La sinistra e il leghismo
Riflessione critica sulla storia dei rapporti tra sinistra e Lega di vittorio moioli marzo 2009
Premessa
Questa riflessione è viziata da due tare che ne limitano l’efficacia e rischiano di alterare il rigore dell’obiettività. : 1)
A partire dalla fine degli anni ’90 il mio aggiornamento analitico del fenomeno è molto sommario; 2) Dopo aver compiuto gli studi sul leghismo ho provato l’amarezza della sconfitta.
Il mio impegno politico e la mia passione non sono infatti serviti a fare chiarezza sulla pericolositĂ di quanto stava maturando nella societĂ , e quindi a costruire nella coscienza della sinistra i necessari anticorpi per farvi fronte.
A compromettere il mio lavoro è intervenuta la censura, quindi il boicottaggio e infine l’isolamento.
Tutto questo mi ha fatto sentire inutile e ha alterato inesorabilmente il mio spirito e il mio comportamento politico.
Queste le mie pubblicazioni e presenze sul territorio:
«I nuovi razzismi» dal 29 marzo 1990 al 19 novembre 1991 = 71 presenze in pubbliche assemblee. «Il tarlo delle leghe» dal 20 novembre 1991 al 14 maggio 1994 = 195 presenze dal 15 maggio 1994 al 15 luglio 1997 = 6 presenze «Sinistra e Lega» dal 16 luglio 1997 al 31 dicembre 1997 = 23 presenze.
Totale = 295 presenze, nelle seguenti località:
Lombardia
Bergamo, S.Pellegrino, Calolziocorte, Zogno, Lovere, Almenno S.Bartolomeo, Alzano L., Nembro, Albino, Sotto il Monte, Ponte S. Pietro, Trescore, Seriate, S.Paolo d’Argon, Dalmine, Spirano, Treviglio, Romano L.. Brescia, Edolo, Darfo Boario T, Gardone Valtrompia, Gussago, Collebeato, Castelmella, Poncarale, Bienno. Como, Menaggio, Mandello Lario, Barzio, Lecco, Valmadrera, Olginate, Merate, Verderio Inferiore, Cantù, Lomazzo, Mariano Comense. Cremona, Crema, Vaiano, Castelleone. Mantova, Canneto sull’Oglio, Viadana, Suzzara, Pegognaga, Ostiglia. Milano, Casalpusterlengo, Lodi, Lodi Vecchio, Melegnano, Paullo, Cassano d’Adda, Trezzo sull’Adda, Busnago, Cassina de’ Pecchi, Bussero, S.Giuliano Milanese, Carugate, Vimercate, Concorrezzo, Brugherio, Vimodrone, Cologno Monzese, Monza, Sovico, Sesto S. Giovanni, Cinisello Balsamo, Rozzano, Cesano Maderno, Paderno Dugnano, Bovisio Masciago, Bollate, Binasco, Casarile, Corsico, Noviglio, Rosate, Rho, Sedriano, Arluno, Parabiago, Legnano, Dairago. Pavia, Voghera, Mede, Mortara, Vigevano, Stradella. Sondrio, Chiavenna, Sondalo, Bormio. Varese, Saronno, Somma Lombardo, Solbiate Arno, Induno Olona, Samarate.
Piemonte
Torino, Cuneo, Novara , Alba-Cn, Domodossola-No, Valenza Po-Al.
Liguria
Genova , Savona, Ronco Scrivia-Ge, Sarzana-Sp.
Veneto
Venezia, Belluno, Padova , Verona, Vicenza, Lonigo-Vi, Malcesine-Vr, Mestre.
Trentino-Alto Adige Trento.
Friuli-Venezia Giulia
Trieste, , Gorizia Pordenone, Cervignano-Ud, Sacile-Pn.
Emilia-Romagna
Bologna, ForlĂŹ, Modena, Parma , Ravenna, Reggio Emilia , Campogalliano-Mo, Carpi-Mo, Castelfranco-Mo , Cavriago-Re, Cesena-Fo, Finale Emilia-Re, Gualtieri-Re, Mirandola-Mo, Pavullo-Mo, Sassuolo-Mo, Spilamberto-Mo.
Toscana
Livorno, Siena, Sovicille-Si, Pisa, Certaldo-Fi.
Umbria Perugia.
Lazio Roma
Campania Napoli.
