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sole splendente si nascose dietro le nuvole e nella valle scese l’ombra. L’Autunno posò il suo lungo mantello nero su un ramo di un albero sempreverde, così si mostrò in tutta la sua maestosità: aveva una grande e folta barba e, come giacca, molte foglie secche. Tutti sembravano tristi: niente più giornate soleggiate e ricominciavano la scuola o il lavoro. Questa stagione, però, era anche incantevole: prati interamente coperti di foglie … avresti desiderato stenderti e guardare il cielo! Poi l’Autunno si sedette su un trono di rami, che si allungavano, come per cercare di toccare il cielo. Il principe delle foglie pronunciò qualcosa di incomprensibile e tanti omini, simili a folletti, lo presero per portarlo nel paese. Anche lì avrebbe dovuto far cadere le foglie dagli alberi. Lo fece: appena lui si presentò, i rami si liberarono delle foglie, come delle camicie che non hanno bisogno dei bottoni. Come un pastore, poi, l’Autunno condusse gli scoiattoli, i ghiri, i serpenti e altri animali in letargo e ognuno di loro ricevette delle scorte di cibo. L’Autunno ordinò alle rondini di partire per i Paesi caldi. Successivamente ci fu un magnifico spettacolo:
vennero tolti i frutti estivi, come le albicocche, le pesche, le fragole, le ciliegie; vennero invece piantati semi di arance, mandarini, mele, pere ecc. … Uno spettacolo di colori e profumi e io sono stata fortunata ad assistervi. Pensai di ritornare a casa, ma l’Autunno non aveva finito di trasformare la valle estiva in una valle autunnale. Una folata di vento uscì dalla sua bocca e così questo vento fresco si sparse nei prati. Accarezzò dolcemente i rami spogli di un albero per poi ritornare dal suo padrone: l’Autunno. Da allora tornai sempre a vedere come il principe delle foglie spargeva l’autunno intorno a noi. Purtroppo un giorno, il 21 dicembre, riprese il suo mantello nero, raccolse le secche foglie e, prima di andarsene, lasciò il posto a suo fratello, l’Inverno. Così continuò il ciclo delle stagioni. Io mi accorsi che, anche se l’autunno mi sembrava la stagione più brutta e malinconica, ora era una delle mie preferite!
coccolata, se son triste. Mi piaci…autunno, accarezzi il mio viso, mi ridai il sorriso. Fra poco te ne andrai, ma io ti aspetterò!
Mi piaci…autunno, mi fai sentir protetta,
8 DICEMBRE
Giusy D’Andrea
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Ilaria Paolino MI PIACI…AUTUNNO Mi piaci…autunno dolce, affettuoso; quando ti guardo, provo emozione.
PICCOLIREPORTERS
TG dei Ragazzi I Ragazzi dell’Istituto Comprensivo di Potenza “G. Leopardi”, sono anche i protagonisti del TG dei Ragazzi. Ringraziamo le coordinatrici del Progetto e la Preside Anna Maria Basso.
