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Venerdì 28 marzo 2014 il Giornale

Album Massimiliano Parente

«S

ono un alcolizzato, sono un tossicodipendente, sono un omosessuale e sono un genio» disseTrumanCapotesenzafarlatantolunga.Mentrelungasarebbe la lista di scrittori e artisti dipendenti da sostanze varie. Baudelaire da alcol e oppiacei, come Cocteau, Stephen King dalla cocaina, William Borroughs dall’eroina, e via elencando. L’alcol, soprattutto, è la forma di dipendenza più diffusa, da Edgar Allan Poe a Dorothy Parker, da Charles Bukowsky a MichelHouellebecq.Nellamusica poi non ne parliamo, se nonseidrogato che rockstar sei? Nel suo piccolo Violetta Bellocchio (non lasciatevi ingannare dal cognome credendo sia un’omonimia, è la nipote di Marco Bellocchio), ha appena pubblicatoun memoirintitolato Il corpo non dimentica, nel quale racconta i suoi tre anni da alcolista. Pubblicato da Mondadori nella collana Strade Blu (blu come la blu sky, la metanfetamina «cucinata» da Walter White in Breaking Bad) voi direte: ma che ce ne frega della Bellocchio? Invece è un libro divertente. Dovrebbe essere tragico ma, perdonatemi, non ci riesco.Laverità è che leggeredelledipendenze altrui rallegraeconsola dalle proprie, e quindi, finchélaBellocchiosoffre,nonannoia. Tuttavia non ci sono solo le dipendenze da sostanze varie, sebbene nella nostra cultura il concetto di «dipendenza» siaguardatoconsospettomoralistico a prescindere. Eppure senzadipendenza,dallecellule procarioticheall’uomo,nonc’è vita.Spesso nonc’èneppure lavoro, chiamato appunto lavoro dipendente.Perquestocièsimpatico Doctor House, dipendente dalla Cuddy ma anche dal Vicodin (quanto Sherlock Holmes dalla cocaina), e ci piace perfino Dexter, dipendente dagli omicidi. Mia madre dice sempre di non prendere ansiolitici e antidepressiviperchécreanodipendenza, come se la serotonina nonfosseunadipendenzanaturaleelasuamancanzanonportassealladepressionenaturale.

ARCHEOLOGIA Durante la costruzione delle fondamenta per il nuovo ponte sul fiume Danubio a

Scoperta tomba reale sul Danubio. È di Attila?

LETTERATURA Un romanzo sulla dipendenza

L’alcol è un incubo Ma la vera droga sono le nostre ansie Bellocchio racconta il fondo della bottiglia e ci ricorda che tutti siamo prigionieri di riti, sostanze e persone

Le mie amiche donne guardanolaXboxconsospetto(«Seidipendentedaivideogiochi»),come se ci fossero altri modi più economici di poter essere Batman. Tanto ho l’alibi di essere uno scrittore, sono strumenti di lavoro, volendo mi scarico dalle tasse anche la tv via cavo. E poi, sinceramente,se togliamo le dipendenze, cosa ci resta? Restano lecosechefacciamo ogni tanto perché non sono abbastanza interessanti da farle sempre. Per esempio sui pacchetti di sigarettesilegge«ilfumocreadipendenza» e non ho mai capito seèunavvertimentonegativoo

positivo,iod’istintopenso:fico. Invece la più bella risposta sul fumare l’ho avuta da Vittorio Feltri, quando gli ho chiesto: «ma quante sigarette fumi?», e lui «più che posso». Fumare fa male?Eppuresiè dipendentidalcibo e dall’ossigeno, ma nessuno ci dice di smettere di mangiare e di respirare. Il cibo e l’ossigeno non uccidono? Lo dite voi, a lungo termine tutto uccide.Piùrespirate, più invecchiate, tanto varrebbe non nascere. Infatti per Leopardi «è funesto a chi nasce ildìnatale»,quindieracontrole dipendenze, praticamente un salutista. Tra parentesi, oltre

RITORNO A sinistra la scrittrice Violetta Bellocchio (classe 1977). Nel suo romanzo «Il corpo non dimentica» racconta il suo difficile rapporto con l’alcol che le ha provocato tre anni di grave dipendenza. Si tratta del secondo libro della Bellocchio che ha già pubblicato «Sono io che me ne vado»

Budapest,inUngheria,ungruppodiarcheologihaportatoallaluceunospettacolaresepolcrodelVIsecolo.LacamerasepolcraleappartenevaaungrandecapoHunnic, molto probabilmente proprio a quella del re Attila. Tra gli oggetti rivenuti nel sito anche una spada costituita da ferro meteorico, che potrebbe certamente appartenere al leggendario Santo della spada, come era definito proprio Attila.

