Bitonto - guida alla città

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guida alla cittĂ

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Bitonto Bari Puglia

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next stop Bitonto Progetto editoriale e realizzazione:

Fotografie: Archivio ULIXES, tranne: pag. 9 A. e R. Tartaglione pag. 56 Fond. De Palo Ungaro

ULIXES scs Sede legale: viale Einaudi 15 - 70125 Bari

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Sede operativa: Largo Gramsci 7 - 70032 Bitonto tel: fax:

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Indice

Mappa e posizione geografica

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Collegamenti

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Cenni storici

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Percorso 1

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Percorso 2

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Percorso 3

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Mappa

Foggia Barletta Puglia

Bitonto

Bari Brindisi

Taranto

DATI GEOGRAFICI

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Lecce

STEMMA COMUNALE

Popolazione residente: 56.297 Altitudine: min 39m | max 493m Superfice: 172,82 kmq Abitanti: bitontini Patrono: Immacolata Concezione Festa Patronale: 26 maggio Per arrivare in auto a Bitonto (porta Baresana) inserisci le coordinate GPS Latitudine 41째 6'28"N Longitudine 16째41'28"E

COMUNE DI BITONTO Cors Vittorio Emanuele II, 41 tel. 080.371.61.11 fax 080.374.45.58

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Albero d'ulivo, radicato su un verde prato, due leoni di oro, con la lingua lunga e sottile fuori la bocca e con la coda sollevata, affrontati allo stesso albero; 5 storni appollaiati o svolazzanti sulla chioma dell'albero fruttifero; il tutto su un campo bianco. Motto: Ad pacem promptum designat oliva botontum


Posizione geografica Bisceglie Molfetta Giovinazzo Foggia Castel del Monte

Palese

Bari Ruvo

Terlizzi

Bitonto Palo del Colle

Modugno

Mola Triggiano

Bitritto

Alberobello Ostuni Lecce

Casamassima

Acquaviva delle Fonti Matera Taranto

Altamura

Gioia del Colle

Autostrada A3 Strada Statale 16 bis Strada Statale 96 Strada Statale 100

Provinciale 231 ex 98 Provinciale 156 Ferrovie dello Stato Ferrovie Nord Barese

Aeroporto K. Wojtyla

Stazione portuale di Bari

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Collegamenti AEROPORTO DI BARIPALESE www.aeroportidipuglia.it Aeroporto di Bari Palese - 7 km da Bitonto. tel. 080.58.00.358 collegamenti aerei con Bari Italia: Bologna, Cagliari, Genova, Milano Linate, Milano Malpensa, Milano Orio al Serio, Pisa, Roma Ciampino, Roma Fiumicino, Torino, Trapani, Treviso, Venezia, Verona Europa: Bucarest, Budapest, Colonia, Dusseldorf Weeze, Francoforte Hahn, Londra Stansted, Madrid, Malta, Monaco, Parigi Bva, Praga, Siviglia, Stoccarda, Timisoara, Tirana, Valencia, Zurigo Compagnie: Air Berlin, Air Italy, Airone, Alidaunia, Alitalia, Bellair, Blu-Express, British Airways, Carpatair, Darwin Airline, EasyJet, Helvetic, Iberia, Lufthansa, LuxAir, Meridiana, Ryanair, Tarom, Wizz Air FERROVIE D. STATO www.ferroviedellostato.it la piÚ vicina stazione delle Ferrovie della Stato è Bari Centrale (piazza Aldo Moro). I collegamenti con la stazione

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sono garantiti, ogni 20 minuti circa, dalle 5.00 alle 23.00, dalle Ferrovie del Nord Barese.

AUTOLINEE MAROZZI www.marozzivt.it collegamenti principali con Roma, Siena, Torino tel. 080.579.09.11 Agenzia di Bitonto: Azzaro Viaggi, piazza G. Marconi, 43, tel. 080.374.34.14 AUTOLINEE MARINO www.marinobus.it collegamenti principali con Torino, Milano, Salso-maggiore Terme. tel. 080.311.23.35 In tutte le agenzie di Bitonto LINEA BUS STP www.stpspa.it autolinee provinciali con collegamenti per la costa e l'entroterra tel. 800.09.11.55


FERROVIE N. BARESE www.ferrovienordbarese.it da Bari a Bitonto 06.22, 06.39, 07.20, 07.56, 08.02, 08.05, 08.44, 08.47, 08.50, 09.18, 09.25, 09.28, 09.56, 10.03, 10.35, 10.42, 11.17, 11.24, 11.57, 12.04, 12.07, 12.37, 12.44, 12.47, 13.17, 13.24, 13.27, 13.57, 14.07, 14.37, 14.44, 14.47, 15.17, 15.24, 15.27, 15.57, 16.04, 16.07, 16.37, 16.44, 16.47, 17.17, 17.24, 17.27, 17.57, 18.04, 18.07, 18.37, 18.44, 18.47, 19.17, 19.24, 19.27, 19.57, 20.04, 20.07, 20.37, 20.47, 21.17, 21.57, 22.37, 23.00 da Bitonto a Bari 05.53, 06.34, 06.52, 07.21, 07.35, 07.58, 08.08, 08.12, 08.18, 08.48, 08.52, 08.55, 09.28, 09.32, 10.13, 10.48, 10.52, 11.32, 12.09, 12.12, 12.49, 12.52, 13.29, 13.33, 14.09, 14.12, 14.49, 14.53, 15.29, 15.32, 16.09, 16.12, 16.49, 16.53, 17.29, 17.32, 18.09, 18.13, 18.49, 18.53, 19.32, 20.06, 20.10, 20.46, 20.50, 21.26, 21.30, 22.33, 23.08 in rosso i mezzi su cui si effettua il trasporto bici Ticket corsa 1,30 €. Gli orari si riferiscono al servizio dal Lunedì al Venerdì. Il Sabato sono previste variazioni da consultare sul sito internet dell’azienda. La Domenica si effettua servizio sostitutivo in bus. Le 2 stazioni di Bitonto sono: 1 - Bitonto - via Matteotti / Piazza Ferdinando I 2 - Medici - via Giorgio La Pira

LINEA BUS FERROTRAMVIARIA www.ferrovienordbarese.it da Bari a Bitonto 6.45, 7.10, 8.00, 8.20, 10.00, 11.10, 12.25, 13.10, 13.40, 14.05, 15.00, 17.35 da Bitonto a Bari 6.00, 6.25, 6.50, 7.25, 7.25, 8.05, 9.00, 9.40, 12.00, 12.20, 12.55, 13.45, 14.25, 16.55, 17.25 La fermata di Bitonto è in Piazza Marconi. A Bari sono presenti più fermate. in rosso le corse che non si effettuano il Sabato APULIA TAXI www.baritaxi.com collegamenti con l’aeroporto e la città di Bari. in città non sono presenti aree di sosta per taxi tel. 080.534.66.66 PARCHEGGI CUSTODITI Garage Autorimessa Piazza Castello Autorimessa Valeriano Michele Via Valenzuolo, tel. 080.371.36.85 Baldasarre Via U. La Malfa, tel. 080.374.3955 Garage Las Vegas Via Balice, tel. 080.371.3685

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Cenni storici La presenza umana nel territorio di Bitonto risale all'epoca neolitica, testimoniata dai ritrovamenti di manufatti tra la città e la costa e da insediamenti in grotta nella Lama Balice, forse dovuti alla presenza di gruppi umani provenienti dalla penisola balcanica, gli Illiri, approdati circa 10.000 anni fa sulla costa. La città fu un importante centro peuceta. Fu soggetta all'influenza magnogreca di Taranto come testimoniano le monete della stessa epoca, che presentano la legenda in caratteri greci "BITONTYNON". In epoca romana fu municipio sia in età repubblicana che in età imperiale. La città era attraversata dalla via Traiana, ex via Minucia che parte da Benevento e giunge a Brindisi passando per Egnathia. Gli scarsi documenti di epoca longobarda lasciano presupporre che Bitonto abbia attraversato un periodo di declino, ma già sotto il dominio dei Normanni, alla fine del X sec., si ebbe una fioritura economica e sociale della cittadina, che culminò con la costruzione della Cattedrale. Con Federico II (1194-1250) Bitonto mantenne il suo status di “civitas specialis”. A conferma dello sviluppo economico della città, l'affermazione della Fiera di San Leone, nella tradizionale data del 6 aprile (vd. Boccaccio nel

