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reti:attive novembre 2012

oltre il consumo di suolo >4 #problema garantire servizi per la cittĂ diffusa nel territorio rurale >6 #soluzione reti:attive / rigenerare le reti, integrare gli usi >8 #tecnologia politiche e strumenti per le comunitĂ del XXI secolo > 10

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oltre il consumo di suolo

La proposta di Direttiva Quadro del Parlamento e del Consiglio Europeo per la protezione del suolo (2006), il recente Disegno di Legge Quadro in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo (2012), promosso dal Governo Italiano e già approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, prefigura un sostanziale limite alla città diffusa (sprawl), non più sostenibile nel modello economico e sociale emerso nella Grande Crisi (2008-?). La protagonista indiscussa della città diffusa è l’automobile, mezzo irrinunciabile ed imprescindibile nell’archetipo dello sprawl, contemporaneamente generatore di nuove distanze e relazioni spazio-temporali che compongono un nuovo ed inesplorato sistema territoriale. Oggi, la contrazione strutturale della domanda nel mercato automobilistico, supportata dalla dinamica crescente ed inarrestabile dei prezzi del carburante, rivela un orizzonte nuovo ed inatteso per la città diffusa: la fragilità strutturale della supremazia dell’auto privata nel garantire la connessione tra l’individuo e la comunità, tra il cittadino ed i servizi. Infrastrutturare lo sprawl costa il 70% in più rispetto all’infrastrutturazione della città compatta. E’ diffusamente rilevabile la carenza di infrastrutture (strade, reti, servizi) necessarie per garantire qualità funzionale e fruitiva al territorio della città diffusa. Analoghe dinamiche si registrano nei centri urbani minori, dove la riduzione di risorse pubbliche e private si ripercuote sulla manutenzione ed il mantenimento in funzione delle infrastrutture (strade, reti, servizi). Un modello policentrico, basato su una rete capillare su base sovracomunale, può rappresentare la via d’uscita ad un sistema di crescita insediativa monocentrico, non sostenibile, e pertanto incapace di generare risorse necessarie a garantire qualità e diffusione di servizi ed infrastrutture. Riconosciuto lo stato attuale dei tessuti urbanizzati nella campagna, e la necessità di arrestare il consumo di suolo agricolo, diviene rilevante individuare soluzioni strutturali e diffuse che consentano di rigenerare i paesaggi ambientali e sociali compromessi dallo sprawl, di sostenere i tessuti economici e sociali della città diffusa e dei centri rurali minori a rischio di abbandono.

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#problema garantire servizi per la citta’ diffusa nel territorio rurale

SPRAWL: LA CITTA’ DIFFUSA NELLA CAMPAGNA La ricerca indipendente “Ruralità/Urbanità”, elaborato nel 2011 da Officine Urbane, evidenzia che nel cuore dell’Emilia, nella provincia di Reggio Emilia, negli ultimi 30 anni (1981-2011) si è registrato un incremento del 102% del territorio urbanizzato. Nello stesso periodo, il 75% dei comuni della provincia urbanizzava il 33% del territorio rurale disponibile pro-capite, mentre il Valore aggiunto totale per abitante registrava un incremento attualizzato del 28% (dati Istituto Tagliacarne). La città diffusa cresce senza risorse. LA TRASFORMAZIONE DEL MONDO RURALE Nel 1911, in Italia, i contadini erano il 65% della popolazione; nel 2011 sono il 5%. Negli ultimi 10 anni (2000-2010), nella Regione Emilia Romagna, così come nella provincia di Reggio Emilia, si è assistito ad una drastica riduzione (fino a -83%) delle aziende agricole con superfici inferiori ai 30 ettari, e ad un incremento contestuale (+27%) delle aziende con superficie superiore ai 100 ettari (dati Istat, Censimento Agricoltura 2010). Il modello di sostenibilità alimentare, ambientale, economico e sociale è a rischio. Gli addetti in agricoltura oggi sono pari al 3,5% degli addetti complessivi e, mentre si assiste all’incremento delle monoculture agro-energetiche, la diversificazione agroalimentare è minacciata. LA CRISI DELLE RISORSE E I SERVIZI DI COMUNITA’ La Grande Crisi (2008-?) ha determinato una rilevante riduzione delle risorse disponibili (pubbliche e private) da destinare ai servizi di supporto delle comunità locali, colpendo in particolare i contesti insediativi a bassa densità della città diffusa nella campagna. Cresce la domanda di servizi, diminuiscono le risorse disponibili. All’incremento del territorio urbanizzato non è corrisposta una crescita equivalente delle risorse economiche, pubbliche e private, disponibili. Le città sono cresciute ma non hanno le risorse necessarie per garantire gli standard qualitativi e quantitativi, nei servizi e nella manutenzione del territorio, precedenti alla Grande Crisi.

