho scoperto che gli italiani sono un

popolo di cuochi. Ne sono certa. Da due anni a questa parte non c’è persona, dal commercialista alla portiera sotto casa, che non mi dia consigli su come cucinare un piatto

la mia cucina in diretta 2012 rai eri

www.eri.rai.it

della cucina italiana con qualche tocco di originalità: dalla minestra di broccoli ed arzilla agli aliciotti con indivia; dalle lasagne leggere alla ricotta al ciambellone con banane e mandorle. Ogni piatto è corredato di uno schema fotografico che porta passo passo attraverso la preparazione della ricetta. Un libro utilissimo per tutte le persone che amano cucinare piatti speciali e unici in poco tempo!

l’intervista

Federica De Denaro

«In cucina serve poco tempo, passione, fantasia e un pò de denaro». E’ questo il motto di Federica De Denaro, la giornalista prestata alla cucina che ogni giorno all’interno de La vita in diretta fa venire l’acquolina in bocca a milioni di italiani. Federica De Denaro sguazza nella sua cucina tra facili ricette, anche per chi non sa mettere le mani in pasta. Le ricette flash della De Denaro possono vivacizzare le giornate delle casalinghe più disperate…Dopo tutte queste ricette e queste ore passate in cucina, si sente una cuoca? «No, categoricamente. Rispetto molto il lavoro dei cuochi o degli chef che è un lavoro fatto di tanto studio e di tanta dedizione. Mi sento una donna che sa cucinare abbastanza bene e ama mangiare. Per me la cucina è il luogo dove mi sento davvero libera: si può sperimentare, abbinare ingredienti. Ognuno in cucina può esprimere se stesso». Quando hai deciso di scrivere La mia cucina in diretta? «E’ nato per caso. E’ il libro che avrebbe potuto scrivere qualunque donna che ha dei figli, lavora e ha poco tempo per stare in cucina. Sono appunti, sono ricette realizzabili con ingredienti presenti in qualunque cucina».

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1 D or 5 om e set en 19 te ic .0 mB a 0 re

PIETRO

GRECO

castello angioino-aragonese di agropoli

l’aUtore

DescriZione

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Pietro greco Pietro Greco, giornalista scientifico e scrittore è Direttore del Master in Comunicazione Scientifica della Sissa e project leader di ICS (innovazione della Comunicazione della Scienza), è alla guida della rivista on line JCOM-Journal of Science Communication dedicata alla ricerca in comunicazione della Scienza. E’ autore di alcuni libri, tra cui La Città della Scienza. Storia di un sogno a Bagnoli (Bollati Boringhieri, 2006), Pianeta Acqua (Franco Muzio editore, 2004), Einstein e il ciabattino (editori Riuniti, 2004). È socio fondatore della Fondazione IDIS-Cittaà della Scienza di Napoli.

La risorsa infinita di cui parlano gli autori è la conoscenza. E in particolare la conoscenza scientifica, con il correlato evidente che sarebbe necessario e utile investire in ricerca, come fanno i paesi più lungimiranti, al contrario di ciò che succede da noi dove la ricerca è all’ultimo posto delle preoccupazioni politiche e conseguentemente negli investimenti pubblici e privati. Ma il libro è consigliato perché si parla in modo integrato di conoscenza e cultura scientifica, economia e mercato, valori e società. Le prime pagine dedicate alla descrizione dei meccanismi finanziari che portano ciclicamente alla crisi sono un capolavoro di divulgazione. Pensiamo che anche chi si occupa di comunicazione all’interno delle cooperative possa trovare spunti e argomenti di riflessione per la


desiderabili gli equilibri distrutti dalla perturbazione che chiamiamo era dell’informazione e della conoscenza? È possibile e come, costruire una società democratica della conoscenza? È possibile, e come, ricomporre in forme

La risorsa infinita Per una società democratica della conoscenza 2009 editori riuniti university press

www.editoririuniti.it

propria professione visto che il tema della conoscenza è affrontato anche tenendo in considerazione le nuove tecnologie. Riportiamo qui una parte della presentazione di copertina perché da sola giustifica il possibile interesse per questo libro da parte di chi lavora in una cooperativa di consumo: (…) Non vi è via d’uscita alle difficoltà che si prospettano se non partiamo da una critica impietosa e una profonda revisione della scala dei valori che oggi la nostra civiltà ha adottato, in particolare per quanto riguarda i modi di consumare.

retrospettiva

P. Greco - V. Silvestrini

Possibile che sia necessario imbottirsi di metafisiche, di lingue morte, di religioni, di storie delle arti e non di fatti del mondo moderno? Dove si pescano oggi le idee? Sui giornali o in televisione? Come si fa a capire che cosa vuol dire assicurare una vita vivibile a 6 miliardi di persone? Questo libro è un passo avanti: non risolutivo, ma grande. Se non è questo a creare consapevolezza, non so come si fa: è una filosofia pratica dell’umanità, non un elenco di fatti del mondo lontano da noi o una teoria scientifica della conservazione. Sono talmente tante, che la delusione e gli scrupoli serpeggiano nell’intera comunità umana: un disperato e tacito non possiamo farcela. Gli autori non si limitano a un semplice repertorio dei problemi, arrivano invece a spiegare come stanno le cose, sino alla terribile e vergognosa crisi economica ultima arrivata, costruendo ciò che richiederebbe una collaborazione di sociologi, filosofi, economisti, politici e giuristi come non si è mai vista. La cultura dissociata in cui viviamo ha bisogno di queste ricomposizioni prima che tutta la Terra diventi Kiribati (§ 6.1)

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BRAVO

È BELLO

castello angioino-aragonese di agropoli intervengono

riconoscimento Dell’impeGno scolastico

i DiriGENti SColaStiCi DEGli iStitUti SUpEriori Di aGropoli

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BrAvo È Bello Premiazione degli alunni meritevoli che hanno conseguito la maturità nell’anno scolastico 2012/2013, negli istituti superiori di Agropoli, riportando il massimo dei voti.

La società italiana sembra disorientata, quando si parla di scuola. Nell’opinione pubblica e nei media emerge di solito una insoddisfazione causata da problemi specifici, più o meno spettacolari: bullismo, violenza e indisciplina; scarsi risultati degli studenti italiani nelle valutazioni internazionali; stato fatiscente delle strutture; invecchiamento del corpo docenti, inadeguatezza dei programmi, qualità mediocre degli insegnamenti. La politica non riesce a pensare un progetto di scuola, né a tenere fede a un’idea forte del ruolo della scuola nella società, e si lascia trascinare a caso dalle esigenze di bilancio. Che cosa c’è alla radice di questo disinvestimento, culturale prima che economico, nella scuola? L’assenza di una idea di scuola, del ruolo che deve svolgere nella società, e della priorità che essa deve avere su altre esigenze e su altre scelte. La società e la cultura italiana non sono consapevoli di dovere ricostruire un progetto di scuola. Tendono a dare per scontato l’orizzonte che potrebbe sostenere questo progetto, come se tale orizzonte fosse generato “naturalmente” dai valori democratici condivisi, e i a seguire

anna ascolese in concerto

Salernitana, agropolese d Diciotto anni di carriera c Cover di cantanti italiani e


mondo di oggi un ragazzo senza istruzione avete buttato in cielo un passerotto senza ali. Quando avete buttato nel

Don Lorenzo Milani

personale realizzata. Le difficoltà del mercato del lavoro italiano possono essere ricondotte anche all’inefficacia problemi fossero solo quelli di politiche del sistema scolastico, soprattutto più o meno conservatrici o progressiste. nella formazione professionale e Invece il problema di fondo è proprio tecnico-scientifica: sul terreno sociale che una cultura condivisa sul valore e ed economico la funzione della scuola sulla funzione della scuola manca del deve essere invece quella di favorire tutto nella società italiana, sia nelle la mobilità sociale e di permettere un classi dirigenti che tra i cittadini. Ci si inserimento qualificato nel mercato illude di avere una cultura di riferimento del lavoro, garantendo le condizioni di perché ci si aggrappa a tradizioni che una facile occupazione. È impossibile non riescono più a essere propulsive. Un accettare norme in contraddizione paese in cui una parte consistente della con questo ideale. Quindi, sul terreno classe dirigente economica dichiara senza dell’educazione, è un dovere morale vergogna, anzi quasi con vanto, di non per le società democratica garantire le avere letto neanche un libro in un anno, condizioni epistemiche dell’eguaglianza. non ha una percezione dell’importanza Non ci si può sottrarre all’obbligo di dell’istruzione. Questa percezione va assicurare un comune accesso alle ricostruita con una riflessione ambiziosa conoscenze fondamentali, alla cultura, che coinvolga la funzione dell’educazione ai principi, ecc., che costituiscono un nel promuovere il benessere economico, soggetto capace di orientarsi nel mondo. l’occupazione e la mobilità sociale; il L’ideale di un soggetto di questo genere valore e la funzione della scuola nel è il sostrato della democrazia. Più in promuovere e preservare l’eguaglianza profondità dell’idea di cittadinanza come morale dei cittadini in una democrazia partecipazione, informazione ecc., si liberale; il valore dell’educazione nel trova questo ideale morale di eguaglianza promuovere le condizioni di una vita fondamentale.

di adozione. costellati da un consenso sempre crescente. e napoletani classici. SETTEMBRE CULTURALE 2013

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PINO

IMPERATORE

castello angioino-aragonese di agropoli intervengono

l’aUtore

MilENa ESpoSito presidente associazione “occhi di argo” Vito riZZo avvocato e Giornalista

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PiNo imPerAtore Pino Imperatore è nato a Milano nel 1961 da genitori emigranti napoletani. Vive attualmente ad Aversa, in provincia di Caserta, e lavora a Napoli. Nel 2001 ha ideato e fondato il Laboratorio di scrittura comica e umoristica Achille Campanile, dal 2005 è responsabile della sezione Scrittura Comica del Premio Massimo Troisi. Benvenuti in casa Esposito (Giunti 2012), ha scalato le classifiche e ha ottenuto riconoscimenti nei premi Città di Latiano, Umberto Domina e Giancarlo Siani.

