ECOLOGICAL URBANISM

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ECOLOGICAL URBANISM L’ecologia come forza generativa della progettazione urbana Ecology as driving force of urban design

Linda Comerlati

Taiwan strait climate change Incubator

ABSTRACT

Con il testo “Ecological Urbanism” Mohsen Mostafavi in collaborazione con Gareth Doherty a partire dal 2009 diventa uno degli attori più originali del rinnovo dell’approccio ecologico della città, grazie all’avvio di un processo di ricerca e di divulgazione collaborativo e generativo. With the editing “Ecological Urbanism” Mohsen Mostafavi in collaboration with Gareth Doherty starting from 2009 became one of the most original actors of the ecological renewal of the city, thanks to the beginning of a collaborative and generative process of research and publishing.

Verona, maggio 2013


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ECOLOGICAL URBANISM

Con “Ecological Urbanism” Mohsen Mostafavi in collaborazione con Gareth Doherty a partire dal 2009 diventa uno degli attori più originali del rinnovo dell’approccio ecologico della città, grazie all’avvio di un processo di ricerca e di divulgazione collaborativo e generativo. Tale processo inizia nel 2009 alla Harvard University Graduate School of design con lo slogan “Un approccio ecologico è urgente per indirizzare lo sviluppo delle città esistenti e nuove”, lo scopo è rinnovare il concetto di ecologia urbana che negli USA ha uno dei punti di riferimento principali negli studi di Richard T. T. Forman sulle interazioni tra organismi, strutture fisiche e ambiente naturale, che danno luogo ai modi in cui le persone si aggregano nelle città. I presupposti individuati da Mostafavi per la rigenerazione dell’ecologia della città sono: - Il passaggio dall’idea calvinista di sostenibilità, intesa quindi come sacrificio e rinuncia, a un’idea generatrice, produttrice di nuove felicità. I presupposti sono: 1) la considerazione della risorsa umana come centro del progetto urbano: così la teoria ecosociale, con le parole di Nancy Krieger, diventa linea guida del progetto, 2) la rivalutazione del ruolo delle risorse naturali, in simmetria con la Convenzione Millennium; - L’allargamento dell’idea di infrastruttura. A livello macro l’infrastruttura è composta non soltanto dal manufatto fisico ma da un sistema di layer strettamente interrelati che comprendono gli ecosistemi naturali, la rete di scambio delle informazioni, i flussi di energia prodotta e consumata, i servizi e la logistica, lo spazio pubblico, ecc. Per dirla con le parole di Pierre Bélanger “La fusione dei sistemi biofisici con le infrastrutture contemporanee sta rapidamente diventando l’ordine dominante per le regioni urbane. I network stradali e la rete idrica non possono più essere pianificati senza i loro bacini idrici. Il sistema fognario e le centrali elettriche non possono più essere calcolate senza i loro sistemi di smaltimento. Gli edifici e le attrezzature di servizio non possono essere progettate senza i loro sistemi energetici”. E ancora Toshiko Mori propone

With “Ecological Urbanism” Mohsen Mostafavi in collaboration with Gareth Doherty starting from 2009 became one of the most original actors of the ecological renewal of the city, thanks to the beginning of a collaborative and generative process of research and publishing This process began in 2009 at the Harvard University Graduate School of Design with the slogan “An ecological approach is urgently needed to address the development of existing and new cities”. The aim is to innovate the concept of urban ecology, that in the U.S. has the major reference point in Richard T. T. Forman and his research on the interactions between organisms, the physical and the natural environment, the ways in which people gather in cities. The conditions identified by Mostafavi for the regeneration of urban ecology are: - The transition from the idea of a Calvinist sustainability, understood as a sacrifice and a renunciation, to an generative idea, producing new happiness. The conditions are: 1) the consideration of the human resource as a center of urban design: ecosocial theory, in the words of Nancy Krieger, becomes the guideline of the project, 2) the revaluation of the role of natural resources, in symmetry with the Millennium Convention; - Widening the idea of infrastructure. At the macro level the infrastructure is composed not only by the physical artifact but as a system of interrelated layers that include natural ecosystems, the network for the exchange of information, flows of energy produced and consumed, services and logistics, public space, etc. To quote the words of Pierre Bélanger “The merger of biophysical systems with contemporary infrastructure is now rapidly becoming the dominant order for urban regions. Road networks and freshwater supply can no longer be planned without their watersheds. Sewage treatment and power plants can no longer be engineered without their wastesheds. Buildings and facilities can no longer be designed without their energy systems. “ And yet Toshiko Mori proposes “education as the infrastructure for