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Oggi, nelle campagne urbanizzate, se da un lato si registra l’assenza di servizi per le comunità insediate, dall’altro si rileva la difficoltà di generare risorse sufficienti per garantire sostenibilità economica ai piccoli imprenditori agricoli. E’ mutato il paesaggio ambientale e sociale: nuove comunità, realtà economiche, sociali, culturali, sorgono al confine tra il mondo rurale e quello urbano. Lo squilibrio territoriale e sociale tra città e campagna richiede, sempre più urgentemente, la generazione di nuovi strumenti di coesione tra luoghi e culture che, seppure tra loro differenti, concorrano alla ricomposizione dell’equilibrio tra città e campagna, tra economia ed ecologia. LA DISMISSIONE DEI CASELLI DEL PARMIGIANO-REGGIANO In Emilia la rete dei caseifici (caselli) del Parmigiano-Reggiano ha rappresentato, per mezzo secolo, l’interfaccia tra la produzione agricola e la distribuzione commerciale, tra la società rurale e la società urbana. Nel 1955, un anno dopo la costituzione del Consorzio Parmigiano-Reggiano, la consistenza dei caseifici presenti nel comprensorio era di 2356 unità (dati Consorzio Parmigiano-Reggiano), di cui 1627 erano caseifici sociali: una rete capillare e diffusa ad alta accessibilità, di luoghi di produzione ed eccellenza agro-alimentare. Cinquanta anni dopo, nel 2005, il numero dei caseifici attivi è pari a 492, di cui 347 caseifici sociali, si registra così la cessazione dell’attività nell’80% dei luoghi di produzione lattiero-caseari, e il prezzo attualizzato delle forme intere registrava una contrazione del 16%, rimanendo lontani dal garantire un equilibrio stabile tra produzione agro-alimentare artigianale ed efficienza d’impresa. L’economia di scala, nel lungo periodo, non ha generato l’economia di processo necessaria ad incrementare il valore aggiunto del prodotto. In particolare, nella provincia di Reggio Emilia, nel 1955 erano attivi 669 caseifici, di cui 514 sociali. Oggi sono solo 107, di cui 77 caseifici sociali (1 ogni 7.000 abitanti). In poco più di mezzo secolo, una rete di produzione agro-alimentare, di valore economico ma anche sociale e culturale, è stata largamente dismessa. L’economia di scala, nel lungo periodo, non ha generato l’economia di processo necessaria ad incrementare il valore aggiunto del prodotto.

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#soluzione reti:attive rigenerare le reti integrare gli usi RETE DI LUOGHI / RETE DI COMUNITA’ La messa in crisi del software esistente (sistema economico, sociale ed ambientale) richiede una riconfigurazione dell’organizzazione territoriale, che partendo dalla rigenerazione e riuso delle reti insediative esistenti possa costruire un’offerta diffusa ed integrata, multipolare di servizi alle comunità locali. Il territorio rurale offre una dotazione strutturale strategica (la rete dei caseifici, la viabilità secondaria) che ha consentito, nel secolo scorso, di ottimizzare ed evolvere il processo produttivo della campagna. La rete di produzione lattiero-casearia è stata costruita nel tempo secondo criteri di alta accessibilità infrastrutturale sia sul fronte rurale (conferimento del latte) che sul fronte urbano (distribuzione sul mercato), costituendo un’interfaccia funzionale e culturale tra la società rurale e la società urbana. I caseifici sociali, in particolare, sono i nodi di una rete di produzione e al contempo racchiudono in sé la rete dei produttori ed agricoltori locali. L’avvio di un programma di tutela ambientale, culturale e sociale e di sviluppo economico delle comunità locali può trovare applicazione e risorse attraverso la valorizzazione e rigenerazione diffusa della rete dei caseifici del Parmigiano-Reggiano. HARDWARE & SOFTWARE La proposta di “reti:attive” intende rilanciare il ruolo della rete dei caseifici nella campagna emiliana, in pianura così come in collina ed in montagna, attraverso un processo diffuso di riuso, rigenerazione ed integrazione della rete produttiva lattierocasearia, incrementando l’intensità fruitiva e l’offerta funzionale. In pianura, in collina, in montagna, la rete dei caselli del Parmigiano-Reggiano, attivi e dismessi, si caratterizza per l’alta accessibilità infrastrutturale (mobilità privata e trasporto pubblico locale), per la capillarità e la diffusione nel territorio (ogni caseificio ha un bacino medio di 27 kmq, pari ad un’area di 3 km di raggio), per la densità insediativa, rappresentando un elemento primario nella memoria collettiva moderna della comunità emiliana.