IL GIUBILEO La parola "Giubileo" significa gioia e deriva dall’ebraico:"Jobel", che era un corno d'ariete suonato dal rabbi (maestro) per annunciare l’inizio del sabato e l’inizio del Giubileo: un anno di purificazione dai peccati. La differenza tra Giubileo ordinario e straordinario è questa: il Giubileo ordinario si celebra ogni venticinque anni, mentre, nei venticinque anni, se ne può proclamare uno straordinario. Quello che si celebra quest’anno è il “Giubileo della Misericordia”. Per partecipare al Giubileo, bisogna fare un pellegrinaggio e visitare i
luoghi della fede: Roma, Betlemme, Gerusalemme. I ragazzi, che sono un po’ più piccoli, come gli adulti, possono fare anche opere di carità. Secondo la tradizione, i luoghi sacri da visitare sono: la Basilica di San Pietro, la Basilica di San Giovanni in Laterano, la Basilica di San Paolo e la Basilica di Santa Maria Maggiore. Il Giubileo inizia così: il Papa dà tre colpi ad una porta murata e dice tre volte la frase: “Aperite mihi portas justitiae!"(Apritemi la porta della giustizia!) L’otto dicembre Papa Francesco ha dato inizio al Giubileo dinanzi a migliaia di persone arrivate a Roma da tutto il mondo. Donato Basile
Lo scorso 8 dicembre, giorno di inizio del Giubileo, ma anche della festa per i cinquant’anni della parrocchia di San Giuseppe, nel quartiere di rione Lucania a Potenza, e di sacerdozio del parroco don Peppino, le maestre ci hanno fatto ballare al ritmo di una canzone "Occhi Nuovi". Alle ore 11:00 eravamo tutti vestiti con maglia bianca, jeans e cappellino colorato: noi alunni della quinta A e B, del plesso “N.Stigliani”, avevamo il cappello blu. Nell’attesa del nostro vescovo, mons. Agostino Superbo, abbiamo fatto le prove.
Una volta arrivato, ci siamo esibiti nel ballo, che a lui è piaciuto moltissimo. Terminata la manifestazione sul sagrato della chiesa, noi alunni della quinta e quelli della scuola media, facenti parte del coro, abbiamo animato, con i canti, la Santa Messa. A conclusione, siamo andati nella navata laterale della chiesa per ammirare il libro, sul tema del Giubileo, che avevamo realizzato in classe noi alunni di quinta e che è piaciuto molto. È stata una mattinata stupenda e io mi sono divertita tanto, anche perché ho cantato da solista. Conserverò sempre il ricordo nel mio cuore!
occhi nuovi”. Quando è arrivato il vescovo, è cominciata la manifestazione con il nostro ballo e il taglio del nastro rosso. Quindi siamo entrati in chiesa, per la celebrazione della Santa Messa, mentre noi alunni delle classi quinte e delle
Giusy D’Andrea
medie, che facevamo parte del coro, ci siamo seduti sulle panchine al lato sinistro e abbiamo animato la celebrazione, guidati dai professori che ci avevano preparato nei giorni precedenti.
UN GIORNO DI FESTA Martedì, 8 dicembre 2015, noi alunni, della scuola primaria e secondaria di primo grado, abbiamo ballato e cantato dentro e fuori la chiesa di San Giuseppe lavoratore, nel quartiere di rione Lucania a Potenza, dove è situata la nostra scuola. Quella mattina,
quando sono arrivato davanti alla chiesa, c’era già molta gente; abbiamo ballato, cantando la canzone “Dammi
Michele Gargiulo
IL NATALE Noi alunni delle classi VA e VB del plesso “N. Stigliani” abbiamo discusso sul Natale, sul suo significato per noi e sulle tradizioni che più amiamo, in occasione di questa grande festa. Abbiamo, poi, confrontato le nostre risposte con quelle dei genitori e dei nonni, facendo loro delle interviste. In seguito, abbiamo fatto le nostre riflessioni, traendone delle conclusioni.