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“l’educazione come l’infrastruttura per lo sviluppo futuro e la propagazione di pratiche sostenibili”. A livello micro l’infrastruttura si identifica con la pelle dell’edificio, con la scelta dei materiali esplosa grazie alle nano e bio-tecnologie, con l’autoproduzione individuale di energia e cibo. A questo proposito è illuminante l’intervento di Michelle Addington, secondo la quale il progetto dello spazio architettonico deve concentrarsi nel centimetro d’aria che circonda la pelle umana, ossia la porzione di spazio capace di determinare il comfort fisico delle persone. - La dotazione del progetto di una volontà collettiva piuttosto che individuale. Il principale problema della città contemporanea diventa così la costruzione della governance, cioè della capacità orizzontale e collaborativa di produrre visioni progettuali e di gestire la loro implementazione. A tal proposito è indispensabile costruire i progetti come processi continui che in ogni fase sappiano rimodellarsi in base alle esigenze. Da questi presupposti nasce un alfabeto di progettazione, basato su dieci parole chiave, che funziona come bozza di organizzazione del processo di costruzione della città: anticipare, collaborare, percepire, curare, produrre, collaborare, interagire, mobilizzare, misurare, collaborare, adattarsi, incubare. La conclusione del volume è esortativa: la poesia “The city” di Ian McHarg, prende idealmente il testimone da “Cosa rende grande una città” di Walt Whitman, prologo all’introduzione di Mies van der Rohe in “The new city” (Hilberseimer, 1944). Ma qui oltre a ricordare il percorso scientifico del lavoro, si vuole sottolineare il processo organizzativo dello stesso, valido esempio di trasformazione del modo di operare per stock a quello per flussi, grazie alla disponibilità della ‘cloud’ e dei sempre più efficaci strumenti interattivi. La complessità della materia e la molteplicità di apporti viene ‘lavorata’ inizialmente in modo tradizionale: la ricerca, la conferenza, i cui contenuti vengono fissati in modo ‘discreto’ e fisico nel libro “Ecological

future development and propagation of sustainable practices.” At the micro level infrastructure is identified with the building skin, the choice of materials exploded thanks to nano-and bio-technologies, the individual self-production of energy and food. In this regard it is illuminating the intervention of Michelle Addington, according to whom the draft of the architectural space must focus in the one centimeter of air that surrounds human skin, ie, the portion of space capable of determining the physical comfort of people. - The need for the project of a collective will rather than an individual one. The main problem of the contemporary city becomes the construction of governance, that is the ability to produce horizontal and collaborative design visions and manage their implementation. In this regard it is essential to build projects as continuous processes that at every stage are able to reshape themselves according to occurring needs. Once the premise is assumed, a new alphabet of design was born as a result of the research, based on ten key words, that work as a draft to organize the construction process of the city: anticipate, collaborate, sense, curate, produce, collaborate, interact, mobilize, measure, collaborate, adapt, incubate. The conclusion of the book is an exhortation: the poem “The city” by Ian McHarg, ideally extends the tale initiated by “What makes a great city” by Walt Whitman, the prologue to the introduction of Mies van der Rohe in “The new city” (Hilberseimer , 1944). But here, in addition to the observation on the scientific work, we want to emphasize the organizational process of the same, a good example of the transformation from stock operation to continuous flux operation, thanks to the availability of the ‘cloud’ and of more effective interactive tools. The complexity of the matter and the multiplicity of contributions is ‘processed’ initially in the traditional way: the research, the conference, whose contents are fixed in a ‘discreet’ and physical form in the book


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Urbanism”, edito nel 2010 dall’editore Lars Mueller. Ma data la rapida evoluzione scientifica lo stock di informazioni contenute nel libro dovrebbe essere aggiornato dal giorno successivo la sua uscita.

“Ecological Urbanism”, published in 2010 by the publisher Lars Mueller. But given the rapid evolution of the stock of scientific information in the book, it should be updated starting from the day after its release.

1_anticipate 2_collaborate 11_adapt 12_incubate 3_sense

10_collaborate 9_measure

4_curate

5_produce 8_mobilize 7_interact

6_collaborate

Rielaborazione da Christoph Niemann, “The New York city infrastructure”, illustrazione per il New York Times Magazine


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Inizia così la seconda fase di ‘lavorazione’, affidata al gruppo professionale Second story, il quale si occupa di trasformare uno strumento lineare, il libro, in un sistema complesso di flussi, esprimibili grazie alle app per tablet. Second story opera una decostruzione della struttura lineare del libro per arrivare a una struttura simile a una mappa mentale interattiva a punti di ingresso multipli (la storia di un progetto, un’idea, i progetti di riferimento, l’organizzazione per scala, per data). Questa struttura è alimentabile in modo collaborativo all’infinito. La terza fase consiste nell’allargamento della creatività, dai 130 autori che hanno partecipato alla prima fase di ricerca e conferenza del 2009, i cui contributi sono ‘fissati’ nel libro, all’avvio del primo blog nel 2010, i cui interventi sono testimoniati in appendice al testo (http://gsd-ecologicalurbanism.blogspot.it/) all’attuale forum e pagina twitter per alimentare costantemente il feedback degli utenti. Questa struttura comunicativa segna il passaggio dal sapere circoscritto dei ‘saggi’ a forme crowd di alimentazione del sapere, a conferma che il più grande patrimonio della città ecologica è la creatività dei suoi cittadini. La discussione continua su: https://www.facebook.com/vod.differences https://twitter.com/EcologicalUrban

