Il nightrider

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MAD MAX CHRONICLES # 0 “IL NIGHTRIDER” Racconto Copyright © Enzo Milano (*) Prima edizione digitale, luglio 2013 In copertina: Illustrazioni di Vitaly Krivosheev e Mechanik © Fotolia.com, rielaborate da Enzo Milano. Questo racconto è una reinterpretazione personale della trilogia cinematografica di “Mad Max”, a opera di George Miller. Pertanto, tutti i diritti relativi ai personaggi, alla trama e alle ambientazioni della suddetta, rimangono di sua esclusiva proprietà. (*)

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MAD MAX CHRONICLES #0 “Il Nightrider”


1 Alice’s Junkyard. Una Kawasaki Z1000 nera si fermò davanti all’arrugginito cancello del rottamaio di Alice Springs. Scarichi roventi, motore che rombava al minimo, due persone a bordo. Davanti ai loro occhialoni da aviatore, 16 acri di carcasse di veicoli cotti dal sole e levigati dal vento, a pochi passi da The Track: la Stuart Highway, la direttrice nord-sud principale dell’Australia. «Che cazzo è questo posto, Crawford?» disse il passeggero, una donna alta e scheletrica, con pantaloni di pelle attillati e canottiera. I suoi capelli sfidavano ogni legge di gravità. «Zitta, bimba,» Crawford, un orso con barba incolta e sguardo deviato da chissà quante e quali droghe, sembrava annusare l’aria in cerca della preda. «Il Nightrider è arrivato ad Alice Springs con un motivo ben preciso,» aggiunse, scendendo dal mezzo e lasciandolo tra le secche cosce della compagna.

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«Voglio farmi una doccia, voglio farmi te, e voglio farmi e basta,» si lamentò lei, poggiandosi svogliata sul manubrio. Crawford si voltò, passandosi la lingua su labbra rinsecchite e screpolate dal lungo viaggio nel deserto. «Tutto ciò che vuoi… ma dopo.» Avanzò all’interno del rottamaio. Il vento sibilava tra il ferro marcio creando suoni graffianti, inquietanti. «C’è nessuno?» «Sì?» Si fece avanti un tizio minuto praticamente pelato, con solo una salopette lurida da operaio indosso. Non aveva lo sguardo sveglio, e si puliva le mani sporche di grasso con uno straccio ancor più sporco. Crawford scosse il capo con un sorriso, era una giornata fortunata. Con un unico movimento fluido gli fu al collo con i 60 centimetri della lama di un machete. «Un uccellino mi ha detto che tu qui non hai solo rottami,» gli gracchiò all’orecchio, sputacchiando saliva. «Che cosa vuoi?» riuscì a balbettare il custode, che si era già bagnato il cavallo dei pantaloni.


Crawford ghignò, su di giri. Il puzzo di urina che lo esaltava come il sangue per gli squali. «La V8 Interceptor. L’originale, la prima. Quella che i bronzi hanno rottamato qui, ma che tu non hai resistito alla tentazione di restaurare e tenerla in perfette condizioni,» prese un respiro affannoso. «Nella vana speranza che un giorno, forse, potessi anche guidarla al di fuori di questo cesso di posto.» L’ometto annuì più volte, terrorizzato. «Sì, ce l’ho, ce l’ho… ti porto da lei, ma non mi uccidere, ti prego.» Crawford allentò la presa, rimanendo comunque in guardia. «No, non lo farò,» altra passata di lingua sulle labbra. «Perché tu devi essere il testimone vivente del passaggio del Nightrider. Il dio delle Wasteland.» *** «Devi tirare un po’ fuori le palle, amico, non puoi essere così moscio,» diceva Steve Roop, che si godeva il posto passeggero con un braccio fuori dal finestrino dell’auto di pattuglia.

