Vm giugno issue

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opinioni - politica - economia - cultura - arte - turismo - sociale - natura - sport

Mensile di attualità

FREE PRESS

N 6| GIUGNO 2018

ESTATE A FIOR DI PELLE L’ultima

campanella Scuola, bilanci e anticipazioni

Soldi dal cielo

300mila posti di lavoro Malpensa catalizza investimenti “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/VA Anno 35 - n. 6 - Free Press

Stimato l’impatto socio-economico

Fenomeno

LUCA STRICAGNOLI Chitarrista virtuoso

PAGINA 18

#Social Mr. 100 milioni

di visualizzazioni


INDICE N. 6 GIUGNO 2018 ANNO XXXV

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EDITORIALE E...state pronti!

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TURISMO Voli pacifici

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PRIMO PIANO Miliardi dal cielo

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MANAGEMENT E AZIENDA Private Equity da pre-crisi

SGUARDO AL TERRITORIO 1 2 UNO L’industria che (non) c’è SGUARDO AL TERRITORIO AL TERRITORIO 1 3 UNO Auto, design targato BA

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UNO SGUARDO AL TERRITORIO Impresa da film

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UNO SGUARDO AL TERRITORIO Che storia!

ISTRUZIONE, EDUCAZIONE 20 FORMAZIONE, “La scuola che verrà” - ORATORI 2 2 FOCUS A lezione di vita

Miliardi dal cielo In concomitanza con i 70 anni dell’aeroporto di Malpensa, Sea per la prima volta ha studiato anche quanto l’aeroporto della brughiera catalizzi investimenti. Scoprendo che in totale l’impatto socioeconomico ammonta a 35 miliardi di euro

- ORATORI 23 FOCUS 100mila euro per gli oratori - ECOLOGIA E AMBIENTE 25 FOCUS Istruzione in classe A

26 NATURA ColLEGO

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29 SALUTE Sole, croce e delizia

Talento (in)visibile

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Il malnatese Luca Stricagnoli gira il mondo come virtuoso della chitarra, ma sogna un tour in Italia. “A Varese sono riconoscente”, ci ha spiegato mentre si esibisce negli Stati Uniti. Sui social ha oltre 100 milioni di visualizzazioni

33 ARTEVARESE.COM Un artista on the road

TERZA ETÀ I segreti della tintarella

3 4 SPORT Taino abbraccia il Tricolore

Ph: Meg Pfeiffer

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EDITORIALE

E...state pronti!

Il mondo del futuro è di casa Dall’attuale impatto socio-economico di Malpensa a quello ipotizzabile seguendo le giuste rotte, dal mondo dei social che fa spiccare il volo a un virtuoso varesino della musica a quello dell’azienda che fa atterrare qui le ultime frontiere video, dalla scuola che verrà a quella di vita degli oratori, dalle famiglie sotto l’ombrellone al mare alle minifigure nell’obiettivo al lago. Tempo di bilanci e anticipazioni con occhiali da sole a infrarossi

Ci sono cose sotto gli occhi di tutti, ma che sembrano invisibili. Come il talento del giovane chitarrista malnatese Luca Stricagnoli, virtuoso del fingerstyle percussivoche - forte di 100 milioni di visualizzazioni su Facebook e Youtube - gira il mondo per concerti, ma è un’icona contemporanea del detto latino “Nemo profeta in patria”. O il designer bustocco Ercole Spada, che ha preso premi internazionali per le auto che ha disegnato e che finalmente a ottant’anni viene celebrato anche nella sua città natale. E poi c’è l’aeroporto di Malpensa, che spegne 70 candeline festeggiando un impatto socioeconomico da 35 miliardi di euro che è appena stato stimato ed è persino pubblicato sul sito di Sea, ma di cui nessuno - o quasi - parla. Senza calcolare l’opportunità rappresentata in Lombardia e nel Varesotto dai viaggiatori asiatici. Del resto, c’è un private equity che è tornato ai livelli pre-crisi e un Belpaese capace - nonostante tutto - di essere la seconda nazione in Europa per manifattura, come risuonato all’assemblea generale dell’Unione degli industriali della provincia di Varese, anche se lo sa meno di un italiano su tre. In questo contesto, c’è addirittura un mondo imprenditoriale locale che sta già portando in azienda la realtà virtuale e quella aumentata, che fino a poco fa si vedevano soltanto nei film. Ma ci sono pure gli omini gialli della Lego in posa sui nostri laghi e gli studenti della provincia che costruiscono un domani più green. E, parlando di scuola, ce n’è qualcuna vecchia che crolla, ma ce ne sono anche alcune d’avanguardia. Per non parlare delle lezioni di vita senza tempo degli oratori, pure estivi, su cui “piovono” 100 milioni di euro grazie alla Fondazione Comunitaria del Varesotto. Poi c’è chi porta lo sport per strada, come la Cycling sport promotion in quel di Taino, e chi on the road si esprime con l’arte, come Paolo Masi a Gallarate. Dove c’è altresì una chiesa in pieno centro di cui i più non conoscono affatto la storia travagliata, nonostante ci passino davanti ogni giorno. E naturalmente c’è il ritorno del sole, con i suoi effetti benefici e quelli pericolosi causati dai raggi ultravioletti. Invisibili, ma reali. Come appunto molte notizie del territorio di cui vi parliamo questo mese. Così i nostri occhiali da sole quest’anno sono a infrarossi. Perché l’ultima campanella degli studenti coincide sempre un po’ con un momento di bilanci e di sguardo verso il futuro. Che qui però in molti casi è già di casa. E...state pronti!! > Chiara L. Milani - Direttore Responsabile

VEDI VARESE INCHIESTE


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TURISMO

VOLI PACIFICI Ecco come “dirottare” i turisti asiatici in Lombardia e nel Varesotto Secondo la World Tourism Organization l’Europa subirà un calo di quote di mercato. Affinché il settore continui a crescere è dunque necessario strizzare l’occhio all’Asia. Massimiliano Serati, coordinatore dell’Osservatorio Travel della Liuc Business School, spiega come avere successo in tre mosse

Eccola lì, la Lombardia. Non più di 15 anni fa pochi avrebbero scommesso di trovarla al secondo posto nella classifica delle regioni più turistiche d’Italia. Ancor meno avrebbero immaginato ritmi di crescita degli arrivi turistici così importanti da prefigurare in prospettiva decennale il suo ingresso nella top-ten delle regioni turistiche europee. È noto altresì che il contributo delle destinazioni turistiche varesine e varesotte a questa performance sia stato estremamente importante e che queste ultime siano state negli ultimi dieci anni tra le più dinamiche e attrattive dell’intera regione. Per capire meglio come si è arrivati fino a qui e quali siano le prospettive per il futuro, tra le tante chiavi di lettura possibili, vogliamo concentrarci sul tema della composizione dei flussi turistici per provenienza. Scopriamo che (a fronte della ripresa del turismo Europeo innescatasi con Expo e continuata nel biennio successivo), nel periodo 2009-2017 gli ambiti geografici che più hanno contribuito al boom del turismo in Lombardia (e a Varese) sono stati quelli extra europei. I numeri parlano chiaro: la crescita media annua dei turisti provenienti dai mercati intercontinentali è stata pari a 10.1%, contro il 6.1% europeo (esclusa Italia) e un 4.8% complessivo. Ci sono differenze tra le macro aree geografiche con crescita dei paesi dell’area del Pacifico e del Medio Oriente vicina al 12% annuo, le Americhe

posizionate intorno al 8.5% e l’Africa con un +6% circa. In prospettiva, il consolidamento del trend sul Pacifico diventa più che mai importante considerato che sarà quella l’area mondiale a maggior crescita economica prospettica e che è proprio in quegli ambiti geografici che la domanda di consumi turistici sembra più dinamica che altrove. Conquistare sempre più estensivamente quei mercati è peraltro una sfida impegnativa in uno scenario che secondo il Unwto (Organizzazione mondiale del turismo) vedrà l’Europa da qui al 2030 perdere circa 10 punti percentuali di quota di mercato sul turismo mondiale. Se vogliamo allora perpetuare i notevoli tassi di crescita turistica lombarda e varesina degli ultimi 10 anni dovremo allora confezionare azioni dedicate e mirate nello specifico ai mercati asiatici. La ricetta di base è abbastanza intuibile. E si prepara in tre mosse. Innanzitutto, azioni di marketing territoriale finalizzate a intercettare le preferenze asiatiche in materia di turismo che sono diverse da quelle europee e nordamericane, con maggiore predilezione per lo shopping, l’entertainment e farsi selfie davanti ai monumenti, più che visitarli, con invece minore sensibilità verso i temi dello sport, della natura e della cultura. Quindi, adeguamento coerente dell’offerta turistica (non solo


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TURISMO

ricettiva), specialmente nei momenti di picco stagionale del turismo asiatico. Infine, ma non ultimo, sviluppo e potenziamento delle connessioni aeree dirette con i paesi asiatici turisticamente più dinamici oggi e in prospettiva. Attualmente una quota oscillante tra il 25% e il 40% del turismo proveniente dal Pacifico arriva in Lombardia dopo essere transitata per altre destinazioni europee. Rafforzare e incrementare i collegamenti diretti consentirebbe di ri-direzionare parte di questi flussi, rendendo la nostra regione destinazione primaria e non più secondaria, ma avrebbe anche l’effetto (già riscontrato in passato per altre connessioni) di creare nuova domanda turistica, oggi ancora inespressa, per la Lombardia. La correlazione tra la connettività aerea diretta e i flussi turistici in entrata è ovunque clamorosamente evidente. Altrettanto evidente è, come confermano le stime dell’Osservatorio SeaLiuc sull’attrattività intercontinentale di Milano e Lombardia, che il turista per cui la nostra regione è destinazione primaria e diretta ha una propensione a trattenersi sul territorio più a lungo e un profilo medio di spesa più elevato rispetto a coloro per cui la nostra regione è semplice tappa di un tour. La sfida è aperta e siamo convinti che tutti i potenziali protagonisti sapranno come vincerla.

