FEASR Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale: l’Europa investe nelle zone rurali
come i grani di un rosario
CITTÀ SULLA VIA LAURETANA
VIA LAURETANA
Muccia, edicola con l'immagine della Madonna di Loreto lungo l'antico percorso della Via Lauretana
camminare nella storia LA VIA LAURETANA
L’Associazione Via Lauretana è una felice intuizione che ha visto numerosi Comuni, due Comunità Montane ed alcuni prestigiosi soggetti privati, come l’Accademia Filelfica di Tolentino, la Comunità Agostiniana di San Nicola e la Fondazione Giustiniani Bandini, mettere insieme le proprie energie con l’intento di riproporre e di rendere fruibile al culto ed ai pellegrini, dopo fedele ricostruzione, l’antico importante percorso che legava tre luoghi simbolo della Cristianità: Roma, Assisi e Loreto. Proprio nel periodo attuale, in cui i valori di un turismo consapevole si legano sempre più alla ricerca di luoghi che abbiano elevato significato anche dal punto di vista spirituale, è emersa l’esigenza di valorizzare un percorso storico che per secoli ha condotto i fedeli sulle nostre strade e che ora potrebbe consentire di godere di un patrimonio artistico, paesaggistico, culturale e religioso di grande pregio. La riscoperta degli antichi cammini mostrerà anche la forza di ridare luce alle antiche tradizioni locali che connotano queste meravigliose terre, tanto sotto il profilo enogastronomico, quanto folcloristico che culturale. Questa guida, prodotta insieme al sito internet via-lauretana.it anche grazie al contributo della Comunità Europea attraverso i progetti del Gal “Sibilla”, vuole essere lo strumento funzionale ad una prima esplorazione delle città e dei paesi che sorgono lungo l’antico tracciato o nelle sue immediate vicinanze, da sempre ricchi di eccellenze naturali e di bellezze monumentali tali da attrarre l’occhio del visitatore, esaltando il significato più profondo di percorso ideale, spirituale e di fede. Questa prima, e pertanto non esaustiva guida rispetto alla grandezza ed all’unicità del nostro patrimonio, rappresenta un primo passo di un'indagine - da completare in un prossimo futuro - più vasta e approfondita, in grado di cogliere tutti i principali aspetti del territorio su cui si snoda la Via Lauretana. Auspico che questa bella ed interessante pubblicazione, realizzata grazie all’impegno di persone che hanno creduto per prime nel progetto della Via Lauretana, possa rappresentare un forte stimolo verso l’impegno congiunto, a tutti i livelli istituzionali e non più dei soli Comuni che vi gravitano, per individuare con precisione, segnalare, completare e far divenire interamente fruibile da chi intenda compierlo, l’antico percorso storico, ritrovando quell’essenza mistica oggi fuggente: un miracolo già avvenuto lungo altri cammini della Cristianità, in Europa e nel Mondo. Rivolgo un vivo ringraziamento, per l’apporto qualitativo, emotivo e decisivo, alla Curia Vescovile di Macerata, alla CEI marchigiana ed ai Padri Agostiniani della Basilica di San Nicola in Tolentino, tutti fondamentali ed insostituibili in un percorso di crescita e di sviluppo rivolto all’interiorità dell’uomo ed alla cura irrinunciabile della sua spiritualità. Il Presidente dell’Associazione Via Lauretana Sindaco di Tolentino Giuseppe Pezzanesi
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IL SANTUARIO DI LORETO Un cammino di fede Nella notte tra i 9 e 10 dicembre dell’anno del Signore 1294, in quella collina che gli abitanti del territorio di Recanati chiamavano con il nome solenne di Monte Prodo, accadde qualcosa di straordinario. Tre semplici pareti di pietra, provenienti da terre lontane, furono collocate sull’orlo di quella elevazione, prospiciente il mare Adriatico. Pareti semplici, ma ricche di significato e di una sacralità unica, perché giunte dalle colline della Galilea, da una città chiamata Nazareth, dalla casa di una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe, e la vergine si chiamava Maria. La casa di Maria, nella quale il Verbo si fece carne, fin da allora è presente nel cuore della Marca, come dono prezioso che la Provvidenza Divina ha voluto fare alla buona gente di questa regione. Sul modo in cui la casa di Maria è giunta a Loreto si continua a ragionare, e nuove ipotesi si uniscono alle antiche. C’è chi ha visto un volo d’angeli, celesti strumenti della volontà di preservare una reliquia troppo santa per essere abbandonata alla possibile violenza devastatrice dei conquistatori di allora. È l’idea preferita dagli artisti, che hanno illustrato il volo meraviglioso della casetta, con la Vergine assisa sul tetto e il Bimbo in grembo. È anche l’idea a cui in passato hanno alluso i Pontefici, aggiungendo la clausola prudenziale: “Ut pie creditur – come piamente si crede”. Ma c’è anche chi, spinto non da furore iconoclastico ma da un realistico senso delle cose concrete, pensa all’impresa di crociati, di ritorno dalla Terra Santa ormai possesso dell’islam, che hanno voluto riprodurre in un angolo di terra cristiana la magia di quella casa nazarena, primo santuario dedicato all’incarnazione del Figlio di Dio e alla divina maternità di Maria. Della questione si occuperanno gli esperti, secondo l’invito che ha fatto il Papa Giovanni Paolo II: “Lasciamo, come è doveroso, piena libertà alla ricerca storica di indagare sull’origine del Santuario e della tradizione lauretana”. Ciascuno di noi potrà quindi scegliere l’ipotesi che preferisce e che suscita un maggiore senso di verità e di devozione. Quello che è importante è che la Casa sia qui, e che, da oltre sette secoli, ci inviti a recarci in pellegrinaggio con lo stesso anelo con cui gli antichi pellegrini si recavano a venerare i ricordi della vita di Gesù e della sua Santissima Madre nelle regioni lontane della Palestina. Per questo fin da tempi remoti, da diversi punti d’Italia e d’Europa, hanno cominciato a formarsi gruppi di devoti che si ponevano in cammino, verso la nuova Nazareth, ansiosi di giungere in vista della piccola casa, racchiusa inizialmente in un modesto edificio e più tardi conservata, come gemma preziosa, all’interno della grande basilica voluta da Papa Paolo II e portata a compimento, più di un secolo dopo, durante il pontificato di Sisto V. Possiamo immaginare la commozione con la quale gli antichi camminanti, al termine di un lungo itinerario, che con il tempo ebbe il nome di Via Lauretana, arrivavano a contemplare ancora da lontano la maestosa cupola che sovrasta la Santa Casa. I cammini lauretani hanno portato a Maria folle di pellegrini. In passato, era necessario seguire i sentieri del cammino e si doveva andare a piedi. Oggi il cammino è più una scelta che una necessità. Per questo, i cammini lauretani possono tornare ad essere degli strumenti belli e utili, itinerari fisici e percorsi spirituali allo stesso tempo, per una rinnovata scoperta di noi stessi e della nostra vocazione cristiana. † Giovanni Tonucci Arcivescovo-Delegato Pontificio di Loreto
COME I GRANI DI UN ROSARIO
COME I GRANI DI UN ROSARIO Città sulla Via Lauretana Alcune città interessate direttamente o indirettamente dal tracciato - o per meglio dire dai tracciati - della Via Lauretana hanno voluto dare un’immagine del percorso sul modello delle antiche guide, offrendo al moderno pellegrino informazioni utili per il tragitto da farsi con qualsiasi mezzo: a piedi, in bicicletta, in auto o cavallo. Tuttavia, oltre alle indicazioni di natura pratica, non hanno voluto dimenticare i luoghi della storia e dell’arte in una rassegna sintetica ma significativa nella quale emergono i capolavori artistici che hanno reso grande ed unica ognuna delle città che costellano la Via Lauretana come i grani di un rosario. Così il pellegrino avrà la possibilità di soddisfare le esigenze dello spirito pregando nel santuario mariano ed in quelli che il cammino gli offrirà, ma anche ammirando, lungo il percorso, le opere nate, per la maggior parte, dalla religiosità popolare che ha voluto così lasciare un segno perenne e duraturo a testimonianza della fede di infinite generazioni.
Convento di Renacavata, tabernacolo ligneo (sec. 17°) Sotto: Loreto, absidi fortificate della Santa Casa
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L'evoluzione della Via Lauretana Un percorso, mille varianti «L’indomani, lasciata questa bella pianura, ritrovammo la strada della montagna, ove incontrammo molte belle spianate ora in alto, ora in basso. Ma all’inizio della mattinata godemmo per un certo tempo di un magnifico panorama di mille diverse colline rivestite da ogni lato dall’ombra di tutte le specie di alberi da frutta e delle più belle messi e spesso in luogo così impervio e scosceso che appariva miracolo persino il fatto che i cavalli vi potessero accedere. Meravigliose vallate, infiniti ruscelli, case, villaggi di qua e di là che mi richiamavano alla mente le strade di Firenze se non fosse stato che qui non c’è nessuna casa o palazzo importante; e là in linea generale il terreno è secco e sterile, mentre, in queste colline non c’è angolo di terra inutile. È vero che la primavera la rendeva ancora più bella. Spesso, molto lontano, sopra le nostre teste, vedevamo un bel villaggio ed ai nostri piedi, come agli antipodi, un altro, ed ognuno con le proprie attrattive. A queste colline così fertili aggiunge bellezza l’Appennino con le sue creste inaccessibili ed austere dalle quali scendono i torrenti dapprima precipitosi e quindi, perduta l’antica furia, pacati e lenti in queste valli. Fra questi dossi, sia in alto che in basso, si scoprono parecchie e ricche pianure estese a perdita d’occhio secondo il livello dell’orizzonte. Nessun quadro potrebbe rappresentare al vero questo paesaggio così ricco. Da questo momento la nostra strada aveva ora un aspetto ora un altro ma era sempre molto comoda. Andammo a pranzare a La Muccia, venti miglia, citta-
Sopra: i Monti Sibillini e le colline lungo la Via Lauretana Pagina a fianco: figura di pellegrino del secolo 16°, pubblicata nel libro di Bartolomeo Fontana, Itinerario ovvero viaggio da Venezia a Roma con tutte le città e terre fedelmente descritte, Venezia 1550
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dina sul Chienti. Di là seguimmo un sentiero basso ed agevole che traversava questi monti. Dacché avevo schiaffeggiato il mio vetturino - grande affronto qui, secondo l’uso locale, (ne è esempio il vetturino che uccise il principe di Tresignano) non vedendomi più seguire da costui e dato che ero un po’ preoccupato per la piega che avrebbe potuto prendere l’incidente, mi fermai - cambiando il progetto - (che era di andare a Tolentino) a cenare a Valcimarra, piccolo villaggio, a otto miglia sito sul Chienti. La domenica, vale a dire il giorno seguente, seguimmo sempre la vallata tra le montagne coltivate e fertili fino a Tolentino, cittadina che traversammo e dopo la quale incontrammo il paese che diveniva più pianeggiante ed ai nostri lati non avevamo che delle collinette praticabili […]. E questa strada lungo il Chienti era bellissima e verso la fine era pavimentata di mattoni. Arrivammo a Macerata, diciotto miglia, bella cittadina […], sita su un’altura dalla forma rotonda e che da ogni parte va sollevandosi verso il mezzo: non vi sono molti nuovi edifici.[...] In città si entra per una porta nuova ove a lettere d’oro è scritto ‘Porta Buoncompagno’; è la continuazione della strada che il Papa ha costruito. Qui è anche la sede del legato per il paese della Marca d’Ancona. Quando offrono il vino, per fare sentire il vero sapore ve ne danno di quello cotto: infatti sogliono fare bollire il vino fino a che non si riduce a metà, per renderlo migliore. Ci accorgemmo di essere sulla strada di Loreto dal momento che incontravamo tanti pellegrini che andavano e venivano. E non solo si trattava di gente da poco, ma anche di persone ricche, che facevano il viaggio a piedi vestiti da pellegrini; alcuni si facevano precedere da uno stemma e dal Crocifisso e vestivano una livrea. Dopo pranzo
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seguimmo un paese uniforme, poi incontrammo pianure e fiumi, e infine colline: il tutto molto fertile e la strada pavimentata di quadrelli messi a punta. Passammo da Recanati, sita su un’altura e distesa secondo le pieghe ed i contorni della collina, e la sera arrivammo a Loreto.» (Michel de Montaigne, Journal de voyage en Italie, Bruges 1965) La pagina del Montaigne qui riportata è particolarmente ricca di fattori emblematici che delineano l’essenza del viaggio, o meglio di un viaggio compiuto nel 1581 lungo la direttrice Roma - Loreto, sul percorso di quella che comunemente viene definita Via Lauretana se la si percorre verso la città adriatica, o Romana se si procede, invece, verso la Città eterna. Montaigne passa in esame diversi elementi: il percorso, la condizione delle strade, i non sempre facili rapporti tra il viaggiatore e il vetturino, ovvero gli altri protagonisti del viaggio, la descrizione dell’ambiente geomorfologico, le informazioni sulle diverse località raggiunte, le costumanze locali, il fenomeno peregrinatorio visto con gli occhi di un viaggiatore ben lontano dalla fede che animava i pellegrini. Emerge per prima l’articolazione del tragitto: il filosofo francese da Roma passa per Foligno e successivamente segue l’andamento della via che corre parallela al Chienti che oggi si conosce con la denominazione di Strada Statale 77. A ben guardare, non si può nascondere che esistono, per così dire, infinite Vie Lauretane: le strade, infatti, che provengono da paesi, borghi e città al di fuori del tracciato sopra menziona-
Sopra: mappa del percorso della Via Lauretana pubblicata in Direzione pe' viaggiatori in Italia colla notizia di tutte le poste e loro prezzi, incisa da Decaroly presso G. B. Sassi, Bologna 1790 Pagina a fianco: emblema lauretano (sec. 15°) con l’invocazione «Sancta Maria de Loreto ora pro n(obis)», Colonia, Kunstgeverbemuseum
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to, ad esso si congiungono attraverso altre strade, sentieri, tracciati secondari, piste che, per chi le percorre con lo scopo di giungere a Loreto, sono anch’esse Lauretane poiché costituiscono il mezzo, e il tragitto complementare, per arrivare alla città mariana. Quando si pensa, dunque, alla Via Lauretana, la si deve considerare come una sorta di bacino fluviale, con molteplici affluenti di destra e di sinistra che, appunto, congiungono le località di collina o d’oltre collina con la via principale. La brevità del percorso, quando si procedeva a piedi o a cavallo, era la peculiarità di ogni viaggio. Per questo motivo i pellegrini non erano legati in maniera particolare ad una strada ben precisa ma seguivano le valli o attraversavano addirittura catene di monti seguendo sentieri anche appena accennati in nome di una maggiore celerità e rapida conclusione del viaggio. A parte quindi le varie deviazioni determinate da esigenze occasionali della più varia natura (condizione delle strade, dei ponti, lunghezza del tragitto, presenza di ospedali, scorrerie di banditi, ecc.), la Lauretana segue un percorso ormai cristallizzato nel tempo - perché consolidato dalla consuetudine del transito multiforme su una strada da tutti conosciuta ed apprezzata - e testimoniato, almeno graficamente, dalla moltitudine di mappe che si accompagnano ad informazioni utili per il viaggiatore, dalle stazioni di posta alle notizie essenziali sulle località in quelle che sono ‘guide turistiche’ a tutti gli effetti. La Via Lauretana, nella parte iniziale, si identifica con la Flaminia che, da Roma, giunge a Foligno dopo aver toccato Castelnuovo,
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Civita Castellana, Borghetto, Otricoli, Narni, Terni e Spoleto. A Foligno, valicati gli Appennini al passo di Colfiorito, scende nella valle del fiume Chienti lungo la quale tocca Serravalle del Chienti, Bavareto, Gelagna, Muccia, Pontelatrave, Polverina, Valcimarra, Belforte, Le Grazie, Tolentino, Passo di Pollenza, Sforzacosta, Macerata, Sambucheto, Recanati, Loreto; da qui prosegue per Ancona e poi per Bologna. Tuttavia è da ricordare che questo tragitto, per altro da sempre in funzione, acquistò nuova importanza e maggiore frequenza di traffici e di viaggiatori quando Gregorio XIII, nel 1578, fece perfezionare questo itinerario, che, pur essendo più lungo di altri, offriva però un percorso più comodo in considerazione dell’accresciuto traffico di carrozze e di mezzi su ruote, ed evitava le località di collina, spesso di difficile transito, beneficiando delle vallate dove costeggiava i fiumi. E l’intervento di papa Gregorio XIII è ricordato indirettamente dal Montaigne quando dice di essere entrato in Macerata attraverso la “Porta Boncompagno”, così chiamata dal nome del casato del pontefice.
