Prime Pagine, 13 Maggio 2013

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Lunedì 13 maggio 2013 – Anno 5 – n° 130 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma - tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 € 1,20 – Arretrati: € 2,00 - Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

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Pronto

Colonna sonora della settimana w Intervento Madaski (Africa Unite): “Closer, dei Nine Inch Nails, un capolavoro assoluto di sintesi, suono e stile”.

Vaselina di Marco

Travaglio

eri il Pronto Intervento VaI selina (PIV) ha avuto il suo daffare per sminuire, mini-

a cura di Eli.

Reg.

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LA GIORNATA DI IERI w RITIRO w Il premier e Alfano annunciano che nessun ministro farà attività di partito. Però l’accordo non c’è

w LO SCRITTORE w Per esprimere la mia solidarietà ai magistrati attaccati e vilipesi

Governo Letta in convento Busi: “Volevo manifestare ma l’inciucio è senza pace contro B. e gli squadristi” di Fabrizio

d’Esposito

a hooligan del berlusconismo più feroce, quello della piazza anti-pm di D Brescia, a democristiani dell'inciucio nel giro di appena un giorno. » pag. 2-3

“Due per tutti, due donne valorosamente esemplari e due esempi di valore, due funzionari pubblici che fanno il loro dovere senza piegare la testa ad alcun ricatto” Busi » pag. 3

Vent’anni di finanziamenti privati: miliardi di lire prima, centinaia di migliaia di euro poi. Sempre gli stessi nomi pronti a intervenire trasversalmente con la destra e la sinistra: Della Valle, Benetton, Caltagirone, Romeo. E tanti altri ancora Ferrucci e Tecce w pag. 6-8

I PADRONI DELLA POLITICA

mizzare, indorare,edulcorare, sopire e troncare le scene eversive di sabato a Brescia, dove un noto delinquente condannato a 4 anni per frode fiscale, che è anche il leader del secondo partito di governo, ha arringato una piccola folla di fan esagitati minacciando la magistratura sotto gli occhi estasiati del vicepresidente del Consiglio nonché ministro dell'Interno, del ministro delle Riforme istituzionali e del ministro delle Infrastrutture e Trasporti. Scene che anche in Mozambico avrebbe provocato, nell'ordine: l'intervento del capo dello Stato e del presidente del Consiglio, con immediata revoca delle deleghe ai tre gaglioffi e caduta del governo. Anche perchè la libera stampa non avrebbero dato tregua al premier, per sapere se condivida il gesto dei tre ministri e soprattutto se davvero si sia impegnato con B. a “riformare” la Giustizia e la Consulta come indicato, anzi intimato da B. Fortuna che in Italia, salvo rare eccezioni, la libera stampa non c'è. Ecco dunque all'opera le truppe scelte dei salivatori, vaselinisti, pompieri e anestesisti, addestrati a ingoiare e a far ingoiare qualunque rospo o pantegana, per convincere gli italiani che sabato a Brescia, in fondo, non è successo niente. Anzi, i contestatori devono scusarsi molto col Pdl per i fischi divisivi e gli slogan eversivi. Polito Lindo. Il quotidiano più ardito e marziale, nel descrivere la maschia prestazione di B., non è il Giornale di Sallusti (che si accontenta di un fiacco “Berlusconi: io resto qui”). Ma il Corriere della sera, che titola senz'alcuna virgoletta: “Berlusconi: non mi fermeranno”. Così qualcuno penserà che i giudici impegnati nei processi Mediaset e Ruby intendano “fermarlo”. Il virilissimo titolo è compensato da un editoriale del noto emolliente Antonio Polito, che riesce a scrivere restando serio: “Il discorso di Berlusconi è di forte sostegno al governo, nonostante la sentenza” Mediaset. Il titolo è già tutto un programma: “Il pagliaio”. La tesi è che purtroppo la politica italiana è minacciata dal rischio di “altri fuochi”, a causa della troppa “paglia lasciata in eredità dalla seconda Repubblica”. Per cui a mettere a repentaglio le istituzioni non sono gli attacchi eversivi di B. al terzo potere dello Stato, ma fenomeni di autocombustione che, “da entrambe le parti”, potrebbero riattizzare l'incendio. Segue a pag. 2-3

w EDITORIALE w Tuteliamo l’ambiente w POLTRONE VERDI w Mauro Corona civile insieme con quello naturale “Aboliamo il ministero, non serve”

w LA GIORNATA w Amici, pranzi passeggiate. E vicini indignati

Allarme Ambiente: Il paesaggio italiano è la faccia al governo troppi amici del mattone di Angelino

Ergastolo light al centenario Erich Priebke

di Ferruccio Sansa

di Nello Trocchia

di Castigliani, Milosa e Sansa

l profilo di Angelino Alfano e quello dei colli senesi. Il a tutela dell’ambiente affidata ad amici del mattone: il ministro dell’Interno che manifesta contro i giudici ac- Lsottosegretario Marco Cirillo (Pdl) da sindaco ha dato I canto ai condannati e le coste liguri. Che cos’hanno in co- il via ai palazzi di Paolo Berlusconi. Poi presidenti di com-

na giornata di Priebke, condannato all’ergastolo per le Fosse Ardeatine. A luglio comU pirà cent’anni. Un ergastolo scontato ai domici-

mune queste immagini? Sono tutte paesaggio italiano. Degrado civile e ambientale sono la stessa cosa. » pag. 22

liari a Roma: i tanti amici, le passeggiate, il ristorante. E l’indignazione dei vicini » pag. 16

missioni sponsor del mattone. E un ministro digiuno di ecologia. » pag. 10-13 con un intervento di Mauro Corona


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INDICE IFEL - ANCI 13/05/2013 La Stampa - Nazionale Sulle strade italiane quattro milioni di auto senza assicurazione

8

13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza Metamorfosi Equitalia La faccia cattiva del fisco prova ad ammorbidirsi

10

13/05/2013 Eventi - Il Sole 24 Ore - N.28 - 13 maggio 2013 Appuntamento con l'innovazione

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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE 13/05/2013 Corriere della Sera - Nazionale Piano casa per la riforma di Imu, Tares e affitti

14

13/05/2013 Corriere della Sera - Nazionale Aliquote sugli immobili, i timori delle aziende per le mosse dei Comuni

16

13/05/2013 Il Sole 24 Ore *IMU, QUATTRO NODI PER IL GOVERNO

17

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Toscana, Umbria ed Emilia aiutano i giovani a pagare

21

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Per rafforzare le entrate anche la tassa di soggiorno

22

13/05/2013 Il Messaggero - Nazionale La nuova accisa sul fumo per dare piĂš soldi alle Regioni

23

13/05/2013 Il Giornale - Nazionale CosĂŹ l'Imu ha tolto 17 miliardi alle famiglie della Penisola

24

13/05/2013 Il Tempo - Nazionale Verso il rinvio della rata Imu di giugno anche alle imprese

27

13/05/2013 Il Tempo - Nazionale Il governo rimetta mano alla Tares

28

13/05/2013 L Unita - Nazionale La protesta di Cialente: via il tricolore da L'Aquila

29


13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza Cna apre al governo Letta "Ma per capannoni e negozi l'Imu va tolta o abbassata"

30

13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza L'imposta sulla casa? La paga mezza Europa

32

13/05/2013 Corriere Economia Ristrutturazioni L'Irpef è più leggera

34

13/05/2013 ItaliaOggi Sette Tassati i ruderi recuperabili

35

13/05/2013 Corriere della Sera - Nazionale Rapporto Cei sul lavoro: nel tunnel fino al 2020

36

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Modello francese per rilanciare il lavoro dei giovani

38

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Strada tutta in salita verso la «service tax»

43

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Il Fisco alza il tiro sulle false fatture

44

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Il reato scatta anche per mini-importi

48

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Gioco d'anticipo sul 730

49

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Unico 2013 distingue le chance per evitare il regime di comodo

52

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Risoluzione del contratto con prelievo proporzionale

54

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Errore sugli interessi senza effetti

55

13/05/2013 Il Sole 24 Ore La locazione che diventa acquisto

57

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Il pareggio di bilancio pesa sugli investimenti

61

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Amministratore unico anche per i servizi pubblici

62

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Il rischio di sbagliare i conti

64


13/05/2013 Il Sole 24 Ore Iva al 10% per le coop sociali

65

13/05/2013 Il Sole 24 Ore Piani di rientro da rivedere dopo il Dl sblocca debiti

66

13/05/2013 La Repubblica - Nazionale Il governo sfida Bruxelles Piano lavoro fuori dal deficit con bonus a chi assume giovani

67

13/05/2013 La Repubblica - Nazionale Statali, persi 3600 euro di salario in tre anni

69

13/05/2013 La Repubblica - Nazionale Il fisco è pronto a colpire anche le sigarette elettroniche

70

13/05/2013 La Stampa - Nazionale Un piano per il lavoro giovanile e la trasformazione dell'Imu

71

13/05/2013 Il Messaggero - Nazionale Riformare il fisco le priorità in agenda

72

13/05/2013 Il Messaggero - Nazionale Tassa sulle sigarette elettroniche per i debiti dello Stato

74

13/05/2013 Il Messaggero - Metropolitana La sfida cruciale Riformare il fisco le priorità i...

76

13/05/2013 Il Giornale - Nazionale Buste paga più leggere per i «travet»

78

13/05/2013 Il Tempo - Nazionale Arriva la tassa sulle sigarette elettroniche

79

13/05/2013 Il Tempo - Nazionale Statali alla riscossa per più soldi in busta

81

13/05/2013 L Unita - Nazionale Cig, possibile il rifinanziamento in tranche: si parte con un miliardo

83

13/05/2013 L Unita - Nazionale Statali, aumenti bloccati: persi tremila euro

84

13/05/2013 QN - La Nazione - Nazionale Saccomanni debutta in Europa Braccio di ferro fra ripresa e rigore

85

13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza L'IMU, LA CIG E I POVERI CAVALLI DI POLLACK

86


13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza L'ombrello di Draghi e la pioggia del denaro

87

13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza Fisco più leggero e leggi snelle le aziende dettano l'agenda

89

13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza E il welfare privato inciampa nella mancanza di risparmio

91

13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza Il caro denaro, zavorra per le Pmi ora si spera nelle mosse di Draghi

93

13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza Gli sgravi per le imprese restano al palo

95

13/05/2013 Corriere Economia Tasse Investimenti esteri: è l'ora delle patrimoniali

96

13/05/2013 Corriere Economia Pagamenti Quel decreto è pieno di trabocchetti

98

13/05/2013 Corriere Economia Dichiarazione dei redditi La stagione delle tasse parte con il rebus Imu

99

13/05/2013 ItaliaOggi Sette La nuova responsabilità fiscale solidale nei contratti di appalto/1

101

13/05/2013 ItaliaOggi Sette Primo impatto in dichiarazione delle nuove regole per gli immobili d'interesse storico

110

13/05/2013 ItaliaOggi Sette Esodati, corsa alla salvaguardia

112

13/05/2013 ItaliaOggi Sette Rapporto Gse: Italia ai vertici per capacità fotovoltaica

114

13/05/2013 ItaliaOggi Sette Plusvalenze non tassate

115

13/05/2013 ItaliaOggi Sette Trust, ipocatastali a misura fi ssa

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GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE 13/05/2013 Corriere della Sera - Roma «Ora aboliamo i vitalizi ai consiglieri degli scandali» ROMA

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13/05/2013 Corriere della Sera - Roma Lavoro, record negativo a Roma ROMA

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13/05/2013 Il Messaggero - Roma Tagli ai costi della politica il caso in commissione ROMA

121

13/05/2013 Il Giornale - Nazionale Picconate e ipocrisia Ora Pisapia cancella la festa degli stranieri MILANO

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13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza Alitalia, gli otto mesi di Del Torchio per riportare in quota la compagnia ROMA

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13/05/2013 La Repubblica - Affari Finanza Il primato dell'industria riparte dal Nord Est

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IFEL - ANCI 3 articoli


13/05/2013

La Stampa - Ed. nazionale

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(diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

Il fenomeno esploso con la crisi

Sulle strade italiane quattro milioni di auto senza assicurazione Paolo Russo Sulle strade italiane quattro milioni di auto senza assicurazione A PAGINA 19 Su strade e autostrade d'Italia si aggirano oltre 4 milioni di mine vaganti: auto, moto, camion e persino pullman turistici che circolano senza assicurazione. Circa un mezzo su dieci. Un fenomeno che con la crisi sta diventando colossale. E non più solo al Sud. Con pericoli tanto per i senza polizza, che rischiano di finire economicamente dissanguati in caso di incidente, che per chi subisce il danno, costretto alle tortuose vie del risarcimento da parte del Fondo vittime della strada. Nel 2005, prima della crisi, si potevano stimare meno di un milione e mezzo di veicoli privi di una qualche polizza: quel numero è quasi triplicato. Colpa dei costi sempre più alti delle nostre Rca, tra le più care d'Europa e delle maggiori difficoltà economiche delle famiglie. La stima dei 4,4 milioni di veicoli senza assicurazione nel 2012 la fornisce l'incrocio dei dati Ania (l'associazione degli assicuratori) e con quelli dell'Aci sui veicoli immatricolati, conteggiando un 5 per cento in più di assicurazioni on line con sede all'estero, non monitorate dalla stessa Ania. Certo, c'è anche chi rinvia l'assicurazione in attesa di tempi migliori e nel frattempo lascia l'auto in garage. Ma, informano dall'Aci, sono percentuali che non cambiano il quadro della situazione. Altre rilevazioni lo confermano. A Roma nell'ottobre scorso Comune, Polizia, Anci ed Ania hanno fatto le pulci alle auto che transitavano sotto le telecamere ai varchi dello Ztl nel centro storico: il 9% delle auto e il 15% dei motocicli erano senza assicurazione; il 2% di autobus e pullman risultavano senza copertura. Dati che proiettati su scala nazionale riportano a 4 milioni di mezzi senza polizza. Anche i vigili del Radiomobile di Milano hanno fatto la loro indagine: ogni cinque auto fermate una non era assicurata. Il doppio rispetto a due anni fa, a dimostrazione che il fenomeno non è più solo circoscritto al Sud. Certo, solo a Napoli in base ai controlli di vigili e polizia circolerebbero 800mila veicoli «fuorilegge». Quasi un quarto dei mezzi pirata di tutta Italia. Del resto, informa l'Ania, il vizietto di non assicurarsi è più diffuso dove maggiori sono le frodi assicurative: Campania, Puglia, Sicilia e Lazio. «Una metà gira con la polizza scaduta perché dimentica o non ce la fa a pagare», rivela l'agente di Milano Alessio Zago che ha collaborato all'indagine. «Ma un'altra metà - aggiunge polemicamente - non passa dall'assicuratore perché sa che le sanzioni sono inefficaci». Colpa di una modifica dello scorso anno al codice della strada che prevede sempre il sequestro del veicolo non assicurato lasciandolo però in deposito al proprietario stesso. Alessio Galluzzi di pattuglia a Roma ammette: «I contrassegni falsi sono sempre di più e dalle condizioni delle auto che fermiamo senza polizza si capisce che molti non ce la fanno a pagare, anche se non manca qualche furbo in auto sportiva. Sicuramente tra gli immigrati che fermiamo quelli in regola con l'Rca però sono veramente pochi». A gettare un po' d'acqua sul fuoco ci prova il Direttore centrale dell'Ania, Vittorio Verdone. «Il problema esiste - dichiara - ma in Italia l'obbligo assicurativo c'è solo per chi circola e quindi non possiamo conoscere l'esatta dimensione del fenomeno». «I prezzi delle polizze aggiunge - non potranno più essere presi a pretesto da chi non paga, perché sono calati negli ultimi sei mesi e a fine anno dovrebbero assestarsi intorno a un meno 5-6 per cento». Poca cosa rispetto agli aumenti a doppia cifra degli ultimi anni, che secondo Verdone sono però dovuti soprattutto al record italiano di frodi assicurative e che «si potrebbero contenere già soltanto riducendo il termine di 2 anni per la denuncia del sinistro, che non consente di scovare chi fa il furbo». Intanto però per chi non stacca l'assegno all'assicuratore sono in arrivo tempi duri. Lo stesso direttore dell'Ania annuncia l'avvio «di controlli massicci che, con l'ausilio di Tutor, Telecamere Ztl e Autovelox e incrociando i dati assicurativi con quelli della motorizzazione civile, staneranno chi non è assicurato». I furbetti dell'Rca sono avvisati. 15% delle motociclette Fra le due ruote si registra la quota record di mezzi di trasporto che girano privi di copertura assicurativa IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 13/05/2013

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13/05/2013

La Stampa - Ed. nazionale

Pag. 1

(diffusione:309253, tiratura:418328) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

800.000 a Napoli In questa sola città si concentra una quota altissima del totale di auto senza Rca ma il fenomeno ormai si sta diffondendo anche al Nord 2% degli autobus Persino fra i bus e i pullman per uso turistico c'è una percentuale di veicoli fuori dalle norme dal punto di vista della necessaria copertura assicurativa

IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 13/05/2013

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13/05/2013

La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

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(diffusione:581000)

PICCOLI CORRETTIVI PER ALLENTARE LA PRESSIONE SU CHI HA CONTI IN SOSPESO MA NON BASTA ANCORA E SEMPRE PIÙ COMUNI SI MUOVONO PER ORGANIZZARE UNA PROPRIA RETE DI RISCOSSIONE TRIBUTI IL DOCENTE SALVINI: "I POTERI RESTANO PERÒ ENORMI ANCHE SE NON PUÒ PIÙ ESSERCI IL PRELIEVO DIRETTO DAL CONTO CORRENTE" Stefania Aoi Milano Manifestazioni, proteste, interventi legislativi in questi anni stanno cambiando il volto di Equitalia. I Comuni iniziano ad abbandonare la società, segno che la legge che prevede che gli enti locali rincomincino a occuparsi da sé della riscossione dei tributi cittadini sta dando i primi frutti: Roma lo farà a partire dal primo luglio. Intanto l'ente esattore solo la settimana scorsa ha aumentato il tetto massimo per chiedere, con semplice domanda motivata, la rateizzazione degli importi dovuti dai contribuenti. Tetto che passa da 20 mila a 50 mila euro e dilazionabile in 72 rate con un importo minimo per rata che non potrà essere inferiore ai 100 euro. Per gli importi superiori resta invece necessaria la presentazione dei documenti per dimostrare la situazione di temporanea difficoltà economica. Ma il vero cambio di rotta è arrivato una quindicina di giorni fa: l'azienda partecipata da Agenzia delle Entrate e Inps ha deciso lo stop ai pignoramenti dei conti correnti di lavoratori dipendenti e pensionati con uno stipendio inferiore a 5mila euro. Inoltre Attilio Befera - ai vertici sia di Equitalia che di Agenzia delle Entrate - ha annunciato nuove aperture nei confronti delle imprese: dovrebbe essere emessa una direttiva per semplificare i controlli sui rimborsi Iva e le aziende che hanno commesso errori nel calcolo dell'imposta sostitutiva sui salari di produttività nel periodo luglio febbraio 2011, se hanno restituito entro fine anno gli importi dovuti non saranno sanzionate. Buone notizie dunque per i contribuenti. Un passo in avanti per migliorare un sistema considerato dagli esperti perverso. «I poteri di Equitalia con queste ultime decisioni sono stati attenuati ma restano enormi, l'ente può ancora chiedere al datore di lavoro parte dello stipendio del contribuente, - spiega Livia Salvini, ordinario di diritto tributario all'università Luiss "Guido Carli" di Roma - Prima invece poteva addirittura entrare sul conto corrente e portare via tutto. Il contribuente veniva avvisato a cose fatte. Era indispensabile introdurre qualche garanzia». Un passo in avanti insomma. E soprattutto non l'unico. Il 22 febbraio scorso una sentenza della Cassazione ha aperto la strada alle azioni collettive per chiedere l'annullamento delle cartelle dei tributi ritenute illegittime. «Ciò darà più forza alle nostre ragioni e se il giudice verificherà che vi sono errori ripetuti come nel caso delle cartelle pazze, anche l'impatto e le conseguenze politiche e mediatiche avranno tutta un'altra dimensione» commenta l'avvocato Alberto Goffi fondatore dell'associazione "È qui l'Italia?" e autore di un libro scritto a quattro mani con l'ex conduttore televisivo Antonio Lubrano nel quale si evidenziano le storture nei metodi di riscossione dei tributi nel nostro Paese. Anni di lotte e proteste hanno anche consentito di alzare il tetto di debito necessario per mettere le ganasce fiscali o per procedere con l'iscrizione dell'ipoteca sulla casa. Inoltre oggi la riscossione degli importi deve essere sospesa se il cittadino dimostra di aver pagato o di essere in possesso di una sentenza che gli dà ragione. Tutto ciò per consentire una verifica con l'ente creditore: in mancanza di risposta entro 220 giorni, il cittadino sarà salvo. In passato non era così. Tanti correttivi introdotti non hanno comunque fatto cessare le critiche. Ogni giorno da qualche parte in Italia, a torto o a ragione, c'è chi protesta. A fine aprile, a Napoli, un gruppo di commercianti ha manifestato in mutande contro i disagi della crisi, promettendo l'avvio della raccolta firme per un referendum popolare per l'abolizione di Equitalia. Segnali di malcontento. Se la lotta all'evasione è sacrosanta e necessaria e in questi anni ha portato incassi importanti allo Stato (solo nel 2011 sono stati recuperati da Agenzia delle Entrate 12,7 miliardi in crescita del 15,5 per cento sul 2010), molti non perdonano l'inflessibilità avuta in questi anni e accusano l'ente di non aver saputo distinguere tra evasori e persone in difficoltà magari perché in attesa di un compenso da un ente pubblico. Uno dei tanti casi è quello di quindici aziende di Cosenza a rischio fallimento. Nel 2009 erano state ingaggiate per liberare i paesi colpiti dagli smottamenti. Quattro anni dopo non hanno visto nessuno dei tre milioni di euro attesi. E intanto sono arrivate le ingiunzioni del fisco. Non a caso Roma vuole istituire un IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Metamorfosi Equitalia La faccia cattiva del fisco prova ad ammorbidirsi


13/05/2013

La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

Pag. 51

(diffusione:581000)

IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 13/05/2013

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comitato etico del contribuente, presso il quale il cittadino moroso possa dimostrare di non essere in grado di saldare i suoi debiti. Se Roma lascia Equitalia anche altri Comuni, come Milano e altri Comuni, hanno già iniziato a muovere passi nella stessa direzione e l'Emilia Romagna ha chiuso nei mesi scorsi le gare per garantire un servizio alternativo a Equitalia per tutti i sindaci della regione. E questa è la strada che vorr e b b e i n t r a p r e n d e r e a n c h e l a Lombardia, la Liguria. L'Anci nazionale dal canto suo ha dato vita a un soggetto (AnciRiscossioni) che si dovrebbe proporre come partner per i molti enti locali. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: La crisi morde imprese e famiglie tanto da indurre anche Equitalia ad aumentare il tetto massimo per chiedere la rateizzazione portandolo da 20mila a 50mila euro dilazionabile in 72 rate


13/05/2013

Eventi - Il Sole 24 Ore - N.28 - 13 maggio 2013

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Appuntamento con l'innovazione Ingresso gratis per operatori. Registrazione su www.smau.it Al Quartiere Fieristico di Bologna dal 6 al 7 giugno si terrà la prossima edizione di Smau Business. Oltre 5.000 le presenze attese tra imprenditori, manager, funzionari della Pubblica Amministrazione Locale e operatori di Canale Ict (l'ingresso è gratuito previa registrazione sul sito www.smau.it). Il format della rassegna riprende le esperienze delle passate edizioni itineranti di Smau .(vedi riquadro sotto a sinistra), giusto con qualche aggiustamento. Per esempio, l'area dedicata al mondo della ricerca industriale si chiamerà R2B _ Research to Business. Lo spazio sarà realizzato in collaborazione con Aster, società della Regione Emilia Romagna che si occupa di Innovazione. Quanto al Premio Lamarck (che valorizza le startup più innovative) la partnership è con i giovani di Confindustria Emilia Romagna. Mentre per l'area Smart city il partner unico di Bologna sarà l'Anci. L'area Smart city propone le esperienze positive e negative di sviluppo delle città intelligenti affinchè siano replicabili in altri territori in modo da favorire una concreta diffusione dei progetti di sostenibilità urbana. Durante i due giorni saranno messe a confronto le esperienze di differenti regioni e comuni piccoli e medi che hanno realizzato progetti di valore. I temi riguardano l'innovazione nel settore agroalimentare, aerospazio, smart community, fabbrica intelligente, risparmio energetico, valorizzazione del patrimonio storico, artistico e culturale, alfabetizzazione digitale ed e-Government, mobilità sostenibile, sicurezza e altro ancora. Alla rassegna è abbinato il Premio Smart City. Smau ha inoltre stretto un'alleanza con Forum Pa che realizzerà all'interno del Roadshow Smau i suoi Forum Territoriali Regionali "LAgenda Digitale per la modernizzazione del Paese". La collaborazione nasce come impegno comune e concreto per dare visibilità e sostegno alle migliori esperienze territoriali visto che è proprio a questo livello che nel nostro paese si addensano molto spesso quelle molecole vitali in grado di promuovere e gestire soluzioni e progetti concreti a sostegno dell'innovazione nella Pubblica amministrazione e nelle imprese. I workshop informativi spaziano dal cloud computing alle nuove soluzioni di Crm, alle soluzioni di e-commerce B2c, alle applicazioni per tablet e dispositivi mobili fino alle strategie di web marketing.

IFEL - ANCI - Rassegna Stampa 13/05/2013

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• TECNOLOGIA / La due giorni nel capoluogo emiliano


ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE 57 articoli


13/05/2013

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L'ipotesi di rinviare la rata anche per le imprese. Spunta la tassa sulla sigaretta elettronica Imposta di registro Il riordino potrebbe includere anche l'imposta di registro e quella ipotecaria e catastale Cassa integrazione Sul piatto della Cassa integrazione potrebbe essere messo subito un miliardo di euro Mario Sensini DA UNO DEI NOSTRI INVIATI SARTEANO (Siena) - Un decreto-ponte per risolvere il rebus Imu. Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni spinge per una soluzione graduale dell'imposta sulla casa. Date le ristrettezze del bilancio, con il deficit sul filo del 3%, e la decisione della Ue sulla chiusura della procedura per il disavanzo eccessivo attesa a giorni, si fa strada l'ipotesi di un provvedimento che sospenda il pagamento della prima rata di giugno non solo per le prime case, ma forse anche per i fabbricati industriali e agricoli, con un rinvio a fine estate della riforma complessiva dell'Imu. Una revisione molto ampia, che ricomprenderebbe la Tares, la nuova tassa sui rifiuti prevista nel 2014, la cedolare secca sugli affitti, che potrebbe essere pure cancellata, e forse anche l'imposta di registro (4 miliardi l'anno) sulle transazioni immobiliari e quella ipotecaria e catastale (meno di 2 miliardi). L'ipotesi, alla quale stanno lavorando l'Economia e Palazzo Chigi, è stata messa a punto in vista del vertice informale di governo di Sarteano. Sul tavolo restano anche altre opzioni, che vanno dall'alleggerimento dell'imposta in funzione del reddito o del numero dei componenti del nucleo familiare alla soppressione «tout court» della rata di giugno per alcuni contribuenti. La riduzione della tassa, o l'esenzione dei redditi più bassi, potrebbe costare intorno ai 2 miliardi, che possono salire fino a 4-5 se il governo decidesse di offrire anche alle imprese uno sconto sull'imposta dovuta. Il rinvio non costerebbe nulla, e lascerebbe impregiudicata ogni soluzione. Per l'Economia, che sa di non poter sforare neanche di un millimetro la soglia del 3% di deficit, sarebbe la soluzione preferibile. I Comuni, invece del gettito Imu, riceverebbero anticipazioni temporanee dalla tesoreria dello Stato, da compensare a fine anno quando sarà stato definito il nuovo assetto dell'imposta sugli immobili, il cui gettito andrà sempre e comunque a vantaggio dei municipi. Se dovesse prendere piede una riforma di ampio respiro, potrebbe saltare anche la cedolare sugli affitti. Istituita come premio fiscale per l'emersione delle locazioni in nero, con una tassazione secca al 21% invece che all'aliquota marginale, nel 2012 ha prodotto un quinto del gettito fiscale atteso: poco più di 600 milioni di euro nel contro i 2,7 miliardi ipotizzati dal governo Berlusconi. Il potenziale buco di bilancio è stato già corretto, ma è di tutta evidenza che la cedolare secca non funziona per gli scopi cui era stata destinata. Anche per il rifinanziamento della Cassa integrazione il Tesoro caldeggia una soluzione modulare. Sul piatto potrebbe essere messo subito un miliardo di euro in attesa di verificare eventuali ulteriori esigenze in corso dell'anno. Se così fosse, per metà settimana arriverebbe solo un decreto «leggero» per Imu e Cig. La seconda tappa del percorso arriverebbe entro metà giugno, con una proposta per evitare o alleggerire il previsto aumento Iva, e il rifinanziamento delle altre spese scoperte, come le missioni di pace. Per concludersi con la riforma delle imposte sulla casa, ai primi di settembre. Anche in Parlamento, nel frattempo, si lavora per garantire la tenuta dei conti. Un emendamento dei relatori al decreto sul debiti della Pubblica amministrazione ha sottoposto all'accisa, oltre che all'Iva, le sigarette elettroniche. Domani quando il decreto arriverà nell'Aula della Camera è atteso un altro emendamento importante: i relatori, d'intesa con il governo, lavorano per rendere possibile la compensazione dei crediti commerciali accertati con i debiti fiscali. RIPRODUZIONE RISERVATA CGIA Le parole Imu

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Piano casa per la riforma di Imu, Tares e affitti


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L'Imposta municipale unica (Imu) si applica sulla componente immobiliare del patrimonio. Introdotta nel 2011 e poi rivista alla fine dell'anno ha sostituto la vecchia Ici. Fissa aliquote base che i Comuni possono ritoccare Tares La Tares (Tariffa rifiuti e servizi) è la nuova imposta dei rifiuti introdotta in sostituzione della Tarsu sui rifiuti o Tariffa di igiene ambientale (Tia). È in vigore dal 1º gennaio 2013, si basa sulla superficie dell'immobile di riferimento e ha come obiettivo la copertura economica totale del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti del Comune Imposta di registro L'imposta di registro è dovuta al momento della registrazione di atti giuridici quali le locazioni e le vendite di immobili all'Agenzia delle Entrate locale Foto: Il ministro dell'Economia Foto: Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni mentre raggiunge i colleghi di governo riuniti dal premier Enrico Letta nell'Abbazia di Spineto a Sarteano (Siena)


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Aliquote sugli immobili, i timori delle aziende per le mosse dei Comuni L'analisi Cgia Con il passaggio dall'Ici all'Imu nel 2012 i liberi professionisti hanno pagato il 128% in più, i negozi il 123%, gli artigiani il 93% Valentina Santarpia ROMA - La vera stangata dell'Imu, con aumenti dal 128 al 70%, si è abbattuta sulle attività produttive. È quanto sostiene la Cgia di Mestre, che ha misurato gli aumenti di imposta subiti dal mondo delle partite Iva e dagli imprenditori con il passaggio dall'Ici all'Imu. L'anno scorso, rileva l'Ufficio studi dell'Associazione di artigiani, i liberi professionisti hanno pagato quasi il 128% in più, i negozi il 123,5%, i laboratori artigianali oltre il 93%, gli alberghi quasi il 71%, i centri commerciali e i piccoli e grandi capannoni industriali attorno al 70%. «Aumenti da brivido», commenta il segretario della Cgia Giuseppe Bertolussi, lanciando un appello ai sindaci: «Quest'anno non ritoccate all'insù le aliquote sugli immobili di tutte le attività produttive». L'emendamento al decreto legge 35/2012, approvato in commissione Giustizia giovedì scorso, stabilisce infatti che la prima rata dell'Imu (il 50% dell'intera tassa) debba essere pagata da tutti «sulla base delle aliquote e delle detrazioni dell'anno precedente», quelle cioè decise dai Comuni e usate per il conguaglio di dicembre. Ma il punto è che nessuno impedisce ai Comuni di aumentarle ancora, per recuperare parte del mancato gettito dai proprietari di prima casa. La polemica è scoppiata soprattutto sulle aliquote «per i capannoni», ovvero sugli immobili d'impresa, quelli appartenenti al gruppo catastale D, di cui fanno parte appunto capannoni, alberghi, cliniche private, e in generale fabbricati destinati ad attività industriale. Nel 2012 le aliquote per questa categoria potevano andare da uno 0,76% minimo previsto dalla legge ad un massimo di 1,06%, e si sono attestate su una media dello 0,96%: ma poiché a partire dal 2013 la quota dello 0,76% sui fabbricati di categoria D andrà allo Stato, i Comuni avrebbero tutto l'interesse ad aumentare l'aliquota fino all'1,06% acquisendo per intero l'extragettito. Ma visto che su questo fronte il governo non può agire, aumenta il pressing - a partire da Confindustria perché venga rivisto un altro aggravio, e cioè il coefficiente moltiplicatore che si applica alla rendita catastale per determinare la base imponibile degli alberghi e dei capannoni: questo coefficiente dovrebbe passare nel 2013 da 60 a 65, facendo aumentare - come calcola la Cgia di Mestre - il conto dell'Imu di 952 euro per gli alberghi, di 610 per i centri commerciali, di 482 euro per i grandi capannoni e di 279 i piccoli. A livello nazionale, in valore assoluto, gli aumenti più significativi per la Cgia dovrebbero registrarsi a La Spezia (+3.647 euro rispetto al 2012), a Taranto (+1.736 euro), e a Brescia (+1.472). In sostanza, come elabora Il Sole 24 Ore, il congelamento del moltiplicatore si tradurrebbe invece in uno sconto dell'8,3% per gli imprenditori. In soldoni, per un capannone di 2 mila metri quadrati a Roma, del valore di 3.086.386 (aliquota 2012 all'1,06%), senza l'aumento del moltiplicatore l'acconto sarebbe di 16.358 euro, con un saldo di eguale importo, mentre con il ritocco l'acconto sarebbe di 17.720 euro, con un saldo identico. Per un capannone di 2 mila metri quadrati a Milano del valore di 3.415 mila euro (ipotizzando aliquota all'1,06% invariata al 2012) il mancato ritocco farebbe risparmiare 1.508 euro sull'acconto e 3.016 euro in totale, a Napoli il risparmio complessivo per un capannone di 2 mila mq del valore di 3.181.841 euro (sempre aliquota all'1,06%) sarebbe di 2.810 euro complessivi, a Bologna per un capannone delle stesse dimensioni del valore di 3.043.000 euro (aliquota 2012 1,06%, 2013 0,96%), il risparmio finale sarebbe di 2.433 euro. RIPRODUZIONE RISERVATA

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I ritocchi e le rendite catastali


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Il Sole 24 Ore

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*IMU, QUATTRO NODI PER IL GOVERNO Dalla prima casa ai capannoni le tappe verso il riassetto PAGINA A CURA DI Cristiano Dell'Oste Valentina Melis Giovanni Parente L'agenda del Governo non si chiuderà con lo stop all'Imu sulla prima casa. Anzi, a giudicare dalle parole del premier Enrico Letta, i dossier più importanti si apriranno dopo il rinvio del pagamento del 17 giugno. In ballo c'è il riassetto complessivo del prelievo sugli immobili, secondo un disegno che dovrebbe coinvolgere l'Imu sui capannoni e l'agricoltura, ma anche la Tares sui rifiuti. Mettere mano all'imposta municipale significa cercare un delicato equilibrio tra esigenze di gettito, equità e crescita economica. L'Imu nel 2012 ha portato nelle casse dello Stato e dei Comuni 23,7 miliardi, di cui quattro derivanti dall'abitazione principale e sei dai fabbricati produttivi. Le ipotesi percorribili per la prima casa, oltre all'azzeramento, sono diverse: l'aumento generalizzato della detrazione (portarla a 500 euro, per esempio, vorrebbe dire esentare tre contribuenti su quattro); l'incremento della detrazione legato al reddito del proprietario o all'indicatore Isee; o, ancora, l'esenzione selettiva in base alla categoria catastale del fabbricato. Viste le cifre in gioco, è evidente che uno sgravio totale sulla prima casa rischia seriamente di compromettere i margini di manovra sugli altri fabbricati. Eppure, come è emerso anche nei giorni scorsi, sul tavolo del Governo ci saranno anche altre tre questioni. I capannoni, prima di tutto, per i quali il decreto "salva Italia" ha fatto scattare nel 2013 l'incremento dell'8,3% della base imponibile; e poi le abitazioni e le seconde case, chiamate a fare i conti con un prelievo elevatissimo, che - da un lato - compromette la redditività degli investimenti e penalizza gli inquilini e - dall'altro - tratta anche immobili di scarso valore come case di villeggiatura. La possibilità di pagare l'acconto di giugno dividendo per due quanto versato l'anno scorso ha il pregio di neutralizzare i rincari automatici per le imprese, oltre che gli eventuali aumenti già decisi dai Comuni. Ma non è la soluzione. Bisognerà piuttosto ripensare tutta l'impostazione, restituendo ai sindaci la possibilità di decidere eventuali riduzioni d'aliquota sui capannoni. Nel rimettere mano all'Imu, il Governo dovrà anche risistemare le norme che si sono stratificate negli ultimi anni, creando magari un testo unico e semplificando definizioni, regole di calcolo e modalità applicative. Oltre a questa "manutenzione" ci sono poi obiettivi più ambiziosi, come quello di far partire la service tax o di avviare la riforma del catasto. Ma se la messa a punto del nuovo tributo è una strada tutta in salita, almeno sul catasto si potrebbe partire rapidamente, sfruttando il lavoro istruttorio già svolto dall'ex agenzia del Territorio. Certo, servirà qualche anno per completarla, ma la riforma è l'unico modo per non continuare a pagare l'Imu su valori catastali spesso slegati da quelli di mercato. © RIPRODUZIONE RISERVATA Fonte: dipartimento delle Finanze I fronti aperti/2 LA SITUAZIONE NEL 2012 LA SITUAZIONE NEL 2012 LA SITUAZIONE NEL 2012 IL CONFRONTO CON L'ESTERO IL CONFRONTO CON L'ESTERO IL CONFRONTO CON L'ESTERO SOS IMU FILO DIRETTO CON I LETTORI Gli esperti del Sole 24 Ore rispondono ai dubbi sull'Imu. I quesiti possono essere inviati online e le risposte saranno pubblicate sul quotidiano www.ilsole24ore.com/

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Immobili LA PARTITA DEL FISCO


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Il Sole 24 Ore

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sosimu I fronti aperti/1 ABITAZIONE PRINCIPALE I PUNTI CRITICI LA DEFINIZIONE DI PRIMA CASA La sospensione dell'acconto Imu sulla prima casa non cancella i problemi applicativi che sono emersi nel corso del 2012. In particolare, la definizione di «abitazione principale» è più restrittiva di quella adottata ai tempi dell'Ici e, in certi casi, complessa da gestire per i contribuenti: si pensi ai coniugi con residenze in alloggi diversi, alle case costituite da due appartamenti collegati e intestati a proprietari diversi o alle abitazioni di chi è separato in via di fatto e in attesa del provvedimento di separazione BOX AUTO, CANTINE E SOFFITTE Con l'Imu è possibile tassare insieme alla prima casa fino a tre pertinenze, ma non più di una per categoria catastale: un box (C/6), una tettoia (C/7) e una cantina, soffitta o magazzino (C/2). Il decreto salva-Italia impone di conteggiare anche le pertinenze iscritte in catasto insieme all'appartamento, ma questo richiede una verifica della planimetria che potrebbe sfuggire a molti proprietari e professionisti, con il rischio di generare - tra qualche anno - un inutile contenzioso per piccoli importi con le società di riscossione dei Comuni LE RIGIDITÀ NORMATIVE Le norme sull'Imu hanno ridotto al minimo la possibilità per i Comuni di assimilare alla prima casa anche altre abitazioni, come quelle date in uso gratuito ai parenti, tenendo conto di specificità e situazioni locali. Ora che tutto il gettito delle case finisce ai sindaci, questa rigidità appare tutto sommato superflua LE POSSIBILI SOLUZIONI UN PO' DI MANUTENZIONE La nozione di abitazione principale e il nodo delle pertinenze vanno sciolti una volta per tutte, a maggior ragione se il Governo alleggerirà in modo deciso il prelievo sulla prima casa IL TAGLIO DELL'IMPOSTA La soluzione più semplice (ma più costosa per le casse pubbliche) è l'abolizione secca del tributo per tutte le abitazioni principali LE ALTERNATIVE Cancellare l'Imu sull'abitazione principale non è l'unica strada possibile. In alternativa, si potrebbe alzare la detrazione fino a una certa soglia - ad esempio 500 euro rispetto ai 200 attuali - così da esentare quasi tutti i proprietari. Un'altra possibilità è differenziare il prelievo in base alla categoria catastale della casa, come già fatto da diversi Comuni. Entrambe queste soluzioni, però, potrebbero generare qualche ingiustizia, perché spesso i valori catastali non riflettono quelli di mercato. L'alternativa è alzare la detrazione o abbassare l'aliquota Imu per i soggetti a basso reddito, così da non penalizzare chi guadagna poco ma vive in case dal valore catastale elevato. Neppure questa soluzione è perfetta, peraltro, perché insieme ai veri poveri potrebbe premiare anche gli evasori. Una parziale contromisura alle furberie potrebbe essere, allora, all'indicatore Isee, che fotografa lo stato di bisogno di tutto in nucleo familiare Nel Regno Unito è applicata la Council Tax, che viene calcolata secondo scaglioni su valori stimati a prezzi di mercato del 1991 IL CONFRONTO CON L'ESTERO Regno Unito La principale imposta è la Tax foncière sulle case in affitto (pari a circa un mese di canone medio). Sull'abitazione di proprietà c'è la Tax d'habitation Francia Il Grundsteuer ha un meccanismo simile all'Imu italiana.


13/05/2013

Il Sole 24 Ore

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È basato su valori catastali «storici» a cui si applicano dei moltiplicatori Germania Per l'Ibi (Impuesto sobre bienes inmuebles) la base è il valore catastale, rivalutato in tempi diversi a seconda delle zone Spagna IMPRESE I PUNTI CRITICI UNA DOPPIA SPINTA ALL'AUMENTO Il conto Imu per i capannoni quest'anno si prospetta più alto per due ragioni: il gettito riservato allo Stato dall'aliquota dello 0,76% con i Comuni che possono aumentarla fino a un massimo dello 0,3% (incassandone le entrate) e l'incremento dei moltiplicatori della base imponibile (+8,3%) ADDIO ALLE AGEVOLAZIONI La destinazione del gettito dei capannoni allo Stato comporta che i Comuni non possano prevedere più agevolazioni con un prelievo più basso TRATTAMENTO DIFFERENZIATO Le nuove regole creano una disparità di trattamento sull'Imu tra i capannoni e gli altri immobili in cui si svolge un'attività d'impresa (come quelli in categoria C/1 per negozi e botteghe) AFFITTI I PUNTI CRITICI LA SCOMPARSA DI ALIQUOTE AGEVOLATE Le case affittate sono state particolarmente penalizzate nel passaggio dall'Ici all'Imu. Il decreto sul federalismo fiscale municipale (Dlgs 23/2011) prevedeva, in realtà, che, per gli immobili affittati, l'aliquota fosse ridotta alla metà. Questa norma, di fatto, non è mai stata applicata: il regime dell'Imu "sperimentale" partito l'anno scorso (e destinato a restare così secondo il Def) lascia ai Comuni la facoltà di ridurre l'aliquota fino allo 0,4%, ma anche quella di aumentarla fino al massimo previsto, l'1,06 per cento. L'aumento del prelievo è penalizzante soprattutto per gli affitti a canone concordato, che beneficiavano di un'Ici ridotta (o azzerata) in diverse città L'IMPATTO SUGLI INQUILINI L'aumento del carico fiscale potrebbe ripercuotersi anche sui canoni d'affitto, penalizzando gli inquilini, oltre a ridurre le redditività dell'investimento per i proprietari CASE A DISPOSIZIONE I PUNTI CRITICI ALIQUOTE VERSO IL MASSIMO Le case sfitte da più di due o tre anni in molti Comuni sono tassate con l'aliquota massima dell'1,06%, che si traduce in un robusto incremento del prelievo rispetto all'Ici (e questo anche considerando il fatto che l'Imu dal 2012 ha assorbito l'Irpef sui redditi fondiari degli immobili non locati) UNA NOZIONE CONTROVERSA Alzare il prelievo sulle case sfitte rientra nella filosofia di penalizzare chi non utilizza i propri immobili. Nella categoria «seconde case», però, rientrano anche molte abitazioni di campagna o in piccoli centri, magari ereditate e difficilmente affittabili o vendibili per ragioni affettive o di mercato. Anche i coeredi che non risiedono nell'immobile di famiglia finiscono per pagare l'Imu al massimo sulla propria quota di proprietà LE POSSIBILI SOLUZIONI UN INTERVENTO-TAMPONE La scorsa settimana sono circolate ipotesi di un intervento a breve per ridurre il peso del prelievo Imu sui capannoni industriali in vista dell'acconto di giugno UNA CORREZIONE STRUTTURALE La rimodulazione della tassazione dovrebbe prima di tutto evitare l'aumento dei moltiplicatori e rivedere la destinazione integrale del gettito allo Stato in modo da consentire ai Comuni di lavorare su agevolazioni e


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Il Sole 24 Ore

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riduzioni di aliquote LO SCOGLIO DELL'INDEDUCIBILITÀ L'Imu pagata dalle aziende è indeducibile dalle imposte sui redditi d'impresa, generando di fatto una sperequazione simile a quella (appena risolta) dell'Irap sul costo del lavoro LE POSSIBILI SOLUZIONI UNA REVISIONE GENERALE Il problema dell'aggravio del carico fiscale sugli immobili affittati potrebbe essere affrontato nel quadro di una revisione generale delle regole sugli affitti, eventualmente ridisegnando anche le regole per i contratti e la cedolare secca, l'imposta sostitutiva introdotta per favorire l'emersione dei contratti in nero, che finora ha avuto un appeal inferiore alle previsioni RILANCIARE IL CONCORDATO Se le esigenze di cassa impedissero un intervento organico sugli affitti, bisognerebbe quanto meno concentrare l'alleggerimento fiscale sul canale dei canoni concordati, così da offrire un aiuto concreto alle famiglie in difficoltà salvaguardando almeno in parte la redditività degli investimenti immobiliari LE POSSIBILI SOLUZIONI LA QUESTIONE DEI VALORI Sulle seconde case è difficile immaginare un correttivo puramente "normativo", senza intervenire sul valore catastale o sull'aliquota e senza ledere l'autonomia comunale nel selezionare i fabbricati tassati al massimo. Resta il fatto che in molti casi, soprattutto nelle zone meno pregiate delle città di provincia, l'Imu si applica su valori catastali superiori a quelli di mercato. Ed è evidente che in queste situazioni l'aliquota all'1,06% diventa difficilmente sostenibile DEFINIZIONE DA MIGLIORARE La ridefinizione dei valori immobiliari con la riforma del catasto richiede tempi lunghi. Nel frattempo, la soluzione praticabile è tentare di discriminare il più possibile l'applicazione dell'aliquota massima a livello comunale, anche in base alle specificità locali Foto: LA SITUAZIONE NEL 2012 Foto: Fonte: agenzia delle Entrate, Statistiche catastali Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore Fonte: Immobili in Italia 2012, Finanze e agenzia del Territorio Nota: Il dato Italia è al 2012Fonte: Arpe-Federproprietà, Confappi, Uppi Fonte: Arpe-Federproprietà, Confappi, Uppi Fonte: Arpe-Federproprietà, Confappi, Uppi


13/05/2013

Il Sole 24 Ore

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Toscana, Umbria ed Emilia aiutano i giovani a pagare Raffaele Lungarella In un contesto a dir poco difficile - a livello economico e nel mercato immobiliare - alcune Regioni si muovono per aiutare i giovani e stanziano risorse a sostegno dell'affitto o dell'acquisto di case. In Toscana è stato emanato il terzo bando con misure di sostegno dell'autonomia abitativa dei giovani tra 18 e 34 anni. C'è tempo fino al 10 giugno per candidarsi a ricevere i contributi messi a disposizione per pagare l'affitto. Il contributo è commisurato al reddito dell'inquilino e al numero di figli presenti nel nucleo familiare. Va da un minimo di 150 euro al mese (1.800 all'anno) a un massimo di 350 euro al mese (4.200 annui) e se ne può beneficare per tre anni. La Regione ha previsto un impegno finanziario di 45 milioni. Con i primi due bandi emanati, hanno trovato una casa in affitto circa 2.100 nuclei di giovani, con un costo complessivo, per il triennio, di 18 milioni, e un contributo mensile medio di circa 240 euro. Possono avvalersi del sussidio nuclei con un solo genitore con figli, coppie sposate o conviventi già formate o che intendono formarsi, single, ma anche persone non legate da vincoli di parentela intenzionate a coabitare. Per partecipare al bando i giovani (almeno uno, nel caso di coppie), devono essere residenti in Toscana da almeno due anni presso il nucleo familiare d'origine. Il limite di reddito Irpef per i nuclei monoparentali e single è di 35mila euro, che diventano 45mila per le coppie coniugate o conviventi e 55mila nel caso di tre giovani intenzionati a coabitare. L'Umbria aiuta i giovani con un programma per l'acquisto della prima casa rivolto ai single di almeno 30 anni. È previsto un contributo a fondo perduto di 350 euro per ogni metro quadrato della superficie dell'alloggio, che però non può superare, in valore assoluto, 21mila euro (si ipotizza che per un nucleo composto da una sola persona, la superficie di 60 metri quadrati sia idonea). La condizione economica del 2011 non deve superare il livello di 18mila euro ai fini Isee. Per candidarsi, c'è tempo fino al 1° luglio (a luglio scade anche il bando emanato dalla Regione per favorire, con un contributo di 30mila euro, l'acquisto della prima casa da pare dei nuclei con un solo genitore). Hanno tempo fino al 20 maggio, invece, le imprese di costruzione e le cooperative di abitazione dell'EmiliaRomagna, per presentare alla Regione l'elenco degli alloggi che vogliono mettere a disposizione di giovani coppie, nuclei monoparentali e sfrattati, intenzionati ad acquistarli con un contributo regionale. La lista degli alloggi disponibili sarà pubblicata sul sito www.intercent.it dal 31 maggio e sarà consultabile fino al 31 agosto, data entro la quale decidere se acquistare. Il contributo a fondo perduto è di 20mila euro, che diventano 30mila per i residenti nei comuni colpiti dal terremoto del 2012. L'acquisto può essere preceduto da un periodo di affitto a canone concordato, non superiore a quattro anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Dal territorio/2. Contributi per l'affitto e l'acquisto


13/05/2013

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Per rafforzare le entrate anche la tassa di soggiorno Valeria Uva Oltre all'Imu, i Comuni hanno in mano un'altra leva per dare un po' di sollievo alle proprie finanze: è l'imposta di soggiorno, che proprio a maggio compie tre anni di vita. E si tratta di una leva preziosa, non solo per il peso che resta ancora relativo (ma con alcune rilevanti eccezioni) sul totale delle entrate comunali, quanto appunto per il suo utilizzo: questa imposta, infatti, ha il non trascurabile pregio di essere sottratta ai sempre più stretti vincoli del patto di stabilità. E anche per questo sta crescendo: l'ultimo censimento realizzato da Federalberghi, in collaborazione con Ista e Mercury, segnala che al 15 aprile scorso l'imposta di soggiorno è in vigore in 467 Comuni, il 40% in più rispetto alla rilevazione di luglio 2012, quando l'imposta era stata istituita in 332 Comuni. Il tasso di diffusione è solo apparentemente basso, perché in realtà l'occasione è stata colta da tutti i centri a grande valenza turistica: da Roma a Firenze, da Venezia a Milano (qui è partita a settembre). E infatti secondo le stime di Federalberghi nei Comuni con l'imposta si trova il 46% della ricettività e oltre la metà della domanda di servizi turistici. La tassa di soggiorno è presente, per esempio, in 106 Comuni toscani, in 77 del Piemonte e in 52 della Valle d'Aosta (regione prima in classifica con un tasso di copertura pari al 92%). Del tutto varie ed eterogenee le modalità di calcolo del tributo, le esenzioni e le condizioni per l'applicazione. Questo tesoretto ha portato nelle esauste casse comunali 173 milioni nel 2012, mentre secondo le stime del Rapporto il gettito 2013 raggiungerà i 250 milioni di euro, una somma pari a circa il 5% del totale delle entrate tributarie comunali. Qualche esempio concreto: a Firenze l'imposta di soggiorno ha fruttato l'anno scorso 21,4 milioni, pari al 12,4% delle entrate Imu. Venezia ha raccolto dai turisti 22,2 milioni e stima che nel 2013 questa voce equivarrà al 21,6% dell'Imu. L'entrata è decisiva anche per realtà minori comunque in grado di intercettare i grandi flussi turistici: sempre secondo i calcoli di Federalberghi, l'imposta di soggiorno 2012 è stata pari al 22,4% del gettito stimato Imu a Montecatini Terme, al 20% a Sorrento e al 16,7% a Rodi Garganico. In teoria tutte queste risorse, provenienti da una tassa che è di scopo, dovrebbero essere rigidamente vincolate alla promozione e al sostegno del turismo stesso. Ma, come rileva lo studio, nei fatti le indicazioni dei regolamenti comunali sono abbastanza ampie da farvi rientrare una vasta casistica di spese, solo indirettamente connesse con il turismo. «Si sta verificando la tendenza ad allargare la concezione di spesa per il turismo - si legge nel dossier includendo in questo concetto quasi tutte le attività dei Comuni». Comprese, tanto per citare qualche esempio, la manutenzione di una strada o di una piazza, visto che comunque contribuiscono ad «abbellire» il luogo. «Speriamo - conclude Federalberghi - che questo approccio faccia definitivamente capire la grande valenza di un comparto che si interseca con tutti gli altri e che è stato finora sottostimato». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Dal territorio/1. Nel 2013 arriverà a 250 milioni, il 5% dei tributi locali


13/05/2013

Il Messaggero - Ed. nazionale

Pag. 3

(diffusione:210842, tiratura:295190)

La nuova accisa sul fumo per dare più soldi alle Regioni R O M A Nuova tassa in arrivo per i fumatori? L'ipotesi di introdurre un' accisa anche sulle sigarette elettroniche (e-cig) è contenuta in un emendamento presentato dai relatori Maurizio Bernardo (Pdl) e Marco Causi (Pd) al decreto sui debiti della Pa. Oggi si farà la verifica del voto finale in commissione ma in genere gli emendamenti dei relatori sono quelli che hanno maggiori probabilità di essere approvati, perché raccolgono i voti della maggioranza. Su un provvedimento di ampia portata, che libera 40 miliardi per i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione, la norma sulle sigarette elettroniche è davvero una minuzia: darà al massimo qualche milione di euro di gettito. Ma certo rappresenta una novità. Anche perché l'andamento del gettito sul tabacco da dicembre 2012 a febbraio 2013 è risultato in calo di 200 milioni per la crescita del contrabbando e del fumo elettronico. «È una manovra della lobby del tabacco», afferma Ovale, uno dei produttori di e-cig, che sottolinea come «la nuova tassa è contro gli italiani: colpisce uno dei pochi settori in crescita, che dà lavoro». Attualmente sull'acquisto delle ricariche per le sigarette elettroniche viene pagata l'Iva mentre non si applica l'accisa prevista invece per il tabacco e i prodotti da fumo. La nuova «accisa» servirebbe come parte della copertura di un emendamento sul cosiddetto «Patto di Stabilità» verticale, che dà spazio di manovra alle Regioni per girare fondi a Comuni e Province che devono onorare impegni di spesa sul fronte degli investimenti. Ma non è l'unica novità per il decreto della Pa che si avvia a chiudere il confronto in commissione bilancio per arrivare domani nell'aula di Montecitorio. La più importante riguarda le compensazioni tra crediti commerciali e debiti tributari. «Quelli che vengono inseriti nella piattaforma delle amministrazione pubbliche», spiega Maurizio Bernardo. «Abbiamo fatto due importanti passi avanti - aggiunge Marco Causi - ed è stata accettata dalle Finanze l'idea che i crediti certificati abbiano una data e che quindi si possa così compensarli con i crediti tributari e contributivi. Inoltre sarà possibile compensare crediti-debiti fino a tutto dicembre 2012». Introdotte anche delle modifiche sulle società inhouse.

