L'Archivio Storico delle Officine "Reggiane"

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L’Archivio Storico delle Officine Reggiane Progetto di salvaguardia e valorizzazione

COMUNE DI REGGIO EMILIA


L’Archivio Storico delle Officine Reggiane

COMUNE DI REGGIO EMILIA

Sindaco Graziano Delrio Assessore Cultura UniversitĂ Giovanni Catellani Assessore Risorse del territorio Ugo Ferrari Presidente Circoscrizione Nord Est Roberta Pavarini Direttore generale Mauro Bonaretti Direttore Area Pianificazione strategica Giordano Gasparini Direttore Area Servizi alla persona Maurizio Festanti Coordinamento Eleonora Bronzoni Progetto grafico e impaginazione Servizio per la Comunicazione, Relazioni Esterne e Marketing Stampa Centro Stampa comunale


Indice

Presentazione

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Introduzione

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Le Reggiane raccontano la città. Documenti per una cronistoria a partire dalle Officine (1901-1994)

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Per un riassunto delle produzioni meccaniche realizzate nel corso del Novecento presso le Reggiane

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Ricognizione documentalistica sulle fonti inerenti la vicenda storica delle Reggiane

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L’Archivio storico delle Reggiane. Relazione della Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’Istituto beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna

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Immagini dell’Archivio

Tracce di meccanica: un progetto di memorie presenti

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Reggiane underground memorie sotto l’Officina

Video a cura di Antonio Canovi e Daniele Castagnetti CDS "Villa Cougnet" - Reggio Emilia con la collaborazione di Mediavision - Reggio Emilia Musica Coro Anpi e Boards of Canada Durata 28’42” Il materiale d'archivio proviene da Archivio Storico Reggiane Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna Fondo Vaiani della Biblioteca "Panizzi" di Reggio Emilia Enzo Bigi Fabio Boni Antonio Canovi Daniele Castagnetti Fabrizio Cicconi Alba Ferrari Andrea Incerti Fornaciari Renato Losi Roberta Pavarini


Presentazione

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ei programmi dell’ Amministrazione comunale per l’ Area Nord, intesa quale sistema territoriale capace di segnare nuovi significati e nuove funzioni per la nostra città, svolge un ruolo determinante il recupero dell’area delle ex Officine Reggiane, anello di congiunzione, non solo fisica ma anche simbolica e culturale, tra la città storica e i nuovi sistemi infrastrutturali ed insediativi nella zona settentrionale di Reggio.

La Giunta Comunale in questi anni ha compiuto una serie di passi importanti, con l’obiettivo di costruire le condizioni per il programma di riqualificazione dell’Area Reggiane: è stato approvato il progetto di masterplan e si è concordata la cessione anticipata del capannone 19, futura sede del tecnopolo che riguarderà la meccatronica, l’efficienza energetica e la sostenibilità delle costruzioni. Sono state inoltre proposte con grande successo iniziative volte a far conoscere ai cittadini il patrimonio storico e architettonico costituito dalle Reggiane: l’Open Day dell’ottobre 2005 ed il recente progetto realizzato all’interno della fabbrica con l’ associazione Re Mida in occasione del Remidaday. Come è stato più volte sottolineato, il nostro impegno è di operare tenendo sempre insieme i due aspetti che caratterizzano le Reggiane e la loro storia: memoria e innovazione. Su questo ci siamo confrontati in diverse occasioni con la città e, ascoltando le tante sollecitazione di associazioni, istituti di ricerca storica, organizzazioni sindacali, vogliamo inserire all’interno del nostro percorso una sezione di lavoro dedicata all’imponente e straordinario Archivio storico che conserva oltre 100 anni di storia delle Officine. Con questa pubblicazione e con il video che l’accompagna, esito di un primo lavoro di analisi sul materiale dell’Archivio realizzato insieme all’Istituto dei Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e allo storico Antonio Canovi, vogliamo porre le basi per un progetto di studio, catalogazione e organizzazione dell’Archivio con il contributo e la collaborazione dei tanti soggetti interessati, perché l’Archivio e il suo notevole patrimonio diventino un luogo aperto agli studiosi e ai cittadini.

Giovanni Catellani Assessore Cultura e Università Comune di Reggio Emilia

Ugo Ferrari Assessore Risorse del territorio Comune di Reggio Emilia

Presentazione

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Tracce di meccanica. Una ricognizione tra memorie a noi presenti Tutti mi conoscevano… Tutta la città si muoveva perché io sono la città. “S’ciflòun”, 25 maggio 1954

Nell’orma delle Reggiane: una suggestione fondativa Le Reggiane non esauriscono la storia di Reggio nell’Emilia. Senza confrontarsi con la vicenda centenaria delle Reggiane, d’altronde, una qualsivoglia storia della Reggio contemporanea diventa poco verosimile. Quella maturata tra le “Officine” e la città è la storia di un legame che ha nutrito la memoria collettiva di almeno quattro generazioni. Sino a divenire uno dei luoghi fondativi della memoria locale. Per l’intera provincia. Chiunque di noi ha avuto modo di coglierlo nella commozione che il 23 ottobre 2005 tenne insieme l’incredibile folla che sciamava tra i cancelli aperti eccezionalmente al pubblico. Fu un evento. Vi è chi ne ha scritto come dell’ultimo respiro della gran fabbrica. A mio avviso, tale giudizio non coglie appieno la portata simbolica che le Reggiane si sono conquistate letteralmente sul campo. Come ho qui provato a mostrare ripercorrendone la cronistoria, ad ogni passo nella vicenda aziendale delle Officine ha corrisposto un preciso contraccolpo nella vita sociale di Reggio. Non si pensi però ad una storia di consonanze. Parlerei piuttosto di una risonanza, talvolta soltanto una eco, talaltra una vera e propria scossa tellurica. Tuttavia, come accade nei legami genetici, sempre generando una reciprocità. Tale respiro ha tenuto insieme, una generazione dopo l’altra, la fabbrica e il territorio, sino al punto di farci riconoscere come endogeno ciò che originava fuori dal contesto comunitario. Esogeni sono fattori cruciali per il successo dell’impresa Reggiane: dagli uomini che vi convogliano i denari della grande finanza italo-germanica, alle commesse negoziate presso la politica romana, ai tanti operai che vi affluiscono. Infine, è a Reggio che tutte queste componenti esterne vengono a contatto e catalizzano, come accade in una soluzione chimica, una materia inedita. Qui sta la suggestione primaria – vorrei dire primordiale – delle Reggiane. Così prossime all’esistenza dei Reggiani da farsene connotato identitario; eppure, mai davvero riducibili alla sola vita della provincia reggiana.

Camminando con le Reggiane: il passo di una città che sceglie di rammemorare Che si stia qui, oggi, a tracciare le linee di un progetto che sappia trattare della meccanica in forma di memoria “presente” è un primo grande merito da ascriversi alla durabilità delle Reggiane. Le quali, pur avendo rischiato ripetutamente di scomparire - una prima volta sotto le bombe, una seconda per “dimenticanza” del Piano Marshall, ed una terza ancora sotto la spinta centrifuga del-

Introduzione

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la globalizzazione – sono ancora lì, in piedi, a far narrare di sé. Ma non bisogna nemmeno dimenticare i meriti della città: ancora all’ultima, buona occasione - nel maggio di quest’anno, 2009, con il Re Mida day – essa si è riversata entro il recinto della “vecchia” fabbrica non per osservarne le rughe ma per interrogare, nel riallestimento che ne era stato fatto, i propri umori profondi in fatto di lavoro, comunità, cittadinanza. Le Reggiane, passata la boa dei cento anni, conservano la capacità di farsi crocevia delle memorie: le quali, come si sa, vivono nel presente e non nel passato. Con il loro ingresso nella vita della città ne hanno letteralmente modificato l’orizzonte, ancorato nei secoli alla vita agricola e alla protoindustria tessile, imponendovi il ritmo della meccanica. La modernità di Reggio, scoccata nell’ora del Novecento e che ne ha accompagnato l’alternarsi delle generazioni senza soluzione di continuità, passa da quella rivoluzione, ben disegnata nel profilo di torni e frese, bielle e motori. Senza dimenticare la prima ondata migratoria che si fisserà, simbolicamente, nell’edificazione delle case operaie dette de “Il Cairo”, giusto un secolo fa. Ma con quali attrezzi del mestiere avventurarsi nella stratificazione delle memorie? E come decidere che cosa si vuole ereditare e che altro, piuttosto, consegnare al passato remoto? La novità è che ci ritroviamo oggi - al termine di una lunga attesa, nutrita delle aspettative dei tanti studiosi e appassionati - di fronte all’opportunità, inedita in queste forme, nella Reggio Emilia dell’industrializzazione diffusa, di accedere a un poderoso archivio d’impresa. Questo è l’evento da cui partire. Per costruire un’azione partecipata che, poi, altro non è se non il processo corale tramite il quale decidere - tra gli eventi e le esperienze - cosa e come ereditare. La metafora del cammino qui suggerita sta a indicare una certa postura metodologica: il documento storico non preesiste come “pezzo” di carta ma ha da manifestarsi - prima di stabilire qualsivoglia ordine gerarchico: archivistico, storico, politico - per affioramento, nella misura in cui viene riconosciuto e interrogato alla stregua di una “memoria sociale”. In tal senso, vengono qui di seguito suggerite specifiche modalità di restituzione “narrativa” per approdare al macro obiettivo di un Archivio delle Reggiane che sia finalmente reso fruibile come patrimonio culturale tout court.

A partire dalle Reggiane: per un laboratorio della città presente Sandro Spreafico, chiudendo la prima e ultima monografia aziendale scritta attorno alle Reggiane – correva l’anno 1968 – riflette con accenti accorati il sentimento di impotenza che colse Reggio Emilia dinanzi alla chiusura della sua più gran fabbrica. Nel 1951. Un senso d’impotenza che a distanza di oltre un decennio, quando il suo volume cominciava a prender forma, e nonostante l’incipiente “boom” economico, non era ancora stato scalfito. Il fatto è che le Reggiane, da vicenda storicamente connotata e connotabile, nel lungo travaglio degli anni ’50 - quando la provincia reggiana permane nei ranghi più miseri della Regione, una decina di punti percentuali sotto il reddito medio nazionale - divengono il paradigma di una nuova teoria dei bisogni, informata all’etica emancipatoria del riscatto. In tal senso, le Reggiane diverranno la pietra miliare di ogni successivo racconto pubblico, nutrendo le speranze dell’ultimo “povero” lavoratore di un capitale sociale formidabile: la reputazione del “saper fare”, unitamente alla consapevolezza del proprio valore e dei propri diritti, che fa “buono” ogni operaio. Ritornare oggi sulle Reggiane significa allora fare i conti con i codici culturali che ne reggono la vulgata prevalente. Si tratterebbe di una storia che ha generato, tout court, successo impren-

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ditoriale; in tal senso, anche di una storia trapassata e perciò riappacificante sotto il profilo dei bisogni. I repertori documentalistici di seguito presentati, come il video qui allegato, intendono fornire gli “attrezzi” per discutere criticamente tale approdo. Nella convinzione che, nel fuoco della transizione contemporanea, non è più tempo per attardarsi su paradigmi economicistici, deprivati di ogni tensione etica. La storia delle Reggiane è, anche in modo problematico, storia in corso. La memoria delle Reggiane è, senza infingimenti possibili, profondamente polisemica. E’ venuto il tempo a che ciascuno – studiosi, enti, associazioni – rimetta al comune tavolo memoriale delle Reggiane l’attrezzo di propria competenza.

Antonio Canovi Centro di Documentazione Storica di Villa Cougnet

Introduzione

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L’Archivio Storico delle Officine Reggiane

I contributi Le Reggiane raccontano la cittĂ - Documenti per una cronistoria a partire dalle Officine (1901-1994) Per un riassunto delle produzioni meccaniche realizzate nel corso del Novecento presso le Reggiane Ricognizione documentalistica delle fonti inerenti la vicenda storica delle Reggiane sono di Antonio Canovi Centro di Documentazione Storica di Villa Cougnet


Le Reggiane raccontano la città El j-officin, ‘na mòccia ed furastér Da Santa Crous, Amerigo Ficarelli, 1937

Documenti per una cronistoria a partire dalle Officine (1901-1994) 1900 7 ottobre Sul foglio “L’Italia Centrale” appare il seguente, accorato appello: “Non potrebbe la Cassa di Risparmio offrire un premio di qualche decina di mille lire a quel privato, non importa se reggiano o forestiero, o a quella società seria e solvibile che impiantasse in Reggio uno stabilimento industriale di importanza? Non potrebbe anche il municipio concorrere con l’offrire l’area occorrente all’impianto di tale industria? Allettati da questi premi ed agevolezze, non credete che qualche intraprendente capitalista o qualche società non preferirebbe l’impianto di una industria qui da noi piuttosto che altrove?”.

1901 gennaio La Cassa di Risparmio stanzia £ 50.000 a fondo perduto per la creazione di una prima industria meccanica, con l’obiettivo di occupare “almeno 50 operai”. Risponde all’appello l’ingegnere di origine modenese Romano Righi, il quale inizia l’attività con 62 operai, in maggioranza provenienti da oltre Secchia (25 sono i reggiani). Le forniture di materiale mobile ferroviario prendono un peso crescente: il capitale iniziale della “Officina Righi” è di £ 125.000, poi elevato a £ 325.000.

1904 aprile Vertenza sindacale attorno all’uso del cottimo. Primo sciopero nello stabilimento Righi, in risposta al licenziamento di 5 lavoratori. Nel mese di maggio il conflitto, sostenuto da una maggioranza di lavoratori espressisi per via referendaria, si allarga alla pausa pranzo; nel mese di settembre si arriverà allo sciopero generale. Tra gli esiti positivi figura la decisione della proprietà a costruire “case operaie”. 1 dicembre Con il sostegno azionario della Banca Commerciale Italiana (di cui si fa mallevadore Giuseppe Menada) viene costituita la società anonima “Officine Meccaniche Reggiane”, la quale all’articolo 1 dichiara di avere per oggetto “l’industria delle costruzioni meccaniche e metalliche in genere, ed in specie del materiale rotabile per ferrovie e tramvie”. Il capitale ammonta a £ 600.000. L’officina, comprensiva di una piccola fonderia, si estende su di un’area di 4.000 mq (1.250 coperti) e dispone di una forza motrice pari a 50 HP. Questo l’anagrafico dei sottoscrittori (secondo l’ordine di registrazione notarile, steso presso lo studio del dr. Enrico Vivi): Cav. Giuseppe Menada, nato a Pecetto di

Le Reggiane raccontano la città

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Valenza e domiciliato a Reggio Emilia, direttore delle Ferrovie di Reggio Emilia (sottoscrive £ 66.500 di capitale); Ing. Romano Righi, nato a Modena e domiciliato a Reggio Emilia, industriale (£ 253.000); Antonio Cuppini, nato e domiciliato a Reggio Emilia, possidente (£ 47.500); Ing. Vittore Cerretti, nato a Intra e domiciliato a Domodossola, industriale (£ 100.000); Cav. Dr. Pietro Spallanzani, nato e domiciliato a Reggio Emilia, possidente (£ 13.00); Avv. Carlo Marangoni, nato e domiciliato a Torino, legale (£ 40.000, rappresenta anche la ditta Fratelli Ceriana per £ 10.000); Avv. Luigi Lusignani, nato a Roma e domiciliato a Parma, professore e legale esercente (£ 10.000); Amedeo Dall’Ara, nato e domiciliato a Reggio Emilia, possidente (£ 12.000); Luigi Campari, nato a Milano e domiciliato a Reggio Emilia, impiegato (£ 40.000); Dr. Giuseppe Sirotti, nato e domiciliato a Reggio Emilia, legale (£ 3.000).

1905 15 ottobre Nel corso della Relazione all’Assemblea dei Soci il Consiglio d’Amministrazione propone di elevare nel corso del primo anno di vita aziendale il capitale sociale a 1 milione (e in sede assembleare a £ 1.500.000), con queste motivazioni: “per le esigenze create dal rapido sviluppo dell’industria della fabbricazione del materiale ferroviario, alla quale più specificamente ci dedicammo e nella quale ci siamo affermati per il modo lodevole di lavorare e per la puntualità delle consegne”.

1906 novembre Il capitale sociale viene aumentato a 4 milioni, la manodopera arriva a 800 unità. Presidente del consiglio di amministrazione è Giuseppe Menada; la carica di amministratore delegato verrà assunta dal Cav. Giovanni Prampolini. Il rafforzamento societario coincide con l’acquisto dell’industria “Clemente Nobili e Fratelli”, sita a Casaralta di Bologna e ben introdotta nel mercato tranviario.

1907 estate Tentativo frustrato della direzione a costituire un sindacato “giallo”, denominato “Lega per tutelare gli interessi degli operai delle Officine Meccaniche Reggiane”; la Camera del Lavoro risponde dando vita alla prima Lega dei metallurgici (forte a fine anno già di 950 membri).

1908 Viene inaugurata la prima porzione delle Case Operaie, edificate a ridosso degli stabilimenti, in un’area di proprietà della fabbrica compresa tra la via per Correggio e la futura via Agosti. Le famiglie operaie che vi si installano, provenienti da diverse regioni d’Italia, scelgono per questo luogo di prima immigrazione industriale il nominativo de “Il Cairo”. Sarà comunque la presenza di Porta S. Croce a dare il nome (“sobborghi Santa Croce”, poi “Santa Croce Esterna”) alla più vasta area di periferia compresa tra viale Regina Margherita, via Adua, via Veneri, viale Ramazzini. 8 marzo Si riunisce l’Assemblea generale ordinaria, Menada traccia alcune cifre: il capitale sociale è salito ulteriormente a £ 6.000.000; risultano già “costrutti” 900 veicoli ferroviari, in lavorazione ve ne sono altri 1.600; da sei mesi funziona inoltre un “impianto speciale” per la riparazione dei veicoli ferroviari,cui si affiancherà (è in fase di “avanzata costruzione”) l’impianto per la riparazione delle locomotive. Viene distribuito un utile di oltre £ 500.000.

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1911 ottobre Grandiosa mobilitazione di protesta contro la “guerra italo-turca”, in prima fila il corteo antimilitarista, ornato delle bandiere rosso-nere, che dai cancelli di viale Ramazzini si riversa in città attraverso la Porta S. Croce.

1912 29 marzo Si riunisce l’Assemblea generale ordinaria; dimissionario Menada per “motivi personali, affatto estranei alla nostra Società” presidente del consiglio di amministrazione è ora l’Avv. Comm. Cornelio Bardeaux, consigliere delegato sempre Giovanni Prampolini. Il tono è solennemente positivo: “malgrado l’accanita concorrenza”, l’utile assomma a £ 450.000, conseguito grazie a “un buon carnet di lavoro che è riprova della importanza assunta dalle Officine Reggiane nel novero delle più importanti aziende costruttrici di materiale ferroviario e industriale”. In realtà il 1912 si rivelerà un anno nero, portatore di un grave passivo di bilancio.

1913 Gli operai metallurgici delle OMI creano la propria Lega in Cassa di Previdenza e Resistenza, ottenendo dall’Azienda un aumento pari alla trattenuta contributiva direttamente sui salari (un centesimo per ora di lavoro, indistintamente). marzo Dopo aver assorbito la Società Officine Meccaniche Italiane Anonima (SOFIA, specializzata nel settore ferrotramviario) di Napoli, la ragione sociale muta in “Reggiane Officine Meccaniche Italiane”. Il capitale sociale viene portato a 7 milioni, il fatturato raggiunge i 12 milioni. Nel frattempo viene chiuso lo stabilimento di Bologna (ex Nobili), per concentrare a Reggio le lavorazioni tranviarie. L’area utilizzata arriva a 450.000 mq (75.000 coperti), percorsi da 25 km di decauville, dove si contano reparti macchinari a legno e metallici, un magazzino legnami, reparti di forgia e montaggio. La forza lavoro ammonta a 2.000 addetti, 7 sono le gru a ponte azionate elettronicamente; la forza motrice raggiunge i 1.500 HP. Le forniture ferroviarie escono dal campo nazionale (Grecia).

1914-1917 Lungo lo stradone dedicato alla tragica battaglia di Adua viene costruita la nuova Chiesa dedicata all’invenzione della S. Croce. Una fonte economica coeva descrive la zona con queste parole: “una vera e nuova città, sorta in pochi anni a non più di 300 metri a nord-est del capoluogo: una città che oltre al fervore delle opere presentava alloggi, ristoranti, caffè. Tutto ciò insomma che, se non nell’effetto, era nell’apparenza in condizioni di autonomia da quella più calma, più elegante, ma non più vasta che trovatasi a sole poche centinaia di metri”. L’edificazione religiosa muove da esplicite preoccupazioni morali e politiche, come si coglie dalle carte dell’archivio parrocchiale.

1914 16 novembre La “Giustizia” dà conto in questo modo delle manifestazioni contro la guerra che continuano a riversarsi in città: “Da tenere presente che gli operai dell’“Officina” […] rappresentavano sempre la forza predominante e decisiva nelle manifestazioni. Bastava che gli operai uscissero dall’“Officina” perché dovunque venisse sospeso il lavoro e si chiudessero i negozi”.

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1915 25 febbraio Violento scontro di piazza in occasione della conferenza di Cesare Battisti al Politeama Ariosto, protagonista un nucleo “nichilista” delle Reggianein posizione di critica antimilitarista. La sparatoria dell’esercito lascia 2 morti sul selciato (Fermo Angioletti e Mario Baricchi) e 13 feriti. La Giunta Comunale pubblica un manifesto “Una tragedia tristissima ha funestato la nostra civile Reggio. […] Alle Vittime mandiamo tutto il nostro rimpianto, ai cittadini, ai lavoratori, la parola dolorosa ma ferma di fiducia nella civiltà, più forte degli odi e del sangue!” Ne seguirà un’interpellanza parlamentare di Camillo Prampolini.

1915-1918 Nel maggio 1916 le Reggiane vengono dichiarate “Stabilimento militare ausiliario”. Sono realizzati nuovi stabilimenti destinati alla fabbricazione di proiettili, di carriaggi per l’artiglieria, per ultimo di velivoli “Caproni 600 HP” (l’ordinazione è di 300 unità ma si concreta solo parzialmente per effetto della fine del conflitto bellico). Nel 1918 vi sono due nuove acquisizioni: la Società Alti Forni ed Acciaierie di Piombino; il Proiettificio di Modena. Il capitale sociale arriva a 24 milioni. Nel momento più alto si raggiungono le 5 mila unità produttive; per la prima volta sono impiegate (prevalentemente nel Proiettificio) lavoratrici, tra le quali si registra una protesta sindacale nell’agosto 1916.

1916 L’area adiacente le Officine viene utilizzata per fini aeronautico militari. Tale destinazione ritornerà attuale con i Decreti Ministeriali 10 novembre 1930 e 10 luglio 1931, quando verrà decisa la costruzione in loco di un“campo di fortuna per aerei”.

1917 29 marzo Dimessosi il senatore Enrico Scalini (insieme a lui lasciano Giulio Togni e l’ing. Emilio De Benedetti), ora presidente delle “Officine Meccaniche Italiane” (decade il riferimento alla sede geografica) è il senatore bolognese, nonché Comm. Gr. Uff. Avv., Enrico Pini; consigliere delegato il Comm. Giovanni Prampolini. Gli altri consiglieri presenti sono: Cav. Max Bondi, nato in Roma e domiciliato in Genova; Cav. Ing. Vittore Ceretti, nato a Intra e domiciliato a Domodossola; Cav. Antonio Cuppini, nato e domiciliato a Reggio Emilia; Cav. Rag. Alfredo Montuschi, nato a Faenza, domiciliato a Firenze; Comm. Dott. Angelo Piva, nato a Ca’ d’Andrea, domiciliato in Parma, possidente, Direttore di Banca. L’Ing. Ultimio Bonicelli, nato a Villaminozzo, residente in Reggio Emilia; il Cav. Rag. Luigi Campari, nato a Milano e domiciliato a Reggio Emilia; l’Avv. Paolo Cattaneo, nato a Torino, ivi domiciliato; sono i Sindaci effettivi, dei quali si precisa: “Tutti possidenti, della cui identità personale sono certo”. L’Assemblea viene convocata presso la Banca di Reggio, in Via Emilia S. Pietro n. 2; con l’assistenza del notaio dott. Ettore Bisi e dei testi Rag. Davide Soliani di Gualtieri e Alberto Boiardi di Reggio Emilia. Il CdA sottolinea le difficoltà complessive del momento, sia nel reperimento di materie prime sia nella “deficienza di personale tecnico e operaio” che avrebbe richiesto un “laborioso addestramento della maestranza”. In tale situazione complessa, è intervenuto il decreto 30 maggio 1916 che ne ha fatto uno stabilimento “ausiliario”, sottoposto alla “sorveglianza tecnica e disciplinare” dell’Autorità Militare, autorità con la quale – lo si dice esplicitamente - si è determinato un conflitto nella

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gestione aziendale che ha portato alla “eliminazione di quella parte del personale tecnico, contro cui si acuiva un insanabile dissidio, e dal quale ci separammo non senza rammarico”. Di fatto, la fabbrica si è concentrata sulla produzione di proiettili e ha dovuto, suo malgrado, riconvertire parte dei macchinari prima destinati alla costruzione di locomotive e veicoli. Fatti gli ammortamenti dei nuovi impianti per la produzione del materiale di guerra, resi obbligatori con Decreto Luogotenenziale 18 gennaio 1917, rimangono utili sufficienti (£ 900 mila) per ripartire tra gli azionisti £ 4 per ciascuna azione (il capitale versato è di £ 8 milioni). Un odg fatto approvare da un religioso azionista - Don Costi, il quale dirige anche un istituto filantropico verso cui l’azienda indirizza opere di beneficenza - restituisce il sentimento del momento, nel pieno di un conflitto bellico che sappiamo quali afflizioni andasse provocando, e quali conflitti sociali e di classe stesse covando: “L’Assemblea degli azionisti delle “Officine Meccaniche Italiane”… inneggiando alla concordia fra capitale e lavoro, che come ha forza nel presente di unire sui campi di battaglia tutte le volontà per il trionfo e la grandezza dell’immortale patria nostra, prelude al posto d’onore che le spetterà dopo la guerra collo sviluppo intensivo dell’industria e del commercio”.