> Massimiliano Serati > redazione@varesemese.it Foto: Daniele Belosio


ASEA Informa

Associazione spedizionieri e autotrasportatori della provincia di Varese

I tagli alle accise sul gasolio frenano la possibilità di far ripartire l’economia Da tempo e da più parti si propone di intervenire con una riduzione nei capitoli di spesa improduttivi per sostenere gli interventi del Governo. Le proposte concordano sul taglio della compensazione dell’accisa per l’autotrasporto, argomento sul quale anche ASEA (Associazione spedizionieri e autotrasportatori della provincia di Varese) è già intervenuta per puntualizzare alcuni aspetti. Uno di questi è la cifra diffusa: 1,3 miliardi di euro «necessari per ridurre l’accisa per l’autotrasporto», che rappresenta un punto di partenza errato per un’analisi corretta. In questo modo si lascia intendere che le imprese di autotrasporto siano le uniche beneficiarie della riduzione, mentre la realtà non è questa: ci sono infatti altri settori del trasporto pubblico locale e del punto del conto proprio. Questa la situazione, senza dimenticare quanto la voce gasolio ricada su chi usufruisce dell’attività di trasporto su gomma: il suo prezzo infatti va a formare il costo finale del servizio. Più volte è stato sottolineato che più il prezzo del gasolio per autotrazione aumenta,

più le imprese che operano in altri Paesi europei o che risiedono nelle vicinanze di Stati dove questo è inferiore, saranno indotte a effettuare i rifornimenti dove il costo è competitivo, riducendo le entrate fiscali. Emanuela Bertoni, presidente di ASEA, commenta: «Bisogna evidenziare che l’eventuale “taglio” della compensazione delle accise sul gasolio per l’autotrasporto non andrebbe ad incidere soltanto sul nostro settore, ma su tutto il sistema produttivo italiano, che è il vero beneficiario di questa agevolazione e che deve competere nel mercato europeo”. Conclude Bertoni: “La conseguenza finale sarà un incremento di costo per i consumatori finali, di conseguenza per tutti i cittadini».

Emanuela Bertoni - Presidente ASEA Varese

Un ultimo aspetto riguarda le ricadute sull’ambiente, poiché sostenere che la compensazione dell’accisa è una «contraddizione sul piano ecologico» è un luogo comune. Questa infatti non è una misura lineare, ma esclude gli autoveicoli più inquinanti come gli Euro 0, 1 e 2: un fattore Viale Aguggiari, 8 - 21100 Varese che ha determinato un incremento delle Tel. +39 0332-836501 - aseavarese@aseavarese.it www.aseavarese.it vendite di automezzi di ultima generazione.


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PRIMO PIANO

MILIARDI DALCIELO 300mila posti di lavoro

Per capire l’impatto socio-economico generato da Malpensa, abbiamo spulciato il report sulla responsabilità sociale d’impresa di Sea, fresco di pubblicazione. Per la prima volta è stato stimato quanto l’aeroporto catalizzi investimenti. La nuova analisi è al centro della puntata mensile della nostra trasmissione d’approfondimento Varese Inchieste, in onda venerdì 1 giugno alle 20.10 sul canale 16 (Rete55) e sempre visibile sul nostro sito internet > Chiara Milani > chiara.milani@varesemese.it

Le cifre sono di quelle che fanno un certo effetto. Anche perché emergono per la prima volta. Parliamo di oltre 35 miliardi di valore della produzione generato e circa 300mila posizioni lavorative attivate nel 2017 da Malpensa, che nel 2018 soffia su 70 candeline. Ora, che la presenza di un aeroporto internazionale abbia un impatto socio-economico elevato sul territorio è ovvio. Ma stimare esattamente a quanto ammonti non è così immediato. Sea (la società che gestisce gli scali milanesi) lo ha appena fatto, analizzando stavolta anche quanto Malpensa funga da catalizzatore. Cioè, quanto lo scalo attragga capitali e generi opportunità lavorative e investim enti, facendo da vero e proprio volano per alcuni settori. Di qui - mettendo insieme gli effetti diretti, indiretti, indotti e catalitici - i numeri significativi che emergono dal report sulla responsabilità sociale d’impresa, basato su quanto contenuto in diversi studi commissionati al Centro per lo sviluppo dei territori e dei settori della Liuc Business School.

continua


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PRIMO PIANO

> L’occupazione totale connessa al turismo secondo quando emerso da 3.700 passeggeri intervistati nel 2017 ai Terminal 1 e 2

Diretto

89 MILA

> I cittadini impiegati nei trasporti legati al settore turistico grazie alla presenza di Malpensa sul territorio

> Le attività produttive presenti lo scorso anno allo scalo della brughiera, con una crescita dell’11,8% nell’ultimo quadriennio

Impatto diretto Nell’elaborazione relativa all’impatto diretto (quindi, generato dall’insieme delle attività economiche che forniscono servizi ai passeggeri e alle merci operando all’interno del sedime aeroportuale), lo scalo lo scorso anno ha visto la presenza di 539 attività produttive, attraverso le quali sono state attivate circa 19mila unità lavorative. Impatto indiretto e indotto L’impatto indiretto generato dallo scalo di Malpensa (riferibile alle filiere di fornitura esterne delle unità produttive operanti all’interno del sedime) nel 2017 è attestato su quasi 12mila posizioni di lavoro attivate, a fronte di 1,7 miliardi

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MILA

> Gli addetti che operano nel settore alberghiero per via della richiesta di alloggi da parte dei viaggiatori che atterranno nella brughiera

> Le unità lavorative nel 2017, con una crescita del 14,4% negli ultimi 4 anni, a fronte di un + 19,5% del traffico complessivo

di euro di valore della produzione generata. Quello indotto (riconducibile all’incremento di domanda finale causata dalla spesa di coloro che, coinvolti a vario titolo nelle attività innescate dalla presenza dell’aeroporto, percepiscono reddito) è invece pari a circa 9mila posizioni lavorative attivate e a 2,3 miliardi di valore della produzione. Impatto catalitico Il concetto di impatto catalitico si coniuga appunto con l’idea che l’aeroporto contribuisca a generare (facendone parte) una sorta di “ecosistema”, di cui lo scalo è inizialmente volano e poi co-pivot. Ecco le componenti analizzate.

19

MILA

19

MILA

> Coloro che lavo nella ristorazione per sodd la domanda di quanti utiliz l’aeroporto intercontine

> La percentuale dell’occupaz direttamente generata da Malpen provincia di Varese che prov dai comuni de

Turismo È stata commissionata un’indagine rivolta a un panel di passeggeri sbarcati a Malpensa, riguardante le spese che hanno sostenuto sul territorio per trasporti, alberghi, ristoranti, strutture commerciali, tempo libero, divertimento e intrattenimento: 3.700 interviste realizzate nel 2017 a passeggeri internazionali in partenza e fermatisi in Lombardia almeno una notte. La dimensione economica dell’incoming turistico corrisponde a circa 6 miliardi di euro. E quella occupazionale è superiore alle 89mila unità. Commercio internazionale Le imprese manifatturiere presenti sul territorio

“È uno dei maggiori sistemi produttivi”


orano disfare zzano entale

zione nsa in viene el Cuv

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PRIMO PIANO

Un addetto su due vive nel Varesotto

23 MILA

> I posti di lavoro legati alla richiesta di shopping delle persone che scelgono lo scalo. Altri 3.800 sono impiegati per il tempo libero

> 2010

38%

39 Catalitico MILA

> 2010 > Dall’analisi della distribuzione delle ricadute occupazionali dirette, emerge come il 79% dei lavoratori risieda in Lombardia

di riferimento beneficiano dei collegamenti aerei verso i mercati di esportazione. Il ruolo di Malpensa su questo fronte è di assoluto rilievo, soprattutto sul versante dell’incidenza sulle esportazioni nazionali dirette al di fuori dell’Unione europea, che tra il 2010 e il 2017 è passato dal 13,4% al 14,6%. I principali comparti industriali coinvolti sono meccanica, moda-abbigliamento, chimicaplastica e dei mobili/arredamento. Attrattività delle imprese Per definire il ruolo giocato dallo scalo di Malpensa nel determinare le decisioni di aprire o mantenere nelle vicinanze uffici, impianti di produzione o magazzini, è stato realizzato un sondaggio rivolto a 107 rappresentanti di altrettante imprese nazionali ed estere localizzate principalmente lungo l’Asse del Sempione, sui territori dei comuni di Varese, Gallarate, Busto Arsizio, Legnano e Saronno per un

> 2013

79%

La mappa dell’occupazione disegnata da Malpensa. Anche questo si trova nel rapporto di Sea sulla CSR (Corporate social responsibility). Nel documento si legge che nel corso dell’ultimo quadriennio la presenza di imprese all’interno del sedime aeroportuale è cresciuta dell’11,8%, mentre l’occupazione corrispondente si è incrementata del 14,4%, a fronte di un aumento del traffico complessivo dello scalo (passeggeri più merci), pari al 19,5%. Dall’analisi della distribuzione sul territorio delle ricadute occupazionali dirette generate dall’aeroporto di Malpensa, emerge poi come il 79% dei lavoratori risieda in Lombardia, più del 6% nella vicina provincia di Novara e il 12% circa sia invece residente fuori regione. Dalla provincia di Varese, dove ha sede l’aeroporto, risulta provenire circa la metà degli addetti (50,6%), mentre i comuni del Cuv raccolgono un quinto (poco più del 20%) dell’occupazione generata dallo scalo (il 38% dell’occupazione direttamente generata da Malpensa in provincia di Varese). Questi ultimi, lo ricordiamo, sono quelli che fanno parte del Consorzio urbanistico volontario, ossia Arsago Seprio, Cardano al Campo, Casorate Sempione, Ferno, Golasecca, Lonate Pozzolo, Samarate, Somma Lombardo e Vizzola Ticino.

giro d’affari (dati 2015) pari ad oltre 9 miliardi di euro e un numero complessivo di occupati pari ad oltre 28mila unità. Risultati alla mano, oltre un terzo (il 38%) delle imprese interpellate attribuisce alla vicinanza di un aeroporto intercontinentale un’importanza elevata per lo sviluppo del proprio business. Inoltre, più di due terzi (il 73,8%) delle imprese intervistate definisce la presenza di Malpensa come il primo o il secondo fattore che ha condizionato la scelta di localizzare o mantenere sul territorio la propria unità produttiva. Se all’impatto di Malpensa si somma quello seppur assai minore di Linate, si arriva a ricadute sul territorio lombardo quantificabili in 39,5 miliardi di euro e 325mila posizioni lavorative. Il che come conclude la società nel suo report –fa delle infrastrutture aeroportuali gestite da Sea uno dei “sistemi produttivi” più importanti di tutta la Lombardia. E, dunque, d’Italia. > Pietro Modiano - Presidente di Sea



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MANAGEMENT E AZIENDA

Private equity da pre-crisi Nel 2017 in italia 123 investimenti Presentato il mese scorso al Palazzo delle Stelline a Milano il diciassettesimo Rapporto Pem® della Liuc Business School: dal 2008 non si registravano così tante operazioni. Oltre un terzo degli investimenti in Lombardia. Ci illustra i dati la presidente Anna Gervasoni.