Svizzera Losanna
Interviste a net-work
Radio 3 a Radio Popolare – Mi / 12 a Italia Radio - Roma e Mi / 1 a Gr2 Rai – Roma / 1 a Gr1 Rai – Roma / 1 a Radio Carpi - Carpi (Mo) / 3 a Radio Golden – Alessandria / 2 a BBC – Londra / 1 a Radio Suisse Romande / 1 a Radio Città – Modena / 4 a Radio Città del Capo – Bologna / 1 a Radio Pavia / 2 a Radio Onda d’urto - Brescia. Tv 1 a TRL 55 – Varese / 1 a Telemontepenice – Pavia / 1 a Tv Pavia / 1 a Tv Svizzera – Ginevra / 1 a TG3-Rai – Veneto / 2 a TG3-Rai Lombardia / 1 a TeleBelluno / 1 a TeleDolomiti / 1 a TeleChiavenna / 1 a Bergamo Tv / 1 a TeleVicenza / 1 a TG2 Dossier – RAITV. Citato da Chiambretti, sono stato censurato da Santoro; ho rifiutato l’invito a trasmissioni Rai (Gad Lerner e Deaglio); sono stato costretto dalla direzione di RC a partecipare al “Costanzo Show” – Canale 5, risultando alla fine comparsa muta.
Recensioni, interviste, articoli, citazioni su quotidiani, periodici e libri
Agorà – Colonie Libere – Svizzera / Airone – Varese / Alternative Europa / Arel Padania – Mantova / A sinistra – Roma / Avanti! / Avti – Grecia / Bandiera rossa / Bergamo Oggi / Bergamo 15 / Bollettino Biblioteca “Di Vittorio” – Bergamo / Bollettino Camera dei Deputati / Brescia Oggi / Cominform / Corriere della sera / Critica marxista / “Dieci anni che hanno sconvolto l’Italia” di B.Vespa / “Ethnos e Demos” di Autori vari / Europeo / Falce e martello / “Figli Bene” di Autori vari / Fuori Linea / Gazzetta di Mantova / Giornale di Cantù / H Eiioxh – Grecia / Il Carlone – Bologna / Il Cittadino – Monza / Il Cittadino – Paullo / Il Gazzettino – Belluno / Il Giornale dell’Adda – Milano / Il Giorno / Il lavoratore – Svizzera / Il manifesto / Il Mondo / Il Nuovo Torrazzo – Cremona / Il Ponte / Il Punto stampa – Lecco / Il Resegone – Lecco / Il Sabato / Informazione, Scuola Sindacato Cgil – Bergamo / “ I razzismi possibili” di L.Balbo e L.Manconi / L’Agenzia – Lecco / “La Lega Lombarda” di R.Mannheimer / L’Area – Milano / La Citta – Voghera / La Gazzetta della Martesana – Milano / La Grande Mantova / “La Lega” di I.Diamanti / La Prealpina – Varese / La Provincia – Como / La Provincia Pavese / La Repubblica / La Rivisteria / “La Rivoluzione” di U.Bossi e D.Vimercati / La Stampa / La Voce / L’Eco di Bergamo / L’Eco notizie – Paullo (Mi) / “Le due destre” di M.Revelli / “Le parole della Lega” di S.Allievi / L’Espresso / Liberazione / L’Indice / L’Informatore vigevanese / L’Umanitè/ L’Unità / Nuova Rassegna Sindacale / Pagine Valtellinesi / Panorama / Per l’Alternativa – Milano / Primirski Dneunik – Gorizia / Rassegna Istituto Storico della Resistenza – Bergamo / Polis / Punto a capo – Crema / Osservatorio – Livorno / Rinascita / Segno Rosso – Belluno / Segrate Oggi (Mi) / Sette Giorni – Bergamo / The Guardian – Inghilterra / Trescore, informazione / Valenza, Informazioni.
Censurato ripetutamente da Renzo Foa e Walter Veltroni, direttori de “l’Unità”.
Interlocutori diretti partecipanti a presentazioni e dibattiti
Tra gli altri: John Agnew (ricercatore, docente universitario Usa), Mario Agostinelli (segretario Cgil Lombardia), Angelo Airoldi (segretario nazionale Fiom), Uber Anghinoni (deputato Lega), Sandro Antoniazzi (segretario Cisl Lombardia), Paolo Arrigoni (presidente Giunta della Regione Lombardia), Laura Balbo (sociologa - deputato Pci), Augusto Barbera (deputato Pds istituzionalista), Antonio Bassolino (deputato - direzione Pds), Vittorio Bellavite (dirigente Cristiani per il socialismo), Piergiorgio Bergonzi (senatore Prc), Anna Bernasconi (deputato Pci), Fausto Bertinotti (deputato -segretario nazionale Prc), Walter Bielli (deputato Prc), Roberto Biorcio (docente e ricercatore universitario), Marida Bolognesi (deutato Prc), Stefano Bonaccini (futuro governatore Emilia-Romagna), Davide Boni (presidente Provincia di Mantova), Aldo Bonomi (direttore A.aster e ricercatore Cnel), Rinaldo Bontempi (deutato.europeo Pds), Roberto Borroni (deputato Pds), Gianfranco Burchiellaro (sindaco Mantova - Pds), Alberto Burgio (storico docente universitario), Paolo Cacciari (consigliere regionale Veneto Prc), Franco Calamida (deputato Prc), Alfredo Canavero (storico, docente universitario), Mario Capanna (deputato, leader movimento studentesco ’68), Maria Carazzi (deputato