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L'IMPOSTA


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Il Giornale - Ed. nazionale

Pag. 1

(diffusione:192677, tiratura:292798)

Così l'Imu ha tolto 17 miliardi alle famiglie della Penisola Renato Brunetta Così l'Imu ha tolto 17 miliardi alle famiglie della Penisola a pagina 6 L'imposta sulla proprietà immobiliare è da mesi al centro dell'agenda politica. Ricostruire la storia e ricordare i principali termini del problema sembra un esercizio, se non doveroso, almeno utile. Facciamo chiarezza. La storia dell'Imu inizia nel luglio del 1992, quando il governo di Giuliano Amato affianca al prelievo notturno del 6 per mille sui conti correnti anche l'imposta straordinaria sugli immobili. La chiama Isi e la quantifica nel 3 per mille della rendita catastale rivalutata. Prelievo sui conti correnti e Isi fruttano, insieme, circa 6 miliardi di euro. Pochi mesi dopo, l'Isi diventa Ici, il cui gettito è di esclusiva competenza dei Comuni: per la prima casa la detrazione è di poco più di 100 euro, che i Comuni possono aumentare. Nel 2007 il gettito frutta circa 11 miliardi di euro, di cui 2,8 miliardi dalla prima casa. La legge finanziaria per il 2008 del governo di Romano Prodi aumenta le detrazioni per la casa di abitazione fino a circa 300 euro. Di fatto si azzera l'Ici per il 40% delle famiglie che abitano in una casa di proprietà, con un costo di 1 miliardo di euro. Nel maggio del 2008, il governo di Silvio Berlusconi abolisce l'Ici per le prime case, escludendo dall'esenzione le abitazioni di lusso. Il costo aggiuntivo rispetto alla finanziaria di Prodi è di 1,8 miliardi di euro, interamente compensati ai Comuni grazie ad una operazione di contenimento della spesa pubblica. Infine, con il decreto sul Federalismo fiscale, a marzo 2011 il quarto governo Berlusconi avvia la razionalizzazione della fiscalità immobiliare: dall'Irpef immobiliare alla tassa sugli affitti, dai tributi catastali alle tasse di registro e ipotecarie. A dicembre 2011, il governo di Mario Monti, con il decreto cosiddetto «Salva Italia», introduce l'Imu anche sulla prima casa e ne anticipa ulteriormente l'applicazione «in via sperimentale» già dal 2012. Gli effetti, negativi, sono immediati. L'introduzione dell'Imu da parte del governo tecnico deprime la nostra economia: nel 2012, le compravendite immobiliari si sono ridotte del 23,7% (dati Istat; del 29,6% stando alle rilevazioni dell'Agenzia del Territorio); i mutui del 39.5% (dati Cgia di Mestre); la produzione nelle costruzioni è diminuita del 13,6% (dati Istat) e gli investimenti del 7,6% (dati Ance); le ore lavorate in edilizia sono diminuite del 13,8% (dati Casse Edili) e i posti di lavoro nel settore edile del 5% (dati Ance). Inoltre, la tesi del governo Monti, secondo cui la pressione fiscale italiana sugli immobili fino al 2011 rappresentava un'anomalia, in quanto troppo bassa, rispetto alla media dei principali paesi europei, è infondata: nel 2010 l'Italia aveva una tassazione patrimoniale diretta della proprietà immobiliare dello 0,70% del Pil, perfettamente in linea con lo 0,69% della media dei paesi Ocse. Dopo l'introduzione dell'Imu, la percentuale è aumentata all'1,35% del Pil. Nell'incongruo sistema fiscale italiano, l'imposizione sugli immobili presenta il massimo delle contraddizioni. La casa è tassata nel momento del possesso (Imu) e nel momento della sua vendita (imposta di registro e imposte ipotecarie). Inoltre, per le società edili, l'Imu colpisce anche l'invenduto e l'Iva non viene compensata se la vendita da parte del costruttore avviene dopo 5 anni l'ultimazione dell'edificio. Tornando al blocco delle compravendite di immobili in Italia, secondo i calcoli di Confedilizia, una riduzione di circa il 30% nel 2012 rispetto al 2011 corrisponde, in termini assoluti, a 250.000 unità. Tale riduzione ha comportato un minor reddito prodotto in Italia di 8-10 miliardi di euro. Tutto ciò senza considerare che in Italia vi sono tra 700.000 e 800.000 immobili bisognosi di ristrutturazione e che potrebbero essere oggetto di lavori per almeno altri 7 miliardi di euro. Ne deriva che nel 2012, otto-dieci miliardi derivanti dalla riduzione del numero delle compravendite più sette miliardi di mancate ristrutturazioni hanno prodotto una contrazione della nostra economia, nel solo settore immobiliare, pari a un punto di Pil. Le abitazioni in Italia sono 33,4 milioni, di cui: 14,4 milioni sono l'abitazione principale; 5,9 milioni sono abitazioni utilizzate anche per attività professionale; ad uso promiscuo; 5,2 milioni sono abitazioni locate; 6,5 milioni sono abitazioni sfitte; 1,3 milioni sono abitazioni concesse in comodato gratuito a parenti. Il valore stimato di mercato delle abitazioni è prossimo a 6.000 miliardi di euro (circa 4 volte il Pil nazionale) mentre la rendita catastale complessiva supera di poco i 20 miliardi di euro. Oltre il 90% delle abitazioni è di proprietà di persone fisiche, il restante 10% è di proprietà di società. La superficie abitativa di proprietà di ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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IL DOSSIER


13/05/2013

Il Giornale - Ed. nazionale

Pag. 1

(diffusione:192677, tiratura:292798)

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soggetti diversi dalle persone fisiche è pari a circa l'8% della superficie complessiva: immaginare la presenza di un grande fratello immobiliare è una sciocchezza. Colpire gli immobili significa sempre e solo colpire le famiglie, sia proprietarie che in affitto. La lettura dei versamenti Imu del 2012 nei singoli comuni dimostra come il complesso della fiscalità immobiliare vada rivisto fin dalla radice. A Roma il versamento medio di oltre un milione di famiglie è di 537 euro: quasi il doppio di Milano (292 euro) e il 44% in più di Cortina d'Ampezzo (375 euro). Non sembrano necessari altri dati per dimostrare la non equità di questa imposta per le abitazioni. Riguardo alle abitazioni, la maggior parte è destinata alla residenza delle famiglie: 64,4% sono abitazioni principali, 16% le cosiddette «seconde case», l'8,9% è dato in locazione, un ulteriore 2,8% è costituito da abitazioni date in uso gratuito a un proprio familiare che vi «dimori abitualmente». Ipotizzando che ad ogni abitazione principale corrisponda una famiglia, risulta che il 78,2% delle famiglie risiede in abitazioni di sua proprietà. Eliminare l'Imu sulla prima casa, dunque, non è una politica economica a favore di pochi «ricchi» possessori di case, per i quali invece sarà mantenuta, ma più semplicemente riportare una briciola di equità nel regime fiscale delle abitazioni e, attraverso questa, sostenere i consumi delle famiglie e dell'economia in generale. Lo stock immobiliare non residenziale è poi caratterizzato da una rilevante quota di negozi e botteghe, per l'80% circa di proprietà delle persone fisiche, di uffici e di immobili a destinazione produttiva (opifici, industrie, grandi strutture del terziario e del commerciale) che, seppure poco numerose (1,2 milioni di unità, circa il 2% del totale), corrispondono ad un ammontare di rendita assai elevata, pari al 28% circa del totale. Non appare quindi in alcun modo sostenibile neanche l'ipotesi di spostare l'Imu sugli immobili diversi dalle abitazioni, specie se si considera l'aggravio già introdotto con il decreto Salva Italia sia rispetto alla precedente Ici sia, ulteriormente, per il 2013 rispetto al 2012. L'eliminazione dell'Imu sulla prima casa dal 2013 e la restituzione di quella versata nel 2012 farà ripartire, da subito, la domanda, i consumi, e con essi il settore edilizio, il mercato immobiliare e tutto l'indotto, anche con riferimento agli affitti. Noi siamo fermi su questo punto per precisi valori economici: l'economia può ripartire solo in un quadro di aspettative positive. Liberare da adesso 2-3 miliardi con l'Imu aumenta il reddito disponibile delle famiglie che, in un clima di fiducia, spenderanno di più, piuttosto che risparmiare a scopo precauzionale, come avviene quando si ha incertezza o paura del futuro. Le risorse per eliminare l'Imu sulla prima casa ci sono, a partire da quelle necessarie per coprire il minor gettito derivante dalla sospensione della rata di giugno 2013, in vista della complessiva riforma della tassazione degli immobili in Italia. Nel 2012 il governo dei tecnici ha chiesto ai contribuenti, con l'Imu, 20 miliardi per far fronte alla difficile situazione finanziaria. A consuntivo, invece, le entrate sono state pari a circa 24 miliardi, con un extragettito di 4 miliardi. Di questo, solo una parte è stato inserito nel tendenziale di finanza pubblica. Pertanto, l'extragettito di 4 miliardi è stato utilizzato solo in parte: per il 2012 restano 1,5 miliardi che non sono stati contabilizzati e che quindi potrebbero essere utilizzati ai fini della copertura, unitamente al miliardo del 2013 (totale 2,5 miliardi) per la sospensione del pagamento della rata di giugno dell'Imu prima casa, il cui gettito ammonta a meno di 2 miliardi. Solo con una terapia d'urto di questo tipo si può finalmente invertire la rotta e innescare un circolo virtuoso di crescita, in Italia e in Europa. Da che parte vogliamo stare? LA STANGATA SULLA CASA NUMERO COMPRAVENDITE RESIDENZIALI UNITÀ RESIDENZIALI PER DESTINAZIONE D'USO Immobili locati 9,9% Uso gratuito 2,4% Immobile a disposizione 12,4% Altri utilizzi 11,2% 3% 37,3% 23,8% Abitazione principale Pertinenza di abitazione principale Unità immobiliari non riscontrate nella dichiarazione Fonte: ministero dell'Economia VERSAMENTI PER REDDITO da 55.000 a 75.000 3% da 26.000 a 55.000 24% da 75.000 a 120.000 2% da 10.000 a 26.000 42% fino 10.000 28% oltre 120.000 1%


13/05/2013

Il Giornale - Ed. nazionale

Pag. 1

(diffusione:192677, tiratura:292798) La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

VERSAMENTI PER VALORE 5% 2% 3% da 55.000 a 75.000 da 75.000 a 120.000 oltre 120.000 37% 28% 23% da 10.000 a 26.000 da 26.000 a 55.000 fino 10.000 L'EGO www.freefoundation.com

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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13/05/2013

Il Tempo - Ed. nazionale

Pag. 6

(diffusione:50651, tiratura:76264)

Verso il rinvio della rata Imu di giugno anche alle imprese Calcoli Più 128% per i professionisti 123,5 per i commercianti e oltre 93% per gli artigiani Il rinvio della prima rata dell'Imu potrebbe essere esteso dalle prime case, anche agli immobili strumentali delle imprese e ai fabbricati agricoli. È l'ipotesi che circola in amnienti ministeriali che stanno scrivendo il testo dello slittamento del pagamento. In attesa di una rivisitazione profonda della tassazione immobiliare la sospensione sarebbe estesa anche agli strumenti produttiivi di aziende manifatturiere e agricole. Che tirerebbero un po' il fiato considerato che secondo la Cgia di Mestre «per le attività produttive l'Imu è stata una vera e propria stangata». L'associazione ha misurato gli aumenti di imposta rispetto a quando si pagava l'Ici subiti dal mondo delle partite Iva e dagli imprenditori. L'anno scorso gli uffici dei liberi professionisti hanno pagato quasi il 128% in più, i negozi commerciali il 123,5%, i laboratori artigianali oltre il 93%, gli alberghi quasi il 71%, i centri commerciali e i piccoli e grandi capannoni industriali attorno al 70%. ««Fortunatamente segnala l'organizzazione - da fonti governative arriva una buona notizia. Sembra scongiurato l'aumento di 5 punti previsto per quest'anno del coefficiente moltiplicatore che si applica alla rendita catastale per determinare la base imponibile degli alberghi e dei capannoni. Se fosse così, questo congelamento porterebbe ad uno sconto dell'8,33%, in termini assoluti pari a 270 milioni di euro». Per gli alberghi il mancato aggravio si attesterebbe a 952 euro, per i centri commerciali a 610, per i grandi capannoni a 482 e per quelli piccoli a 279. «Ora bisogna definire qualche misura che alleggerisca il peso dell'Imu anche per i piccoli spiega il presidente Bortolussi - Liberi professionisti e negozianti hanno subito aumenti superiori al 120%, gli artigiani del 93%. È necessario che anche al mondo delle partite Iva giunga un segnale di attenzione». Foto: Aumenti Forse uno sconto per i capannoni

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Allarme La Cgia di Mestre segnala aumenti da brivido e chiede ai sindaci di non ritoccare verso l'alto le aliquote


13/05/2013

Il Tempo - Ed. nazionale

Pag. 7

(diffusione:50651, tiratura:76264)

Il governo rimetta mano alla Tares «Il rinvio del pagamento della Tares a dicembre non rassicura sull'applicazione di un'imposizione non conforme alle norme che dovrebbero regolare la formazione tributaria, alla luce dei principi costituzionali».Lo afferma Federproprietà. «Infatti -prosegue la Federazione della proprietà edilizia- la nuova tassa, che dovrebbe peraltro riguardare anche una quota dei servizi di manutenzione e illuminazione stradale, non può basarsi esclusivamente sulla superficie delle unità immobiliari poiché, da un lato la produzione di rifiuti è principalmente connessa al numero di persone e dall'altro la fruizione delle strade non dipende affatto dalle dimensioni dei locali». Federproprietà pertanto «rinnova l'invito al Governo affinchè si intervenga con sollecitudine, anche per evitare ulteriori motivi di disagio sociale e difficoltà economiche ai cittadini colpiti da un'ulteriore forma di patrimoniale».

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Federproprietà


13/05/2013

L Unita - Ed. nazionale

Pag. 1

(diffusione:54625, tiratura:359000)

La protesta di Cialente: via il tricolore da L'Aquila BUFALINI La denuncia del sindaco: mancano i fondi per 1800 progetti A PAG. 6 Il sindaco de L'Aquila, per unanime considerazione, c'ha la «capoccia dura». E s'è impuntato: ha restituito la fascia tricolore che indossa per il suo ruolo e ha ordinato di ritirare il tricolore dalle istituzioni comunali cittadine, scuole dell'obbligo comprese. E non intende recedere dalla decisione fino a quando non ci sarà risposta alla drammatica crisi di cassa che impedisce di aprire i cantieri di 1800 progetti di ricostruzione approvati. Un braccio di ferro con gli organi dello Stato su cui Massimo Cialente non intende mollare perché sente l'esasperazione della cittadinanza e il rischio che la rivolta che cova esploda. Domenica scorsa, in una città solitamente gentile, dove i conflitti non degenerano in aggressività fra le persone, il sindaco, alla fine di una partita, in un bar è stato spintonato da un gruppo di ultrà. Segno preoccupante di uno stato d'animo che potrebbe esplodere. La protesta del sindaco ha suscitato la reazione del prefetto Francesco Alecci, il 6 maggio la Digos è arrivata negli uffici del sindaco per consegnare una diffida nella quale si ingiunge di ricollocare le bandiere nelle sedi comunali e di riprendere la fascia, pena la «decadenza della carica di sindaco». La diffida viene motivata con le «potenziali turbative all'ordine ed alla sicurezza pubblica» e di «aver turbato i sentimenti delle giovani generazioni rimuovendo le bandiere dalle scuole». La risposta irata di Cialente: «Il governo mi rimuova. Credo di essere il primo sindaco non mafioso rimosso in Italia. Vogliono mandare l'esercito, magari agli ordini del prefetto?». Il casus belli, nella guerra delle bandiere, è un problema di cassa. C'è una delibera Cipe del dicembre 2012 per la ricostruzione de L'Aquila, per il 2013 il ministro Fabrizio Barca è riuscito a mettere insieme 2300 milioni di fondi Fas, tolti quelli per finanziare le autonome sistemazioni (ovvero i contributi a coloro che si sono trovati una sistemazione in affitto in attesa di poter rientrare) e quelli per lo smaltimento delle macerie, restano due miliardi da dividere fra ricostruzione pubblica e privata, il 63% di questa quota spetta a l'Aquila, la restante parte ai comuni del cratere. Dalla delibera alla pubblicazione e all'esame della Corte dei conti sono passati alcuni mesi, dopo i quali il denaro doveva essere disponibile. Non c'è. A un certo punto si è detto che nelle disponibilità effettive c'erano solo 500 milioni, 250 circa per L'Aquila. Praticamente nulla per la città d'arte, visitata lo scorso 2 maggio da mille storici dell'arte che hanno denunciato l'abbandono in cui versa il capoluogo abruzzese, e tuttavia nemmeno quei 250 milioni, che avrebbero consentito di mettere un movimento qualche gru, sono stati trasferiti alla tesoreria comunale. Così i 1800 progetti giacciono. E sono i progetti che consentirebbero di far partire la ricostruzione nel centro storico, oltre che a portare a termine la ricostruzione degli edifici E, quelli più danneggiati, delle periferie. Con buona pace della nuova governance, più ordinata e snella, a cui ha lavorato il ministro Barca. Il meccanismo dei finanziamenti, inoltre, rischia di incepparsi su una questione che chiama in causa l'Europa. Dei diversi meccanismi immaginati dopo il terremoto del 6 aprile 2009, quello inventato da Tremonti che utilizza la Cassa depositi e prestiti si è dimostrato il più efficace: lo Stato fa un mutuo di 25 anni e la CDP eroga i fondi. È il meccanismo adottato per il terremoto dell'Emilia Romagna, e - per paradosso - il decreto che finanzia il recupero delle aree colpite dal terremoto dello scorso anno, si chiama «Abruzzo». Ma, mentre per l'Emilia Romagna c'è il finanziamento di 6 miliardi, non c'è, invece, il finanziamento per il terremoto abruzzese, rimasto vittima della caduta del governo dei professori. Ora Cialente chiede che nel primo decreto utile sia inserito il miliardo che serve a L'Aquila per il 2013. «Il governo», dice Giovanni Lolli che da parlamentare aquilano ha seguito nella scorsa legislatura tutte le vicissitudini del post sisma, «si è appena insediato ma è stata espressa una grande comprensione ». Martedì o mercoledì dovrebbe esserci un incontro. Si tratta di vedere chi farà il primo passo. Cialente, finché lo Stato non fa il suo, le bandiere non le vuole rimettere al loro posto.

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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IL CASO


13/05/2013

La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

Pag. 39

(diffusione:581000)

Cna apre al governo Letta "Ma per capannoni e negozi l'Imu va tolta o abbassata" IL SEGRETARIO GENERALE SERGIO SILVESTRINI È FIDUCIOSO SULL'AGENDA DELL'ESECUTIVO PERÒ PONE TRA LE PRIORITÀ IL TAGLIO DEL CARICO FISCALE ORMAI GIUDICATO INSOSTENIBILE PER TUTTE LE DITTE E POI CHIEDE L'ABOLIZIONE DEL SISTRI (v.d.c.) Milano «Nell'agenda economica di Enrico Letta si nota una inversione di rotta. Soprattutto per quanto riguarda la necessità di avviare una politica industriale moderna, che incoraggi non solo i grandi player ma soprattutto l'artigianato insieme alle micro, piccole e medie imprese. Per ora siamo ai proponimenti, adesso è necessario passare con rapidità dalle parole ai fatti». Dal segretario generale della Cna, Sergio Silvestrini, arriva un'apertura di credito al governo ma senza firmare cambiali in bianco. Quale sarà il primo banco di prova sul quale la Cna attende l'esecutivo Letta? «Senz'altro sull'Imu. Noi non siamo contrari a ridurre o eliminare l'imposta sulla prima casa, ma affermiamo con forza che non si possono equiparare alla seconda casa i capannoni industriali, i depositi, i laboratori e i negozi. Si deve intervenire subito su questo aspetto. L'Imu costituisce un aggravio intollerabile per le imprese, in particolare per quelle più piccole. Se non la si può eliminare, va portata perlomeno al livello della prima casa». Ma quanto incide l'Imu sui capannoni? «Un documentato studio della nostra confederazione dimostra che, per i beni strumentali, il passaggio dall'Ici all'Imu ha comportato aumenti anche del 200% e in molti casi le imprese si trovano di fronte ad aliquote del 10,6 per mille. Se le politiche complessive non cambieranno in profondità, il 2013 sarà un anno orribile. Sono a rischio chiusura, secondo i nostri calcoli più prudenti, qualcosa come 140mila imprese con 200mila addetti». Il fisco è un problema di tutti, non solo delle imprese, ma solo riducendo le imposte sui redditi si possono liberare risorse che rilancino i consumi. «E tutti siamo d'accordo nel ridurre il carico fiscale. A livello generale si deve continuare a contrastare elusione ed evasione. Va stabilito, una volta per tutte, che le risorse recuperate dall'evasione debbano essere destinate alle imprese e ai cittadini. Sul fronte del lavoro gli interventi devono essere orientati a diminuirne il costo e a renderne meno rigida la gestione. Per aumentare la capacità di spesa, esiste una sola strada: intervenire sul cuneo fiscale, arrivato a un livello ingiustificabile. Ritengo, inoltre, che vada congelato l'aumento dell'Iva e rinviata la Tares, che prevede aspri rincari rispetto al vecchio regime di copertura della raccolta rifiuti e di altri servizi locali». Ma il governo dove potrebbe reperire le risorse necessarie a colmare le nuove necessità emerse nel fabbisogno se tagliasse tutte queste imposte come lei propone? E soprattutto come si conciliano tali richieste con la politica di rigore invocata dall'Europa? «Prima di tutto una riflessione generale: il rigore è stato praticato, ora vanno riequilibrate le esigenze di crescita e di equità. Si è dimostrata una bufala la tesi che lega rigore, risanamento e sviluppo. Il caso italiano dimostra anzi il contrario. Nonostante l'avanzo primario del n o s t r o P a e s e , l a performance più significativa a livello europeo, frutto di una rigorosa politica di sacrifici, il rapporto tra debito pubblico e Pil continua inesorabilmente a crescere e tutti gli indicatori economici reali a peggiorare. Allora si deve chiedere con forza a Bruxelles più tempo per rientrare nei parametri imposti dai trattati Ue e magari la possibilità di escludere gli investimenti in infrastrutture, ricerca e formazione dai conteggi del disavanzo pubblico e di ricorrere agli Eurobond. Questo però non vuol dire tornare a una politica lassista: tagliare si deve e si può ancora». E dove? «Nella struttura della spesa pubblica va introdotta una rigida spending review destinata a bonificare inefficienze, improduttività e sprechi ancora largamente presenti e anche a razionalizzare e ridefinire il perimetro complessivo della funzione pubblica che in Italia fa troppe cose e male. La Banca Mondiale ha rilevato che la percezione della qualità dei servizi pubblici del nostro Paese, in un indice che va da meno 2,5 a più 2,5, è di meno 0,5 contro un valore di 1,5 di Paesi come la Germania, il Regno Unito, gli Usa». Sui costi della politica il governo ha presentato delle proposte. Come le giudica? «Anche questi proponimenti vanno lungo una strada giusta ma bisogna essere più incisivi: eliminare il bicameralismo, ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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[ L'INTERVISTA ]


13/05/2013

La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

Pag. 39

(diffusione:581000)

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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sopprimere le provincie, aggregare più decisamente i comuni, intervenire drasticamente sul finanziamento pubblico ai partiti. E nel frattempo semplificare e disboscare la giungla legislativa». Da dove partirebbe? «Prima di tutto chiediamo al nuovo governo di mandare in soffitta il Sistri, il sistema per la tracciabilità dei rifiuti finito anche nelle inchieste della magistratura. Nessuna opposizione ai controlli, ma in Europa, in Germania ad esempio, esistono strumenti più semplici già sperimentati da tempo con successo. Perché non adattarli alla nostra realtà? Ci sono, inoltre, scelte che non costano nulla ma possono liberare risorse per la crescita». Un risparmio per le imprese a costo zero per lo Stato? «Certo. Palazzo Chigi ha stimato in oltre 23 miliardi gli oneri amministrativi relativi alle 81 procedure più rilevanti per le imprese: si può partire da qui. O dalla riforma Fornero, che ha irrigidito il mercato del lavoro in entrata, mentre in questa fase di crisi andrebbero introdotti ulteriori elementi di flessibilità, sia pure controllata. A proposito di lavoro, è indispensabile garantire il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per l'intero 2013. Il governo deve capire che la situazione delle imprese è disperata. E, soprattutto, che i nostri imprenditori non ce la fanno più a garantire occupazione e coesione sociale». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Palazzo Chigi ha stimato in oltre 23 miliardi gli oneri amministrativi relativi alle 81 procedure più rilevanti per le imprese: secondo la Cna si può partire da qui o dalla riforma Fornero, che ha irrigidito il mercato del lavoro in entrata Foto: Attenuazione del fisco per rilanciare gli investimenti: è quanto propone il segretario generale della Cna, Sergio Silvestrini, aprendo al governo


13/05/2013

La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

Pag. 54

(diffusione:581000)

MENTRE L'ITALIA DISCUTE E SI DIVIDE SU COME ANDARE OLTRE L'IMU, UNA TASSA SIMILE ESISTE IN FRANCIA, SPAGNA, GRAN BRETAGNA E GERMANIA E A CONTI FATTI IL FISCO NAZIONALE SI COLLOCA A METÀ NELLA CLASSIFICA DEI PRELIEVI LEGATI ALL'ABITAZIONE Sibilla Di Palma Milano Tra ipotesi di abolizione e di slittamento della prima rata, il destino dell'Imu nei prossimi mesi appare tutt'altro che scontato. L'Imposta municipale unica sulla prima casa è infatti diventata il pomo della discordia nel neonato esecutivo: mentre il Pdl ne chiede la cancellazione con la conseguente restituzione di quanto pagato nel 2012, il neo-presidente del Consiglio Enrico Letta ha annunciato un provvedimento (rinviato ancora una volta nel Consiglio dei Ministri di giovedì 9 maggio in attesa di definire le coperture) per la sospensione dell'acconto previsto a giugno che interesserà 17,8 milioni di proprietari di prima casa per un costo di 1,5 miliardi di euro. Da ricordare che l'imposta è attualmente prevista su tutti gli immobili, con un prelievo minore per l'abitazione principale (i Comuni possono applicare un'aliquota dallo 0,2 allo 0,4%, con detrazioni da 200 a 400 euro in base al numero dei figli) rispetto alle altre (da 0,46 a 1,06%). Ma cosa potrebbe accadere dopo la sospensione? Diverse le ipotesi sul piatto. La prima riguarda un'eventuale abolizione con conseguente istituzione della "service tax", ossia un'imposta unica che andrebbe a conguagliare l'imposta comunale sugli immobili, la nuova imposta sui rifiuti e sui servizi, con l'aggiunta di un prelievo mirato sulle case di pregio. La seconda potrebbe essere di avvicinare la tassa municipale al modello tedesco, ossia gestita dal territorio e legata alla rivalutazione delle rendite. La terza ipotesi prevede invece una riformulazione della tassazione, con un intervento ad hoc sulle detrazioni per l'abitazione principale e i carichi di famiglia che terrebbe conto anche del reddito del contribuente e del suo Isee. A meno che non si proceda con la totale cancellazione della tassa per la prima casa. Un percorso a ostacoli, insomma, per l'imposta introdotta dal governo Berlusconi nel marzo del 2011 (la legge prevedeva però che la tassazione non dovesse riguardare la prima casa ed entrare in vigore nel 2014), poi rivisitata dal governo Monti che ne ha anticipato l'introduzione al 2012, estendendola sia all'abitazione principale, che alle eventuali altre case. Tra l'altro, occorrerà considerare la posizione dell'Europa, che ha già frenato gli entusiasmi perché "gli obiettivi di bilancio per l'Italia non cambiano e il nuovo governo dovrà dire come intende rispettarli senza nuovo indebitamento", secondo quanto sottolineato nei giorni scorsi un portavoce della Commissione Ue. Un'eventuale abolizione della tassazione sulla prima casa aprirebbe poi l'interrogativo su dove andare a reperire i fondi che a quel punto non entrerebbero più nelle casse dello Stato: in base ai dati del ministero dell'Economia, infatti, nel 2012 hanno pagato l'Imu 25,8 milioni di cittadini per un totale di 23,7 miliardi di euro (di cui 4 miliardi provenienti dall'Imu sulla prima casa, 10,7 miliardi dalle altre abitazioni e 9 miliardi relativi a negozi, laboratori artigianali e industriali), per un importo medio pagato da ogni famiglia per l'abitazione principale che si attesta attorno ai 225 euro. Mandare in pensione il tributo significherebbe inoltre assestare un duro colpo alle casse dei Comuni che in questo modo vedrebbero venir meno una parte significativa dei propri introiti, ossia 600 milioni lo scorso anno. E il resto d'Europa? L'Italia non è la sola a pagare un'imposta sulla casa; tasse simili all'Imu esistono infatti anche in Francia, Gran Bretagna, Spagna e Germania. Quest'ultima, ad esempio, applica una tassa sui beni immobili, equiparabile alla nostra Imu, che viene calcolata in base a determinati moltiplicatori. Mentre in Francia c'è la taxe foncière, che deve essere pagata dal proprietario dell'abitazione. Anche in Inghilterra, Scozia e Galles esiste un'imposta sul possesso degli immobili chiamata «council tax». L'aliquota applicata oscilla tra lo 0,5% e l'1,3% del valore imponibile dell'immobile, ma particolari sconti sono riservati ad alcuni target di persone, come single, studenti e pensionati. Andando inoltre a considerare il rapporto tra prelievo sul patrimonio e ricchezza prodotta ogni anno nei singoli paesi, le imposte italiane sulla casa non sono tra le più alte nel Vecchio Continente: nello Stivale, infatti, il prelievo sul patrimonio ammonta all'1,7% del Pil. Posizionandosi a metà nella classifica dei ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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L'imposta sulla casa? La paga mezza Europa


13/05/2013

La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

Pag. 54

(diffusione:581000)

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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paesi europei in cui la più bassa incidenza della tassazione si ha in Estonia (0,4% del Pil), mentre la più alta è relativa al Regno Unito (4,3% del Pil). Più elevata rispetto a quella italiana è anche la tassazione in Spagna, Danimarca, Belgio, Francia, mentre la Germania e la Svezia si attestano su valori inferiori all'1%. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: L'anno scorso quasi 36 milioni di italiani hanno pagato l'Imu garantendo allo Stato quasi 24 miliardi di introito


13/05/2013

Corriere Economia - N.17 - 13 maggio 2013

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Ristrutturazioni L'Irpef è più leggera Per le spese pagate dal 26 giugno 2012 in poi la detrazione è salita al 50% 98.000 Il limite massimo di spesa, in euro, ammesso alla detrazione del 50% nel periodo 26 giugno-31 dicembre 2012 D ichiarazione più leggera per chi ha sostenuto dal 26 giugno al 31 dicembre 2012 spese per ristrutturare la casa o il condominio in cui si vive. Debutta, infatti, nel modello Unico e nel modello 730 il maxi bonus del 50% che ha, temporaneamente, sostituito la detrazione del 36% in vigore da 15 anni. Il regalo del Fisco si applica alle spese sostenute dal 26 giugno 2012 al 30 giugno 2013. Chi vuole fare quest'anno dei lavori in casa, quindi, è meglio che si sbrighi: salvo nuovi interventi legislativi dal primo gennaio 2014 si torna allo sgravio del 36%. Aumenta l'aliquota della detrazione e aumenta anche il tetto massimo di spesa per unità immobiliare ammesso all'agevolazione: 96.000 euro invece di 48.000. Confermato il recupero in dieci anni. In pratica da uno sconto massimo di 1.720 euro l'anno si passa a 4.800 euro. Due regimi Nella dichiarazione sono in vigore due diversi regimi: se la spesa è stata sostenuta dal 1° gennaio al 25 giugno 2012 la detrazione è del 36% su un massimo di 48.000 euro per immobile; se il pagamento è compreso tra il 26 giugno 2012 e il 31 dicembre 2013 la detrazione è del 50% su un importo massimo di 98.000 euro. Non hanno alcun rilievo: il momento in cui le opere sono state materialmente effettuate, per cui potrebbero essere in tutto o in parte anche anteriori al 26 giugno 2012 o successive al 30 giugno 2013; la data delle fatture che potrebbero essere state emesse anche prima dei pagamenti (e quindi prima del 26 giugno 2012). Ai fini della detrazione fa fede la data in cui le spese sono state sostenute; conta la data in cui è avvenuto il pagamento, esclusivamente mediante bonifico. E gli acconti? Se sono stati pagati fino al 25 giugno si detraggono al 36%, se successivi beneficiano della detrazione del 50%. Con riferimento al limite massimo di spesa agevolabile non è possibile sommare il massimale di 96.000 euro per le spese sostenute dal 26 giugno al termine dell'anno con il massimale di 48.000 euro per quelle sostenute fino al 25 giugno. Con la Circolare 13/E del 9 maggio l'Agenzia ha chiarito - favorevolmente al contribuente - che chi ha sostenuto spese sia ante che post 25 giugno, può scegliere di utilizzare in primo luogo tutte le spese dal 26 giugno (detraibili al 50%) fino al massimale di 96.000 euro, tralasciando quelle sostenute fino al 25 giugno (detraibili al 36%). Regole In un'ottica di semplificazione, per i lavori iniziati dal 14 maggio 2011 in poi, è stata abolita la comunicazione preventiva al Centro operativo di Pescara, sostituita dall'obbligo di indicare in dichiarazione i dati utili al controllo fiscale: gli estremi catastali dell'immobile e gli estremi di registrazione del contratto di locazione o di comodato se i lavori sono stati effettuati dall'inquilino, autorizzato dal proprietario, o da chi beneficia dell'uso gratuito. Dalle spese sostenute nel 2012 la detrazione va suddivisa in 10 rate annuali anche dai contribuenti con 75 e 80 anni di età che prima potevano scontare la spesa, rispettivamente, in 5 o 3 rate annuali. Non cambia nulla per le spese sostenute fino al 2011. *Associazione italiana dottori commercialisti RIPRODUZIONE RISERVATA DI MARIO PELLEGRINI

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Oneri Maxi-bonus per chi ha fatto dei lavori edilizi in casa. Conta la data del bonifico


13/05/2013

ItaliaOggi Sette - N.112 - 13 maggio 2013

Pag. 10

(diffusione:91794, tiratura:136577)

Tassati i ruderi recuperabili La potenzialità edifi catoria rende l'area soggetta a Imu MASSIMILIANO TASINI Sono edifi cabili, e di conseguenza tassabili, i terreni sui quali insistono fabbricati rurali destinati alla demolizione, in relazione ai quali è consentito il recupero a uso civile. È quanto stabilito nella sentenza 5166 resa dalla quinta sezione della Corte di cassazione, dell'1/3/2013. La fattispecie. Il processo scaturisce da un ricorso proposto dal ricorrente avverso la sentenza resa da una Commissione tributaria regionale che, in accoglimento della tesi dell'amministrazione fi nanziaria, aveva qualifi cato come edifi cabile un terreno pervenuto in successione e successivamente ceduto. Tale terreno costituiva un corpo unico sul quale a suo tempo erano stati eretti fabbricati rurali destinati però a essere demoliti per poi erigere nuovi fabbricati, ma a uso di civile abitazione. Peraltro, solo su una parte del terreno potevano essere costruiti i nuovi fabbricati; il che ha indotto il contribuente a prospettare due distinti e graduati motivi di ricorso, il primo attinente alla tassabilità della fattispecie, il secondo volto a eventualmente ridimensionare la quota di plusvalenza tassabile in proporzione alla quota-parte di terreno sul quale, appunto, venivano eretti i detti fabbricati civili. La sentenza. La sentenza, confermando la pronuncia di secondo grado, ritiene che il terreno oggetto di compravendita sia da qualifi care come edifi cabile, da qui la ritenuta tassabilità dello stesso. Ma precisa che nemmeno la domanda subordinata può essere accolta, in quanto il giudice, avendo qualificato la complessiva operazione come «unitaria», ha individuato un criterio che, a monte, non consente di frazionare la vendita in due operazioni autonome (cessione di terreno agricolo; cessione di terreno edificabile). La Corte in motivazione fa riferimento a precedenti pronunce che, seppur relative al medesimo tema, affrontavano la questione con un diverso angolo visuale. Vediamo perché. Si legge nella sentenza che ai fini della determinazione della base imponibile, evidentemente agli effetti delle imposte dirette, e dunque, per quanto qui interessa, con riguardo all'art. 67 Tuir, che disciplina i redditi diversi, la nozione di area edificabile racchiude le due sub-specie di: - Area edificabile di diritto. - Area edifi cabile di fatto. La prima è evidentemente quella così qualificata in un piano urbanistico, mentre la seconda è quella edificabile nel senso che, pur non essendo urbanisticamente qualificata come edificabile, lo è di fatto in quanto potenzialmente tale anche al di fuori di una previsione programmatica. Sul punto la sentenza parla espressamente di edificabilità non programmata, o fatturale, o potenziale. Ma in concreto? La sentenza individua alcuni elementi che sono sintomatici di tale edifi cabilità «fattuale»: - vicinanza al centro abitato; - sviluppo edilizio raggiunto dalle zone adiacenti;- esistenza di servizi pubblici essenziali; - presenza di opere di urbanizzazione primaria; collegamento con i centri urbani già organizzati; - in via residuale, esistenza di «qualsiasi altro elemento, obiettivo di incidenza sulla destinazione urbanistica». La sentenza poi prosegue richiamando la nozione di edificabilità racchiusa nella disciplina dell'Ici e dell'indennità di espropriazione: anche tali provvedimenti richiamano una nozione di edificabilità di fatto: elemento che finisce per divenire situazione giuridica oggettiva nella quale può venirsi a trovare un bene immobile e che influisce sul suo valore. Norme e giurisprudenza Nozione di edifi cabilità Di diritto Di fatto Normativa di riferimento Art. 67 Testo unico delle imposte sui redditi Art. 2, dlgs 504/1992 (disciplina Ici) Art. 36, comma 2, dlgs 223/2006 Principali sentenze Cass. 14/11/2012 n. 19851 Ici Cass. 19/09/2012 n. 15792 Registro Cass. 29/10/2010 n. 22128 Ici Cass. 16/11/2012 n. 20137 Imposte dirette Cass. 19/11/2012 n. 20252 Imposte dirette

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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La Cassazione sull'edifi cabilità di terreni con fabbricati rurali destinati alla demolizione


13/05/2013

Corriere della Sera - Ed. nazionale

Pag. 6

(diffusione:619980, tiratura:779916)

Disoccupati «reali» più del doppio di quelli ufficiali. Donne laureate, tasso di attività sceso al 78% Lo studio Il volume (200 pagine di dati e valutazioni) viene presentato oggi alla presenza del cardinale Angelo Bagnasco Fuga di cervelli Siamo l'unico Paese che importa manodopera non qualificata ed esporta «cervelli» M.Antonietta Calabrò ROMA - Il «grande inverno» economico e sociale in Italia si prolungherà fino alle soglie degli anni Venti del secondo millennio: «Le proiezioni al 2020 di tutti i principali indicatori in materia di occupazione e crescita, vedono l'Italia - e più ancora il Mezzogiorno - in una posizione di ritardo e grave difficoltà rispetto al resto d'Europa». Che il nostro futuro non fosse roseo, lo sapevamo, ma che il «tunnel» italiano fosse così lungo, lungo fino almeno al 2020, forse non lo pensavano nemmeno i più pessimisti. Eppure la voragine finanziaria, economica e sociale che si è spalancata sotto i piedi dell'Italia nella seconda metà del 2011, si prolungherà così tanto da mettere in allarme per la tenuta non solo economica, ma anche sociale ed umana del Paese. Dal momento che «le persone con un lavoro sono in effetti solo 22 milioni a fronte di una popolazione di poco superiore ai 60 milioni». Così scrivono gli esperti del Rapporto-proposta «Per il lavoro», redatto con la collaborazione di un ampio numero di studiosi e ricercatori di discipline economiche e sociali del Comitato per il progetto culturale della Conferenza Episcopale italiana. Un volume di circa 200 pagine di dati e valutazioni, che verrà presentato oggi pomeriggio presso la sede degli Editori Laterza, alla presenza del Cardinale Angelo Bagnasco. Ma questo non basta. La «qualità» dell'occupazione a partire dal 2007 è drammaticamente peggiorata. Mentre sono aumentati di 580 mila unità coloro che fanno parte della cosiddetta «forza lavoro allargata» (comprensiva dei cosiddetti «scoraggiati») sono diminuiti di 770 mila unità i lavoratori che fanno parte della cosiddetta «occupazione ristretta» (che esclude i part-time involontari e i cassintegrati). Quindi il Rapporto mette in evidenza (vedi grafico che pubblichiamo in questa stessa pagina) che rispetto alla definizione ufficiale di «disoccupato» - che ha registrato in quattro anni un aumento di 600 mila unità - in realtà i «disoccupati allargati» (che sono cioè tutti i disoccupati reali) hanno registrato un aumento di un milione e 350 mila unità. Questo vuol dire che la disoccupazione reale è più del doppio di quella «censita» in base alla definizione «classica» di disoccupato. «L'aumento del tasso di disoccupazione, sarebbe quindi di circa cinque punti percentuali nel periodo considerato». «Questa quantificazione, ovviamente - annotano gli estensori del Rapporto - non costituisce una misura alternativa rispetto a quella ufficiale, ma è un'indicazione utile per quantificare il numero di lavoratori il cui status si avvicina a quello dei disoccupati dopo quattro anni di recessione del mercato del lavoro». La nuova definizione di «disoccupati allargati» permette di valutare appieno l'impatto sociale della crisi. Perché esso non dipende solo dalla capacità monetaria e reddituale del disoccupato. Così come la disoccupazione non può essere «compensata da semplici politiche di sussidio monetario». «Queste ultime sono uno strumento temporaneo, ma non sono un rimedio sufficiente» dal momento che «il puro reddito non conferisce senso e significato» all'esistenza umana adulta che si realizza proprio nel lavoro. Con l'elaborazione di dati e statistiche ufficiali, il Rapporto mette in maggiore evidenza anche «il disastro» occupazionale che si registra per alcune categorie importanti di cittadini. Ad esempio, il raffronto tra il tasso di attività delle donne laureate 25-39enni in Italia e in alcuni paesi europei (anni 2005-2011) è impietoso. Mentre la media Ue a 27 è passata dall'87,6 per cento all'87,9 per cento in sette anni, le percentuali italiane sono in caduta libera: dall'81,3 al 78,7 (a causa soprattutto dei dati del Mezzogiorno). Per la disoccupazione giovanile siamo terzi (29,1) dopo Spagna (46,4) e Grecia (44,4). Mentre siamo l'unico Paese che importa manodopera non qualificata ed «esporta cervelli»: 300 mila laureati in media lasciano il nostro Paese, ogni anno. Ma la «bilancia dei cervelli» è completamente negativa per l'Italia, perché non è compensata dall'arrivo di ricercatori ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Rapporto Cei sul lavoro: nel tunnel fino al 2020


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Corriere della Sera - Ed. nazionale

Pag. 6

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stranieri. maria_mcalabro RIPRODUZIONE RISERVATA REF ISTAT RCLF CEI

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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13/05/2013

Il Sole 24 Ore

Pag. 3

(diffusione:334076, tiratura:405061)

Modello francese per rilanciare il lavoro dei giovani Il Governo studia le misure adottate nella Ue L'ESPERTO DELL'OCSE Scarpetta: «La situazione è così grave che servirebbe un Piano Marshall Focus su basse qualifiche e apprendistato» A CURA DI Francesca Barbieri Chiara Bussi Patto tra generazioni e credito d'imposta per i redditi più bassi. Guarda in primo luogo alla Francia la task force messa in campo dal Governo Letta per combattere la disoccupazione giovanile. Dopo le emergenze da risolvere - rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, esodati e precari della Pa - si pensa a un'introduzione graduale di misure ad hoc per i giovani, anche con il sostegno di fondi europei. E se per il taglio del costo del lavoro si dovrà aspettare, visto il budget preventivato di 8-9 miliardi, piace l'idea di una staffetta per il lavoro: con gli anziani che cedono metà del loro impiego alle nuove generazioni. Oltralpe, dove oltre un giovane su 4 è disoccupato, a metà marzo ha debuttato il contrat de génération che assegna un bonus da 4mila euro all'anno per tre anni alle imprese con meno di 300 dipendenti. In cambio le aziende devono assumere lavoratori under 26 e conservare il posto a un senior di almeno 57 anni fino al momento della pensione. L'obiettivo dichiarato è siglare 500mila contratti da qui al 2017. L'Italia potrebbe seguire la stessa strada, come ha detto la settimana scorsa il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, con una staffetta per «riequilibrare la situazione tra le generazioni». Un'idea già esplorata in alcune Regioni, come Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Piemonte, dove si incentiva, in via sperimentale, il part-time a fine carriera abbinato a nuove assunzioni. Parigi è un punto di riferimento anche per il credito d'imposta sui salari bassi. Una formula collaudata da ben 12 anni e che il Governo sta pensando di riformare: il prime pour l'emploi, un premio fiscale sui redditi da lavoro dipendente fino a 17mila euro per aumentarne il potere d'acquisto. La misura esiste anche in Belgio e Gran Bretagna, con caratteristiche diverse (si veda l'infografica a fianco). «Nel nostro Paese il progetto partirà con un'introduzione graduale - sottolinea Carlo Del l'Aringa, sottosegretario al Welfare - e quando verranno individuate le risorse, anche utilizzando fondi europei». La leva delle risorse Ue potrebbe essere una delle poche strade percorribili in tempi di vincoli di bilancio sempre più stretti. Gli investimenti per l'occupazione potrebbero inoltre entrare nella partita sulla golden rule che il Governo sta negoziando a Bruxelles. Il cantiere è dunque aperto: si studiano interventi per semplificare i contratti a termine, gli incentivi e le regole per l'apprendistato. Stefano Scarpetta, vicedirettore della direzione lavoro dell'Ocse, promuove gli sforzi italiani: «In tutta Europa la situazione è talmente grave che servirebbe un piano Marshall per i giovani, anche se le soluzioni vanno definite a livello nazionale. Una strada possibile è stimolare la domanda di lavoro da parte delle imprese, ma deve trattarsi di misure per favorire l'occupazione di giovani svantaggiati, ad esempio con basse qualifiche, che aumentano la forza lavoro». Secondo l'economista «per far funzionare questi interventi è necessario un maggior controllo per evitare abusi e occorre coinvolgere di più le imprese nell'apprendistato». Più critico Maurizio Del Conte, docente di diritto del lavoro del l'Università Bocconi di Milano: «In questa fase di disoccupazione acuta e di risorse scarse bisogna stabilire delle priorità: occorre piuttosto concentrare i fondi disponibili su una drastica riduzione del cuneo fiscale per i giovani, l'unica misura in grado di muovere in tempi rapidi un mercato ormai paralizzato». Nel medio periodo, aggiunge Del Conte, questa misura «si rivelerebbe anche un buon affare per le finanze pubbliche, visto che è proprio tra le nuove generazioni che negli ultimi due anni si è concentrato il triste fenomeno della sparizione dall'elenco dei contribuenti». Sul peso delle tasse sui salari non abbiamo però niente da invidiare alla Francia, seconda nella classifica Ocse, mentre l'Italia è sesta.

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Il nodo dell'occupazione SOLUZIONI A CONFRONTO


13/05/2013

Il Sole 24 Ore

Pag. 3

(diffusione:334076, tiratura:405061)

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Il miraggio di lungo termine resta la Vollbeschäftigung, la piena occupazione della Germania. «Tutto merito dice Ferdinand Fichtner, capo economista del Diw Berlin - di un mix di riforme introdotte negli ultimi 10 anni per rendere più flessibile il mercato del lavoro. Come la formula del part-time, con i cosiddetti mini-jobs che hanno aumentato le chance per donne e lavoratori più anziani, o gli incentivi all'occupazione per addetti a bassa qualifica e a bassa retribuzione, oltre alla moderazione salariale. Un cocktail di ingredienti che ha reso il nostro Paese più competitivo sui mercati globali». Per noi la strada, invece, sarà ancora in salita. © RIPRODUZIONE RISERVATA NOI E GLI ALTRI Le iniziative messe in campo CREDITO D'IMPOSTA BASSI SALARI ITALIA Nella relazione dei saggi si propone di «riconoscere un credito d'imposta ai lavoratori a bassa retribuzione (fra i quali molti sono i giovani), che si trasformi in sussidio monetario se eccede l'imposta dovuta» BELGIO Il programma Activa, introdotto nel gennaio 2010, incoraggia l'assunzione di disoccupati consentendo al datore di lavoro uno sconto sui contributi mensili di 1.000 euro al trimestre. I giovani dai 18 ai 25 anni ricevono un assegno di 500 euro mensili per tre anni FRANCIA Simile alla proposta italiana, il "prime pour l'emploi" (premio per il lavoro), introdotto nel 2001, è destinato ai dipendenti con uno stipendio basso. Il "premio" consiste in un credito d'imposta sui redditi di lavoro dipendente fino a 17.451 euro per single, vedovi e divorziati e 26.572 euro per coniugi e conviventi. Qualora il credito d'imposta sia superiore all'imposta dovuta, la differenza viene corrisposta al dipendente GRAN BRETAGNA Nel Regno Unito è in vigore un credito d'imposta per i cittadini con un salario basso o che si occupano dei figli (con o senza un lavoro). Da quest'anno il sistema è stato sostituito da un credito di imposta universale che combina l'attuale credito d'imposta per i lavoratori e per chi si occupa dei figli con diverse agevolazioni, tra cui anche un sussidio di disoccupazione, pertanto il credito verrà garantito sia ai disoccupati, sia ai lavoratori con un salario basso, sia a chi si occupa dei figli. Nel budget 2013 il tetto per avere l'esenzione è stato portato a 10mila sterline STAFFETTA GENERAZIONALE ITALIA La "staffetta generazionale" è una delle ipotesi a cui sta lavorando il Governo Letta con un sistema di incentivi compatibili con i vincoli di bilancio. A livello regionale - in Lombardia, Friuli-Venezia Giulia e Piemonte - sono partiti dei progetti sperimentali. Le risorse sono attinte da un budget complessivo di 80 milioni per tre tipologie di interventi: contributi da versare all'Inps a beneficio dei lavoratori senior che accettano il part time a fronte di assunzione di giovani; incentivi per il reinserimento dei lavoratori; bonus assunzionali alle imprese FRANCIA A metà marzo è entrata in vigore la legge sul "contratto generazionale". Consente alle imprese con meno di 300 dipendenti di beneficiare di un sostegno pubblico di 4mila euro all'anno per tre anni se assumono un under 26 e al tempo stesso si impegnano a mantenere un dipendente di almeno 57 anni per consentire la trasmissione delle competenze. L'azienda deve anche impegnarsi a non licenziare il lavoratore più anziano fino alla pensione. Il governo punta a siglare 500mila contratti entro il 2017 38,4% L'emergenza italiana È il tasso di disoccupazione giovanile in Italia a marzo secondo Eurostat


13/05/2013

Il Sole 24 Ore

Pag. 3

(diffusione:334076, tiratura:405061)

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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26,5% I senza lavoro in Francia È il tasso di disoccupazione degli under 25 in Francia a marzo secondo Eurostat CUNEO FISCALE ITALIA Il cuneo fiscale in Italia è al 47,6% e la colloca al sesto posto della classifica Ocse. Dal 2000 al 2012 il carico fiscale sui salari è aumentato dello 0,5% SVEZIA Secondo i dati Ocse dal 2010 al 2012 la Svezia ha ridotto il cuneo fiscale di 7,3 punti percentuali e si trova ora al settimo posto della classifica con una percentuale del 42,8% FINLANDIA Dal 2000 al 2012 la Finlandia ha ridotto di 5,5 punti percentuali il cuneo fiscale scendendo all'ottavo posto della classifica dei Paesi Ocse. Oggi il peso fiscale sui salari è del 42,7% DANIMARCA Dal 2000 al 2012 la Danimarca ha ridotto il cuneo fiscale del 5,2% raggiungendo quota 38,6% e scendendo così al sedicesimo posto della classifica Ocse. Tra il 2009 e il 2012 la riduzione è stata dell'1% UNGHERIA Dal 2000 al 2012 l'Ungheria ha ridotto il cuneo fiscale del 5,3% passando al 49,2%. Tra il 2009 e il 2012 il calo è stato del 3,7%. Il carico fiscale sul lavoro è però al quarto posto tra i Paesi Ocse INCENTIVI FISCALI E CONTRIBUTIVI ITALIA Sono già in vigore alcune misure: abbattimento del peso contributivo (circa il 30%) per gli apprendisti; credito d'imposta per l'assunzione di ricercatori o laureati in discipline tecniche e scientifiche; contributi ridotti per chi assume lavoratori in mobilità e disoccupati di lunga durata; riduzione del 50% dei contributi per chi assume donne e over 50 FRANCIA Credito d'imposta per gli apprendisti. Al via da quest'anno il credito d'imposta per la competitività e il lavoro (Cice) nell'ambito del piano di rilancio della competitività del Paese. Possono beneficiarne tutte le imprese indipendentemente dal settore. Previsto un credito di imposta del 4% della massa salariale nel 2013, che sarà innalzato al 6% dal 2014 SPAGNA A marzo il governo spagnolo ha approvato un pacchetto di misure da 3,5 miliardi per i prossimi quattro anni per combattere la disoccupazione giovanile. Le aziende che assumono giovani al termine degli studi o al primo impiego hanno diritto a una riduzione del 50% delle tasse; chi assume giovani under 30 a tempo indeterminato ha il 100% di riduzione delle tasse per un anno. Per le aziende che assumono giovani al primo impiego è previsto anche un credito annuale di 500 euro di contributi assicurativi sul lavoro per tre anni o di 700 euro se si assume una donna PORTOGALLO


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Il programma "Impulso Jovem" prevede il rimborso, totale o parziale, dei contributi pagati dai datori di lavoro per l'assunzione, full o part-time, di giovani tra 18 e 30 anni iscritti nelle liste di collocamento. Il rimborso è totale per i contratti a tempo indeterminato e del 75% per quelli a tempo determinato Ricerca. Tra le varie misure per la crescita è previsto un credito d'imposta per le imprese che effettuano assunzioni di profili altamente qualificati APPRENDISTATO ITALIA Oggi sono previste tre formule per giovani fino a 29 anni. Il contratto può durare fino a tre anni, elevabili a 4 per il diploma regionale e a 5 per particolari profili artigiani. Per i datori di lavoro sono previsti robusti sgravi contributivi e il finanziamento della formazione con i fondi paritetici interprofessionali. Si può poi inquadrare l'apprendista fino a due livelli inferiori FRANCIA L'apprendistato è rivolto ai giovani dai 16 ai 25 . Il contratto dura da 6 mesi a 3 anni in funzione della professione e del tipo di diploma da conseguire. Le aziende sono esonerate quasi del tutto dal pagamento dei contributi e i contratti danno diritto a un rimborso forfettario. L'apprendista riceve un compenso parametrato sul salario minimo GERMANIA È in vigore il sistema duale, con un legame forte scuola-azienda che permette ai ragazzi, a partire dai 15-16 anni, di imparare sul campo uno dei 360 mestieri. La formazione viene svolta sul posto di lavoro, dove il giovane si reca per 3-4 giorni alla settimana. L'istruzione teorica rimane in capo alla scuola professionale nei restanti uno-due giorni settimanali OLANDA L'età minima per l'accesso è 16 anni. Non è prevista un'età massima. Un contratto a tempo pieno prevede 32 ore di lavoro ripartite su 4 giorni e 6 ore di formazione al quinto giorno. I datori di lavoro beneficiano di agevolazioni fiscali se stabilizzano apprendisti (2.500 euro per ogni posto offerto) SPAGNA L'apprendistato dura da uno a due anni, ma può essere prorogato di ulteriori 12 mesi. Almeno il 25% della giornata lavorativa deve essere dedicato alla formazione. Per le imprese che stabilizzano l'apprendista è previsto un taglio della quota contributiva a loro carico di 1.500 euro annui per 3 anni (1.800 in caso di donne) GRAN BRETAGNA È destinato a persone dai 16 anni in su. È previsto un salario minimo. Se l'apprendista è di età compresa tra i 16 e i 18 anni l'impresa riceverà il 100% del costo della formazione RIPROGRAMMAZIONE FONDI STRUTTURALI ITALIA Piano per l'occupazione in Sicilia; borse di studio Erasmus/Leonardo; uno schema di tax credit per incentivare l'occupazione dei soggetti svantaggiati; 620 milioni per i giovani imprenditori, ricercatori e apprendisti GRECIA Riprogrammati 1,15 miliardi. A gennaio 2013 è stato annunciato un piano nazionale con un budget di 517 milioni, diretto a circa 350mila giovani SPAGNA Oltre 286 milioni sono state riallocate verso azioni per i giovani nel 2012. Inoltre 135 milioni sono diretti ai servizi pubblici di collocamento; oltre 372 milioni destinati a fondi per il credito agevolato delle Pmi innovative, incluso il capitale umano e oltre 446 milioni di sostegno, attraverso prestiti, ai settori industriali strategici PORTOGALLO Il pacchetto "impulso jovem" avviato a fine 2012 riprogramma 143 milioni per finanziare misure


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che dovrebbero creare opportunità per 90mila giovani. Prevede tre direttrici di azione: stages, sostegno all'apprendistato e investimenti. Con il passaporto dell'occupazione i giovani tra i 23 e i 34 anni possono svolgere tirocini all'interno di settori economici strategici con una retribuzione fino a 943 euro. Ulteriori 500 milioni sono stati destinati agli stage e alla scuola IRLANDA 25 milioni per Youthreach, programma che offre formazione ed esperienze di lavoro ai giovani che hanno lasciato la scuola presto, senza qualifiche Maggiore competenza. In Portogallo il progetto "Impulso jovem" destina 500 milioni di euro a favore di iniziative per la formazione e gli stage


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Strada tutta in salita verso la «service tax» Gianni Trovati Rivedere l'Imu, unirla alla Tares e creare la service tax collegata in via strutturale alle attività comunali. «Vaste programme», avrebbe commentato il generale De Gaulle se avesse avuto la (s)fortuna di assistere alle tante contorsioni del nostro fisco locale. L'idea della service tax, rilanciata subito dalla nuova maggioranza, rispunta a ogni giro di boa, ha parecchi pregi perché punta a un quadro coerente e organico fra tassazione locale e attività comunali da finanziare, ma ha un difetto: è complicata da attuare. Se ne è accorto lo stesso Parlamento quando, nel 2011, lavorò al decreto correttivo sul federalismo municipale. La tempesta finanziaria e la crisi del governo Berlusconi travolsero tutto, ma le bozze sulla service tax si erano nel frattempo riempite di formule logaritmiche degne di un testo di analisi matematica. Una service tax deve armonizzare diversi fattori, coinvolgere i proprietari, gli inquilini e gli altri utilizzatori, essere misurata in base ai servizi effettivi e far quadrare i conti comunali. Arrivare in pochi mesi a un risultato come questo, unendo due tributi pieni di problemi come l'Imu e la Tares, non sembra un compito facile, soprattutto quando il barometro della politica segna tempesta parecchie volte a settimana. Gli obiettivi ambiziosi, certo, non vanno tralasciati, ma non bisogna neppure trascurare le emergenze. Le prime riguardano le due tempeste fiscali in programma a giugno e a Natale per industria, alberghi e commercio: mentre si studia la service tax, non è il caso di cancellare gli aumenti di base imponibile per capannoni e alberghi, rendere più flessibili i criteri dell'acconto Imu e più graduale l'applicazione del nuovo metodo di calcolo per la Tares? Proprio la vicenda del tributo sui rifiuti mostra gli effetti collaterali di programmi corretti ma mal gestiti. In questo caso l'obiettivo è quello, imposto dall'Europa, di misurare il prelievo in base alla quantità di rifiuti prodotti. Scritto in una legge del 1997 e lasciato ai Comuni di buona volontà, il tributo è stato poi abbandonato e addirittura vietato per legge. La service tax, insomma, va studiata, senza però dimenticare le emergenze e senza trascurare un problema cruciale: come si possono far pagare i servizi comunali a chi li utilizza se l'abitazione principale è "sacra" e "inviolabile" dal fisco? © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il riassetto del fisco locale


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Il Fisco alza il tiro sulle false fatture Anche l'acquirente inconsapevole rischia di subire la rettifica dell'Iva da parte degli uffici Antonio Iorio PAGINA A CURA DI Antonio Iorio Anche il contribuente raggirato con fatture inesistenti, o vittima di "frodi carosello" rischia di dover subire le contestazioni del Fisco. Le operazioni inesistenti, infatti, sono sempre più sotto la lente dell'amministrazione finanziaria. Con il rischio che vengano trattati allo stesso modo casi di frodi - che denotano un oggettivo intento evasivo - e altri che, invece, riguardano contribuenti spesso inconsapevoli di aver acquistato beni e servizi da soggetti che non hanno idonee strutture o non adempiono agli obblighi fiscali e contabili. A rendere poi molto complessa la questione contribuisce anche la più recente giurisprudenza non sempre univoca e conforme (si veda l'articolo in basso). La principale distinzione da tenere presente, anche per difendersi, è tra operazioni oggettivamente inesistenti e quelle soggettivamente inesistenti. I casi oggettivi Nel primo caso l'operazione decritta nel documento fiscale non è mai avvenuta o è avvenuta solo parzialmente. Si indica ad esempio la cessione di determinati beni che non sono mai stati venduti. In queste ipotesi di inesistenza oggettiva l'amministrazione rettifica sia l'Iva detratta sia il costo dedotto dall'acquirente, in quanto non essendo stata effettuata l'operazione fatturata non è possibile beneficiare di alcuna deduzione o detrazione. Fa eccezione il caso in cui, a seguito dell'acquisto mai avvenuto, il contribuente altrettanto fittiziamente rivenda i beni (mai acquistati) conseguendo quindi dei ricavi (inesistenti). Con l'articolo 8 del Dl 16/2012 è stato previsto che non concorrono alla formazione del reddito i componenti positivi direttamente afferenti a costi e spese non sostenuti, entro il limite non ammesso in deduzione. È tuttavia prevista una sanzione dal 25% al 50% delle spese non sostenute. In sostanza, in sede di accertamento, devono essere decurtati dal totale dei ricavi dichiarati dal contribuente, i componenti positivi, direttamente afferenti costi e spese non sostenuti, nella misura in cui i costi (essendo falsi) non sono stati ammessi in deduzione. Avviene, così, una neutralizzazione - in favore del contribuente - dei ricavi fino all'ammontare dei costi ritenuti indeducibili. Va detto che in presenza di fatture oggettivamente inesistenti, di norma, non ci sono dubbi sulla connivenza dell'acquirente che riceve questi documenti e deduce gli importi nonostante non abbia acquistato alcunché. I casi soggettivi Nelle fatture soggettivamente inesistenti, invece, l'operazione è regolarmente avvenuta ma uno dei due soggetti - cedente o cessionario - non è quello reale. Il caso più frequente riguarda fornitori/produttori di beni che in realtà non hanno alcuna capacità produttiva ma si rivolgono a terzi che vendono a loro nome la merce. Gli uffici, peraltro, sono soliti muovere tali contestazioni anche se il fornitore non ha adempiuto agli obblighi fiscali (dichiarazione, versamento). I casi recenti riguardano le prestazioni rese nel settore edile spesso svolte da soggetti in possesso di partita Iva che emettono fattura ma omettono tutti gli adempimenti fiscali. L'amministrazione pretende di rettificare l'Iva al contribuente che ha ricevuto le fatture perché le ritiene soggettivamente inesistenti. Ma l'acquirente può essere inconsapevole degli illeciti altrui, non avendone, peraltro, tratto alcun vantaggio. Da tener presente, poi, che la maggior parte di queste operazioni attengono a settori in cui non è possibile determinare un esatto valore economico della prestazione: quindi un prezzo, apparentemente inferiore a quello di mercato, non è indice di frode. Ciò a maggior ragione negli ultimi anni, in quanto le imprese, pur di effettuare determinati lavori, praticano forti sconti.

