Luciano Troisio | L’amore al tempo del PC |© 2011| Postfazione di V.S.Gaudio| Uh-Book

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Luciano Troisio L’AMORE AL TEMPO DEL PC postfazione di V.S. Gaudio ▌

Il testo iniziale di L’amore al tempo del PC, dattiloscritto di 117 pagine, inviato, nell’ottobre 2011, a dei critici ai quali Luciano Troisio chiese di indicare le 10 poesie migliori e le 10 poesie peggiori: Il poeta stesso ha chiesto al critico interpellato una selezione delle 10 poesie migliori e delle 10 poesie peggiori. Ora, a fronte di quanto scritto e in virtù di quanto Walter Benjamin dice, nel campo del flâneur, per la traccia e l’aura, abbiamo voluto considerare le prime dieci poesie come dotate di aura e le altre di traccia: “l’aura è l’apparizione di una lontananza, per quanto possa essere vicino ciò che essa suscita”; “la traccia è l’apparizione di una vicinanza, per quanto possa essere lontano ciò che essa ha lasciato dietro di sé”. | dal paragrafo 7. di V.S. Gaudio, La poesia U Uang-Lü dell’Unico Asintoto |

Il testo definitivo delle poesie di Luciano Troisio uscì, poi, per Cleup con il titolo Locations imparmanenza . Il saggio di V.S. Gaudio fu pubblicato, a parte, dopo l’uscita del libro per il quale era stato chiesto, sul n. 189 de “la battana”, una rivista fatta per conto della minoranza istriana a Fiume-Rijeka, distribuita in Croazia e Slovenia.

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Luciano Troisio

L’AMORE AL TEMPO DEL PC postfazione di V.S. Gaudio ▌

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Luciano Troisio

L’AMORE AL TEMPO DEL PC (TITOLO CONVENZIONALE) DIARIO POETICO

Suscettibile di modifiche

Pro manuscripto ottobre 2011

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1: SOGNO

01: IL TEATRO DEL MONDO Rotolavamo tutti da una parte, non era pericoloso anzi ci divertivamo perché il pavimento era soffice e in più c’erano molti cuscini, le camere cambiavano di continuo i soffitti si abbassavano formavano angoli sempre diversi come in un edificio tutto mobile costruito per esemplificare prospettive continuamente diverse, esagoni dodecaedri rotolando ridevamo di sghimbescio c’erano scuse per abbracciare ragazze simpaticamente e con noi rotolava tutto, bottiglie scatole lattine cellulari libelli scivolavano tutto rimpiccioliva acutangolo o ingrandiva in un attimo. Ci sfuggiva il significato di questa operazione di questa giostra appositamente voluta dall’ottusangolo assessore alla cultura. Ce l’avevano spiegato ed avevamo subito accettato con entusiasmo, ebbene ci eravamo completamente scordati la meta il goal di tutto questo che tra l’altro era costato parecchio denaro pubblico. Si continuava a rotolare, alcuni si divertivano senza apparente stanchezza, altri cominciavano a chiedersi se non fosse l’ora di smetterla. Risultava evidente: la dimenticanza della globalità dell’operazione era sfuggita di mano allo stesso assessore, non c’era più la capacità di trovare con parole un senso che incasellasse l’operazione artistica stessa,

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le desse un qualsiasi senso che giustificasse anche di fronte alla ringhiosa opposizione. Il trompe l’oeil ha una sua giustificazione però bisogna assemblare parole e idee, se non c’è l’imbonitore accademico che sa imbastire, tutto cade, come una maionese in sé. Nei vicoli del Teatro Accademico scontata la battuta fermate la giostra voglio scendere. Anche noi soprattutto noi eravamo colpevoli. Leggerezza effimero stupidità. Ci eravamo scordati rotolando abbracciando. Prospettive linee di forza mantegnesche si incontravano in fondo alle vie palladiane, palchi di legno tenero. Il Veneto era la sede adatta per tutto ciò, nonostante le accademie fossero infiltrate da incapaci politici viziosi impotenti mariti di belle ninfomani. Era terribile soltanto il pensare cosa sarebbe successo fermando il giocattolo il teatro del mondo, quando il rotolamento fosse finito per esaurimento per consunzione. Qualcuno a un certo punto avrebbe dovuto assumersi la responsabilità di togliere la corrente fare il discorsetto. Non ci era affatto dispiaciuto essere carezzati aver palpato nella modifica ininterrotta. Teatro di posa compromesso dell’amministrazione sommersa bizantina, caratteristiche da persone colte, sottili, non da poveri amministratori. Muta di continuo la realtà risultante, stanza di compensazione di infinite modifiche come i millesimi

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nell’orologio digitale che corrono all’impazzata lasciando percepire solo i secondi. Appuntamenti disdetti dopo pochissimi minuti titoli delle borse che filano in sinusoidi instabili, Formula 1 perfetta affascinante ma artificiale [quali femminei sentimenti che si modificano durante le notti e all’alba la passione si è mutata in gelo neutro impossibile da decifrare sopportabile solo per piccole platee d’essai e uno (dei due) muto disperato fottuto s’interroga. Spettatori pazienti con secondi fini, gli sta bene così. Seguono telefonate più o meno diplomatiche educate, qualcosa si dimentica filtra da piccoli errori da dimenticanze qb a ricostruire percorsi falsità l’appuntamento a rizoma viene dilazionato anche se non all’infinito]. Tutto potrebbe tornare sotto controllo. Venerdì 3 agosto 2007 ore 19

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02: SOGNO DELL'ISPEZIONE A PETALO DI FIORE Vorrebbero farmi credere ciò che non è eppure è palese da sempre e soprattutto da quando mi sposto a sorpresa che quasi nulla funziona è evidente la provvisorietà dei materiali di scena la stessa bufala dal corno rotto è apparsa in tre diversi contesti mi pare evidente che in questo mondo se c'è un progetto ci sono degli errori spesso non ho tempo e nemmeno voglia, sorvolo se facessi fermare se scendessi (il mio stesso premuroso assistente recita) sono sicuro che gran parte degli oggetti anche belli anche molto curati, lo ammetto non hanno nulla di vero sono fatti di polistirolo le facciate sembrano ancorate a cavi posteriori io non ho più voglia di sincerarmene sono sempre più stanco devo prendere le gocce la mia tacita desolazione è rafforzata a fortiori o meglio a deboliori dall'evidenza che nulla è pronto, che tutto è artefatto che il mondo è solo un frettoloso percorso una stangata quel correre quell'affannarsi di agenti di servi malvestiti di domestiche che hanno appena cambiato la parannanza sul bordo a salutarmi è la prova che se non passassi di lì nulla sarebbe al suo posto che nulla vi sarebbe forse nemmeno la strada le stesse siepi hanno del provvisorio del disordinato il bosco esuberante è pieno in realtà di polveri di rami secchi di sacchetti di plastica le risaie sono finte i buganvillee esondanti dai muri delle ville sono troppo spelacchiati chi è il responsabile dov'è il produttore? Se dovessi chieder conto dei fondi l'imbroglio sarebbe palese a volte mettono lì qualche ragazzina in bici per finta le chiedo gentilmente: per Kalibukbuk?

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Mi indica ridente ammaliante mi fa segno che la strada è molto stretta l'ologramma sembrerebbe credibile. Il mio terrore è interno, le comparse non ne hanno alcun sentore ciò che mi ha definitivamente sconfitto è il tradimento. Quel fingere quell'ingannarmi quell'esigere fondi continuare una ridicola messa in scena vorrebbero farmi credere che tutto ciò esisterebbe anche se io non passassi ma non è così: è evidente che le fioriere qualche minuto dopo non ci saranno più la falsità di tutti mi induce a un'insopportabile solitudine l'impossibilità di fidarmi di un'amante fida cerco di apparire tranquillo sorrido benedico ma dentro la faglia è crollata nulla ha senso può riuscire qualche marginale episodio, un numero etnico una gag l'irredimibile è già avvenuto (in termini chimico-fisici: "soluzione"="liquefazione") lo sfaldarsi del tutto è imminente la profezia s'avvera: molecole in colori, da netti a confusi questi in musiche budini vorticosi conici, l'asintoto verso l'imbuto Kalibukbuk, 16 agosto 2008

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03: TERRAZZINI DIMENTICATI Case appartamenti scale condominiali immobili di cui si è trascurata la manutenzione seconde case interni labirintici doppie triple uscite terrazzini dimenticati su nebbia appaiono costanti molto più frequenti delle belle ragazze in contesto prevalente urbano, mai centrale, se a piano terra su strade strette, vicoli ragni industriosi subentrati ad altri inquilini ranocchie su terrazzini, criceti fermi ingobbiti nei soggiorni misteriosi aiole scadenti rivendicate con piante di peperoncino rosso non commestibile, evocate nel giorno, assieme ad affiorare improvviso laterale d’altri pensieri solo per istanti. [Lo scoiattolo zumato s'arresta senza una causa] Il terribile passato riemerge. Non è liquidabile. Candidasa, 15 luglio 2007

