PROGETTO MARSIA TEXTURE CITY CATERINA MORIGI E FILIPPO SOFFIATI
La ricerca è iniziata camminando per una zona storica della sartoria di Venezia, il sestiere di Castello. Questo è un sestiere molto popolare, in cui vivono ancora molti veneziani. La ricerca si è svolta di persona in persona, chiedendo alle anziane signore dove si trovassero le vecchie sartorie. Loro molto cortesemente guidavano la passeggiata per un tratto, verso vetrine coperte da serrande, visibilmente chiuse da anni. Questa ricerca di edifici in disuso ha portato però a voler trovare anche il suo opposto: le botteghe ancora aperte. Girando per le calli si possono trovare in particolare tappezzerie, cooperative (che lavorano con persone in difficoltà psichica su una tradizione tessile e sartoriale) e negozi di tessuti di lusso. La ricerca è proseguita sui libri e per immagini, per trovare la memoria storica e contemporanea dei tessuti prodotti a Venezia.1 Questi tessuti possiedono texture raffinate e materiali lussureggianti. Nei secoli i disegni sono cambiati, non variando alcune delle loro caratteristiche di stile. E soprattutto, il fatto che questa tradizione sia nata proprio a Venezia, non è casuale; gli antichi mercanti hanno importato tessuti dall’Oriente, e qui si sono instaurate botteghe di tessitoria. Sorgono spontanei ragionamenti: il tema della texture tessile ricorre fino ad oggi, in che modo si è trasformato? Può esD. Davanzo Poli (a cura di), Seta e Oro: la collezione tessile di Mariano 1 Fortuny Venezia, Venezia 1997
Tessuto della collezione Fortuny
serci una relazione con il paesaggio veneziano? L’architettura e ciò che le persone vedono nel paesaggio attorno a loro influisce nella produzione di texture? Accostando immagini di palazzi e texture tessili si può notare una forte influenza tra paesaggio e tessuto. Anche Francesco Jodice in L’eredità dei precursori (2013)2, lavorando sulla città di Venezia, compara l’abito alla decorazione architettonica. Il progetto Marsia vuole indagare l’associazione tra tessuto e architettura: l’idea che i decori dei tessuti storici veneziani rispecchino le superfici dei palazzi della città e viceversa. Di fatto si è voluto produrre un abito con i calchi di superfici architettoniche, evidenziando il concetto di abitare l’abito e di vestire l’architettura. Prelevando perciò tali superfici attraverso materiali propri del restauro, abbiamo realizzato delle “pelli” con le quali abbiamo confezionato un abito semplice, senza tempo, che rispecchia sia il passato, ispirandosi a Fortuny, ma facilmente indossabile anche nella contemporaneità. Il passo successivo è la realizzazione di un serie di abiti che rispecchiano tali concetti, e la creazione di un marchio e di un’etichetta per rendere l’abito indossabile e fruibile. Un embrione tra oggetto artistico e moda. Nella definizione del progetto siamo partiti dall’osservazione di abiti storici conservati a palazzo Mocenigo, per risconImmagini dalla Mostra personale a Treviso di Francesco Jodice, Ven2 ezia / L’eredità dei precursori, 2013. L’esposizione mostrava in anteprima il materiale per il prossimo film del ciclo Citytellers, ambientato a Venezia.
trare l’evidente collegamento tra tessuto ed architettura. Successivamente abbiamo trovato nell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione2 una tipologia di giacca veneziana, ovvero la marsina, o “velada” veneziana3. Successivamente ci siamo orientati su un abito meno anacronistico: una tunica in stile abito riformato, che riprende lo stile di Fortuny di inizio Novecento, ma è di facile uso anche nella contemporaneità. Abbiamo deciso di confezionare anche una T-shirt; i capi prenderanno il nome dal luogo di provenienza.
G. Aruch Scaravaglio, alla voce marsina, in Enciclopedia Italiana (1934), scrive :“MARSINA (etimo incerto; fr. e sp. frac; ted. Frack; ingl. dresscoat). - Al principio del sec. XVIII la marsina, il giustacuore e la velada veneziana erano nomi diversi d'una stessa foggia d'abito; in un documento del 1725 (inventario dei beni di G. B. Rocca di Vallaggio) troviamo descritto "un vestito di panno argentino, cioè marsina di velluto cremisi, guarnita d'oro". Ai primi del sec. XIX la marsina nera a code sfuggenti o arrotondate, modificata dapprima in Inghilterra, è abito da sera e di cerimonia, portato con i pantaloni corti e lunghi: l'abito rosso delle cacce alla volpe, l'abito ricamato d'oro dei diplomatici o delle alte cariche statali e il frac derivano tutti dall'antica marsina settecentesca.”
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Tessuto Fortuny.
Portale della basilica dei Frari, Venezia.
In queste due immagini F. Jodice compara l’architettura agli abiti.
Abito femminile veneziano del Settecento.
Abito maschile veneziano del Settecento, che comprende la marsina.
Tunica Fortuny.