20 03 2014 Gioia

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seneparla A casa Violetta Bellocchio, 36 anni, con il padre Alberto (poeta e fratello del regista Marco) e la mamma Lella Ravasi, psicanalista.

VIoLEttA Dimenticare l’ubriacona che eri? Impossibile: dall’alcolismo non guarisci davvero, se non hai raccontato tutto. E lei l’ha scritto

IN LIBRERIA

Tre anni, i peggiori, cancellati dalla memoria con un click. Ricostruirli, per l’autrice, è questione di sopravvivenza. Il corpo non dimentica, di Violetta Bellocchio, Mondadori, pp. 274, € 17.

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“Sono fortunata. Molto fortunata. Questo libro è un privilegio, non un diritto. Un’occasione. Niente proroga, niente seconde partenze. Questa volta posso dire soltanto la verità, spiegare cosa si prova a un Paese che tende a non riconoscere quelle come me, e intanto raccontare come si può bruciare, per scelta, in un Paese che da ragazza non mi sembrava ci desse altra scelta – troppo uguali, non belle. Niente di speciale”. Parole di una giovane scrittrice di

nessuno mi parla. Sei anni sobria e sono invisibile. Sei anni sobria e nessuno mi tocca”. Poiché il corpo non dimentica, sarà il corpo, con i suoi malesseri, a imporle di ricordare il periodo della depravazione più cupa e di dare finalmente voce a “lei”, l’intossicata che è andata a letto con tutti e ha vomitato quasi ovunque, divorata dalla vergogna ma anche, spudoratamente, esaltata dalla sua danza sull’orlo dell’abisso.

gran talento che racconta i suoi anni da alcolista estrema, con un tasso di onestà che, nei libri e nella vita, si raggiunge di rado.

Su consiglio della terapeuta, Violetta si ritira in campagna da sola per un mese e ogni giorno medita e scrive su una parola specifica: “perdita”, “liberazione”, “sangue”, “protezione”, “hotel”. È

Il 15 gennaio 2006, ventottenne, Violetta Bellocchio decide di non morire e si presenta agli Alcolisti anonimi. Per sei anni non tocca alcol, ma sta male lo stesso. Anzi in un certo senso sta peggio, perché se Violetta l’ubriacona (nel libro, “lei”) era adrenalinica e autodistruttiva in modo inconfondibile, Violetta “pulita” è un fantasma anonimo: “Sei anni sobria e ho fatto sesso con tre persone. Nessuno lo meritava. Sei anni sobria e

così che apprendiamo tutti gli orribili dettagli della dipendenza e ne vediamo l’inizio: la diciottenne “niente di speciale” (ma non povera, né trascurata, né priva di valori o modelli), a disagio nelle feste dei rampolli della borghesia milanese, che vuota bottiglie per rendersi riconoscibile. Sputata fuori la storia, “lei” smette di tirare calci e Violetta smette di star male. È la seconda disintossicazione, la più dolorosa. In fondo, c’è la vita.

fabio artese/rosebud2, simona ghizzoni/contrasto

di Monica Ceci


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