VARESEMESE FEBBRAIO 2022

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opinioni - politica - economia - cultura - arte - turismo - sociale - natura - sport

Mensile di attualità

FREE PRESS

N 1 | FEBBRAIO 2022

FINANZA SOSTENIBILE Economia e ambiente

L’altra febbre

Quando la pandemia è un’occasione

Arte e scienza

Verso la Naturarchia?

Green Deal visto dal Varesotto

“Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/VA Anno 39 - n. 1 - Free Press

Tutela e sviluppo, difficile equilibrio

MARCO MAGNIFICO Presidente del Fai

PAGINA 18

#green (Ri)partenza

Territorio

& clima


INDICE N. 1 FEBBRAIO 2022 ANNO XXXIX

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EDITORIALE Dagli abissi alle stelle

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MANAGEMENT & AZIENDA Finanza sostenibile

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VARESE, DIAMO I NUMERI Artisti per il clima, da Varese al mondo

SGUARDO AL TERRITORIO 1 0 UNO Clima da salvare

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UNO SGUARDO AL TERRITORIO A lezione di Green Comp

1 2 CULTURA Naturarchia - AL FEMMINILE 1 5 FOCUS L’anima del Green Deal - SOTT’ACQUA 1 7 FOCUS Illusiocean

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20 TURISMO Eco & slow 2 2 NATURA Oltre il Guerrilla Gardening

L’altra febbre

Nella prima puntata del 2022 della nostra trasmissione d’approfondimento Varese, diamo in numeri, in onda il secondo venerdì del mese alle 20 su Rete55, abbiamo fotografato l’emergenza climatica, dal piano globale a quello regionale

23 NATURA Eventi 2022 - FONDI 24 FOCUS Pioggia di fondi

26 SALUTE Smog& Covid19

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- SPIRITO 29 FOCUS La cura naturale

30 ANIMALI Noi e loro

Magnifico pres(id)ente

BIMBI 32 MONDO Le nuove regole del gioco

Il nuovo “numero uno” del Fondo per l’ambiente italiano, cresciuto nel Varesotto, racconta i progetti locali e svela il desiderio per il suo mandato

34 SPORT Ciclocross 35 SPORT Ecorun Varese, tra sport e natura www.varesemese.it

MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA PROVINCIA DI VARESE E DELL’ALTOMILANESE F O N DAT 0 N E L 1 9 8 3 DA G I O R G I O P I C CA I A E M E L A N I A R O C CA

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EDITORIALE

Dagli abissi alle stelle L’altra ondata mondiale

Anziché farci cancellare gli orizzonti dalla variante Omicron, la nostra proposta questo mese è di alzare ancora di più lo sguardo per capire meglio i risvolti locali di un altro fenomeno planetario: quello green, declinato in natura, ambiente, paesaggio, sostenibilità e non solo. Per rendere più luminosi questi tempi bui

Molto territoriale. E, al contempo, molto internazionale. E’ la doppia anima che ancor più del solito contraddistingue l’edizione di Febbraio 2022 della nostra rivista. Un numero che, anziché farsi cancellare l’orizzonte dalla quarta ondata della pandemia che tanti programmi ha di nuovo sconvolto, alza ancora di più lo sguardo. Per vedere dove - Omicron a parte - sta andando il resto del mondo e in particolare l’Europa. Dagli oceani alle stelle. In senso sia letterale sia metaforico. Mettendo in fila ieri, oggi, ma anche domani. Tra arte e scienza, cultura e sport, economia e salute. Uomini e donne, esseri umani e animali. Sempre con una chiave di lettura locale.

Luoghi e personaggi da valorizzare Perché dalle sfide, si sa, nascono opportunità. Davanti alle quali non possiamo farci trovare impreparati. Né nel breve né nel lungo periodo. Soprattutto per una volta in cui i fondi sembrano non mancare. Ecco perché è importante capire meglio quali possano essere i risvolti provinciali dell’altra ondata in corso - quella verde - per un territorio che ha nel paesaggio uno dei suoi punti di forza, che esprime personaggi di rilievo a tutti i livelli e che custodisce scrigni di bellezza e di sapere. A volte senza saper “sfruttare” - nell’accezione migliore del termine - al meglio tutte queste ricchezze. Potenzialità a cui, come sempre, abbiamo cercato di dar visibilità. In maniera propositiva, come piace fare a noi, che alla facile e sterile polemica preferiamo l’analisi e il contributo di idee mai distruttivo. Cercando di mese in mese di dare voce a chi, di ciò che parla, se ne intende davvero. Il che - permetteteci di farlo notare - di questi tempi, non è poco.

> Chiara L. Milani - Direttore responsabile

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MANAGEMENT & AZIENDA

FINANZA SOSTENIBILE Mille miliardi a disposizione, ma serve progettualità Sta per compiere un anno d’attività ExSUF, il Centro di Eccellenza sulla Finanza Sostenibile per le infrastrutture e le smart cities istituito dall’ateneo di Castellanza e da Unece (United Nations Economic Commission for Europe): in arrivo un’analisi per l’impatto sul territorio. Ce ne parla la presidente, Anna Gervasoni

> Anna Gervasoni > redazione@varesemese.it

L’obiettivo europeo e italiano è utilizzare i cospicui stanziamenti messi in campo, e potenziati nei periodi recenti, per realizzare gli obiettivi dell’agenda delle Nazioni Unite 2030 in modo da restituire alle future generazioni un pianeta più vivibile, più curato e meno inquinato. I goal da raggiungere riguardano non soltanto il paesaggio, ma anche la natura e l’opera dell’uomo. Del resto, è proprio l’uomo che ha trasformato il pianeta, a volte deturpandolo e consumandolo senza nemmeno rendersene conto. A lui, quindi, ora spetta il compito di aiutarlo. La svolta necessaria Oggi, noi cittadini, imprenditori ma soprattutto policy maker, dobbiamo essere consci della necessità di una svolta definitiva e urgente: per questo motivo la Liuc-Università Cattaneo ha dato grande importanza all’attività di ricerca su una tematica in particolare, quella sulla finanza sostenibile. Tale priorità è necessaria per puntare a realizzare infrastrutture che siano di supporto alle cosiddette smart cities. Da marzo 2021 è attivo, infatti, ExSUF, il Centro di Eccellenza sulla Finanza Sostenibile per le infrastrutture e le smart cities istituito dall’ateneo di Castellanza e da Unece (United Nations Economic Commission for Europe). Obiettivo puntato sulle città

Perché puntare sulle città? Perché qui vive il 50% della popolazione mondiale, percentuale destinata a crescere nei prossimi anni e quindi qui deve esserci il cuore del cambiamento. Sappiamo che le città possono essere il fulcro della bellezza, dell’arte e della cultura: un motore di innovazione culturale e tecnologica. Il ruolo delle infrastrutture è fondamentale perché è proprio grazie a queste assi portanti che si trasforma, evolvendosi, la nostra civiltà. Il bisogno di infrastrutture Quando parliamo di infrastrutture dobbiamo pensare a un raggio molto ampio di progetti che spaziano dai trasporti, all’energia tradizionale e rinnovabile, dalle infrastrutture sociali a quelle digitali, dalle telecomunicazioni a tutto quello che concerne l’ambiente, incluso lo smaltimento il riciclaggio dei rifiuti. Ripensare alle infrastrutture e finanziare la realizzazione del nuovo e il restauro del vecchio, consentendo una riduzione degli sprechi, e un minor impatto ambientale, significa investire sul futuro e per il futuro. Per far ciò bisogna avere capitali, ma anche molta progettualità. Servono quindi capitali sia pubblici sia privati. L’importanza di questi ultimi è fondamentale proprio perché spesso è ad essi che viene associata ed è legata la progettualità. Essi sono costituiti dalle imprese che investono e fanno da volano agli stanziamenti pubblici, ma anche dai grandissimi operatori internazionali attivi in Italia e locali: i fondi per le infrastrutture.


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Foto di Sebastian Ganso da Pixabay

MANAGEMENT & AZIENDA

Tremila investimenti Su questo tema, il centro Exsuf presenterà nelle prossime settimane un’analisi svolta in collaborazione con Aifi, l’associazione italiana del private capital che raduna tra gli altri fondi anche quelli infrastrutturali attivi in Italia, per analizzare l’impatto che questo segmento di mercato finanziario potrà avere su tutto il territorio. I dati rilevati nei mercati di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, mostrano 142 fondi infrastrutturali attivi tra locali e internazionali, che hanno un portafoglio di quasi 3mila investimenti. Se puoi guardiamo ai capitali a disposizione, vediamo somme davvero enormi. Se vogliamo dare un’idea della capacità di fuoco, sommando solo i capitali in gestione dei primi 10 fondi di maggiori dimensioni raggiungiamo un valore di mille miliardi a disposizione. La logica di investimento di questi operatori è quella di allocare finanza là dove ci siano progetti interessanti. Alcuni dei più grossi player internazionali hanno aperto una sede in Italia, segno dell’interesse verso il nostro Paese e auspicio che si possano realizzare progetti di investimento che sicuramente avranno impatti importanti. Un Paese attraente Abbiamo davanti a noi una grande opportunità, speriamo che il nostro Paese continui a emanare quel fascino che lo rende così desiderabile anche nell’attrarre gli investimenti.

