cavellini il centenario

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ASSOCIAZIONE ONLUS www.cavellini.org

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C&M Arte

ARCHIVIO CAVELLINI

g u g l i e l m o a c h i l l e c a v e l l i n i opere dal 1946 al 1990 ARTeTIVÙ

I L4IN L E 1 CAV1914-20

guglielmo achille

c a v e l l i n i

o p e re d a l 1946 a l 1990


ÂŤCavellini, il primo artista (...) uscito dal quadro per entrare nello specchioÂť Pierre Restany


a cura di

guglielmo achille

Willy Montini

c a v e l l i n i

testi

Willy Montini Archivio Cavellini Monica Cavaliere

opere dal 1 946 a l 1990

fotografie

Archivio Cavellini Studio Allegri Studio Ken Damy fotografie delle opere

Archivio Cavellini Studio Vecchiato progetto grafico impaginazione e stampa

C&M Arte • Arezzo

art director

Adolfo Tavanti

Un ringraziamento particolare a

Piero e Barbara Cavellini per la preziosa collaborazione

con il patrocinio:

Presidenza della Provincia di Belluno

Comune di Cortina d’Ampezzo

INI ELL14 CAV1914-20

© Copyright 2006 Sede centrale: Via Porta Est, 7 30020 Marcon (VE)

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ONE I Z ODU R T IN

Ho incontrato Cavellini a metà degli anni novanta. Non lui in persona purtroppo, Guglielmo Achille Cavellini, GAC come egli amava firmarsi, era scomparso nel 1990, ma una sua opera, un “autoritratto impertinente”, esposta a casa di un amico, a Brescia. Un ometto magro e nudo, il corpo completamente coperto di colori, in una strana posa; sotto quella foto una scrittura fitta fitta, quasi illeggibile, e, sopra, una dicitura a caratteri cubitali: CAVELLINI 1914 – 2014. Conoscevo quel nome, come tutti: era il collezionista dell’arte astratta, il primo mecenate di Birolli, Vedova, Santomaso. Non conoscevo davvero Cavellini, come molti. E da quel momento ho cercato di capire perché. Ho sempre avuto un interesse particolare per gli artisti irregolari, fuori dagli schemi, per i negletti dal sistema, gli isolati, quelli che, nelle varie epoche della storia, sono stati giudicati spesso come “disturbati”, sempre come “disturbatori”. Piero di Cosimo e Caravaggio, Hieronimus Bosch e Goya, Vincent Van Gogh e Amedeo Modigliani, JeanDubuffet, Marcel Duchamp, Yves Klein, Piero Manzoni, Alighiero Boetti. Artisti la cui espressione è stata compresa, apprezzata e scelta da pochissimi loro contemporanei e, sempre, ai più è risultata essere inaccessibile, ostica, indecifrabile. Quando venato di follia, vera o presunta, quando di ironia malcelata o di alterigia intelletuale, comunque il loro lavo-

introduzione

ro è stato giudicato inadeguato, presuntuoso o, addirittura, pericoloso, destabilizzante. Studiando il percorso di Cavellini ho trovato attinenze e similitudini con la vicenda di questi ed altri artisti, ma anzi e di più ho scoperto un artista poliedrico e raffinato, un superbo esempio di autoironia ed un censore del “sistema” dell’arte forse senza eguali. Ho letto i libri scritti da GAC negli anni ’50, dove egli racconta di sé e della scoperta della pittura, o meglio dell’arte nuova di quei giorni. Un diario, una cronaca di eventi ed incontri con gli artisti, in giro per l’Europa. Una

introduzione di Willy Montini

narrazione in prima persona a volte romanzesca nei toni, ricca di aneddoti illuminanti, sincera, schietta, folgorante. Così ho iniziato a conoscere un artista, non certo solamente un collezionista, di una lucidità spiazzante, all’avanguardia, un fuori ruolo, una sensibilità così acuta nello spirito innovativo da apparire quasi sempre come un corto-circuito nello schema consolidato dell’establishment artistico. Cavellini, disegnatore naturale e amico e sodale di Birolli, e poi sostenitore dei suoi coetanei, allora sconosciuti, Vedova e Santomaso, così ricorda - in uno scritto autobiografico del 1977 “senza punti né virgole né rispetto per il

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pari, degli artisti. Cavellini nei primi anni sessanta ritrova l’entusiasmo per la giovanile esperienza del dipingere:

«(…) pensavo alla mia pittura e anche a quella degli altri pittori italiani e in quelle sale decisi di smetterla era inutile continuassi trovavo in quelle opere già risolti tutti i miei problemi pensavo che la mia grande passione potevo soddisfarla anche acquistando i quadri che avrei voluto realizzare così che ogni scelta diventava una mia azione creativa come se l’opera fosse stata mia meglio un ottimo collezionista piuttosto che un mediocre pittore e oggi a ripensarci è stata davvero una grande fortuna quella drastica decisione se a quel tempo avessi continuato a dipingere sarei sicuramente approdato a risultati di scarso interesse al di fuori dei nuovi incalzanti problemi a quel tempo per la pittura era un momento di attesa».

«(…) quando quindici anni dopo nel ’62 ripresi a dipingere ritrovai la situazione alquanto diversa perché nella mia casa appese alle pareti tenevo già opere di Rothko Rauschenberg Vasarely Sam Francis Tobey Dubuffet Fautrier Hartung Burri Fontana Capogrossi (…) la mia informazione si era estesa la ripresa fu difficile laboriosa impegnativa dovevo ricominciare tutto da capo e un giorno d’estate del ’62 mi venne voglia di mettere il nero sul bianco fu un continuo gioco di tecniche di esperimenti (…) era quasi normale che nessuno desse importanza a quelle mie assurde e bizzarre esperienze operavo nell’inconscio ogni tanto mi veniva in aiuto l’autocritica esaurivo un idea ne sperimentavo un’altra sempre incontentabile tenace instancabile».