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04: VERBALE DI SOGNO (REDAZIONE PER PAOLO SESSO) Situazione di grave imbarazzo e timore, anzi terrore, pericolo mortale, intrigo, oggetti per fortuna nascosti e i banditi rom non possono rubarmeli. Domande melliflue bizantine equivoche (sono escluse percosse invece molte armi) si vive in continua agitazione accademici invidiosi mi fotteranno il posto mi attaccheranno i pidocchi con metodi formalmente legali non vincerò il concorso come mi spetterebbe condòmini subumani serve fernetdipendenti belle donne che adunche ci starebbero mettendomi all'istante di fronte alle mie responsabilità da cui ratto fuggo professoresse slave cattive di cuore sciatte straccione assistono al mio decollo. Io so volare nessuno ci crede non lo dico in giro quindi sono contento che loro guardino il mio sollevarmi da terra anche di parecchi metri e restarci mentre dico alle guardone: avete visto? Non ci credevate? Ora avete le prove: la realtà è questa, non sono salti, ma grandi arcate anche di cento metri; poi tocco terra per un attimo e riparto alto dolce su filari pergole di vigne zibibbo giardini sotto un cielo cilestrino tetti eppure nonostante l’evidenza non mi prestano fede. Una vera persecuzione. Ignorare gli analfa le serve spettatrici

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i ragionieri commercialisti rapaci con pizzetto in crociera gli avidi aggiustacessi di modi aristocratici. TenĂŠre profilo basso parlare alla commessa commentare formaggi grassi [Esistenzialismo (di S. Donato) Milanese.] Ubud, 12 luglio 2008

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05: TEMA PER UN AMICO MUSICISTA mecum tantum et cum libellis Tema dell'Assenza tema presente motivo centrale più del sogno più dell'incubo che fa gemere il dormiente e preoccupa i vicini di bungalow. L'Assenza è centrale l'Assenza è laterale non eliminabile costantemente viene a turbare rovinare hic sumus siamo qui we are here io e Lucilio siamo qui, non vorremmo esserci il fatto di essere qui è incompleto e in effetti non è detto che siamo proprio qui ci siamo come larve ciò che facciamo vediamo non è mai a fuoco c'è una lamentela infinita inconsolabile è inutile nasconderla nel silenzio trapela non dico netta, a chi sa leggere difficilmente la si nasconde è una specie di tacita invidia un malessere, un nevrotico rimpianto l'Assenza è un rinvio a saltelli la scena lontana la scena perfetta si ripresenta ovunque profumo intenso del calicantus accanto al cancelletto dell'orto il glicine fiorito con le capinere, personaggi biondi animano l'immagine. Esistevano molti lustri fa. Era un accadimento celestiale eppure non ha funzionato. Delicati letterari fiori che nessuno annusa tra sanissime erbacce continuano a fiorire nel giardino della casa abbandonata. Siamo lontani e le piante danno frutto le vigne grappoli

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i vicini vengono col trattorino rubano le nostre mele le nostre castagne noi altrove trascorriamo il dolce meriggio senza senso alla confluenza di mitici fiumi piccole erme, statue adorne di Hibiscus rossi, i famigli pagani tengono in ordine il bungalow i cespugli rigogliosi del giardino, raccolgono le foglie ogni mattino gli è proibito chiacchierare non disturbano l'ospite che nel giardino giace tace mirando il lievissimo pendio sanno che non ama parlare l'acqua fluviale ossigenata fa un grato rumore di cascata. [Manca in questo scenario una serie di tessere purtroppo fondamentali, stridono nella lussuria effimera, nell'esubero della bellezza il necessario, che manca, assume la massima importanza.] Padangbai, domenica 3 agosto 2008

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2: MONDO

06: IL MODESTO USAVA STEREOTIPI Usare stereotipi significa sembrare normale "modestus" significava seguire la moda i modi di tutti (opposto di oggidì) mormalità: confondersi nella massa nel grigiore del gregario l'egregio veste grigio vi cela il suo furore. [Quello che scriveva era più intelligente di lui percorreva lunghe vie silenziose deserte come dopo il saccheggio.] il mondo è un errore il mondo è un accidente è un caso il mondo è irripetibile il mondo è inconoscibile il mondo è non trasferibile in parte godibile è fragile deperibile forse unico. Il mondo è bellissimo. Gli manca la Parola.

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07: IL MONDO NON E’ INGLESE Il mondo è una finzione inconoscibile o conoscibile attraverso un'ulteriore finzione. Il mondo filtrato dall'inglese è un mondo ancor meno conoscibile Ammesso che il mondo esista al di fuori della mia testa invano io viaggio al fine di "conoscerlo", quell'io come già Lucilio probabilmente in compagnia di me stesso. Vano sperare di conoscere un mondo che non esiste e se esiste al di fuori di me non è detto che uno sia obbligato a viaggiare può essere il mondo a venire da me passare davanti alla mia caverna tv come nella cella di Camus le più graziose Urì denudarsi deliziarmi dell'uso della loro beltà che splendea nei pochi abiti, nelle curve nudità il mondo è un ologramma che permette l'illusione di carezzare Urì, Maya costringe come già nei poemi, nella discesa iniziatica, a stringere a sè il nulla. Una lingua veicolare non ha nulla a che fare con la conoscenza ma soltanto con la sua trasmissione quindi il mondo non era latino non era mongolo né tartaro,

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non è americano nè tantomeno cinese. Non è affatto inglese.

IL GIORNALE DEL SOLIPSISTA Il mondo è solo nella mente. Al di fuori ci è vietato. O meglio: (previo compromesso con saccenti-sapienti) non si esclude affatto che esista il mondo, e anche altri mondi ma noi certo non siamo ammessi e non è del tutto sicuro se/che perfino i grandi poeti tristani vittori non vi siano tollerati soltanto a succedaneo scopo cartaceo da parati. Sappiamo registrarne divini colori pantomime anche le foto digitali risultano ottimi ricordi (per quanto di qualità inferiore alle splendide slides). Questo non comprendono le passatelle amiche già di bella coscia d’alta casta che ci hanno a loro tempo sempre escluso dalle melate vigilie trasgressive folleggiando radicalmente con altri (nonostante la nostra ottima dotazione proletaria). Escluso deriso e ci scambiano tuttora per paria Sherpa acquistabili. Siamo stati tollerati a guardare in disparte le sfilate i banchetti. Senz’auto i luoghi non erano raggiungibili. Forse per noi lo sono ancora. Per noi il mondo non risulta né godibile né conoscibile. In certi siti del Nordest è molto sociale bere vino nero in scodelle che ne restano macchiate. Un tempo era un’operazione necessaria autentica ora è tannica finzione turistica,

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uno dei modi più congrui di fingere comunicazione alticcia buonista nelle sagre elettorali (del villaggio tv) in realtà [solo nella mente] intanto un laser di sole trafigge i singles e basta. Candidasa 15 luglio 2007

LA PARTENZA DEL CRUCCIATO

Il mondo se ne fotte di te che parti continua ad essere (bello) la tua eventuale agonia muta o con rantoli è periferica, senz'audio né video tutto ha la sua rifluente continuità durante il carnevale rimato con ospedale le maschere e le trombette stridono apotropaiche alludono a paure arcaiche non vogliono cadere ma nemmeno volare decollando tu miri meraviglie in étalage. Il tuo biglietto è scaduto? La festa continua senza te. Luang Prabang, 19 dicembre 2008

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DE IMBECILLITATE MUNDI Il mondo è noioso è sempre quello di Candide l'unico che abbiamo. Il mondo è ripetitivo dobbiamo continuamente reinventarlo perché sia passabile, capita che si è costretti a fare infinito autodafé bisogna svenarsi a pulirlo ininterrottamente a rallentarne il degrado verso l'osceno e lo spaccio [della Bestia Trionfante]. Una volta palpate le poche bellezze uno potrebbe perfino averne abbastanza, e se trovasse gli alberi anelati, ma proprio quelli, sedersi all'ombra nella Posizione Riflessa, non muoversi più. La sopravvivenza è da stupide tartarughe da idioti strumenti sempre identici nell'evoluzione il cretinismo è vincente infinita è la potenza innovante del volgare (aqui està el busillis) andirivieni monotono la ripetizione è un concetto fondamentale che merita lunghe riflessioni pornografia madre falba della sterilità, permessa per la sua elementare stupidità innocua democratica gratifica il basso più è volgare più ha successo (nelle pie intenzioni dovrebbe presto stancare, già quella di lusso è meno benvista) non si osa relazionarla al Mondo nella sua accezione di "bello, santo, pulito". Ma poiché sempre nuove necessitano giovani meraviglie, variatio delectat (mentre la pendolare saturazione si autoelimina)

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infinita è la potenza innovante dell'immane immune stupidità che perfino Einstein considerava non relativa. Tranquilli, ai vostri posti: è lei che fornisce l'energia al Mondo bello e santo onde trasmigrare senza fine. Phonsavan, 20 dicembre 2007