Aziende con fatturato medio pari a circa 42 milioni di euro, oltre 130 dipendenti e per lo più concentrate nel comparto dei prodotti per l’industria. È questo l’identikit delle 123 imprese che, lo scorso anno, hanno effettuato investimenti. A disegnarlo è il diciassettesimo Rapporto dell’Osservatorio Private Equity Monitor – PEM® della LIUC Business School. Il report - supportato grazie al contributo di EOS Investment Management, EY, Fondo Italiano di Investimento SGR, McDermott Will & Emery Studio Legale Associato e Value Italy SGR - monitora l’attività in questa forma di investimento di medio-lungo termine in imprese non quotate ad alto potenziale di sviluppo e crescita. Guardando i dati, nel 2017 il mercato conferma la tendenza già registrata negli ultimi anni di una predilezione verso le operazioni di Buyout, che si attestano al 67%. In ripresa, l’Expansion con una quota del 25% rispetto al 22% del 2016. Il residuo 8% del mercato è costituito principalmente da Turnaround (6%, in decisa crescita rispetto all’1% dell’anno precedente), e Replacement (2%). Se guardiamo alla tipologia dei realizzati, sono stati registrati 15 add-on (12% del mercato complessivo), in diminuzione rispetto al dato del 2016 (23 operazioni, 23% del mercato), a conferma, comunque, di un ruolo ormai di stabile rilevanza assunto dal progetto di aggregazione industriale nel settore. In termini di deal origination, non emergono particolari inversioni di tendenza. Le imprese private e familiari, registrando solo un leggero decremento delle preferenze (67% nel 2017, rispetto al 70% nel 2016), continuano a rappresentare larga parte delle opportunità di investimento. Le cessioni di rami d’azienda di imprese italiane scendono dall’8% al 5%. Si amplifica la rilevanza dei Secondary Buyout, in crescita rispetto al 2016 (24% vs 16%). In lieve riduzione, invece, il passaggio

di quote di minoranza tra operatori e le cessioni di rami d’azienda di imprese straniere (4%). Sul fronte della distribuzione regionale, la Lombardia, regione che da sempre risulta essere il principale bacino per gli operatori, nel corso del 2017 ha rappresentato il 36% del mercato. Seguono Emilia Romagna (18% del totale), Veneto (17%) e Piemonte (7%).

> Anna Gervasoni > redazione@varesemese.it

Con specifico riferimento alla provincia di Varese, 3 risultano essere i deal realizzati dagli operatori di private equity, tutti di tipologia buyout. Per quanto concerne i settori d’intervento, il 2017 conferma l’interesse degli operatori verso i prodotti per l’industria (38%) e la tenuta del comparto dei beni di consumo (19%). A seguire, si rileva la presenza del settore terziario (servizi professionali ad eccezione di quelli finanziari) con l’8% e alimentare (7%). Il 60% degli investimenti è indirizzato verso imprese che non superano un fatturato di 60 milioni di euro, in diminuzione rispetto a quanto registrato l’anno precedente (69%), ma a diminuire è il peso delle realtà dimensionalmente più contenute, tra 0 e 30 milioni di euro (39% vs 48%). Cresce, invece, la presenza di imprese con fatturato compreso tra 60 e 300 milioni di Euro (34% vs 23%). I deal su aziende di grandi dimensioni hanno rappresentato il 6% del mercato.

“Il settore consolida il buono stato di salute già evidenziato nel biennio precedente”


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UNO SGUARDO AL TERRITORIO

L’INDUSTRIA CHE (NON) C’È Univa: “Imprese, grande spread tra valore percepito e reale”

> Nel cerchio, Riccardo Comerio - Presidente Univa


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UNO SGUARDO AL TERRITORIO

Se fosse un’auto, sarebbe una Lamborghini. È un’icona italiana di stile e successo, quella scelta dall’Unione degli industriali della provincia di Varese come emblema dell’Italia che nonostante tutto - anche se quel tutto è davvero tanto - ce la fa. A fine maggio, nel corso del’assemblea generale, Univa ha infatti scelto l’auto “Made in Sant’Agata Bolognese” come case history. Del resto, grazie a quella che è stata definita “una collaborazione fattiva con le istituzioni”, in un biennio questa realtà ha raddoppiato lo stabilimento, sta assumendo centinaia di giovani e quest’anno immagina di portare le consegne da 3.500 a 5.500. “All’estero il tessuto industriale italiano è ritenuto d’avanguardia, credibile. Essere negativi non serve a niente e nessuno”, scandisce in un video messaggio Stefano Domenicali, presidente e amministratore delegato della Spa. Certo, l’assemblea varesina 2018 coincide con uno dei momenti più difficili nella storia istituzionale italiana. Arduo dunque stare allegri. Ma il presidente di Univa, Riccardo Comerio, usa toni pacati e motivati. E punta sul senso di comunità. In particolare, invoca “un patto generazionale”. Il messaggio è rivolto ai movimenti che si candidano a guidare il Paese nei prossimi anni: “Non tanto di retribuzione vorremmo sentir parlare, ma di politiche per la scuola, la formazione, i giovani e il lavoro”. Ma Comerio si appella anche alla platea dei mille imprenditori varesini riuniti a Malpensafiere: “Spendiamo energie e risorse, contatti e tempo per curare ed aiutare lo sviluppo di una filiera educativa lunga, perché occorre di nuovo educare alla cultura d’impresa”. Lo spread su cui si concentra è quello “troppo grande tra il valore delle imprese percepito dal Paese” e quello che definisce “reale”. Da una parte, infatti, secondo il “numero uno” di Univa c’è una nazione che rappresenta la seconda manifattura del Vecchio Continente. Con un Varesotto che è la sesta provincia

www.museoauto.it

L’impresa come “medicina sociale” del Paese e del nostro territorio. È la ricetta del presidente dell’Unione degli industriali della provincia di Varese, Riccardo Comerio, che invoca un “patto generazionale”

Auto, design targato BA manifatturiera italiana e la quattordicesima in Europa. Dall’altro, c’è un Paese che, fuori dalle porte degli stabilimenti, sembra per lo più non accorgersi della realtà delle nostre fabbriche. Giovani che poco ambiscono ad andare a lavorare nelle nostre industrie. E imprese lasciate troppo spesso sole. Per una nazione che non appare in buona salute, la “medicina sociale” sarebbe dunque l’impresa. Con un monito inequivocabile che appare in un video su maxischermo: “Per essere italiani nel mondo, dobbiamo essere europei in Italia”. Una ricetta, quella varesina, che ha un suo peso specifico. Del resto, “Varese è anche una scuola di ceto dirigente”, ricorda il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che proprio qui ha tenuto la sua prima uscita pubblica sul territorio dopo l’assemblea nazionale del sistema confindustriale. Boccia cita nomi ben precisi: Giovanni Brugnoli, Giorgio Fossa, Marino Vago, Paolo Lamberti. E ricorda che Confindustria non deve essere né di parte né bipartisan, bensì “no partisan”. Cioè equidistante dai partiti. Ma non dalla politica, “per partecipare in maniera responsabile alla definizione delle politiche di questo Paese”, come aveva dichiarato al momento della sua elezione, due anni fa. Concretamente, ad esempio, da tempo questo territorio chiede strada: “Occorre superare il blocco psicologico delle infrastrutture, come precondizione per costruire una società inclusiva e aperta”, ricorda il leader di Confindustria. Affinché la locomotiva d’Italia possa davvero trainare lo sviluppo. Perché la realtà imprenditoriale varesina non sarà specializzata nell’automotive, come il contesto in cui opera Lamborghini, ma va da sempre a tutta velocità. Nonostante tanti, troppi freni a mano tirati.

Ci sono auto “Made in Italy” come Lamborghini, presentate all’assemblea di Univa come esempio di un mondo imprenditoriale che sa ingranare la marcia giusta. Così come ci sono veicoli che hanno fatto la storia del design automobilistico e che sono “targate” Busto Arsizio. A firmarli è infatti stato Ercole Spada, bustocco che ha operato per molti anni come capo designer in aziende come Zagato, Ford, Audi e Bmw. A lui si deve, tra l’altro, l’invenzione della cosiddetta “coda tronca”. Dopo aver ricevuto premi prestigiosi a livello internazionale, martedì 5 giugno a rendergli omaggio è finalmente anche la sua città natale. A invitarlo è stato il Lions Club Busto Arsizio Host. Cornice della serata, la concessionaria Renault Paglini, che ospita per l’occasione tre vetture raramente visibili al pubblico: una Ferrari FZ 93, un’Alfa romeo TZ e un’Alfa romeo Junior Zagato. Giunto al traguardo degli ottant’anni, Spada tornerà dunque a casa per una sera. Perché anche se la sua carriera lo ha portato davvero lontano, non dimentica da dove è partito.