DescriZione Bentornati in casa Esposito, secondo scoppiettante capitolo della saga che ha deliziato migliaia di lettori, mostrando gli aspetti più cafoni e ridicoli della malavita. Un romanzo che, rispolverando la grande tradizione umoristica italiana, fa ridere e riflettere. Un modo nuovo di raccontare e denunciare la criminalità. Gli Esposito sono di nuovo tra noi. Bentornati. Uno spaccato divertente e allo stesso tempo crudele della Napoli contemporanea, città dalle mille contraddizioni e dalle tante difficoltà, capace però di non perdere mai la speranza in un futuro migliore. Sul piano narrativo Bentornati in casa Esposito ha la stessa struttura del precedente Benvenuti in casa Esposito. Stessa narrazione ad episodi, stessi personaggi, stessa napoletanità che


Pirandello che uno quando è contento di se stesso ama l’umanità. Questo è il problema: noi non siamo mai contenti, vogliamo sempre qualcosa in più di quello che già teniamo, e di conseguenza ci andiamo a scontrare con gli altri. Tutti eternamente insoddisfatti. Diceva

bentornati in casa esposito Un nuovo anno tragicomico 2013 giunti

www.narrativa.giunti.it

senza dubbio è una delle carte vincenti di quest’opera. Qui dentro, Napoli è così forte, prorompente e viva che alla fine ve la sentite cucita addosso perché l’avete respirata, ascoltata. Coccolata.

retrospettiva

Meditazione

Uno spaccato divertente e allo stesso tempo crudele della Napoli contemporanea, città dalle mille contraddizioni e dalle tante difficoltà, capace però di non perdere mai la speranza in un futuro migliore. Prendete un camorrista sfortunato e imbranato. Uno di quelli che più disgraziati non si può. Inseritelo in un contesto familiare allargato: una moglie procace e autoritaria, una figlia ribelle e coraggiosa, un figlio che ama solo i cibi ipercalorici, un suocero guascone, una suocera stizzosa, una vedova d’animo nobile, una nerboruta cameriera ucraina, una coppia di iguane meditans e un coniglietto nano. Sistemate tutti questi personaggi in una palazzina napoletana del rione Sanità. Quello dove è nato il principe della risata Totò, per intenderci. Aggiungete un boss spietato e i suoi scagnozzi, un giovane sacerdote antimafia, una violenta faida di camorra, una campagna elettorale ai limiti dell’assurdo e tanti altri avvincenti episodi. Mescolate con cura, cuocete a fuoco vivo e condite con abbondanti spruzzate di comicità e commozione. Otterrete Bentornati in casa Esposito, secondo scoppiettante capitolo della saga che ha mostrato gli aspetti più cafoni e ridicoli della malavita.

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LUCA

BIANCHINI

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

aNNaMaria pEtoliCCHio Docente Univ. degli Studi di Salerno

l’aUtore

DescriZione

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lucA BiANchiNi Luca Bianchini nasce l’11 febbraio 1970 a Torino. Ex venditore di tè a Londra, ex intervistatore telefonico, ex redattore filatelico. Dopo la laurea in Lettere Moderne e un breve periodo londinese, ha lavorato da Bolaffi come redattore filatelico e, per diversi anni, ha fatto il copywriter in un’agenzia di pubblicità. Poi, letta in anteprima, la sceneggiatura del film Santamaradona dell’amico e regista torinese Marco Ponti, decide di scrivere. Nel 2003 esordisce nella narrativa con Instant Love, vicenda sentimentale costruita intorno a una serie di rapporti che cambiano, si dissolvono e si ricompongono. Del 2005 è la biografia di Eros Ramazzotti, Eros - lo giuro. Nel 2007 per Mondadori pubblica Se domani farà bel tempo. Del 2011 è il romanzo Siamo Solo Amici, pubblicato da Mondadori, una commedia agrodolce ambientata a Venezia. Nel 2013 esce il romanzo Io che amo solo te. Dal 2007 conduce su Radio2 la trasmissione Tiffany.

Ninella ha cinquant’anni e un grande amore, don Mimì, con cui non si è potuta sposare. Ma il destino le fa un regalo inaspettato: sua figlia si fidanza proprio con il figlio dell’uomo che ha sempre sognato, e i due ragazzi decidono di convolare a nozze. Il matrimonio di Chiara e Damiano si trasforma così in un vero e proprio evento per Polignano a Mare, paese bianco e arroccato in uno degli angoli più magici della Puglia. Gli occhi dei 287 invitati non saranno però puntati sugli sposi, ma sui loro genitori. Ninella è la sarta più bella del paese, e da quando è rimasta vedova sta sempre in casa a cucire, cucinare e guardare il mare. In realtà è un vulcano solo temporaneamente spento. Don Mimì, dietro i baffi e i silenzi, nasconde l’inquieto desiderio di riavere quella donna solo per sé.


lettori, non penso a quello che va di moda. Scrivo pensando alla storia, ma non per compiacere qualcuno. Ma il vero pregio che mi riconosco è che scrivo storie sempre diverse, cosa che non tutti fanno scrivo pensando ai

Io che amo solo te 2013 mondadori

www.librimondadori.it

A sorvegliare la situazione c’è sua moglie, la futura suocera di Chiara, che a Polignano chiamano la First Lady. È lei a controllare e a gestire una festa di matrimonio preparata da mesi e che tutti vogliono indimenticabile: dal bouquet “semicascante” della sposa al gran buffet di antipasti, dall’assegnazione dei posti alle bomboniere - passando per l’Ave Maria -, nulla è lasciato al caso. Ma è un attimo e la situazione può precipitare nel caos, grazie a un susseguirsi di colpi di scena e a una serie di personaggi esilaranti: una diciassettenne che deve perdere cinque chili e la verginità; un testimone gay che si presenta con una finta fidanzata; una zia che da quando si è trasferita in Veneto dice “voi meridionali” e un truccatore che obbliga la sposa a non commuoversi per non rovinare il make-up.

l’intervista

Luca Bianchini

Io che amo solo te, un titolo romantico per un romanzo irriverente che parla di amori complicati. Ma tu nell’amore ci credi o no? «Ci credo anche se non so bene cos’è. La mia dannazione è non riuscire a inquadrarlo. In ogni mio libro ce n’è tanto. Provo a capire quello materno, fraterno, eterosessuale, omosessuale e no, non lo capisco, perché l’amore cambia continuamente e tu non riesci ad acchiapparlo mai, ne segui “l’odore”, la scia. Ecco, mi piace raccontare la “scia dell’amore”». Quanto ti ha aiutato il lavoro dell’editor? «Io ho una editor molto severa che mi ha fatto lavorare duramente soprattutto sulla parte del pranzo di nozze. Io, in quel punto, avevo paura di annoiare ed ero andato un po’ più veloce. Invece, lei mi ha detto: “Io voglio stare a quel pranzo!”, così ci ho lavorato molto». Se oggi ti chiedessero di scegliere tra la radio e la scrittura? «La scrittura senza dubbio. Perché quando scrivo sono libero al 100%. Ho un editore che mi dà totale libertà, scrivo dove e quando voglio e soprattutto quello che voglio. Scrivere ti permette di creare mondi».

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ARNALDO

MIGLINO

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l’aUtore

paSQUalE Di GrEGorio Direttore istituto Bancario NUNZio MaStrolia ricercatore Centro Miitare Studi Strategici Mario rUBErto Economista ArNAldo migliNo Arnaldo Miglino è avvocato cassazionista e docente a contratto di Istituzioni di diritto pubblico presso l’Università La Sapienza di Roma; è stato docente di tematiche di diritto pubblico presso università straniere e ha partecipato in qualità di relatore a convegni nazionali e internazionali. Autore di oltre sessanta pubblicazioni, con libreriauniversitaria.it Edizioni ha già dato alle stampe Principi di diritto pubblico.

DescriZione In questo momento storico segnato da una profonda crisi economicofinanziara, la democrazia, l’uguaglianza, la libertà e la solidarietà sono valori che devono essere tutelati. I poteri privati che organizzano il sistema finanziario ed economico globale e la competizione politica influenzano infatti, in modo consistente, l’esercizio dei poteri pubblici e la loro organizzazione democratica. In questo breve ma esaustivo testo, l’Autore sottolinea la necessità di limitare l’estensione del potere privato, che mina i diritti soggettivi garantiti dalle costituzioni, e suggerisce l’istituzione di nuove tipologie di potere politico a carattere transnazionale che siano in grado di regolare l’esercizio della finanza nell’interesse comune. L’analisi del rapporto fra i poteri pubblici e privati, a seguire

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intervento musicale

Il Quartetto Cimarosa in C A cura del Maestro Luca G


disciplina di partito come collante tra i politici e la società, fiorirono senza alcuna restrizione tutti i vizi della prima Repubblica: una classe politica a sé stante, con deboli legami col popolo, che cerca di accaparrarsi vantaggi di ogni tipo In assenza di una

poteri pubblici, privati e democrazia 2013 libreriauniversitaria.it www.libreriauniversitaria.it

edizioni

e dell’influenza negativa di questi ultimi sull’organizzazione democratica, non sarebbe sufficiente se non si riflettesse su come le forme associative politiche di chi agisce come privato cittadino possano caratterizzare l’esercizio delle funzioni costituzionali.

frammenti

Colin Crouch

Il potere è un fenomeno complesso. che riguarda tutto ciò di cui gli uomini si servono per comandare i loro simili. Nel Medioevo le prerogative che consentivano di imporre un certo ordine collettivo spettavano agli individui e ai gruppi secondo il loro rango sociale; fondamentalmente gli aristocratici e gli ecclesiastici avevano il monopolio di tutti gli strumenti di dominio: politici. economici e culturali, sicché non potevano sentire l’esigenza di operarne una distinzione concettuale. Con la creazione dello Stato assoluto si avvia un processo di razionalizzazione del potere, ove la componente politica si distingue da quella economica. Il processo si perfeziona con l’affermazione della borghesia e dei principi delle rivoluzioni liberali da essa sostenuti. Il comando politico è ormai monopolio dell’apparato statale. Da questo momento la difesa della libertà individuale e intesa come garanzia nei riguardi di chi è dotato di poteri di governo, che si attua con l’esercizio dei diritti pubblici soggettivi. Nella struttura materiale della società assume importanza strategica la facoltà di creare, mantenere e distribuire ricchezza...

Concerto Gaeta SETTEMBRE CULTURALE 2013

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GERONIMO

STILTON

piazza vittorio veneto in caso di condizioni metereologiche avverse l’evento si terrà presso

palazzetto dello sport andrea di concilio

l’aUtore

DescriZione

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geroNimo stiltoN Nato a Topazia (Isola dei Topi), Geronimo è laureato in Topologia della Letteratura rattica e in Filosofia archeotopica comparata. Dirige l’Eco del Roditore, il giornale più famoso dell’Isola dei Topi... Gli è stato conferito il premio Topitzer. Nel tempo libero colleziona antiche croste di parmigiano del Settecento, ma soprattutto adora scrivere libri in cui racconta storie divertenti e avventurose. Geronimo Stilton non conosce crisi, anzi è un boom inarrestabile. Straordinario fenomeno editoriale, con 26 milioni di copie vendute in Italia e 85 milioni nel mondo, il mitico Topo amato dai bambini, ha dato vita in 13 anni a un universo di storie, in circa 400 titoli, tradotte in 40 lingue, fra cui la Cina dove è stato un vero e proprio successo.