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Decameron, IX Giornata, Novella X). Se per tutto il XIII e il XIV sec. Bitonto fu città di “antico regio demanio” dipendente dalla corona, nel 1412 passò sotto la dominazione feudale di Giacomo Caldora, duca di Bari, per poi conoscere il dominio dei Ventimiglia, degli Orsini, degli Acquaviva d'Aragona e dei Cordoba. In questo periodo le famiglie nobiliari arricchiscono il centro storico con numerosi palazzi nobiliari: Vulpano, Sylos-Calò, De Ferraris, Alburqueque e poi De Lerma, Bove, Rogadeo. Grazie all'intercessione del vescovo Cornelio Musso, Bitonto nel 1551 tornò ad essere città regia demaniale: alcune ricche famiglie con 66 mila ducati sottrassero la città dal proprio feudatario e redassero gli statuti cittadini nel 1565. Il XVII sec. fu un periodo di grande vitalità per Bitonto: Carlo Rosa e la sua bottega di pittura realizzarono l'impianto decorativo della chiesa del Crocifisso e il soffitto della chiesa di San Gaetano dell'ordine dei Teatini; l'Accademia degli Infiammati diede vita ad un'intensa attività culturale e letteraria; il musicista Tommaso Traetta anticipò la riforma del melodramma all'italiana; il matematico Vitale Giordano rilesse la matematica euclidea.


top s t x ne

percorso 1 Ecco la consegna che vi lascio, uomini e donne di questa nobile terra di Bitonto, che da sempre ha nell’ulivo il suo simbolo prestigioso e il suo impegnativo pr ogramma: fatevi paladini della causa della solidarietà e della pace....

Giovanni Paolo II, Bitonto 26/02/84 WWW.VIENIABITONTO.IT

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1.Porta baresana

2.Torrione angioino

3.Palazzo Regna

4.Chiesa di San Gaetano

1.Porta Baresana (piazza Marconi) La porta Baresana, accesso alla città per chi proveniva da Bari, ha la struttura tipica dei manufatti di epoca rinascimentale. L’immagine più antica che possediamo è quella disegnata da M. Azzaro nella seconda metà del '500 e conservata alla Biblioteca Angelica di Roma. La seconda è rappresentata in un quadro votivo del famoso pittore bitontino Carlo Rosa, commissionatogli dal clero nel 1656 dopo la grave epidemia di peste e conservata presso il locale museo diocesano, che si discosta nelle forme da quella del disegno Azzaro, segno di un suo rimaneggiamento, seguito a crollo o danneggiamento. Di certo sappiamo che la sua ricostruzione fu diretta nel 1621 dal maestro Giuseppe Dell’Aquila. La porta si presenta isolata dalla cortina muraria ormai demolita, è a forma di un parallelepipedo con base rettangolare, l'ingresso è segnato da arco a tutto sesto, inquadrato da un ordine di paraste tuscaniche chiuse in alto da un’alta cornice. Nel 1834 fu collocata sulla cima della porta la statua della Madonna Immacolata protettrice di Bitonto. Al di sotto della statua troviamo il vano dell'orologio in asse con lo stemma di Bitonto. Infine sull'architrave della porta è situata una copia del pannello pittorico - denominato “predella” - ad olio su tavola, rappresentante i santi protettori della città. Sulla parte destra della porta una lastra ricorda la visita pastorale a Bitonto di GIOVANNI PAOLO II avvenuta il 26 febbraio 1984. In quell’occasione il Papa rivolse il suo saluto alla città con il discorso agli agricoltori di Puglia.

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2.Torrione angioino

4.Chiesa di San Gaetano

3.Palazzo Regna

5. Palazzo Sylos Calò

2.Torrione Angioino (piazza Marconi) dalle 10.00 alle 13.00 L

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dalle 15. 00 alle 19.00 S

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Il Torrione angioino (XIV sec), antico elemento della cinta muraria che fiancheggia la Porta Baresana. Il vasto scavo ha permesso di recuperare le antiche casematte, i rivellini ed il fossato, congiunto con la piazza circostante da una passerella a ponte levatoio. Il Torrione, o Maschio Angioino, è tra le testimonianze superstiti del sistema difensivo della città, facente parte di una piazzaforte con 28 torri e cortine attraversate da cinque porte urbiche. La sua costruzione, realizzata dagli Angioini a difesa di Porta Baresana, risale alla metà del XIV secolo. Più ampia e meglio munita rispetto alle torri facenti parte della cinta muraria, finì con l'assumere il nome di "Castello". Nel corso dei secoli, la Torre di Porta Baresana, sede anche di castellano e delle milizie di presidio, adibita pure a carcere, è stato il caposaldo della difesa cittadina. La torre ha pianta circolare (16 metri di diametro e 24 metri di altezza) analogamente alle costruzioni angioine francesi e napoletane. Il Torrione, che ha subìto un importante restauro interno, ospita la Galleria Civica d’Arte Contemporanea. Due le sezioni: la prima, nell’anello sottostante, dedicata interamente alle opere di Matteo Masiello. La seconda, al piano superiore, ospita opere di Antonio Bibbò, Mimmo Conenna, Giuseppe De Nittis, Roberto De Robertis, Giorgio Esposito, Carlo Fusca, Luigi Guerricchio, Ugo Martiradonna, Francesco Netti, Salvatore Salvemini, Francesco Sannicandro, Ivo Scaringi, Gennaro Somma, Francesco Speranza, Francesco e Raffaele Spizzico, Vito Stifano.

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3.Palazzo Regna

4.Chiesa di San Gaetano

5.Palazzo Sylos Calò

6.Galleria nazionale

4.Chiesa di San Gaetano (piazza Cavour) Chiusa al pubblico. Visitabile su prenotazione chiamando il num. 080.374.34.87 È stata edificata sull'antico Battistero di S. Giovanni e sull'antico palazzo della Universitas per volere dei Teatini nel 1609 con progetto architettonico realizzato da Dionisio Volpone. L'edificio è stato concluso solo nel 1730 ed inaugurato dal vescovo Luca Antonio Della Gatta. Secondo il progetto originario la chiesa è priva del transetto e le nicchie della facciata a due ordini sono rimaste vuote. Colpisce il severo rigore di una architettura seicentesca definita dalla facciata realizzata a bugnato, preceduta da un'ampia scalinata. La facciata si presenta su due ordini, il primo alternato da alte lesene e nicchie con il portale sormontato da un timpano spezzato da una piccola nicchia, il secondo con un ampio finestrone centrale e in alto lo stemma dei Teatini. L'edificio è stato realizzato in pietra locale. La Chiesa ha un'unica navata con cappelle laterali. Il soffitto ligneo è dipinto dal pittore Carlo Rosa (1613-1678). Sono illustrati alcuni episodi della vita di San Nicola di Myra, mentre il pannello centrale rappresenta il Santo Vescovo tra San Gaetano e Sant'Andrea Avellino. La prima cappella sulla destra, di proprietà della famiglia Sylos-Sersale, presenta un altare barocco dalla ricca decorazione, realizzato in tenera pietra leccese. Al centro del mirabile altare vi è una tela raffigurante la nascita della Vergine attribuita a Paolo De Matteis. Sulla controfacciata e sulle alte pareti della navata centrale vi sono affrescati molti Santi fra cui San Patrizio e San Gregorio. La navata è illuminata dal finestrone centrale della controfacciata e da otto finestre.