1918 24 dicembre La Commissione Operaia costituitasi alle Reggiane presenta un proprio memoriale di rivendicazioni: riconoscimento delle Commissioni Interne, sabato inglese, caro-viveri pagato per intero, aumenti salariali per tutte le categorie, minimi di paga, allontanamento dei carabinieri dallo stabilimento, concessione a tutti i lavoratori di una settimana di licenza pagata. Si tratta dell’avvio di un biennio di rivendicazioni e lotte sindacali che prenderà il nome di “biennio rosso”.

1919 Viene acquisita la SAML di Monza. Porta in dotazione due stabilimenti per la costruzione di impianti e macchine per molini, silos, risifici, pastifici, laterizi; un terzo stabilimento è adibito alla produzione di apparecchi elettrici e strumenti di precisione. 29 marzo La società ha assunto il nome di Società “Officine Meccaniche Italiane”. Il consiglio di amministrazione - sotto la presidenza del Gr. Uff. Avv. Enrico Pini, Senatore del Regno – apre con un richiamo di tenore “nazionale” alla vittoria bellica da pochi mesi conseguita: “- pel valore degli Eserciti Alleati – l’auspicata vittoria ha coronato i poderosi sforzi ed i lunghi sacrifici delle Nazioni, strette in un saldo patto di fratellanza per il trionfo del diritto delle genti e per assicurare il dominio del lavoro pacifico nel mondo, e così il bene delle classi lavoratrici”. Ma la descrizione della realtà presente veste ben altro colore: “La vittoria […] produsse un naturale immediato arresto nelle attività delle aziende, che, per le esigenze della difesa della Patria, si erano quasi interamente dedicate alla produzione bellica. E gli effetti di quell’improvviso arresto, così svariati e molteplici, furono aggravati dalle modalità con cui repentinamente ne vennero disposti, senza saggia e cauta preoccupazione e senza lucida e piena visione delle sue conseguenze, i provvedimenti”. Nonostante la reprimenda, notevolissimi appaiono comunque gli utili di guerra distribuiti: 3.733.000 su poco più di 10 milioni di fatturato, mentre il patrimonio aziendale in beni mobili e immobili supera i 34 milioni. aprile-agosto La Camera del Lavoro impone alla Direzione di aprire lo stabilimento per il lunedì di Pasqua, di modo che i lavoratori possano devolvere al quotidiano “Avanti!” metà della giornata lavorativa.

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Ad agosto, da uno sciopero di solidarietà verso gli operai metallurgici liguri, prende il via una mobilitazione lunga 52 giorni, sostenuta presso le maestranze dalla mobilitazione delle cooperative di consumo. Tra le richieste vi sono il riconoscimento delle commissioni interne, il sabato inglese, l’aumento delle paghe orarie per tutti gli operai, la riduzione dell’orario in presenza di cali negli ordinativi, l’allontanamento dei RR.Carabinieri dallo stabilimento. La sostanziale vittoria operaia sui temi economici e della rappresentanza sindacale viene celebrata con una sfilata per la città accompagnata dalla Fanfara Rossa.

1920 1 giugno Si tiene contemporaneamente l’assemblea generale ordinaria e straordinaria, per via di una fusione da votarsi tra la Società Officine Meccaniche Italiane è la Società anonima Meccanica Lombarda con sede in Milano (più piccola, viene assorbita dalla prima, il cui capitale da sottoscrivere passa a £ 50.000.000). Scorrendo l’elenco degli istituti bancari e non in “appoggio” per l’operazione di ricapitalizzazione si coglie la valenza affatto nazionale delle OMI: si va dalla Banca Commerciale Italiana, al Credito Italiano, alla Banca Italiana di Sconto, alla Max Bondi di Genova, alla Società Generale per lo sviluppo delle industrie minerarie e metallurgiche con sede a Roma, e così continuando, tra sedi in prevalenza collocate nel nord Italia (tre a Reggio Emilia, la Cassa di Risparmio, il Banco di S. Prospero, la Banca di Reggio). Presidente unitario è sempre Enrico Pini, mentre due sono i vicepresidenti - Giovanni Prampolini e il Comm. Giuseppe Cobianchi – così come gli amministratori delegati, nelle persone dell’Avv. Odorico Dal Fabro e del Comm. Ing. Gino Scanferla. Il tono della lettera agli azionisti appare grave: “la difficoltà crescente degli approvvigionamenti delle materie prime, la elevatezza dei cambi, le tristi condizioni dell’alimentazione, la penuria delle abitazioni, il rialzo vertiginoso dei salari, la tendenza nelle masse operaie a conquiste precipitose, in contrasto con le esigenze, gradualmente progressive, di ogni sana restaurazione economica, l’incertezza del domani, il ritardo nella pace mondiale…”. Si apprende tra l’altro che, a fianco della ripresa attività ferroviaria (cui si è affiancata la “sistemazione indispensabile della viabilità interna degli Stabilimenti, attraversati in ogni parte da ampia rete di binari, collegati con la stazione ferroviaria”), risulta essere stato mantenuto “un piccolo reparto per non perdere il nostro posto nella produzione meccanica degli aeroplani”, così che risultano avviate “trattative per la alienazione del campo di volo”. Nello stabilimento di Modena ci si è attrezzati anche sotto il profilo della produzione tranviaria. agosto-settembre Dopo mesi di negoziazioni frustranti in merito alle richieste di aumenti salariali, la FIOM decide prima la misura dell’“ostruzionismo” per colpire la produzione, quindi (4 settembre) l’occupazione dello stabilimento, simbolicamente rappresentata dall’apparizione ai cancelli d’ingresso delle “guardie rosse”. Se gli ingegneri lasciano lo stabilimento, tecnici ed impiegati decidono di rimanere a fianco degli operai: nasce un Collegio Direttoriale incaricato dell’autogestione. Le donne riforniscono gli uomini impegnati nell’occupazione con gamelle di minestra e bottiglie di vino. L’accordo concluso sul piano nazionale con la mediazione di Giolitti viene accolto favorevolmente dalla maggioranza tra le maestranze (1225 contro 496 contrari, sostenuti dall’USI di ascendenza anarchica, rapporto di forze che rispecchia l’esito nazionale (127.904 contro 44.531).

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1920-1921 ottobre ‘20-gennaio ‘21 L’“armistizio” di fatto firmato tra le parti nel settembre continuerà nei mesi seguenti attorno alla questione cruciale del “controllo operaio” sull’organizzazione del lavoro industriale. Arturo Bellelli, segretario della Camera del Lavoro di Reggio Emilia, tenta la carta della presa in gestione “cooperativa” della massima industria reggiana. Nell’arco di tre mesi – quelli compresi fra l’incarico esplorativo ottenuto dalle maestranze il 17 ottobre e il “no” sul filo di lana nel conteggio dei voti operai patito a conclusione dell’assemblea referendaria il 27 gennaio successivo – si consuma il credito di reputazione del locale riformismo. Una maggioranza risicata di lavoratori, sostenuta dalla personale discesa in campo dell’ordinovista Umberto Terracini, sceglierà infatti di non dare seguito ad una possibile (peraltro astratta) soluzione cooperativa. Interessante la rilettura degli slogan apparsi sui muri di cinta dello stabilimento: “chi non vuole che Bellelli guadagni 500.000 lire voti “no””; “chi non vuole che i vecchi siano licenziati dallo stabilimento voti “no””, “chi non vuole che i forestieri siano espulsi da Reggio voti “no””-

1921-1923 L’Assemblea generale degli azionisti ratifica un utile, per l’anno finanziario 1920, di oltre 2 milioni. Nel corso dell’anno si registra tuttavia il crollo del fatturato e una forte svalutazione finanziaria, in seguito soprattutto alla liquidazione dell’Ilva e dell’Ansaldo; la Banca Commerciale Italiana fa fronte al passivo di 45 milioni provvedendo alla svalutazione del capitale sociale da 50 a 5 milioni, quindi alla conseguente ricapitalizzazione compiuta tra il 1922 e il 1923. Tuttavia le commesse ferroviarie rimarranno fortemente comprese per diversi anni a seguire.

1921 marzo Compatto sciopero di protesta operaio contro l’assalto fascista alla Casa del Popolo di San’Ilario.

1922 febbraio Atti intimidatori fascisti a danno dei metallurgici impiegati nelle Reggiane, cui seguono perquisizioni di carabinieri e guardie regie nelle abitazioni operaie di S. Croce alla ricerca di materiale “sovversivo”. settembre Nel clima di intimidazione generale i fascisti entrano ufficialmente, con 2 eletti (pari a circa 400 voti su 1.763 votanti), nella rappresentanza operaia delle Reggiane; la Commissione Interna rimane tuttavia saldamente orientata a sinistra, con 4 socialisti, 2 comunisti, 1 anarchico. In particolare, dalla Camera del Lavoro si stacca il “Sindacato Impiegati e Capitecnici delle Officine”.

1923 Viene assorbita la Meccanica Lombarda, specializzata in impianti per molini da cereali, pilerie di riso, pastifici, laterizi.

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1924 ottobre Nelle ultime elezioni sindacali libere, dove il sindacato fascista in difficoltà invita all’astensione, una grande maggioranza di lavoratori (782 su 1.019 votanti) vota per la FIOM.

1925 Con Legge 8 giugno 1925 n. 969 si fa riferimento a disposizioni da intraprendersi, nell’eventualità di una mobilitazione generale o parziale, per la “organizzazione della Nazione in Guerra”. Si tratta del primo provvedimento che contempla in modo esplicito, in tempo di pace, la necessità di normare la vita civile nella previsione di una guerra moderna. Per arrivare a vere e proprie “Norme circa l’obbligo dell’apprestamento di un ricovero antiaereo in ciascun fabbricato di nuova costruzione, o in corso di costruzione, ad uso abitazione” occorrerà attendere il Regio Decreto 24 settembre 1936-XV n. 2121 (GU 21.12.1936, n. 294), quindi alla conversione in legge n. 1527 del 10 giugno 1937. Integrazioni successive verranno disposte con legge 6 giugno 1939, n. 1102. 29 aprile Inizia la costruzione del primo fabbricato Locatelli, lungo la Comunale Bernardino Ramazzini in angolo con il Viottolo del Lupo (oggi via Bligny); il certificato di abitabilità, a lavori finiti, arriverà il 2 maggio 1928. Il lotto, recintato con un alto muro e adornato di una bella cancellata, anticipa la successiva colonizzazione del versante est di S. Croce da parte delle Reggiane (reparto Avio).

1926 agosto Da “Il Giornale di Reggio”: il sindacato fascista iscrive alle Reggiane 74 su 152 tra impiegati e capi tecnici; tra gli operai sono 1.205 su 1.686.

1927 30 marzo Le OMI si presentano all’assemblea annuale con questa formazione principale: presidente del Consiglio di Amministrazione è il Gr. Uff. Ing. Mario Garbagli, vice il Gr. Uff. Ing. Giuseppe Cobianchi, quindi tra 7 consiglieri si registra (dal 1922) il ritorno del Gr. Uff. Giuseppe Menada. La relazione sottolinea le difficoltà che seguitano a colpire il comparto ferroviario, ragione per cui dopo anni comunque di utili si registra nell’ultimo esercizio “una piccola perdita”. Le difficoltà maggiori si registrano a Reggio, mentre risultano soddisfacenti le condizioni dello stabilimento di Modena (“adibito a semplice riparazione Carri”) e di Monza (“ad onta del perdurare della grave crisi molitoria e finanziaria e ad onta dell’aspra concorrenza tedesca e svizzera“). Un’annotazione significativa: l’opuscolo che invita all’Assemblea dei soci, prima stampato dagli Artigianelli a Reggio, viene ora prodotto a Milano.

1928 2 marzo Ai fini di completare la fascistizzazione delle grandi industrie, un decreto ministeriale stabilisce che “in tutti gli appalti per le costruzioni ferroviarie, gli appaltatori dovessero impegnarsi nell’assunzione della mano d’opera a dare la preferenza ai soci del partito fascista e delle unioni fasciste secondo l’anzianità”.

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29 marzo La fascistizzazione entra esplicitamente negli istituti di collocamento, stabilendo che “negli elenchi dei disoccupati i soci del partito fascista e delle unioni fasciste” abbiano “la precedenza sugli altri disoccupati”.

1930-1937 Due decreti ministeriali successivi (1930 e 1931) sanciscono la istituzione del “campo di fortuna” di Reggio Emilia, sotto giurisdizione militare. Tra il 1936 e il 1937 vengono portati a termine i lavori di smantellamento del Campo polisportivo attrezzato fra il 1924 e il 1927 e l’esproprio di una ulteriore ampia striscia di terreno circostante (dove è compreso il borgo rurale detto “Castello di Miari”).

1930 26 marzo La principale novità sottolineata dal Consiglio di Amministrazione è il concentramento delle attività decentrate di Modena e di Monza nello stabilimento reggiano; d’altra parte le OMI hanno investito una quota nella costituzione della Società An. Stabilimenti di S. Eustachio a Milano, “avente per oggetto la produzione e la lavorazione dell’acciaio, del ferro e della ghisa e, in genere, l’industria e il commercio dei prodotti siderurgici e metallurgici”; due mosse che avrebbero permesso per l’anno in corso un notevole dividendo per gli azionisti. 23 maggio A seguito delle percosse subite in carcere muore a 39 anni il calderaio comunista Pietro Lorenzani. Caposquadra alle Reggiane, risiedeva nelle Case Operaie dette del “Cairo” dove si era trasferito a causa delle persecuzioni subite a Cavriago in qualità di consigliere comunale eletto nella lista socialista. I suoi funerali vengono organizzati dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso di Villa Ospizio e divengono l’occasione per una sfida aperta al fascismo (un’indagine specifica, con nuovi fermi, verrà condotta tra i compagni di officina dalla Prefettura). 23 luglio Muore a 32 anni l’aggiustatore meccanico Erasmo Boiardi, residente a Rivalta. Alla fine del 1928 era stato percosso a sangue all’uscita delle Reggiane; vicenda che lo aveva costretto al licenziamento e a ricoverarsi presso la Casa di Salute del prof. Sforza.

1931 27 marzo L’Assemblea generale si apre con la comunicazione di due lutti pesanti per la storia aziendale: Giuseppe Menada, “geniale creatore e valoroso capitano d’industria”; Mario Garbagli, reggitore della presidenza dal 1922. Siamo di fronte a un discreto utile d’esercizio, frutto tra gli altri della “fornitura di N. 39 Bagagliai alle Ferrovie dello Stato Bulgaro, strappata in due aste internazionali alla concorrenza di tutta l’Europa”; risultano inoltre eseguite le prime forniture per la Compagnia Internazionale Vagoni Letto. Peggio va invece il settore dei Molini (l’ultimo grande impianto all’estero è quello per il molino Emile Ricci di Tunisi), Pastifici e Laterizi. La motivazione viene addossata alla politica di “dumping” esercitata dai concorrenti stranieri, in primis la svizzera F.lli Bühler.

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1932 Fallisce la S. Eustachio, il cui deficit grava sulle già sofferenti OMI; ad aprile il titolo aziendale risulta infatti sceso a quota 18 (su 100 di valore nominale, scenderà sino a 13.5 nel 1934). Contemporaneamente vengono portate a Reggio le lavorazioni ex-SAML. Partono i primi progetti per la realizzazione di macchine per l’agricoltura.

1933 23 gennaio Con Regio Decreto Legge (n. 5) viene costituito l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (l’IRI). marzo L’IRI assume il controllo del pacchetto azionario di maggioranza delle OMI; tecnicamente, il capitale sociale viene svalutato da 50 milioni a £ 42.500.00.

1934 Le OMI espongono alla Fiera di Milano le proprie macchine agricole. L’occupazione complessiva si aggira intorno ai 1.500 lavoratori. 31 marzo – XII E.F. L’Assemblea generale si tiene in Piazza della Scala a Milano, presso la sede della Banca Commerciale Italiana. Viene sottolineata, a motivazione della “notevole” perdita di esercizio, la crisi della produzione ferroviaria; ciononostante ci si prepara ad una ripresa, in particolare concordando “con società germaniche la licenza per la costruzione in Italia di ottimi tipi di automotrici con motore Diesel”. A parziale compensazione di tali difficoltà sta la crescita dell’impiantistica: per l’industria molitoria, per i pastifici, per le fabbriche di laterizi e, più recentemente, per il “macchinario agricolo”. Più in generale, ad essere lamentata è la “insufficienza della protezione doganale”, ragione per cui si invoca esplicitamente l’intervento del “Governo che guida i destini del nostro Paese”, nella certezza che vi porrà rimedio sia per ragioni di impulso generale (“sta avviando la produzione e il consumo nazionali verso nuove provvidenze sociali ristoratrici”) sia perché, nello specifico delle Reggiane, “convinti che la nostra Azienda, per molte ragioni, insite sia nella ubicazione delle nostre Officine, sia in taluni rami della nostra produzione, deve apparire particolarmente utile ai fini dell’Economia Nazionale”.

1935 Gianni Caproni rileva dall’IRI il pacchetto di maggioranza (pari a 7/10 del capitale sociale) delle OMI. Il Gruppo Caproni comprende, oltre all’azienda reggiana, la Isotta Fraschini, le Fabbriche d’armi di Brescia, le Officine Caproni-Taliedo, le Officine Motori Carraro. 30 gennaio Muore in esilio a 35 anni l’aggiustatore meccanico Giuseppe Donelli, nato a Villa Cella e trasferitosi nel 1925 alle Case Operaie del Cairo. Fiduciario provinciale del PCI, viene arrestato dall’OVRA e incarcerato per tre anni. Rimasto disoccupato, colpito nella salute per le torture subite in carcere, si trasferisce nel 1930 in via Borghetto a Cavriago e da lì espatria clandestinamente ad Argenteuil, dove si spegne in condizioni di estrema privazione. 9 agosto Muore a 37 anni, assassinato a colpi di rivoltella nel metro di Belleville a Parigi, il metallurgico Camillo Montanari. Nato a Villa Masone in una famiglia afflitta dalla povertà, a 14 anni entra alle

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Reggiane. Dopo tre anni si trasferisce a Sampierdarena, per lavorare nel proiettificio “Ansaldo”, quindi viene richiamato in guerra. Al termine del conflitto bellico rientra alle Reggiane e si trasferisce nel quartiere operaio di Gardenia. Ardito del Popolo, protagonista di scontri armati con le squadre fasciste, diventa segretario provinciale della Federazione giovanile comunista. Dopo la Marcia su Roma assume l’identità di “Agostino” ed emigra clandestinamente in Francia. Nel 1931 diventa l’amministratore generale del PCI all’estero. La sua fine tragica, per mano di un “provocatore” definito nella stampa di partito volta a volta come “fascista” o “trotzkista”, va collegata alle diatribe ideologiche e personali che laceravano una comunità in forte sofferenza come quella italiana negli anni dell’esilio antifascista.

1936 14 marzo– XIV E.F. L’Assemblea si tiene sempre a Milano, questa volta presso la Sede dell’Unione Provinciale della Confederazione Fascista degli Industriali. L’attacco della relazione agli azionisti non ha più nulla della tradizione precedente, ispirata allo stile compassato di un rendiconto aziendale: “…e prima di iniziare la rassegna odierna rivolgiamo il nostro entusiastico saluto ed augurio ai Camerati che in Abissinia “operano col senno e con la mano”; col senno dei capi e col braccio delle falangi imperiali alle quali è nostro compito ed orgoglio preparare i mezzi d’opera necessari, anche a dispetto delle note coercizioni e restrizioni che dobbiamo saper virilmente annullare”. E’ tempo di corporativismo e va celebrato: “In questo disciplinato lavoro ci ha sorretto l’opera costante dei nostri collaboratori tutti, Dirigenti, Impiegati ed Operai ai quali esprimiamo qui la nostra soddisfazione”. Segue un puntuale resoconto dei diversi rami produttivi: “Materiale ferroviario”, dove le Reggiane risultano piazzate al terzo posto in graduatoria nazionale, tra l’altro piazzando “otto locomotive Mallet per il servizio nella Colonia Eritrea”; “Molini, Pastifici e Macchine per Laterizi”, dove, complice “una maggiore comprensione da parte dei Dirigenti delle Case concorrenti”, si è registrato il successo dei “nuovi laminatoi da grano” presentati alla Fiera Campionaria di Milano. Ultima arrivata - competendo con ditte reputate quali la Lanz-Wery, la Mc Cormich, la Mc. Helvetia – è la produzione di “Macchine Agricole”. L’andamento appare assai positivo, avendo essa “più che raddoppiato, nella decorsa annata, il suo volume di vendite, sempre con crescente soddisfazione della nostra Clientela, particolarmente nelle falciatrici che vanno introducendosi in scala sempre più vasta così da ritenere che il corrente anno vedrà quadruplicata la produzione facendo fronte oramai ad almeno la metà del fabbisogno nazionale”. Sotto il profilo societario, a fronte di una più contenuta perdita d’esercizio, si registra un cambio sostanziale nella composizione del Consiglio di amministrazione “a seguito dell’alienazione, da parte dello Spett. IRI della sua interessenza nella nostra Società”. In particolare, è entrato come vicepresidente il Gr. Uff. Dott. Ing. Gianni Caproni, Cavaliere del Lavoro (presidente rimane il Comm. Dott. Ing. Giuseppe Scavia). Questo ingresso segna un riorientamento strategico: “La nostra Azienda entra così in cordiali rapporti con un importante Gruppo Industriale col quale potrà svolgere e già sta svolgendo nuove importanti lavorazioni in collaborazione, nel promettente ramo dei trasporti aerei”. Parallelamente, per rafforzare l’identità aziendale, viene deciso il reintegro nella ragione sociale della “antica denominazione” di “Reggiane” con la quale “la nostra Società è tutt’ora meglio conosciuta”. Pertanto, statutariamente, da “OMI” diventa “Reggiane OMI”.

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1937 24 febbraio Il decollo del bombardiere bimotore “P-32bis” prodotto dalle Reggiane sancisce l’avvenuta trasformazione in aeroporto militare della vasta area adiacente le Officine Reggiane. Negli anni precedenti vi erano stati la demolizione dell’Ippodromo e lo sgombero forzoso di un’intera ed affollata borgata (Castello di Miari).

1938 31 marzo – XVI E.F. I risultati economici consentono ora di cantar vittoria: “l’esercizio 1937, che ci prepariamo a passare in rassegna, è il primo, dopo una serie di sette, nel quale tutti i settori che costituiscono la complessa materia della nostra gestione aziendale sono rientrati nella normalità quasi completa”. Il 1930, quando la crisi economica mondiale si fece conclamata, appare “ormai lontano”, e ciò – come viene rivendicato – grazie al coraggio di sganciarsi dalla quasi monocoltura del ferroviario per “affrontare con decisione il programma di svecchiamento, di completamento e di espansione a nuovi rami di attività”. Dietro vi stanno la “ripresa industriale determinatasi nelle ultime tre annate” e la “entrata nella nostra compagine azionaria di un nuovo gruppo favorevole a coraggiose iniziative”. Nel settore delle “macchine e impianti per molini”, si rivendica il risultato di aver “toccato oramai il livello della migliore tecnica straniera” (il confronto con il 1930 trova un fatturato “ oramai quadruplicato”). Anche il ramo ferroviario risente del “favorevole andamento” complessivo. Per quanto riguarda il settore aeronautico, si rivendica con orgoglio la creazione di un “completo impianto per la produzione di motori per l’aeronautica” e di un “reparto di produzione di velivoli militari e civili entrato esso pure in piena attività”. Ad un prospetto riassuntivo delle attività produttive si coglie per intero l’assoluta rilevanza assunta dalle “costruzioni aeronautiche”: valgono il 50,67 per cento del fatturato, cui segue il ”ramo molini” con il 19,52 per cento e quello “ferroviario”, forte del 15,86 per cento. I “semi-lavorati” pesano per il 6,99; la “meccanica varia e carpenteria” per il 5,33; buone ultime, le “macchine agricole”, ferme all’1,63 per cento. Rinviene inoltre un forte accenno politico, laddove si confida di realizzare un “piano organico” di “sistemazione degli impianti di conforto per il personale, sia interni (spogliatoi e simili), sia esterni”, questi ultimi “in pieno accordo con l’aiuto delle Autorità locali che lo hanno favorevolmente accolto e che porterà indubbi vantaggi materiali e morali al personale dell’azienda”. Ciò “a meglio rafforzare la solidarietà che anima tutta la famiglia Reggiane”.

1939-1942 Viene costruito il “quartiere operaio a carattere semirurale” denominato “Villaggio Corridoni” (poi, nel dopoguerra, “Pistelli”, dal nome di un partigiano caduto).

1939 24 maggio Primo volo del Re 2000, collaudatore è Mario De Bernardi.

1940 16 marzo – XVIII E.F. La cornice nella quale si svolge l’Assemblea è quella della guerra europea, per cui viene annun-

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ciata una “rassegna illustrativa…più concisa del solito”, al fine di non propalare “notizie e dati che consentano indagini indiscrete sulla nostra industria e sulla nostra economia”. Di tale “riserbo” si domanda “comprensione”. Le informazioni trasmesse riguardano, come mai nel passato, le cosiddette “previdenze assistenziali”. In particolare, risultano “entrati in funzione, con pieno gradimento delle maestranze, nuovi servizi dopolavoristici e di assistenza”; inoltre “il primo lotto di case operaie sta per essere inaugurato e si stanno per iniziare i lavori del secondo lotto, cui farà seguito un terzo. La costruzione di una più ampia sede del Dopolavoro sarà pure attuata prossimamente”. Riferimento significativo va alla Scuola Interna di addestramento delle maestranze, la quale risulta aver raccolto “l’elogio del Commissariato Generale Fabbricazioni di Guerra”. Il commento finale non lascia adito a dubbi, circa la fusione “patria” tra ragioni aziendali e ragioni nazionali: “Riassumendo possiamo assicurarVi che la Vostra Società, seguendo le direttive del Regime, è pienamente in linea, come gli eventi richiedono, in ogni campo e reca il suo appassionato contributo in molteplici forme anche alla lotta per l’autarchia”. Il fatturato complessivo sfiora i 250 milioni, l’utile d’esercizio supera i 4 milioni di lire; viene deciso un aumento di capitale a £ 76.374.900. Presidente è il Conte Dr. Ing. Franco Ratti di Desio; amministratore delegato è il consigliere Cav. Uff. Dott. Ing. Giovanni Degola. 10 giugno Il regime fascista decide l’ingresso dell’Italia in guerra a fianco di Hitler. Le Reggiane sono ad ogni effetto mobilitate per la vittoria; ma c’è chi, tra i lavoratori, non gradisce. Questo il commento a posteriori di Ello Ferretti, all’epoca un giovane operaio: “Ero poco più che quattordicenne e da pochi mesi lavoravo in una grossa fabbrica che produceva anche materiale bellico. Il presentimento che sotto sotto qualcosa ribolliva, lo si deduceva dal come parlava e si comportava la gente. Discorsi strampalati, ma significativi, come quello fatto anche a me da alcuni giovani prossimi ad andare militari… “Ah, sì, anche tu vai all’Officina a produrre armi… così ci manderanno a farci ammazzare…”. Furono apprezzamenti che mi avevano impressionato tanto che decisi di farmi trasferire dall’Avio Velivoli ad un reparto di produzione non bellica.”. 4 settembre Atterra presso l’aeroporto di Reggio il Duce del fascismo Benito Mussolini: visita i nuovo stabilimento “Avio” e fa sosta in via Roma.