Un pittore dunque, che sceglie di abbandonare la pratica pittorica per appropriarsi in maniera ancora più sottile del fare pittura, o fare arte, contemporaneo. Un’azione lucida, determinata, che colloca l’artista-collezionista Cavellini in un luogo sconosciuto alle figure canoniche del mondo artistico: la sua collezione, ammirata da intellettuali e direttori di musei di tutta Europa, paradossalmente lo isola dal contesto, le gallerie, gli studi degli artisti, praticato con passione quotidiana per un intero decennio. Ma l’artista Cavellini vive nell’intima esigenza di produrre, di concretare, con manualità insopprimibile, le idee così attentamente monitorate, quelle novità di cui egli è stato non soltanto scopritore e compratore quanto vero e proprio artefice. GAC non ha collezionato quadri, egli ha raccolto i lavori, le azioni dei suoi

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E, sperimentando, si avvicina ai nouveau realistes, ai new dada, alla pop art. Muovendosi ed operando sempre come un isolato, emarginato dal sistema perché ritenuto, con diffusa superficialità, un ricco provinciale annoiato, egocentrico e oltremodo stravagante, Cavellini inventa e crea con inesauribile fecondità. Ecco, è scoprendo il Cavellini artigiano e creatore della seconda metà degli anni sessanta che mi si rivela la sua grandezza, allora certo incompresa: GAC taglia, seziona e ricompone all’interno di “cassette”, appositamente costruite in legno, le proprie opere, arriva persino a tagliare, nella serie delle “proposte”, tele di autori famosi, riuscendo a suscitare in chi guarda seri dubbi sull’autore di quelle, dunque brucia altre opere ancora, creando i “carboni”. Il col-

lezionista e l’artista sono sempre stati un unicum, ora non è più possibile scinderli né distinguerli. Cavellini lavora ormai sul ruolo, sulla presenza, sull’attività, insomma sull’essere degli artisti, del sé-artista. Nel 1968, in un’opera titolata “che fare?” GAC, deluso e frustrato dalla mancata considerazione della critica e del mercato, ma sempre lucido, acuto, determinato, provocatorio, si autoeffigia, sostituendosi a Lenin, sulla copertina di un’edizione Einaudi del famoso libro. Cavellini ha intrapreso la via d’espressione che lo condurrà alla svolta geniale, all’autostoricizzazione. È questo il termine, un neologismo coniato dallo stesso GAC attorno al 1970, che descrive, identifica ed orienta tutta la sua vita artistica degli ultimi vent’anni, sino alla scomparsa. Un percorso unico, originale, d’una singolarità che mi colpisce, d’una complessità così articolata ed ampia che mi sorprende. Nella multiforme varietà delle invenzioni cavelliniane dell’autostoricizzazione trovo contatti, che molta critica ha già largamente analizzato, con molte, tutte, le correnti artistiche più moderne ed innovative di quel periodo: Fluxus, Arte povera, Poesia visiva, Happening, Azionismo, Mail art. Molto, però, resta da indagare del caso Cavellini. Cavellini è stato fra gli artisti più attivi e sensibili, fra i più liberi, della seconda metà del novecento. Il mondo dell’arte, noi attori e fruitori, lo abbiamo lungamente, pervicacemente, ciecamente reietto. GAC si è proposto, ha comunicato in un modo nuovo, scono-

sciuto; ha proiettato l’immagine del proprio genio, bizzarro e sublime, in un futuro che è il nostro presente. Introduco questa mostra dedicata a GAC invitando ciascun visitatore alla scoperta, o meglio alla riscoperta di un patrimonio che orbita, silenzioso, da anni, attorno al pianeta arte moderna, quotidiano stupore, di cui siamo abitanti. È forse tempo di accogliere Cavellini fra noi, amichevolmente. Un amico gli scrisse questa lettera, tanti anni fa:

Parigi, 15 ottobre 1978

Caro GAC, noi tutti abbiamo all’inizio dedicato la nostra fede (il nostro entusiasmo giovanile) a degli schemi che si sono rivelati ingenui. Abbiamo creduto innocentemente che la capacità producesse il merito e che dal merito venisse la gloria. Abbiamo scoperto via via nel tempo che ciò non accade. Abbiamo imparato che, nei rapporti sociali, è la gloria che crea il merito e la capacità. Avevamo creduto nella capacità, nella sua esistenza oggettiva. Ed ecco che ora scopriamo che questo concetto di capacità è scomparso divenendo un’idea ingannevole che i divulgatori introducono a loro piacimento. Ridiamo ora attraverso di lei dei nostri sbagli precedenti. Ridiamo del merito e della gloria. Ridiamo del pubblico e della società, ridiamo delle loro beffarde mitologie. Rifiutiamo il concetto di merito e spostiamo ora l’idea della capacità al solo livello concreto e reale, quello della nostra considerazione soggettiva, senza curarci della sua fondatezza. Questo è il messaggio che sgorga dalla sua sferzante e singolare attività. La saluto e la elogio. Vivissimi auguri

tempo dei verbi” titolato “Incontri-scontri nella giungla dell’arte” - una prima visita ai musei parigini nel 1947:

Jean Dubuffet

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-’50 0 4 ‘ I ANN

Guglielmo Achille Cavellini, in arte ‘GAC’, nato nel 1914, ha una grande passione per il disegno fin dagli anni giovanili, quando si esercita da autodidatta, rivelando uno spiccato talento naturale. Esegue anche i primi esperimenti con la pittura ad olio, e nonostante i risultati verranno da lui giudicati ‘dilettanteschi’, partecipa con successo a varie mostre locali, ispirandosi alla corrente più innovativa dell’arte italiana del dopoguerra. Nel 1946 conosce infatti Emilio Vedova, e nello stesso anno tiene una mostra di Vedova e Santomaso nella sua abitazione, interrompendo la sua produzione artistica per dedicarsi all’attività di collezionista. L’anno successivo nasce la sua grande amicizia con Renato Birolli, da cui Cavellini acquisterà più di cento opere, identificando in esse la sua ispirazione artistica. Collezionista e mecenate del ‘Gruppo degli Otto’, apre la sua raccolta all’arte astratta europea degli anni Cinquanta, frequentando le gallerie di Parigi, allora capitale internazionale dell’arte contemporanea, e gli studi di artisti, tra cui Estève, Hartung, Fautrier, Dubuffet, ecc. La collezione, di fama ormai internazionale, viene esposta nel 1957 alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma, tra polemiche e consensi. L’attività di quel periodo culmina con la pubblicazione del libro “Arte Astratta” in cui descrive i suoi incontri con i pittori.

anni ‘40-’50

Il “Gruppo degli Otto” quasi al completo (manca solo Turcato) nella galleria di Cavellini. Da sinistra in piedi: Birolli, Moreni, Corpora, Vedova, Morlotti. Seduti: Cavellini con Afro e Santomaso.

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battello in cantiere Olio su tela, 1947 cm 45x55

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Inaugurazione della mostra “Pittori Moderni della Collezione Cavellini” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, 1957


I ‘60 N N A

Verso il 1962 rinasce prepotente la sua vena creativa. Esegue dei primi esperimenti: una serie di Impronte su carta assorbente di oggetti immersi nella china; una serie ottenuta con impasti di sabbie e terre colorate, ed una serie di intensi Smalti Graffiati, dove tra i graffi eseguiti sugli strati di smalto emergono segni grafici che rimandano ad una scrittura nascosta (come per esempio la firma dell’artista), preludio del frequente utilizzo della parola scritta nella sua produzione degli anni Settanta. Le prime opere compiute sono del 1965, le Opere Oggetto: realizzate con materiali diversi (cornici, altarini, lamette da barba, lamiere, giocattoli, fotografie, ecc.), esse ripropongono il recupero dell’oggetto quotidiano tipico del Neodadaismo e della Pop Art, rielaborato però in chiave individualistica; infatti gli elementi utilizzati, che appartengono davvero alla sua vita vissuta, conferiscono all’opera un significato più intimo e personale, e l’accurata attenzione all’equilibrio estetico e compositivo valorizza intensamente i materiali impiegati. Dal 1966 la sua attenzione si sposta dall’oggetto al concetto, anticipando le tendenze che si svilupperanno negli anni Settanta. Distrugge le sue opere precedenti: alcune vengono racchiuse in Cassette, che poi numera e cataloga, altre vengono bruciate con il fuoco, simbolo di una catar-

si rigenerativa che consente di ricomporre i Carboni in nuove forme e colori. Esegue le stesse operazioni anche con lavori di altri artisti, scegliendo alcune opere emblematiche dell’arte contemporanea, in un’operazione che le celebra al pari delle sue. Ad alcuni di loro dedica anche la serie degli Omaggi: vengono raffigurati in materiali diversi su legno, mentre l’iconografia delle loro opere viene riproposta in monumentali Francobolli intarsiati in legno. Come il francobollo, così la Silhouette dell’Italia resterà una costante nella suc-

anni ‘60

Cavellini nel suo studio, 1962.

cessiva produzione di Cavellini: un’icona che è sì simbolo nazionale, ma che soprattutto presenta una morfologia dai contorni interessanti.

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Carta assorbente, lamette, china su carta su tela 1965 cm 66x49

China su carta, impeonte 1962 cm 30x38

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China su carta, impeonte 1962 cm 30x38

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senza titolo Smalti su tela, 1962 cm 70x120

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serie degli oggetti - accumulazione di occhiali Oggetto, metallo e colori acrilici, 1965 cm 63x43x13

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opera oggetto

Piombo, stagni, plastica, 1965 cm 112x97

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cassa n.179 - contiene opera da distruggere del 1965 Tecnica mista, 1965 cm 66x56

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opera in legno Legno e colori acrilici, 1966 cm 148x67x10

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centri culturali - omaggio a Modigliani Legno e colori acrilici, 1968 cm 89x140,5x6

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cassetta n.8 contiene opere distrutte Collage di carte su legno, 1967 cm 100x80x2

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mostra graďŹ ca italiana - francobollo

Legno ad intarsio e colori acrilici, 1967 cm 90x106x6

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cassa n.124 - contiene opere distrutte del 1967 Tecnica mista, 1967 cm 58x64

cassa n.124

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cassa n.252 contiene opera distrutta Tecnica mista, 1967 cm 45x56

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cassa n.276 - contiene opera distrutta del 1967 Legno e colori acrilici, 1967 cm 74x75x10

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cassa n.284 - contiene opera distrutta Quadro e legno, 1968 cm 130x110x5

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cassetta che contiene opera distrutta n.154 Parallelepipedo, 1968 - cm 107x37x37

Colori a tempera su carta assorbente, 1968 cm 41x61

Colori a tempera su carta assorbente, 1968 cm 54x63

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cassa n.289 contiene opera da distruggere