La Chiesa di S. Maria di Chiaravalle inserita nella Riserva Naturale Abbadia di Fiastra
Sopra: Visso, antica indicazione stradale per i santuari di Macereto e Loreto In alto: la strada che conduce al santuario di Macereto e sullo sfondo i Monti Sibillini
In tempi anteriori era frequentata anche quella che veniva definita “la via dritta” che partiva da Roma e toccava Camerino: Otricoli, Narni, Terni, Spoleto, Camerino, San Severino, Recanati per giungere finalmente a Loreto. Tuttavia neppure questa era l’unica alternativa. Talvolta le condizioni della strada Loreto - Colfiorito induceva a cambiare percorso e ad intraprendere l’itinerario per Jesi: Loreto, Castelfidardo, Jesi, San Severino, Castelraimondo, Matelica, Fabriano fino alla via Flaminia. Non era però raro il caso che da Castelraimondo i viaggiatori, salendo a Camerino o scendendo verso Pioraco tornassero
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ROMA ASSISI FOLIGNO
SPELLO PALE COLFIORITO SERRAVALLE
VISSO
MUCCIA
BAVARETO CAMERINO
PIEVEBOVIGLIANA
PONTELATRAVE CAMPOLARZO VALCIMARRA PIEVEFAVERA CACCAMO
CAMPOROTONDO CESSAPALOMBO
CALDAROLA
SAN GINESIO
BELFORTE TOLENTINO PASSO DI POLLENZA
POLLENZA
ABBAZIA DI FIASTRA SFORZACOSTA MACERATA MADONNA DEL MONTE
VILLA POTENZA SAMBUCHETO
Itinerario della Via Lauretana Località di interesse storico collegate al pellegrinaggio
MONTECASSIANO
RECANATI LORETO ANCONA
sul percorso della Loreto - Colfiorito. Inoltre, indipendentemente dall'itinerario scelto, Camerino suscitava uno spiccato interesse per l’importanza e la rinomanza della città ducale e quindi diveniva tappa dei pellegrini illustri che vi si fermavano per rendere omaggio alla famiglia Varano. Da Camerino si poteva tornare sulla Lauretana scendendo a Muccia o percorrendo la strada che passava per il convento dei Cappuccini a Renacavata, scendeva a Capolapiaggia e si immetteva sulla Lauretana a Valcimarra. E poi c’erano quanti provenivano da Visso e dal suo circondario: nel cammino verso la Lauretana
Moderna rappresentazione grafica del percorso attuale della Via Lauretana
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- alla quale si ricongiungevano presso Pontelatrave - non mancavano di effettuare una breve deviazione per fermarsi lungo il percorso del pellegrinaggio a visitare Macereto, un altro santuario mariano, importante e rinomato. La Via Lauretana, oltre che per il concorso peregrinatorio, trovava la sua importanza nel fatto che univa le due città, Roma e Ancona: quest’ultima aveva uno dei porti più attivi e frequentati di tutto l’Adriatico dove affluivano le merci provenienti dall’Oriente. Inoltre per questa strada passava tutto il grano proveniente dalle Marche, raccolto soprattutto a Tolentino, San Severino e Fabriano; fin da tempi antichissimi, inoltre, su questa strada si esercitava il commercio del sale che veniva trasportato dalla costa verso l’interno. A testimonianza degli antichi scambi, risalta, nelle necropoli picene, la presenza di pregiate ceramiche provenienti sia dalla Grecia e sia dall’Etruria che andavano a completare il corredo funebre di produzione locale. Inoltre, considerato che la Via Lauretana congiungeva il versante adriatico a quello tirrenico, in particolare Roma, essa costituì il terreno su cui si volgeva, teoricamente costante, il ben organizzato servizio postale dello Stato pontificio e, nel contempo, il tragitto, per così dire, ufficiale, per papi, sovrani, amministratori, commercianti e, soprattutto, pellegrini. Nel 1585 fu percorsa addirittura da tre ‘ambasciatori’ giapponesi provenienti da Roma che, dopo una sosta ed una accoglienza ufficiale a Tolentino ed in altre città, giunsero a Loreto per il loro omaggio alla Madonna.
Sopra: veduta prospettica del complesso fortificato di Loreto, incisione su rame del sec. 16° Simboli di pellegrinaggi: Santiago de Compostela (sotto) e tatuaggio lauretano (in basso)
Guide, carte e mappe
GUIDE, CARTE E MAPPE Le ricette per il percorso migliore I genitori di san Nicola in preghiera nel Santuario di San Nicola da Bari in abito da pellegrini. Tolentino, Basilica di San Nicola, Cappellone (sec. 14°) Sotto: pellegrini in viaggio in una miniatura tratta da una Bibbia del sec. 13°
Sarebbe fuor di luogo in questa sede citare le varie e numerosissime guide che almeno dalla seconda metà del sec. 16° descrivono questo ed altri percorsi poiché non tutti avevano come unica meta il santuario lauretano: si vuole però citare la Direzione pe’ viaggiatori in Italia colla notizia di tutte le poste e loro prezzi, ecc. stampata in molte edizioni in Bologna corredate da mappe dei singoli itinerari. Dall’edizione del 1790 deriva la rappresentazione grafica che è divenuta l’esemplare principale del percorso della via Lauretana più volte riprodotto quasi come ‘l’icona’ del tragitto. Singolare ed esemplare, anche per il corredo grafico, è Il Portafoglio necessario a tutti quelli che fanno il giro d’Italia nel quale si trova un’esatta descrizione delle Città, Borghi, ville e fiumi: la spiegazione delle più belle vedute che occorrono per la strada, sì a destra che a sinistra, in ventisei carte topografiche, aggiuntovi una lista accurata delle poste, del prezzo de’ cavalli, e di tutti i migliori alberghi tanto nelle città, che sulla strada, con la spesa precisa che si dee regolarmente fare; A che si aggiungono molte altre utili istruzioni, pubblicata a Londra nel 1774 in italiano ed in inglese. Interessante il lungo sottotitolo che dichiara quanto la pubblicazione offre in rapporto alle esigenze del viaggiatore. Le due guide citate sono precedute da infinite altre solamente descrittive, sprovviste cioè di mappe, come l’Itinerario overo Nova descrittione de’ Viaggi principali d’Italia Nella quale si ha piena notizia di tutte le cose più notabili, & degne di essere vedute, degli Scoto, pubblicato a Venezia in diverse edizioni alla fine del sec. 17°.
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Mappa usata dai pellegrini tedeschi in viaggio verso Loreto e Roma (1499). Nel cerchietto la denominazione Sancta Maria de Loreto è accompagnata dal disegno schematico di una piccola casa.
Alto era l’interesse per le guide di coloro che a vario titolo percorrevano la Lauretana anche come tragitto verso altri santuari oltre a quello mariano: di certo pochi se ne sapevano servire, ma in occasione dei viaggi, o pellegrinaggi, quando più persone si riunivano insieme per affrontare i pericoli e i disagi della strada, c’era sempre qualcuno che ne aveva le capacità per cui la guida diventava uno strumento utile, soprattutto per chi faceva la strada a cavallo o in carrozza o in lettiga e quindi poteva programmare le soste in relazione ai relativi stallatici. Elemento curioso sono le mappe concepite per quanti si spostavano dal nord dell’Europa verso il centro dell’Italia: queste erano costruite in modo che nella parte superiore, normalmente orientata a nord, compariva invece il sud della Penisola, in particolare Roma e Loreto. Un sistema elementare ma intuitivo per individuare la via giusta e giungere alla destinazione prevista. Alle guide e alle mappe debbono aggiungersi, infine, le testimonianze di pellegrini scritte per altri pellegrini, perché chi aveva già compiuto il tragitto aveva maturato un’esperienza utile per dare agli altri informazioni sulle strade più agevoli per i vari santuari, le tappe e le relative distanze, i punti di transito più difficili, le condizioni climatiche e le località in cui avrebbero potuto trovare asilo negli “ospedali”. Tra queste testimonianze-guide emerge l’Itinerario ovvero viaggio da Venetia a Roma con tutte le città, terre, fedelmente descritto siccome dall’autore è stato cercato et veduto, di B. Fontana, stampato a Venezia nel 1550.
La difficile vita dei pellegrini
LA DIFFICILE VITA DEI PELLEGRINI Avventure e disavventure sulla Via Lauretana La Via Lauretana, oltre ai tanti motivi che sopra sinteticamente si sono accennati, ha acquistato la sua importanza perché si trova ad essere la strada dei santuari: sul suo percorso, infatti, si incontrano la basilica di S. Nicola a Tolentino e, con una qualche deviazione, il santuario di Assisi. E considerando che la via ha origine da Roma, città santa per eccellenza, e “termina” con il santuario mariano di Loreto, essa diventa uno dei percorsi più frequentati da pellegrini lauretani o romei provenienti da molte parti dell’Italia e dell’Europa. E chi era stato a Loreto, tornava a casa provvisto di un rosario e soprattutto di un indelebile tatuaggio mariano fatto con pochi soldi ma con molto dolore a testimoniare per tutta la vita la visita-pellegrinaggio compiuta. Più tardi, poi, nei secc. 17°-18°, in forza delle istanze legate alla nuova idea di formazione culturale, diventerà uno dei percorsi più frequentati legati al fenomeno che si conosce come Grand Tour e Loreto sarà una meta da raggiungere non tanto e non solo per motivi di fede. Pellegrini ma anche semplici viaggiatori dovevano affrontare una serie di disagi e di difficoltà oggi difficilmente comprensibili. Prima di ogni cosa, lo stato della strada: nonostante i continui bandi e avvisi del pontefice o del governatore, non sempre la Via Lauretana era praticabile agevolmente. La cura
Pellegrini con mantello, bisaccia e bastone da una guida del pellegrino del 1494. Secondo le insegne cucite sugli abiti, gli uomini ritratti avevano già compiuto pellegrinaggi in diversi luoghi.