INTERVISTA 1) Quando ti svegliavi il giorno di Natale eri felice? 2) I parenti venivano a trovarti? 3) Come trascorrevi questa giornata? 4) Cosa ricevevi in dono? Risponde papà: 1) Si, lo ero, perché era un giorno di festa, di riposo ed ero consapevole che ci sarebbe stato un lauto pranzo, ricco di leccornie e qualche regalo. 2) Certamente, tutta la famiglia si riuniva quel giorno e tutti sembravano dimenticare i problemi, per far spazio al "gaudio sereno". 2) Si cominciava con degustazioni tipiche locali di carne suina, che provenivano da cellule di allevamento della famiglia stessa. Si proseguiva con abbondante trittico lucano (orecchiette, strascinati, fusilli e un piatto di ravioli). I secondi piatti continuavano ad essere ottima carne suina quale: salsiccia, 'nduja, pancetta al sugo, bistecche alla brace; il tutto accompagnato da verdure fresche di stagione, degli orti che ogni familiare aveva. Si proseguiva con frutta e si concludeva con deliziosi dolcetti caserecci, tutt'oggi in voga, che non temono la pasticceria più "sofisticata": "pastarelle", gustosi dolcini a forma di ravioli, ripieni di pasta di castagne, ceci e cacao zuccherato; ottime erano le crostate: pasta per dolci tagliata a mano e arrotolata a
mo’ di girella, fritte e ricoperte di miele o zucchero a velo; ovviamente non mancava mai una fettina di pandoro o panettone con uvetta e canditi. 4) I doni a volte erano quelli che mi aspettavo, altre volte no, ma ero comunque sempre contento, anche se erano pochi, finché, crescendo, ho capito che non erano i doni a darmi felicità, ma il sapere che avevo una famiglia che si voleva bene. Risponde mamma: 1) Tantissimo. 2) Io vengo da una tradizione napoletana. Il mio papà ha otto fratelli e sorelle, più i vari cugini, che al suo paese si chiamano "frat cuscin" (fratello cugino: figlio del fratello o sorella dei genitori). Quindi si stava sempre insieme, anche nei giorni non di festa, ci si riuniva anche solo per mezz'ora. 3) Il Natale della tradizione napoletana consiste nel sedere a tavola la sera della vigilia e alzarsi a Santo
Stefano. La sera della vigilia c'era “a 'nzalata e rinforz" (insalata di cavolfiori, olive, cipolline, carote e sedano), la frittura di pesce (anguille, capitoni, totani, gamberetti), baccalà, crocchè, pane, cozze, spaghetti con vongole, struffoli ,roccocò (mostaccioli) e “susamill". Dopo si aspettava la mezzanotte per andare a messa, mangiando pandoro e sbucciando noci e mandorle. Il giorno dopo si cominciava dalla colazione con: panettone, struffoli, roccocò e “susamill”. Il pranzo procedeva con: “n'zalata e rinforz", prosciutto, salame, mozzarella di bufala, pasta al forno con sugo e pezzi di carne sia di bovino che di suino, uova sode e pezzi di salsiccia stagionata. Per secondo, carne del sugo, salsiccia e patate, struffoli, pandoro o panettone e si passava il tempo fino a sera inoltrata a giocare a tombola e scala quaranta. Il giorno di Santo Stefano, la colazione era uguale a quella del Natale. Il pranzo prevedeva un antipasto con mozzarella
di bufala e prosciutto; il primo: minestra maritata (cicorie, verze e verdure varie, rigorosamente verdi, con dentro pezzi di carne di gallina, cotica e pezzi di maiale, salsiccia di polmoni di maiale, vitello e pezzi di vitello). Per chi voleva, c’erano gnocchi al sugo con carne al sugo, insalata e salsiccia alla brace e, nuovamente, struffoli, roccocò, “susamill” e panettone. Si aspettava di nuovo notte, giocando a tombola e scala quaranta, gustando limoncello o nocino per digerire. 4) Non ricevevo tanti doni, bastava stare insieme. Si leggeva la letterina, a tavola, durante il pranzo di Natale e, come ricompensa, si ricevevano soldini. Haghy Lobraico INTERVISTA ALLA NONNA -Come trascorrevi il Natale? Con la famiglia. -Ti piaceva? Sì, mi divertivo a cucinare e a giocare con gli animali. -Cosa ti regalavano? Niente, Babbo Natale e la Befana non esistevano. -Dove festeggiavi? A casa. -Cosa mangiavi? Mangiavo normalmente, perché non c'erano soldi, massimo un criceto, un coniglio... -Qual era la tradizione? Di fare panzerotti e cibi di casa, si giocava di più.