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3: CALEMBOURS

PARENTELE DEL CALEMBOUR L'Escamotage non è affatto parente del Calembour. Un certo nesso o affinità ci potrebbe anche essere (per via del progetto) ma il secondo è istantaneo quando esce da cocca, l'Escamotage paga lo scotto del mediocre turpe goal sotteso ruminato con relative tresche trabocchetti riserve mentali predisposte a indurre l'ignara vittima nel quasi tranello quindi l'Escamotage è figura popolare riservata ai mediocri dominanti il pur attivissimo sottobosco lussuoso e kitsch mentre il Calembour si raccomanda per il brillio dell'acutezza del lazzo improvviso direttamente dall'inconscio più tremendo aristocratico, a noi stessi ignoto che fornisce cultura eleganza (se ne abbiamo, altrimenti è vivamente consigliata l'astinenza), è lui che fonde il fulminante crogiolo della scienza seria quando ride di sé, fornisce un gioco lucido sempre innovante galante fortemente competitivo elitario proporzionale al gusto idiolettico dell'autore, scatena invidia contraddizione si tratta di un'invenzione o comunque di un uso soprattutto novecentesco in sintonia con il suo straniamento sincopato il sarcasmo, la crasi orgasmatica, l'iperbole, il singulto. l'Escamotage è democratico protetto dalla dea Ananke il Calembour ha la libertà dell'inutile è gratuito come il sogno e la poesia è riservato ai divini perdigiorno.

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Una certa corrente di pensiero colloca la differenza nella pratica conseguenza perché l'Escamotage raggiunge una meta pratica per quanto di picciolo affare, né va sottovalutato il pregio enorme di risolvere (almeno per chi escogita) ad es. un garbuglio burocratico una situazione di stallo un nodo che paralizza. Non necessariamente l'Escamotage è un imbroglio (qualche volta lo è). Nasce da antichissima abilità, dalla forma inferiore dell'intelligenza dall'astuzia che si trova alla fonte di molte favole di molti poemi tramandati dalle epoche più remote e quindi allude alle capacità di sopravvivenza di adattamento non privo di una certa sua ammaliante elementare sottigliezza in base alla quale l'uomo si salva, vince il mondo ostile in un ambiente di estrema competitività dove è inevitabile che alcuni siano poveri (proprio perché lo sono rimasti nella testa per manco d'Escamotage). Sotto certi aspetti il nostro specchio Bertoldo gioca in ambedue i campi: non è affatto facile garantirsi la pelle riempirsi la pancia di rape e fagioli, far ridere il padrone e non rinunciare a una propria minima soglia di saggio quasi acribiaco decoro non soltanto linguistico. L'Escamotage è arcaico il Calembour è giovane perché legato all'apprezzamento della più recente evoluzione del linguaggio. Sono dalla fondazione appassionatamente iscritto al Partito del Calembour perché come tutti i partiti consiste in mero Flatus Vocis, ma si pone intatto nella sua gratuità di licenza poetica, è molto più avanti

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(pur essendo caratterizzato da una forte connotazione oligarchica) tutto sommato illustra la bravura del destinatore soprattutto sottolinea la sua personale vis comica quindi si distingue da tutti i partiti seri che la celano infine pregio non ultimo fa ridere la donna intelligente (spesso anche bella, quella che ci piace) che abbiamo scelto di corteggiare inconsapevolmente per mettere in mostra la livrea, sondare se ci starà. Il Calembour è arma potente di seduzione, e come la ruota del pavone chi ce l'ha ce l'ha. Vientiane, 16 dicembre 2007

L’ULTIMA SIGARETTA L’ultima sigaretta deve avere una lunghezza imprecisata certo non a cannocchiale per quanto si sospetti sia imparentata con la figura della metonimia. Assai lunga con forcelle di sostegno non si degna di concorrere a titoli di Guinness alle sagre della buonista finzione. Indefinita e nemmeno “messa a fuoco” l’ultima sigaretta è quella di Zeno ma anche del condannato (quindi del suo contrario) l’ultima sigaretta è come la confessione e il perdono non è affatto best before anzi non concepisce scadenza basterebbe riflettere su questo per concludere che

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l’ultima sigaretta non esiste né per le case produttrici e nemmeno per i (non) fumatori come non esiste la guarigione la salvezza. Cionondimeno conciosiacosaché l’ultima sigaretta nell’immaginario metafora della ripetitiva stupidità e della Digitale purpurea si dimostra assai utile, certamente lascia viva la speranza di una sedicente infinita compassione (sia) come terapia d’appoggio (che come parcella dell’analista paragnosta).

IL CIMENTO DELL’INFINITO ACUFENE Acufene supplizio assoluto messaggio inconoscibile romore perpetuo disco vibrazione e onda cibo che ingerito ancora esonda castigo elettroshock pena nefanda perché frastuono iperbato confonda senza remedio la condanna a vita senza requie, né pausa in casa avita che stordisca di dodeca di muse tamburi piatti trombe ire diffuse star con se stessi evitare intoppi non s’interroghi fischio melodia né la radio dannata all’interfaccia pur assuefatta a tortura della goccia sciolta prigione a commissione atroce non sottoposta a fastidio di voce

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sola, svuotata di giudice al cospetto di tarantola cimice in orecchio infido serpente sibilante nella bambola anguilla penetrante perfetta sinusoide fulminante rabbiosa convulsion recalcitrante inondante insolvente inappagante oracola galassie buchi neri l’estraneità dal tempo dei pensieri sonori tondi capire analizzare splendenti nel superfluo degli ori che tormenta nell’interrogatorio ludo sadico maso vessatorio nella certezza di forkluso crollo macro nudo anoressico satollo né c’è scampo non dorme l’inquietudine schiva silenzio l’ambita solitudine il lusso l’intervallo l’abitudine egoismo canzona e consuetudine corregge ad auscultare sorda incudine quella tremenda fitta che non passa. Dov’è il mio prossimo, chi mi può giovare distrarre, dall’asintoto virare al gioco supersexy delle zare? BKK lunedì 23 giugno 2008, ore 2 AM

IL BORDELLO DELLA PAROLA 1 Niente citazioni sarebbero troppe e qualche lettore non gradisce ma alludendo a un celebre sussiegoso utente di bordelli di parole in vecchiaia scopertosi assiduo

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ironico frequentatore di zambracche da poco possiamo in generica citazione sinottica stabilire che ci sono parole pietre parole fimo, consistenti cremose oleose dia-logorroiche rigide spappolate, fresche primipili ninfette e vegliarde in sfacelo come nelle vecchie case i gusti sono gusti e Comisso ci ricorda il precettivo generico cartello: "il coito sia breve". Quindi anche il prestito di parole sia cauto moderato guardingo. Guai ai grafomani. 2 Più che parole ci sono combinazioni di parole, sintagmi macromolecole ce ne sono parecchie ma non infinite le combinazioni risultano sempre quelle ogni utente ha le sue concordanze i suoi loci. Come sappiamo, la parola è solo un prestito in prestito flava coma in affitto a short time bella bona gettonata scade appena pronunciata escort prezzolata che si può disporre in vari modi (accetta tutte le "posizioni" comprese le inaccettabili e le più vergognose) senza limiti estreme parole a ore una poltiglia di suoni che cerchiamo di lavare quando le tiriamo su dagli scavi archeologici dallo spurgo dell'urbe giù dai siderei archivi delle "moderne" polveri spaziali da proporre in nuova borotalco versione dopo la ristrutturazione (idest: accettati i risultati)

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3 La tecnica è sussidiaria, le avanguardie arrivano con giovani furbi più determinati delle anoressiche arpie in carriera forti spazzano via tutto e reinventano il reale a cominciare dal dizionario eseguono la cosiddetta "sterzata semantica". Attenzione quando si mettono in discussione le regole di grammatica! Seguiranno a ruota manipoli nuove province, veterani polizia provinciale ci sarà un nuovo piano regolatore della poesia con fondi. Guai rivolgere la parola all'avversario specie se ti ha escluso dalla collanina. (Quanti attempati decorosi buoi piangono in segreto come vitelli...) 4 Con l'utopia non si governano asili nido, i quotidiani day hospital per decrepiti, con la sacra legge 180 si abbandonano per strada i poveri matti non si fanno termovalorizzatori abbattere non significa affatto costruire nemmeno se tutti i palazzinari sono cosa nostra. 5 Nostradamus, il significante è per ricchi proletari con l'ermellino elitario equivoco furbino, birbi del quartierino. Quello che conta è il significato. 6 Anche i non poeti sono accettati nelle antologie di partito difesi a lista tratta su fratelli su compagni ma le grandi antologie mondiali traducono in prosa

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non badano alla sacralità del significante, le prime lingue del mondo non sono affatto europee. Della frastagliata Europa se n'infischiano garbatamente.