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5.Palazzo Sylos Calò

6.Galleria nazionale

7.Chiesa del Purgatorio

8.Sedile di Sant’Anna

5.Loggia e Palazzo Sylos Calò (piazza Cavour) Superata Porta Baresana, troviamo a dominare Piazza Cavour il palazzo Sylos – Calò, costruito intorno al 1529, dietro commissione del nobile Giovanni Sylos, come riportato dall'iscrizione posta tra il loggiato e la parte superiore del palazzo (trabeazione). L'edificazione del palazzo venne completata nel 1584 con il loggiato del primo piano, di straordinaria bellezza. Gli otto archi e le quattro nicchie del loggiato sono arricchiti dai simboli delle quattro virtù cardinali e dagli stemmi della famiglia Sylos (una croce e tre conchiglie, attributo iconografico di S. Giacomo de Compostela) e dagli stemmi delle famiglie imparentate con i Sylos (Vulpano, Sersale, Calò). Al di sotto del loggiato, vi è l'antichissima Chiesa di Ognissanti, collegata nella parte interna da una scala, eliminata successivamente dal vescovo De Crescenzio. Su via Mercanti il portale d'ingresso, in bugnato toscano, è caratterizzato sulla parte sommitale dai ritratti di Giovanni Alfonso Sylos e della moglie Laura Pietà. Il tutto è coronato da una larga trabeazione terminante con due medaglioni rappresentati Giulio Cesare e Augusto. Tra i due medaglioni vi è un’architrave con su scritto un inno rivolto a Cristo: “CRISTUS VINCIT CRISTUS REGNAT CRISTUS IMPERAT”. Nella facciata di via Rogadeo si aprono una serie di ambienti, non previsti nell'impianto originario, adibiti a botteghe nell'800. La scritta “GIOVANNI NOBILE DEL CASATO DEI SYLOS FECE NEL 1584 PER GLI OSPITI CHE SI COMPORTANO BUONI E ONESTI” appare lungo il cornicione della balaustra del palazzo che si affaccia su Piazza Cavour. Attraverso il portale di ingresso si accede ad un androne che illumina un porticato caratterizzato da esili colonne ingentilite da preziosi capitelli di stile corinzio. Nell'angolo Nord-Est del cortile vi è la scala a due rampe, munita di comodi gradini, che apre la vista ai piani superiori. Dallo 18 aprile 2009 il palazzo è la sede della Galleria Nazionale della Puglia “Girolamo e Rosaria Devanna”, che prende il nome dai fratelli Devanna, bitontini che nel 2004 siglarono un accordo con lo Stato Italiano e comune di Bitonto per donare parte della loro collezione con l’obbligo di allestirla a Bitonto all’interno di Palazzo Sylos Calò. La collezione fu stimata come valore approssimativo in 11 milioni di euro.

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6.Galleria nazionale

7.Chiesa del Purgatorio

8.Sedile di Sant’Anna

9.Palazzo Rogadeo

6.Galleria nazionale della Puglia "Girolamo e Rosaria Devanna" (via Rogadeo) dalle 9.00 alle 19.15 L

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É stata aperta ufficialmente il 18 aprile 2009 ed è, ad oggi, l'unica galleria nazionale di tutta la regione. Il nucleo fondamentale delle opere, 229 dipinti e 108 disegni, è costituito della collezione privata dei fratelli Girolamo e Rosaria Devanna, bitontini, che hanno donato il loro ingente patrimonio alla Stato per realizzare, proprio a Bitonto, una realtà culturale di grande spessore. La Galleria è ospitata nel cinquecentesco Palazzo Sylos Calò, passato alla proprietà dello Stato, proprio nella necessità di raccogliere queste opere. Le porte del palazzo Sylos-Calò, opportunamente organizzato negli spazi con ingresso e biglietteria a pian terreno, si aprono e conducono verso le due sale dedicate al Cinquecento situate al primo piano della struttura, facilmente raggiungibili con ascensore attrezzato anche per disabili. Si segnalano subito maestranze provenienti dall’area mediterraneo-bizantina con artisti di rilievo quali Donato Bizamano, Thomàs Bathàs; ben rappresentata è anche la tradizione pittorica di quegli anni in ambito meridionale (Pietro Negroni, Giovan Filippo Criscuolo) fino a raggiungere, sulle rotte della Serenissima, il manierismo colorato de “Il Veronese”. Si ritorna poi, attraverso una sorta di percorso circolare ideale, alle pennellate spagnole di “El Greco”. Sostanziosa la visita nelle sale che accolgono le testimonianze pittoriche per il Barocco tra Seicento (tre sale dedicate) e Settecento (due sale dedicate). I nomi sono molti ed importanti: Gentileschi, Beinaschi, Lanfranco. Da segnalare la tavola con Cristo deriso, attribuita a Bernardino Mei, e poi i ritratti di Baglione, Miel, Voet e quello attribuito a Velazquez. Il Settecento fa mostra di sé con illustri esponenti della grande scuola napoletana (De Matteis, De Mura, Falciatore) e con artisti del calibro di Füssli, Hamilton, Gros, Winterhalter. L’esposizione continua con genialità pittoriche dell'Ottocento firmate Gioacchino Toma, Delacroix, Giuseppe De Nittis, Francesco Netti, Francesco Speranza, Salvatore Fergola, De Carolis e tanti altri ancora accompagnati da una miriade di disegni. L’arte contemporanea (la sala dedicata al Novecento è situata a pian terreno) può vantare presenze autorevoli, come quelle di Notte, Sartorio, Marasco, Spizzico e artisti statunitensi come Joseph Stella e Beatrice Wood che testimoniano la curiosità dei collezionisti nei confronti delle diverse esperienze artistiche. La Galleria ospita anche delle mostre temporanee ed eventi culturali con l’obiettivo di trasformare la collezione in un polo di attrazione per le opere e performances artistiche.


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7.Chiesa del Purgatorio

8.Sedile di Sant’Anna

9.Palazzo Rogadeo

10.Cattedrale S. Valentino

7.Santa Maria del Suffragio - Purgatorio (via Rogadeo) Chiusa al pubblico. Visitabile su prenotazione chiamando il num. 080.374.34.87

La chiesa fu realizzata su di un'antica struttura medievale dall'architetto Michelangelo Costantino nel 1670 e consacrata nel 1688 dal Vescovo Massarenghi. Il classico prospetto è ripartito in due ordini, è decorato da una lugubre decorazione con teschi incoronati, scheletri umani, angeli e anime purganti. La struttura è caratterizzata da un'unica aula ed altari inseriti in cappelle laterali. Le cappelle ospitano decorazioni e dipinti di Nicola Gliro, Gennaro Somma, Raffaele Armenise e Anna Rolli, un'effige della Madonna di Francesco Antonio Altobelli e un Cuore di Gesù di Gaetano Spinelli. La chiesa del purgatorio durante il periodo pasquale diventa lo scenario di partenza della famosa processione del Venerdì Santo. Per le strade del centro antico sfilano le immagini che durante l'anno sono custodite all'interno della chiesa, vale a dire il Cristo Deposto detto “la nache”, l'artistica culla in oro zecchino ad intaglio pregevole dell'Ottocento, la statua dell'Addolorata e una stauroteca, croce reliquiario d'argento sempre dell'Ottocento, che custodisce due piccoli pezzi della Croce di Cristo.

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8.Sedile di Sant’Anna

7.Chiesa del Purgatorio

10.Cattedrale S. Valentino

9.Palazzo Rogadeo

9.Palazzo Rogadeo (via Sedile) dalle 10.00 alle 13.00 L

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dalle 15. 00 alle 18.00 S

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Il maestoso e austero palazzo Rogadeo (famiglia di commercianti ravellesi trapiantati a Bitonto nel Medioevo) è caratterizzato da un bugnato a correnti orizzontali alla maniera tedesca e intonacato con stucchi decorati. É stato ristrutturato nel ‘700 su una preesistenza medievale. Ingloba strutture medievali tra le quali la Chiesa patronale della famiglia Rogadeo, intitolata a Sant'Anna e datata al XIII secolo. La Chiesa viene chiamata anche Sedile, in quanto qui si riunivano i nobili a partire da 1551. anno rilevante per la storia di Bitonto, in quanto i bitontini con l'aiuto del vescovo Cornelio Musso riuscirono a riscattare la città con il versamento al Duca di Sessa e alla corona di Spagna di ben 66.000 ducati. All'interno della struttura vi è una lastra commemorativa che ricorda Vincenzo Rogadeo (1834-1899), primo governatore della Terra di Bari durante il periodo garibaldino. Il palazzo è stato donato dal Conte Ammiraglio Franco Rogadeo alla Città di Bitonto, per essere adibito a Biblioteca Civica e Museo-Pinacoteca. La biblioteca contiene circa 50.000 volumi, molti manoscritti e codici, tra cui un Evangelario miniato del sec. XII ed è dedicata a Eustachio Rogadeo, figlio di Vincenzo, cultore e studioso. L’arco addossato al palazzo, chiamato arco di Sant’Anna, è voltato a botte con lunette laterali in cui Sono raffigurati gli stemmi delle 18 famiglie nobili bitontine (Bove, Barone, Gentile, Giannone, Guardia, Ildaris, Labini, Padula, Paù, Verità, Sasso, Sylos, Scaraggi, Saluzzi, Rubeis, Regna, Rogadeo, Planelli).