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«Ti pregherei di usare dei termini più consoni, sai come la penso in proposito,» ribatté Charles Ley, sbuffando mentre guidava a bassa velocità lungo la Stuart Highway. «Appunto,» si strinse nelle grasse spalle Roop. «Mi chiedo cos’abbia trovato in te Capo Feef. La Main Force Patrol è un posto da duri, da decisioni immediate.» «Piantala, ci sono mille altre qualità che un buon agente deve avere.» Roop agitò una mano in aria. «Certo, come no. Per esempio…» bloccò la frase a metà, perché davanti al rottamaio di Wacky Dave c’era una sventola a cavallo di un mostro a due ruote. «Per esempio non chiederesti a una come quella di farti vedere il paradiso anche solo per un’ora?» si eccitò Roop. «Avanti, Charlie, non lo faresti? E’ pur sempre religione.» «Ora sei blasfemo, oltre che un porco,» l’autista pigiò un po’ di più sull’acceleratore, allontanandosi da quell’imbarazzante scena. La donna, notati gli sguardi lascivi dell’agente, mostrò il dito medio. Roop scoppiò in una grassa risata, rigirandosi sul sedile. «Ah, che donna!»


«Vedi di crescere, amico. Siamo la legge, noi,» lo ammonì Ley, senza senso dell’umorismo. «Infatti. Sopra ogni altra cosa,» sghignazzò il collega, gettando un ultimo sguardo alla donna del Nightrider. La Dodge Charger R/T gialla, con strisce rosse e blu, proseguì verso nord. Sul tetto, dietro la barra dei lampeggianti, c’era l’identificativo MFP-08, mentre sul parafango anteriore era riportato il nome: Big Bopper.

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“Davanti ai loro occhialoni da aviatore, 16 acri di carcasse di veicoli cotti dal sole e levigati dal vento, a pochi passi da The Track: la Stuart Highway, la direttrice nord-sud principale dell’Australia.�


2 Wacky Dave aprì le porte zincate di una rimessa polverosa, riparata dagli sguardi indiscreti da decine di rottami di mezzi pesanti. «E’ qui?» grugnì Crawford, tenendolo sempre sotto tiro con il machete. Dave annuì piagnucolante e raggiunse un telo di tessuto scuro. Con un unico abile strappo rivelò quello che c’era al di sotto. Gli occhi del criminale s’illuminarono nel chiaroscuro. «Ford Falcon XB GT Coupé del 1973, motore V8 con compressore volumetrico GottschalkYutani sulla testata,» disse con la bava alla bocca. «Nera come la notte. L’unico, vero cavallo di battaglia del Nightrider.» Avanzò fino alla portiera del conducente, la aprì. «Perfetta in ogni particolare. Lampeggianti a led sul cruscotto e persino la radio di bordo.» Dave sospirò, spalle strette e capo chino. «Sì, ed è funzionante.» Crawford lo guardò. «Sulle frequenze dei bronzi?»

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Il custode aveva il volto a chiazze bianche e rosse, vergogna pura. «Già… ma loro non lo sanno.» «Lo scopriranno, amico mio. Lo scopriranno molto presto,» e scoppiò in una risata satanica che echeggiò per tutta la rimessa, e oltre. *** Nella centrale operativa della Main Force Patrol, la Hall of Justice, lavorava solo una donna. Una bionda attraente, sogno bagnato di quasi tutti gli agenti, tranne che per il capitano Macafee, che la considerava come la figlia che non aveva mai avuto. Seduta su una poltrona-trono, picchiava rapidamente le dita sulla tastiera del computer. Alla sua destra c’era la radio che la collegava con tutti gli agenti in servizio e dalla parte opposta, imperioso, dominava il grande schermo che rappresentava tutta l’area di loro competenza, il settore 26, con le relative posizioni delle pattuglie.


«L’incubo della Stuart Highway è infine giunto ad Alice Springs,» una voce nella radio. Cupa, roca, alterata. Melissa Tavares bloccò le dita e incupì lo sguardo. «Dopo aver conquistato e saccheggiato tutto quello che c’era da Port Augusta a qui, è arrivato il vostro turno.» «Gosling, è uno dei tuoi soliti scherzi?» disse la donna. La voce ignorò. «E lo farò con una delle vostre auto, una perla preziosa che credevate distrutta, oppure in buone mani.» Melissa si mise all’opera sulla tastiera. Scorse dati su dati, per capire chi potesse intrufolarsi nella rete criptata della polizia federale. Dall’ufficio del piano superiore scese il capitano Macafee, un gigante pelato con lunghi baffi a manubrio e lo sguardo da killer. «Che succede, Voice?» La donna scosse il capo, facendo sballonzolare i due codini. «Non lo so, Feef.» «La prima Pursuit Special. L’auto ideale per affrontare quello che, almeno in teoria, dovrebbe essere il mio avversario più valido.» 12