1941 Le OMI raggiungono l’apice di 11.225 lavoratori; la presenza femminile è di rilievo. Le produzioni principali nel periodo bellico concernono: aerei da caccia (la serie progettata in proprio dei RE: 349 esemplari del 2000, 237 del 2001, 225 del 2002, numeri minori per il 2003, 2005, 2006); aerei da bombardamento (il trimotore S.M. 79, su licenza Savoia-Marchetti, in 405 esemplari); motori per aviazione (dietro licenza Piaggio e Fiat, circa 4.000 unità). Antonio Alessio sostituisce alla direzione Giovanni Degola, morto prematuramente (gli viene dedicata una targa marmorea nella chiesetta aziendale in viale Ramazzini). 12 marzo – XIX E.F. Il linguaggio usato nella “rassegna annuale” agli azionisti è incondizionatamente di guerra: “il popolo italiano, unito e compatto più che mai sotto la guida dell’Uomo che ha saputo imprimergli la coscienza dei suoi diritti e la volontà di rivendicarli”. In un simile frangente, le Reggiane sono per davvero sulla linea del fronte: “Il 4 Settembre 1940-XVIII le Vostre officine hanno avuto l’alto onore di essere visitate dal DUCE”. Segue, puntuale, il resoconto intorno alle “opere di previdenza

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assistenziale”, tra le quali: “la nuova più ampia e confortevole Sede del nostro Dopolavoro Aziendale, già qualche mese efficiente, dotata di ampio salone-teatro”; la “costruzione del secondo lotto di case operaie”; mentre il “fabbricato adibito a refettorio per gli operai è stato raddoppiato”, così come la “Scuola Interna di addestramento maestranze”. Gianni Caproni, come si evince dal prospetto del Consiglio di Amministrazione, si fregia ora del titolo di Conte di Taliedo; nell’organigramma entra inoltre un quadro della nomenclatura fascista reggiana, il Consigliere Nazionale Comm. Geom. Celio Rabotti. L’utile di esercizio supera i 5 milioni. 1 luglio Vengono trovati “corpi estranei nei cilindri di un motore Fiat A. 74”. Già il 25 giugno ben 29 operai erano stati fermati per il rinvenimento di un tubo schiacciato in un apparecchio S. 79. Alle Reggiane il sabotaggio della produzione bellica, che si era manifestato sin dai primordi, diviene un fenomeno abbastanza diffuso da preoccupare le massime autorità fasciste.

1942 La città, trainata dall’immigrazione industriale che ruota attorno alle Reggiane, supera la soglia dei centomila abitanti.

1943 2 marzo – XXI E.F. “Uomini e mezzi, intelligenze ed energie, in una parola il complesso delle forze che costituiscono la compagine della Vostra Azienda, anche nel 1942 si sono considerati mobilitati al servizio della Patria in armi…”: le Reggiane sono a tutti gli effetti industria di guerra, cui viene rivolta ogni risorsa: “Gli impianti industriali sono stati ulteriormente integrati in relazione alle esigenze della produzione e particolare cura è stata dedicata alla organizzazione aziendale in genere”. I soli dettagli, dato il noto riserbo di guerra, concerne il “campo assistenziale e sociale” promosso dalle Reggiane; in particolare, si dà notizia di una “decorosa sede per il Gruppo Rionale Fascista donata, in esecuzione di delibera del Vostro Consiglio, alla Federazione dei Fasci di Combattimento di Reggio Emilia”. La coincidenza tra S. Croce e le Reggiane appare qui al massimo grado; d’altronde si tratta di un’Azienda che occupa migliaia di lavoratori e fa profitti, nel 1942, per quasi 8 milioni di lire. primavera L’OVRA conclude con decine di arresti una “operazione anticomunista” tra operai delle officine Reggiane, Lombardini, Greco. 28 luglio Nei pressi della porta nuova delle Reggiane, dentro il contesto dello stato d’assedio proclamato in seguito all’arresto di Benito Mussolini, vengono falcidiate decine di persone. Rimangono uccisi 9 lavoratori, tra i quali una donna incinta: Antonio Artioli, lattoniere; Vincenzo Bellocchi, tornitore; Eugenio Fava, apprendista aggiustatore; Nello Ferretti, apprendista scaldachiodi; Armando Grisendi, operaio; Gino Menozzi, montatore; Osvaldo Notari, disegnatore; Domenica Secchi, operaia; Angelo Tanzi, operaio. Di fatto, come conseguenza, Reggio anticipa lo stato d’assedio che verrà poi imposto dall’occupante nazista, con la presa dell’aeroporto e delle Reggiane il 9 settembre. 31 dicembre Il Nucleo Aziendale Fascista Repubblicano Reggiane decide di riunire presso il Dopolavoro “F. Corridoni”, per operare la distribuzione della “tradizionale BEFANA FASCISTA”, ai “capi Famiglia dipendenti da queste Officine che si trovano in condizioni disagiate sia per rilevante numero di figli pic-

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coli sia per disgrazie famigliari”. L’elenco viene compilato attraverso i Reparti d’officina “per non incorrere in eventuali false segnalazioni”. Ne “è risultato un complessivo di circa 800 famiglie”.

1944 7-8 gennaio Due tornate di bombardamenti, con bersaglio primario le Officine Reggiane, creano distruzione e morte in città. Le ragioni dell’obiettivo vengono così descritte nel Piano d’attacco americano: “La fabbrica sta operando a ciclo continuo nelle 24 ore. Non è probabile che stia producendo un nuovo aereo, ma il movimento di aerei da caccia sull’aeroporto indica che la fabbrica è stata convertita dal nemico in un importante centro per riparazione, manutenzione e fornitura di tali aerei.”. Solo per l’8 gennaio vengono conteggiate 350 bombe sganciate nell’area Reggiane, di cui 39 rimangono inesplose. Se i danni inferti sono ingenti (l’80 per cento degli impianti fissi e il 30 per cento del macchinario installato), il conto complessivo delle vittime è altissimo: 264 persone. Seguono gli sfollamenti: su 1.200 famiglie censite nella parrocchia di S. Croce sono appena in 20 a rimanere nelle proprie case. Ecco il grido di Don Felice Iotti, parroco di Santa Croce, sul diario parrocchiale, in margine al bombardamento dell’8 gennaio: “Grande bombardamento terroristico di S. Croce, delle Officine Reggiane, della Stazione Ferroviaria e di una parte della città. […] La Parrocchia di S. Croce non esiste più: sono rimaste in piedi la chiesa e la canonica e circa la metà delle altre case; ma tutte aperte e inabitabili. […] Cose da popoli selvaggi!”. Nel frattempo riprende parzialmente la produzione Reggiane in piccole officine sparse nella provincia o convogliando i macchinari salvati in stabilimenti approntati nell’Alta Italia, particolarmente nella provincia di Varese (Cocchio, Besozzo, Gemonio). 1 marzo Da un esposto firmato da molti operai al gruppo aziendale repubblicano delle Reggiane: “Indefessamente, per anni, abbiamo contribuito, cooperato, sebbenché i gravami fisici fossero enormi affinché un risultato positivo desse utilità ai destini della Patria, dando medesimamente il mezzo alla nostra Provincia, d’assorbire migliaia di operai, eliminando lo spettro della miseria nelle case del proletari(at)o Reggiano. (…) Le calamità della guerra passando nel nostro suolo hanno distrutto le nostre fatiche, mutilate le nostre case, seminato la morte, perciò, questo non dà un diritto al capitalismo di approvare la situazione del popolo in queste ore tristi; devono comprendere, questi signori, che i creatori dei loro capitali e proprietà sono anch’essi uomini, hanno un cuore, un’anima, una famiglia, che non è giusto ch’essi debbano immigrare in altre zone per il pane dei figli (…). Noi per il bene della Patria abbiamo dato tutto quello che ci fu chiesto, chiediamo alla Patria che ci restituisca il nostro lavoro. (…) Gli operai dello Sperimentale si firmano e ringraziano”. 30 marzo L’“Era Fascista” è terminata e lo si vede già in calce al frontespizio; l’Assemblea continua a riunirsi in Milano ma le vie di collegamento non sono più così sicuri, per cui viene fissata un a “eventuale seconda adunanza” per il 6 aprile. Il fatto è che le fabbriche del Nord sono ora sottoposte a pesanti bombardamenti, come mostra proprio il caso delle Reggiane: “Il 7 e l’8 gennaio 1944 le nostre Officine hanno subito una grave offesa aerea che ha recato danni ingenti. Stiamo svolgendo la più solerte opera sia per la ricostruzione che per il conseguimento dei risarcimenti”. Ciononostante gli Azionisti continuano a spartirsi oltre 5 milioni di utili. Tale decisione, peraltro, rappresenta una sfida aperta al Decreto Ministeriale 12 Novembre 1943, dove il nuovo governo “sociale” del fascismo aveva inteso tassare i crediti di guerra con un’imposta speciale sui contratti per forniture

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belliche dal 1° gennaio 1939 al 4 dicembre 1943. Il Consiglio di Amministrazione (dal quale è uscito nel frattempo Celio Rabotti, non sostituito) lo dice esplicitamente: “Noi riteniamo che la percezione di un tributo di questa natura non sarebbe equo nei confronti della Società, così duramente provata da danni di guerra”. Le Reggiane stanno ormai rotolando insieme alla guerra fascista che le aveva elevate tra le grandi industrie nazionali, e prima in Emilia. Il cordone ombelicale con i “destini della Patria” lo si intravede confrontando le voci “Crediti” e “Debiti” conteggiate al 31 dicembre 1943, dove l’enorme incidenza dello Stato viene finalmente svelata: sui crediti pesa per 263 milioni su 303 complessivi, sui debiti (“finanziamenti per contratti statali”) per 221 milioni. Che le Reggiane continuino comunque a produrre lo si evince dalla Relazione dei Sindaci, e proprio nei diversi accenti usati a proposito dei bombardamenti: “Prima d’ogni altra cosa il Collegio Sindacale rivolge un accorato pensiero alle vittime del dovere, poche in realtà, che la furia nemica non volle risparmiare sul luogo del quotidiano lavoro fra il Vostro personale alle cui famiglie la Direzione della Società ha dato particolare e premuroso aiuto ed assistenza. Il danno patrimoniale è stato grave: ma lo sarebbe stato in assai più grande misura se la solerte Direzione, dando pronta esecuzioni alle decisioni della Presidenza del Consiglio, non avesse provveduto a decentrare tempestivamente, e quindi a salvare, buona parte del macchinario e delle scorte”. Nella rassegna assembleare si dà poi conto di un imponente elenco di opere assistenziali che restituisce la valenza delle Reggiane nella realtà di Reggio Emilia: gestione case; azienda agricola; mensa aziendale; dopolavoro aziendale; stabilimento bagni a doccia; scuola apprendisti; casa maternità e infanzia. Alcune voci nel dettaglio. Gli appartamenti nel “Villaggio Corridoni” sono 407, dove alloggiano 1.728 persone. L’Azienda agricola cui si fa cenno riguarda 11 ettari messi in coltivazione ad orto dalle Reggiane per rifornire la mensa aziendale. In anni di autarchia, tessere alimentari e mercato nero, si tratta di cifre imponenti: i prodotti ortofrutticoli ricavati ammontano a 650 q.li, cui va aggiunto un numero non meglio identificato di conigli; le minestre distribuite nell’anno arrivano a 694.395, per la verità non gratuitamente ma al “prezzo limitato” di £ 1,20 cadauna (media giornaliera di 2.300). Mentre “le circostanze” hanno impedito di riaprire la Colonia Marina di Gatteo a Mare che “aveva accolto negli anni scorsi nidiate di figli di impiegati ed operai”. 12 maggio Vengono conteggiati 67 “Magazzini” siti in fabbricati civili decentrati nella provincia di Reggio Emilia dove sono riprese lavorazioni collegate alle Reggiane. Tra le località citate: Poviglio, Castelnuovo Sotto, Cadelbosco Sopra, Sant’Ilario, Villa Cadé, Cavriago, Rubiera, Rivalta, Rivaltella, Villa Canali, Montecavolo, Rubbianino, Arceto, Scandiano, Iano, Casalgrande, Novellara, S. Maria di Novellara, Bagnolo, Correggio, Noce di Scandiano, Mazzalasino, Chiozza, Barco, Bibbiano, Piazzola, S. Polo, Villa Gavassa, Villa Cavazzoli, Via 28 ottobre a Reggio Emilia; fuori provincia, Sassuolo, Ubersetto. 31 ottobre Dei 2.690 lavoratori rimasti sul libro paga delle Reggiane, oltre un quarto risulta aver seguito il trasferimento degli impianti in quattro unità produttive lombarde e venete.

1945 13 aprile Davanti alla portineria vecchia delle Reggiane, in viale Ramazzini, viene assassinato l’antifascista di estrazione socialista Vittorio Bulgarelli, strappato dalla sua abitazione in via Veneri. La lapide a ricordo verrà scoperta il 13 aprile 1948.

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24 aprile La liberazione della città coincide con la sistemazione dell’area bombardata. I lavori ricostruttivi degli stabilimenti vengono condotti dal Consorzio Cooperativo di Produzione e Lavoro, il quale si accolla l’anticipazione dei costi di lavorazione; il conteggio dei rottami rimossi toccherà la cifra impressionante di 28.ooo tonnellate. 1 maggio Prende avvio il Consiglio di Gestione. Vi sarà una nuova elezione il 21 gennaio 1947, quando ne diviene presidente l’ingegner Del Cupolo: i votanti sono 4207, di cui 3898 schede valide, 252 bianche, 57 nulle; il CdG è così composto: 4 operai (più 1 rispetto al precedente), 3 tecnici d’officina; 1 impiegato amministrativo; 3 tecnici d’ufficio. Una seconda elezione avviene nell’ottobre 1948, quando in seguito alla crisi intervenuta tra Commissione Interna e Consiglio di Gestione diventa presidente di quest’ultimo il tecnico Ludovico Ferrari, già segretario della sezione PCI di Santa Croce. 31 agosto Nelle campagne tra Bagnolo e Correggio viene ritrovato il corpo senza vita del direttore generale Arnaldo Vischi. 6 dicembre L’accordo interconfederale prevede la reintroduzione del cottimo collettivo, stante la tregua salariale e il blocco dei licenziamenti; segue l’adozione dell’integrativo di malattia e dei premi di produzione.

1946 Le OMI Reggiane fanno richiesta di accesso ai finanziamenti ERP (European Ricovery Program) per l’acquisto di macchinari; l’autorizzazione, per l’ammontare di 975.000 $, arriverà soltanto il 16 giugno 1950. Complessivamente, nell’ambito del Piano Marshall, all’Emilia-Romagna arriverà soltanto lo 0,60 per cento dei fondi stanziati per l’Italia. Il Consiglio di Gestione contratta con la proprietà aziendale il premio di produzione collettivo, rifiutando la reintroduzione del cottimo individuale. 27 maggio La data corrisponde alla seconda convocazione in Milano. L’organigramma del Consiglio mostra la perfetta continuità, tra guerra e dopoguerra, dei “conti” industriali ai massimi livelli: presidente è Franco Ratti di Desio, vice Gianni Caproni di Taliedo. Prima della Relazione, il CdA riserva un ricordo al defunto direttore Dott. Ing. Arnaldo Vischi, “vittima innocente, colpito selvaggiamente da vili mani assassine” il 31 agosto 1945; l’Assemblea si associa elevando all’unanimità “un commosso, reverente pensiero alla Memoria”. Quanto all’attività produttiva, viene definita “modesta, in relazione alle contingenze ed alla limitata efficienza degli impianti”, anche se “lusinghiere e confortanti” appaiono le prospettive sulla base del “notevole portafoglio di ordinazioni nelle produzioni interessanti i trasporti ferro-tranviari e stradali e gli impianti direttamente connessi con la ricostruzione edilizia e l’alimentazione”. Il punto debole, da quanto si evince, concerne la carenza di liquidità finanziaria in dipendenza del “ritardato incasso dei crediti verso lo Stato (Aeronautica, danni di guerra)”. Sul fronte dei crediti risultano infatti iscritti, al 31 dicembre 1945, 273 milioni verso “Enti Statali Italiani” e 53 milioni verso “Enti Statali Germanici”; i “Clienti vari” pesano per appena 24 milioni. La perdita di esercizio sfiora i 25 milioni e viene imputata “a diminuzione del fondo ammortamento”. Quanto ai danni di guerra certificati, assommano a 629 milioni; la somma ricevuta al momento dallo stato è di 120 milioni.

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1947 9 e 17 aprile, 14 maggio Nubi e speranze si addensano sulle Reggiane, le quali risultano ricostruite ma ad un costo che il CdA ritiene esoso per la Società, visto il ritardo nei rimborsi, peraltro aggravato dal “mutato potere di acquisto della moneta”. Per converso, si registra un certo ottimismo circa il futuro realizzo dei crediti di guerra e “l’ottenimento di un equo indennizzo per le asportazioni di macchinari e materiali perpretate dalle truppe tedesche”. Per quanto riguarda la produzione, viene posto in evidenza il “costante afflusso di ordinazioni dall’estero”. Una nota negativa è riservata all’“ingente onere finanziario” che l’Azienda ha “sopportato…per spese di mano d’opera esuberante alle necessità di produzione”. Ciò che diventerà il nodo del contendere negli anni a seguire viene qui risolto con l’auspicio che “Dirigenti, impiegati e maestranze, consapevoli delle difficoltà che ancora ci attendono, sapranno dare rinnovata prova di fattiva e disciplinata collaborazione per il bene generale”. L’esercizio 1946 registra ad ogni modo una perdita di oltre 25 milioni; l’Assemblea straordinaria del 14 maggio si propone di ricapitalizzare sostanziosamente le Reggiane, da 100 milioni a 1 miliardo di lire. 1-7 giugno Secondo congresso CGIL a Firenze, aperto contrasto tra le componenti cattolica e comunista; la vicenda dei rapporti tra la CGIL e la futura CISL si riverberà dentro alle Reggiane e poi alle Nuove Reggiane. 29 giugno All’abitazione dei lavoratori Reggiane in angolo tra via Agosti e via Gondar viene apposta una lapide in marmo grigio e fotoceramica del caduto partigiano Umberto Pistelli. Il “villaggio operaio con case semirurali Filippo Corridoni” diventa così il Villaggio operaio “Pistelli”. L’iscrizione reca la dedica: “AUSPICE IL FDG [Fronte della Gioventù, ndr]/LA POPOLAZIONE MEMORE/CON FEDE NEI DESTINI/DELLA REPUBBLICA/BAGNATA/ DAL SANGUE DI TANTI EROI/QUESTO VILLAGGIO DEDICA”.

1948 15 settembre La Direzione comunica alla Commissione Interna l’esistenza di un esubero sostanzioso: 2070 dipendenti dovranno essere licenziati. Secondo quanto espresso dall’Ing. Lo Monaco, occorre costituire “una commissione designata fra il Consiglio di gestione e la Commissione Interna, la quale possa accertarsi della realtà della situazione e rendersi conto dell’imprescindibile necessità di ridurre il personale per dar modo all’Azienda di vivere, e quindi anche di assicurare il sostentamento alle 1600 famiglie circa alle quali soltanto l’Azienda già da tempo era in grado di dar lavoro” – Su questo punto, contrasto con la Commissione Interna, impasse del CdG, nuove elezioni (di ottobre) ed elezione di Ludovico Ferrari. La FIOM raccoglie 5762 iscritti (4962 operai, 800 impiegati) su 5782 dipendenti.

1949 20 gennaio Firma accordo fra Direzione e Comitato di Fabbrica: rientrano i licenziamenti imposti, 400 lavoratori se ne vanno volontariamente con un indennizzo extracontrattuale, mentre viene varato un corso di qualificazione professionale della durata di sei mesi per altri 600 lavoratori. Le speranze si spengono con le dimissioni successive del direttore generale e del direttore tecnico.

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luglio Sciopero generale unitario fra CGIL e FIL (sindacati liberi). ottobre Lettera di licenziamento per 400 lavoratori, aperto gesto di protesta di circa 500 lavoratori, i quali entrano nello stabilimento privi di regolare cartellino; le trattative si interrompono, la Direzione invia la polizia a presidio dello stabilimento, gesto che a sua volta viene interpretato come una serrata (12 ottobre, notte). Il 16 ottobre viene riaperta la vertenza: alla fine del corso di riqualificazione si prevede la riassunzione di 950 allievi. dicembre Pesante passivo di bilancio per l’anno che si chiude.

1950 La Direzione cerca di imporre il passaggio dal cottimo collettivo a quello individuale, i lavoratori rispondono con scioperi a intermittenza. marzo La Direzione intima lo scioglimento del Consiglio di Gestione; intervento di concertazione ministeriale. 30 marzo Il vescovo Beniamino Socche visita la cappellina delle Reggiane e fa appello all’armonia, alla legge di Dio, alla riconquista della pace e dell’ordine sociale. 25 maggio La Direzione nega il riassorbimento dei 700 “allievi” che avevano accettato di frequentare il corso di riqualificazione appositamente previsto ai fini del loro reintegro. La risposta sindacale è immediata e creativa. Ecco la cronaca che ne fa “Voce operaia”: “E’ sorto proprio innanzi alla direzione dello stabilimento Reggiane. Questo villaggio di 700 operai […]. Una baracca di legno, una grossa tenda da campeggio formano il quartier generale dell’attività di questi uomini. Alla mattina alle sette arrivano cantando con gli operai che vanno in fabbrica. Un saluto, e il corteo si rompe, chi si porta verso la portineria e chi volta dal cancello dell’ENAL. […] Uscendo dalla baracca troviamo la totalità degli allievi ai posti loro prescritti. Dopo il primo controllo della presenza cominciano a partire le varie delegazioni per la campagna, per andare a esprimere ai contadini, ai braccianti, ai mezzadri e ai fittavoli le profonde ragioni per cui si battono, per dirgli che lottano anche in difesa dei loro interessi, salvaguardando la economia provinciale. Vengono distribuiti loro i cartelli con sopra scritto: LICENZIATO DELLE REGGIANE.”. ottobre Partono 2000 lettere di licenziamento, cui si aggiungono altri 700 allievi non riassorbiti, la Cgil risponde con uno sciopero generale provinciale di 48 ore, la Direzione ordina la serrata, i lavoratori scavalcano e occupano (6 ottobre). Rottura definitiva del fronte sindacale. Le stime di parte CGIL indicano un totale di 863 assenti alla lotta: 488 impiegati (su 633) e 385 operai (su 4266). Questo l’organigramma che, sul fronte operaio e sindacale, reggerà la lotta. Sul piano locale: Walter Sacchetti è il segretario generale della Camera del Lavoro provinciale; Napoleone Azzolini è il segretario della FIOM provinciale; Ludovico Ferrari è il presidente del Consiglio di Gestione; Silvano Consolini è il segretario della sezione sindacale aziendale della FIOM; Pierino Bonacini è il presidente della Commissione Interna; Werter Rabitti è il presidente del Comitato di Agitazione; Giuseppe Soncini è il segretario della sezione aziendale del PCI; Enrico Sturloni è il segretario del

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Nucleo Aziendale Socialista. Sul piano nazionale: Giuseppe Di Vittorio è il segretario generale della CGIL; Giovanni Roveda è il segretario della FIOM nazionale. Natale Mobilitazione generale di solidarietà con i lavoratori in lotta, simboleggiata dalla consegna fatta dai mezzadri agli operai occupanti delle “regalie” altrimenti destinati ai padroni dei fondi. Improntato a diverso tenore l’intervento pronunciato dal vescovo Socche: “Si licenzino inesorabilmente coloro che non hanno voglia di lavorare e che sono in officina solo per sabotare il lavoro, per creare difficoltà all’ordine interno, sarà la gioia della stragrande maggioranza degli operai che finalmente vedranno assicurato il pane”.

1951 gennaio Su 4899 dipendenti, gli iscritti al PCI sono 2481, organizzati in 70 cellule. 21 maggio Il FIM annuncia il provvedimento di scioglimento delle Reggiane. 7 luglio Nell’occasione del Convegno degli intellettuali convergono a Reggio Emilia decine di artisti, registi e letterati di primo piano. La riunione diventa l’occasione per un incontro con i lavoratori nella fabbrica occupata. Tra gli intervenuti: Renato Guttuso, Carlo Levi (che saluterà gli occupanti con il memorabile: “Voi siete i portatori di una nuova cultura”), Italo Calvino, Marino Mazzacurati, Ezio Taddei, Giuseppe Petronio, Carlo Salinari, Corrado Cagli, Renzo Renzi. 28 luglio Giuseppe Di Vittorio, segretario generale della CGIL, commemora i morti del 28 luglio 1943 nel piazzale adiacente l’ENAL Reggiane: “Io porto l’adesione più calorosa della grande famiglia dei lavoratori alla commemorazione dei nove giovani lavoratori caduti il 28 luglio 1943, commemorazione che non si fa come un rito abituale, ma perché essa rappresenta il fatto precursore del moto progressivo della storia”. ottobre Gli iscritti al PCI nelle sezioni di fabbrica sono 2641, altri 200 nelle sezioni di strada. La FIOM raccoglie il 97 per cento dei consensi tra gli operai e il 44 per cento tra gli impiegati. 5 ottobre Siglato accordo sindacale sulle Nuove Reggiane alla presenza del Ministro del Lavoro. 6 ottobre La lotta termina dopo 493 giorni di occupazione. Il liquidatore è Salamini: già coinvolto nella chiusura di altre aziende IRI, si muove esplicitamente per allontanare gli operai che avevano preso parte alla lotta. Fatto sta che agli operai vengono liquidate 50.000 lire e agli impiegati 120.000, quindi NON rispettando la clausola degli accordi nelle riassunzioni, là dove era stato previsto il diritto di precedenza per chi fosse già dipendente delle OMI Reggiane. 8 ottobre Ultimo discorso di Sacchetti e Roveda nei locali del refettorio Reggiane, le quali vengono sgomberate in attesa dei “sigilli” che verranno apposti alle 16. Alla medesima ora è lo “s’ciflòun” a suonare l’adunata generale: gli operai delle Officine Reggiane escono dai reparti con in testa i tre esemplari del trattore R60, quindi si dirigono in corteo in piazza della Vittoria insieme a Giuseppe Di Vittorio, il quale nel corso del comizio sancisce il commento a futura memoria: “vittoria politica, sconfitta sindacale”

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31 dicembre L’Ufficio Provinciale del Lavoro registra una disoccupazione provinciale di 36.564 lavoratori (su 185 mila attivi, mentre la popolazione complessiva è di 381.801 persone).