Cari amici roditori, sono ritornato nel Regno della Fantasia, ma la mia amata Regina Floridiana si comporta in modo strano e mi ordina di compiere imprese sempre più pericolose... Che cosa sta succedendo? Seguitemi e scopritelo con me!... Geronimo ritorna nel Regno della Fantasia, questa volta sulle ali della Fenice, ma al posto della sua amica e alleata Floridiana trova una Regina scontrosa e nemica, che gli ordina di portarle sette oggetti magici. Geronimo partirà alla ricerca dei sette tesori, affrontando mille pericoli, per scoprire qual è il vero segreto della Fantasia! Abituati come siamo a importare brand di successo nel nostro Paese, suona strano venire a conoscenza del fatto che Geronimo Stilton è nato dalla penna dell’italianissima Elisabetta Dami. Non possiamo che provare un patriottico


felicità non viene da quello che hai ma da ciò che sei. Fare cose belle e utili per te stesso e per gli altri è uno dei segreti della felicità. E poi, la felicità sta anche in tutte le piccole cose che ci emozionano: un sorriso, una parola gentile… La

grande ritorno nel regno della fantasia 2013 libreriauniversitaria.it www.libreriauniversitaria.it www.geronimostilton.com

edizioni

orgoglio per una saga letteraria per bambini che ha saputo vendere ben 45 milioni di copie in 150 diversi paesi. Numeri da capogiro che in qualche modo rivaleggiano con il più famoso Harry Potter e la sua brillante creatrice J.K. Rowling. Come ormai capita a qualsiasi prodotto di successo, anche Geronimo Stilton, intelligentissimo e temerario topo tutto azione ed buon cuore, è stato trascinato da un medium all’altro: da romanzo è prima diventato serie TV, con due stagioni da ventisei episodi ciascuna, e poi videogioco. Il cast di protagonisti è dotato di sufficiente carisma per strappare risate e affascinare la giovane utenza al quale il titolo è rivolto. Geronimo trasmette tranquillità e affidabilità, mentre si affanna per aiutare chiunque si trovi in difficoltà...

retrospettiva

Geronimo Stilton

Geronimo Stilton ha voluto fare ai bambini dai 5 agli 11 anni, che tornano a scuola, una sorpresa facendo arrivare in libreria il più grande libro che abbia mai scritto: 720 pagine che raccontano il Grande Ritorno nel Regno della Fantasia. Geronimo è il personaggio per bambini oggi più diffuso in Italia, e nel mondo. Nel nostro paese è il più venduto in assoluto. I numeri sono vicini, o forse più alti, di quelli di Harry Potter. Tra le ragioni di un così impareggiabile successo, il direttore editoriale indica «il fatto che Stilton divertendo trasmette anche dei valori: amicizia, lealtà, impegno. Inoltre, i suoi libri vengono usati come prima lettura dai bambini di cinque-sei anni incuriositi da quei grafismi, quelle parole scritte in modo strano, che a volte usa il nostro topo». Ma, la cosa che più colpisce è che Stilton è «un antieroe, con gli occhiali, pieno di difetti. E’ il contrario del classico supereroe che non sbaglia mai nulla, tanto di moda quando io ero bambino. Con Geronimo, Harry Potter e il Diario di una Schiappa, è nato, per target diversi, un nuovo filone di antieroi nell’immaginario di bambini e ragazzi».

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ELIO

CADELO

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FErNaNDo GrECo Docente Univ. degli Studi di Salerno

l’aUtore

DescriZione

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elio cAdelo Giornalista, laureato in Scienze politiche, caporedattore e inviato speciale del Giornale Radio Rai per la Scienza e l’Ambiente. Ha lavorato al Corriere della Sera, a Il Mattino, è stato collaboratore di Panorama, Scienza Duemila, Epoca. Autore e coautore di numerose pubblicazioni quali: Sette Nobel per un futuro (Teknos), La Disoccupazione Mentale a Napoli (Longo), Un rito, un diavolo, due culture (Storia e Medicina Popolare); ha curato per Marsilio Editore Idea di Natura, 13 scienziati si confrontano. Ha ricevuto il Premio ENEA 1999 per la divulgazione e informazione scientifica e, nel 2007, il Premio Giovanni Maria Pace per la divulgazione scientifica, è stato membro del Gruppo di lavoro sulla Informazione e Comunicazione in Biotecnologia del Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Elio Cadelo torna ad appassionarci con la sua pungente tesi: gli antichi Romani avrebbero scoperto il Nuovo Continente ben prima della storica data del 1492? Ebbene si, secondo lo studioso ci sarebbero nuove prove a sostegno di questa tesi, e le recenti scoperte archeologiche e letterarie di età classica proverebbero che i Romani visitarono l’America 1500 anni prima di Colombo. Le testimonianze storiche non lasciano alcun dubbio: in età imperiale Roma era in possesso delle conoscenze scientifiche, nautiche e geografiche necessarie per attraversare l’Atlantico e giungere nel Nuovo Mondo. I testi latini parlano di nuove terre ad ovest e i numerosi manufatti ritrovati dimostrano che tra le due sponde dell’oceano Atlantico ci furono scambi. I Romani furono anche grandi navigatori: ad est


accuratissimo e nuovo nel panorama saggistico italiano con prefazione scritta, non a caso, da un astrofisico, Giovanni Bignami, perché il libro ha ampie trattazioni sull’astronomia, la scienza, la geografia, la nautica Un saggio

Quando i romani andavano in america Scoperte geografiche e conoscenze scientifiche degli antichi navigatori 2013 palombi&partner

www.palombieditori.it

commerciavano con l’India, la Cina e l’Indonesia, e le loro esplorazioni andarono ben oltre la Nuova Zelanda; navigarono lungo le coste atlantiche dell’Europa raggiungendo le Orcadi, l’Islanda e, forse, si spinsero oltre. In Africa sono state trovate tracce della presenza romana lungo le coste occidentali e orientali. L’autore, attraverso gli scritti di Plinio, Tolomeo, Erodoto, Seneca, Cesare, Tolomeo, Tito Livio, Cicerone, Diodoro Siculo, Plutarco, Tacito, Virgilio, e altri autori greci e latini, ricostruisce le conoscenze astronomiche, geografiche e matematiche e, per la prima volta, spiega il metodo grazie al quale nell’antichità veniva calcolata la longitudine.

retrospettiva

Marina Silvestri

12 ottobre 1492, una data che tutti hanno dovuto imparare, assieme alla storia degli indigeni, dell’uovo e di quel genovese che partì con tre caravelle alla volta delle Indie. Ebbene, è necessario dimenticarsi tutto. L’America non è stata scoperta da Cristoforo Colombo, bensì dai romani e nuove prove lo dimostrerebbero. Quella dei centurioni che attraversarono l’oceano Atlantico raggiungendo le coste dell’America è una teoria che, negli ultimi anni, sta prendendo rapidamente piede. Uno dei massimi sostenitori di tale tesi è il divulgatore scientifico Elio Cadelo che vi ha scritto persino un saggio, ormai giunto alla terza edizione: Quando i Romani andavano in America. Se già nelle precedenti versioni l’esperto aveva elencato numerose prove in merito, nell’ultima presenta indizi schiaccianti. Per esempio, quello della presenza di dna di ibisco e di semi di girasole in alcuni farmaci romani rinvenuti in un relitto del I secolo d.C., affondato a largo delle coste toscane. Una volta analizzati i campioni, i ricercatori non hanno potuto fare a meno di confermare la provenienza del dna animale dall’India, ma, soprattutto, quella del vegetale dall’America...

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COSTE DEL

MEDITERRANEO

castello angioino-aragonese di agropoli relatori

paSQUalE DE toro Docente Università degli Studi di Napoli Federico ii italo aBatE presidente associazione ambiente Mediterraneo aNtoNio MESiSCa Darcheologo, Docente Università di padova MaUriZio troGU Comandante porto di Salerno MiCla pENNEtta CDocente Università degli Studi di Napoli Federico ii Maria Grotta Naturalista, Vice presidente assocciazione ambiente Mediterraneo lUiGi M. ValiaNtE Biologo Marino, Direttore del Museo Vivo del Mare di pioppi alFrEDo CaraNNaNtE Docente istituto orientale di Napoli MaUriZio FraSSiNEt presidente associazione Studi ornitologici italia Meridionale

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Le coste del Mediterraneo rappresentano, nella realtà e nel racconto, non soltanto la linea di confine e l’area di transizione tra la terraferma ed il mare ma segnano anche la separatezza e, insieme, la contiguità e la connessione tra le culture che si sono sviluppate nell’entroterra e quelle che si sono proiettate verso l’infinito orizzonte del mare per il dominio delle acque. Le coste mediterranee, più di ogni altro luogo, palesano il profondo intreccio tra cultura, storia e ambiente. Storia, letteratura e mito hanno, da lungo tempo, raccontato delle coste del Mediterraneo, decantando il fascino di un ambiente unico e di un paesaggio incantevole. Antesignano di tutti i narratori è Omero (IX-VIII secolo a.C.) che per voce di Ulisse, e nel racconto del suo avventuroso peregrinare nel mare internum, svela il fascino, le insidie e i popoli che lungo quelle coste hanno segnato la storia con la costruzione di porti, templi ed acropoli. I porti rappresentano, nel passato come nel presente, i principali punti di contatto tra le diverse culture; gli scambi commerciali e le interazioni tra le diverse popolazioni dell’intero bacino erano, e rimangono ancora oggi, le principali modalità di diffusione delle merci, delle conoscenze, dell’arte e della scienza. I porti commerciali e le rotte marittime possono raccontare


convegno scientifico Ambiente, Cultura e Storia di uno spazio incontro delle civiltà. A cura dell’Associazione Ambiente Mediterraneo. Obiettivo è quello di approfondire la storia, la cultura e le problematiche delle coste per definire una strategia utile a preservare un’ambiente sensibile, fornendo un analisi della situazione esistente, identificando alcune priorità e proponendo azioni da porre in essere per una sua difesa in aggiunta ai piani e programmi già in atto.