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8.Sedile di Sant’Anna

7.Chiesa del Purgatorio

10.Cattedrale S. Valentino

9.Palazzo Rogadeo

10.Cattedrale di San Valentino e Santa Maria Assunta (piazza Cattedrale) dalle 8.30 alle 12.00 L

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dalle 17.00 alle 19.00 S

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La Cattedrale è il tesoro più prezioso, il centro culturale, sociale e religioso della città. La fondazione della Cattedrale è attestabile al 1080 ma è certo che l’inizio dei lavori di costruzione risale agli anni successivi alla fondazione della Basilica di san Nicola. Le maestranze si succedevano negli anni, poiché guerre carestie e povertà interrompevano continuamente i lavori. È certo che a metà del 1200 la Cattedrale era terminata, come testimonia no gli arredi liturgici databili a 1226 (il ciborio, distrutto) e 1229 (l’ambone). La Cattedrale ci parla di uomini e di idee del Medioevo. Curioso è il personaggio di Cola Pesce, raffigurato ai piedi della colonna addossata alla parete laterale nord. Secondo la leggenda, Cola Pesce era un uomo assai abile nel nuoto. L’imperatore Federico II, cui era giunta la sua fama, per metterlo alla prova, gettò nelle acque del Mediterraneo diversi oggetti preziosi e ogni volta Cola Pesce riemergeva trionfante. Federico volle infine sfidarlo lanciando la sua corona nelle acque più profonde. Cola Pesce non riemerse più: alcuni pensano che sia salito a galla altrove improvvisandosi sovrano, altri che sia diventato pesce, altri ancora che, scoperta una falla in una delle tre colonne a sostegno della Trinachia, si sia sacrificato per salvare l’isola siciliana.

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7.Chiesa del Purgatorio

8.Sedile di Sant’Anna

9.Palazzo Rogadeo

10.Cattedrale S. Valentino

10.1 Cattedrale - Facciata laterale Gli elementi principali della facciata laterale sono: L’esaforato: con sei arconi e archi a tutto sesto sorretto da capitelli a stampella; I capitelli a stampella: ognuno decorato da un animale o pianta immaginaria o reale, con un preciso significato nel bestiario medioevale; La porta della Scomunica: dalla quale si leggevano le scomuniche. A decorazione della porta della scomunica, si trova Cristo trionfante con le braccia e occhi aperti, vestito in modo elegante e con la corona di stile bizantino. Sempre di stile orientale il fregio della porta, a zig zag. Sulla fiancata laterale c ’è un cane che funge da gnomone di una meridiana. Notiamo che il transetto non sporge. Dal 1340 le pareti vennero spostate all’esterno per disporre dello spazio incavo all’interno e poter utilizzare cappelle gentilizie per uso votivo e sepolcrale. Nei primi decenni del 1900 le cappelle spariscono, riportando le pareti all’interno e chiudendo gli arconi all’esterno con delle grate. Le finestre, in stile gotico, riportano gli stemmi di alcune famiglie nobili (es. Effrem) che ne possedevano il titolo.

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7.Chiesa del Purgatorio

8.Sedile di Sant’Anna

9.Palazzo Rogadeo

10.Cattedrale S. Valentino

10.2 Cattedrale - Bestiario Il bestiario è un compendio che descrive gli animali cui ricorrevano i cristiani per interpretare la natura secondo i diversi principi religiosi. Realizzati principalmente nel medioevo, i bestiari raccoglievano gli animali fantastici e reali specificando per ognuno la diversa simbologia. Ogni animale infatti aveva un significato diverso che i credenti sapevano “leggere” e collegare le qualità dei singoli animali al ciclo della vita, alla morale e alla religione. Questi bestiari venivano utilizzati dai maestri scalpellini per abbellire i portali della Cattedrale. La Cattedrale di Bitonto ospita diverse raffigurazioni del bestiario, ognuna con una sua iconografia: l’elefante: simboleggia il Battesimo perché la femmina s’immerge nell’acqua per partorire e schiaccia il serpente, simbolo del male; il basilisco: immagine di Satana, il basilisco incarna la lussuria: trasfigurazione del cristiano pervertito e depravato; il centauro: orgoglio richiamato della testa umana, dalla lussuria richiamata dal busto, dalla cupidigia richiamata dalle mani; il grifo: animale fantastico assai caro al Medioevo, rispecchia la doppia natura di Cristo (stabilito dal concilio di Nicea) di uomo e Dio; l’arpia: simboleg gia la natura doppia dell’uomo: la ragione (le ali), che assicurano all’uomo la capacità di innalzarsi al cielo, e le passioni e gli istinti (il corpo di donna) che lo trattengono a terra; il drago: è una presenza ambigua del bestiario medioevale poiché, anche se nemico di Dio, è dotato al tempo stesso di una saggezza profonda, custode di segreti ancestrali; la sirena: vi è condensata tutta una concezione pessimistica relativa alla donna, il suo essere fatale per l’uomo, associata al peccato della lussuria; l’ariete: simbolo del sacrificio di Cristo, morto per salvare

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7.Chiesa del Purgatorio

8.Sedile di Sant’Anna

9.Palazzo Rogadeo

10.Cattedrale S. Valentino

i nostri peccati; il pellicano: «la madre allora si percuote il fianco e il suo sangue effondendosi sui corpi morti dei suoi piccoli li risuscita.» Per questo diventa simbolo dell’Eucarestia; la sfinge: come ogni figura doppia, allude alla natura doppia dell’uomo, vizioso e virtuoso, fedele a Dio e spesso ribelle; il leone: simbolo della forza e del coraggio, il leone lo fu anche della giustizia, esso assume anche una valenza legata alla difesa dell’ortodossia cristiana, grazie alla tipica caratteristica felina di stare sempre in guardia.

10.3 Cattedrale - Interno L’interno della cattedrale riprende lo schema tripartitico dell’esterno: tre navate, divise da colonne e pilastri, coperta a capriate, la centrale, e a vela le due laterali. Lo schema è a croce a T latina con absidi non sporgenti all’esterno. Già a partire dal XIV secolo la Cattedrale subì i primi rifacimenti. Nel Seicento la Cattedrale subì l’influsso dello stile barocco. Il vescovo Cedronio ordinò la distruzione del ciborio, sostituito con l’altare barocco (oggi visibile) che si trovava nella cripta, e anche della recinzione presbiteriale e di parte dell’ambone. Con questi elementi venne costruito il pulpito. Sempre nello stesso periodo vengono costruiti i due cenotafi dedicati a Gallo e Carafa (adesso nella controfacciata del transetto) e addossati ai due pilastri. Inoltre il soffitto viene ricoperto da un cassettonato. Nei primi decenni del Novecento si assiste ad un ripristino degli elementi romanici: viene tolto il cassettonato e vengono ripristinate delle nuove capriate lignee, dipinte alla maniera araba. Tutti i capitelli e le colonne vengono liberati dagli stucchi e dalle decorazioni barocche.