Prc), Casati (segretario Prc Milano), Giampiero Castano (segretario Fiom Lombardia), Franco Castellazzi (già n°2 Lega), Vincenzo Ciabarri (deputato Pds), Franco Colleoni (segretario Lega Provincia di Bergamo), Paolo Corsini (storico - deputato Pds), Giorgio Cremaschi (dirigente nazionale Fiom), Chicco Crippa (deputato Verdi), Antonino Cuffaro (deputato - coordinatore nazionale Prc), Massimo D’Alema (deputato vice segretario nazionale Pds), Nando Dalla Chiesa (sociologo - deputato Italia Democratica), Silvana Dameri (segretario Pds Piemonte), Stefano Draghi (docente universitario - Pds), Lino Duilio (deputato Partito popolare), Renato Farina (giornalista Comunione Liberazione), Marco Ferrando (dirigente nazionale Prc), Pierangelo Ferrari (segretario Pds Lombardia), Carla Filosa (scrittrice), Renzo Foa (giornalista, già direttore de l’Unità), Mimmo Franzinelli (storico), Sergio Garavini (deputato - segretario nazionale Prc), Aldo Garzia (giornalista e scrittore), Luciano Gelpi (deputato DC), Filippo Gentiloni (giornalista - studioso questione cattolica), Francesco Germinario (storico), Luciano Ghelfi (giornalista Tg2 Rai), Carlo Ghezzi (segretario Cgil Milano), Thomas Gold (docente e ricercatore universitario Usa), Margherita Hagh (astrofisica), Paolo Hutter (consigliere comunale Milano di Sinistra), Mirko Lombardi (sociologo - docente universitario Cattolica),
Giorgio Lunghini (economista), Emanuele Macaluso (deputato - direzione nazionale Pds), Padre Angelo Macchi (teologo - direttore Civiltà cristiana), Loris Maconi (segretario Cgil Brianza), Lucio Magri (deputato - direzione nazionale Prc), Lucio Manisco (giornalista - eurodeputato Prc), Renato Mannheimer (sociologo - docente universitario), Ramon Mantovani (deputato Prc), Maurizio Martina (segretario Pd Lombardia, futuro ministro), Graziella Mascia (segretario Prc Milano), Lidia Menapace (giornalista - leader MPA), Luigi Meriggi (deputato Prc), Gianfranco Miglio (costituzionalista – “teologo” della Lega), Luigi Moretti (eurodeputato Lega) , Primo Moroni (ricercatore - dirigente Calusca), Luigi Negri (segretario Lega Milano), Zaverio Pagani (segretario Cisl Lombardia), Mauro Paissan (deputato Verdi), Antonio Panzeri (segretario Cgil Milano), Carlo Paolini (direzione nazionale Prc), Fulvio Papi (rettore universitario), Valentino Parlato (direttore “il manifesto”), Gianfranco Pasquino (politologo - docente univiversitario - deputato Pds), Gianni Pedò (segretario Cgil Brescia), Anna Pedrazzi (deputato Pds), Gian Luigi Pegolo (direzione nazionale Prc), Corrado Peraboni (deputato Lega), Marco Pezzoni (deputato Pds), Gianni Piatti (deputato Pds), Antonio Pizzinato (senatore Pds - già segretario nazionale Cgil), PierPaolo Poggio (storico), Enrico Pugliese (docente universitario - ricercatore), Carla Ravaioli (scrittrice), Bruno Ravasio (segreteria Cgil Lombardia), Marco Revelli (ricercatore - docente universitario - scrittore), Gianni Riccamboni (ricercatore - docente universitario), Basilio Rizzo (consigliere comunale Milano Verdi), Augusto Rocchi (segretario Cgil Lombardia - leader Essere sindacato), Carlo Rognoni (direttore Secolo XIX - deputato Pds), Rossana Rossanda (fondatrice Manifesto), Gian Enrico Rusconi (storico e docente universitario), Giovanni Russo Spena (deputato Prc - già segretario nazionale DP), Mario Sai (direzione nazionale Cgil), Isaia Sales (deputato Pds – dirigente quadri Mezzogiorno), Massimo Salvadori (storico - deputato Pds), Cesare Salvi (presidente deputati Pds), Gianna Senesi (deputato Pds), Rino Serri (coordinatore nazionale Prc - già presidente nazionale Arci), Daniel Singer (giornalista Francia), Pino Soriero (dirigente Pds Mezzogiorno), Corrado Stajano (opinionista - scrittore), Michele Straniero (linguista - docente universitario - ex cantante), Jems Sturz (ricercatore universitario Usa), Riccardo Terzi (segretario Cgil Lombardia), Tode (ricercatore docente universitario Usa), Aldo Tortorella (deputato - direzione nazionale Pds), Elio Veltri (difensore civico Milano), Nichi Vendola (direzione Prc); Daniele Vimercati (giornalista – biografo ufficiale di Bossi), Luciano Violante (deputato - direzione nazionale Pds), Roberto Vitali (segretario Pci-Pds Lombardia), Walter Vitali (assessore Bologna Pds , poi sindaco).