molto della storia dei traffici delle risorse alimentari della triade grano/ olio/vino che hanno sostenuto le popolazioni antiche così come, in epoca successiva, il Mediterraneo è stato attraversato dalle vie del sale, della seta, delle spezie e dei profumi. In età romana il Mediterraneo era solcato non soltanto dalle navi annonarie (naves annonariae) ma anche dalle navi (naves lapidariae) che trasportavano blocchi, colonne, capitelli e sculture di marmi bianchi e colorati estratti nelle isole del mare Aegaeum o nelle lontane province microasiatiche. Gran parte delle conoscenze derivano dai resti dei numerosi naufragi che costituiscono oggi un prezioso patrimonio archeologico sottomarino. Da allora, gli scambi si sono sempre più sviluppati ed oggi il bacino del Mediterraneo è sede di intensi traffici provenienti dalle più lontane aree geografiche. Allora come oggi, le coste del Mediterraneo sono disseminate di fari che segnalano la presenza di un pericolo o indicano un porto sicuro, dei resti dei templi e di antichi monasteri per la preghiera, la meditazione o la contemplazione, di fortezze militari per la difesa, di borghi marinari e città rivierasche, di isolate e splendide ville nel tipico stile mediterraneo. La

storia geologica ha forgiato le coste mediterranee in modo caratteristico e molto variegato: a distanza di poche decine di metri baie e lidi ciottolosi si alternano a scogliere o rupi che sprofondano nel mare dando luogo a promontori e grotte; isolotti, scogli e faraglioni si avvicendano a dune sabbiose e distese limose che si depositano alle foci dei fiumi; laghi costieri e lagune interrompono, qua e là, la linea di costa. Ritroviamo una sintesi di tale diversità lungo la costa della Campania di soli 480 km, in cui spiccano gli incantevoli scenari della costiera amalfitana e cilentana, le splendide isole del Golfo di Napoli, le lunghe spiagge delle pianure casertana e salernitana. Il mosaico del paesaggio ed il clima particolare – clima mediterraneo appunto - hanno determinato la presenza di vegetazione e fauna, sia marine che terrestri, del tutto tipiche, con specie tanto numerose da far sì che l’area del Mediterraneo si caratterizzi da elevata biodiversità.

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PAOLO MARIA

NOSEDA

castello angioino-aragonese di agropoli

l’aUtore

DescriZione

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PAolo mAriA NosedA Girovago, ironico, impossibile resistergli quando inizia a raccontare la sua vita (è stato persino babysitter della figlia di Maddona, la rockstar) Paolo Maria Noseda è uno dei più noti e apprezzati interpreti in Italia, oltre che traduttore, speech coach e ghostwriter. Il suo nome e il suo volto non sono forse noti quanto la sua voce, che da anni accompagna gli spettatori di Che tempo che fa: è lui l’interprete ufficiale degli ospiti stranieri di Fabio Fazio. Nato al confine fra un lago e le montagne le frontiere, per lui, non sono mai state un problema - si definisce curioso e appassionato del mondo. Ama viaggiare - con qualsiasi mezzo possibile, primo fra tutti i suoi piedi -, le lingue e la comunicazione. Studia continuamente in modo discontinuo un sacco di cose. Pensa spessissimo, tanto è gratis! Tiene un seguitissimo blog sul sito della trasmissione.

Chi è l’interprete? È colui che mette in comunicazione due o più mondi, culture e lingue, con un solo obiettivo: far comprendere anche ciò che le parole non dicono. È un filtro, un messaggero, un consigliere e, anche, un funambolo. È la voce degli altri. Paolo Maria Noseda, che da trent’anni traduce e interpreta, ha raccolto in questo libro storie, riflessioni e suggestioni per raccontare un mestiere sconosciuto e prezioso. Il suo è un talento affinato parola dopo parola, e che prende le mosse dal requisito principe di questa professione: la curiosità per tutto ciò che è altro. Nel corso degli anni è entrato in contatto con un immenso e ricchissimo campionario di umanità. Regine e top model, attori e registi, manager e rockstar, scrittori e politici: la sua vita lavorativa, e non solo, è un a seguire

intervento musicale

Quintetto Jazz sassofono Angelo Galietta piano Davide Di Napoli • c batteria Patrizio Paladino


perfettamente di quando lo comunicai a mio padre. “Voglio fare l’interprete”. “Ma, scusa, è un lavoro, questo?” Sgomento Mi ricordo

La voce degli altri Memorie di un interprete 2012 sperling&kupfer

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mosaico di tessere uniche, in cui ogni incontro regala una sfumatura insolita, una prospettiva diversa, un significato nuovo. Il libro è impreziosito dai racconti dal backstage della trasmissione Che tempo che fa, in cui Noseda svolge il ruolo di interprete ufficiale, dalla trascrizione di una conversazione inedita fra Bono Vox e Roberto Saviano, da una commovente lettera di ringraziamento di Daniel Pennac a tutti i suoi traduttori e da molto altro ancora. Fra aneddoti divertenti, meditazioni sul potere della lingua parlata e scritta, e l’evocazione di mille incontri e scontri di culture, La voce degli altri apre uno squarcio su una professione talvolta incompresa, in cui si è tanto più bravi quanto più si rimane invisibili. Sempre al servizio degli altri, sempre al servizio della parola.

• chitarra

contrabasso

retrospettiva

Paolo Maria Noseda

Con La voce degli altri Noseda racconta i retroscena di un mestiere sconosciuto e prezioso, così cruciale e allo stesso tempo invisibile, a metà tra il messaggero, il consigliere e il funambolo. Grazie alle sue straordinarie doti di comprensione e immedesimazione, Paolo Maria Noseda riesce a esprimere quello che le parole non dicono, andando ben oltre la mera traduzione letterale. Raccogliere le confidenze di Naomi Campbell, aiutare Luciano Benetton a chiudere degli affari importanti o interpretare scrittori del calibro di Salman Rushdie, come è successo di recente a Milano per Book City, è per lui una consuetudine. «Nella mia carriera ho tradotto molto spesso personaggi legati al mondo dell’architettura e del design come Philippe Starck, Rem Koolhaas, Ron Gilad, per citarne solo alcuni. L’ho sempre fatto con un atteggiamento di estremo rispetto, documentandomi a fondo e stando attentissimo alla specifica psicologia di ciascuno. Sono in genere molto cauto quando si tratta di tradurre una persona che ha a che fare con la creatività. Cerco di avvicinarmi con un atteggiamento umile e curioso, senza rubare mai i riflettori».

Mariano Arcasi Rino Angrisani SETTEMBRE CULTURALE 2013

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ANTONELLA

BORALEVI

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

aNNa VaSSallo Dirigente Scolastico

l’aUtore

DescriZione

ANtoNellA BorAlevi Antonella Boralevi è autrice di romanzi, racconti, saggi, sceneggiature, ha portato in televisione il talk show di approfondimento, tiene rubriche su settimanali e quotidiani. Per Rizzoli ha pubblicato i bestseller Prima che il vento (2004), Il lato luminoso (2007) e Una vita in più (2010), ora disponibili in Bur e in ebook. È tradotta in Francia e in Russia. Per ora.

Santina dalla vita non ha avuto niente, ma si aspetta tutto. Sigieri ha avuto tutto e non si aspetta niente. Hanno vent’anni. La neve copre il rifugio, gli alberi e le piste che cominciano a svuotarsi, lasciando solo qualche avventuriero a tagliare quel bianco imperfetto che scolora nella notte. Sigieri è bello, annoiato, destinato a luminosi destini nella finanza londinese e ha un buco nel cuore. Santina tutta questa neve non l’ha mai vista, il lusso di Cortina la stordisce. Ha lasciato la Sicilia, la grande fabbrica chiusa, il suo mondo umile, con una fiducia spietata nel futuro. Ma stasera si dice che forse è davvero arrivato il suo momento, stasera vuole aggrapparsi alla felicità. Ha solo il tempo di una notte per decidere se fidarsi del destino. Due esistenze destinate a non incrociarsi a seguire

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intervento musicale

Il Trio Musikanten in conc violino Raffaello Galibardi pianoforte Guido Carpentie Musiche di W.A. Mozart, F


quattro settimane nel luglio dello scorso anno. Faceva un caldo pazzesco e io, invece, con la testa Il romanzo l’ho scritto in sole

ero immersa nelle nevi di Cortina. È come se per la prima volta nella mia

vita una storia mi avesse detto “ora mi scrivi”

I baci di una notte 2013 rizzoli

www.rizzoli.eu

mai si toccano in una baita lontana da tutto, la notte di Capodanno. Un gruppo di ragazzi irraggiungibili e, a un tavolo di fortuna, accanto al gabinetto, due ragazze semplici, capitate lì per sbaglio. Cosa sei disposta a rischiare per essere felice? Tutto, si risponde Santina. E noi con lei. Fino al doppio, sorprendente, finale. Antonella Boralevi torna a raccontare, con sincerità aappassionata, una storia commovente e spietata, che sfida il cinismo di un mondo che non sa più farsi coinvolgere dal disordine dell’amore. Con l’intensità che l’ha fatta amare da milioni di lettori, senza trucchi né giri di parole, ci squaderna davanti la verità profonda dei sentimenti che giocano con noi fino a farci male.

l’intervista

Antonella Boralevi

La Boralevi non ha dubbi: dei suoi diciotto romanzi, I baci di una notte, è il più bello. Nel libro c’è una scena di sesso “forte”, quasi violento. È un omaggio alla moda del momento lanciata da 50 sfumature di Grigio? «No, io non l’ho nemmeno letto quel libro. Quella scena, in parte, è l’amore come è adesso. La gente oggi non vuole la fusione delle anime. In realtà, però, tra Santina e Sigieri non c’è vera violenza, lui domanda alla ragazza se è d’accordo e poi ci sono anche momenti di intensa tenerezza che cambieranno la vita dei protagonisti. Santina arriva bambina e si ritrova donna, Sigieri appare cinico e arrogante e si scopre uomo ferito dalla vita. I miei personaggi non sono mai a una dimensione, vanno scoperti, hanno una vita da raccontare che arriva direttamente al cuore del lettore». Anche il titolo è tuo? «In questo caso sì, ma è un’eccezione perché i titoli e le copertine non sono il mio forte». Quando hai capito che saresti diventata scrittrice? «Più che una scrittrice io amo definirmi un romanziere. Ci sono volte, come nel caso de I baci di una notte, in cui mi sento “al servizio” di una storia. Non posso fare a meno di raccontarla.

certo

• violoncello Roberto Vecchio ere F. Mendelssohn

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DIANA

LAMA

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l’aUtore

piEra CarloMaGNo Giornalista laUra DEl VErME archeologa

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diANA lAmA Vive a Napoli, è medico specialista in Chirurgia del cuore e grossi vasi e lavora come ricercatrice universitaria. I suoi romanzi (Rossi come lei; Solo tra ragazze; La sirena sotto le alghe; Il circo delle meraviglie) sono tradotti in Francia, Germania, Russia e Canada. Ha pubblicato molti racconti, alcuni dei quali sono stati tradotti in USA e Gran Bretagna. Di recente una sua short story è stata pubblicata sul prestigioso Ellery Queen Mystery Magazine. È fondatrice e presidente di Napolinoir, l’associazione dei giallisti napoletani, e creatrice del Premio letterario per ragazzi ParoleinGiallo. È stata insignita dei premi Alberto Tedeschi, Serravalle Noir, Vania Castagna Incutti, L’Altra Italia. È manager della Vesuvius Heart Band, orchestra di bambini che suona per beneficenza.

