20160107 l amico del popolo centoni e legionari

Page 1

7 GENNAIO 2016 - N. 1

UN’ANTICA FILIERA PROTO-INDUSTRIALE

IN CADORE

Feltre, i «centoni» di feltro e i legionari Produzione, utilizzo e trasporto spiegano la lapide di Caio Firmio Rufino Un amico feltrino-fiorentino, Cino Dall’Armi, appassionato di storia romana mi segnala che nel numero di dicembre della rivista «Focus» c’è una ricerca monotematica dedicata alle legioni romane. Il titolo è «Le Legioni di Roma«e gli autori sono G. Albertini, A. Frediani, G. Breccia, G. Cascarino, R. D’Amato e M. Lucchetti. Nelle tavole illustrate da G. Albertini scopriamo che sopra il subligaculum (un telo che fungeva da mutande) i legionari vestivano una tunica, di lino d’estate e di lana d’inverno, che nei secoli III e II a. C. poteva essere colorata. Sopra la tunica c’era la subarmalis: una veste in cuoio o feltro che aiutava a isolare il corpo dalla durezza del ferro dell’armatura e ad ammortizzare i colpi delle armi nemiche. Essa poteva essere fatta appunto di cuoio, e allora si diceva ex coriis, o di feltro, e si diceva ex centonis. Se nel III secolo a. C. era così, nel IV d. C. tale indumento, o peristithidion, era solo di feltro spesso 1 cm, evidentemente dimostratosi più adatto all’uso, esso si portava sotto la cotta di maglia di ferro, lorikhion, che poteva essere anche di tre strati di anelli intrecciati. Si ricava dunque da questo studio che il tessuto in feltro si chiamava in latino centone. Si sa che esso era prodotto dai centonari e dunque, se la sua difficoltà a bruciare lo candidava a essere usato dai «pompieri» romani per soffocare le fiamme, si dovrebbe tener conto anche di questo suo ben più ampio uso militare. Basta poco per capire che se ogni legionario aveva in dotazione la subarmalis o il peristithidion doveva essere molto redditizia la fornitura all’esercito romano. Si deve poi considerare che i romani da buoni amministratori preferivano accentrare la produzione in luoghi che si fossero dimostrati adatti per una serie di ragioni a sfornare buoni prodotti. Questa scelta era legata sia al fatto di poter esercitare un puntuale controllo sulla filiera di produzione, sia alla creazione di specializzazioni artigianali di alto livello. Famoso è l’esempio di Concordia Sagittaria che era il centro di produzione delle frecce (sagitte) per tutte le legioni, meno noto è che Arezzo forniva le lance corte (pilum). Viene da chiedersi se Feltre fosse il centro per i feltri, allora chiamati centoni, e se il nome in volgare di tali stoffe non derivasse dal loro luogo di origine. Certo è che negli scavi del 1544 sotto la facciata crollata della Cattedrale di Feltre venne alla luce la lapide di Caio Firmio Rufino, patrono, tra l’altro dei centonari della città e in quelli, ben più ampi, del 1970 si trovarono nello stesso sito archeologico una quantità sterminata di placchette di piombo che servivano per corredare, come le moderne etichette in plastica, panni

29

Cultura e spettacoli

L’Amico del Popolo

di un follo locale. Le stesse placchette sono state trovate anche in una zona vicino a Firenze e a Roma. Quelle toscane, in numero molto minore rispetto a quelle trovate a Feltre, furono rinvenute presso la località S. Agnese, nel comune di Incisa Vald’Arno e furono studiate dal professor Geza Alfoldy dell’Università di Heidelberg e dal professor E. Buchi dell’Università di Verona. Quest’ultimo in una lettera allo scopritore delle placchette, l’ispettore archeologico onorario Silvano Guerrini, le definiva identiche a quelle feltrine. Penso che i greggi di pecore e capre del Feltrino e degli alti pascoli lamonesi potevano fornire grandi quantità di lana adatta a essere lavorata e poi portata fino al centro dell’Impero lungo la via Claudia Augusta Altinate o addirittura sulle zattere di legno lungo il Piave. Altro titolo

di Caio Firmio Rufino era: patrono dei dendrofori, cioè di coloro che si occupavano della produzione, trasporto e commercializzazione del legname. Francesco Tauro, che lasciò un manoscritto del 1889 sulla lapide di Caio Firmio Rufino, afferma che a Feltre arrivavano ed erano lavorate anche le lane delle greggi della zona altinate che venivano qui tosate mentre gli ovini svernavano in inverno. Trascrivo il passo del Tauro: ». . ebbe essa (Altino) le più stimate lane su tutte l’altre d’Italia dopo quelle di Puglia e di Parma come ci lasciò scritto Marziale -velleribus primis Apulia, Parma secundis nobilis Altinum tertia laudat ovis-» Ed egli continua: «I centonari erano fabbricatori di panni... coi quali si vestivano anche i soldati, e dei più grossi si coprivano le carrette militari... le quali vesti (erano) dette centone,