Personaggi che si sono impegnati a partecipare al dibattito, annunciati, ma che non si sono presentati al confronto, accampando giustificazioni poco credibili o senza nemmeno giustificarsi: Vittorio Feltri (direttore Europeo), Nerio Nesi (deputato direzione nazionale Prc), Claudio Petruccioli (deputato - direzione nazionale Pds), Sergio Scalpelli (dirigente Pds Milano), Chicco Testa (deputato Pds).
Invitati a dibattiti e iniziative pubbliche che hanno rifiutato di partecipare e di confrontarsi: Alberto Asor Rosa (direttore Rinascita), Franco Bassanini (deputato direzione Pds), Giovanni Berlinguer (direzione Pds), Piero Borghini (ComitatoCentrale Pds e vice direttore de l’Unità), Piero Fassino (direzione Pds), Pierangelo Ferrari (segretario Pds Lombardia), Massimo D’Alema (direzione Pds), Pietro Ingrao (leader storico Pci), Valter Veltroni (direttore de “l’Unità”).
Altre interviste, qui non menzionate e delle quali non ho rimediato la pubblicazione, sono state rilasciate a giornalisti o studiosi, oltre che di nazionalità italiana, di Francia, Germania, Svizzera, Inghilterra, Spagna, Grecia e Stati Uniti.
Il “Il tarlo delle Leghe”, per quanto mi è stato riferito da compagni, amici, docenti
In Italia i tre libri sono stati oggetto di studio da parte di diversi giovani universitari che hanno presentato tesi di laurea sul leghismo. I casi di cui ho avuto conoscenza hanno riguardato studenti che si sono laureati nelle Università di Milano, Genova, Pisa e Bergamo.
Nel Bergamasco, in quasi tutte le biblioteche dei Comuni amministrati dalla Lega, i miei libri sono stati messi all’indice nella generale indifferenza.
universitari e giornalisti (tra cui John Agnew, Alberto Asor Rosa, Renzo Foa, Ramon Mantovani, Pier Paolo Poggio, Daniel Singer), è stato oggetto di studio nella University Siracuse di New York, in un Ateneo di Tokio e in alcune Università di Francia, Germania, Inghilterra e Spagna. E’ stato anche ritrovato dalla moglie di Asor Rosa nella Biblioteca di Stato di Sidney, in Australia.
Dopo un impegno così esteso mi ero illuso di aver in qualche modo inciso sull’orientamento di almeno una parte della sinistra, ma così non è stato. Sono trascorsi quasi trent’anni dall’irruzione sulla scena socio-politica del leghismo, e purtroppo questo soggetto per la cultura di gran parte della sinistra resta ancora
un mostro da esorcizzare.
Nascita, espansione e natura del leghismo
La Lega Lombarda nasce agli inizi degli anni ’80, dopo che Bossi ha preso contatto con un esponente (Salvadori) dell’Union Valdotaine.
I suoi 10 “soci fondatori”, da subito, pubblicano il foglio “Lombardia Autonomista” che viene fatto circolare in maniera artigianale. Tra l’82 e l’89 vengono distribuite 5.500.000 copie. Il suo esordio elettorale su scala regionale avviene nell’87 in occasione delle elezioni politiche. In Lombardia raccoglie 186.000 voti (3%) e conquista 1 seggio al Senato e 1 alla Camera dei deputati. Anche in Piemonte, Liguria, Veneto, Emilia-Romagna e Toscana sono presenti movimenti autonomistici che si cimentano nella competizione elettorale con proprie liste.
Nell’89 celebra il suo 1° congresso. Il
movimento vanta 127 soci ordinari; 18.000 soci sostenitori e 8.000 “riaa” (giovani). Ha sedi in tutte le province lombarde e in una decina di Comuni di periferia. Alle elezioni europee incassa l’ 8,1% dei consensi in Lombardia e l’1,8% in Italia. Oltre ai 2 parlamentari, vanta 2 eurodeputati, 3 consiglieri provinciali e 60 consiglieri comunali.
Siamo nel periodo in cui il sistema politico italiano è in fase di disgregazione e il consenso alle forze della sinistra accusa una drastica riduzione.
L’exploit dei movimenti autonomisti e della Lega Lombarda dovrebbe allarmare la sinistra, dovrebbe indurla a riflettere su ciò che sta avvenendo nel rapporto tra politica e società, ma così non è.
Il Pci sta facendo i conti con il terremoto che investe il “socialismo reale”; lacerato politicamente e impegnato a costruirsi una nuova legittimità in Occidente. Di fronte al sopravvento del leghismo, si dimostra infastidito anziché preoccupato. Di analizzare il fenomeno non si cura.
Atteggiamento analogo viene assunto dalle espressioni politiche a sinistra del Pci, ormai residui sparsi e confusi di quel che la stagione del ’68-69 ha sedimentato. Questi, salvo alcune eccezioni, anziché impegnarsi a capire, si accontentano di proclamare slogan e comportarsi da “duri”.