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UNO SGUARDO AL TERRITORIO

IMPRESA DA FILM

Realtà virtuale e aumentata in azienda > Chiara Milani

> chiara.milani@varesemese.it

L’edizione 2018 del Busto Arsizio Film Festival ha portato in piazza l’ultima frontiera dei video, con immagini a 360 gradi e visori. Soluzioni d’avanguardia che stanno già trovando applicazione in settori come meccanica, edilizia, medicina, commercio e turismo. Con i primi casi anche nel Varesotto Chi ha visto Minority Report, non può non ricordarsi Tom Cruise che comanda il computer muovendo le mani davanti a uno schermo gigante. Che quella tecnologia - fantascientifica nel 2002 - sia poi stata inventata, ormai si sa. Quello di cui forse però finora non ci si è resi conto è che la novità è già entrata nelle nostre aziende. Non soltanto nella Silicon Valley. Ma anche qui, in provincia di Varese. A confermarlo è Gabriele Tosi, fondatore e presidente onorario del BA Film Festival, nonché direttore artistico del Multimedia festival Mibart, dedicato appunto alle nuove frontiere di video e dintorni: “Le aziende del territorio non sono nuove a questo tipo di dinamiche, perché si tratta di strumenti utili per loro. So che, dopo il Baff, alcuni imprenditori hanno fissato incontri con chi se ne occupa”. In occasione della kermesse cinematografica, infatti, a Busto Arsizio sono arrivati un’azienda parmigiana e un regista ligure, che ha peraltro già sviluppato un video a 360 gradi per l’azienda di Saronno che produce il noto liquore In attesa che all’Istituto cinematografico Michelangelo Antonioni venga attivato un insegnamento “ad hoc”, c’é infatti anche chi si è già mosso. Parlando della realtà virtuale, ossia quella simulata con un ambiente tridimensionale, a spiegarlo é sempre Tosi: “So che due aziende meccaniche l’hanno già affrontata. Per esempio, chi fa impianti la utilizza per capire meglio se, una volta realizzato, quanto progettato corrisponda davvero alle richieste del cliente. Attraverso i visori,

un’impresa che lavora per realtà farmaceutiche fa provare a muoversi negli ambienti proposti. Chi va nelle fiere con grandi installazioni, può portarne soltanto una e mostrare le altre in questo modo”. C’è poi la realtà aumentata. Cioè la tecnica attraverso cui si aggiungono informazioni alla scena reale attraverso uno schermo semitrasparente che mostra grafica e testi, aprendo i file con un gesto della mano. Proprio come nel film di Steven Spielberg. “So che un’azienda Busto l’ha comperata, anche se non so per che cosa l’abbia usata”, prosegue l’esperto. Del resto, le applicazioni di queste soluzioni d’avanguardia possono essere diverse. Pensiamo infatti anche alle esigenze di formazione dei dipendenti: “C’è un manichino da vestire con scarpe, guanti, casco e il resto dell’antinfortunistica. A furia di farlo, uno poi se lo ricorda. E poi ci sono cose più delicate. Quando si tratta d’interventi complessi su impianti ad alta tensione è fondamentale non sbagliare. Si può fare il training utilizzando la realtà

> Gabriele Tosi direttore artistico Mibart

“L’entry level ha un costo del tutto accessibile”


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UNO SGUARDO AL TERRITORIO

Prova a guardare qui

Ligabue all’inaugurazione del BaFF (Ph Francesco Rotunno) . Sotto, un visore (Ph Giovanni Garavaglia)

virtuale, in cui vedi le tue mani, puoi prendere le cose e provare il ciclo più volte e con diversi livelli di complessità, in cui vengono date sempre meno istruzioni, e se sbagli ti viene segnalato”. Gli antesignani furono un po’ gli aviatori, con i simulatori di volo. Tipo i modelli evoluti presenti a Volandia che, muovendosi su tre assi, danno davvero la sensazione di essere su un aereo. E a proposito di musei, a Busto Arsizio ha appena aperto una startup che si occupa proprio di fornire queste nuove possibilità di fruizioni museali. Come visitare i fori imperiali passeggiando per l’antica Roma. In un territorio ricco di piccole aziende, naturalmente, la questione del costo è cruciale. Tosi assicura però che non è proibitivo: “L’entry level ha un costo del tutto accessibile. Bisogna contattare un operatore del settore. Fare una chiacchierata orientativa. La BA Film Commission può aiutare a capire che cosa può essere utile per propria azienda... per il primo step può volerci qualche migliaio di euro”. Al di là delle questioni economiche, resta comunque quella - diciamo così - morale. Che poniamo al nostro interlocutore. “Il cinema ci ha mostrato i possibili rischi, per esempio in Matrix o Ready player one. E il boom si avrà probabilmente quando queste nuove realtà saranno utilizzate per il porno, con tute particolari. Ma io non credo che tutto ciò possa comportare una fuga dalla realtà”, ci risponde: “Da sempre l’uomo ha bisogno di evadere immergendosi in altre storie, per esempio commuovendosi o spaventandosi davanti al grande schermo. Così come ora al cinema ti tappi le orecchie, poi potrai toglierti il visore”. Tosi dunque non teme il pericolo che, così facendo, l’uomo abbia bisogno di un visore per vivere: “Penso che queste possibilità siano un’espansione delle capacità sensoriali dell’uomo, un potenziamento. Poi, qualsiasi cosa dipende da come la usi. In fondo, se ci si interroga veramente su che cosa sia la realtà, ci si rende conto che in definitiva non è vero che quello virtuale non è un mondo reale”. Ma qui sconfiniamo nella filosofia. E, per dirla sempre come in un film, questa è un’altra storia e andrà raccontata un’altra volta...…

L’utilizzo di oggi... Dallo sportello virtuale di una banca alla start up medicale sarda rivolta ai baby pazienti per far loro vivere una bella favola dal dentista o durante la chemioterapia. Dall’App della grande catena di mobili per vedere il mobiletto nella propria casa alla marca di vestiti sportivi con la gente in fila davanti al negozio per vivere l’esperienza di attraversare controvento un ponte tibetano

... e quello di domani Per assurdo, realtà virtuale e aumentata sono per ora poco usate per lo storytelling: video, film, racconti. “Per sviluppare un linguaggio in tal senso ci vorrà ancora un decennio”, ipotizza Gabriele Tosi. Prima, infatti, bisognerà risolvere alcune questioni, tipo come associare il movimento visivo a quello corporeo, evitando così il senso di nausea di cui soltanto i giovani abituati ai videogiochi sembrano non soffrire.



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UNO SGUARDO AL TERRITORIO

CHE STORIA! Gallarate nascosta

Nel cuore della Città dei Due Galli c’è un monumento dal passato tormentato. Nel corso degli anni, la chiesa di San Pietro è stata al centro di cambiamenti davvero insospettabili

> Annalisa Paola Colombo > redazione@varesemese.it

> Paolo Alfredo Martinelli - architetteo

È al centro del passeggio. Eppure la sua affascinante storia è del tutto sconosciuta ai più. Stiamo parlando della chiesa di San Pietro a Gallarate. Ora, c’è chi ha deciso di riscoprirla. “Se si osservano la facciata e gli archetti, è possibile identificare stili differenti che sono il frutto di cambi delle destinazione d’uso, ristrutturazioni e tentativi di conservazione”, spiega l’architetto Paolo Alfredo Martinelli, che ci apre il tempio religioso. L’edificio fu infatti anche utilizzato come fortino: attorno al loggiato era stato costruito un camminamento per la ronda, il lato che si affaccia sulla piazza era stato adibito a macelleria ed era stata destinata ad arengo, ovvero il luogo dove si svolgevano le riunioni civiche del borgo. E poi magazzino, caserma, fino ad ospitare un laboratorio di falegnameria. All’interno, i fedeli realizzarono un’edicola per ospitare il tabernacolo e i paramenti religiosi. Le modifiche vengono attribuite al conferimento dello jus patronato della chiesa da parte di Gian Galeazzo Visconti alla famiglia Lomeno che, data la vicinanza con il castello (che sorgeva dove ora c’è la basilica di Santa Maria Assunta), lo trasformò in una struttura dai mille usi. Nel 1578, San Carlo Borromeo fece tappa a Gallarate e decise d’intervenire: ordinò di chiudere la macelleria, eliminare i camminamenti e rifare il tetto. Nel 1844 la chiesa venne dichiarata monumento nazionale ed tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento la Società Gallaratese per gli Studi Patri fu impegnata in un’importante opera di restauro. Infine, il 28 ottobre 1911 la chiesa fu di nuovo consacrata.

