I Frutti di Bratunac

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Cosa resta della Jugoslavia nei Balcani di oggi? Per trovare una risposta, limitarsi a fare ricerche non basta: bisogna mettersi in viaggio. È quello che hanno fatto tre giovani autori, nell’estate del 2017. Un viaggio per visitare luoghi e incontrare di persona chi vive quella realtà. A muovere la loro curiosità una manciata di foto di enormi monumenti di cemento, misteriosi e affascinanti, risalenti agli anni ‘60 e ‘70. Diffusi in ogni angolo della penisola balcanica, come un trait d’union, sono stati costruiti per celebrare le guerre di liberazione dei partigiani e consolidare l’identità jugoslava. Per identificare quei simulacri di una cultura scomparsa c’è una parola, spomenik (споменик) che significa monumento, uguale anch’essa da nord a sud dei Balcani. Una parola sola per 6 lingue diverse: sloveno, macedone e le quattro lingue che una volta era serbo-croato, e che ora invece sono serbo, croato, bosniaco e montenegrino. Diverse sulla carta ma profondamente simili. La questione della lingua è una delle tante questioni irrisolte dei Balcani, i cui abitanti cercano ora di affermare la loro identità per differenza piuttosto che per uguaglianza. In mezzo a jugonostalgia, nazionalismi e tentativi di riconciliazioni, dei popoli che abitano i Balcani una cosa emerge più di altre: un tempo uniti contro gli oppressori e poi divisi irreparabilmente dai conflitti degli anni ‘90, oggi la guerra vogliono lasciarsela alle proprie spalle, e ricominciare da capo. Di ciò ne sono convinti Rada e Skender, i due fondatori della Cooperativa agricola Insieme di Bratunac, vicino a Srebrenica (Bosnia Erzegovina), in cui donne di diverse etnie si uniscono pacificamente per produrre marmellate e succhi di lamponi, more e mirtilli. Frutti di bosco, frutti di pace.


Il progetto Spomenik, la Jugoslavia che resta I frutti di Bratunac è il primo fumetto del progetto Spomenik, La Jugoslavia che resta, un viaggio alla scoperta dell’architettura e di tutto ciò che resta dell’ex Jugoslavia, raccontato attraverso i fumetti, la fotografia e il reportage. “Spomenik, La Jugoslavia che resta”, è un lavoro di Veronica Tosetti, Eliana Albertini e Stefano Fasano. La parola spomenik in serbo-croato significa “monumento”. Quella stessa parola oggi ha cominciato a identificare una particolarissima categoria di opere commemorative, costruite tra gli anni ‘60 e ’80 per iniziativa del leader jugoslavo Josip Broz Tito, con una finalità ben precisa: creare una coscienza nazionale attraverso la celebrazione di luoghi dove avvennero episodi unificanti, spesso battaglie di liberazione, della storia della Jugoslavia.














La Cooperativa Insieme In Bosnia Erzegovina, la Cooperativa Insieme ha realizzato il sogno di ricostruire la pace con i piccoli frutti della terra. Dall’ aprile del 1992, dopo il collasso della Jugoslavia, la Bosnia Erzegovina ha sofferto una sanguinosa guerra terminata nel novembre 1995. La guerra ha provocato un cambiamento della struttura demografica della popolazione, come risultato delle operazioni di “pulizia etnica”. Il comune di Bratunac si trova sulla riva occidentale della Drina, a pochi chilometri da Srebrenica, dove l’11 luglio 1995 l’esercito serbo bosniaco realizzò un massacro sistematico degli uomini musulmani, inclusi i giovanissimi e gli anziani. Le vittime stimate sono più di ottomila. Si è trattato di una strage di dimensioni inaudite, la più grande commessa in Europa dopo la seconda guerra mondiale. In questo contesto è nata la Cooperativa agricola “Insieme” nel giugno del 2003, per iniziativa di dieci soci fondatori, in maggioranza donne; “Insieme” è una Cooperativa moderna, con una struttura basata su valori di equità e uguaglianza tra i soci. I Frutti di Pace Il suo scopo dichiarato era favorire il ritorno a casa dei profughi e delle profughe e superare i mille ostacoli materiali e psicologici alla ripresa di una vita in comune, attraverso la diffusione dei valori del lavoro e della cooperazione. Rilanciare un’economia rurale sostenibile attraverso la riattivazione di un sistema microeconomico basato sulla coltivazione di piccoli frutti in fattorie di famiglia unite in cooperativa è la chiave per realizzare la riconciliazione superando le divisioni costruite dalla guerra. Il rispetto e la fiducia reciproca che si ricreano nel lavoro sono il cemento che tiene insieme una comunità multiculturale nella regione di Bratunac e Srebrenica e che è oggi un esempio virtuoso per tutto il territorio dei Balcani. Oggi la Cooperativa riesce a sostenere i contadini nella fase della produzione e si occupa della raccolta, della surgelazione, della trasformazione e della vendita di prodotti derivati da piccoli frutti. La scelta dei piccoli frutti è coerente con la storia dell’agricoltura tradizionale dell’area, favorita da buone condizioni climatiche.


“I frutti di Bratunac” Disegni e sceneggiatura: Eliana Albertini Testi e sceneggiatura: Veronica Tosetti “Spomenik, la Jugoslavia che resta” è un progetto di Eliana Albertini, Stefano Fasano e Veronica Tosetti Menzione speciale del bando Fuorirotta 2017 Facebook: Spomenik, la Jugoslavia che resta Instagram: @spomenik.fuorirotta Stampato nel Novembre 2018 con il contributo di




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