Eppure di ragioni per prendere sul serio il movimento leghista ce n’è più di una.
Non solo la “Lega Lombarda” nasce con l’ambizione di costituire una forza alternativa sia alla “destra” che alla “sinistra”; e il fatto che sul fronte elettorale essa sottragga consensi sia a dritta che a manca dovrebbe comportare una preoccupazione; ma ad allarmare la sinistra dovrebbero essere soprattutto l’ideologia e il programma politico che essa mette in campo. Su questi aspetti invece si registrano purtroppo solo disinteresse, superficialità e miopia.
Secondo gli atti del 1° congresso, la “Lega Lombarda” è una forza che si caratterizza per il perseguimento di: un secessionismo mascherato da federalismo; un liberismo e un antistatalismo esasperati; la rivolta fiscale della piccola borghesia arrabbiata; una concezione aziendalistica dell’amministrazione della cosa pubblica; una xenofobia spinta verso meridionali e immigrati extracomunitari; un’intolleranza verso omosessuali, tossicodipendenti e handicappati; un tronfio maschilismo; una cultura ideologica, conservatrice e folcloristica; una spiccata propensione per un ordine autoritario, a partire dalla gestione dell’organizzazione partitica.
Illustrando le tesi della Lega, Bossi accenna a un federalismo “integrale”, a un ”etnofederalismo”, quale dottrina economica, politica e sociale insieme, che consiste – precisa - in “un modello di sviluppo non più basato sull’incorporazione dei mercati attraverso l’immigrazione, bensì sulla distribuzione della macchina produttiva e del lavoro”.
E sottolineando l’importanza dell’identità etnica, così sintetizza la sua weltanschauung o visione del mondo:
“La società multietnica e multirazziale è per
sua natura contro l’uomo perché mortifica in esso ogni intento di generosità sociale… provoca il declino della morale e della solidarietà… sviluppa i comportamenti patologici dell’omosessualità, della devianza giovanile, della droga, crea condizioni psicologiche che non favoriscono la fertilità per cui non nascono più figli. Si realizza in altre parole la ‘società deviata’, asociale, egoista”.
E giudicando improponibile l’integrazione dell’immigrazione di colore, perché impedirebbe la ricostruzione della rete dei rapporti sociali, Bossi attribuisce la responsabilità di portare il Paese nel caos - alla Sinistra, - alla Chiesa cattolica, - al grande capitale.
In sostanza, la Lega si qualifica come partito del ceto-medio che incarna le istanze della piccola-borghesia frustrata delle regioni ricche del Settentrione, ma che da subito affascina la stessa classe operaia e i ceti popolari. La Lega è dunque un soggetto che si pone oggettivamente in conflitto e in competizione e con le istanze del movimento operaio e con lo schieramento di sinistra.
Non è un caso che l’allora ideologo del leghismo, Gianfranco Miglio, indichi ai suoi che occorre prendere insegnamento da Antonio Gramsci il quale – spiega - si era proposto la realizzazione del “blocco storico” del proletariato.
Ciò che i leghisti devono proporsi – dice Miglio – è invece la costruzione del “blocco storico” del ceto-medio. Miglio, vecchio conservatore DC, invoca spudoratamente la rivincita dello spirito egoista sul sentimento della solidarietà.
La Lega si qualifica come un movimento che “rifiuta la dicotomia marxista-liberista” e nel conseguire l’obiettivo del “federalismo integrale” si propone di collocarsi “al centro e sopra” dello schieramento classista. Il fulcro della sua visione strategica è l’autonomia, o “autogoverno”, che viene considerata “sintesi di giustizia e libertà”.
L’atteggiamento della sinistra verso il leghismo
La sinistra, pur preoccupata (dal punto di vista elettorale), non approfondisce le velleità ideologiche del leghismo e interpreta il fenomeno come un movimento
effimero, una meteora.
Occhetto spiega che il fenomeno è di breve durata e sostiene che “è un movimento congiunturale… una febbre…, anche Bossi sa che è destinato a dissolversi”. Stefano Draghi, il “mago rosso” dei sondaggi, prevede che “la Lega sparirà dopo le elezioni politiche”. Veltroni sostiene che Bossi e il suo movimento “sono finiti , perché il governo dell’Ulivo riuscirà a portare l’Italia in Europa”.
In modo generico e superficiale la sinistra accusa i leghisti di razzismo e di fascismo, non rendendosi conto che si è di fronte a un fenomeno nuovo e a contegni inediti. Nel
’92, nel Pds si fa avanti la disponibilità a stabilire con i “lumbard” possibili alleanze.
Maggior
preoccupazione e attenzione verso il fenomeno vengono dimostrate dalla Cgil, ma anche nel sindacato le sensibilità si esauriscono presto.