Sopra: tatuaggio, simbolo del pellegrinaggio a Loreto Sotto: Lorenzo Lotto, San Giacomo Maggiore in veste di pellegrino, (1516). Recanati, Museo civico di Villa Colloredo Mels
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San Nicola incoronato dall'angelo. Tolentino, Basilica di San Nicola, Cappellone (sec. 14°)
veniva affidata spesso ai frontisti che poco interesse avevano a mantenere la strada in condizioni ottimali. E quando pioveva, i solchi provocati dalle ruote dei carri e delle carrozze, diventavano corsi d’acqua e di fanghiglia che ostacolavano il cammino di quanti procedevano a piedi o con altri mezzi su ruote. E poi i ponti: non tutti i corsi d’acqua ne erano provvisti e gli attraversamenti spesso si facevano a guado o in barca; e gli stessi mezzi, incerti e spesso pericolosi, si dovevano adottare quando, in seguito a piene disastrose ma molto frequenti, i ponti crollavano o rimanevano seriamente danneggiati. Il pellegrino, specialmente se proveniva da località relativamente vicine alla meta, procedeva a piedi per cui lo svolgimento del viaggio era basato sulle particolari esigenze che questa condizione comportava. Procedeva a piedi se non aveva possibilità materiali oppure per una scelta determinata da un voto fatto prima della partenza. Alcuni, poi, compivano il tragitto, o parte di esso, addirittura a piedi nudi. Altrimenti si viaggiava su un cavallo, o su un mulo, meno costoso del primo in quanto a stallatico. Chi aveva possibilità economiche utilizzava la carrozza che, al contrario della carretta, era fornita di rudimentali sospensioni di cuoio che alleviavano leggermente le fatiche del viaggio sulla strada normalmente sconnessa e cosparsa di buche tanto profonde da richiedere l’aiuto dei buoi di qualche contadino, debitamente ricompensato, per trarne fuori la carrozza, quando l’incidente, poi, non comportava la rottura dell’assale. Talvolta i viaggi per il santuario lauretano erano decisamente
La difficile vita dei pellegrini
Serravalle di Chienti, chiesa di S. Lucia, Madonna di Loreto Sotto e nella pagina a fianco: tatuaggi dei pellegrini lauretani raffiguranti la Madonna di Loreto e il Bambino
Loreto, statua della Madonna nera posta sull'altare della Santa Casa
lunghi - non tutti i pellegrini provenivano dalle vicinanze del santuario - e si può immaginare quanto faticosi e pericolosi fossero considerando che le difficoltà erano moltiplicate per dieci, o per cento, o per mille. Pedro de Villa del Puerto de Santa Maria, scelto fra i marinai di Cristoforo Colombo per sciogliere un voto fatto alla Madonna di Loreto in occasione di una gravissima tempesta, nel 1493 partì addirittura dal Portogallo. I pellegrini viaggiavano preferibilmente di giorno perché in questo modo si aveva maggiore sensazione di sicurezza: i briganti e i ladri agivano infatti prevalentemente quando la luce diminuiva o regnava la notte: allora era meglio non farsi trovare per strada. Per tale motivo si preferiva anche viaggiare in gruppi più numerosi possibile per cui i pellegrini isolati non trovavano di meglio, lungo il viaggio, che unirsi a gruppi precostituiti, formati spesso da Confraternite religiose che avanzavano precedute dalle rispettive insegne. E così procedevano, pregando, cantando lodi al Signore, parlando, scambiandosi esperienze di viaggio e di vita. Si incrociavano dialetti e lingue diverse, si veniva a conoscenza di nomi di località mai sentiti prima, ci si scambiavano informazioni sui raccolti, sulle carestie, le pestilenze, sulla vita nel proprio villaggio per il quale la distanza aumentava la nostalgia. Si sapeva che lungo la strada avrebbero trovato anche brava gente che li avrebbe aiutati caritatevolmente e che avrebbero ricevuto buona accoglienza negli ospedali che sorgevano nei pressi della cerchia muraria dei paesi, spesso appena dentro. Chi aveva con sé un animale poteva ricoverarlo nel porticato annesso all’ospizio; quelli che
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Sopra: panorama da Recanati verso il Monte Conero e il mare Adriatico Pagina a fianco: strada di campagna nei pressi di Loreto
andavano a piedi avrebbero trovato un saccone o della paglia nei dormitori comuni e si sarebbero illusi di trovare i sapori di casa in una pagnotta con una manciata di olive o un pezzo di formaggio e, in occasioni eccezionali, anche un pezzo di carne dovuto alla munificenza delle Confraternite religiose o alla generosità di qualche persona abbiente che anche in questo modo si rendeva meritevole del regno dei cieli. Ma non sempre i pellegrini erano gente comune né sempre il pellegrinaggio era una delle forme attraverso le quali si manifestava la religiosità dell’uomo. Spesso partivano pontefici e cardinali per motivi religiosi o amministrativi, re e principi, regine e principesse, per sciogliere un voto ma anche per uscire dai loro ristretti ambiti e vedere e conoscere nuova gente del loro stesso rango e la meta religiosa diveniva il fine ultimo del loro viaggio. E partivano con carrozze e cavalli, spesso con centinaia di uomini al seguito, talvolta con migliaia, e le impervie strade rintronavano sotto gli zoccoli degli animali ed il rotolio delle ruote mentre l’aria del tramonto si tingeva di cento fiaccole che lumeggiavano tra lo sventolio delle orifiamme e delle insegne…
Il territorio nei racconti degli antichi viaggiatori Persistenze e trasformazioni Montaigne descrive accuratamente il territorio che attraversa; dal suo diario scaturisce una visione quasi idilliaca: tutto è in fiore, gli alberi offrono con generosità frutta di ogni tipo, le messi biondeggiano sotto lo zefiro primaverile. Non una parola per i boschi che erano certamente abbondanti e cupi e abitati anche da lupi che spesso scendevano nei pressi degli abitati. Quasi due secoli più tardi un altro illustre viaggiatore, Charles de Brosses, descrive una situazione ben diversa dopo essere passato per Valcimarra e Tolentino, lungo la Via Lauretana: “[…] dissi addio all’Appennino, passare per il quale in questa stagione è veramente una follia. Maledetta montagna! Ti ho scritto a lettere nere sul mio diario accanto al Vesuvio e penso che per lungo tempo non mi prenderà il ghiribizzo di rinnovare la conoscenza con voi due.” Dell’ambiente naturale e della vegetazione che doveva esistere al tempo dell’avventura dei grandi viaggi si può avere un’idea
IL TERRITORIO NEI RACCONTI DEGLI ANTICHI VIAGGIATORI
- nonostante il processo di antropizzazione intervenuto nel corso dei secoli - dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini che, tra l’altro, comprende alcuni dei comuni interessati dalla Via Lauretana. Qui l’orizzonte è delimitato dai “monti azzurri” che tanto influenzarono il Poeta di Recanati e qui nell’antro buio e misterioso regna ancora la mitica Sibilla che ha plasmato l’immaginario collettivo di infinite generazioni e che fa sentire ancor oggi il suo fascino e la sua suggestione. Alle risorse naturali si associano anche antiche abbazie e molteplici centri abitati arroccati su alture a motivo di remote esigenze di difesa ed oggi insostituibili scrigni di piccole e grandi opere d’arte create dalla fede e dalla pietà religiosa. E nei dintorni di Tolentino, quasi in un religioso abbraccio all’abbazia di S. Maria di Chiaravalle di Fiastra, si estende un’altra oasi naturalistica, la Riserva Naturale Abbadia di Fiastra, attrezzata per soste distensive e per scopi didattici con le sue aule e i suoi musei. Vari percorsi si addentrano nei cento ettari di selva e conducono al laghetto frequentato da aironi e da uccelli palustri. La selva è l’ultimo esempio della foresta che ricopriva le colline attraversate e toccate dalla Via Lauretana mentre i campi coltivati sono il ricordo dell’azione dei monaci cistercensi che fin dal sec. 12° bonificarono e coltivarono la zona. Giorgio Semmoloni
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CITTà sulla Via Lauretana
SERRAVALLE DI CHIENTI
ab. 1.115 - alt. m 667 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.serravalledichienti.mc.it
Situato all’imbocco della strettissima valle del Chienti, circondato da monti e da boschi, è un centro di interesse paesistico e storico-artistico. L’attuale paese deriva dalla fusione di tre nuclei sorti in relazione ai tre castelli, di Serravalle, di cui restano consistenti ruderi con una torre, di Tufo e di Serramula che, nati tra il 12° e il 13° secolo, facevano parte del sistema difensivo dello Stato di Camerino. Il castello di Serravalle, inoltre, era stato costruito come sbarramento della strada (da cui il nome, “serra-valle”) per la riscossione dei pedaggi. Agli inizi del sec. 16° Serravalle era un luogo di sosta lungo la Via Lauretana. Le molteplici edicole votive dedicate alla Vergine di Loreto e l’ospedale dei pellegrini al centro del paese testimoniano questa importante funzione.
Chiesa di S. Lucia
Chiesa di S. Lucia, affresco di Simone De Magistris
DA NON PERDERE La chiesa di S. Lucia con gli affreschi dei De Magistris. La chiesa di S. Maria di Plestia e la zona archeologica con un edificio di epoca repubblicana (3°-2° secolo a.C.). La «botte» dei Varano e il collettore romano. Il Museo-laboratorio paleontologico con i resti fossili di elefanti, rinoceronti e ippopotami risalenti a 700.000 - 900.000 anni fa.
Che cosa vedere L’Ospedale dei pellegrini, risalente ai secc. 13°-14°, conserva dell’aspetto originario il portale in pietra a sesto acuto sormontato da un frammento di affresco raffigurante la Madonna con il Bambino. La Chiesa di S. Lucia, di impianto duecentesco, custodisce di-
SERRAVALLE DI CHIENTI
Chiesa di S. Maria di Plestia
Chiesa di S. Maria di Plestia, cripta
curiosità La pianura di Colfiorito era un tempo occupata da un lago eliminato grazie alla bonifica effettuata da Giulio Cesare Varano. Alla fine del '400 fu scavata una galleria sotterranea attraverso la quale potevano defluire le acque per prosciugare il piano. Ancora oggi è possibile ammirare questo lavoro di ingegneria idraulica, la cosiddetta «botte». Una rete di canali captava le acque della pianura e le faceva convergere nel canale principale che oggi, dopo gli interventi di restauro e la costruzione di una nuova galleria, risulta perfettamente conservato. Durante i lavori, è tornato alla luce un collettore di epoca romana (fine 1° secolo a.C.), in opera quadrata, della lunghezza di un chilometro, che corre parallelo alla «botte» dei Varano e che assolveva alla stessa funzione.
versi affreschi con raffigurazioni del Vecchio e Nuovo Testamento tra i quali quelli della volta con profeti e sibille, attribuiti a Simone De Magistris. NEI DINTORNI Plestia fu città fortificata (4°3° secolo a.C.) coinvolta nella guerra tra Annibale e Roma. Nella zona archeologica sorge la chiesa di S. Maria, costruita sulle fondamenta di un edificio romano. La Chiesa di S. Maria di Plestia (sec. 11°) nasconde una cripta con ambiente voltato retto da dodici colonne. L’Abbazia camaldolese di S. Salvatore ad Acquapagana, duecentesca, fu fondata da san Romualdo. Di impostazione gotica, ha all’interno due altari uno dei quali cu-
stodisce le spoglie del beato Angelo di Acquapagana. Tra gli affreschi è riconoscibile la Madonna di Loreto di Camillo
Angelucci di Mevale, datata 1572. Nella valle sottostante i prati di Cesi, la Chiesa della Madonna del Piano, risalente al sec. 15°, conserva affreschi datati al 1520. Sopra l’altare maggiore, ricca di suggestione è la Madonna con il Bambino, affrescata da Paolo Bontulli (sec. 15°). La Chiesa di S. Martino custodisce il Giudizio universale, affresco distaccato dalla chiesa della Madonna del Sasso e attribuito a Cristoforo di Jacopo. La Chiesa della Madonna del Sasso fu luogo eremitico e conserva vari affreschi votivi tra i quali una Madonna di Loreto di Paolo da Visso (metà sec. 15°).
Informazioni turistiche Municipio corso G. Leopardi, 77 - T. 0737.53121 Pro Loco Serravalle di Chienti T. 339.8732765 Dormire, mangiare e altre info www.comune.serravalledichienti.mc.it; www.serravalledichienti.eu www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Rete WiFi pubblica e gratuita Piazzale Nervi e spazio antistante il Palazzo comunale Indirizzi utili Polizia municipale corso G. Leopardi, 77 - T. 0737.53349 Carabinieri corso G. Leopardi, 75 - T. 0737.53122 Ufficio postale corso G. Leopardi, 63 - T. 0737.53108 Trasporti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Salute Farmacia Gala Belardinelli viale Chienti, 36 - T. 0737.53460 Risorse Web www.sibillini.net; trasporti.provincia.mc.it; www.contrammobilita.it
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CAMERINO La città di Camerino si trova a 670 metri di altitudine a poca distanza dal Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Le bellezze naturali, l'arte, le tradizioni culturali e le prelibatezze gastronomiche ne fanno una meta di singolare attrattiva. Per molti anni Camerino ha svolto un ruolo importante nella storia politica e culturale dell’Italia centrale, specie nei secoli in cui la signoria dei Varano governò la città, favorendo lo sviluppo dell’antica e prestigiosa Università. Antichissimo insediamento degli Umbri Camerti, Camerino, rivestì poi un rilevante ruolo come municipio romano. Sede vescovile già nel 465, con una giurisdizione ecclesiastica vastissima, entrò a far parte dello Stato pontificio. Dopo la distruzione da parte di Manfredi nel 1259, rifiorì su iniziativa dei Varano che vi si stabilirono. In questo periodo Camerino conosce la fase di più intensa vitalità politica e culturale. Tornata nel 1545 nell'ambito della Santa Sede, nel 1860 fu annessa per plebiscito al Regno d’Italia. Il Comune è certificato UNI EN ISO 14001, ha ottenuto la registrazione EMAS ed è Bandiera Arancione del TCI.
ab. 7.130 - alt. m 670 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.camerino.mc.it
Palazzo ducale, quadriportico
Che cosa vedere La struttura urbanistica della città medievale è visibile anche ai giorni nostri: il centro delle attività politiche e commerciali era rappresentato dall’odierna Piazza Cavour, sulla quale si affacciavano il Palazzo del Comune, quello del podestà e la cattedrale, e dalla grande Piazza Garibaldi, unite dall’asse viario un tempo denominato Arengo. Di epoca medievale è anche la grande opera difensiva dell’Intagliata, fortificazione di circa 10 chilometri realizzata alla fine del 14° secolo. Il Duomo è stato ricostruito nel primo Ottocento sul luogo dove sorgeva la cattedrale romanico-gotica distrutta dal terremoto del 1799. Nella cripta è possibile ammirare due
leoni in pietra del sec. 13°, i busti del cardinale Angelo Giori e del fratello derivanti dalla bottega del Bernini e l’arca marmorea di stile gotico-toscano di S. Ansovino, il santo che fu vescovo della città camerte nel 9° secolo; singolari le figure di animali scolpite alla base del sarcofago.
DA NON PERDERE Il Museo e la Pinacoteca civici nel convento di S. Domenico. Il Palazzo ducale, sede dell’Università di Camerino. Il Palazzo comunale Bongiovanni con il Teatro Filippo Marchetti. Da gustare il torrone biondo di antica tradizione e il ciauscolo IGP.