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Accertamento. Cresce l'attenzione dell'amministrazione sulle operazioni effettuate da soggetti diversi rispetto a quelli indicati nei documenti


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C'è quindi da sperare che alcuni uffici, come già fanno altri, operino un distinguo tra le varie situazioni, altrimenti si rischia di colpire chi non ha commesso alcuna violazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA I casi pratici Le contestazioni sulle fatture inesistenti e le indicazioni della giurisprudenza 01 LA FRODE CAROSELLO Ad un contribuente è stata contestata la detrazione dell'imposta sul valore aggiunto perché aveva acquistato beni da un'impresa, poi rivelatasi non avere la struttura necessaria per effettuare le transazioni. La società venditrice non aveva né dichiarato né versato l'imposta. Questi illeciti si inserivano in più ampi e articolati illeciti (la cosiddetta frode carosello) LA SITUAZIONE Nel caso di fatture soggettivamente inesistenti, il contribuente può detrarre l'Iva se prova la propria buona fede, cioè se, in base ai normali canoni dell'ordinaria diligenza, non poteva sapere che il venditore non era quello risultante dal documento. Nelle frodi carosello l'onere probatorio incombe invece sull'amministrazione. Corte di cassazione, n. 6229/2013 LA GIURISPRUDENZA 02 L'OPERATORE SENZA NUMERO IVA Un soggetto con sede in un Paese dell'Unione europea aveva fruito dei servizi di un operatore che, nel frattempo, aveva perso lo status di soggetto passivo Iva ed era stato, quindi, privato del numero identificativo Iva. L'amministrazione fiscale aveva perciò negato al committente il diritto a detrarre l'imposta sul valore aggiunto in quanto il fornitore era privo del numero identificativo Iva Lo status di soggetto passivo Iva ha carattere oggettivo in quanto deriva dalla sola circostanza dell'esercizio di una attività economica, senza che abbia alcun rilievo la concessione di autorizzazioni o licenze da parte dell'amministrazione. Non si può negare la detrazione Iva all'acquirente solo perché ha ricevuto servizi da un soggetto privo di numero Iva Corte di giustizia, C-324/11 del 6 settembre 2012 03 INTERPOSIZIONE DI ESTRANEI Ad una società è stata contestata la detrazione dell'Iva per acquisti di beni, in quanto collegati ad operazioni soggettivamente inesistenti fatturate da società «cartiere» interposte tra i reali fornitori esteri e le società acquirenti. Il contribuente ha evidenziato la sua estraneità alla frode. Sia la commissione tributaria provinciale, che quella regionale avevano avallato questa posizione Occorre distinguere tra fatture soggettivamente inesistenti, in cui il fornitore effettivo è differente da quello reale, e frodi carosello, dove chi emette fattura, almeno formalmente, esiste ma si inserisce in una frode volta a evadere l'imposta. Nelle prime la prova è del contribuente, nelle seconde, deve essere l'ufficio, anche in via presuntiva, a provare la frode e la partecipazione consapevole del contribuente


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Corte di cassazione, n. 15741/2012 04 LA SOCIETÀ ESTERA Una società estera vendeva prodotti agricoli ad un'impresa italiana in regime di non imponibilità Iva. Il trasposto era svolto dalla società italiana che rilasciava anche i numeri di targa degli automezzi all'impresa ungherese. Da un controllo dell'amministrazione estera è emerso che la società italiana non aveva una sede reale e non era nota ai fini Iva. Per questo è stato disconosciuto il regime di non imponibilità Iva L'esenzione Iva può essere negata a una società che ha venduto prodotti destinati a un altro Stato membro se non dimostra che si trattava di un'operazione intracomunitaria. Anche se il venditore ha rispettato il diritto nazionale, non può tuttavia essere considerato debitore Iva nello Stato di cessione se l'obbligo di spedire o trasportare i beni fuori da tale Stato non sia stato assolto dall'acquirente Corte di giustizia, sentenza C-273/11 05 LE GIUSTIFICAZIONI INSUFFICIENTI Il Fisco ha giudicato non deducibili dalle imposte sui redditi e non detraibili ai fini dell'imposta sul valore aggiunto le spese sostenute a fronte di acquisti di beni effettuati da un'impresa. I verificatori ritenevano, in particolare, non sufficientemente provati gli acquisti sulla base delle giustificazioni fornite dal contribuente. I verificatori avevano quindi deciso per l'inesistenza delle operazioni con conseguenti rettifiche È l'ufficio che adduce la falsità del documento e quindi l'esistenza di un maggiore imponibile, a dover provare, seppure su base presuntiva, che l'operazione commerciale non è mai stata posta in essere. In questo caso ha giocato a favore del contribuente il fatto che le operazioni contestate rientranti nell'oggetto sociale dell'impresa fossero puntualmente identificate Corte di cassazione, n. 1110/2013 06 LA DESCRIZIONE GENERICA Ad un'impresa è stata contestata l'indeducibilità del costo e la detraibilità dell'Iva perché in fattura non era ben delineata la prestazione ricevuta tanto da dubitare della veridicità dell'operazione. Al contribuente è stato chiesto di provare l'effettività delle transazioni che non erano ritenute veritiere, in considerazione del fatto che la descrizione sui documenti era assolutamente generica Compete all'amministrazione provare che le operazioni fatturate sono false. I verificatori non possono ritenerle tali sulla base della descrizione presente sul documento o perché non ritengono convincenti le giustificazioni del contribuente. Solo se l'ufficio fornisce validi elementi, il contribuente deve dimostrare l'esistenza delle operazioni Corte di cassazione, n. 18446/2012 LA PAROLA CHIAVE Fatture inesistenti Le fatture sono soggettivamente inesistenti quando si riferiscono a soggetti differenti rispetto


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a quelli indicati, a prescindere dal fatto che l'operazione e il successivo pagamento siano realmente avvenuti. Altri casi di fatture false possono essere: oggettivamente inesistenti in quanto riferite ad operazioni mai poste in essere, o poste in essere solo parzialmente; sovrafatturazioni quando la misura dell'Iva o dei corrispettivi è superiore a quella reale.


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Il reato scatta anche per mini-importi Sotto il profilo penale, i reati di dichiarazione fraudolenta mediante utilizzo di falsi documenti e di emissione dei medesimi documenti, scattano in presenza di fatture sia soggettivamente, sia oggettivamente, inesistenti. Questi delitti sono particolarmente gravi e sono sanzionati con la reclusione da un anno e sei mesi fino a sei anni. La loro realizzazione, poi, non è subordinata, come avviene nella maggior parte degli altri reati tributari previsti dal Dlgs 74/2000, al superamento di una soglia di imposta evasa, ma scatta con la sola emissione, ovvero previsione in dichiarazione di tali fatture. Peraltro, mentre fino alle modifiche normative, entrate in vigore il 17 settembre 2011, se gli elementi fittizi in un periodo di imposta non superavano i vecchi 300 milioni di lire (154mila euro circa) scattava un'attenuante (reclusione da sei mesi a due anni); a partire dal 2011, a prescindere dall'importo delle false fatture, si applica sempre la reclusione da un anno e sei mesi fino a sei anni. È necessario però che vi sia il fine di evadere le imposte ovvero di consentire a terzi l'evasione. Per questo, la Corte di cassazione ha escluso il reato di dichiarazione fraudolenta ai fini delle imposte sui redditi in presenza di fatture soggettivamente inesistenti in quanto il costo è in ogni caso deducibile e quindi il contribuente non consegue alcun beneficio fiscale dall'illecito. Sempre in tema di operazioni soggettivamente inesistenti è evidente che l'orientamento della sezione tributaria della Cassazione, in base al quale la detrazione dell'Iva sugli acquisti è subordinata alla prova, da parte del contribuente, della propria buona fede, è irrilevante ai fini penali. In questo contesto, infatti, è necessario che sia provata la partecipazione del contribuente alla frode. Occorre poi segnalare il recente orientamento della Suprema corte penale in base al quale, in ipotesi di falsità materiali da parte del contribuente, che deduce le somme indicate nel documento (si pensi ad esempio a chi produce una fattura a nome di un fornitore inconsapevole, o che altera gli importi in un documento regolarmente emesso) si applica comunque il delitto di dichiarazione fraudolenta, previsto al l'articolo 2 del Dlgs 74/2000. Questa interpretazione è rilevante, in quanto, in passato, secondo i giudici di legittimità, nel caso di falsità materiale, si era in presenza del delitto di dichiarazione fraudolenta mediante altri artifizi (articolo 3 del Dlgs 74/2000), punito solo se l'imposta evasa superava una certa soglia (oggi 30mila euro). Al contrario, oggi il reato scatta comunque, a prescindere dall'importo oggetto di falsa fatturazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le conseguenze. Dal 2011 scompare ogni attenuante: qualsiasi documentazione non veritiera è punita con la reclusione


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Gioco d'anticipo sul 730 Verifiche su redditi, bonus e certificati per prevenire i rilievi del Fisco PAGINA A CURA DI Laura Ambrosi Ultimi giorni per presentare il modello 730 al proprio datore di lavoro: il termine è fissato a giovedì 16 maggio, dopo la proroga concessa dal Dpcm del 26 aprile. Fino al 31 maggio, invece, si può richiedere assistenza ai Caf o ai professionisti, che potranno ricevere dichiarazioni anche già compilate.Conferme in tal senso sono arrivate anche dalla circolare 14/E/2013. A prescindere dalla modalità scelta per la presentazione, per evitare i futuri rilievi del fisco, bisogna prestare attenzione ai redditi dichiarati e alle spese per le quali si chiedono deduzioni e/o detrazioni. I redditi da dichiarare Innanzitutto, bisogna verificare di aver indicato tutti i redditi percepiti nel 2012, tra i quali tutti i redditi di lavoro dipendente, da immobili (terreni e fabbricati) e diversi. Il soggetto che ha conseguito più redditi da datori di lavoro diversi e da enti pensionistici, anche considerando l'eventuale indennità di disoccupazione, in assenza di conguaglio già effettuato da uno di questi, ha l'obbligo di dichiararli nel modello, per il calcolo delle imposte dovute. L'eventuale dimenticanza può essere individuata dall'agenzia delle Entrate grazie ai controlli incrociati dei dati. I datori di lavoro sono tenuti a presentare il modello 770, nel quale vanno indicati i compensi erogati e le trattenute fiscali operate per ciascun soggetto, specificando il codice fiscale di ognuno. Proprio grazie a queste informazioni, l'amministrazione può facilmente verificare l'eventuale mancata dichiarazione di qualche importo da parte del percettore. Un altro reddito che spesso è dimenticato è quello derivante dai canoni di locazione, soprattutto nel caso di inquilini morosi. La legge prevede l'obbligo di dichiarazione, anche quando il canone non è stato percepito, a meno che non sia stata emanata la convalida di sfratto per morosità del conduttore. Fino a che non esiste il provvedimento del giudice, dunque, il locatore è obbligato a tassarlo nel proprio modello 730 (ovvero Unico). Un altro caso a cui prestare attenzione è l'assegno di mantenimento ricevuto dall'ex coniuge, con esclusione della quota per i figli. L'amministrazione può individuare eventuali irregolarità nella dichiarazione, quando il soggetto che corrisponde l'assegno lo deduce nella propria dichiarazione, indicando anche il codice fiscale del percettore. In queste ipotesi può essere emesso un avviso di accertamento in base all'articolo 41-bis del Dpr 600/73, con il quale sono richieste le imposte non versate, oltre a interessi e sanzioni. I bonus sulle spese L'altro potenziale "pericolo" è legato alle spese indicate. Si pensi agli interessi passivi sul mutuo, alla duplicazione delle detrazioni dei figli, indicata nella misura del 100% da entrambi i genitori, a spese di varia natura sostenute per un soggetto in realtà non fiscalmente a carico, e così via. Capita così che siano riportati oneri per i quali non è prevista la detrazione, superiori al limite massimo consentito o sommati in misura errata. Da ciò consegue che il calcolo delle imposte risulta inesatto. Errori di questo tipo possono essere individuati dall'agenzia delle Entrate con il controllo «formale» della dichiarazione, effettuato in base all'articolo 36-ter del Dpr 600/73. L'ufficio chiede copia di tutta la documentazione giustificativa delle spese indicate e, in caso di differenza, richiede le maggiori imposte, con interessi e sanzioni. La documentazione Certificare spese con documentazione falsa costituisce reato. Il documento falso è quello che certifica spese mai sostenute o superiori a quelle effettive, emesso da un professionista o da un fornitore compiacente. Lo è anche la fattura/ricevuta che è stata contraffatta o alterata dal contribuente al l'insaputa dell'emittente. ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Dichiarazioni. Entro giovedì 16 maggio i contribuenti devono presentare il modello al sostituto d'imposta


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Non esistono limiti da superare perché sia commesso questo delitto: qualunque sia la cifra indicata sul documento fittizio usato per esercitare la deduzione e/o la detrazione, è dunque integrato il reato. Anche i contribuenti da 730 sono soggetti al rischio di accertamento da redditometro. Se i redditi dichiarati non sono dunque sufficienti a giustificare le spese sostenute risultanti dal l'anagrafe tributaria, l'amministrazione può chiedere chiarimenti con l'invio di un questionario, dopo il quale potrebbe essere emesso l'accertamento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Come prepararsi Le scadenze per il 730 e le difese dalle contestazioni del Fisco LE SCADENZE PRESENTAZIONE AL DATORE 16 MAGGIO È il termine entro cui i lavoratori o i pensionati possono presentare il modello 730 al datore o all'ente previdenziale che ha comunicato di voler prestare assistenza fiscale PRESENTAZIONE AL CAF O AL PROFESSIONISTA 31 MAGGIO È il termine entro cui il contribuente può presentare il modello precompilato o avvalersi dell'assistenza di un Caf o professionista abilitato, a cui va presentata anche la documentazione I POSSIBILI RILIEVI DEL FISCO LE CONTESTAZIONI COME DIFENDERSI L'INQUILINO CHE SE N'È ANDATO Nel 2007 il contribuente aveva un inquilino che nel mese di ottobre ha lasciato l'immobile, così per l'anno 2008 non è stato dichiarato alcun reddito di locazione nel modello 730 presentato. L'Agenzia ha emesso un avviso di accertamento richiedendo le imposte sul maggior reddito. In seguito al ricevimento dell'avviso di accertamento si è provveduto al pagamento dell'imposta di registro prevista per la risoluzione dei contratti L'imposta di registro pagata verosimilmente non basterà all'ufficio per annullare la pretesa, tuttavia, potrebbe essere utile per gli anni successivi. Per il 2008, il contribuente dovrà valutare se pagare le somme richieste o presentare ricorso. L'unica difesa possibile potrebbe essere rappresentata da tutta la documentazione che provi che l'inquilino ha effettivamente lasciato l'immobile o che l'appartamento è stato affittato ad altro IL CONGUAGLIO ERRATO Nel 2008 un contribuente ha avuto tre redditi di lavoro dipendente. Uno di questi è stato del tutto marginale ed erroneamente è stato dimenticato. Infatti, all'ultimo datore di lavoro è stato richiesto il conguaglio, con la consegna di uno solo degli altri due modelli Cud. L'Agenzia ha notificato un avviso di accertamento chiedendo le maggiori imposte oltre a interessi e sanzioni Il rilievo dell'Agenzia pare corretto, perché il contribuente ha erroneamente dimenticato un reddito. Una volta riscontrata la correttezza reddito accertato dall'ufficio, potrebbe essere opportuno pagare le somme richieste entro i 60 giorni dalla notifica dell'atto, beneficiando delle sanzioni ridotte a un terzo del dovuto. Trascorso inutilmente questo termine, le sanzioni saranno piene e la somma sarà consegnata all'agente della riscossione LA PLUSVALENZA DEL TERRENO LOTTIZZATO Nel 2007 una persona fisica ha venduto un terreno lottizzato e ha indicato la plusvalenza conseguita nel 730, chiedendo la tassazione separata. Le Entrate hanno notificato un avviso di accertamento chiedendo la differenza delle imposte, perché secondo l'ufficio non era applicabile la tassazione separata. È stata pertanto determinata l'Irpef ordinaria e decurtata la somma pagata a titolo di acconto in sede di dichiarazione L'articolo 17 del Tuir, nel prevedere i casi in cui è possibile tassare separatamente i redditi conseguiti, alla lettera g-bis) dispone che rientrino solo le plusvalenze citate alla lettera b) dell'articolo 67 dello stesso


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decreto. Le cessioni di aree lottizzate, indicate nella lettera a) dell'articolo 67, risultano escluse. Va verificato che il terreno sia derivante da lottizzazione e, se così, potrebbe essere conveniente pagare le somme pretese entro i 60 giorni dalla notifica LE SPESE MEDICHE L'agenzia delle Entrate ha inviato un invito con il quale ha richiesto al contribuente di produrre tutta la documentazione attestante le spese indicate nella dichiarazione presentata per l'anno 2009. In quell'anno il dichiarante aveva sostenuto rilevanti spese mediche in seguito a un intervento chirurgico. Nella dichiarazione era riportata anche la quota di competenza dell'anno relativa al decimo delle spese di ristrutturazione sostenute qualche anno prima Entro 30 giorni dalla notifica dell'invito, il contribuente deve consegnare all'ufficio tutta la documentazione richiesta atta a giustificare le detrazioni e deduzioni indicate nella dichiarazione. È importante farsi rilasciare una ricevuta. Nel caso l'ufficio disconosca qualche onere e ricalcoli le imposte, invierà un altro avviso con una richiesta di pagamento con le sanzioni ridotte. Questa nuova comunicazione non è impugnabile, pertanto in caso di inesattezze si dovrà attendere la cartella di pagamento per proporre ricorso in Ctp


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Unico 2013 distingue le chance per evitare il regime di comodo Separate esclusioni e disapplicazioni Gian Paolo Ranocchi Cause di esclusione e di disapplicazione dal regime delle società di comodo con indicazione distinta in Unico 2013. La gestione del rigo RF74 del modello diventa fondamentale per sfuggire al regime presuntivo, sia per le società in perdita sistemica sia per quelle che non superano il test di operatività. Nel rigo, infatti, si concentrano le segnalazioni sia sulle cause di esclusione che di disapplicazione. Queste ultime, poi, si distinguono ulteriormente a seconda della tipologia di società di comodo. Le differenze In presenza di una delle condizioni previste dall'articolo 30, comma 1, della legge 724/1994, la società è esclusa dall'applicazione del regime con un riscontro da effettuare sul periodo interessato e quindi, per la prossima dichiarazione, sul 2012. Le cause di esclusione operano a 360 gradi e interessano sia le società che non superano il test sui ricavi che quelle in perdita sistematica. Quest'anno il box deputato a recepire le cause di esclusione del rigo RF74 è stato isolato rispetto a quelli previsti per le cause di disapplicazione e i codici previsti sono passati da 11 a 12 con l'aggiunta di una causale ad hoc anche per le società consortili. In Unico 2013 le informazioni sull'esistenza di una delle cause di disapplicazione hanno un riscontro separato a seconda che riguardino società non operative o in perdita sistemica. Le società in perdita sul triennio 2009/2011 sono interessate alla compilazione del terzo box del rigo RF74. L'indicazione del codice 1 corrisponde all'attestazione di società soggetta alla disciplina presuntiva in quanto non interessata da alcun esimente legale: in questo caso la società dovrà proseguire nella compilazione del prospetto avendo cura di gestire solo i dati utili per la determinazione del reddito minimo. Le società in perdita sistemica interessate da una delle cause di disapplicazione previste dal provvedimento n. 87956/2012, dovranno invece indicare il codice corrispondente alla condizione specifica nello stesso box 3 sempre del rigo RF74. Le situazioni che possono legittimare la disapplicazione del regime sono 11 e sono individuate da specifici codici previsti nelle istruzioni. La circolare 23/E/2012 ha confermato che le cause di disapplicazione per le società in perdita sistematica possono operare esclusivamente con riferimento a uno dei periodi d'imposta oggetto di monitoraggio ai sensi dell'articolo 2, comma 36-decies, del Dl 138/2011, determinando in tal modo l'interruzione del periodo di osservazione. L'esistenza di una causa di disapplicazione per Unico 2013 va riscontrata su uno dei periodi del triennio 2009/2011 essendo ininfluente se si verifica sul 2012. Una società in perdita sistemica con Mol positivo solo sul 2012, per esempio, non è legittimata a disapplicare la disciplina, cosa che desta non poche perplessità visti gli effetti che ne possono scaturire (come la maggiorazione Ires del 10,5% sul reddito dichiarato). Il modello, peraltro, non prevede la necessità di individuare il periodo specifico del triennio oggetto della causa di disapplicazione contraddistinta dal codice indicato. Per le società in perdita sistematica un aspetto particolare attiene al responso di congruità e coerenza in tema di studi di settore. Se tale situazione si è verificata sul 2012, si traduce in una causa di esclusione; se, invece, ha interessato uno dei periodi in perdita del triennio, diventa una causa di disapplicazione. La regolarità di Gerico, quindi, può essere ambivalente. Le altre situazioni Le cause di disapplicazione per le società che non superano il test sui ricavi sono elencate nel provvedimento n. 23681/2008 e vanno riscontrate puntualmente sul 2012. Nel rigo RF74 è previsto un box per il monitoraggio delle cause tra le quali rientrano da quest'anno anche: - l'esercizio esclusivo di attività agricola ex articolo 2135 del Codice civile nel rispetto delle condizioni dell'articolo 2 del Dlgs 99/2004 (codice 8); ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Reddito d'impresa. L'indicazione nel rigo RF74 del modello


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- i casi in cui gli adempimenti tributari sono stati sospesi da disposizioni adottate in conseguenza della dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5 della legge 225/1992 (codice 9), ipotesi che interessa per il 2012 le società dei distretti terremotati dell'Emilia. Le cause di disapplicazione per le società non operative possono interessare anche i singoli asset quali immobili e partecipazioni, a differenza di quanto previsto per le cause previste per le società in perdita sistematica. Mentre la casella «Start-up» è riservata alle società costituite ai sensi del Dl 179/2012 che disapplicano integralmente il regime per le comodo. © RIPRODUZIONE RISERVATA La compilazioneA CURA DI Mario Cerofolini La gestione del prospetto sulle società di comodo in Unico Sc 2013 L'ASSENZA DI VIE D'USCITA 8Alfa Spa è un soggetto in perdita sistemica poiché ha perdite fiscali nel triennio 2009-2011 8La società dispone nel 2012 di beni immobili per 796mila euro e di altre immobilizzazioni per 127.400 euro e non può far valere alcuna causa di esclusione o disapplicazione 8Lo status di società in perdita sistematica sarà evidenziata indicando il codice «1» al rigo RF74, colonna 3, del modello Unico Sc 2013 8Le istruzioni prevedono che sarà necessario compilare le colonne 4 e 5 dei righi da RF75 a RF83 per indicare la consistenza dei beni dell'esercizio per il calcolo del reddito minimo mentre il resto del prospetto non andrà compilato 8Il reddito minimo sarà pari a 53.098, importo dato dalla somma di 37.810 (= 796mila x 4,75%) + 15.288 (= 127.400 x 12%) LA DISAPPLICAZIONE 8La Beta Srl è in perdita fiscale nel triennio 2009-2011. Nell'anno d'imposta 2011 ha conseguito un margine operativo lordo positivo, dato dalla differenza della voce A meno quella B (al netto delle voci relative ad ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti ai numeri 10, 12 e 13) del conto economico 8La società può disapplicare il regime previsto per le società in perdita sistemica nell'anno d'imposta 2012. Sarà tenuta a indicare la causa di disapplicazione con il codice «7» nel rigo RF74, colonna 3, di Unico Sc 2013 IL TEST DI OPERATIVITÀ 8La società Dedra Srl non ha superato il test di operatività nel corso del 2012 8L'unico bene rilevante ai fini della disciplina sulle società di comodo è costituito da una partecipazione in una società operativa 8Dedra può beneficiare di una causa di disapplicazione parziale relativamente alla citata partecipazione indicando il codice «5» al rigo RF74, colonna 2 8Dal momento che non dispone di altri beni, la Srl non sarà tenuta a compilare il prospetto sulle società di comodo 8La società dovrà, quindi, limitarsi a indicare il codice «1» nella casella «Casi particolari» in quanto non aveva nell'anno d'imposta 2012, e nei due periodi precedenti, alcun bene rilevante ai fini della disciplina oltre alla partecipazione nella società operativa LA PAROLA CHIAVE Cause di disapplicazione Sono le cause oggettive individuate da due provvedimenti delle Entrate in presenza delle quali si può disapplicare la disciplina delle società di comodo, senza necessità di presentare un'istanza preventiva. Le cause di disapplicazione per le società che non superano il test di operatività sui ricavi sono disciplinate dal provvedimento n. 23681 del 14 febbraio 2008 mentre quelle previste per le società in perdita sistemica dal provvedimento n. 87956 dell'11 giugno 2012 e vanno riscontrate con riferimento a uno dei periodi del triennio di osservazione che per il 2012 è quello che va dal 2009 al 2011.


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Risoluzione del contratto con prelievo proporzionale Andrea Barison Sconta l'imposta proporzionale di registro la risoluzione consensuale di un contratto di compravendita immobiliare con retrocessione dell'immobile al precedente venditore. E ciò in virtù del fatto che la risoluzione è avvenuta oltre il secondo giorno non festivo successivo a quello di conclusione del contratto. A sottolinearlo è la sentenza 46/1/2013 della Ctp di Como. La vicenda scaturisce da un avviso di liquidazione per imposte di registro, ipotecarie e catastali, nei confronti del notaio rogante. Ai sensi dell'articolo 1372, comma 1 del Codice civile, le parti contraenti avevano risolto, per mutuo consenso e con effetto immediato, un precedente atto di cessione immobiliare. Ad avviso dell'amministrazione finanziaria, in applicazione dell'articolo 28 del Dpr 131/1986, tale risoluzione avrebbe dovuto scontare le imposte indirette in misura proporzionale. Di contrario avviso il notaio, che ha presentato ricorso in primo grado. Secondo quest'ultimo la risoluzione non ha effetto traslativo e comporta semplicemente che l'originario atto di compravendita è come se non fosse mai esistito. Non si realizza, quindi, la cessione del bene dal precedente acquirente al primo venditore e di conseguenza le imposte indirette sarebbero dovute solo in misura fissa. La Ctp respinge il ricorso e condanna, inoltre, il notaio al rimborso delle spese di giudizio. Il caso in esame osservano i giudici - è disciplinato dall'articolo 28 del Dpr 131/1986 (il Tur, ossia il Testo unico del registro). Secondo il comma 1 di questa disposizione la risoluzione del contratto è soggetta all'imposta fissa di registro in soli due casi. Quando dipende da clausola o da condizione risolutiva espressa contenuta nel contratto stesso. Oppure se stipulata mediante atto pubblico o scrittura privata autenticata entro il secondo giorno non festivo successivo a quello in cui è stato concluso il contratto. Nel contenzioso oggetto della pronuncia, invece, tra l'atto di compravendita e quello di risoluzione sono passati più di tre mesi. Inoltre, prosegue la Ctp, nell'originario contratto di cessione immobiliare non è presente alcuna clausola o condizione risolutiva espressa. Nessuna motivazione o documentazione, per di più, è stata prodotta per capire per quali ragioni le parti hanno risolto il contratto. I giudici di merito richiamano anche un precedente intervento della Cassazione in materia. La sentenza 5075/1998, infatti, ha precisato che la risoluzione consensuale di un contratto a effetti traslativi sconta l'imposta proporzionale di registro in quanto comporta la retrocessione del bene oggetto del contratto che è stato risolto. Per quanto riguarda la vicenda esaminata dalla Ctp di Como è stato redatto un atto di risoluzione oltre il secondo giorno non festivo successivo a quello di conclusione del contratto originario nel quale si verifica sia lo scioglimento del vincolo negoziale che il trasferimento del bene nel patrimonio del precedente venditore. Pertanto la sentenza 46/1/2013 conclude che l'imposta di registro è dovuta in misura proporzionale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Imposta di registro. Il dietrofront consensuale sulla vendita di un immobile


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Errore sugli interessi senza effetti Il ravvedimento operoso è valido anche con un versamento di poco inferiore Rosanna Acierno Il ravvedimento operoso è valido anche se il contribuente ha versato meno interessi rispetto al dovuto. A stabilirlo la Ctr Lombardia con la sentenza 40/45/2013. La pronuncia trae origine da una cartella emessa nei confronti di una società per azioni che aveva effettuato due versamenti rispettivamente di 275mila e 237mila euro come ravvedimento operoso per tardivo versamento di ritenute. A seguito di un controllo automatico, però, l'ufficio ha riscontrato che la Spa aveva versato a titolo di interessi somme (anche se di poco: rispettivamente di 143 e 6 euro circa) inferiori a quelle effettivamente dovute. Così, l'amministrazione finanziaria ha ritenuto non perfezionato il ravvedimento operoso e ha iscritto a ruolo l'intera sanzione del 30% - per un importo di oltre 164mila euro - sugli importi complessivi tardivamente versati delle ritenute. La società ha impugnato la cartella in Commissione tributaria provinciale che ha accolto il ricorso ma il Fisco ha proposto appello in Ctr. In particolare, l'agenzia delle Entrate è partita dal presupposto che uno dei requisiti indispensabili per perfezionare il ravvedimento consiste nel versamento dell'intero ammontare dovuto all'Erario a titolo di imposta, sanzioni ridotte e di interessi. Pertanto il ravvedimento, a suo avviso, non era andato a buon fine a fronte di un versamento di interessi inferiore rispetto al dovuto, anche se per un modestissimo importo (circa 150 euro su un totale di oltre 512mila euro). Respingendo l'appello dell'ufficio, i giudici lombardi hanno innanzitutto precisato che il ravvedimento operoso rappresenta certamente un istituto eccezionale, soggetto a precise e rigide condizioni come, tra l'altro, l'esatto e integrale versamento di quanto dovuto. Tuttavia, anche sulla scia dell'orientamento giurisprudenziale di legittimità, la validità del ravvedimento richiede l'integrale ed esatto versamento delle imposte e delle sanzioni ma non quello degli interessi. Questi ultimi, infatti, anche se certamente dovuti, non possono da soli determinare il mancato perfezionamento del ravvedimento operoso, anche alla luce dei frequenti errori generati dai software di calcolo in commercio e non dal contribuente. Secondo la sentenza 40/45/2013, inoltre, il rispetto dello spirito dello Statuto dei diritti del contribuente improntato al principio di collaborazione e buona fede tra lo stesso contribuente e l'amministrazione finanziaria - verrebbe meno se si ritenesse legittima una sanzione di oltre 164mila euro a fronte di un errore di 148 euro commesso in buona fede. Viene ritenuto, infatti, poco credibile il sospetto dell'ufficio che la società abbia voluto lucrare sulla differenza di 150 euro a fronte di molte centinaia di euro versate per perfezionare il ravvedimento operoso. Nella ricostruzione fornita dai giudici, la questione rientra nella fattispecie dell'errore scusabile, principio generale di cui la stessa amministrazione finanziaria riconosce la validità giuridica. In tal senso militano anche le indicazioni fornite dalla circolare 48/E/2011 secondo cui «gli uffici non mancheranno, tuttavia, di fare corretta applicazione del principio dell'errore scusabile, enunciato all'articolo 16, comma 9, legge 289/2002, secondo cui in caso di pagamento in misura inferiore a quella dovuta, qualora sia riconosciuta la scusabilità dell'errore, è consentita la regolarizzazione del pagamento medesimo entro 30 giorni dalla data di ricevimento della relativa comunicazione dell'ufficio». Il collegio d'appello ha, quindi, anteposto l'interesse del contribuente a essere sanzionato secondo equità e ragionevolezza al comportamento rigoroso dell'ufficio, finalizzato a ritenere ritardato l'intero pagamento con conseguente applicazione delle sanzioni del 30% per insufficiente versamento dell'importo dovuto. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ctr. Il principio di collaborazione non consente l'applicazione della sanzione del 30% sull'intera somma contestata


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LA PAROLA CHIAVE Ravvedimento operoso È l'istituto che consente di regolarizzare l'omesso o insufficiente pagamento delle imposte dovute a titolo di acconto o di saldo in base alla dichiarazione dei redditi e dell'Iva o delle ritenute alla fonte, beneficiando della riduzione delle sanzioni amministrative. Il ravvedimento è possibile se la violazione non è stata già constatata dall'ufficio e notificata all'autore o quando non siano già iniziati accessi, ispezioni e verifiche o ancora quando non sono iniziate altre attività amministrative di accertamento formalmente comunicate all'autore o ai soggetti solidalmente obbligati.


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La locazione che diventa acquisto Con opzione, preliminare, riscatto o riserva: le quattro strade per comprare casa PAGINA A CURA DI Angelo Busani Quando si parla di Rent to buy (Rtb) bisogna precisare ciò a cui ci si riferisce, in quanto la formula del Rtb include una pluralità di possibili schemi. Si parte sempre da un contratto di locazione (e cioè da un contratto che ha per oggetto la messa a disposizione di un bene da parte del locatore a favore di un conduttore, senza trasferirne la proprietà), cui fa seguito un atto traslativo della proprietà (il contratto di compravendita). Le alternative A questo esito si può giungere pattuendo alternativamente soluzioni diverse. a) Rtb con opzione: il contratto di locazione è combinato con un contratto di opzione. È cioè concessa all'acquirente la facoltà di "convertire" in compravendita il contratto di locazione, "trasformando" i canoni versati in pagamento (totale o parziale del prezzo). b) Rtb con preliminare: il contratto di locazione è combinato con un contratto preliminare. È cioè predisposto uno schema contrattuale con il quale il locatore (promittente venditore) e il conduttore (promissario acquirente) convengono che la locazione si "trasformi" poi in una compravendita, il cui prezzo è rappresentato (in tutto o in parte) dai canoni versati. Si può trattare sia di un contratto preliminare "bilaterale" (obbliga entrambi i contraenti alla stipula del contratto definitivo) o "unilaterale" (l'obbligo di stipulare il contratto definitivo sorge cioè solo per il locatore; il conduttore resta libero di stipulare il contratto definitivo). c) Rtb con riscatto automatico: al contratto di locazione è aggiunta una clausola secondo la quale, con il pagamento di un certo numero di canoni si ha automaticamente il passaggio di proprietà del bene locato dal locatore al conduttore (schema contemplato nel Codice civile, articolo 1526, ultimo comma). d) Rtb con riserva di proprietà: il contratto è impostato come una vendita a rate con riserva di proprietà. È lo schema (articoli 1523 e seguenti, Codice civile) secondo il quale il compratore acquista la proprietà con il pagamento dell'ultima rata. Pro e contro I vantaggi di queste formule sono evidenti. Chi "vende" non perde la proprietà della casa fino a che il prezzo non sia per intero pagato; chi compra non deve sborsare il prezzo per intero ma lo può pagare dilazionatamente nel tempo; quanto pagato per la locazione non viene "perduto" ma imputato a prezzo della compravendita. Ma non mancano gli svantaggi. Anzitutto, scegliendo di iniziare il rapporto con un contratto di locazione, occorre considerare che la locazione di immobili abitativi è soggetta a un regime vincolistico inderogabile (legge 431/1998) e quindi su una serie di aspetti rilevanti (ad esempio la durata della locazione) non si possono scrivere nel contratto clausole diverse da quelle "imposte" dalla legge. Inoltre, nell'Rtb con opzione l'acquirente rischia che, in capo al venditore, vengano pubblicate (caso non raro visto il periodo attuale) formalità pregiudizievoli (ipoteche, pignoramenti, sequestri) o che il venditore addirittura venda ad altri il bene locato, truffando il promissario acquirente. Il rimedio è l'Rtb con preliminare: se stipulato con atto notarile, il contratto preliminare viene infatti trascritto nei Registri immobiliari, e questa trascrizione fa da barriera rispetto a qualsiasi evento pregiudizievole accada da lì in avanti. Peraltro questa cautela non protegge l'acquirente da ipoteche che il venditore abbia già in precedenza concesso (è il caso in cui si trovano le imprese di costruzione, che contraggono mutui per finanziare la costruzione). Inoltre la protezione del preliminare trascritto nei Registri immobiliari è limitata nel tempo: dura "solo" tre anni (articolo 2645-bis, comma 3, Codice civile). ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Altri rischi Ma ci sono altri rischi. Se il conduttore è inadempiente, per il venditore vi è il problema di riottenere la disponibilità del bene concesso in locazione e dei sistemi da porre in atto per raggiungere questo risultato al più presto e con i minori costi. Occorre poi ricordare che, se il contratto di locazione si risolve per inadempimento del conduttore, costui non ha diritto alla restituzione dei canoni versati. Stesso problema anche nel caso di fallimento del venditore poiché il curatore ha diritto di sciogliersi dal contratto di locazione (articolo 72, comma 1, legge fallimentare). Da questa situazione invece è protetto il promissario acquirente di un contratto preliminare trascritto nei Registri immobiliari: il curatore (articolo 72, ultimi due commi legge fallimentare) non può sciogliere il contratto (qualora l'acquisto concerna un immobile destinato a essere l'abitazione principale del promissario acquirente) e inoltre il credito del promissario acquirente è privilegiato nel riparto dell'attivo fallimentare nei confronti degli altri creditori del fallimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA In sintesi CON OPZIONE 01|DEFINIZIONE Contratto di locazione combinato con un contratto di opzione per l'acquisto della proprietà il cui prezzo è in tutto o in parte rappresentato dai canoni versati 02|PRINCIPALI CONDIZIONI 8Il contratto di locazione è sottoposto a un regime vincolistico: non è un contratto flessibile, ma deve rispettare le clausole imposte dalla legge 8Fino all'esercizio dell'opzione, il conduttore rischia ipoteche e trascrizioni pregiudizievoli a carico del venditore 8In caso di inadempimento del conduttore, questi non ha diritto alla restituzione dei canoni versati 8Il locatore può aver difficoltà nel riottenere la disponibilità materiale del bene 03|FALLIMENTO In caso di fallimento del locatore: 8il curatore può sciogliersi dal contratto; 8il conduttore non ha diritto alla restituzione dei canoni versati 04|IMPOSTE 8Si pagano prima le imposte previste per la stipula del contratto di locazione e poi le imposte d'acquisto 8L'eventuale Imu è a carico del locatore 05|VANTAGGI 8Il venditore inizia a percepire un canone, che incamera senza doverlo restituire in nessun caso 8L'acquirente ha la facoltà di godere di un bene in attesa di decidere se comprarlo 8Se il conduttore decide di comprare, i canoni si imputano a prezzo 06|ACCORGIMENTI 8Va gestito il problema dell'ipoteca in precedenza accesa dal venditore: ad esempio, frazionandola e accollandola al conduttore (in modo che vi sia correlazione tra canoni e rate del mutuo) 8Da gestire il problema del titolo esecutivo per il rilascio; ad esempio, veicolando i pagamenti tramite una fiduciaria che, in caso di inadempimento, lo dichiari e, in nome e per conto del conduttore, affermi l'obbligo di rilascio (art. 474 n. 3 cpc) 8Prevedere una penale per ogni giorno di ritardo nella consegna 8Stabilire nel contratto che le spese ordinarie e straordinarie siano tutte a carico del conduttore (e normare eventuali previsioni di rimborso) CON PRELIMINARE BILATERALE O UNILATERALE


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01 | DEFINIZIONE Contratto di locazione combinato con un contratto preliminare (bilaterale) il cui prezzo è in tutto o in parte rappresentato dai canoni versati. Il conduttore è obbligato a comprare. Nella variante unilaterale il venditore è obbligato mentre il compratore ha una facoltà di acquisto 02 | PRINCIPALI CONDIZIONI 8 Il contratto di locazione è sottoposto a un regime vincolistico: non si tratta di un contratto flessibile, ma deve rispettare le clausole di legge 8 L'effetto protettivo della trascrizione dura 3 anni al max 8 In caso di inadempimento del conduttore, questi non ha diritto alla restituzione dei canoni versati 8 Il locatore può trovare difficoltà nel riottenere la disponibilità materiale del bene 8 Se il contratto preliminare non è trascritto, il conduttore rischia ipoteche e trascrizioni pregiudizievoli a carico del venditore 03 | IN CASO DI FALLIMENTO 8 Se il contratto preliminare non è trascritto, in caso di fallimento del locatore, il curatore può sciogliersi dal contratto; il conduttore probabilmente non ha diritto alla restituzione dei canoni versati (nemmeno come credito chirografario) poiché il rapporto non si è mai trasformato in una compravendita 8 Se il contratto preliminare è trascritto, in caso di fallimento del locatore, il curatore non può sciogliersi dal contratto se si tratta dell'abitazione principale dell'acquirente. 04 | IMPOSTE 8 Si pagano le imposte previste per la stipula del contratto di locazione e poi le imposte d'acquisto 8 Eventuale Imu è a carico del locatore 05 | VANTAGGI 8 Il venditore inizia a percepire un canone, che incamera senza doverlo restituire 8 La trascrizione impedisce che il conduttore subisca conseguenze negative dal fatto che in capo al venditore vengano pubblicate iscrizioni o trascrizioni pregiudizievoli 8 I canoni si imputano a prezzo 8 Se il contratto preliminare è trascritto, il conduttore non rischia ipoteche e trascrizioni pregiudizievoli a carico del venditore 8 Se il contratto preliminare si scioglie, il conduttore non ha diritto alla restituzione dei canoni versati (nemmeno come credito chirografario) perché il rapporto non si è mai trasformato in una compravendita. 06 | ACCORGIMENTI Sono gli stessi previsti per la soluzione sopra (Rtb con opzione d'acquisto). In sintesi: 8 Gestione del problema dell'ipoteca in precedenza accesa dal venditore 8 Gestione del problema del titolo esecutivo per il rilascio 8 Previsione di penale per i ritardi nella consegna 8 Stabilire nel contratto che le spese ordinarie e straordinarie siano a carico del conduttore CON PATTO DI TRASFERIMENTO O VENDITA A RATE CON RISERVA DI PROPRIETÀ 01|DEFINIZIONE Un contratto di locazione con patto di trasferimento della proprietà con il pagamento dell'ultima rata (articolo 1526 ultimo comma Codice civile). Può anche può essere impostato come vendita a rate con riserva di proprietà 02|PRINCIPALI CONDIZIONI 8Al rapporto di locazione, trattandosi di un contratto a causa traslativa, non si applica il regime vincolistico del contratto di locazione 8Il canone è imputato al prezzo 8Si trascrive immediatamente, sotto condizione sospensiva


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Il Sole 24 Ore

Pag. 25

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ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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8La trascrizione immediata (con l'effetto retroattivo del verificarsi della condizione) impedisce che il conduttore subisca conseguenze negative dal fatto che in capo al venditore vengano pubblicate iscrizioni o trascrizioni pregiudizievoli 8Per esserci risoluzione del contratto, occorre che l'inadempimento ecceda l'ottava parte del prezzo 8In caso di risoluzione per inadempimento, il locatore deve restituire i canoni, salvo diritto a un equo compenso per l'uso della casa 8Se è convenuto che, in caso di inadempimento, le rate restino acquisite al locatore a titolo di indennizzo, il giudice può ridurre questa indennità 03|FALLIMENTO In caso di fallimento del venditore il curatore non può sciogliersi dal contratto (articolo 73 legge fallimentare) 04|IMPOSTE 8Si pagano le imposte d'acquisto come se fosse una "normale" compravendita (possesso dei requisiti "prima casa" all'atto della stipula del contratto) 8L'eventuale Imu è a carico del conduttore 05|ACCORGIMENTI 8Va gestito il problema dell'ipoteca in precedenza accesa dal venditore: ad esempio, frazionandola e accollandola al conduttore 8Va stabilita contrattualmente la parte del canone da imputare a godimento del bene e quella a indennizzo, per scongiurare interventi riduttivi del giudice in caso di inadempimento 8Va gestito il problema del titolo esecutivo per il rilascio: ad esempio, veicolando i pagamenti attraverso una fiduciaria 8Prevedere una penale per ogni giorno di ritardo nella consegna 8Approntare un meccanismo contrattuale efficiente per annotare il verificarsi della condizione nei Registri immobiliari 8Stabilire nel contratto che le spese ordinarie e straordinarie siano tutte a carico del conduttore (e normare eventuali previsioni di rimborso)


13/05/2013

Il Sole 24 Ore

Pag. 30

(diffusione:334076, tiratura:405061)

Il pareggio di bilancio pesa sugli investimenti Luciano Cimbolini La legge 243/2012 di attuazione del principio costituzionale del pareggio di bilancio, seppur dal 2016, imporrà profonde modifiche ai bilanci di Regioni ed enti locali, in particolare per gli equilibri di bilancio e il ricorso all'indebitamento. L'equilibrio di bilancio sarà raggiunto (articolo 9), qualora, sia in fase di previsione che di rendiconto, l'ente registri: - un saldo non negativo, in termini di competenza e cassa, tra entrate finali e spese finali; - un saldo non negativo, in termini di competenza e cassa, tra entrate correnti e spese correnti, incluse le quote di capitale di ammortamento del debito. Sono previsti dunque due equilibri (sia in fase previsionale che gestionale), così declinati: e le spese finali (titoli I-II) saranno finanziate solo dalle entrate finali (titoli I-II-III-IV), con esclusione del debito quale fonte di finanziamento e di riequilibrio della parte capitale del bilancio; r le spese correnti (titolo I) troveranno integrale copertura nelle entrate correnti (titoli I-II-III), senza apporti straordinari da altre gestioni, ora eccezionalmente ammissibili ex articolo 162, comma 6, del Tuel (si veda il caso dei permessi di costruzione). Se il rendiconto dovesse registrare un valore negativo dei saldi di cui sopra, saranno adottate le misure correttive per il suo recupero nel triennio successivo (salvo quanto previsto dal l'articolo 10, comma 4). I saldi positivi, invece, saranno destinati all'estinzione del debito o, nel rispetto dei vincoli comunitari e dell'equilibrio dei bilanci, anche al finanziamento degli investimenti. La legge statale definirà le sanzioni per gli enti in disequilibrio e potrà prevedere obblighi aggiuntivi per le Autonomie ai fini del raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica del complesso delle Pa. L'articolo 10 ribadisce (si veda l'articolo 119, comma 6, della Costituzione) che l'indebitamento, ove consentito, sarà utilizzabile solo per il finanziamento degli investimenti. Di grande rilievo appare la disciplina delle future operazioni d'indebitamento. Queste saranno ammesse: - solo contestualmente all'adozione di piani di ammortamento di durata non superiore alla vita utile dell'investimento. I piani, inoltre, dovranno evidenziare gli oneri sui futuri esercizi e le relative coperture; - solo sulla base di intese regionali che dovranno garantire, per l'anno di riferimento, l'equilibrio della gestione di cassa finale del complesso degli enti della Regione (inclusa quest'ultima). Gli enti locali dovranno annualmente comunicare alla Regione il saldo di cassa da conseguire e gli investimenti da realizzare con l'indebitamento o con gli avanzi pregressi. Si potrà sempre ricorrere al l'indebitamento nel limite del l'ammontare dei prestiti annualmente rimborsati. Qualora a consuntivo si dovesse rilevare un disavanzo di cassa, questo graverà sull'equilibrio di cassa finale dell'anno seguente del complesso regionale e sarà ripartito fra gli enti che non hanno rispettato il saldo (articolo 10, comma 4). Gli articoli 11 e 12, infine, prevedono un'interessante forma di reciproca solidarietà fra Stato e Autonomie. Nel bilancio del Mef sarà iscritto il Fondo per il concorso dello Stato, nelle fasi avverse del ciclo o in caso di eventi eccezionali, al finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali, alimentato da quota parte delle risorse derivanti dal ricorso all'indebitamento consentito nelle fasi avverse del ciclo economico. L'articolo 12, di converso, prevede che gli enti territoriali dovranno concorrere alla sostenibilità del debito del complesso delle Pa. Nelle fasi favorevoli del ciclo, i documenti di programmazione determineranno misura e modalità del contributo degli enti al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Contabilità. Aumentano i vincoli all'indebitamento


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Il Sole 24 Ore

Pag. 30

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Amministratore unico anche per i servizi pubblici Riduzione Cda non più limitata alle società strumentali Alberto Barbiero Gli enti locali devono procedere alla nomina dei componenti dei consigli di amministrazione delle società partecipate nel rispetto dei limiti numerici stabiliti dalla legge, ma possono optare per un amministratore unico sia per le società che svolgono attività strumentali che in quelle che gestiscono servizi pubblici. La Corte dei conti, sezione regionale controllo Lombardia, con la deliberazione n. 186/ 2013/Par del 3 maggio 2013 ha chiarito le problematiche applicative determinate dall'articolo 4, comma 5 del Dl 95/2012, evidenziando anzitutto come gli organi di amministrazione societari debbano rispettare i rigorosi limiti dimensionali previsti dalla legge. Il quadro normativo si compone, peraltro, non solo del l'articolo 4, comma 5 del Dl spending review, ma anche dell'articolo 1, comma 729 della legge 296/2006: entrambe le disposizioni prevedono una composizione che può variare da un numero massimo di 3 membri a un numero massimo di 5 per le società a capitale interamente pubblico. I parametri della rilevanza e della complessità delle attività svolte indicati dalla norma del 2012 devono essere rapportati al riferimento di valore stabilito dalla norma del 2006, che individua il discrimine nel valore di due milioni di euro del capitale sociale. La scelta dei componenti dei consigli di amministrazione delle società partecipate deve comprendere anche la designazione di almeno due o tre dipendenti degli enti locali soci (a seconda che il cda sia composto nel massimo da tre o cinque componenti), i quali hanno l'obbligo di riversare i compensi alle proprie amministrazioni. Gli altri amministratori (che possono essere soggetti esterni all'ente socio) dovranno essere scelti o designati nel rispetto degli indirizzi elaborati dal Consiglio comunale o provinciale. La Corte dei conti lombarda evidenzia tuttavia come i soci pubblici possano optare per l'amministratore unico al posto del cda, sia nelle società che gestiscono servizi pubblici sia in quelle che gestiscono attività strumentali, in quanto tale soluzione rientra pienamente nella ratio di risparmio della spending review. In tal caso, tuttavia, risulta evidente come l'amministratore possa essere scelto, a discrezione dell'ente locale socio, tra propri dipendenti o soggetti esterni. Nel nominare gli amministratori destinati a ricoprire il ruolo di componente del cda o di amministratore unico gli enti locali di dimensioni maggiori devono tener conto del nuovo limite posto dall'articolo 7, comma 2 del Dlgs 39/2013. La disposizione, infatti, impedisce che a coloro che siano stati presidente o amministratore delegato di enti di diritto privato controllati da enti locali della stessa Regione siano conferiti incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico da parte di una Provincia, di un Comune o di un'unione di Comuni con popolazione superiore a 15mila abitanti. In altre parole chi è stato presidente di una società partecipata non può essere nominato nel cda della stessa società. Inoltre, per i dirigenti delle amministrazioni locali che svolgono attività di controllo sulle partecipate occorre tener conto dell'incompatibilità determinata dall'articolo 9, comma 1, dello stesso Dlgs 39/2013. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le scelte 01 |I COMPONENTI La Corte dei conti della Lombardia, rispondendo a un quesito, ha ammesso che la strada dell'amministratore unico, indicata dal Dl spending review, è percorribile non solo per le società partecipate che svolgono attività strumentali, ma anche per quelle che gestiscono servizi pubblici locali, in un'ottica di risparmio 02 | LE INCOMPATIBILITÀ

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Partecipate. La Corte dei conti lombarda «amplia» le opzioni degli enti locali


13/05/2013

Il Sole 24 Ore

Pag. 30

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Gli enti locali non possono nominare nel consiglio di amministrazione di una loro partecipata i soggetti che siano stati presidenti o amministratori delegati di società partecipate da Province, Comuni o unioni di Comuni con oltre 15mila abitanti


13/05/2013

Il Sole 24 Ore

Pag. 30

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Il rischio di sbagliare i conti di Stefano Pozzoli Forse è ancora presto per preoccuparsi, ma occorre riflettere sugli effetti potenzialmente negativi della legge di attuazione del principio del pareggio di bilancio (legge 243/2012, si veda l'articolo in alto). Si tratta di una norma sotto molti aspetti emotiva, dettata dalla paura del default per il nostro Paese. Un clima di paura che, a torto o a ragione, oggi è andato attenuandosi, a favore della convinzione che i mercati vogliano Paesi economicamente dinamici, prima che virtuosi. Non è la sede per valutare la volubilità delle indicazioni della politica nazionale in tema di debito sovrano. Fatto sta che questo impeto di rigore, reso vigoroso dalla distanza dell'effettivo adempimento ma scolpito in una legge, rischia di indurre a un ulteriore rallentamento negli investimenti, e quindi di colpire una delle leve più preziose per la ripresa della nostra economia. Positiva è certo la scelta di prevedere due saldi, uno di spesa corrente e uno «complessivo». Tutto ciò ha il pregio di evitare che i Comuni sacrifichino gli investimenti a vantaggio delle spese correnti, come invece induce a fare il patto di stabilità. Resta, però, la tagliola del saldo di cassa: i pagamenti sulle opere sono difficilmente prevedibili e spesso distanti dal momento della decisione. Il rischio, insomma, è di sbagliare i conti, o di perseverare nell'errore fatto in questi anni, ovvero di far sì che i Comuni avviino lavori anche importanti ma che non siano poi in grado di onorare i propri impegni. Il meccanismo di calcolo e i vincoli al futuro indebitamento, in particolare, sono farraginosi e, per usare un eufemismo, non da convinti assertori della golden rule. Meriterebbero un ripensamento, per escludere almeno gli investimenti di importo contenuto, che hanno effetto più immediato sul tessuto locale. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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ANALISI


13/05/2013

Il Sole 24 Ore

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Iva al 10% per le coop sociali Anna Guiducci Scompare l'opzione per il regime Iva applicabile alle prestazioni rese dalle cooperative sociali di cui alla legge 381/91. L'articolo 1, comma 489 della legge di stabilità 2013 ha abrogato le norme che, in via interpretativa, estendevano l'aliquota agevolata del 4% alle prestazioni socio-sanitarie, assistenziali ed educative rese a favore di particolari categorie di soggetti da parte di qualunque tipo di cooperativa, sia direttamente che in esecuzione di contratti di appalto o convenzioni (primi due periodi del l'articolo 1, comma 331, della legge 296/06). Lo stesso comma 331 consentiva anche alle cooperative sociali (Onlus di diritto) di beneficiare del regime fiscale più favorevole. La legge di stabilità ha disposto, tra l'altro, l'introduzione del n. 127-undevicies nella parte III della Tabella A allegata al Dpr 633/72, ai sensi del quale sono ora soggette all'aliquota del 10% le prestazioni di cui ai numeri 18), 19), 20), 21) e 27-ter) dell'articolo 10, primo comma, rese in favore dei soggetti indicati nello stesso numero 27-ter) da cooperative sociali e loro consorzi in esecuzione di contratti di appalto e di convenzioni. Con la circolare n. 12/E del 3 maggio 2013, l'agenzia delle Entrate fornisce alcuni chiarimenti sulla nuova disciplina fiscale. Il diverso trattamento Iva, introdotto per evitare una procedura d'infrazione europea, è applicabile alle operazioni compiute in base ai contratti stipulati dopo il 31 dicembre 2013. Con la nuova disciplina, l'aliquota agevolata del dieci per cento è applicabile alle sole prestazioni rese dalle cooperative sociali in esecuzione di contratti di appalto o convenzioni, e non alle prestazioni eseguite direttamente, che scontano il regime di esenzione. Laddove la cooperativa sociale renda le prestazioni sia direttamente, sia in base a contratti di appalto o convenzioni, dovrà contemporaneamente applicare il regime di esenzione e quello di imponibilità ad aliquota ridotta (10%), con inevitabile calcolo delle percentuali di detrazione. Alle prestazioni rese da cooperative non Onlus (ordinarie e di diritto) si applica invece l'aliquota ordinaria del 21 per cento. Anche ai rinnovi, espressi o taciti, nonché alle proroghe di contratti già in essere tra le parti, successivi alla data del 31 dicembre 2013, si applicherà il nuovo regime fiscale. Pur confermando che le modifiche si applicano alle operazioni compiute in base ai contratti stipulati dopo il 31 dicembre 2013, appare poco chiaro il riferimento delle Entrate alla immediata abrogazione, a opera della legge di stabilità, del n. 41-bis Tabella A, parte II Dpr 633/72. Secondo le indicazioni della circolare, infatti, l'abrogazione avrebbe effetto dal primo gennaio dell'anno in corso, con la conseguenza che le prestazioni rese direttamente nei confronti dei fruitori saranno assoggettate al regime di esenzione per le cooperative sociali-Onlus e per le cooperative Onlus, mentre per le altre cooperative l'aliquota Iva sarà quella ordinaria. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Fisco. La nuova aliquota scatta sui contratti siglati dopo il 2013


13/05/2013

Il Sole 24 Ore

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Piani di rientro da rivedere dopo il Dl sblocca debiti IL NODO IMU Ulteriori correzioni alle misure anti-default saranno necessarie una volta nota la manovra sull'imposta municipale Ettore Jorio La vicenda sull'Imu contesa solleva un problema di non poco conto, oltre a suscitare dubbi sulla tenuta dell'economia dei Comuni, a cominciare dall'esercizio corrente. Sono numerose le amministrazioni municipali ad avere aderito alla procedura di riequilibrio pluriennale e a essersi obbligate a equilibri di bilancio altrimenti non conseguibili. Questi Comuni hanno redatto il piano di rientro decennale, nei 60 giorni prescritti dal perfezionamento dell'intervenuta adesione, compresa l'annualità in corso. Uno strumento di non facile redazione, che ha impegnato la massima burocrazia interna, non sempre autosufficiente nell'adempimento, in relazione alle decisioni assunte al riguardo dal Consiglio comunale, tenuto a deliberare l'ok alla procedura anti-default e, successivamente, lo strumento risanatore. Una procedura difficile, attesa la complessità redazionale del previsto piano decennale, soprattutto in riferimento alla sua concreta fattibilità. Peraltro in contraddizione "ideologica" con la ratio delle sanzioni previste nel Dlgs 149/ 2011 a carico degli amministratori locali resisi incapaci. Ma ecco l'intoppo, derivante dal solito difetto di legiferare in modo emergenziale, nel senso di soddisfare via via le istanze più di moda. Un'abitudine tesa a rendere il prodotto legislativo frammentario e scoordinato a tal punto da modificare, spesso negativamente, un istante dopo ciò che è stato deciso, positivamente, un attimo prima. È così intervenuto il Dl 35/2013, impegnato oggi in un difficile percorso di conversione, che ha offerto l'opportunità agli enti locali istanti di accedere a ulteriori risorse, rispetto a quelle ordinarie messe a disposizione dal Fondo di rotazione (articolo 4 del Dl 174/2012), per soddisfare le pretese creditorie arretrate delle imprese e professionisti. Un finanziamento da restituire in un trentennio, in quanto tale incompatibile con i dieci anni concessi, come termine massimo, agli enti locali per portare a compimento il loro intervento di risanamento finanziario. A seguito di questo provvedimento si è resa, ovviamente, necessaria la previsione normativa che imponesse agli enti, che avevano già deliberato il loro strumento di risanamento decennale, di rivederlo sensibilmente, tenendo nel dovuto conto la nuova opzione offerta dal Dl 35/2013. Non è finita qui. Stessa cosa dovrà avvenire, infatti, a seguito del decreto legge in itinere sulla sospensione del l'Imu, dal momento che - quantomeno per l'anno in corso (il primo dei 10 anni previsti per l'auspicato risanamento finanziario) - ai Comuni interessati al riequilibrio verrebbe a mancare la principale fonte del loro finanziamento fiscale. Un'opzione, quella di assottigliare comunque il gettito dell'Imu, propedeutica a mandare in tilt le attuali casse dei Comuni. Non solo di quelli - salvo ripensamento o rinsavimento in corso di conversione - impegnati nell'anzidetta procedura di riequilibrio, dal momento che senza l'Imu gli equilibri di bilancio diverranno ovunque impossibili. Anticipazioni di tesoreria con interessi a carico dello Stato, a titolo di "risarcimento"? Poco credibile, e con impatto del debito pubblico. © RIPRODUZIONE RISERVATA

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Finanza locale. L'impatto sul disavanzo delle anticipazioni Cdp


13/05/2013

La Repubblica - Ed. nazionale

Pag. 6

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Il governo sfida Bruxelles Piano lavoro fuori dal deficit con bonus a chi assume giovani Saccomanni oggi all'Eurogruppo con i conti in ordine Per Imu e Cig in deroga le coperture verranno trovate, ma per il resto si spera nella Ue ROBERTO MANIA SARTEANO - «Abbiamo solo un colpo in canna e non possiamo sprecarlo», dice uno dei ministri appena arrivatoa Sarteano all'abbazia di Spineto per il raduno del governo. Per Imu e cassa integrazione si troveranno le risorse, ma la vera emergenza è il lavoro, in particolare quello giovanile. È su questo che non sono ammessi errori. Ed è una partita che il premier Enrico Letta, insieme ai ministri Fabrizio Saccomanni (Economia) e Enrico Giovannini (Lavoro), sa ben che va giocata su un doppio piano: quello domestico ma soprattutto quello europeo. Perché è l'Europa che può liberare le risorse per far ripartire la crescita e l'occupazione. Ci sono tra i 10 e i 12 miliardi di euro che possono essere tradotti in investimenti ma anche in politiche per il lavoro se solo si riuscisse a inserire i costi di queste ultime all'interno della golden rule, quella regola che esclude le spese per lo sviluppo dai vincoli del 3 per cento per il rapporto deficit-Pil. La strategia del governo Letta punta a questo. Altre strade non sembra ce ne siano viste le difficoltà a reperire le risorse per rifinanziare la cassa integrazione in deroga (11,5 miliardi) e a garantire ai Comuni un'entrata di circa due miliardi pari al gettito della rata dell'Imu sulla prima casa che dovrebbe essere prima sospesa e poi superata. Senza considerare che si vorrebbe scongiurare pure l'aumento dell'Iva dal 21 al 22 per cento che altrimenti scatterebbe da luglio con effetti negativi su una domanda che per alcuni beni è tornata indietro agli anni Novanta. «La priorità assoluta» ha detto Letta in Parlamento, e l'ha ripetuto in altre occasione, è la lotta alla disoccupazione giovanile che rasenta in media il 38 per cento ma che tocca il 50 per cento in alcune aree del Mezzogiorno. L'ambizione del governo è di provare a promuovere un'azione corale simile a quella che si ebbe quando l'obiettivo era entrare tra i paesi fondatori della moneta unica. E oggi, tra l'altro, paghiamo proprio il fatto di avere sprecato il dividendo euro. Decisiva in questa prospettiva è l'uscita dell'Italia dalla procedura per deficit eccessivo. Traguardo ormai scontato e che sarà superato a fine mese. Siamo tra i paesi più virtuosi da questo punto di vista, Francia e Spagna ad per esempio hanno chiesto e ottenuto più tempo per il pareggio di bilancio. Oggi il ministro dell'Economia Saccomanni sarà alla riunione dell'Eurogruppo a rassicurare i partner sulla continuità dell'azione di governo nel controllo dei conti pubblici, tanto più che la progressiva discesa dello spread permette nel tempo di ridurre la spesa per gli interessi sul debito. Dunque, non ci può essere nessuno sbandamento per muoversi con autorevolezza e credibilità al Consiglio europeo del 28 e 29 giugno quando si tratterà, appunto, di tentare di allargare le maglie della golden rule. Letta ha già trovato un importante alleato nel presidente del Parlamento europeo Martin Shulz che proprio la scorsa settimana al termine dell'incontro con il premier italiano ha proposto di anticipare al 2014-2015 il piano europeo della "youth garantee" che stanzia sei miliardi di euro per il 2014-2020 per consentire ai giovani sotto i 25 anni che perdono il lavoro o che escono dalla scuola di ricevere, entro quattro mesi, un'opportunità per essere occupatio formati. Il 2020- non solo per Shulz ma anche per il governo italiano - è troppo lontano se si vuole evitare di perdere un'intera generazione ("generation jobless", secondo l' Economist di un paio di settimane fa). E, in ogni caso servirebbero più risorse, perchéi6 miliardi sono per tutti i paesi dell'Unione. L'anticipo del "youth garantee" e l'aggiornamento della golden rule potrebbero permettere di premere sulle politiche per il lavoro. A quel punto potrebbero tradursi in provvedimenti le proposte di sgravi fiscali a favore di chi assume i giovani (si va dal taglio netto dei contributi per i primi anni a soluzioni intermedie) ma anche alcune delle ipotesi di modifica della riforma del lavoro e delle pensioni che possano avere impatto sui conti.