E l’atteggiamento distratto e superficiale viene mantenuto anche quando la “Lega Lombarda” si trasforma in “Lega Nord”. Quando cioè tutte le maggiori formazioni autonomiste del Centro-Nord si coalizzano in un’unica organizzazione la cui entità e influenza sono così riassumibili: - 1.184.000 voti in Lombardia (18,9% e secondo partito) e 15 consiglieri regionali; 1.718.000 voti in Italia (5,4%); - 40.000 iscritti in Lombardia e 22.000 nelle altre regioni; - Oltre 70 sedi aperte in Lombardia; - Costituzione del Sal (sindacato con 10.000 aderenti), dell’Alia (imprenditori), dell’Aclis (sport e cultura) e di “Pontidafin” (finanziaria); - Acquisizione di “Radio Varese” e “Rete 55” Tv.
E quando, dopo nemmeno due anni, vanta una presenza istituzionale di indiscutibile importanza. E cioè: - Oltre ai 2 europarlamentari, - 55 deputati; - 25 senatori; - 1 presidente di Regione; - 3 presidenti di Provincia; - 7 sindaci di Comuni capoluogo di provincia; - 67 sindaci di Comuni non capoluoghi.
La sinistra non si rende conto che il fenomeno leghista altro non è che il prodotto di un profondo mutamento che sta investendo la società lombarda e non solo questa. La Lega di Bossi, infatti, non è come in molti hanno creduto l’artefice della fine del vecchio sistema politico, ma è proprio la conseguenza del suo disfacimento. Non è dunque la causa, ma l’effetto del terremoto in corso. La non comprensione delle cause del suo insorgere costringerà la sinistra in una posizione di subalternità nello scontro politico. All’origine di questa incomprensione ci sta la confusione sul “postfordismo”.
Dinamica percentuale dei consensi elettorali Lombardia - 1987-1994
Dinamica percentuale degli schieramenti politici - Lombardia 1987-1994
Dinamica percentuale dei consensi elettorali di Lega e Forza Italia Lombardia - 1987-1994
Dinamica percentuale delle figure professionali - Lombardia 1981-1991
Dinamica percentuale degli iscritti alla CGIL 1981-1990
Nel Pci-Pds sono pochi ad avvertire la capacità aggressiva del leghismo. Ma a sottovalutare il fenomeno, salvo alcune eccezioni, è l’intero arco delle forze del centro-sinistra e della sinistra. E a venire meno alla funzione di critici e di facitori di senso comune sono anche gli intellettuali e i giornalisti della carta stampata e dei net-work.
Si è ripetuto in sostanza l’errore che fu fatto dalla sinistra nei primi anni ’20, quando venne sottovalutato il mussolinismo, e poi quando nei primi anni ‘30 non si avvertì la pericolosità del nazismo. In un clima dominato dall’incertezza, dal pressapochismo e dal tatticismo elettoralistico, nel Pci-Pds prevale il possibilismo della componente riformista lombarda e delle regioni del Nord.
Nel ’92 la diga antileghista si rompe e la stessa direzione del partito decide di favorire la nascita a Monza e Varese di giunte monocolori leghiste con il “sostegno tecnicoâ€? del Pds. Il cretinismo istituzional-parlamentare prevale sul rigore etico-politico di una forza che ormai dĂ segno di aver rinunciato in via definitiva ai suoi valori originari.
Da quel momento ha inizio la tragicommedia che si reciterà per quasi un ventennio. Alla
Lega vengono attribuiti meriti che assolutamente non ha: dall’essere la forza di scasso del vecchio sistema politico alla gratifica di agente riformatore. Le viene benevolmente riconosciuta la rappresentanza dei ceti medi arrabbiati e il suo progetto “federalista” viene prima legittimato e poi imitato.
In un continuo sconcertante ondeggiamento tattico-opportunistico di posizioni, Occhetto
proclama la disponibilità a formare un governo con la Lega; D’Alema giunge a definirla “una costola” della sinistra; in Lombardia, i gruppi dirigenti di partito invocano intese e alleanze con essa; e alla fine il Pds convive tranquillamente con la Lega nel sostegno al governo Dini.
Ma purtroppo, a sbandare non è solo la “Quercia”.
Nel ’95, mentre Garavini si dichiara disponibile a un confronto con la Lega, Cossutta presenzia a un loro congresso; Bertinotti si dice disponbile a un dialogo e a un’alleanza elettorale; Diliberto invoca una convergenza. La linea rigida dei rifondatori salta. Aperturisti si dimostrano anche i “verdi” Pecoraro Scanio e Edo Ronchi. Ad avere un atteggiamento benigno nei confronti dei “lumbard”, apprezzandoli per certe loro supposte virtù, sono pure leader storici del calibro di Alessandro Natta, Vittorio Foa, Toni Negri e Oreste Scalzone.