Acrilico su legno e plastica, 1968 cm 130x110x5

cassa n.136 contiene opera distrutta del 1967

Colori acrilici e legno, 1969 cm 118x77,5x5,5

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italia unita

Francobollo Colori acrilici su legno, 1968 cm 86x63x10

carbone italia colorata Legno bruciato, colori acrilici, 1970 cm 72x60

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carbone

Scultura Legno combusto, 1969 cm 60x18x17

carbone

Sagoma in plastica e legno combusto, 1969 cm 110x50x9

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carbone geometrico

Legno bruciato colori acrilici, 1970 cm 53x53

carbone geometrico

Legno bruciato, radice e colori acrilici, 1969 cm 50x50

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carbone bruciato Legno bruciato, 1969 cm 82x112

carbone geometrico

Legno combusto, colori acrilici su legno, 1970 cm 116x57x5

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scultura

Colori acrilici su sezione d’albero, 1970 cm 60x70x20

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scultura

Colori acrilici su sezione d’albero, 1970 cm 60x70x20

omaggio a dubuffet

Carbone Legno combusto, intarsi in legno e colori acrilici, 1970 cm 99x75x7

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proposta n.18 morandi sezionato Olio su tela e tavola, 1970 cm 112x94

proposta n.6 rosai sezionato

Olio su tela e tavola, 1970 cm 84x44

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‘70 I N AN

Nel 1970 Cavellini realizza la serie delle Proposte, in cui seleziona tele di autori famosi (gli originali o i falsi?), in un gioco di appropriazione che, basandosi su un valore assoluto dell’opera d’arte, rimanda al suo passato di collezionista. È il 1971. GAC rivolge a sé stesso le riflessioni sul sistema dell’arte, che considera incrinato dall’ambizione e dalla ricerca del successo degli artisti, galleristi, mercanti e critici. Rifiutando questo meccanismo malato, decide di entrare da solo nell’olimpo dell’arte e inventa l’Autostoricizzazione: con un atteggiamento ironico inaugura una serie di operazioni, che mirano alla celebrazione di sé stesso, mettendo così in luce le contraddizioni del mondo ufficiale dell’arte. Scardina idealmente ogni gerarchia, per esempio sostituendo il suo volto a quello di Lenin nel frontespizio del libro ‘Che fare?’, o intrattenendo un’anacronistica corrispondenza con i grandi personaggi della storia, alcuni dei quali gli avrebbero addirittura dedicato la loro opera principe come Dante Alighieri con ‘Il Divino Cavellini’. Oppure, in una nuova serie di Francobolli, pone il suo volto come se fosse un ‘mito’ internazionale. Riscrive la sua biografia in forma di Pagina dell’Enciclopedia, dove proietta nel futuro sue improbabili imprese epiche. È la scrittura di questa storia lo strumento con cui ricopre svariati oggetti come colonne, ombrelli e abi-

ti, fino a modelli viventi. Riutilizza ironicamente la forma della nazione Italia, da una condizione di Nemo propheta in patria, immortalando il tricolore anche nel famoso Adesivo con la sigla-data 1914-2014, stampata anche sui manifesti delle mostre che si dovrebbero inaugurare nella data del suo centenario, nei più famosi musei del mondo. Lungo gli anni Ottanta Cavellini sviluppa il progetto dell’Autostoricizzazione, con uno spirito più libero ed ironico, derivato dall’ormai affermata posizione nel mondo artistico, come traspare

anni ‘70

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IONE Z A Z RICIZ O T S AUTO ad esempio nella serie degli Autoritratti Impertinenti (1984). Amplia la gamma dei materiali utilizzati, che possono essere naturali (foglie d’albero, coralli, lana), o chimici (pennarelli, colori acrilici, fotografie), ed esegue una serie di Performances, coinvolgendo giovani artisti di tutto il mondo, che lo riconoscono come maestro innovatore dell’arte contemporanea. Muore nel 1990.

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autostoricizzazione

Francobollo Colori acrilici su tela emulsionata, 1971 cm 50x50

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autostoricizzazione

Francobollo Colori acrilici su tela emulsionata, 1971 cm 50x50

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il mondo dell’arte

tela emulsionata, fotograďŹ e, coccarde tricolori, 1972 cm 102x143

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dalla pagina dell’enciclopedia Scrittura ad acrilico su tela, 1973 cm 150x110

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proverbi

Scrittura a pennarello su carta, 1973 cm 77,5x45,5

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tovagliolo

Con ďŹ rma Spoerri, 1975 cm 50x50

copertina di ash art

Stampato, 1973 cm 46x67

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dalla pagina dell’enciclopedia Stendardo Due sagome scritte su tela, 1973 cm 216x122x3,5a

dalla pagina dell’enciclopedia serie dei cimeli Vestito e legno, 1973 cm 175x78

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autoritratto

FotograďŹ e e pennarelli su cartoncino, 1974 cm 101x72

serie dei cimeli Tecnica mista su legno, 1974 cm 71x100

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dalla pagina dell’enciclopedia italia

Scrittura a pennarello, legno, colori acrilici su cartoncino, 1975 cm 102x72x3

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dalla pagina dell’enciclopedia ceroli e mostra toninelli

Scrittura a pennarello, fotograďŹ a, catalogo su cartoncino, 1975 cm 100x71

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ART L I MA

Il rapporto di Cavellini con la mailart si collega direttamente all’autostoricizzazione. Dal 1971 Cavellini, sentendosi ingiustamente trascurato dalla critica, decide di “fare da solo”, rendendo oggetto stesso della sua arte una serie di strategie autopromozionali. Tra il 1971 e il 1989 pubblica una ventina di “mostre a domicilio” ovvero cataloghi delle sue opere, spedendone migliaia a musei, biblioteche, critici, artisti, curiosi e pubblicando addirittura inserzioni su riviste che invitano a richiedere gratuitamente le pubblicazioni. Non è solo per distribuire volumi in quantità industriale che Cavellini fa uso delle poste, anzi, egli si prodiga nel rispondere personalmente a tutti coloro che gli scrivono. Cavellini divide il circuito di arte postale: entra fin dai primi anni ’70 in collisione con l’universo della mailart, che è lontano da qualunque celebrazione personale e non sono pochi i mailartisti che hanno stigmatizzato la sua opera scambiandola per puro egocentrismo, senza tener conto della sua ironia paradossale e della critica implicita ai meccanismi corrotti dell’arte. Altri networkers hanno per contro elevato GAC al rango di guru, inondandolo di opere in suo omaggio, organizzando mostre o invitandolo a festival a lui dedicati (California, Ungheria, Belgio, Giappone). Così Cavellini in Vita di un genio definiva il suo rapporto con “la famiglia