1952 28 febbraio Con 274 operai e 131 impiegati riaprono (i cancelli lo saranno, fisicamente, il 3 marzo) le Nuove Reggiane. 250 sono “vecchi dipendenti”, per lo più non partecipanti alla lotta. Per entrare non si passa attraverso il collocamento: le chiamate sono nominative, dietro segnalazione di parroci e note informative dell’Arma dei Carabinieri. Tra i nuovi assunti, vi sono i “mutilatini”, ragazzi molto giovani che lavorano dieci ore al giorno, eseguono lavori dequalificati, sono alloggiati nelle strutture del cappellano di fabbrica. L’azienda rientra nell’orbita delle partecipazioni statali.

1952-1953 Il Comitato federale del PCI registra con attenta preoccupazione il rovesciamento degli equilibri sindacali dentro alle Nuove Reggiane, ben sintetizzato dalla presenza monocolore (bianco) di politici nel Consiglio di Amministrazione delle Nuove Reggiane: su un totale di nove, tre sono noti esponenti democratico cristiani di Reggio: Corrado Corghi, il segretario provinciale; Emilio Tosi di Guastalla; il ragioniere Armando Fantuzzi. Mentre il responsabile del personale è l’ex segretario della Dc di Milano, Lamberto Cattaneo. Sul piano sindacale interno, la CISL è il sindacato di riferimento, prima con Francesco Pasotti e poi con il dottor Mazzoli di Bologna. Alle prime elezioni per eleggere la Commissione Interna la Cisl raccoglie 617 voti tra gli operai, la FIOM 192; gli impiegati, 247, aderiscono tutti alla CISL; mentre 173 schede complessive sono però annullate per frasi, ingiurie, ecc. Le proporzioni, per la CGIL, peggiorano ulteriormente a dicembre 1952: gli operai sono 1212, i votanti 1145, 1063 i voti validi: di questi, 901 vanno alla CISL, 84 alla UIL, 78 alla FIOM. Su 368 impiegati, votano in 344 votano; 326 i voti validi, di questi 285 alla CISL e 41 alla UIL. Il commento in seno al Comitato Federale del PCI è amaro: in un anno si sono persi 250 operai iscritti, in parte perché emigranti, in parte – vi si dice - per dissenso nella conduzione della lotta. A livello provinciale, vengono meno 1.028 iscritti sui 66.000 complessivi.

1954 Si dà vita, con la SBAREC di Montalto di Castro, a una ditta consociata nel settore “off-shore” per le produzioni belliche. Al nuovo stabilimento vengono fatti confluire, come espressione di rappresaglia aziendale, i lavoratori all’indice per il proprio orientamento sindacale e politico. 1 maggio In alternativa a quello sindacale, in piazza, viene inaugurato il Primo maggio aziendale, con tanto di gita pagata. La CISL rimane sola nella Commissione Interna. Seguono interpellanze parlamentari sulla situazione alle e delle Reggiane da parte degli onorevoli di parte comunista Walter Sacchetti, Nilde Jotti, Silvio Fantuzzi. 25 maggio Sul numero primo del nuovo giornale di fabbrica della Cgil, denominato “S’ciflòun”, si possono leggere le malinconiche ragioni di una simile intestazione dedica alla Sirena delle Reggiane: “Ho sempre suonato, voi lo ricordate. Sono felice nei giorni di vittoria, nei giorni di lavoro, quando la strada straripava di gente. Suono cupo, che faceva rabbrividire, quando uno di voi se ne andava,

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schiacciato dalla macchina, perché il padrone doveva stare meglio, doveva guadagnare di più […]. Tutti mi conoscevano. Il contadino ed il bracciante di Gavassa, di Bagnolo, misuravano il tempo con il mio suono: in quell’ora i bottegai aumentavano il personale di servizio e la donna “gettava giù” la minestra perché fosse scodellata al tempo giusto. Tutta la città si muoveva perché io sono la città.” 29 maggio L’Assemblea delle “Nuove Reggiane – Officine Meccaniche Italiane” si svolge presso la sede romana (ma la stampa dell’opuscolo è della tipografia Notari di Reggio Emilia). Presidente è l’avvocato Luigi De Pompeis, amministratore delegato e direttore generale l’ing. Leopoldo Cattaneo; tra i consiglieri, l’ing. Giorgio Degola. La relazione del CdA mette in evidenza, nell’organizzazione aziendale, la “convivenza con la Società in liquidazione”. All’interno di una crisi generalizzata dei mercati, con forti difficoltà nell’esportazione, sia pure in “fase iniziale”, “meritano una particolare menzione le commesse NATO”. Parte del macchinario utilizzato dall’Azienda risulta finanziato (attraverso “banche varie in America”) nell’ambito del piano ERP (European Ricovery Program). Per la prima volta, in sede di bilancio aziendale, viene citato il numero dei dipendenti occupati: sono 1412 al 31 dicembre 1953. Ai fini di un riconoscimento “dello spirito di collaborazione e di attaccamento al lavoro dimostrato dalle maestranze”, il CdA propone un prelievo di 10 milioni sull’utile di esercizio “da versarsi, a condizioni da stabilirsi, per una fondazione a favore degli operai, impiegati e dirigenti della Società”.

1955 27 aprile Il Consiglio comunale di Reggio Emilia è chiamato a discutere La difficile situazione in cui versano diverse industrie e le proposte per superare tale situazione. 20 maggio All’Assemblea annuale il CdA si presenta con un nuovo presidente: l’ing. Antonio Mizzau. La presentazione di questo bilancio, vi si legge, “riveste una particolare importanza in quanto ha anche carattere di primo consuntivo della ricostituzione della gloriosa officina di Reggio Emilia, per opera della Società Nuove Reggiane. Viene dato conto del particolare sforzo di riorientamento dell’Azienda sui mercati internazionali, in particolare puntando sulle commesse “off-shore”, strappate grazie alla presenza di propri agenti “in ben 71 paesi” e, in sede, utilizzando come “addetti alla progettazione ed alla sperimentazione ben il 40% dei propri impiegati”. Accordi produttivi e commerciali sono stati definiti con la Metropolitan Vickers di Manchester e (per le bilance e i sistemi di pesatura) con la Richardson Scale Company di Clifton (New Jersey), mentre l’export rappresenta “circa l’80% del fatturato”. Tra i “nuovi settori di produzione” si segnalano: “zuccherifici, impianti minerari, macchine per il movimento di terra”. Sul fronte della produzione nazionale perdura in specifico una difficoltà “nel mercato dei prodotti ferroviari”; anche per questo motivo, dietro “raccomandazione del Ministero Industria”, si è andata costituendo nell’anno “fra tutte le Aziende del Gruppo “F.I.M” una “Agenzia Produzioni Speciali Meccaniche” avente lo scopo di trattare e assumere commesse e, in particolare, quelle di materiale bellico”. I dipendenti sono saliti a 1.619: a favore dei quali, in ottemperanza a quanto stabilito nell’Assemblea precedente, si è proceduto alla costituzione della “Fondazione Luigi Morelli”, il cui scopo - si tratta di una figura di “sindacalista cristiano” - è “l’elevazione sociale, morale e culturale del

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personale dipendente”. Ciò in riconoscimento di uno sforzo complessivo da parte delle maestranze volto migliorare la “produttività “: come si legge negli allegati, “nei tre anni di attività si è avuto un solo sciopero di 3 ore, indetto dalla CISL per il conglobamento”, mentre “a tutti gli altri scioperi indetti in questo periodo i dipendenti della società non hanno aderito”. L’azienda denuncia un utile industriale lordo di mezzo miliardo, netto di 15 milioni. Va infine segnalato come, in coincidenza “col cinquantennio dell’inizio di attività delle Officine di Reggio Emilia”, venga elaborata un’edizione speciale volta a storicizzare per la prima volta la vita complessiva dell’Azienda: uno sforzo che può essere letto come il modo, da parte delle “Nuove Reggiane”, di proporsi quali eredi legittimi di una storia gloriosa terminata nella ferita ancora sanguinante della liquidazione coatta amministrativa dichiarata a carico delle Reggiane nel 1951. In tal senso appare significativo, anche se destinato a poca fortuna, il tentativo della nuova società di riprendere “una tradizionale produzione delle Reggiane: la produzione motoristica”. Non meno significativo, per il segno politico che portava impresso - dopo che il trattore R 60 aveva rappresentato l’utopia “di pace” espressa nel corso dell’occupazione delle Reggiane –, l’avvio di una specifica filiera di “materiale d’armamento”.

1956 Diventa operativa la produzione di “turbine a gas” per la marina militare e per trazione ferroviaria; sempre nel settore militare, l’azienda produce “affusti e munizioni per armi di medio calibro”.

1957 29 dicembre Assemblea straordinaria, convocata in Roma dove è la sede legale di Nuove Reggiane. Il FIM, unico proprietario della società, ne decide la ricapitalizzazione da 100 milioni a 3 miliardi; ciò alfine di renderla proprietaria degli stabilimenti di Reggio Emilia che erano di proprietà delle Reggiane, poi messe in liquidazione coatta amministrativa, e così promuoverne l’operatività.

1958 12 marzo L’Assemblea si riunisce a Reggio Emilia, nella sede di via Agosti, e articola in due momenti: “ordinaria e straordinaria totalitaria”. Si comincia con la Relazione ordinaria e un’affermazione che vuole essere di bilancio: saremmo infatti, secondo il CdA, ad un passaggio che “rappresenta l’anello di congiunzione” fra il triennio ’54-’56 – con un’alta incidenza degli off-shore, collegabili al materiale d’armamento - e quella presente dove prevalgono “locodiesel, motori, impianti industriali”. La conseguenza più rilevante è il “mutamento da produzioni a ciclo breve (1-3 mesi di immobilizzo medio) ad altre a lungo ciclo di produzione e fatturazione”. Tale riorientamento ha indotto Reggiane a cedere la SBAREC, specializzata nel confezionamento di esplosivi, peraltro con il fine di permetterne un più ampio sviluppo all’interno del gruppo FIM. Sotto il profilo proprietario, si registra “l’avvenuta acquisizione della proprietà di tutto il complesso industriale nel quale opera la Nuove Reggiane attraverso l’acquisto dell’intero pacchetto azionario della Società Reggiane OMI SpA. Con l’assemblea straordinaria totalitaria il FIM emette obbligazioni per un importo pari (£ 2.900.000.000) alla ricapitalizzazione decisa a dicembre. Una notazione speciale va al rapporto con le maestranze, ispirato a “un clima di laboriosa concordia”; in tale prospettiva, si è “dato notevole sviluppo all’istituto del salario familiare e a quello

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dell’integrazione delle indennità di licenziamento in collaborazione con la Fondazione Morelli”, ora dotata di riconoscimento giuridico. Il fine, come esplicitamente dichiarato, è quello di generare “attaccamento all’Azienda da parte di tutti i collaboratori e di tradizione familiare in tale attaccamento”. 30 dicembre Modificando l’itinerario deciso nell’Assemblea precedente si delibera la fusione tra Nuove Reggiane (società industriale) e Reggiane (società di fatto immobiliare ).

1959 giugno La fusione viene portata a compimento; la sede ritorna a Milano. Dal punto di vista industriale, si tratta di un passaggio reso necessario “in vista della graduale entrata in vigore del trattato per il MEC, avvenimento che, come è noto, esige il rafforzamento delle strutture societarie ed il miglioramento dei mezzi strumentali per accrescere la forza competitiva delle imprese nel più vasto mercato costituito dalla nuova comunità europea”. Dal punto di vista patrimoniale, l’operazione risente della situazione pregressa della liquidazione Reggiane, da cui ne consegue una complessa serie di aggiustamenti di bilancio.

1960 7 giugno Ancora un’articolazione assembleare tra ordinaria e straordinaria. Quella ordinaria delibera su di una gestione anomala, lunga 15 mesi, dal 1.10.58 al 31.12.59. Tra i frutti della complessa situazione societaria registra una perdita di esercizio pari alla cifra assolutamente rilevante di 2 miliardi (ripianata dal FIM, prima attraverso un’operazione di ricapitalizzazione e poi attraverso la trasformazione a conto capitale del credito vantato nei confronti della Breda finanziaria). Al termine della seduta straordinaria il capitale sociale viene così assestato sui 450 milioni; presidente è l’ing. Bruno Braguzzi. Ciò che si dice soltanto tra le righe – utilizzando la formula di “equo dimensionamento degli organici del personale” - è la concretizzazione nel corso del 1959 di un intenso piano di licenziamenti. Di fatto, si è concluso quel clima di “laboriosa concordia” quale era stato preteso, nuova ideologia aziendalista, da Nuove Reggiane. 7 luglio Le maestranze delle Reggiane scioperano insieme alle altre aziende reggiane protestando contro il governo Tambroni.

1961 27 aprile L’Assemblea si riunisce a Milano e prende atto di una nuova, pesantissima perdita di esercizio per circa 450 milioni; così che una nuova ricapitalizzazione, in forma di Assemblea straordinaria, si rende necessaria.

1962 19 aprile L’esercizio si chiude finalmente con un utile, per quanto modesto (viene portato a fondo di riserva ordinaria). Le due principali produzioni sono ora il ferroviario e gli zuccherifici (viene segnalata l’acquisizione di una commessa greca, in collaborazione con Ansaldo).

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1965 9 giugno L’utile netto risulta essere il maggiore registrato nell’ultimo quinquennio (£ 63 milioni), tuttavia le valutazioni rimangono ispirate alla prudenza, in particolare per quanto riguarda la possibilità di “incrementare le maestranze per meglio utilizzare le ampie possibilità degli impianti sociali”. Base principale dell’azienda è ora ritornato il ferroviario.

1966 7 giugno Continua l’ascesa dell’utile d’esercizio (82 milioni netti). Preoccupante è però la situazione del Ferroviario, per cui diventano tanto più importanti commesse come quella guadagnata in Pakistan per la fornitura di un grande zuccherificio da canna a Mandi Bahauddin.

1968 Da una descrizione dello Stabilimento Reggiane. Occupa un’area totale di mq. 287.122, dei quali mq. 109.098 costituiti da fabbricati. Vi sono compresi capannoni di varia tipologia: “a shed, con capriate in cemento armato, con luci da 7 a 28 mt. ed altezza utile da 7 a 8 mt.”; “a volta, con luci da 21 a 42 mt. ed altezza utile da 7 a 10.5 mt.”; “a tettoia metallica, con luci da 7 a 20 mt., ed altezza utile da 6 a 15 mt.”. In dotazione arrivano 87 gru a ponte, di portate da 5 a 70 tonn. Vi sono poi “parchi all’aperto provvisti di gru a ponte o a cavalletto, della portata fino a 20 tonn., di cui alcune sono equipaggiate di elettromagnete per il carico e lo scarico dei materiali ferrosi”. Due “carrelli trasbordatori” - l’uno con portata di 110 tonn., l’altro di 140 tonn. - sono installati all’esterno dei capannoni destinati alle costruzioni ferroviarie. La dotazione interna di binari, “a scartamento normale”, raggiunge uno sviluppo di oltre 15 km. Dal punto di vista delle lavorazioni effettuate, sono contemplati i seguenti ambienti: “sala di preparazione materiali, attrezzata con banchi a tracciare, spianatrici e cesorie per lamiere e profilati” (ecc.); “costruzione veicoli rotabili”; “costruzione locomotori elettrici, diesel elettrici e automotrici”; “officina impianti industriali e carpenteria”; “meccanica generale”; “segheria e falegnameria”; “montaggio macchine industriali”; “attrezzeria” dotata di “circa 50 macchine utensili”; “reparto fucine e presse”, dotato di “magli ad aria da 70 fino a 2.000 kg” e di “presse da 500 a 1.000 tonn.”; “fonderia ghisa”; “fonderia acciaio”; “trattamenti termici”, grazie alla dotazione di “forni elettrici per la cementazione e la tempera, anche in bagno di sale per acciai normale e speciali rapidi e super-rapidi”. 31 luglio All’Assemblea annuale il CdA si presenta con un nuovo amministratore delegato, l’ing. Gaetano Valvo: presidente è sempre l’ing. Bruno Braguzzi, La Relazione si apre con una nota dolente: “nell’esercizio in esame le assegnazioni di materiale rotabile da parte delle Ferrovie Italiane dello Stato, sono risultate praticamente nulle”. Un rallentamento temporaneo, dovuto al conflitto in Medio Oriente, arriva anche dalle “trattative per uno zuccherificio in Iraq”; ma qui vi è la certezza che la commessa, acquisita in cordata con altre ditte italiane, vada a segno, con un ruolo tecnologico di primo piano delle Reggiane. Per contro, è il settore degli impianti industriali a far registrare un “notevole incremento”; in particolare, vengono registrate come “significative affermazioni” l’ampliamento del Silos al Molo B di Porto Marghera (diventa primo in Italia per capacità: sono 100.000 tonnellate di cereali) e l’impianto pneumatico di scaricamento grano per il Silos di Genova (si tratta di un nuovo cliente). Tutto sommato, l’esercizio chiude con 101 milioni di utile.

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1969 18 giugno La Relazione annuale canta squilli di vittoria: finalmente il settore ferroviario si è ripreso nettamente, “raggiungendo il massimo valore verificatosi dal 1961 in poi”. Le nuove commesse (30 carrozze Bz tipo X, la parte meccanica di 4 locomotori E 444, e altre forniture minori) risentono degli stanziamenti previsti nell’ambito del secondo Piano quinquennale varato dal governo. Un plauso esplicito viene rivolto alla costituzione di un cartello dove si trovano concentrate “tutte le aziende costruttrici di materiale ferroviario a partecipazione statale nell’ambito dell’EFIM”.

1970 4 giugno All’Assemblea nazionale si sente la “botta” dell’autunno caldo: “Signori Azionisti, l’esercizio 1969, del cui andamento e risultato ci apprestiamo a riferirVi, è stato particolarmente gravoso non solo per la Vostra Azienda ma anche per tutto il settore metalmeccanico, ed in definitiva per l’intera economia del Paese. Le vertenze sindacali svoltesi nel secondo semestre hanno infatti causato notevoli danni carattere produttivo, commerciale ed economico per le sensibili perdite dirette ed indirette causate dagli scioperi”. Per la prima volta, a chiosa dei conti economici, muta la consueta formula del “vivo ringraziamento” rivolto “ai Dirigenti, agli Impiegati ed alle Maestranze per la valida ed efficace collaborazione”; qui ci si contiene al “ringraziamento per la collaborazione dataci, pur tra le difficoltà in precedenza illustrateVi, in quest’anno così travagliato”. Dietro queste considerazioni c’è una notevole perdita di esercizio: 136 milioni. In realtà, a fianco dei maggiori oneri per il personale, vi sono i rincari delle materie prime e, soprattutto, i “riflessi negativi derivanti dalla chiusura della vertenza “Siciliana Zuccheri””.

1971 15 settembre Il CdA presenta ora anche unVice Presidente: l’ing. Franco De Gasperis. Occorre farsi carico di una pesante perdita di esercizio, 310 milioni. Ma ciò che colpisce è la moltiplicazione delle progettazioni e la costante attività di sperimentazione tecnologica, volta ad aprire nuove filiere industriali. Vengono ad esempio costruiti due prototipi per il taglio e la raccolta della canna da zucchero, settore nel quale sono costruiti impianti di “raffreddamento massacotta”; così come l’anno precedente erano state costruite 4 vulcanizzatrici a freddo per la Firestone Europa, un forno di ricottura per parabrezza e una macchina lavatrice per lastre di vetro. Sul fronte ferroviario, si tratta di un’acquisizione di qualità, va segnalata la modifica e revisione di alcuni elettrotreni ETR300, il famoso “Settebello”. Ma la novità destinata a rivelarsi più significativa, nel tempo, è l’accordo concluso con la “Paceco International Limited” di Londra per la costruzione di gru per movimento containers; le prime due verranno installate nel Porto di Genova. Un secondo accordo internazionale viene stretto con la Stanray International Corporation di Chicago e riguarda l’acquisizione di una licenza per la costruzione di Jetways negli aeroporti (le Reggiane riusciranno poi a piazzarle presso lo scalo di Fiumicino).

1974 maggio Viene inaugurato nei pressi della linea ferroviaria nazionale di Reggio Emilia un nuovo capannone

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attrezzato con speciali mezzi di sollevamento per la costruzione di grandi impianti industriali. Lungo 150 metri e largo 30, copre una superficie complessiva di 4.500 mq. Vi campeggia sopra, ben in vista dalla stazione ferroviaria, la grande scritta luminosa “Reggiane”. 7 novembre Sulla scorta della legge n. 36 - denominata “Norme in favore dei lavoratori dipendenti il cui rapporto di lavoro sia stato risolto per motivi politici e sindacali – per la sola Reggio si arriva a questa data a 1876 domande presentate. Di queste, 1720 riguardano le OMI-Reggiane; 84 il Calzificio Emiliano (Riva); 10 la Bloch; 13 di Agazzani; 6 della Landini; 6 della Lombardini, ecc. Le domande accolte complessivamente ascenderanno nel 1988, a 1774. Nel 1999, con la riapertura successiva dei termini di legge, se ne aggiungeranno ancora 297: 80 sempre delle Reggiane. Nel complesso, le domande riconosciute a livello nazionale come “perseguitati politici” furono di 12.891 lavoratori e 2.078 lavoratrici.

1975 11 febbraio Nella Relazione del direttore generale Sebastiano Repetti, tenuta al Rotary Club e pubblicata sulla “Gazzetta di Reggio”, vengono fornite alcune valutazioni relative all’ultimo decennio: l’occupazione risulta attestata attorno ai mille dipendenti; gli impianti industriali hanno sorpassato per incidenza produttiva quella ferroviaria (60 a 40). Non si tratta di un sorpasso casuale: il settore ferroviario risulta ormai sacrificato per ragioni di politica industriale nazionale, cui fa da contrappeso un piano di investimenti per sostenere i grandi impianti portuali. Fiore all’occhiello, una gru semovente su 16 ruote sterzanti capace di sollevare 300 tonnellate, dotata di un braccio della lunghezza di 90 metri (con possibilità ulteriore di aumentarlo a 150); l’equipaggiamento di corredo, quando venga spostata in qualche porto per montare grandi gru da bacino, richiede l’accompagnamento di 8 autotreni. Queste le cifre relative ai grandi zuccherifici sin allora costruiti dalle Reggiane: sono 11, distribuiti in Italia, Grecia, Jugoslavia, Iraq, Pakistan. Repetti mostra un notevole ottimismo circa questa nuova prospettiva di mercato. Nel fuoco di una congiuntura internazionale di segno fortemente negativo, tiene a citare le proprie performances aziendali, sottolineandone le ricadute in termini di occupazione giovanile. Queste le cifre fornite per il 1974: 174 operai (provenienti dalle scuole di formazione operaia), 74 impiegati (con diploma), 20 laureati. Al di là dei numeri, Repetti punta in quel frangente a ritagliare per le Reggiane un ruolo di primo piano nel distretto meccanico di Reggio Emilia sotto il profilo della qualità progettuale. Distillando questa filosofia: “è difficile recuperare le spese ogni anno, e tutti gli anni, allorché si lavora su disegni altrui; si consegue un modesto utile allorché si lavora su disegni propri e si consegue un utile accettabile e garanzia di vita allorché si lavora su idee proprie originali”.

1978 18 maggio Nuova formula societaria per le Reggiane. Il capitale sociale ammonta a £ 4.500.000.000. La sede legale è al numero 27 di via Vasco Agosti, Reggio Emilia. La Società - vi recita lo Statuto, ribadendo la medesima formula introdotta nel 1960 - “ha per oggetto l’industria ed il commercio di impianti, macchine industriali e costruzioni meccaniche ed elettriche in genere nonché l’acquisto, la vendita e la locazione di immobili sia ad uso civile che ad uso industriale, nonché di mobili (macchine, impianti industriali, ecc.), di beni immateriali (brevetti, ecc.), di opifici e aziende.

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1985 25 ottobre Cambia la formula societaria, vengono confermate le formule industriali. La SpA Reggiane riparte con 10 miliardi di capitale sociale.

1992 Il Ministero delle Partecipazioni Statali mette in liquidazione il gruppo EFIM (Ente Partecipazione e Finanziamento Industrie Manifatturiere).

1994 Le Reggiane, nell’ambito della dismissione del gruppo EFIM, vengono cedute al Gruppo Fantuzzi, specializzato nella produzione di attrezzature portuali.