E l’atteggiamento di superficialità e di esasperato tatticismo continuerà a caratterizzare i comportamenti della più grande formazione politica della sinistra (dal Pci al Pd) fino ai giorni nostri, nonostante che i leghisti minaccino, insultino, deridano, prendano in giro e compiano stupefacenti giravolte politiche. Ed è proprio questo modo dilettantistico e irresponsabile di “fare politica” che non permetterà ai Ds e alla sinistra in generale di avvertire la pericolosità di un altro movimento politico al quale la Lega ha fatto da apripista,
il “berlusconismo” che io a quel tempo ho considerato una forma sofisticata di leghismo in doppio petto
Le occasioni perse per un’azione di contrasto politico-culturale
Dai miei compagni (e non solo) mi è stato spesso rimproverato di: aver avuto un paraocchi ideologico nell’osservare il leghismo, e di non aver tenuto in debito conto che, con il passare del tempo, i comportamenti della Lega avrebbero subito dei mutamenti in positivo. Dei limiti dei miei lavori ho sempre avuto piena consapevolezza, e non sono pochi, però non mi sono mai sentito toccato né dall’accusa di ideologismo né da quella di miopia analitica.
Durante il lustro in cui mi sono impegnato in maniera assidua nell’analisi del fenomeno (’90-’94), ho suggerito alla sinistra di muoversi in 4 direzioni:
a)
studiare le cause dell’insorgenza del leghismo; b) istituire degli “osservatori” per monitorare il suo sviluppo e le sue iniziative; c) contrastare le sue politiche facendo leva sulle loro incongruenze e contraddizioni; d) ripensare la stessa strategia della sinistra su alcuni terreni di lotta decisivi.
Con il supporto dell’Associazione Gramsci di Milano e della Comedit si è dato vita al periodico
“il ponte” che per un certo periodo ha costituito un punto di riferimento su scala regionale per iniziative di approfondimento e di contrasto del fenomeno leghista. Questo ruolo si è però esaurito assai presto per solitudine e indifferenza politica della stessa sinistra.
Se la sinistra avesse monitorato e meditato sui comportamenti della Lega si sarebbe resa facilmente conto che: ď Ž
ď Ž
- se rispetto ad alcune sue proposizioni originarie essa si è comportata in modo non coerente e scomposto, - circa la stragrande maggioranza dei suoi proponimenti, specie di quelli caratterizzanti la sua natura sovversiva, ha mantenuto fede a quanto promesso. Mentre sul piano strategico ha conservato intatta la sua fisionomia, su quello tattico politico ha agito con spregiudicatezza, abilità e astuzia.
Indubbiamente, con l’aumentare del suo peso politico si sono venute ampliando le responsabilità di rappresentanza sociale, nonché le sue opportunità politico-elettorali, e ciò ha comportato un comprensibile aggiustamento di propositi e di obiettivi al fine di mantenere le posizioni acquisite. Come ha sottolineato Borghezio nel giugno 2009:
“La Lega è cambiata: è qualcosa di diverso… ora diciamo ‘prima gli italiani invece che prima i padani’… non siamo più una forza identitaria e territoriale”. Questo però ha solo stemperato la sua natura, non l’ha cambiata.
Tra i suoi comportamenti coerenti vanno annoverati:
L’essere la Lega il prodotto di una cultura conservatrice e localistica. - Il dialetto, - l’ordine sociale (le ronde padane), - il Pantheon (i supposti padri del pensiero leghista), - il revisionismo storico (film Barbarossa).
La Lega si è dimostrata un partito ideologico per eccellenza nell’epoca della “crisi delle ideologie”.
L’essere
un partito del ceto medio, ispirato da un liberismo ottuso.
Testimonianza ne sono: - le privatizzazioni, - il principio di solidarietà riservato ai soli lavoratori lumbard sancito dallo statuto del Sal, - il criterio di gestire le pubbliche istituzioni secondo i principi dell’azienda privata, - la visione calvinista del lavoro.
Il fatto che questo partito riscuota il consenso del ceto lavoratore dipendente è un paradosso e la naturale conseguenza del venire meno della funzione della sinistra.
L’essere nato come movimento xenofobo e l’aver mantenuto in modo rigido un atteggiamento intollerante - sia nei confronti dei meridionali, - che degli immigrati extracomunitari, - che dei “diversi”, cioè delle persone omosessuali, tossicodipendenti e pure di quelle portatrici di handicap. (Paradosso F.Martini: la mutua per i cani)
Unica promessa non mantenuta è la mancata promozione del referendum antistranieri: più volte annunciato e pure raccolte le firme. A renderla vacua è stato il timore di perderlo.
L’aver
conservato le sue originarie caratteristiche di partito autoritario e cesarista.
L’assuefazione della gente al populismo è anche una produzione leghista
Sarebbe stato opportuno riflettere : - sulla provenienza politica di gran parte degli esponenti leghisti, - sul ruolo di “parcheggio” che per molti di loro ha assunto il partito.
Fatto è che Bossi considera la Lega una sua personale creatura e si arroga il diritto di stabilire chi lo dovrà sostituire alla testa del movimento, così come era in uso fra i regnanti ai tempi dell’assolutismo.