> Anna Gervasoni


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VARESE, DIAMO I NUMERI


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VARESE, DIAMO I NUMERI

L’ALTRA FEBBRE Economia e ambiente Nella prima puntata del 2022 della nostra trasmissione d’approfondimento Varese, diamo i numeri, in onda il secondo venerdì del mese alle 20 su Rete55, abbiamo fotografato l’emergenza climatica, dal piano globale a quello regionale

> Chiara Milani > chiara.milani@varesemese.it

GUARDA LA TRASMISSIONE

Massimo 1,5 gradi in più rispetto ai livelli preindustriali. Secondo gli scienziati, per scongiurare la catastrofe climatica, bisogna contenere il riscaldamento globale entro questo livello. Peccato che secondo il report State of climate action 2021, pubblicato da una coalizione di organizzazioni, questo obiettivo sia ancora lontano. Non soltanto. Perché pure il rapporto annuale del World Economic Forum vede il fallimento delle azioni per il clima, con i relativi fenomeni estremi e la perdita di biodiversità, in cima alla lista dei più gravi rischi globali del 2022. Viaggiamo contromano “Questi report monitorano circa una quarantina d’indicatori, dedicati a 8 ambiti tematici distinti, e nessuno di essi viaggia nella direzione voluta, ossia nessuno sembra essere nelle condizioni di rispettare gli obiettivi prefissati per il 2030: alcuni, addirittura, vanno nella direzione contraria a quella che dovrebbero”, commenta Massimiliano Serati, economista della Liuc Business School, che cita 3 esempi su tutti: “Il tasso di deforestazione, che invece di rallentare sta tristemente aumentando, poi le emissioni di gas serra, legate alle attività agricole, e infine l’utilizzo di veicoli commerciali leggeri per la mobilità: un segnale che non soltanto la politica, ma anche la comunità in senso ampio, ancora fatica a recepire”. Anche l’Europa in pericolo Eppure l’effettivo rischio che stiamo correndo è un problema globale

continua


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VARESE, DIAMO I NUMERI

> Sono i gradi in più rispetto ai livelli preindustriali entro cui bisogna contenere il riscaldamento globale per scongiurare la catastrofe climatica

Italia

1,5

> Gli indicatori degli ultimi report, suddivisi in 8 ambiti tematici distinti, per misurare l’emergenza climatica: nessuno viaggia nella direzione voluta

> La legge di bilancio attuale pare sarà ricordata come la più attenta all’ambiente e al clima della storia italiana

che ci interessa da vicino come europei. Basti pensare agli eventi climatici catastrofici dell’anno scorso, tra caldo africano in Sicilia e alluvioni in Centro Europa. “Diciamo intanto che gli ultimi 7 anni per il nostro continente sono stati i più caldi di tutta la storia, almeno quella a noi conosciuta, con un lieve miglioramento delle temperature medie nel 2021, che però è statisticamente ancora privo di significato”, come sottolinea il ricercatore dell’ateneo di Castellanza. Di qui una serie di episodi di natura meteorologica, ma anche legati alla biodiversità e alla fauna che vive in Europa, e che spesso si materializzano con particolare violenza e con particolare gravità con conseguenze pure economiche e per la salute delle persone decisamente drammatiche.

2022

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> Gli ultimi 7 anni per il nostro continente sono stati i più caldi di tutta la storia, almeno di quella a noi conosciuta

> I miliardi di risorse stanziati in questo ambito nella legge di bilancio 2022: non sono mai stati così tanti.

Quando la pandemia è un’occasione A proposito di salute, la pandemia però potrebbe rappresentare un’occasione per l’ambiente, visto che alcune nazioni - tra cui la nostra - dovranno ricostruire la propria, reinventandola. A tal proposito, la legge di bilancio 2022 pare sarà ricordata come la più attenta all’ambiente e al clima della storia italiana, con oltre 8 miliardi di risorse stanziate in questo ambito. “Abbiamo un fondo per la mobilità sostenibile, nel quale sono stati versati 2 miliardi di euro da spendersi fino al 2034. Abbiamo un fondo per il clima e per l’inquinamento, nel quale sono stati messi ben 4 miliardi e 200mila euro da spendere da qui al 2027 e poi abbiamo il fondo per la transizione industriale, verso appunto pratiche produttive

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> L’ultimo anno in Europa segnato da un lieve migliora del clima, ma anche da estremi molto d

> Milioni per la salvaguardia dell’ambiente e il contrasto al cambiamento climatico: sono quelli indicati nel consuntivo 2021 di Regione Lombardia

più rispettose dell’ambiente, che per il solo 2022 cuba 150 milioni”, conferma Serati, che prosegue: “In parallelo, il panel dei 200 cittadini chiamati a raccolta dalla comunità europea per segnalare le priorità in ambito climatico ambientale, ha stressato la necessità di punire, attraverso un meccanismo sanzionatorio di tipo economico, coloro che evidentemente praticano attività dannose o deleterie per l’ecosistema. Quindi, c’è un risveglio delle coscienze”. Il difficile equilibrio lombardo Stringendo sempre di più la lente d’ingrandimento,nella conferenza di fine anno il presidente di Regione Lombardia, il varesino Attilio Fontana, ha detto in sostanza che il piano

“Difficile tradeoff tra tutela e sviluppo”


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VARESE, DIAMO I NUMERI

Artisti per il clima, da Varese al mondo > A cura della redazione > redazione@varesemese.it

Sono ancora visibili online, le opere già esposte in piazza Monte Grappa a Varese e entrate nella collezione globale The Climate Collection, nata per ispirare soluzioni concrete alla crisi climatica.

a è stato amento a eventi dannosi

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> Il panel di cittadini chiamati a raccolta dalla comunità europea per segnalare le priorità in ambito ambientale

> I milioni per la Rigenerazione urbana e territoriale in Lombardia nel 2021, a cui se ne sommano 345 per la salvaguardia del territorio

regionale di riavvio del motore dell’economia ha anticipato il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) e, tra i principali risultati elencati, molti riguardavano lo sviluppo sostenibile. “Lo posso confermare”, assicura il nostro interlocutore: “Ora chiaramente non abbiamo modo di elencare una lunghissima lista di provvedimenti che sono rientrati nell’azione del governo regionale in questi anni, ma dalla loro analisi emergono fondamentalmente due cose: da un lato il cambio di passo in positivo nella direzione della tutela del rispetto e della protezione dell’ecosistema e dall’altro la difficoltà di gestire il tradeoff tra questa tutela e lo sviluppo economico”. Un equilibrio, quello tra tutela ambientale e sviluppo economico, ancora difficile da raggiungere, insomma. “Basti pensare che in quel consuntivo di azioni ci sono azioni per l’utilizzo dei trasporti pubblici, il loro potenziamento specialmente

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Il verde del Tricolore I 7 artisti italiani selezionati da TEDxVarese - Gio Pastori, Natalia Brondani, Marianna Tomaselli, Raffaele Sabella, Joey Guidone, Antonio Colomboni, Francesca Milani - hanno lavorato al Museo MA*GA di Gallarate, dove hanno realizzato 12 opere nell’ambito di una maratona creativa sul cambiamento climatico. Questi artwork sono poi stati scelti per rappresentare l’Italia nell’iniziativa internazionale assieme a quelle dei TEDx di San Paolo in Brasile, Montreal in Canada, Johannesburg in Sud Africa , Chennai in India, Mosca in Russia, Tarragona in Spagna, Brighton nel Regno Unito e León in Messico. La Città Giardino sempre più “selvatica” Intanto, procede Selvatica, “il progetto no profit di piantumazione della città di Varese, collegato all’evento, GUARDA che ha già raccolto grazie al LA GALLERY contributo di aziende e privati cittadini risorse per oltre 800 alberi che verranno messi a dimora nel corso del 2022”, come ricorda l’organizzatore di TEDxVarese, David Mammano.

in versione sostenibile, ma dall’altro anche lo sviluppo della rete viaria, che normalmente invece è come dire oggetto di mobilità tradizionale”, conclude infatti Serati: “Ciò è la restituzione dell’estrema complessità del tema, però segnala comunque che a tutti i livelli di governo oggi finalmente il tema è ben presente in maniera anche diciamo operativa e concreta”. “Curiamo la febbre del pianeta” Nella speranza che sia veramente così, a fronte di tale analisi, emblematico è l’augurio per il 2022 uscito dalla penna del cartoonist Tiziano Riverso, che commenta: “Diciamo che tutti dobbiamo impegnarci a far passare la febbre al pianeta”. Già. Perché sennò, a lungo (e neanche troppo) andare, la febbre verrà pure a noi. Anche senza il Covid19. > Raffaele Sabella for ArtistsForClimate.org


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UNO SGUARDO AL TERRITORIO

CLIMA DA SALVARE

GUARDA TUTTA L’INTERVISTA

> Chiara Milani > chiara.milani@varesemese.it

Massimo Gaudina, portavoce della Commissione Europea nel Nord Italia che conosce bene la provincia di Varese, fotografa la situazione attuale, i rischi e le potenzialità legati alla necessità della transizione ecologica

Massimo Gaudina, capo della Rappresentanza della Commissione Europea a Milano


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UNO SGUARDO AL TERRITORIO

“La transizione ecologica, e quindi la lotta al cambiamento climatico, è l’obiettivo numero 1 in questo momento dell’Unione europea”. A ricordarlo - se mai ce ne fosse bisogno - è Massimo Gaudina, capo della Rappresentanza della Commissione europea a Milano, che incalza: “ C’è un traguardo chiaro da raggiungere: entro il 2050 vogliamo diventare un continente a impatto climatico 0, che significa che non dovremmo contribuire ad aumentare la temperatura complessiva. Stesso obiettivo se lo sono poste altre potenze mondiali. Altri continenti se lo pongono per il 2060 o 2070, ma dopo la Cop26 di Glasgow (la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, ndr) per la prima volta la quasi totalità dei Paesi del mondo, dei grandi inquinatori, sta andando tutta nella stessa direzione”.