senza frontiere dell’arte postale”: “in quel periodo partecipai a varie mostre di arte postale, non in Italia naturalmente, ma in tutto il mondo. Una volta per spedire un quadro all’estero si doveva ricorrere al corniciaio, all’imballatore, al corriere, alla dogana, alla burocrazia. [...] mostrai il modo per partecipare a tutte quelle mostre senza dover ricorrere ai mezzi a cui sempre ci aveva condizionato il vecchio sistema. Intervenivo sui miei manifesti, o su altro materiale tipografico, con i miei francobolli, timbri, adesivi, scritture, collage, fotografie, fumet-

mail art ti; e tutto ciò che volta per volta la fantasia mi suggeriva. Quel materiale veniva piegato e riposto in una o più cartelle rigide, imbustate, affrancate ed affidate al mezzo postale. Era un sistema pratico, veloce, e non caro per far conoscere in tutto il mondo il mio modo di fare arte. Non ero costretto a mendicare un invito e a dover sottostare al giudizio di una giuria. Entravo a far parte di una nuova e grande famiglia senza frontiere.”

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Cotone, colori acrilici, legno, 1978 cm 56x28x5,5

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serie dei cimeli

Giacca blu, scritta a pennarello, colori acrilici, 1975 cm 110x77x6

UGLIELMO ACHILLE

serie dei cimeli ovatte

AVELLINI

SERIE DEI CIMELI

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maestri del colore

Sagome fotograďŹ che, colori a china su cartoncino, su legno, 1976 cm 73x102,5

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autostoricizzazione yesterday - today - tomorrow Sagome fotograďŹ che e foglie su cartoncino, 1980 cm 145x101x2

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maestri del colore

Sagome fotograďŹ ca e foglie su cartoncino, 1982 cm 101x72

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autoritratto impertinente

Oggetti, scrittura a pennarello, fotograďŹ a, adesivo, colori acrilici su cartoncino, 1982 cm 102x74x2

francobollo analogie cavellini/de chirico Collage su carta, 1985 cm 50x72

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francobollo

Tecnica mista su cartoncino, 1987 cm 100x70

il sistema mi ha messo in croce Legno e plexiglass, 1986 cm 71x52x8

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francobollo - italia

Foglie e colori acrilici su cartoncino, 1988 cm 102x73

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francobollo - italia

Fettucce e colori acrilici su cartoncino, 1988 cm 102x73

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francobollo - italia

Spago, chiodi e colori acrilici su compensato, 1988 cm 119x62,5x2

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francobollo - omaggio a klee Manifesto, colori acrilici su compensato, 1988 cm 115x70x1

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autoritratto in clinica Collage su carta, 1990 cm 32x25,5

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Protagonista fra le voci urlanti del’900, artista poliedrico, sensibile ed altamente coinvolgente, se oggi fosse tra noi sarebbe probabilmente un personaggio del mondo della comunicazione, poiché questo, è ciò che Guglielmo Achille Cavellini ha fatto, per la maggior parte della sua vita. Comunicando con tutti i suoi mezzi, concettualizzando oggetti, incartando e bruciando opere, ha manifestato la sua idea sul ruolo, che ogni artista dovrebbe sostenere. Esplorando la maggior parte delle avanguardie del novecento approda infine ad espressioni che gli hanno consentito la più alta facilità di divulgazione (come ad esempio la mail art). Da idealista molto spesso tradito, durante il percorso di ricerca, critica il sistema, questo sistema che, ancorato al passato, facilmente stigmatizza i linguaggi che, in qualche modo, possono, attraverso la provocazione, scardinarlo. Sconfigge il sentimento dilagante generato dalla ‘caduta degli idoli’, leitmotiv del secolo, individuandone di nuovi, ‘l’uomo’, ma non l’uomo qualunque, sé stesso. Ed in questo riconoscersi come parte integrante dell’opera con il proprio volto, con la propria silhouette, con i propri oggetti personali ed indumenti, fa della sua persona, l’icona dell’opera d’arte da lui prodotta, diviene lui stesso ‘linguaggio’. E di sé, utilizza tutto ciò che possa lasciare un segno, non solo l’immagine del suo corpo, ma anche, l’immagine ed il contenuto dei suoi pensieri, attraverso l’utilizzo della scrittura. Infatti, dovunque individui una superficie, scrive, come ‘colto da raptus’, realizzando l’enciclo-

introduzione

pedia ‘desiderata’; quella, che lo vede accanto ai personaggi della storia e dell’arte, che, universalmente riconosciuti, hanno modificato il comune senso estetico. Anticipando i tempi senza alcun freno, GAC ha saputo autostoricizzarsi giungendo all’irrisione di sé. Questa capacità di porsi offrendo i lati deboli, i desideri, le ambizioni, è un elemento caratteristico di colui che non può che assecondare il proprio impeto, colui che viene definito ‘genio’. Si potrebbe anche aggiungere, che, così come Nietzsche, Ca-

cavellini, ironico rivoluzionario

NICO O R I , LINI NARIO L E CAV OLUZIO RIV

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di Monica Cavaliere

vellini riuscì a trasformare la sua volontà di potenza in “estetizzazione del mondo e della vita”. Ed è così che riesce ad ‘esserci’, ‘Dasein’ costituendo nella propria esistenza, la realizzazione di essere-nel-mondo realizzando l’ispirazione inconscia di ogni artista che è un disvelamento dell’Essenza che esprime delle verità. La sua esistenza autentica è quella per cui, come uomo, sceglie di vivere coscientemente il suo carattere di ente che progetta e tende al futuro. Un ente che esce da sé continuamente, in grado di slanciarsi verso ciò che potrebbe essere lo sviluppo delle cose, entro la possibilità della libera scelta, comprendendo il senso dell’essere, come orizzonte entro cui è possibile il libero “gioco” del divenire.