Il mantenimento della promessa solo a metà ha riguardato solo l’obiettivo del
separatismo. E anche su questo terreno la sinistra avrebbe dovuto dare battaglia in nome della tradizione federalista di matrice socialista-progressista (Ferrari, Salvemini, Gramsci, Spinelli), ma cosÏ non è stato. Ha lasciato che i leghisti si appropriassero del pensiero di Cattaneo manipolandolo e ha riconosciuto loro una patente che di certo non meritano.
Dopo il fallimento del referendum sulla “devolution” la Lega ha perseguito un separatismo strisciante, determinato da scelte di natura economica e
A livello nazionale il deterrente si questo disegno è rappresentato da Centro-Sud. C’è però da chiedersi quanto ancora potrà reggere l’argine considerato: a) che febbraio ’07 - Berlusconi, nel patto Berlusconi e Bossi nel febbraio ’07 viene riconosciuta come “obiettivo politico” comune la Padania; e i due si ripromettono di seguire la via parlamentare evitando consultazioni popolari di sorta. b) che a livello internazionale il pericolo della comparsa di un’internazionale autonomista è sempre più minaccioso. E questa eventualità continua a essere sottovalutata dalla sinistra.
Obiettivi proclamati ma non perseguiti:
Investimenti al Sud, sia a livello nazionale che internazionale.
Abolizione prefetti,
considerati la “lònga mànus” del potere centralista romano.
Rivolta fiscale,
brandita come minaccia e usata propagandisticamente (si veda il canone Tv).
Misure ben risolvibili dalla “stanza dei bottoni” ma che, con la Lega al governo, sono abbandonati nel dimenticatoio .
La Lega ha sempre agito con astuzia raggirando tutti
Al governo si è comportata e si comporta come un partito di opposizione. Bossi ha inaugurato la “politica d’agosto”, quella che ha l’effetto di una sassata sul quadro politico. Ha mostrato la scaltrezza di avanzare anche proposte che suscitano scalpore senza avere poi cura di realizzarle. Un esempio eclatante della furbizia di Bossi sta nel suo essersi dichiarato nel proseguimento della sua carriera politica, prima laico-non credente, poi anti-papista, quindi cattolico devoto, poi lefevriano e infine neo-crociata a difesa di Benedetto XVI.
Battaglie non condotte dalla sinistra La
Lega aveva promesso una purificazione della vita politica.
Quale bilancio è possibile trarne? Che differenza passa tra i privilegi goduti dai politici della “prima Repubblica” e quelli che consentono a chi oggi ci governa di sottrarsi al normale corso della giustizia? A riguardo dell’occupazione di poltrone in enti e istituzioni la Lega ha dimostrato di avere una fame non inferiore a quella dei partiti della 1a repubblica.
caso Credieuronord andava condotta una campagna di denuncia.
Sul
Sinistra e Lega
Le Lega = soggetto politico spregiudicato e volubile (basta pensare ai rapporti con Berlusconi). Con la sinistra ha avuto atteggiamenti opportunistici ed è ricorsa anche agli insulti. Eppure questo suo essere inaffidabile non ha turbato gran che gli esponenti della sinistra. La storia politica di questi venti anni evidenzia una sconcertante pratica di balletti tra questi e i leghisti. Da D’Alema a Bersani, da Penati, a Martina, la scena è miserevole. A certa sinistra è venuta a mancare persino la dignità. E l’opposizione a Bossi è stata affidata esclusivamente ad atti estremi.
Ciò che è mancato e manca ancora alla sinistra è la consapevolezza che se oggi ci troviamo in un regime di “modernismo autoritario ”, questo altro non è che il risultato delle sue superficialità e inadempienze e anche dell’aver sottovalutato il ruolo del leghismo. Da
prodotto della crisi del vecchio sistema politico, la Lega si è trasformata in uno degli agenti del decadimento del senso comune e della politica. E le sue fortune le deve proprio agli spazi lasciati vuoti dalla sinistra.
Anche se la sinistra avesse seguito quella linea di contrasto al leghismo che era auspicabile, senza però ripensare se stessa, ciò non sarebbe sicuramente bastato ad arginare il fenomeno.
Il leghismo è una delle manifestazioni di quel fenomeno più generale che Daherendorf ha chiamato “anomia” e che con maggior acume Marx ha definito “alienazione”. Un male questo che per essere sconfitto richiede una rimessa in discussione del modello sociale in cui viviamo e dei suoi valori. La lega ha vinto prima ancora che sul piano politico su quello culturale. Ha contribuito ad anestetizzare lo spirito critico e una visione universale dell’esistenza.
Ciò
che occorreva fare era tagliere l’erba sotto i piedi ai leghisti, cioè dare soluzione ai problemi che hanno indotto i cittadini, quando non tentati dall’astensionismo, a preferire i Bossi e i Berlusconi alle formazioni di sinistra e del centro-sinistra. E questo significava aver coraggio e intelligenza di ripensare politiche e strategie. Così invece non è stato.
Ma questa è un’altra storia.