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Per un riassunto delle produzioni meccaniche realizzate nel corso del Novecento presso le Reggiane

Alla costituzione, il 1° dicembre 1904, la società anonima “Officine Meccaniche Reggiane” dichiara all’articolo 1 di avere per oggetto: “l’industria delle costruzioni meccaniche e metalliche in genere, ed in specie del materiale rotabile per ferrovie e tramvie”. Il materiale rotabile ferroviario già costituiva la principale lavorazione delle Officine Righi, costituite nel 1901 e antesignane dirette delle Reggiane. Le Reggiane ampliano ora le lavorazioni dai vagoni ferroviari ai locomotori. Durante la prima guerra mondiale, molti impianti vengono riconvertiti per la produzione bellica: si fabbricano proiettili e carriaggi per l’artiglieria, per ultimo si comincia a lavorare alla commessa di 300 velivoli “Caproni 600 HP”. Terminato il conflitto bellico, riprendono le consuete lavorazioni di materiale rotabile ferrotranviario; a fianco trova sviluppo l’impiantistica per settori quali Molini, laminatoi per Pastifici, macchine per Laterizi. Come risposta alla depressione economica, nel ‘30 le OMI investono una quota azionaria nella costituzione della Società An. Stabilimenti di S. Eustachio a Milano, “avente per oggetto la produzione e la lavorazione dell’acciaio, del ferro e della ghisa e, in genere, l’industria e il commercio dei prodotti siderurgici e metallurgici”. Come risposta alla crisi, in sintonia con il nuovo impulso del fascismo ad aumentare la produzione di beni primari nazionali, le Reggiane investono nella meccanizzazione agricola. Alla metà degli anni ‘30, secondo quanto dichiara, l’azienda giunge a coprire quasi la metà del fabbisogno nazionale di falciatrici. Nel 1935, in concomitanza con l’ingresso della Caproni nel capitale azionario delle Reggiane, prendono avvio le attività di progettazione aeronautica (i primi uffici trovano sede presso il piano superiore della Galleria Mercato Coperto). Mentre viene acquisito il terreno onde predisporre le piste di volo, si costruiscono nuovi stabilimenti per la produzione aeronautica: velivoli e motori di aviazione ai fini militari. Alla fine del 1937, ad un prospetto riassuntivo delle attività produttive, si coglie per intero l’assoluta rilevanza assunta dalle “costruzioni aeronautiche”: valgono il 50,67 per cento del fatturato, cui segue il ”ramo molini” con il 19,52 per cento e quello “ferroviario”, forte del 15,86 per cento. I “semi-lavorati” pesano per il 6,99; la “meccanica varia e carpenteria” per il 5,33; buone ultime, le “macchine agricole”, ferme all’1,63 per cento. Durante il conflitto bellico vengono costruiti, a fianco del settore Avio, bombe torpedini, carri porta-cannoni e porta-obici, ecc.

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All’indomani della Liberazione, l’attività delle maestranze si concentra nella ricostruzione degli stabilimenti, nel recupero degli impianti, nella manutenzione delle macchine salvate. I settori da cui ripartire per la difficile riconversione bellica sono quelli di sempre: trasporti ferro-tranviari (cui si aggiungono quelli stradali) e impianti direttamente connessi con la ricostruzione edilizia e l’alimentazione. Durante l’occupazione degli stabilimenti, fra il 1950 e il 1951, le maestranze progettano un grosso trattore cingolato denominato R 60, di cui realizzano almeno 3 esemplari. Con le Nuove Reggiane, dopo il 1952, arrivano commesse militari della NATO. Il materiale bellico – “affusti e munizioni per armi di medio calibro” - viene trattato e realizzato con altre aziende, nell’ambito del Gruppo FIM. Si lavora in gran percentuale “off-shore”, con società estere; l’export arriva a toccare l’80 per cento del fatturato. Viene stretto un accordo produttivo e commerciale con la Metropolitan Vickers di Manchester, per le bilance e i sistemi di pesatura. La ricerca di nuovi sbocchi di mercato coincide con un forte investimento nella progettazione; nel 1955 l’azienda dichiara che ben il 40 per cento dei propri impiegati risulta addetta “alla progettazione ed alla sperimentazione”. Tra i “nuovi settori di produzione”, vengono compresi: “zuccherifici, impianti minerari, macchine per il movimento di terra”. Nel 1956 diventa nel frattempo operativa la produzione di “turbine a gas” per la marina militare e per trazione ferroviaria. Sempre collegata al settore militare, viene costituita una specifica società per la costruzione di esplosivi (la SBAREC). Tra il 1958 e il 1959, in concomitanza con una nuova gravissima crisi aziendale, viene lasciato l’offshore (e gli esplosivi) per ritornare su “locodiesel, motori, impianti industriali”. La conseguenza più rilevante è il“mutamento da produzioni a ciclo breve (1-3 mesi di immobilizzo medio) ad altre a lungo ciclo di produzione e fatturazione”. I due poli produttivi principali, lungo gli anni ’60, sono il ferroviario (dove si produce prevalentemente, ma non solo, per il mercato nazionale, curando anche la revisione dei primi treni ad alta velocità) e gli zuccherifici (dove si realizzano grandissimi impianti nei paesi in via di sviluppo, come la Yugoslavia e il Pakistan, e produttori di petrolio, quali l’Irak). A fianco di tali poli, permane il settore dei molini per cereali: in Italia (Casillo, Voiello, Ambrosio, Tomaselli, ecc.) e all’estero (Grands Moulins de Dakar, Grands Moulins de Tunis, Germani di Porto Alegre, Manera di Bahia Blanca, ecc.). Notevoli realizzazioni proseguono nel campo delle bilance automatiche e dei miscelatori per l’industria alimentare, quindi di altri macchinari per l’industria chimica. Sempre per via dell’instabilità nel mercato delle commesse ferroviarie, le “Reggiane continuano poi ad investire in progettazione e sperimentazione tecnologica. Si tratta di realizzazioni interessanti anche se gli sbocchi commerciali non sono probabilmente all’altezza di tali investimenti. Vengono ad esempio costruiti: due prototipi per il taglio e la raccolta della canna da zucchero, settore nel quale sono costruiti impianti di “raffreddamento massacotta”; 4 vulcanizzatrici a freddo, per la Firestone Europa; un forno di ricottura per parabrezza e una macchina lavatrice per lastre di vetro. Questa attività di progettazione a 360° connota Reggiane al di là di ogni cambio societario. Ancora con il gruppo EFIM, verranno ad esempio progettati impianti nel settore dell’ingegneria sanitaria: trattamento acque di alimentazione e di scarico, civili e industriali; risanamento degli

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ambienti di lavoro e degli effluenti gassosi; smaltimento dei rifiuti solidi e ricuperi; smaltimento dei rifiuti radioattivi; materiale e macchinario per impianti di dosaggio e tecnologie speciali. Sempre nel settore dei grandi impianti, vengono realizzati silos granari per lo scarico pneumatico delle navi mercantili (Venezia, Genova). A partire dai quali, le Reggiane cominciano ad investire più sistematicamente nell’impiantistica portuale. Nel 1971 si conclude l’accordo concluso con la “Paceco International Limited” di Londra per la costruzione di gru per movimento containers. Un secondo accordo internazionale viene stretto con la Stanray International Corporation di Chicago e riguarda l’acquisizione di una licenza per la costruzione di Jetways negli aeroporti (le Reggiane riusciranno poi a piazzarle presso lo scalo di Fiumicino). Negli anni ’70, a fianco degli zuccherifici, vengono costruiti anche giganteschi dissalatori (porto di Bassora); mentre il settore della movimentazione portuale si completa di gru da sbarco, transtainer, liftainer, Il ferroviario diventa così sempre più accessorio (nonostante le Reggiane fossero formalmente inserite nel gruppo Breda Ferroviaria). In collaborazione con altre aziende sempre dell’EFIM, verrà realizzato alla metà degli anni ’80 il progetto Micoperi (su licenza USA): le due gru di maggior portata esistenti nel mondo (sino a 7.000 tonnellate ciascuna) posate su due enormi piattaforme galleggianti tra loro collegate. Al momento della liquidazione EFIM sarà proprio la grande impiantistica portuale a rendere appetibili le Reggiane per la Fantuzzi Group.

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Ricognizione documentalistica sulle fonti inerenti la vicenda storica delle Reggiane

Nota di lavoro Questa ricognizione documentalistica inerente la vicenda delle Reggiane dà conto di una varietà di fonti e di fondi che ne restituisce la lunga, complessa, ricca ed in taluni passaggi anche controversa esistenza come impresa. Parlando delle “Officine”, infatti, diventa arduo circoscrivere quanto sia o meno di “competenza” diretta. Basti scorrere la ricognizione bibliografica che si prova qui di seguito a restituire: la vita d’impresa vi appare strettamente intrecciata a quella sociale, politica, urbanistica. Vi è una quantità di studi e contributi che, pur non trattando esplicitamente delle Reggiane, trovano modo di parlarne, anche estesamente. Tale è il peso memoriale acquisito a Reggio Emilia da questa fabbrica nel corso del XX secolo. Di ciò si è tenuto conto nell’articolazione dei repertori, i quali sono ordinati al proprio interno secondo il criterio cronologico, piuttosto che alfabetico, al fine di contemperare l’orientamento bibliografico con il contesto temporale di produzione dei singoli contributi. La storia aziendale si ritrova così associata a quella dell’industrializzazione di Reggio Emilia; la vicenda politica vi risulta collegata alla storia sociale; quanto al largo e profondo impatto sulla storia urbanistica della città, se ne propone uno sguardo in termini di indagine geostorica. Segue poi un avvicinamento temporale in corrispondenza del passaggio storico – compreso in una decina di anni, dai prodromi della seconda guerra mondiale al termine dell’occupazione di fabbrica nel 1951 - che ha maggiormente connotato il profilo storico e memoriale delle Reggiane. Accanto alle pubblicazioni cartacee, per quanto mi è stato possibile, ho anche provato a dar conto di contributi in altro formato: video, informatico, nonchè spettacoli teatrali e composizioni musicali. Nel fiorire dei siti web - in testa la produzione Avio – si può ben leggere la conferma di quanto segnalavamo sopra: le Reggiane, anche grazie alle molteplici sfaccettature della sua storia, costituiscono oggi un deposito memoriale di primo piano, attorno al quale va sviluppandosi una crescente narratività. Questo climax si ritrova nello spoglio archivistico. Accanto ad archivi più strutturati – e qui acquista indubbia centralità la “scoperta” dell’Archivio storico aziendale delle Reggiane - ho tenuto a segnalare una pluralità di fondi e raccolte private che attendono senz’altro di essere esplorati a fondo. I depositi iconografici, in particolare, presagiscono ad una prima ricognizione notevoli sorprese. Per non parlare, ma è un cruccio personale che viene da lontano, della ricchezza rappresentata dalle fonti orali, le quali attendono soltanto di essere adeguatamente “provocate”.

Ricognizione documentalistica sulle fonti

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Pubblicazioni a stampa Storia economica e dei processi industriali - S. Valentini, Le industrie nella provincia di Reggio Emilia, in “Rivista Tecnica”, novembre-dicembre 1913. - “La Gazzetta Commerciale della Provincia di Reggio Emilia”, 24 marzo 1917. - M. Ruini, Lo sviluppo economico della Provincia di Reggio Emilia, Reggio Emilia, 1917. - E. U. Rossi, L’economia reggiana, Officine Grafiche Reggiane, Reggio Emilia, 1928. - Reggiane, quaderno di propaganda aziendale, 1940. - Catalogo nomenclatura per aeroplano da caccia “Falco I”, motore P XI RE 40, Ufficio Pubblicazioni Tecniche delle Reggiane, Tip. Emiliana, Reggio Emilia, 1941. - Aeroplano “Falco I”. Sigle-Place Pursuit. Detail specification and instruction for the assembly and maintenance, STEA, Reggio Emilia, 1942. - Reggiane – Reggio Emilia per i propri dipendenti, a cura dell’Uff. Propaganda Reggiane, STEA, Reggio Emilia, 1942. - Emilio Rinaldi, L’allievo apprendista nei reparti di produzione, Tipolito F.lli Rossi, Reggio Emilia, 1943. - Umberto Bellocchi, G. Fava, F. Moleterni, Un secolo di economia reggiana, Reggio Emilia, 1962. - Sandro Spreafico, Un’industria, una città. Cinquant’anni alle Officine Reggiane, Bologna, Il Mulino, 1968. - Reggiane Officine Meccaniche Italiane S.p.A., opuscolo di promozione con informazioni sulla storia aziendale, Tip. Notari, Reggio Emilia, s. d. [ma 1968]. - Umberto Bellocchi, Vicende e protagonisti, Bologna, Edison, 1970. - Piero Prato, The Caproni-Reggiane Fighters 1938-1945 – I caccia Caproni – Reggiane, Interconnair, Ancona, 1971. - Le “Reggiane – OMI” per un momento nuovo dello sviluppo industriale, Relazione del direttore generale Sebastiano Repetti, “Gazzetta di Reggio”, 11 febbraio 1975. - Odoardo Rombaldi, L’industria reggiana e i suo problemi (1887-1914), in Le origini dell’industria a Reggio, Atti del convegno di studio 28 gennaio 1980, AGE, Reggio Emilia, 1980 [riferimenti al contesto della genesi Reggiane]. - Renzo Vaiani, Le origini dell’industria a Reggio: documentazione fotografica, in Le origini dell’industria a Reggio, Atti del convegno di studio 28 gennaio 1980, AGE, Reggio Emilia, 1980 [foto di una carrozza ferroviaria Reggiane]. - Franco Moleterni, Luciano Patroncini, Reggio Emilia 19.. Immagini dell’industria che nasce, AGE, Grafica Editoriale, 1981. - Luisa Bosi, Marco Bianchini, Breve storia sociale ed economica del reggiano, in Reggio Emilia. Una terra, la sua storia, Tecnograf, Reggio Emilia [s.d.]. - Sergio Govi, Sui bombardamenti di Reggio Emilia, in “Reggio Storia”, nn. 8-18, 1980-1982. - Ib., Caccia RE 2001, Milano, 1982. - Ib., RE 2000, Milano, 1983. - Ib., Caproni Reggiane Re 2001 falco II, in “Le macchine e la storia. Profili”, n. 2 [s.d.]. - Ib., Dal RE 2002 al RE 2003, Milano, 1984. - Ib., I Reggiane dall’A alla Z, Milano, 1985.

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- Erika Della Casa, Umberto Marchesini, Luigi Zerbini, Le buone società. Emilia, Presentazione di Luca Goldoni, Edizioni Costa e Nolan, Genova, 1985 [Cfr. capitolo “Storiche imprese”, le pp. 101107 sono dedicate alle Reggiane]. - CNA. Fatti, uomini, strutture nella storia del movimento artigiano reggiano. Per lo sviluppo della economia e della società, La Tipografica, Reggio Emilia, 1985 [sul passaggio tra Reggiane e distretto industriale PMI]. - Sergio Govi, Foto album Reggiane, Milano, 1986. - Piano di riorganizzazione della Società, Reggiane – Officine Meccaniche Italiane, Reggio Emilia, 1991. - Antonio Canovi, Quando piccolo è bello. Sviluppo e imprenditoria diffusa nel racconto di alcuni protagonisti, in Giulio Sapelli, Antonio Canovi, Silvano Bertini, Azio Sezzi, Terra di imprese. Lo sviluppo industriale di Reggio Emilia dal dopoguerra a oggi, Parma, Pratiche editrice, 1995. - Gian Luigi Basini, L’industrializzazione di una provincia contadina. Reggio Emilia 1861-1940, Laterza, Bari, 1995 [segnatamente i capitoli VIII, parte prima e X, parte terza]. - Marco Bianchini, Imprese e imprenditori a Reggio Emilia 1861-1940, Roma-Bari, Laterza, 1995. - Antonio Canovi, Azio Sezzi, Artigiani associati. 50 anni di CNA a Reggio Emilia, CNA, Reggio Emilia, 1996 [cfr. il capitolo 4 “Le mie Reggiane” e alcune testimonianze]. - Vera Zamagni, Una vocazione industriale diffusa, in Storia d’Italia. Le Regioni dall’Unità a oggi. L’Emilia-Romagna, a cura di Roberto Finzi, , Einaudi, Torino, 1997 [alcuni riferimenti]. - Gian Luigi Basini, Giampiero Lugli, L’affermazione dell’industria. Reggio Emilia (1949-1973), Laterza, Bari, 1999. - Giorgio Pedrocco, Storia Illustrata di Reggio Emilia. Industria e archeologia dell’industria a Reggio Emilia, AIEP, Repubblica di San Marino, 1987. - G. L. Basini, G. P. Lugli, L’affermazione dell’industria- Reggio Emilia 1940-1973, Laterza, RomaBari, 1999. - Memorie di mortadelle e bulloni. Materiali per una storia dello sviluppo a Correggio, a cura di Antonio Canovi, in “RS”, n. 87/88, dicembre 1999 [contiene alcune testimonianze relative alla filiera dei saperi tra Reggiane e distretto industriale PMI]. - Sara Zanisi, La aeroplani Caproni di Taliedo e la smobilitazione dell’industria aeronautica nel secondo dopoguerra, tesi di laurea, Università Statale di Milano, 1999. - 1901-2001. Cento anni della Camera del Lavoro di Reggio Emilia. Un anno più lungo…, Calendario, 2001. - Roberto Romano, Le traiettorie dello sviluppo. Considerazioni sulle origini dell’industrializzazione reggiana (1861-1929), in Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia, vol. I, Dalle origini del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici all’avvento e consolidamento del Fascismo, Ediesse, Roma, 2002. - Azio Minardi, Fausto Ficarelli (a cura di), Storie di imprenditori montecchiesi. Le aziende, gli uomini, il lavoro, T&M Associati Editore, Reggio Emilia, 2004 [cfr. la figura di Gigetto Martelli, che da lavoratore delle Reggiane, poi emigrato alla parigina Citröen, quindi rientra e diventa direttore del Centro di Addestramento di San Donnino, quindi è socio fondatore della CALF di Montecchio]. - Mauro Del Bue, L’apostolo e il ferroviere. Vite parallele di Camillo Prampolini e Giuseppe Menada, Aliberti, Reggio Emilia, 2005. - Basini Gian Luigi, Lugli Giampiero, Segreto Luciano (a cura di), Produrre per il mondo. L’industria reggiana dalla crisi petrolifera alla globalizzazione, Laterza, Bari, 2005

Ricognizione documentalistica sulle fonti

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- Barteletti Alessandro, Reggiane 2006. Una storia vera, Istituto Bibliografico Napoleone, Roma, 2001. - Cesare Poggioni, Clemente Nobili e Fratelli. Una storia bolognese 1849-1906, Diforisma, Bologna, 2009. - Azio Sezzi, Le Reggiane e Reggio Emilia. Breve racconto in due puntate della più importante impresa manifatturiera locale dal 1901 al 2009, “Notiziario Anpi”, nn. di ottobre e novembre 2009.

Storia operaia e dei processi sociali - I metallurgici a Reggio contrari al cooperativismo dei riformisti, “L’Ordine Nuovo”, 1° febbraio 1921. - Alfredo Gianolio, Sergio Morini, Camillo Montanari, Quaderni del decennale, Fed. PCI, Reggio Emilia, 1955 [riferimenti al ruolo delle Reggiane nella formazione politica del dirigente comunista]. - Cesare Campioli, Cronache di lotta, Parma, Guanda, 1965 [cfr. le pagine dedicate alle donne di S. Croce impiegate alle Reggiane nella prima guerra mondiale, quando a sua volta entrò in fabbrica, e quelle dedicate all’occupazione delle Officine nel secondo dopoguerra]. - Giannino Degani, Il movimento operaio e contadino nel Reggiano, in “Ricerche Storiche”, n. 1011, luglio 1970 [sulla querelle che si tenne attorno ai Consigli di Fabbrica tra 1919 e 1920]. - Giorgio Amendola, Il rinnovamento del Partito, intervista di Renato Nicolai, Roma, Editori Riuniti, 1978 [pp. 26-30]. - Giannetto Magnanini, Ricordi di un comunista emiliano, Milano, Teti, 1979 [alcuni riferimenti] . - Ferruccio Bellelli, Vicende di una esistenza, 1981 [Memoriale Reggiane dalla Prima guerra mondiale alla chiusura nel 1951]. - Aldo Magnani, Sessant’anni di un militante comunista reggiano, Milano, Teti, 1982 [dove “i compagni delle Reggiane” sono un punto di riferimento antifascista e di lotta sindacale nel trentennio ’20-‘50]. - Luciano Guidotti, L’uomo delle Reggiane. Il crepuscolo dei girasoli, Il Voltone, Reggio Emilia, 1983. - Ib., Reggiane 1943-1951. I giorni dell’ira, Il Voltone, Reggio Emilia, 1983. - Ib., Reggiane La colomba e il faino, Age, Reggio Emilia, 1985. - Una storia tante storie. Operaie della Bloch a Reggio Emilia 1924-1978, a cura di Nadia Caiti, Ramona Campari, Lia Cottafavi, Maria Grazia Ruggerini, Piera Vitale, Ediesse, 1986 [sulla soggettività operaia e l’emancipazione femminile, numerosi riferimenti comparativi alle Reggiane]. - Marco Mietto, Maria Grazia Ruggerini, Storie di fabbrica, Torino, Rosenberg & Sellier, 1988 [sulla soggettività operaia, riferimenti comparativi tra le due grandi fabbriche “maschili” di Reggio, le Reggiane e la Lombardini]. - Paolo Trionfini, Cattolici e comunisti in Emilia-Romagna. Conflitto, competizione e problemi comuni (1948-1953), “Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia”, a. XXVII, Milano, Università Cattolica, 1992 [pp. 385-410]. - Antonio Canovi, Simone Chéneau. Gli Iemmi di Drancy, “RS-Ricerche Storiche”, 78, dicembre 1995 [riferimenti ai lavoratori antifascisti Reggiane esiliati in Francia]. - Nadia Caiti, Romeo Guarnieri, La memoria dei “rossi”. Fascismo, Resistenza, Ricostruzione a Reggio Emilia, Introduzione e cura di Antonio Canovi, Roma, Ediesse, 1996 [numerosi brani in diverse testimonianze]. - Comunisti, cattolici, socialisti: una generazione politica si racconta ai Giovani Storici Emiliani, a cura di Antonio Canovi, Istoreco, Reggio Emilia, 1998 [valutazioni e confronto nel merito dell’occupazione dello stabilimento tra il 1950 e il 1951].

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L’Archivio storico delle Officine Reggiane


- Lorenzo Bertucelli, Antonio Canovi, Claudio Silingardi, Massimo Storchi, L’invenzione dell’Emilia “rossa”. La memoria della guerra e la costruzione di un’identità regionale (1943-1960), in Leonardo Paggi (a cura di), Le memorie della Repubblica, Firenze, La Nuova Italia, 1999 [cenno alla centralità della guerra nel binomio Reggiane-Reggio]. - Antonio Canovi, Partiti, sindacato, società negli anni cinquanta a Reggio Emilia, in Marco Minardi et al., Gli anni cinquanta. Sindacato, società e conflitto in Emilia-Romagna, Camera del Lavoro di Parma, 2000 [sulla difficoltà di Reggio ad elaborare il lutto della liquidazione delle Reggiane]. - Ib., Le forme della mutualità. Alle origini del “metodo” reggiano: la cooperazione, l’organizzazione camerale, il municipio socialista, in Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia, vol. I, Dalle origini del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici all’avvento e consolidamento del Fascismo, Ediesse, Roma, 2002 [sulla “complicazione” urbanoindustriale nel mutualismo reggiano]. - Claudio Reggiani, Conflittualità e rappresentanza nell’industria metallurgica alle Officine Meccaniche Reggiane, a Reggio Emilia e a Modena nel biennio 1919-1920, in Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia, vol. I, Dalle origini del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici all’avvento e consolidamento del Fascismo, Ediesse, Roma, 2002. - Romeo Guarnieri, La rifondazione della Camera del Lavoro reggiana nella memoria dei protagonisti (1945-1947), in Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia, vol. I, Dalle origini del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici all’avvento e consolidamento del Fascismo, Ediesse, Roma, 2002 [sull’operaismo nella formazione politica del gruppo dirigente PCI]. - David Bidussa, A proposito di memoria. Fonti orali e storia di comunità, in Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia, vol. I, Dalle origini del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici all’avvento e consolidamento del Fascismo, Ediesse, Roma, 2002 [considerazioni a partire dalla visione del filmato “I giorni dell’R 60”]. - Conflittualità sociale e rappresentanza operaia, a cura della FIOM Emilia Romagna, Bologna, Meta edizioni, 2002. - Avanti popolo – Due secoli di canti popolari e di protesta civile, Ricordi, Roma, 2002 [canzoni di officina, tra le quali “La canzone delle Reggiane - R 60”]. - Silvano Consolini, Una fabbrica, un territorio, una storia di vita, a cura di Giancarlo Ligabue, SPI-CGIL, Edizioni Sicurezza Sociale, Bologna, 2003. - Giannetto Magnanini, Gli operai delle Reggiane, Officine Grafiche Litosei, Bologna Rastignano, 2005 [con Indice geo-anagrafico]. - Officine meccaniche Reggiane: condizioni di lavoro e lotte sindacali 1904-1951, paper, ricerca svolta dalla classe III B della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo di Albinea (sede di Borzano), a.a. 2004/2005. - Renato Ferraboschi, Simone Brega, Mario Sulpizio, Noi e le Reggiane. Storie di lavoro e di politica, SPI-CGIL, Edizioni Teorema, Reggio Emilia, 2006. - Emilia rossa. Per un profilo del cattolicesimo a Reggio Emilia nel Novecento, “Religioni e società”, n. 60, gen.-apr. 2008. - Leda Iotti, Quando hai due soldi buttali in mare, Centro Documentazione Storica di Villa Cougnet, quaderno n. 2, Reggio Emilia, 2008 [articoli sulle traversie in Svizzera degli operai licenziati dalle Reggiane e dei loro familiari].