e tali coperte riscuotevano i Romani a titolo di tributo da quelle città che ne fabbricavano. Di tali panni feltrini se ne facea ancora un grandissimo traffico essendo essi molto durevoli e singolari per difendere dalla pioggia a motivo della buona qualità delle lane nazionali e della loro particolare tessitura». Si può immaginare che la lana di Altino arrivasse a Feltre lungo la via Claudia Augusta Altinate e tornasse da qui lavorata e infeltrita lungo i fiumi. Le cariche di Caio Firmio secondo tale ipotesi non sono affastellate per pura onorificenza ma descrivono un primato di produzione e commercializzazione legato al territorio e alle sue imprese economiche. Ecco dunque, almeno in parte spiegate, le ragioni del titolo del presente articolo Feltre, feltri e legionari. Giuditta Guiotto

Prime visite guidate di Dolomiti Contemporanee al Villaggio Eni di Borca Prime visite guidate del nuovo anno all’ex villaggio Eni di Borca di Cadore con Dolomiti Contemporanee. Il prossimo appuntamento è per venerdì 8 gennaio alle 13.45. Nel corso di questi eventi ci sarà l’occasione per degli «open-studio», che hanno una durata di circa due ore, sarà dunque possibile esplorare la vasta architettura di Edoardo Gellner e scoprire le opere realizzate dagli artisti di Dolomiti Contemporanee che in questi mesi stanno soggiornando o hanno soggiornato nell’area che ora è di proprietà del gruppo sardo Minoter. Sarà in seguito possibile visitare anche la Chiesa di Nostra Signora del Cadore. Punti di interesse sono le strutture comuni come la vecchia mensa e salone dove ora ci sono diverse opere d’arte visiva, le casette dove alloggiano diversi artisti e il teatro esterno dove era allestita una gabbia che ospitava una coppia di orsi. Il ritrovo è all’ingesso della struttura, che si estende per una superficie di circa 30mila metri quadri, dove è situato anche un punto vendita libri. Per ogni informazione consultate il sito di Progetto Borca Enrico De Col

CONCLUSO IL PRIMO CORSO

Sedico, la scuola d’arte «Murer» passa dai volti al corpo umano Dopo le 40 ore con Beppino Lorenzet e Sara Andrich, al via un nuovo corso con Raul Barattin Inaugurata lo scorso ottobre, la «Scuola di Arte e Scultura Augusto Murer» ha già portato a conclusione il suo primo appuntamento a calendario per la stagione invernale. Si è infatti concluso il 15 dicembre 2015 il corso tenuto dallo scultore Beppino Lorenzet e dalla pittrice Sara Andrich sul tema dei volti lignei e delle tradizioni popolari. I diciotto partecipanti, variegati sia per età sia per abilità ma con in comune una grande passione per il legno, seguiti dagli inse-

gnanti nelle 40 ore formative hanno realizzato delle vere opere d’arte: bellissime e di qualità le maschere scolpite (che saranno visibili al concorso «La Gnaga» di Fornesighe in occasione del Carnevale 2016) ma non solo maschere, infatti alcuni partecipanti hanno variato il programma in base alle loro inclinazioni. È già iniziato anche il secondo corso in programma, replica del primo viste le tante richieste pervenute e anche questo tutto esaurito, che a oggi ha già svolto due incontri… non ci rimane che

aspettare febbraio per poter vedere i lavori finiti! La prossima attività in partenza nel 2016, e per la quale ci sono ancora pochi posti disponibili, è un corso di scultura su legno tenuto dall’artista Raul Barattin dal titolo «Anatomical basis»: sarà trattato il tema del corpo umano come base per eseguire delle sculture in tuttotondo e rilievi\altorilievi. Verranno applicate le regole vitruviane sulle «giuste proporzioni del corpo umano», legato alla rappresentazione scultorea.

Non mancheranno dibattiti e confronti con opere già eseguite e con modelli esistenti, al fine di confrontarsi con quello che è stato e quello che sarà. La storia dell’Arte accompagnerà i partecipanti lungo questo percorso attraversando la scultura da Michelangelo fino ai giorni nostri. Ci sarà la possibilità di toccare con mano la scultura «vera», quella più difficile ossia «Scolpire il corpo umano». Il titolo «Anatomical Basis», riporta appunto alle

nozioni di base per poter scolpire con (regola e proporzione) il corpo umano. Ad aprile/maggio 2015 è prevista un’altra attività di intaglio del legno con lo scultore Moreno De Biasi. Le attività che la scuola propone sono didatticamente accessibili sia a persone che già sono in possesso di piccole nozioni sul tema sia a chi si avvicina per la prima volta a questa attività artistica in quanto si partirà dalle basi della stessa. Per informazioni 0437.851311 oppure marzia. barattin@gmail.com


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.