Foto di Dimitris Vetsikas da Pixabay

Il bicchiere mezzo pieno Quindi, secondo il nostro interlocutore, è il momento d’iniziare a vedere il bicchiere mezzo pieno in questa lotta al surriscaldamento globale. Una battaglia che stiamo combattendo tutti insieme quando fino a due anni fa era soltanto il 30% dell’economia, mentre adesso sarebbe il 90%. Scenari da brividi A sostegno dell’esigenza di mettere l’accento sull’obiettivo ambientale, Gaudina ricorda i sempre più frequenti fenomeni meteorologici di un’intensità e di una frequenza mai vista. Ma non solo. “Sono stati anche fatti dai calcoli sulle possibili conseguenze dell’inquinamento del riscaldamento climatico nel medio periodo”, cita il portavoce di Bruxelles nel Nord Italia, snocciolando i dati: “Si calcola che per esempio che ci potrebbero essere 400mila morti

Bruxelles al territorio: “Evitiamo la catastrofe” premature ogni anno, che 1 specie su 6 della nostra biodiversità, cioè della flora e della fauna del mondo, possa scomparire nel giro di pochi anni, che 90mila persone potrebbero perdere la vita ogni anno a causa delle ondate di calore, che il 40% delle acque disponibili attualmente nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo potrebbe scomparire”. Il prezzo da pagare Scenari che, senza dubbio, mettono i brividi. E che rendono l’idea di quanto possano essere molto gravi le conseguenze sul piano sanitario, territoriale e anche economico, “perché tutto ciò ha un impatto anche sull’economia e dunque bisogna fare qualcosa, pure se c’è un prezzo da pagare”, sottolinea Gaudina, avvertendo che “ci sarebbe un costo molto più alto se noi questa battaglia non volessimo combatterla”. Un equilibrio difficile Di qui la necessità di trovare il difficile equilibrio tra tenere sotto controllo il clima e far crescere al tempo stesso l’economia. Rispettando anche il paesaggio, come ha fatto notare il neo presidente del Fai (Fondo per l’ambiente italiano), Marco Magnifico, nell’intervista che ci ha rilasciato (e che potete leggere a pagina 18). Paesaggio da salvare, tra eolico e fotovoltaico Quando glielo facciamo notare, Gaudina commenta: “L’osservazione del presidente Magnifico è sicuramente appropriata, al tempo stesso noi non possiamo avere tutto questo insieme, perché noi possiamo anche salvare alcune colline da impianti fotovoltaici o eolici, che potrebbero deturpare l’occhio, però magari potremmo vedere Venezia o altre città costiere scomparire fra qualche decennio”. “La soluzione per Paese unico” Chiaro il pensiero del nostro intervistato: “Bisogna anche darsi delle priorità e trovare un punto di equilibrio, ma di certo l’eolico e il fotovoltaico sono due parti importanti della soluzione: noi abbiamo bisogno di energie rinnovabili e l’Italia ha una posizione geografica straordinariamente favorevole. Al tempo stesso, il nostro Paese ha un patrimonio culturale, naturale e paesaggistico unico, quindi mettere insieme queste due unicità e unire anche la presenza di tante piccole e medie imprese con la loro creatività e la loro intraprendenza potrebbe darci la soluzione nel rispetto della natura, con l’obiettivo di fondo di evitare la catastrofe climatica”.

A lezione di Green Comp Si chiama green comp. Cioè competenze verdi. “E’ una specie di cassetta degli attrezzi in cui le scuole possono trovare, riferimenti, materiali, modi anche per insegnare queste materie, perché si tratta anche qui di una vera e propria rivoluzione sui banchi, per dirla con le parole di Massimo Gaudina, capo della rappresentanza della Commissione Europea a Milano, che commenta così la richiesta dell’istituzione di cui è portavoce di mettere la sostenibilità ambientale anche al centro dei programmi di istruzione e formazione: “Due lavori su tre che effettueranno gli studenti di oggi non esistono ancora, quindi è difficile dire quali siano le professioni del futuro, è più facile dire quali sono le competenze che bisogna dar loro e sono quelle digitali da un lato e di sostenibilità dall’altro”. Le competenze per il futuro Le prime sono quelle di programmazione e coding, per sapersela cavare nel mondo digitale e informatico. Ma non basta. Perché il Green deal europeo, che è una complessa strategia di crescita e al tempo stesso di lotta al cambiamento climatico e di sviluppo sostenibile, richiede ulteriori competenze. Di qui la richiesta alle scuole di percorrere una via innovativa, “seguendo tra l’altro la richiesta fatta a gran voce dalla Cop dei giovani (Youth4Climate, ndr) che si è riunita a Milano pochi mesi fa con Greta Thunberg”, sottolinea il nostro interlocutore. Anche le nostre aule, dunque, si tingeranno sempre più di verde.


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CULTURA

NATURARCHIA Scienza e arte, dialogo necessario

> Chiara Milani

AlanJames Burns, Silicon Synapse portrait

> chiara.milani@varesemese.itl

In attesa di poter vedere, a ottobre, lo spettacolo Feeling Science, all’interno della rassegna varesina Parola di donna, Adriaan Eeckels, project leader di Sciart (Scienza e Arte), parla delle ultime frontiere della comunicazione per ridare più credibilità al lavoro dei ricercatori, lanciando anche una proposta provocatoria...

GUARDA TUTTA L’INTERVISTA

Jill Townsley, Forever-do Installation, IPR17c Gauss Lab, Datami Exhibition, Ispra


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CULTURA

> Adriaan Eeckels

Si chiama Feeling Science ed è lo spettacolo che, nell’ambito della rassegna Parola di donna, avrebbe dovuto vedere l’11 marzo sul palco del Teatro Santuccio di Varese alcune scienziate del JRC (Joint Research Center) di Ispra per “sdoganare” un nuovo linguaggio, che non sia più soltanto scientifico e letterario, ma anche emotivo e teatrale. In attesa di poterlo vedere probabilmente a ottobre, quando in questo momento è stato spostato a causa della quarta ondata dell’emergenza pandemica, abbiamo intervistato Adriaan Eeckels, project leader di Sciart (Scienza e Arte), di cui la performance delle ricercatrici fa parte. Tra le ultime pubblicazioni del Centro comune di ricerca di Ispra, proprio a metà gennaio c’è stato il nuovo framework per la sostenibilità ambientale. In questa direzione, il vostro progetto Scienza e Arte arriva addirittura a lanciare una proposta mi permetto di dire un po’ provocatoria... cioè, voi parlate di Naturarchia: praticamente, andate oltre il contratto sociale di Rousseau per arrivare a un contratto naturale, volendo addirittura dare personalità giuridica ai vari elementi della natura, come fiumi, sassi e montagne... E’ così? Sì, è appunto una provocazione. Sappiamo che sarà difficile se non impossibile, che i giuristi non sono pronti, però cogliamo la provocazione di un filosofo francese che si chiama Michel Serre, che ha scritto questo libro sul contratto naturale già nel 1990 e il libro è diventato anche ispirazione di certi gruppi artistici, proprio perché indica come il nostro rapporto con la natura sia di violenza e di sfruttamento. Così la provocazione sta nel fatto che noi possiamo salvare la natura, che noi consideriamo lontana, soltanto se la mettiamo dentro la legge, che è per antonomasia il costrutto culturale più evoluto dell’uomo. Tutto ciò ci porta al Green deal, di cui tanto abbiamo sentito parlare e che sottende a un vero e proprio cambio di sistema... Tutti sanno che il Green deal è fondamentalmente un insieme di leggi necessarie per portare questa trasformazione verso un’energia più pulita: cambiamento che gli scienziati già da più di trent’anni dicono che è urgentissimo e perciò penso che sia molto importante che tutti quanti capiamo che qua non si tratta di una cosa che scende dall’alto e che dobbiamo subire. La Commissione europea vuole veramente toccare la vita di tutti i cittadini europei, che possono partecipare a questa trasformazione. Noi vogliamo far sì che tutti capiscano che è una trasformazione davvero necessaria, che noi dobbiamo comunque fare come società e che è l’unico

modo per salvare la terra, non tanto per noi ma per i nostri figli e i nostri nipoti. Allora il progetto Sciart con questo concetto di Naturarchia vuole parlare ai cittadini mettendo assieme artisti, scienziati e policy makers. Perché è importante questo dialogo soprattutto in un momento come questo di emergenza sanitaria, in cui sappiamo che una parte, seppur minoritaria, della popolazione sta dubitando della scienza? Visto che siamo in Italia, iniziamo col ricordare che fin dal Quattrocento gli artisti hanno sempre lavorato con gli scienziati. Poi abbiamo separato le due cose, ma in realtà sono sempre andate di pari passo. Basti pensare a Leonardo da Vinci. Per fortuna, negli ultimi decenni rivediamo sempre più collaborazioni tra arte e scienza, perché come ha indicato il sociologo francese Bruno Latour, la scienza è stata toccata da una crisi che non conosceva prima, cioè quella della credibilità, e l’arte può aiutarla a trovare altri modi per comunicare, per far capire alla gente cosa che fa in effetti: vediamo infatti che questi scienziati iper specializzati hanno difficoltà a comunicare in un linguaggio comune e gli artisti possono aiutare perché in un certo senso sono le antenne della società. Quindi, noi speriamo di stabilire un dialogo a poli, includendo coloro che fanno le leggi comunitarie, in modo che prima che le leggi siano emanate, siano già nutrite dalle realtà di tutta l’Europa.