RIFLESSIONI Da queste risposte, ho capito che prima non c'erano molti soldi e quindi non avevamo tanti privilegi, come li abbiamo noi oggi, ma era più forte il senso del Natale! Gabriella Conte
trascorrevamo diverse ore a giocare a tombola o a carte. Ricordo che il giorno di Natale non ricevevamo regali, ma solo all' Epifania. Mi ricordo ancora il sapore dei panzerotti con il ripieno di castagne, le crespelle con il miele e i cannoli con la ricotta che preparavamo con mia madre molti giorni prima e che non mangiavamo solo noi, ma li regalavamo ai parenti e agli amici. Era davvero un bel Natale! Sara De Vivo INTERVISTA AI GENITORI
NONNO, MI RACCONTI COME TRASCORREVI IL NATALE? Quando io ero piccolo, il Natale lo trascorrevo in famiglia, facendo un grande pranzo. Ai miei tempi non c’era l'albero di Natale, ma solo il presepe, che io e i miei fratelli allestivamo con divertimento. Non c'erano le statuine da mettere nel presepe, ma le preparavamo noi; quindi avevamo bisogno di molti giorni, ma ci divertivamo lo stesso. Giocavamo per molto tempo a carte e ci piaceva tantissimo.
Papà, come trascorrevi il Natale? Di solito c'era tanta neve in quel periodo; appena alzato, facevo colazione e correvo fuori casa, per andare a giocare, con i compagni, sulla neve. Addobbavi l’albero? No, lo addobbavano le mie sorelle e mia madre. Credevi in Babbo Natale? Sì; noi avevamo una stufa a legna, quindi mettevamo latte e biscotti per Babbo Natale e andavamo a letto. Il giorno dopo, al risveglio, trovavamo i regali ai piedi dell'albero e notavamo che il latte e i biscotti non c'erano più.
MAMMA, COME TRASCORREVI IL NATALE? Quando io ero piccola, trascorrevo il Natale a casa dei miei nonni che vivevano a Brienza. La notte di Natale, andavamo a messa, mentre il giorno ci riunivamo tutti: cugini, zii, nonni, per fare un grande pranzo. Quindi
Mamma, come trascorrevi il Natale? Nel mio Paese, il 24 dicembre, a sera, dopo che i bambini andavano a dormire, i genitori addobbavano l'albero, ai piedi ponevano i doni, che, al risveglio, i bambini trovavano felici.
Mentre si scartavano i regali, cantavamo canzoni natalizie con i fratelli. Qual è il “piatto” tipico della tua nazione? Involtini di verza e polenta e, come dolce, il panettone con le noci. Come giocavi? Giocavo con la slitta sulla neve, perché di neve ce n'era tanta. COMMENTO Secondo me, il Natale che trascorrevano i miei genitori era molto bello e semplice, ma il mio Natale è più magico, grazie alle luminarie della città e la cucina ottima italiana. Gianfranco Haiduc RISULTATI DELL’INTERVISTA A TUTTI (NOI, GENITORI, NONNI) In classe abbiamo concordato di estendere la stessa intervista a tutti i nostri genitori e nonni, perché ci incuriosiva conoscere le differenze. I risultati, considerando la maggioranza delle risposte, sono stati i seguenti: Tutti sono felici quando arriva il Natale; noi e i genitori abbiamo detto di trascorrerlo con la famiglia, giocando con i giochi tipici, i nonni con la famiglia e andando a messa. Per quanto riguarda i doni, la maggior parte di noi e genitori ha parlato di giocattoli di vario tipo e soldi, mentre i nonni ci hanno riferito che regali non ne
avevano e si accontentavano del cibo diverso, rispetto agli altri giorni dell’anno. Alla domanda relativa al pranzo natalizio, noi e i genitori abbiamo risposto, elencando “piatti” e dolci di vario genere, mentre i nonni hanno descritto un semplice pranzo, simile a quello che noi consumiamo quotidianamente. La maggioranza di noi bambini e genitori ha riferito che la tradizione natalizia era l’attesa di Babbo Natale, la recita delle poesie e il gioco in famiglia, mentre i nonni hanno parlato di preparazione di dolci con la famiglia. Circa l’allestimento dell’albero natalizio, noi abbiamo detto che usiamo addobbi vari, i genitori palline e luci, mentre i nonni ci riferivano che l’albero natalizio non esisteva, ma solo il presepe.