«Parla della V8 Interceptor,» Macafee stirò le labbra in una smorfia di dolore. «Dannazione… Wacky Dave!» Melissa non attese oltre. Aprì il collegamento con l’esterno. «A tutte le auto, a tutte le auto. Dirigere su Alice’s Junkyard. Sospetto non identificato a bordo di PS-01. Ripeto: PS-01 V8 Interceptor.» «Risponde MFP-08, Big Bopper pronto a entrare in azione,» la voce di Steve Roop. «Risponde MFP-10, March Hare arriva a supporto. Cinque minuti,» la voce di Clark Sarse. «Farò terra bruciata anche qui e mi aprirò la strada fino alla libertà, al posto che mi spetta nell’olimpo degli dei delle Wasteland,» continuò Crawford, mentre in sottofondo ruggiva il V8 sovralimentato. Il capitano si catapultò rabbioso sulla radio e con una manata pesante attivò la trasmissione. «Parla il capitano Macafee. Chi diavolo sei?» Lungo silenzio nella statica. «Io sono il Nightrider.»


“Nella centrale operativa della Main Force Patrol, la Hall of Justice, lavorava solo una donna.�

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3 All’ingresso di Alice’s Junkyard c’era ancora la Kawasaki nera con la tizia sopra, che pareva niente di più che annoiata. Steve Roop le fece ampi cenni dal finestrino. «Vai via, qui sta scoppiando un macello.» La Dodge Charger della Main Force Patrol s’infilò in derapata piena dentro al rottamaio, sirene e lampeggianti in azione. «E’ ancora da Wacky Dave, tentiamo di bloccarla!» urlò Charles Ley alla radio, seguendo la scia di polvere che lasciava l’Interceptor. «Non fare danni, Big Bopper, stiamo arrivando,» ghignò Sarse dall’altra pattuglia. «A sinistra, laggiù,» indicò Roop, mentre recuperava dalla rastrelliera posteriore la carabina Beretta RX4 Storm. A oltre 80 miglia orarie sfilavano sui lati i muri di carcasse. Il fuggitivo correva perpendicolare a loro, verso sud. «Cazzo, Charlie, da quella parte ti ho detto!» «Zitto!» Concentrato al massimo, Ley lanciò ancora la Charger in un controsterzo prodigioso,


imboccando uno dei pochi spiragli che Wacky Dave lasciava tra una pila e l’altra. La sterrata del rottamaio era diventata una pista a tutti gli effetti. *** Hall of Justice. «Ho lanciato una ricerca in rete. Quello che sta dicendo quest’uomo è vero,» spiegava Melissa Tavares al capitano Macafee. «Con il nome di Nightrider si identifica un certo Crawford Montizano, originario di Adelaide. E’ un criminale psicopatico che sta impegnando tutte le forze di polizia del territorio. Assassinio, furto, stupro, ce n’è da riempire Wikipedia…» «Affiliati?» Scosse il capo, facendo ancora danzare i due splendidi codini dorati. «Non ufficiali. Ma pare che ci sia una gang di street racer, cui fa capo il pluripregiudicato Toecutter, che lo adora come fosse un vero e proprio dio.» Macafee grugnì. «Feccia. E ora è a casa nostra e con un nostro mezzo, per giunta.»

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«Non sapevo che Wacky Dave avesse ripristinato anche la radio di bordo,» disse Melissa, quasi in tono di scusa. «Neanch’io,» sbuffò il capitano. «Non abbiamo neanche l’elicottero per seguirlo via aria. Metti in pre-allarme The Dark One e Gosling.» «Subito, capo.» *** Nuovo furioso controsterzo. Il 3.6 V6 della Charger urlò in fuorigiri. Big Bopper schivò il rottame di un autocarro e si lanciò dietro al Nightrider. «Ora o mai più… è nostro,» disse Roop sporgendosi dal finestrino, nel pieno della nube di polvere. Puntò e sparò. I primi due proiettili .223 Remington s’incassarono nel posteriore della Interceptor, non producendo grossi danni. «Più vicino,» tossì bestemmie. «Più vicino!» «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno,» mormorò Ley, cercando di vedere la strada tra polvere, sassi e insidie varie.