Chiesa di S. Filippo, Gian Battista Tiepolo, Madonna col Bambino e san Filippo Neri
CAMERINO
Panorama della città
Accanto alla chiesa si trova il Palazzo arcivescovile, con i suoi portici e le sue forme rinascimentali edificato nella seconda metà del ‘500 come la statua bronzea di Sisto V dovuta allo scultore camerinese Tiburzio Vergelli. Al suo interno è possibile visitare il museo arcidiocesano “Giacomo Boccanera”. Il Palazzo ducale è stato la dimora dei Varano; oggi è la sede dell’Università. Dal cortile rinascimentale, voluto da Giulio Cesare Varano, si accede agli eleganti loggiati e agli ambienti interni tra i quali meritano una visita le scuderie e le sale d’armi del 15° secolo. Mediante una bella scala elicoidale si può scendere all’Or-
Chiesa di S. Venanzio, lunetta
to botanico dell’Università per ammirare un’importante collezione di piante officinali e caratteristiche serre ricavate all’interno di alcune grotte che si aprono alla base delle mura. Palazzo Bongiovanni, di impianto rinascimentale, fu sede vescovile. All’interno si possono apprezzare le belle stanze decorate. Oggi è la sede del Comune di Camerino. L’ottocentesco Teatro “Filippo Marchetti” si presenta a ferro di cavallo con tre ordini di palchi e il loggione. Nel soffitto, dipinto dal tolentinate Francesco Ferranti, sono state rappresentate quattro scene dell’opera lirica Ruy Blas del Marchetti, mentre sopra il boc-
cascena, decorato con putti e ninfe, si trova l’apoteosi del musicista a cui il teatro fu intitolato nel 1881. Il complesso del Convento di S. Domenico, sviluppatosi tra il 13° ed il 16° secolo, ha subìto nel tempo diversi cambiamenti di destinazione. Ora è sede della Pinacoteca e Museo civici e del Polo Museale Unicam. La sezione archeologica raccoglie molti ed interessanti reperti databili dal paleolitico all’età romana. La Pinacoteca conserva opere di esponenti della scuola pittorica camerte del Quattrocento.
Duomo, arca di S. Ansovino
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Tra i dipinti si può ammirare la tavola dell’Annunciazione e Cristo in Pietà, splendida opera di Giovanni Angelo d’Antonio. In questa zona della città è situato anche il Monastero di S. Chiara, la cui vita è da sempre legata al casato dei Varano e alla santa Camilla Battista di quella famiglia. La Chiesa di S. Venanzio, anch’essa duramente colpita dal terremoto del 1799, ha conservato, dell’originaria struttura, l’abside e il campanile della seconda metà del Trecento con il bel portale in stile gotico fiorito sormontato da un grande rosone. Nella lunetta, la Madonna con bambino; nella cripta, l’arca di san Venanzio in stile gotico. Il Tempio ducale dell’Annunziata fu edificato dai Varano all’inizio del ‘500, sembra in segno di ringraziamento per il loro ritorno in città dopo la breve parentesi borgesca. E proprio Cesare Borgia, il Valentino, ha lasciato la Rocca borgesca come significativa traccia del suo passaggio. Voluta da Alessandro VI Borgia
Pinacoteca, Giovanni Angelo d'Antonio, Annunciazione e Cristo in Pietà
“per sospetto” dei camerti sottomessi nel 1502 dal figlio Cesare, fu progettata da Lodo-
vico Clodio, singolare figura di prelato. Fu eretta tra il maggio e l’agosto 1503, prolungando i
UNICAM: L'UNIVERSITà di camerino L’Università di Camerino, fondata nel 1336, conta sette Scuole: Architettura e Design, Bioscienze e Biotecnologie, Giurisprudenza, Scienze Ambientali, Scienze del Farmaco e dei Prodotti della Salute, Scienze Mediche Veterinarie, Scienze e Tecnologie. Pensata e strutturata per dare ad ogni studente tutti i servizi di cui si ha bisogno per dedicare con profitto il proprio tempo allo studio, UNICAM è immersa nella natura, nella storia e nell’arte e si caratterizza per spazi ed attrezzature adeguate, e un rapporto professorestudente assolutamente concorrenziale. Da nove anni Unicam è al primo posto fra gli atenei con meno di 10.000 studenti. L’offerta formativa, con corsi di laurea adattati alla complessità e alla dinamica evolutiva del contesto sociale ed economico, è ampia e diversificata con numerosi itinerari di studio proposti agli studenti. Attività sportive e culturali, servizi di orientamento, stage in Italia e all’estero in aziende leader, Sistema Qualità certificato ISO 9001:2000, master altamente innovativi, job placement per i laureati: questi alcuni degli aspetti che più caratterizzano l’Università di Camerino. Unicam persegue con successo la politica dell’internazionalizzazione. Alcuni corsi di laurea sono totalmente erogati in lingua inglese e dal 2005 è stata istituita la School of Advanced Studies, con l’obiettivo primario di attirare nei propri programmi di dottorato di ricerca i migliori talenti senza vincolo di nazionalità.
CAMERINO
Rocca di Varano
muri di sostegno che già cingevano il convento di S. Pietro in Muralto ed inglobandolo. Giovanni Maria Varano completò la rocca, l’armò e la mise in comunicazione sotterranea col palazzo ducale. Nel 1532 essa ospitò il tesoro di Loreto, minacciato dalle razzie turche. Colmati i fossati, demoliti gli edifici interni e rimosse le merlature, la rocca si qualifica come superbo belvedere. Poco distante il Santuario di S. Maria in Via. Eretto per munificenza del card. Giori conserva l’interessante e venerata icona raffigurante la Madonna e Bambino, secondo la tradizione portata da Smirne da crociati camerinesi.
NEI DINTORNI Usciti dal nucleo urbano della città si raggiunge Renacavata, dove sorge il Convento dei frati Cappuccini. Questa è la casa madre dell’Ordine, nato e sviluppatosi a Camerino sotto la protezione e nel palazzo stesso della famiglia dei Varano nel 1528. Il complesso conserva nella chiesa una grande maiolica policroma (sec. 16°), commissionata dalla duchessa Caterina Cybo e realizzata sullo stile di Mattia della Robbia da Santi Buglioni, raffigurante la Madonna, il Bambino e i Santi Francesco e Agnese. Interessante il tabernacolo di noce finemente lavorato e ornato di madreperla e d’avorio,
Informazioni turistiche I.A.T. c.so Vittorio Emanuele II, 21 - T. 0737.632534 Dormire, mangiare e altre info www.comune.camerino.mc.it; www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Internet point Bar Lili via C. Lili, 22 - T. 0737.630350 Indirizzi utili Municipio c.so Vittorio Emanuele II, 17 - T. 0737.634711 Polizia municipale vicolo del Comune, 3 T. 0737.634737 Carabinieri via Bongiovanni, 21 - T. 0737.634600 Ufficio postale piazza Umberto I, 5 - T. 0737.634811 Arcidiocesi di Camerino-San Severino Marche p.zza Cavour - T. 0737.630400 Trasporti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Taxi piazza Cavour - T. 0737.633181
opera di un cappuccino. Raro nel suo genere il museo storico-religioso, che conserva antichi oggetti utilizzati o fabbricati dai Cappuccini. Una passeggiata per i colli e la campagna che contornano Camerino è un'occasione per ammirare l’imponente opera difensiva che i da Varano realizzarono edificando rocche, castelli, pievi e centri fortificati. L’esempio più evidente è offerto dalla Rocca di Varano, restaurata recentemente, arroccata in cima ad un picco roccioso da dove guarda e difende la valle del Chienti.
Convento di Renacavata, maiolica di Santi Buglioni, particolare
Salute Ospedale località Caselle - T. 0737..6391 Farmacia comunale piazza Umberto I, 6 - T. 0737.633568 Farmacia centrale Cottini c.so V. Emanuele, 40 T. 0737.632511 Farmacia Milesi-Ferretti via Ridolfini, 16 - T. 0737.633016 Riparazione bici Ci & Bi via Pallotta, 19 – T. 0737.632310 Valeri Alberto località Valdiea – T. 0737.46135 Risorse Web www.unicam.it www.proloco.camerino.sinp.net www.museicivicicamerino.it trasporti.provincia.mc.it www.contrammobilita.it www.arcidiocesicamerino.it www.comcamerino.sinp.net www.sorellepoveredisantachiara.it
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CITTà sulla Via Lauretana
MUCCIA
ab. 930 - alt. m 454 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.muccia.mc.it
È un centro di interesse paesistico ed artistico situato sulle rive del Chienti che là scorre in una stretta valle chiusa dai monti ma dall’aspetto vivace e pittoresco. I numerosi reperti archeologici inducono a pensare ad un’origine preistorica dell’abitato. Nel medioevo appartenne a Camerino come tutti i castelli della zona; dal sec. 15° possedette anche un importante mulino fortificato.
Chiesa di S. Maria di Varano
Scorcio del centro storico di Muccia
Che cosa vedere Nella Chiesa parrocchiale di S. Biagio si conserva la statua lignea policroma di san Sebastiano (sec. 15°), una tra le maggiori raffigurazioni del Santo. La Chiesa di S. Maria di Varano sorge presso il cimitero. Il titolo, Santa Maria di Varano, fa pensare ad un’origine legata alla potente famiglia ducale camerte; il tetto a travi in luogo di una cupola come lo stile
DA NON PERDERE La chiesa di S. Maria di Varano dall'interessante architettura, l’eremo del Beato Rizerio, la chiesa di S. Maria di Col dei Venti, la statua lignea di S. Sebastiano (sec. 15°) nella chiesa di S. Biagio.
farebbe prevedere, fa ritenere che l’opera fosse fabbricata in epoca vicina alla fine della Signoria varanesca (1539) o comunque che si è in presenza di un completamento affrettato. Verso la strada statale prospetta la parte absidale dove sono affrescati, dentro una piccola nicchia, la Madonna e il Bambino. Del castello medievale rimangono la porta e la cinta muraria del sec. 15° con quattro torri angolari una delle quali trasformata in campanile. NEI DINTORNI A Coda di Muccia, in zona di notevole interesse paesistico,
MUCCIA
Veduta panoramica di Muccia da Col dei Venti
curiositÀ Lo stemma comunale rappresenta una mano posta su un braciere acceso. La leggenda vuole che l’eroe romano Muzio Scevola abbia dato il nome a questo villaggio, certamente già esistente in epoca pre-romana. Scavi archeologici hanno documentato un insediamento neolitico i cui reperti sono in mostra permanente presso il Museo archeologico di Ancona. Più verosimilmente si può supporre che il nome possa derivare da una eventuale gens Mutia.
sorge l’Eremo del beato Rizzerio dove riposano le spoglie del discepolo di Francesco di Assisi. Rizzerio iniziò a seguire Francesco dopo aver ascoltato una predica del Santo. Per la sua preparazione e la sua coerenza alla regola francescana fu inviato da Francesco nella Marca Anconetana quale Ministro Provinciale. Trascorse l'ultimo periodo della sua esistenza conducendo una vita eremitica sul monte di Muccia dove morì. La Chiesa di S. Maria di Col dei Venti fu costruita agli
Chiesa di S. Maria di Col dei Venti
inizi del sec. 16° sul luogo in cui, secondo la leggenda, furono costretti a fermarsi due pellegrini tedeschi che non riuscirono più a far procedere gli animali che portavano a Roma
una tavola raffigurante la Madonna col Bambino. La lasciarono, dunque, sul posto, dove la religiosità popolare eresse la chiesa che si ammira tuttora a protezione dell'icona mariana.
Informazioni turistiche Pro Loco Muccia T. 0737.646135 Comunità Montana località Bivio Maddalena - T. 0737.647184 Dormire, mangiare e altre info www.comune.muccia.mc.it; www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Indirizzi utili Municipio via Roma, 5 - T. 0737.646135 Polizia municipale via Spinabello, 14 - T. 0737.647377 Ufficio postale piazza Barilatti, 5 - T. 0737.646338 Trasporti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Salute Farmacia Moreni piazza Barilatti, 3 - T. 0737.646112 Ambulatorio medico Dott. Sergio Cioli, p.zza della Vittoria, 20 Ambulatorio medico Dott. Tiberio Biciuffi, p.zza della Vittoria, 16 Risorse Web www.sibillini.net; trasporti.provincia.mc.it; www.contrammobilita.it
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VISSO È un centro di eccezionale interesse ambientale, paesistico e storico-artistico. La valle dove si adagia, circondata dalla corona dei monti massicci, interrotta da gole, prati, boschi, rievoca suggestioni e leggende di tempi oscuri e lontani. Il panorama magnifico, la possibilità di escursioni e passeggiate, gli impianti sportivi, i vicini campi da sci, le eccezionali testimonianze d’arte del suo comune, i prodotti gastronomici e la cucina naturale e robusta arricchiscono la località di attrattive turistiche uniche. è sede del Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Incerte le notizie sull’origine, almeno fino all’inizio dei rapporti con Roma. Ebbe di certo notevole importanza
ab. 1.229 - alt. m 607 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.visso.mc.it
Chiesa di S. Agostino
per la sua posizione sulla strada che univa Camerino, Roma e Loreto. Da libero Comune, passò allo Stato pontificio fino all’Unità d’Italia.
Che cosa vedere L’origine medievale della città ed il suo sviluppo nei secoli successivi è testimoniata dall’impianto urbanistico, dalle notevoli porte del ‘200 e ‘300 e dagli edifici pubblici e privati che si fronteggiano sulle sue piazze o lungo le sue strette vie. Le case di Visso sono costruite in pietra, talvolta intonacate, con eleganti portali e finestre lapidei, dove frequenti campeggiano motti latini e stemmi di antiche famiglie. Risale al sec. 14° il Palazzo dei Governatori. Del 1482 è inve-
Collegiata di S. Maria, affreschi, part.