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16.Porta La Maja

14.Palazzo Vulpano

13.Chiesa di San Domenico

15.Chiesa di S. Francesco la Scarpa

17.Mura 12.Chiesa di San Leucio Vecchio

9.Palazzo Rogadeo 8.Sedile di Sant’Anna

10.Cattedrale

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7.Chiesa del Purgatorio 18.Teatro Traetta

6.Galleria nazionale 5.Palazzo Sylos-Calò 4.Chiesa di S. Gaetano 3.Palazzo Regna

19.Chie

20.Palazzo

2.Torrione angioino 1.Porta baresana 22.Via Sedile

21.Palazzo Sylos S 26.Chiesa del Crocifisso

N 24.Basilica dei SS. Medici 25.Badia di San Leone

23.Museo


dove dormire*

n o

dove mangiare*

1.Chiesa di San Silvestro

esa di Santa Caterina

o De Ilderis

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7.Chiesa del Purgatorio

8.Sedile di Sant’Anna

9.Palazzo Rogadeo

10.Cattedrale S. Valentino

10.4 Cattedrale - Capitello Entrando nella Cattedrale, sulla navata laterale sinistra, troviamo raffigurato Alessandro Magno con due grifi. Alessandro Magno era un condottiero e imperatore della Macedonia. Questo personaggio era molto amato nel Medioevo e le sue imprese, in parte leggendarie, dopo essere state romanzate da scrittori, erano divenute oggetto di raffigura zioni a scopo didascalico nelle chiese. Nella prima scena viene raffigurato Alessandro che viene trainato da due grifi. Egli ha in mano due spiedini di fegato di cavallo con i quali sollecita i due grifi, perché lo sollevino su in cielo. Questa immagine simboleggia il desiderio di conoscenza dell’uomo e viene raffigurato anche nei pavimenti musivi delle Cattedrali di Otranto e di Trani. Nella seconda scena uno dei grifi, persa la preda, abbandona Alessandro Magno che quindi precipita. La scena simboleggia la punizione inflitta da Dio a quanti osano sfidarlo e pareggiarlo così come aveva fatto con Adamo ed Eva e così come farà nel canto XXVI di Dante con Ulisse, che voleva superare le colonne di Ercole.

10.5 Cattedrale - Pulpito La Cattedrale, internamente è divisa in tre navate. Osservando il soffitto notiamo travi in legno, risalenti a circa 60 anni fa; che sostituiscono travi in legno del 1200, ora conservati nel lapidario romanico. La copertura con capriate (cioè travi lignee) è tipica dello stile romanico. Sono state decorate richiamando le tipiche decorazioni arabeggianti. L’ambone è posto sull’ultimo pilastro di destra, ed era utilizzato per la lettura del vangelo. Vi sono raffigurati i simboli che rappresentano i tre evangelisti: Marco, un leone, San Luca, un toro, l’aquila che a sua volta raffigura San Giovanni, al di sopra un libro aperto che reca la scritta: Nicolaus Magister. La lastra alla base del lettorino reca la scritta: HOC OPUS FECIT NICOLAUS SACERDOS ET MAGISTER ANNO MILLESIMO DUCESIMO VENTESIMO NONO (anno 1229). L’intera cassa è sorretta da due colonne corinzie. I motivi decorativi dell’ambone richiamano i tessuti e gli ori arabi bizantini. Sul retro è visibile una stupenda lastra rimasta isolata poiché è andata perduta l’altra metà.

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7.Chiesa del Purgatorio

8.Sedile di Sant’Anna

9.Palazzo Rogadeo

10.Cattedrale S. Valentino

10.6 Cattedrale - Cripta È stata costruita contemporaneamente con la Cattedrale. La parola “cripta” significa nascosto. La prima struttura architettonica, cioè la cripta di S. Nicola, nasce con la finalità di “nascondere”, conservare le reliquie di S. Nicola a Bari; mentre a Bitonto questa viene costruita solo per affinità decorativa, non con la stessa funzione. Dà l’idea di un bosco i cui alberi (cioè le colonne) sono simbolo di peccato e tentazione. È di forma rettangolare. Ci sono 30 colonne che provengono, secondo la tradizione, dal tempio di Minerva; romanici sono invece, i capitelli che ognuno rappresenta una “tentazione” ricorrendo agli animali del bestiario medioevale. All’interno vari affreschi di stile bizantineggiante raffigurano un’Annunciazione, una Presentazione al Tempio, i Santi Tecla, Clemente e Giovanni Battista. Infine c’è la tomba di Tommaso Traetta, musicista bitontino morto a Venezia le cui spoglie sono state riportate nel paese natale nella fine del Novecento.

10.7 Cattedrale - Soccorpo É emerso dopo gli scavi effettuati dal 1991 al 2002. Il soccorpo corrisponde alla Basilica Paleocristiana destinata a cimitero dopo che, con la costruzione della nuova Cattedrale, si era trasformata in uno spazio vuoto e inutilizzato. Possiamo individuare una navata centrale e due laterali. Il pavimento della navata centrale risale al VI secolo d.C. e raffigura pavoni che si cibano di edera, simboli entrambi di mortalità. Un saggio di scavo ha portato alla luce muri di abitazione greco – romane antecedenti alla basilica. La navata centrale si chiude con il bellissimo mosaico del grifo, realizzato nell’ XI secolo all’interno di un corpo di fabbrica quadrangolare su cui sarebbe stata eretta una torre poi rimasta incompiuta. Il mosaico è un capolavoro realizzato con tessere policrome raffiguranti un animale fantastico, per metà aquila e per metà leone. Esso rispecchia la doppia natura di Cristo uomo – Dio. Venne rappresentato in posa danzante con una foglia nel becco che simboleggia la vita che viene da Dio. •pag. 37: “Un oste, un macellaio ed un bel bagno, un barbiere, dei dadi e una scacchiera, pochi libri, che siano da me scelti, un solo amico non ignorantone, un giovanotto schiavo, che rimanga a lungo imberbe, ed una ragazzina cara al mio schiavo: se queste cose, Rufo, mi procuri, anche a Bitonto, ti lascerò le terme di Nerone” Marziale, Epigrammi, libro, II, XLVIII

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percorso 2 Coponem laniumque balneumque, Tonsorem tabulamque calculosque Et paucos, sed ut eligam, libellos: Unum non nimium rudem sodalem Et grandem puerum diuque levem Et caram puero meo puellam: Haec praesta mihi, Rufe, vel Butuntis, Et thermas tibi habe Neronianas.

Marziale, Epigrammi, libro, II, XLVIII WWW.VIENIABITONTO.IT

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11.Chiesa di San Silvestro

12.Chiesa di S. Leucio V.

13.Chiesa di S. Domenico

14.Palazzo Vulpano

11.Chiesa San Silvestro (via Massarenghi) Chiusa al pubblico. Visitabile su prenotazione chiamando il num. 080.374.34.87 E' una delle chiese più antiche di Bitonto, datata nel 1110, coeva della Cattedrale. La Chiesa, pur conservando l'originario impianto romanico, è stata rimaneggiata a metà del '700, sotto il vescovo Labini; presenta, infatti, all'esterno una finestra sostitutiva dell'originale bifora e all'interno un controsoffitto che cela il soffitto a capriate della navata centrale. Il portale d'accesso è privo di decorazioni, presenta però due piccole sculture, una rappresentante il bue (simbolo di S. Luca), l'altra l'agnello (simbolo di Cristo). Sulla parte superiore del portale è visibile lo stemma dei Labini. All'interno notevole è il pavimento maiolicato del 1850, l'altare maggiore dedicato al Santo che dà il nome alla Chiesa e i due altari laterali dedicati rispettivamente alla Madonna del parto e a S. Anna.

12.Chiesa di San Leucio Vecchio (via Maggiore) Chiusa al pubblico. Visitabile su prenotazione chiamando il num. 080.374.34.87 Inoltrandosi nel centro storico, percorrendo via S. Giovanni, si accede su di uno spiazzale che ospita la Chiesa più antica tra quelle rimaste nella città, risalente al X sec. e intitolata a San Leucio Vecchio. La facciata, a struttura piramidale, è in pietra rustica; è sormontata da un piccolo campanile a vela. L'accesso alla chiesa è consentito da due porte: quella centrale caratterizzata da un arco ad ogiva, sormontato da una grande finestra rettangolare; quella laterale, più piccola, presenta sull'architrave lo stemma della nobile famiglia bitontina De Ferraris. L'ambiente interno ingloba due ambienti appartenenti uno alla sede parrocchiale, l'altro alla chiesa di S. Maria. Sia l'impianto sia gli affreschi sono di stile bizantino. Nella zona absidale è visibile l'affresco che riporta l'immagine di Cristo benedicente, Maria e S. Giovanni Battista (Déesis), scoperto grazie alla rimozione dell'affresco raffigurante San Leucio, oggi conservato nel Museo Diocesano. Sulla parete a nord, invece, sono raffigurati S. Margherita, S. Giacomo di Compostela, S. Antonio Abate, S. Vescovo. Infine, lungo l'ingresso laterale è raffigurata una stupenda Vergine con Bambino del XIII sec. Attraverso un vano posto sul lato sinistro dell'abside (pastòforo) è possibile accedere ad un giardino addossato alla Chiesa, un tempo destinato ad uso cimiteriale. Oggi, grazie all'intervento di associazioni culturali, la Chiesa è adibita a cenacolo letterario.