una sintesi, abbiamo capito che il Natale nostro e dei nostri genitori è diverso da quello dei nonni. Mentre per noi è un giorno di riposo, di felicità e di fortuna, per i nostri nonni, che erano poveri, era una giornata, in cui si andava soprattutto a messa e si stava in famiglia. Noi abbiamo tanti regali, prepariamo cibi di ogni specie e abbiamo tanti privilegi, ma non siamo contenti, mentre i nostri nonni apprezzavano il poco che avevano, ma vivevano la vera magia del Natale. Mario Ciobanu Oukhiat
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È NATALE È Natale, la festa più bella, nasce l’Amor in ogni cuor. È Natale, gioia, pace… son tanti i regali, non per tutti uguali! È Natale, luci, palline… E allor? Il Natale cos’è? La nascita di Gesù… Questo per noi è! Giuseppe Gerardi Federico Bove Mariarosaria Pace Antonio Smaldore
L’AUTUNNO COMMENTO Dopo aver raccolto i dati delle interviste, discusso e fatto
Passeggio sotto il cielo grigio, vedendo
Adam
sul suolo mille foglie colorate: gialle, brune, rosse; le calpesto e le sento scricchiolare, come il cigolio di grandi porte. Mi attira un odore rustico, lo seguo e mi porta in una boscaglia piena di deliziosi funghi porcini, circondati da castagneti. Sopra di me, volano rondini, in cerca del caldo, che animano il cielo cupo e nuvoloso. Dagli alberi, squittii stanchi, provenienti dagli scoiattoli che vanno in letargo, mentre i ricci si chiudono in una palla spinosa che fa muovere le piante circostanti. Le volpi e i lupi vagano nel bosco, per trovare un luogo per riposarsi. Sento un rumore di pioggia, provocato dallo stormire delle foglie, che di nuovo cadono al suolo, facendole frusciare ancora. Ora è sera e le nuvole
L’autunno, per me, è un bambino vestito di giallo, viola e marroncino che, camminando, dà il tocco magico. Viva l’autunno! Viva le stagioni! Antonio Sanchirico
lasciano il posto a una luna tonda e luminosa, verso la quale ululano i lupi. Antonio Laino
L’AUTUNNO Quest’anno l’autunno si è fatto attendere, ma finalmente è arrivato! I parchi sono colmi di foglie che svolazzano e sembrano tanti piccoli uccelli; foglie colorate di giallo, rosso, marroncino e violetto. Gli alberi sono quasi tutti avvizziti e, di notte, alla luce della luna, mi fanno tanta paura, perché sembrano grandi mani che afferrano la casa. I castagneti sono ormai ricchi dei loro frutti, tipici di questa stupenda stagione; la gente trema come le foglie, a causa del gelido vento che attraversa i caldissimi cappotti. La natura è andata a dormire; animali come orsi, tartarughe
e scoiattoli sono andati in letargo per poi risvegliarsi in estate. Quando cammino, mi piace sentire il fruscio delle foglie che scricchiolano sotto le mie scarpe. Sento l’ululato del vento che passa veloce e sfiora il mio corpo; le castagne emanano un odore di autunno… un odore di alberi. I funghi prataioli, champignons e porcini hanno un sapore delizioso. Sulle montagne si vede una spolverata di neve, che aspetto da tanto tempo, perché ghiaccia e si chiudono le scuole. I bambini dell’età d’argento giocano e si divertono a saltellare sulle foglie che sembrano un grande materasso. Tocco i funghi e ho la sensazione di accarezzare dei fiori. Da lontano si sente l’odore acre e nello stesso tempo dolciastro delle olive.
