cultura
LIBRI
a cura di Brunella
Schisa
Mariapia veladiano,MILItAnte deLLA scuOLA puBBLIcA, cI pARLA deL RuOLO deLL’InsegnAnte
La civiLtà fondata suLLe paroLe
A
i tempi del maestro Manzi la figura dell’insegnante era prestigiosa, adesso, è a malapena dignitosa. Eppure la maggior parte dei docenti sono degli eroi mossi da una forte vocazione. Basta leggere il breve saggio di Mariapia Veladiano, insegnante per quasi trent’anni nella scuola pubblica di cui è una fiera sostenitrice. L’autrice, adesso preside a Rovereto, romanziera apprezzata e premiata, già dal titolo pone l’accento sull’importanza delle parole. Le parole del professore, del maestro in classe che illuminano il pensiero. «La parola può trasformare la vita...». Agli insegnati dunque l’onere di «abitare le aule» con le parole, giuste. Ma quali parole, signora Veladiano? «Parole diverse da quelle negative, colme di paura e sospetto che si ascoltano nella società. Le nostre parole devono addestrare alla fiducia nei confronti dell’altro e di se stessi. Nelle aule bisogna usare un linguaggio controvento rispetto a quello utilizzato fuori». Una parola che lei adopera spesso è integrazione. «Sì, un movimento contrario alla deriva in uso da noi di creare dei comparti stagno delle diferenze in modo ci sia rispetto reciproco. La
società si costruisce insieme e la scuola pubblica è un formidabile, e mi lasci dire, unico laboratorio di integrazione». Lei parla anche delle paure dell’insegnante. Paura della burocrazia, paura di essere denunciati se il bambino si fa male... «Adesso che sono preside non sa quante responsabilità legali ho. Mi occupo quasi esclusivamente di sicurezza e di privacy. I genitori sono tutti innocenti e scaricano su di noi le responsabilità». La paura ha indotto un suo collega a mandare una circolare in cui vietava ai bambini di correre. «Sì, le pare possibile? La paura è anche il risultato della cultura del sospetto che è cresciuta intorno alla scuola, un progetto politico strumentale. Qualsiasi sistema politico che tenda alla demagogia teme la scuola che demolisce le demagogie. La scuola pubblica rimane una cittadella di resistenza, ma abbiamo gli occhi addosso e per questo abbiamo paura». Lei insiste sull’equità, Parole di scuola Mariapia Veladiano sull’inutilità della sufErikson- pp. 102 cienza in tutte le mateeuro 9 rie per accedere all’esa●●●●● me di Stato che porta a bocciature assurde. «È uno spreco di denaro. Uno studente costa 8 mila euro l’anno e una classe di 25 ragazzi 200 mila. La bocciatura inoltre toglie fiducia al ragazzo e la fiducia è il motore della vita. Bisognerebbe trovare un sistema di crediti che dimostri che lo studente ha raggiunto una maturità anche se zoppica in due materie. Un sistema universitario corretto per la scuola. Nessuno ha il coraggio di farlo». Ciò nonostante lei mantiene il suo ottimismo quando sostiene che le vite possono essere «riparate». «Non mi piace chi dice di un ragazzo: “non c’è niente da fare”. È responsabilità dell’insegnante fare in modo che lo studente possa farcela, altrimenti cambi mestiere».
Mille aNNi di GioViNeZZa isabelle coudrier Traduzione di Maurizio Ferrara EDizioni CLiChy - pp.850 euro 19
alMaNacco del GiorNo PriMa chiara Valerio EinAUDi - pp.350 euro 20
il corPo NoN diMeNtica Violetta Bellocchio MonDADori - pp.180 euro 17
«Fatti dello stesso tessuto dei sogni» Louis e sylvia s si erano conosciuti da giovani a Parigi. Louis critico cinematografco sentiva di rappresentare «una generazione perduta». sylvia insegnante di matematica e sceneggiatrice occasionale fantasticava una vita fra le montagne incantate di Davos di Thomas Mann. Esordio di classe per la sceneggiatrice francese che esamina la liaison di due «anime fragili» che si ostinano a non arrendersi al sentimento che le unisce. Una splendida elegia per «i mille anni di giovinezza durati due o tre istanti l’uno dopo l’altro». (alesandra stoppini) ●●●●●
«siamo abituati ai cartoni animati, e questa economia costruita su soldi che non hanno corrispettivi in oro, o su risorse che non riproducono altro che se stesse, non ci sembra irreale». il principio su cui il trentacinquenne Alessio Medrano costruisce la sua attività professionale è questo. Lui compra e rivende polizze di clienti che non vogliono più pagare l’assicurazione per la vita: gioca e specula con il capitale umano. Chiara Valerio (classe 1978) costruisce sul suo protagonista il romanzo più ambizioso: complesso, rischioso, perfettamente calato in questo tempo. (dario pappalardo) ●●●●●
Può una donna rifarsi una vita dopo tre anni di dipendenza dall’alcol, smettendo di essere additata come «ex tossica» in un paese che sbefeggia l’alcolismo femminile e lo considera un capriccio? Attraverso la sua storia personale, Violetta Bellocchio spiega come l’alcol esacerbi la fragilità caratteriale scatenando comportamenti autodistruttivi: dall’«invidia» per l’amica con il cancro alla gelosia per quella sposata, dal saltare da un letto all’altro al dare per scontati quei privilegi legati all’estrazione sociale che hanno contribuito alla salvezza. (silvia pingitore) ●●●●●
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