DA NON PERDERE L’impianto urbano medievale e gli esempi di architettura civile, la chiesa di S. Agostino con l’importante museopinacoteca, l’elegante e maestoso santuario di Macereto. Da gustare il formaggio pecorino, il pane cotto nel tradizionale forno a legna, il prosciutto di montagna, i salumi, il tartufo nero e lo scorzone, e la trota. Collegiata di S. Maria, acquasantiera
VISSO
CURIOSITà
Si racconta che il 12 agosto 1359 i muli che trasportavano una statua della Madonna si fermarono nel luogo dove sorge il Santuario e da lì non vollero più proseguire. Interpretando questo avvenimento come manifestazione della volontà divina, la religiosità popolare decise di costruire l’originaria cappella per conservare ed onorare quell’immagine della Madonna.
ce il Palazzo dei Priori, ora Palazzo comunale, trecentesco all’origine ma ricostruito dopo l’incendio del 1477, con portale gotico e finestre rinascimentali. Di notevole interesse la Collegiata di S. Maria, del sec. 12°. Sul fianco un bel portale in pietra dall’accentuata strombatura e nella lunetta l’Annunciazione, affresco attribuito a Paolo da Visso. Nell’interno, affreschi dei secc. 14° e 15°, resti della originale e più ampia decorazione, ed un soffitto ligneo dipinto. Notevoli l’acquasantiera appartenente alla chiesa del sec. 12°, un bell’affresco distaccato dello Spagna, e la Madonna Bruna, eccezionale gruppo ligneo del sec. 12° o 13°. La vicina Chiesa di S. Agostino, adibita a Museo-pinacoteca, custodisce molte e pregevoli opere d’arte tra le quali la Madonna di Mevale, tavola del sec. 12°, e un importante gruppo ligneo, la Madonna con il Bambino del sec. 12°-13°. Nel museo si conserva inoltre una raccolta di manoscritti originali di Giacomo Leopardi tra cui “L’infinito”. NEI DINTORNI Il Santuario di Macereto è un edificio di eccezionale interesse architettonico; fu costruito sul modello bramantesco da
Santuario di Macereto
Giovan Battista da Lugano (1528-1538) e, alla sua morte qui avvenuta - si dice per un incidente occorso durante la costruzione -, fu portato a termine entro il 1558 da maestri anch’essi provenienti dalla stessa città. L’interno, a croce greca, racchiude un oratorio del sec. 14° che custodiva la statua della Madonna con il Bambino. Del 1583 è l’adiacente Palazzo delle Guaite che, insieme alla basilica, è racchiuso in un recinto murario con portico interno che serviva come rifugio per i pellegrini e per gli animali.
Chiesa di S. Agostino, Madonna con il Bambino
Informazioni turistiche Punto informativo via Paolo da Visso - T. 0737.9239 Pro Loco Visso p.zza Capuzi 55/56 - T. 0737.972052 Centro visite Parco Nazionale dei Monti Sibillini p.zza del Forno T. 0737.95219 Dormire, mangiare e altre info www.comune.visso.mc.it; www.prolocovisso.it; www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Indirizzi utili Municipio - Polizia municipale largo G. B. Antinori, 1 - T. 0737.95421 Carabinieri via C. Battisti, 8 - T. 0737.972019 Ufficio postale via Paolo Da Visso - T. 0737.95529 Trasporti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Salute Farmacia p.zza Capuzzi, 19 - T. 0737.9219 Ambulatorio medico via G. Rosi, 6 - T. 0737.9488 Risorse Web www.sibillini.net; trasporti.provincia.mc.it; www.contrammobilita.it
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CITTà sulla Via Lauretana
PIEVEBOVIGLIANA Pievebovigliana è un centro montano di interesse paesistico ed artistico. Offre, con i suoi torrenti, i suoi laghi e i suoi ampi avvallamenti, il caratteristico paesaggio collinare che determina il versante adriatico della dorsale appenninica. Da un lato, si aprono le vallate che conducono alla pianura marchigiana; dall’altro, risalendo quelle stesse valli, si accede ai primi pascoli montani che preannunciano il paesaggio dei Monti Sibillini. Località romana testimoniata da molti reperti archeologici, conserva l’importante traccia medievale della chiesa di S. Giusto a San Maroto. Pievebovigliana, entrata a far parte della sfera d’influenza della famiglia dei da Varano di Camerino, ne seguì le sorti fino al passaggio nello Stato pontificio.
Chiesa di S. Francesco
ab. 877 - alt. m 439 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.pievebovigliana.mc.it
Chiesa di S. Giusto in San Maroto
Che cosa vedere Chi arriva a Pievebovigliana, non può non concedersi una passeggiata tra le suggestive vie e scalinate del centro storico (che conserva la sua antica struttura “a vascello” del castello medioevale distrutto nel 1528), e visitare la Chiesa di S. Maria Assunta di origine romanica con la suggestiva crip-
DA NON PERDERE L’eccezionale struttura romanica della chiesa di S. Giusto in località San Maroto. Il castello-residenza di Beldiletto con i dipinti dei cavalieri. La cripta della chiesa di S. Maria Assunta. Il Museo civico “Raffaele Campelli” con notevoli opere d’arte. Il Museo storico del territorio con elementi che documentano l’antica attività di distillazione della famiglia Varnelli iniziata nel 1868, la tradizionale tessitura su telaio con tecnica a liccetti e la produzione artigianale di laterizi, testimoniata da antiche fornaci attive fino agli anni ‘50, oggi in restauro. Gli itinerari ed i percorsi naturalistici tra boschi e prati erbosi.
ta a cinque navatelle e tre absidi risalente al sec. 11°. Nel Museo civico “R. Campelli”, si conservano molti e preziosi reperti archeologici. Nella pinacoteca sono conservate varie opere di Cola di Pietro, di Venanzo da Camerino, di Simone De Magistris, e alcune sculture tra cui un San Sebastiano ligneo della fine del sec. 15°. Nella Sala consiliare la raccolta intitolata a Gino Marotta comprende un elevato numero di opere dell'artista, uno dei maggiori rappresentanti dell'arte italiana contemporanea. Nel Museo storico del territorio, invece, la raccolta dedicata a Maria Ciccotti, nota illustratrice di libri dei primi decenni del '900, riunisce xilografie di rara qualità.
PIEVEBOVIGLIANA
Pievebovigliana, panorama
NEI DINTORNI Al capoluogo fa da cornice un paesaggio incantevole, ricco di gioielli artistici e architettonici come il Convento di S. Francesco a Pontelatrave con la chiesa del Crocifisso della fine del sec. 14° che si fa risalire al Santo che avrebbe soggiornato in un bosco vicino nel corso di uno dei suoi viaggi nella Marca. La Chiesa di S. Giusto a San Maroto, databile tra i secc. 11° e 13°, è un eccezionale esempio di romanico marchigiano. La chiesa è a pianta circolare ed è provvista di quattro absidiole; all’interno una tavola di Venanzio da Camerino. Notevole anche la Chiesa di S. Giovanni di Isola con portico del sec. 14°. Una delle strutture medioevali più suggestive è costituita dal Castello di Beldiletto voluto da Giovanni da Varano alla fine del sec. 14° e sistemato come residenza di campagna e fattoria da Giulio Cesare alcuni decenni più tardi. Oltre alla bella corte con colonne in pietra bianca e rosa, interessante il ciclo di dipinti raffiguranti una sfilata di illustri cavalieri con evidenti richiami ai poemi cavallereschi. Di rilevanza paesistica, le
località di Isola e Fiano con boschi di castagni e di querce, Quartignano con la pineta, Poggio della Pagnotta con i suoi prati erbosi, il lago di Polverina, situato all’interno di
un’oasi di protezione della fauna selvatica e il lago di Boccafornace, di notevole interesse ambientale e geologico per la presenza di una sorgente carsica intermittente.
Castello di Beldiletto
Informazioni turistiche Pro Loco Pievebovigliana piazza V. Veneto, 90 - T. 0737.44407 Dormire, mangiare e altre info www.comune.pievebovigliana.mc.it; www.propieve.it; www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Indirizzi utili Municipio - Polizia municipale piazza V. Veneto, 90 - T. 0737.44126 Carabinieri via Giovanni XXIII, 9/E - T. 0737.44103 Ufficio postale piazza V. Veneto - T. 0737.44215 Trasporti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Salute Ambulatorio medico piazza V. Veneto, 1 - T. 0737.44104 Farmacia Di Cristofaro via Roma, 29 - T. 0737.44074 Noleggio bici Rivolgersi alla Pro Loco di Pievebovigliana Risorse Web trasporti.provincia.mc.it; www.contrammobilita.it
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CITTà sulla Via Lauretana
SAN GINESIO La cittadina sorge su un colle del versante sinistro della valle del Fiastrella; è un centro di notevole interesse storico-artistico e paesistico per l’ampio panorama che spazia dal mare ai monti per cui è chiamato anche “Balcone dei Sibillini”- e per le pregevoli opere d’arte ed i monumenti presenti nel suo territorio. L’amenità del clima, la natura incontaminata, l’aria pura, ne fanno un ricercato luogo di turismo anche residenziale. L’origine medievale è documentata dalla presenza di tratti della cerchia muraria risalente almeno al sec. 12° e dal caratteristico impianto urbanistico. È questo il periodo in cui San Ginesio acquista notevole potere, condizione che gli permette di opporsi alla politica espansionistica di Fermo ma non all’inserimento nel sistema egemonico dei Varano fino al sec. 16° quando entra a far parte dello Stato della Chiesa.
Ospedale dei pellegrini (sec. 13°)
ab. 3.773 - alt. m 680 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.sanginesio.mc.it
Statua di Alberico Gentili e, sullo sfondo, la Collegiata
Che cosa vedere Tra i monumenti unico nel suo genere è l’Ospedale dei pellegrini dove si rifugiavano quanti, bisognosi di assistenza, di lì passavano nel corso dei loro faticosi viaggi verso Loreto o verso Roma. L’ospedale, detto anche di S. Paolo (sec. 13°), è costituito da un basso porticato con archi a sesto ribassato sul quale poggia un elegante loggiato di epoca successiva. La Collegiata, risale al sec. 11° ma fu più volte restaurata e ri-
fatta in alcune parti. Romanica la fascia inferiore della facciata che risale al sec. 11°, tardogotica quella superiore, eretta nel 1421. L’interno è un susseguirsi di opere di autori illustri: Malpiedi, Simone De
DA NON PERDERE La cerchia muraria medievale, la chiesa Collegiata, l’Ospedale dei pellegrini, il Museo civico “S. Gentili”, gli affreschi giottesco-riminesi nella chiesa di S. Francesco, l’abbazia benedettina delle Macchie, il convento di S. Liberato. Da gustare il “polentone” di San Ginesio.
Museo civico, Nicola da Siena, Battaglia tra ginesini e fermani, part.
San Ginesio
Panorama della città
Magistris, Pomarancio, Zuccari, Pietro Alemanno, Folchetti e Lorenzo Salimbeni negli affreschi della cripta (1406). Ricco di reperti archeologici, di iscrizioni e di notevoli opere d’arte, è anche il Museo civico “S. Gentili”. Risaltano tra le tante opere due tavole del ginesino Stefano Folchetti, e La battaglia tra ginesini e fermani attribuito a Nicola da Siena. Uscendo dalla piazza "A. Gentili" verso il Colle Ascarano si incontra la Chiesa di S. Francesco (sec. 13°). Di notevole pregio, all’interno, gli affreschi di scuola giottesco-riminese narranti storie della vita di san Francesco. Da non dimenticare la Chiesa di S. Michele Arcangelo (sec. 11°) dal bel portale gotico con l’edicola del Folchetti. NEI DINTORNI Sulla strada per Macerata s’incontra l’Abbazia benedettina
Abbazia delle Macchie, cripta
delle Macchie nata intorno al Mille. Suggestiva la cripta divisa in sette navatelle; alcuni capitelli recano decorazioni scolpite che indicano il sec. 12° come epoca probabile della sua costruzione.
Il Convento di S. Liberato, immerso in un folto bosco, fu fatto costruire nel 1274 dai signori di Brunforte per custodire i corpi di san Liberato da Loro Piceno, seguace di san Francesco e dei suoi compagni.
I PERSONAGGI Alberico Gentili (San Ginesio, 1552 – Londra, 1608) Giurista ideologo, padre fondatore del diritto internazionale, è il più illustre figlio di San Ginesio. Laureato in giurisprudenza a Perugia, per motivi religiosi fu costretto a riparare nel 1580 nella tollerante Inghilterra elisabettiana. Nella nuova patria rivestì un importante ruolo sia come teorico del diritto sia come consulente della Corona. Dal 1587 fu nominato “Regius Professor of Civil Law” all’Università di Oxford e dal 1605 fu anche avvocato dell’Ambasciata di Spagna presso la Corte dell’Ammiragliato.
Informazioni turistiche I.A.T via Capocastello, 35 - T. 0733.652056 Dormire, mangiare e altre info www.comune.sanginesio.mc.it; www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Rete WiFi pubblica e gratuita Presso piazza A. Gentili e il Colle Ascarano Indirizzi utili Municipio - Vigili Urbani via Capocastello, 35 - T. 0733.656022 Carabinieri largo IV Novembre - T. 0733.656049 Ufficio postale vicolo delle carceri - T. 0733.656520 Trasporti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Salute Farmacia Petracci via Capocastello, 9 - T. 0733.656091 Associazione Volontari Soccorso via Picena, 41/43 - T. 0733.663615 Risorse Web trasporti.provincia.mc.it; www.contrammobilita.it
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CITTà sulla Via Lauretana
TOLENTINO
ab. 20.769 - alt. m 228 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.tolentino.mc.it
La posizione geografica particolarmente favorevole ne ha fatto da sempre, dal punto di vista storico, culturale ed economico, il tramite logico tra la zona montana e quella costiera. La fitta rete di comunicazioni rende Tolentino un nodo di rilievo: oltre alle strade che la uniscono ai paesi limitrofi, la SS 77 rende facilmente accessibili le vicine località sciistiche e di soggiorno invernale ed estivo sui Monti Sibillini; verso est collega la città con le località balneari della costa e con l’autostrada A 14. Piccole e medie industrie, impegnate soprattutto nella lavorazione artistica della pelle e del cuoio, sono alla base della sua economia.