“Vorremmo dare personalità giuridica agli elementi naturali”



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FOCUS - AL FEMMINILE

L’anima del Green Deal

Il New European Bauhaus e le donne Anty Pansera - vincitrice nel 2020 del Compasso d’oro alla carriera assegnato dall’Associazione per il disegno industriale e autrice del libro Le donne della Bauhaus, pubblicato dalla casa editrice bustocca Nomos - commenta l’iniziativa comunitaria dalla prospettiva del potenziale contributo femminile per ridisegnare le nostre città in modo più sostenibile > Chiara Milani > chiara.milani@varesemese.it

La Presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha dichiarato: “Se il Green Deal europeo ha un’anima, allora è il New European Bauhaus, che ha portato a un’esplosione di creatività in tutta la nostra Unione”. Lei conosce bene la scuola d’arte e design che ispira questa nuova iniziativa comunitaria: può ricordarci l’attualità dei principi ispiratori del movimento, a cui ora ci si rifà per rivoluzionare il concetto di ambiente urbano? Il Bauhaus (1919-1933), si è proposto anche come “organismo sociale”: sullo stesso livello, e in interscambio, la didattica e la produttività. Vi si tendeva a favorire le relazioni tra arte e pratica, in rapporto quotidiano docenti e studenti. E il manifesto/programma della nuova scuola, inalberava una xilografia di Lyonel Feininger: una cattedrale a simbolo dell’opera d’arte totale e dell’unità sociale. Artisti e tecnici, intellettuali e manovalanza avrebbero dovuto pariteticamente condividere la mission - reale e simbolica - di “costruire” (bauen) nella “casa dell’edilizia” (Bauhaus), per trasformare la vita. Oltre a ispirarsi all’arte e alla cultura, rispondere a bisogni oltre la funzionalità, e a essere sostenibile, il New European Bauhaus vuol essere inclusivo, pure dal punto di vista dei generi. Anche allora la scuola era aperta in teoria a tutti, ma in pratica soffrì della mentalità maschilista dell’epoca. Lei in proposito ha scritto il libro Le donne della Bauhaus (Nomos edizioni). A distanza di un secolo, che cosa dovrebbero insegnare le loro storie? Il Manifesto proclamava l’uguaglianza tra uomini e donne: “Uguaglianza assoluta, ma anche obblighi assolutamente uguali” (ma le studentesse, fra l’altro, pagavano tasse più elevate!). Le 475 Bauhausmädels che ho rintracciato, pur nella diversità delle loro storie, testimoniano tutte, anticipano e sottolineano - anche se traslate ad oggi - una straordinaria determinazione a trovare una propria strada, diversa ed impervia, rispetto al contesto in cui sono nate o si sono formate e soprattutto quella volontà di “mettersi alla prova” in un modo e in un mondo nuovo che caratterizza anche le ragazze e le donne a noi contemporanee.

Lei ha anche vinto il Compasso d’oro alla Carriera, il più storico e prestigioso premio di disegno industriale al mondo. In che modo, secondo lei, le donne europee potranno contribuire a ridisegnare le nostre città in modo più sostenibile? Il pragmatismo, la libertà di pensiero e di utilizzo di nuovi e persino impensabili strumenti, così come linguaggi, caratterizzano, mi pare, il pensiero anche progettuale di molte architette e designer italiane ed europee. Un’autonomia che affonda le radici, inoltre, in “non condizionamenti” di quel potere che non hanno mai avuto e che non sono quindi tenute a rispettare.

“Pragmatismo, libertà di pensiero, nuovi e impensabili strumenti e linguaggi”

> Anty Pansera


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

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FOCUS - SOTT’ACQUA

ILLUSIOCEAN Tra meraviglie e inquinamento marino > Chiara Milani

> chiara.milani@varesemese.it

E’ andata subito sold out la mostra gratuita sul mondo sommerso promossa all’Università Bicocca di Milano: un tuffo spettacolare dove l’acqua è più blu... tra mascherine e sacchetti fluttuanti

Un tuffo in un mondo sommerso, sul confine tra le profondità dell’oceano e la superficie dell’illusione. Una mostra da esplorare per riflettere sull’importanza degli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dalle Nazioni Unite per il 2030, in particolare per quanto riguarda gli habitat e le risorse marine. Nonostante la quarta ondata pandemica, è andata subito sold out, IllusiOcean. E non c’è da stupirsene. Perché il viaggio per scoprire le meraviglie marine attraverso le illusioni, organizzato all’Università Bicocca di Milano, è stato davvero pensato per affascinare tutti, dai nonni ai nipoti. Oltre che essere stato offerto gratuitamente, il che ovviamente di questi tempi è più che mai apprezzato.

La stanza degli specchi a IllusiOcean

Attenzione all’abisso infinito! Così, tante famiglie si sono ritrovate a fluttuare tra banchi di pesci o accanto agli squali, salendo a bordo del sottomarino delle illusioni o cercando la via d’uscita nel labirinto dei segreti marini, esplorando il mare sotto i riflettori come protagonisti nella stanza del cinema o scovando gli esemplari mimetizzati e camuffati tra i coralli. Fino a immergersi nella stanza degli specchi, tra spettacolari meduse di cristallo. Dove pure, però, si scorgeva traccia della minaccia umana, tra sacchetti di plastica, guanti in lattice e persino mascherine fluttuanti. Un pericolo molto contemporaneo, di fronte al quale l’essere umano deve correre al più presto ai ripari, se non vuole perdersi davvero nell’abisso infinito.


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COVER STORY

MAGNIFICO PRES(ID)ENTE Fai: radici a Nord, sguardo a Sud Il nuovo “numero uno” del Fondo per l’ambiente italiano, cresciuto nel Varesotto, racconta i progetti locali e svela il desiderio per il suo mandato

> Chiara Milani > chiara.milani@varesemese.it

“Ho fatto le scuole Varese e ho abitato finoa18anni, quando poi sono andato all’università, a Brunello, che è il mio paradiso: quando, da casa mia, vedo il paesaggio dal MonteRosaalMonviso,con il lago di Varese, sono infatti totalmente appagato”: MarcoMagnifico, neo presidente del Fondoperl’ambienteitaliano, ci parla così del suo “luogo del cuore” privato. Ilsognonelcassetto Le sue radici affondano infatti nel Varesotto, così come quelle del Fai, che proprio qui ebbe il suo primo bene: quel MonasterodiTorba donato nel 1977dalla fondatrice, GiuliaMariaCrespi, e che rimane nevralgico nei progetti della fondazione senza scopo di lucro, nata 47annifa con lo scopo di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico italiano. “C’è un lavoro continuo per renderlo sempre più fruibile, con un sogno che curiamo da quando io lavoro al Fai, cioè 35anni(finora in ruoli esecutivi, ndr): collegare finalmente CastelseprioaTorba, perché sono la stessa, però purtroppo da ormaida20anni il sentiero è interrotto, perciò è molto difficile percepire l’unità di questo luogo straordinario”, ricorda Magnifico.

anche sindaco sono venuti e credo che che questa dimensione spirituale così forte nel monastero di debba tornare, anche celebrando ogni tanto una funzione religiosa”. LaPompeidellaborghesiaitaliana Poco distante da Torba, a Morazzone, sta poi diventando realtà un altro progetto, all’avanguardia in Italia. “Quando sono andato a vedere CasaMacchi, dopo che pochiannifa il Fai aveva scoperto a sorpresa da un notaio di averla ricevuta in eredità con una cospicua dote di unmilionedieuro, sono rimasto stupefatto”, ricorda il presidente: “E’ una specie di Pompei di quella media borghesia che ha fatto ilnostro Paese con i suoi risparmi, la sua dignità, partecipando alle guerre d’Indipendenza... la casa era di questa signorinaMacchi che, morti i suoi genitori, l’ha chiusa negli anniCinquanta e se n’è andata, per cui è rimasta intatta per oltremezzosecolo, fino a quando sono entrato io, che l’ho trovata arredata dai suoi nonni: si entra dunque in un mondo che racconta la vita di questa borghesia trafineOttocentoe primidelNovecento, che nessun museo in Italia racconta e quando la gente entrerà all’inaugurazione, prevista l’8dicembre2022, tutti troveranno quel profumo delle case delle nostre nonne, delle nostre zie e ci ritroveremo in una storia che ci appartiene e che forse abbiamo un po’ dimenticato”.