cheda Ranieri,Giacomoera dipendentedaigelati,maèmorto dicoleraaNapoli(vediNapolie poi muori). Intorno ho solo amici dipendenti da qualcosa, per fortuna. Alessandro Gnocchi è dipendente dalla musica rock, per un disco potrebbe uccidere. Antonio Franchini dalle arti marziali, se ogni giorno non picchia qualcuno in palestra sta male. MarioDesiatièdipendentedalla Puglia, poveretto. Il critico d’arte Gianluca Marziani è talmentedipendentedalsuofeticismocheilsuoaccountsuInstagramsembraunnegoziodiscarpefemminili.FulvioAbbateèdipendente dai video su Youtube di Fulvio Abbate, è quello messo peggio di tutti. Gli sportivi e i religiosi, che non frequento, sono dipendenti rispettivamente dall’attività fisica (libera endorfine) e dalle preghiere rivolte ai propri idoli immaginari, e ormaituttisiamodipendenti da Google, Facebook, Whatsapp e Twitter, non per altro io quando vado in un posto chiedo «C’è il wifi?», se non c’è non ci vado. Posso fare a meno della rete del letto ma non della rete di internet. Ci sono quelli, pochi, tipo Moresco eCoetzee,senza cellulare e senza mail, in realtàsonodipendenti dall’idea di non essere dipendentidallatecnologia, una schiavitù. E l’amore? Nonèunadipendenza?Andatelo a dire al giovane Werther, o a Madame Bovary, o a quei due tristissimi sfigati di Renzo e Lucia.Echissàquantaossitocinae dopaminaavevaincircoloilpovero Don Rodrigo. Al cuor non si comanda, proprio perché è una droga potentissima. Per la verità non si comanda neppure alpene,masediciaunafemminista che ti eccita senza amarla tiquerela.Infinelamiapsichiatra mi ha guardato male quando le ho chiesto se, per caso, non mi poteva prescrivere un inibitoreselettivodellaricaptazione della dopamina, insomma volevo solo innamorarmi senzadoverfarelafaticadisopportare una donna. A proposito, c’è la dipendenza dalla pornografia.Cheperò,tratutte,èla piùsalutare:statisticamenteuccide menodella dipendenza da una moglie.

POESIA

Raffaele La Capria presta le sue parole ai «Quartetti» di Eliot Giuseppe Conte

N

el1944,inunaNapolioccupatadagliamericani,laNapoli diSciuscià diDe SicaedellaPellediMalaparte,unacittàferita,matraboccantedivitalità nonostante le tragedie della storia, un giovanedellabuonasocietà,nonsenzaun trattodisnobismomondanoedestinatoa diventareun eminentescrittoredi prosee romanzi, si imbatté inEliot,ilpiùinfluente e arduo poeta del Novecento occidentale.IlgiovaneèRaffaele la Capria, la poesiachetraduceèLittle Gidding, l’ultimo deiQuattroQuartetti cheEliothapubblicato due anni prima. Un incontro quasi in temporeale,chesorprendeefapensarea quali segrete anten- NOBEL ne orientino i giova- Il poeta T. S. Eliot ni.OggiLaCaprianovantennepubblicalasuatraduzioneditutto il poema eliotiano (T.S.Eliot, Quattro Quartetti, traduzione di Raffaele La Capria, illustrazioni di José Munoz, Enrico Damianieditore,pagg.128)elasorpresarimane intatta. Non avrei pensato niente di meno vicino all’autore dei Quattro Quartetti che l’autore di Ferito a morte. Questa traduzioneinpartemismentisceeinparte miconfermanellamiaidea.LaCapria,per sua stessa ammissione, si avvicina al poema eliotiano sulla spinta di una scoperta emotiva,nonideologica,prontaadapprezzare anche da un punto di vista “di sinistra” un autore come Eliot, anglocattolico e perciò stesso reazionario e “di destra”, perlasuanovitàstilisticaeformale.LaCaprianon vede chesinistra edestra non sono categorie adatte all’autore dei Quattro Quartetti, e soprattutto non è interessato alla natura mistica e sapienziale del poema, ben sottolineata dalla traduzione che ilpoeta,traduttoreesciamanoAngeloTonelli pubblicò perFeltrinelli nel1995. Detto questo, La Capria abborda Eliot con una straordinaria duttilità linguistica. L’antico interesse formale ha continuato adagire.Perchélaresadall’ingleseèbella. «Nelmioprincipioèlamiafine.Senzaposa/ le case sorgono e decadono, crollano, si moltiplicano/sono abbattute, restaurate,ealloroposto/restauncampodeserto, una fabbrica, un viottolo...», così viene reso ilcelebre avvio di East Cocker, la secondaparte del poema,diviso in quattroparti chehannotutteuntitololegatoaluoghisignificativinella biografiadell’autore eche diventano punti di partenza per una serie diriflessionisultempo,sulnontempo,sulla ciclicità, sulla morte. Ci sono nella costruzione sinfonica del poema sezioni di una musicalità ritmica con un gioco strettissimodirimenonriproponibileinitaliano.La Capria si destreggia abilmente,con unbuonorecchio,anchelirico.Doveeccelle,ènellaquartaparte,LittleGidding,quelladicuisiinnamorògiovane,einparticolare nel momento più narrativo, dantesco, incui«nell’oraincertadelprimomattino» avvienel’incontroconun’ombracherivela i doni funesti della vecchiaia, il freddo deisensi,lamancanzadipromesse,la«colleraimpotenteperl’umanafollia»,lapaurastraziantedipassareinrassegnaciòche unohafatto,eciòcheunoèstato.Mostrando le radici emozionali, esistenziali della proprialettura di Eliot.


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