VERSI AL VERSO Inseparabili disponibili amichetti (altri direbbe sempre tra i piedi ma voi) esili leggeri eterei foglietti rossi, giallini, turchini simili a seriche nuvole di drago, in nome dell'Unesco ovviamente non gettati per terra nella linda città del silenzio Patrimonio dell'Umanità ma superflui, adespoti nel fondo del marsupio malpiegati maisempre provvidi on the road quand'orbo d'agenda e di computer (e pure di Bustina di Minerva) l'urgenza si palesa d'annotare now, che un cicinìn più in là fatata la finestra è già richiusa, lattiginoso nell'etere opaco quasi illeggibile allegato galleggia il tinnulo verso. Perciò ti lodo o turistico voucher, vi ringrazio algebrici conti di ristorante etnico souvenir d'esotici siti ed alfabeti. Servizievoli adattabili fissate al vostro verso effimere mie nugae. Le salvate perché accadano, le descrivete prima che rientrino dal nanobrillio all'istantaneo “indistinto” del fiume al demente anonimo farfuglio.

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NANOPOESIA Ci sono istanti importanti in cui si comprende, solo allora, quanto sia eterea volatile soltanto probabile la costanza del funzionamento d'ogni macchinario inteso anche come organica forma di vita. Il problema essenziale è superare la crisi acuta, quel minuto, quel minuto e mezzo per accendere il computer poi riversare (Nelida mi chiosò in istroveneto: sensa spàndare) i fibrillanti atemporali vomitoria della poesia che vive come Rubbia a Ginevra solo nanosecondi lì allora [opposto di hic et nunc] ci sarebbe. Sarebbe bella ma non in tempo per essere riconosciuta dai critici finissimi che devono ponzare, calcolare i vantaggi, al massimo per istanti dall'auctor che subito (come comunicazione) la perde. Non sono ancora riuscito a capire cosa fa bello un verso forse un atomico inseguimento di fotoni neutrini poetrini gnomoni che dura sì e no istanti incalcolabili per questo credo, da questo dipende la banalità la mediocrità: aver bisogno di più tempo del fulmine oltre Zichichi sotto il Grande Sasso, pressoché impossibile come la fusione di Rubbia. Bangkok, 26 gennaio 2008

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ELOGIO DELLA NOSTRA FAZIONE O jene fottutissime nostri vili avversari zizzania tenace cuscuta d'infestante sottobosco ce ne freghiamo delle vostre ricchezze ci fate pena per come sperperate i fondi ammettiamo che le vostre belle compagne come personale ci andrebbero saremmo disposti a riconoscere il vostro valore se ne aveste uno ci umiliate privandoci perfino di validi nemici. Come fate a non capire la vostra ottusitĂ , pretendete di essere nostri colleghi di noi prediletti dalle dee. Purtroppo non vediamo nulla di buono in voi. Non avete accesso ai nostri divini cancelli perchĂŠ mai li avete avvicinati ecco la differenza che vi ostinate a non capire: noi acuti col favore delle Muse nel loro gemmato Giardino voi galline incapaci in ritardo sempre nel funzionale pollaio Zwaroski. Phonsavan, 23 dic 07

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4: AVVENTURE

PERCHE' NON CONOSCIAMO LE AVVENTURE STRAORDINARIE Le avventure più straordinarie non furono mai documentate né su stele né su papiro tanto meno su feuilleton o sulla “Trivial Literature” che si occupavano di banali imitazioni per condòmini poverini. Non si devono raccontare. Molti dubitano che siano davvero successe. Rimasero nelle remote memorie delle fanciulle più riservate belle in modo raro e divinamente timide in quelle degli erculei trasgressivi marinai di braccio forte e zigomi vigorosi. Notti inattese imprevedibili, sospiranti alcove silenziose doni di incommensurabile lealtà patti immacolati, senza mappe rotte segrete perfezioni inarrivabili esilaranti burle tesori per caso rinvenuti e subito sperperati, negli stessi forzieri (ma altrove) risepolti da altri pirati segreti arcani d'arcanisti con essi crepati si ignora se rammaricandosi o felici del vissuto Notti paradisiache dionisiache danze tradendo fuori norma Caina e Giudecca parossistiche plurime pareano senza fine fortune e pigliate irripetibili Quali inestricabili contesti di Giardino misterico lussurioso senza piante spinose, sur l'erbe soffice aromatica, ripensato mentre astrattamente si sorbisce una mediocre fast soup in città dietro l'università economo ritrovo d'acuti irsuti

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ragazze etniche, studenti del mondo scadenti modificatori miglioratori indolenti Apax possibilità che si verifica un'unica volta cancellata congruamente consegnata a racconto mitico a incredibile narrazione: [olim, once, una volta... Spartani, non aggiungere fronzoli] E poi è finita, ognuno se n'è divergendo ripartito al last minute per il suo giogo ha richiuso lo zaino della non condivisione poi ché nulla succede (a patto che nulla venga descritto) poi ché alla fine dell'attento rettileo ascolto il ladrone imbelle che vorrebbe far parte di segreti si lascerebbe sfuggire astutamente, annotando: -Non ti credo.Luang Prabang, 7 dicembre 2007

LO ZAINO DI SISIFO * A Candikuning le brune bambine avevano zainetti rosa uguali con una diversa immagine di Barbie andavano a scuola camminando piano chiacchieravano ridenti in uniforme non sapevano di possedere una grazia divina non sapevano che l'esistenzialismo milanese gliel'avrebbe sottratta rovinata lentamente macerata.

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* [Elegie laotiane:] I giocattoli si mutano in arnesi l'astuto turista lavora soltanto con marchingegni digitali potrebbe teoricamente essere un creativo gran parte dei turisti si ridurrà a fare l'insegnante bene o male un interesse per la cultura ce l'ha. Se è pensionato l'ha certamente avuto. Non si spiega altrimenti come possa girare da straccione portandosi il mondo sulle spalle, senza mollarlo un momento, si siede sul marciapiede, su un gradino di tempio, posando lo zaino su quello superiore trangugia una baguette ripiena di tonno e insalata mal lavata guarda al di là della strada il suo omologo ricco beatamente gioire il suo american bf bere un'autentica fresca spremuta di arance protetto dall'ombrellone al tavolino della Dubonnet se è giovane non passeranno molti anni che si tramuterà nel panciuto omologo attraverserà la strada ma lo zaino comunque non l’abbandonerà forse il vaccaro australiano non lo sa che Camus di lui discusso ha già. * Ogni viaggio è puntata di Sisifo. Si rispolvera lo (stesso) zaino, basta una spazzola, una spugna si riparte dallo stesso punto, dove si arriva? Lo zaino di Sisifo è l’opposto del paniere di Esopo si appesantisce ogni giorno si riempie di nonnulla e carabattole non libera affatto nemmeno se giunti alla vetta per errore

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per una svista da interpretare lo zaino rotolasse giù seguito dagli occhi nell'abisso sfracellando i nonnulla le immagini. * Oh Sisifo! Giovani e meno giovani affardellati occupano doppio triplo spazio nei marciapiedi nei musei girandosi abbattono vasi antichi nelle cristallerie il disastro Oh turista, inutile Sisifo. L'astuto vorrebbe alfine liberarsene. [Un trolley?]

NULLA E’ MAI AVVENUTO Mai avvenute le cose più importanti non sono mai avvenute i documenti si sfarinano le prove sono scarse contraddittorie perché gli interessi sono in conflitto una riflessione silenziosa disinteressata (e soprattutto equilibrata a detta del soggetto riflettente, a memoria d’uomo…) porta inevitabilmente sempre alle stesse conclusioni. Si calcola che un asteroide centrerà la Terra. È costosissimo esaminare aminoacidi fossili. Il sole si è avvicinato, è ruotato tanto che i fiumi si sono seccati. Migliaia di persone erano presenti? Mai avvenuto.

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Benvenuto Cellini uscendo di notte dall’osteria ha visto una ruota di fuoco quietamente traversare il cielo? Ma era dopocena. Eppur l’illustre Lesbica sostiene che nulla succede “se non viene descritto”, (eppure qui abbiamo un fior fiore di coeve descrizioni assai credibili da parte di persone assai attendibili). Costantino ha visto la croce splendere? Durante la battaglia di Lepanto macchine aeree osservavano? Gli astronauti sulla Luna terrorizzati (tanto che ormai le tute s’erano quasi riempite) hanno descritto da vicino sconosciute enormi navi allineate sul bordo del cratere? E le prove? L’undici settembre dischi volanti erano ai bordi delle torri? e l’aereo del Pentagono? Dove sono il buco, i resti? Francesco parlava agli uccelli, Antonio ai pesci in quel d’Arimino? D’accordo: i poveri e i santi sono matti e c’è molta gente istruita che sostiene: i santi insegnano idiozie. Inoltre si tende a scordare che Francesco, andato a redimere i turcomanni fece un buco nell’acqua e se ne tornò a calcinc. (meditate amministratori permissivi! imprenditori avidi lombardi, miliardari zucconi del Nordest meditate: neanche i santi!) A forti trombate le mura crollate, pueri feri allevati da animali, quante culle galleggianti su illustri fiumi e principesse proprio lì con le fantesche e Nausicae alla nausea spiando marinai nudi! A Kandy c’è un lungo dente di Buddha ma nessuno l’ha mai visto (a Yangon tre capelli) Ifigenia e Isacco sostituiti da capre mediterranee del sud e sette degli Esseni con “buone notizie”