Vademecum anticafonate

LoscrignodiTorba In ogni caso, il monastero si continua a rivelare uno scrigno pieno di sorprese. “Dagli scavi archeologici torre sono emersi i restiBarbara dei fuochi cheRonchi i soldati romani dellefamiglie La maestra dinella buone maniere dellaL’Italia Rocca, docente di facevano per riscaldarsi, quelli di cibo e persino la tomba di un cavaliere sepolto Nel frattempo, là dove un tempo c’era un negozio e ci sarà poi la biglietteria di Casa Galateo internazionale, offre una serie di preziosi suggerimenti ai nostri col suo cavallo, di cui abbiamo trovato lo scheletro”, cita il “numero uno” del Fai, Macchi, duemesifa è stato aperto un Emporio, dove si vende di tutto un po’ come aggiungendo: “Abbiamo fatto poco di Natale una messa in memoria volta, “perché questo a portare un po’ di rossore sulle guance di quei centri lettori per passare leprima festività in sicurezza e della con stile:unadalla tavola aiserve vestiti, PininBrambilla, che è stata la più brava restauratrice al mondo, e l’ultimo suo cantiere storici bui, da dove ormai la gente è andata via per abitare fuori”, per dirla con le parole senza dimenticare i regali fu a Torba, menodidueannifa. Quindi, a unannodallamorte, abbiamo deciso di farvi di Magnifico. L’idea quindi è quella di fare di Morazzone un faro in tal senso, “perché una messa in suo ricordo, che è stata la prima celebrata nella chiesa di SantaMariadi è nel centro storico che si respira la vita particolare di ogni nostro paese e l’Italia che Torba chissà da quanto tempo, forse più di un secolo, e lì mi sono accorto che è molto deve raccontare il Fai non è soltanto quella di VillaPanza piuttosto che di VillaDella importante che quella torni a essere anche una chiesa: il parroco di GornateOlona e PortaBozzolo, che peraltro è la mia proprietà preferita, ma anche quella di tutti i giorni,


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Monastero di Torba, Gornate Olona (VA) Foto di Giorgio Majno,2005 © FAI - Fondo Ambiente Italiano

GUARDA L’INTERVISTA

delle famiglie e dei marchi che, con la loro parsimonia, educazione e cultura hanno fatto il meraviglioso Paese in cui viviamo”, incalza il neo presidente. L’obiettivodelmandato Peraltro, come ricorda il nostro interlocutore, non esiste nella nostra nazione un’altra provincia così ricca di beni del Fai quanto quella di Varese. Anche se, per la sua presidenza, Magnifico guarda verso Sud: “Forse come tutte le persone del Nord, io sono tremendamente innamorato del Sud: ogni volta che vi arrivo provo proprio una gioia fisica, che mi fa bene, e mi dispiaccio che il Fai sia così sviluppato, sentito e presente al Nord e un po’ meno al Sud, quindi il mio grande sogno sarebbe, quando me ne andrò da presidente, poter dire che anche lì, che è una meraviglia del mondo, il Fai è riuscito a fare quello che sta facendo qui”. Paesaggioarischio Tutto ciò senza perdere di vista la questione del paesaggio italiano nella sua interezza: “E’ evidente che la priorità assoluta è quella di contrastare il riscaldamento climatico: questa è la sfida titanica che aspetta l’umanità se non vuole sparire dalla crosta terrestre, quindi l’adeguamento delle tecnologie è fondamentale, con i pannelli solari, l’eolico e così via: bisogna però stare anche molto attenti che tale urgenza enorme, con i nuovi impianti che devono per forza essere realizzati, non vada a discapito del nostro paesaggio. La fretta dunque è nemica in questo caso”, avverte Magnifico, che sottolinea: “E’ un grande problema, anche perché tutto ciò deve vedere in prima linea il MinisterodeiBeniculturali, che però in questi anni è stato falcidiato dai pensionamenti, così come dalla riforma eccellente iniziata dal ministroFranceschini, ma che poi si è fermata a metà, per cui oggi questa realtà non ha la struttura, la forza e tante volte neanche ahimè le competenze per poter dare le risposte che servono nei tempi necessari”. Di qui, la conclusione, che suona come un monito: “E’ chiaro dunque che il Fai da questo punto di vista starà molto all’erta e darà una mano, come istituzione privata, ma che ormai è della Repubblica”.

> Marco Magnifico Ph: Barbara Verduci


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TURISMO

ECO& SLOW Paesaggio da (ri)scoprire: dalla tutela da parte della Costituzione italiana a patrimonio comune dell’umanità, fino al potenziale turistico di grande attualità, anche nel Varesotto. L’analisi di Niccolò Comerio, ricercatore della Liuc Business School

La vista dal Sasso de Ferro, sopra a Laveno


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TURISMO

L’ultimo rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) pubblicato annualmente dall’Istat, lo ribadisce in modo inconfutabile: il benessere di una società si riflette anche nel suo modo di abitare il territorio e di prendersi cura della propria eredità culturale.

>Niccolò Comerio (Ph Daniele Belosio)

In Italia e all’estero In effetti, l’importanza del paesaggio per il nostro Paese è tale da aver indotto i padri costituenti, già nel lontano 1947, a inserirne la tutela tra i principi fondamentali della Costituzione: l’articolo 9 recita come “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione”. Inoltre, con la Convenzione Unesco del 1972, ormai ratificata da quasi 200 Paesi nel mondo, nacque l’idea di patrimonio comune dell’umanità, che si concretizza nella considerazione che un monumento o un ambiente naturale vadano conservati e valorizzati, poiché di appartenenza di tutti i cittadini del mondo. Ultima, ma in ordine di importanza, la Convenzione europea del paesaggio, adottata nel luglio del 2000, identifica nel paesaggio un “elemento chiave del benessere individuale e sociale”, a dimostrazione di come i cittadini, europei ma non solo, abbiano il diritto di vivere in un ambiente che risulti loro gradevole. Il Belpaese tra gli ultimi della classe in Europa Paesaggio (e patrimonio culturale) sono quindi da considerarsi, oltre che dei beni comuni, come dei veri e propri indicatori di qualità della vita civile. Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, l’Istat certifica - ahinoi - come il nostro Paese sia in Europa uno

Qualità del territorio, turismo ed economia Ma la qualità dell’ambiente è una variabile da non trascurare anche in riferimento al settore turistico. Teoria economica e ricerca empirica hanno ampiamente dimostrato come sussista uno stretto legame tra economia, turismo e territorio in termini di reciproca dipendenza. Ciò è particolarmente vero in Italia, nazione nella quale il 13% del Pil nazionale è rappresentato proprio dal comparto turistico. In un simile contesto, ecco che una corretta azione di tutela non può che portare benefici all’immagine turistica di un territorio, incrementandone conseguentemente l’attrattività. Nuovi modi di viaggiare a contatto con la natura Negli ultimi anni, spinti anche dalle esigenze di distanziamento sociale, si stanno facendo strada nuovi modi di viaggiare, più “lenti” e sostenibili, dove il legame tra turismo e territorio è diventato fondamentale, dando origine a nuove forme di rapporto uomo-natura, più dirette e personali, lontano dagli schemi del turismo di massa. Ecco, quindi, che sempre più turisti cercano mete inedite e percorsi autentici, fuori dalle rotte principali, dove è possibile la fruizione dell’ambiente naturale, immergendosi completamente nei paesaggi e nella cultura del luogo, anche entrando in empatia con le persone e con le loro tradizioni più radicate. Ad esempio, come emerso dall’ultimo rapporto Gli italiani, il turismo sostenibile e l’ecoturismo, pubblicato da Fondazione UniVerde, nei prossimi dieci anni, la sensibilità per il turismo sostenibile e l’ecoturismo crescerà

“Nei prossimi 10 anni, la sensibilità per il turismo sostenibile crescerà per 2 italiani su 3” > Niccolò Comerio

> redazione@varesemese.it

di quelli a spendere meno, in rapporto al proprio Pil, per la tutela di biodiversità e paesaggio, oltre che per lo sviluppo di servizi culturali, che delle nostre splendide vedute italiane non possono fare a meno. Nel dettaglio, un valore di poco superiore al 4 per mille del Pil, ci relega al ventiduesimo posto tra i 27 stati membri. Nord e Sud più “lontani” Inoltre, la pandemia in atto ha ulteriormente esacerbato alcune delle discrepanze già in essere, anche in termini di divario Nord-Sud, una tendenza certamente da sottovalutare in una nazione come la nostra, particolarmente vulnerabile a rischi sismici e idrogeologici.

per il 66% degli italiani. Inoltre, il 71% degli intervistati considera il turismo sostenibile eticamente corretto e vicino alla natura. Il Varesotto: uno scrigno di tesori ambientali Anche nella nostra provincia, caratterizzata da un patrimonio paesaggistico e urbano che regala vedute mozzafiato dall’Alto al Basso Varesotto, il binomio tra paesaggio e turismo rappresenta un elemento di rilevante centralità. Occorrerà quindi favorire sempre più un’integrazione delle politiche territoriali e di una concezione dell’ambiente quale risorsa e fattore di sviluppo locale. Il tutto nell’attesa del ritorno dei turisti, dopo la lunga pausa pandemica.


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NATURA

> Marco D. Introini

> redazione@varesemese.it

I giochi d’acqua del Giardino di Villa Toepliz, recentemente restaurati - Ph: Marco D. Introini

GUARDA LA GALLERY

OLTRE IL GUERRILLA GARDENING Il floral designer gallaratese Marco Introini ripercorre per i nostri lettori la storia del giardinaggio dalle origini a oggi. Con tanti esempi virtuosi sul territorio e un’interessante proposta per Varese


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NATURA

Sin dall’antichità, l’uomo ha cercato di circondare la propria dimora col verde, dapprima per provvedere alla propria sussistenza (quindi, sarebbe più corretto parlare di orti), poi per godere di uno spazio di piacere e svago: un’area che, dal rinascimento in avanti, diventa luogo di bellezza e armonia per ricevere degnamente gli ospiti. Chiaramente più alto era il ceto sociale dei proprietari, più raffinati diventavano i giardini, con spazi più o meno geometrici, in cui l’eleganza architettonica si sposava con l’arte topiaria, si inserivano statue e fontane, percorsi con l’acqua e filari di alberi, privilegiando le vedute più ammalianti. L’Italia in fiore Insomma, nelle ville patrizie, il gusto estetico dei proprietari diventava l’elemento importante non soltanto nella costruzione del giardino, ma anche nel mantenimento, migliorandolo, cercando nuove varietà esotiche di piante e fiori o nuovi elementi per renderlo più interessante. Pensiamo per esempio alla collezione di camelie dell’Isola Bella, o alla grandissima varietà di essenze di Villa Taranto, o ancora ai giochi d’acqua di Villa Toeplitz, o alla enorme collezione di rose del Roseto di Villa Reale a Monza, o al bellissimo giardino a lago e alla loggia di Villa del Balbianello sul lago di Como.