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L’hardware produttivo rurale può rappresentare la struttura su cui costruire un nuovo modello sostenibile, inclusivo, di sviluppo e coesione culturale e sociale delle comunità locali, tra il territorio rurale ed il territorio urbano. Il progetto intende rilanciare l’intensità d’uso del hardware di matrice rurale, promuovendone l’integrazione funzionale, culturale e sociale, nei nuovi territori del XXI secolo.


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Con reti:attive si propone la rigenerazione ed integrazione funzionale dei nodi, attivi e dismessi della rete di produzione del Parmigiano-Reggiano, attraverso l’insediamento di servizi per la comunità, con l’obiettivo di migliorare il rapporto tra comunità rurali ed urbane, tra la città e la campagna, tra economia ed ecologia. Al fianco delle attività ordinarie di produzione lattiero-casearia, e nei caseifici dismessi, potranno essere accolti ed insediati, ad esempio, servizi di prossimità, nodi della mobilità sostenibile, polarità di produzione energetica rinnovabile, poli di medicina di base, asili, coworking, poli culturali, laboratori per artigiani digitali, sulla base della lettura delle criticità e delle opportunità specifiche di ogni nodo della rete. SPERIMENTAZIONE/REPLICABILITA’ reti:attive presenta caratteri di replicabilità, declinabili in altre reti insediative diffuse, presenti nel territorio nazionale, quali: cantine sociali, case cantoniere, scuole rurali, caselli e stazioni ferroviarie dismesse, latterie e masserie nei territori di bonifica, etc.

^ mappa dei 76 caseifici sociali attivi nella provincia di Reggio Emilia (2012) 1956 1 caseificio attivo ogni 800 abitanti

< 1 km >

2012 1 caseificio attivo ogni 5.000 abitanti

< 3 km >

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1 caseificio ogni 3 kmq

1 caseificio ogni 27 kmq


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#tecnologia strumenti per le comunità del XXI secolo

reti:attive propone un modello di analisi e sviluppo territoriale destinato alla predisposizione di un programma pilota per l’offerta di servizi nella città diffusa. Il modello produce, attraverso l’analisi di Open Data, una Mappa delle Criticità e delle Opportunità relativa alla rete, capillare e diffusa, dei poli agroalimentari rurali, attivi e dismessi; definisce le Linee Guida di Intervento finalizzate alla rigenerazione ed integrazione d’uso; verifica la fattibilità degli interventi con il supporto di soggetti locali pubblici e privati, profit e no profit. Le componenti tecnologiche del modello sono: Tecnologia #1 / Database Il modello integra e rielabora i dati statistici disponibili (ISTAT, CRPA, Regione Emilia Romagna, etc.) su base territoriale omogenea (comprensorio del Parmigiano Reggiano), consentendo la lettura dei paesaggi economici, ambientali, culturali e sociali, attraverso specifici indicatori: aziende agricole insediate, popolazione, densità, reddito pro-capite, infrastrutture, grado di accessibilità, potenziale di comunità, livello di integrabilità di ogni singola unità minima di intervento (caseificio). Tecnologia #2 / Mappa delle Criticità e delle Opportunità La Mappa, interattiva, è uno strumento sintetico di rappresentazione delle criticità e delle opportunità rilevate, esito dell’analisi dei paesaggi ambientali, economici e sociali di prossimità alla rete, capillare e diffusa, dei caseifici del Parmigiano-Reggiano. L’analisi degli indicatori, individuati nel database, definisce le priorità e le aree tematiche per le diverse polarità della rete dei caseifici. Le priorità individuate saranno declinate in funzione di: integrazione di servizi di comunità, sostenibilità ambientale, autosufficienza energetica, sviluppo e sostegno della filiera corta agroalimentare, mobilità sostenibile, turismo ecosostenibile. Tecnologia #3 / Linee Guida di Intervento Si prevede la definizione delle aree tematiche e delle politiche integrate (infrastrutturali, sociali e culturali, economiche e fiscali, energetiche ed ambientali) attivabili nella rete dei caseifici, ovvero nella città diffusa e nelle aree rurali. Le Linee Guida di Intervento potranno essere declinate in funzione delle priorità di: integrazione dei servizi di comunità, sviluppo e sostegno della filiera corta agro-alimentare, sostenibilità ambientale, autosufficienza energetica, mobilità sostenibile, turismo e commercio ecosostenibile. Le Linee Guida saranno ospitate su piattaforma web, a supporto delle attività di promozione della manifestazione di interesse, primo passo per l’attuazione del programma di rigenerazione delle reti dei caseifici in Emilia.