> La chiesa di San Pietro a Gallarate


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INTERVISTA DEL MESE

> Chiara Milani

> chiara.milani@varesemese.it

TALENTO (IN)VISIBILE

Luca Stricagnoli, da Malnate al mondo Oltre 100 milioni di visualizzazioni su Youtube a Facebook, un tour internazionale e il sogno di tornare in Italia a fare concerti con il suo Fingerstyle percussivo e la chitarra che ha inventato: abbiamo raggiunto negli Stati Uniti il giovane virtuoso della musica che ha lasciato qui un pezzo del suo cuore


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INTERVISTA DEL MESE

I suoi video hanno oltre 100 milioni di visualizzazioni tra Youtube e Facebook. “Ho smesso di contarle”, ci dice Luca Stricagnoli da Malnate. Lo raggiungiamo via social in un hotel di Indianapolis, mentre si prepara a ripartire subito per il Michigan. Ogni giorno, un concerto in uno stato diverso. Del resto, negli ultimi 3 anni ha suonato in 15 nazioni, dagli Usa alla Russia, dal Canada alla Cina. Per vederlo esibire, c’è chi fa 7-8 ore d’auto. Eppure qui, nella “sua” Italia, il suo nome non ha ancora sfondato. E dire che basta guardare come muove le dita sulla chitarra, che lui stesso ha inventato, per capire quanto questo 26enne sia davvero un virtuoso. È stato persino invitato in università nel Milwaukee a tenere una masterclass. Del resto, per dedicarsi al fingerstyle percussivo - genere che chiamiamo così, ma che ancora non è stato neppure definito in modo universale, tanto è innovativo - ha abbandonato la cintura quasi nera di judo e si è messo appunto a viaggiare il mondo. Anche se, sentendolo parlare, si capisce che non si è montato la testa. Hai voglia di suonare in Italia? Moltissima. Manco dal settembre scorso e tornerò a distanza di un anno, per almeno un paio di date: Colle Pietra e Verona. Non vedo l’ora di avere un tour. Il problema sono il sistema musicale, le sale da concerto, l’abitudine della gente a uscire, la promozione... È un discorso di cultura musicale e anche di crisi economica. Devo dire però che m’intenerisce che molti italiani mi dicano che sono onorati che io rappresenti all’estero la nostra nazione: sento forte supporto da parte della gente.… Del resto, tu sei stato creato come fenomeno musicale dalle persone, visto che è stato il popolo del web a farti da talent scout Sì, tutto ciò che è capitato nella mia carriera musicale, iniziata nel 2015, è venuto dalla gente. Grazie al riscontro su internet hanno parlato di me La Repubblica, Radio Deejay, Radio Kiss Kiss.... Io non ne sapevo niente. Non ho né scritto né avuto un agente: hanno visto i miei video. Oltre 100mila visualizzazioni fanno proprio effetto e ciò mi fa pensare a quanto sia richiesto a un artista per diventare davvero popolare al giorno d’oggi. In Italia, Gabbani con gli stessi numeri tutti lo conoscono. Io, avendo un pubblico internazionale, posso suonare dappertutto, ma devo sempre lavorare parecchio... Per i giovani che come te vogliono fare musica, quali sono dunque difficoltà e opportunità? La difficoltà maggiore è l’invisibilità. Ho anche fatto un video che parla di questo nella mia versione di Bitter, sweet symphony, in cui suono in un parco di divertimento: la mia intenzione era mostrare anche quando fai qualcosa di veramente difficile, complicato, artistico, se non hai l’amplificazione, la gente

Due cuori e un palco non ti sente ed è distratta da altre cose, non si ferma. È una rappresentazione videografica musicale di ciò che avviene nella realtà. Un giovane talento può fare un video, ma se nessuno lo guarda... Però grazie a Internet è possibile vivere in ogni luogo del mondo e aprirsi porte per fare qualsiasi cosa. Che cosa ti manca di più di qui? Gli amici, la famiglia, parlare Italiano. A Varese sono davvero riconoscente. Il mio amico Dede ha girato i miei primi video. Varese dei talenti, di Leandro Ungaro, nel 2012 è stata una delle mie prime occasione di confronto con pubblico e giuria. Avevo deciso di smettere per sempre di suonare e l’ho fatto per tre anni, dai 16 ai 19, per dedicarmi al judo. È stato uno dei miei amici della Robur et fides a mostrarmi il video di Andy McKee che mi ha cambiato la vita: ho deciso di imitarlo e quando, a casa del nostro maestro, mi sono esibito, sono rimasti così colpiti da dirmi che mi volevano bene, ma che evidentemente io dovevo fare questo... E poi al Festival Microcosmi di Vittorio Cosma, quando sono tornato a suonare, si sono presentati con cartelloni giganti tipo allo stadio. C’è qualche artista italiano con cui ti piacerebbe collaborare? È difficile scegliere. Francesco Gabbani, di cui la mia ragazza (Meg Pfeiffer, ndr) ha fatto una cover di Occidentali’s Karma, che tra l’altro ha anche come autore il gallaratese Luca Chiaravalli. E poi gli artisti preferiti di mia mamma, papà e fratello: Claudio Baglioni, Luciano Ligabue e il rapper Clementino. Mi piacerebbe tanto suonare nell’orchestra di Sanremo o accompagnare qualche cantante con la chitarra...

Guardalo su Youtube!

“A Varese sono riconoscente”

Quali sono intanto i tuoi prossimi programmi? Un tour internazionale molto lungo che inizierà a settembre e poi vorrei continuare a pubblicare tanti video e spingere i limiti della chitarra il più lontano possibile. Il mio sogno di vita è di contribuire allo sviluppo di questo strumento a livello internazionale, innovare nella musica e suonare in tutto il mondo. Vorrei essere un diffusore di emozioni positive.

“Il mio trasferimento è dovuto principalmente all’amore”. Lo dichiara così, con romantica semplicità, Luca Stricagnoli, il virtuoso varesino che si è trasferito all’estero con la chitarra in spalla. “Non sono andato a vivere a New York: Meg (Pfeiffer, ndr) abita in Germania, in un paesino di duemila persone, e io volevo davvero stare con lei. Mi dà un sacco di forza”, prosegue: “Certo, per il mio lavoro sarei comunque via molti mesi, ma potrei vivere in Italia e prendere qualche aereo in più”. Chissà, un giorno forse potrebbe anche tornare: “Meg vuole imparare la nostra lingua, ama il nostro cibo e la compagnia degli italiani. Magari un domani potremmo anche farlo”, spiega, anche se l’ideale sarebbe andare in qualche città dove “le cose capitano”. Intanto, Luca e Meg si esibiscono assieme nel mondo ed evitano i talent show: “Ci sono pro, ma anche contro: l’artista vale come il numero che ha sulla maglietta. Io capisco i tempi televisivi, ma pensiamo al sound check in due minuti...… me lo hanno proposto, ma ho detto di no”.


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FORMAZIONE, ISTRUZIONE, EDUCAZIONE

“LA SCUOLA CHE VERRÀ” Dalle aule che crollano alle elementari alle eccellenze italiane tra le scuole superiori: mentre suona l’ultima campanella dell’anno, a un decennio dall’inizio del suo mandato alla guida dell’Ufficio scolastico provinciale di Varese, Claudio Merletti traccia un bilancio e parla delle priorità per il futuro di un mondo sempre più “multicolor”. In arrivo la Conferenza dei sindaci sulla sicurezza Quanto la “Buona scuola” sia davvero tale non spetta a lui giudicarlo. Questo, Claudio Merletti lo chiarisce subito. Ciò detto, a dieci anni esatti dalla sua nomina al vertice dell’Ufficio scolastico provinciale, il dirigente non può non soffermarsi sui recenti cambiamenti nel mondo dell’istruzione. Per capire dove si collochi Varese nel panorama nazionale. E, soprattutto, verso dove stiamo accompagnando per mano gli studenti. E, dunque, il Paese. Lei è stato nominato nel 2008: partiamo dal bilancio di questo decennio... Parliamo della “Buona scuola” con luci e ombre: la riduzione dei caroselli dei docenti e la regolarizzazione dei precari hanno fatto sì che gli studenti siano più conosciuti dai professori. Inoltre sono arrivati nuovi indirizzi: musicali, sportivi, coreutici. Busto in particolare è stata favorita. E poi l’alternanza scuola-lavoro... Molti professori peraltro bocciano l’alternanza scuola-lavoro... Non qui. Da noi c’era già 15 anni fa. Eravamo molto avanti. Fino al 2015 avevamo in assoluto numeri superiori alla provincia di Milano. Eravamo dunque predisposti. Poi si può discutere caso per caso. Tenga conto che si tratta di 21.000 studenti e mediamente ciascuno fa 100 ore all’anno. Se anche domani dovesse cambiare la forma, attrezzeremo il sistema. C’è una profonda necessità di comunicazione e interazione tra scuola e lavoro. Lei ha detto che Busto Arsizio è stata favorita nei nuovi indirizzi: forse c’era il contesto territoriale che lo permetteva... Certo. Per quanto riguarda lo Stato, questa

è l’unica provincia con due Musicali e un Coreutico a livello di Italia del Nord. Ciò grazie a dirigenti e docenti che ci credevano. E alla capacità del territorio di fare squadra. Con amministrazioni comunali e provinciale che hanno saputo evitare campanilismi. Tant’è che il musicale è arrivato prima Busto e poi Varese. Poi, il Classico-Linguistico Crespi è stato giudicato dalla Fondazione Agnelli primo in assoluto livello nazionale. Lo Scientifico Arturo Tosi è campione mondiale di atletica. In ambito tecnico vorrei ricordare l’Ite Enrico Tosi, altra grande preziosità territoriale, pure con il percorso europeo quadriennale. Anche l’Itis Facchinetti ha appena vinto un concorso mondiale per la robotica. Per la scuola paritaria, cito l’Olga Fiorini, che ha portato qui sia il liceo sportivo sia quello quadriennale d’impianto europeo. È evidente che c’è un bouquet di dirigenti straordinario e una situazione di assoluto prestigio, ma soprattutto di fatica, capacità e competenza formativa. Ecco, a Busto passiamo dal top della scuola superiore alle aule con i soffitti che crollano alle elementari... Questa è la priorità numero uno a livello provinciale e nazionale. La crisi economica consistente dal 2008 ha creato difficoltà ai Comuni nella costruzione di nuovi edifici, nella manutenzione straordinaria di quelli vecchi e nel costante aggiornamento completo di misure straordinariamente complicate per garantire la sicurezza: declamate, ma difficile possibilità. Dopo Busto c’è stato un altro episodio pochi giorni dopo nel Varesotto. Il patrimonio della Provincia è molto buono. Il livello di difficoltà è più nel primo ciclo. Da un


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FORMAZIONE, ISTRUZIONE, EDUCAZIONE

“Istruzione tecnica superiore da decuplicare” > Chiara Milani

lato tenuta strutturale, dall’altro l’impiantistica. Tra i punti deboli c’è lo stato documentale. Il rischio è una roba all’italiana in cui tutti fanno finta di fare grandi lamentazioni, ma se sollevi il problema rischi di chiudere il servizio. Provincia, prefettura e Comuni stanno pianificando una Conferenza dei servizi dei sindaci: penso possa andare in onda a settembre o ottobre, per capire, al di là delle responsabilità, quale sia lo stato dell’arte e come possiamo a metterci d’accordo su alcuni elementi, con verifiche annuali garantite, anche in astenia di risorse, con procedure possibili a costi contenuti. Tenga conto che stiamo parlando di oltre 100mila studenti statali. Torniamo alla questione dell’internazionalizzazione dell’istruzione... La realtà della diffusione di modelli d’insegnamento in una lingua europea da noi è capillare. Ci sono stati progetti pionieristici. Sea dette 5-6 anni fa 500mila euro per un intervento a tappeto per costruite un percorso con l’obiettivo di rendere autonome le scuole. Un modello assunto a livello nazionale. La scuola media sta iniziando a muoversi corposamente ed è un po’ il buco nero. E poi la secondaria superiore: i modelli qualitativamente più interessanti sono quelli che ricorrono contestualmente all’Erasmus e alla scuola-lavoro all’estero. Anche in questo caso la provincia è messa bene. E’ stata anche una delle prime a introdurre lingue non europee, a partire dal cinese.