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Sviluppo


13/05/2013

La Repubblica - Ed. nazionale

Pag. 6

(diffusione:556325, tiratura:710716)

ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Non tanto la prevista riduzione dell'intervallo tra un contratto a termine e un altro, quanto, per esempio, l'idea della staffetta anziani giovani sul posto di lavoro che dovrà comunque garantire al lavoratore più anziano di non perdere i contributi sociali nonostante la possibile riduzione dell'orario. Ma tutto questo verrà dopo, prima bisognerà vincere la partita in Europa. PER SAPERNE DI PIÙ www.palazzochigi.it www.tesoro.it Foto: Saccomanni a Sarteano Foto: TWITTER Enrico Letta ha postato su Twitter una foto della presentazione del piano sul lavoro di Giovannini Foto: FOTOGRAFI AMMESSI I fotografi hanno potuto immortalare, per qualche minuto, il salone della riunione del governo a Sarteano


13/05/2013

La Repubblica - Ed. nazionale

Pag. 7

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Statali, persi 3600 euro di salario in tre anni CON lo stop agli aumenti salariali per i dipendenti pubblici decisi nel 2010, i travet hanno perso in tre anni nel complesso circa 3.000 euro lordi mentre altri 600 circa si perderanno nel 2013. Il calcolo è della Cgil che torna a chiedere la proroga dei contratti per i lavoratori precari perchè la pubblica amministrazione rischia di non poter garantire i servizi essenziali visto il contemporaneo blocco del turn over.

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Il caso


13/05/2013

La Repubblica - Ed. nazionale

Pag. 7

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Il fisco è pronto a colpire anche le sigarette elettroniche A regime un incasso di 50 milioni da 400 mila italiani. Ma la Federazione tabaccai potrebbe rivendicare la gestione commerciale VALENTINA CONTE ROMA - Accise estese anche alle sigarette elettroniche. Il nuovo balzello spunta in un emendamento al decreto che sblocca 40 miliardi di crediti scaduti della P.a. verso le imprese, atteso per martedì in aula alla Camera. E servirà a copertura, seppur minima (appena lo 0,12%), del decreto stesso, resa necessaria dalla modifica al cosiddetto "patto di stabilità verticale", varata qualche giorno fa dalla Conferenza Stato-Regioni. La modifica consente alle Regioni di redistribuire fino a 2 miliardi (dei 40) a Comuni e Province del proprio territorio, a corto di denari per pagare le aziende. Soldi che lo Stato anticipa e sulla cui restituzione non chiede interessi. Il piccolo "ammanco" negli interessi sarà recuperato proprio con l'estensione delle accise alle e-cig, usate pare da almeno 400 mila italiani e in crescita esponenziale. L'incasso previsto è di 14 milioni nel 2013, 50 milioni a regime (lo 0,12% dei 40 miliardi, appunto). La misura di copertura - suggerita dal ministero dell'Economia e "cifrata" dalla Ragioneria non mancherà tuttavia di suscitare polemiche. Estendere le accise, significa difatti considerare le sigarette "a vapore" succedanee e dunque assimilabili a quelle "vere". Di conseguenza, la Federazione tabaccai potrebbe rivendicarne la gestione commerciale (oggi affidata a farmacie, internet e 1.500 negozi spuntati in tutta Italia). Tuttavia lo status di questi dispositivi che vaporizzano una dose minima di nicotina (assieme ad altre sostanze) non è ancora chiaro. L'esame tecnico è in corso da tempo presso il ministero della Salute che tuttavia potrebbe definire le e-cig prodotti paramedici, in quanto utili alla salute perché aiutano ad uscire dalla dipendenza di nicotina. A quel punto però le accise traballerebbero. E con esse la "piccola" copertura finanziaria al decreto sblocca-crediti. La società Ovale, tra le prime ad investire nel settore in Italia e in Europa, è già furibonda: «L'idea di una nuova tassa è contro gli italiani, è pura follia. Colpisce un settore tra i pochi in crescita e che sta creando posti di lavoro». L'impressione però è che a scegliere, alla fine, sarà l'erario.

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La proposta Un emendamento al decreto sblocca-crediti estende l'accisa


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Un piano per il lavoro giovanile e la trasformazione dell'Imu La tassa sugli immobili andrà rimodulata Ma per ora di certo c'è soltanto il rinvio ROBERTO GIOVANNINI ROMA Imu e Cig in deroga sono i problemi immediati sul tavolo del governo in campo economico. Problemi per la cui soluzione serve una intesa politica tra i partiti; ma soprattutto - volgarmente parlando - servono soldi, e molti. E quel che è peggio, dopo la riunione del G7 in Gran Bretagna, sembra proprio che il ministro dell'Economia Saccomanni non riuscirà - come si sperava - ad avere più margini di manovra sul versante dei conti pubblici. Il compito più agevole è quello di rifinanziare la cassa integrazione in deroga, un ammortizzatore sociale molto richiesto ma per il quale i fondi sono esauriti da un bel po', mettendo in grave difficoltà decine di migliaia di persone. Sembra abbastanza definita la soluzione: ci sarà uno stanziamento di 1 miliardo, come tranche d'anticipo, per poi verificare in futuro il «tiraggio» delle risorse e l'eventuale necessità di rimpinguare i fondi. Il nodo, semmai, è che anche per reperire questo primo miliardo non sarà sufficiente la riallocazione di risorse interne al ministero del Welfare. Si stanno così cercando coperture alternative, in altri capitoli di bilancio. L'altro problema, più complicato, è quello dell'intervento sull'Imu. Che per il Pdl è una necessità imprescindibile, ma su cui c'è tuttora grande confusione. Sì, perchè per adesso le uniche cose certe sono due. La prima è la promessa di varare una riforma complessiva della tassazione degli immobili, si presume sulla base di una revisione generale anche delle aliquote catastali. È quella che il Pdl per ragioni simboliche chiama «il superamento dell'Imu», ma che certamente non equivale alla sua abolizione, né tantomeno alla sua restituzione. La seconda certezza è che la rata di giugno per i possessori di una prima casa salterà. Tutto il resto è incerto. La rata di giugno resterà per l'Imu dovuta dai proprietari di «seconde case», o a settembre - come qualcuno paventa - arriverà una mazzata pesantissima? A settembre i proprietari delle prime case continueranno a poter stare tranquilli o dovranno pagare? Lo stop a giugno verrà esteso anche ai capannoni e a fabbricati agricoli? Richieste specifiche sono arrivate dalle associazioni di categoria, che chiedono un aiuto urgente per le piccole imprese, ed hanno trovato sponda bipartisan sia presso il ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato (Pd), sia presso il ministro dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo (Pdl). Tanti, troppi punti interrogativi. Perché in un caso il costo dell'operazione Imu potrà essere elevatissimo. Nell'altro lo scenario del semplice rinvio - per il bilancio dello Stato il costo sarà nullo, visto che lo slittamento dell'imposta richiederà solo un anticipo di cassa dello Stato in favore dei Comuni. Ci saranno poi 100 giorni per concretizzare la riforma vera e propria della tassazione immobiliare, che riguarderà anche la Tares, la nuova tassa sui rifiuti. Allora sarà necessario trovare le coperture, che in parte arriveranno dalla rimodulazione interna dell'imposta (magari con l'arrivo di una imposta unica sui servizi comunali) per altra parte dalla riorganizzazione delle agevolazioni fiscali, le cosiddette tax expenditures . E si alleggerirà l'Imu magari diminuendo le detrazioni fiscali. E dietro l'angolo ci sono gli altri problemi sul tappeto: lo stop al nuovo aumento dell'Iva, la detassazione delle assunzioni di giovani - su cui ieri all'Abbazia di Spineto è stato annunciato l'avvio del lavoro preparatorio da parte del ministro del Lavoro Enrico Giovannini - e il rifinanziamento degli incentivi per le ristrutturazioni che scadono a giugno. 1 miliardo Questa la cifra con cui verrà rifinanziata la cassa integrazione in deroga come tranche d'anticipo ma poi ne serviranno altri Foto: Al lavoro Foto: Il Consiglio dei ministri riunito nell'abbazia di Spineto per mettere a punto i primi provvedimenti che il governo dovrà emanare

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Le priorità sul tavolo Fisco e occupazione


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Francesco Grillo Non si riduce, ovviamente, all'Imu la questione della riforma globale del fisco in Italia. L'approccio al problema delle tasse appare, però, dominato dagli slogan, da rivendicazioni che, spesso, appaiono di bandiera e dall'assenza di una strategia complessiva di ridisegno del sistema. Possono, dunque, essere utili tre precisazioni. La prima è che, seppure il peso del fisco sull'economia italiana (42,8% del Pil) è eccessivo, questa incidenza non è molto diversa da quella degli altri Paesi europei laddove nell'Unione, secondo l'Ocse, ci sono almeno cinque Paesi dove questa percentuale è superiore e in Francia è quasi di due punti più elevata. Ciò non toglie che il costo del Leviatano è un problema per tutti in Europa: servirebbe un impegno solenne che traduca qualsiasi taglio di sprechi nella spesa pubblica complessiva e qualsiasi recupero dell'evasione fiscale in una diminuzione certa della pressione fiscale; tali automatismi sono fondamentali perché produrrebbero consenso sociale diffuso per la lotta ai privilegi e a un contrasto - civile - di chi fa il furbo. La seconda è che ancora più che di abbassamento complessivo del peso del fisco sull'economia italiana, bisognerebbe parlare di modifica della composizione delle entrate tributarie e della richiesta che lo Stato fa ai diversi fattori di produzione. Ad essere penalizzato in Italia è, soprattutto, chi lavora. Continua a pag. 8 Basta osservare le statistiche che dicono che se è vero che rispetto agli altri Paese sviluppati (Ocse) i salari netti italiani sono significativamente più bassi (25,000 dollari contro 28,000 nella media Ocse nel 2012) è anche vero che il costo medio di un lavoratore è invece decisamente più alto in Italia rispetto alla media (48,000 contro 44,000): la differenza la fanno i 23,000 euro che il lavoratore e l'impresa devono pagare - in quote quasi uguali - allo Stato, con il risultato di rendere il costo del lavoro massimo per chi assume e minimo per chi è assunto. Nel frattempo mentre in Inghilterra più dell'11% delle entrate tributarie provengono da quelle sulla proprietà, in Italia la percentuale è di poco superiore al 5%. Del resto nei Paesi più aperti si sono accorti da tempo di un piccolo, cruciale dettaglio: gli immobili sono gli unici indicatori di ricchezza che non si possono muovere, laddove in un'economia globalizzata un aumento di aliquote sul lavoro e sulle imprese può, paradossalmente, ridurre le entrate se spavento un numero sufficientemente elevato di imprese o professionisti. Certo l'Imu va cambiata o abolita, ma ridurre le tasse sul lavoro dovrebbe, con tutta evidenza, essere la priorità di un Paese che è al venticinquesimo posto su ventisette Paesi dell'Europa per tasso di occupazione (indice che conta di più di quello più citato di disoccupazione, perché tiene conto anche di chi un lavoro non lo sta più cercando). La terza precisazione, infine, riguarda la complessità del sistema. Il confronto internazionale ci dice che se sulla pressione complessiva siamo messi male quanto le altre economie europee e sulla composizione delle entrate peggio, per ciò che concerne l'opacità e il costo di adempimento per il contribuente l'Italia riesce a uscire completamente dagli standard europei. La Banca mondiale - che misura il tempo necessario a un contribuente per adeguarsi alle richieste del Fisco - mette l'Italia alla posizione 133 subito dopo il Burundi e prima di Antigua. È vero che normalmente le classifiche internazionali penalizzano l'Italia ma questo della fatica amministrativa di "pagare le tasse" è il parametro nel quale l'Italia registra la sua seconda peggiore prestazione in assoluto (subito dopo quella relativa ai tempi della giustizia). E allora? E allora di tasse si deve parlare proponendo una strategia globale di cambiamento. Cambiamento che non può essere fermato dalla considerazione di chi si limita a ricordare che gli italiani sono affezionati al mattone, perché se vogliamo sopravvivere in un contesto di competizione per l'attrazione dei fattori di produzione di maggiore valore, quel mattone rischia di essere quello legato al collo di una intera società che sta affondando. Bisogna, quindi, rovesciare l'ordine delle priorità e vanno nell'ordine a) semplificati gli adempimenti - al punto di mettere chiunque nella possibilità di fare la dichiarazione senza il commercialista e rese più legittime le attività di riscossione, o perlomeno compatibili con il trattamento che un cittadino creditore dello Stato riceve; b) ridotto subito il peso del fisco sulle imprese e sui lavoratori per incoraggiare la crescita; c) finanziarlo con una intelligente riduzione della spesa pubblica o con un recupero della zona di non ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Riformare il fisco le priorità in agenda


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evasione che un fisco più forte e più credibile può ottenere. È una riforma globale indispensabile per ricostruire il patto tra cittadini e Stato che è attualmente lacerato. È una sfida che Enrico Letta può e deve lanciare ai due partiti che lo sostengono e di cui si deve assumere la responsabilità diretta perché è una delle partite decisive: non solo per la crescita, ma per superare le divisioni ideologiche che hanno tenuto l'Italia in coma per vent'anni.


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La misura può entrare subito nel decreto sul pagamento dei crediti delle imprese Barbara Corrao R O M A Spunta l'ipotesi di introdurre una tassa anche sulle sigarette elettroniche. La norma è contenuta in un emendamento al decreto sui debiti della Pubblica amministrazione. Attualmente sull'acquisto delle ricariche per le sigarette elettroniche viene pagata l'Iva, ma non si applica l'accisa prevista per il tabacco e i prodotti da fumo. La nuova imposta servirebbe come parte della copertura di un emendamento sul cosiddetto «Patto di Stabilità» verticale, che dà spazio di manovra alle Regioni per girare fondi a Comuni e Province. Corrao a pag. 3 R O M A «Parleremo di tutto». Così Fabrizio Saccomanni fa capire che tutti i pezzi forti dell'agenda economica di governo sono inclusi nei lavori del conclave. Quali sono? La sospensione dell'Imu, innanzitutto. Potrebbe riguardare non solo la prima casa ma anche, in misura ancora da definire, i capannoni industriali e agricoli. E poi, il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, il taglio allo stipendio dei ministri. Tre questioni urgenti da risolvere entro il prossimo consiglio dei ministri dei mercoledì. E mentre si cercano le coperture, spunta l'arrivo di un accisa sulle sigarette elettroniche che finora pagavano solo l'Iva. L'emendamento verrà probabilmente inserito fra quelli che proporranno i relatori al decreto sui debiti Pa, in corso di conversione alla Camera. A Spineto si parla certamente del rinvio dell'aumento Iva di luglio e degli esodati. Il ministro del Lavoro Enrico Giovannini ha presentato il piano che introduce sgravi fiscali per favorire il lavoro dei giovani. Sul tavolo, infine, il prolungamento degli incentivi sulle ristrutturazioni edilizie che scadono il 30 giugno e la revisione complessiva delle agevolazioni fiscali. Senza tralasciare il nodo del pubblico impiego e cioè, la decisione se estendere il blocco degli stipendi anche al 2014 oppure no. Ma si tratta di questioni che si potranno attuare in tempi successivi. L'Iva verrà in un secondo momento, presumibilmente quando il governo avrà avuto dalla Ue il via libera sulla chiusura della procedura per deficit eccessivo. E gli esodati ancora dopo, visto che il problema, in base ai calcoli del Mef, si porrà nel 2014. Il governo è al lavoro per trovare la quadratura del cerchio. E cioè accontentare il Pdl che vuole la sospensione dell'Imu sulla prima casa e dare un segnale anche agli imprenditori che temono la batosta dell'Imu 2013 sui capannoni e sugli opifici. Un'esigenza sentita anche dal Pd che trova sponde nel governo per «dare una risposta alle imprese in un momento di crisi così grave». La Cgia di Mestre è andata a controllare le cifre dell'Imu 2012 e ha verificato che per industrie, negozi, professionisti l'aggravio è stato quasi sempre superiore al 120% rispetto alla vecchia Ici. Anche per questo sembra scongiurato l'aumento, dal 60 al 65 per cento, del coefficiente di rivalutazione sui beni strumentali. E si sta valutando come estendere la sospensione della rata di giugno e come ridurre la tassa per le imprese in base ad una rimodulazione che tenga conto delle diverse priorità: su 9 categorie di beni interessati (dagli opifici ai teatri, alle banche e ai terreni agricoli) si andrebbe dunque ad alleggerire chi è più legato all'attività produttiva. Per l'Imu la sospensione consente di guadagnare qualche mese, ma il nodo di come reperire i fondi da destinare comunque ai Comuni (2 miliardi per il 2013) e allo Stato (per capannoni e opifici, oltre 2 miliardi) andrà sciolto: la Ue su questo punto è stata chiara e ha chiesto coperture vere. Per la cassa in deroga, invece, la questione è più semplice. Si punta su 1 miliardo iniziale da reperire nelle voci di bilancio del ministero del Lavoro salvo poi verificare se è sufficiente a coprire il fabbisogno, anche in base a come andrà il cosiddetto tiraggio. Ma dalle prime stime i fondi al Lavoro non sarebbero sufficienti e così la ricerca si sta allargando ad altri ministeri. Nel pubblico impiego, infine, i sindacati premono per ottenere il rinnovo dei contratti in scadenza da luglio. La Cgil ha calcolato finora una perdita di reddito di 200 euro mensili per i travet a causa del blocco in vigore dal 2010 e teme l'estensione al 2014 che finirebbe per caricare sui 3.000 euro lordi annui medi già persi, ulteriori 500 euro per il 2014. Insomma, un ulteriore stretta che pesa in un settore dove le politiche di contenimento della spesa hanno portato ad un taglio di circa 400.000 unità, rileva ancora la Cgil Ma per rinnovare i contratti occorre reperire almeno 1 miliardo in più. Barbara Corrao ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Tassa sulle sigarette elettroniche per i debiti dello Stato


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I due portavoce Trevisi e Subranni briefing bipartisan Il punto stampa ieri sera nell'abbazia di Spineto è stata affidata da Letta e Alfano ai rispettivi portavoce, Gianmarco Trevisi (nella foto) e Danila Subranni. Fianco a fianco si sono presentati ai giornalisti, raccontando il punto dei lavori del seminario di governo. «Il maltempo ha provocato una serie di ritardi», hanno spiegato. Ma oggi a rispondere verranno i loro leader. La stangata +127,9 +123,5 0 0 0 952 610 482 805 1.835 400 894 +93,3 6.689 +70,8 Albergo 11.429 4.305 +70,1 7.325 3.401 +70,1 5.786 Ufficio libero professionista Negozio commerciale Laboratorio ar tigiano 362 700 Centro commerciale Capannone industriale Fonte: Cgia di Mestre ICI IMU % Aumento ANSA-CENTIMETRI Eventuale mancato aggravio nel 2013 (*) xxx Attività produttive: Ici 2011, Imu 2012 (dati in euro) *Pari all'8,33%, calcolato ipotizzando il varo di disposizioni normativ e tese ad evitare l'aumento del coefficiente moltiplicatore da 60 a 65 previsto per il 2013 che si applica alla rendita catastale degli immobili di categoria D per per venire alla determinazione della relativa base imponibile Foto: Il ministro Giovannini illustra le misure sul lavoro


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Il Messaggero - Metropolitana

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La sfida cruciale Riformare il fisco le priorità in agenda Francesco Grillo Non si riduce, ovviamente, all'Imu la questione della riforma globale del fisco in Italia. L'approccio al problema delle tasse appare, però, dominato dagli slogan, da rivendicazioni che, spesso, appaiono di bandiera e dall'assenza di una strategia complessiva di ridisegno del sistema. Possono, dunque, essere utili tre precisazioni. La prima è che, seppure il peso del fisco sull'economia italiana (42,8% del Pil) è eccessivo, questa incidenza non è molto diversa da quella degli altri Paesi europei laddove nell'Unione, secondo l'Ocse, ci sono almeno cinque Paesi dove questa percentuale è superiore e in Francia è quasi di due punti più elevata. Ciò non toglie che il costo del Leviatano è un problema per tutti in Europa: servirebbe un impegno solenne che traduca qualsiasi taglio di sprechi nella spesa pubblica complessiva e qualsiasi recupero dell'evasione fiscale in una diminuzione certa della pressione fiscale; tali automatismi sono fondamentali perché produrrebbero consenso sociale diffuso per la lotta ai privilegi e a un contrasto - civile - di chi fa il furbo. La seconda è che ancora più che di abbassamento complessivo del peso del fisco sull'economia italiana, bisognerebbe parlare di modifica della composizione delle entrate tributarie e della richiesta che lo Stato fa ai diversi fattori di produzione. Ad essere penalizzato in Italia è, soprattutto, chi lavora. Basta osservare le statistiche che dicono che se è vero che rispetto agli altri Paese sviluppati (Ocse) i salari netti italiani sono significativamente più bassi (25,000 dollari contro 28,000 nella media Ocse nel 2012) è anche vero che il costo medio di un lavoratore è invece decisamente più alto in Italia rispetto alla media (48,000 contro 44,000): la differenza la fanno i 23,000 euro che il lavoratore e l'impresa devono pagare - in quote quasi uguali - allo Stato, con il risultato di rendere il costo del lavoro massimo per chi assume e minimo per chi è assunto. Nel frattempo mentre in Inghilterra più dell'11% delle entrate tributarie provengono da quelle sulla proprietà, in Italia la percentuale è di poco superiore al 5%. Del resto nei Paesi più aperti si sono accorti da tempo di un piccolo, cruciale dettaglio: gli immobili sono gli unici indicatori di ricchezza che non si possono muovere, laddove in un'economia globalizzata un aumento di aliquote sul lavoro e sulle imprese può, paradossalmente, ridurre le entrate se spavento un numero sufficientemente elevato di imprese o professionisti. Certo l'Imu va cambiata o abolita, ma ridurre le tasse sul lavoro dovrebbe, con tutta evidenza, essere la priorità di un Paese che è al venticinquesimo posto su ventisette Paesi dell'Europa per tasso di occupazione (indice che conta di più di quello più citato di disoccupazione, perché tiene conto anche di chi un lavoro non lo sta più cercando). La terza precisazione, infine, riguarda la complessità del sistema. Il confronto internazionale ci dice che se sulla pressione complessiva siamo messi male quanto le altre economie europee e sulla composizione delle entrate peggio, per ciò che concerne l'opacità e il costo di adempimento per il contribuente l'Italia riesce a uscire completamente dagli standard europei. La Banca mondiale - che misura il tempo necessario a un contribuente per adeguarsi alle richieste del Fisco - mette l'Italia alla posizione 133 subito dopo il Burundi e prima di Antigua. È vero che normalmente le classifiche internazionali penalizzano l'Italia ma questo della fatica amministrativa di "pagare le tasse" è il parametro nel quale l'Italia registra la sua seconda peggiore prestazione in assoluto (subito dopo quella relativa ai tempi della giustizia). E allora? E allora di tasse si deve parlare proponendo una strategia globale di cambiamento. Cambiamento che non può essere fermato dalla considerazione di chi si limita a ricordare che gli italiani sono affezionati al mattone, perché se vogliamo sopravvivere in un contesto di competizione per l'attrazione dei fattori di produzione di maggiore valore, quel mattone rischia di essere quello legato al collo di una intera società che sta affondando. Bisogna, quindi, rovesciare l'ordine delle priorità e vanno nell'ordine a) semplificati gli adempimenti - al punto di mettere chiunque nella possibilità di fare la dichiarazione senza il commercialista - e rese più legittime le attività di riscossione, o perlomeno compatibili con il trattamento che un cittadino creditore dello Stato riceve; b) ridotto subito il peso del fisco sulle imprese e sui lavoratori per incoraggiare la crescita; c) finanziarlo con una

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intelligente riduzione della spesa pubblica o con un recupero della zona di non evasione che un fisco più forte e più credibile può ottenere. È una riforma globale indispensabile per ricostruire il patto tra cittadini e Stato che è attualmente lacerato. È una sfida che Enrico Letta può e deve lanciare ai due partiti che lo sostengono e di cui si deve assumere la responsabilità diretta perché è una delle partite decisive: non solo per la crescita, ma per superare le divisioni ideologiche che hanno tenuto l'Italia in coma per vent'anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA


13/05/2013

Il Giornale - Ed. nazionale

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Buste paga più leggere per i «travet» Il blocco degli aumenti pesa per 3.600 euro ALLARME Nel 2007-2011 il Pubblico ha perso 150mila addetti. Entro il 2014 saliranno a 400mila RE Tempi duri anche per i travet. A pagare il costo della crisi, non solo infatti solo gli addetti del settore privato: con lo stop agli aumenti salariali decisi nel 2010, i dipendenti pubblici hanno perso in tre anni circa 3mila euro lordi complessivi, ma altri 600 dovrebbero mancare all'appello già quest'anno. Il calcolo è della Cgil di Susanna Camusso, che torna anche a chiedere la proroga dei contratti per i lavoratori precari, perché la pubblica amministrazione rischia di non garantire i servizi essenziali visto il blocco del turn over. Tra il 2007 e il 2011 si sono persi 150mila posti di lavoro, ma è probabile che entro il 2014, anche grazie alla spending review spiega il responsabile dei settori pubblici Cgil, Michele Gentile - i travet in meno siano 400mila. A regime le retribuzioni, secondo Gentile, perderanno a fine 2013 in termini reali (a causa del mancato adeguamento rispetto all'inflazione in questi anni) circa 200 euro mensili. Tra il 2010 e il 2012 le retribuzioni dei travet non hanno recuperato l'8,1% di aumento dei prezzi che si è registrato nel periodo (insieme allo scarto tra inflazione programmata e reale che c'è stato nel biennio precedente). La stima per il costo del lavoro tra il 2011 e il 2014 è di un calo di sette miliardi con il passaggio da 169 a 162 miliardi. Ma i dipendenti pubblici non hanno affrontato solo un sacrificio in termine di buste paga reali più leggere. Nel periodo hanno dovuto fare i conti anche con il blocco del turn over (fino a fine 2014 si può assumere solo nel limite del 20% dei lavoratori usciti) e quindi con il calo del personale. Tra il 2007 e il 2011, secondo i dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, i dipendenti pubblici sono diminuiti di 150mila unità (da 3,43 milioni a 3,28 milioni) con un -4,3% ma la diminuzione dovrebbe essere ancora più consistente negli anni successivi con una stima della Cgil di 400mila lavoratori pubblici in meno tra il 2007 e il 2014. Nelle amministrazioni resta inoltre irrisolto il problema del precariato: si tratta di circa 200mila persone - sempre secondo i calcoli del sindacato rosso - tra contratti a termine, lsu, interinali e collaborazioni. Ecco perché le forze sociali sono all'attacco per ottenere il rinnovo dei contratti in scadenza. «Vanno immediatamente rinnovati - dice il segretario confederale Uil Antonio Foccillo - si rischia di non poter dare i servizi essenziali». Foccillo ha poi ricordato che esiste un problema di persone vincitrici di concorso pubblico che a causa del blocco del turn over sono rimaste in mezzo al guado. «Quanto al tema dei salari - avverte - diciamo no a un ulteriore blocco dei contratti per il 2014». La Cisl chiede invece all'esecutivo di rinnovare i contratti in scadenza del pubblico impiego già con il primo provvedimento, quello che affronterà il nodo delle risorse per la Cig in deroga e l'Imu. Per il rinnovo di quelli in scadenza a luglio servono 150 milioni. Una volta affrontate le emergenze però, afferma il segretario generale Giovanni Faverin, bisognerà cercare le risorse per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici in modo da far ripartire le trattative per tre milioni di lavoratori con le buste paga ferme al 2010. Al momento i contratti sono bloccati fino a fine 2013, ma è stato messo a punto un decreto per prorogare il blocco anche per il 2014. Per un triennio, secondo Faverin, servono 7-8 miliardi.

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Il caso Le ricadute della spending review


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Il Tempo - Ed. nazionale

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Arriva la tassa sulle sigarette elettroniche Il fumo elettronico potrebbe costare di più. Un emendamento dei relatori del testo di legge sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione prevede che le sigarette elettroniche saranno tassate come le classiche. Tradire le «bionde» costerà più caro. Chi si è lasciato travolgere dalla passione per il fumo elettronico, mettendo nel cassetto il tabacco, potrebbe essere presto chiamato ad alzare il budget di spesa per il nuovo vizio. Un emendamento dei relatori del testo di legge sul pagamento dei debiti della pubblica amministrazione prevede, infatti, che le sigarette elettroniche siano tassate, esattamente come le classiche. A presentare l'articolo da inserire nel provvedimento approvato dal governo Monti sono stati Marco Causi (Pd) e Maurizio Bernardo (Pdl). Nella nota di spiegazione, che accompagna la proposta di modifica, si legge che la copertura per il patto verticale incentivato arriverà dall'introduzione «dell'accisa sui prodotti contenenti nicotina o altra sostanza idonea a sostituire il consumo dei tabacchi lavorati». Non è il miglior inizio per un governo nel quale uno dei due azionisti, il Pdl, aveva cancellato dal vocabolario la parola «tassa» ma in tempi di magra continuare a tassare il vizio non desta particolari pruriti nemmeno tra i detassatori più accaniti. Il governo Letta non sembra ostinato a bloccare l'iniziativa dei parlamentari. Il ragionamento del sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta apre senza remore a un'ipotesi del genere: «La tassa sulle sigarette elettroniche rappresenta un'ipotesi di copertura finanziaria possibile, ma la decisione spetta al Parlamento». Baretta ha aggiunto che «dal punto di vista tecnico la copertura è possibile. Bisogna però ha spiegato visionare la relazione tecnica dei Monopoli». Baretta ha fatto presente che si tratta comunque di una «decisione di carattere politico che prenderemo domani (oggi ndr) in Parlamento». A spingere per la tassazione dei prodotti equivalenti al fumo è stata nei giorni scorsi l'associazione dei tabaccai che hanno visto fortemente diminuire i loro introiti nei primi mesi dell'anno e cioè da quando il fumo tecnologico è diventato un autentico boom. A essere felice della possibile tassazione anche l'erario che ha cominciato a fare i conti della nuova moda. Nei primi tre mesi del 2013 sono già mancati 200 milioni di euro di gettito. E le stime parlano di un ammonco finale nell'anno in corso di circa un miliardo di euro. Troppo per non cercare di riprendere una parte dell'incasso che il fisco porta a casa sul tabacco. In realtà la previsione di un'imposta sul consumo di fumo artificiale non è vista negativamente dagli operatori più organizzati e seri del settore. Sarebbe per loro l'inizio di una regolamentazione di un comparto che si è sviluppato esponenzialmente e che per la velocità di crescita non è stato adeguatamente valutato dal legislatore. A patto, spiegano gli imprenditori, che come al solito lo Stato non voglia imporre un prelievo esoso che manderebbe fuori mercato molti di loro con conseguente perdita di posti di lavoro che, almeno in questo comparto, sono in aumento. L'attenzione dell'amministrazione pubblica verso il fumo elettronico non è comunque una novità. Con un'ordinanza firmata il 2 aprile scorso, il ministero della Salute ha messo un primo punto fermo nel mondo delle sigarette hi-tech: il divieto di vendita di quelle contenenti nicotina è stato infatti innalzato da 16 a 18 anni, lo stesso limite in vigore per i prodotti del tabacco. Una disposizione che ha seguito il parere espresso pochi mesi prima dall'Istituto Superiore di Sanità e della diffusione sempre più massiccia delle sigarette elettroniche, anche fra i giovanissimi. La sostanziale equiparazione tra fumo di tabacco e quello tecnologico si è avuta anche con Trenitalia, Alitalia e alcuni uffici pubblici che hanno già introdotto delle restrizioni all'uso della sigaretta elettronica negli spazi dove vige il divieto di fumo tradizionale. E anche gli enti locali si sono mossi. Ultimo in ordine di tempo è stato Caldogno, nel vicentino, che ha detto stop alle sigarette elettroniche negli ambienti pubblici. Il divieto di fumo negli uffici comunali, nelle scuole, in biblioteca e in tutti gli uffici ed edifici pubblici del comune veneto indicato nell'ordinanza firmata dal sindaco Marcello Vezzaro è stato esteso anche all'utilizzo delle cosiddette sigarette elettroniche. Il sindaco, che costituisce la massima autorità amministrativa in materia sanitaria sul territorio, ha ritenuto di attuare il parere del Consiglio superiore della Sanità che raccomanda «l'adozione di misure analoghe a quelle previste per il controllo del fumo di tabacco».

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Il testo di legge


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Insomma se vale l'equazione tabacco uguale fialetta elettronica allora presto l'accisa su quest'ultima sarà il sugello finale dell'equiparazione. INFO Fisco Nei primi tre mesi il calo del gettito fiscale statale che arriva dalle accise sul tabacco è stato di circa 200 milioni di euro


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I sindacati: se il blocco dei contratti continua saranno persi 4.100 euro in quattro anni Pretese La Cgil chiede la proroga dei contratti per i lavoratori precari Più debito Quasi archiviata ormai l'austerità, si va verso la flessibilità controllata Quasi archiviata la politica di stretta austerità e aperta la nuova fase della flessibilità controllata dei conti pubblici, ovvero più debito, basta che si resti sotto il 3% del Pil per non far arrabbiare Bruxelles e i mercati, arrivano le prime fatture insolute da pagare. Una di queste è rappresentata dal comparto degli statali che, sotto la paura dello spread e del blocco della finanza pubblica per mancanza di liquidi, avevano mitigato le pretese. Passata la paura ora si rifanno sotto. E, con tanto di cifre alla mano, preparano il pressing al governo per riavviare le complessa trattativa dei rinnovi contrattuali. Ieri a fare i conti sui sacrifici sopportati dai dipendenti della pubblica amministrazione negli anni scorsi è stata la Cgil che ha spiegato che, se fosse confermato il blocco degli stipendi per i dipendenti pubblici anche nel 2014, dal 2010 al prossimo anno gli statali perderebbero complessivamente 4.100 euro medi lordi. La stima è del coordinatore del Dipartimento del pubblico impiego del sindacato, Michele Gentile. Gentile ricorda come «nel 2010, con un'inflazione al 2,1%, si sono perse 50 euro al mese, nel 2011 con i prezzi al consumo al 3,2%, 74 euro al mese e nel 2012 (inflazione al 2,2%), 52 euro. Quindi, tra il 2010 e il 2012 si sono persi circa 3.000 euro». Non solo. Se confermato il tasso d'inflazione al 2%, nel 2013 «si perderebbero altri 600 euro (circa 50 euro al mese) per un totale di 3.600 euro». Infine, nel 2014 (con i prezzi al consumo intorno all'1,6%) qualora proseguisse il blocco degli stipendi, ha concluso gentile «ipotizziamo altri 500 euro (35 euro al mese) e potremmo arrivare a 4.100 euro medie lorde». Per questo la Cgil ribadisce la sua richiesta di proroga dei contratti per i precari, poiché la pubblica amministrazione rischia di non poter garantire i servizi essenziali visto il contemporaneo blocco del turn-over. In quattro anni (2007-2011) sono andati in fumo 150.000 posti di lavoro. Però, anche in conseguenza della spending review, alla fine del 2014 i travet in meno potrebbero essere 400.000. A regime le retribuzioni, secondo il sindacato, per colpa del mancato adeguamento all'inflazione, alla fine del 2013 perderanno circa 200 euro mensili. Tra il 2010 e il 2012 le retribuzioni dei travet non hanno recuperato l'8,1% di aumento dei prezzi che è stato registrato nel periodo (calcolando lo scarto tra inflazione programmata e reale nel precedente biennio). La stima per il costo del lavoro tra il 2011 e il 2014 è di 7 miliardi in meno, da 169 a 162. Ma i dipendenti pubblici hanno dovuto fare i conti anche con il blocco del turn over (fino a fine 2014 si puo' assumere solo nel limite del 20% dei lavoratori usciti) e quindi con il calo del personale. Tra il 2007 e il 2011, calcola la Ragioneria generale dello Stato, i dipendenti pubblici sono diminuiti di 150.000 unità, passando da 3,43 a 3,28 milioni, con un -4,3%. Tuttavia, il calo dovrebbe essere ancora più consistente negli anni successivi. La Cgil stima 400.000 lavoratori pubblici in meno tra il 2007 e il 2014. Irrisolto, inoltre, il problema del precariato con circa 200.000 tra contratti a termine, lsu, interinali e collaborazioni nel complesso delle amministrazioni. Per questo i sindacati chiedono al Governo il rinnovo immediato dei contratti dei precari che scadono a luglio. Altrimenti, avverte il segretario confederale Uil Antonio Foccillo, «si rischia di non poter dare i servizi essenziali». Infine, Foccillo ha ricordato che esiste un problema di persone vincitrici di concorso pubblico ancora in attesa del badge a causa del blocco del turn over. «Quanto al tema dei salari - sottolinea il sindacalista - diciamo no a un ulteriore blocco dei contratti per il 2014». Per la Cisl funzione pubblica, il governo dovrebbe rinnovare i contratti della pubblica amministrazione in scadenza con il primo provvedimento, quello che dovrà affrontare il nodo delle risorse per la Cig in deroga e l'Imu. Per il rinnovo di quelli in scadenza a luglio servono 150 milioni. Affrontate le emergenze, spiega il segretario generale Giovanni Faverin, sarà necessario trovare le risorse per i rinnovi contrattuali dei dipendenti pubblici in modo da far ripartire le trattative per tre milioni di lavoratori con le buste paga ferme al 2010. M. G. 3000 Euro Tanto, per la Cgil, si sarebbe perso fra il 2010 e il 2012

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Statali alla riscossa per più soldi in busta


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150 Mila I posti di lavoro andati in fumo tra il 2007 e il 2011 150 Mila Dipendenti pubblici in meno tra il 2007 e il 2014 Foto: Ministro Saccomanni dopo aver trovato le risorse per Imu e Cig dovrà affrontare i rinnovi contrattuali degli statali


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Fondi a rate per sciogliere il nodo della cassa in deroga Imu , per i capannoni si valuta la sospensione GIULIA PILLA ROMA «Parleremo di tutto». Così il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni arrivando all'Abbazia di Spineto, per il vertice informale di governo. Del resto parlare di Imu e di Cig è ineludibile per la squadra di Letta considerati i tempi strettissimi per il varo del decreto previsto per metà settimana. L'intesa politica c'è, il nodo sono le risorse: anche questo ha ripetuto Saccomanni e sulle coperture è concentrata l'attenzione delle prossime ore. «UNA BUONA PARTENZA» Tra le ipotesi che si fanno, la più nuova riguarda l'urgente rifinanziamento della cassa integrazione in deroga: il governo starebbe valutando la possibilità di un «finanziamento a tranche». In pratica si metterebbe subito a disposizione un miliardo per poi monitorare l'efficacia dell'intervento e tarare eventuali altre esigenze. Un percorso che incontra quantomeno un ostacolo: secondo una valutazione dei sindacati che l'altro ieri hanno diffuso gli ultimi inquietanti dati sul ricorso alla cassa integrazione - per coprire l'intero 2013 mancano ancora 1,5 miliardi. Il problema non si risolverebbe. Non è inoltre chiaro dove si andrà a prendere il miliardo: l'ipotesi che molto circola è di dirottare a questo scopo i 500 milioni trovati per detassare il salario di produttività e altri 250 dai contributi obbligatori contro la disoccupazione. Uno storno di questo tipo non è ancora sufficiente e suonerebbe un po' beffa per il mondo del lavoro che vedrebbe così calare il suo plafond. Sarebbe tuttavia una partenza, ragiona Cesare Damiano. «Nella serata di domani (oggi, ndr) sapremo quali sono le vere scelte che il Consiglio dei ministri proporrà al Parlamento e al Paese». L'ipotesi di procedere a tappe «sarebbe sicuramente una buona partenza, un segnale positivo nei confronti di una delle emergenze del Paese reale a tutela dell'occupazione». «Da qui - conclude il presidente della commissione Lavoro della Camera - si parta per affrontare successivamente i temi dell'occupazione giovanile, degli ammortizzatori sociali e delle pensioni». L'altro urgente dossier sul tavolo del governo è quello relativo al pacchetto Imu: la sospensione della rata di giugno, la platea a cui applicarla (solo abitazioni o anche capannoni), la rimodulazione della tassa, tengono impegnati tecnici e politici che dovranno decidere in fretta se non altro per restituire certezze ai bilanci dei Comuni. Il pressing delle imprese per un alleggerimento dell'imposta sui capannoni, raccolto dal ministro per lo Sviluppo Zanonato, sembra aver aperto un varco. La sospensione dell'acconto Imu di giugno potrebbe infatti arrivare non solo per la prima casa ma anche per gli immobili strumentali delle imprese (i capannoni, appunto) e delle p i c c o l e s o c i e t à a g r i c o l e . È a n c o r a un'ipotesi che il governo sta valutando per la definizione del decreto. La nuova scadenza di pagamento, per consentire una riforma della tassazione immobiliare, sarebbe al momento fissata per settembre ma non è escluso nemmeno un rinvio a novembre. Si studia anche i l b l o c c o d e l l ' a u m e n t o a u t o m a t i c o dell'8,3% previsto dal decreto Salva-Italia per il moltiplicatore dei negozi, degli alberghi e dei capannoni. Una «correzione» anticipata da Il sole 24 ore, misura che pesa per 400milioni. Lo sconto per le imprese - o il minore aggravio - starebbe nel bloccare la rivalutazione automatica da 60 a 65 della rivalutazione che si applica alle rendite catastali per questo tipo di immobili e che è scattata all'inizio dell'anno. L'IMU PER LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE Intervenire sull'Imu anche per le attività produttive significa dover reperire altri 2,5 miliardi da aggiungere ai 4 relativi alla casa di residenza ed, eventualmente, ai 400 milioni necessari per bloccare il moltiplicatore per le imprese. Del resto per le attività produttive «l'Imu è stata una vera e propria stangata». Così almeno dicono i dati diffusi dalla Cgia di Mestre che ha misurato gli aumenti di imposta, rispetto a quando si pagava l'Ici, subiti dal mondo delle partite Iva e dagli imprenditori. L'anno scorso gli uffici dei liberi professionisti hanno pagato quasi il 128% in più, i negozi commerciali il 123,5%, i laboratori artigianali oltre il 93%, gli alberghi quasi il 71%, i centri commerciali e i capannoni industriali attorno al 70%.

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Cig, possibile il rifinanziamento in tranche: si parte con un miliardo


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Cgil: quest'anno costerà 600 euro Lo stop deciso nel 2010 ha alleggerito le buste paga dell'8,1% a testa e, in caso di conferma, 500 nel 2014 LUIGINA VENTURELLI MILANO Circa mille euro all'anno. Tanto è costato ai dipendenti statali il regime di austerità deciso ormai quattro anni fa dal governo (allora era quello guidato da Berlusconi, ma la linea è stata confermata dal successivo esecutivo Monti) per recuperare risorse facili alle spese dei lavoratori della pubblica amministrazione con il blocco degli stipendi. Ma se il congelamento delle loro buste paga fosse confermato anche nel 2013 e 2014, come i sindacati temono, allora tre milioni e mezzo di dipendenti statali dovrebbero affrontare la perdita complessiva di 4.100 euro medi lordi. È quanto ha calcolato la Cgil, secondo le stime fornite dal coordinatore del Dipartimento del pubblico impiego, Michele Gentile. Ben 3mila euro se ne sono già andati in fumo dal 2010 al 2012, visto che nel 2010, all'indomani dell'esplosione della crisi economica globale, con un'inflazione al 2,1%, sono stati persi 50 euro al mese, mentre nel 2011, quando i prezzi al consumo crescevano a un ritmo del 3,2%, il conto saliva a 74 euro, e infine l'anno scorso, con il carovita sulla soglia del 2,2%, tornava a 52 euro mensili. Il conto, dunque, è presto fatto: 3mila euro nel giro di tre anni. Ma il salasso rischia di aggravarsi ulteriormente, perchè il provvedimento per mantenere il blocco degli stipendi per tutto il 2013 ed anche per il 2014 già circolava a Palazzo Chigi e l'attuale g o v e r n o p o t r e b b e e s s e r e t e n t a t o dall'applicarlo. «Fino al 2013, se sarà confermata l'inflazione al 2%» spiega Gentile, «si perderebbero altri 600 euro, pari a circa 50 euro al mese, per un totale di 3.600 euro. E nel 2014, con i prezzi al consumo intorno all'1,6%, ipotizziamo altri 500 euro, corrispondenti a 35 euro mensili, e potremmo arrivare a 4.100 euro medie lorde». L'INCERTEZZA DELLA POLITICA Il dubbio che ancora permane sulla sorte delle buste paga degli statali, congelate allo stato in cui si trovavano quattro anni fa, è dovuto ad un colpo di coda del governo Monti che, poche settimane prima di cedere il testimone, ha inserito il blocco dello stipendio per gli statali fino al 31 dicembre 2014 in una bozza di decreto che condannerebbe il potere d'acquisto dei lavoratori coinvolti a restare in balia dell'inflazione ancora a lungo. Il provvedimento non è stato emanato, ma la sola possibilità che fosse preso in considerazione mandò su tutte le furie le organizzazioni sindacali. «Una forzatura ai danni dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni» l'aveva definita il segretario generale della Fp Cgil Rossana Dettori, trovando sulla stessa lunghezza d'onda i segretari di categoria della Cisl e della Uil, Giovanni Faverin e Massimo Di Menna. Del resto, non aveva aiutato a rasserenare il clima la curiosa vaghezza con cui il ministro Patroni Griffi e il sottosegretario Catricala affrontavano il tema del blocco della contrattazione nella Pa: «Finora non se ne è parlato». Non confermando, ma nemmeno smentendo l'ipotesi. Infatti, da lì a poco, i loro timori si sarebbero dimostrati fondati: la bozza di decreto del presidente della Repubblica è stata in effetti approvata in uno degli ultimi Consigli dei ministri tenuti dall'esecutivo Monti, lasciando così in eredità al ministro Gianpiero D'Alia un documento pronto per proseguire il suo iter d'approvazione verso il Consiglio di Stato e poi verso il Parlamento. «A quanto ci risulta, la bozza di decreto sarebbe già stata inviata al Consiglio di Stato» racconta il coordinatore del Dipartimento pubblico impiego della Cgil, «che vi avrebbe apposto alcune piccole osservazioni di merito. Ora spetta al nuovo esecutivo decidere cosa farne». Le possibilità sono due: o mandare il testo direttamente alle commissioni parlamentari competenti per acquisirne il parere, e poi eventualmente chiederne l'approvazione in aula, oppure chiamare le parti sociali al confronto, per valutare la questione con il metodo della concertazione. Inutile dire che i sindacati si attendono, per non dire pretendono, che il governo Letta proceda per la seconda strada. Foto: Una protesta davanti al ministero della Funzione Pubblica

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Statali, aumenti bloccati: persi tremila euro


13/05/2013

QN - La Nazione - Ed. nazionale

Pag. 6

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Saccomanni debutta in Europa Braccio di ferro fra ripresa e rigore Lorenzo Consoli BRUXELLES ALLA SUA prima riunione dell'Eurogruppo, oggi a Bruxelles, il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni dovrà spiegherà ai colleghi dell'Eurozona quali sono «i piani del nuovo governo per il consolidamento dei conti pubblici», e in particolare «la composizione in termini di spese e di entrate» in questi piani. È quanto ci si aspetta da lui, riferivano nei giorni scorsi fonti dell'Eurogruppo, aggiungendo che a Saccomanni verrà richiesto anche di illustrare «il programma di riforme strutturali per il ritorno alla crescita», che in Italia manca da molti anni. QUELLO che è certo è che il ministro riaffermerà la ferma intenzione dell'Italia di acquisire l'uscita dalla 'procedura Ue per deficit eccessivo', confermando tutte le cifre (già convalidate dalla Commissione nelle sue previsione economiche, il 3 maggio scorso) e le misure che permetteranno di mantenere il rapporto deficit/Pil sotto il 3% quest'anno e nel 2014. L'obiettivo è ormai vicino e a portata di mano: l'Esecutivo Ue darà il suo responso il 29 maggio, e con l'uscita dalla procedura - a questo punto quasi certa - l'Italia sarà collocata nella 'fase preventiva' del Patto di stabilità, in cui si può accedere a una sorta di 'lasciapassare' per alcune classi di investimenti, che non verrebbero più contabilizzati (o sarebbero contabilizzati diversamente) nel deficit. Ed è a questo tipo di 'flessibilità' che punta il governo , con l'obiettivo di far passare il principio della 'golden rule', ovvero degli investimenti fuori dal deficit, non solo per il co-finanziamento nazionale dei Fondi di coesione europei, ma anche per altre misure per la crescita, e in particolare gli incentivi fiscali a favore dell'occupazione dei giovani. Nel frattempo, il ministro ha già incontrato nel week-end i suoi colleghi dei paesi maggiori dell'Eurozona e il commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, durante il G7 finanziario di Aylesbury, in Inghilterra, nel fine settimana. Da Rehn, Saccomanni ha avuto una richiesta precisa, per poter garantire l'uscita dalla procedura di Bruxelles: fornire «informazioni aggiuntive» e soprattutto «atti pubblici» concreti a sostegno dell'impegno a mantenersi stabilmente sotto il 3% del deficit, e quindi a prevedere meccanismi che recuperino risorse e compensino subito spese aggiuntive (vedi i nuovi finanziamenti per Cassa integrazione ed esodati, il mancato incasso delle prossime rate dell'Imu, o il mancato aumento programmato dell'Iva), lasciando i saldi invariati. IL MINISTRO italiano ha già risposto al commissario, e ripeterà oggi ai colleghi dell'Eurozona, che due 'atti pubblici' ci sono già: la fiducia ottenuta dal governo , e il voto favorevole di entrambi i rami del Parlamento alla risoluzione di sostegno al Documento economico e finanziario (Def). Il Def costituirà la base del 'Programma di stabilità' e del 'Piano nazionale di riforme', i due documenti che Bruxelles attende da Roma il più presto possibile. Il quadro, tuttavia, non potrà essere completo senza il terzo 'atto pubblico': i decreti del governo su Imu, Cig e Iva, con il loro impatto previsto sul deficit e le eventuali correzioni. E su questo, inevitabilmente, che Saccomanni dovrà cercare di essere quanto più convincente e rassicurante possibile con i colleghi dell'Eurogruppo.