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e che dire della salma di Maometto che sarebbe per secoli levitata alla presenza di migliaia di fedeli? Sai Baba in età scolare (durante la ricreazione) per anni ha chiesto ai compagni buoni: tu cosa preferisci? Parlano i testimoni destinatari: un hamburger due banane un’anguria. Un solo gesto e la merenda era servita. (Ovviamente tutto ciò non è mai successo). Ora concludendo: non ha nessuna importanza che Elia salga sul carro di fuoco, che Ezechiele ne fornisca la complessa nomenclatura, che Tommaso ispezioni la ferita, che un bacio dato con una certa insistente sapienza svegli quel gran pezzo di principessa frigida, che il lupo estremo si mangi la nonna, che tre giorni prima ci avverta la Madonna. Certo nulla è mai avvenuto ma in tutta serietà [poiché deve essere così (sempre ammesso che il tempo proceda in una sola direzione)] è necessaria una ragnatela frattale quindi “tutto” funziona come se tutto fosse successo davvero. Georgetown, mercoledì 18 agosto 2007, ore 20:35

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SONO GLI ATEI CHE FANNO LE SCOPERTE Cum causas ignoremus priores, qualcuno afferma: sono gli atei che fanno le scoperte quelle più clamorose che nessuno si aspetterebbe, ad es. il Genoma umano. Vorrei sapere quanti sapientoni si erano resi conto della sua infinita complessità, della costanza della trasmissione, pur con alcuni errori (probabilmente Necessari). Certo qualche bravo avrà avuto sentore, si sarà interrogato sul fatto che il medico impara le descrizioni ma non sa quasi nulla, che le malattie nascono continuamente che combatterle non significa affatto toccare l'asintoto e la distanza rimane nei secoli uguale, il Bene non si avvicina affatto, non esiste alcun contatto, che la Manutenzione per quanto mediocre è un affare complesso e redditizio che ingrassa ministri governatori Parassiti Sottobosco e Licheni di Partito (quindi eliminarla riduce l'Occupazione). Quelli in buona fede se ne saranno resi conto non tanto nelle aule universitarie, nelle celle dei severi studi anche senza dirlo pubblicamente [gli scienziati, i medici sono spesso assai taciturni il mio è sempre allegro e sorridente è uno ricchissimo di famiglia, esercita soltanto per vera passione tranquillizza aiuta penso che capisca immediatamente che sia molto più profondo di quanto lascia intendere magari il paziente precedente è un condannato a morte ma lui non tradisce con me il minimo segnale negativo il medico deve essere positivo ottimista e d'altra parte mi sono sempre chiesto: com'è possibile che tutto questo intrico

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di linfe e capillari di sangue, bile, leccornie lentamente mutate in energia/fimo funzioni benissimo per anni e anni?] Avranno con l'esperienza capito a un certo punto d'aver fallito il fine per cui avevano studiato, -tralasciando l'aspetto economico per alcuni non secondariodi trovarsi di fronte a un mistero sempre piÚ insolubile a un abisso senza fondo filosofico vinti in corsa dalla tartaruga, alla cosiddetta caduta (o ascensione) che dà le vertigini fino al punto di cedere ammettere tacitamente la propria generale sconfitta riconoscendo un Programma esterno troppo vasto per qualsiasi guiderdone. [L'ateo non tiene conto della Morale che vieta l'esperimento (lui è sconfitto ma la feconda eretica trasgressione col tempo viene riconosciuta come Legge). E' una delle tante celate vie per inseguire l'Unico Asintoto.] Hanoi, 31 dic 07

VIVERE NON NECESSE In epoca elettronica virtuale di orale di gratuito cellulare essendo ormai fuori moda i libri oltre che i deliziosi ex libris, le celebri silografie di De Carolis, la Sagra di Santa Gorizia quelle di Guerra che nel 31 illustrava stupendamente Il Porto Sepolto di Ungaretti

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(prefazione di Benito astuto intelligente nel dir poco o niente di quello scaltro furbacchione invadente) stinti i bei motti, le imprese del divin Gabriele (per quanto in certe foto il Rapagnetta abbia un volgare naso bacchico spugnoso), i suoi spot creativi per il Sangue Morlacco lungimiranti profetici oltre il secolo in tal epoca è logico o perfino banale riscrivere quel motto quasi incomprensibile navigare necesse tutto a danno del cartaceo e me ne duole assai e spero che l’e-book non abbia mai fortuna, mi schiero comunque dalla parte forse già antiquaria non dico della pergamena ma del libro stampato su carta “Fabriano” o “Pescia” quella che è sempre costata più del vitello. Mi pareva assurdo questo vivere non necesse sebbene fosse inteso nel contesto sincronico, nell’opposizione che quei disgraziati dovevano imbarcarsi per forza. E ricordavo i generali che bruciavano le navi per non dare speranza alcuna ai lavativi che già invece la mettevano in conto. Improvvisamente anche noi per assoluta mancanza di alternative siamo un po’ simili a quegli opposti disgraziati: facciamo finta che fin che la barca va, vivere (e virtualmente navigare) necesse.

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MANI GIUNTE Il gesto delle mani giunte viene dall'Asia (come tutto quanto riguarda le principali religioni) significa saluto rispetto preghiera ringraziamento certamente è un gesto più antico del monoteismo assieme a quello di pregare con le braccia alzate addirittura con le mani giunte sopra la testa come nell'induismo tuttora di grande effetto. Chissà che gesticolare avrebbe potuto testimoniare potendo scrivere un marinaio ingenuo trasgressivo dell'età di Pericle sia nel Mare Nostro che in Asia fino alla Mesopotamia all'India lontana alla misteriosa Moenio Daro alle sacre spianate di Harappa già allora antiche migliaia di anni mentre la più gentile è forse la posizione contemporanea dei Siamesi dei Cambogiani di una compostezza che rinvia all'aristocrazia dell'infinita stante statuaria buddista. Studiare i gesti umani nella loro diacronia è davvero impegnativo perché i documenti le immagini relative agli effimeri gesti si riferiscono soltanto a un breve recente tratto di una storia immemorabile quanto l'umano. (Pare che il gesto considerato più antico sia quello diabolico osceno apotropaico delle fiche). Le immagini registrate da uno scultore un pittore dall'autore di schizzi da un più duraturo mosaicista, da un incisore da un acquerellista nel Grand Tour (poi dall'illustre Foto) o anche dalle demografiche sculture di Kajurao (che avevano dunque un vero fine non erotico) non sono che un frammento nella vastissima gamma dei gesti umani e della loro evoluzione. Nella ripetizione del gesto delle mani giunte è la costanza la garanzia di trasmissione (e) della stessa vita, rinvia al desiderio che lo svolgimento sia secondo la probabilistica bellezza;

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lodare condizionare il Programma lontano esterno (cinico misericordioso indifferente al pianto ai cruenti sacrifici come una felina divinità Maya, a Isacco Ifigenia da noi) Il Programma è ricordato in noi. (Non avendo altro mezzo di commuovere la crudele Dea, non potendo ottenere aiuto da Fuori, i soli l'hanno, piangendo, prima della Parola gesticolando, escogitato in sÊ). Saigon, 19 gennaio 2008

LA SCATOLA D'ORO Vivere nel terrore sperando che si tratti di Letteratura e Sogno, temere che il meccanismo non si apra un bel giorno piĂš come invece succede tuttora quando inizia la visita senza apparente fretta [mirando il ritratto riprende il contatto] la scatola d'oro manda aperta infiniti riflessi come specchietti a tessera dall'interno di un mobile bar la procella si placa, si rianima immantinente la gamma di colori dietro le bottiglie di liquori pallidi trasparenti giallini marroncini i migliori sono quelli che sembrano acqua tutto capogira come sul cielo del tendone del circo nello stroboscopico scenario della magnifica stultifera teca.