> chiara.milani@varesemese.it

Studenti di qui proiettati verso l’estero, ma anche bambini stranieri che arrivano. Qual è la situazione sul fronte dell’integrazione? Abbiamo l’11-12 per cento di ragazzi e ragazze con cittadinanza non italiana. Quali che siano le posizioni, sui bambini non si scherza e questo sprigiona da 15 anni discrete capacità d’integrazione. Per ogni scuola possiamo avere la composizione delle diverse etnie: cosa che è fondamentale, perché hanno diverse modalità di rapportarsi. È un mondo sempre più multicolor. Non dipendono da lei, ma che cosa pensa delle università professionalizzanti di cui si sente parlare? Il livello terziario è formato da università e istruzione tecnica superiore. Un modello, quest’ultimo, che in Germania prende dentro 20-30 % dell’istruzione ed è più piegato ai bisogni professionalizzanti. Noi ne abbiamo quattro in provincia di Varese: tanti in un’ottica di comparazione, ma pochi in senso assoluto. Lo sviluppo in questa direzione è fondamentale. Poi dipende che senso si dà a questa cosa qui. Comunque la potenza dell’istruzione professionalizzante va decuplicata.

Foto: Claudio Merletti nel suo ufficio (sopra) e sotto studenti dello Scientifico alla Liuc per un progetto utile per l’alternanza scuola-lavoro (sotto)


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FOCUS - ORATORI

A LEZIONE DI VITA > Monsignor Claudio Livetti > redazione@varesemese.it

L’anno scolastico volge al termine e aprono gli oratori estivi, che lasciano ricordi indelebili anche una volta diventati adulti. Monsignor Claudio Livetti, già prevosto di Busto Arsizio, ricorda il valore di questa realtà per la crescita dei giovani, non soltanto durante la bella stagione


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FOCUS - ORATORI

All’oratorio Pio XI di Cinisello Balsamo, dove sono stato assistente dal 1955 al 1965, avevo messo una scritta a caratteri cubitali: “All’Oratorio si prega, si gioca, si impara, ci si diverte, si sta bene”. In quegli anni l’Arcivescovo Montini, futuro Paolo VI, aveva scritto un decalogo per gli oratori, qualificandoli come scuole popolari di vita cristiana per i ragazzi e i giovani. In famiglia si impartisce soprattutto un’educazione affettiva, a scuola un’educazione culturale e in oratorio un’educazione religiosa: questo è il suo specifico. Negli anni Cinquanta non c’erano per i ragazzi tutte le attrattive di oggi: palestre, piscine, scuole di musica e di danza… perciò l’oratorio era l’ambiente accogliente omnicomprensivo, oltre la famiglia e la scuola. A braccia aperte venivano accolti e integrati anche i moltissimi ragazzi delle famiglie che venivano dal sud d’Italia in cerca di lavoro. La storia ha fatto il suo corso, ma gli oratori svolgono ancora il loro compito. Durante l’anno scolastico preparano i ragazzi ai momenti della Prima Comunione, della Cresima e della Professione di Fede. Appena terminate le scuole, prima che i genitori inizino le ferie, parte l’iniziativa dell’oratorio estivo: giorni felici di amicizia, di preghiera, di gite, di giochi, di commensalità, di tuffi in piscina. La partecipazione è massiccia e si può realizzare solo con una forte schiera di animatori. In quelle cinque o sei settimane prevale l’aspetto sociale: una

“Per tutta la vita continueremo a scaldarci sulle braci lasciate dall’incendio della giovinezza”

(Giovanni Papini)

meravigliosa opera di supplenza di altre istituzioni latitanti. Ma anche durante l’oratorio estivo non viene meno l’aspetto educativo, perché gli anni della fanciullezza sono paragonabili alle fondamenta di una casa: ne determinano le dimensioni, ne condizionano la stabilità, il rapporto con il terreno e l’ambiente, la resistenza, l’elasticità e lo stile. L’oratorio non trascura la fascia degli alunni delle scuole medie superiori. È l’età in cui spesso i ragazzi sono tentati di uscire attraverso la fuga: o una fuga estroversa da se stessi e dal loro ambiente, alla ricerca di nuove situazioni e rapporti, oppure una fuga introversa in se stessi, perdendo ogni contatto con la realtà che li circonda e costruendosi un mondo interiore, per lo più irreale, dentro il quale isolarsi. L’oratorio aiuta questi adolescenti a non fuggire da casa, dalla scuola, dalla chiesa, dall’apertura al sociale e al politico e - come purtroppo talvolta accade - dalla vita. La pastorale giovanile oratoriana è attenta anche ai giovani, in questo nostro tempo in cui si è perso il carattere “liminale” delle età della vita: adultizzazione dell’infanzia e infantilizzazione dell’adulto, bambini dispotici e genitori giovanilisti e permissivi, iperstimolazione infantile e moratoria psicosociale giovanile, precocità delle esperienze e ritardo nelle decisioni. Alcuni giovani danno l’impressione di un’automobilista che continua a girare attorno a una rotonda, senza mai decidere quale strada prendere. È importante che qualcuno li pungoli perché si decidano.

100mila euro per gli oratori Le richieste non sono mancate anche quest’anno. Con progetti che, in molti casi, riguardano iniziative congiunte di diverse parrocchie. E’ quanto emerso alla chiusura, a metà maggio, dei bandi 2018 della Fondazione comunitaria del Varesotto. Grazie alla collaborazione con Fondazione Lambriana, la onlus presieduta da Maurizio Ampollini da diversi anni dedica una parte dei fondi messi a disposizione proprio all’educazione realizzata attraverso gli oratori della provincia di Varese, con uno stanziamento di 100mila euro. In attesa che i risultati siano resi noti, ricordiamo che l’iniziativa mira a rafforzare il lavoro di rete e le collaborazioni con le amministrazioni, i servizi socio-educativi, le scuole e le associazioni non profit, consolidando il rapporto del personale specializzato presente negli oratori a sostegno delle attività volte a prevenire il disagio giovanile e mantenendo attivi i servizi svolti dagli educatori laici, in particolare verso le fasce più deboli ed esposte dei ragazzi. Si vuole così dare la possibilità di creare momenti di confronto all’interno della “Comunità Educante” - famiglie, insegnanti, educatori – per sensibilizzare la popolazione adulta e gli enti del territorio alle problematiche e alle ricchezze dell’adolescenza.



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FOCUS - ECOLOGIA E AMBIENTE

Istruzione in classe A

Sostenibilità in cattedra nel Varesotto Nell’anno scolastico 2017-2018 migliaia di studenti e docenti di un’ottantina di scuole, da quelle dell’infanzia alle superiori, sono stati coinvolti nel progetto “Green school”: un’iniziativa innovativa “Made in Varese” di educazione alla tutela dell’ecosistema

Creative, responsabili, innovative e smart. Sono le Green Schools, ovvero le 81 scuole del Varesotto che quest’anno sono state certificate per il loro impegno concreto a ridurre la propria impronta ecologica e a educare studenti e adulti ad adottare un comportamento attivo e virtuoso per l’ambiente. Tra queste, tre hanno ottenuto la certificazione di classe A, un po’ come avviene oggi per le case più ecosostenibili. Stiamo parlando della media Dante Alighieri di Olgiate Olona e le primarie Pedotti di Luvinate e Manzoni di Casciago (Morosolo), applaudite a fine maggio a Villa Recalcati. Tre eccellenze scelte tra 10 scuole dell’infanzia, 35 primarie, 24 secondarie di primo grado e 12 secondarie di secondo grado. Per un totale di 16mila studenti e oltre mille insegnanti che hanno lavorato attivamente al progetto. Ma i numeri salgono a più di 26mila alunni e tremila docenti calcolando la popolazione scolastica raggiunta dall’attività di sensibilizzazione.

collaborazione dell’Ufficio scolastico provinciale. Si tratta, infatti, di un progetto innovativo di educazione alla tutela dell’ecosistema del tutto “Made in Varese”. Anche se in futuro potrebbe essere adottato pure da altri territori, dato il riscontro che sta avendo. “Ci sono addirittura una decina d’istituti comprensivi che hanno aderito, il che significa una continuità dell’educazione allo sviluppo sostenibile che inizia nelle scuole dell’infanzia e prosegue fino almeno alle secondarie di primo grado”, prosegue Landini, spiegando come ciò faccia davvero ben sperare per avere future generazione di adulti più attenti e consapevoli alle tematiche green. Tra gli obiettivi futuri, quello di far sì che tale rete di scuole sia ancor più volano di nuovi progetti di sviluppo sostenibile nel territorio.Come? Per esempio coinvolgendo i popolosi istituti superiori nella diminuzione dei rifiuti assieme ad enti locali e aziende di raccolta differenziata.