“Ecco come far rifiorire la Città Giardino” L’Eden prealpino In un’Italia ricca di questa tradizione green, Varese emerge e si fregia dell’appellativo di Città Giardino, in quanto gode del microclima dei nostri laghi che fa sì che le piante abbiano facile vita e possano resistere anche varietà non proprio autoctone. Il capoluogo di provincia prealpino, inoltre, nella sua storia ha vissuto di una crescita piuttosto omogenea, almeno fino agli inizi del Novecento, con una grande varietà di ville patrizie circondate di ampi spazi verdi. Dal punto vista architettonico passiamo dal classico impianto all’italiana dei Giardini di Palazzo Estense fino ai numerosissimi giardini in stile inglese, delle tante ville liberty di Biumo e Velate. Il verde dimenticato Visto dall’alto quindi, il nostro territorio, per nostra fortuna, è ancora ricco di verde e sorvolando Varese si vedono le magnifiche geometrie dei giardini. Ciò che a mio avviso difetta un po’, però, è una migliore cura degli spazi condivisi, perché per fregiarsi dell’appellativo di Città Giardino non basta la cura dei giardini tout court, ma serve anche il decoro delle scarpate stradali e ferroviarie, la cura delle aiuole e in generale di tutti quegli spazi che finiscono per diventare un po’ terra di nessuno. Cittadinanza attiva dal pollice verde Per praticare giardinaggio recuperando gli spazi dismessi, dove però in quel caso non si aveva diritto di coltivare, all’inizio degli anni Settanta a New York nacque il Guerrilla Gardening. Si trattava ovviamente di un fenomeno estremo, ma che ebbe almeno il pregio di rendere bello ciò che era fatiscente. Quindi, senza arrivare a questi livelli, ma cavalcando l’onda della rinnovata sensibilità ambientale soprattutto tra i giovani, si potrebbe ora pensare di coinvolgere i varesini in un progetto di cittadinanza attiva dal pollice verde. Potrebbe essere una soluzione per rendere il capoluogo di provincia davvero degno del suo soprannome? Chissà. Di certo, non ci sarebbe molto da perdere. Anzi, ci sarebbe soltanto da guadagnare. Facendo (ri)sbocciare la bellezza là dove ora c’è degrado.

Eventi 2022 Per gli appassionati di giardini, il 2022 sarà un anno ricchissimo di eventi. Ecco i 3 imperdibili. In Italia In Italia dal 23 aprile all’8 maggio, si svolgerà a Genova, nel parco di Nervi, Euroflora, la nostra più importante rassegna del settore, che normalmente si svolge ogni 5 anni: un appuntamento che richiama un pubblico fedelissimo da ogni dove. ...e in Europa In Europa sarà il momento di Floriade, che si svolge ogni 10 anni in Olanda e che potremmo definire l’Expo del mondo vegetale. L’edizione 2012 si svolse a Venlo, mentre stavolta sarà ad Almere nei dintorni di Amsterdam. Per darvi l’idea delle dimensioni, vi basti sapere che a Venlo fu costruita appositamente una cabinovia per poterla visitare anche dall’alto: vedremo questa edizione come riuscirà a stupirci. A Chaumont Sur Loire, si svolgerà come ogni anno dal 1992, il festival internazionale dei giardini da maggio a ottobre. Una quarantina di progettisti, provenienti da ogni parte del mondo, realizzano ogni anno giardini a tema, che poi a fine evento vengono smantellati. É sicuramente un’esperienza unica per gli appassionati, che possono visitare in un sol colpo giardini veramente molto diversi fra di loro.


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FOCUS - FONDI

PIOGGIA DI FONDI Fondazione Cariplo, trent’anni di regali anche al territorio di Varese > A cura della Redazione > redazione@varesemese.it

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FOCUS - FONDI

Sono 163 i milioni donati al Varesotto, dove l’istituzione ha sostenuto 1.859 iniziative in quattro settori, tra cui quello ambientale, oltre a far nascere due decenni fa la Fondazione comunitaria del Varesotto

Sono 18,2 milioni di euro, i fondi per l’Ambiente destinati in 30 anni da Fondazione Cariplo nel Varesotto, a sostegno di 147 progetti di tutela e valorizzazione. Il dato emerge dal bilancio tracciato in occasione dell’anniversario della realtà nata nel 1991, raccogliendo l’eredità centenaria della Cassa di risparmio delle province lombarde. Per andare nel concreto, un esempio significativo è il contributo sul Bando Capitale umano nel 2017 per il progetto Corridoi Insubrici (750mila euro) orientato alla conservazione della biodiversità e al potenziamento della connessione ecologica su vasta scala nella provincia di Varese. Ricerca scientifica Ma non è finita qui. Perché negli ultimi tre decenni, sul territorio, la Ricerca scientifica ha ricevuto contributi per quasi 15,6 milioni di euro, suddivisi in 67 progetti. A Varese i progetti premiati sono stati dell’Istituto di Istruzione superiore Carlo Alberto Dalla Chiesa di Sesto Calende con il progetto Isibot: Imparare, Sperimentare, Innovare e dell’IIS Ludovico Geymonat di Tradate per il progetto Idroponica 4.0. Sociale, arte e cultura Quindi, il settore Culturale è stato destinatario di oltre 44,6 milioni di euro per 640 iniziative. Infine, ma non ultimo, oltre mille progetti sono quelli realizzati nei Servizi alla persona per 84,4 milioni di euro. La carica delle 1.859 In totale, sono 35mila i progetti nel campo dell’ambiente, della ricerca scientifica, dell’arte e della cultura e per il sociale, sostenuti in tre decadi di attività filantropica da Fondazione Cariplo, che ha messo a disposizione di queste iniziative oltre 3,5 miliardi di euro. Di cui, appunto, 163 milioni donati al territorio della provincia di Varese, dove ha sostenuto 1.859

iniziative. Tra cui anche, sul fronte della sostenibilità, MO.V.E.O.N. MObilità leggera in VallE OloNa, beneficiario di 2,1 milioni di euro. Antidoto alla pandemia Sono inoltre state destinate risorse pari a 2,8 milioni di euro sulle due edizioni del bando Lets GO, un aiuto eccezionale in difesa delle attività di sostegno e assistenza ai più fragili, di quelle legate alla cultura e alla tutela dell’ambiente, messe a rischio dalla pandemia. La “costola” varesina Nel 2002, questa istituzione ha poi permesso la nascita della Fondazione Comunitaria Del Varesotto Onlus - un ente filantropico autonomo e indipendente che realizza sul territorio locale iniziative di utilità sociale, ambientale e culturale - e gli ha destinato finora oltre 38,8 milioni di euro. Oltre i numeri “Non è nei numeri che si vede l’opera svolta, anche se i dati, quando si arriva a momenti come questo in cui si fanno i bilanci, presentano un impegno poderoso sul nostro territorio. E’ piuttosto il metodo con cui in questi anni la Fondazione ha saputo indicare la strategia di intervento a contraddistinguerla. E la capacità di costruire alleanze, con gli enti di terzo settore, con le istituzioni, grazie anche al prezioso contributo della fondazione della comunità locale di Varese. La cultura, il sociale, l’attenzione all’ambiente e il sostegno alla ricerca scientifica sono da sempre i capisaldi, anche se, sempre di più la fondazione opera con obiettivi trasversali” hanno commentato i commissari varesini all’interno della Commissione centrale di beneficenza: Elisa Fagnani, Andrea Mascetti, coordinatore della commissione Arte e Cultura, Giuseppe Banfi e Sarah Maestri.


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SALUTE

Foto di Ralf Vetterle da Pixabay

SMOG& COVID19 Secondo uno studio dell’Università dell’Insubria, l’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infezione. Abbiamo chiesto di approfondire l’argomento per i nostri lettori a Giovanni Veronesi, professore di statistica medica dell’Università dell’Insubria e primo autore del lavoro del Centro Epimed, pubblicato sulla rivista Occupational & Environmental Medicine

> Giovanni Veronesi

> redazione@varesemese.it


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SALUTE

E’ l’intera popolazione adulta della città di Varese, quella coinvolta nel nostro studio. Cioè, per l’esattezza, 62.848 persone. Il risultato è una tesi di grande attualità elaborata dal sottoscritto con Marco Ferrario, oltre a Sara De Matteis, Giuseppe Calori e Nicola Pepe. Il nostro team di Epimed, il Centro di Epidemiologia e Medicina Preventiva dell’Università dell’Insubria, ha infatti scoperto che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico può aumentare il rischio di infezione da SARS-CoV-2. I primi dubbi Fin dall’inizio del periodo di pandemia è stato osservato, in Italia e all’estero, che le aree più esposte all’inquinamento atmosferico erano anche quelle con tassi di contagio più elevati, ma queste osservazioni erano basate principalmente sulle prime fasi della pandemia e su dati che non facevano riferimento ai singoli individui, bensì erano aggregati per territorio. Più inquinanti, più infezioni Il nostro studio è ora basato sui singoli residenti adulti di Varese, seguiti dall’inizio dell’emergenza sanitaria, a febbraio 2020, fino a marzo 2021. I dati sanitari sono stati forniti dall’Osservatorio Epidemiologico di Regione Lombardia e dall’Agenzia Regionale Aria, mentre la società Arianet ha messo a disposizione i dati sull’esposizione ambientale di lungo periodo. A fronte di ciò, la ricerca segnala un aumento del 5 per cento nel tasso di infezione per incremento di 1 microgrammo/metrocubo nell’esposizione a media