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FIA A R G BIO

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Guglielmo Achille Cavellini (o GAC, come si firmava) è stato un personaggio multiforme e geniale che per circa un cinquantennio ha vissuto, come fosse un arbitro speciale, l’arte contemporanea, dal secondo dopoguerra fino al 1990, anno della sua morte. Sta forse qui il cardine per capirlo. Non è stato un artista come tanti altri, con la sua piccola o grande innovazione. Non è stata una questione di stile la sua, ma una specie di giudizio illuminato che ha ricondotto giustamente all’individuo ed al suo pensiero i balbettii di un sistema che si stava sbriciolando in mille rivoli di potere dove l’arte e l’artista rischiavano di rimanere nell’ombra. Non è poco si dirà, eppure sembra che tutto ciò ancora ai più non sia chiaro. La storia ha inizio sul finire degli anni quaranta quando GAC, messi da parte i suoi primi tentativi espressivi, scopre una nuova arte europea che, chiamandosi astratta, coniuga un fronte nuovo della pittura. Ne diviene uno dei maggiori collezionisti, se ne innamora come pittore e offre il suo primo giudizio all’arte. Per molti sembra che il suo valore termini qui, ma invece quella non fu altro che la scintilla iniziale, un modo per mettere in piedi un’idea dell’arte come scelta individuale che è stata l’elemento conduttore della sua esistenza d’artista. Nel 1960 ha ripreso il lavoro con forza, dapprima sul versante dell’astrattismo pittorico che tanta parte aveva avuto nei suoi interessi del decennio precedente, ma con un gesto, un segno nuovi che appaiono ora come anticipatori del suo lavoro sulla scrittura che prenderà corpo più

tardi. La sperimentazione continua e nel 1965 sforna un gruppo di lavori che sono un’ulteriore tappa verso un uso diversificato dei materiali. Recupera dal quotidiano oggetti, soprattutto giocattoli, soldatini, lamette da barba ecc. che uniti a materiali di discarica vanno a formare una sorta di teatrino carico di memoria e anche di denuncia sociale. È quindi la volta delle cassette che contengono opere distrutte (1966-1968) in cui ingabbia i suoi tentativi di lavoro precedente ed anche, e qui appare per la prima volta l’elemento citazione-appropriazione, opere di artisti di cui stima maggiormente il lavoro. Citazione-appropriazio-

biografia ne che prende corpo più chiaramente (1967-1968) con opere formate da intarsi in legno dipinto in cui gioca con i personaggi della storia dell’arte, ed anche con i primi francobolli, dando il via ad una ricognizione sulla celebrazione che sarà poi sempre presente nel suo lavoro. Nei carboni (1968-1971), che per un certo periodo sono stati un vero e proprio simbolo del suo lavoro, dove bruciare significa creare il nuovo purificandosi, coniuga più apertamente i concetti appena accennati nei lavori precedenti, dalla pittura all’oggetto, dalla citazione all’appropriazione fino a far assumere a certe icone la valenza di opera propria, usando opere di altri autori oppure l’immagine dell’Italia in innumerevoli situazioni e contesti.

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Nel 1970 produce una serie di opere, intitolate Proposte, in cui l’azzardo di appropriazione iconoclasta lo porta a sezionare tele di altri autori di importante valore storico ed artistico. Il gioco e l’ironia prendono ancora più spazio lasciando posto anche al dubbio che ci si trovi di fronte ad un gesto estremo e lesionista (era sì o no Cavellini in tempi passati un famoso collezionista?). Nel 1971 c’è una svolta cruciale nel suo lavoro: decide di rivolgere attenzione unicamente a se stesso per segnalare la deformazione di un sistema permeato da invidie e chiusure invalicabili. Conia il termine Autostoricizzazione, che fu una vera e propria puntualizzazione, un modo per mettere in pratica il suo giudizio. Il termine può sembrare a prima vista un escamotage brillante e narcisista per mettersi in mostra, ma è tanto forte l’idea da intrufolarsi nel sistema dell’arte e straripare nei suoi gangli più vitali mettendone in luce ogni contraddizione. Le sue Mostre a domicilio furono una specie di vessillo per tanti giovani artisti con cui ebbe un fitto scambio di arte postale, tanto da creare uno degli archivi-museo tra i più cospicui ed interessanti di questo tipo di opere provenienti da ogni parte del mondo. Produce quindi i manifesti che innumerevoli musei di tutto il mondo dovranno usare per celebrare il suo centenario, abbinando al suo nome la sigla 1914-2014. A questo punto la fantasia dell’artista, liberata da ogni pudore verso l’autocelebrazione, si scatena. Nei francobolli entra lui con la sua mimica votata allo sberleffo. Scrive una Pagina dell’Enciclopedia partendo da una semplice cronaca autobiografica fino a sfociare in una vera e propria iperbole del culto della personalità. La sua scrittura diviene quindi una cifra pittorica usata

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con maniacale insistenza su tutti i supporti possibili: colonne, manichini, tele e drappi di dimensioni enormi. È questa la realtà che vede Cavellini come autentico innovatore, ed anticipatore anche negli aspetti di una nuova comunicazione nell’arte, scavalcando i canonici rapporti che sembrano una base inscalfibile del sistema, dando una risposta concreta e carica di vitalità al suo messaggio di provocante giudice del territorio dell’arte.

