Rosfer & Shaokun. Face-off. No land

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Rosfer & Shaokun

FACE-OFF NO LAND a cura di / CURATED BY Denis Curti



DENIS CURTI

FACE-OFF NO LAND il processo della rappresentazione simbolica

THE PROCESS OF SYMBOLIC REPRESENTATION

Ho provato a guardare queste fotografie stando fermo ai margini del foglio per resistere al rapimento fisico. Niente da fare. Queste immagini ti catturano nel profondo. È un precipizio di consapevolezza. Queste fotografie sono poesie per gli occhi e graffi al cuore. Camminano sulle linee di un dialogo complesso che si muove tra differenti forme di espressione artistica. Non c’è un vero centro dell’azione. La produzione fotografica di Rosfer & Shaokun è al pari di una dichiarazione epocale e partecipa alla formulazione di un rinnovato vocabolario visivo, capace di costruire un contesto nuovo. È una dirompente lettura del nuovo colosso dell’economia mondiale: la Cina di oggi. La Cina contemporanea, quel Paese che fa capire con un gesto che cosa è gradito e che cosa no. A guidare il percorso, le pose di un soggetto privilegiato: il corpo femminile. Una metafora utile a stabilire un fil rouge con la storia di un continente che, sulla condizione della donna e del suo riconoscimento sociale, ha suscitato scalpori e accesi dibattiti internazionali. La forza di queste immagini risiede in quella logica estetica che fa della fotografia un’espressione chirurgica in grado di entrare tra le pieghe più nascoste dei sentimenti e, allo stesso tempo, di definire i tratti essenziali della bellezza. In queste fotografie ho trovato l’essenza vergognosa e urlata e immobile, a volte ignobile, dello specchio di una nazione che fatica a ritrovare sé stessa. Un Paese raccontato attraverso i gesti semplici ed essenziali di una giovane donna pronta a svelare, dal suo interno, i segreti e le amarezze più profonde di più di una generazione sottomessa al silenzio. Alla base di questo progetto c’è la definizione di un punto di vista, che qui assume il sapore amaro e indelebile della denuncia. La presenza della stessa Shaokun nell’inquadratura presuppone una distinzione tra ciò che viene ritratto e il processo critico che induce alla rappresentazione stessa. Il resto lo fa la visione complice e serena dei due artisti, che di per sé segna un punto di non ritorno verso i valori della democrazia, che diviene priorità necessaria.

I did try looking at these photographs standing still more to the side of the sheet rather than in front of it to withstand physical rapture. It didn’t work. These images capture your very inner core. It is a precipice of awareness. They are poems for the eye and scratches to the heart. They walk on the lines of a complex dialogue that moves amongst different forms of artistic expression. There is no real center of action. Rosfer & Shaokun’s photographic production is like a landmark statement and participates in the formulation of a renewed visual vocabulary, capable of building a new context. It’s a powerful description of the new giant of world economy: China as we know it today. Contemporary China, a country that today can dictate what is acceptable and what is not with a single gesture. The collection of images is centered on a privileged subject: the female body. A useful metaphor to recall the history of a continent which has caused strong reactions and debate on woman’s condition and social status. The strength of these images lies in the aesthetic logic that makes photography a surgical expression capable of penetrating the most hidden feelings and, at the same time, defining the essential characteristics of beauty. These photographs have shown me the shameful, immobile, sometimes ignoble, and blatant situation of a nation struggling to find itself. A country told through the simple and basic gestures of a young woman ready to unveil the inner secrets and deepest bitterness of a generation subdued to silence. The basis of this project is to establish a point of view, which here takes the bitter and indelible taste of a public denunciation. The presence of the same Shaokun in the frame requires a distinction between what is portrayed and the critical process that leads to the representation itself. The rest is done through the abetting and peaceful vision of the two artists, which in itself marks a point of no return towards the values of democracy, now a necessary priority.