Ricognizione documentalistica sulle fonti

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Storia della città e contesto geostorico - A. Villani, Reggio e le sue vie, Reggio Emilia, 1911. - Santa Croce nuova Chiesa Parrocchiale ne’ Sobborghi di Reggio, Relazioni e Memorie, Reggio Emilia, 1919. - Guido Piccinini, Guida di Reggio Emilia, Reggio Emilia, 1921; ed. sgg. 1931, 1942. - A. Iori, A zonzo per Reggio, Reggio Emilia, La Tipografia, 1928. - Guida di Reggio, Reggio Emilia, Bizzocchi, 1936. - Municipio di Reggio Emilia, Elenco delle vie, piazze, strade del Comune, Reggio Emilia, Tip. Naz. Magnani, 1936. - Amerigo Ficarelli, Da Santa Cróus, “Il Pescatore Reggiano”, 1938. - Guido Piccinini, Reggio ha più di centomila abitanti, “Il Pescatore Reggiano”, 1942. - Ib., Guida tascabile di Reggio Emilia, Bizzochi, Reggio Emilia, 1942 [viene mostrato un lotto del Villaggio “Corridoni”]. - Franco Albini, Luisa Castiglioni, Giancarlo De Carlo, Il piano di Reggio Emilia, “Urbanistica”, n. 3, 1950. - Walter Baricchi, Rolando Cavandoli, Attilio Marchesini, Reggio Emilia. La città dall’età romana al XX secolo, Reggio Emilia, Comune di Reggio Emilia, 1978. - Le origini dell’industria a Reggio Emilia, Atti del convegno di studio, “Bollettino Storico Reggiano”, n. 45, 1980. - N. Marignetti, A. Benfatti, G. Melioli, L’aeroporto di Reggio Emilia, “Il filugello”, Rassegna trimestrale della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Reggio Emilia, n. 1, 1980, a. XXV, Reggio Emilia, AGE, 1980. - C. Carozzi, A. Mioni (a cura di), L’Italia in formazione. Lo sviluppo urbanistico del territorio nazionale. Antologia critica, Dedalo, Bari, 1980 [tra i case study Reggio Emilia con l’area aeroportuale connessa alle Reggiane]. - La memoria della città, Amm.ne comunale di Reggio Emilia, 1981 [catalogo della mostra]. - Scuola Pistelli, classe V, Noi volevamo conoscere. Indagine sulla condizione degli anziani nella VII Circoscrizione, Reggio Emilia, 1983. - La storia di S. Croce, in “A S. Croce”, Bollettino parrocchiale, apr.-sett. 1983. - Antonio Canovi, La storia e la memoria: l’uso delle fonti orali nella ricerca storica. Aspetti della evoluzione del quartiere S. Croce a Reggio Emilia (1900-1960), Università degli Studi di Bologna, a.a. 1984-85. - Daniele Ganapini, Sviluppo economico e pianificazione urbanistica nel Comune di Reggio Emilia dal 1945 ad oggi, Amm.ne municipale di Reggio Emilia, 1986. - Walter Baricchi, Situazione e sviluppo urbanistico della città di Reggio Emilia nella prima metà del XX secolo, in Regime e Società Civile a Reggio Emilia, “Contributi”, anno X, Ivi, 1986. - Ib., Storia Illustrata di Reggio Emilia. Lo sviluppo urbanistico, AIEP, Repubblica di San Marino, 1987. - Ib., Il popolo è giusto. Un mito di città, “Il Cantastorie”, suppl. n.32 (83), ottobre-dicembre 1988 [sulla subcultura politico territoriale di Santa Croce, nella dialettica “Interna” ed “Esterna”]. - Antonio Canovi, Marco Mietto, Maria Grazia Ruggerini, Nascita di una città. Il territorio di Santa Croce: la storia, la memoria, le Reggiane, Milano, Franco Angeli, 1990. - Ib. Il mattone della concordia. Dopoguerra a Reggio Emilia. Le case e la città, l’amministrazione e la politica, Tecnograf, Reggio Emilia, 1990 [notizie sul quartiere “Pistelli” ex “Corridoni”].

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L’Archivio storico delle Officine Reggiane


- Antonio Canovi, La guerra lunga della città di Reggio: tre chiavi di lettura, in Massimo Storchi, La guerra. Le guerre. La vita quotidiana: la città, Atti della giornata di studio, Reggio Emilia, 10 maggio 1991 [sul rapporto osmotico tra città e grande fabbrica nella fase bellica]. - L’area ex Locatelli. S. Croce, le Reggiane, la città, Scheda storica a cura del Servizio Documentalistico Istoreco, Reggio Emilia, 1 maggio 1999 [considerazioni storiografiche di Antonio Canovi sul rapporto centro-periferia industriale]. - Nicola Brugnoli, Antonio Canovi, Le pietre dolenti. Dopo la Resistenza: i monumenti civili, il pantheon delle memorie a Reggio Emilia, Reggio Emilia, RS Libri, 2000 [documentazione lapidaria relativa alle Reggiane e all’insediamento operaio che ne derivava]. - Cesare Iori, Reggio nella memoria, Bizzochi, Reggio Emilia, 2001. - Restituito al suo splendore il caccia Re 2002 Ariete costruito dalle Reggiane, L. S., “Gazzetta di Reggio”, 10 giugno 2002. - Simonetta Sgobbi, Trasformazioni urbane, mutamento sociale e politiche di piano, tesi di laurea, Istituto Universitario di Architettura di Venezia, a.a. 2002-2003 [case-study S. Croce-Reggiane]. - Don Gaetano Incerti, Rivoluzione stradale. Piange… S. Croce, Reggio Emilia, 2003. - Ib., CentoAnni Ccpl. IL racconto cooperativo di un Gruppo Industriale, Prefazione di Giulio Sapelli, Milano, Federico Motta, 2004 [capitolo “Le nostre Reggiane. Reportage”]. - Ib., Le Reggiane raccontano la città, Comune di Reggio Emilia, 2005. - Ib., La Repubblica partigiana di Montefiorino; Carpi e Fossoli; Reggio Emilia e città, in Vito Paticchia, Gabriele Ronchetti (a cura di), Emilia Romagna. Itinerari nei luoghi della memoria 1943-1945, Touring Club Italiano, Milano, 2005 [l’itinerario comprende un’esplorazione attorno alle Reggiane]. - CAIRE Urbanistica, Sulle prospettive della trasformazione urbanistica dell’area delle Reggiane, settembre 2005. - Giuseppe Caliceti, L’ultimo sospiro delle Reggiane, “Giornale di Reggio”, 28 ottobre 2005. - Roberta Borghi, Nuove finalità per i luoghi della produzione nelle città di oggi. Progetto per un museo della cultura industriale nell’area delle ex Officine Reggiane di Reggio Emilia, tesi di laurea, Facoltà di Architettura, Parma, 2005. - Lorenza Guidetti, Il “fondo Vaiani” e le Officine Meccaniche Italiane. Architettura industriale, tesi di laurea, Facoltà di Architettura, Parma, 2005. - Comune di Reggio Emilia, Le Reggiane: area strategica tra vecchia e nuova identità urbana, Atti del convegno, Reggio Emilia, 20 gennaio 2006, Centro studi Oikos, Bologna. - Riqualificazione Area Reggiane. L’innovazione, Forum 28 novembre 2006, Comune di Reggio Emilia. - Riqualificazione Area Reggiane. La memoria, Forum 13 dicembre 2006, Comune di Reggio Emilia. - Riqualificazione Area Reggiane. Kraft-Work, workshop internazionale di progettazione urbana, Reggio Emilia – Ferrara, 5-9 marzo 2007, Comune di Reggio Emilia. - Laboratorio Geostorico “Tempo Presente” (elaborazione dei testi: Antonio Canovi e Lorenzo Reggiani), Un’esplorazione geostorica nel territorio della Circoscrizione 7, Centro Documentazione Storica di Villa Cougnet, Quaderno n. 1, Centro Stampa Comune di Reggio Emilia, 2007 [lungo capitolo relativo alle Officine Reggiane e alla vicenda urbana correlata]. - Laboratorio Geostorico “Tempo Presente” (elaborazione dei testi: Antonio Canovi e Lorenzo Reggiani), Abitare nella sesta. Luoghi per un alfabeto geostorico, Circoscrizione VI, Comune di Reggio Emilia [paragrafo sul campo di Volo]. - geo-memory, Circoscrizione 7 - Centro di Documentazione Storica di Villa Cougnet, Fondazione Pietro Manodori, 2009 [cfr. alcuni scatti di Fabrizio Cicconi sul quartiere delle Reggiane].

Ricognizione documentalistica sulle fonti

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Guerra, Dopoguerra, Lotta sindacale - Antonio Alessio, Luci e ombre della rinascita, Reggio Emilia, 1945. - Ulisse Giglioli, Visita alle Reggiane, “Il Volontario della Libertà”, 17 settembre 1945. - Nel piano del Lavoro la salvezza delle Reggiane, Reggio Emilia, Suppl. n. 6 di “Notizie Economiche”, Fondazione Kuliscioff, Tip. Popolare, Reggio Emilia, 1950. - Amilcare Mattioli, Bilancio delle Reggiane, “Emilia”, a. II, maggio 1950. - Le Reggiane vivranno!, Libro bianco del Consiglio di Gestione, 1950. - La vita delle Reggiane è la vita dell’economia provinciale, a cura della Sez. Prov.le FIOM, Tip. Popolare, Reggio Emilia, 1950. - Franco Cigarini, La vacca di ferro. Poema delle Reggiane, Reggio Emilia, s. d. [riedita da Diabasis nel 2007]. - Di Vittorio parla davanti alle Reggiane, “l’Unità”, 29 luglio 1951. - Studio per la sistemazione delle Nuove Reggiane, Reggio Emilia, 1952. - Vincenzo Montuoso, Le opere dei demagoghi. Riaperti i battenti delle Reggiane resta il monito di una triste vicenda, “Il Tempo di Milano”, 7.3.52. - Luciano Guidotti, Sangue alle Reggiane, in “Emilia”, aprile 1950, poi in “La Verità”, 23 luglio 1954 [eccidio 28 luglio 1943]. - 11 anni fa caddero gli eroi delle Reggiane, “Avanti”, 29 luglio 1954. - La difficile situazione in cui versano diverse industrie e le proposte per superare la situazione, Consiglio Comunale di Reggio Emilia 27 aprile 1955. - Lodovico Ferrari, I cinquanta anni delle Reggiane, “Emilia”, a. VII, feb. 1955 [pp. 56-60]. - Supersfruttamento e soprusi alle “Nuove Reggiane”, Tip. Popolare, Reggio Emilia, 1955. - Walter Sacchetti, Per la ripresa delle Reggiane, Interrogazioni alla Camera dei Deputati dell’1.12.1955 e del 23.6.1956, Reggio Emilia, s.d. - Giuseppe Soncini, La condizione operaia nella provincia di Reggio Emilia, Reggio Emilia, 1963. - Guerrino Franzini, Storia della Resistenza reggiana, Reggio Emilia, ANPI, 1965 [vari episodi]. - Luciano Bellis, La balilla del direttore, Reggio Emilia, Edizioni Reggio Oggi, 1966 [sull’assassinio del direttore Arnaldo Vischi]. - Adriano Vignali, Una lettura sbagliata, “l’Unità”, 29 novembre 1968. - Antonio Zambonelli, Reggiani in difesa della Repubblica Spagnola (1936-1939), Reggio Emilia, Tecnostampa, 1974 [cenni biografici relativi ad operai Reggiane in esilio e in Spagna]. - Aurelio Iori, Giancarlo Ligabue, Dario Melossi, Maria Grazia Ruggerini, Pasquale Versace, Restaurazione capitalistica e piano del lavoro. Lotta di classe alle Reggiane 1949-51, Roma, Edizione Sindacale Italiana, 1977. - Roberto Marcuccio, Il caso Magnani-Cucchi e l’occupazione delle OMI Reggiane – Crisi e vicende del PCI a Reggio Emilia (1949-1951), Università degli Studi di Bologna, a.a. 1980-1981. - Seminario di studi sulla lotta delle Reggiane, “l’Unità”, 26 febbraio 1981. - Rinviato il seminario sulle officine Reggiane, “Il Resto del Carlino”, 28 febbraio 1981. - Che cosa ha insegnato la lotta delle Reggiane, “l’Unità”, 19 giugno 1981. - Alle Reggiane una lotta che ha lasciato il segno, “l’Unità”, 23 giugno 1981. - Otello Montanari, Mussolini alle Reggiane, “Gazzetta di Reggio”, 13.11.1981. - Testimonianze di comunisti reggiani, a cura di Alfredo Gianolio, Tecnostampa, Reggio Emilia, 1981. [numerosi riferimenti a lavoratori che nel corso della loro militanza transitarono per le Reggiane].

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L’Archivio storico delle Officine Reggiane


- Moreno Simonazzi, Il sindacalismo nel corso della guerra di Liberazione a Reggio Emilia, “RS”, a. XV, nn. 44/45, dic. 1981, pp. 3-16 [numerosi riferimenti]. - Istituto Gramsci di Reggio Emilia, Nel Trentennale della lotta delle Reggiane (1950-1951), Atti del convegno, Reggio Emilia, 1981. - Avvenire Paterlini, Il sacrificio reggiano per la pace e la libertà 1915-1943. Dati biografici e storici, Edizioni ANPPIA, Reggio Emilia, 1982. - Giannino Degani, Provincia non provincia, Reggio Emilia, Tecnostampa, 1982 [cfr.p. 404]. - Vladimiro Ferretti, Riformisti di Lenin. La cooperazione reggiana nel secondo dopoguerra, Tecnostampa, Reggio Emilia, 1982 [sulla solidarietà cooperativa durante la lotta, pp. 141-145]. - Antonio Zambonelli, 25 luglio-agosto ’43: caduta del fascismo e azione popolare nella provincia reggiana, “Ricerche Storiche”, a. XVII, n. 49, luglio 1983, pp. 5-23 [notizie sull’eccidio del 28 luglio 1943]. - Ib., 28 luglio e 8 settembre alle Reggiane, n. 49, luglio 1983, pp. 53-63 [centralità nell’esperienza resistenziale reggiana dell’eccidio 28 luglio 1943]. - Massimo Storchi, Il sindacalismo fascista reggiano fra ristrutturazione e crisi economica (19231933), in Il PNF in Emilia Romagna. Personale politico, quadri sindacali, cooperazione, a cura di Maurizio Degl’Innocenti, Paolo Pombeni, Alessandro Roveri, Angeli, Milano, 1988 [alcuni riferimenti alla situazione sindacale in Reggiane]. - Giuseppe Bianchi, Industria, conflitti sociali e mass media: Il caso dell’occupazione delle O.M.I. Reggiane S.P.A. (1950-1951), Università degli Studi di Bologna, a.a. 1989-1990. - Antonio Canovi, La guerra lunga della città di Reggio: tre chiavi di lettura, in Storchi, Massimo (a cura di), La guerra. Le guerre. La vita quotidiana: la città, Atti della giornata di studio, Reggio Emilia, 10 maggio 1991 [sul destino incrociato di Reggiane e Reggio]. - David Soresina, I feriti alle Reggiane, “Notiziario Anpi”, n. 6-7, 1993 [eccidio 28 luglio 1943]. - Giannetto Magnanimi, Sindacalismo fascista e socializzazione a Reggio Emilia 1919-1945, CdL, Reggio Emilia, 1996 [riferimenti alla classe operaia delle Reggiane]. - Ello Ferretti, Parole nel tempo. Le idee, l’utopia, la realtà, Dea Cagna, Montecavolo Reggio Emilia, 1997. - Giannetto Magnanini, Il Regime Badoglio a Reggio Emilia. 25 luglio-8 settembre 1943, Milano, Teti, 1999 [notizie sull’eccidio del 28 luglio 1943]. - Massimo Storchi, Combattere si può, vincere bisogna. La scelta della violenza fra Resistenza e dopoguerra (Reggio Emilia 1943-1946), Venezia, Marsilio, 1998 [pp. 130-134, sull’assassinio del direttore Vischi]. - Guerra alle Reggiane. 28 luglio 1943/8 gennaio 1944, Reggio Emilia, Istoreco, 1999 [considerazioni storiografiche di Antonio Canovi in forma di storia della memoria]. - Antonio Canovi, Cavriago ad Argenteuil. Migrazioni Comunità Memorie, Reggio Emilia, RS Europa Libri, 1999 [cfr. a p. 166 il funerale “rosso” al “Cairo”dell’operaio antifascista ucciso a bastonate Pietro Lorenzani e svariati riferimenti a lavoratori Reggiane costretti all’espatrio in Francia]. - Il diario di “Bleki” (Sergio Iori), FIOM provinciale di Reggio Emilia, 2001. - Massimo Storchi, Le Reggiane: un fronte aperto per la verifica, CISL, 2002 [non pubblicato, reperibile in versione parziale presso l’autore]. - Giannetto Magnanimi, Da zona depressa al “boom”. Cronache e riflessioni sugli anni cinquanta, pp. 407-441, in Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia, vol. II, Dal secondo dopoguerra ai primi anni ’70, a cura di Luca Baldissara, Myriam Bergamaschi, Antonio Canovi, Alberto De Bernardi, Adolfo Pepe, Ediesse, Roma, 2002.

Ricognizione documentalistica sulle fonti

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- Michele Bellelli, Le OMI Reggiane dalla seconda guerra mondiale al boom economico, Tesi di laurea, Università degli studi di Bologna, 2002. - Antonio Canovi, Declinazione emiliana. Note sull’Emilia “rossa”, la Repubblica, le OMI Reggiane, pp. 37-58, in Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia, vol. II, Dal secondo dopoguerra ai primi anni ’70, a cura di Luca Baldissara, Myriam Bergamaschi, Antonio Canovi, Alberto De Bernardi, Adolfo Pepe, Ediesse, Roma, 2002. - Nicola Brugnoli, Le OMI Reggiane. Crocevia per la modernizzazione, pp. 59-100, in Un territorio e la grande storia del ‘900. Il conflitto, il sindacato e Reggio Emilia, vol. II, Dal secondo dopoguerra ai primi anni ’70, a cura di Luca Baldissara, Myriam Bergamaschi, Antonio Canovi, Alberto De Bernardi, Adolfo Pepe, Ediesse, Roma, 2002. - Amos Conti, La missione americana: i bombardamenti aerei delle OMI Reggiane*, “Ricerche Storiche”, n. 97, giugno 2004. - 20 Mesi per la Libertà – La guerra di Liberazione dal Cusna al Po, a cura di Massimo Storchi, Istoreco, Edizioni Bertani & C., Reggio Emilia, 2005 [notizie sulle Reggiane]. - Ricordare Dante Peri, a cura di Odilio Buzzoni, Comune di Reggio Emilia-SPI/CGIL, 2006 [cenni sulla emigrazione e l’attività sindacale in Svizzera degli operai licenziati dalle Reggiane ]. - Domenico Amidati, Don Gaetano, 50 anni fra gli operai delle Reggiane, “La Libertà”, 12 agosto 2009. - Amos Conti, Michele Becchi, 22.000 bombe su Reggio Emilia. Bombardamenti alleati e vita (e morte) quotidiana 1940-1945, Diabasis – Istoreco, 2009 [dove si documenta con l’accompagnamento di vasti apparati iconografici come le Reggiane fossero il primo fra i bersagli da bombardare a Reggio Emilia]. - Mario Sulpizio, Ho vissuto in prima linea anche l’eccidio delle Reggiane, in “Gazzetta di Reggio”, 1 ottobre 2009.

Filmati, Cd-Rom, format artistici - I sette fratelli Cervi, di Gianni Puccini, 1968 [sequenza eccidio 28 luglio 1943]. - I giorni dell’R 60, regia di Guido Albonetti, Giovanna Boursier, Mauro Morbidelli, 56’ b/n e colore, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico di Roma, 2001. - 100 anni della Camera del lavoro di Reggio Emilia. Un territorio e la grande storia del ‘900 il conflitto il sindacato e Reggio Emilia, a cura della Camera del lavoro territoriale di Reggio Emilia, giugno 2002. - Avanti popolo – Due secoli di canti popolari e di protesta civile, Ricordi, Roma, 2002 [contenente “La canzone delle Reggiane - R 60”, testo di Ermanno Rivetti, musica di Isernia Zanon]. - Officine Reggiane 28 luglio 1943. I percorsi della memoria, di Mauro Morbidelli, Comune di Reggio Emilia, Centro R 60, Istoreco, 2003 [18 videotestimonianze]. - Teatro dell’Orsa, R 60 ballata operaia. Progetto Memoria e Lavoro, di Monica Morini e Bernardino Bonzani, 2005. - FILEF, Con le Reggiane in …memoria, foto di Salvatore Arcieri, Reggio Emilia, 2007. - Giri di parole 7, di Alessandro Scillitani, 2009 [riprese e videotestimonianze del Re Mida day, del quartiere di S. Croce, con operai Reggiane]. - Reggiane Underground – memorie sotto l’Officina, di Antonio Canovi e Daniele Castagnetti, CDS di Villa Cougnet, 2009.

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L’Archivio storico delle Officine Reggiane


Siti web e network - www.biblioreggio.unimore.it [Indice archivio digitale OMI-Reggiane] - www. istoreco-re.it [28 luglio 1943 L’eccidio delle Reggiane] - www.cdltre.it [Officine Reggiane - Cronologia] - www.comune.re.it/circoscrizioni - http:/villacougnet.it/centro_documentazione_storica - www.safre.it [Reggiane] - www.alireggiane.com [varie voci] - www.rivisistemi.com [Museo Aeronautico Reggiane] - www.finn.it [la seconda guerra mondiale – i caccia Reggiane] - www.aereimilitari.org www.safre.it [RE 2005 Sagittario] - www.flickr.com [Officine Meccaniche Reggiane] - www.prato.linux.it/Antiwarsongs [canzone detta “delle Reggiane”] - www.collezionesalsapariglia.it [autobiografia imprenditoriale di Nello Salsapariglia, riferimenti a Reggiane] - digilander.libero.it [Reggiane 2006 Una storia vera] - nuke.gmtmodellismo [Il Reggiane “RE 2007” è esistito] - Officine Meccaniche Reggiane, voce Wikipedia [aggiornamento 31.3. 2009] - Reggiane Re.2000, voce Wikipedia [aggiornamento 8.6. 2009] - Reggiane Re.2001, voce Wikipedia [aggiornamento 28.3. 2009] - Roberto Longhi (ingegnere), voce Wikipedia [aggiornamento 27.2. 2009] - Antonio Alessio, voce Wikipedia [aggiornamento 28.3. 2009] - Saipem 7000, voce Wikipedia - EFIM, voce Wikipedia [aggiornamento 27.2. 2009]

Fondi documentari Archivio storico aziendale Reggiane [sotterranei palazzina direzionale via Agosti; cfr. Ricognizione IBC, luglio 2009] Questo archivio merita senz’altro di essere trattato per primo, in quanto si tratta del grande anello mancante alle ricerche che hanno sinora trattato delle Reggiane. Una conferma viene dallo storico Sandro Spreafico, autore della sola monografia aziendale sinora esistente sull’Officina; per comporre la quale, come ha ricordato nell’intervista prodotta all’interno di questa Ricognizione, dovette avvalersi delle carte personali del conte Gianni Caproni, trattenute all’epoca (45 anni or sono) presso il figlio Giovanni. La vulgata ufficiale fornita dall’azienda, secondo quanto riporta lo studioso, era quella di un archivio ridotto a ben poca cosa dopo i bombardamenti del gennaio 1944. Negli anni a venire, per la verità, si è cominciato a dubitare di tale versione; ma nessun studioso ha avuto modo di smentirla, rimanendo agli esterni inagibile l’accesso (come ha confermato, debitamente intervistato, l’ultimo archivista delle Reggiane, Giovanni Olmi).

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Le cose sono cambiate con l’ingresso di Fantuzzi in Reggiane. Il titolare ha infatti testimoniato pubblicamente, a più riprese, dell’esistenza di un corposo Archivio posto nel seminterrato della palazzina direzionale su via Agosti. Tuttavia, nessuno ne ha poi garantito le condizioni regolari di accesso, anche perché - trovandosi nel sottosuolo della Direzione - richiede la diretta assistenza di personale di servizio impiegato per altri scopi. In tal senso, la “finestra” che si è aperta tra maggio e luglio 2009, con l’accesso garantito personalmente dalla dirigente Rita Regnani e dal responsabile della sicurezza Claudio Ongarini, ha rappresentato un’opportunità straordinaria. Della ricognizione presso tale Archivio dà conto, per esteso, la relazione stesa dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’Istituto per i beni artistici culturali e naturali. Giusto qualche informazione di complemento. In primo luogo, va precisato che i 2230 metri lineari fatti oggetto della ricognizione IBC rappresentano quanto depositato sotto il livello del suolo. Vi sono altri nuclei documentali che attendono di essere indagati: uno piuttosto corposo, riguardante la produzione ferroviaria, rimane all’interno di un capannone dismesso; un secondo, riguardante disegni tecnici, sta nella palazzina retrostante la direzione aziendale, sopra il laboratorio chimico; un terzo, vastissimo per dimensioni, si trova nel piano superiore della direzione aziendale, comprendendo al proprio interno documentazione propria sia delle Reggiane che della Fantuzzi–Reggiane (anche qui vi sono molti disegni tecnici). In secondo luogo, il ritrovamento in vari nuclei di cospicui materiali iconografici (lastre di vetro e stampe in bianco e nero) conferma la permanenza presso le Reggiane di un vero e proprio laboratorio fotografico interno. Un certo numero di stampe è stato scansionato presso il CDS di Villa Cougnet, con l’obiettivo di socializzarne la visione attraverso un apposito sito in preparazione, che sarà disponibile per la metà del dicembre 2009. A fianco di questi supporti, sono emersi anche nastri filmici, vari per formato; alcuni di questi nastri sono stati testati, di tre si è reso possibile operare una copia digitale grazie alla collaborazione prestata da Mediavision di Reggio Emilia. In terzo luogo, va sottolineata l’esistenza, in alcuni armadi-casseforti, di materiale prodotto dal Consiglio di Amministrazione sin dai primi anni del XX secolo. Grazie alla consultazione di tali opuscoli (statuti e relazioni di bilancio, ma esiste anche materiale autografo) è stato possibile abbozzare una cronistoria aziendale finalmente estesa oltre il 1951 (cfr. Le Reggiane raccontano la città).

Archivio Centrale dello Stato, Roma EUR Le buste qui di seguito segnalate provengono da alcuni scavi specifici, hanno pertanto valore parziale di orientamento. Consistenza - Ministero Aeronautica, Dir. Gen. del Demanio 1931-1948 (Inv. 41/14) / B. 55, fasc. 279 (RE, Servitù, convenzioni, ecc. OMI, 1936-1940). - Ministero Aeronautica, Dir. Gen. Divisione Amministrativa - Espropri 1936-1939 / B. 6 (Esproprio 1937, RE) / B. 1 (Esproprio 1939, RE). - Carte Badoglio. - Pubblica Sicurezza, A5G II Guerra Mondiale. - Ministero Industria e Commercio, Dir. Gen. della Produzione Industriale - Finanziamenti ERP (Inv. 29/10,1) / B. 4, fasc. 50 (Reggiane Officine Meccaniche Italiane, RE, 1950). - Ministero Lavoro e Previdenza Sociale, Dir. Gentile. AA. GGG. Personale - Uff. Del Lavoro Massima Occupazione e Centri di Emigrazione 1950-1954) / B.19, fasc. 10g, 1950-1954).