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OGGI IL MINISTRO SPIEGA I NOSTRI PIANI ECONOMICI E FINANZIARI


13/05/2013

La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

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Massimo Giannini La cortina fumogena della «pacificazione» e del conformismo emergenziale obnubila i cuori e i cervelli. Avevamo creduto che bastasse una Piccola Coalizione all'italiana, per riportarci agli onori del mondo e farci conquistare in Europa il «diritto» a riaprire i cordoni della borsa. Non è andata così. Il tour comunitario di Enrico Letta non ha dato i frutti sperati. La Merkel non fa sconti, Barroso nemmeno. Com'era ovvio, non possiamo sforare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil. È il paradosso tricolore: siamo stati così bravi da raggiungere entro i termini previsti il pareggio strutturale di bilancio, e adesso come potevamo illuderci che ci avrebbero permesso di tornare in disavanzo? Il «caveat» europeo modifica la prospettiva italiana. Il governo sospende il pagamento dell'Imu sulla prima casa. Era nelle promesse della campagna elettorale, è nelle premesse delle larghe intese. Ma nulla sappiamo di cosa accadrà nella prossima stagione autunno/inverno. Nel frattempo c'è da rifinanziare la Cassa integrazione, il cui monte ore continua a crescere per effetto di una recessione inarrestabile. Fabrizio Saccomanni è uomo prudente ed economista eccellente: non fa passi avventati. Ma l'effetto di questa necessaria prudenza è devastante per il mondo delle imprese. Due esempi lo testimoniano. Il primo esempio riguarda proprio l'Imu. Il Sole 24 Ore ci ricorda a quanto ammonterà la batosta, per gli «immobili strumentali aziendali»: tra aumento del coefficiente moltiplicativo dell'imposta e variazione della riserva statale sul gettito, per un capannone di 2 mila metri quadrati in un'area industriale milanese, l'Imu di giugno costerà il 51,1% in più rispetto al versamento dell'anno scorso, e il 175,6% in più rispetto a quello del 2011 (quando c'era ancora la vecchia Ici). Una follia nella follia, visto che la stangata colpisce non il «patrimonio», ma uffici, negozi, alberghi e capannoni, cioè investimenti d'impresa e dunque beni strumentali alla produzione del reddito, già tassato dal Fisco. Il secondo esempio riguarda la Cig. Per coprire i costi del rinnovo della Cassa integrazione in deroga servono non meno di 1,8 miliardi. Un bel po' di grasso, da trovare in un bilancio già ridotto all'osso. Secondo una vulgata corrente, le coperture sarebbero già state trovate: una parte dal taglio dei fondi per la formazione, e una parte dalla riduzione dei fondi residui per la detassazione dei salari di produttività. Dunque, per garantire ancora un po' di ammortizzatori sociali si chiudono i rubinetti della formazione e della produttività. Aggiungete l'ulteriore giro di vite dei prestiti alle imprese a marzo (meno 2,8%), appena certificato dalla Banca d'Italia. E la «cura» è completa. Copiata direttamente da Sydney Pollack: non si uccidono così anche i cavalli? m.giannini@repubblica.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'IMU, LA CIG E I POVERI CAVALLI DI POLLACK


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La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

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L'ombrello di Draghi e la pioggia del denaro Marcello De Cecco Da quel che ha detto Mario Draghi dopo la riunione del consiglio direttivo della Bce del 2 maggio, la gravissima trappola della liquidità nella quale è caduto il sistema finanziario mondiale, quello europeo in particolare, sembra essersi attenuata negli ultimi mesi, come risultato dell'azione quasi simultanea delle principali autorità monetarie. Esse hanno inondato di liquidità il sistema finanziario di loro pertinenza, tentando di cambiare radicalmente le aspettative degli operatori finanziari sul futuro del sistema finanziario, e convincerli a ripristinare un mercato interbancario, in particolare europeo, a lungo anchilosato dopo lo scoppio della crisi. Per quanto riguarda la Bce, le azioni intraprese in questi ultimi cinque anni sono state da Draghi elencate e analizzate nella lezione magistrale che ha tenuto alla Luiss di Roma in occasione del conferimento della laurea honoris causa in relazioni internazionali. Draghi ripercorre con chiarezza tutte le azioni della Bce a partire dal 2008. segue a pagina 10 segue dalla prima Bisogna dire che, come ha notato Marcello Messori nella laudatio di Draghi, quanto a innovatività istituzionale, la Bce ne ha mostrata molta, percorrendo con ingegnosi escamotage legali, sentieri formalmente proibiti dalla sua carta costitutiva. Altri ne ha aperti ex novo per far fronte alle successive emergenze, che dopo l'estate del 2010 si sono presentate all'Europa. La Bce si è trovata a far fronte a problemi che non aveva creato, ma che erano il risultato dell'azione poco assennata dei principali attori politici europei. Come ricorda Draghi, alcuni di questi problemi possono essere affrontati in maniera efficiente solo se l'azione dei governi e delle istituzioni europee, nel campo ad esempio della politica fiscale, si associa a quella della Banca centrale. Ma la Bce non ha potuto aspettare che tale azione fosse decisa e dispiegata. Ha dovuto agire da sola, con interventi di supplenza della impreparazione ad agire delle forze politiche. Talvolta è stata costretta a operare per annullare i malefici effetti di malaugurate azioni dei protagonisti politici europei. Nella lezione si elencano gli strumenti straordinari di politica monetaria inventati o adattati dalla Bce: Frfa, il denaro messo a disposizione senza limiti di quantità e a tasso fisso degli operatori finanziari; Omt, gli acquisti definitivi di titoli sui mercati secondari; Ltro, le operazioni di rifinanziamento a lungo. Anche il tradizionale strumento del tasso di sconto è stato usato e lo è tuttora anche se è proprio da lì, dalla sua inoperatività in presenza della trappola della liquidità, che la Bce è dovuta partire nella sua invenzione di strumenti non convenzionali. Draghi ha dichiarato che il frazionamento dei mercati secondo i confini nazionali è già oggi fortemente ridotto, ma un'uscita della Bce dall'attvità di supplenza del mercato interbancario paralizzato non gli sembra imminente. La riabilitazione è in corso, ma non è completa e le ricadute possibili. Draghi mostra la sua aderenza alla visione del mondo di Francoforte e Berlino, secondo la quale l'Unione monetaria è composta di paesi virtuosi e peccatori. La virtù consiste nell'accettare gli sviluppi in atto nell'economia mondiale, che mettono i paesi europei in concorrenza con paesi emergenti nei quali il welfare è inesistente o ridotto all'osso e i livelli salariali enormemente inferiori a quelli europei, mentre i tassi di crescita vanno dal 5% in su, contro i quasi immobili equivalenti europei. La virtù consiste nel ridurre in maniera sostanziale alcune conquiste della civiltà europea degli ultimi 50 anni per riuscire ad affrontare e battere i nuovi concorrenti. Tedeschi ed altri nordici che fanno parte dell'Ume hanno, secondo Draghi, preso il coraggio a due mani e trangugiato l'amara medicina. Ora sono fuori dal guado, mentre i membri meridionali della Ume, inclusi i meridionali onorari come l'Irlanda e i meridionali potenziali come la Francia e, pare, l'Olanda, non si decidono a tagliare la spesa pubblica e ridurre la tassazione in maniera da recuperare competitività. Draghi è del tutto conscio e afferma chiaramente che quel che manca oggi in Europa anche più di un livello confortevole di consumi privati, è un vigoroso flusso di investimenti. Questo è penosamente vero nei paesi meridionali, addirittura assurgendo a protagonista della storia economica italiana degli ultimi vent'anni. Ma non risparmia, la mancanza di investimenti sufficienti, nemmeno i paesi virtuosi, di recente nemmeno la Germania, il cui ciclo sembra essere impallidito nell'ultimo anno e pare avviarsi, secondo la Bce e la Commissione Ue, a un altrettanto pallido futuro immediato. Manca del tutto, ed è ragionevole dato il ruolo ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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[ I COMMENTI ]


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istituzionale del personaggio, un qualsiasi riferimento al tasso di cambio dell'euro e al suo ruolo. Il tasso di cambio non è cosa di cui si debba occupare la Bce, secondo lo statuto: è prerogativa dei vari governi nazionali. Ciò non significa che l'azione delle Bce non sia il principale determinante del cambio della moneta unica. E' del tutto probabile che il tasso dell'euro per la gran parte del periodo post-crisi sia rimasto troppo alto per non indebolire le capacità competitive di molti dei paesi dell'Ume. Tra le banche centrali, la Bce è sempre l'ultima ad allentare la politica monetaria. Quel che sta accadendo ora allo yen e al dollaro dovrebbe preoccuparci molto. Ma Draghi per statuto non deve occuparsene. D'altronde, lo Statuto della Bce, strano oggetto frutto di difficili intese politiche e guerre tra banchieri centrali ed altri protagonisti della politica economica, non l'ha scritto lui. Sono le autorità politiche a doversi occupare di questo problema, assumendosi le proprie responsabilità. Ma non sembrano inclini a farlo, aspettando le emergenze per intervenire. Il che sarebbe il metodo europeo di decisione, sperimentato dal 1956 in avanti. Forse è il caso di ripensarlo, questo metodo. Se una discesa dell'euro non ha luogo, la politica monetaria e fiscale, nelle dosi di svalutazione interna che si richiedono in sua vece, non sembra sopportabile se non dalla Germania. Già l'Olanda è in affanno e chiede di posporre il ritorno al fatidico 3% di deficit, cosa già ottenuta dalla Francia. Lo spauracchio dell'inflazione non può essere agitato perché, sempre secondo Draghi, è sotto controllo e si prevede che lo rimarrà. Anche in presenza di un cambio più debole, mi sento di aggiungere senza coinvolgere Draghi. Il debito pubblico nei paesi della Ume, dice Draghi, è in crescita di conseguenza, e ha raggiunto in media quel fatidico 90% indicato dagli ora sconfessati calcoli di Reinhart e Rogoff oltre il quale si afferma che divenga insostenibile. Le banche continuano a rifiutarsi di prestare alla clientela privata, specie ora che le autorità monetarie mondiali assicurano l'arrivo di un'era di moneta facile stabile e duratura e le banche possono fare bei guadagni speculando sul mercato dei titoli pubblici, che infatti ha preso a correre ricordandoci le bolle recenti. L'aumento delle sofferenze bancarie potrebbe continuare a causa del perdurare della recessione. Saranno i paesi meridionali dell'Ume a soffrire di più e potrebbero veramente sperimentare, a breve termine, i sommovimenti politici e sociali cui Draghi allude nelle pagine conclusive della sua lezione. © RIPRODUZIONE RISERVATA


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Fisco più leggero e leggi snelle le aziende dettano l'agenda LE PAROLE DEL PREMIER SONO PIACIUTE AL SISTEMA MA ORA È IL TEMPO DELLE SCELTE. SI PUNTA ANCHE ALL'ACCESSO AL CREDITO DOPO L'ULTERIORE TAGLIO AI TASSI DELLA BANCA CENTRALE (vd.c.) Milano «Le piccole e medie imprese sono il vero motore dello sviluppo». Le parole pronunciate da Enrico Letta nell'aula di Montecitorio, presentando il programma del suo governo, hanno colpito. Si è aperta una nuova stagione? Il sistema delle Pmi sarà posto al centro del piano di rilancio dell'economia reale italiana? Il cambio di rotta è arrivato? E' presto per dirlo, e per troppe volte alle promesse non sono seguiti i fatti. Quindi, meglio aspettare le prime mosse del neonato esecutivo, e non lasciarsi alimentare da facili entusiasmi. Intanto, in attesa di provvedimenti concreti, proviamo a tracciare l'agenda di artigianato, micro, piccole e medie imprese. Quattro sono le priorità per tornare a crescere indicate dalla Cna: fisco, semplificazione, credito e mercato del lavoro. Senza assolutamente trascurare altre tre emergenze: i mancati pagamenti della Pubblica amministrazione, la responsabilità solidale tra imprese negli appalti e il Sistri. Fisco. Artigiani e piccoli imprenditori affermano che solo il rigore non basta. E' stato necessario, ha scongiurato, con interventi molto aspri, la crisi di fiducia nei confronti dei titoli del debito pubblico ma, a lungo andare, ha aggravato il quadro recessivo dell'economia. Il compito fondamentale del nuovo esecutivo dev'essere, quindi, quello di integrare disciplina fiscale e bilancio pubblico e soprattutto di integrare le esigenze di crescita con quelle di equità, ripartendo dalle ragioni dell'economia reale. Al governo l'agenda della Cna chiede interventi diretti a ridurre la pressione fiscale complessiva a carico dei contribuenti in regola. Le strade da percorrere sono due: da una parte l'esecutivo deve continuare il contrasto e il recupero di evasione ed elusione per alleggerire il peso su lavoro e imprese; dall'altro deve ripartire una drastica revisione della spesa pubblica, allo scopo di recuperare gli sprechi ma anche di rendere efficiente un'amministrazione pubblica elefantiaca. Nell'agenda delle imprese per il governo si chiede inoltre di fermare l'ulteriore innalzamento dell'aliquota Iva, che causerebbe l'ennesimo crollo della domanda, mettendo a rischio gli esiti del gettito e innescando un ulteriore effetto recessivo. I piccoli imprenditori chiedono, quindi, di ridurre l'imposizione Irap mediante un progressivo incremento della franchigia e una progressiva eliminazione del costo del lavoro dalla base imponibile. Per quanto riguarda l'Imu sui beni strumentali - che rispetto alla vecchia Ici ha visto aumenti anche del 200% su capannoni, laboratori e negozi, artigiani e Pmi - la richiesta che arriva dal mondo produttivo è di procedere in modo logico: ovvero, se non la si può eliminare, come dovuto, almeno questo balzello dovrebbe essere portato al livello della prima casa. Infine, le imprese chiedono di ridefinire il tributo su rifiuti e servizi locali Tares, strutturando un nuovo sistema tariffario più equo. Semplificazione. Artigiani e piccole imprese invocano anche scelte che direttamente non costano nulla all'amministrazione pubblica ma costituiscono un rimarchevole risparmio per le aziende, azioni di semplificazione e sburocratizzazione. Si tratta di provvedimenti che liberano risorse per la crescita, favorendo un ambiente più amichevole e proficuo per il mondo imprenditoriale. Nel mirino è finito in particolare il Sistri, il sistema di tracciamento dei rifiuti per nulla funzionale di cui chiedono una integrale rivisitazione. Credito. L'ulteriore taglio ai tassi della Banca centrale europea di per sé non garantisce maggior credito alle piccole imprese. Il passaggio dei provvedimenti monetari all'economia reale si è già dimostrato molto difficile. Al fine di contrastare il credit crunch - che colpisce principalmente artigianato, micro imprese e Pmi, le quali ricorrono in modo quasi esclusivo al credito bancario per le loro necessità finanziarie - è necessario un intervento concertato dell'Italia con altri Stati europei sulla Bce, affinché l'istituto di Francoforte eroghi speciali finanziamenti alle banche con vincolo di destinazione a favore del credito alle imprese. Su questo fronte, il governo ha già promesso di rafforzare il Fondo centrale di garanzia. La Cna ora chiede di mantenere gli impegni: la garanzia, infatti, va considerata una funzione fondamentale per contrastare il credit crunch. Lavoro. Quanto al mercato del lavoro, serve una ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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focus pmi


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inversione di rotta rispetto ai continui incrementi dei costi diretti e indiretti sul lavoro, che seguono il progressivo arretramento dello Stato dalla spesa sociale e dai servizi al lavoro. In particolare, il governo deve garantire il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2013; sviluppare gli incentivi per l'assunzione di giovani e favorirne l'ingresso nel mercato del lavoro anche come imprenditori; permettere l'utilizzo, in questa fase di crisi, di tutte le forme contrattuali, nel rispetto delle norme di legge ma senza ulteriori penalizzazioni. Infine, ma non meno importanti, vanno affrontate due emergenze. Da un lato, si deve sfruttare il via libera della Commissione europea alla soluzione definitiva del problema dei pagamenti della Pubblica amministrazione identificando modalità operative semplici, veloci e di impatto immediato. Dall'altro, va cassata la disciplina della cosiddetta responsabilità solidale: introdotta ad agosto del 2012, obbliga alla corresponsabilità del versamento dell'Iva e delle ritenute con riferimento ad appalti e subappalti e di fatto sta rallentando pericolosamente i pagamenti tra imprese in una fase nella quale la vita stessa delle imprese dipende dalla disponibilità di liquidità e di credito. © RIPRODUZIONE RISERVATA 200% L'Imu sui beni strumentali ha visto aumenti anche del 200% su capannoni, laboratori e negozi, artigiani e Pmi: secondo gli operatori, se non la si può eliminare, come dovuto, almeno questo balzello dovrebbe essere portato al livello della prima casa IMPOSTA IMMOBILI PIÙ CARA 2013 L'ANNO DELLA DEROGA Secondo Cna il governo deve garantire il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga per tutto il 2013, sviluppare gli incentivi per l'assunzione di giovani e favorirne l'ingresso nel mercato del lavoro anche come imprenditori, permettere l'utilizzo di tutte le forme contrattuali Foto: Quattro sono le priorità per tornare a crescere indicate dalla Cna: fisco, semplificazione, credito e mercato del lavoro Foto: Secondo gli artigiani va cassata la disciplina della cosiddetta responsabilità solidale: introdotta ad agosto del 2012, obbliga alla corresponsabilità del versamento dell'Iva


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La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

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LA PREVIDENZA INTEGRATIVA NON RIESCE A DECOLLARE. SCARSEGGIANO LE RISORSE CHE I LAVORATORI POSSONO DESTINARE AI FONDI. IN PARTICOLARE DIFFICOLTÀ I CITTADINI A BASSO REDDITO C'È RILUTTANZA A VERSARE DENARO NELL'OTTOVOLANTE DEI MERCATI FINANZIARI Mariano Mangia Milano La previdenza complementare segna il passo. Ci sono indubbiamente una scarsa conoscenza degli strumenti previdenziali, rigidità e incentivi fiscali migliorabili, ma, sostanzialmente, scarseggia la materia prima, il risparmio. Come ricordava nella sua relazione dello scorso anno il presidente della Covip, Antonio Finocchiaro, «per la ripresa delle adesioni e per dare soluzione alle attuali emergenze sociali è imperativo tornare a far crescere l'economia reale, in un contesto di norme più snelle e trasparenti e di conti pubblici in ordine». In un paese che non cresce o che cresce troppo poco, le imprese potrebbero avere difficoltà a sostenere un'adesione generalizzata alla previdenza complementare, i lavoratori a basso reddito non hanno risparmi da accantonare. Senza una ripresa del mercato del lavoro, è difficile, quindi, ipotizzare uno sviluppo della previdenza integrativa. Ma ci sono, sicuramente, aspetti sui quali intervenire, è possibile avviare un ripensamento dello stesso ruolo della previdenza complementare. In aggiunta all'esigenza di integrare la pensione pubblica, l'argomento fondamentale a sostegno di un sistema previdenziale a più pilastri è quello, sottolineato ancora da Finocchiaro, della diversificazione del rischio: il primo pilastro, quello della pensione pubblica, è esposto a rischi demografici, economici, la crescita del Pil, e "politici", la revisione delle regole, rischi diversi da quelli, principalmente finanziari, che caratterizzano il secondo pilastro. Eppure basta compiere un giro sui forum online, per comprendere come, pur in presenza di una conoscenza spesso approssimativa della previdenza, ci sia una forte riluttanza a legare l'ammontare dell'assegno integrativo all'ottovolante dei mercati finanziari. I risultati conseguiti dalle diverse forme di previdenza complementare, su un adeguato orizzonte temporale, sono, in realtà, abbastanza confortanti, ma è innegabile che la volatilità dei rendimenti non rappresenti un elemento a loro favore. Cosa fare? I fondi pensione sono investitori di lungo termine costretti a subire gli andamenti di breve. Una revisione dell'obbligo di contabilizzazione ai prezzi di mercato, pur sollecitata dalla Covip negli anni passati, non ha trovato risposta da parte degli organi di governo. La Commissione Europea, nel suo libro verde sul finanziamento a lungo termine dell'economia europea, in aggiunta all'impegno a sviluppare fondi di investimento a lungo termine destinati agli investitori istituzionali, si ripromette anche di individuare, in tema di principi contabili, soluzioni che concilino l'esigenza di fornire informazioni accurate agli investitori con gli incentivi a detenere e gestire attività a lungo termine. C'è, poi, da valutare, alla luce dello scenario economico, la "missione" stessa della previdenza complementare, la sua capacità di fornire risposte alle esigenze dei lavoratori, in un ambito non più limitato all'erogazione di un'integrazione della pensione. Ci sono, al riguardo, le prime considerazioni scaturite da un seminario formativo del Mefop, dedicato proprio al ruolo dei fondi pensione in quello che viene definito il "welfare integrato". Oggi ci sono esigenze, l'acquisto della casa, le spese sanitarie o altri fabbisogni non coperti, che spesso portano a un utilizzo "atipico" del fondo pensione. Ci sono potenziali sovrapposizioni con altre iniziative e strumenti, come i fondi sanitari, il welfare aziendale, mentre emergono esigenze completamente nuove. L'allungamento dell'età pensionabile, ad esempio, crea una nuova fascia di lavoratori, quella compresa tra i 57 anni e i 67/70 anni, potenzialmente interessata, o costretta, a opzioni di lavoro parziale, lavoratori che potrebbero aver bisogno di un'integrazione del reddito già nell'ultima fase di vita lavorativa e non più al termine di essa. Ancora, la copertura del rischio di perdita dell'autosufficienza (ltc) potrebbe essere condivisa, rispettando criteri solidaristici, con la fase di accumulo dei capitali affidata ai fondi pensione e l'erogazione svolta dai fondi sanitari, con indubbi risparmi. A fronte di uno Stato che arretra, il ruolo nel welfare di un fondo pensione, rivisto nelle sue modalità di accesso e di erogazione delle prestazioni, potrebbe, insomma, essere rivalutato, senza occupare spazi non propri, ma ricercando le migliori sinergie con ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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E il welfare privato inciampa nella mancanza di risparmio


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gli altri attori. © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: Finocchiaro (Covip): "Per la ripresa delle adesioni alla previdenza integrativa è imperativo tornare a far crescere l'economia"


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La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

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Il caro denaro, zavorra per le Pmi ora si spera nelle mosse di Draghi LE IMPRESE ITALIANE DEVONO PAGARE UN PUNTO DI INTERESSE IN PIÙ RISPETTO ALLA MEDIA EUROPEA. EPPURE I PRESTITI ARRIVANO CON IL CONTAGOCCE LA BCE VUOLE PUNTARE SULLO STRUMENTO DEGLI ABS PER GARANTIRE I PRESTITI ALLE IMPRESE Walter Galbiati Milano Ricevono meno finanziamenti e quando li ricevono, pagano più interessi. Nel momento in cui ci si chiede come mai in termini di crescita e di ripresa economica l'Italia resti al palo rispetto agli altri partner europei, primo fra tutti la Germania, si deve dare un'occhiata agli ultimi dati sui prestiti alle imprese resi pubblici dalla Banca centrale europea. Lo scenario è di quelli che nessun intestatario di mutuo vorrebbe mai avere davanti a sé, ovvero di trovarsi nella condizione di pagare più del proprio vicino. Invece succede proprio così, e gli inquilini sfortunati sono gli italiani per i quali il tasso medio che si vedono imporre dal sistema creditizio quando decidono di comprare casa è del 3 , 9 % c o n t r o i l 3,38% dell'Eurozona. Il dato sconcertante però riguarda le imprese alle quali va ancora peggio rispetto ai cugini europei poiché versano come interessi, quasi un punto percentuale in più, il 3,5%, contro la media del 2,6%. Sotto gli italiani, in classifica, si piazzano solo Cipro e Malta, già giunte sull'orlo del crac, la Slovenia, considerata la prossima Cipro, il Portogallo e la Spagna. Tutti Paesi, però, con gli spread, i differenziali tra i tassi sui titoli di Stato a dieci anni e il bund tedesco, considerato il benchmark dell'Eurozona, superiori a quelli dell'Italia. Le aziende francesi, invece, pagano il 2,22%, quelle tedesche il 2,15%, mentre quelle austriache e belghe solo l'1,8%. Se da un lato gli alti costi di finanziamento non invogliano le aziende italiane in salute ad avvicinarsi agli sportelli bancari per chiedere soldi in prestito e finanziare la crescita, dall'altro chi non se la passa bene stenta anche ad essere accolto nelle salette private delle banche per avere un mutuo col quale uscire dalla crisi. Come se pagare di più non bastasse per convincere le banche a concedere i prestiti. Da qui nasce quella fame di credito che da tempo, secondo gli economisti, sta facendo da tappo alla ripresa economica dei paesi europei, soprattutto quelli mediterranei. Secondo un'indagine pubblicata sempre dalla Bce su un panel di 7.510 Pmi dell'area euro per il periodo compreso tra ottobre 2012 e il marzo scorso, sono proprio le piccole aziende italiane «a contribuire più di tutte all'aumento netto della necessità di prestiti bancari e all'aumento dello scoperto». Esattamente il contrario di quanto sta succedendo in Germania. Un tema fondamentale per arginare la crisi è riuscire a trasferire alle imprese i soldi che la Bce ha reso disponibili ai sistemi bancari dei singoli Paesi. «Francia e Germania sono state ampiamente risparmiate da questo tipo di problemi di trasmissione della politca monetaria perché entrambi i Paesi hanno sistemi di rating per le piccole imprese che rendono più facile la valutazione del rischio di credito», ha cercato di spiegare il governatore della Banca di Francia e consigliere della Bce, Christian Noyer. Il principio è semplice: se si conoscessero meglio le imprese a cui si deve far credito e il loro possibile sviluppo, le banche potrebbero più facilmente aprire i cordoni della borsa. Quanto alla liquidità, invece, ci penserebbe la Bce. La prima mossa è arrivata dal consiglio direttivo tenutosi a Bratislava, che ha portato al taglio del tasso di rifinanziamento dell'Eurozona di un quarto di punto, raggiungendo il nuovo minimo storico dello 0,5%. La precedente riduzione del costo del denaro risaliva al luglio 2012. La seconda mossa è stata la decisione di prolungare fino all'8 luglio del 2014 le aste con cui la Bce fornisce liquidità illimitata a scadenza trimestrale. In particolare sono state annunciate tre aste straordinarie di rifinanziamenti agevolati di prestiti a tre mesi a favore delle banche commerciali. A queste condizioni, «le banche - ha subito sottolineato il governatore della Bce, Mario Draghi - non possono utilizzare la mancanza di liquidità come scusa per non fornire credito». Il governatore ha poi accennato a un'altra contromisura, tutta ancora da esplorare: la possibilità di lavorare sugli Abs, coinvolgendo la Banca europea per gli investimenti (la Bei). Al riguardo è stata avviata una fase di consultazioni con altre istituzioni per sostenere il mercato dei titoli garantiti da prestiti emessi dalle banche. L'idea, tecnicamente complessa, sarebbe quella di trasformare i prestiti alle aziende in Abs, ossia titoli che hanno come collaterale e cioè come ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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rapporti modello unico


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garanzia, i prestiti stessi. Un vantaggio immediato sarebbe quello di poter contare su uno strumento standardizzato, che consenta alle banche di fare prestiti senza impegnare capitale proprio, in quanto l'ipotesi allo studio è di farli garantire dalla Bei o dalla Commissione Europea. Essi diventerebbero così dei prodotti finanziari con un prezzo, una garanzia e un rating, che le banche potrebbero usare come collaterale per avere prestiti dalla stessa Bce. Draghi ha comunque spiegato che non c'è allo studio l'ipotesi che la Bce possa acquistare direttamente Abs sul mercato, come si è impegnata a fare per i titoli di Stato e come in passato ha fatto per i covered bond. Del resto il mercato degli Abs è morto da tempo. L'impresa a cui si accinge la Bce è quella di resuscitarlo. Riaprire i mercati dei capitali, sotto tutti i loro aspetti, è stato l'invito lanciato anche dal presidente della Consob, Giuseppe Vegas, nel corso del suo intervento all'incontro annuale con il mercato finanziario. Il problema del finanziamento delle imprese di piccole e medie dimensioni «non può essere risolto con interventi pubblici, si deve trovare una strada che semplifichi e renda più diretto il collegamento tra risparmio e chi ha necessità di capitali per finanziare la propria impresa». «In una situazione di contrazione del credito bancario le aziende devono trovare adeguate forme di accesso al mercato dei capitali - ha proseguito - e oggi il mercato azionario non è attualmente in grado di svolgere questa funzione». © RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: [PROTAGONISTI] Foto: Da sinistra: Mario Draghi , presidente della Bce, la Banca centrale europea e Fabrizio Saccomanni , neo ministro dell'Economia del governo Letta. Tutti e due provengono dalla scuola di Bankitalia Foto: Gli imprenditori si aspettano mosse anche dal governo


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La Repubblica - Affari Finanza - N.17 - 13 maggio 2013

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Gli sgravi per le imprese restano al palo IL CREDITO D'IMPOSTA SU RICERCA E INNOVAZIONE PREVISTO DALL'ULTIMA LEGGE DI STABILITÀ ATTENDE ANCORA UNA FIRMA. E NON VA MEGLIO CON ALTRI PROVVEDIMENTI Christian Benna Milano Governo che va, sgravio fiscale che arriva. Nell'Italia della disoccupazione a doppia cifra non manca il pane per fiscalisti, consulenti e commercialisti. Professionisti che aiutano le imprese a districarsi nella giungla, in continuo aggiornamento, delle agevolazioni fiscali. Crediti d'imposta, Iva per cassa, deducibilità dei crediti inesigibili, normative a sostegno dell'acquisto dei macchinari. Un ginepraio di mille sgravi dove ci sono rose e spine per ogni settore. Moda, tessile, energia, meccanica, artigianato, imprese sociali, aziende al femminile, under 35, start up. A ognuno settore il suo sgravio. Salvo poi mancare la circolare ministeriale. Nel paese fermo ai box per due mesi alla ricerca di un esecutivo, sono ancora attese le firme (e la copertura finanziaria) per il credito d'imposta sulla ricerca e innovazione. Lo prevedeva l'ultima Legge di stabilità. E avrebbe dovuto essere uno dei driver della crescita. Poi nell'impasse istituzionale tutto si è arenato. Agli uffici di Eurocons, braccio di consulenza di Eurofidi, uno dei più grandi fidi di garanzia italiani, gli imprenditori non si vedono ancora. «Finché non conosciamo le regole del gioco tutto è fermo», racconta un funzionario. E le imprese trattengono il fiato. Ci si muove attorno ai provvedimenti fiscali in soccorso delle imprese in difficoltà. Dice Barbara Negro, amministratore delegato di Revitor, società di revisione contabile torinese: «Qualche intervento per semplificare è stato fatto. Soprattutto per dare una mano alle aziende in crisi. Ma si tratta di misure molte limitate». Ad esempio la norma che determina la deduzione sul capitale proprio. «Si tratta di benefici per chi ha apportato maggior capitale in azienda dal 2010 a oggi. Una buona iniziativa ma che esclude molte imprese in difficoltà, che evidentemente non hanno investito negli ultimi anni». Il legislatore ha costruito una rete (piuttosto leggera) per i crediti inesigibili, ora deducibili fino a 5000 euro. Per le imprese fino a 2 milioni di euro di ricavi è stata introdotta l'Iva per casa, che prevede il pagamento dell'Iva solo al momento in cui il fornitore paga la fattura. Piccole misure a sostegno della crisi, ma anche troppe leggi inapplicate. «Un pachiderma», così ha definito il direttore dell'agenzia delle Entrate Attilio Befera il sistema fiscale. «Da 40 anni abbiamo una bulimia di norme fiscali: un po' perché bisognava fare gettito, un po' perché bisognava favorire qualche lobby con le agevolazioni, o spostare la tassazione da un soggetto a un altro». Troppe leggi e a volte inutili o inutilizzate. In Sardegna, lo scorso mese, l'associazione Artigiani e commercianti ha fatto ricorso al Tar perché le imprese non hanno potuto accedere agli sgravi dei porti franchi come previsto da una norma del 1998. Nel labirinto del fisco italiano finisce che molte imprese guardano all'estero. «Ho diverso clienti - dice Barbara Negro - che vogliono aprire società oltre frontiera per poter contare su una fiscalità più semplice e agevolata». © RIPRODUZIONE RISERVATA

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[IL CASO]


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Corriere Economia - N.17 - 13 maggio 2013

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Tasse Investimenti esteri: è l'ora delle patrimoniali Le somme pagate l'anno scorso per Ivie e Ivafe valgono come acconto. Ma si dovrà versare l'anticipo per il 2013 GIORGIO RAZZA* L e paure, le corse per essere in regola e le complicazioni affrontate l'estate scorsa dai contribuenti che hanno comprato casa in un Paese straniero, o detengono investimenti finanziari all'estero, sono state praticamente inutili. Il travagliato cammino delle due mini-patrimoniali sulle ricchezza oltrefrontiera, si è concluso con la legge di Stabilità che ha previsto il rinvio al 2012 della prima applicazione dell'Ivie (immobili) e dell'Ivafe (investimenti). In pratica le due nuove imposte fanno il loro debutto ufficiale in questa dichiarazione. E quanto già versato l'anno scorso per il 2011? Va considerato quale acconto per il 2012. Poiché le aliquote sono invariate, la maggior parte dei contribuenti si troverà, quindi, ad aver già versato quanto dovuto per il 2012. Entrambe le imposte, però, da quest'anno vanno versate secondo le regole dell'Irpef, quindi con acconto e saldo, a differenza dello scorso anno dove era previsto il pagamento in unica soluzione. Pertanto andrà versato l'anticipo per il 2013 nella misura del 99% dell'imposta 2012 (in una o due rate). Chi, invece, non possiede più gli immobili all'estero o ha smobilizzato gli investimenti, avrà un credito da portare in compensazione. Immobili Sono soggetti all'Ivie tutti i beni immobili posseduti all'estero, anche se non producono alcun reddito. Tassate anche le seconde case al mare o in montagna. I soggetti obbligati al pagamento sono i proprietari e i titolari di un diritto reale su un immobile (usufrutto o diritto di abitazione). Nulla è dovuto dai nudi proprietari. Il valore da prendere come base per il calcolo è quello risultante dall'atto di acquisto. In mancanza di questo riferimento la base imponibile è data dai valori medi risultanti dai listini elaborati da soggetti attivi nel settore immobiliare. In pratica i prezzi di mercato, valori nettamente più elevati. Per gli immobili situati nell'Unione Europea il valore di riferimento è quello catastale se previsto per il calcolo di imposte reddituali o patrimoniali, altrimenti si torna alla regola del costo d'acquisto. Secondo la Circolare dell'Agenzia delle Entrate 28/E prevedono un valore catastale: Austria; Bulgaria; Cipro; Danimarca; Estonia; Finlandia; Germania; Grecia; Islanda; Lettonia; Lituania; Lussemburgo; Norvegia; Olanda; Polonia; Portogallo; Regno Unito; Repubblica Ceca; Romania; Slovacchia; Slovenia; Spagna; Svezia; Ungheria. Ne sono, invece, sprovvisti: Belgio; Francia; Islanda; Malta. Per questi Stati, quindi, si deve fare riferimento al costo di acquisto o al valore di mercato. Una volta definita la base imponibile, il calcolo dell'imposta è simile a quello dell'Imu. Se si utilizza il valore catastale, questo andrà moltiplicato per gli stessi coefficienti previsti per l'Imu (160 per le abitazioni) L'aliquota è pari allo 0,76%. Se dal calcolo complessivo risultasse un importo inferiore a 200 euro nulla sarà dovuto. Nel caso d'immobile adibito ad abitazione principale, l'aliquota scende allo 0,40% con una detrazione di 200 euro maggiorata di 50 euro per ogni figlio under 26 esattamente come per l'Imu. La circolare 28/E elenca, inoltre, le imposte patrimoniali estere (ad esempio Taxe Foncière e Impot de la solidarité sur la fortune per la Francia, Impuesto sobre bienes immuebles per la Spagna) che possono essere detratte dall'Ivie. Gli immobili tenuti a disposizione e non locati, non dovranno più essere dichiarati ai fini Irpef. Investimenti I soggetti obbligati al pagamento dell'Ivafe sono coloro che detengono, direttamente o per interposta persona, attività finanziarie all'estero. Nel caso di attività detenute tramite intermediario nazionale (banca, sim, fiduciaria, ecc..) nulla è dovuto. Il valore di riferimento è dato dalla consistenza degli investimenti al 31 dicembre 2012 a meno che il possesso non sia terminato prima. L'aliquota è dell'1 per mille. Quando l'attività finanziaria consiste in un conto corrente o un libretto di risparmio si paga un fisso di 34,10 euro se la giacenza annuale supera i 5.000 euro con riferimento a tutti i conti e libretti detenuti presso il medesimo ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Debutti Scattano dal 2012 le imposte su immobili e attività finanziarie


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intermediario. Sotto i 5.000 euro non si paga nulla. Dichiarazione L'Ivie e l'Ivafe devono essere dichiarate e versate con il modello Unico. Se si compila il 730, sarà necessario presentare a parte un modello Unico con la compilazione del frontespizio e dei quadri interessati: RM, sezioni XV-A e XV-B. I proprietari d'immobili devono inserire il valore di riferimento nella prima colonna dei righi RM30-31, nella seconda e terza colonna la quota e il periodo, in mesi, di possesso. Le colonne da 4 a 7 si riferiscono al calcolo dell'Ivie, al credito per le imposte pagate all'estero, alle eventuali detrazioni e all'imposta dovuta. Il rigo RM32 è dedicato allo scomputo dell'imposta pagata l'anno passato e considerata quale acconto. I righi RM33-34 sono, invece, dedicati all'Ivafe. In colonna 1 deve essere dichiarato il valore dell'attività finanziaria; nelle colonne 2 e 3 la quota e il periodo, in giorni, di possesso. Al calcolo dell'imposta sono dedicati i righi da 4 a 6. La colonna 7 deve essere barrata per indicare i conti correnti e i libretti di risparmio (imposta fissa). In RM35 si detrae l'Ivafe pagata nel 2012 *AIDC RIPRODUZIONE RISERVATA I codici per pagare


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Pagamenti Quel decreto è pieno di trabocchetti Iter lento e complicato. Presentando i Btp in banca si perde il 10% ISIDORO TROVATO S erpeggia sempre più scetticismo tra le imprese sul pagamento, rapido, dei debiti arretrati della pubblica amministrazione. Il provvedimento varato dal governo Monti era stato salutato come il primo, vero passo di un percorso virtuoso che avrebbe potuto dare fiato e nuovo slancio alle nostre imprese. Con il passare del tempo però emergono dettagli procedurali che rendono nebulosi e problematici gli effetti del provvedimento. Secondo le intenzioni iniziali il decreto legge 35/2013 avrebbe dovuto immettere liquidità nel sistema economico attraverso lo sblocco dei tanti, troppi crediti (fino al 31/12/2012) che imprese e professionisti vantano nei confronti della pubblica amministrazione. Già prima dell'entrata in vigore del decreto esisteva uno strumento che era stato introdotto per tentare lo sblocco dei crediti: la devoluzione a favore di Equitalia dei crediti vantati, misura rimaste pressoché inutilizzata per stessa ammissione del direttore di Equitalia Attilio Befera . Perplessità Riuscirà a risolvere i problemi il nuovo provvedimento? A preoccupare è la complessità della procedura. Le pubbliche amministrazioni debitrici, infatti, dovrebbero pubblicare l'elenco dei creditori che dovranno essere rimborsati. Alle imprese non rimarrebbe altro da fare se non attendere con pazienza il 30 giugno, data entro la quale dovrebbero ricevere una comunicazione da parte dell'amministrazione debitrice contenente l'importo dovuto e la data entro la quale il debito sarà saldato. Per l'ok definitivo bisognerà attendere il 15 settembre quando dovrebbe essere reso disponibile un elenco di tutti i debiti certi, liquidi ed esigibili. Se però l'elenco dovesse presentare errori, imprecisioni o omissioni ci sarà tempo per ricorrere. Il problema è che questa comunicazione non rappresenta una vera «certificazione» nel senso che non può essere utilizzata nei confronti dei terzi (cioè le banche). Il documento non contiene la data del pagamento e pertanto le imprese che non saranno pagate con le risorse rese disponibili dal decreto-legge non potranno sperare di riuscire a cedere il credito alle banche che vogliono essere rassicurate sulla scadenza ed avranno serie difficoltà anche ad ottenere ulteriori anticipazioni. In ogni caso, anche nell'eventualità in cui l'impresa avesse portato le fatture in banca per ottenere una anticipazione, è calcolabile una perdita vicina al 10%. Il nodo burocratico A preoccupare sono anche le le procedure burocratiche che ne caratterizzano l'effettiva operatività. I consulenti del lavoro, per esempio, segnalano l'incredibile questione relativa al certificato Durc (Documento unico di regolarità contributiva che attesta il corretto comportamento di un'impresa nei pagamenti e negli adempimenti previdenziali, assistenziali e assicurativi). Ma, spesso, l'irregolarità delle imprese che impedisce il rilascio del prezioso certificato dipende dai ritardati pagamenti da parte dello stesso ente che richiede l'attestato. Basti pensare al ricorrente caso in cui una impresa è regolarmente in possesso del Durc all'atto della partecipazione alla gara così come al momento dell'aggiudicazione e della fine dei lavori. Trascorsi magari alcuni anni, quella stessa pubblica amministrazione che non ha provveduto al pagamento dell'appalto, chiede il Durc. E' facile prevedere che in un appalto d'opera o servizi in cui il costo del lavoro ha una importante incidenza, il datore di lavoro non sia stato in grado di anticipare la contribuzione richiesta per ottenere la regolarità. Su questo fronte, l'unica possibilità, peraltro limitata alle imprese che vantano crediti fiscali, rimane la compensazione con i debiti mediante F24. Peccato che la misura che ne prevedeva l'innalzamento è stata rinviata al 2014. RIPRODUZIONE RISERVATA Foto: I protagonisti Foto: Agenzia Entrate Attilio Befera

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Riforme incompiute Poco incisivo il provvedimento sullo sblocco dei crediti


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Dichiarazione dei redditi La stagione delle tasse parte con il rebus Imu Pagamenti entro il 17 giugno, senza penalità, per Unico. Entro fine mese la chiamata per il 730. Non si escludono proroghe STEFANO SARUBBI* I l conto sta per essere presentato. La stagione delle tasse è ormai entrata nel vivo. La data clou, salvo possibili slittamenti, è fissata per lunedì 17 giugno quando si dovrà passare alla cassa per il saldo delle imposte e dei contributi risultanti dal modello Unico. Fiato sospeso per l'Imu: probabile slittamento a settembre dell'acconto ma solo per le abitazioni principali. Niente proroghe, né sconti per gli altri immobili. Appuntamenti Dipendenti e pensionati hanno ancora pochissimi giorni di tempo per presentare il modello 730 al sostituto d'imposta se presta l'assistenza fiscale: il termine del 30 aprile è stato prorogato al 16 maggio. Chi si avvale di un Caf o di un professionista abilitato ha tempo fino al 31 maggio, salvo proroghe. Le scadenze di Unico sono quelle classiche. Ma non sono escluse proroghe. In sintesi i termini sono i seguenti: 17 giugno: pagamento imposte risultanti dal modello Unico senza maggiorazioni; 1 luglio: presentazione modello Unico su carta in un ufficio postale nei casi ancora ammessi (solo coloro che non possono utilizzare il 730 perché privi di datore di lavoro o non titolari di pensione e in pochi altri casi); 17 luglio: pagamento imposte risultanti da Unico con la maggiorazione dello 0,40%; 30 settembre: trasmissione telematica del modello Unico e dell'eventuale modello Irap. Gli obbligati Devono compilare obbligatoriamente il modello Unico: i titolari di partita Iva che esercitano attività artistiche o professionali, anche in forma associata, anche se rientranti nel regime dei «contribuenti minimi»; chi ha redditi d'impresa o di partecipazione in società di persone; chi nel 2013 ha un datore di lavoro non obbligato a effettuare le ritenute d'acconto (colf e badanti o i custodi di stabili); i non residenti in Italia nel 2012 e/o nel 2013; i contribuenti, come i venditori porta a porta, che devono presentare una tra le dichiarazioni Iva, Irap e 770; chi ha conseguito plusvalenze dalla cessione di partecipazioni qualificate; chi deve presentare la dichiarazione per conto di contribuenti deceduti (redditi del 2012 del «de cuius»); i titolari di alcune tipologie di redditi diversi (come la cessione di aziende). Il modello è, ormai, Unico solo di nome, visto che la dichiarazione Irap va presentata separatamente da tutti i titolari di partita Iva (persone fisiche e società). Anche nel 2013, quindi, i titolari di partita Iva e le società dovranno inviare entro il 30 settembre all'Agenzia delle Entrate - obbligatoriamente in via telematica - due distinte dichiarazioni: il modello Unico che ormai comprende solo i dati relativi ai redditi e all''Iva; il modello Irap. Il modello 770 per le ritenute operate dai sostituti d'imposta (lavoro dipendente, autonomo, provvigioni, ecc.) non è compreso in Unico e va presentato entro fine luglio. Anche la denuncia Iva può essere presentata autonomamente. E' opportuno accelerarne la presentazione soprattutto per chi vuole portare in compensazione con altri tributi i crediti Iva superiori a 5.000 euro. I soggetti obbligati alla presentazione del modello Unico possono versare il saldo Iva insieme a quello delle imposte sui redditi anziché entro il termine ordinario del 16 marzo, maggiorandolo dello 0,40% per mese o frazione di mese di ritardo. La maggiorazione non è dovuta quando l' Iva viene compensata con i crediti di altri tributi o contributi.

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Agenda Tutte le date da ricordare. Aspettando il destino dell'imposta sugli immobili


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A rate I versamenti delle imposte possono essere effettuati in unica soluzione alle scadenze previste (17 giugno e 17 luglio) o rateizzati. Opportunità che sarà sicuramente utilizzata in un anno di crisi come questo. Sugli importi rateizzati sono dovuti gli interessi del 4% annuo. I contribuenti non titolari di partita Iva che rateizzano i pagamenti, applicano gli interessi dello 0,13 % sulla seconda rata che scade il 1° luglio (il 30 giugno è domenica) e poi dello 0,33% mensile sulle rate successive con scadenza ogni fine mese. Per i contribuenti titolari di partita Iva le rate successive alla prima scadono il 16 di ogni mese, con interessi dello 0,32% sulla seconda rata (17 luglio) e dello 0,33% mensile sulle rate successive. *Associazione italiana dottori commercialisti RIPRODUZIONE RISERVATA La guida per risparmiare R isparmiare sulle tasse? Si può. La principale arma che il contribuente può usare sono gli oneri detraibili o deducibili. Una guida completa alle spese taglia-tasse si trova nel secondo volume di «Tutto Fisco 2013» in edicola a 5,90 euro. Un manuale pratico, ricco di consigli utili per fare il proprio dovere e pagare il giusto. Foto: Da ricordare


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NORBERTO VILLA I chiarimenti dell'Agenzia delle entrate non sono stati suffi cienti. Le regole in tema di responsabilità solidale nei contratti di appalto e sub appalto per Iva e ritenute sui redditi di lavoro dipendente continuano a non dar tregua alle imprese. Le stesse si trovano costrette a certificare la regolarità fi scale della loro posizione per ottenere il corrispettivo delle loro prestazioni. E non è raro il caso in cui le richieste arrivino anche in ipotesi diverse da quelle previste dalle norme. Ma anche in questi casi per non rischiare lo stop dei pagamenti i creditori preferiscono adempiere alle richieste del cliente. Ma i costi amministrativi (e le perdite di tempo) aumentano. Il tutto nasce dall'art. 13-ter del dl 83/2012, a cui hanno fatto seguito due interventi esplicativi dell'Agenzia delle entrate che offrendo meritoriamente qualche spiraglio non sono riusciti a colmare tutti i dubbi e a limitare gli aggravi conLa norma di riferimento Le nuove ipotesi di corresponsabilità tributaria per committente e sub appaltatore sono contenute nell'articolo 13-ter del dl n. 83 del 2012 intitolato «Disposizioni in materia di responseguenti a tali regole. Ma ciò in realtà non deve essere compito dell'amministrazione in sede interpretativa quanto piuttosto del legislatore che dovrebbe rimettere mano alla situazione. Il presente inserto si pone quindi come obiettivo quello di offrire un quadro sintetico della situazione, partendo dal testo normativo e ricordando anche i contenuti delle circolari 40/E del 2012 e 2/E del 2013 dell'Agenzia delle entrate. Inoltre si darà conto delle due denunce presentate agli organi comunitari per segnalare l'incompatibilità delle regole interne con quelle europee avanzate da Aidc e da Confi ndustria. sabilità solidale dell'appaltatore». La norma ha sostituito il comma 28 dell'articolo 35 del dl n. 223 del 2006, modifi cando la disciplina in materia di responsabilità fiscale nell'ambito dei contratti d'appalto e subappalto di opere e servizi. La norma è formata da tre commi che riportiamo di seguito. Art. 13-ter (decreto legge 83/2012) 1. Il comma 28 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modifi cazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, è sostituito dai seguenti: 28. In caso di appalto di opere o di servizi, l'appaltatore risponde in solido con il subappaltatore, nei limiti dell'ammontare del corrispettivo dovuto, del versamento all'erario delle ritenute fi scali sui redditi di lavoro dipendente e del versamento dell'imposta sul valore aggiunto dovuta dal subappaltatore all'erario in relazione alle prestazioni effettuate nell'ambito del rapporto di subappalto. La responsabilità solidale viene meno se l'appaltatore verifi ca, acquisendo la documentazione prima del versamento del corrispettivo, che gli adempimenti di cui al periodo precedente, scaduti alla data del versamento, sono stati correttamente eseguiti dal subappaltatore. L'attestazione dell'avvenuto adempimento degli obblighi di cui al primo periodo può essere rilasciata anche attraverso un'asseverazione dei soggetti di cui all'articolo 35, comma 1, del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, e all'articolo 3, comma 3, lettera a), del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 luglio 1998, n. 322. L'appaltatore può sospendere il pagamento del corrispettivo fi no all'esibizione della predetta documentazione da parte del subappaltatore. Gli atti che devono essere notifi cati entro un termine di decadenza al subappaltatore sono notifi cati entro lo stesso termine anche al responsabile in solido. 28-bis. Il committente provvede al pagamento del corrispettivo dovuto all'appaltatore previa esibizione da parte di quest'ultimo della documentazione attestante che gli adempimenti di cui al comma 28, scaduti alla data del pagamento del corrispettivo, sono stati correttamente eseguiti dall'appaltatore e dagli eventuali subappaltatori. Il committente può sospendere il pagamento del corrispettivo fi no all'esibizione della predetta documentazione da parte dell'appaltatore. L'inosservanza delle modalità di pagamento previste a carico del committente è punita con la sanzione amministrativa pecuniaria da euro 5.000 a euro 200.000 se gli adempimenti di cui al comma 28 non sono stati correttamente eseguiti dall'appaltatore e dal subappaltatore. Ai fi ni della predetta sanzione si applicano le disposizioni previste per la violazione commessa dall'appaltatore. 28-ter. Le disposizioni di cui ai commi 28 e 28-bis si applicano in relazione ai contratti di appalto e subappalto di opere, forniture e servizi conclusi da soggetti che stipulano i predetti contratti nell'ambito di attività rilevanti ai fi ni dell'imposta sul ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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La nuova responsabilità fiscale solidale nei contratti di appalto/1


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valore aggiunto e, in ogni caso, dai soggetti di cui agli articoli 73 e 74 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modifi cazioni. Sono escluse dall'applicazione delle predette disposizioni le stazioni appaltanti di cui all'articolo 3, comma 33, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 . Partendo da tale testo normativo a oggi occorre anche ricordare i chiarimenti che sono intervenuti con la circolare n. 40/E dell'8 ottobre 2012 dell'Agenzia delle entrate. Circolare che pur contenendo alcuni spunti positivi non è di certo riuscita a eliminare le problematiche sul tappeto (e forse non è a un documento di prassi che si deve chiedere ciò quanto piuttosto a un intervento normativo). L'entrata in vigore La norma non prevede nulla di specifi co sul punto tanto che si erano avanzate diverse tesi. Ciò soprattutto considerando che come è già stato anticipato la norma era prevista dal testo originario del decreto e poi in sede di conversione è stata modifi cata fi no ad arrivare al testo oggi conosciuto. Tale punto è uno di quelli chiariti dall'Agenzia delle entrate con la circolare 40/E del 2012 in cui si è affermato: «Si è dell'avviso che le disposizioni contenute nell'articolo 13-ter del Dl n. 83 del 2012 debbano trovare applicazione solo per i contratti di appalto/subappalto stipulati a decorrere dalla data di entrata in vigore della norma, ossia dal 12 agosto 2012. Inoltre, considerato che la norma introduce, sia a carico dell'appaltatore sia del subappaltatore, un adempimento di natura tributaria, si deve ritenere che, in base all'articolo 3, comma 2, della legge n. 212 del 2000 (Statuto del contribuente), tali adempimenti siano esigibili a partire dal sessantesimo giorno successivo a quello di entrata in vigore della norma, con la conseguenza che la certifi cazione deve essere richiesta solamente in relazione ai pagamenti effettuati a partire dall'11 ottobre 2012, in relazione ai contratti stipulati a partire dal 12 agosto 2012. Tale soluzione si basa sulla considerazione che la disposizione, intervenendo su un elemento fondamentale delle prestazioni contrattuali quale il pagamento del corrispettivo, potrebbe alterare il rapporto sinallagmatico relativo ai contratti già stipulati. La norma attribuisce, infatti, a una delle parti (appaltatore/committente) il diritto potestativo di sospendere la propria prestazione (il pagamento) in attesa che l'altra parte (appaltatore/subappaltatore) produca una documentazione attestante la regolarità degli adempimenti fi scali». La circolare quindi non interviene circa l'eventuale applicabilità della norma così come prevista dal decreto non convertito (che a questo punto è bene ritenere non operante) e giunge alla sua conclusione facendo coincidere la data di effetto con quella a partire dalla quale il committente/ appaltatore è tenuto, in forza delle nuove disposizioni, a verifi care che gli adempimenti fi scali scaduti alla data del pagamento del corrispettivo, siano stati correttamente eseguiti dall'appaltatore/subappaltatore. Da ciò la conclusione è sorretta da due riferimenti normativi chiarendo che: la norma introduce un adempimento di natu• ra tributaria; è applicabile l'articolo 3, comma 2, della legge • n. 212 del 2000 (Statuto del contribuente); pertanto tale adempimenti sono esigibili a par• tire dal sessantesimo giorno successivo a quello di entrata in vigore della norma. La conseguenza di ciò è che la certifi cazione deve essere richiesta solamente in relazione ai pagamenti effettuati a partire dall'11 ottobre 2012, in relazione ai contratti stipulati a partire dal 12 agosto 2012. È evidente che in sede di prima applicazione questa presa di posizione non è di poco conto ma con un'avvertenza. Nella realtà molti dei contratti potenzialmente interessati non sono stipulati in forma scritta. Ciò rende l'individuazione della data di stipula non agevole. La tentazione di anticipare la stessa per cercare di superare almeno per questi l'applicazione dell'art. 13-ter deve però fare i conti con il fatto che l'onere di provare la stessa rimane in capo al contribuente e per quanto sopra riferito (forma verbale) è evidente come il compito non sia per niente agevole. Anzi il rischio è che, in assenza di una prova, sia diffi cile provare la stipula antecedente al 12 agosto anche per i contratti effettivamente stipulati precedentemente all'entrata in vigore dell'art. 13-ter. La circolare 2/E del 2013 ha chiarito che «l'eventuale rinnovo del contratto deve ritenersi equivalente a una nuova stipula e, pertanto, la disciplina in esame è applicabile, a partire dalla data di rinnovo, anche ai contratti rinnovati successivamente al 12 agosto 2012». Ambito oggettivo: i contratti a cui si applica Volendo disegnare l'ambito oggettivo di applicazione della norma occorre partire dal testo normativa da cui si evince: al comma 28 si dispone che: «In caso di ap• palto di opere o di servizi, l'appaltatore risponde in solido con il subappaltatore, nei limiti dell'ammontare del corrispettivo dovuto, del


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versamento all'erario delle ritenute fi scali sui redditi di lavoro dipendente e del versamento dell'imposta sul valore aggiunto dovuta dal subappaltatore all'erario in relazione alle prestazioni effettuate nell'ambito del rapporto di subappalto»; al comma 28-bis si dispone che: «Il committente • provvede al pagamento del corrispettivo dovuto all'appaltatore previa esibizione da parte di quest'ultimo della documentazione attestante che gli adempimenti di cui al comma 28, scaduti alla data del pagamento del corrispettivo, sono stati correttamente eseguiti dall'appaltatore e dagli eventuali subappaltatori». Da qui sono possibili alcune considerazioni. L'ambito oggettivo deve essere individuato con riguardo alla tipologia di contratto stipulato. La norma si applica certamente quando è stipulato un contratto appalto e successivamente un contratto di sub appalto essendo chiaro il tenore dei commi 28 e 28-bis. Il primo dubbio che può essere fugato e se in presenza di contratto di appalto ma non di sub appalto la norma trovi o meno applicazione. La soluzione è quella che ritiene in ogni caso applicabile anche in tale ipotesi la previsione normativa. Si ipotizzino questi due ipotesi: Caso 1 Alfa appalta un'opera a Beta la quale a sua volta ne sub appalta una parte a Gamma. Le previsioni si applicano sia al contratti di appalto tra Alfa e Beta che a quello di sub appalto tra Beta e Gamma Caso 2 Alfa appalta un'opera a Beta. Le previsioni si applicano sia al contratti di appalto tra Alfa e Beta. Quindi pur in assenza di un contratto di sub appalto (e la presenza quindi di un solo contratto di appalto) la norma trova applicazione. Ciò è comprovato dal fatto che il comma 2-bis sopra riportato il quale facendo riferimento alla responsabilità del committente la correla alla corretta esecuzione degli adempimenti «eseguiti dall'appaltatore e dagli eventuali subappaltatori». Ma se i sub appaltatori sono eventuali vuol dire che la previsione trova applicazione anche in loro assenza. E infatti ciò ha trovato conferma nella circolare 2/E/2013: «La norma in esame, peraltro, trova applicazione sia nell'ipotesi in cui vi sia un contratto di subappalto, che presuppone la coesistenza di almeno tre soggetti economici distinti (committente, appaltatore e subappaltatore), sia nella ipotesi in cui l'appaltatore provveda direttamente alla realizzazione dell'opera affi datagli dal committente». Per meglio chiarire le ricadute in tema di responsabilità in qualche modo solidale del committente e dell'appaltatore occorre chiarire: l'appaltatore risponde in solido con il sub • appaltatore per gli inadempimenti di quest'ultimo e chiaramente in prima persona per quelli suoi propri; il committente risponde in solido (seppur con • una responsabilità di tipo sanzionatorio) degli inadempimenti dell'appaltatore e del sub appaltatore. Pertanto si verifi ca che un eventuale inadempimento del sub appaltatore in assenza delle esimenti previsti in capo agli due soggetti po trebbe dar luogo sia a una responsabilità solidale dell'appaltatore sia a una sanzionatoria del committente. Ma quanto fi nora illustrato non consente di superare il vero problema che è quello di identifi care nella prassi la presenza di un contratto di appalto e/o sub appalto. In primis è da notare come addirittura la norma stessa crei confusione. Se infatti il comma 28 fa riferimento esplicito ai «contratti appalto di opere o di servizi» il successivo comma 28 ter di riferisce invece ai «contratti di appalto e subappalto di opere, forniture e servizi». Tale anomalia è stata oggetto di un emendamento proposto alla legge di stabilità con cui si voleva eliminare il termine «fornitura» dal comma 28ter, che non è stato accolto nel testo defi nitivo della norma. Solo con la circolare 2/E (vedi in seguito) il punto è stato chiarito escludendo i contratti di appalto di fornitura. Ma superato ciò, le diffi coltà non vengono meno. La disposizione prevede la responsabilità dell'appaltatore e del committente per il versamento all'Erario delle ritenute fi scali sui redditi di lavoro dipendente e dell'imposta sul valore aggiunto dovuta dal subappaltatore e dall'appaltatore in relazione alle prestazioni effettuate nell'ambito del contratto. Il contratto in questione deve essere di appalto di opere o servizi. Ma come fare a identifi care tale fattispecie? La qualifi cazione giuridica di un contratto genericamente di servizi non è facile e da anni la stessa giurisprudenza (anche di legalità) sta proponendo interpretazione di volta in volta non del tutto coincidente. L'unico riferimento certo è il codice civile (art. 1655) che defi nisce il contratto di appalto come quel contratto «col quale una parte assume, con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, il compimento di una opera o di un servizio verso un corrispettivo in danaro». Inoltre: i contratti d'opera sono inclusi o esclusi? Provando a immaginare i rapporti esistenti in una azienda l'individuazione diviene un rompicapo (anche pensando che molti di questi rapporti non sono nemmeno formalizzati in forma scritta). Torna alla mente il diluvio di


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risoluzione che sono intervenute quando era stato introdotto il reverse charge obbligatorio nel campo dei sub appalti edili (e i dubbi esistono ancora). Il consiglio più facile sarebbe quello nella pratica operativa di estendere al massimo l'ambito oggettivo, ma ciò non può certo dirsi una soluzione. La defi nizione è alquanto diffi cile da declinare nei casi concreti, i quali non di rado non sono nemmeno formalizzati in forma scritta. Prima della circolare 2/E 2013 se si cercava un aiuto si correva il rischio di una interpretazione estensiva. La circolare 7 del 7 febbraio 2007 a commento dell'art. 1, comma 43, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 che ha introdotto l'art. 25-ter nel dpr 29 settembre 1973, n. 600 con cui si prevede che: «Il condominio quale sostituto di imposta opera all'atto del pagamento una ritenuta del 4% a titolo di acconto dell'imposta sul reddito dovuta dal percipiente, con obbligo di rivalsa, sui corrispettivi dovuti per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi, anche se rese a terzi o nell'interesse di terzi, effettuate nell'esercizio di impresa» si era giunti a ricomprendere nell'ambito oggettivo di applicazione anche i contratti d'opera in generale. Sul punto però la circolare 2/E del 2013 offre un piccolo sollievo. Infatti la stessa dopo aver richiamato il fatto che la norma fa riferimento alle sole fattispecie riconducibili al contratto di appalto come defi nito dall'articolo 1655 del codice civile, afferma che è «indispensabile defi nire con chiarezza l'ambito di applicazione della norma in base al suo contenuto letterale al fi ne di evitarne interpretazioni di tipo estensivo» ed esclude dall'ambito di applicazione: gli appalti di fornitura dei beni. Tale tipologia a) contrattuale sebbene richiamata dal comma 28ter, non è prevista nelle disposizioni recate dagli altri commi 28 e 28-bis che, invece, richiamano esclusivamente l'appalto di opere o servizi; il contratto d'opera, disciplinato dall'articob) lo 2222 c.c.; il contratto di trasporto di cui agli articoli 1678 c) e seguenti del c.c.; il contratto di subfornitura disciplinato dalla d) legge 18 giugno 1998, n. 192; le prestazioni rese nell'ambito del rapporto e) consortile. Ambito oggettivo: il settore edile La norma in questione è contenuta nell'art. 13ter del dl 83/2012 e precisante nel capo III del provvedimento titolato misure per l'edilizia. Da tale situazione si è cercato di sostenere che l'ambito applicativo della stessa sia da far coincidere solo ai contratti di appalto e sub appalto stipulati nel settore edile. Una sorta di continuazione della norma che ha previsto l'applicazione in ambito Iva del reverse charge per le prestazioni rese dai sub appaltatori in forza dell'art. 17, comma 6, lett. a del dpr 633/72 che dispone l'applicazione dell'inversione contabile «alle prestazioni di servizi, compresa la prestazione di manodopera, rese nel settore edile da soggetti subappaltatori nei confronti delle imprese che svolgono l'attività di costruzione o ristrutturazione di immobili ovvero nei confronti dell'appaltatore principale o di un altro subappaltatore. La disposizione non si applica alle prestazioni di servizi rese nei confronti di un contraente generale a cui venga affi data dal committente la totalità dei lavori». Ma la collocazione dell'art. 13-ter nell'articolato legislativo è l'unico elemento che può sostenere tale tesi. Ed è un elemento che non pare essere decisivo almeno fi no a quando la prassi non dovesse confermare tale soluzione. A riprova di ciò è anche d sottolineare che la norma è «di passaggio» in questo provvedimento in quanto l'art. 13-ter in questione va a sostituire il com ma 28 dell'articolo 35 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modifi cazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248 articolo titolato «Misure di contrasto dell'evasione e dell'elusione fi scale» compreso nel titolo III a sua volta titolato «Misure in materia di contrasto all'evasione ed elusione fi scale, di recupero della base imponibile, di potenziamento dei poteri di controllo dell'Amministrazione fi nanziaria, di semplifi cazione degli adempimenti tributari e in materia di giochi». Ma allora nel contesto naturale in cui devono ora essere letti i commi da 28 a 28-ter il riferimento al solo settore edile non è più esplicitato, confermandosi allora un'applicazione ben più ampia della norma in esame. Ciò è stato confermato dalla circolare 2/2013 che ha affermato: «Lo scopo della norma va quindi ravvisato non nella fi nalità di introdurre specifi che misure di contrasto all'evasione nel settore edile, ma in quella di far emergere base imponibile in relazione alle prestazioni di servizi rese in esecuzione di contratti di appalto e subappalto intesi nella loro generalità, a prescindere dal settore economico in cui operano le parti contraenti» Ambito soggettivo L'individuazione dell'ambito soggettivo della disposizione è identifi cato dal comma 28-ter il quale dispone le seguenti statuizioni: disposizioni di cui ai commi 28 e 28-bis si ap1. plicano in relazione ai contratti di appalto e subappalto di opere, forniture e servizi conclusi da soggetti che stipulano i predetti