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13.Chiesa di S. Domenico

14.Palazzo Vulpano

15.Chiesa di S. Francesco

16.Porta La Maja

13.Chiesa di San Domenico (via Ambrosi) Chiusa al pubblico. Visitabile su prenotazione chiamando il num. 080.374.34.87 La costruzione della chiesa e del convento dei Domenicani ebbe una lunga durata. I preparativi iniziarono nel 1258 quando il vescovo Gerio Pancrazio, domenicano, volle che fosse fondato un convento del suo stesso ordine religioso. Ai frati fu donata una piazzetta, dove si teneva il pubblico mercato, e una chiesa dedicata a San Nicola. Nel 1374 i lavori erano ancora in corso. L'altare basilicale fu costruito nel 1388 a spese del nobile Vito Giannone. La Chiesa col passare dei secoli e i vari adattamenti risultano ora completamenti cambiati. In età barocca la Chiesa fu ornata di stucchi e abbellita con il prezioso pulpito. Si segnala anche il prezioso monumento sepolcrale del 1485, le tele settecentesche e la cantoria. Nel 1809 la Chiesa fu affidata dal municipio alla confraternita del SS.mo Rosario, mentre il convento fu adibito ai usi civili, fra cui la stessa sede municipale. Il portale è di stile romanico. In alto ci sono gli stemmi di Carlo III di Durazzo e di Giovanna I, uno stemma familiare appartenente quasi certamente al frate fondatore del convento e lo stemma civico di Bitonto. Nella Chiesa sono tutt'ora attive due confraternite, quella del Rosario e quella di Sant'Antonio da Padova. Nelle sacrestie laterali si possono ammirare le statue dei misteri, del primo Seicento, che vengono portare in processione nel periodo quaresimale. La cappella dedicata a San Domenico di Soriano si presenta con una ricca simbologia osannante: l'altare è un vituosismo di colori, immagini, stucchi, decorazioni realizzati tutti da maestranze locali.

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14.Palazzo Vulpano

15.Chiesa di S. Francesco

16.Porta La Maja

17.Le mura

14.Palazzo Vulpano (via Planelli) Chiusa al pubblico. Visitabile su prenotazione chiamando il num. 080.374.34.87 Importante opera edilizia del panorama architettonico rinascimentale pugliese, il palazzo Sylos-Vulpano risale al 1445. Fu costruito su una preesistente casa-torre de1 1156, come rifugio di Vulpano, capostipite della famiglia. I nobili Vulpano si estinsero ben presto nei Sylos con i quali erano imparentati in seguito al matrimonio dell'ultimogenita. Il prospetto è suddiviso in due piani e uno zoccolo. Balconcini di epoca posteriore a quella di costruzione ornano il secondo piano. Il portale è di netta ispirazione catalana: è concepito come un vero arco di trionfo, ricco e sobrio allo stesso tempo. Notevoli sono la cornice, le delicate sculture ad essa annesse, i capitelli a boccioli. Appena entrati un ampio cortile e androne coperto accoglie il visitatore. Sul soffitto è raffiguato uno stema composito che sintetizza la variegata politica matrimoniale di questa famiglia, imparentatasi con le più nobili di Bitonto. Si entra poi nel cortile quadrato dominato da una loggia decorata secondo il gusto fiorentino rinascimentale e concepita come una grande allegoria. L’intenzione era quella di magnificare le doti civiche e morali della famiglia Vulpano paragonando i capostipiti agli eroi romani (Scipione, Annibale, Antonino Pio, Nerone), agli dei (Nettuno, Marte, Apollo) e ai miti greci (Orfeo). Splendidamente restaurati e visitabili una cappella e un ambiente di servizio (un granaio). Recentemente sono emersi anche una porzione di manto stradale di età romana e una stanza magnificamente affrescata in chiave allegorica sui diversi tipi di amore. Infine sull'architrave della porta è situata una copia del pannello pittorico denominato “predella” ad olio su tavola rappresentante i santi protettori della città.secolo. Più ampia e meglio munita rispetto alle torri facenti parte della cinta muraria, finì con l'assumere il nome di "Castello". Nel corso dei secoli, la Torre di Porta Baresana, sede anche di castellano e delle milizie di presidio, adibita pure a carcere, è stato il caposaldo dlla difesa cittadina. La torre ha pianta circolare (16 metri di diametro e 24 metri metri di altezza) analogamente alle costruzioni angioine francesi e napoletane.

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15.Chiesa di S. Francesco

16.Porta La Maja

17.Le mura

18.Teatro Traetta

15.Chiesa di San Francesco la Scarpa (piazza Minerva) La chiesa di San Francesco d'Assisi si innalza su quello che era stata l’acropoli di età peuceta poi greco-romana. Il nuovo complesso fu edificato a spese del nobile bitontino Sergio Bove nel primo decennio del sec. XIV e nell’arco di sette secoli e giunto a noi assai modificato. Il coro e la facciata principale conservano la struttura antica, mentre la navata risulta alquanto modificata nelle parti alte. Il soffitto ligneo fu sostituita nel sec. XIX dall’attuale, con coperture a cupola. Di conseguenza furono murate le antiche finestre e aperte le attuali di forma semicircolare e si sovrappose lo stucco sugli elementi trecenteschi. Gli eleganti altari laterali con colonne e cornici sporgenti appartengono a un rifacimento del sec. XVI, mentre il pavimento in maiolica fu posto nel sec. XVIII. L’altare principale è stato rifatto nel secolo scorso assieme alle modifiche delle coperture. Preceduto dall’alto sagrato su ampia gradinata, il portale di forma rettangolare termina con un arco acuto, la trifora, in asse con il portale, poggia su esili colonne corinzie. Più in alto si nota una finestra datata al '500. L'interno è costituito da un'aula di grandi dimensioni. Nella prima cappella a destra ci sono resti di affreschi che rappresentano la Vergine con Bambino e San Francesco. La chiesa è ricca di preziosi altari cinquecentesche e sculture alto medievali.

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15.Chiesa di S. Francesco

16.Porta La Maja

17. Mura

18.Teatro Traetta

16.Porta La Maja (via Galilei) La porta La Maja, prima della ristrutturazione seicentesca, era costituita da un impianto piuttosto semplice: un ambiente con volta a botte acuta, che rendeva visibile l’archivolto all’esterno come oggi appare dall’interno scendendo da via S. Pietro de Castro. Nell’anno 1677 la struttura medievale del fornice venne integrata con una più articolata all'esterno.La struttura era caratterizzata da un robusto e plastico paramento in forme seicentesche, costituito da un nuovo fornice con archivolto ad elementi bugnati cui vennero associate semicolonne binate con capitelli dorici, architrave e timpano. La cornice sull’arco unifica la composizione generale e fa da base, oggi, allo stemma dei Savoia e alla statua della Madonna del Carmelo con Bambino. Il rinnovamento della sua forma si inserisce peraltro in una lunga stagione di costruzione di residenze nobiliari (secoli XVI-XVIII), i cui portali contengono parecchi caratteri comuni a quelli di Porta del Carmine (in alcuni casi anche enfatizzati in questa). Con la nuova immagine le mura bitontine non sono più solo struttura difensiva ma anche architettura intenzionalmente rappresentativa di una comunità.

