Prime Pagine, 7 Aprile 2013

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Grillo: “A Siena da quando David Rossi si è buttato (lo hanno buttato?) la gente si chiede chi sarà il prossimo”. Continua il dialogo con il Pd

Domenica 7 aprile 2013 – Anno 5 – n° 95

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CIVITANOVA, LA FOLLA GRIDA

“È OMICIDIO DI STATO” Fischi di rabbia contro la presidente della Camera, Laura Boldrini, unico politico presente nelle Marche ai funerali della famiglia suicida perché strozzata dalla crisi. Il leader di Confindustria, Squinzi: “Situazione gravissima, 62 imprenditori uccisi dalla recessione” dc

L'INCIUCIO È GIÀ TRA NOI

» GOVERNO » Approvato il decreto

Debiti, farsi pagare è un’impresa

di Antonio Padellaro

orse è poco saggio Valerio Onida quando nella telefonata “rubata” considera inutili i F saggi, ma non valuta che mentre essi prendono (e perdono) tempo, il tempo modifica le cose. Per esempio, il Pd di Bersani che proclamava “con Grillo o muerte”, nel frattempo si è sdoppiato nel Pd di Renzi e dei tanti che si aggregano convinti che l’accordo col Pdl sia preferibile a nuove elezioni, visti i sondaggi. O forse no, si tratta della stessa minestra che ciascuno vorrebbe essere lui a servire in tavola. Cosicché tra qualche settimana il successore di Napolitano potrebbe trovarsi sulla scrivania le larghe intese di Napolitano già cucinate a puntino poiché, dice l’Ecclesiaste, ogni cosa ha il suo momento. Prossimamente trattativa di Bersani con Berlusconi, dunque, ma per fare cosa? Dice Franceschini: “Esecutivo di transizione che dia ossigeno e faccia le riforme”. Parole vuote che nascondono una gigantesca spartizione di potere tra le due principali coalizioni, escludendo il M5S e lasciando le briciole a Monti. La partita grossa naturalmente è il Quirinale. Pd e Pdl devono concordare un simil Napolitano che garantisca entrambi per sette anni. L’identikit dell’ex segretario Pd è solare: “persona con esperienza politica e parlamentare, niente operazioni d’immagine che piacciano ai blog e alla Rete”. Secondo: ci sono almeno quindici poltrone di Stato da rinnovare al più presto. Alcune pesantissime: da Cassa Depositi a Finmeccanica, senza contare l’Eni dove i guai giudiziari di Scaroni potrebbero anticipare un avvicendamento al vertice. Terzo: l’esercito del sottogoverno da sistemare. La campagna elettorale è fatta soprattutto di promesse da mantenere, altrimenti la prossima volta quelli i voti non li portano più. Ecco, le elezioni anticipate a cui tutti si preparano con le promesse di moda. Tanto che perfino B. propone l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti lasciando da solo Bersani a difendere i soldi della casta. Si vota forse già in autunno o nella primavera 2014, insieme alle Europee. In questo schema il nuovo governo o governicchio sembra l’ultima delle priorità. Per il tempo che deve durare e per ciò che deve servire, può anche sopravvivere l’esecutivo Monti. L’Europa gradisce, come dimostra il via libera al decreto sulle somme dovute dallo Stato alle imprese. Dice Grillo: con l’inciucio la gente scenderà in piazza con i bastoni. Le urla ai funerali di Civitanova dicono qual è il clima. Ma c’è chi fa finta di non sentire.

LA CATTIVERIA

Grillo, il luogo top secret era un agriturismo. Il podere logora chi non ce l’ha » www.forum.spinoza.it

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La rabbia ai funerali Ansa

40 miliardi di euro in due anni, ma solo una piccola parte arriverà subito, per il resto bisognerà aspettare la Finanziaria d’autunno Feltri » pag. 3

Amurri e Paolin » pag. 2

» L’AVVOCATO » Ghedini: “Berlusconi rimarrà in campo a vita”

“Anche se condannato Silvio non se ne andrà” In caso di una condanna nei processi di Milano cosa farebbe? Si ritirerebbe una volta per tutte dall’agone politico? Per il suo legale no, quindi il Cavaliere morirà in scena? “Non riesco a pensare a quel giorno, gli voglio troppo Tecce » pag. 7 bene”

U di Furio Colombo

NEW YORK E LE CASE DELLA BUONA CRESCITA

L’APERTURA DI FRANCESCHINI

Nel Pd cresce l’asse con il Pdl B: partiti, via il finanziamento ranceschini apre un varco nel partito e agli 8 punti preF sentati da Berlusconi non chiude: “Molta propaganda ma confrontiamoci”. Giovedì vertice Bersani-Berlusconi. Marra » pag. 4