La Interceptor deviò rapidissima a sinistra, verso l’uscita del rottamaio. Big Bopper fece altrettanto, in una nuova sfuriata di attrito delle gomme di trazione. La donna del mistero era ancora lì, sul cancello. Aveva lasciato la moto e pareva si godesse la scena con una mano sopra gli occhi, per ripararsi dal sole accecante. «Ma tu guarda quella…» imprecò nuovamente Roop, poi attivò la radio. «March Hare, parla Big Bopper. Chiudete l’unica via d’uscita da Alice’s Junkyard, sta cercando la fuga.» «Ricevuto, Big Bopper, vediamo la nuvola di polvere.» «Attenzione al civile. C’è una donna a piedi davanti al cancello.» «Che si sposti, cazzo.» Le tre auto stavano convergendo su unico punto: la compagna del Nightrider. L’Interceptor e Big Bopper da sinistra e March Hare da destra, separati dalla recinzione del rottamaio. *** Hall of Justice. 18


«Niente, Feef. Gosling non risponde,» disse Melissa Tavares. «Continua a provare, Voice,» rispose il capitano, impegnato a seguire sul grande schermo i puntini luminosi che identificavano le sue due autopattuglie. «Neanche The Dark One sta trasmettendo.» L’omone sospirò. «Tecnicamente non sono in servizio.» La donna agì sui tasti della radio. «Parla Voice, mi senti Dark One? Qui è Melissa, ci sei Max?» «Mai fare nomi sull’alta frequenza,» rispose una voce secca, che sembrava per un qualche strano motivo sempre giù d’umore. «I fantasmi ascoltano.» Inevitabile fu il sorriso del capitano, perché apparteneva al pilota di punta della Main Force Patrol. L’ultimo vero Interceptor: Max Rockatansky, The Dark One. *** Roop sparò altri due colpi, prima crepando e poi distruggendo il lunotto posteriore della Interceptor.


«E’ nostro.» «Lo chiudiamo,» disse March Hare. «Arrivederci, bronzi,» ridacchiò Nightrider, e fu l’unico ad avere ragione. All’ingresso di Alice’s Junkyard fu il pandemonio. La Interceptor passò indenne a pochi passi dalla compagna del pilota. March Hare arrivò con un attimo di ritardo, chiudendo in effetti la strada solo ai colleghi. Big Bopper deviò bruscamente a sinistra, partì in una piroetta non più controllabile e si schiantò su una montagna di ferro arrugginito. Il Nightrider proseguì la sua corsa verso Alice Springs, mentre March Hare ripartiva all’inseguimento. «Tutto ok, Big Bopper?» chiese Sarse. Arrivò un sì strascicato, tra centinaia d’imprecazioni di Steve Roop.

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“L’ultimo vero Interceptor: Max Rockatansky, The Dark One.”


4 Hall of Justice. «Non deve entrare in città, March Hare,» fu categorico il capitano. «Non entrerà, Feef,» fu la risposta decisa di Sarse. «MFP-508 arriva a rinforzo da Bradshaw Drive.» Risatina di scherno. «Non abbiamo bisogno di The Dark One, ce la caviamo benissimo da soli.» «MFP-508 arriva a rinforzo da Bradshaw Drive,» ripeté il capitano, senza possibilità di ribattere. *** Max Rockatansky era seduto all’interno della sua Interceptor, con un foglio di carta spiegazzato in mano. Sapeva benissimo cosa c’era scritto, chissà quante altre volte l’aveva letto, stampato, messo in tasca e poi inevitabilmente cestinato. Non sapeva se mai avrebbe trovato il coraggio, e la forza, per consegnarlo a Capo Feef. E non era 22


certo un problema che poteva affrontare in quel momento. Lo gettò sul sedile passeggero, inforcò gli occhiali da sole a specchio e si mise con calma i guanti di pelle senza dita. Quando fu pronto, pigiò il pulsante d’avviamento. Subaru Impreza WRX STi gialla con strisce rosse e blu della Main Force Patrol: MFP-508, con un cuore pulsante di 2.5 litri turbocompresso, collegato a terra da una delle trazioni integrali permanenti più efficienti mai costruite dall’uomo. Al piccolo trotto, Max Rockatansky s’immise in strada. *** L’agente di colore Charles Ley scese dall’auto e andò a guardare i danni all’anteriore, con le mani nei capelli. Muso accartocciato, cofano rialzato, fanaleria distrutta e lieve sbuffo di fumo bianco dal radiatore. «Capo Feef mi punirà,» piagnulocò.