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Per fortuna il meccanismo ancora funziona dopo lunghe parentesi in cui si è persa ogni speranza senza preavviso l'onda tuttora ritrasmette, la gente non ci crede ed è meglio tacere non far parte del segreto il colloquio è riservatissimo né possiamo mettere a conoscenza estranei emarginati che non capirebbero. L'angoscia presuppone unicità solitudine il dono sacro è stupendo ma anche costoso doloroso sperare dunque che le porticine seppure non a comando si riaprano avvenga la partenza sia concesso d'essere ancora ammesso al desiato divino congresso. Bangkok, 25 gennaio 2008

A LEZIONE DI LEGONG Egli parla come se le cose fossero vere, serie, come se il mondo non fosse eolica polverosa desertificazione infinito incenerimento, ma fonte di bellezza straordinaria come se per vedere non bastasse avere gli occhi, si avverte la capacità di comprendere oltre non sfugge la smorfia agli angoli e molti sono i fatti che risultano importanti perfino quelli normalmente non rilevanti. Il tedio che si prova ascoltando (perché la sensazione è che il discorso non debba avere mai conclusione)

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dipende da superficiale ottusità e da occulta inconoscibile inquietudine, la gente non avverte per nulla la propria stupidità al contrario si meraviglia che altri osservino capiscano il sentire. È probabile che un’educazione sottile incida sul suo modo di avvertire di comunicare il disagio quando la pantomima di vergini sontuose ingioiellate di fiori cede la gaia fanciullezza all’adolescenza umbratile dei personaggi. Nelle immagini tornano marionette si pietrificano le dolci bambole carezzati sfiorati bassorilievi degli dei. Songklà, sabato 18 agosto 07 ore 23.13

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IL SEGRETO Il vero segreto non solo “non è scritto” ma non viene mai rivelato sparisce con noi dopo averci macerato. Così si perdettero tesori, scoperte auree tecniche ascose, rotte diritte (che invece procedevano a spirali di Fibonacci). Quanto ponzare stesi oziare scrutando il mare ombreggiati al vento privo di senso! Non c’è mezzo di andare via. Songklà, sabato 18 agosto 2007, ore 16.56

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5: COSMOPRISMI

LA LUCE ENTRA ALL'ALBA Nel Bel Paese è quasi normale potersi affacciare da un balcone specie la mattina quando l'aria è ancora freddina e la ragazza si copre, lo sguardo può sorvolare campi ondulate civili coltivazioni dopo aver aperto le imposte sollevate le tapparelle, risulta fondamentale il passaggio dall'indistinto semibuio alla gloria del panorama che giustifica qualche euro in più. (Si presume di essere in agriturismo rinomato, con l'amata stare bene le gengive sentirsele aridette). In Asia non esiste il concetto di "scuri", di imposta, (nonostante la Saracinesca sia nata qui). La luce entra all'alba, lenta, divina. L'insonne lo sa. Huè, 9 gennaio 2008

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SI PRETENDONO SHORT TIMES 1 Piccole soste nel capogiro una bella ragazza fa dimenticare l'èskaton rende la vita tesa ad attendere i ponti le ferie le feste. L'immonda catena che lega ai macchinari agli orari ai treni regionali e pendolari ai calviniani notturni turni si può sopportare soltanto se ci attende uno stupendo amore una curvilinea amichetta. Kinèma batter di ciglia persistenza del brevissimo (tempo del)la vita come decorso come orribile come pena insopportabile (senza tener conto delle brutture delle malattie della pazzia delle deformità limitandoci alle persone mediamente dotate di certificata sana e robusta costituzione); come sopportare tutto questo, come elaborare i lutti la verifica dei tradimenti generali come sopportare la fase della delusione finale? Non c'è altra soluzione che fornire piccole oasi garantire soste, soggiorni, altrove divertimento diversivo divergenza (divorzio) un tè durante lo screening del day hospital delicati sentimenti, baci, bimbi sani e allegri prima di ricollocarsi il giogo sulla gobba. 2 Altrove sempre nuovo rimodellato impastato come pizza argilla caolino da porcellana la materia è sempre la stessa nonostante finga infiniti aspetti non è difficile leggere in certi volti come tutto sia provvisorio

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raffazzonato alla cassa del supermercato. Esistono bravi attori, caratteristi ironici nel rendere questi secondari (rispetto alle stelle inarrivabili) aspetti di eccentrica disperazione, per la verità soltanto grandi artisti possono rendere in splendidi camei il jobless ballerino respinto lo scrittore ignorato mendico la bruttina recintata (infatti nel ruolo del potente negante di solito ci sono spalle, scarti). 3 E' generale la precarietà a tutti toglie tranquillità a noi è vietato vivere in serenità incumbit onus probandi sempre dopo maisempre per altri per altre vite rinascite per una vita eterna tutto sulla dilazione persistenza dell'immagine nell'occhio, siamo piuttosto bravi a cavarcela sfruttando il tempo che va dal salto alla caduta per un suicida attimi (durante i quali pare si acquisti la capacità di comprendere a perfezione l'errore) per un corpo celeste milioni di anni però il prodotto non cambia: un'anguria stramatura sfracellata sul pavimento del ground (Finale banale stranoto ma durante il tragitto possiamo concederci stupende ricreazioni come se

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l'impatto non dovesse avvenire mai nel segmento del personale nostro leasing). Corpi volti sentimenti dolci frecce pugnali, prenotazioni stages brevi attese meravigliosi short times danno senso all'intero percorrere. Per il momento il meccanismo funziona così [sebbene la stragrande maggioranza non capisca (il) Nulla.]

COMUNICARE Non che il paesaggio si annebbi anzi semmai si tratta di una desolazione netta panoramica all'infinito all'orizzonte leggermente valgo. Invidia allora il brigantino che parte e vede allontanarsi la riva la perde ma poi ne avvista un'altra per quanto diversa teme di non riconoscere più nulla di perdere ciò che ha studiato commisera l'educazione inutile dei vecchi che non ha valore né viene trasmessa. Avere studiato le lingue senza più comunicare si colora di sottile sgomento rinvia a un segmento a un elemento escluso tra due nodi nella canna del bambù. (Ristabilita connexion: tutto al quotidie). Hoi An, 16 gennaio 2008

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E' IL VUOTO L'INFINITO Ci si dimentica o si finge che Infinito non è l'Esistente ma la Distanza, il Vuoto cioè il Non-Esistente dove la materia quasi pulcino timidissimo ingenuo nei movimenti tenta di insediarsi. Quindi la materia esistente è poca. E' il Vuoto l'Infinito, il vagare della materia nel vuoto ci confonde, fa sì che ci crediamo parte di una struttura infinita che invece non c'è. Nel Nulla eterno c'è soltanto uno Spazio Vuoto non riservato a nulla nemmeno alla pubblicità, eventualmente a lenta rarissima minuta polvere riciclata di borotalco a un Grande Fumetto al neon nel Nulla sospeso con lo stesso assediante sgorbio dell’assente ragazza dell'Agenzia che ci regala la piantina, e con la biro svogliata segna: voi (se ci foste) sareste qui. Huè, 9 gennaio 2008

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IL TEMPO NON ESISTE AFFATTO Poiché il tempo nella coscienza globale non esiste affatto sembra logico dedurne il rallentamento dell’istante iniziale quello rappresentato dal cosiddetto per comodità big bang il quale peraltro pare non sia mai avvenuto ma in ogni caso presuppone la nascita delle leggi fisiche con tutto il resto e mi chiedo se avrebbero potuto essere anche diverse da così pur con l’onere di rifare tutti i libri di fisica. O se comunque il ragionamento sia soltanto descrittivo funzionale alla comunicazione o speculazione giusto per procedere perché non sfuggirà a nessuno, nemmeno alla donna india sulle Ande alla berbera al giogo dell’allevamento nel deserto, che c’è un indiscusso dovere di procedere di ripetere sebbene ignorando dove perché. Il rallentamento dell’istante iniziale in cui tutto avviene-è avvenuto, di cui tutti (e tutto, inteso come materia) facciamo parte da sempre appare secondario, soltanto descrittivo, necessita dell’evoluzione della perdita della coscienza iniziale (la Caduta?) e di una lentissima riconquista della conoscenza, del meccanismo in una parte più e meno altrove, in noi racchiuso in sigillate memorie out of service. Non sarebbe opportuno usare l’espressione “da sempre” in un ragionamento che nega

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il tempo. Lo faccio perché non trovo altro modo. Ma so che ogni briciola catturata al non sapere ogni costosa conquista metodica o casuale partecipa della risalita alla coscienza iniziale. Forse la lentezza è apparente, è la stessa velocità o contemporaneità dell’Istante rappresentata in altro modo.

Bangkok, venerdì 24 agosto 2007 ore 10.30

SULLA RIPETIZIONE INCOMPRENSIBILE Oscillazione tra due fasi: alcunché di massimamente elementare che però sfugge alla speculazione scientifica sicura d’aver indagato a sufficienza (clamorosi esempi: freddo-caldo nella fusione fredda, sistole-diastole, 1 Espirare 2 Inspirare, quiete-erezione). Un sistema binario connesso a “Miele e Cenere”? Crudo e cotto? Domanda: -Siamo nel campo di un’assoluta assenza di individuale Volontà…? Risposta: -Sì, altrimenti la “Gran Faccenda” rischierebbe di essere interrotta…! [Invece deve continuare al meglio, obbedire a fini obbiettivi mete goal.] Alle libere marionette molto è vietato. Quindi: esistono vari tipi inconsci di ripetizioni involontarie alcune insopportabili:

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la vita il gonfiarsi e svuotarsi dei polmoni la pompa del cuore l’efficace inspiegabile semplicità del generale principio di autopompa dal nulla e della mongolfiera tensioattiva il culto e la preghiera al Fuori l’andirivieni e il poco spiegabile biglietto di ritorno il parossismo dei corpi cavernosi il mistero ascoso nel piacere sessuale messo lì il ventaglio delle sue attuative varianti masturbatorie il settoriale porno, la catena di montaggio il lavoro in banca, l’applicare bolli e firme gli umani automi postali il trasmettere conoscenze l’amministrare condomìni l’irresistibile leggerezza dell’aggiustacessi in crociera con la signora Ignora del ragioniere commercialista il defecare, il mangiare il tener pulito il fabbricare curaro per le nostre frecce la rivoluzione, i taxi i girarrosti, i treni pendolari le ruote di preghiera tibetane le discoteche l’esportazione di cotonato pelletteria e democrazia contraffatta il calcio la cucina regionale etnica e nouvelle la vacua attesa della zitella e del pescatore. [Consiglio in controtendenza: Investire].

