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RITORNO AL FUTURO
La “sbornia” di MIDO è passata. Ed è stata bella. Ammettiamolo, dopo la pausa causata dalla pandemia e l’edizione 2022 in maggio come nel passato remoto, siamo arrivati tutti un po’ impreparati alla data di inizio febbraio, ci è sembrata molto anticipata e invece era solo un “ritorno alla normalità”. Ci rifaremo l’abitudine. È stato innegabilmente un gran MIDO. Troppo corto però. Io sono tra i decisi fautori della durata di quattro giorni. In tre giorni che non c’è il tempo per un momento di riflessione, un esame approfondito, la ricerca del nuovo, il saluto agli amici.
Sono ottimista perché in conferenza stampa, prima del salone, il Presidente Giovanni Vitaloni, alla domanda di un collega su questo argomento, è stato possibilista. Amo talmente MIDO che mi andrebbe bene anche durasse una settimana.
Che quadro del settore italiano abbiamo visto in fiera e in questi mesi? I dati ANFAO ci confermano che l’export si è ripreso pienamente mentre il mercato interno ristagna. Tanto per cambiare. A MIDO abbiamo visto il ritorno dei buyer stranieri, gli ottici italiani sono aumentati ma quanti sarebbero senza i treni gratuiti offerti dalla fiera? I più attivi sono gli ottici indipendenti (ne trovate un esempio nelle pagine che seguono) che, per fidelizzare sempre più la loro clientela con proposte particolari, di design e sostenibili (argomento basilare ultimamente) sono sempre presenti in grande numero ad ogni evento del settore in Italia e all’estero. Gli altri o fanno parte di insegne e catene che scelgono per loro o si affidano alle proposte, e ai brand fashion, delle grandi aziende che spesso li invitano a eventi dedicati “fuorisalone”. Non credo siano solo gli alti costi di Milano a frenarli nel visitare quello che è l’appuntamento più importante al mondo. Forse c’è anche un pizzico di pigrizia abituati come sono in Italia a ricevere molte visite a domicilio della rete vendita delle aziende.
Tra le altre buone notizie è il neonato dialogo tra ottici e oftalmologi, o almeno una parte di quest’ultimi. Sarebbe davvero l’ora. Per quanto riguarda invece le cattive notizie, ho letto recentemente che i prodotti italiani sono tra i più contraffatti al mondo. L’11% dei sequestri globali di merci che vìolano i diritti delle PMI riguardano imprese italiane, terze al mondo a subire tali infrazioni, precedute soltanto da quelle statunitensi e svizzere.
Il dato emerge dallo studio “Rischi del commercio illecito di prodotti contraffatti per le piccole e medie imprese”, nato dalla collaborazione tra EUIPO (Ufficio europeo per la proprietà intellettuale) e OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici). La relazione evidenzia che le PMI la cui proprietà intellettuale è violata hanno meno probabilità di sopravvivere (34 % in meno) dopo cinque anni.
Un problema quindi da non sottovalutare e che svilupperemo nei prossimi numeri della nostra rivista.
A presto
Isabella Morpurgo Editore VEDERE Italia