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- Ministero Interni, Gabinetto 1950-52 / b. 215, fasc. 15435/1 Officine Meccaniche Reggiane – Reggio Emilia. - Ministero Lavoro e Previdenza Sociale, A.G. Rapporti di lavoro - Associazioni Sindacali (Inv. 20/1 e 20/2) / B.33: - fasc. 64 (Interrogazione, risposta orale n. 491, Sen. Roveda - Licenziamento operai Nuove Reggiane, 1954). - fasc. 79 (Interrogazione, risposta orale n.1387, On. Sacchetti - Dissensi sugli accordi sindacali relativi alle Commissioni Interne presso lo Stabilimento Nuove Reggiane, 1954). - fasc. 77 (Interrogazione scritta On. Roberti n. 17605 - Elezione Commissione Interna Nuove Reggiane, 1956). - fasc. 80 (Interrogazione, risposta orale 2296, On. Sacchetti - Licenziamento aziendale FIM e Nuove Reggiane, 1956).

Polo Archivistico, Reggio Emilia La coesistenza di numerosi fondi, unitamente alle nuove acquisizioni tuttora in corso d’opera, fa di questo un polo archivistico complementare a quello aziendale soprattutto per quanto riguarda l’intreccio delle Reggiane con il livello politico e sindacale locale. La recente pubblicazione di un vasto studio sui bombardamenti a Reggio Emilia ha inoltre consentito di acquisire materiale documentario proveniente da fondi esteri. Consistenza - Carteggio fascista 1943-1945: B. 14M, F. 3; B. 14M, F. 14. - Fondo Giannino Degani. - PCI, Comitati Federali Federazione comunista reggiana: 20.10.1951; 31.10.1953; 13.11.1954; 5.12.1955. - Archivio storico della Camera del Lavoro Territoriale di Reggio Emilia. - FIOM: Aziende, fasc. 11, Reggiane 1945-1975. - Camera confederale del lavoro: Varie, 1948-1981, carteggio relativo celebrazioni annuali eccidio 28.7.1943. - Fondo Corrado Corghi [carte del dopoguerra]. - n. 2 Buste Reggiane 1940-1945 [sabotaggi]. - Fondo produzioni ferroviarie [un centinaio di fotografie]. - Fondo NARA (National Archives and Records Administration) relativo ai bombardamenti USA. - microfilm vari. - Fondo Gasparini [ex “Solco Fascista”], alcune decine di fotografie su Reggio. - Fondo ex Ospedale, 4 referti medici di morte relativi ad alcuni tra i caduti delle Reggiane. Interviste a lavoratori e sindacalisti delle Reggiane sono state svolte da Michele Bellelli (nell’ambito della tesi di laurea) e da Massimo Storchi (nell’ambito di una ricerca inedita sulla storia della CISL).

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Mediateca universitaria di Reggio Emilia, Università di Modena e Reggio Emilia Archivio Digitale Aeronautico “Reggiane” [cfr. Indice reperibile nel sito web] Questo fondo accoglie 8952 files digitalizzati, consultabili su un server all’interno della Mediateca universitaria di viale Allegri. Nasce per opera degli ingegneri Adriano e Paolo Riatti, nell’ambito di un milieu di tecnici e ingegneri che intende valorizzare i “saperi meccanici” cresciuti in seno alle Reggiane, in primis la produzione Avio. A partire da questo che è un fondo aperto a nuove acquisizioni (nuovi ingressi previsti entro il 2009) si stanno producendo specifiche sinergie, con diversi elementi di interesse. In primo luogo, il fondo nasce in un ambito di appassionati che portano in dote competenze professionali alte. Allo stesso tempo, queste competenze sono state messe immediatamente a disposizione dell’Università di Modena e Reggio e in particolare dei corsi tecnico-scientifici come Ingegneria Gestionale. Tale disponibilità, con un tempismo raro in Italia, è stata accolta nell’ambito accademico mettendo a disposizione una postazione telematica specifica, oggi in consultazione. Ma in che modo da questo fondo, pur ricco, può generarsi un vero e proprio Archivio tecnologico? Ed ancora, come fare per riconnettere quello con l’Archivio storico aziendale delle Reggiane? Come ha tenuto a ricordare nell’ambito della ricognizione il Pro Rettore Luigi Grasselli, il polo universitario di Reggio si candida nel corrispondere a due bisogni: per un verso, la formazione di giovani ingegneri o anche di studiosi dei processi tecnologici; per l’altro, l’archiviazione delle carte tecniche presenti dentro l’Archivio storico aziendale delle Reggiane. In tal senso, la sinergia sinora sperimentata a partire dal settore Avio sta già ora entrando in relazione con un altro settore chiave della produzione storica Reggiane, quale il ferroviario, grazie al rapporto con il SAFRE (cfr. scheda relativa). Tali azioni sinergiche domandano, evidentemente, l’elaborazione di un vero e proprio progetto d’archivio. Ma già mettono in campo, grazie alla fisiologia di network professionale e territoriale, due connotati virtuosi: la sostenibilità sociale ed economica di un tale progetto; l’ampia potenzialità restitutiva. Vi è infine un ultimo aspetto di cui questo Fondo merita di dar conto, non immediatamente rinvenibile attraverso lo scorrimento dei files in Indice telematico. Riguarda la metodologia con la quale si è inteso costituire il Fondo: non per apporti tematici, come ci si potrebbe attendere da un progetto di valorizzazione tecnologica, bensì bio-anagrafici. La preoccupazione primaria di questo archivio – come ha spiegato Adriano Riatti nell’ambito della ricognizione – è stata quella di valorizzare le figure di tecnici che hanno prestato la propria opera presso le Reggiane. Si è dunque proceduto sollecitando versamenti e donazioni di documenti ai diretti protagonisti e alle loro famiglie; ai loro nomi rinvia la “tracciabilità” del Fondo. Ciò spiega la presenza, a fianco dei supporti tecnici, di serie iconografiche e finanche di epistolari personali.

Biblioteca Municipale “Panizzi”, Reggio Emilia [cfr. consultazione in sito web] Fondo Giuseppe Soncini Si tratta del fondo proveniente da uno dei protagonisti della lotta sindacale nel dopoguerra, donato dalla famiglia.

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- Mozione conclusiva approvata dai delegati alla Conferenza economica per la rinascita delle Reggiane e della vita provinciale, b. 2, fasc. 13.5. - Elenco operai licenziati dalle “Nuove Reggiane”, b. 3, fasc. 13.11. - Risultati delle elezioni delle Commissioni interne delle Reggiane (1946-1951) e delle Nuove Reggiane (1953-1961), 1962, b. 4, fasc. 22. - Periodici di fabbrica: “Voce Operaia” (redatto dal comitato di fabbrica del Pci, consta di 14 numeri dal 24 gennaio al 24 luglio 1950); “Per la salvezza delle Reggiane” (redatto a cura del Comitato di agitazione, il primo numero data al 4 ottobre 1950, uscirà fino al 3 marzo 1952); “al Scifloun”. Fototeca “Panizzi” Si tratta dei fondi attualmente ordinati e posti in consultazione. - Serie “bombardamenti Reggiane” (327 immagini). - Produzioni Reggiane anni ’50-’70, provenienti dai fondi Vaiani, GAF, Cesare Cattani (347 immagini).

Camera del Lavoro di Reggio Emilia Nonostante i versamenti svolti presso il Polo archivistico, vi sono tuttora fondi documentari significativi relativi alle Reggiane presso l’Ufficio Centenario e il Centro Studi R 60. Miscellanee, fondi documentali e iconografici - Fondo “Testimonianze 1977” [400 questionari somministrati ad ex lavoratori nel 1977 in collaborazione con il Centro Antonio Banfi di Reggio Emilia]. - Versamenti studiosi militanti, ex operai Reggiane per Centenario Camera del Lavoro (da archiviare): Giancarlo Ligabue; Enrico Sturloni; Giuseppe Campioli; Luciano Curti; Dino Fornaciari; Enrico Lelli; Gaetano Medici; Bruno Fani; Elvino Codeluppi; Marcello Scolari; Augusto Giroli; Gianfranco Gattamelati; Luigi Gambarelli; William Nironi; Dino Galeotti; Learco Benna; Tobia Vezzani; Afro Benassi; Livio Pagliani; Giuliano Barbieri; Franco Torelli; Vivaldo Bonacini; Albano Strozzi; Nevino Marani e Speroni Remo. - Archivio fotografico relativo alle Officine Reggiane dalla produzione bellica al biennio 1950-1951 [organizzato per capitoli, con alcune fotografie a colori, successive al periodo indicato, per un patrimonio di circa 200 immagini]. - Mostra documentaria: “Sulle Officine Reggiane”. - Cd – Rom con capitoli comprendenti i bombardamenti e la Lotta sindacale. - Memoria delle videointerviste promosse nell’ambito del Centenario [circa 30] - Memoria di eventi specifici organizzati dal Centro studi R 60: incontro ex lavoratori delle OMI Reggiane, RSU Fantuzzi Reggiane, FIM FIOM UILM – CGIL CISL UIL, 3 dicembre 2004; iniziativa “Reggiane”, 23 ottobre 2005; presentazione de “La Vacca di Ferro”, 28.10.08

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Centro di Documentazione Storica di Villa Cougnet, Reggio Emilia Il Centro di Documentazione Storica di Villa Cougnet origina tra il 2004 e il 2005 come esito di una riflessione avviata tra studiosi, educatori, amministratori della Circoscrizione 7 sui temi della cittadinanza in un’area periferica investita da una rapida transizione urbana, quale era e rimane la “frontiera nord” di Reggio Emilia. Il CdS si ispira pertanto a una logica federativa che ha il merito di porre in relazione costante e tra loro dialettica bisogni di riconoscimento identitario e attori sociali. Sin dai primi passi, il Centro si è occupato delle Reggiane: entrandovi con le classi dell’Istituto comprensivo “Galilei” (2004), quindi organizzando una mostra fotografica (1 maggio 2005), ed ancora curando alcune interviste con i lavoratori (ottobre 2005). Miscellanee, fondi documentari e iconografici - Miscellanea nell’ambito de “Le Reggiane raccontano la città”, Esposizioni di Villa Cougnet e Centro Sociale Autogestito “Tricolore”, 1-4 maggio 2005. - Miscellanea prodotto per la produzione dei ppt. restituiti nell’ambito del progetto “Educa il Luogo”. - Materiali iconografici specifici: Raccolta Bigi, 63 scatti; Raccolta GAF, 37 scatti; Raccolta Canovi, 120 tra scatti e diapositive; Raccolta Pavarini 100 scatti; Progetto “Educa il Luogo”, 150 scatti. - Copia del film documentario Primo volo, Regia Aeronautica, 1941/43, regia di Vittorio Gallo. Fonti orali - Videoregistrazioni prodotte nell’ambito della Ricognizione: Rita Regnani, maestra, dirigente aziendale, 3 giugno 2009 [riprese Mediavision, parziale restituzione nel video che accompagna la ricognizione]; Giacomo Sorrivi, ex dipendente dislocato presso Ligestra, 10 giugno 2009 [riprese Mediavision, parziale restituzione nel video che accompagna la ricognizione]; Giordano Rinaldi, montatore all’estero, 16 giugno 2009 [riprese Daniele Castagnetti, parziale restituzione nel video che accompagna la ricognizione]. - Audioregistrazioni prodotte nell’ambito della ricognizione: Claudio Ongarini, perito industriale, responsabile sicurezza, Direzione Reggiane 12 giugno 2009; Giovannina Martini in Martelli, cl. 1919, e Claudio Martelli, familiari dell’operaio Reggiane Gigetto Martelli – emigrato a nel dopoguerra a Desio, poi a Zurigo, quindi come tracciatore alla Citröen di Parigi - abitazione privata a Montecchio, 28.09.09; Luca Losi, fotografo – familiare di Renato Losi, disegnatore e fotografo alle Reggiane - presso il proprio Laboratorio a Reggio Emilia, 12 ottobre 2009; Lauro Bottazzi, cl. 1929, operaio e sindacalista Reggiane, presso Coop. Case Popolari di Mancasale 19 ottobre 2009; Adriano Riatti, presso Mediateca universitaria a Reggio Emilia, 28 ottobre 2009; Sandro Spreafico, storico, presso abitazione privata a Reggio Emilia, 26.10.09; Giovanni Olmi, cl. 1948, operaio, archivista presso le Reggiane fino al 1994, presso abitazione privata a Scandiano, 31.10.09.

SAFRE (Società Amici della Ferrovia Reggio Emilia) Si tratta di una vivacissima associazione di appassionati e tecnici che ruota attorno alle figure di Alberto Sgarbi, Gabriele Savi e dell’ing. Paolo Bertelli [con un trascorso professionale che ha incrociato le Reggiane] e che ha promosso il restauro e la valorizzazione di locomotori dismessi, oltre che prestarsi a consulenze culturali e didattiche.

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Documentazione cartacea - 30 disegni tecnici, 1908-1980. - 25 moduli ordinazioni delle Ferrovie dello Stato a OMI. - 2 certificati azionari OMI. - 3 cataloghi produzione ferrovia OMI (1922-1955). - scansione catalogo container ferroviario OMI. - 2 libretti di formazione per gli operai apprendisti (anni ’40). Documentazione iconografica - 1 cartolina postale OMI 1910. - 14 foto carrozze letti CIWL OMI. - 480 scansioni foto produzione OMI – ferroviario, agricolo, serbatoi, gru. - 10 scansioni foto MAN-Reggio. - 26 foto di fabbrica OMI su cartoncino originale. Oggettistica - Alcune targhe originali in bronzo e alluminio di mezzi ferroviari Reggiane dal 1913 al 1959.

Archivio Comune di Reggio Emilia Consistenza - 27.4.32 Risanamento S. Croce e Piano di Ampliamento della città [varie filze]. - 27.14.2 Sottovia S. Croce e nuova viabilità. - Interpellanza presentata dai consiglieri Sacchetti, Piccinini, Bonacini, Paterlini e Carboni in Consiglio Comunale, 3 marzo 1952.

Archivio ACER ex IACP, Reggio Emilia Consistenza - Documentazione relativa alle Case operaie del “Cairo” e al Villaggio operaio “Corridoni-Pistelli”. - Libro Adunanze 1945-1946 [Ricostruzione].

Archivio storico CCPL, Reggio Emilia Il Consorzio cooperativo di Produzione e Lavoro fu artefice e coordinatore dei lavori di ricostruzione degli stabilimenti Reggiane bombardati. Consistenza - Serie fotografica ricostruzione stabilimenti Reggiane 1945-1946.

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Archivio Parrocchiale dell’Invenzione di S. Croce, Reggio Emilia Consistenza - Notizie Lavori Acquisiti, Santa Croce Reggio Emilia, Diario del parroco don Felice Iotti. - Libro dei Morti, Mortui ab inizio noave Paroeciae Sanctae Crucis in Suburbis Regii Lepidi.

Museo Caproni, Aeroporto di Trento Un fondo proveniente dalla famiglia Caproni risulta depositato presso l’Aeroporto di Trento il 3 ottobre 1992. Alcune carte d’archivio e documenti iconografici riguardanti le Reggiane, a corredo di singoli esemplari aeronautici, sono esposti presso il Museo. Una quota ingente del materiale in deposito risulta non inventariato.

Centro per la cultura d’impresa, Milano Consistenza - Archivio Caproni. Serie liquidazione (1,5 metri lineari).

Archivio Storico Istituto Luce Documentari - Istituto Nazionale Luce, Primo Volo. Materiale di guerra del Centro Cinematografico R.A., regia Vittorio Gallo, fotografia Gianni Ventimiglia, durata 13’ 49’’, b/n sonoro, 1943 [ma porta in calce 14.3.XIX, dunque 1941]. - Reparto Guerra L’aeroplano delle Reggiane 2000 pronto ad essere lanciato dalla catapulta della Regia Nave Miraglia - 01.05.1942-31.05.1942 (3 immagini) Marinai e avieri attorno all’aeroplano Reggiane 2000 montato sulla catapulta - 01.05.194231.05.1942 (1 immagine) Il rotore dell’aeroplano Reggiane 2000 montato sulla catapulta - 01.05.1942-31.05.1942 (1 immagine)

RAI – Radio Televisione Italiana Banca dati catalogo multimediale programmi tv - Cooperare o competere?, La storia siamo noi, contiene servizio Interviste sul lavoro alle Officine, durata 4’ 26’’ [s.d.]. - Ricostruzione e neorealismo, La storia siamo noi, contiene servizi. - “I giorni dell’R 60”, Le Reggiane occupate, testimonianze di Lino Morlini, Silvano Consolini e alcuni ragazzi, La storia siamo noi, documentazione ricerca Liceo Moro di Reggio Emilia, durata 7’ 42’’, 2002. - “I giorni dell’R 60”, Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio Democratico, alcune testimonianze, durata 3’ 46’’, La storia siamo noi, 2002.

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Videoteca centrale Roma - Guerra nel Golfo Persico, inquinamento da petrolio e rischio impianti di desalinizzazione. Intervista con dirigente Officine Fantuzzi Reggiane, servizio Zerbini, durata 2’ 20’’, 29.01.91. - Industria meccanica emiliana. Difficoltà nella reperibilità degli operai alla Fantuzzi Reggiane sede di Brescello, TG2 Giorno, servizio Carlo Alberto Morsetti, durata 1’ 11’’, colore. Videoteca Milano Treno Settebello trainato nelle Officine per revisione, Film, durata 16’ 47’’, 14.03.69. Videoteca Bologna - Crisi Officine. Reggio Emilia: manodopera stabilimento Officine Fantuzzi, durata 41’’. - Piano ristrutturazione Officine. Reggio Emilia: esterni, stabilimento; interni, assemblea lavoratori, servizio Bellocchi, durata 1’ 09’’, 08.03.2005. - Vertenza Officine. Reggio Emilia: dimostrazione, testimonianze di sindacalisti e operai, durata 1’ 30’’, 07.07.2009.

TR Archivio TeleReggio [al 7 settembre 2006] Archivio TG e “altro”: 1988-2006 - vita aziendale Reggiane e Fantuzzi-Reggiane [una sessantina di files]. - testimonianze e immagini bombardamenti 7-8 gennaio 1944 [n. 5 files]. - testimonianze e riprese commemorazioni 28 luglio 1943 [n. 14 files]. - Open Day, alcuni servizi, ottobre 2005. - Sotterranei Officine, durata 2’ 10’’, 4.10.2005. - Immagini aeree Reggiane, durata 2’ 20’’, 09.06.2005. - Mostra CDS “Le Reggiane raccontano la città”, durata 1’ 30’’, 20.04.2005. - Demolizione acquedotto Reggiane, durata 2’ 10’’, 12.02.2002. - Interviste ostaggi Reggiani al rientro a Reggio, durata 3’ 20’’, 19.11.1990. - Reggiane Re 2002 fiera a Torino, durata 2’ 15’’, 31.10.1990. - Ricostruzione di un Re 2002 con intervista Manghi, durata 4’ 30’’, 30.06.1989. Dare & Avere - Interviste alle parti sociali e politiche, immagini dello sciopero, durata 16’ 36’ e 4’ 35’’, 29.10.2004. - Intervista Carlo Baldi per Reggiane, durata 10’ 43’’, 12.11.2004. Habitat - Storia Fantuzzi, durata 6’ 30’’ e 3’ 30’’, 02.11.2004. - Interviste operai, durata 5’ 28’’, 02.11.2004. - Trasmissione, durata 1:23’, 02.11.2004. 20 mesi - Bombardamenti, durata 28’, 6 gennaio 2005.

Ricognizione documentalistica sulle fonti

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Duemila - Bombardamenti, durata 18’ e 15’,proiezione Primo Volo [s.d.]. - Open day alle Reggiane, durata 17’30’’ [s.d.]. Altro - Bombardamenti, testimonianza di Sergio Govi, durata 50’30’’ [s.d.].

Repertori Mediavision, Reggio Emilia Nel mese di giugno 2009 gli operatori Mediavision hanno svolto due missioni di ripresa nei locali sotterranei della Direzione Reggiane. Consistenza Circa 5 ore di girato e un centinaio di scatti fotografici.

Raccolta Enzo Bigi [1908-1956, proprietà del figlio Giorgio Bigi] Il Fondo di Enzo Bigi è stato scoperto incidentalmente a partire da una trasmissione televisiva di TeleReggio dove il figlio Giorgio era stato invitato per raccontare la propria missione agronomica in Afghanistan. La Circoscrizione 7 e il CDS hanno poi allestito presso Villa Cougnet una specifica mostra, inaugurata il 1 maggio 2005. Consistenza 245 scatti relativi a: produzione Avio; prove di volo (due con autografo dei collaudatori De Bernardi e Scapinelli); stabilimenti e dopolavoro aziendale prima e dopo i bombardamenti; macchinari colpiti dal bombardamento.

Raccolta Renato Losi Il Fondo, di assoluta rilevanza anche per la gran parte di immagini inedite, è parte del patrimonio iconografico depositato presso il Laboratorio fotografico del figlio Losi. Il Centro di Documentazione Storica di Villa Cougnet ne sta curando una specifica azione di valorizzazione. Consistenza - Produzione e vita Avio Reggiane, anni ’40, circa 100 lastre. - Produzione e vita aziendale Nuove Reggiane, anni ’50, circa 3.000 scatti. - Produzione Omi – Reggiane, anni ’70-’80, circa 1.000 scatti.

Repertorio Giovanna Franceschi Fondo non ordinato depositato in locali prossimi all’abitazione privata. Consistenza - Serie inerente produzione attività bellica Reggiane [alcune decine di lastre].

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- Serie inerente Lotta alle Reggiane, provenienza Fulgenzio Codeluppi [un centinaio di negativi]. - Serie inerente vita quartiere “Reggiane - S. Croce” [diverse centinaia di negativi].

Fondo Istituto beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna Si tratta degli scatti collegati alla ricognizione operata dalla Soprintendenza per i Beni librari e documentari nel luglio 2009. Consistenza 172 scatti del fotografo Andrea Scardova dentro l’Archivio Reggiane.

Repertorio RE MIDA Centro di Riciclaggio urbano Si riferisce alle immagini scattate, principalmente da Alba Ferrari, dentro e attorno al capannone ex Reggiane detto “blocco 18” nel corso della manifestazione Remida day promossa tra il 6 e il 24 maggio 2009. Consistenza Circa 300 immagini.

Raccolta Fabio Boni e Fabrizio Cicconi Nell’estate 2005 si presentò, grazie all’intermediazione di Corrado Rabitti della Zoolibri, la possibilità di entrare nei capannoni dismessi o ancora in produzione delle Reggiane. Ne sono uscite, nel corso di più giornate, diverse sequenze di scatti che hanno il merito straordinario di restituire una vita di fabbrica oggi quasi estinta. Altri scatti vennero prodotti ad ottobre, durante le interviste alle maestranze coordinate da Antonio Canovi e nella giornata dell’Open Day. Consistenza Circa 700 scatti tra esterni e interni stabilimenti Reggiane.

Repertorio Giordano Rinaldi Si tratta di un certo numero di album dove sono assemblate carte personali, materiale di promozione Reggiane e numerose fotografie che documentano cantieri Reggiane aperti in varie località estere tra gli anni ’80 e ’90.

Raccolta Gigetto Martelli, Montecchio Emilia Si tratta di una piccola ma preziosa serie di documenti e immagini che documenta la vita lavorativa di Gigetto Martelli presso le Reggiane, quindi in aziende collegate nel Lazio e in Lombardia, poi come emigrante a Zurigo e a Parigi, prima di far ritorno a Montecchio Emilia dove darà vita ad una fortunata impresa meccanica.

Ricognizione documentalistica sulle fonti

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RER - Radio Regione Emilia-Romagna, Bologna Programmi radio “Il sindacalista innamorato dell’Africa”, Radio Emilia-Romagna, 30 giugno 2009 [testimonianza di Dante Bigliardi su Giuseppe Soncini (1926-1991)].

Repertori “Laboratorio Geostorico Tempo Presente”, Reggio Emilia Miscellanee, fondi documentali e iconografici - Raccolta Musée de la Resistance du Departement de la Haute-Vienne: alcuni scatti e materiale di presentazione riguardanti un esemplare Re 2002 utilizzato dalle forze di occupazione tedesca in azione di rappresaglia antipartigiana e abbattutto dal maquis. - Repertori documentali concernenti attività di esplorazione urbana nel quartiere di S. Croce esterna tra il 1999 e il 2003. Fonti orali relativi a lavoratori e familiari di lavoratori Reggiane [alcuni intervistati portano nomi ad arte; quando non indicato l’intervista è a cura di Antonio Canovi] - Norina Manfredini, cl. 1907, residenza privata quartiere S. Croce Esterna, 23 luglio 1983. - Elda Landi, cl. 1917, residenza privata quartiere S. Croce Esterna, 3 agosto 1983. - Simone Brega, cl. 1920, residenza privata quartiere Canalina, 17 agosto 1983. - Franca Beccaluva, cl. 1921, sezione PCI S. Croce Interna, 25 agosto 1983 [familiare]. - Armando Attolini, cl. 1904, residenza privata quartiere Canalina, 25 gennaio 1984. - Maria Bigi Rossini cl. 1893, Mario Zanon, cl. 1918, Adriana Zanon cl. 1928, residenza privata Reggio Emilia, 7 marzo 1984. - Vito Pilli, residenza privata quartiere S. Croce Esterna, cl. 1922, 10 maggio 1984. - “Medeo”, cl. 1915, operaio Reggiane, ricerca Circoscrizione VII, 1987-88 [intervistato da Maria Grazia Ruggerini]. - “Gualtiero”, cl. 1906, operaio Reggiane, ricerca Circoscrizione VII, 1987-88. - “Cesare” (Clodo Codeluppi), cl. 1926, ricerca Circoscrizione VII, 1987-88. - “Rameres”, cl. 1918, ricerca Circoscrizione VII, 1987-88. - Pietro Caiti, cl. 1926, pizzeria “Il Corsaro” Montecavolo, 27 aprile 1994 [parziale restituzione nel video che accompagna la Ricognizione]. - Mario Gibertoni, cl. 1930, residenza privata Correggio, 16 giugno 1995 [intervistato da Azio Sezzi]. - Filippo Artioli, cl. 1920, residenza privata Villa Cadé, 21 luglio 1995. - Mario e Remigio Bagnacani, cl. 1921, residenza privata S. Prospero, 27 luglio 1995. - Maria Casoli, cl. 1923, residenza privata Reggio Emilia, 12 giugno 1995. - Giuseppe Sassi, cl. 1924, residenza privata Reggio Emilia, 21 agosto 1995. - Antonio Crotti, cl. 1920, residenza privata Arceto, 29 giugno 1995 [intervistato da Azio Sezzi, parziale restituzione nel video che accompagna la Ricognizione]. - Andrea Incerti Fornaciari, cl. 1954, laboratorio meccanico Reggio Emilia, 15 agosto 1995 [familiare]. - Luciano Iemmi, cl. 1929, Circolo “Pistelli”,giugno 1999. - Mario Benedetti, cl. 1926, Istoreco, 9 giugno 1999.