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ORDINE Il concetto di ordine è assai relativo. Riconoscere un parziale ordine nel totale disordine è altrettanto relativo e difficile tanto che non è nemmeno chiaro se si possa optare per una o per l'altra condizione essendo nella fattispecie necessario introdurre il concetto di decorso del tempo (il che comporta perfino problemi estetici come il silenzio sul drone occhio che sorvola un paesaggio colmo di incredibili sorprese analisi sulle lunghezze d'onda e composti chimici che possono apparire come fantastici colori [ammesso che l'occhio veda, l'orecchio senta]. Le macrostrutture obbediscono a un generale ordine nell'economia che è tale soltanto in apparenza. Si evince che l'ordine è un provvisorio equilibrio in transizione, del più vasto disordine (e in contraddizione palese il disordine confluisce lentamente nella quiete generale che sempre subentra ai disastri quando le polveri fini si posano nuovamente e i lenti gorghi carezzano gli annegati). E' assai probabile che il tempo dell'esplosione e dell'impatto possa in certe condizioni essere lentissimo, permettendo nell'intervallo evoluzione costruzione arpe dialoghi su Sistemi coltivazione di orticelli nelle sabbiose isole della fiumara presa di coscienza di ignari secondari esserini che un certo giorno si rendono conto di non avere più molto da aspettare; si spera che venga escogitata una maniera di spostarsi. Quella che viene chiamata economia generale ha invece aspetti di sprechi incalcolabili che a loro volta sono permessi

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dai Grandi Vuoti. La condizione è di estrema angoscia. La Cornucopia di Pandora ha fornito un'immensa spinta iniziale verso il Nulla. [Dunque è rilevante il Fine o il Percorso?] Così ci trasferiamo ad altra Valle. Hoi An, 16 gennaio 2008

IL PIU' LONTANO DEI BACI Prima mattina nell'ennesima camera esotica con vista orrenda su sozze intercapedini condizionatori ammuffiti esterni gocciolii di condensa scelta soltanto perché senza udito [con esclusione di un paio di putas bellocce allegre nella contigua 406 urlanti zoccolanti probabilmente alticce fumate ispanofone (che nella media sono) molto più maleducate perfino dei meridionali (massimo del disprezzo: sudamericane?)] per assenza di scuri il sole entra glorioso mi colpisce, io dormo da quando lavoravo in Cina con una benda sugli occhi o mascherina aviatoria, ho sempre chiesto gentilmente il permesso alle mie concubine quelle rarissime cui ho concesso questo onore per vero amore, [se per caso non avesse dato fastidio] il sole con un piccolissimo dito laser lento

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(la scena integrale sarebbe riservata a un regista di corto, a cultissimi canali non commerciali) si sposta lungo la ruvida bianca parete infine mi colpisce lo sento sulla pelle fare cucĂš fino a quando mi sveglia, mi piace immaginare di essere osservatore della scena, dalla fessura descritta anche con disegni didattici da molti archeologi studiosi trovatori pazzi di equinozi coincidenti (quel giorno) solstizi quindi questo tiepido titillio mi mette in sintonia con tutti gli umani fin da quando qualcuno ha dormito anche da solo, oppure insonne per fatti suoi ha contemplato la compagna dormire la curva degli occhi invidiabile la bella mano toccata da quel raggio lento muto e latore di misterioso bacio caldo dall'infinito distante dagli inizi del tempo e (secondo me) anche da prima. Bangkok 26 gennaio 2008

FILMATO ALL'INDIETRO All'indietro le galassie si avvicinano l'universo diventa piccolo il palloncino si sgonfia precipita verso un punto centrale la vita regredisce tocca il forellino iniziale... (Non succede Nulla) passa di lĂ e ricomincia un filmato speculare.

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IL MONDO NON E’ INGLESE Chissà quante volte l'inglese si sfalderà in varie lingue neoinglesi sepolte in altre lingue completamente diverse ceppi caucasici, baschi Atlan di qua e anche di là dell'Atlantico sistra di qua sister di là di Bering water/voda collegamenti di cui si è perduta la memoria. Risalire ai freddi glaciali della Siberia del Nord per trovare dialetti turchi uiguri ungari unni mongoli gog magiari magog eppure vi si trovano anche oggetti d'oro di grande raffinatezza, coppe gioielli che hanno ornato le mammelle di splendide amanti cavallerizze finimenti cesellati, briglie d'oro scite selle ornate di pietre [e rompendo un immemore megamasso squadrato si è trovato un capello umano con tanto di DNA. Ohibò!?]. Astronavi gioielli lucenti costosi fabbricate col meglio ingegno dirottando fondi da ospedali scuole affamando povera gente ora girano mute terribili strazianti nel vuoto da tempo (il tempo non esiste: è solo un derivato del movimento) ora opache coperte di polveri fini continuamente bersaglio di sferette piccoli sassi astrali siderei blocchetti di ghiaccio. L'impatto non produce suono alcuno. Non c'è nessuna fretta togliendo da qui si va lì. Non esiste quando quanto perché la nave si trasformi in informe blocco di polvere refrattario ai telescopi.

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La telepatia sarà la fine dell'inglese galattico è un peccato che i marziani non ci aiutino. Pare che le fibre ottiche ci siano state donate da loro. Sono talmente avanti nell'evoluzione e sono talmente brutti che ci fanno disperare sul nostro futuro di folle degrado irreversibile inevitabile. Purtroppo precipitianmo verso la bruttezza. I viventi umani coscienti intelligenti sono soltanto dediti all'autodistruzione. Perché aiutare esseri intelligenti ribelli alle leggi dell'Armonia? Sono molto preoccupato per la bellezza in calo delle nostre teenager andiamo verso l'alieno e ciò mi spiace sebbene sia felice d'essere vissuto in un Kosmos che significava ancora Bellezza Armonia Ordine. D'altronde mi pare logico: perché i marziani dovrebbero darci la chiave dell'energia pulita gratuita, come peraltro potrebbero fare senza il minimo sforzo? Altererebbero il nostro cammino, e non ha senso come non ha senso il tutto e il nulla né lo stesso percorso, e lo sanno. Si potrebbe abbreviare allungare, esistono persino scorciatoie spaziali le sofferenze potrebbero essere abbreviate, il piacere diventare infinito o quasi ma ugualmente nulla avrebbe senso nulla salus Inconoscibile come l'occhio nemmeno terrificante di una camera incosciente di ottima avanzata tecnologia che registri dall'alto la catastrofe, controlli glacialmente il fango il fiume che ammassa tronchi carogne giocattoloni di plastica in un'ansa secondaria.

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UNA QUESTIONE D’AMORE Che la materia sia fatta di Atomi già lo sapevano i Presocratici. La materia è uno scherzo d’Autore Gli organizzatori, in combutta con Kaos e Pandora, sono gli Atomi tutti perfettamente uguali dice l’alchemico (io rozzo credevo che fosse il fisico) Atomon non olet. Nel turbinio delle particelle -Ma inventeremo col tempo dei potentissimi per quanto costosi rallentatorioltre a impazzire dalle vertigini neanche fossero pagati essi innamorati vedono passare stupende protone, perfette, sembrano tutte uguali, neutroni raffinatoni circuiscono inseguono eseguono stupende aggregazioni (ed ecco Acqua Elio Oro). Probabilmente succede anche il contrario: ci sono le birbe che passano da uno ione all’altro disinvolte insalutato ospite forsennate insaziabili come le migliori ninfomani. Le sveltine (nome scientifico: short time) secondo il nostro tempo di tenutari sono di brevità incalcolabile (ragazzi il tempo è oro) ma sono assai intense con movimenti rotatori in apparenza noiosi, identici (esiste il solito problema della malinconia da lavoro ripetitivo…). Il fatto è che hanno un’energia inesauribile come bambini e sempre una voglia matta elettorale di stare con tutti [oppur divergere divorziare, malignamente disgregare] gironzolano ronzano ciniche istregonesche implacabili attorno a quel nucleo distaccato irraggiungibile che non si concede e forse volendo potrebbe.