“Quasi 300 casi in più ogni 100mila abitanti” annua di PM2.5, corrispondente a 294 ulteriori casi di positività da Covid-19 per 100mila abitanti/anno. Relazioni simili valgono per altri inquinanti, come PM10, NO e NO2. Questi valori sono ancora più sorprendenti se si considera che l’esposizione media annua a questi fattori nel territorio considerato per l’anno 2018 (usato per le analisi) era sostanzialmente inferiore ai limiti di legge per la media annua di tali inquinanti. La nuova minaccia I risultati sono conseguenti ad alcune analisi di sensibilità, come l’utilizzo delle medie stagionali di inquinanti in luogo di quella annuale; l’esclusione di individui che vivono in una casa di cura residenziale; e l’ulteriore aggiustamento per l’indice di deprivazione e propensione alla mobilità con mezzi pubblici. Certo, permangono alcune limitazioni, dal momento che non è stato possibile tenere conto della mobilità, dell’interazione sociale, dell’umidità, della temperatura e di alcune condizioni cliniche, come la malattia mentale e le malattie renali. Va detto che il nostro studio da solo non è sufficiente per stabilire un nesso di causa-effetto tra inquinamento e malattia. Tuttavia, se il futuro di SARS-CoV-2 è quello di diventare endemico nella popolazione, i risultati già oggi indicano che l’infezione è l’ennesima minaccia di salute per persone che già soffrono di maggiori tassi di malattie respiratorie e cardiovascolari legati allo smog. Perciò è auspicabile che i governi incrementino senza ulteriori attese i loro sforzi per contenere e ridurre i livelli di inquinamento atmosferico, anche come misura di contenimento dell’impatto del Covid19 sulla salute pubblica.



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FOCUS - SPIRITO

La cura naturale

Alla ricerca del benessere Monsignor Claudio Livetti, già prevosto di Busto Arsizio, ci racconta la sua esperienza da “positivo in quarantena”, invitando a riscoprire il fascino della bellezza: “La crisi del vero e del bene sarà supplita dal bello, che non tramonta mai” Reclusi per prescrizione medica Ci sono delle solitudini che fanno parte di una scelta di vita: penso ai monaci (soprattutto agli antichi anacoreti, fuori dal mondo!) che fanno la scelta di passare tanto tempo nella loro cella. Questo termine equivale a “Cielo”: un luogo tranquillo e sereno in cui si dialoga con sé stessi, si vive una grande pace interiore e si immerge l’esistenza umana nell’Assoluto. Diversa è la solitudine del carcerato in cella di isolamento: vive la prigionia assalito dai sensi di colpa, dai rimorsi negativi, abbandonato quasi da tutto il mondo. L’ergastolano soffre maggiormente, perché sa che quello è tutto il suo presente perenne. Non c’è futuro. Diversissimo è l’isolamento che io ho dovuto subire, come moltissimi altri, a causa della positività al Covid. Pur con tutte la buona volontà e l’aggrapparmi alle risorse psicologiche, è stata un’esperienza di cupa coazione, di mancanza di autonomia, di attesa dell’arrivo degli alimenti e delle terapie e soprattutto del tampone periodico. Ho perfino commesso peccato di invidia: invidia dell’ora d’aria concessa ai carcerati e a me impossibile. Il desiderio della natura Non serve uscire dall’isolamento per immergersi nella vita della città. Qualsiasi città moderna non è fatta per consentire alla persona un’esperienza di libertà e di pacificazione interiore. Anche l’uomo animato dalle migliori intenzioni si trova esausto, intontito e fiaccato dal continuo rumore delle macchine e degli altoparlanti, dall’aria consumata e spesso viziata e dalle luci abbaglianti degli uffici e dei negozi, dalle continue suggestioni degli avvisi e della pubblicità. Tutta quella agitazione fisica sembra congegnata per spingere nel deserto della nevrosi. Occorre trovare un vero contatto con la natura. Da vecchio scout ricordo l’articolo della Legge: ”Lo scout vede Dio nella natura; protegge le piante e gli animali”. È bello e indimenticabile aver vissuto anni a stretto contatto con la natura, intesa nel senso lasciatemi dire “clorofilliano”. Boschi, campi, valli, colline, fiumi e laghi, le nuvole che passano nel cielo, la luce e le tenebre,

il sole e le stelle possono dare all’uomo il senso di libertà e di pace di cui godeva il primo uomo nel giardino della creazione. Mi ha colpito l’affermazione di una scrittrice: ”Mostrami il tuo giardino e ti dirò chi sei”. Ho fatto l’esame di coscienza su come tengo i vasi di fiori sul davanzale e la pianta nell’angolo dello studio... senza perdere però il desiderio di un vero giardino. La bellezza che salva La crisi del vero e del bene sarà supplita dal bello, che non tramonta mai. La rigidezza delle pareti/prigione dell’isolamento ha bisogno di essere superata con un tuffo nel bello. Già in quei giorni tristi era un sollievo vedere qualche raro spettacolo bello alla Tv. Dopo l’esperienza dell’isolamento si sente il desiderio di venire a contatto con le bellezze create dall’arte e tramandateci dal passato. Credo che anche nella metropoli chiunque passi dalla squallida periferia al centro, si senta incantato e liberato ammirando il Duomo, la galleria, il teatro Alla Scala. Occorre però educarsi a vedere, gustare e sperimentare la bellezza. Un turista potrebbe benissimo visitare una città o anche uno dei tanti musei, con una guida esperta, guardando scrupolosamente ogni cosa e terminare la visita meno ricco di quando l’ha iniziata. Ha visto tutto ma non ammirato nulla. Se si fosse fermato un attimo a guardare bene una cosa particolare che gli piaceva e farla sua, ospitandola nel suo cuore, avrebbe aumentato lo spazio interiore della sua esistenza. Dimentichiamo dunque le brutte giornate dell’isolamento e tuffiamoci nell’immensità della bellezza.

> Monsignor Claudio Livetti > redazione@varesemese.it

“Ho commesso peccato d’invidia... per l’ora d’aria dei carcerati”


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ANIMALI

Il medico veterinario Sabrina Giussani con uno dei suoi animali

NOI E LORO La pandemia ha fatto passare più tempo con i pet, capendone meglio le necessità di movimento, per una società più sostenibile. Lo spiega ai nostri lettori Sabrina Giussani, medico veterinario, presidente senior della Società italiana delle scienze del comportamento animale

> Sabrina Giussani

> redazione@varesemese.it


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ANIMALI

La relazione con il cane, il gatto e gli altri animali d’affezione ha contribuito a cambiare il nostro punto di vista sul mondo. La solitudine che ha avvolto tutti noi negli ultimi due anni, ci ha concesso il tempo necessario per osservare i nostri coinquilini e comprendere le loro “particolarità” e necessità. I cani hanno iniziato ad uscire in passeggiata più frequentemente e i gatti ad arrampicarsi e giocare tra le mura domestiche. Come cane... Il cane (Canis lupus familiaris) è la prima specie animale addomesticata. I dati genetici derivati dallo studio del Dna dei cani e dei lupi hanno dimostrato che tutti i cani derivano dal lupo. Quando gli altri animali domestici non erano ancora presenti, il cane soddisfaceva le diverse necessità umane: ha agevolato il movimento dei gruppi di cacciatori nomadi e ha sorvegliando gli accampamenti migliorando le capacità di difesa. La domesticazione del cane è il basamento su cui poggia lo sviluppo della civiltà umana. La struttura sociale del cane che vive nel branco-famiglia, ossia un gruppo formato da cani ed esseri umani è poco studiata. Non ci sono prove scientifiche che avvalorano la dominanza del cane: un modello basato sulla gerarchia definita come “priorità di accesso alle risorse” (il cibo, l’acqua, il luogo di riposo o di passaggio e così via) appare riduttivo. Secondo le ipotesi più recenti, la costruzione di un gruppo operativo è il modello sociale del cane: “stare insieme per agire”. La passeggiata è l’attività più importante che il cane svolge insieme a noi: un giardino, anche di grandi dimensioni, non può sostituire il “giretto”. Uscire nell’ambiente esterno permette al cane di realizzare un’esperienza sempre diversa poiché cambiano gli odori, gli oggetti da esplorare, i cespugli da perlustrare. Inoltre, durante la passeggiata l’animale incontra “gli amici” con cui giocare e percorrere alcuni tratti di strada in compagnia, altre persone e così via. La città, il bosco, le rive di un fiume, la spiaggia o la neve permettono al cane di raccogliere informazioni che stimolano i sensi e allenano la memoria. ...e gatto Il Felis silvestris, progenitore del nostro gatto, è una specie formata da cinque specie interfeconde tra loro. Tra queste l’antenato più vicino al gatto domestico, dal punto di vista genetico, è il Felis silvestris lybica.

Attraverso un complesso processo evolutivo, il piccolo felino, si è adattato a vivere nella società umana e quest’ambiente ora può essere considerato la sua nicchia ecologica. Sulla base degli studi compiuti da alcuni autori, mamma gatta crea un legame di attaccamento con i propri cuccioli. Con la crescita, il legame di attaccamento si trasferisce ai membri del gruppo familiare umano: il legame tra gatto e referente è considerato al pari dell’attaccamento del bambino alla propria mamma. Per rendere felice il piccolo felino è necessario aumentare lo spazio calpestabile all’interno dell’abitazione sfruttando la terza dimensione (altezza). Così facendo il gatto può esplorare, nascondersi e giocare anche durante le ore di assenza della famiglia. Nell’ultimo decennio numerosi designer hanno progettato per questo scopo componenti d’arredo che ben s’integrano con l’arredamento presente nell’ambiente domestico. Le soluzioni proposte permettono un maggiore confort per il gatto e per i proprietari poiché lo spazio vitale disponibile è soddisfacente per tutto il gruppo e distolgono l’attenzione dell’animale dal mobilio, preservandolo. È possibile predisporre più mensole in successione che permetteranno al gatto di accedere ai mobili più alti oppure applicare amache al calorifero, al davanzale interno delle finestre o in una nicchia della parete.