Le tematiche su cui le scuole possono impostare la loro attività “verdi”sono molteplici, tra cui energia e cambiamenti climatici (riduzione dei consumi della luce, ad esempio), rifiuti (il miglioramento della raccolta differenziata o il mercatino del riuso e del baratto), mobilità (tipo pedibus, bicibus e car pooling), biodiversità e rete ecologica (come la creazione di orti e stagni), spreco alimentare (per esempio la donazione del cibo avanzato) e acqua (magari in brocca). Piccoli, grandi gesti quotidiani da imparare fin da piccoli.

Tra i più giovani, di certo, il seme è stato di certo piantato. Se son rose...

“Tre anni fa, quando abbiamo iniziato, erano una decina le scuole coinvolte”, ricorda Paolo Landini, tecnico dell’ufficio Sostenibilità ambientale della Provincia di Varese, che promuove il progetto con l’Università dell’Insubria, Agenda 21 dei laghi, l’associazione cast di Laveno Mombello (che compongono il Comitato scientifico nelle persone rispettivamente del professor Gianluca Ruggieri, Luca Colombo e Paola Sacchiero) e con la

> Paolo Landini - Tecnico dell’ufficio Sostenibilità ambientale della Provincia di Varese

“Le attività verdi riguardano rifiuti, mobilità, energia, natura e biodiversità” > A cura della redazione

> redazione@varesemese.it


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NATURA

> Ph Tiziana Foglieni

COLLEGO

Singolare connubio: minifigure e natura Questa primavera è iniziata una singolare collaborazione tra il Comune di Porto Ceresio e il gruppo Fotografia costruttiva, che in un anno e mezzo raduna già oltre tremila persone provenienti da tutta italia e non solo. “Laghi e Prealpi offrono scenari adatti”, spiega il fondatore

> Chiara Milani

> chiara.milani@varesemese.it


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NATURA

Il più giovane si chiama Edoardo, ha 5 anni ed è di Rovellasca, nel Comasco. La più matura è Tiziana, di anni ne ha 65 e viene da Legnano, nell’Alto Milanese. Stiamo parlando di una comunità che in totale, in appena un anno e mezzo, ha già coinvolto oltre tremila persone. In comune, hanno tutti una forte passione. Anzi, due: la passione per la fotografia e le Minifigures® della LEGO®. A “radunarli” è stato Alessio Varisco, classe 1981, originario di Legnano e da qualche anno residente a Varese. Da qui, a gennaio 2017, ha lanciato il gruppo Facebook Fotografia costruttiva. Prima in Italia a condividere foto ed esporre mostre fotografiche con le cosiddette minifigure, questa realtà vanta oggi tanti uteenti attivi da ogni regione e ha iscritti da oltre una decina di stati nel mondo. Il sito internet, aperto a gennaio 2018, ha già superato le quattromila visite ed è seguito in 26 nazioni. E da quest’anno il gruppo sta organizzando anche escursioni fotografiche che al momento vedono sullo sfondo soprattutto laghi e Prealpi. “La natura offre scenari adatti”, ci spiega Varisco, raccontando come è nata questa sua passione, che a quanto pare è molto “contagiosa”: “Fin da piccolo giocavo con i famosi mattocini colorati che chiamavo “costruzioni”, dai giganti Duplo poi passai ai Lego classici. Col tempo i set aumentavano, smontavo e creavo qualcosa di diverso dalla scatola”. Nel frattempo la fotografia diventa digitale e lui comincia un corso di fotografia grazie al Gruppo fotografico della Famiglia legnanese. Quindi, il trasferimento nella Città Giardino. “Il territorio offre molto da fotografare. Porto sempre con me una fotocamera”, prosegue. Intanto i Lego, usati al posto dei soprammobili, a casa prendono polvere. Così, dopo prove di fotografia still-life fra le mura domestiche, decide di portare in giro con sé questi simpatici omini gialli e di fotografarli in scenari inusuali. Come, appunto, quelli naturali. “Il risultato sono fotografie costruite in modo da dare una vita reale alle minifigures nei luoghi che esploro”, conclude il fondatore del gruppo, che amministra con la collaborazione del fratello Daniele e di Francesco Frangioja, Fabrizio Pedrazza, Debora Pesce, Roberto Ceruti e Daniele Levacovich.

Questa primavera Fotografia costruttiva ha poi cominciato un progetto col Comune di Porto Ceresio, dando vita a una serie di uscite fotografiche nel suggestivo borgo al confine con la Svizzera: a maggio c’è stata la prima gita, che ha visto coinvolto una ventina di persone. Le prossime saranno nelle domeniche 10 Giugno e 1 Luglio. A fine anno, le immagini saranno poi radunate in una mostra fotografica locale. Nel frattempo, questo mese è in programma un’esposizione a Ispra: sabato 16 durante la Notte Bianca e domenica 17 in Sala Serra. Del resto, agli omini Lego ben si addice la filastrocca che recita “mattone su mattone viene su una grande casa...”. Costruita, in questo caso, in mezzo al verde.



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SALUTE

Sole, croce e delizia

Come proteggersi dai raggi ultravioletti La pelle rappresenta l’organo più esteso del nostro corpo e ha il compito anche di proteggere i tessuti sottostanti. Il sole è fonte di luce, energia e benessere. Tuttavia, l’eccessiva esposizione può essere estremamente dannosa. Statistiche e consigli del professor Nicola Zerbinati, dermatologo e ricercatore universitario del dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università dell’Insubria

Piccole quantità di radiazioni ultravioletti sono benefiche per l’uomo: è possibile sfruttare gli effetti positivi dei raggi UVA e UVB nel trattamento della psoriasi, della vitiligine e di altre patologie immunomediate. Inoltre, sono essenziali per la produzione di vitamina D. Tuttavia, l’esposizione non modulata può determinare diversi effetti nocivi, sia acuti sia cronici, che dipendono soprattutto dall’intensità e dalla lunghezza d’onda delle radiazioni ionizzanti, dal tempo di esposizione e dal fototipo individuale. L’esposizione eccessiva e non progressiva alle radiazioni UV, può determinare, in “acuto”, la comparsa di “scottature” ed eritemi solari. L’esposizione solare prolungata è inoltre responsabile del “foto-invecchiamento cutaneo”, tipico delle zone più esposte al sole, che si manifesta con la comparsa precoce dei segni dell’invecchiamento, quali aumento della secchezza, della rugosità e delle macchie cutanee. Uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di tumori cutanei è rappresentato dall’eccessiva esposizione ai raggi UV, che derivano principalmente dal sole, ma anche da lettini e lampade solari che vanno quindi utilizzate con attenzione. Tra i tumori cutanei, il più maligno è il melanoma la cui origine è strettamente correlata al numero di scottature subite in età infantile e adolescenziale. I dati raccolti dall’Iss (Istituto superiore di sanità) mostrano che, a livello mondiale, nell’ultimo decennio il melanoma cutaneo ha raggiunto i 100mila nuovi casi all’anno, con un aumento del 15% rispetto al decennio precedente. Nell’ultimo quinquennio in Italia i decessi attribuiti al melanoma cutaneo sono stati 4mila negli uomini e 3mila nelle donne. D’altro canto, la progressiva sensibilizzazione della popolazione a porre attenzione al “neo che cambia”

ha permesso di aumentare il numero di diagnosi precoci e di conseguenza di migliorare la prognosi. Infatti, il melanoma cutaneo ha un’evoluzione nel tempo correlata allo spessore raggiunto nella pelle al momento della asportazione. Ad oggi, grazie alla diagnosi precoce, la percentuale di sopravvivenza a 5 anni è passata dal 50% (negli anni ’60) all’80%. L’esposizione solare può determinare anche la comparsa di tumori cutanei non melanomatosi, secondo i registri dell’Associazione italiana registro tumori si registrano 120 casi di tumore cutaneo non melanomatoso ogni 100mila uomini e 90 casi per le donne. Escludendo i melanomi, 8 tumori della pelle su 10 sono carcinomi basocellualari (correlati alle ustioni solari riportate soprattutto in età infantile), 2 sono carcinomi spinocellualari (legati alla quantità cumulativa di luce solare assorbita dalla pelle durante la vita).

> Nicola Zerbinati > redazione@varesemese.it

I consigli dunque sono: evitare il sole nelle ore più calde, indossare un cappello a falde larghe e occhiali da sole avvolgenti, applicare creme con fattore protettivo 50+, integrare con la dieta i liquidi, i sali minerali e le vitamine perse, usare il doposole, evitare lampade e lettini abbronzanti e proteggere bene neonati, bambini e adolescenti.

“In aumento l’incidenza del melanoma cutaneo, ma anche le guarigioni”


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

In onda dal 18 giugno 2018 ore 20:30 LCN 16 Lombardia - Novara - Vercelli LCN 99 Piemonte: Alessandria - Asti - Cuneo - Torino


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TERZA ETÀ

I SEGRETI DELLA TINTARELLA

Parte da tavola la strategia per l’abbronzatura di nonni e nipoti Acqua, sali minerali e vitamine: ecco allora la triplice alleanza alimentare per riparare dal sole la cute di tutta la famiglia, dai bimbi agli anziani. Milena Colzani, dietologa dell’ospedale di Saronno, ci consiglia che cosa mangiare per un colorito intenso, ma senza danni. Fermo restando l’uso delle creme solari giuste > Milena Colzani > redazione@varesemese.it