Cappellone di S. Nicola
Alcune di esse hanno diffuso i propri prodotti, di grande prestigio, a livello internazionale. La città si è sviluppata sul luogo di stazioni preistoriche e di insediamenti piceni. Fu municipio romano e, dopo le incursioni barbariche, risorse come libero comune seguendo poi le sorti degli altri paesi della Marca legati al dominio pontificio. Affreschi del Cappellone, part.
DA NON PERDERE la Basilica di S. Nicola con il "Cappellone" (1325 ca.), il più vasto ciclo di affreschi delle Marche, e il Museo del Santuario. Il MIUMOR, Museo Internazionale dell’Umorismo nell’Arte, con migliaia di opere di artisti di ogni nazionalità. Le Sale Napoleoniche a Palazzo Parisani; il Castello della Rancia con il museo archeologico; l'Abbadia di Fiastra e la Riserva Naturale.
Che cosa vedere Del periodo medievale conserva buona parte della cerchia muraria che cingeva il centro urbano con le sue fortificazioni e le sue porte. La comunicazione con la riva destra del Chienti avveniva tramite la Porta del ponte ed il Ponte del diavolo. Quest’ultimo, risalente al 1268, è una possente costruzione a cinque altissime arcate con torre-barriera. Dal Ponte del diavolo è ben visibile l’antichissima Chiesa di S. Maria Nuova riedificata nel sec. 18° a pianta centrale. All’interno una preziosa statua lignea policroma della Madonna con il Bambino del sec. 14°. La Chiesa di S. Nicola fu costruita nella seconda metà del sec. 13°. Di qualche decennio
TOLENTINO
Veduta del centro storico
più tardo è il monumentale chiostro, a trenta arcate rette da colonne in cotto di forme diverse, con le pareti completamente affrescate. Nella facciata, il portale, prezioso nel suo stile gotico fiorito, si deve al fiorentino Nanni di Bartolo (1432-1435) che aveva lavorato insieme con Donatello a Firenze. All’interno, imponente è il soffitto a cassettoni in legno dorato (sec. 17°). Tra le tele, una Sant'Anna del Guercino (1640) e San Tommaso di Villanova attribuito a G. Ghezzi (1663). Altre importanti opere, tra le quali un Presepe ligneo
Basilica di S. Nicola, facciata
policromo del sec. 13°, una Vergine e Santi di Simone De Magistris e una grande pala d'altare del tolentinate Marchisiano di Giorgio (notizie 1496 - 1543) si trovano nel Museo del Santuario, ricco anche di notevoli e preziosi elementi di oreficeria. Di eccezionale rilievo il Cappellone con il più vasto ciclo di affreschi delle Marche (inizi sec. 14°), che narra la vita della Madonna, di Cristo e di san Nicola, attualmente assegnato a Pietro da Rimini. Al centro dell’ambiente è posta un’arca marmorea (1474) sormontata da una sta-
Chiesa di S. Catervo, sarcofago
tua in pietra policroma del Santo, attribuita al fiorentino Niccolò di Giovanni (metà sec. 15°). Nella Concattedrale di S. Catervo si conserva il sarcofago marmoreo che racchiude il corpo di Flavio Giulio Catervo, insigne opera del 4° secolo d. C. Del più antico nucleo della chiesa benedettina che si addossò al mausoleo rimangono solamente una interessante lunetta in pietra e i quattro leoni ora sorreggenti il sarcofago. Di notevole importanza sono anche un Cristo deposto, scultura in legno policromato risalente al sec. 13°, e gli affreschi nella cappella di san Catervo di Marchisiano di Giorgio. In piazza della Libertà si innalza la singolare Torre degli orologi con i quattro quadranti che indicano le fasi lunari, le ore italiche, l’ora astronomica e i giorni della settimana e del mese (1822). La torre degli orologi costituisce anche il campanile della Chiesa di S. Francesco, che conserva, della costruzione duecentesca, l’absi-
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CITTà sulla Via Lauretana
Museo archeologico, applique picena
Castello della Rancia
de decorata con archetti e bacini maiolicati. Nella sacrestia, pregevoli affreschi del sec. 14° tra i quali una Madonna sotto un baldacchino retto da angeli, che può forse ritenersi una rappresentazione arcaica della consueta iconografia lauretana. Nella chiesa anche altre testimonianze del culto lauretano: una Madonna di Loreto nella controfacciata ed un modellino processionale della Santa Casa del sec. 17° proveniente dalla demolita chiesa tolentinate di S. Maria di Loreto. A Palazzo Parisani Bezzi nel 1797 fu stipulato il Trattato di Pace tra Napoleone e lo Stato della Chiesa. Interessante è la visita dell'appartamento che ospitò Napoleone nei giorni della trattativa, con arredi e suppellettili originali.
Torre degli orologi
Abbazia di S. Maria di Chiaravalle di Fiastra
Tra i musei è da segnalare il MIUMOR, Museo Internazionale dell’Umorismo nell’Arte, unico in Italia, situato a Palazzo Sangallo, che conserva oltre 3000 opere che offrono una panoramica dell’umorismo artistico italiano e straniero. La maggior parte delle opere del MIUMOR derivano dalla Biennale della Caricatura e dell’Umorismo nell’Arte, istituita nel 1961, alla quale partecipano e concorrono artisti di ogni nazionalità. NEI DINTORNI Nella pianura che si apre a qualche chilometro ad est di Tolentino s’innalza, solitario e maestoso, il Castello della Rancia fatto costruire nel 1357 da Rodolfo II Varano, signore di Camerino, sul modello delle circostanti grance cistercensi, da cui prende il nome e la funzione di fattoria. Nel 1815 vi fu combattuta la Battaglia della Rancia tra gli austriaci e Gioacchino Murat. All’interno il Civico Museo archeologico con
interessanti reperti dell’epoca picena e romana. L’Abbazia di S. Maria di Chiaravalle di Fiastra è un’eccezionale costruzione edificata nel 1142 da monaci cistercensi provenienti dalla abbazia di Chiaravalle di Milano. La Riserva naturale Abbadia di Fiastra, istituita nel 1984, comprende 1825 ettari di terreni che circondano l'abbazia e dispone di ampi e accoglienti spazi verdi, sentieri-natura, percorsi ippici e ciclistici e un sentiero sensoriale. Sono inoltre presenti un Centro Congressi, il Museo della civiltà contadina, il Museo archeologico e il Museo del vino. Le Terme di S. Lucia, create nel 1937, si trovano a 3 chilometri da Tolentino su di un colle all’altezza di 450 m s.l.m. a ridosso di un fitto bosco secolare. L'offerta termale comprende il reparto di cure inalatorie, il centro di riabilitazione e terapia fisica, il centro di medicina dello sport, gli ambulatori medici specialistici e il centro estetico.
TOLENTINO
Terme di S. Lucia
CURIOSITà Si racconta che mastro Benevegna, l’architetto incaricato della costruzione del Ponte del diavolo, si trovava in tali difficoltà che, non volendo il ponte proprio stare in piedi, si rivolse nella disperazione al diavolo. Questi gli promise l’edificazione del ponte in cambio dell’anima del primo passante. Mastro Benevegna presto si pentì di aver evocato le forze del male e si rivolse a san Nicola. L’indomani il ponte era stato costruito: giunse il santo frate con una forma di formaggio ed un cane: lanciò la forma sul ponte facendola rotolare inseguita dal cane. Giunta a metà del ponte, in un bagliore di fiamme e puzzo di zolfo, la povera bestia fu afferrata dal diavolo che, subito, accorgendosi che aveva afferrato un essere vivente, sì, ma privo di anima, dette un terribile urlo e si precipitò per sempre nelle profondità della terra. Ponte del diavolo
Uffici informazioni turistiche, visite guidate Tolentino piazza della Libertà, 18 - T. 0733.972937 Abbadia di Fiastra T. 0733.202942 Dormire, mangiare e altre info www.comune.tolentino.mc.it; www.vivitolentino.it; www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Internet point pubblici gratuiti Biblioteca Filelfica largo Fidi, 11 - T. 0733. 968670 Informagiovani presso la Stazione Ferroviaria in viale G. Matteotti - T. 0733.974748 Rete WiFi pubblica e gratuita Tolentino (nelle piazze del centro storico, presso la Biblioteca Filelfica e l'Informagiovani); Abbadia di Fiastra Indirizzi utili Municipio p.zza della Libertà, 1 - T. 0733.9011 Polizia municipale p.zza della Libertà, 3 T. 0733.901263 Carabinieri via S. D'Acquisto, 8 - T. 0733.976500 Ufficio postale Galleria Europa, 7 - 0733.976411
Ufficio postale v.le G. Brodolini, 15 - T. 0733.971934 Trasporti Stazione Ferroviaria v.le G. Matteotti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Consorzio Primalinee T. 0733.810562 Taxi T. 0733.973486 - M. 337.660283 Salute Ospedale v.le della Repubblica, 18 - T. 0733.9001 Farmacia Bonifazi P.zza della Libertà, 20 - T. 0733.973012 Farmacia comunale via Brodolini, 10 - T. 0733.966152 Farmacia Grasselli v.le Buozzi, 15 - T. 0733.969832 Farmacia Marcelletti via Roma, 12 - T. 0733.973020 Farmacia Solimani p.zza dell'Unità, 12 - T. 0733.968300 Terme S. Lucia c.da S. Lucia - T. 0733.968227 Lavanderie self service Lavoio via Borgo Foro Boario - M. 347.8567640 Riparazione bici Cicli Noè via Nazionale, 76 – T. 0733.974093 Risorse Web www.termesantalucia.it; www.abbadiafiastra.net; trasporti.provincia.mc.it; www.contrammobilita.it
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CITTà sulla Via Lauretana
POLLENZA Pollenza è situata su un colle che separa le valli del Potenza e del Chienti. Intorno lo sguardo è racchiuso ora dalla barriera dei Sibillini, i leopardiani “monti azzurri”, ora si sofferma sui centri urbani della valle del Chienti e del Potenza, ora scopre, nel digradare dei piani verso valle, case coloniche e piccoli agglomerati urbani. Lunga e lontana è la storia di Pollenza che prende origine almeno dalla civiltà picena. In epoca romana Pollentia, dopo un periodo di rilievo in epoca repubblicana, si trova ad essere prevalentemente luogo di transito per i pellegrini che si dirigono al santuario della Dea Bona, situato nella località che prende il nome di ara Bonae deae, oggi Rambona. Anche Pollentia cambia in epoca medioevale il suo nome in Monte Milone. L’impianto urbanistico è misto: ora è “a cipolla”, con le strade concentriche, ora si distende in modo lineare a seguire l’andamento della collina. Superate le complesse vicende del Medioevo, il paese entra a far parte dello Stato pontificio. Il 1815 fu un anno di particolare drammaticità: nel territorio di Monte Milone e in quello di Tolentino fu combattuta la battaglia contro le truppe
ab. 6.617 - alt. m 341 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.pollenza.mc.it
Abbazia di Rambona, cripta
austriache che causò la sconfitta dell’esercito di Gioacchino Murat intenzionato ad unificare l'Italia. Secondo alcuni questo avvenimento è entrato nella storia quale vero e proprio inizio dei moti risorgimentali. Nel 1862 Pollenza riacquista la sua denominazione originaria.
Che cosa vedere Palazzo Cento, di impianto cinquecentesco, è sede del Museo civico. Di particolare interesse è il pavimento musivo proveniente da una villa romana che raffigura una vivace scena di caccia al cinghiale. Sulla piazza centrale del paese
DA NON PERDERE L’abbazia di Rambona con le sue absidi e la suggestiva cripta. Il Palazzo Cento con il Museo civico. Le botteghe di antiquariato, restauro e artigianato ricche di opere d’arte e di sorprese. Palazzo Cento, mosaico del sec. I a.C.
POLLENZA
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Panorama del paese verso i monti
si affaccia il Palazzo comunale, eretto nel 1775 con un notevole portale barocco. Accanto si staglia l’imponente Torre civica con cupola sansovinesca e campaniletto in ferro. Il Teatro “Giuseppe Verdi” è costituito da una tipica sala a ferro di cavallo progettata da Ireneo Aleandri, noto per aver curato anche lo Sferisterio di Macerata. L’inaugurazione risale al 1883. L'imponente Collegiata di S. Biagio sorge sui resti di una chiesa più antica. La struttura attuale risale al 1834. La Chiesa dei Santi Antonio e Francesco, del 13° secolo, conserva sull’altare maggiore la pala lignea raffigurante Sant’Antonio realizzata da Lorenzo d’Alessandro (1496). NEI DINTORNI Dell’imponente impianto originario che l’Abbazia di Rambona presentava, restano solo il presbiterio triabsidato e la cripta (sec. 11°-12°). L’antico monastero probabilmente sorse intorno al 7° secolo; la zona d’influenza era ampia e l’abbazia conobbe il suo periodo migliore nel 9° secolo quando la regina longobarda Ageltrude volle la costruzione di una nuova struttura. La cripta è di profonda suggestione: lo spazio è articolato su cinque navate definite da colonne romane; di particolare interesse
sono i capitelli romanici ognuno diverso dall'altro nella decorazione e probabilmente provenienti dall'antico tempio pagano che qui sorgeva. Nel corso di una campagna di scavi degli anni '80 è stato rinvenuto, sotto la cripta, un santuario ipogeo dedicato alla dea Bona, protettrice della fertilità; in esso venivano incanalate delle acque ritenute salutari. Non a caso su quest'area già ritenuta sacra, i benedettini eressero l'abbazia.