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contratti nell'ambito di attività rilevanti ai fi ni dell'imposta sul valore aggiunto le disposizioni si applicano in ogni caso ai con2. tratti stipulati dai soggetti di cui agli articoli 73 e 74 del Testo unico delle imposte sui redditi; le predette disposizioni non si applicano alle 3. stazioni appaltanti di cui all'articolo 3, comma 33, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 . La prima affermazione (oltre al richiamo criptico ai contratti di appalto di forniture già commentato) delinea la necessità che i contratti siano stipulati nell'ambito di attività rilevanti ai fi ni dell'imposta sul valore aggiunto. Forse sarebbe stato più chiaro se la norma facesse riferimento a un dato soggettivo (contratti stipulati da «soggetti Iva») invece che riferirsi a una dato oggettivo. Ma in ogni caso tale previsione pare da leggersi come esclusione dall'applicazione della norma da parte di soggetti non esercenti attività abituale d'impresa o professionale abituale. Da qui alcune prime osservazioni. I lavoratori autonomi (professionisti) non sono esclusi dalla normativa. Qualora costoro dovessero stipulare un contratto di appalto fi nirebbe in pieno nel regime previsto dalla norma. Si ipotizzi un lavoratore autonomo che nell'esercizio della sua professione stipula un contratto di appalto per la ristrutturazione del proprio ufficio. Tale contratto si ritiene rientra nell'ambito applicativo della norma. Si ipotizzi anche che un lavoratore autonomo stipuli un contratto con cui si obbliga a fornire determinati servizi alla clientela. Anche in tal caso qualora la qualifi cazione giuridica del contratto dovesse coincidere con quella di appalto la norma troverebbe applicazione. Si potrebbe sul punto sostenere che il contratto di appalto è tipico del modo imprenditoriale e non professionale (tesi tutt'altro che banale) ma anche considerando che fi no a oggi sul tema la prassi ha sempre tenuto un atteggiamento per nulla restrittivo anche tale ipotesi a oggi non può non creare incertezza. Ulteriore considerazione riguarda i casi in cui una delle parti risulti essere un soggetto straniero (rectius non residente). Il testo letterale non lascia intravvedere esenzioni all'applicazione della norma in modo diretto. Il riferimento a contratti «conclusi da soggetti che stipulano i predetti contratti nell'ambito di attività rilevanti ai fi ni dell'imposta sul valore aggiunto» è infatti molto ampia. Si ipotizzi un committente imprenditore italiano che stipula un contratto di appalto con un soggetto imprenditore «straniero». Due osservazioni: già avendo riguardo solo alle qualifi che sog• gettivi dei due contraenti parrebbe doversi applicare la norma in esame. Il soggetto straniero imprenditore infatti svolge un'attività genericamente rilevante ai fi ni Iva; ma inoltre la stessa singola operazione potreb• be addirittura essere non solo soggetta a Iva ma addirittura in Italia, rendendo un'esclusione dell'applicazione della norma ancor più diffi cile. È certo però che una tale interpretazione porta a soluzioni aberranti. Si ipotizzi Gamma italiano imprenditore che affi da un appalto a Beta «straniero» imprenditore. Gamma dovrebbe rispondere degli eventuali inadempimenti (posti in essere al di fuori dell'Italia) di Gamma ed eventualmente anche dei suoi sub appaltatori (stranieri o italiani che siano). Piuttosto che basarsi sul dato soggettivo per cercare di escludere in tale ipotesi l'applicazione della norma meglio è soffermarsi sul fatto che la responsabilità solidale e/o sanzionatoria prevista dalla norma è da collegarsi necessariamente a quella principale relativa al comportamento dell'appaltatore o sub appaltatore: ma quest'ultima esula dalla competenza del nostro legislatore e forse in tal modo si potrebbe riuscire a limitarne l'applicazione. Inoltre la norma fa espresso riferimento a «ritenute fi scali sui redditi di lavoro dipendente e del versamento dell'imposta sul valore aggiunto» nozioni che non è detto possano sempre ritenersi applicabile nel caso di paesi diversi dall'Italia. Un ulteriore aspetto di natura soggettiva riguarda l'esclusione generalizzata o meno dei privati da tale normativa. Si deve ripartire dal comma 28-ter il quale prevede che «Le disposizioni di cui ai commi 28 e 28-bis si applicano in relazione ai contratti di appalto e subappalto di opere, forniture e servizi conclusi da soggetti che stipulano i predetti contratti nell'ambito di attività rilevanti ai fi ni dell'imposta sul valore aggiunto». In prima battuta ciò parrebbe sufficiente per affermare che i privati sono esclusi da tale normativa. In realtà nonostante sia questa la soluzione da preferire sarebbe bene un intervento che elimini qualsiasi dubbio. Infatti fermandosi al testo i dubbi possono esistere. Il committente infatti in base a quanto indicato nel comma 28-bis è responsabile nel caso di irregolari inadempimenti sia dell'appaltatore che del sub appaltatore. Nel contempo è da ricordare che l'ambito di applicazione è stato disegnato dal legislatore più che altro da un punto di vista oggettivo. Se ipotizziamo una


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situazione in cui con un committente privato intervengono quali appaltatore e sub appaltatore due esercenti attività d'impresa, è chiaro che il contratto tra questi ultimi due è concluso «da soggetti che stipulano i predetti contratti nell'ambito di attività rilevanti ai fi ni dell'imposta sul valore aggiunto». Da qui potrebbe anche essere sostenuto che con riguardo a tale contratto la norma si applica con una ricaduta (a livello di responsabilità anche in capo al committente privato. Sul punto la circolare 2/E del 2013 afferma (senza però eliminare qualsiasi dubbio su quanto sopra espresso) che «sono escluse dall'ambito applicativo della norma, per espressa previsione normativa, (...) le persone fi siche che ai sensi degli articoli 4 e 5 del dpr n. 633 del 1972 risultano prive di soggettività passiva ai fi ni Iva. Deve, inoltre, ritenersi escluso il «condominio» in quanto non riconducibile fra i soggetti individuati agli articoli 73 e 74 del Tuir». La seconda affermazione contenuta nel comma 28 ter è quella per cui la norma trova applicazione in ogni caso ai contratti stipulati dai soggetti di cui agli articoli 73 e 74 del Testo unico delle imposte sui redditi. L'art. 73 richiama le seguenti fattispecie: a) le società per azioni e in accomandita per azioni, le società' a responsabilità' limitata, le società cooperative e le società di mutua assicurazione, nonché le società europee di cui al regolamento (Ce) n. 2157/2001 e le società cooperative europee di cui al regolamento (Ce) n. 1435/2003 residenti nel territorio dello Stato; b) gli enti pubblici e privati diversi dalle società, nonché i trust, residenti nel territorio dello stato, che hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali; c) gli enti pubblici e privati diversi dalle società, i trust che non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciale nonché gli organismi di investimento collettivo del risparmio, residenti nel territorio dello Stato; d) le società e gli enti di ogni tipo, compresi i trust, con o senza personalità giuridica, non residenti nel territorio dello Stato. Alcune (o molte) di queste sono già comprese nell'ambito soggettivo della norma in quanto pongono in essere attività rilevanti ai fi ni Iva, ma questa seconda previsione serve per allargare il campo di applicazione anche ad altri soggetti di cui all'art. 73 che pur non avendo rilevanza ai fini Iva sono destinatari delle nuove regole. L'art. 74 poi richiama poi «gli organi e le amministrazioni dello Stato, compresi quelli a ordinamento autonomo, anche se dotati di personalità giuridica, i comuni, i consorzi tra enti locali, le associazioni e gli enti gestori di demanio collettivo, le comunità montane, le province e le regioni». La terza affermazione contenuta nel comma 28 ter dispone la non applicazione alle stazioni appaltanti di cui all'articolo 3, comma 33, del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163. Il comma 33 dell'art. 3 prevede che sono «stazione appaltante» le amministrazioni aggiudicatrici e gli altri soggetti di cui all'articolo 32: ai sensi del comma 25 dell'art. 3 sono 25 «ammi• nistrazioni aggiudicatrici» «le amministrazioni dello Stato; gli enti pubblici territoriali; gli altri enti pubblici non economici; gli organismi di diritto pubblico; le associazioni, unioni, consorzi, comunque denominati, costituiti da detti soggetti; ai sensi dell'articolo 32 sono anche stazioni ap• paltanti (ma non solo) i concessionari di lavori pubblici e le società con capitale pubblico che non sono organismi di diritto pubblico. La responsabilità solidale dell'appaltatore Verifi cata l'esistenza delle condizioni soggettive e oggettive occorre poi verifi care l'oggetto la natura e i limiti della responsabilità addossata all'appaltatore e al committente suddividendo le due posizioni. In linea generale la norma prevede la responsabilità dell'appaltatore e del committente per il versamento all'Erario delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente e dell'imposta sul valore aggiunto dovuta dal subappaltatore e dall'appaltatore in relazione alle prestazioni effettuate nell'ambito del contratto. Con riguardo all'appaltatore il comma 28 dispone che «l'appaltatore risponde in solido con il subappaltatore, nei limiti dell'ammontare del corrispettivo dovuto, del versamento all'erario delle ritenute fi scali sui redditi di lavoro dipendente e del versamento dell'imposta sul valore aggiunto dovuta dal subappaltatore all'erario in relazione alle prestazioni effettuate nell'ambito del rapporto di subappalto». Quindi si tratta di una vera e propria responsabilità solidale. In primis è da sottolineare come il riferimento alle ritenute fi scali sui redditi di lavoro dipendente consente di far rientrare non solo le ritenute Irpef anche quelle relative alle addizionali comunali e regionali. In secondo luogo è da notare come non sia previsto alcun benefi cio di preventiva escussione, potendosi quindi parlare di una responsabilità solidale «immediata» e senza alcun limite procedurale e temporale a favore del corresponsabile. In terzo luogo la corresponsabilità è limitata all'imposta mentre nulla viene detto e perciò è


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da ritenersi esclusa) con riguardo a una eventualità corresponsabilità per le sanzioni irrogate. Rimane il dubbio degli interessi eventualmente dovuti per il mancati pagamenti. Considerando che gli stessi sono accessori all'imposta la corresponsabilità parrebbe estendersi anche a questi ultimi anche considerando che in un emendamento presentato ma non approvato in sede di legge di stabilità per il 2013 si era prevista l'esclusione per le sanzioni civili ma come è noto tale emendamento non è andato a buon fi ne. La verifi ca della regolarità fi scale è correlata alle prestazioni ottenute a cui si riferisce il pagamento. Quella che sembra una banale affermazione potrebbe poi impossibile da mettere in pratica. Ecco un esempio. Un committente concede in appalto un'opera. Oltre ai mezzi ecc. sono impiegati in quell'appalto appalto due dipendenti. Al momento di effettuare il pagamento richiede la certifi cazione della regolarità dei versamenti delle ritenute. E qui sorgono i problemi: il termine di pagamento delle ritenute relative • al lavoro dipendente impiegate potrebbe non essere ancora scaduto. In tal caso la certifi cazione potrebbe limitarsi a dire ciò risolvendo il dubbio (ma rendendo vana la norma come è stata pensata); in alternativa si potrebbe ipotizzare che la cer• tifi cazione debba riguardare le ritenute del mese precedente e per cui è già intervenuto il termine per il pagamento. Ma non è detto che nel mese precedente il contratto fosse in essere e quindi pare più logico tornare alla soluzione avanzata precedentemente; anche nel caso in cui il termine di pagamento • fosse già intervenuto non dobbiamo dimenticarci che il versamento delle ritenute non è nominativo ma cumulativo. A fronte di ritenute dovute per 10.000 l'appaltatore potrebbe averne solo versate 5.000 ma ciò non limiterebbe la possibilità di rilasciare l'autocertifi cazione. Si può certifi care di aver versato le ritenute in quanto quelle versate coprono il necessario relativo ai due dipendenti impiegati. Si può sempre dire che quelle non versate riguardano i dipendenti utilizzati in proprio e non in prestazioni in sub appalto. È prevista una limitazione della responsabilità in quanto la stessa opera «nei limiti dell'ammontare del corrispettivo dovuto». Si ritiene che nel caso dell'appaltatore tale limite debba essere verifi cato con riguardo ai singoli corrispettivi degli eventuali molteplici contratti di sub appalto e non in modo cumulativo. L'esclusione della responsabilità solidale dell'appaltatore La norma esclude la responsabilità nel caso in cui l'appaltatore acquisisce la documentazione attestante che i versamenti fi scali, scaduti alla data del pagamento del corrispettivo, sono stati correttamente eseguiti dal subappaltatore/appaltatore, documentazione che, secondo quanto previsto dalla stessa disposizione, può consistere anche nella asseverazione rilasciata da Caf o da professionisti abilitati. Inoltre si prevede che l'appaltatore può sospendere il pagamento del corrispettivo dovuto al subappaltatore fi no all'esibizione della predetta documentazione. Quindi il possesso di questa documentazione è di per se suffi ciente a far decadere applicazione della normativa. La norma concede nella sostanza due alternative: quella di acquisire direttamente dal sub ap• paltatore la documentazione attestante la regolarità dei versamenti (leggi: modelli F24 dei pagamenti); oppure di ottenere un'attestazione dell'av• venuto adempimento degli obblighi fiscali può essere rilasciata anche attraverso l'asseverazione di un responsabile del centro di assistenza fi scale o di un soggetto abilitato ai sensi dell'articolo 35, comma 1, del dlgs 9 luglio 1997, n. 241, e dell'articolo 3, comma 3, lettera a), del regolamento di cui al dpr 22 luglio 1998, n. 322. Sul punto è intervenuta la circolare 40/E del 2012 che ha esteso tale possibilità specifi cando la possibilità di «ulteriori forme di documentazione idonee a tale fi ne. In particolare, si ritiene valida, in alternativa alle asseverazioni prestate dai Caf Imprese e dai professionisti abilitati, una dichiarazione sostitutiva - resa ai sensi del dpr n. 445 del 2000 - con cui l'appaltatore/subappaltatore attesta l'avvenuto adempimento degli obblighi richiesti dalla disposizione. Nello specifi co, la dichiarazione sostitutiva deve: - indicare il periodo nel quale l'Iva relativa alle fatture concernenti i lavori eseguiti è stata liquidata, specifi cando se dalla suddetta liquidazione è scaturito un versamento di imposta, ovvero se in relazione alle fatture oggetto del contratto è stato applicato il regime dell'Iva per cassa (articolo 7 del dl n. 185 del 2008) oppure la disciplina del reverse charge; - indicare il periodo nel quale le ritenute sui redditi di lavoro dipendente sono state versate, mediante scomputo totale o parziale; - riportare gli estremi del modello F24 con il quale i versamenti dell'Iva e delle ritenute non scomputate, totalmente o parzialmente, sono stati effettuati; - contenere l'affermazione che l'Iva e le ritenute versate includono quelle riferibili al contratto di appalto/subappalto per il quale la dichiarazione viene resa».


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Questo punto è senza dubbio qualifi cante della circolare 40/E. Ciò non risulta dalla norma in modo esplicito ed è stato questa una presa di posizione che almeno ha cercato di diminuire i problemi operativi che si stanno riscontrato. Tale previsione aveva formato oggetto di un emendamento presentato nel corso dell'iter della legge di stabilità in cui si prevedeva il venir meno della responsabilità solidale, e anche, ai sensi dell'ultima parte del comma 28-bis, della responsabilità sanzionatoria prevista per il committente, qualora sia possibile dimostrare il regolare versamento di ritenute e Iva anche attraverso il rilascio da parte dal responsabile dell'adempimento di una dichiarazione sostitutiva di atto notorio «attestante la correttezza dei versamenti delle ritenute sui redditi dei lavoratori dipendenti impiegati nell'ambito dell'appalto e, per le prestazioni rese nel medesimo ambito, della corrispondente Iva dovuta sulle stesse». Oltre a ciò l'emendamento collegava i medesimi effetti anche alla documentazione rilasciata da una società di revisione. Ma l'emendamento come più volte ripetuto non ha avuto un buon esito e quindi tale possibilità è a oggi prevista solo in via amministrativa. Vi è anche da sottolineare che In base alla presa di posizione della prassi l'autocertifi cazione deve attestare «la correttezza dei versamenti» ma nulla si dice nel caso in cui tali versamenti non siano stati effettuati non in forza di un comportamento irregolare ma solo in quanto non dovuti. Gli esempi sono quelli in cui i termini di versamento dell'Iva o delle ritenute sono successivi a quello del pagamento, o anche quello in cui a fronte delle fatture emesse non vi è Iva da versare in quanto il periodo si chiude con un credito d'imposta. La locuzione che poteva coprire tale situazioni sarebbe stata quella che richiamava la necessità di attestare i versamenti qualora dovuti e in caso contrario la regolarità del comportamento tenuto fi no a quel momento e ciò in aderenza al testo di legge che prevede l'esclusione della responsabilità è ottenuta «acquisendo la documentazione prima del versamento del corrispettivo, che gli adempimenti di cui al periodo precedente, scaduti alla data del versamento, sono stati correttamente eseguiti dal subappaltatore». Nonostante ciò non sia stato messo in chiaro dalla circolare 40/, l'unica tesi possibile è che in mancanza di un obbligo di versamento (si pensi alla chiusura a credito della liquidazione Iva) devi ritenersi suffi ciente ai fi ni dell'esonero dalla responsabilità solidale o sanzionatoria un autocertifi cazione che attesti la regolarità del comportamento. Alcuni aspetti sono stati poi chiariti dalla circolare 2/E del 2013 e più precisamente: in caso di più contratti intercorrenti tra le me• desime parti, la certificazione attestante la regolarità dei versamenti delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente e dell'Iva relativi al contratto d'appalto, può essere rilasciata in modo unitario; la certifi cazione, inoltre, può essere fornita an• che con cadenza periodica fermo restando che, al momento del pagamento, deve essere attestata la regolarità di tutti i versamenti relativi alle ritenute e all'Iva scaduti a tale data, che non siano stati oggetto di precedente attestazione; nel caso di pagamenti effettuati mediante • bonifico bancario o altri strumenti che non consentono al benefi ciario l'immediata disponibilità della somma versata a suo favore, occorra attestare la regolarità dei versamenti fi scali scaduti al momento in cui il committente o l'appaltatore effettuano la disposizione bancaria e non anche di quelli scaduti al momento del successivo accreditamento delle somme al benefi ciario. nel caso in cui l'appaltatore o il subappaltato• re cedano il proprio credito a terzi, si ritiene che possano tornare utili le indicazioni fornite dalla Ragioneria generale dello Stato con riferimento alle ipotesi di cessione del credito nell'ambito della disciplina sui pagamenti delle pubbliche amministrazioni, di cui all'articolo 48-bis del dpr n. 602 del 1973. In linea con quanto chiarito dalla Ragioneria con la circolare n. 29 del 2009, anche al fi ne di liberare il cessionario da futuri rischi connessi a eventuali inadempimenti fi scali del cedente, si è dell'avviso che la regolarità fi scale relativa ai rapporti riferibili al credito oggetto di cessione possa essere attestata nel momento in cui il cedente (appaltatore o subappaltore) dà notizia della cessione al debitore ceduto (committente o appaltatore). FACSIMILE: ATTESTAZIONE REGOLARITÀ FISCALE APPALTI E SUB APPALTI LA NUOVA RESPONSABILITÀ FISCALE SOLIDALE NEI CONTRATTI DI APPALTO DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DELL'ATTO DI NOTORIETÀ (Art. 47, dpr n. 445 del 28/12/2000) Il/La sottoscritto/a ------nato/a a ----- in data gg/mm/aaaa, residente a ----- (---) in via ----- n.--, codice fi scale ---------, in qualità di legale rappresentante della società -------- con sede a ----- in via ---------, codice fi scale e partita Iva ---------,


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consapevole delle sanzioni penali richiamate dall'art. 76, dpr n. 445/2000 in caso di dichiarazioni mendaci e di formazione o uso di atti falsi e in ottemperanza alle disposizioni in materia di responsabilità solidale dell'appaltatore di cui all'art. 13-ter dl 22 giugno 2012 n. 83 convertito dalla Legge 7 agosto 2012 n. 134 DICHIARA CHE in relazione al contratto d'appalto/subappalto del gg/mm/aaaa n. ----, stipulato con il committente/appaltatore (denominazione sociale), con sede in ----------------------, in via ----------------- n. ------, codice fi scale -----------------, partita Iva ------------------: 1) ai fi ni dei versamenti dell'imposta sul valore aggiunto per le fatture concernenti i lavori eseguiti con riferimento al contratto di appalto/subappalto sopra descritto: è stato versato l'ammontare dell'Iva contabilizzato e liquidato nel mese di riferimento; di se guito gli estremi del modello F24 in cui è ricompreso il pagamento in esame: non è ancora stato versato l'ammontare dell'Iva contabilizzato e liquidato nel mese perché: ha emesso fatture assoggettare al regime Iva di cassa ex art. 7, dl n.185/2008; ha emesso fatture con il sistema dell'inversione contabile. non è ancora stato versato l'ammontare dell'Iva in quanto non contabilizzata e liquidata, non essendo ancora scaduti i termini di legge 2) ai fi ni del versamento delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente in relazione ai lavori eseguiti contratto di appalto/subappalto sopra descritto: sono state versate le ritenute sui redditi di lavoro dipendente ricompresi nei modelli F24 di cui si riportano, di seguito, gli estremi:


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Primo impatto in dichiarazione delle nuove regole per gli immobili d'interesse storico Pagina a cura DI NORBERTO VILLA Verso - Unico 2013 Primo impatto in dichiarazione delle nuove regole per gli immobili d'interesse storico a pag. 12 Primo impatto in dichiarazione delle nuove e penalizzanti regole per gli immobili riconosciuti di interesse storico e/o artistico. Per la prima volta gli imponibili da tassare non sono quelli (bassi) catastali: è una quota del reddito effettivo che sconterà l'imposizione. Prima della novità i proprietari di tali immobili erano soliti trovarsi a che fare con imposte (sia Irpef che Ici) di piccolo importo indipendentemente dal pregio del fabbricato. Ora la situazione è di molto cambiata e il modello Unico 2013 è il primo banco di prova delle novità. Di seguito riepiloghiamo le possibili casistiche e la soluzione da adottare per una corretta redazione di Unico. Immobile storico abitazione principale. Prima delle innovazioni tale immobile non concorreva a formare né la base imponibile Irpef (o meglio la formava ma poi tale quota di reddito era azzerata) e nemmeno la base imponibile Ici. Il conto del carico fi scale dell'immobile ogni anno era in sostanza pari a zero. Con le nuove regole, fermo restando il sostanziale esonero da Irpef, la proprietà dell'immobile comporta il pagamento dell'Imu con un aggravio rispetto al passato. Per effettuare i calcoli occorre individuare la rendita dell'immobile, rivalutarla del 5% e poi individuare il valore Imu dell'immobile applicando i coeffi cienti previsti e riducendo alla metà il risultato. Per esempio nel caso di immobile di categoria A (escluso A10) la rendita rivalutata è moltiplica per 160 ridotto del 50% così da ottenere la base imponibile Imu. Immobile storico seconda casa. Prima delle innovazioni tale immobile concorreva a formare la base imponibile Irpef per un importo pari alla sua rendita rivalutata maggiorata di un terzo. Nel contempo lo stesso immobile era da assoggettare a Ici avendo coma base imponibile il suo valore catastale. Sia ai fi ni Irpef che Ici entrava però in gioco la norma di favore prevista per tali immobili che consentiva di individuare la rendita di riferimento considerando la tariffa d'estimo minore tra quelle previste nella zona catastale di competenza. Oggi la situazione è completamente cambiata. Tale immobile, infatti, paga Imu in base alla aliquota stabilita dal comune e avendo riguardo al suo valore catastale (individuato mediante i moltiplicatori previsti) seppur poi ridotta al 50%. Il dato catastale di riferimento (rendita) è però quella propria del singolo immobile non potendosi più riferirsi alla tariffa d'estimo inferiore prevista per la zona di appartenenza. In base alle regole ordinarie stabilite con l'introduzione dell'Imu l'immobile però non sconta né Irpef né addizionali in quanto tali oneri sono ormai assorbiti dalla nuova imposta municipale propria. Immobile storico concesso in locazione. Questa è l'ipotesi in cui gli aggravi si fanno sentire in modo eclatante. Prima delle innovazioni questi immobili scontavano l'Ici in base alla già richiamata regola che vedeva per questi immobili rilevante la minore delle tariffe d'estimo della zona. Ma oltre a ciò le imposte dirette dovute erano anch'esse commisurate al medesimo parametro. Per tali immobili infatti si superava la regola ordinaria che comportava in caso di locazione la tassazione dell'importo maggiore risultante tra il canone ridotto e la rendita catastale (sempre considerando le particolarità previste per gli immobili di interesse storico e artistico). La base imponibile Irpef anche in presenza di locazione era commisurata all'imponibile catastale. Ormai le regole sono cambiate e di ciò si vedranno gli effetti in Unico 2013. Tali immobili scontano l'Imu in base alla rendita catastale loro propria seppur con una riduzione del 50%. Ma ai fi ni Irpef devono applicarsi le regole ordinarie, per cui nel caso in cui l'importo del canone di locazione (ridotto come vedremo del 35%) risulti superiore alla rendita (ipotesi più che scontata in molte ipotesi) sarà questo che formerà base imponibile Irpef. L'unico vantaggio che è concesso dal decreto è che per verifi care quanto assoggettare a Irpef il canone è considerato nella misura del 65%. Quindi per tali immobile riconosciuti di interesse storico/artistico locati, non detenuti in regime di impresa, da parte di persone fi siche; i valori da confrontare per determinare l'imponibile ai fi ni Irpef, sono il canone annuo, ridotto del 35%, e la rendita catastale, rivalutata, ridotta del 50%. Questo calcolo è stato

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IN EVIDENZA Verso Unico 2013


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confermato dalla 114/E del 2012 in cui si è affermato che nel caso di immobile locato occorre sempre confrontare la metà della rendita rivalutata con il canone annuo derivante dalla locazione, decurtato opportunamente della deduzione pari al 35%. Nell'ambito del modello unico Pf i redditi derivanti da tali immobili devono essere indicati nel quadro Rb. L'esempio Compilazione del modello unico Riprese in aumento da effettuare Riprese in diminuzione da effettuare Alfa srl è proprietaria di un immobile di civile abitazione concesso in locazione. Il canone locativo è di 12 mila euro annui che ridotto del 35% è pari 7.800 euro. La rendita catastale rivalutata è pari a € 1.900 che ridotto del 50% è pari a 950 euro. Dal confronto tra i due parametri risulta da assoggettare a tassazione l'importo di 7.800 euro da indicare nel rigo RF11. Ha sostenuto spese per 4.200 euro da indicare nel rigo RF12. Deve annullare i ricavi imputati a conto economico per 12 mila euro nel rigo RF39


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Esodati, corsa alla salvaguardia Il 21 maggio è il termine per le domande di ammissione DI DANIELE CIRIOLI Conto alla rovescia per gli esodati del contingente dei 55 mila. Chi ha risolto il proprio rapporto di lavoro in base ad accordi collettivi o individuali entro il 31 dicembre 2011 e vuole beneficiare della salvaguardia dai nuovi requisiti per la pensione previsti dalla riforma Fornero, deve presentare la domanda di ammissione alla direzione territoriale del lavoro (dtl) entro il prossimo 21 maggio. Il contingente disponibile è di 6 mila posti. Il secondo contingente. L'appuntamento riguarda una delle categorie di esodati previste dal dm 8 ottobre 2012, pubblicato sulla G.U. n. 17 del 21 febbraio 2013. Il decreto autorizza l'ingresso anticipato alla pensione, ossia in base ai requisiti previgenti all'ultima riforma Fornero, ad altri 55 mila lavoratori (che si aggiungono al primo contingente di 66 mila di cui al decreto 1° giugno 2012) individuati, oltre che dalla riforma Fornero, dai decreti cosiddetti Milleproroghe e sulla Spending Review dello scorso anno. Le singole ipotesi, con il relativo contingentamento numerico, sono indicate in tabella. Infine, è stato previsto un terzo decreto con un contingentamento di ulteriori 10.130 salvaguardati. Incentivi all'esodo. L'appuntamento nello specifico interessa i lavoratori che hanno risolto il proprio rapporto di lavoro in ragione di accordi individuali o in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo, per i quali il contingente numerico è stato fissato in 6 mila unità. Potenziali destinatari della salvaguardia, in tal caso, sono i lavoratori il cui rapporto di lavoro si è risolto entro il 31 dicembre 2011: • in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articoli 410, 411 e 412-ter del codice di procedura civile, ovvero, • in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle organizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale, a condizione che: • successivamente alla data di risoluzione del rapporto di lavoro, non si sono rioccupati in qualsiasi altra attività lavorativa; • risultano in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che, in base alla disciplina pensionistica vigente prima del 6 dicembre 2011 (data di entrata in vigore del dl n. 201/2011, che ha introdotto la riforma Fornero delle pensioni), avrebbero comportato la decorrenza della pensione entro il 6 gennaio 2015 (entro il 36° mese successivo al 6 dicembre 2011); • la data di cessazione del rapporto di lavoro risulta da elementi certi e oggettivi, quali le comunicazioni obbligatorie alle direzioni territoriali del lavoro ovvero altri soggetti equipollenti individuati sulla base di disposizioni normative o regolamentari. L'Inps (messaggio n. 4678/2013) ha precisato che il criterio ordinatorio del monitoraggio delle disponibilità nel plafond assegnato alla categoria è quello della data di cessazione del rapporto di lavoro. Il dm 8 ottobre 2012 ha disposto quanto segue. In primo luogo che le istanze di accesso al beneficio della salvaguardia (cioè del prepensionamento), corredate dagli accordi che hanno dato luogo alla cessazione del rapporto di lavoro, devono essere presentate entro il 21 maggio 2013 (entro 120 giorni dalla data di pubblicazione dello stesso dm 8 ottobre 2012 nella gazzetta ufficiale): • alla direzione territoriale del lavoro innanzi alla quale sono stati sottoscritti gli accordi privati; • alla direzione territoriale del lavoro competente in base alla residenza del lavoratore interessato in caso di cessazione del rapporto sulla base di accordi collettivi. Per l'esame delle istanze sono istituite specifiche commissioni presso le dtl. Avverso le decisioni ed i provvedimenti delle commissioni, il lavoratore interessato può presentare riesame entro 30 giorni dalla data di ricevimento dello stesso provvedimento, innanzi alla direzione territoriale del lavoro presso cui è stata presentata l'istanza. Occhio ai requisiti. L'Inps, con messaggio n. 6645/2013, ha precisato che i requisiti di salvaguardia, che consentono di andare in pensione alle vecchie condizioni ante riforma Fornero, devono sussistere fi no al momento della decorrenza della pensione, inclusa la fi nestra mobile che solo nel caso degli esodati continua a sopravvivere. Pertanto, nel caso specifi co di soggetti cessati dal rapporto di lavoro per via di accordi individuali e collettivi d'incentivo all'esodo (ma anche per quelli autorizzati alla prosecuzione dei contributi volontari), la condizione della mancata ripresa dell'attività lavorativa, sotto qualunque specie, dopo la cessazione e/o dopo l'autorizzazione deve sussistere fi no alla decorrenza della pensione. ECONOMIA PUBBLICA E TERRITORIALE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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IMPRESA Conto alla rovescia per il secondo contingente dei 55 mila con rapporti risolti al 31/12/11


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Requisiti e condizioni di prepensionamento Lavoratori per i quali le imprese hanno stipulato in sede governativa accordi fi nalizzati alla gestione delle eccedenze occupazionali con utilizzo di ammortizzatori sociali (40.000) Criteri di ammissione: Accordi stipulati in sede governativa entro il 31 dicembre 2011 • cessazione dall'attività lavorativa e collocamento in mobilità ai sensi degli • artt. 4 e 24 della legge n. 223/1991 in data precedente, pari o successiva al 4 dicembre 2011 perfezionamento dei requisiti per la pensione entro il periodo di fruizione • dell'indennità di mobilità Lavoratori per i quali è previsto da accordi l'accesso ai Fondi di solidarietà di settore (1.600) Criteri di ammissione: accordi stipulati alla data del 4 dicembre 2011 • titolari di prestazione straordinaria a carico dei fondi di solidarietà da data • successiva al 4 dicembre 2011 permanenza a carico dei Fondi di solidarietà di settore fi no a 62 anni di • età Lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione (7.400) Criteri di ammissione: Autorizzazione antecedente alla data del 4 dicembre 2011 • non rioccupati dopo l'autorizzazione • con almeno un contributo volontario accreditato o accreditabile alla data • del 6 dicembre 2011 decorrenza della pensione entro il 6 gennaio 2015 •avoratori che hanno risolto il rapporto di lavoro (6.000): in ragione di accordi individuali sottoscritti anche ai sensi degli articolo 410, • 411 e 412-ter del codice di procedura civile ovvero in applicazione di accordi collettivi di incentivo all'esodo stipulati dalle orga• nizzazioni comparativamente più rappresentative a livello nazionale Criteri di ammissione: accesso a domanda da presentarsi entro il 21 maggio 2013 • data di risoluzione del rapporto di lavoro entro il 31 dicembre 2011 • non rioccupati in qualsiasi altra attività lavorativa successivamente alla data • di risoluzione del rapporto di lavoro decorrenza della pensione entro il 6 gennaio 2015 •


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Rapporto Gse: Italia ai vertici per capacità fotovoltaica Tancredi Cerne È l'Italia il secondo paese al mondo per capacità fotovoltaica in esercizio. A fine 2012, i 478.331 impianti che hanno prodotto energia solare nella Penisola hanno permesso di raggiungere una potenza installata di 16.420 Megawatt e 18.862 GWh Gigawattora di energia prodotta nell'arco dell'intero anno. Meglio dell'Italia ha fatto solo la Germania, dove la potenza degli impianti fotovoltaici in attività alla fi ne dello scorso anno ha superato i 32 mila Megawatt, 7.600 dei quali entrati in attività nel 2012. Poco meno del doppio rispetto ai 3.646 megawatt di nuova potenza generati dalle 148.135 nuove unità installate in Italia tra gennaio e dicembre scorsi. I dati emergono dal rapporto statistico sul solare fotovoltaico 2012 pubblicato dal Gestore dei servizi energetici (Gse), secondo cui «il meccanismo del Conto energia» ha rappresentato il motore di questa crescita. «I 475.851 impianti che in Italia ne usufruiscono hanno contribuito al 96% della produzione fotovoltaica dell'anno e ricevuto un incentivo dal Gse di circa 6 miliardi di euro nel solo 2012», si legge nel documento. «Lo scorso anno è stato installato in Italia quanto presente nel paese alla fi ne del 2010», hanno spiegato gli esperti del Gestore dei servizi elettrici secondo cui, almeno un impianto fotovoltaico è presente nel 97% dei comuni italiani (era l'11% nel 2006). «La maggior parte degli impianti è entrata in esercizio nel corso del periodo estivo anticipando il passaggio normativo tra il IV e il V Conto Energia», hanno continuato dal Gse, sottolineando come, in futuro, la strategia energetica nazionale prevede una crescita della potenza installata di mille megawatt all'anno di qui al 2020. Nella classifi ca dei maggiori produttori di energia elettrica da impianti fotovoltaici, dietro a Germania e Italia si sono classifi cati gli Stati Uniti con 7.582 megawatt di potenza, 3.200 dei quali di nuova realizzazione. Seguono il Giappone con 7.414 Mgw, la Cina con 6.593 e la Spagna con 5.100 megawatt, fortemente colpita dall'eliminazione degli incentivi che ha pesato sul numero di nuove installazioni. Tancredi Cerne

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AMBIENTE


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La Corte di cassazione con l'ordinanza 20252/2012 ha precisato che, diversamente da quanto ritenuto dal giudice di merito, «non è tassabile agli effetti delle imposte dirette la plusvalenza realizzata da una persona fisica in conseguenza della cessione di terreni vincolati a scopi pubblicistici che comportino l'edificazione esclusivamente da parte di un soggetto ben determinato e legittimato ad acquisire l'area attraverso l'esproprio. Ciò nella considerazione che l'edificabilità non determina un maggior reddito commerciale dell'area in questione». Il caso riguardava la plusvalenza sul terreno alienato a un'azienda ospedaliera, secondo i giudici non è imponibile.

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Plusvalenze non tassate


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Le imposte ipotecaria e catastale, in sede di costituzione di un trust con conferimento di immobili, sono sempre dovute in misura fi ssa. Ciò tenendo conto del fatto che, con il trust, non si realizza trasferimento effettivo di ricchezza. Questo il principio su cui la Ctr di Milano, nella sentenza n. 54/34/13 dello scorso 11 marzo, ha fondato la propria decisione favorevole al contribuente, sostenendo che «ove la movimentazione sia priva di un trasferimento di titolarità, la remunerazione del movimento viene assunta attraverso l'applicazione dell'imposta in misura fi ssa». Sulla questione si sono originati numerosi contenziosi, perché la posizione dell'Agenzia delle entrate è orientata sull'applicazione delle imposte ipotecaria e catastale in misura proporzionale al valore dei beni conferiti. L'Agenzia ritiene, infatti, che ciò che rilevi sia solo la presenza o meno, nella singola fattispecie, dell'effetto traslativo. Di recente, la Ctp di Latina, nell'ordinanza n. 10/02/13 dello scorso 8 gennaio, aveva assunto pressoché il medesimo orientamento della Ctr Lombardia, contrario a quello dell'amministrazione, esprimendosi in merito a un trust sottoposto a condizione sospensiva. Il trust, osserva il giudice pontino, attribuisce in favore dei benefi ciari esclusivamente una posizione qualifi cabile come «aspettativa giuridica» (diritto sottoposto a condizione sospensiva) e non fa sorgere, al momento della sua istituzione, alcun arricchimento tassabile in capo agli stessi; circostanza che si determinerà, infi ne, solo al momento in cui il trustee attribuirà il trust fund ai benefi ciari.

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Trust, ipocatastali a misura fi ssa


GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE 6 articoli


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Corriere della Sera - Roma

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«Ora aboliamo i vitalizi ai consiglieri degli scandali» L'assessore al Bilancio: diritti acquisiti. Ma è scontro legale Alessandra Sartore Se ci viene dimostrato che i vitalizi possono essere tolti lo faremo L'escamotage Per i 5 Stelle basta restituire la quota accantonata per il vitalizio Ernesto Menicucci La battaglia per i vitalizi comincia oggi, in commissione Bilancio. A rilanciarla, i consiglieri regionali del Movimento Cinque Stelle, guidati dall'ex candidato governatore Davide Barillari. Gli stessi che, sempre oggi, daranno vita al «Restitution day»: si tratta di rendere una buona parte di stipendio e tutta la diaria non spesa, da quando sono stati eletti ad oggi. Per loro, i «pentastellati» terranno 5 mila euro lordi, 2.700 netti. Più le spese sostenute, fra benzina e varie. Il resto, torna nelle casse della Pisana: circa 7 mila euro a consigliere, oltre 50 mila euro complessivi. Oltre a questo, scatta la guerra dei vitalizi. Nella proposta di legge n.9, del 16 aprile, chiamata non a caso «Una Regione pulita di cui fidarsi», tra le varie misure previste c'è anche l'eliminazione dei vitalizi per i consiglieri della X legislatura, quella appena iniziata con la vittoria di Nicola Zingaretti alle elezioni di febbraio. Cinquestelle vorrebbe di più: che vengano cancellati, con un colpo di bianchetto, anche i vitalizi della passata legislatura, quella degli scandali Fiorito e Maruccio, ma anche del fiume di denaro entrato nella casse di tutti i partiti politici della Pisana, di centrodestra e centrosinistra. Barillari e i suoi hanno già sottoposto la vicenda all'assessore al Bilancio Alessandra Sartore, senza riuscire finora a fare breccia. Secondo gli uffici regionali, quei vitalizi rappresentano «un diritto acquisito» che - come tale - non può essere toccato. Secondo i «grillini» non è così. E citano, per cominciare, il decreto Monti 174/2012 che aboliva i vitalizi a chi non aveva maturato dieci anni di consiglio regionale, «fatti salvi quelli già in erogazione». Norma poi modificata in fase di conversione del decreto, «salvando» anche il vitalizio di Fiorito e degli altri. Secondo i legali di Cinque stelle «basta restituire ai consiglieri la quota che, mensilmente, hanno accantonato dallo stipendio per il vitalizio». Secondo una sentenza della Corte Costituzionale, infatti, quel particolare trattamento a cui hanno diritto i «parlamentari» regionali non è un emolumento previdenziale, bensì un'indennità. E poi, stipendi e vitalizi, sono oggetto della legislazione regionale e non di quella nazionale. Se così fosse, il Lazio potrebbe agire autonomamente, senza aspettare lo stato. Dall'assessorato al Bilancio, c'è una traccia di apertura: «Siamo pronti - dicono - ad ogni confronto. Se ci viene dimostrato che i vitalizi possono essere tolti, lo faremo». Altrimenti, la battaglia si sposterà nell'aula del consiglio. RIPRODUZIONE RISERVATA 230 Foto: Milioni di euro saranno risparmiati con i provvedimenti della legge «Per un Regione pulita» 6.800 Foto: Mila euro è il nuovo stipendio previsto per i consiglieri regionali dopo i tagli che saranno apportati 7.800 Foto: Mila euro è l'emolumento previsto per il governatore Zingaretti e il presidente del Consiglio regionale Leodori 1,3 Foto: Milioni di euro verranno dall'abolizione delle auto blu a cui si aggiunge il taglio dell'80% alle consulenze 128 Foto: Saranno i milioni che verranno risparmiati grazie al riordino delle società, agenzie ed enti regionali Abbiamo già tagliato 230 milioni di spese per i costi della politica e introdotto norme di trasparenza Nicola Zingaretti 7 maggio 2013 GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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ROMA


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Corriere della Sera - Roma

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GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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Foto: L'aula del consiglio regionale alla Pisana, dopo l'elezione di Nicola Zingaretti avvenuta il 24 e 25 febbraio scorsi. Alla Pisana sono entrati anche 7 consiglieri del Movimento Cinque Stelle, il loro capogruppo è Davide Barillari (nella foto a sinistra) che aveva promesso di «aprire la Regione con un apriscatole», sulla falsariga di quanto volevano fare gli eletti di Grillo al Parlamento


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Corriere della Sera - Roma

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Economia Di Berardino, Cgil: «L'avevamo previsto, ma non è stato fatto nulla per evitarlo»

Lavoro, record negativo a Roma Tasse locali troppo alte, crollano consumi e investimenti Paolo Foschi Tasse locali a livello record, tagli alla spesa statale che a Roma pesano più che nel resto d'Italia e investimenti pubblici e privati bloccati che colpiscono l'edilizia e i grandi appalti, cioè l'oro della Capitale. Sono questi i tre fattori, insieme a un'offerta altissima di manovalanza a basso costo per le qualifiche professionali meno elevate, a determinare il caso-Roma, ovvero la disoccupazione che corre più veloce rispetto al resto del Paese. Altro che modello Roma. Secondo le ultime rilevazioni Istat, il tasso nazionale è all'11,5%. All'ombra del Colosseo, invece, ha superato il 12%. Una situazione ancora più grave se si considera che fino a 4 anni fa la disoccupazione a Roma era inferiore di almeno mezzo punto percentuale rispetto alla media nazionale. Che cosa è successo nella Capitale? Come accennato, secondo le osservazioni di Istat, Censis e centri studi dei sindacati, è la combinazione di vari fattori ad aver determinato il peggioramento rapido del mercato del lavoro. «Purtroppo l'avevamo previsto - spiega Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio -. A Roma, dove i settori dominanti sono i servizi e l'edilizia, la crisi è arrivata dopo. Ma adesso è più acuta rispetto al resto del Paese. Anche perché ogni famiglia paga in media 50 euro in più al mese di tasse locali rispetto alle altre città italiane. Sono soldi che finiscono nelle casse dello Stato, ma vengono tolti dal reddito disponibile, dai consumi». Le tasse locali, a conti fatti, portano via fra i 600 e i 700 milioni in più dai budget familiari rispetto a città come Milano, Napoli o Torino. E il commercio, infatti, a Roma più che altrove paga la crisi in questa fase: 27000 mila attività chiuse nel 2012, fatturato, consumi e occupazione in calo drammatico. L'altro settore è l'edilizia, prima voce del Pil romano. Il mercato immobiliare residenziale è paralizzato. Ma anche quello delle ristrutturazioni è in calo. Per non parlare degli appalti pubblici: «Non si muove nulla» sintetizzano i costruttori laziali. L'altro comparto in affanno è quello dei servizi e delle società che lavorano, o meglio lavoravano, per le pubbliche amministrazioni: dai ministeri agli ospedali, dalle scuole al mondo sociale. I tagli alla spesa pubblica stanno facendo saltare molte aziende. Altre rischiano la chiusura per i ritardi nei pagamenti da parte delle Asl e della Regione, per esempio. L'ultimo fattore che pesa sul dato eccezionalmente alto del tasso di disoccupazione è l'offerta altissima per molti lavori svolti dagli immigrati. Sempre più spesso, per esempio, ristoranti anche di lusso si affidano a chef nordafricani, perché accettano stipendi molto bassi (anche 800-1000 euro al mese). E ancora di più l'offerta di manovalanza a basso costo proveniente dall'estero satura il mercato, già in crisi, di edilizia, società di pulizie, colf e via dicendo. @Paolo_Foschi RIPRODUZIONE RISERVATA 12% A Roma il tasso di disoccupazione ha superato il muro del 12%, mentre in Italia è ora all'11,5%

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Il Messaggero - Roma

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Tagli ai costi della politica il caso in commissione M.Ev. REGIONE L'oggetto della riunione della commissione bilancio parla di «disposizioni urgenti di adeguamento al decreto legge in materia di riduzione dei costi della politica, nonché misure in materia di razionalizzazione, controlli e trasparenza della organizzazione degli uffici e servizi della Regione». Dunque, si deve parlare di tagli. Ma dopo che i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle hanno sollevato dei dubbi sui compensi assicurati dalla giunta Zingaretti ai dirigenti è stato deciso di ascoltare in audizione il segretario generale Andrea Tardiola. L'appuntamento è per questa mattina alle 11, mentre domani si svolgerà la conferenza dei capigruppo che dovrà fissare la data della riunione del prossimo consiglio regionale. Sul tema degli stipendi dei dirigenti l'altro giorno è andato in scena un botta e risposta tra i consiglieri del Movimento 5 Stelle e lo staff di Zingaretti. I primi hanno sostenuto: «Il capo di gabinetto e il segretario generale percepiscono attualmente 170.000 euro l'anno, in base al contratto che hanno firmato due mesi fa subito dopo l'elezione di Zingaretti, ma non appena la delibera 79 sarà pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Lazio percepiranno oltre 200.000 euro in virtù degli aumenti disposti in delibera». L'ufficio stampa di Zingaretti ha smentito categoricamente questa ipotesi: «I rappresentanti del M5S nel Consiglio regionale del Lazio continuano a prendere abbagli indugiando in falsità sugli stipendi del capo di gabinetto e del segretario generale che hanno firmato un contratto con il quale viene fissata la loro retribuzione a 170 mila euro lordi, ridotta del 10 per cento insieme a quella di tutti gli apicali rispetto a quanto percepito, per gli stessi ruoli, nella precedente amministrazione. Si determina, in questo modo, un risparmio per l'amministrazione regionale di oltre 500 mila euro l'anno». I provvedimenti approvati in consiglio hanno anche previsto un taglio agli stipendi di tutti i consiglieri regionali. Oggi però con una diretta tv via web i 5 Stelle annunciano il Restitution day: renderanno pubblici gli stipendi, hanno promesso che incasseranno 2.500-2.700 euro netti.

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13/05/2013

Il Giornale - Ed. nazionale

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Picconate e ipocrisia Ora Pisapia cancella la festa degli stranieri Il sindaco di Milano minimizza il legame violenza-immigrazione Ma poi annulla l'evento senza spiegazioni. E nessuno lo contesta DUE PESI, DUE MISURE È allarme sicurezza solo se la città è governata dalla destra: vedi Roma Giannino della Frattina Milano Perché c'è da dire che anche le vie della Milano dell'avvocato ultrarosso Giuliano Pisapia, così come quelle dell'inferno, son lastricate di buone intenzioni. Tra cui «la seconda edizione del Festival "riGenerazioni", con la cerimonia di conferimento della cittadinanza simbolica ai bambini e ragazzi minorenni milanesi, nati in Italia, figli di stranieri» di cui un comunicato del Comune annunciava la presentazione questa mattina con l'assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino. Era venerdì e un Mada Kabobo non ancora killer vagava per la città: uno dei tanti, troppi fantasmi clandestini che un presente difficile trascina verso un futuro disperato. Sabato all'alba l'orrore del sangue e delle picconate, quella sentenza di morte senza appello che ha tolto la vita a un quarantenne e che il sindaco Pisapia ha subito derubricato a «gesto folle». Non fosse che il «folle» ha potuto girare indisturbato per due ore, seminando feriti e alla fine anche morte. E, allora, quale occasione migliore per parlare di immigrazione e di regole se non il Festival «riGenerazioni» da presentare proprio oggi? E, invece, niente. Perché ieri un altro ben più laconico dispaccio del Comune comunica improvvisamente che la conferenza stampa «è stata annullata». Nessuna spiegazione, nessuna motivazione ufficiale. Silenzio nella città gentile e arancione di Pisapia dove si può anche morire a picconate, dove un extracomunitario irregolare che non dovrebbe certo essere in Italia può seminare il terrore. Vagare come uno zombie assassino per due ore e assolutamente indisturbato, ma il problema (dicono) non è la sicurezza. Strumentalizzazioni di una destra ancora una volta becera e incapace di argomenti, si son subito affrettati a denunciare, tra giornali e politica, i corifei della nuova era Pisapia. Peccato che a parti invertite non ci sia certo la stessa benevolenza. Basta leggere le cronache romane per vedere il sindaco Pdl Gianni Alemanno crocifisso (da quegli stessi politici e giornali) all'accadere di ogni fatto di nera. «Due omicidi nelle ultime ore - si lamentava il 3 maggio col Messaggero il candidato del centrosinistra a sindaco di Roma Ignazio Marino, abbandonando l'abituale aplomb - Nella Capitale c'è un problema sicurezza». Non solo. «La sicurezza - rincarava la dose - rimane un problema a Roma, nonostante le promesse di Alemanno». E pazienza se le indagini hanno imboccato la pista di una «complicata relazione» della ragazza uccisa, la colpa a Roma è sempre di Alemanno. A Milano, invece, della follia e non certo di un Pisapia «santo subito». Anche se i numeri non dicono proprio così, come conferma Riccardo De Corato che è stato vicesindaco con delega alla Sicurezza. Che ai tempi del centrodestra non era come oggi un più buonista assessorato a «Sicurezza e coesione sociale». Come se per la «coesione sociale» non fosse sufficiente il solo rispettare e far rispettare le leggi. Ma tant'è. E De Corato ricorda che secondo il censimento dell'Orim, l'Osservatorio regionale sull'integrazione e la multietnicità, «i clandestini a Milano sono 23mila», un numero esorbitante, trattandosi appunto di irregolari. «Una vera e propria polveriera. Persone che non avendo un lavoro non hanno la possibilità di mantenersi e come Mada Kabobo scelgono la strada della delinquenza». Perché nel 2011 il 75 per cento dei denunciati, fermati o arrestati per furto è straniero. E secondo l'Ismu è immigrato un responsabile su due di violenze sessuali e furti. Numeri che non si possono far vedere ai cittadini, come dimostra l'aggressione al presidio organizzato ieri dalla Lega a Niguarda. Il quartiere di Milano dove si può morire a picconate. I due sindaci Giuliano Pisapia Nel marzo scorso, a Brera, in pieno centro a Milano, un gioielliere viene ucciso in negozio. Non c'è protesta nei confronti del sindaco. Difeso anche quando, a febbraio, nel messaggio del Console Usa agli americani in città si parla di allarme sicurezza. Poco prima di Natale una rapina violenta; nel settembre GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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MILANO


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scorso, la sparatoria in strada con due morti, in zona Porta Romana. Gianni Alemanno A Roma, dopo ogni fatto violento Alemanno è messo sotto accusa. È successo pochi giorni fa, dopo che due donne sono state uccise e un egiziano massacrato in strada. Dopo l'assalto al furgone portavalori in pieno centro e una sparatoria nel traffico nel marzo scorso; dopo lo stupro di una donna in un parco, nell'agosto scorso. Il sindaco si è difeso: reati calati del 14% in 5 anni


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Alitalia, gli otto mesi di Del Torchio per riportare in quota la compagnia QUALSIASI FUTURO PER LA SOCIETÀ PRESIEDUTA DA COLANINNO DEVE PASSARE OBBLIGATORIAMENTE PER UN RISANAMENTO DEI CONTI CON NUOVI TAGLI DEI COSTI. SECONDO LE VALUTAZIONI DELL'AZIONISTA AIR FRANCE LA LIQUIDITÀ È SUFFICIENTE SOLO SINO A FINE ANNO Ettore Livini Milano Alitalia si prepara con un nuovo pilota - il neo ad Gabriele Del Torchio - ha otto mesi di volo decisivi per il suo futuro. A far scattare le lancette del conto alla rovescia è stato il "fuoco amico" di Air France. «I problemi di liquidità della compagnia italiana emergeranno a fine anno», ha detto con scarso senso del fair play Philippe Calavia, direttore finanziario del gruppo francese (primo socio con il 25% della società romana). «È un suo parere personale», ha tagliato corto un po' seccato il presidente Roberto Colaninno. Una cosa però è certa: Del Torchio non ha tempo per il rodaggio. E in poco più di 200 giorni dovrà provare a portare Alitalia fuori dalla bufera con un piano che oggi come oggi - con il mercato sott'acqua e la concorrenza che incalza - ha un punto certo in cima all'ordine del giorno: il taglio dei costi. LA VIA OBBLIGATA A mettere le cose in chiaro ci ha pensato lui stesso nel suo primo intervento pubblico: «Il mio obiettivo, di tutti gli azionisti e delle 16 mila persone che lavorano in Alitalia, oltre ai 20 mila dell'indotto, è dare una prospettiva industriale all'azienda - ha detto venerdì scorso alla presentazione del bilancio Enac - Ma per arrivarci non si può e non si deve prescindere dal raggiungimento di un equilibrio economico-finanziario». Una base positiva di lavoro, in fondo, esiste già. Sotto forma di due piccole certezze: i soci di Alitalia - dopo qualche mese di guerre intestine senza esclusione di colpi - sembrano aver firmato una tregua. E in cassa, grazie al prestito obbligazionario di 95 milioni (sui 150previsti) garantito dagli azionisti maggiori, Parigi compresa, ha messo nel serbatoio della compagnia il carburante necessario a volare, salvo sorprese, sino alla fine del 2013. Il resto però è tutto da inventare quasi da zero. Il piano Fenice, dati alla mano, non ha funzionato in diverse delle sue parti. Certo l'Alitalia di Roberto Colaninno non è il carrozzone dell'era pubblica, ha costi inferiori, ha rinnovato la flotta (oggi una delle più giovani d'Europa) e ha messo assieme un track-record di puntualità e di regolarità dei voli molto onorevole. La strategia industriale però - base a Fiumicino e focus sul mercato domestico ed europeo - non ha dato i risultati sperati: i conti 2013 si sono chiusi con l'ennesimo rosso, questa volta a quota 280 milioni, che porta vicino al miliardo il totale delle perdite nei primi quattro anni di vita della compagnia. E nemmeno in questo inizio di 2013, dopo il siluramento di Andrea Ragnetti, si intravedono schiarite all'orizzonte. La strada insomma è stretta. E le opzioni sul tavolo di Del Torchio (come il tempo) sono poche: da qui a fine anno, con il mercato interno a picco del 4% anche a marzo e con Air France, Lufthansa e Iag che perdono 1 miliardo nel primo trimestre, l'unica leva su cui agire per provare a raddrizzare i conti è quella dei costi. IL NODO DEI SINDACATI La partita, naturalmente, non è semplicissima. Oggi sul fronte dell'austerity e del controllo delle spese si naviga a vista. E la pratica più diffusa - vale anche per i rivali europei - è quella della cancellazione dei voli troppo vuoti (accorpando i passeggeri su altri aerei) e la riduzione quando serve dell'operatività. Un tampone che però non può durare molto. E che nei prossimi mesi dovrà essere come minimo accompagnato da misure strutturali per ridurre le uscite. Quali? Di esuberi per ora nessuno vuol parlare. Anche perché, per fortuna di Alitalia, quasi tutti si sono resi conto della gravità della situazione e sembrano pronti ad affrontare con pragmatismo le sfide delle prossime settimane. L'esempio più lampante è il comunicato con cui Anpav e Avia, le sigle maggiori tra gli assistenti di volo, hanno revocato lo sciopero previsto il 14 maggio quando si è insediato Del Torchio: «Per dimostrarle la nostra assoluta buona fede e reale disponibilità al dialogo costruttivo, come atto unilaterale sospendiamo le azioni già programmate - gli hanno scritto - La situazione è estremamente critica e noi non abbiamo intenzione di piantare bandiere ma di difendere i valori della compagnia». Una luna di miele che rischia presto di essere messa alla prova dei GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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fatti. Il calendario è in effetti incalzante: a fine mese Alitalia annuncerà i conti trimestrali. E non è escluso che Del Torchio, come accade spesso in questi casi, ne approfitti per caricare sul conto del suo predecessore la pesantissima eredità finanziaria che ha ricevuto. In quell'occasione dovrebbe prendere forma un primo restyling del piano industriale (sono attesi pochi ritocchi in attesa di capire se e quando il trasporto aereo e l'Italia rivedranno la luce). E a quel punto dovrebbe essere chiaro che per riuscire ad arrivare davvero all'obiettivo dell'utile operativo entro la fine dell'anno - chimera già più volte annunciata e mai raggiunta sarà necessario impugnare le forbici. IL FUTURO AZIONARIO La strategia industriale, insomma, sarà nei prossimi 200 giorni improntata alla difesa. Sperando che prima o poi il vento dell'economia inizia a girare e magari il petrolio regali un po' di respiro ai conti dell'azienda. Alitalia però si giocherà nei prossimi otto mesi un'altra partita altrettanto importante: quella del suo futuro azionario. Anche qui la situazione è fluida e Del Torchio dovrà esercitare tutte le sue arti diplomatiche. Atlantia e la famiglia Benetton, proprietari anche di Fiumicino, hanno già fatto sapere che prima o poi (più prima che poi) usciranno dal capitale. Air France, come dimostrano nemmeno troppo in controluce le parole di Calavia, è in agguato. Peggio vanno le cose in Alitalia, più facile sarà per lei portarsi via la società assieme al ricco mercato italiano - per un piatto di lenticchie. Ipotesi che ovviamente ha già fatto scattare l'allarme rosso tra i soci minori, già sul piede di guerra in occasione dell'emissione del prestito obbligazionario, che temono di veder andare in fumo il loro investimento, sollecitato da Silvio Berlusconi in occasione della cordata dei patrioti nata (scherzi del destino) proprio in chiave anti-Air France. La speranza di tutti è che all'orizzonte torni il sereno e alle eventuali nozze con Parigi - che quasi tutti gli osservatori del settore danno comunque per scontate - si possa arrivare su basi più equilibrate. La strada verso questo obiettivo però è in salita. Tanto che la fronda nel cda della società romana, nei mesi scorsi, aveva ventilato l'ipotesi di affidare a un consulente esterno (Rotschild) la ricerca di un altro partner. Ora che tra gli azionisti è tornata una parvenza di pace quest'ipotesi è meno concreta. Ma non accantonata. Chi potrebbe essere? Difficile dirlo. Anche perché le penali in caso di rottura dell'asse con Skyteam, la maxi-alleanza che ruota attorno ad Air France, sono molto alte. Negli ultimi mesi ha mosso diversi passi avanti l'asse tra Alitalia e Etihad. Ma la compagnia di Abu Dhabi, che pure di recente è entrata nel capitale di Air Berlin, Jet Airways, Aer Lingus, Virgin Australia e Air Seychelles, ha finora smentito progetti più concreti in Italia. Anche perché è legata a un asse di ferro con Air France. In passato si è fatto il nome di Aeroflot, anche in virtù dell'ottimo rapporto di Silvio Berlusconi - padre spirituale della excompagnia di bandiera - con Vladimir Putin. Si vedrà. Anche sul fronte azionario però vale l'approccio "pragmatico" adottato da Del Torchio nei primi passi alla cloche dell'aerolinea: prima i risultati. Senza un conto economico in ordine (e oggi siamo ben lontani da questo obiettivo) Alitalia rischia in ogni caso di andare poco lontano. Il nuovo ad ha otto mesi di tempo per dimostrare che la compagnia ce la può fare. © RIPRODUZIONE RISERVATA AIR FRANCE - FIRE - INTESA SANPAOLO - ATLANTIA - IMMSI - TOTO - T.H. - FONDIARIA SAI - EQUINOXE G & C HOLDING - SOLID HOLDING - ACQUA MARCIA - FINANZ. PAR. INV. PIRELLI & C. - GFMC MACCA - VITROCISET - AURA HOLDING - OTTOBRE 2008 - 12 CAPITAL PORTF. - MARCEGAGLIA LORIS FONTANA - VIRGIN Foto: Accanto, il nuovo amministratore delegato di Alitalia Gabriele Del Torchio Foto: [ I PROTAGONISTI ] Foto: Qui a lato, Roberto Colaninno (1) presidente di Alitalia , Jean Cyrill Spinetta (2) ceo di Air France , Gilberto Benetton (3) uno dei soci di Alitalia che più preme per uscire dalla compagine azionaria e che, tra l'altro, controlla Adr , la società che gestisce gli aeroporti di Roma Foto: Un aereo Alitalia in volo: senza correttivi alla gestione a fine anno avrà problemi di liquidità


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Il primato dell'industria riparte dal Nord Est LA LOCOMOTIVA ITALIANA E' UN CANTIERE IN FERMENTO. PER QUESTO AFFARI&FINANZA E I QUOTIDIANI LOCALI DEL GRUPPO ESPRESSO LANCIANO UN FORUM, IL 15 MAGGIO A VENEZIA, CHE RIUNIRÀ TUTTI I MAGGIORI PROTAGONISTI Stefano Carli Roma Si gioca tra due estremi il ruolo e il futuro del Nord Est nell'economia italiana: è il territorio più colpito dalla crisi, in termini di fallimenti, di aziende che chiudono, ma è anche quello in cui il vento di questa nuova stagione dell'export sta soffiando con più intensità. E' la patria per antonomasia delle piccole e medie aziende familiari, finora troppo spesso sinonimo di conservatorismo in termini di strategie industriali e di pratiche di gestione ma è anche la regione che più si sta impegnando nel processo di internazionalizzazione. E' stato per decenni il tessuto economico simbolo dell'innovazione di prodotto e di processo, quella capacità di modificare, migliorare, aggiornare e adattare a nuove esigenze ciò che già esisteva ed era stato inventato da altri ma ora ha anche al suo attivo l'impegno più convinto nell'innovazione "pura", nell'investimento in ricerca e sviluppo che può diventare il motore dell'apertura di nuovi mercati. E ha inoltre in casa, alle porte di Venezia, un caso di eccellenza tra gli incubatori e gli acceleratori che producono le start up come la H-Farm di Donadon. Quattro anni di questa crisi infinita stanno traghettando il Nord Est in una nuova vita. La chiave è il binomio export e innovazione, che ha messo in ombra anche le vecchie polemiche sulla struttura familiare e sulle piccole dimensioni. Nessuno di questi due fattori è più un tabù o considerato negativo di per sé. Le famiglie si sono dimostrate in grado d innovare e, grazie ai nuovi veicoli di investimento (fondi, private equity, venture capital, e ora anche le prime obbligazioni) stanno uscendo dalla rotta pericolosa tra la scilla delle banche e la cariddi di quotazioni in Borsa troppo onerose, spesso temerarie e non sempre utili alla bisogna. Certo, se si guarda all'oggi, la crisi c'è ancora, ed è forte. Le imprese che esportano non sono la maggioranza. E la maggioranza, invece, dipende ancora troppo da risorse di origine bancaria che arrivano con il contagocce. Ma appunto, è uno scenario che si muove tra due estremi. Ci sono punti di forza sui quali appoggiare solide fondamenta per il futuro, e fattori di debolezza che rischiano di minare gli sforzi. Il Nord Est è un cantiere economico e quello che accade e si sperimenta qui è di importanza fondamentale per tutto il sistema produttivo del made in Italy. Tanto più ora che il mito delle economie "tutto servizi" è crollato e si torna a puntare con convinzione e con orgoglio sulla manifattura, come ha ricordato anche il presidente di Confindustria Veneto Roberto Zuccato sullo scorso numero di Affari & Finanza. E' per questo, per seguire i fermenti di questo cantiere strategico che Affari & Finanza, i quotidiani veneti del gruppo EspressoCorriere delle Alpi, Il Mattino di Padova, LaTribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre - in partnership con Banca Carige, hanno dato vita a una iniziativa dal significativo titolo di "A tutto Nord Est: viaggio nell'economia del territorio, Innovazione, credito e sviluppo". Un'iniziativa che si articola su due diversi fronti. Il primo è il Forum che si terrà dopodomani, 15 maggio, a Venezia e cui prenderanno parte, tra gli altri, Luca Zaia, presidente Regione Veneto Luigi Brugnaro, presidente Confindustria Venezia, Paolo Costa, presidente Autorità portuale di Venezia, Giuseppe Bertolussi, segretario Cgia di Mestre, Gabriele Delmonte direttore generale Banca Carige Italia, Riccardo Donadon, presidente H-Farm Ventures. Il secondo fornte è un sito all'interno di Repubblica.it (www.repubblica.it/speciali/eco nomia/carige/edizione2013/) che di questi fermenti darà conto, riportando i risultati di un'indagine sull'economia nordestina realizzato dall'Ufficio studi di Banca Carige, gli interventi del Forum, contributi di analisi, articoli di scenario economico e storie di imprese, e che verrà arricchito con aggiornamenti quotidiani. Un'iniziativa che altro non è che l'applicazione del primo principio della web economy: condividere, fare rete, collaborare, incrociare esperienze per risolvere problemi e per trovare nuove soluzioni. E' il punto di forza di ogni start up che per nascere e crescere ha bisogno di un "ecosistema". E il «laboratorio Nord Est» può così diventare un grande acceleratore dell'uscita dalla crisi dell'intero Made in Italy. BANCA CARIGE GOVERNO LOCALE E AREE METROPOLITANE - Rassegna Stampa 13/05/2013

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ECONOMIA ITALIANA


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Foto: "A tutto Nord Est: viaggio nell'economia del territorio, Innovazione, credito e sviluppo": è il titolo del Forum che si terrà dopodomani a Venezia. E avrà una versione online


Quotidiano Regione Basilicata inserto di www.basilicatanet.it

Anno 3 Numero 342 del 13/05/2013

Reg. N°268/1999 Tribunale di Potenza. Editore: Regione Basilicata - Via V. Verrastro 6 - 85100 Potenza. Direttore: Giovanni Rivelli - Telefono 0971.668145 - Fax 0971.668155

Speciale cultura

Il libro che narra la visita del Dalai Lama in Basilicata La presentazione nel corso di un incontro del premio nobel Betty Williams sulle opere della fondazione Città della pace

Obiettivo dell’iniziativa la messa in sicurezza delle rocce pericolanti

Matera, interventi contro le frane Al via piano di prevenzione per il rischio idrogeologico Le operazioni, che dureranno per 120 giorni, saranno effettuate dalla ditta vincitrice Co.Ge.Cis di Matera. Il costo dei lavori ammonta a 450.000 euro

Tante foto e parole racchiuse in un libro che racconta la visita del Dalai Lama in Basilicata e dell’incontro con il premio nobel Betty Williams e il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo. Il volume è stato presentato nel corso di un incontro a Potenza, organizzato dalla Williams, sulle attività della fondazione Città della pace.