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15.Chiesa di S. Francesco

16.Porta La Maja

17. Mura

18.Teatro Traetta

17.Mura (via Galilei) Sin dall'antichità il nucleo abitativo è stato cinto da mura, lignee in un primo momento e successivamente in pietra. La datazione più antica di queste ultime risale al periodo normanno (XI-XII sec.), anche se non è da escludersi un'origine anteriorie a tale data. Ampliamenti risalgono all'età svevo-angioina (XIII-XIV sec.); dello stesso Torrione abbiamo menzione a partire dal XIV secolo. Con la dominazione aragonese la città di dota di una seconda cinta muraria a seguito della crescita demografica. Abbiamo notizia dall'avvocato Martucci-Zecca di un rifacimento delle mura tra Porta Baresana e Porta La MaJa (lato est) a fine '500 resosi necessario a causa delle cattive condizioni di quel tratto di cinta muraria; risale invece al 1834 l'abbattimento di una torre che insisteva su questo lato. Dal 1700 in poi l'espansione urbanistica si estenderà verso l'attuale Corso su cui si affacciano bellissimi edifici, come i due Palazzi Gentile, uno dei quali – quello costruito dal Castellucci - oggi ospita il Palazzo di Città. Attualmente riemergono qua e là le vestigia di queste antiche mura, con le torri (dalla carta Azzario della metà del ‘500 risultano essere 28) e porte, a volte inglobate e nascoste da abitazioni o strade. Finanche il bellissimo teatro Traetta nasconde i ruderi di una porta e sezioni di mura: anche questo è testimonianza del palinsesto artistico – architettonico della nostra città. Sono ancora visibili due delle cinque porte che portavano fuori dal centro cittadino: Porta Baresana, dal suggestivo colpo d'occhio per chi risale viale Giovanni XXIII e corso Vittorio Emanuele II, e Porta Maja, prospicente il Ponte del Carmine, che, incorniciata da due torri di cui una angioina e l’altra normanna, saluta chi giunge a Bitonto da Modugno o Palo. Le rimanenti tre porte – Pendile, affacciata sul Tiflis, Robustina e la più recente Nova - sono andate distrutte nel corso del tempo. Porta Pendile fu demolita nel 1890, subito dopo l'abbattimento della Nova nel 1883. In corrispondenza della Pendile si erge la chiesa di S. Maria alla Porta (1450) dove sono ubicati una serie di vani ricavati sotto il terrapieno. Poco più avanti, di fronte al vecchio macello risalente al 1890 e oggi in stato di abbandono, si riconosce un altro tratto di muraglia con una torretta detta “Muro Carvutto”. Di qui parte un'altra sezione delle mura di matrice angioina, interrotte da una bellissima torre con zoccolo e feritoia, per poi infine arrivare a Piazza Robustina, così chiamata perché posta in direzione di Ruvo (lat. Rubos). Questa porta venne eliminata nel 1898: una lapide posta sul vicino Palazzo Stellacci ne ricorda la presenza. A seguire, il muro di Porta Robustina con un'altra torre quadrata, fino ad arrivare all'ultima porta, la Nova, rivolta verso Terlizzi. Nelle vicinanze si segnala la chiesa dell'Annunziata, eseguita con materiale residuo delle mura trecentesche. Quasi nulla è rimasto fino a Porta Baresana, ad eccezione del basamento di una piccola torre cilindrica in corrispondenza del n. 20 di via Matteotti.


15.Chiesa di S. Francesco

16.Porta La Maja

17. Mura

18.Teatro Traetta

18.Teatro Tommaso Traetta (largo Teatro) Chiusa al pubblico. Visitabile su prenotazione chiamando il num. 080.374.34.87 L'Ottocentesco teatro Traetta, già Umberto I, è situato al limite est del nucleo antico della città, su un'area collocata fra la perimetrazione muraria normanno-angioina e quella successiva, più esterna, tuttora visibile, utilizzata dallo stesso corpo di fabbrica del teatro come muratura perimetrale. Fu edificato fra il 1835 e il 1838 per volere di ventuno famiglie nobili, tra cui Rogadeo, Donadeo, Traversa, Sylos, ecc., i quali - a progetto eseguito - scelsero il posto ‘migliore’ nei tre loggiati, lasciando il quarto livello, detto piccionaia, ai popolani che potevano seguire gli spettacoli dietro pagamento di un piccolo biglietto d’ingresso. Il teatro fu progettato dall’architetto Luigi Castellucci, di scuola napoletana, già noto per la progettazione di altre strutture. La costruzione del teatro fu ispirata al cosiddetto teatro all'italiana, costruito cioè da più ordini di palchi sovrapposti a forma di ferro di cavallo (1 platea e 4 ordini per un totale di circa 250).

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percorso 3 fare “Non avendo adunque più modo a dover te det che ole ar p e l r pe la, al della giovane cav nosa avea compar Pietro, ella dolente e malincocome si rivestì, e compar Pietr o con uno asino, anti usato era, attese a fare il suo mestiere fiera co, e con donno Gianni insieme n’andò alla iese.” di Bitonto, né mai più di tal servigio il rich Giovanni Boccaccio - Decameron Nona giornata, Novella Decima WWW.VIENIABITONTO.IT

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19.Chiesa di S. Caterina

20.Palazzo De Ilderis

21.Palazzo Sylos Sersale

22.Via Sedile

19.Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria (via San Rocco) Chiusa al pubblico. Visitabile su prenotazione chiamando il num. 080.374.34.87

L'antichissima chiesetta di Santa Caterina ubicata nel centro storico è stata costruita, probabilmente, nel 1086 d. C. grazie alla nobildonna normanna Caterina Perrese. L'edificio è stato consacrato dal vescovo di Bitonto Giovanni I nel 1108. Questa chiesa ha una storia incredibile per una serie di crolli e rifacimenti. Il primo documentato risale al 1211 e la prima ricostruzione fu immediata per devozione della gente, come è possibile vedere sull'epigrafe posta sull'architrave dell'ingresso laterale. Nel 1269 la chiesa fu nuovamente riedificata per volere del Re Napoli Carlo I d'Angiò. Altre trasformazioni sostanziali dell'edificio sono avvenute nel 1624 quando furono demolite le absidi. In questo periodo il pavimento originario viene coperto e sollevato da un nuovo piano pavimentale. Nel 1928 è stato ricavato un nuovo ingresso tagliando l'abside centrale. Fra il 1974-1980 vi sono stati una serie di lavori di restauro, arricchiti da indagine archeologica, hanno riportato alla luce il pavimento originario. Lo straordinario pavimento emerso dopo gli ultimi restauri è musivo con tessere calcaree monocrome di forma quadrangolare o rettangolare.

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21.Palazzo Sylos Sersale

22.Via Sedile

23.Museo Archeologico

24.Basilica SS. Medici

21.Palazzo Sylos Sersale (via Saponieri) È il frutto di un ampliamento realizzato nel ‘600 su un antico impianto medievale. Il palazzo trae origine dal matrimonio, avvenuto nel 1574, tra Leonardo Sylos, nipote del medico Leonardo Vulpano, con la nobile bitontina Livia Giannone. I Giannone avevano nella zona un complesso di fabbriche, oggetto di completa ristrutturazione dopo il matrimonio tra Alfonso Sylos e Isabella Sersale, di illustre casato napoletano. Dai loro casati prende il nome l'edificio odierno espressione a Bitonto del Barocco, che si manifestò solo negli elementi decorativi che rimasero sempre sobri ed equilibrati, grazie all'influsso dei maestri locali. Nello stesso palazzo, infatti, ad una facciata ricca e piena di motivi ornamentali, fa riscontro un loggiato interno elegante ma per nulla sfarzoso. Lo spirito barocco è manifestato nelle ricche colonne del grande portale, il cui fusto è formato da cilindri rigonfiati. I capitelli sono di stile composito, arricchiti da mascheroni al centro delle volute. Le due colonne su basi attiche sorreggono il balcone attraverso una trabeazione riccamente decorata. Il balcone presenta una transenna in pietra i cui eleganti balaustrini sono compresi tra tre pilastri, di cui due, gli estremi, riportano sculture di figure femminili allegoriche simboli di fertilità, mentre quello centrale riproduce due semibalaustrini addossati ad un pilastrino con decorazione floreale in bassorilievo. Dietro il balcone vi è la finestra con una ricca cornice di coronamento che fa da sfondo all’elegante stemma di famiglia: un’aquila con su scritto SOLA SOLI SISTIT (Sola resiste al sole). Altro elemento interessante è il vestibolo, con volta a botte lunettata, al cui centro è dipinto il grande stemma nobiliare di famiglia. L’elegante loggia che si affaccia sul piccolo cortile interno appare oggi manomessa da numerose strutture postume.