Anche Steve Roop scese e, senza pensarci un attimo, girò attorno al veicolo con inagilità inaspettata per la sua stazza. «No, se saremo noi a prendere questo Nightrider. Monta su,» disse prendendo il posto guida. Ley cominciò a scuotere il capo e agitare le braccia. «No, Roop, scendi! Non sei abilitato alla guida, e nel computer di bordo c’è il mio badge.» «Certo, con il mio non partirebbe. Andiamo, forza!» L’agente mise in moto. Proveniva qualche strano rumore metallico dal cofano, ma tutto sommato Big Bopper era ancora in grado di correre. «Questa volta ci buttano fuori.» «O sali, o ti lascio qui.» «Fanculo, Roop,» si decise Ley, salendo al posto passeggero. «Vai a confessarti, adesso.» Big Bopper ripartì sulla Stuart Highway a tutto gas, lasciando dietro di sé una scia di fumo scuro. Della donna del mistero e la sua moto, nessuna traccia. *** 24


«Vai, così,» incitava Clark Sarse il suo collega e pilota George Scuttle. La March Hare recuperava terreno nei confronti della V8 Interceptor. Evidentemente il Nightrider non aveva ancora capito il funzionamento della turbina supplementare. Incrociarono all’altezza della piccola comunità di Ross a una velocità prossima alle 130 miglia orarie. Per destino, o per fortuna, le strade erano sgombre in quel primo pomeriggio. Se fossero entrati ad Alice Springs, però, sarebbero stati guai. «Dobbiamo farlo girare.» «Alla rotatoria,» annuì Scuttle. Poche parole, grande abilità. «Lo mandiamo verso The Dark One.» Il muso di March Hare cominciò a grattuggiare il posteriore della V8 Interceptor. Piano piano, poco alla volta, da professionista. Il Nightrider tirò fuori dal finestrino un braccio teso con il dito indice medio in mostra. «Spiritoso,» Sarse mandò il colpo in canna al fucile a pompa Mossberg 935 Magnum. «E’ il momento di fargli una telefonata.»


«Non adesso,» categorico Scuttle. Aveva fiutato il pericolo. Di fronte al distributore di benzina che stavano velocemente raggiungendo c’era un SUV con al traino un’enorme roulotte a tre assi in difficoltà. Il benzinaio con una donna e un bambino erano a bordo strada a far cenni all’autista. Il mezzo era quasi perpendicolare al senso di marcia. All’ululato delle sirene della Main Force Patrol, il bambino fu il primo a rendersi conto di cosa stava accadendo e ad agire, sbagliando. Si gettò in mezzo alla strada sbracciando e urlando, come potesse da solo proteggere il padre e il lungo veicolo in panne. George Scuttle fu rapidissimo. Scartò a sinistra e picchiò col muso di March Hare contro il lato posteriore della V8 Interceptor, inducendola al controsterzo. Il Nightrider mantenne il controllo e, con un perfetto drifting, evitò ostacoli umani e metallici infilandosi nella grande rotonda in direzione di Bradshaw Drive. Fuori da Alice Springs, e tra le braccia di The Dark One.

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March Hare non fu altrettanto fortunata. Già in precario equilibrio per la botta data alla Interceptor, Scuttle non poté fare di più che chiudere lo sterzo e attaccarsi al freno. «Attenzione!» Fumo bianco e puzza di gomma bruciata. Schivò a sua volta SUV, roulotte e persone ma finì fuori dalla carreggiata, giù per la scarpata, fino a capottare nel deserto australiano. Il Nightrider ghignò divertito, godendosi la scena dagli specchietti retrovisori. «Bye, bye bronzi.» *** Mentre il rombo della V8 Interceptor sfumava in lontananza, il gestore del benzinaio correva a chiamare i soccorsi. Qualcuno dei clienti si gettò verso March Hare in aiuto ma Clark Sarse, in qualche modo, riuscì a sgusciare fuori dall’abitacolo da solo, alzando una mano. Aveva il viso insanguinato, ma sembrava in buone condizioni.