DescriZione Su uno scoglio del lungomare di Napoli viene ritrovato il corpo nudo e mutilato di una giovane donna. Un macabro rituale che ha già fatto più di una vittima. Una squadra di profiler, guidata dallo psichiatra Tito Jacopo Durso, sta indagando sul caso ed è alla disperata ricerca di qualche indizio sull’assassino, ribattezzato dalla stampa come l’Anatomista. Alla sua équipe la polizia ha deciso di affiancare una psicologa, Artemisia Gentile, esperta nella cura di vittime di abusi e maltrattamenti. Artemisia è una donna molto speciale: il suo passato nasconde un tremendo segreto, che la rende vulnerabile ma anche estremamente intuitiva. Mentre la Squadra brancola nel buio, sarà proprio lei a scoprire sui corpi delle vittime un inquietante messaggio a seguire

napule è femmena

Napoli e la donna...tra suo A cura di compagniarcoscen con Rodolfo Fornario, Anto Tommaso Maione, Romeo


controtendenza con i thriller d’oggi, dove detective succubi delle mode devono il loro successo alle più sofisticate tecniche di indagine, questo giallo fa perno sull’imperscrutabilità delle passioni In

L’anatomista Un’indagine della coppia investigativa Artemisia Gentile e Tito Jacopo Durso 2013 newton compton editori

www.newtoncompton.com

lasciato dall’Anatomista. Un piccolo ma determinante particolare che le accomuna tutte. E quando l’assassino sequestra altre giovani donne, continuando a perseguire il suo raccapricciante disegno, Durso decide di usare proprio lei come esca… L’unico modo per catturare un serial killer è imparare a pensare come lui...

l’intervista

Antonio Debenedetti

Napoli è lo scenario della storia narrata che si svolge in parte anche nelle sue ‘viscere’ rese con sapienti descrizioni dall’autrice. Un serial killer, battezzato dalla stampa l’Anatomista, che mutila i corpi delle sue vittime in un gioco lucidamente condotto e pianificato nei minimi dettagli. Un macabro rituale che farà più di una vittima. Un thriller dal ritmo veloce, carico di suspense e tensione, che provoca eccitazione e forti emozion. Da cos’hai tratto l’ispirazione per L’anatomista? «Dall’idea di scrivere di un’ossessione per il corpo umano e dei segreti che possono nascondere i significati reconditi degli organi dell’apparato maschile e femminile. Ho sempre avuto questa passione prima ancora di diventare medico e ho cercato di trasmetterla in questo libro». Come coesistono la Diana scrittrice e la Diana medico? «Non sono più cardiochirurgo da anni, insegno ancora. Per rispondere alla tua domanda, con fatica e con organizzazione che porto avanti da quasi vent’anni. Le mani nel sangue, diciamo, le metto nei libri. Scrivo di notte, visto che ho anche una famiglia con tre figlie e un marito da portare avanti, che per fortuna mi capiscono e mi sostengono».

oni e parole

nico

onella Quaranta, o Barbaro

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LUCIANO

GAROFANO

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

BENEDEtta SiriGNaNo avvocato

l’aUtore

DescriZione

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luciANo gAroFANo Luciano Garofano, ex comandante dei RIS di Parma, Generale dei Carabinieri in ausiliaria, docente universitario a Parma, Roma e Lecce, biologo, Presidente dell’Accademia Italiana di Scienze Forensi, è Cavaliere Ordine al merito della Repubblica Italiana e Ufficiale Ordine al merito della Repubblica Italiana. Consulente di serie televisive (R.I.S.–Delitti imperfetti) e di programmi tv (L’altra metà del crimine, La7d, Quarto Grado, Rete4), ha pubblicato per Rizzoli Uomini che uccidono le donne (2011), Il mistero Caravaggio (2010), Assassini per caso (2010), Il processo imperfetto (2009), Delitti e misteri del passato (2008). Con Tropea ha pubblicato Delitti imperfetti. Atto I & atto II (2006), Delitti imperfetti. Atto II. Nuovi casi per il RIS di Parma (2005), Delitti imperfetti. Sei casi per il Ris di Parma (2004).

Nel mondo, ogni otto minuti viene assassinata una donna. In Italia ne viene uccisa una ogni due giorni. Sono prede facili, indifese, emarginate, spesso abbandonate da tutti. Luciano Garofano con Rossella Diaz ci racconta storie vere di donne e ci conduce nei drammatici labirinti del male, tra paura, rassegnazione, umiliazioni e brutalità. Dallo stalking all’omicidio, i due autori, attraverso i racconti dei familiari delle vittime di femminicidio, portano alla luce le responsabilità delle istituzioni. I numeri sono drammatici: oltre 120 donne uccise in Italia nel 2012, 137 nel 2011, 127 nel 2010, 119 nel 2009… I dati dell’Istat sottolineano un incremento degli omicidi in ambito familiare e sentimentale: circa il 70% delle vittime cade infatti per mano del partner o


stalking è una storia dell’Occidente post-industriale e post-moderno. Non è una storia planetaria. Parliamo di una storia che è socio-culturalmente ben definita nella nostra società Quella dello

I labirinti del male Femminicidio, stalking e violenza sulle donne: che cosa sono, come difendersi 2013 infinito edizioni collana grandangolo

www.infinitoedizioni.it

dell’ex compagno. Questo libro è un’approfondita indagine nell’universo della violenza contro le donne e un invito a denunciare, per reagire a questo scempio. Un altro dato è che il 21% delle donne uccise è oggetto di un maltrattamento già noto a persone terze... quindi bisogna combattere anche contro il problema culturale dell’egoismo... abbiamo il dovere non solo morale ma anche giuridico di aiutare chi è vittima di violenze

l’intervista

Alessandro Meluzzi

«Non chiamiamola emergenza il tema della violenza di genere è qualcosa di ben più radicato: ogni donna che subisce violenza avrebbe tante cose da dire, ma a volte il loro silenzio è ancora più assordante». Secondo l’ex Comandante dei RIS di Parma, «il problema fondamentale è capire perché il 96% delle donne che subisce una violenza fisica o psicologica come lo stalking non denunci nulla: ormai è dal 1993 che l’organizzazione mondiale della sanità dice che si tratta di un problema di sanità pubblica, un fenomeno che uccide più del cancro e delle malattie cardiache». «In Italia il femminicidio è un crimine di stato, quindi siamo tutti responsabili di questa mattanza, che presenta dati vergognosi contro cui dobbiamo reagire. Nel mondo una donna viene uccisa ogni 8 minuti, in Europa una ogni 3 ore e in Italia una ogni 2 o 3 giorni; inoltre l’82% degli omicidi avviene tra le mura domestiche, un luogo per eccellenza deputato alla prevenzione, all’amore e al rispetto: è ovvio che c’è qualcosa che non va».

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2 m or 4 ar e set te 17 te Di .0 mB 0 re La Dieta Mediterranea è riconosciuta Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità. A decretarlo il Comitato intergovernativo dell’Onu. Vengono premiati non singoli cibi ma uno stile di vita sostenibile, basato su tradizioni alimentari, che diventano patrimonio immateriale della società. Lo stile di vita in questione è quello proprio del bacino del Mediterraneo, in particolare di quattro paesi, Italia, Grecia, Marocco e Spagna. Il riconoscimento della Dieta Mediterranea quale patrimonio immateriale dell’Umanità da parte dell’Unesco ha anche un importante valore economico per il made in Italy agroalimentare, tenuto conto dei primati produttivi conquistati nelle principali produzioni-base come la frutta, verdura, pasta, vino e per l’olio di oliva. Un riconoscimento del valore storico che ha assunto questo modello alimentare negli stili di vita, anche legato ai benefici per la salute (incidenza delle malattie cardiovascolari e del cancro), evidenziati da una lunga serie di indagini scientifiche, a partire da quelle pionieristiche di Ancel Keys in Cilento, nel secondo dopoguerra. L’Unesco ha riconosciuto il Cilento come sede della Dieta all’atto 72

WORKSHOP

CILENTO DA GUSTARE

dell’inserimento nel patrimonio immateriale dell’umanità. La Regione Campania ha normativamente riconosciuto il valore del centro internazionale della Dieta Mediterranea presso Palazzo Capano di Pollica (Salerno) e il museo vivente di Pioppi (Salerno), dedicato ad Ancel Keys, quali poli per la diffusione, formazione, ricerca e studio del regime alimentare.


castello angioino-aragonese di agropoli qualità, innovazione e internazionalizzazione dell’agroalimentare

ore 20.30

LA PROMOZIONE DEL GUSTO DEL CILENTO Organizzato in partnership con il contratto di rete Cilento Racconto di Gusto

gran concerto bandistico l’associazione musicagropoli presenta

GRAN CONCERTO BANDISTICO “CITTÀ DI AGROPOLI” direttore

Maestro Nicola Pellegrino musiche di

Piantoni Zimmer, Morricone, Verdi, Bellini, Mascagni,Abba Nato per offrire ai giovani l’opportunità di poter esprimere la passione per la musica in un contesto che sia contemporaneamente di studio e di esperienza concreta. Propone un organico composto essenzialmente da giovani musicisti diplomati e diplomandi al Conservatorio di Salerno. Attualmente la banda è composta da circa 40 elementi ed esegue un repertorio di vario genere.