Thus began the second phase of ‘processing’, entrusted to the professional group Second story, which transforms a linear tool, the book, in a complex system of flows, expressed by the app for tablet. Second story proposes a deconstruction of the linear structure of the book to get to a structure similar to an interactive mind map with multiple entry points (the story of a project, of an idea, of reference projects, of the organization for scale, date, ...). This plug-in is a collaborative structure able to be implemeted to infinity. The third phase consists in the expansion of creativity, from 130 authors who participated in the first phase of research and the 2009 conference, whose contributions are ‘fixed’ in the book, to the first blog in 2010, whose actions are witnessed in the appendix to the text (http://gsd-ecologicalurbanism.blogspot. it/) the current forum and twitter page for constantly nourish user feedback. This communication structure marks the transition from limited knowledge of the ‘wise men’ to forms of crowd power of knowledge, confirming that the greatest ecological heritage of the city is the creativity of its citizens. The discussion goes on at: https://www.facebook.com/vod.differences https://twitter.com/EcologicalUrban

In sintonia con questi argomenti VoD propone un manifesto per la progettazione sostenibile coerente con i principi dell’ecologia della città:

In keeping with these arguments VoD proposes a manifesto for sustainable design consistent with the principles of urban ecology:


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Manifesto della progettazione sostenibile Giuseppe Longhi

Dal progetto al flusso di progetto: proposta per un chiacchiericcio collettivo La progettazione non risolve problemi, ma ricerca opportunità. Forze guida della progettazione: Il corpo: fisico e neuronale Il paesaggio: locale - biotico, abiotico e cognitivo - relazionale e culturale I materiali: atomi e bit Verso una progettazione intelligente: Internet non riguarda soltanto l’informazione, ma l’organizzazione delle persone in gruppi spontanei. L’intelligenza collettiva, come ogni forma di intelligenza, necessita una grammatica e una struttura. Elementi di progettazione:

Corpo

Memoria

Iperscelte

Ubiquità

+ Paesaggio

Bio

Infrastrutturale

Virtuale

= Principi progettuali

Antropocenetica

Dematerializzazione

Iperconnettività

Scopo del progetto: Uomo: aumentare le opportunità, le capacità, la coesione, la resilienza. Risorse naturali e fisiche: ridurre l’impronta ecologica, arrestare il cambiamento climatico, aumentare la biocapacità grazie alla biotecnologia e alla dematerializzazione, passare da consumo a produzione di risorse (energia da fonti rinnovabili, agricoltura urbana, ecc). Strumenti principali del progetto responsabile: Pratiche di decoupling, calcolo dell’impronta ecologica, principio del Fattore X, Accountability - gestione responsabile delle risorse, Modello progettuale metabolico, monitoraggio continuo, Nuove metriche: densità di persone - idee - energia - materia. Principi del progetto responsabile: Orizzontale, integrato, esteso, personalizzato, inclusivo; Sottrazione: risparmiare materiali ed energia; Transizione: da un settore ad un altro, creando nuove fusioni; Estremismo creativo: spingere idee e metodi ai loro limiti estremi.


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Sustainable Design Manifesto Giuseppe Longhi

From design to design flux: proposal for a collective thinkering Design doesn’t solve problems, pursues opportunities. Design driving forces: The body: Physical and Neuronal The landscape: local - biotic, abiotic and cognitive – relational and cultural The materials: Atoms & Bits Towards a smart design: Internet is not only about information; it’s about organizing people into spontaneous groups. Collective intelligence, as every form of intelligence, needs a grammar and a structure. Body

Big memory

+ Landscape = Design principles

Design elements:

Iperchoices

Ubiquity

Bio

Infrastructural

Virtual

Anthropocenetic

Dematerialization

Iperconnectivity

Design scope: Man: Increasing opportunities, capabilities, cohesion, resilience Natural & Physicals Resources: reducing footprint, constraining Climate Change, augmenting biocapacity thank to biotech and dematerialization. From resource consumer to resource producer (ie: renewable energy, urban food....) Responsible design main tools: Decoupling practice, Footprint evaluation, Factor X principle, Accountability – responsible resources management, Methabolic design model, Continous monitoring practice, New metric: people density - ideas intensity – energy intensity – material intensity Responsible design principles: Horizontal, integrated, extended, personalized, inclusive, Subtraction: save materials and energy, Translation: from a field to another, creating new fusions, Creative extremism: pushing ideas and methods to their furthest boundaries


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