Abbazia di Rambona, Madonna, affresco
Informazioni turistiche Pro Loco "Corporazione del Melograno" via Roma, 65 - M. 333.2821727 Pro Loco Casette Verdini via Menichelli, 63 - M. 338.2360410 Dormire, mangiare e altre info www.comune.pollenza.mc.it; www.vivipollenza.it; www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Indirizzi utili Municipio piazza della Libertà, 16 - T. 0733.548711 Polizia municipale piazza della Libertà, 16 - T. 0733.548724 Carabinieri viale Dante, 17 - T. 0733.549127 Ufficio postale piazza della Libertà, 11/15 - 0733.549081 Trasporti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Salute Guardia medica via G. Leopardi, 43 - T. 0733.549117 Farmacia Criolani via Roma, 68 - T. 0733.549123 Farmacia Monte Milone rione Pollenza Scalo - T. 0733.201269 Riparazione bici Bikers contrada Piane di Chienti, 21 – T. 0733.201558 Bibsport via Tano, 52 Sforzacosta di Macerata – T. 0733.201191 Lavanderie Self Service Lavanderia Self Service di Bacaloni Barbara, via V. Cento n. 6 Risorse Web trasporti.provincia.mc.it; www.contrammobilita.it
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CITTà sulla Via Lauretana
MONTECASSIANO Montecassiano si affaccia sulla valle del Potenza e, tra suggestivi panorami che richiamano le liriche leopardiane, dimostra la sua origine di borgo medievale con la struttura urbanistica definita “a sfoglia di cipolla”, con le vie concentriche che seguono la conformazione ascendente della collina. Quelle strade, nate per difendersi dai venti della collina, costituiscono oggi, per chi le percorre, delle vere sorprese poiché danno luogo a spettacoli sempre nuovi. Gradinate mettono in comunicazione le vie inferiori con quelle superiori e, salendo, sembra di conquistare più ampi spazi sulla valle del fiume disseminata di case, chiese rurali, ciuffi d’alberi, edicole sacre. Sotto le mura si estende il Parco del Cerreto, provvisto di un percorso verde attrezzato, di un erbario e di un’area per pic-nic. Tre sole porte permettono l’ingresso all’interno, e ciò rafforza l’idea di borgo fortificato quale Montecassiano è stato nei secoli, e ne accresce il fascino e la suggestione.
ab. 7.450 - alt. m 215 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.montecassiano.mc.it
Palazzo dei Priori
Che cosa vedere Il Palazzo dei Priori risale all’inizio del sec. 15°; la facciata, tuttavia, venne ricostruita nel 1467 da maestranze lombarde e, in epoca contemporanea (1938), subì un intervento che ha comportato il rifacimento della merlatura e la costruzione del grande arco che lo collega al vicino Palazzo Compagnucci. Il Palazzo dei Priori ospita oggi la galleria “Giovanni Cingolani” che fu rilevante pittore e restauratore del Vaticano e a cui si devono i restauri di molte opere di eccezionale importanza. Conserva anche il Museo delle memorie locali. Nell'attiguo Palazzo Compagnucci, nel sec. 16°, Anton Francesco Scaramuccia allevò segretamente per cinque anni Amedeo di Savoia, figlio naturale di Emanuele Filiberto. Il
palazzo ospita la Pinacoteca comunale intitolata al montecassianese Girolamo Buratto (seconda metà sec. 16°) con notevole esempi di pittura dei secc. 17° e 18° tra i quali Il sogno di Giacobbe, attribuito al Buratto, e La Madonna in trono con santi di Giovanni Ispano. La Chiesa di S. Maria Assunta, costruita intorno al sec. 12°, ha un portone in bronzo dovu-
DA NON PERDERE L'impianto urbanistico tardomedioevale perfettamente conservato; la chiesa di S. Maria Assunta con l'imponente pala d’altare di fra Mattia della Robbia; il Palazzo dei Priori con i musei. Nella gastronomia locale, i “sughitti”, dolce tipico fatto con il mosto.
Chiesa di S. Egidio, pala d'altare di A. Iachini
MONTECASSIANO
Collegiata di S. Maria Assunta
Palazzo Compagnucci
to a Sesto Americo Luchetti (1985) e, soprattutto, una grandiosa pala d’altare in terracotta invetriata e policromata (m 4,20x7,07), opera di fra Mattia della Robbia (1527 1532). All’interno della chiesa è conservato anche un modellino processionale della Santa Casa che testimonia l’intensa devozione degli abitanti di Montecassiano per la Madonna di Loreto. La Chiesa dei Santi Marco e Agostino e della Madonna del Buon Consiglio presenta un interno in stile barocco mar-
Collegiata di S. Maria Assunta, altare di Mattia della Robbia (part.)
chigiano con gli altari laterali ornati da tele del sec. 17°. La Chiesa di S. Giovanni Battista è una delle chiese più antiche di Montecassiano e costituiva il nucleo del convento delle Clarisse. La chiesa ospita opere di G. Buratto e il Museo di Arte sacra che conserva preziosi argenti di vari artisti del
sec. 18°. La Chiesa di S. Giacomo, risalente al sec. 18°, ora ospita l’interessante Museo delle Confraternite. La Chiesa di Santa Croce, costruita nel 1558, è ricca di opere in legno intagliato, come l’altare maggiore, il coro e la sacrestia. Nell'Oratorio di San Nicolò (sec. 13°) il campanile a vela custodisce la più antica campana della Marca (fusa nel 1382). L’oratorio presenta un’abside romanica ed una navata unica.
Informazioni turistiche Ufficio Cultura del Comune via G. Rossini, 5 - T. 0733. 299863 Ufficio turistico corso D. Alighieri, 1 - T. 0733.290483 Dormire, mangiare e altre info www.comune.montecassiano.mc.it; www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Indirizzi utili Municipio via G. Rossini, 5 - T. 0733.299811 Polizia municipale piazza G. Cingolani, 4 - T. 0733.598240 Carabinieri via G. Oberdan - T. 0733.598114 Ufficio postale piazza G. Cingolani, 3 - T. 0733.599386 Trasporti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Salute Guardia medica piazzale Giorgi, 1 - T. 0733.598684 Farmacia Marchegiani via Tambroni, 15 - T. 0733.59925 Farmacia Monaco viale Italia, 6 - T. 0733.290550 Riparazione bici Rokalfibike via Mainini, 69 – T. 0733.598622 Risorse Web trasporti.provincia.mc.it; www.contrammobilita.it
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CITTà sulla Via Lauretana
RECANATI Recanati, famosa nel mondo per aver dato i natali a Giacomo Leopardi, si eleva sul crinale tortuoso di un colle tra le valli dei fiumi Potenza e Musone. Per la sua posizione, Recanati è una tipica città-balcone dalla quale si ammira un suggestivo panorama: oltre il mare Adriatico, che si fa luce nelle giornate soleggiate e limpide, si scorgono le coste slave velate di bruma. Più a nord lo sguardo incontra l'imponente Monte Conero le cui pendici sembrano dissolversi nelle acque del mare prima di frammentarsi nelle vivaci località della riviera. Dal Monte Tabor, l’“ermo colle” leopardiano, emergono all’orizzonte, lontani e possenti i “monti azzurri”, che furono regno recondito e misterioso della Sibilla. Lungo i pendii intensi di vigneti e uliveti, un geometrico mosaico di colori segna le diverse coltivazioni ed è interrotto, qua e là, da torrenti, da ciuffi di alberi, da case e da borghi. Durante l’alto medieoevo, gli abitanti vivevano all’ombra di tre castelli feudali, Monte Volpino, Monte Morello e Monte Muzio. Verso la metà
ab. 21.830 - alt. m 296 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.recanati.mc.it
Museo civico di Villa Colloredo Mels, Lorenzo Lotto, Annunciazione (part.)
del sec. 12° si unirono dando luogo al libero comune. A motivo di un raggiunto prestigio e di una acquisita sicurezza, a Recanati si sviluppò una nota e rinomata fiera frequentata per oltre cinque secoli da tutti gli abitanti della Marca. Nel 1294 la traslazione della Santa Casa determinò la
giurisdizione di Recanati sul santuario, ormai frequentata meta di pellegrinaggi, e sull’abitato di Loreto. Vissuta per secoli nell'ambito dello Stato pontificio, nel 1860 entrò a far parte del Regno d’Italia.
DA NON PERDERE Il Museo civico di Villa Colloredo Mels che conserva, tra le altre opere d’arte, tre importanti quadri di Lorenzo Lotto: l’Annunciazione (1532), il Polittico di san Domenico (1508) e la Trasfigurazione (1512). La Cattedrale di S. Flaviano con il soffitto in legno dorato e la tomba di papa Gregorio XII. La Chiesa di S. Agostino con la Torre “del passero solitario”. I luoghi leopardiani: Casa Leopardi, la Piazzola del Sabato del Villaggio; il Colle dell’Infinito. Il panorama splendido e vario, dal mare del Conero fino ai “monti azzurri”.
Museo civico Villa Colloredo Mels, Vincenzo Pagani (16° sec.), Traslazione della Santa Casa di Loreto
RECANATI
La piazza di Recanati con il monumento a Giacomo Leopardi
Ritratto di Giacomo Leopardi
Che cosa vedere La Cattedrale di S. Flaviano presenta evidenti i rimaneggiamenti del sec. 18°. Colpisce il maestoso e ricco soffitto a cassettoni voluto dal cardinale Galamini nel 1620. Qui è conservato il sarcofago che raccoglie le spoglie del papa Gregorio XII (Venezia 1323 ca. - Recanati 1417) deposto nel 1409 e nominato legato della Marca di Ancona. Il vecchio episcopio ospita oggi il Museo Diocesano di Arte Sacra, che conserva dipinti, sculture, reperti archeologici e preziosa oreficeria. Un affresco di Lorenzo Lotto (1513) raffigurante San Vincenzo Ferrer è presente nella Chiesa di S. Domenico, edificata nel sec. 13° e riformata agli inizi del ‘700. Nell’interno barocco risaltano l’altare maggiore in legno con velatura in oro zecchino come le decorazioni delle cantorie, del pulpito e dei coretti. La Chiesa di S. Anna costruita nel sec. 13° è di particolare importanza per le tradizioni lauretane: al suo interno, infatti, è conservata una fedele riproduzione della Santa Casa di Loreto. A questo modello si rivolgevano quanti, per impedi-
Un’altra importante opera, La Madonna dell’Insalata, attribuita al Caravaggio, è conservata nella Chiesa dei Cappuccini. Sull’altare maggiore costruito in legno di noce, secondo la tradizione cappuccina, è visibile una Madonna di Loreto dovuta al Pomarancio. Di impianto romanico-gotico è la Chiesa di S. Vito, patrono di Recanati, riformata nel sec. 18° con la facciata disegnata dal Vanvitelli. Annesso alla chiesa si trova l’Oratorio della Congregazione dei Nobili nella quale il giovane Leopardi lesse i suoi “Discorsi sacri” in varie solennità religiose. Officiata per circa due secoli dai gesuiti, all’interno si conservano le spoglie di Nicolas Bodadilla,
menti fisici, non potevano recarsi a venerare la Madonna nel Santuario di Loreto. È presente anche un’antichissima copia della statua della Madonna lauretana. La Chiesa di S. Agostino fu edificata in stile gotico insieme con il convento degli Eremitani intorno al 1270. Rifatta un secolo più tardi, conserva il portale disegnato da Giuliano da Maiano (1484). Dal chiostro è visibile la Torre “del passero solitario” risalente al sec. 13°, che ha ispirato il Leopardi nell’omonima composizione. Per la Chiesa di S. Maria dei Mercanti Lorenzo Lotto realizzò la nota Annunciazione, oggi conservata nel Museo civico di Villa Colloredo Mels.
Panorama della città
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CITTà sulla Via Lauretana
Museo civico di Villa Colloredo Mels
uno dei primi compagni di sant’Ignazio di Loyola. Nella Piazzola del Sabato del Villaggio s’innalza la Chiesa di S. Maria di Montemorello, l’antica S. Maria de platea. La Torre del borgo fu costruita nella seconda metà del sec. 12° come simbolo della unificazione degli originari castelli in un unico Comune. Il Palazzo municipale risale invece alla fine del 19° secolo
con decorazioni interne di G. Koch. Di fronte, sulla piazza, il noto monumento di Giacomo Leopardi di U. Panichi. Di interesse architettonico e storico le varie porte di accesso alla città conservate nei riattamenti e restauri del sec. 19°. Il Teatro Persiani, costruito su disegno di Tommaso Brandoni, fu inaugurato nel 1840 e dedicato al musicista recanatese Giuseppe Persiani. In oc-
Museo Beniamino Gigli
casione del centenario della nascita di Leopardi, nel 1898, Mascagni vi diresse un suo “Poema sinfonico” mentre Beniamino Gigli, illustre tenore recanatese, cantò la “Tosca” e la “Bohème”. Il Palazzo Malpeli è un edificio di particolare valore storico e architettonico dall’impianto databile al sec. 15°. I quattro archi tamponati che si aprono in facciata sono probabilmente
I PERSONAGGI Oltre a Giacomo Leopardi, Recanati ha dato i natali a Beniamino Gigli, un tenore di fama internazionale e uno dei più celebri cantanti lirici. La sua naturale predisposizione al bel canto lo portò a Roma; dopo la formazione al Conservatorio, esordì nel 1914 a Rovigo nella Gioconda. Ben presto fu ricercatissimo da tutti i principali teatri del mondo: al Metropolitan di New York fu presente per dodici stagioni consecutive. Dotato di una voce dolce ed educata perfettamente, è rimasto famoso per la sua tipica emotività vocale con cui sempre provocò grande entusiasmo nel pubblico. Si spense a Roma nel 1957. Recanati gli ha dedicato un Museo che ha sede nel Teatro Persiani.
RECANATI
Museo civico, Pietro di Domenico da Montepulciano, polittico (part.)
traccia del portico di cui erano fornite molte abitazioni-bottega di Recanati per la rinomata fiera cittadina. Degni di nota sono alcuni luoghi resi famosi in tutto il mondo per i legami con il Poeta recanatese: la Casa Leopardi, abitazione di Giacomo con la
biblioteca di circa 25.000 volumi; la Piazzola Sabato del Villaggio, antistante il palazzo della famiglia; la sommità del Monte Tabor, conosciuta come Colle dell’Infinito, che ispirò l’omonimo “idillio”.