Messa in sicurezza delle zone rocciose a rischio nei Sassi di Matera: l’annuncio di una serie di interventi arriva dall’assessore alle

Infrastrutture, Luca Braia. Il costo delle operazioni ammonta a 450.000 euro. “Nelle prossime settimane - ha detto Braia - daremo

conto alla comunità regionale dello stato di avanzamento di tutti i progetti realizzati e in via di completamento”.

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Ambiente

Agricoltura

Sanità

La giunta allunga i tempi sul monitoraggio

Benedetto a un incontro a Montalbano

Martorano ha incontrato i sindacati

Osservatorio e Cnr proroga di 18 mesi

Per i canoni agricoli costi da contenere

Don Uva, in cerca di soluzioni comuni

I controlli ambientali in Val d’Agri

Meno spese per acqua ed energia

Le proposte avanzate

A PAG. 3

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Turismo, Pisticci fa registrare un boom nelle prenotazioni online per alberghi e hotel

La città di Matera come collante tra Nord e Sud. L’intervista al filosofo Giulio Giorello

Una crescita che supera il 300 per cento per un posto nelle strutture della fascia Jonica

“Può diventare il perno di una cultura aperta alle idee che vengono dal Mediterraneo”

In tempo di crisi far registrare un balzo in avanti del 315 per cento nelle prenotazioni, rispetto all’anno scorso, non è cosa da poco. L’ottimo risultato di Pisticci, terzo in Italia come aumento massimo, è stato segnalato dal sito

Matera non solo è già pronta, e con tutte le carte in regola, a candidarsi come Capitale della cultura 2019, ma ha dalla sua parte quello spirito d’accoglienza e quell’apertura che possono renderla un crocevia tra Nord e Sud.

di prenotazioni online hotels.com, che riporta l’andamento delle ricerche degli utenti in materia di pernottamenti. Un ottimo indizio per spingere sul potenziamento dei collegamenti e delle infrastrutture.

La Gazzetta del Mezzogiorno

Per il filosofo ed epistemologo italiano Giulio Giorello, intervenuto alla rassegna Polo Sud, il valore genuino di una città come Matera deve essere non solo salvaguardato ma soprattutto diffuso a tutto il Continente.

Il Quotidiano della Basilicata


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Basilicata Mezzogiorno

L’iniziativa nata per contrastare il rischio idrogeologico e salvaguardare il territorio lucano

Matera, nuovi interventi per proteggere i Sassi

L’obiettivo è la messa in sicurezza delle zone rocciose pericolanti Al via i lavori per la messa in sicurezza di alcune zone rocciose a Matera. I lavori riguardano la chiodatura e il disgaggio, la rimozione di frammenti pericolanti, dei massi rocciosi che si trovano in equilibrio precario nei Sassi di Matera. Si tratta di un intervento delicato sotto l’aspetto geologico e tecnico che prevede la messa in sicurezza di alcune zone, nei rioni Sassi, di Casalnuovo e della Rupe dell’Idris. I lavori sono stati presentati dall’assessore alle Infrastrutture, opere pubbliche e mobilità, Luca Braia, che ha presenziato all’iniziativa insieme al dirigente generale del dipartimento, Mario Cerverizzo. Il progetto rientra nell’Accordo di programma sottoscritto il 14 dicembre 2010 tra il ministero dell’Ambiente e la Regione Basilicata, la cui attuazione è affidata al commissario straordinario, l’ingegnere Francesco Saverio Acito. Redatto dall’ufficio Sassi del Comune di Mate-

ra, vede tra i principali operatori impegnati il responsabile unico del procedimento, l’architetto Giuseppe Gandi, i progettisti l’ingegnere Lamacchia, i geometri Montinaro e Rubino, oltre al medesimo Rup. La consulenza specialistica è stata fornita dal professor Vincenzo Simeone, del Politecnico di Bari, e

mo sforzo, accelerando il più possibile le procedure in corso, con l’obiettivo di mettere il prima possibile in sicurezza le aree selezionate mitigandone il relativo rischio idrogeologico, contribuendo contemporaneamente, e in maniera importante, a far ripartire l’economia regionale”. Questo il commento dell’assessore Braia, che

Il progetto rientra nell’Accordo di programma tra ministero dell’Ambiente e Regione Basilicata dal dottor Claudio Berardi dell’Autorità di bacino della Regione Basilicata. Gli stessi progettisti hanno spiegato che saranno adottate tecniche che tenderanno a minimizzare l’impatto e a stabilizzare, senza modificare la morfologia dei luoghi. “La Regione, il commissario straordinario, gli uffici regionali e gli uffici comunali che coordinano gli interventi, stanno producendo in sinergia il massi-

ha inoltre sottolineato il ruolo strategico che occupa il dipartimento regionale alle Infrastrutture in questo progetto, visto che “nella fase fondamentale di monitoraggio e controllo complessivo degli oltre 100 interventi inseriti nell’accordo di programma quadro per oltre 35 milioni di euro, la competenza è stata affidata dal ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (Mattm) al com-

missario straordinario Saverio Acito. In 32 di questi interventi - ha spiegato - gli uffici regionali svolgono ruoli di responsabilità diretta”. L’importo complessivo dei lavori, che prevedono un tempo di realizzazione e di completamento in circa 120 giorni, ammonta a 450 mila euro. Sarà realizzato dalla ditta aggiudicataria Co.Ge.Cis di Matera. L’assessore Braia ha voluto ricordare inoltre la lunga serie di interventi in corso in difesa del territorio lucano. “Nelle prossime settimane, oltre a provvedere alla consegna dei lavori tra i più importanti e attesi tra quelli previsti dell’Accordo di programma, consistente nella realizzazione del sistema di difesa di un tratto di 1,5 km di costa nel territorio di Bernalda caratterizzato dalla realizzazione di barriere soffolte - ha concluso Braia - daremo conto alla comunità regionale dello stato di avanzamento di tutti i progetti realizzati e in via di completamento”. (bm8)

L’importo complessivo dei lavori annunciati ammonta a circa 450 mila euro. Il completamento delle operazioni e la chiusura dei cantieri sarà effettuata in circa 120 giorni. Le attività di messa in sicurezza delle zone rocciose saranno realizzate dalla ditta aggiudicataria Co.Ge.Cis di Matera.

L’assessore Benedetto a Montalbano per un incontro sui costi per gli agricoltori ricorso al Tar. L’assessore regionale all’Agricoltura e sviluppo rurale ha a sua volta sottolineato le conseguenze dell’accordo con l’Enel che prevede un risparmio immediato di 2,6 milioni di euro sul debito di 11,6 milioni di euro, e il pagamento rateale della restante somma di 9 milioni che sarà spalmato in 3 annualità. “Con questa operazione - ha detto Benedetto - si potrà ottenere una riduzione delle tariffe di circa il 40 per cento. E’ così che possiamo concretamente affrontare una situazione difficile dando una mano alle aziende agricole e puntando all’obiettivo di un rilancio dell’eccellenza del comparto agricolo del Metapontino, che offre migliaia di posti di lavoro nel corso dell’intero anno. Sono certo che l’unico vero sbocco lavorativo,

Le operazioni riguarderanno attività di sistemazione e di messa in sicurezza delle zone rocciose a rischio crollo o in precario stato di equilibrio. In particolare gli interventi saranno la chiodatura e il disgaggio delle sporgenze che hanno subìto variazioni per una pluralità di fattori ambientali.

Costo e tempi delle operazioni

Canoni, la priorità è ridurre le spese Una riduzione dei costi per acqua ed energia, il pareggio dei conti con la riduzione dei debiti, il controllo sui servizi dei Consorzi di bonifica e la prenotazione delle superfici da irrigare per la campagna 2013 con il mantenimento dei prezzi passati. Sono queste alcune delle iniziative della Regione Basilicata e del dipartimento Agricoltura, presentate a Montalbano Jonico dall’assessore Nicola Benedetto, nel corso di un incontro convocato dal sindaco Vincenzo Devincenzis sul contributo Eipli di 150 euro stabilito da una delibera del Consorzio di bonifica di Bradano e Metaponto. Il primo cittadino di Montalbano, Devincenzis ha chiesto la cancellazione del contributo annunciando anche un possibile

I lavori tecnici

I costi dei rifornimenti di acqua ed energia al centro dell’incontro a Montalbano

per la Basilicata, è rappresentato dai settori turismo e agricoltura”. Benedetto ha poi lanciato una proposta per migliorare il rapporto tra il set-

Acqua ed energia meno care grazie all’accordo raggiunto con l’Enel tore forestazione e quello dell’agricoltura intensiva e specializzata del Meta-

pontino: “Possiamo puntare al raddoppio degli addetti alla forestazione, passando da circa 5.000 a 10.000, spostando il periodo dei cantieri forestali nel periodo autunno-invernale e permettendo così ai forestali di lavorare con le aziende agricole del settore privato nel periodo primavera-estate. L’obiettivo è sempre quello di far maturare le 151 giornate lavorative, ma attraverso la sinergia pubblico-privato e la formula 75 + 75 giornate che permetterebbe di creare subito alcune migliaia di posti di lavoro”. (bm8)

Gli esperti coinvolti I lavori sono stati affidati al commissario straordinario Francesco Saverio Acito. Impegnati nel progetto il responsabile unico del procedimento, Giuseppe Gandi, e i progettisti Lamacchia, Montinaro e Rubino, con la consulenza di Vincenzo Simeone, Politecnico di Bari, e Claudio Berardi, Autorità di bacino della Regione Basilicata.


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Basilicata Mezzogiorno

Val d’Agri,monitoraggio ambientale no stop Le attività di ricerca portate avanti dall’Osservatorio e dal Cnr proseguiranno per altri 18 mesi. La giunta ha prorogato l’accordo L’attività di ricerca condotta dall’Osservatorio Ambientale della Val d’Agri in accordo con l’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), continuerà per altri 18 mesi. La Giunta regionale della Basilicata ha infatti approvato la proroga dell’accordo operativo siglato con l’Istituto del Cnr in data 17 gennaio 2012 e in scadenza il prossimo 17 luglio 2013. Con la proroga dell’accordo di collaborazione, il monitoraggio ambientale della Val d’Agri è assicurato per ulteriori 18 mesi. La prosecuzione dell’accordo si è reso necessario per consentire all’Osser-

vatorio Val d’Agri e all’Istituto di ricerche del Cnr di continuare l’attività di ricerca avviata in tema di aria, acqua e sismicità del sito, oltre che nella predisposizione della modalità di rappresentazione dei dati di monitoraggio trasmessi dall’Arpab. Per garantire il supporto tecnico e scientifico necessario al prosieguo delle attività e per consentire l’implementazione di nuove attività, la Regione Basilicata si impegna a corrispondere all’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Cnr una somma di 261.194,81 euro come quota parte del costo complessivo di 365.052,31 euro. Tra i progetti in corso c’è

lo studio della sismicità locale attraverso metodi geofisici integrati e strumenti innovativi per l’analisi locale e dei fenomeni di deformazione superficiale nella Val d’Agri; la realizzazione del concept ambientale per il controllo predittivo degli impatti ambientali in Val d’Agri mediante lo sviluppo di una piattaforma integrata per la definizione di strategie volte alla riduzione delle emissioni atmosferiche e il monitoraggio di indicatori ambientali in aree naturali soggette ad elevate pressioni antropiche; la predisposizione di un modello integrato di matrici ambientali finalizzato al monitoraggio e alla valutazione dei rischi

Don Uva, in Regione tavolo con i sindacati L’assessore Attilio Martorano e le parti sociali hanno discusso di stipendi arretrati e del fitto di ramo d’azienda Verificare da una parte la puntualità dell’erogazione degli stipendi ai dipendenti della Casa Divina Provvidenza di Potenza, l’ente gestore della struttura sanitaria e, dall’altra le procedure da mettere in campo da parte della regione Basilicata per il fitto del ramo di azienda. Questi i due argomenti discussi durante un incontro che si è svolto nei giorni scorsi presso l’assessorato alla Sanità e Sicurezza sociale della Regione Basilicata a cui hanno partecipato l’assessore Attilio Martorano, il direttore generale dell’Asp, Mario Marra e le organizzazioni sindacali. “E’ emersa la difficoltà - ha specificatol’assessore Martorano - da parte dell’istituto di rispettare le scadenze dei pagamenti. C’è una mensilità pagata con ritardo, oltre alle tredicesime ancora non liquidate. L’incontro è servito per acquisire le posizioni dei sindacati e capire i possibili percorsi da porre in essere per giungere al fitto del ramo d’azienda”.

ambientali e della salute umana in aree interessate da attività di estrazione petrolifera come appunto la Val d’Agri. L’accordo Regione-Cnr nasce dunque con l’intento di favorire la trasparenza, la corretta comunicazione ambientale e il rapporto con le comunità locali interessate dagli impatti dell’attività estrattiva. Un’immagine aerea della Val d’Agri

Chirurgia laparoscopica: nuovo successo al S. Carlo Per la prima volta in Basilicata, utilizzata tecnica avanzata su un paziente affetto da tumore maligno a livello gastrico La chirurgia laparoscopia in Basilicata ha raggiunto un ulteriore traguardo. Nei giorni scorsi l’equipe di Chirurgia Generale del San Carlo, diretta dal Dr. Nicola D’Alessandro, con la collaborazione dei medici G. Fasano, A. Loffredo e dall’anestesista R. Ciriello ha eseguito un intervento di “gastrectomia subtotale” con linfoadenectomia D2, per un tumore maligno del corpo-antro gastrico in una paziente di 76 anni, utilizzando per la prima volta nella regione una avanzata tecnica laparoscopica che è poco diffusa nell’intero Mezzogiorno. L’intervento è stato effettuato rispettando i principi di radicalità oncologica in vigore nella chirurgia aperta e ha avuto una durata di circa duecento minuti, in linea con i tempi previsti nella letteratura mondiale. Il decorso postoperatorio è stato regolare e il paziente è in via di dimissione. La chirurgia laparoscopica avanzata, trasforma l’intervento di gastrectomia totale a cielo aperto, ritenuto estremamente aggressivo per il paziente, in un intervento con un impatto fisico e psi-

cologico molto più ridotto. I vantaggi di questa tecnica sono molteplici e vanno dal minore stress chirurgico alla riduzione del dolore postoperatorio e delle complicanze cardiorespiratorie. L’utilizzo di questa metodica nel trattamento delle patologie tumorali maligne dello stomaco è eseguito solo in pochi centri ad alta specializzazione in Italia ed all’Estero. “Continua così a crescere la qualità dell’offerta chirurgica del San Carlo – ha commentato il direttore generale Giampiero Maruggi – che, in una gamma sempre più ampia di patologie, sta raggiungendo standard di assistenza elevati.

Indagini sui cromosomi, progetto finanziato dell’associazione Lupo

L’assessore Martorano nei mesi scorsi con i lavoratori Don Uva

L’assessore regionale ha poi incontrato in separata sede i rappresentanti del Don Uva per verificare i percorsi da intraprendere per salvaguardare la struttura sanitaria e i suoi dipendenti. Nei mesi scorsi, il governo regionale aveva già individuato nella proposta del fitto di ramo d’azienda lo strumento per garantire il mantenimento dei livelli dei servizi assistenziali. Nei prossimi giorni l’Assessore riconvocherà un tavolo con i sindacati per

aggiornarli dell’interlocuzione con i referenti della Casa divina provvidenza, al fine di chiudere rapidamente il negoziato. L’azione è finalizzata alla strada dell’autonomia finanziaria ed organizzativa della sede di Potenza, tramite la formalizzazione del fitto di ramo d’azienda. Con la soluzione del fitto di ramo d’azienda si potrebbe garantire una migliore organizzazione del lavoro e una ottimizzazione dei servizi.

Asm, diagnostica prenatale Al via studi sulla genetica Affinare le tecniche di diagnostica prenatale per migliorare lo studio delle patologie cromosomiche. E’ l’obiettivo del progetto di ricerca nel campo della genetica medica che la Asm realizzerà con il Laboratorio di Citogenetica e Genetica Molecolare del P.O. di Matera ed il sostegno finanziario dell’Associazione Gian Franco Lupo “Un sorriso per la vita”. La supervisione scientifica sarà affidata alla profes-

soressa Maria Brigida Lioi dell’Università di Basilicata. Due ricercatori saranno impegnati per 24 mesi nella messa a punto di nuove tecniche di diagnosi prenatale in grado di migliorare lo studio delle patologie riguardanti i cromosomi e la ricerca delle sindromi da microdelezione ricorrenti. Le tecniche attualmente praticate nei centri ospedalieri consentono di individuare soltanto alcune

patologie cromosomiche nell’indagine prenatale e con tempi di risposta che oscillano fra i 18 ed i 21 giorni. La ricerca voluta dall’Associazione Lupo punta, invece, alla definizione di una tecnica denominata di “Ibridazione Genomica Comparativa su microarray” (CGH-Array), in grado di individuare , in tempi brevi (5-6 giorni), anomalie cromosomiche criptiche.


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A Potenza il primo Energy info day promosso dalla Sel

Il presidente Petrone ha illustrato il lavoro della società L’abbattimento della bolletta energetica delle pubbliche amministrazioni e lo sviluppo sostenibile di un territorio ricco di risorse naturali sono stati i temi centrali del primo Energy Info Day organizzato dalla Società Energetica Lucana che ha voluto confrontarsi nei

Società, tirando le somme sui risultati raggiunti e le opportunità alle quali gli enti possono accedere, soffermandosi sull’importanza del ruolo della Società come energy provider lucano, richiesto anche fuori regione. Il ruolo fondamentale, ancor più rilevante dopo

Centrale di committenza Nel 2012 l’acquisto aggregato di energia elettrica e gas ha determinato la riduzione della bolletta degli enti pubblici giorni scorsi con gli enti locali. Il presidente Ignazio Petrone ha illustrato il quotidiano lavoro della

Si è svolto a Potenza nei giorni scorsi un incontro tra Basilicata Innovazione e i rappresentanti regionali e provinciali del manifesto “Pensiamo Basilicata”, che raccoglie le principali organizzazioni datoriali della regione: Legacoop, Confcooperative e Agci dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, Unci, Confapi, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confcommercio, Confesercenti, Cia, Confagricoltura e Copagri. Durante il tavolo di lavoro sono emerse alcune proposte per avviare un percorso comune di attività, volte a ottimizzare risorse economiche e umane e a supportare il tessuto produttivo della Basilicata. Fulcro delle

l’entrata in vigore delle norme sulla spending review, è quello di Centrale di Committenza regiona-

le in materia di energia. Solo nel 2012 l’ attività di acquisto aggregato di energia elettrica e gas ha determinato la riduzione della bolletta energetica degli enti pubblici aderenti stimabile in quasi un milione di euro. La stima è effettuata raffrontando i prezzi praticati rispetto a quelli che sarebbero stati pagati ricorrendo alle tariffe negoziate dalla Consip, l’”agenzia di acquisto” messa in campo dallo Stato. Si è riscontrato che la maggior parte degli enti pubblici è contrattualizzata con tariffe di gran lunga superiori anche alle tariffe Consip. La stessa SEL ha effettuato in maniera continuativa attività gratuita di monitoraggio

Il presidente della Società energetica italiana durante l’incontro in Regione

dell’attuazione della Convenzione e supporto agli enti convenzionati, anche attraverso analisi delle forniture e verifica delle fatturazioni che ha permesso di recuperare a vantaggio dei convenzionati costi non dovuti. Nell’ambito del Patto dei Sindaci, con il supporto della Società sono stati approvati dai Comuni 15 Piani energetici mentre per altri 18 Co-

muni è in corso la fase di redazione. Questa attività, che ha pianificato finora una riduzione di CO2 pari a quasi 150.000 tonnellate entro il 2020, è stata oggetto anche di un riconoscimento nazionale: il Premio “Comuni Rinnovabili” ricevuto nel mese di marzo dall’associazione Legambiente. “E’ un primo momento – ha detto Petrone - verso la

“Basilicata Innovazione” e “Pensiamo Basilicata” in rete Tracciato un percorso comune di attività volte ad ottimizzare risorse economiche e umane e a supportare il tessuto produttivo della regione proposte è fare sistema tra il mondo d’impresa, le associazioni di categoria e i decision maker delle istituzioni locali per stabilire una strategia operativa che possa dare slancio alla competitività delle aziende e valore alle professionalità, soprattutto quelle dei più giovani, presenti in Basilicata. Ampia disponibilità è stata espressa da parte degli intervenuti, che hanno dichiarato di voler contri-

buire, ciascuno con le sue specificità, alla migliore riuscita della proposta. Le occasioni di collabora-

zione sono molte, sia con riferimento alla nuova imprenditoria, attraverso l’ìncubatore di impresa Bi

Cube, sia con la creazione di una catena del valore di filiera, rappresentata dalla presenza di validi imprenditori lucani in diversi settori, ad esempio nell’agroalimentare, per dare riconoscibilità alla qualità dei prodotti “made in Basilicata”. E proprio l’agroalimentare e l’agroindustria, assieme a tutta la filiera industriale delle costruzioni, sono stati identificati come alcuni dei settori trainanti sui quali puntare

politica a San Fele dopo le dimissioni del sindaco. “Il prossimo sindaco, se vorrà svolgere a pieno il proprio mandato, deve avere le seguenti caratteristiche: primo: l’appartenenza politica non è influente alla causa, importante è saper governare questo difficile Comune, secondo: deve avere più di 50 anni, libero da impegni di lavoro o di professione per stare al servizio della comunità 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, terzo: dev’essere una persona con uno spiccato senso del mondo dell’associazionismo ”.

Politica Rosa e Venezia

Ammortizzatori sociali Romaniello (Sel)

“Un’altra Costituente territoriale di Fratelli d’Italia si è insediata a Palazzo San Gervasio. Un altro pezzo di Fdi nell ’Alto Bradano che si aggiunge a quelle di Banzi e Genzano di Lucania.Palazzo San Gervasio è un altro tassello importante per il continuo radicamento territoriale che, senza sosta, stanno portando avanti i volontari di Fratelli d’Italia in Basilicata con un’azione politica che pone al centro i cittadini e il bene comune”.

“Va sostenuta con forza e insieme ai parlamentari lucani la posizione unitaria delle Regioni che per la gestione degli ammortizzatori in deroga si pongono l’obiettivo di valutare regole condivise. Regole che - dichiara il capogruppo di Sinistra Ecologia e Libertà Giannino Romaniello - pur considerando le specificità territoriali, garantiscano a tutti i cittadini parità di trattamento. Fra i problemi che richiedono una tempestiva

realizzazione di un modello virtuoso in cui gli enti siano protagonisti e sostenitori di azioni concrete nella promozione dello sviluppo sostenibile del territorio e nella lotta ai cambiamenti climatici. Un impegno dal basso che la Società Energetica Lucana intende supportare e incardinare in una logica di ottimale di cooperazione tra i vari livelli di governo”.

per sollecitare la ripresa economica della regione. I servizi forniti da Basilicata Innovazione hanno l’obiettivo di innescare un processo di sviluppo economico incentrato sul trasferimento tecnologico e sulla valorizzazione dei risultati della ricerca, incrementando la quantità e la qualità delle competenze trasferite alle Pmi e promuovendo lo sviluppo e la nascita di imprese ad alto tasso di innovazione. L’incontro potrebbe inaugurare una nuova stagione di collaborazioni, basate sulle competenze specialistiche finalizzate a trovare soluzioni concrete per accelerare la crescita del sistema economico lucano.

Dal Consiglio Canoni irrigui Giordano (Pdl) Chiede che venga prodotto un atto amministrativo di sospensione degli effetti della deliberazione consortile dello scorso marzo che stabilisce l’aumento del canone irriguo da parte del Consorzio di Bonifica di Bradano e Metaponto. “Nella riunione a Montalbano l’assessore Benedetto ha ribadito di aver dato disposizioni per la sospensione dell’aumento. Ha inoltre precisato che la deliberazione del

Consorzio viene fatta valere solo per i morosi e per i fittavoli che, spesso, vengono da fuori regione, usano l’acqua e poi non si riescono a rintracciare per il pagamento dei canoni. Che venga prodotto subito un atto amministrativo di sospensione degli effetti della deliberazione consortile ”. Sindaco San Fele Ticchio (Lucani Svizzera) Il presidente della Federazione dei lucani in Svizzera Giuseppe Ticchio interviene sulla situazione

azione del governo ci sono anche quelli, sollevati dall’entrata in vigore della legge Fornero, che modifica lo status di disoccupazione che la nuova disciplina applica solo ad alcune categorie di lavoratori, escludendo ad esempio i lavoratori autonomi e parasubordinati, che verrebbero così a perdere diritti e indennità. L’altro grave problema è quello legato alla mancata proroga dell’iscrizione alle liste di mobilità dei lavoratori licenziati da aziende con meno di 15 dipendenti”.


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UN VOLUME PER RICORDARE LA VISITA DEL DALAI LAMA

Quel giorno che Tenzin e Vito... Un anno fa l’evento che rimane scolpito nella storia lucana e nella memoria del mondo Pace. E’ la parola (e il concetto) che il Dalai Lama si porta dietro, nei suoi spostamenti in tutto il mondo. Quando è venuto in Basilicata, il 25 e il 26 giugno dell’anno scorso, la pace l’ha anche incontrata. In questo incontro fra i sentimenti propugnati dal capo del buddismo e quelli che caratterizzano il popolo lucano, il senso di un progetto: la “città della Pace” di Scanzano Jonico e Sant’Arcangelo. Il libro che esce adesso - di cui parliamo nei dettagli nella pagina seguente celebra quel momento fondamentale della storia lucana recente. Il Dalai Lama Tenzin Gyatso venne in visita ufficiale in Basilicata insieme a Betty Williams, premio Nobel per la pace nel 1976 (il Dalai lo divenne invece nel 1989). La ”Citta’ della Pace per i Bambini Basilicata” era stata ideata e voluta proprio dalla Williams, per celebrare la vittoria sul governo che avrebbe voluto, nel 2003, la costruzione del deposito unico per le scorie nucleari. Con il progetto “Città della Pace”, sposato dalla Regione Basilicata che l’ha finanziato e ne sta portando avanti i lavori, si vogliono accogliere i bambini rifugiati e i richiedenti protezione internazionale con le proprie famiglie. L’atmosfera che si è respirata nel corso delle diverse tappe della visita del Dalai Lama (unica prevista al centro-sud) è stata rilassata sia negli incontri istituzionali sia nei bagni di folla con i cittadini. A volte non sembrava di assistere alla visita di un’autorità religiosa mondiale (ed ex capo di governo, dato che Gyatso è stato fino a non molto tempo fa premier del governo tibetano in esilio). Il rapporto fra il Dalai Lama e il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo a tratti è sembrato quello fra due amici che s’incontrano, lontano dalle rigidità del protocollo e dai presunti obblighi dell’etichetta. De Filippo che regge l’ombrello a Gyatso e scherza con lui è una delle immagini che quel viaggio consegna ai

In due giorni il capo spirituale conobbe il progetto Città della Pace

C’era un’atmosfera rilassata sia negli incontri istituzionali sia nei bagni di folla con i cittadini Ma leggerezza non è sinonimo di disimpegno posteri. Ovviamente, leggerezza non è sinonimo di disimpegno: la visita del capo

spirituale del buddismo tibetano non ha fatto altro che suggellare il valore della “Città della Pace per i

Bambini”. Il Dalai Lama ha potuto visitare, prima a Scanzano Jonico e poi a Sant’Arcan-

gelo, i luoghi e le strutture, dove sono stati accolti i primi nuclei familiari di rifugiati e richiedenti asilo.

Per la cronaca, attualmente a Sant’Arcangelo sono ospiti 5 famiglie di rifugiati per un totale di 17 persone. Sette sono bambini. Vengono da situazione difficili e rischiose dell’area del Mediterraneo Orientale e dell’Africa Occidentale e centrale. Per i sono state conferite al La Fondazione Città della Pace ha conferito al Polo di Sant’Arcangelo sette abitazioni - in comodato d’uso - ristrutturate e arredate dall’amministrazione comunale grazie da un finanziamento regionale. Sono partiti nel frattempo i lavori di costruzione del polo presso Scanzano Jonico: a frenarne i cantieri erano state le norme previste dal “patto di stabilità”, bestia nera degli enti locali. Come si diceva, non sono mancati nel corso della visita di Tenzin Gyatso momenti di incontro con la comunità lucana e gli amministratori durante i quali il Dalai Lama ha trasmesso messaggi di pace, fratellanza e solidarietà. Davanti ai cittadini - e difronte al mondo, dato che l’evento ha attirato l’attenzione internazionale portando penne, taccuini, telecamere e obiettivi da tutto il mondo - il presidente De Filippo prese un impegno solenne: “Faremo dalla Basilicata il nostro meglio per combattere questa battaglia di civiltà che il Dalai Lama ci ha indicato e che si chiama ricerca della pace”. Insomma, la Basilicata acquistò in due giorni una visibilità e una credibilità internazionale tale da accreditarsi come terra della pace. Una considerazione generale che fa onore alla storia dei lucani, popolo che da sempre ha avuto fra i suoi caratteri la solidarietà e un’umanità a tutta prova. (bm3)


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UN VOLUME PER RICORDARE LA VISITA DEL DALAI LAMA

Viaggio di foto, parole, simboli La spiritualità affiora dagli interventi dei tre protagonisti riportati nelle pagine del libro L’iconicità delle immagini, la potenza delle parole, la forza dei simboli: si muove su questi tre livelli, e utilizza queste tre risorse, il libro sul Dalai Lama che è stato da poco presentato al pubblico. E’ avvenuto nel corso di un incontro che il premio Nobel Betty Williams ha tenuto alcune sere fa nel Grande Albergo di Potenza. L’occasione era l’illustrazione delle attività realizzate dalla Fondazione Città della pace per i bambini Basilicata. A testimoniare dell’alito spirituale che ha soffiato sull’evento, alcuni estratti dai discorsi pronunciati in occasioni degli incontri del giugno 2012. Si comincia con l’intervento di Vito De Filippo: “Ci sono altezze che superano le curve dei nostri orizzonti. Planetari respiri fatti di amore e di pace che spingono gli uomini, nella loro moltitudine, a sorvegliare questi valori. Inondiamo i circuiti a volte stretti, altre volte modesti, di questi fiato lungo e speranzoso. Proviamo ogni giorno a spingere in alto i nostri occhi”. E, più avanti: “Il nostro concetto di pace mostra molte affinità con quello proposto dal Dalai Lama nel prospettare un sistema in cui tutti gli esseri viventi possano elevarsi in armonia e contaminarsi veramente ma con un ambiente propspero e luminoso. Gli abitanti di questa regione italiana sanno di dover offrire il proprio territorio e la propria ospitalità per contribuire a una causa di rilevanza mondiale, quale quella voluta dalla Città della Pace, e sanno anche di avere l’obbligo di preservare questo angolo di mondo da scempi irreversibili”. Si prosegue con le parole dell’ospite speciale, il “papa” del buddismo, che partendo dall’esperienza della Città per la Pace afferma: “Adesso questo seme ha bisogno di svilupparsi e di portare l’esempio in tutto il mondo. Tuttavia credo che la pace nel mondo non si possa realizzare tramite una decisione delle Nazioni unite e nemmeno dei governi locali. Credo che la pace nel mondo debba nascere nel cuore di ciascuno di noi attraverso il raggiungimento della nostra pace interiore. Soprattutto le nuove generazioni, voi giovani, dovete veramente impegnarvi per raggiungere questo obiettivo”. Ancora: “Per fare questo sarà necessario ricorrere all’intelligenza umana che offre gli strumenti per fronteggiare la propria rabbia e mantenere la calma mentale senza utilizzare particolarmente la fede religiosa. Per raggiungere questo livello di consapevolezza non è necessario l’insegnamento spirituale ad esempio del buddismo, dove si parla della vita futura e della vita passata o della altre religioni che fanno riferimento al paradiso e all’inferno”. “Per sviluppare la pace interiore individuale - si legge - è necessario ricorrere all’intelligenza umana. Ed è solo con la pace interiore che si potrà arrivare alla pace del mondo”. Si finisce con Betty Williams, presidente della fondazione “Città della Pace”, rivolta al Dalai Lama: “Il mio spirito è legato al suo

Memorie dall’evento Numeri, nomi e curiosità dalle pagine di “Tenzin Gyatso” Un viaggio lungo due giorni, 165 immagini, migliaia di parole, tonnellate di emozioni. Il volume “Tenzin Gyatso, il Dalai Lama in Basilicata” rappresenta un tributo di memoria allo storico momento. Il volume è stato interamente realizzato con risorse interne dall’Ufficio stampa della Regione e stampato su carta patinata con certificazione della gestione forestale (Fsc) sul rispetto degli standard ambientali, sociali ed economici. Si ripercorrono le quattro tappe della visita: conferenza stampa a Palazzo Viceconte di Matera, visita al cantiere della Città della Pace a Terzo Cavone, conferenza pubblica a Scanzano Jonico, incontro con le autorità a Sant’Arcangelo. A fare da filo conduttore, le parole riportate (e tradotte in inglese e francese) dal 14° Dalai Lama Tenzin Gyatso, dal premio Nobel Betty Williams e dal presidente Vito De Filippo. Erano più di mille le immagini fra cui scegliere, sono stati selezionati gli scatti che avessero la maggiore percentuale di significatività al proprio interno. In tutto 165 foto che sono riprodotte in quadricromia su 120 pagine formato 30 x 30 centimetri. Allegato anche un dvd che raccoglie i filmati relativi alle 4 tappe della visita del Dalai Lama. Questo lo staff dell’Ufficio stampa della giunta regionale che ha lavorato alla realizzazione del volume sul Dalai Lama. Direttore: Giovanni Rivelli. Caposervizio: Giuseppe Fiorellini, Giuseppe Mafaro e Nuccia Nicoletti. Redazione: Iranna De Meo, Giovanni Sileo e Mariagrazia Zaccagnino. Testi: Carmela Salvatore. Traduzioni: Mariangela Giacoia. Revisione Generale: Angela Soave. Amministrazione: Antonio Fasanella. Supporto organizzativo: Domenico Canzoniero, Salvatore Carissimi, Mariano Condelli, Roberto Lacava, Marianna Libano, Pancrazio Primavera. Foto: Bruno Cerverizzo, Angelo De Stefano, Andrea Mattiacci e Tony Vece. 165 immagini scelte fra oltre mille Progetto grafico e impaginazione: Rosario e riprodotte a colori su 120 pagine Anzalone e Antonio Casorelli. Allegato anche un dvd sulle 4 tappe

mentre so che il cammino per la realizzazione di questa città sarà costellato di difficoltà, allo stesso tempo so che con la sua presenza qui oggi questa città sarà un esempio per tutto il mondo. Se quel-

lo che insegniamo ai nostri figli è basato sulla compassione, la pace e l’amore, il risultato sarà inevitabilmente un mondo più giusto dove armi e militarismo saranno estinti. Saranno i bambini, se noi

adulti glielo permetteremo, a mostrarci la strada. Loro saranno i nostri eserciti futuri, eserciti di gelati, palloncini e pupazzi. Che idea geniale. Vi voglio bene, grazie a tutti”. (bm3)


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Istruzione è crescita

La nostra migliore energia è il cervello dei nostri giovani

Formazione Intesa col Ministero e sostegno all’Università: puntiamo sulla cultura e sulle capacità dei ricercatori lucani

Sperimentazione dell’Apprendistato professionalizzante per incentivare l’inserimento dei nostri giovani nel mondo del lavoro

a cura dell’Ufficio Stampa della Giunta Regionale

Crediamo nella cultura come investimento, nella formazione come strategia. Per questo sosteniamo programmi che vadano oltre la scuola e guardino alle imprese


Estratto da: La Gazzetta del Mezzogiorno - 13.05.2013

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MATERA CITTÀ I V

Lunedì 13 maggio 2013

Una crescita di oltre 300 punti percentuali rispetto al 2012 per pernottare nelle strutture ricettive dell’area

TURISMO BALNEARE Il lido di San Basilio è tra le località di maggiore interesse della costa metapontina. La spiaggia si trova nel territorio di Pisticci ed è meta ogni anno di migliaia di vacanzieri con particolare riferimento al periodo estivo

PIERO MIOLLA l PISTICCI. La stagione estiva è ormai alle porte e, mentre le istituzioni locali sono ancora alla ricerca delle migliori misure per contribuire allo sviluppo della risorsa turismo, è opportuno ripartire da un punto fermo: Pisticci, nel 2012, è risultata al terzo posto tra le località italiane che hanno registrato i maggiori aumenti di ricerche su Hotels.com, il sito che si occupa delle prenotazioni di hotel online. Per la città basentana, infatti, c’è stato un eloquente + 315 per cento di prenotazioni rispetto all’anno precedente: un dato significativo, che deve far riflettere in tanti sull’appeal di Pisticci che con il suo territorio ampio e variegato offre non solo un mare pulito e cristallino, ma anche paesaggi mozzafiato nel suo comprensorio misto di storia ed arte. Dopo tante notizie di segno negativo, dunque, a Pisticci ce n’è una da cui si può sicuramente ripartire: i dati diffusi da Hotels.com, infatti, sono stati “passati” anche su portali importanti, come Ansa.it e, dunque, all’interno di un circuito dell’infor mazione vasto e di respiro nazionale ed internazionale. Non solo duna sistematicamente arata e distrutta, quindi: a Pisticci c’è la possibilità concreta di fare turismo, ma serve una decisa inversio-

In testa alla graduatoria Manfredonia e Capo Rizzuto il Mezzogiorno sugli scudi Secondo Hotels.com, la località italiana che ha fatto registrare il maggior incremento di ricerche e prenotazioni rispetto al 2011 è stata Manfredonia, con un +370 per cento. Al secondo posto, con un +356, c’è Isola di Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. Il terzo gradino del podio è occupato dall’unica città del nord, Gargnano, sul Lago di Garda, che ha fatto registrare un aumento del 315 per cento rispetto al 2011, a pari merito con Pisticci. La Toscana è presente in classifica con due località: San Quirico d’Orcia, in provincia di Siena, quinto con un +313 per cento, e Massa Carrara che, grazie ad un +291, ha raggiunto la settima posizione. Infine, le isole maggiori: Alghero vanta un +288 e Castiadas un +284, mentre Custonaci, piccolo comune in provincia di Trapani, ha fatto registrare un +280 per cento. [p.miol.]

PISTICCI UN DATO SIGNIFICATIVO CHE INDICE A RIFLETTERE SULL’ATTRATTIVITÀ DEL TERRITORIO CHE OFFRE MARE, ARTE E NATURA POTENZIANDO PERÒ I SERVIZI

Alberghi sul podio delle prenotazioni online La città jonica è al terzo posto tra le località che hanno registrato i maggiori aumenti di ricerche sul sito hotels.com ne di tendenza da parte delle istituzioni locali. È necessario investire sul settore turismo che, allo stato, versa ancora in una dimensione dilettantistica: vanno migliorati i servizi, specie quelli più elementari. Servirebbe valorizzare di più e meglio il centro storico della città della “pacchiana” attraverso un collegamento migliore e diretto non solo con la Marina, dove in estate le presenze si

attestano ben oltre le 10 mila unità, ma anche con altri centri lucani che hanno un universo turistico ben definito, primo tra tutti Matera. È su questo che bisogna lavorare, così come su una migliore e più capillare ricettività: avere dei semplici “divertimentifici” sulla costa, dove la gente non è invogliata ad uscire, non serve assolutamente a niente. In buona sostanza, dunque, quello di

hotels.com è un dato positivo e rilevante, ma relativo se poi si raffronta con le ricadute reali del turismo sul territorio. Serve una decisa inversione di tendenza: una vera e propria spinta propulsiva verso l’alto, per far sì che i “freddi numeri” di hotels.com non diventino ghiacciati, pur in presenza di un caldo torrido come quello che da queste parti fa capolino da giugno a settembre.

MONTALBANO JONICO CHIESTO UN INTERVENTO DELLA REGIONE SUGLI AUMENTI SCANZANO JONICO NUOVO DIRETTIVO

Ultimatum sui canoni

Avis, Sabato eletto Tributi irrigui, il Comune entro 15 giorni si riserva il ricorso al Tar alla presidenza ENZO PALAZZO

l MONTALBANO JONICO. Dopo i 5 giorni di tempo dati da “Altragricoltura” alla Regione e al Consorzio di bonifica di Bradano e Metaponto, arrivano i 15 giorni di tempo che il sindaco di Montalbano, Enzo Devincenzis (Pdl), con un po’ di ritardo rispetto alla promessa iniziale, dà agli stessi enti regionali, responsabili dell’aumento spropositato dei canoni irrigui. Quindici giorni di tempo prima che il ricorso di 250 agricoltori arrivi anch’esso sul tavolo del Tar, il Tribunale amministrativo regionale. «Quello che è emerso dall’incontro nella casa comunale di Montalbano – dice il sindaco, riferendosi al recente incontro con

l’assessore regionale all’Agricoltura – è un forte impegno da parte di Nicola Benedetto a sospendere e cancellare l’aumento del canone irriguo». Anche se lo stesso sindaco, che calcola in 9 milioni di euro la cifra occorrente per non addossare agli agricoltori gli sperperi dell’amministrazione pubblica, chiede più garanzie con «una nuova delibera regionale che annulli la precedente». Non è solo il sindaco Devincenzis a non fidarsi: anche il consigliere regionale Leonardo Giordano (Pdl), sempre in merito all’incontro a Montalbano con Benedetto, ha infatti parlato di un «bluff mediatico» e di un «possibile pacco» ai danni degli agricoltori metapontini. «L’assessore,

nel ribadire di aver dato disposizioni per la sospensione dell’aumento – ha precisato Giordano –, ha anche fatto sapere che la deliberazione del Consorzio viene fatta valere solo per i morosi e per i fittavoli che, spesso, vengono da fuori regione, usano l’acqua e poi non riescono a rintracciarli per il pagamento dei canoni. A parte la dubbia legittimità di atti del genere, rimane il fatto comunque che i funzionari del consorzio sia a Scanzano Jonico che a Grassano, quanto ad Irsina, chiedono a tutti di pagare anche gli aumenti per poter effettuare la prenotazione. Se questo andazzo non viene bloccato, vorrà dire che l’assessore sta facendo mera propaganda sulla testa degli agricoltori».

l SCANZANO JONICO. Eletto dopo l’assemblea dei donatori, Luca Sabato è il nuovo presidente della sezione “Filomena D’Ambra” dell’Avis. Sostituisce Nicoletta Boccarelli, in carica per due mandati consecutivi. La nuova gestione sarà nella linea della continuità. Del resto gli avisini di Scanzano sono andati crescendo negli anni sia in termini di organizzazione sia in numero di donazioni di sangue ed anche di plasma. «È ormai da ben 18 anni che l’Avis fa parte della vita sociale di questa città – ha detto Boccarelli nella sua relazione – ponendosi nel mondo del volontariato come espressione di democrazia partecipata, matura e consapevole, in cui la personalità dei soci si è sviluppata, garantendone e tutelandone la libertà di espressione di ognuno. La recente nascita del Gruppo giovani è l’esempio della capacità degli scanzanesi di apertura verso l’altro. Siamo certi che il Gruppo assicurerà la continuità del nostro agire. Il principale traguardo raggiunto da noi, tuttavia, è la costante e graduale crescita negli anni dei donatori e delle donazioni. Nel 2004, 123 donatori con 153 donazioni, di cui 150 di sangue intero e 3 di plasmaferesi. Nel 2012, 260 donatori e 392 donazioni, di cui 290 di sangue intero e 102 di plasmaferesi». E la gestione Sabato si sintonizzerà sulla stessa lunghezza d’onda. Giornate della donazione (la prima ieri) sono [fi.me.] state organizzate in ogni mese dell’anno.

le altre notizie PISTICCI ALLARME DEI SINDACATI

Politex, 47 unità in cassa integrazione n Preoccupazione per il settore produttivo della Valbasento. «Alla crisi endemica dell’area di Pisticci Scalo – dichiarano i segretari regionale e provinciale dell’Ugl, Giuseppe Giordano e Luigi D’Amico, e quello provinciale dei chimici, Nicola Mastronardi – si è aggiunta quella della Politex che ha collocato in cassa integrazione ordinaria 47 unità lavorative per 7 settimane per riduzione di commesse». [p.miol.]

ROTONDELLA LAVORI DI RIQUALIFICAZIONE

Un polo sportivo nell’area dello stadio

n Un consistente intervento di riqualificazione interesserà a Rotondella il campo sportivo “Carlo Stigliano”, munito attualmente solo di recinzione, spogliatoi e di una tribuna scoperta.. Con 100 mila euro, dei quali 70 mila concessi dalla Regione con riferimento al “Piano regionale per lo sviluppo dello sport – Anno 2011”, sarà creato un vero e proprio polo sportivo [fi.me.] dedicato al calcio.


Estratto da: La Gazzetta del Mezzogiorno - 13.05.2013

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IV I MATERA CITTÀ

BICINCITTÀ 2013 PEDALANDO SENZA FRETTA

Lunedì 13 maggio 2013

IL PRESIDENTE DE RUGGIERI «È importante creare delle opportunità e degli spazi in cui le persone possano svolgere attività salutari in sicurezza»

Le due ruote «conquistano» il centro per una mattinata In quattrocento hanno partecipato alla ciclopasseggiata della Uisp ENZO FONTANAROSA l Tra partecipanti e “aggregati”, i numeri parlano di ben oltre quattrocento presenze. La ciclo-passeggiata nelle vie del centro cittadino ha colpito ancora una volta nel segno. Il “Bicincittà”, edizione numero sette, può presentare un bilancio decisamente positivo. Ne è ben consapevole la Uisp materana, organizzatrice a livello locale dell’evento che rientra in un programma nazionale che, fino a settembre, coinvolgerà 150 città. La mobilità sostenibile e la pratica motoria per uno stile di vita più salutare, restano i cardini su cui ruota una manifestazione che, ad ogni anno, incontra un sempre maggiore favore da parte dei cittadini. I quali, ieri, si sono dati appuntamento in piazza Vittorio Veneto da dove, pedalando sotto un cielo generoso, hanno percorso i due giri dei complessivi otto chilometri del circuito. Un gruppo ben assortito, dai bambini ai loro genitori, a semplici appassionati che per una mattina si sono voluti “appropriare” delle strade, normalmente congestionate, del centro. «Sono molto soddisfatto per la riuscita di questa edizione anche perchè c’è stata un numero di presenze superiore a quelle che mi attendevo», spiega

Giuseppe De Ruggieri, presidente del comitato territoriale Uisp di Matera. «Questa – aggiunge – è stata una passeggiata in bicicletta e, chiaramente, i numeri maggiori di presenze si possono riscontrare normalmente per la manifestazione podistica del “Vivicittà”, che richiama atleti e amatori oltre agli appassionati. È interessante, però, notare che anche per l’uso della bicicletta, non solo in senso sportivo, ci sia stata una crescita. Da 20 anni a questa parte, come per il boom di coloro che iniziarono a praticare jogging e corsa, fino poi ad amare il camminare, abbiamo potuto notare che il piacere di muoversi in bicicletta sta crescendo a Matera. Diciamo pure che adesso i nuovi tipi e la tecnologia propongono modelli diversi e pratici che pure in una città come la nostra permettono di superare le difficoltà legate alla sua morfologia. Ancora molto, però, si deve fare per la sicurezza. Si ha molta paura di andare in mezzo al traffico veicolare. Parlando, nello specifico, della manifestazione di oggi (ieri, ndr), si poteva fare di più e meglio dal punto di vista logistico, in quanto servivano transenne in piazza Vittorio Veneto, e anche per quanto riguarda il traffico, per quanto riguarda la polizia locale, visto i veicoli che si sono trovati a

DOMENICA IN BICI Un momento della ciclopasseggiata. A fianco, il punto di ristoro con l’aranciata spremuta al momento. A sinistra, un momento d’animazione con il Mago Stefan [foto Genovese] .

transitare in mezzo al percorso». Lo slogan della ciclo-passeggiata era “Strade sicure, aria pulita”. Che risposta arriva dalla gente alle iniziative Uisp di sensibilizzazione sulla mobilità sostenibile? «Il messaggio sulla mobilità sostenibile è più che recepito dai cittadini, è molto sentito – risponde De Ruggieri –. Sono ormai sette anni che organizziamo il Bicincittà avendo delle risposte sempre soddisfacenti non solo in termini di numero di partecipanti. Addirittura in molti ci chiedono di farne sempre di più di iniziative simili nell’arco dell’anno. È impor-

tante creare delle opportunità e degli spazi in cui le persone possano fare attività salutari e stare tranquille. Ma quest’ultimo aspetto non spetta a noi direttamente, al massimo ci tocca insieme ad altri, ma vorremmo però capire con chi parlarne. Spesso da parte istituzionale non rileviamo tracce di prospettive culturali rispetto a questo. Il nostro ambito è promuovere il concetto dello sport per tutti, e lo si è fatto con attività ma anche con convegni. Ma ciò sembra essere un qualcosa di bello di cui parlarne solo quando c’è campagna elettorale».

E il Mago Stefan ha incantato la piazza Due quintali di arance spremute a mano Due quintali di arance. Rigorosamente spremute a mano. Al punto di ristoro organizzato per l’evento c’erano alcune attivissime signore dell’Area Uisp per la Grande Età che hanno preparato litri della bevanda per ciclisti e non. «Sono circa 150 gli anziani che prendono parte alle nostre attività di ginnastica dolce e posturale. Tra le altre attività, alcuni di loro “esordiranno” in scena con una recita in dialetto utilizzando materiale riciclato», ha detto Caterina De Ruggieri, del direttivo Uisp. «Le arance, per il secondo anno, ce le ha donate “Il Giardino della Frutta”», hanno spiegato Stefania Di Lena e Rossella Gravina. Ad incantare la piazza, poi, il Mago Stefan con la sua carica di [e.f.] simpatia e i giochi di prestigio apprezzati e applauditi.