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24.Basilica SS. Medici

23.Museo Archeologico

25.Badia San Leone

26.Chiesa del Crocifisso

23.Museo Archeologico Fondazione De Palo Ungaro (via Mazzini) dalle 10.00 alle 13.00 L

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Il Museo Archeologico della Fondazione De Palo Ungaro è ubicato in via Mazzini nel cuore della città a pochi passi dal centro antico. Ospita due mostre permanenti "Gli antichi Peucezi a Bitonto" e "Donne e Guerrieri da Ruvo a Bitonto", che raccolgono reperti datati fra il VI e il III secolo a. C. rinvenuti nella Necropoli di via Traiana. I numerosi corredi funebri esposti sono ricchi di reperti ceramici e metallici, che consentono di tracciare l'evoluzione economica e sociale della civiltà peuceta e di conoscerne usi e costumi. Nella prima sala i reperti sono esposti secondo un criterio cronologico che permette di ricostruire l'evoluzione e le influenze di civiltà limitrofe sull'artigianato locale. Si passa così da reperti a decorazione geometrica, tipica della produzione peuceta, a vasellame a vernice nera con figure rosse tipiche della civiltà greca. Nella seconda sala, le teche custodiscono cinturoni, strigili, mortai a testimonianza della cultura guerriera dei peuceti. Nella terza sala, sono conservati i monili, le collane, i pesi da telaio e le grandi anfore decorate con corpi di donne vestite di chitoni, provenienti da un’unica sepoltura a semicamera appartenente ad una ricca matrona.

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24.Basilica SS. Medici

23.Museo Archeologico

25.Badia San Leone

26.Chiesa del Crocifisso

24.Basilica Pontifica SS. Medici Cosma e Damiano (piazza XXIV Maggio) dalle 9.00 alle 19.00 L

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La Basilica dei Santi Medici è una delle realtà più importanti del turismo religioso di tutta la Puglia e dell'Italia Meridionale. Risale al 5 maggio 1960 la posa della prima pietra del Santuario dei SS. Medici: si avvertiva la necessità di accogliere in una struttura più accogliente la folla di pellegrini in visita ai Santi taumaturghi. La Chiesa parrocchiale di San Giorgio, nel centro storico, era diventata infatti troppo piccola per i numerosissimi fedeli. Il nuovo santuario fu benedetto e consacrato il 19 marzo 1973 e il 4 aprile 1975 fu elevato a Basilica Pontificia Minore con breve apostolico di Paolo VI. La chiesa, a croce latina, misura 60 metri in lunghezza e 20 metri in larghezza nella navata, 32 nella crociera, in altezza 35 metri nella parte centrale della cupola. È composta da un'unica grande navata che, dopo i bracci laterali, si chiude in una grande abside al cui centro è stato eretto un trono rivestito di granito rosso. In una struttura parallelepipeda di cristallo sono collocate le statue dei SS. Medici Cosma e Damiano. Al centro del supporto della mensa dell'altare vi è una piccola nicchia che accoglie le reliquie delle braccia dei Santi Venerati nella Basilica. Degni di rilievo sono i numerosi ex voto, riproducenti parti del corpo miracolate. Molti di questi, d'argento, sono collocati all'interno dello stesso santuario, su cinque grandi pannelli che adornano le pareti laterali. Altri, molto più interessanti, realizzati con tecniche artistiche disparate, sono collocati lungo i corridoi annessi ai locali di servizio e dietro l'altare. Si tratta per lo più di dipinti di fattura artigianale, datati tra Ottocento e Novecento: queste tavolette, firmate da pittori e decoratori locali, sono documenti di vita e di costume della gente di Puglia, ingenui nella resa artistica, ma pregni di pathos, nella raffigurazione dell'evento tragico e dell'evento miracoloso, rappresentato dall'apparizione dei Santi. L'appuntamento più importante per la Basilica dei Santi Medici è per la terza domenica di ottobre, quando si svolge la suggestiva processione dell'Intorciata, nella quale le Statue dei due Santi Taumaturghi percorrono le vie della città issate sulle spalle dei devoti che accompagnano le statue con ceri e candele, tanto più grandi quando sono gli ex voto che i pellegrini vogliono rendere ai Santi.

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24.Basilica SS. Medici

23.Museo Archeologico

25.Badia San Leone

26.Chiesa del Crocifisso

25.Badia di San Leone (via De Gasperi) dalle 9.00 alle 19.00 L

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Faceva parte del grande complesso monastico benedettino fondato intorno all'XI secolo, fuori le mura della città, nella parte settentrionale, verso il mare. La prima notizia di una chiesa di San Leone è riportata nel Codice Diplomatico Barese e risale al 1105 ma del monastero si hanno tracce a cominciare dal 1148. L'annuale fiera di San Leone è attestata saldamente già dal 1197. Grazie ai numerosi privilegi ottenuti dai monaci, la fiera divenne una delle più importanti del Mezzogiorno e costituì un perno del sistema fieristico pugliese fino al tardo Medioevo. L'attuale struttura della chiesa risale al secolo XIII. Sulla facciata sud, in corrispondenza del transetto, si erge il campanile a vela del secolo XIII. L'interno è stato ripristinato alla fine dell’800. L'aula destinata al culto, illuminata da sei monofore, ha forma rettangolare. Un possente arco ogivale divide la navata dalla zona presbiteriale, dove campeggiano affreschi tardo medioevali: sulla sinistra troviamo un Albero della Croce, sulla parte di fondo un Giudizio Universale, a destra, infine, affreschi raffiguranti i quattro evangelisti e altri santi. Il ciclo risale al secolo XV anche se in alcuni punti si notano tracce di pitture di età anteriore. L'altare maggiore è stato ricostruito con l'utilizzo di un antico capitello ed ha sostituito un interessante altare neogotico. Del chiostro cinquecentesco, di recente messo alla luce e abbellito con frammenti lapidei rinvenuti nel monastero, rimangono in piedi solo due ali con arcate che poggiano su esili colonne e pregevoli capitelli.

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24.Basilica SS. Medici

23.Museo Archeologico

25.Badia San Leone

26.Chiesa del Crocifisso

26.Chiesa del Crocifisso (via del Crocifisso) dalle 9.00 alle 19.00 L

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Nel 1664, per desiderio della comunità bitontina, furono affidati a Carlo Rosa la progettazione e la direzione dei lavori per la costruzione della Chiesa extramoenia del Crocifisso. L'attuale chiesa del Crocifisso, per volontà del Vescovo bitontino Crescenzo, ingloba il muro affrescato dell'antichissima edicola del Rapestingo (dalla forma dialettale “rapèste”, pianta selvatica simile al ravanello, di cui la zona era ricca). Tale edicola era frequentata da un elevato numero di fedeli che consideravano miracolosa l'immagine e l'olio benedetto. Come ricorda un'epigrafe posta all'interno, la chiesa fu consacrata dal vescovo Acquaviva. La facciata in pietra calcarea presenta moduli classici interrotti dal timpano del portale a volute di stampo barocco. Il campanile, a torre quadrangolare, termina con cupola piramidale. Quest'ultima ricorda la tipica costruzione pugliese a trullo, abbellita da mattonelle maiolicate. All'interno la pianta, sebbene a croce latina, presenta assi ortogonali volti sia ad evidenziare lo spirito centripeto della fabbrica, sia a ricordare la tradizione locale presente nelle chiesette rurali con cupola in asse. Gli ambienti sono sormontati da volte a botte e crociera, affrescate da episodi dell' Antico Testamento e del Nuovo Testamento. I muri sono completamente affrescati in particolare da Carlo Rosa (sepolto in loco), Nicola Gliri e Giuseppe Luce; gli affreschi della cupola, il cui tema è quello del trionfo della Croce, sono stati realizzati a cura di Vito Antonio De Fillippis.

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