Informazioni turistiche I.A.T. piazza G. Leopardi, 31 - T. 071.981471 Dormire, mangiare e altre info www.comune.recanati.mc.it www.recanatiturismo.it www.via-lauretana.it www.turismo.marche.it Rete WiFi pubblica e gratuita Presso piazza Giacomo Leopardi Indirizzi utili Municipio piazza G. Leopardi, 26 - T. 071.75871 Polizia municipale piazza G. Leopardi, 26 T. 071.7587243 Carabinieri via Moroncini, 30 - T. 071.7574263 Ufficio postale corso Persiani, 56 - T. 071.982155 Ufficio postale via Spazzacamino, 11 - T. 071.7574221
NEI DINTORNI La Chiesa di S. Maria di Castelnuovo, di origine romanica, appartenuta ai benedettini di Fonte Avellana, conserva ancora l’antica struttura a capanna. Nella lunetta in facciata la Madonna in trono di mastro Nicola, risalente al 1253. Del sec. 12° la torre campanaria, la più antica della città. Abbelliva la chiesa la Trasfigurazione di Lorenzo Lotto (1512) ora al Museo civico. La Chiesa di S. Maria delle Grazie (metà sec. 15°) ricorda il luogo dell’apparizione della Madonna ad una donna albanese. All’interno affreschi quattrocenteschi attribuiti a Giacomo da Recanati. Il Castello di Montefiore si erge a circa 10 chilometri dal centro cittadino. Fu costruito alla fine del sec. 13° a difesa dalla vicina Osimo. Fu occupato nei secoli da diversi condottieri e capitani di ventura fin quando iniziò a perdere importanza strategica per i rapporti ormai amichevoli stabilitisi con i comuni vicini.
Trasporti Contram Mobilità numero verde 800.037737 Consorzio Primalinee T. 0733.810562 Taxi M. 338.7807238 (capienza fino a 8 passeggeri) Salute Ospedale piazzale Andrea Da Recanati, 2 T. 071.75831, numero verde 800.098798 Farmacia comunale via Le Grazie, 35/A - T. 071.7574304 Farmacia Desiderio piazzale Europa - T. 071.7571355 Farmacia M. Peglia p.zza G. Leopardi, 8 - T. 071.981056 Farmacia Recchioni c.so Persiani, 67 - T. 071.981353 Farmacia Verdecchia via Calcagni, 31 - T. 071.7574264 Risorse Web www.leopardi.it trasporti.provincia.mc.it www.contrammobilita.it
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CITTà sulla Via Lauretana
LORETO Loreto si scorge e si identifica fin da lontano per l’inconfondibile profilo della cupola del Santuario e la sagoma del Palazzo apostolico. Si erge su una collina a breve distanza dal mare. Per le sue vive tradizioni mariane è diventuto nel corso dei secoli una delle mete più frequentate di pellegrinaggio del mondo cattolico; inoltre i suoi ricchi tesori artistici continuano a richiamare visitatori di ogni fede religiosa amanti dell'arte e del bello. Le sue origini sono a dir poco singolari: ci si trova in presenza, infatti, di un centro abitato sorto in relazione ad un santuario e non al contrario come avviene di solito. Tutto ebbe inizio, almeno secondo una delicata e poetica tradizione, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre 1294 quando un gruppo di angeli trasportò la Santa Casa, quella dove a Nazareth Maria aveva abitato e dove aveva ricevuto l’annunciazione, prima a Tersatto, nei pressi di Fiume, poi a Loreto, dove si trova ancor oggi. Il luogo era allora deserto e forse caratterizzato, come sembrerebbe indicare il toponimo, da un boschetto di alberi di alloro, nobile pianta che corona illustri imprese.
ab. 12.543 - alt. m 127 s.l.m. sito web istituzionale: www.comune.loreto.an.it
Facciata del Santuario e sulla sinistra il Palazzo Apostolico
Gli angeli avevano messo in salvo l’abitazione di Maria, portandola nell’ambito della cristianità, poiché era minacciata dai musulmani dopo che i crociati erano stati cacciati dalla Palestina. E qualcuno, ancor oggi, illumina ogni anno quella notte, nelle campagne vicine e lontane, con grandi e piccoli fuochi accesi dalla religiosità popolare per indicare il cammino agli angeli ed indicare loro il luogo nel quale deporre la Casa. Sembra, tuttavia, che possa
DA NON PERDERE La Basilica e la Santa Casa, centro eccezionale di fede e d’arte. Il Museo-Pinacoteca che raccoglie un notevole numero di opere d’arte, dalle tele di Lorenzo Lotto alle ceramiche cinquecentesche, dagli arazzi all’oreficeria. Il panorama verso il mare, il Conero e i Monti Sibillini.
esistere una spiegazione scientifica in grado di coinvolgere davvero degli angeli ma di natura più materiale. Alcuni documenti - ma in verità l’esistenza di essi per qualcuno è incerta sembra indichino che Filippo, figlio di Carlo d’Angiò, re di Napoli, ebbe in dono, nel 1294, in occasione delle nozze con la figlia di Niceforo Angeli, discendente degli imperatori di Costantinopoli, “le sante pietre portate via dalla Casa di Nostra Signora” ed “una tavola dipinta” raffigurante la Madonna con il Bambino. Questa icona, scomparsa, fu sostituita intorno alla metà del ‘500, dalla statua della Madonna. Dunque gli Angeli sarebbero protagonisti dell’avvenimento come nome di una famiglia.
LORETO
Panorama della città verso il mare
Che cosa vedere La Piazza della Madonna si apre all’estremità dell’asse principale dell’abitato come un vero e proprio spazio monumentale contornato dagli elementi architettonici che caratterizzano la città. Fa da sfondo, in un impatto scenico, la mole del Santuario. La Basilica che racchiude la Santa Casa è una costruzione rinascimentale, frutto della creatività e dell’ingegno dei più grandi architetti dell’epoca: Alberti, Giuliano da Sangallo,
Sagrestia, affreschi di Luca Signorelli
Francesco di Giorgio Martini, Bramante, Sansovino, Antonio da Sangallo il Giovane… Ciò che colpisce è soprattutto la cupola con un diametro di 22 metri - dimensione che la colloca al terzo posto in Italia - costruita da Giuliano da Sangallo in soli nove mesi (1500). Ma di certo emozionante nella sua spettacolarità è il rivestimento marmoreo della Santa Casa - ideato dal Bramante -, racchiusa nella basilica, che misura 610 metri quadrati e che vide impegnati per circa settanta anni oltre trenta tra architetti e scultori. E tanti illustri pittori, al contempo, si dedicarono alla decorazione delle varie parti del Santuario. Da ricordare Luca Signorelli, Melozzo da Forlì, Federico Zuccari e Cesare Maccari che rinnovò il ciclo pittorico della cupola (1890-1907) sostituendo i danneggiati affreschi del Pomarancio. Di quest’ultimo rimangono tuttavia le raffigurazioni delle scene della vita della Madonna, le immagini dei profeti e delle sibille visibili nella Sala del Tesoro. Sul sagrato la statua di Sisto V è opera di Antonio Calcagni, mentre le tre porte di bronzo
Piazza della Madonna, fontana
sono dovute a Antonio di Girolamo, Antonio Calcagni e Tiburzio Vergelli. La fontana al centro della piazza fu creata dall’illustre Carlo Maderno e dallo zio Giovanni Fontana che, per alimentare la fontana e sopperire alle esigenze dei pellegrini, nel 1620 vi condussero l’acqua mediante il lungo e monumentale "Acquedotto degli Archi". Del 1497 è il Palazzo apostolico, completato su disegno del Bramante, che racchiude la piazza su due lati. Interessanti le varie fortificazioni nate dall’esigenza di difendere il Santuario dalle scorrerie dei pirati che du-
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CITTà sulla Via Lauretana
Melozzo da Forlì, Angelo con colonne e il profeta Isaia
rarono fino alla prima metà del sec. 19° coinvolgendo tutta la costa marchigiana e non solo. Le mura castellane sono segno, dunque di quell’esigenza come il bastione di Sangallo, oggi restaurato, che conserva al suo interno le casematte dalle quali si metteva in opera la difesa della città. Così anche il bastione di Porta Marina dal quale si gode un suggestivo panorama, da una parte verso il Conero e il mare, dall’altra verso le absidi-fortezza della basilica.
La Santa Casa
Prezioso il Museo Pinacoteca (28 sale, 2000 mq) che raccoglie dipinti, sculture, oggetti di oreficeria, arazzi, maioliche, derivanti dal Santuario o donati alla
Curiosità Tra i molti e illustri visitatori del Santuario di Loreto vi fu, nell’inverno del 1576, Giovanni d’Austria, il vincitore della battaglia di Lepanto. Narrano le cronache che giunse a Portorecanti per via di mare e da lì salì a piedi fino al santuario portando con sé la maggior parte degli schiavi cristiani da lui liberati che lasciarono a Loreto, come ex voto, le loro catene e i loro ferri. Con essi furono fabbricati i cancelli alle dodici cappelle a ricordo della loro libertà riconquistata per intercessione della Madonna, e della felice e fortunata impresa navale.
Santa Casa nel corso del tempo e che costituiscono un vasto patrimonio artistico eterogeneo nato dall’arte e dalla fede. Nella raccolta dei quadri sono di primaria importanza i dipinti che Lorenzo Lotto (1480 ca. 1556), presente come oblato nel Santuario, eseguì negli ultimi anni della sua vita che lì si concluse. Pregiata la raccolta di maioliche del Ducato di Urbino e vasi da farmacia di F. A. Grue. Il Tesoro della Santa Casa conserva alcune eccezionali opere di oreficeria tra cui un crocifisso in argento del Giambologna, dono di Cristina di Lorena nel 1573.
LORETO
L'inconfondibile profilo del Santuario lauretano
FESTE TRADIZIONALI In occasione delle festività per le celebrazioni della Madonna di Loreto che si svolgono dal sei all’otto settembre, si può assistere alla tradizionale “Corsa del Drappo”, antica e tradizionale corsa di cavalli in salita . Sembra che l’origine di questa manifestazione vada ricercata nelle fiere di bestiame durante le quali gli acquirenti, per saggiare le qualità degli animali, li lanciavano alla corsa per le strade del paese.
NEI DINTORNI Il territorio lauretano si affaccia sull’Adriatico e sugli attrezzati stabilimenti balneari di Portorecanati, Numana e Sirolo. Le diverse tipologie di spiaggia, dalle magnifiche calette rocciose del Conero alla finissima sabbia di Portorecanati, offrono una interessante varietà
di scelta. Il Parco del Conero istituito nel 1987 è un’oasi che si estende per 5800 ettari di area protetta, con luoghi di grande suggestione come la baia di Portonovo e la spiaggia delle “due sorelle”. Numerose le testimonianze d’arte tra le quali da ricordare Santa Maria di Portonovo, San
Informazioni turistiche Pro Loco via Boccalini, 67 - T. 071.977748 I.A.T. via G. Solari, 3 - T. 071.970276 Dormire, mangiare e altre info www.comune.loreto.an.it; www.prolocoloreto.com; www.via-lauretana.it; www.turismo.marche.it Rete WiFi pubblica e gratuita Presso piazza Garibaldi, Porta Romana, via Sisto V e via Boccalini Indirizzi utili Municipio via Boccalini, 32 - T. 071.750561 Polizia Municipale p.zza Garibaldi, 1 - T. 071.970159 Carabinieri via A. Moro, 2/A - T. 071.977119 Ufficio postale arco Porta Romana, 1 - 071.7505511 Ufficio postale Loreto Stazione via Don E. Rampolla, 6 - T. 071.976811
Pietro al Conero e l’Antiquarium di Numana. Molte sono anche le aziende vitivinicole e agricole in cui degustare e acquistare il pregiato Rosso Conero.
Le absidi fortificate del Santuario
Trasporti Stazione Ferroviaria piazzale G. Malchiodi, 7 Contram Mobilità numero verde 800.037737 Consorzio Primalinee T. 0733.810562 Taxi v.le Marche, 14 - T. 071.7500046, M. 333.3331828 Taxi p.zza Giovanni XXIII Papa - T. 071.977795 Salute Ospedale via S. Francesco, 1 - T. 071.75091, 071.7509216 Farmacia comunale via Villa Musone, 167 - T. 071.970142 Farmacia Santa Casa via Boccalini, 13 - T. 071.970133 Farmacia Salustri via Bramante, 180 - T. 071.7500124 Riparazione bici Zeppa Bike via Villa Musone, 106 – T. 071.7501179 Risorse Web www.santuarioloreto.it; trasporti.provincia.mc.it; www.contrammobilita.it
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Santuario di Loreto Fonti bibliografiche e iconografiche G. Avarucci, La Via Lauretana, Tolentino 1998. L. Camusso, Guida ai viaggi nell’Europa del 1492, Milano 1990. B. Cleri, Homo viator, Urbino 1997. E. Di Stefano, Persistenze e innovazioni: la viabilità marchigiana fra basso Medioevo e prima età moderna, in «Studi Maceratesi», 46, Macerata 2012. E. Di Stefano, “La via dritta” da Roma a Loreto. L’antico tracciato della via romana-lauretana: secoli XIV-XVI, in Scritti di Historia Nostra per Floriano Grimaldi, Recanati 2011. F. Grimaldi, Il Sacello della Santa Casa, Loreto 1991. F. Grimaldi, La historia della chiesa di Santa Maria de Loreto, Loreto 1993. N. Ohler, Vita pericolosa dei pellegrini nel Medioevo, Casale Monferrato 2002. C. Pigorini Beri, Costumi e superstizioni dell’Appennino marchigiano, Città di Castello 1889 (per i tatuaggi della Santa Casa di Loreto). Si ringraziano Guerrino Re, Mirta Cuccurugnani e Alberto Antognozzi che per primi hanno creduto nel progetto di recupero della Via Lauretana, affiancando con professionalità e dedizione l'Associazione Via Lauretana fin dalla sua istituzione. Giorgio Semmoloni, autore dei testi di questa pubblicazione, che ci ha guidato con competenza e professionalità alla riscoperta del nostro territorio. Pier Carlo Guglielmi, per il prezioso sostegno fornito in ambito tecnico e organizzativo.
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Finito di stampare presso la tipografia Artelito di Camerino nel mese di Luglio 2013 - © Memphiscom 2013
Gli angeli trasferiscono la Santa Casa sulla collina dove sorgerĂ Loreto (incisione, 1604)
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