IL CASO IN CORSO INDAGINI DELLA SQUADRA VOLANTE SULL’EPISODIO ORIGINATO A QUANTO PARE DA OFFESE RIVOLTE AL FIGLIO DI UNO DEI TRE CONTENDENTI

Rissa senza feriti in via Ridola

Due materani e un cittadino di nazionalità marocchina in Questura per accertamenti IL LUOGO DELLA RISSA Il tratto in via Ridola in cui sono intervenute due pattuglie della Volante. A terra, un cestino gettarifiuti divelto [foto Genovese]

EMILIO OLIVA l Sono ancora in corso le indagini su una rissa senza feriti scoppiata per futili motivi ieri sera in via Ridola. Si tratta di due materani e di un cittadino di nazionalità marocchina, già conosciuti dalle forze dell’ordine per le loro intemperanze, che agenti della Squadra Volante hanno accompagnato in Questura per accertamenti. Il cittadino nordafricano, in particolare, risulta essere stato coinvolto nelle prime indagini svolte sull’omicidio di via Gagarin, avvenuto il 28 giugno di due anni fa. Quella sera fu visto sul luogo della sparatoria che causò la morte di Emanuele Di Cuia, 27 anni, e di Daniel Florin Iliescu, 26, di nazionalità rumena. Ma l’uomo, accusato di duplice omicidio, fu successivamente scagionato. Le indagini consentirono di accertare che a sparare fu Domenico Martino, 63 anni, per una storia di gelosia. Non sopportava che Iliescu avesse attenzioni per la sua ragazza. Il 26 marzo dello scorso anno Martino è stato condannato dai giudici della Corte d’assise di Potenza all’ergastolo. La rissa in via Ridola è accaduta intorno alle 19 nei pressi dell’incrocio con via Bruno Buozzi, una delle principali vie

.

di accesso nei Sassi, a pochi metri dallo struscio serale in piazzetta Pascoli e nel tratto di via Ridola che attraversa la città settecentesca. La tranquillità dei passanti, che frequentano la zona per la presenza di un belvedere sui Sassi, gelaterie, ristoranti e altri locali pubblici, o per una semplice passeggiata all’aria aperta, è stata turbata dalle grida e dalle sirene della Polizia. Secondo una sommaria ricostruzione, effettuata nell’immediatezza dei fatti, i due ma-

ANIMALI LA MATERA PET ESCLUSA DALL’APPALTO PER IL RICOVERO DEI CANI IN BASILICATA

I randagi dirottati a Fucecchio FILIPPO MELE l I cani randagi di Volterra non saranno trasferiti più a Matera. La notizia è stata confermata da Leo Montemurro, responsabile della ditta Matera pets, aggiudicatrice dell’appalto che a Volterra aveva scatenato una guerra mediatica da parte delle associazioni animaliste, “No alla deportazione dei cani di Volterra in Basilicata”, ed una politica del Pd toscano contro il M5S che esprime il sindaco Marco Buselli. Ebbene, il Comune di Volterra ha fatto sapere di aver sottoposto a verifiche il canile della Matera Pets e che «dopo l’accertamento della non conformità di alcuni criteri tecnici stabiliti dalla legge della Toscana, l’ufficio gare ha provveduto a notificare alla struttura un

provvedimento di esclusione dalla procedura. La struttura, rispondente in pieno ai criteri fissati dalla Regione Basilicata, è stata visitata con un sopralluogo dai funzionari dell’Amministrazione comunale che ne hanno potuto constatare le buone condizioni e la gestione competente». Ma non è bastato e, pertanto, «la civica amministrazione ha provveduto a disporre l’affidamento provvisorio del servizio alla Fattoria La Cappuccino di Fucecchio, seconda struttura in graduatoria». Montemurro, però, sia pur pacatamente e senza annunciare controguerre Sud-Nord, ha dichiarato che la Matera Pets replicherà punto su punto alle osservazioni del Comune di Volterra e che affiderà la pratica ad un legale per un eventuale ricorso al Tar contro l’esclusione dall’appalto.

terani avrebbero reagito ad offese che il cittadino di nazionalità marocchina avrebbe rivolto al figlio di uno dei rivali. Ma il cittadino nordafricano avrebbe smentito questa versione dell’accaduto declinando ogni responsabilità e sostenendo di essere lui la vittima, non si sa per quali motivi. Quel che sembra certo è che fra i tre ci sia stata un’accesa discussione e che qualche parola di troppo o fuori dalle righe avrebbe scatenato la reazione violenta dei contendenti. Non sarebbero state usate soltanto le mani, ma a quanto pare anche corpi contundenti. Un cestino è stato divelto dal paletto di ferro al quale era agganciato, perché sembra che uno dei litiganti avesse intenzione di scagliarlo contro il rivale. Secondo una testimonianza, sarebbe stato invece vuotato per cercarvi una bottiglia che doveva servire a colpire alla testa uno dei litiganti. Sarebbe stato un passante, preoccupato per le conseguenze della rissa, a dare l’allar me al 113 che ha provocato l’intervento di due pattuglie della Squadra Volante. Sul posto gli agenti di polizia non avrebbero rinvenuto alcuna bottiglia nè eventuali frammenti di vetro che potessero far pensare ad un ferimento o ad un colpo ricevuto.

le altre notizie CREATIVITÀ E CLOWNTERAPIA

Curare con il sorriso al via un corso

n Sta per cominciare anche a Matera, dopo il successo riscosso nei Centri per la creatività di Tito e Pisticci, il percorso formativo su “Creatività e clownterapia”, un’iniziativa che ha coinvolto tutti i Centri di visioni urbane. L’attività formativa, della durata di 25 ore, si svilupperà seguendo un percorso che va dall’introduzione alla clownterapia alla costruzione del proprio personaggio clown, dall’analisi delle proprie emozioni alla condivisione in gruppo. Il numero ideale dei partecipanti si aggira intorno alle 20/25 persone e il costo è di 25 euro. Al termine delle lezioni sarà rilasciato un attestato di partecipazione a coloro che avranno frequentato l’80% delle ore. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Nicola Palermo, tel 328 / 544.97.03, mail: npalermo@fastwebnet.it VIA LIBERA DELLA GIUNTA

Deliberati gli interventi per due provinciali n La Provincia ha deliberato, nei giorni scorsi, due interventi di manutenzione straordinaria sulla strada Matera-Gioia del Colle e lungo il percorso alternativo individuato a seguito del crollo parziale del ponte di Craco lungo la sp 176.


Estratto da: Il Quotidiano della Basilicata - 13.05.2013

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Lunedì 13 maggio 2013

Dopo 17 ore di camera di consiglio condannati Raffaele Arzu e Pietro Pala

Omicidio Fezzuoglio, due ergastoli Il fratello del carabiniere di Bella: «I miei genitori sono scoppiati a piangere» POTENZA - Dopo 17 ore di camera di consiglio, giustizia è stata fatta per il carabiniere scelto Donato Fezzuoglio di Bella ucciso il 30 genanio del 2006 a Umbertide durante una rapina in banca. La vita di Fezzuoglio fu stroncata da alcuni colpi di kalashnikov - ferito l’appuntato Enrico Monti - esplosi da Raffaele Arzu e Pietro Pala. Per Raffaele Arzu, ex primula rossa sarda, e per Pietro Pala fine pena mai, ovvero ergastolo. Non solo. Diciotto mesi di isolamento diurno e decadimento della potestà genitoriale, come richiesto dall’accusa. La Corte d’assise presieduta da Daniele Cenci, per un caso del destino in precedenza in servizio al Tribunale di Potenza, ha letto ildispositivo della sentenza undici minuti dopo le tre di notte, dopo 17 ore di camera di consiglio. La Corte ha stabilito, in attesa del processo in sede civile, una provvisionale di un milione di euro in favore della moglie di Fezzuoglio, Manuela Becchetti e del figlio del carabiniere. Risarcimenti anche per gli altri familiari, per il Comune di Umbertide (10.00 euro), per il ministero della Difesa e il ministero dell'Interno. «Nessuna sentenza può cancellare il dolore per la perdita di Donato - ha detto l'avvocato della vedova Fezzuoglio, Giancarlo Viti - ma quantodeciso dallaCorte nonsolo fagiustizia ma certifica il buon lavoro che hanno fatto i colleghi di Donato durante le indagini e i pubblici ministri nel dibattimento». Raffaele Arzu era l’unico degli imputati presente in aula dove è arrivato in tuta. «E’ una sentenza che rispecchia le richieste dei pubblici ministeri - ha commentato il sindaco di Umbertide, Marco Locchi - e che ci soddisfa in pieno». In aula, oltre alla moglie di Fezzuoglio, Emanuela Becchetti, il fratello, Mariolino, pure lui carabiniere. «E’ una ferita che non si rimarginerà mai», ha detto. «Quando ho comunicato telefonicamente ai miei genitori la decisione - ha proseguito -, hanno pianto e si sono emozionati». Il carabiniere di Bella fu colpito alla schiena da un colpo di kalashnikov per fermare i banditi che avevano appena assaltato il Monte dei Paschidi Umbertide.Erail30 gennaio2006.I pm Antonella Duchini e Paolo Abbritti avevano chiesto l’ergastolo per entrambi. Le difese, invece, Francesco Falcinelli e Riccardo Marri per Pietro Pala e Francesco Romeo e Caterina Calia per Raffaele Arzu volevano l’assoluzione per entrambi gli imputati. Pala, venerdì sera, aveva ribadito alla Corte la sua innocenza. «Mi fido della giustizia, ma io non c’entro con l’omicidio del carabiniere». Primache giudicie giuratisiritirassero incamera di consiglio, anche Arzu aveva voluto fare una dichiarazione spontanea: «Ero in Sardegna, latitante, quando aUmbertide c’è stata la rapina in cui è stato ucciso Fezzuoglio. E poi, alcuni testimoni vi hanno parlato di un rapinatore con l’orecchino verde. Vedete? Io non ho neanche il buco». Un processo lungo e complesso che ha visto darsi battaglia per due anni procura e difese, dopo la riapertura del caso da parte della Duchini che, dopo la rapina al Pam di San Marco (per cui entrambi gli imputati sono in carcere a Capanne), era convinta di poter dare una spiegazione anche all’omicidio del carabiniere Fezzuoglio. Per due anni, la Corte d’assise, presieduta

LA MOGLIE

«Donato mi manca ma potrò spiegare tutto a nostro figlio»

La moglie di Fezzuoglio (nella foto a destra) dopo la lettura della sentenza (foto tratta da Umbria24)

dal giudice Daniele Cenci (a latere Giuseppe Noviello) hanno ascoltato testimonianze, a voltediscordanti,esentito parlaredialibi(Pala ha sempre detto di essere al lavoro lontano almeno 40 chilometri da Umbertide, mentre Arzu era latitante) e di dna. Tra le testimonianze, anche quella di Enrico Monti, il collega di Fezzuoglio colpito da un proiettile ma per fortuna salvo. Senza parlare, a testa bassa, ha lasciato l'aula Arzu che ha sempre sostenuto di essere stato latitante in Sardegna quando venne com-

Lancia Thema che era «di copertura» ai rapinatori. Questi avevano agito a bordo di un pick-up con il quale avevano sfondato una delle vetrine della banca. Dueannidiudienze chehannoresodifficile la decisione di giudici e giurati, chiusi in cameradi consigliodalle10del mattinofinoalle tre di notte. Ma alla fine per Fezzuoglio e la sua famiglia giustizia è stata fatta. al.g. a.giammaria@luedi.it ©RIPRODUZIONE RISERVATA

L’INIZIATIVA DEL CROB AI LAGHI DI MONTICCHIO/ I VINCITORI

In corsa per la ricerca anche Somma, Santarsiero e Martorano SI è tenuta ieri ai laghi di Monticchio la maratona organizzata dal Crob di Rionero “Corri con la ricerca”. Tra i corridori erano presenti l’assessore alla Salute Attilio Martorano, il presidente di Confindustria Basilicata Michele Somma, il sindaco di Potenza Vito Santarsiero. Tutti i 140 corridori della gara da 10 km erano moniti di chip per cronometrare la durata del percorso all'arrivo. Sono stati premiati con una targa i primi assoluti per categoria (uomini/donne) inoltre sono stati consegnati numerosi premi ai primi tre arrivati delle categorie. Primi assoluto tra gli uomini

Il Pollino continua a tremare Scossa nella notte di 2.4

L’area colpita

piuta la rapina. Respingendo quindi l'accusa di essere coinvolto nel delitto. Anche Pala, commerciante di prodotti zootecnici residente a Marsciano, ha negato ogni responsabilità nel colpo. Per il difensore, l'avvocato Francesco Falcinelli, che ha annunciato ricorso in appello, «lo provano anche i tabulati del suo telefono cellulare». Secondo i carabinieri che hanno condotto l'indagine (al termine della quale altri due indagati sono stati prosciolti in udienza preliminare) è stato invece proprio Pala a sparare con un kalashnikov, da una

POTENZA - «Noi siamo condannati al dolore eterno perché mio marito Donato non c’è più ma questa sentenza ripaga il lavoro dei tanti appartenenti alle forze dell’ordine che ogni giorno svolgono il loro dovere senza clamori». Così Emanuela Becchetti, vedova di Donato Fezzuoglio dopo la lettura della sentenza. «La decisione dei giudici - ha aggiunto - mi aiuterà a fornire spiegazioni al nostro piccolo figlio. Donato mi manca ma la sentenza ripaga il lavoro dei militari e dei pm».

UNA nuova scossa di terremoto di magnitudo 2.4 è stata registrata a 00 e 44 al confine tra Basilicata e Calabria, nella zona del Massiccio del Pollino tra le province di Potenza e Cosenza. Secondo i rilievi dell’Istitutonazionale digeofisica evulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a 6,8 km di profondità ed epicentro in prossimità dei comuni potentini di Rotonda, Viggianello e di quelli cosentini di Laino Borgo, Laino Castello e Mormanno. Non si hanno segnalazioni di danni a persone o cose. La zona è teatro di una sciame sismico dal 2010, culminato il 26 ottobre scorso in una scossa di magnitudo 5 con epicentro vicino Mormanno. L’ultimo evento sismico si era registrato alle 17e 42 di sabato, con magnitudo 2.2

IL vincitore Antonio Di Noia, il sindaco Santarsiero e l’assessore Martorano

Antonio Di Noia, con un tempo di 36 minuti e 33 secondi; Giuseppe Lopiano 36 minuti e 45 secondi, Umberto Calice

con 37 minuti e 49 secondi. Tra le donne si sono classificate prime: Marianna Perretti, con 43 minuti e 44 se-

Giordano (Ugl): «Comitati etici per le famiglie indebitate» UN appello a favore delle tantssime famiglie che a causa della crisi economica si trovano nell’impossibilità di far fronte ai debiti arriva dal segretario dell’Ugl metalmeccanici, Giuseppe Giordano. «Se solo il sistema impresa della Basilicata, non avesse l’ente di riscossione Equitalia che spara spara con un cannone contro una mosca», dice Giordano. «I comuni lucani si istituiscano in Comitati Etici con il compito di valutare, caso per caso, le situazioni di contribuenti e imprese. In un momento di grave crisi economica ed occupaGiordano zionale, si attui una politica di riscossione debiti equa per chi sarà oggettivamente impossibilitato a pagare».

condi, Mara Parisi, con 44minuti e 43 secondi e Irene Franculli con 46 minuti e 22 secondi.

Uil: «Un progetto per una Basilicata più equa» POTENZA - “Un nuovo progetto per una società lucana più equa, più giusta e più solidale”: è il messaggio conclusivo dell'ottava Conferenza regionale organizzativa della Uil di Basilicata. Un progetto - sintetizza il segretario regionale Carmine Vaccaro - basato su investimenti sulla qualità, la riqualificazione dei territori, la crescita qualitativa e quantitativa del tessuto produttivo, la specializzazione e valorizzazione del lavoro, il consolidamento della coesione sociale, della formaCarmine zione e della ricerca scientifica. Al primo posto, ovviamente, l'impegno per Vaccaro il lavoro».


Estratto da: Il Quotidiano della Basilicata - 13.05.2013

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Matera Lunedì 13 maggio 2013

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REDAZIONE: Piazza Mulino, 15 - 75100 Matera - Tel. 0835.256440

Intervista con Giulio Giorello, intervenuto alla rassegna Polo Sud, conclusasi ieri

Matera ricucirà l’Europa

Il filosofo: «La città dei Sassi può rilanciare il dialogo tra Nord e Sud» “SOROS ha avuto il coraggio di affermarlo davanti a una platea di politici ed economisti tedeschi: l’Europa si salverà se sarà generosa verso i Paesi in difficoltà. In questo sono d’accordo con lui. Ma aggiungo: l’Europa sopravviverà se sarà capace di tenere insieme le diverse anime del continente. Il Nord e il Sud devono imparare a dialogare. E la candidatura di Matera a capitale europea della cultura può essere una delle chiavi di questo processo”. Filosofo della scienza tra i più autorevoli in Italia, dopo essere stato prediletto allievo di Ludovico Geymonat, Giulio Giorello ha partecipato alla giornata conclusiva di Polo Sud, la rassegna voluta da Giuseppe Laterza che quest’anno ha avuto per tema proprio l’Europa. Insomma, professore, a sentire lei, già oggi Matera ha tutte le carte in regole per essere, nel 2019, capitale europea della cultura? Certo. Matera incarna, fin nella sua architettura, quello spirito d’accoglienza che deve informare l’Europa. E in questi giorni ne ho avuto l’ennesima riprova. Grazie a un elefante. Un elefante? Sì, un elefante. Una scultura che compare inopinatamente sulla facciata della chiesa di San Giovanni Battista. Un elemento scultoreo apparentemente incongruo. E invece? E invece sta a testimoniare che qui vive da secoli una cultura che ha, nello spirito d’accoglienza, una sua formidabile caratteristica. Ecco, questa capacità di assumere i segni provenienti da altre culture, facendoli vivere in modo nuovo, è qualcosa che dà la misura della civiltà di questa città. E che l’accomuna, me lo lasci dire, al mondo della vera scienza, che può vivere soltanto in una dimensione di apertura, e nel confronto con ciò che è altro. Matera città aperta quindi... Sì, può diventare il perno intelligente di una cultura aperta alle forme di vita, alle idee, agli stimoli che vengono dal Mediterraneo. Ma che futuro vede per Matera? Non c’è il rischio che, in tutto questo entusiasmo, i Sassi si trasformino, snaturandosi, in una grande area museale? Come Venezia? Ma Venezia non è neanche un museo. Ormai è solo un grande emporio. E invece Matera può far leva su un turismo all’altezza della città.

Tra logica, etica politica e scienza

Giulio Giorello. A destra il filosofo durante l’intervista con il giornalista del Quotidiano, Antonello Grassi. Giorello ha partecipato alla giornata conclusiva della rassegna promossa dalla Laterza, sul tema “un futuro per l’Europa”

Crede? Certo. Il turismo è importante. Lo è almeno dal Medio Evo. Consideri che Marco Polo è stato un grande mercante ma anche uno straordinario turista, come dimostra il successo del Milione. E poi un turismo colto, intelligente, non può che far bene alla città. Ho visto tante case, trasformate in Bed&Breakfast o in piccoli hotel, senza che questo ne modificasse la fisionomia, anzi, forse salvandole dal degrado. Altro che gli scempi compiuti in Campania e Sicilia, ma anche in Liguria. Matera città mediterranea, diceva. Eppure lei sa che uno dei problemi prin-

In questo luogo vive da millenni una cultura dell’accoglienza che deve essere trasmessa a tutto il continente

cipali dell’Europa, oggi, è il rapporto tra il Nord e il Sud del continente...Che avvenire ha la Ue? L’Europa sia stata una conquista. A meno che qualcuno mi dimostri il contrario, non ho ragioni per augurarmi un fallimento dell’euro. E però vorrei dall’Europa qualcosa di più. E cioè? Vede, aveva ragione il vecchio Hegel, quando osservava che finchè non riuscirà ad unificare la finanza e ad essere autosufficiente sotto il profilo militare, l’Europa non esisterà. Altrimenti si finisce per dipendere dagli Stati Uniti o, peggio ancora, da vicini ingombranti come Putin. Io vorrei un’Europa autonoma. E, come Hegel, penso che essa possa basarsi soltanto su due cose: tasse ed esercito. Ma come riusciranno a convivere il Nord e il Sud del continente? Io sono un mediterraneo. Pur essendo nato a Milano (ma mia madre era di Paler-

FILOSOFO ed epistemologo tra i più autorevoli in Italia Giulio Giorello è nato a Milano nel 1945 e si è laureato in Filosofia nel 1968 e in Matematica nel 1971. Ha insegnato in facoltà di Ingegneria (Pavia), Lettere e filosofia (Milano), Scienze (Catania). Attualmente è titolare della cattedra di Filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Milano. Dalle prime ricerche in filosofia e storia della matematica i suoi interessi si sono ampliati verso le tematiche del cambiamento scientifico e delle relazioni tra scienza, etica e politica.

mo) qui mi sento a casa mia. Ma anche a Damasco, almeno prima che quel delinquente (Assad, ndr) cominciasse a radere al suolo antichissimi quartieri e a sparare sulle moschee. E tuttavia credo che l’Europa deve saper dar valore a entrambe sia al Nord che al Sud: che sembrano opposti ma sono complementari. Io, poi, amo molto il grande nord. Trovo grandioso l’esperimento culturale del Baltico. Pensi a città coraggiose come Vilnius, Tallinn, Riga, che hanno reagito all’oppressione russa e hanno mantenuto la loro lingua, la loro cultura. E oggi sono all’avanguardia in due campi importantissimi: la parità di genere e gli investimenti nella cultura scientifica. Ma la mancanza di un governo politico non rischia di far deflagrare le tensioni? Non è detto. E poi la diversità è un valore che va preservato. Guardiamo agli Stati Uniti. Erano un Paese

integrato di fatto già prima che l’unità fosse raggiunta a ferro e fuoco, con la guerra di secessione. Nonostante le differenze. per esempio tra il nord industriale e il sud agricolo, erano diventati un punto di riferimento per l’intero continente americano. E il Mediterraneo in quest’Europa che ruolo dovrebbe avere? Devrebbe promuovere la democrazia, non certo esportandola con le baionette, ma facebndo sì che le primavere arabe non finiscano per marcire nell’inverno delle nostre cattive coscienze. E poi rilanciare il dialogo con l’Islam, in particolare con paesi come la Turchia. Infine dovrebbe intervenire con coraggio nella crisi del

Medioriente a fianco del popolo palestinese che ha diritto ad avere uno stato. E Israele? Mica voglio sostenere che si dire cancellare Israele. Voglio solo dire che con Al Fatah, l’Olp, ma anche con Hamas. bisogna dialogare. Possono non piacerci ma hanno dietro di sé un popolo. Si ribatte che Hamas è un movimento integralista? Va bene, ma con quanti movimenti integralisti si è dialogato nella storia? Se richiediamo la laicità assoluta non si dialoga nemmeno col Vaticano, no? Torniamo al nostro Mediterraneo. Che fine farà la Grecia? Sarebbe folle che ci dimenticassimo di quello che è la Grecia per noi, findai tempi di Omero. E del destino tormentato di un popolo passato attraverso conflitti durissimi e guerre civili. Una politica generosa nei confronti di Atene potrebbe essere alla lunga anche un buon investimento. Non è con le soluzioni autoritaristiche in campo economico e politico che si uscirà dalla crisi. E allora? Serve il coraggio uno scatto di generosità. Non dobbiamo aspettare che la coscienza collettiva europea si sia formata perché si faccia questo sforzo. Ecco, sono d’accordo con quello che ha detto Soros. Soros? Il tycoon ungherese (naturalizzato americano) il cui patrimonio èstimato di 20 miliardi di dollari, Sì, ha avuto il coraggio di presentarsi davanti ai politici ed economisti e chiedere loro un atto di generosità nei confronti dei Paesi in difficoltà. Come si fece in occasione dell’unificazione delle due Germanie (e del marco). In molte cose con Soros la pensiamo uguale. Sarà perché abbiamo avuto lo stesso maestro. soros probabilmente perché abbiamo avuto lo stesso maestro: Karl Popper. che è popper. A fine intervista, sporgendosi dalla terrazza a strapiombo sulla gravina, il filosofo indica le case in tufo incastonate nella parete rocciosa: “Vedete? dice - Matera è un piccolo meraviglioso cosmo. Viene incontro a quel bisogno di universo che ognuno di noi si porta dentro. Qui vale veramente, ma in un altro senso, il detto di Carlo Levi: non sono le parole ad essere pietre, ma sono le pietre ad essere parole. E’ la stessa città, con la sua meravigliosa architettura a parlarci”. Antonello Grassi a.grassi@luedi.it

Un meraviglioso microcosmo che viene incontro al bisogno di infinito che ognuno di noi si porta dentro

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Estratto da: Il Quotidiano della Basilicata - 11.05.2013

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Basilicata Mezzogiorno

Matera Sabato 11 maggio 2013

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REDAZIONE: Piazza Mulino, 15 - 75100 Matera - Tel. 0835.256440

La replica: «Ottimizzare le risorse e aumentare i servizi sono i due obiettivi che ricerchiamo»

«I voucher e più posti per il nido»

Sono le richieste di 300 genitori all’assessore Guarini dopo la sperimentazione Ospite indesiderato topo a passeggio in piena piazza

Gli asili nido in città, tra costi, necessità di allargare gli utenti, bando e voucher. Il bando degli asili nido è scaduto il 31 marzo scorso, è stato prorogato per sei mesi ma questi sono i momenti in cui prendere una decisione e fare una scelta sul futuro. Su un nuovo bando oppure sulla necessità di puntare sui voucher come invocano oltre trecento genitori che si sono rivolti all’assessore alle Politiche Sociali, Simonetta Guarini e al presidente della commissione consiliare Nunzia Antezza oltre che al sindaco Salvatore Adduce. E’ una questione complessa, articolata e sulla quale si rischia di scontare qualche ennesimo ritardo se la proroga di sei mesi concessa dall’Amministrazione dovesse risultare ancora insufficiente. Insomma da qui alle prossime settimane queste scelte dovranno essere fatte. In questo contesto c’è stata questa raccolta di circa 300 firme di un comitato spontaneo di genitori materani che chiedono il ritorno ai voucher e l’aumento dei posti disponibili. Dall’altra parte Simonetta Guarini spiega al “Quotidiano” che “non ci sono strade preconfezionate si sta andando in ogni direzione nell’ottica di aumentare i 200 che finora usufruiscono del servizio per gli asili e di limitare i costi per l’Amministrazione visti i problemi di bilancio esistenti e i tagli del Governo nazionale”. Al contempo lo stesso assessore sottolinea come “i servizi di sperimentazione che immaginiamo dovranno andare nella direzione di allargare l’offerta che viene resa e di procedere dunque parallelamente rispetto a quello che gli asili nido comunali riusciranno a garantire”. Il botta e risposta scaturisce proprio dalle trecento firme consegnate ieri in Comune e attraverso le quali si spiega che “il triennio di sperimentazione dei Voucher sta giungendo al termine. In concomitanza Simonetta Guarini con la scadenza del sistema sperimentale dei voucher scade anche l’appalto di affidamento della gestione degli di Asilo Nido Comunali di Via Bramante e di Via Gramsci, durato 9 anni”. I genitori hanno depositato le 300 firme al Comune per chiedere l’estensione del numero dei bambini con accesso agli asili nido, anche con il ritorno al sistema dei voucher “perché gli attuali 200 posti disponibili sono troppo pochi e troppo cari per la comunità e per permettere una scelta libera e incondizionata alle famiglie”. Nella nota viene ricordato che “ad oggi il costo per bambino per i nidi comunali è pari a circa 800 euro a bambino, invece con il sistema voucher è stato ridotto a circa 500 euro, garantendo comunque i massimi standard qualitativi, riducendo così i costi per la comunità. Il costo medio del bambino negli asili nido nel mezzogiorno si attesta a 640 euro secondo dati Istat. Questa sperimentazione ha voluto fortemente sostenere la libertà di decisione da parte delle famiglie nella scelta del Nido tra le strutture accreditate con il comune. Nonostante il forte risparmio, l’Amministrazione Comunale ha prorogato con una delibera di Giunta per 6 mesi l’affidamento del servizio durato nove anni, escludendo le altre 6 strutture accreditate e abbandonando una sperimentazione che ha portato vantaggi sia per l’Amministrazione Comunale che per le famiglie. E’ stato infatti possibile con questo sistema ridurre la lunga lista di attesa dei bambini per l’accesso agli asili nido”. A questo tipo di sollecitazione la Guarini,

Un asilo nido cittadino al centro oggi di un importante dibattito pubblico

Il topo a passeggio sulla fontana Ferdinandea in piazza Vittorio Veneto

pur non chiudendo all’ipotesi di una proroga per i voucher, ha sottolineato come “tanti e diversi sono gli aspetti che l’Amministrazione sta analizzando, cercando di definire le risorse a propria disposizione per il bando e la migliore soluzione per allargare il più possibile la platea. E’ chiaro, lo ripeto, che una sperimentazione deve servire ad allargare il tipo di offerta che viene garantita non con gli stessi servizi a più persone ma anche con altri servizi”. La durata del futuro accordo in presenza di un contratto appena scaduto di nove anni sarà un altro dei temi che saranno approfonditi sulla questione degli asili nido. La quadratura del cerchio appare molto complicata soprattutto in presenza di un termine di scadenza già intercorso e prorogato di sei mesi. Entro i quali una svolta appare quanto meno auspicabile per non lasciare preoccupati e allarmati genitori e famiglie. p.quarto@luedi.it

I materani, di solito, sono abituati a passeggiare in piazza per incontrare amici e fermarsi con loro a chiacchierare di tutto. Ogni angolo compreso fra piazza Vittorio Veneto e via del Corso è adatto a questa consuetudine che appartiene, da sempre, alla vivacità della città. Giovedì sera, però, a creare scompiglio fra i cittadini ci ha pensato un topo che si muoveva lungo il perimetro della fontana ferdinandea a pochi passi dai negozi di via del Corso e dai bar dell’area del centro storico. La presenza, fermata in uno scatto che è stato subito postato sul web, non è passata inosservata e ha provocato reazioni inorridite fra le persone presenti in piazza. Non è la prima volta che in centro accade un episodio del genere. Un anno fa, in piena estate, un altro topo pensò bene di passeggiare lungo le balaustre di via Ridola, stessa cosa anche in via Cappelluti. matera@luedi.it

Le famiglie «Risparmio importante» L’assessore «Valutiamo ogni cosa»

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VILLA COMUNALE Divelto da tempo non è stato mai rimosso dall’amministrazione

Gioco pericoloso, famiglie allarmate SERVE la massima attenzione soprattutto quando si tratta dei più piccoli e dunque dei parchi giochi per bambini. E’ il caso dei giochini che si trovano alla Villa Comunale e che lasciano preoccupati non poco alcuni genitori. E’ il caso del papà che ha segnalato al “Quotidiano” un cavalluccio sul quale i bambini potevano dondolarsi che è stato divelto e il cui perno in ferro rimane sporgente e pericoloso sul terreno lasciando preoccupati non poco i genitori che quotidianamente portano ancora i più piccoli nella villa comunale. In realtà molto spesso sui giochi per bambini nei parchi arrivano piccole e grandi segnalazioni che testimoniano in realtà come non ci sia la massima attenzione verso questo tipo di situazioni che però meriterebbe-

Uno dei giochini pericolosi presso la Villa Comunale

ro ben altri interventi e una maggiore cura di quelle che sono le difficoltà e i pericoli soprattutto per i più piccoli. Un’attenzione normale nelle famiglie che invece non

viene tenuta dagli amministratori pubblici e che accentua oggi la preoccupazione e il rammarico da parte dei genitori dei piccoli materani.

PROVINCIA Via libera al consuntivo Il Consiglio provinciale di Matera ha approvato ieri mattina il conto consuntivo del 2012 con 16 voti a favore, 2 contrari ed un astenuto. Non sono emerse nell’ambito della discussione particolari criticità rispetto a quelli che erano stati gli obiettivi annunciati. Non sono mancate le critiche sfociate nel voto negativo da parte dei due consiglieri del Pdl della Provincia di Matera presenti, si è astenuto invece il consigliere d’opposione Augusto Toto. Per il resto il confronto vero sarà rinviato al prossimo bilancio preventivo ma anche in quella circostanza i numeri dovrebbero essere sostanzialmente obbligati dal rispetto del patto di stabilità. Già ieri alcuni consiglieri hanno suggerito al presidente Stella di utilizzare il più possibile dell’avanzo di amministrazione per poter intervenire sull’economia e cercare di rianimarla con linfa vitale in termini economici per la crescita.


Estratto da: La Gazzetta del Mezzogiorno - 11.05.2013

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Basilicata Mezzogiorno

POTENZA CITTÀ I VII

Sabato 11 maggio 2013

CRIMINALITÀ

SCUOLA NEL «MIRINO»

SI INVOCA SICUREZZA Dopo i continui saccheggi dei distributori di bevande, questa volta i ladri rubano chitarre e amplificatori

«Ladri di musica» blitz al conservatorio Si portano via gli strumenti musicali. Studenti esasperati

SEDE In alto l’ingresso del conservatorio di Potenza

l Gli allievi del conservatorio di Potenza non ne possono più. L’edificio è presa costantemente di mira da ladri e vandali. In una lettera aperta danno sfogo alla loro rabbia e alla loro delusione per una situazione che si trascina di mesi e che si aggrava: prima erano presi di mira i distributori di bevande, adesso gli strumenti musicali: «Pensi che a te non possa succedere. Arrivi ogni mattina nel luogo dove vivi forse gran parte delle tue giornate, fra lezioni, prove, concerti, i tuoi «compagni di musica». Un luogo - scrivono gli studenti - dove ci si conosce tutti e si condivide tutto, in cui persino il personale ti tratta

«Gesualdo da Venosa» di Potenza - è successo, è questo ha aperto una ferita che sarà difficile far rimarginare, e soprattutto ci ha dato la consapevolezza che potrebbe succedere ancora. Noi non sappiamo chi ha potuto compiere un così vile atto, né se si poteva evitare, né a chi ascrivere le responsabilità, ma vogliamo solo che tutto ciò non passi inosservato e senza la nostra indignazione e speriamo che tutti insieme, noi, il Conservatorio, le autorità politiche ci possiamo adoperare affinchè non accada mai più un simile atto vergognoso e delittuoso verso la musica e la cultura».

come fossi un figlio o un nipote. Lo vedi come un luogo protetto, dove non può accadere nulla e sei al sicuro. E invece no. Una di quelle tante mattine in cui arrivi pronto a iniziare la giornata, ti trovi una macchina dei carabinieri, il personale che a malapena ti dà retta perché ancora sconvolto da quello che è successo. Passi davanti ai distributori di bevande… «li hanno scassinati un’altra volta». Sì, perché è diventato quasi un appuntamento quello del fine settimana e del rientro al lunedì con la sorpresa dei distributori ridotti ad un ammasso di latta inutilizzabile. Per rubarne cosa poi? Pochi spiccioli e cau-

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sare un danno che invece vale più di quei quattro spiccioli. Ma stavolta è successo qualcosa di peggiore, qualcosa che fa male. Stavolta si sono portati via i nostri strumenti (il valore si aggira sui 50mila euro, ndr), e privare un Conservatorio degli strumenti musicali è come privare un essere vivente della vita stessa. Sono quegli strumenti che servivano a preparare concerti, ensambles, esami, e che davano la possibilità agli studenti non in grado di comprarne uno personale di averlo in prestito per poter esercitarsi e studiare. Stavolta - si legge ancora nella lettera degli studenti del conservatorio

FONTI DEL VULTURE UNA BUONA NOTIZIA IN TEMPI DI TAGLI AGLI STIPENDI E DI CASSA INTEGRAZIONE. SIGLATO IL NUOVO CONTRATTO DI SECONDO LIVELLO

Coca-Cola, premio di produzione I lavoratori avranno un bonus di 3.600 euro lordi nel triennio 2013-2015 l Finalmente una buona notizia in questi tempi di tagli agli stipendi e di cassa integrazione. I lavoratori della Fonti del Vulture di Rionero (gruppo Coca Cola) potranno beneficiare di un premio massimo di produttività di 3.600 euro lordi nel triennio 2013-2015. È questo uno dei punti qualificanti del nuovo contratto di secondo livello siglato nei giorni scorsi e approvato in assemblea dai circa cento dipendenti dell'azienda. Il premio di produttività sarà erogato in tre rate annuali: 1.150 euro nel 2013 e nel 2014 e 1.300 euro nel 2015, e sarà tassato al 10 per cento, così come stabilisce il decreto del presidente del consiglio dei ministri del 22 gennaio 2013. Le parti firmatarie, nel ribadire la centralità delle relazioni industriali, convengono inoltre «nel ricercare e attuare modelli di organizzazione che permettano di cogliere al meglio le opportunità in un mercato per sua natura mutevole, flessibile e caratterizzato da forte stagionali-

SEDE L’ingresso dello stabilimento di Fonti del Vulture (gruppo Coca Cola). Per i lavoratori un premio di produzione spalmato nel triennio 2013-2015

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tà». Nel nuovo contratto aziendale Fonti del Vulture «conferma il proprio impegno per nuove occasioni di occupazione, in particolar modo giovanile, sia temporanea che stabile», anche ricorrendo allo strumento dell'apprendistato. Per la delegazione sindacale di Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil

– composta rispettivamente da Antonio Lapadula, Giuseppe Romano, Vincenzo Esposito, Giuseppe Burdi, Gerardo Nardiello e Rocco Coviello – «pur in un contesto economico e sociale oggettivamente difficile, anche per il settore alimentare, questo contratto conferma la bontà di un modello di contrattazione fondato sulla cooperazione tra le

parti. Il premio di produttività che abbiamo concordato con Fonti del Vulture assicura un cospicuo reddito aggiuntivo ai bilanci familiari e incrementa in modo considerevole il potere di acquisto. Si tratta di un accordo che possiamo considerare anti-ciclico perché sostiene la ripresa dei consumi interni anche attraverso la tassazione agevolata dei pre-

mi di risultato. Il nostro auspicio è che, passata la bufera della crisi, si possano creare le condizioni per nuovi posti di lavoro, specie per i tanti giovani lucani inoccupati e disoccupati, cogliendo pienamente tutte le opportunità offerte dagli strumenti di flessibilità in entrata, a partire dal contratto di apprendistato».

INCONTRO TRA L’ASSESSORE MARTORANO, IL DIRETTORE ASP MARRA E I SINDACATI PER FARE IL PUNTO DELLA SITUAZIONE

Al Don Uva è corsa contro il tempo

le altre notizie UNIONCAMERE

Start up aziendale incontro a Potenza n Entra nel vivo Nidi |TecNOfrontiere, la business plan competition promossa da Unioncamere Basilicata e Basilicata Innovazione per favorire la creazione di start up innovative sul territorio lucano. Lunedì, alle 11, incontro alla Camera di Commercio di Potenza per illustrare il programma. SEL IN PIAZZA

Raccolta di firme per tagli alla giunta n Ieri sera Sinistra Ecologia e Libertà è tornata in piazza, nei portici del Gran Caffé, a Potenza, per raccogliere firme con le quali il partito chiede la riduzione del numero di componenti della giunta comunale di Potenza. La petizione popolare è già attiva da qualche giorno. GIORNALISTI

Assemblea regionale dell’Assostampa n L’assemblea generale ordinaria degli iscritti alla Associazione della Stampa di Basilicata, è convocata per sabato 1 giugno a Baragiano, nella sala convegni Archeolab presso la scuola media Falcone, alle 14.30 in prima convocazione e alle 15.30 in seconda. A conclusione dei lavori è prevista la tradizionale cena sociale.

L’istituto non rispetta le scadenze dei pagamenti. Tredicesime non liquidate

TEMPO LIBERO

l La vertenza Don Uva è stata al centro di un incontro che si è svolto nell’assessorato alla Sanità della Regione a cui hanno partecipato l’assessore Attilio Martorano e il direttore dell’Asp Mario Marra oltre ai sindacati di categoria. Gli obiettivi: verificare da una parte la puntualità dell’erogazione degli stipendi ai dipendenti della Casa Divina Provvidenza di Potenza, l’ente gestore della struttura sanitaria e, dall’altra le procedure da mettere in campo da parte della Regione Ba-

n Prosegue in Basilicata, su iniziativa della Film Commission, la festa del cinema, Durerà fino al 16 maggio con una multiprogrammazione intensa in tutte le sale cinematografiche lucane. Il costo dei film in programmazione è ridotto a 3 euro per i film in 2D e 5 euro per i film in 3D.

silicata per il fitto del ramo di azienda. «È emersa la difficoltà – ha specificato Martorano – da parte dell’istituto di rispettare le scadenze dei pagamenti. C’è una mensilità pagata con ritardo, oltre alle tredicesime ancora non liquidate. L’incontro è servito per acquisire le posizioni dei sindacati e capire i possibili percorsi da porre in essere per giungere al fitto del ramo d’azienda. Ieri pomeriggio, l’assessore ha incontrato i rappresentanti

del don Uva per verificare i percorsi da intraprendere per salvaguardare la struttura sanitaria e i suoi dipendenti. Nei mesi scorsi, il governo regionale aveva già individuato nella proposta del fitto di ramo d’azienda lo strumento per garantire il mantenimento dei livelli dei servizi assistenziali. Martedì prossimo l’assessore ha riconvocato un tavolo con i sindacati per aggiornarli dell’interlocuzione di ieri pomeriggio con i referenti della Casa divina provvidenza.

Festa del cinema ingresso e risparmio

PAZIENTI L’interno del Don Uva


Estratto da: Il Quotidiano della Basilicata - 12.05.2013

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12 La Tribuna

Basilicata Mezzogiorno

Domenica 12 maggio 2013

LE MAMME LE SCELTE INCOMPRENSIBILI DA SANTIFICARE RIPRENDI LA VITA di CORNELIO GASPERINI MAMMA, solo a pronunziare questa splendida parola, nel cuore si racchiude una dolcezza senza paragoni, che nessun'altra cosa si può decantare al meglio, perché la cosa più rara e bella ed insostituibile al mondo, sei tu Mamma. Sin dal momento del concepimento, la tua ragione di vita è riposta nella meravigliosa attesa, di dare alla luce parte di te stessa, e che guiderai verso il futuro che verrà, passo dopo passo, fino alla realizzazione delle tue aspettative, che ti colmeranno di indescrivibile gioia il cuore, perché quella parte di te diventa uomo, è tuo figlio. In ogni circostanza, nella gioia, nel dolore, in pace ed in guerra, la parola sempre pronta che scaturisce dal profondo dei cuori umani, e: Mamma, che ha effetto balsamico e dà la forza di proseguire per superare gli ostacoli invalidanti il cammino. Quante volte, mamme, vi ho visto piangere in silenzio, dando la colpa al solito moscerino nell'occhio, ma nella realt, il vostro pianto sommesso, derivava dalla preoccupazione di non poter fare fronte a qualche richiesta dei figli, verso i quali, il vostro sviscerato amore correva ai ripari, procurandovi enormi sacrifici, privazioni ed emulazioni profonde. Meraviglia delle meraviglie, degna figlia della Madonna che è la Madre di noi tutti, in questo giorno che la tua condizione di Mamma viene esaltata e festeggiata, noi figli, a volte anche ingrati, ti onoriamo, glorifichiamo e ringraziamo, per averci dato la vita, per averci dato la possibilità di pronunziare la parola magica, unica e rara al mondo, mamma. La Chiesa dovrebbe santificare tutte le mamme, per i miracoli che quotidianamente compiono, per il bene dei loro figli. Mamme adorate, per noi figli ogni giorno siete Festa grande. Mamme volate in cielo: oggi, come ogni giorno, siete vicino ai vostri figli, perché la vostra immagine è rimasta scolpita nei loro cuori, indelebilmente, e non subirà mai dimenticanza.

CONTRO IL CANCRO AZALEE IN PIAZZA PER FINANZIARE LA RICERCA nota dell’AIRC* OGGI, in occasione della Festa della Mamma, AIRC distribuirà per il 29esimo anno consecutivo l’Azalea della Ricerca: 600 mila piante in oltre 3600 piazze italiane: uno sforzo organizzativo straordinario, reso possibile soltanto dalla volontà e disponibilità dei 25mila volontari Airc che, con rinnovato entusiasmo, presiedono i banchetti dell’Azalea in tutt’Italia. Quest’anno numerosi ricercatori si stanno mobilitando sia per allargare la diffusione delle Azalee sul territorio, creando delle vere piazze nei loro Istituti già da venerdì 10 maggio, sia per essere vicini ai nostri volontari nell’accogliere il pubblico. In occasione di questa giornata dedicata alla mamma, e di fatto alle donne, Airc lancia un messaggio molto positivo che mette in luce non solo come la ricerca avanzi per curare un numero maggiore di donne, ma anche per cercare nuovi strumenti per individuare i tumori prima che si manifestino i sintomi. Che la prevenzione sia la vera sfida della lotta contro i tumori è stato ribadito dai 100 esperti che hanno partecipato al Forum Mondiale sull’ Oncologia lo scorso autunno in Svizzera. Occorre agire urgentemente adottando prima di tutto nuove e incisive misure per promuovere la ricerca scientifica e quindi “prevenire i tumori prevenibili”. Sono gli stessi cardini su sui è appoggiata la strategia di Airc: da una parte finanziare solo progetti di ricerca estremamente qualificati e che possano, sempre più, portare nuove cure al letto del malato - ricordiamo che oggi circa il 60% dei tumori è curabile, ma non basta! - e dall’altra partecipare ai grandi programmi di prevenzione per diagnosticare la malattia meglio e soprattutto in fase sempre più precoce per arrivare quando ancora non si manifestano i sintomi. E’ questa la grande scommessa del prossimo futuro. La Guida Speciale di Fondamentale, in distribuzione il 12 maggio insieme alle Azalee, sottolinea attraverso precise indicazioni come appunto la prevenzione sia la vera sfida della lotta ai tumori. Da qui il titolo in copertina “I colpi vincenti della prevenzione: gli esami che battono il cancro”. La guida contiene l’invito a seguire con costanza i tradizionali esami che negli ultimi 10 anni sono diventati più precisi e accurati, merito anche di nuove strategie diagnostiche legate alle innovazioni tecnologiche. La giornata dell’Azalea della Ricerca non è solo un importante appuntamento per sostenere la ricerca, ma diventa anche una reale opportunità per ricordare al pubblico, e in particolare alle donne, che la prevenzione dei tumori è anche nelle mani di ciascuno di noi ovvero è legata alla nostra consapevolezza. Intesa Sanpaolo ha messo a disposizione dei propri clienti e dei cittadini vari strumenti per facilitare le donazioni: conto corrente IBAN IT14H0306909400100000103528 intestato ad AIRC Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro. Bancomat: tutti gli sportelli bancomat del Gruppo sono abilitati a ricevere donazioni Tutti questi servizi sono esenti da commissioni. *Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro

di FRANCESCO PAOLO CALCIANO Quelle donne che hanno subito e subiscono violenza, che conoscono La festa della mamma può rappre- il partner, hanno imparato negli sentare un momento importante di anni, nei decenni il suo pensiero, il questa riflessione. Mamma, donna suo comportamento, la sua falsità. per antonomasia, donna - moglie, Quelle donne sono coscienti che tadonna - madre. Che non sia una ri- le resterà, che non potrà mai cambiare. Le stesse decidono a un trattualità. Diventa spesso ritualità esterio- to di rimettersi in mano, di ridare re per coloro che non rispettano la la propria persona, di “consegnardonna in quanto tale, a prescinde- si”. Una logica che sembra perversa. re dal ruolo di fidanzata, compagna, moglie, madre, e che utilizza- La logica di voler salvaguardare la no queste occasioni per fingere famiglia? Quella stessa famiglia esteriormente un’attenzione pub- che è stata squassata dal compagno, è stata violentata nei sentiblica verso la “compagna”. menti, negli afAttenzione che poi fetti, nei rappornelle mura domestiti. Per quale moche e anche fuori, di- Riprendi la vita tivo dovrebbe viene violenza fisica, Lo sguardo assente, il viso cambiare il viopsicologica, a volte smunto. Gli occhi non lento, perché teassassinio. Costoro, me di perdere la in cuor loro pensano sorridono. L’orizzonte preda? che la donna sia una ristretto non permette di Non è la preda loro proprietà, non guardare il domani. Il timore che teme di perun essere umano, dere, non vuol ma un oggetto di cui dell’incontro che sai accadrà. perdere il suo podisporre a piacimen- Le mura di casa non tere, la sua cento, per ogni richie- proteggono più. Il giro nella tralità, il suo essta, per ogni voglia. sere padrone, Definire costoro toppa, il cuore in gola, lo prima ancora di immaturi, idioti, sguardo smarrito, gli occhi essere e rapprestolti e con tutti gli sbarrati. L’auspicio che abbia sentare nella soaggettivi negativi è altri pensieri, che non rivolga cietà il marito o artificio che non apcompagno e paproda a nulla. Parla- attenzione. Vorresti andar dre. re loro di rispetto, via, ma pensi ai ragazzi. Quelle donne stima fiducia, parità Vorresti scappare, ma resti avrebbero la caè come usare un lesbloccata. Sai già che domani pacità di rimetsico d’altra epoca. tersi in gioco nelSono semplice- sarai additata. Il famelico la società, di inimente delinquenti lupo è fuori un agnello. Hai ziare un cammiche andrebbero messperato che potesse no nuovo, pur si in condizione di nelle difficoltà non nuocere. Ritor- cambiare. L’hai già economiche e sonare periodicamen- sperimentato. Ora sai che ciali presenti, te su questo tema mai accadrà. Riprendi con perché donne inesprime la difficoltà telligenti e, laddi una società che forza la vita, la tua vita. dove credessero non riesce a fare un Riprendi a pensare al in se stesse, in passo in avanti e che domani in modo diverso, un grado di iniziare presenta pecche indomani che porti le messe un cammino sì in nanzitutto culturacopiose di un raccolto pieno salita, ma un li. cammino che le Nel Sud e nelle per- di sorrisi, carezze, amore, aprirebbe nuovi sone meno prepara- gioie, sacrifici, lavoro; orizzonti e prote è preponderante spettive. quest’aspetto. Vi so- d’incontro fatti con il sorriso, Queste donne no anche altri aspet- non con il terrore. Chiudi la decidono di “conti sui quali soffer- porta alla belva famelica. segnarsi”, per marsi, aspetti all’indare una rispoterno dell’universo Riprendi la vita, la tua vita. E’ sta a chi pensa femminile, non sem- lì che spetta un segnale. Un che tutto sommaplici da comprende- nuovo cammino ti attende. Il to la donna sia re. Analizziamo a domani sarà senz’altro sempre responvolte comportamensabile e che se lei ti incomprensibili migliore. vuole può ricomda parte di donne porre la famipreparate. glia. Donne vittime delSe lei vuole: sufficiente che rila violenza di mariti/compagni che anche quando dicono di pentirsi e nunzi a se stessa, che indossi un professano buone intensioni, af- burka morale e obbedisca, rientri fermano sempre la loro centralità. nei ranghi, ridia il suo corpo, sodCapita di ascoltare donne che disfi le voglie del marito/compaoperano un’analisi, che si pongono gno. Queste donne, una volta che si perché, che hanno la consapevolezza del problema: quell’uomo vio- sono auto-consegnate, diranno lento tale resterà; quell’uomo che che, tutto sommato, forse hanno richiede il potere assoluto, non notato uno spiraglio, che non poscambierà, anche se farà a volte pro- sono continuare una guerra isolata in casa. fessione di pentimento. segue dalla prima

Devono trovare una giustificazione per se stesse, ancor prima che per gli altri. Affermeranno che il cammino fatto sinora le sarà d’aiuto, che non potranno tornare indietro, nello stesso tempo saranno già nel passato. Le conquiste sono sempre un elemento dinamico, non statico. Raggiunto un obiettivo, s’inizia un nuovo percorso, altrimenti ci si ferma, poi non andando avanti si torna indietro. E’ più facile di quanto si possa immaginare. Rientrare “nella normalità”. A volte è lasciata alla donna la facoltà di ululare al vento, a volte nemmeno questo. Nella vita si va avanti o fermandosi si torna indietro. Il percorso narrato appare incomprensibile. Donne attive, che hanno sviluppato un percorso, che hanno lavorato, si sono confrontate, impegnate per cercare di realizzare un cammino di crescita interiore, culturale, umana, sociale. Queste donne, cambiate, cresciute, divenute protagoniste, autonome intellettualmente, perché decidono di arrendersi, di consegnarsi a chi ben conoscono, del quale sanno bene che non c’è nulla d’aspettarsi? Perché? La paura del futuro, d’essere additate, processate, condannate dalla società iniziando dal cerchio ristretto della propria famiglia? No, non può essere questo, perché hanno imparato come i giudizi siano relativi e passeggeri. La paura economica? Potrebbero giocare da sole le carte dell’ indipendenza. Pensare alla sindrome di Stoccolma per cercare di capire l’accaduto? Questa sindrome è definita nel vocabolario Treccani “Particolare stato psicologico che può interessare le vittime di un sequestro o di un abuso ripetuto, le quali, in maniera apparentemente paradossale, cominciano a nutrire sentimenti positivi verso il proprio aguzzino che possono andare dalla solidarietà all’innamoramento”. Difficile che rientrino in questa categoria, perché l’aguzzino lo conoscono, hanno vissuto, nutrito anche sentimenti positivi in passato. Non è una persona nuova. Sembrerebbe quasi che vogliano espiare la colpa della scelta iniziale. Così facendo danno l’impressione di riconoscere al marito/compagno violento e a un sentire sociale culturale abbastanza diffuso soprattutto al Sud una valenza da accettare supinamente: la donna ha una sola funzione, obbedire. Sfugge anche quest’analisi. Le donne in questione sono in grado d’operare analisi e sviluppare sintesi. Non hanno mai accettato questo presupposto. Scelte incomprensibili? Sembra che abbiano deciso semplicemente d’annientarsi. Scelta non condivisibile. Possono e devono riprendere la propria vita. L’auspicio che possano riprendere la vita in una prospettiva di serenità. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Estratto da: La Gazzetta del Mezzogiorno - 12.05.2013

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Basilicata Mezzogiorno

POTENZA CITTÀ I VII

Domenica 12 maggio 2013

IN CERCA DI LAVORO ALBERGHI, RISTORANTI & C.

STAGE NELL’HOTEL Gli studenti dell’istituto alberghiero «Di Pasca» di Potenza hanno svolto uno stage di cinque giorni all’Orohotel di Policoro

CRISI «VADE RETRO» Il mercato occupazionale è alla ricerca di baristi, camerieri, receptionist e cuochi. È un settore che non conosce crisi

Tecnici dell’ospitalità crescono Corso di specializzazione per sessanta allievi di cucina, sala-bar e ricevimento FILIPPO MELE l Tecnici dell’ospitalità crescono in Basilicata. E con loro crescono le speranze di un turismo di qualità. Così, sessanta allievi dell’Istituto alberghiero Umberto Di Pasca, di Potenza, accompagnati da alcuni docenti, sono stati in stage di cinque giorni all’Orohotel di via del Lido, a Policoro, un 4 stelle di nuova costruzione e concezione. Ed erano entusiasti nelle loro divise. Antonietta Lucia e la collaboratrice di presidenza del Di Pasca: «I nostri giovani, 15 di sala e bar, 15 di ricevimento e 30 di enogastronomia, hanno svolto un corso di formazione

per ottenere la qualifica regionale che permette di accedere al mondo del lavoro». E si tratta di qualifiche che permettono di trovare una occupazione. Baristi, camerieri, receptionist, cuochi, hanno un mercato occupazionale. Anche se, magari, occorrerà emigrare al Nord. «Ma noi speriamo – ha spiegato la nostra interlocutrice – che rimangano in Basilicata». Pierluigi Iacono, invece, insegna ricevimento: «I ragazzi sono rimasti colpiti dall’accoglienza ricevuta dalla struttura che ci ha ospitati verificando sul campo cosa significhi front office. A loro servono grande disponibilità, una grossa dotazione in sorrisi, molta cultura ge-

nerale, padronanza delle lingue straniere». Ed ecco Antonio Vaccaro, l’insegnante di cucina: «Il ministero ha ridotto le ore di laboratorio. E siamo costretti a fare formazione nelle strutture esterne. Per fortuna ci sono amici che ci ospitano. Qui il contatto con la clientela, spesso esigente, è diretto. E questo in ambito scolastico non accade». E siamo al settore sala – bar. Il docente di riferimento è Giovanni Giordano: «Servire in sala non significa fare il servo al cliente ma essere preparati alla gestione del ristorante. Un addetto alla sala è responsabile del lavoro fatto in cucina che, altrimenti, se ne va in fumo. Il barista, infine,

serve aperitivi, digestivi, cocktail. Se non conosce cosa ha mangiato il cliente non può consigliare il digestivo o il liquore giusto. Il barman deve saper classificare ed abbinare il tipo di alcool al cibo consumato». Ovviamente, non potevamo non fare una domanda finale sul grado di importanza assegnato al Di Pasca alla dieta mediterranea, patrimonio dell’umanità. «La scuola le dà grande importanza – ha detto Lucia. Noi abbiamo i prodotti principe come la pasta, l’olio di oliva, i pomodori, le verdure. È vero, non c’è una materia specifica ma la dieta mediterranea fa da substrato in molte materie. In cucina, poi, essa viene messa in atto».

«Carrambata» in cucina Si ritrovano dopo 36 anni

CINQUE GIORNI SUL «CAMPO» ATTIVITÀ Foto scattate durante lo stage di cinque giorni degli studenti dell’istituto Alberghiero di Potenza all’Orohotel di Policoro [foto fi.me.]

l Carramba che sorpresa in riva allo Jonio, all’Orohotel. Due ex alunni dell’Istituto alberghiero Di Pasca di Potenza, infatti, si sono incontrati dopo la «bellezza» di ben 36 anni. Si tratta del direttore della struttura alberghiera del centro jonico, Rocco Larocca, e del docente di sala e bar della scuola potentina, Giovanni Giordano. È stato quest’ultimo a raccontare, sotto lo sguardo bonario di Rocco, l’inatteso incontro: «Io non sapevo che Rocco era il direttore dell’albergo dove avremmo effettuato lo stage. Lui, però, sapeva che io sarei arrivato qui con il gruppo dei docenti. Io e lui siamo stati compagni di scuola proprio al Di Pasca. E quando sono entrato nella hall e mi sono sentito chiamare col mio nome di battesimo sono rimasto incredulo. E lui rideva». Ovviamente sono stati baci ed abbracci ed è scappata anche qualche lacrimuccia. Il tutto sotto gli occhi degli altri docenti e dei sessanta allievi. È stato un momento di grande umanità. Così ha concluso Giordano: «Però, alla fine gliel’ho detto a Rocco che non aveva cambiato quella testa che aveva». [fi.me.]

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PROFESSIONALITÀ E COMPETENZE DELL’UNIONE CUOCHI LUCANI A DISPOSIZIONE DEGLI ALLIEVI DELL’ISTITUTO ALBERGHIERO DI POTENZA

Lo chef Demuro fa da tutor

Aperitivi e antipasti: una full immersion in cucina all’insegna della tipicità l Mario Demuro, chef dell’Unione cuochi lucani, ha fatto da tutor aziendale ai giovani allievi di cucina dell’Istituto alberghiero Umberto Di pasca di Potenza in stage all’Orohotel di via del Lido. Demuro, tra l’altro, è un personaggio televisivo della trasmissione Geo & Geo, condotta da Sveva Sagramola, su Rai 3. Ma qual’è il compito di un tutor aziendale in questi corsi di formazione? «Quello di metter a disposizione dei ragazzi la propria professionalità di concerto con il docente della

scuola. Così, abbiamo iniziato a preparare prima aperitivi ed antipasti e poi abbiamo continuato con intagli di vegetali e di ghiaccio scolpito. Abbiamo anche trattato di secondi di carne e di pesce e di dessert. Tutto in 5 giorni. Un full immersion in cucina. Ovviamente, abbiamo trattato di tipicità». Già. Ma è possibile di parlare di cucina tipica in realtà che solo 50 anni fa non esistevano come Policoro, Scanzano J., Nova siri Marina? Il tutor, a questo punto, ha spiegato che la tipicità deriva

dai paesi immediatamente dell’interno e dai nuovi prodotti, come la fragola, che sono realtà del territorio. Abbiamo chiesto allora allo chef – personaggio tv di elencarci il suo menù tipico Metapontino. Eccolo: «Iniziamo con una frittatina con asparagi e salame. Il primo è un bel piatto di strascinati o raschatiell, come li chiamano qui, con pomodorino e cacio ricotta oppure uno di frizzuli con la mollica. Come secondo il baccalà con i peperoni cruschi di Senise. E per chiudere spazio ad una ricot-

FORNELLI Cuochi all’opera

tina con salsa di fragola, eccezionale». Insomma, l’acquolina in bocca era a volontà. Si ma di cosa tratta il nostro chef a Geo & Geo? «Tratto sempre di preparazione di prodotti tipici in collaborazione con la Coldiretti di Basilicata. Presento prodotti e produttori. Abbiamo parlato dei peperoni cruschi di Senise, dei fagioli di Sarconi, del caciocavallo podolico di Abriola, ed anche della zucca spaghetto di Tursi, una rarità». E gli allievi del Di Pasca ascoltavano estasiati. [fi. me.]

CUOCO Matteo Demuro, chef dell’Unione cuochi lucani, tutor aziendale per i giovani allievi dell’Alberghiero «Di Pasca» di Potenza [foto fi.me.]


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