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L’Archivio storico delle Officine Reggiane


- Silvano Consolini, cl. 1925, Cdlt Reggio Emilia, 10 giugno 1999. - Nicola Canosa, cl. 1955, calderaio, Saletta RSU Reggiane, 13 ottobre 2005 [parziale restituzione nel video che accompagna la ricognizione]. - Mario Fellacara, cl. 1951, calderaio, Saletta RSU Reggiane, 3, 6, 13 ottobre 2005 [parziale restituzione nel video che accompagna la Ricognizione]. - Luca Sullis, cl. 1965, carpentiere, alesatore, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005 [parziale restituzione nel video che accompagna la Ricognizione]. - Fulvio Comodi, meccanico, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005. - Ivo Zamboni, cl. 1955, tracciatore, impiegato, Saletta RSU Reggiane, 3 ottobre 2005 [parziale restituzione nel video che accompagna la Ricognizione]. - Romeo detto “Michele” Vignali, marcatempo, impiegato, Saletta RSU Reggiane, 13 ottobre 2005. - Lamberto Gavioli, cl. 1960, perito elettrotecnico, ufficio tecnico, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005. - Antonio Licciardo, tecnico metallurgico, caporeparto saldatura, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005. - Rocco La Vecchia, meccanico, cl. 1955, operaio, Saletta RSU Reggiane, 3 ottobre 2005 [parziale restituzione nel Video che accompagna la Ricognizione]. - Michele Dalsazia, cl. 1955, tornitore, operaio, Saletta RSU Reggiane, 3 ottobre 2005. - Ivo Orioli, cl. 1950, tracciatore, impiegato, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005. - Roberto Petrocchi, ingegnere, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005. - Narciso Marcolini, cl. 1960, montatore elettromeccanico, Saletta RSU Reggiane, 13 ottobre 2005. - David De Crescenzo, cl. 1973, carpentiere montatore, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005. - Diego De Crescenzo, cl. 1970, carpentiere montatore, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005. - Mauro Cellamare, cl. 1960, saldatore, Saletta RSU Reggiane, 3 ottobre 2005. - Kai Abdellhak, cl. 1965, operatore macchine utensili, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005. - Tienno Zaccarelli, cl. 1955, saldatore con robot, Saletta RSU Reggiane, 6 ottobre 2005. - Mauro Artioli, carpentiere, impiegato, in pensione, Saletta RSU Reggiane, 17 ottobre 2005. - Loris Rossi, cl. 1965, saldatore robot, Saletta RSU Reggiane, 14 ottobre 2005. - Rita Regnani, capo del personale – intervista 16 ottobre 2005. - A. Cavecchi, carpentiere in pensione, Saletta RSU Reggiane, 17 ottobre 2005.

Ricognizione documentalistica sulle fonti

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L’Archivio storico delle Reggiane 1922-1994 (con precedenti al 1904)

Ricognizione della documentazione conservata nel piano seminterrato della palazzina direzionale del Gruppo Fantuzzi - Reggiane, effettuata da Brunella Argelli, Mirella M. Plazzi e Francesca Ricci (Soprintendenza per i beni librari e documentari dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna) nei giorni 1, 7, 8, 27 e 28 luglio 2009. Durante la prima giornata di ricognizione Andrea Scardova (Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna) ha realizzato una campagna fotografica avente ad oggetto i locali dell’archivio e la documentazione descritta. La presente relazione espone sinteticamente gli esiti della ricognizione, analiticamente descritti in un elenco di consistenza dei materiali che è a disposizione per futuri interventi ed iniziative. La straordinaria quantità di documentazione conservata è solo il primo e più immediato tra gli elementi di interesse suscitati dall’Archivio storico delle Officine Reggiane. Da una prima stima, infatti, la sola porzione individuata dall’azienda come “archivio storico” ammonta a circa 2230 metri lineari complessivi1 e si situa a pieno titolo tra gli archivi di impresa di più ricca e variegata consistenza. Le ragioni della enorme produzione di documentazione sono, come è ovvio, imputabili alla dimensione dell’azienda, alla ramificazione nazionale ed internazionale delle sue relazioni industriali e alla diversificazione produttiva sviluppata nel corso di oltre un secolo di attività. Tanto più rilevanti per la comprensione del valore di questo complesso documentario, sono i fattori che ne hanno garantito l’effettiva conservazione: la ricchezza di quanto conservato non deriva, infatti, soltanto dalla imponente quantità della documentazione prodotta, ma dal fatto stesso che l’azienda abbia scelto di raccoglierla e gestirla in un archivio. Le attuali condizioni conservative di questo complesso, infatti, sono l’esito del suo formarsi attraverso una sedimentazione ordinata e continuativa in spazi predefiniti2, appositamente dedicati, ben individuabili e adeguatamente dimensionati (tali da accogliere tutt’ora gli incrementi della documentazione prodotta dalla Direzione Personale). Questa sistemazione fisica del materiale ha contribuito alla formazione di una “abitudine” (diffusa tra amministratori, personale impiegatizio e tecnici) alla conservazione attiva e alla percezione dell’archivio non soltanto come residuo dello svolgimento concreto e quotidiano delle attività produttive, ma come strumento di autodocumentazione e fonte di corporate culture, connaturato alle modalità produttive dell’azienda, tanto prossime all’artigianalità.

1 Si pensi, a titolo di mero confronto quantitativo, che l’Archivio storico postunitario del Comune di Reggio Emilia risulta avere una consistenza di 700 ml circa (dato rilevato nel Censimento archivi storici Emilia-Romagna - CAStER). 2 Situati nel piano seminterrato della palazzina direzionale.

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In quest’ottica di valorizzazione del know how aziendale, si situa la presenza e la riconoscibilità della documentazione tecnica (disegni, lucidi, zincotipie e lastre fotografiche di utensili e manufatti, prodotti dagli anni ‘30 agli anni ‘90, per una consistenza complessiva di 316 metri lineari), conservata ed organizzata in apposite cassettiere ed oggetto di una movimentazione tanto rilevante e continuata, da giustificare l’individuazione di un “Archivio dei disegni” e la presenza, per un certo periodo, di un addetto ad esso preposto, con mansioni specifiche. Tale frequentazione dell’archivio deve essere stata a tal punto introiettata quale modalità operativa dei reparti produttivi dell’azienda, da caratterizzare anche le più recenti modalità di progettazione e produzione: sono state infatti individuate, in locali in cui non è stato possibile effettuare una ricognizione, cospicue raccolte di documentazione tecnica di più recente produzione, affine alla precedente per tipologia ed utilizzo, gestita in contenitori dedicati e conservata con modalità analoghe. L’attenzione alla sedimentazione documentaria resta viva fino ad oggi, e attraversa, senza evidente soluzione di continuità, mutamenti storici, significativi cambiamenti dell’assetto societario, fasi alterne nel rapporto con le maestranze e un’occupazione dello stabilimento con conseguente autogestione dell’attività produttiva (fasi ampiamente rappresentate nella documentazione prodotta dalla Presidenza e dall’Amministrazione, 512 metri lineari). Sono, anzi, proprio alcuni di questi mutamenti e passaggi gestionali a rendere necessaria la redazione da parte dell’azienda di relazioni inventariali e “analisi gestionali” non ordinarie, che potranno offrire una documentazione originale e ricchissima per lo studio della percezione e riflessione interna sullo sviluppo imprenditoriale e patrimoniale dell’azienda nel tempo. Ad esempio, attraverso le informazioni desunte da queste ricognizioni inventariali coeve, quali l’inventario redatto tra il 1951 e il 1952 su indicazione del Commissario liquidatore al termine dell’occupazione degli anni 1949-1951, sarà possibile ricostruire l’ordinamento originario, fisico e logico, della documentazione fino ad allora prodotta, indagare le diverse fasi dello sviluppo tecnologico e strutturale dell’azienda, o analizzare la progressiva organizzazione dei sempre più sofisticati processi produttivi. L’accesso all’Archivio delle Reggiane potrà offrire, oltre a questi, numerosi suggerimenti per la ricerca, l’attività accademica e la didattica nelle scuole sui diversi aspetti dello sviluppo industriale del territorio, sulla storia delle Reggiane stesse e delle aziende italiane ed estere che con esse sono entrate in relazione in qualità di fornitori o acquirenti di materie prime e lavorati, e, più in generale, su diversi aspetti della storia dei processi produttivi e della tecnica applicata all’industria, del disegno tecnico e della grafica industriale. Nonostante la mancanza di strumenti di ricerca, una minima parte della documentazione è già stata oggetto di indagini specifiche (quali ad esempio le ricerche sui modelli aerei Caproni realizzati dalle Reggiane) offrendo un primo spunto delle potenzialità informative insite in questo patrimonio. Oltre alla straordinaria ricchezza e varietà che si è tentato di tratteggiare, tuttavia, la ricognizione effettuata ha fatto emergere anche alcune significative assenze, che appaiono tanto più rilevanti se considerate alla luce della completezza ed organicità del rimanente materiale. Manca, ad esempio, completamente e salvo rarissime eccezioni, la documentazione prodotta dalle origini dell’azienda (1904) al 1920 circa, che avrebbe consentito di indagare la nascita dell’impresa, attraverso la documentazione prodotta dalla stessa e non solo attraverso altre, pur ricchissime, fonti esterne. Manca, inoltre, parte della documentazione relativa alla gestione del personale,

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precedentemente raccolta nell’Archivio storico delle Reggiane ed ora conservata dalla società Ligestra per la procedura di liquidazione dell’EFIM. Tali “vuoti”, definitivi o provvisori, seppur generati da fattori evidentemente diversi, offrono un chiaro esempio di come, soprattutto in momenti di forte riduzione delle risorse economiche, o di mutamento dell’assetto proprietario dell’azienda, in cui l’attenzione si focalizza, come ovvio, sugli aspetti finanziari e organizzativi, sia più forte il rischio di dispersione o smembramento della documentazione e del patrimonio tecnico e culturale di un’impresa. E’ in queste fasi di passaggio, nella latenza della volontà conservativa, che il patrimonio non tutelato si perde, generando irrimediabilmente nuovi vuoti. Non è un caso, del resto, che un complesso documentario gestito con tanta cura durante la sua sedimentazione, presenti attualmente segni evidenti di deterioramento fisico, dovuti al progressivo abbandono e degrado degli ambienti, all’accumulo di polvere e, in particolare, alle precarie condizioni conservative notate soprattutto per i materiali grafici di grande formato e le foto. Pur nella sua tipicità, l’Archivio delle Reggiane si situa a pieno titolo tra gli archivi d’impresa. Tali complessi in questi anni sono stati oggetto di numerose iniziative di valorizzazione, quali convegni, pubblicazioni, manualistica specializzata e censimenti su base territoriale. Attualmente gli archivi di impresa sono tra i complessi documentari oggetto di maggiore attenzione: si pensi che in occasione della prossima Conferenza Nazionale degli Archivi uno dei workshop sarà loro dedicato e che da parte della Direzione Generale per gli Archivi (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) è in corso di realizzazione un portale specifico, presentato nel giugno di quest’anno, con l’obiettivo di dare visibilità alla storia e alla cultura d’impresa. Tali iniziative potranno offrire interessanti spunti di confronto a livello regionale e nazionale con altri illustri esempi di archivi di impresa, già correttamente conservati, tutelati, descritti e valorizzati sul web (a titolo d’esempio gli archivi storici Alfa Romeo, Ansaldo, Barilla, Eni, Fiat, Olivetti, Pirelli, ecc.). Di seguito si offre una descrizione sintetica delle serie documentarie individuate durante la ricognizione e si allega una selezione delle immagini più rappresentative raccolte durante la campagna fotografica.

Presidenza e Amministrazione Estremi cronologici: 1922-1994 (con documenti dal 1904) Consistenza: circa 4200 buste e 300 registri (per un totale di metri lineari 512) Oltre allo statuto sono stati conservati: - i verbali del consiglio di amministrazione, delle assemblee ordinarie e straordinarie (dal 1922); - i libri dei soci (dal 1904); - i libri dei sindaci; - i libri degli azionisti e degli obbligazionisti (dal 1935); - i verbali dei Comitati di sorveglianza (dai primi anni ’50); - i bilanci (dal 1932 ma con copie a stampa dal 1912); - i libri giornale (dal 1930); - la documentazione relativa alla gestione di cassa e ai movimenti bancari (dagli anni ’40);

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- i brevetti e la corrispondenza relativa (dagli anni ’40); - il carteggio e i copialettere (ovvero la corrispondenza in arrivo e in partenza) con i relativi registri di protocollo (dagli anni ’30). Si tratta di pratiche relative a: organi direttivi; gestione del capitale; gestione del credito e dei finanziamenti; cassa e patrimonio; gestione dei macchinari e della produzione; propaganda; rapporti con l’estero; gestione del personale; normativa e ufficio legale; - le pratiche relative alla richiesta di liquidazione dei danni di guerra, con la documentazione delle conseguenze delle incursioni aeree dei giorni 7 e 8 gennaio 1944. Particolarmente omogenea e significativa è la documentazione (circa 46 metri lineari) relativa alla gestione del periodo seguito all’occupazione dello stabilimento da parte degli operai. L’attività del Commissario liquidatore Francesco Moraglia (1951-1956) è documentata da: - la corrispondenza e le pratiche legali (soprattutto inerenti il contenzioso con il personale dipendente); - le relazioni inventariali sullo stato patrimoniale dell’azienda e sui movimenti (di cassa, di materie prime, di macchinari, ecc.); - il corposo “Inventario dei documenti 9 ottobre 1951 – 10 marzo 1952”, che, “fotografando” fedelmente la situazione dello stabilimento, ci offre un quadro fedele della situazione alla fine dell’occupazione operaia.

Personale Estremi cronologici: 1930-1994 Consistenza: circa 2800 buste, 150 registri, 250 volumi (per un totale di metri lineari 342) La gestione del personale dipendente dell’azienda è documentata da: - corrispondenza e protocolli sezionali dell’ufficio personale (dagli anni ‘30); - contratti dei consulenti; - relazioni di viaggio di ingegneri, tecnici e periti industriali; - registri degli infortuni sul lavoro, delle malattie e relativi certificati medici (dagli anni ’50); - documentazione relativa alle assicurazioni (dagli anni ’70); - documentazione relativa alla contrattazione sindacale (dagli anni ’60); E’ presente anche documentazione di natura più propriamente contabile (cedolini degli stipendi, cartellini delle presenze, modelli per le dichiarazioni dei redditi dei dipendenti e per il sostituto d’imposta, ecc.) ma solo relativamente al periodo dal 1970 al 1994: in particolare si segnala l’assenza dei fascicoli nominativi del personale (sono presenti solo i fascicoli del personale dirigente degli anni 1924-1960) e di tutto l’archivio storico del personale, prelevato dalla società Ligestra, che si occupa della liquidazione delle aziende già appartenenti all’EFIM, per essere collocato presso un magazzino (a Reggio Emilia, in via Nobel 88 F). Significativa, invece, la presenza delle “Dichiarazioni di lotta Reggiane”, ovvero delle dichiarazioni rese dall’ufficio personale tra il 1978 e il 1980 relative alla posizione lavorativa dei singoli operai nel periodo dell’occupazione dello stabilimento (1949-1951). La qualità e le modalità del rapporto fra l’azienda e i propri dipendenti possono essere indagate e approfondite anche per la presenza di documenti quali: - le fotografie e gli audiovisivi realizzati durante le gite e le feste sociali (relative soprattutto agli anni ’50);

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- la documentazione relativa alla gestione delle case in viale Ramazzini e via Agosti, assegnate ai dipendenti dell’azienda (anni ’50); - la Biblioteca del dopolavoro aziendale: si tratta di una raccolta di monografie - soprattutto di letteratura d’evasione - numerate, timbrate e raccolte in un apposito armadietto (per una consistenza totale di 5 metri lineari).

Progettazione e Produzione Estremi cronologici: 1930-1994 Consistenza: circa 2700 buste, 200 registri, 316 metri lineari di cassetti con materiali iconografici (per un totale di metri lineari 641) Esistevano uffici appositamente preposti alla progettazione tecnica e alla predisposizione di ogni operazione necessaria alla realizzazione dei manufatti dell’azienda. E’ così giunta fino a noi una notevole mole di documentazione relativa a: - approvvigionamenti e ordini, bolle di accompagnamento (dagli anni ’50); - registri di magazzino (dagli anni ’60); - schede fornitori e schede clienti (dagli anni ’50); - contabilità industriale; - corrispondenza e schede tecniche relative a aerei Caproni e motori Isotta Fraschini (dal 1943); - “Schede di fabbricazione”, ovvero schede con indicazione di modi e tempi di lavorazione di ogni singolo oggetto, con menzione dei macchinari utilizzati e dei reparti coinvolti (dagli anni ’70). Particolarmente significativa, sia per la quantità sia per la potenzialità informativa, la raccolta di disegni, lucidi, zincotipie, lastre fotografiche (per macchine, utensili, varianti costruttive, ecc.). Si tratta di circa 316 metri lineari di materiali (databili a partire dagli anni ’30), in gran parte ancora conservati negli appositi mobili originari. Inoltre, è databile a partire dagli anni ’40 la raccolta di manualistica tecnica: libretti di uso e manutenzione, manuali di riparazione, caratteristiche e prescrizioni tecniche e cataloghi di pezzi; schede di nomenclatura di aerei.

Commerciale Estremi cronologici: 1930-1994 Consistenza: circa 6160 buste (per un totale di metri lineari 740) Esiste una serie documentaria composta di preventivi e offerte (a partire dagli anni ’60) ma la parte preponderante della documentazione afferente all’area commerciale è costituita (sin dagli anni ’30) dalla serie delle “Commesse”, nell’ambito della quale per ogni manufatto è raccolta la documentazione relativa alla sua realizzazione e alla successiva commercializzazione. E’ presente inoltre documentazione relativa all’attività degli agenti rappresentanti, ai contratti stipulati, alla fatturazione (dal 1939). Significativa la presenza, a partire dagli anni ’70, delle schede tecniche dei prodotti (con prezzi e caratteristiche meccaniche) e di una raccolta di depliant e cataloghi pubblicitari dei prodotti delle Reggiane.

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Archivio Amministrazione e Presidenza


Archivio Commissario liquidatore


Archivio Direzione Commerciale


Archivio Direzione Commerciale


Archivio Direzione Commerciale


Archivio Direzione Commerciale


Archivio Direzione Commerciale


Casseforti


Archivio disegni


Archivio disegni


Cassettiera disegni


Libri degli azionisti


Libri degli azionisti


Biblioteca dopolavoro


Archivio Ufficio preventivi


Manualistica tecnica


Raccolta normativa


Cassettiere zincotipie


Zincotipie


Archivio Ufficio preventivi



Tracce di meccanica: un progetto di memorie presenti

Un percorso di accompagnamento alla costruzione partecipata di un archivio multimediale attorno alle Officine Reggiane Che si stia qui, oggi, a tracciare le linee di un progetto che sappia trattare della meccanica in forma di memoria “presente” è un primo grande merito da ascriversi alla durabilità delle Reggiane. Le quali, pur avendo rischiato ripetutamente di scomparire - una prima volta sotto le bombe, una seconda per “dimenticanza” del Piano Marshall, ed una terza ancora sotto la spinta centrifuga della globalizzazione – sono ancora lì, in piedi, a far narrare di sé. Ma non bisogna nemmeno dimenticare i meriti della città: alla prima occasione, il 23 di ottobre del 2005, si è riversata entro il recinto della “vecchia” fabbrica non per osservarne le rughe ma per interrogare, in essa, i propri umori profondi in fatto di lavoro, comunità, cittadinanza. Le Reggiane, passata la boa dei cento anni, conservano la capacità di farsi crocevia delle memorie: le quali, come si sa, vivono nel presente e non nel passato. Con il loro ingresso nella vita della città ne hanno letteralmente modificato l’orizzonte, ancorato nei secoli alla vita agricola e alla protoindustria tessile, imponendovi il ritmo della meccanica.

Tracce di meccanica: un progetto di memorie presenti

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La modernità di Reggio, scoccata nell’ora del Novecento e che ne ha accompagnato l’alternarsi delle generazioni senza soluzione di continuità, passa per quella rivoluzione, ben disegnata nel profilo di torni e frese, bielle e motori. Senza dimenticare la prima ondata migratoria che si fisserà, simbolicamente, nell’edificazione delle case operaie dette de “Il Cairo”, giusto un secolo fa. Ma con quali attrezzi del mestiere avventurarsi nella stratificazione delle memorie? E come decidere che cosa si vuole ereditare e che cosa, piuttosto, consegnare al passato remoto? La novità è che ci ritroviamo oggi - al termine di una lunga attesa, nutrita delle aspettative dei tanti studiosi e appassionati - di fronte all’opportunità, inedita in queste forme, nella Reggio Emilia dell’industrializzazione diffusa, di accedere a un poderoso archivio d’impresa. Questo è l’evento da cui partire. Per costruire un’azione partecipata che, poi, altro non è se non il processo corale tramite il quale decidere - tra gli eventi e le esperienze - cosa e come ereditare. La metafora del cammino qui suggerita sta a indicare una certa postura metodologica: il documento storico non preesiste come “pezzo” di carta ma ha da manifestarsi - prima di stabilire qualsivoglia ordine gerarchico: archivistico, storico, politico - per affioramento, nella misura in cui viene riconosciuto e interrogato alla stregua di una “memoria sociale”. In tal senso, vengono qui di seguito prefigurate specifiche modalità di restituzione “narrativa” per approdare al macro obiettivo di un Archivio delle Reggiane che sia finalmente reso fruibile come patrimonio culturale tout court.

Azioni di ricerca Memorie sociali Raccolta di testimonianze biografiche di fonti orali e audiovisive a) Interviste (video) a operai, tecnici e lavoratori delle Officine Reggiane, delle Nuove Reggiane, della Fantuzzi-Reggiane. b) Interviste agli abitanti nei luoghi del quartiere (Cairo, Pistelli, Santa Croce Interna, Santa Croce Esterna) con particolare attenzione alle generazioni, al genere e ai fenomeni migratori. Raccolta e costruzione di un repertorio iconografico a) Rappresentazioni del lavoro dentro la fabbrica: foto commemorative e di gruppo, (archivio

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Reggiane, fondi presso Fototeca Panizzi); foto dei reparti e della produzione (Fondo Bigi, fondo GAF, fondo Filef, fondo CdL, fondo Cicconi e Boni, fondo SAFRE, fondo ACT, fondo Riatti e altri fondi di hobbisti...). b) Rappresentazioni del dopolavoro e del tempo libero: foto delle strutture dopolavoristiche (fondo Bigi e fondi privati); foto di famiglia (fondi privati da identificare e promuovere con apposita azione). c) Rappresentazioni del paesaggio industriale : edifici industriali, edifici civili, trasformazioni edilizie ed urbanistiche (Fondo Bigi, Fototeca Panizzi, Archivio Storico Comunale, fondi privati...). d) Rappresentazioni di manifestazioni sindacali e politiche (fondi privati, fondi associazioni sindacali e partiti politici, fondi a stampa).

Memorie d’impresa Missione di esplorazione nell’Archivio Reggiane - ricerca di testimoni direttamente impegnati nella custodia e implementazione dell’archivio; - foto e videoriprese dell’archivio medesimo, come si presenta oggi (ambienti, materiali).

Azioni di comunicazione Concorso fotografico Lancio di un concorso fotografico che coinvolga i cittadini della Circoscrizione Nord alla ricerca delle vecchie foto nel cassetto. L’operazione condotta dal Centro di Documentazione Storica in collaborazione con Fototeca Panizzi e Assessorato alla Cultura andrà coordinata attraverso l’apporto di una testata giornalistica che ospiterà le foto più curiose e rare.

Sezione dedicata nella Fototeca Panizzi Le foto più significative oggetto delle azioni di progetto potranno essere catalogate ed inserite nell’archivio della Fototeca Panizzi ed essere così consultate anche via web.

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Website I meteriali iconografici e le testimonianze raccolte potranno essere ospitate all’interno del sito www.villacougnet.it che possa dare visibilità ai materiali raccolti e fungere da stimolo per chiunque voglia o possa implementare il patrimonio documentale con testimonianze personali e manufatti. Si tratta di un’opportunità differenziata rispetto quella illustratata al punto 2 in quanto si individua per questo strumento una struttura narrativa tematica e capace di dare visibilità anche a contributi di tipo soggettivo e alle storie di vita. Il livello di questo sito permette un interscambio con la “nuvula” secondo un progetto in via di implementazione che il CDS sta portando avanti con il Servizio Tecnologie Informatiche del Comune sotto la supervisione di Eros Guareschi e Fabrizio Benati.

Videoclip Per promuovere le azioni di progetto e stimolare la partecipazione cittadina nella creazione di un archivio di memorie collettive si propone il montaggio di un videoclip composto con le interviste raccolte e montato con immagini dei luoghi di ieri e di oggi che costituiscono l’ambiente interno ed intorno alle Reggiane.

Rappresentazione del lavoro a) Ciclo di iniziative dedicato alla filizione dei saperi meccanici a Reggio Emilia, “dalle Reggiane al Tecnopolo” (in collaborazione con le associazioni di impresa, sindacali, Università di Modena e Reggio e sottoscrittori del Masterplan). b) Esposizione storico documentalistiche dedicata alla vita delle associazioni di impresa e sindacali, dell’Università di Modena e Reggio e dei sottoscrittori del Masterplan, della Circoscrizione Nord Est e di specifiche associazioni quali SAFRE e Re-Learning.

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Stampato presso il Centro Stampa del Comune di Reggio Emilia nel mese di Dicembre 2009


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