> Foto di Konevi da Pixabay

“Un giardino, anche grande, non può sostituire il giretto fuori”


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MONDO BIMBI

LE NUOVE REGOLE DEL GIOCO > Luca Borsa > redazione@varesemese.it

Luca Borsa che gioca con i bimbi a un board game ispirato alle api che ha inventato


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MONDO BIMBI

“Dovremmo riappropriarci in maniera più consapevole del nostro ambiente, creando città più ludiche”. Ne è convinto Luca Borsa, game designer bustocco classe 1962, “nato” come ingegnere civile, che cura per VareseMese la rubrica Mondo Bimbi. Già speaker a TEDx, ora è anche stato nominato portavoce della filiale italiana della Saz (Spiele autoren zunft), associazione degli autori di giochi Il gioco non ha età. Nel senso che fa bene in ogni fase della vita. Però anche il modo di giocare cambia, a partire dalla “rivoluzione digitale” fino alle nuove tendenze dettate da un lato dall’emergenza pandemica e dall’altro dalla rinnovata sensibilità ambientale. Per orientarci in questo mondo in evoluzione, abbiamo chiesto di farci da bussola al nostro opinionista Luca Borsa, game designer bustocco e neo portavoce dell’associazione degli autori di giochi Saz (Spiele autoren zunft) Italia, che dopo tante interviste fatte torna nei panni di intervistato. Quanto sta accadendo nel mondo negli ultimi 2 anni ha cambiato anche il lavoro di chi crea i giochi da tavolo? Purtroppo molto è cambiato. Il mondo del gioco da tavolo vive di presenza, di fisicità, di relazioni: la pandemia ha quasi azzerato le possibilità di incontrarsi. Il solo presentare un nuovo prototipo alle aziende, cosa che si faceva live durante eventi e fiere, è ora più complicato: fare una presentazione on line significa una diversa preparazione, spesso bisogna creare un contenuto video o comunque dotarsi di più di una telecamera. Inoltre, la mancanza di materie prime ha dilatato i tempi di consegne e quindi quelli di uscita di un gioco si sono allungati e qualche volta (ci è purtroppo successo) addirittura cancellati. Sul numero precedente della nostra rivista, ha sottolineato come i problemi legati alle materie prime abbiano avuto ripercussioni pure nell’ambito di giochi e giocattoli in occasione del Natale appena passato. Che cosa dobbiamo aspettarci in futuro nel settore? Il settore ha appunto subito un forte rallentamento, soprattutto sui nuovi prodotti. Ciò che si può prevedere è il ritorno a una localizzazione delle produzioni, probabilmente con meno articoli sul mercato e sicuramente un’attenzione maggiore alla sostenibilità, ma anche un incremento dei prezzi. Cambia il contesto, ma la voglia e il modo di giocare dei bambini restano sempre gli stessi? Si, assolutamente. I bambini hanno bisogno di giocare, infatti imparano attraverso il canale ludico. E’ chiaro che i modi che hanno di giocare possono cambiare: pensiamo quanto il digitale sia presente oggi nel gioco. Siamo noi

adulti che dobbiamo pensare quando progettiamo un gioco che stiamo creando un mezzo con cui il bambino si può relazionare, interagire e divertirsi e dobbiamo farlo nel miglior modo possibile. Dobbiamo cercare di non uccidere la loro fantasia, ma stimolarla, e questo vale soprattutto quando si sviluppano prodotti digitali. I bambini poi sono bravissimi nel creare mondi immaginari e giocare. Noi dobbiamo solo accompagnarli, magari mostrando loro più opportunità, non ultimo quella di farli annoiare: la noia infatti è il motore per inventarsi sempre qualcosa di nuovo. Oltre a creare i board games, lei si occupa anche di divulgazione ludica, formazione esperienziale, gamification e piani gioco territoriali. In che modo il rapporto con l’ambiente, che tanto si sta riscoprendo anche per via della pandemia in corso, è importante pure in questi settori? La qualità della vita è in relazione anche all’ambiente in cui viviamo e credo che dovremmo riappropriarci in maniera più consapevole del nostro ambiente: abbiamo forse creato troppi “non luoghi “, posti che possiamo solo attraversare ma non vivere. Creare ambienti a misura di “gioco” credo sia fondamentale e non parlo soltanto del parchetto sotto casa: credo che le città debbano diventare più ludiche e il gioco possa essere protagonista, inserendo nelle attività ludiche anche tutte le attività sportive, dai percorsi vita alle palestre all’aperto. Gli spazi vanno perciò ripensati per essere fruibili non soltanto dai bambini: bisogna far giocare anche gli adulti.

> Luca Borsa

“Meno prodotti e più cari, ma Made in Italy e sostenibili”


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SPORT

CICLOCROSS Quando il ciclismo va... fuoristrada > Luigi Cazzola > redazione@varesemese.it

Jacob Dorigoni, il vincitore della sessantesima edizione del ciclocross di Solbiate Olona, all’attacco, in maglia tricolore, sulla celebre scalinata, da sempre simbolo di questa corsa (Foto Benati)


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SPORT

Dopo il successo della sessantesima edizione della classica di Solbiate Olona, ripercorriamo la storia su due ruote di una disciplina invernale che da lungo tempo si svolge tra prati e boschi, anche nel Varesotto

Chi non è particolarmente appassionato di ciclismo e non lo conosce in modo approfondito può pensare che il ciclismo sia soltanto quello che si corre sulle strade e irrompe nelle città. Invece, questo sport ha varie sfaccettature e spesso si sposa con l’ambiente e la natura. E’ questo il caso del ciclismo fuoristrada, rappresentato nella stagione invernale dal ciclocross e in quella estiva dalla mountain bike. Lo scenario di gara è del tutto naturalistico, protagonisti sono i prati e i boschi. L’asfalto compare soltanto sporadicamente, in prossimità del traguardo, e a volte è totalmente assente. I corridori non si presentano come puntini sbiaditi nel grigiore delle strade, ma si immergono nei colori della natura. La scelta dei giovani I giovani sono particolarmente attratti dal ciclismo fuoristrada, anche per sfuggire ai pericoli del traffico. Il padre di questa disciplina è il ciclocross, visto che le sue origini risalgono ai primi anni del Novecento. Le corse in mountain bike sono invece più recenti ed hanno avuto inizio alla fine degli anni Settanta. La tradizione varesotta La prima è una specialità prettamente invernale, che viene praticata con biciclette simili a quelle su strada, e gode di una grande tradizione in provincia di Varese. Non è un caso che i primi due campionati del mondo di ciclocross che si sono disputati in Italia abbiano avuto luogo nel Varesotto: nel 1954 a Crenna di Gallarate e nel 1965 a Cavaria. Solbiate Olona soffia su 60 candeline Inoltre, a Solbiate Olona si sono disputate 60 edizioni di una grande classica, nata nel 1951, con la vittoria di Luigi Malabrocca. La corsa solbiatese negli anni Sessanta e Settanta era considerata la MilanoSanremo del ciclocross, visto che in un giorno particolare, quello dell’Epifania, tutti i più forti ciclocrossisti prendevano il via in questa importante classica. Il record di vittorie in questa competizione è detenuto, con dieci successi, da uno dei più forti ciclocrossisti di tutti i tempi, Renato Longo. Questa classica, dopo un periodo poco felice nel quale aveva perso un po’ smalto e fascino, è risorta il 16 gennaio scorso, ritornando alla ribalta nella sua sessantesima edizione. La manifestazione è stata un successo e l’albo d’oro è stato impreziosito dal nome di Jacob Dorigoni, campione italiano elite, il quale ha dominato la prova regina, quella appunto relativa alla categoria di cui detiene il titolo nazionale.

EcoRun Varese, tra sport e natura > A cura della redazione > redazione@varesemese.it

Un evento sportivo, con gare competitive e non. Ma anche una festa dell’ecologia, per godere di ciò che la natura ci offre, di quell’ambiente locale tanto bello e prezioso. Riscoprire il territorio correndo è infatti uno degli obiettivi della Ecorun Varese, manifestazione in calendario sabato 9 e domenica 10 aprile. Quando, dopo il debutto nel 2019, lo stop forzato del 2020 e la ripresa del 2021, si terrà - emergenza sanitaria permettendo - la terza edizione. Con un corollario di conferenze e incontri che ne fanno anche un happening culturale. Cultura e charity A fare da madrina, Filippa Lagerback, presentatrice tv e green lover, già volto di copertina della nostra testata. Ad arricchire ulteriormente l’appuntamento - che ha il patrocinio del Comune, della Camera di Commercio e della Varese Sport Commission - la sua vocazione charity, a favore del Centro Gulliver, attivo contro fragilità dei giovani, e Ail, l’associazione italiana contro le leucemie. Tutto ciò, grazie a molti volontari. Perché l’importante è arrivare assieme al traguardo.

In foto: La madrina di EcoRun Varese 2021, Filippa Lagerback, presentatrice tv e green lover Ph: Annalisa Flori

“L’importante è arrivare assieme al traguardo”



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