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Tecnologia #4 / Road Show Il programma pilota prevede, nel territorio di riferimento, un percorso di presentazione e promozione del programma pilota reti:attive, rivolto ad Enti locali, imprese, associazioni di categoria, investitori ed operatori (profit e no profit) nazionali ed internazionali, e destinato alla divulgazione dei risultati dell’analisi degli open data


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ambientali, cartografici, economici, culturali e sociali; della Mappa delle Criticità ed Opportunità; delle Linee Guida di Intervento. Tecnologia #5 / Manifestazione di interesse La manifestazione di interesse è destinata ad individuare luoghi (caseifici) e attori (soggetti privati profit e no-profit, Enti locali) sia a scala locale che nazionale, interessati a cooperare nello sviluppo di un programma di rigenerazione ed integrazione funzionale della rete dei caseifici attivi e dismessi. Tecnologia #6 / Protocollo di intesa Nell’ambito del protocollo di intesa si procede al riconoscimento comune sia degli obiettivi del programma pilota. e delle relative politiche integrate attivabili, che dell’impegno ad investire risorse da destinare al finanziamento, in quota parte, della attività successive previste dal programma pilota. Tecnologia #7 / Piano di Azione Il Piano assolve identifica e coordinamento le azioni attuabili in un quadro di intervento coerente con gli esiti emersi nell’analisi, descritti nella Mappa delle Criticità e delle Opportunità, e nelle Linee Guida di Intervento, diffusi attraverso il Road Show e riconosciuti nell’ambito della manifestazione di interesse dagli attori pubblici e privati. Tecnologia #8 / Accordo territoriale L’Accordo, sottoscritto dagli attori pubblici e privati emersi nell’ambito della Manifestazione d’Interesse, è destinato a consolidare le politiche integrate, gli obiettivi e le scelte strategiche comuni, ovvero a coordinare l’attuazione degli studi di fattibilità, in ragione della stretta integrazione e interdipendenza degli ambiti insediativi, economici e sociali, anche con il supporto di forme di perequazione territoriale, ovvero attraverso la costituzione di un fondo finanziato dagli attori del programma. Tecnologia #9 / Studio di fattibilità Per ogni luogo (caseificio) segnalato dalla manifestazione interesse è redatto uno studio di fattibilità, con il supporto economico-finanziario degli attori interessati. Lo studio, avvalendosi del supporto dei dati contenuti nella Mappa delle Criticità e delle Opportunità e dalle Linee Guida di Intervento, e coordinato dal Piano di Azione, potrà speditamente analizzare le caratteristiche funzionali, tecniche, gestionali, economiche e finanziarie della rigenerazione ed integrazione funzionale; valutare le possibili soluzioni alternative rispetto alle soluzioni realizzative individuate; stimare gli impatti ambientali; quantificare i costi dell’intervento; verificare la possibilità di realizzazione mediante contratti di partenariato pubblico/privato; controllare la conformità al sistema normativo e legislativo vigente; individuare le autorizzazioni, atti di assenso, pareri, titoli abilitativi richiesti per gli interventi; elaborare la fattibilità finanziaria; analizzare la fattibilità economica e sociale; descrivere i possibili mezzi di copertura degli investimenti e gli strumenti finanziari previsti per la realizzazione degli interventi. Tecnologia #10 / Bando di gara I singoli studi di fattibilità saranno gli strumenti di supporto tecnico, economico e finanziario per la pubblicazione di bandi di gara destinati all’individuazione sia di risorse economiche, finanziarie e gestionali, complementari a quelle già emerse in sede di manifestazione di interesse, che all’esecuzione delle opere necessarie per l’attuazione degli interventi del programma di rigenerazione e integrazione funzionale della rete di produzione lattiero-casearia dell’Emilia.

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Officine Urbane sviluppa e coordina strumenti e progetti di riqualificazione, valorizzazione e rigenerazione dei tessuti urbani e del patrimonio edilizio esistente pubblico e privato, promuovendo interventi integrati di trasformazione urbana ed efficientamento energetico. Officine Urbane nasce dall’associazione di professionisti che da oltre 10 anni collaborano ed operano nel settore della pianificazione e progettazione urbana e territoriale, della progettazione edilizia integrata, basando la propria efficacia sull’integrazione disciplinare e professionale, consolidata negli anni, nell’ambito di programmi e progetti altamente qualitativi ed innovativi. Il coordinamento delle competenze consente di sviluppare, nell’ambito della complessità dei sistemi urbani, soluzioni strategiche integrate. La storia professionale dei soci fondatori si sviluppa attraverso programmi sperimentali e complessi in ambito urbano, progetti pilota ed innovativi per Enti Pubblici, Amministrazioni locali e territoriali, operatori ed investitori privati nel settore dell’edilizia residenziale sociale, delle fonti energetiche rinnovabili, della valorizzazione e rigenerazione urbana, ambientale e sociale del patrimonio edilizio esistente.

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