Selezione di mostre personali fino al 1990 1965 Galleria Apollinaire, Milano 1970 Galleria Toninelli, Milano 1971 Galleria Il Salotto, Como Galleria Toninelli, Roma Galleria Flori, Firenze 1972 Galleria La Lanterna, Trieste Galleria Cenobio Visualità, Milano Aktions Galerie, Bern CH KataKombe Galerie, Basel CH Galerie Impact, Lausanne CH 1973 Galleria La Bertesca, Genova Palazzo dei Diamanti, Ferrara 1974 Agora studio, Maastricht, NL Visual Art Center, Napoli 1975 Galleria Banco, Brescia Galleria Nuovi Strumenti, Brescia Galeria Wspolczesna, Warsaw, PL 1976 Galeria Sztukildk, Lublin, PL Studentski Kulturni Centra, Beograd, YU Studio De Ambrogi, Milano Salon Kmpik Koszalin, Luty, PL Galeria Nova, Zagreb, YU Geleria Pryzmat, Krakow, PL 1977 Galleria La Nuova Città, Brescia Parachute Center, Calgary, Canada Western Front, Vancouver, Canada Galeria Lodz, PL Galerie S.T. Petri, Lund, S 1978 Center Spinnerel, Nussbaumen, CH 1979 Galleria UNDE?, Torino Salone della Camera di Commercio, Carrara Galeria Jatki, Wroklaw PL 1981 Galleria Cinquetti, Verona 1983 Ingeborg Hiel, Graz, A Gallery 360°, Tokyo, J 1984 Modern Realism Presents, Dallas, USA Nucleo Arte, Bologna

1985 Ken Damy Photogallery, Milano Galerie Prutt, Minden, D 1986 Galleria Hovara Arte, Torino Magazzini Kintetsu, Osaka, J Gallery 360°. Yokyo, J 1987 Metropolitan Museum, Tokyo, J 1988 Galerie M, Wilhelmshaven, D 1990 Galleria Piero Cavellini, Brescia Artestudio, Pontenossa, BG

Selezione di mostre collettive fino al 1990 1967 Dimensioni del reale, a cura di E. Crispolti, Galleria Zen, Brescia 1969 I giorni di Pejo, Pejo (TN) 1970 Galleria Acme, Brescia 1971 D’après, Museo Civico di Villa Ciani, Lugano, CH 1972 La pazzia della ragione, Galleria Cenobio Visualità, Milano Perché l’ironia?, Camera di commercio, Caserta Premio international J. Mirò, Barcelona, E Participio Presente, Palazzo dei Diamanti, Ferrara A proposito del nero, Galleria Cenobio Visualità, Milano 1975 Art information festival, Middelburg, Vleeshal, NL Photographers-Painters, Galleria Nuovi Strumenti, Brescia 1976 Malen-Schreiben-Malen, Galerie Hans Mayer, Dusseldorf, D Informazione, Studio De Ambrogi, Milano Concetto scrittura, Galleria DiagrammaInga Pin, Milano Festival de la Photo et de l’image, Vallèe de la Marne, F Self-portrait, Kunsthaus Fichinger, Stuttgart, D

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Arte ambiente, Giardini di Rebuffone, Brescia 1977 Kruithuis Den Bosch, NL Galerie Nationale, Ottawa, Canada Artist Product Gallery, New York, USA 1978 Atelier Bonanova, Madrid, E Elements of drawing, Galeria Studio, Warsaw, PL Mona Lisa, Museum der Stadt, Duisburg, D Black on White, La casa del siglo XV, Segovia, E PostKarten, Staatlicher Kunsthandel der DDR, Galerie Arcade, Berlin, D Objektbucher, Kunstlerhaus, Stuttgart, D Galerija Nova, Zagreb, J Museo Laboratorio Casa Bianca, Malo (VI) 1979 Mona Lisa nel XX secolo, Tokyo, Osaka, Sapporo, J Le parole e le immagini, Rotonda della Befana, Milano Nouvelles tendences italiennes, Centre D’action Culturelle, Macon, F 1980 Video arte a Palazzo dei Diamanti, Camera di Commercio, Torino Contact from contemplation to agitation, Krakow, Wroklaw, PL Singlossie ottanta, Liceo Calini, Brescia 1981 Metronomon, Artist’s Books, Barcelona, E 1982 Inseguendo la parola, Rocca Comunale, Reggiolo (RE) II Manifeste du livre d’artist, Centre G. Pompidou, Paris, F Festival of art, Gemeente Museum, Arnhem, NL Privacy, Comune di Gavirate (VA) Triennale International drawing, Wroclaw. PL Relics and documents of the avangarde, Modern Realism Gallery, Dallas, USA 1984 International culture exchange, Salon de Tokyo, Tokyo, J I Biennale internazionale d’arte sacra, Pescara 1985 Kunsan International Show, Institute of contemporary art, Runjan, Korea 1988 L’autoritratto come non ritratto, Ente Fiera, Bologna Artisti Italiani del XX secolo, Lima, Perù II Incontro International de intervenao e performance, Amadora, E 1989 Pagine-libri, Galleria Piero Cavellini, Bre-

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scia Non solo libri, Milan Art Center, Milano 1990 Effetto Man Ray, Museo Ken Damy, Brescia