FUMETTI DI GLORIA

3000 numeri e non li dimostra: ora e sempre Topolino

» TOSCANA FELIX

Chianti-Bollywood e l’invasione delle fiction tv Battistini » pag. 13

arliamo di crescita e decrescita. I lettori ricorderanno che P –in mezzo a questo caos sul nuovo Parlamento, sul nuovo governo e sul nuovo presidente della Repubblica – ho scritto domenica scorsa che è meglio domandarsi quello che si potrebbe fare se ci fossero persone per farlo. » pag. 18

» pag. 16

All'Interno » pag. I - IV

Sette anni, e sentirli di Marco

Travaglio

i avvicina il giorno dell’inventario dei danni S fatti in questi sette anni da Giorgio Napolitano. Dalle firme apposte alla velocità della luce sulla peggiori leggi vergogna di B., in gran parte incostituzionali, ai continui moniti a ogni indagine giudiziaria che coinvolgesse il potere (Unipol-Antonveneta, Potenza, Why Not, Salerno-Catanzaro, Rai-Mediaset, lady Mastella, Rifiutopoli a Napoli, Ruby, trattativa Stato-mafia) contro il presunto “scontro fra politica e magistratura” che mettevano sullo stesso piano i politici aggressori e i pm aggrediti. Dalla riabilitazione di Craxi agli attacchi a Grillo proprio alla vigilia di tornate elettorali. Dal progressivo ampliamento progressivo dei poteri e delle prerogative presidenziali, ben oltre i limiti della Costituzione, fino alla pretesa da monarca assoluto di non essere ascoltato neppure quando parla con un inquisito intercettato. Dalle interferenze nell’indagine palermitana sulla trattativa per conto di Mancino al recente, incredibile diktat ai magistrati (che han subito obbedito senza fiatare) di sospendere i processi a B. per marzo-aprile in nome di inesistenti impedimenti politico-istituzionali. E poi il salvataggio di B. nel novembre 2010 con il rinvio del voto di sfiducia a dopo la finanziaria (intanto quello comprava deputati un tanto al chilo). E il risalvataggio di B. nel dicembre 2011 con l’idea geniale del governo Monti al posto delle elezioni che avrebbero asfaltato il Caimano. E il rifiuto opposto ai 5Stelle di considerare un premier apartitico (ingenuamente non indicato dai grilli) per favorire l’inciucio Pd-Pdl, con “saggi” incorporati. E la gestione demenziale del caso dei due marò, ricevuti in pompa magna al Quirinale come eroi nazionali. E, dulcis in fundo, le grazie concesse ad Alessandro Sallusti, condannato a 14 mesi per aver pubblicato su Libero notizie false, mai smentite e gravemente diffamatorie contro un giudice torinese; e al colonnello americano della Nato Joseph Romano, condannato a 7 anni definitivi per il sequestro di Abu Omar e latitante dal 2007. Mai, prima d’ora, l’istituto della grazia era stato usato per sconfessare sentenze definitive appena pronunciate e salvare condannati che non avevano scontato un giorno di pena. A riprova del fatto che Napolitano è convinto di essere il capo della magistratura, legittimato a impartirle ordini e a raddrizzarne i verdetti se non collimano con i suoi capricci o con le pretese di un “alleato” che tratta l’Italia come il cortile di casa propria, dal Cermis ad Amanda Knox. Forse non tutti colgono lo scandalo di questa grazia. Romano è stato giudicato colpevole dalla Cassazione per aver rapito nel 2003 - insieme a 27 agenti Cia e con l’appoggio del Sismi del generale Pollari - l’imam di Milano e averlo poi imbarcato della base Nato di Aviano a quella di Ramstein, e di lì al Cairo, dove fu interrogato e torturato per mesi. Il sequestro – scrive la Cassazione - “venne realizzato per trasportare il prigioniero in uno Stato, l’Egitto, nel quale era ammesso l’interrogatorio sotto tortura, a cui Abu Omar fu effettivamente sottoposto”. E pazienza se “la tortura è bandita non solo dalla leggi europee”, ma anche da mezza dozzina di convenzioni Onu e Ue. Tutte regolarmente sottoscritte dall’Italia, tutte violate dai sequestratori italiani e americani di Abu Omar e dai governi italiani di destra e di sinistra, che dal 2006 a oggi proteggono questi delinquenti col segreto di Stato, con tre conflitti di attribuzioni contro i giudici alla Consulta e col blocco dei mandati di cattura disposti dai giudici per assicurarli finalmente alla giustizia. Chissà che ne pensa la neopresidente della Camera Laura Boldrini, giustamente sensibile ai diritti umani, del sequestro e della grazia a un latitante che non ha scontato un giorno di galera e non rischiava neppure l’arresto. Si spera che al prossimo giro salga al Quirinale un custode della legalità e della Costituzione.


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