«Non avvicinatevi e chiamate un’ambulanza. Presto,» il suo collega Scuttle era immobile, incastrato tra lamiere, cruscotto e airbag. Il carro-attrezzi del distributore si adoperava a togliere il SUV e la roulotte dalla Stuart Highway, quando anche Big Bopper arrivò sulla scena, sbuffante come un macinino.

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“Max Rockatansky scese, si tolse gli occhiali da sole e contemplò la fine dei fuochi artificiali.”


5 Mexican standoff in versione motorizzata e australiana. Su due alture vicine degli infiniti saliscendi di Bradshaw Drive si trovarono The Dark One e Nightrider. Entrambi lanciati a 150 miglia orarie, uno contro l’altro. Intorno a loro, l’abitato periferico di Alice Springs e il deserto sabbia e argilla senza fine. Come se non ci fosse nient’altro da nessun’altra parte, e forse era davvero così. Rockatansky si gettò all’attacco con gli occhi fissi sull’avversario. Il nemico. La preda. Il Nightrider pigiò a caso i pulsanti della radio di bordo. «Io sono il Nightrider, il dio delle Wasteland. Tu devi essere The Dark One. L’ultimo Interceptor, ma non più con l’ultima Interceptor.» «Benvenuto all’inferno.» Un miglio al frontale. «Aspettavo questo incontro da tempo. Fai ancora in tempo a toglierti di mezzo e ad arrenderti.» 30


«Non sei tu a scegliere.» Mezzo miglio all’impatto. «E chi sarebbe, eh? Tu, grande eroe?» «La morte.» Al punto di non ritorno, Nightrider ebbe solo la percezione dello sguardo di The Dark One, attraverso il parabrezza e gli occhiali da sole a specchio. La morte. Crawford sterzò violentemente a sinistra, gettandosi su una strada sterrata. Un cantiere stradale che forse non si sarebbe mai concluso. Nuvole di fumo bianco impressionanti dalle quattro ruote di The Dark One. La volante della Main Force Patrol fece un centottanta gradi perfetto e riprese la caccia. Il Nightrider faticò a ritrovare l’attrito ma proseguì, con lo sguardo metallico del poliziotto sempre davanti agli occhi, come un malefico spirito del male. Non si rese neanche conto che The Dark One gli era già addosso, e appoggiava ritmicamente il muso sul suo posteriore, come stesse bussando. A quel punto, accadde l’impossibile. Crawford “Nightrider” Montizano, di Adelaide, criminale


psicopatico che era sfuggito a tutte le forze di polizia del territorio, continuando imperterrito ad assassinare, rubare e stuprare, si mise a piangere. «Vai via, lasciami stare!» urlò fuori di sé, senza ricevere risposte. The Dark One non mollava l’osso, e Crawford si girò diverse volte gesticolando fuori dal finestrino, cercando di scacciare un incubo troppo grande, anche per il leggendario Nightrider. «Tu sei la morte. Mollami, maledetto!» E Max Rockatansky, alla fine, obbedì. La volante prese le distanze, rallentando senza apparente motivo. Crawford rise come un isterico mentre le lacrime gli rigavano il volto. Tornò a guardare avanti a sé quando fu troppo tardi. Due montagne di sabbia e ghiaia gemelle, una accanto all’altra. Pestò con entrambi i piedi sul pedale del freno, inutilmente. La V8 Interceptor decollò verso il cielo perlaceo, disegnò una perfetta parabola discendente e concluse il volo contro un bulldozer abbandonato.

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Pochi decimi di secondo dopo la terrificante collisione, le bombole di protossido d’azoto per la sovralimentazione esplosero, deframmentando all’istante il poco che rimaneva. The Dark One si fermò accanto alle due montagne di sabbia e ghiaia. Max Rockatansky scese, si tolse gli occhiali da sole e contemplò la fine dei fuochi artificiali. La fine della prima e unica V8 Interceptor. La fine del Nightrider.


L’Autore Classe 1979, della provincia ovest di Milano. Dal 2007 a oggi ha pubblicato narrativa di genere (dal thriller al western, dalla fantascienza all’horror) in eBook, antologie e riviste di settore, per un totale di quattro romanzi e una ventina di opere brevi. Nel 2012 ha vinto un concorso nazionale di letteratura fantascientifica (Kataris). Il suo sito/blog, sul quale trovare la bibliografia completa, oltre che recensioni e news letterarie è: http://enzomilano.wordpress.com

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