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2 m or 5 er e set co 19 te le .0 mB Di 0 re

ALDO

MASULLO

castello angioino-aragonese di agropoli intervengono

l’aUtore

Dario GiUGliaNo ord. di Estetica accademia Belle arti Napoli Mario palUMBo ord. di lett.tura it. Univ. Federico ii Napoli

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Aldo mAsullo Aldo Masullo (Avellino, 1923) è professore emerito di Filosofia Morale all’Università di Napoli Federico II. Le varie direzioni epistemologiche ed etiche della sua ricerca convergono in una complessa e originale prospettiva antropologica di segno fenomenopatico. Motivi centrali ne sono l’intersoggettività, il tempo, la paticità. Tra i suoi molti libri: Struttura soggetto prassi (1962, 1994), Il senso del fondamento (1967, 2008), Fichte: l’intersoggettività e l’originario (1986), Filosofie del soggetto e diritto del senso (1990), Il tempo e la grazia (1995), Paticità e indifferenza (2003), La libertà e le occasioni (2011). Nel 2012 pubblica, per Mursia Editore, Piccolo teatro filosofico. Dialoghi su anima, verità, giustizia, tempo nel quale Masullo propone quattro dialoghi filosofici immaginari tra persone di secoli diversi, per esempio tra un Benedetto papa e un principe Amleto, un Giordano Bruno e un procuratore di Stato del nostro tempo.

DescriZione Il pensiero è un ininterrotto gioco di domande e di risposte. Ognuno di noi, quando è solo, riesce a pensare perché dialoga con se stesso. Si pone domande, si dà risposte, obietta ad esse, ripropone le domande con le modifiche suggerite dalle obiezioni. Il dialogo tra due, o più, interlocutori è la dialogicità incarnata in una corrente di parole sonanti. Perché dunque i problemi estremi del pensiero umano non dovrebbero appunto nella forma del dialogo trovare la naturale sede del proprio essere discussi, insomma pensati? Il dialogo è la situazione umana in cui irrompe la filosofia. Che senso hanno allora i dialoghi scritti? Essi sono le trascrizioni autentiche del dialogo interiore dell’autore nella sua solitudine, per lo più affollata di fantasticati personaggi come,


perfetta, la “macchina pensante”, la calcolatrice elettronica, può compiere tutte le operazioni, diciamo così, discorsive, di cui il costruttore l’ha resa capace, ma non ha iniziativa proprio perché non è coscienza, intuizione viva... La macchina per quanto

Piccolo teatro filosofico Dialoghi su anima, verità, giustizia, tempo 2012 mursia editore

www.mursia.it

questa volta, un Benedetto papa e il principe Amleto, Giordano Bruno e un procuratore di Stato, Eraclito e un vecchio orologiaio. In effetti, mostrare il libero esercizio dell’intima dialogicità è un amichevole, provocante invito ad altri a esercitarlo in proprio. Il dialogo, a detta di Platone, è l’anima che, nel discutere con l’altro sulle questioni del vivere umano, colloquia con se stessa, ed è la forma letteraria che sceglie il filosofo Aldo Masullo per affrontare quattro tematiche fondamentali per ognuno di noi: tempo, anima, giustizia e fede. È una sperimentazione filosofica che intreccia percorsi mentali accessibili a ogni persona di gusto intellettuale.

l’intervista

Aldo Masullo

«Sono di fumo, ma non sono un fantasma. Il pensiero non è corpo di carne e ossa, ma non è inconsistente immagine. Il corpo potete bruciarlo, il pensiero no». E’ uno dei passaggi del Dialogo tra Giordano Bruno e il Procuratore di Stato, uno dei quattro dialoghi che compongono il nuovo libro del filosofo Aldo Masullo Piccolo teatro filosofico, Dialoghi su anima, verità, giustizia, tempo, edito da Mursia. Masullo è un Maestro vero. La sua Filosofia si fa narrazione, alchimia di significati alla ricerca del senso. «Oggi siamo molti soli non nel senso che la solitudine sia un’eccezione, perché è una dimensione propria dell’essere umano, ma siamo soli perché isolati, ognuno chiuso nella propria monade, incapace di rapportarsi all’altro in modo aperto e carico d’amore. La filosofia è l’opposto di questa situazione, perché è costitutivamente dialogo. La grandezza del pensiero antico e soprattutto di Platone, è aver capito che non esiste umanità e filosofia che non sia dialogo, rapporto tra persone, scambio di esperienze».

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2 G or 6 iov e set eD 18 te i .0 mB 0 re

LUCIA

S. CERVELLI

castello angioino-aragonese di agropoli

l’aUtore

DescriZione

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luciA steFANelli cervelli Casertana di nascita, napoletana d’adozione, Lucia Stefanelli Cervelli, già docente di Italiano e Storia, è scrittrice e saggista, ma all’attività di penna affianca anche quelle di regista, attrice e drammaturgo e di docente di Arte del Teatro. Ha tenuto corsi di Sociologia della comunicazione scenica e laboratori teatrali per l’Università Popolare di Napoli. Ha fondato nel 1990 l’associazione di cultura teatrale L’Ascolto. È membro del Comitato Scientifico della rivista Teatro contemporaneo e cinema. È autrice di due raccolte di poesie: Alla falda d’abisso (1979) e Radici d’acqua (2003). Ha pubblicato il saggio Condizione di handicappato (1983). Per il teatro ha scritto Chesta è la storia di Pulecenella, (1988), Tutte li femmene di Pulecenella (1993) e il Progetto metodologico Teatro/ Giovani (1995). Al teatro per ragazzi ha dedicato Fioralba che si annoiava (1990). Alla narrativa appartiene invece L’occhio strabico.(2011).

Teatro è il titolo della prima edizione delle opere in lingua e in vernacolo di Lucia Stefanelli Cervelli, drammaturga campana, tra le firme più apprezzate del nostro teatro. Per lingua vernacolare si intende una parlata caratteristica di una limitata zona geografica, dalle connotazioni spiccatamente popolari (e in ciò il termine si differenzia da quello di dialetto, comprensivo anche di usi socialmente più elevati). Il linguaggio c.d. vernacolare è generalmente trasmesso per tradizione orale e si differenzia dal dialetto per elementi maggiormente marcati e vivaci. La satira di Lucia Stefanelli Cervelli è una grande satira, incisiva e feroce, maestrevole e amara. La scrittura è elegante, saporosa, sontuosa,sorretta com’è da una grande intensità morale. a seguire

gli stornelli della perduta

da un’idea di Domenico C Rivisitazione dell’epopea b canti, suoni ed immagini d A cura dell’ A.U.S.E.R. di


poesia di Lucia Stefanelli Cervelli, pur vivendo la concretezza del suo tempo, non perde mai le coordinate di appropriazione del sé, quasi a chiedere di essere considerata un pellegrinaggio di stazioni del vissuto La

Teatro 2013 edizioni homo scrivens

www.homoscriven.it

Lucia Stefanelli Cervelli in Acting Out scritto e diretto da Arnolfo Petri

retrospettiva

Marcello Fasolino

L’Ascolto, Associazione di Cultura Teatrale per un Teatro di Parola è stata fondata a Napoli nel Gennaio del ’91 da Lucia Stefanelli Cervelli e Gianni Spataro a raccordo di studi ed attività pluridecennali condotti nell’ambito del Teatro di Parola, fra Poesia e Teatro Poetico. Privilegia la centralità del testo incentivando la ricerca, la produzione e l’allestimento scenico nel rispetto del proprio codice espressivo e tenendo al ripristino del patrimonio linguistico ed antropico culturale nell’area più ampia delle culture mitteleuropee. Promuove altresì la riscoperta dei codici espressivi del territorio. Istituisce raccordi con altre forme della espressione creativa (poesia, musica, mimo, danza, arti figurative), organizzando e partecipando a rassegne con spettacoli, seminari, conferenze ed incontri. Mira ad istituire stages di aggiornamento e corsi di recitazione e dizione sulle tecniche proprie del Teatro di Parola.

a gente

Chieffallo brigantesca e dell’emigrazione attraverso della tradizione cilentana. Agropoli

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2 v or 7 en e set er 19 te Di .0 mB 0 re

VITTORIO

RUSSO

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

GiUSEppiNa DE MarCo Docente

l’aUtore

DescriZione

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vittorio russo Vittorio Russo, Capitano di lungo corso, giornalista, scrittore e soprattutto viaggiatore è autore di ricerche e studi storici sulle origini delle religioni e del Cristianesimo in particolare. Ha pubblicato un’opera sulla figura storica di Gesù, in due volumi: Introduzione al Gesù storico (1977) e Il Gesù storico (1978 - Premio Montecatini 1980). Ha quindi pubblicato Santità! (1996), una ironica e pungente invenzione di un dialogo fra un papa non nominato e Dio, e La decima musa (2005). Con Enigmi e follia dei numeri (2008), Russo si è cimentato con il genere ironicamente cerebrale avvalendosi di una scrittura svelta e ricca di sonorità. Altre opere sono Fantasie e viaggi immaginari (2009), India mistica e misteriosa (2008), Sulle orme di Alessandro Magno (2009), Quando Dio scende in terra (2011).

L’India, “continente dei superlativi” come l’ha definita l’indianista Domenico Amirante, è la terra del cuore che affascina da secoli il viaggiatore occidentale per la sua distanza straniante dalla nostra cultura. Oggi è una potenza emergente di un miliardo e trecento milioni di abitanti. Meta di pellegrinaggi per affamati di spiritualità, per distratti turisti dell’esotico, ammalia per il suo concentrato di contraddizioni di cui quasi mai si comprende il senso profondo e storico. Ma quando se ne coglie anche solo una piccola parte, si schiude agli occhi un universo di bellezze impensate. Questo libro è il resoconto di un viaggio tra le meraviglie dell’India e le sue ferite millenarie. Ma è anche un viaggio attraverso la geografia impervia della cultura di una società polietnica e balcanizzata, custode però di una


In India esiste il divorzio ma è solo una legge democratico, regolarmente

civile in un paese

disattesa. Nella realtà quotidiana,

non ha senso semplicemente perché non si possono rimuovere legami così radicati da diventare quasi sempre definitivi di fatto, esso

L’India nel cuore 2012 baldini&castoldi

www.baldinicastoldi.it

sapienza antichissima. Vittorio Russo sa raccontare con partecipazione e lirismo la miseria onnipresente e l’accettazione con cui gli indiani convivono con la sofferenza, la religiosità remota, gli estremi di coloro che si lasciano morire di fame sulle sponde del Gange o di chi usa le sue acque sacre come una discarica o per lavarvi le lenzuola, il folclore dei sadhu e la credulità popolare. Ma poi, anche la condizione della donna nelle sue manifestazioni più arcaiche che ancora convivono con la modernità, la tragedia della vedovanza, le cremazioni che da millenni ininterrottamente accendono i tramonti. E i paradossi della ricchezza ostentata dei superstiti maharaja con i loro chili di diamanti in un paese in cui la prostituzione minorile, frutto di ancestrale miseria, è una piaga da mezzo milione di vittime...

retrospettiva

Vittorio Russo

Nel mio libro ho cercato di esprimere quello che ho colto in una serie di viaggi, il portato di una civiltà lunga quattro millenni. Ma l’India è un indescrivibile finimondo percepito in occidente secondo false prospettive alimentate da esotismi e mode intramontabili. E’ un continente che non si riassume in formule; l’India è un caleidoscopio di luminosità e di tenebre. Mi permetto di riportare alcuni dati e cifre che più di qualsiasi commento sono in grado di dare un profilo della realtà indiana e dai quali si evincono le ragioni di certe realtà e della condizione della donna. Un terzo della popolazione (ossia più di quattrocento milioni di persone) vive al disotto della soglia della povertà fissata dal governo indiano in 30 centesimi di euro al giorno. Il 40% dei poveri della terra vive in India. Ogni ora in India una donna viene assassinata per il possesso della sua dote. Ogni venti secondi muore un bambino. 1 bambino malnutrito su tre vive in India. Non è quantificabile il numero degli infanticidi femminili. Mezzo milione è il numero delle vittime della prostituzione minorile ogni anno. Indefinibile il numero delle vittime delle violenze sessuali la maggior parte dei quali non denunciato.