Mostre personali dal 1991 1991 Galerie Air de Paris, Nice, F Art Box, Sala Estense, Carpi Cavellini day, Museo Ken Damy, Brescia 1992 Il genio è morto. Espace, Torino Museo Ken Damy, Brescia 1993 Fondazione Mudima, Milano Musei Civici di Rimini Museo Ken Damy, Brescia Chiesa del Carmine, Associazione Quadra IV, Brescia Muzeum Moderného Umenia Warholovcov, Medzilaborce, Slovacchia 1994 Slovenska Vytarna Unia, Bratislava, Slovacchia Museo Ken Damy, Brescia Comune di Sirmione, Palazzo Civico 1995 Comune di Pesaro, Sala Lariana, Ex chiesa della Maddalena Museo Ken Damy, Brescia Stamp Art Gallery, San Francisco, USA 1996 Archivio Cavellini, Brescia Museo Ken Damy, Brescia 1997 Sarenco Club Art Gallery, Verona Passage Ierimonti, Milano Museo Ken Damy, Brescia 1998 Wella Italia, Castiglione delle Stiviere, Mantova Di là dal fiume tra gli alberi, Concesio, Brescia Museo Ken Damy, Brescia Expo Arte, Montichiari, Brescia Teatro Nuovo Giovanni da Udine, Udine 1999 Sala delle colonne, Municipio di Botticino (BS) Galleria Spaziotemporaneo, Milano Palazzo dei Congressi, Comune di Cavalese (TN)

Museo Ken Damy, Brescia Galleria Peccolo, Livorno 2000 Comune di Cormons (GO) Comune di Volta Mantovana (MN) Castello di Rivara (TO) Scuola Elementare di Calcinatello (BS) Museo Ken Damy, Brescia Archivio Cavellini, Brescia 2001 Villa Glisenti, Villa Carcina (BS) Istituto Italiano di Cultura, Praga. Rep. Ceca Museo Ken Damy, Palazzo Bonoris, Brescia 2002 Galleria Fabbrica Eos, Milano. Opere dal 1965 al 1985. Ken Damy Fine Art, Brescia. Autoritratti, smorfie ed impronte. 2003 Ken Damy Fine Art, Brescia. Tele emulsionate e bozzetti. 2004 Palazzo comunale di Volta Mantovana, in Spiritodivino, Francobolli per il mio centenario, Brochure della manifestazione. Museo Ken Damy, Brescia. Analogie. 2005 Museo Remo Bianco, Monticelli Brusati, Bs. “I ritratti di Giovanni XXIII, Le cassette che contengono opere distrutte e da distruggere”. Catalogo. Museo Ken Damy, Brescia. “Transformer”.

Mostre collettive dal 1991 1991 Civica Raccolta del Disegno, Salò (BS) Air de Paris a Paris, Paris, F 1992 Galerie Saqqarah, Gstaad, CH Gallerie Montaigne, Paris, F 1993 Elogio della Plastica, Villa Brunati, Comune di Desenzano del Garda (BS) Pagine-libri, Comune di Maderno, Brescia Mano d’Artista, Sincron, Brescia Arte Portatile, Il mercato del Pesce, Sesto S. Giovanni (MI) Premio Vasto, Vasto 1995 Photocollages, Le Consortium, Dijon, F

1996 Ierimonti Gallery, Milano Galeotto fu il libro, Il mercato del pesce, Sesto S. Giovanni (MI) Esperienze di Arte a Brescia, AAB, Brescia 1997 Donna com’eri donna, galleria San Michele, Brescia L’invasione degli ultracorpi, Ex chiesa di Santa Rita, Roma Grammatiche, Solferino (MN) Dadaismo-Dadaismi, Palazzo Forti, Verona 1998 Dal colpo di dadi alla poesia visuale, Palazzo della Ragione (MN) Escatologica, Palazzo Comunale, Siena Ghosts, Le Consortium, Dijon, F 1999 Il linguaggio del corpo, Luciano Inga Pin, Milano Quadranti, Galleria Cancelliere, Messina Da Cezanne alla New Age, Akropolis, Brescia Comune di Pianella, Pescara 2000 Centro Fiera Montichiari (BS) Comune di Trenzano (BS) Dn Art, PalazzoDurini, Milano II Biennale del libro d’artista, Marliana (PT) Sentieri interrotti, Bassano del Grappa (VI) Autoritratto, Archivio Cavellini, Brescia Brescia da Primato, Palazzo Bonoris, Brescia 2001 INTERZONE, Archivio Cavellini, Brescia, a cura di Passage Ierimonti. 2002 Archivio Cavellini, Brescia. “Natura e..”. Galleria Martano Torino, Galleria Martini e Ronchetti Genova. “La fotografia negli anni Settanta, fra concetto e comportamento. Catalogo. 2003 MART Rovereto (TN). “Skin Deep, Il corpo come luogo del segno artistico”. Catalogo. 2004 Santa Maria della Scala, Siena. “Ipermercati dell’Arte: il consumo ironizzato”. Acura di Omar Calabrese. Catalogo. 2005 Museo del Territprio, Biella. “Sul filo della lana”. A cura di Philippe Daverio. Catalogo. Museo di Castelvetro, Modena. “Poesia oggeto”. A cura di Valerio Dehò. Comunità Montana di Valle Sabbia, più luighi. “Rifiuto, Riusato ad arte”. A cura di Roberto Peccolo. Catalogo. 2006 Museo Pecci di Prato. “Primo piano”.

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Opere GAC in collezioni pubbliche • FRAC Nord Pas de Calais (Francia) • Le Consortium Dijon (Francia) • Civiche Raccolte Milano • Raccolte Città di Pesaro • Civico Museo Cavalese (TN) • La Civica Raccolta del disegno Salò (BS) • Museo Pecci Prato

© Copyright 2006

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ART eTIVÙ www.artetivu.com

ARE P M TA DI S 2006 O T I FIN GOSTO A


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