La visione fotografica spiccatamente occidentale di Ruggero Rosfer diventa gesto cavalleresco, quasi d’altri tempi e per questo affascinante. Il suo intervento visivo si sposa con l’immaginario artistico di Shaokun e la critica dei controversi aspetti socio-culturali della nuova Cina diventa finalmente performance e messa in scena. Nelle diverse serie l’elemento simbolico si espande con parsimonia, ma gioca un ruolo fondamentale, pronto a coinvolgere il linguaggio della comunicazione occidentale e la tradizione figurativa orientale. In “FACE-OFF I/II/III” i sinuosi lineamenti di Shaokun sono sfregiati dai frantumi di una maschera, mentre il disegno dell’home page di FaceBook si sfalda sul suo corpo e sul suo viso. La metafora affiora nei gesti di una donna-Cina che volontariamente si spoglia di un abito sociale e culturale che rifiuta, interrompendo le rotte di comunicazione con un mondo in cui i social networks dominano la sfera dei rapporti e la circolazione delle idee. Le tre fotografie conducono a una lettura su più livelli, in una miscela di parole e immagini, attraverso codici e significati densi e complessi. Le parole sul volto di Shaokun “Welcome to Facebook” superano lo stretto valore testuale e s’inseriscono in una struttura semantica che ha legami con il corpo di donna orientale, con il continente cinese e il suo rapporto con la libertà di espressione e comunicazione. Lo stesso sviluppo economico e industriale della Cina viene filtrato dal fenomeno della mercificazione del suolo pubblico, messo al servizio di una pianificazione urbanistica che agisce senza criterio con sfratti e demolizioni indiscriminati. Ed ecco entrare in scena “NO LAND I/II”, una sequenza che recupera il legame con la terra e le radici della cultura cinese, trascurati dall’azione governativa. Shaokun appare sepolta da una montagna di riso nero: i ricordi della sua infanzia e delle sue origini le cadono addosso come i resti di quei palazzi demoliti, come i pezzi di quelle terre espropriate nell’ideale della metropoli diffusa. Nell’ininterrotto richiamo del presente ai simboli del passato e della tradizione, i due artisti scelgono i caratteri cinesi per esprimere orrore e disaccordo di fronte alle armi e al potere politico. Sul viso di Shaokun questo orrore è dipinto di rosso e di blu, mentre i suoi occhi chiusi si fanno significante collettivo di un’amarezza profonda e struggente.

Ruggero Rosfer’s distinctly Western photographic vision becomes a chivalrous gesture, almost belonging to another time, and therefore fascinating. His visual work gracefully combines with Shaokun’s artistic imaginary world, eventually enabling criticism of controversial socio-cultural aspects of new China to speak up and go on stage. In the different series, the symbolic element expands thriftly, yet plays a key role, ready to involve western communication language and eastern figurative tradition. “FACE-OFF I/II/III” show the sinuous outlines of Shaokun scarred by the fragments of a mask, while Facebook’s homepage flakes off her body and face. The metaphor emerges through the gestures of a woman-China that voluntarily divests of a social and cultural dress she refuses, interrupting the routes of communication with a world in which social networks dominate relationships and ideas. The three photographs lead to multilevel reading, in a blend of words and images, through dense and complex codes and meanings. The words “Welcome to Facebook” on Shaokun’s face reach beyond the mere textual value and are included in a semantic structure bearing connections with the oriental woman’s body, with the Chinese continent and its relationship with freedom of expression and communication. The same economic and industrial development of China is filtered by the phenomenon of public space commodification, placed at the service of town planning that acts with no criteria through indiscriminate evictions and demolitions. Then, it’s time for “NO LAND I/II” to come on stage, a sequence which restores the link with the land and the roots of Chinese culture, neglected by the government. Shaokun appears buried under a mountain of black rice: the memories of her childhood and origins fall on her as the remains of those demolished buildings, like the pieces of land expropriated to provide room for increasingly larger cities. Through the present continuously recalling symbols of the past and tradition, the two artists choose Chinese characters to express horror and disagreement in the face of weapons and political power. On Shaokun’s face, horror is painted red and blue, while her eyes closed signify deep and harrowing bitterness.