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2 s or 8 aB e set ato 19 te .0 mB 0 re

VALENTINA

PAPA

castello angioino-aragonese di agropoli interviene

MilENa ESpoSito presidente associazione “Gli occhi di argo”

l’aUtore

ulisse torNA semPre

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vAleNtiNA PAPA Valentina Papa nasce il 3 Maggio 1989 ad Agropoli. Nel 1994 si trasferisce in provincia di Milano, a San Vittore Olona, dove vive e studia attualmente. La passione per la scrittura nasce molto presto, diventando una costante nella sua vita. All’età di 15 anni partecipa e vince il primo premio per la narrativa Giovanni da Legnano, bandito dalla Famiglia Legnanese, con il suo racconto Piccola mamma. Nel 2006 arriva un altro importante riconoscimento sempre grazie alla partecipazione al premio letterario Giovanni da Legnano. Nel 2008 Valentina si classifica seconda al premio di prosa e narrativa Marina Incerti. Nel 2010 pubblica il suo primo romanzo, Lacrime di Gioia (0111 Edizioni). Valentina ritorna nel 2011 con una nuova opera: Le chiavi di Lolita (0111 Edizioni), una profonda storia d’amicizia che conquista ancora una volta il cuore dei lettori.

Capita a tutti di sentirsi sbagliati. Ed è proprio così che si sente Aurelio nel suo paese, la sua amata Torresogno che affaccia sul mare. Gli anni Sessanta sono alle porte, insieme al rumore di una Vespa che sfreccia, e accompagnano Aurelio nei suoi anni più belli. C’è un faro bianco che risplende sulla costa, e un ragazzo dai capelli color grano che sogna mondi lontanissimi, perdendosi in una poesia. C’è il mare che culla i suoi sogni, e una voce di donna che racconta di Ulisse e dei suoi viaggi infiniti. Una storia delicata che ha il profumo del mare, imprevedibile nelle sue mille sfumature. Un viaggio alla scoperta della propria isola, quella che ognuno di noi custodisce nel cuore. 2013 0111 edizioni

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isolarmi. No, non esiste davvero questo corpo che preme sul mio. No, questo respiro affannato lo sto solo immaginando...così come non sono vere queste mani che graffiano la pelle e stringono e tirano Chiudo gli occhi e tento di

Valentina Papa

le lAcrime di gioiA Gioia nasconde un segreto terribile, così grande da non avere il coraggio di parlarne con nessuno. L’unico confidente è il suo diario, che raccoglie i resoconti quotidiani di quello che le accade. Disillusa dal trovare una via d’uscita, subisce silenziosamente violenze e minacce. Ma proprio quando crede di non avere più alcuna speranza, una piccola luce inaspettata si accende nel buio. La storia ci invita a riflettere su una tematica molto attuale, quella della violenza sulle donne. Gioia , la protagonista del romanzo, potrebbe essere un’adolescente come tante altre, ma il segreto che nasconde le impedisce di vivere come vorrebbe. L’unico confidente è il suo diario, dove le lacrime restano imprigionate tra le pagine... 2010 0111 edizioni

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le chiAvi di lolitA Un intreccio narrativo che vede protagonista l’universo femminile, con le sue contraddizioni e la sua forza inaspettata. Gli occhi azzurri di Lilian, giovane adolescente con un passato doloroso e un segreto nell’animo, incontrano il riflesso color nocciola dello sguardo di Jameela, un corpo da femme fatale abbigliato di lustrini e paillettes. Un sorriso perfetto e ammaliante, il suo, che nasconde un passato misterioso, un lavoro che non si può dire, un locale che per molti è solo un luogo di perdizione. Una panchina fa da sfondo al loro primo incontro, casuale e imprevisto, come spesso accade nella vita. Ed è così che, quelle che sembrano inconciliabili differenze, pian piano risulteranno essere inaspettati punti in comune. 2011 0111 edizioni

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2 D or 9 om e set en 19 te ic .0 mB a 0 re

SPECCHI DI

NOBILTÀ

castello angioino-aragonese di agropoli intervengono

aNtoNio CapaNo referente istituto italiano dei Castelli sezione Campania GiUSEppE Cirillo Docente Università degli Studi di Napoli BarBara CUSSiNo Dirigente Musei e Biblioteche provincia di Salerno FraNCESCo DE StEFaNo Marchese di ogliastro Maria aNtoNiEtta DEl GroSSo Storica

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Il manoscritto Pinto, così chiamato perché appartenuto alla storica omonima famiglia nobiliare salernitana, consta in realtà di tre manoscritti (tutti custoditi presso la Biblioteca Provinciale di Salerno), vergati in diversi periodi storici, e tutti contenenti importanti notizie su circa 90 famiglie nobili e del patriziato salernitano. Il primo manoscritto è stato compilato nella seconda metà del Settecento, il secondo nell’Ottocento ed il terzo, non ultimato, nel primo ventennio del Novecento. Il secondo manoscritto, quello ottocentesco, con tanto di stemmi nobiliari disegnati e acquerellati a mano, è stato recentemente restaurato dalla Provincia di Salerno che ha curato anche una pubblicazione di studi sul corpus di manoscritti. Specchi di


il mANoscritto PiNto dellA BiBliotecA ProviNciAle di sAlerNo Tra le innumerevoli rarità che la Biblioteca Provinciale custodisce, il manoscritto Pinto rappresenta forse l’esemplare che maggiormente si lega a Salerno e alla sua storia, per la sua caratteristica di essere nel contempo fonte per lo studio del patriziato locale e racconto vivo e palpitante della città e delle sue memorie. Un ulteriore tassello alla valorizzazione di questa importante testimonianza è stato aggiunto con il saggio Specchi di nobiltà, frutto della collaborazione di un team di studiosi.

sPecchi di NoBiltÀ 2012 print art edizioni

nobiltà. Il manoscritto Pinto della Biblioteca Provinciale di Salerno, questo il titolo della pubblicazione, che si avvale dei saggi di Giuliana Capriolo, Giuseppe Cirillo, Maria Antonietta Del Grosso, Ugo della Monica, Vincenzo de Simone, Amalia Galdi e Maria Galante, prorettore dell’Università degli Studi di Salerno, si sofferma sui vari aspetti d’interesse dei testi: sulle caratteristiche codicologiche e sull’araldica, sull’analisi del ruolo e delle funzioni della famiglia Pinto nel corso dei secoli, sullo studio della antica e della nuova nobiltà ed infine sulla ricostruzione dell’archivio della famiglia. Restano diversi interrogativi: chi ha vergato materialmente i grossi volumi? Perché tre stesure? Quale

la necessità, in epoche di ampia diffusione della stampa, di vergare a mano il tutto? Chiaro invece il motivo di committenza dell’opera, con la quale i Pinto, nel tempo, hanno voluto rafforzare la propria posizione, quasi come dei Gattopardo salernitani, anche quando ormai il ruolo e il prestigio della nobiltà, nel Novecento, andava scemando. La pubblicazione, promossa dall’Assessorato al Patrimonio e ai Beni culturali della Provincia di Salerno e il coordinamento di Barbara Cussino, dirigente del Settore Musei e Biblioteche è il frutto di una ricerca condotta attraverso l’esame delle tre differenti redazioni del testo.

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D o se al ile tt 1 a pa em l Br 15 e

OILEPA

AHIMÈ

castello angioino-aragonese di agropoli Sala DEi FraNCESi orario di apertura

09.00 - 13.00 / 16.00 - 20.00

l’artista

AhimÈ

elio PerrellA OILEPA, nato a Benevento nel 1943 vive ad Agropoli (Sa) in via Dante Alighieri, 440. Allievo di Capogrossi e Brancaccio all’Accademia di Belle Arti di Napoli. La sua attività artistica spazia dalla scultura alla pittura, alla liuteria di strumenti ad arco. OILEPA was born in Benevento in 1943. He lives in Agropoli. He attendend the Accademy of the Art in Naples with Capogrossi and Brancaccio his artistic activity ranging from sculpture to painting.

MOSTRE EXHIBITION

1990 Internazional competition New York Piramid Gallery 1991 Internazional art Horizon Competition New York 1992 Immaginaria 92, Como 2006 Personale Centro Artistico Multimediale, Agropoli (SA) 2007 I profumi del mio giardino, Sant’Ursula Milano 2010 Mediterraneo Festival, Pisciotta (SA)

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La mostra Ahimè del pittore e scultore OILEPA, allestita nella Sala dei Francesi del Castello di Agropoli, si compone di venti opere ad olio e tecnica mista su tela e legno. Nei dipinti l’autore esplora le ombre dell’esistenza in un linguaggio figurativo simbolico, dove la policromia accende le notti di un possibile cielo stellato.


ROSCINI

i in sc 30 ro al e l. 6 r m. l 1 mB Da tte se

MARIA LAURA

castello angioino-aragonese di agropoli Sala DEi FraNCESi orario di apertura

l’artista

09.00 - 13.00 / 16.00 - 20.00

mAriA lAurA rosciNi Maria Laura Roscini nasce a Roma dove effettua gli studi di architettura. Dopo aver lavorato nel campo dell’architettura d’interni, alla fine degli anni ’90 riscopre il suo amore per la pittura.Frequenta gli studi di Assunta Paravati e successivamente del maestro Mario Santini. I suoi frequenti e prolungati soggiorni in Francia la mettono in contatto con l’ambiente artistico parigino. Le sue opere sono contenute in collezioni private in Italia e all’estero ed in musei civici.