Foto: www.universitaleccoadultiterzaeta.it

Se i preparativi per la “prova costume” a un certo punto della vita lasciano spesso il tempo che trovano, quelli per preparare la propria pelle alla bella stagione non devono conoscere età. L’esposizione ai raggi del sole infatti fa bene all’umore e ci dona un colorito che spesso ci fa sentire più belli, ma può essere dannoso. Soprattutto per chi ha la cute più delicata, come nonni e nipoti. Il cambiamento di colore della pelle è infatti in realtà dovuto al maggior rilascio del pigmento melanina da parte delle cellule cutanee in seguito alle radiazioni solari, con la funzione di proteggere il derma. La strategia per usufruire al massimo dei benefici dell’abbronzatura, evitando i problemi, parte a tavola. Acqua, sali minerali e vitamine: ecco allora la triplice alleanza per proteggere la nostra cute. Acqua per mantenerla idratata e reintegrare le grosse perdite di liquidi causate dalla sudorazione. Betacarotene per stimolare la formazione di melanina. Vitamine C, E e selenio, potenti antiossidanti, per proteggere dall’invecchiamento e dagli effetti dannosi dei raggi ultravioletti. Riassumendo, per ottenere una tintarella perfetta, allo stesso tempo, per fornire alla pelle tutte le sostanze di cui ha bisogno, è utile aumentare il consumo di cibi, quali: • Frutta e vegetali di colore arancio o giallo, come carote, albicocche, meloni, pesche, ricchi di betacarotene; • Frutta e vegetali di colore rosso, come i pomodori (ricchi di licopene), i peperoni, i cocomeri, le fragole e le ciliegie; • Frutta ricca di vitamina C, come i kiwi e gli agrumi; • Verdure come lattuga, broccoli, sedano e rucola; • Pesce azzurro, salmone, noci, mandorle, ricchi di acidi grassi della serie omega-3 e omega-6, potenti antiossidanti. Inoltre, non dimentichiamo di scegliere le creme solari protettive giuste. E poi, se esagerassimo con l’esposizione al sole, ecco che ancora una volta dalla terra arriva un aiuto tramite i fiori di camomilla e le foglie di lattuga che, grazie al loro contenuto di sostanze antiinfiammatorie, aiutano a ridurre i fastidiosi eritemi solari. In conclusione: sole con giudizio e alimentazione sana per godersi senza rimpianti una bella passeggiata al sole in spiaggia o in montagna. Buone vacanze... in salute!


MUSEO FISOGNI Via Bianchi 25 B Tradate (VA)

Al Museo Fisogni è in corso la mostra dedicata a “Il boom economico nel Tradatese tra gli Anni Cinquanta e gli Anni Settanta”, a cura degli studenti della 4 E del Liceo Scientifico Marie Curie di Tradate. Una sezione è dedicata alle correnti artistiche del periodo: la Pop Art, l’Action Painting, l’Informale e molte altre. Il Museo, nella sede di Villa Castiglioni a Tradate, vanta una collezione di cinquemila pezzi di archeologia industriale legati alle stazioni di benzina vintage, dal 1892 al 1990: oggetti unici raccolti ad uno ad uno da Guido Fisogni e fedelmente restaurati. La collezione è la più completa al mondo tanto da essere stata insignita nel 2001 del certificato Guinness World Records ed è parte del network “Triennale di Milano – Triennale Design Museum”.

ACHILLE CASTIGLIONI (1918–2002) visionario

L’ALFABETO ALLESTITIVO DI UN DESIGNER REGISTA

In occasione del centenario della nascita, il m.a.x. museo di Chiasso celebra dal 31 maggio al 23 settembre 2018 un grande protagonista della stagione d’oro del design degli anni Sessanta: Achille Castiglioni, architetto di fama internazionale dalla forte capacità visionaria, che ha realizzato 290 oggetti di design e ben 484 allestimenti. Sviluppata secondo la curatela e il progetto di allestimento di Ico Migliore, Mara Servetto (Migliore+Servetto Architects) e Italo Lupi, in collaborazione per la curatela con Nicoletta Ossanna Cavadini, l’esposizione presenta schizzi, disegni, modelli, testimonianze video, oggetti originali e prototipi, e mette in evidenza la perfetta combinazione di semplicità e ironia che caratterizza la profondità delle sue idee e la sua abilità nel costruire spazi in stretta collaborazione con i graphic designers, in particolare con lo svizzero Max Huber.

Dal 31 maggio al 23 settembre 2018 Orari: domenica

09.00-11.00 gli altri giorni su prenotazione

www.museo-fisogni.org

chiusura estiva:

30 luglio - 20 agosto compresi m.a.x. museo Via Dante Alighieri 6 Orari: CH - 6830 Chiasso martedì-domenica info@maxmuseo.ch 10.00-12.00 e 14.00-18.00 www.centroculturalechiasso.ch (lunedì chiuso)


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ARTEVARESE.COM

Il primo portale online dedicato all’arte della provincia di Varese info@artevarese.com

Un artista on the road

L’antologica di Paolo Masi al MA*GA Fino al 16 settembre a Gallarate sarà possibile vedere “Doppio spazio”, che racconta 60 anni di ricerca nell’ambito dell’arte contemporanea astratta. Non una mostra cronologica, ma un percorso emozionale. Armato di Polaroid, l’85enne fiorentino ha anche realizzato una nuova opera lungo le strade della Città dei Due Galli Installazioni, plexiglass, cartoni, tombini, polaroid, specchi e tele cucite: questi alcuni degli strumenti attraverso cui Paolo Masi ha saputo raccontare la sua vita. Una vita fatta di viaggi, incontri, scoperte e avventure urbane oggi esposta al MA*GA di Gallarate fino al 16 Settembre nell’antologica “Doppio spazio”. Materiali differenti, che puntano a mutare la percezione dello spazio, raccontano 60 anni di ricerca artistica nell’ambito dell’arte contemporanea astratta. Il progetto, fortemente voluto dalla direttrice Emma Zanella e curato da Lorenzo Bruni in stretta collaborazione con il MA*GA e con la galleria fiorentina di Simone Frittelli propone opere che rappresentano i passaggi chiave della carriera dell’artista che ha affrontato, decennio dopo decennio, i limiti e le potenzialità dell’oggetto quadro, della pittura astratta e dell’arte come atto politico. Non una mostra cronologica, ma un percorso emozionale. “Guardare le persone, incontrarle, conoscerle, questo è essenziale per la mia ricerca artistica.” racconta Masi: “Non potrei stare chiuso in uno studio a dipingere e basta, ho bisogno del mondo e della sua vita.” Per l’esposizione di Gallarate Paolo Masi ha realizzato una nuova opera proprio in città: armato di Polaroid l’85enne ha percorso le strade di Gallarate soffermandosi sui tombini, sui punti luce, sulle transenne e sui marciapiedi. È il senso della meraviglia, dello stupore, dello scoprire e dello sperimentare ancora che accompagna l’artista fiorentino nel portare alla luce alcune intuizioni, nel mettersi a cavallo tra pittura, scultura e fotografia. A New York Masi acquistò la prima Polaroid e proprio lì realizzò la prima serie di istantanee dedicate alla realtà urbana, ai tombini in particolare. La griglia per terra, un pezzo di asfalto, l’impronta di una scarpa: le tracce del vivere sono sempre state nel suo interesse. Legati al tema della strada ci sono anche due quadri del 1962. Qui, come in una sinestesia, l’opera intende riprodurre con il linguaggio visivo il suono del rombo di una moto. Non su tela, ma su faesite, materiale durissimo utilizzato proprio per imprimere segni netti e secchi. Non ci sono segreti, Paolo Masi racconta al pubblico tutti gli aspetti del mestiere con la naturalezza di un ragazzo alla scoperta del mondo. La visione della realtà è però quella di chi ha vissuto e ha attraversato la vita in tutte le sue pieghe. “Se

sono io un artista, siamo tutti artisti. Io sono solo un uomo che vuole comunicare qualcosa e su quella cosa mette tutta la sua esperienza, che non è stata semplice, non è stata facile, ma è stata importante”.

> Alessia Zaccari

“Non potrei stare chiuso in uno studio a dipingere, ho bisogno del mondo”

> Paolo Masi


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TAINO ABBRACCIA IL TRICOLORE

A giugno si disputerà il campionato italiano su strada Under 23 Uomini Questa corsa, organizzata dalla Cycling Sport Promotion, presieduta da Mario Minervino, vedrà alla partenza tutti gli atleti più forti, tra i quali anche l’enfant du pays Alessandro Covi

> Luigi Cazzola > redazione@varesemese.it

Dopo il successo del Trofeo Alfredo Binda, gara internazionale di ciclismo femminile che si è svolta nello scorso mese di marzo con partenza da Taino e arrivo a Cittiglio, l’instancabile Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion, si sta già preparando a una nuova fatica organizzativa. Infatti il 23 giugno, sempre con l’organizzazione della Cycling Sport Promotion, si disputerà ancora una volta a Taino il campionato italiano su strada Under 23 Uomini. La maglia tricolore verrà consegnata al vincitore dell’ottavo Trofeo Corri per la Mamma e Trofeo Giuseppe Giucolsi a.m., nonchè 4° Coppa dei Laghi Trofeo Almar, gara che quest’anno è appunto valida per il titolo italiano Under 23. Il percorso è particolarmente selettivo e comprende il “Tainenberg”, uno strappo insidioso che ricorda i muri delle classiche del nord ed è diventato famoso come luogo di pellegrinaggio domenicale per i cicloturisti varesotti. Il campionato italiano Under 23 rappresenta quindi un appuntamento straordinario per gli appassionati di ciclismo, perché a Taino si affronteranno tutti i giovani italiani emergenti, pronti a fare il salto nell’impegnativo, ma al tempo stesso affascinante, mondo del professionismo. Per questi ragazzi, quindi, questa non sarà una gara come le altre, visto che chi la vincerà potrà indossare la maglia di campione italiano per un anno intero. In particolare questa non sarà una gara qualsiasi per Alessandro Covi. Infatti questo corridore, che difende i colori del Team Colpack, vive proprio a Taino, correrà sulle strade amiche e avrà la singolare possibilità di conquistare la maglia tricolore in casa propria, davanti ai suoi amici e alla sua famiglia. Nella storia del campionato italiano Under 23 va quindi ad incastonarsi un’altra storia, quella del giovane Covi, che ci auguriamo possa trasformarsi in una bella favola a lieto fine.

Da sinistra a destra : il Presidente della Cycling Sport Promotion Mario Minervino con il Sindaco di Taino Stefano Ghiringhelli alla partenza del Trofeo Corri per la Mamma e Trofeo Giuseppe Giucolsi a.m. - Coppa dei Laghi Trofeo Almar dello scorso anno (Ph Ilaria Benati)



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