Nella serie “NO LAND IV”, la fotografia si fa incisiva e fortemente comunicativa, grazie alla personificazione simbolica dell’idea. Il partito cinese, rappresentato dalla bandiera rossa, è il volto di Shaokun che sprofonda in un mare rosso di sabbia, mentre i quattro ceti sociali diventano quattro Barbies acefale, lontane ormai da ogni interesse e dinamica di potere. L’elemento umano, così come i richiami al mondo orientale da un lato e al consumismo dall’altro, pongono quest’opera al limite tra performance artistica e manifesto ideologico. Qui la fotografia viene impiegata come lo strumento di comunicazione più efficace in quanto capace di assorbire differenti forme espressive. I limiti di una Cina contemporanea, che diffonde slogan come ‘Villaggio globale’, vengono così svelati attraverso il confronto critico tra simboli di passato e di presente, di oriente ed occidente. In quest’ottica di ricerca e analisi semantica, la cultura figurativa cinese diventa la fonte prediletta dei due artisti, quello spazio mentale dove le trasformazioni in atto rivelano l’insormontabile divario temporale. “87 NEW CHINESE ANGELS I/II” rappresenta l’opera che per eccellenza interpreta tale approccio figurativo, che nella storia trova l’ispirazione più pura. Ecco allora che un dipinto realizzato durante la dinastia Tang, sotto la quale la Cina conobbe un momento di grande sviluppo e fioritura artistica, si fa simbolo moderno di una rinascita e di un risveglio culturale, possibili solo nel dialogo costruttivo con il passato e la sua saggezza. L’immaginario artistico di Rosfer e Shaokun prende le mosse da una realtà complessa e articolata che, oltre i limiti del tempo e dello spazio, trova nella fotografia la dimensione simbolica per la sua rappresentazione. Ogni inquadratura racchiude le infinite modalità di guardare il mondo che i due artisti pongono alla base della loro creazione e il tutto appare avvolto nel vortice di una singolarissima complicità. Una fotografia realizzata oggi per testimoniare e che varrà domani per non dimenticare.

In the “NO LAND IV” series, photography turns more incisive and strongly communicative, thanks to the symbolic personification of idea. The Chinese party, represented by a red flag, is Shaokun’s face sinking in a sea of red sand, while the four social classes become four headless Barbies, no longer involved in whatever interest or power dynamics. The human element, as well as references to the east on the one hand and to consumerism on the other, place this work on the boundary between being an artistic performance and an ideological manifesto. Here, photography is used as the most effective communication tool, since it allows to absorb different forms of expression. The limits of contemporary China, spreading slogans like ‘global village’, are unveiled through the critical comparison between symbols of the past and today, the east and the west. In such terms of semantic research and analysis, Chinese figurative culture becomes the preferred source for the two artists, the mental space where the ongoing changes reveal the insurmountable gap in time. “87 NEW CHINESE ANGELS I/II” is the work that interprets par excellence such figurative approach, which finds its purest inspiration in history. Consequently, a painting created during the Tang dynasty, under which China experienced a period of thriving artistic development, becomes a modern symbol of cultural rebirth and reawakening, which are possible only through constructive dialogue with the past and the wisdom it bears. Rosfer and Shaokun’s artistic imaginary world stems from a complex and articulated reality which, beyond the limits of time and space, finds the symbolic dimension for her portrayal in photography. Each shot contains the infinite ways of looking at the world that the two artists put at the basis of their creation, and everything seems wrapped up in the vortex of a very peculiar complicity. A photograph created today to bear witness and essential tomorrow to not forget.

Dicembre 2010.

December 2010.


Face-off I



Face-off II



Face-off III



No Land I



No land II



No land III



No land IV




NEW 87 ANGELS I

NEW 87 ANGELS II



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