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D i al al maG 30 3 l o 2 se UGl i o tt em Br e

palazo civico delle arti Di aGropoli

MOSTRA

IMAGO 2

helgA FreimANNer

Dal 3 luglio al 7 agosto

la rasseGna

mostra:

imAgo 2 Nuova rassegna presente presso le sale del Palazzo Civico delle Arti di Agropoli, accomuna tre pittori figurativi che prediligono esprimere la propria arte attraverso forme riconoscibili del mondo che li circonda. Attratti dal fascino dell’interpretazione dell’immagine, presentano percorsi espositivi nei quali la rappresentazione iconografica è il risultato dell’icona e dell’idea, del visivo e della visione. All’accurato disegno, sotteso al lavoro di ogni pittore in mostra, considerato da Giorgio Vasari “padre” di tutte le arti, si sommano una ricerca e una lettura inconsuete del reale, a volte concrete, quasi tangibili, a tratti presunte, spesso sognate. Antonella Nigro

ombre e luci

reNAto iNtigNANo

Dal 10 agosto al 14 settembre mostra:

OLTRE LE IMMAGINI

sAlvAtore illeggittimo

Dal 16 al 30 settembre mostra: IL BIANCO DI ZINCO E IL NERO D’AVORIO

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o nZ re 0 lo 3 Di al re G. l 1 mB Da tte se

MOSTRA

l’artista

castello angioino-aragonese Di aGropoli

giusePPe di loreNzo Giuseppe Di Lorenzo consegue il diploma di Maestro d’Arte in ceramica presso l’istituto d’Arte di Salerno. Si trasferisce a Milano dove si diploma in pittura con Domenico Purificato ed in Decorazione con Giovanni Repossi e Luca Crippa presso l’Accademia di Belle Arti di Brera. Dal 1995 docente di Decorazione presso la stessa Accademia e dal 2006 è nominato docente ordinario titolare di cattedra per l’insegnamento di Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Roma.

opee in ceramica

G. DI LORENZO

Il progetto installativo realizzato in ceramica vietrese si connota di valenze sia estetico-architettoniche che socio-culturali. Rappresenta lo spazio della pittura come spazio di scrittura: i segni sono le tracce del racconto, la traccia del logos che si manifesta e si fa evento. In questa dimensione complessa, le parti, le tracce messe in atto nel fare, si sedimentano in spazi sovrapposti. Tale zona è una specie di limite della realtà, confine tra visione e storia. L’opera si pone come viaggio nel complesso sistema della comunicazione visiva: dalla memoria dei segni primari, alle figura archetipe, per rifarsi ad un citazionismo nomade impresa diretta con le ragioni del sentire, automatismo del segno/colore, che agiscono nei modi della scrittura, di derivazione astro-informale, giochi mentali “provocazioni intellettuali” per dare concretezza all’idea di esistenza. Spiazzamento e capovolgimento – pensiero dell’etica migrante, centrato sul rapporto con l’altro. Erosione dell’identità, veri e proprio cortocircuiti associativi, nel segno della leggerezza. L’equilibrio tra segno e visione, infine, si ricostruisce e l’opera diventa letteralmente un invito al viaggio.

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D la se al Bo tt 2 a ra em l to Br 7 rio e

IL CLUB DEI

GRAFOMANI

palazo civico delle arti Di aGropoli

l’iDeatrice

l cluB dei grAFomANi

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eleNA emANuelA FerrAro Elena Emanuela Ferraro è giornalista e appassionata di letteratura, ha seguito corsi e full immersion di scrittura alla Scuola Omero di Roma e seminari alla Holden di Torino. È stata editor della Pironti editore. Attualmente è titolare della EFFENNE Communication e ideatrice del Club dei Grafomani, che ha sede a Napoli ma che effettua seminari e laboratori su tutto il territorio campano. È docente in corsi di formazione per le varie figure occupazionali dell’editoria (editor, correttore di bozze, direttore editoriale) presso enti pubblici e privati. Premiata col suo primo romanzo al Premio Letterario Nazionale Letizia Isaia nel 2005, nel 2007 ha vinto il Concorso Letterario 2000 caratteri indetto dalla Provincia di Salerno in collaborazione con l’agenzia Newpress.

l Club dei Grafomani è un club itinerante: i suoi corsi di scrittura creativa hanno avuto luogo in tutta la Campania, sebbene sia nato a Napoli e abbia qui la sua sede ufficiale. Questa realtà creativa propone full immersion, laboratori, corsi trimestrali di I e II livello, momenti di crescita e di affinamento di tecniche di scrittura, I partecipanti potranno scegliere tra due sezioni: Scrittura di Base (incentrata sulla ricerca delle storie e dei personaggi e sulla costruzione di dialoghi, monologhi, descrizioni) e Ritmo Narrativo (il fulcro è la tecnica di tenere desta l’attenzione del lettore). La Elena Emanuela Ferraro, docente di Scrittura Creativa, giornalista, editor, appassionata di letteratura contemporanea: «Si tratta di un bel momento di socializzazione e di un’ottima opportunità per mettersi alla prova e affinare la propria tecnica.


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L’entusiasmo e l’affetto dei partecipanti sono sempre per noi la gratificazione più grande, assieme alla soddisfazione di sapere che i nostri corsisti vincono premi letterari e arrivano anche alla pubblicazione». Ferraro è l’ideatrice del Club: «Quando abbiamo cominciato, qui a Napoli, eravamo “una sporca dozzina”. Oggi gli allievi dei nostri corsi e laboratori di scrittura creativa che si sono tenuti e si tengono tra questa città, Salerno e Agropoli sono molti di più. Con i laboratori e le fullimmersion sperimentali di scrittura creativa cilentani (Acciaroli e Vallo della Lucania), i weekend di full-immersion in sceneggiatura siamo ancora di più. Siamo 150: toccare questa cifra tonda in soli 3 anni di corsi semestrali a numero chiuso per gruppi di 20, per noi è davvero un bel traguardo».

laBoratorio Di scrittUra creativa

17.00 - 20.00

Il Club dei Grafomani, nell’ambito della VI^ edizione della rassegna “Settembre Culturale al Castello”, terrà ad Agropoli, dal 2 al 7 settembre 2013, un Laboratorio di Scrittura Creativa. Nel corso degli appuntamenti, che si svolgeranno nel suggestivo Palazzo delle Arti dalle 17.00 alle 20.00, si analizzeranno le parole e la forma del racconto, la sua divisione in atti, e i generi letterari moderni. A fine percorso sarà rilasciato un attestato valido anche come credito formativo. Il Laboratorio è a numero chiuso ed è riservato a diplomati, laureati, semplici appassionati, e ragazzi con almeno 14 anni di età. Per partecipare scrivere a ilclubdeigrafomani@libero.it oppure chiamare la infoline: 338 43 84 678.

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iN Aereo Scali disponibili: Aeroporto Napoli - Capodichino Aeroporto Salerno - Costa d’Amalfi iN treNo Sulla linea nazionale (FS) Roma - Reggio Calabria, scendere alla stazione di Agropoli-Castellabate. iN Auto Seguendo l’autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria, uscire a Battipaglia o Eboli e seguire la SS18 in direzione Sapri fino all’uscita di Agropoli Nord. iN AutoBus Salerno, piazza Matteo Luciani 33. Linea Napoli-Pompei-Salerno direzione Battipaglia, Capaccio Scalo, Paestum, Agropoli, Santa Maria di Castellabate, Acciaroli, Pollica, Vallo della Lucania.

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ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER L’IDENTITÀ CULTURALE Via Pisacane - Palazzo Civico delle Arti Tel. 0974 82 29 99 istruzione@comune.agropoli.sa.it assessorecrispino@comune.agropoli.sa.it ufficio stampa Dr. Giuseppe Feo Tel. 0974 827414 - Fax 0974 82 10 37 staffsindaco@comune.agropoli.sa.it SEGRETERIA ORGANIZZATIVA GUNAIKES s.c.s. gunaikes4@gmail.com

l’ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER L’IDENTITÀ CULTURALE si riserva la facoltà di apportare modifiche al programma dopo la stampa della presente pubblicazione. Eventuali mutamenti di sede e di orario o la cancellazione di eventi saranno tempestivamente comunicati dalla Segreteria. Gli eventi letterari durano mediamente h 1,30. Gli spettatori presenti agli eventi, in quanto facenti parte del pubblico, acconsentono e autorizzano qualsiasi uso presente e futuro delle eventuali riprese audio e video, nonché delle fotografie che potrebbero essere effettuate. si ringraziano gli autori ed i loro presenters, le case editrici, le associazioni, i partners, il funzionario Biagio Motta, il responsabile del servizio Eugenio Del Duca e tutti coloro che hanno creduto al progetto ed hanno contribuito alla sua crescita ed al suo successo. 92


PArtNers

P.zza Vittorio Venento, 16 84043 Agropoli (SA)

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fonti dei testi blog.newtoncompton.com www.0111edizioni.spruz.com www.21min.it www.affaritaliani.it www.agenziastampaitalia.it www.agropolinews.com www.ambientemediterraneo.it www.atcasa.corriere.it www.autoriemergenti.jimdo.com www.biografieonline.it www.centopagine.it www.cilentonotizie.it www.cinetivu.com www.cittadellascienza.it/fondazione www.comune.agropoli.sa.it www.comune.torino.it www.corrieredelmezzogiorno.corriere.it www.corrieredisalerno.it www.cucineditalia.org www.dianalama.com www.domani.arcoiris.tv www.editricezona.it www.edizioni.photocity.it www.edizpiemme.it www.everyeye.it www.facebook.com/agropoliINcilento www.fareambiente.it www.fareambientemagazine.it www.ferdinandoimposimato.blogspot.it www.fidicaro.net www.fuorilemura.com www.genius-online.it www.giunti.it www.heykiddo.it www.huffingtonpost.it www.iltaccodibacco.it www.infinitoedizioni.it www.infoweb-luca.com www.iuppitergroup.it www.labandadelbook.it www.lacittadisalerno.gelocal.it www.lafeltrinelli.it www.lanostravoce.info www.lascoltoteatro.blogspot.it www.lastampa.it www.laterza.it www.lecconotizie.com

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progetto grafico e impaginazione vani@rt design ottobre 2013



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ASSESSORATO ALLE POLITICHE PER L’IDENTITÀ CULTURALE 84043 Agropoli (SA) • Tel. +39 0974 827472 • Fax +39 0974 827474 www.comune.agropoli.sa.it • istruzione@comune.agropoli.sa.it


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