L’AUTUNNO Albero caldo, brezza che sfiora, suona sui rami la melodia d’autunno. Albero utile, rifugio d’uccelli, in un fruscio suoni la canzone d’autunno. Dorme Il vecchio albero, nel freddo autunno. Matteo Pacifico AUTUNNO In autunno, il mondo si ricopre di un manto variopinto, adornato da foglie e foglie di mille tinte. Il cielo, pallido e grigio, si squarcia a metà, come se aprisse un varco, per far passare il vento autunnale, che, pronto per il duro lavoro, inizia a soffiare impetuosamente, facendo ondeggiare i rami pendenti dei pini, nel bosco. Sulla prateria spuntano i primi funghi: tra non molto verranno raccolti. Il venticello soffia, facendo oscillare i rami avvizziti dei vecchi ciliegi. All’improvviso si ode un lieve fruscio: è una rondine, ma non una sola, un intero stormo, che garrisce felice,
migrando verso l’Africa e i Paesi caldi. Un fioco e debole raggio di sole filtra attraverso la folta chioma dei pini, illumina un angolo isolato del bosco: c’è una cascata; sembra non essersi ancora accorta della fine dell’estate, quindi scorre ancora, piena di ilarità. Il sole la illumina e, dalla parte soprastante, cadono, piccole e indifese gocce di pioggia, come tante dame che accolgono festose l’arrivo dell’autunno. Ad un certo punto, il sole e le dame si scontrano, esplodendo in un meraviglioso arcobaleno colorato… La nebbia si infittisce, lasciando arieggiare via tutti i ricordi dell’estate passata. Tutt’ad un tratto, il bosco cade in un silenzio assoluto, quasi come se stesse iniziando uno spettacolo, ma non uno spettacolo qualunque, è uno spettacolo speciale, al quale tutti vorrebbero assistere… È lo spettacolo del cambio di stagione, celebrato ogni tre mesi dagli abitanti del bosco. Nessuno potrebbe mai immaginare che le cose più belle e fantastiche sono quelle più piccole. Nessuno si annoia mai a questo spettacolo sempre pieno di emozioni. Il vento inizia a soffiare, prima lievemente, poi leggermente più forte, poi… Mentre sugli spalti tutti commentano entusiasti, lo spettacolo continua.
Le foglie, sparse sul palco, iniziano a danzare, volteggiando al di sopra di un melo spoglio. Esse cominciarono a frusciare e cantare, con una voce così dolce che, chi l’ascoltava, si incantava all’istante. In quel preciso momento, le porte del mondo si spalancarono e fece il suo ingresso l’elfo d’autunno. Salutando con la mano tutti quelli che incontrava, raggiunse in silenzio la casa nel cedro, accompagnato dalla sua civetta. Nel frattempo, un passerotto aveva iniziato a cinguettare allegramente, scaldando così il cuore di tutti i presenti. Marta udiva il suo canto sin dalla baita del nonno, pensando a quanta bellezza potesse avere il bosco in autunno. Mamma cervo e suo figlio si erano accucciati nella tana
per riposare un po’. Lo spettacolo era ormai finito e tutti gli spettatori si erano ritirati nella propria casa, stanchi. Il sole stava calando, nel rosso intenso del cielo, al tramonto. L’ autunno aveva qualcosa di veramente speciale! Beatrice Ostuni L’AUTUNNO Una mattina mi alzai, scostai le tende e rimasi stupita: l’Estate, la regina del Sole, stava preparando le valigie per andare ad illuminare altri Paesi. Mi vestii e uscii di casa. L’Estate era partita, per lasciare il posto all’Autunno, il principe delle foglie. Appena lui arrivò, gli alberi si spogliarono del loro maestoso mantello di foglie e l’erba ne fu tappezzata: rosso, giallo, marrone e arancione, i colori che dominavano la radura. Quel