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Mai stufi. Sempre sani, immortali, legittimisti. Nessuno ci credeva ma ne appaiono sempre di nuovi, differenti, dedotti annunciati, quasi meteoriti, infinitesimi asteroidi in orbita (e i filosofi l’hanno chiamato l’Indivisibile; che proctofigura!!!). Travestiti imprendibili giunti chissà da dove secondo le mode (ora va tanto l’invisibile mitico neutrino numero uno dei ricercati). Dobbiamo considerare che sono loro che hanno avuto la fulminea idea dell’Amore di gruppo forse in una brodaglia aggressiva affollatissima è cominciata per ischerzo uno di quei crepuscolari pomeriggi di domenica con vedove noiose orribili alle terme felliniane, e poi: Ciak Azione Atomi incastrati, tutti che ci stavano pensili prensili Arrapao. Prima gli andava solo in tre quattro, eliotari (l’alta moda sfocia in breve in quella nazional-polare dei grandi numeri: non esistono Atomi aristocratici né caste) e via a centinaia a milioni, forti come il kren, esenti da disfunzioni amorosi instancabili velocissimi nel ciclone ninfal che mai non resta. Rubbia Zichichi esauriti poverini credono sempre di essere prossimi all’asintoto della soluzione (ma Loro, non li vogliono). Secondo me dovrebbero ripassarsi il Platone del liceo: quegli esseri prima uniti poi dimidiati che anelano si cercano ionizzati, tutti orifizi maniglie frattaglie… È vero: sono frettolosi, corrono troppo non hanno mai un attimo (ma lo fanno solo per Amore). Kuta, hotel Sorga, 27 luglio 2011, mattina

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T SENZA ZERO Dato (a Pisa) un grattacielo il Grave precipita per qualche istante compresso (concentrato prima di vistosamente puntualmente secondo legge spiaccicarsi). Peggio quando il grattacielo è concesso (poniamo) “alto a piacere”: è qui che la caduta del Grave rasenta infinito, vertigine. Il tempo di svolgere istanti. Fuori (dal tempo) è solo il pensiero vorticosa pellicola (che) si dilata all’infinito. Sub Limen, al rude contatto istantaneo lo spasmo si estende orizzontale a girone senza fine. Kuta, Prawita hotel, 19-06-2011

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SISTEMAZIONI Sistemazioni nel vuoto prevalente in grandi intercapedini superflue nello spazio subatomico vacuo ma soggetto a leggi solidale armonico al movimento orbite inutili microscopiche identiche a quelle dei massimi sistemi stellari punti di dolce inerzia ove cullare eoni evoluzioni costruire coscienze che si elevino (ormai bipedi) sulla savana condominiale limitate però a segmenti. Fenomeno della Condensazione? Intanto procede indefesso il movimento generale viene attuato il progetto. Infido concede oasi, pause amorose. Koh Chang, domenica 23 novembre 2008, ore 12

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NEL VUOTO Galleggiare (cadere)? Dal Vuoto l'onesto contempla la propria NullitĂ la vede evidente non velata da orpelli parziali fuorvianti mediate zumate. O Nulla esente da guardoni ti affidiamo la nostra NullitĂ in questa Lingua che passerĂ . Phonsavan, 23 dicembre 2007

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6: GELATERIE

LA GELATERIA NON C'E' PIU’ Vicino alla fontana nella piazza famosa di Vientiane avec ses allures de sousprefecture [quella che nel millennio scorso aveva pavimento in terra battuta, alberi bassi fronzuti e le belle ragazze arrivavano in bici si fermavano a parlare con noi, alla Bonne Fourchette si prendevano succhi delizie spremute. L'aria era dolce e piena di tensione (io arrivai da Nong Kai proprio il giorno che stavano staccando l'insegna Pan Am ed era pronta per terra quella Aeroflot, coevo del cirillico). E le ragazze sognavano tutte di fuggire a Parigi] c'era fino alla settimana scorsa una piccola gelateria che vendeva gelati comuni cioccolato vaniglia nocciola, uno scoop misto dai colori pastello spopolava blu rosato azzurrino crema pervinca (come certe antiche carte da parati prodotte dai Remondini) o forse retaggio culturale francese, provenzale europeo di tutte le (nostre) vecchie sagre di paese. Oggi sono tornato dopo un’escursione di qualche giorno dalla Piana delle Giare mi sono precipitato alla piazza romantica (L'Istituto Culturale Francese invadente lugubre palazzo di sette piani è abbandonato da tempo, alcuni vetri sono rotti e davanti, vicino al muretto della fontana dove la sera si indugia... ancora gli ombrelloni i tavolini)

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mi sono allontanato solo per pochi giorni la piccola gelateria non c'è più. Vientiane, 27 dicembre 2007

O TOCCHETTO DI MORBIDO TORRONE O tocchetto di morbido torrone mille volte sbreccato riavvolto sempre più piccolo e grande la tentazione residuo estremo delle varie stecche, in quest'esilio mi ricordi la mia terra ricca di bellezze senza eguali magna parens di chicche e leccornie. Qui giaccio in attesa del Natale (e soprattutto di un volo per Vientiane) qui rifletto in silenzio in questo povero paese dove nulla è possibile nemmeno acquistare dei bagigi. Non è colpa della Dittatura però a Ventiane di là del fiume luccicano ammiccano notturne insegne siamesi e sotto vuoto anacardi macadamia noci mandorle della California nel barattolino tostate in diretta da Cupertino. (Se fossi stato saggio che scorta avrei fatto!) Caro torrone Liking di San Martino detto anche in dialetto mandolato tu mi ricordi l'usato biglietto del metro Pigalle che Ive Montain conservava nell'orrida America di "Vite Vendute" rifletteva sfiorandolo pensava

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(e Phonsavan è luogo per riflettere). Mieloso ultimo pezzetto il più dolce il più evocativo ruit hora e carpe diem resisterò fino a Natale? Golosamente e pure filosoficamente: io me te magno. Phonsavan (Piana delle Giare), 21 dicembre 2007

ANELANDO A POLENTINA Ciò che manca abbia la massima importanza Natale nel frigidario esotico della Piana delle Giare, proprio ora che sto partendo dopo aver per giorni invano mendicato dessert, e comprato gli unici allappanti biscotti tailandesi ripieni di sciocco cioccolato, dopo dieci giorni ho scoperto che dall'altra parte [in antro profondo, banale bottega-magazzeno di tipo cinese senza luce nel fondo parente dell'arabo fondaco del veneto fontego che ho imparato a conoscere prima attraverso gli acciai ottocenteschi del Cosmorama Pittorico poi in policromi costosi libri inglesi stampati a Hong Kong] al di là della strada larghissima (i bottegai sfaccendati sulle porte sberleffano da una parte all'altra) esiste una spartana bakery

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con una squallida minima vetrina che propone baguettes, improbabili pizzette ma anche soffici pastine al trancio d'un pandispagna delicato leggero, dal gusto sapiente già provato a casa mia soltanto dalla gentile Maria veneta maitresse d'antica pasticceria che produce a ricetta segreta una dolce ineffabile Polentina breve sogno senza peso la mattina. Natale nel frigidario asiatico. Anelando a Polentina amerò ogni esotica pastina. Phonsavan, Natale 07

IL FRUTTO DELLA PASSIONE Aperto il frutto l’etichetta richiederebbe un cucchiaino ma io nel segreto della fresca stanza con cura teneramente le labbra affondo nel delicato Frutto della Passione. Illuso m’illudo di possedere labbra perdute. Kuta, 8 luglio 2008

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7: DELEGHE

LA DELEGA DELL'ESISTENZA Seduto al bar in rue Sisavong il mondo passa davanti a me viene a trovarmi. Una volta il tavolino era della Dubonnet, poi, rotondo, del Cynar, isolava dalla folla impazzita. Fermate il mondo voglio scendere! (se non c'è un attimino di ironia: troppo da megalomani, da sussiegosi autori di aforismi, narcisi impazziti mediocri). La gente la passo in rassegna e aspetto che qualcuno mi chieda cosa voglio (forse un Lao-cafee?) nessuno si accorge di me che pure sono cliente grasso quindi riposato men vo ad altro cafè, sento dalla cucina comunista i camerieri oppiomani sciatti castrucci in eterno cazzeggiare, esclusi ridacchiano. “La vita è cazzeggio va vissuta in pieno, compagni” e intanto non controllano i tavoli. L'assente pigro boss (dalla fumeria?) sbaglia a fidarsi, perde clienti, finirà male.

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ONE DAY TOUR Brevi intense escursioni di un giorno sei sette ore, tickets & lunch inclusi. Prevalenza di coppie d'ogni età, speranze o delusioni verificate, parrucchiere macellai ragionieri commercialisti operai boscaioli pescatori idraulici (la vera feccia) evasori deviatori ferroviari dell'Unione Europea vedove amerinde che hanno incassato l'assicurazione ragazzi fatti sparuti, attenti al centesimo vite implodenti per caso convergenti tensioni affioranti, ma lo stare comunque sei ore insieme in van prossemico è (nel suo complesso) pedagogico. Mediocrità nella media, cruciali domande sottese ai silenzi, alle molte birre. Compagne sfiorite, giovani soltanto callipige pezzi di carne, scorfani si presume simpatici. Rari i soli, i sorrisi. Controlli prove collassi interessi in comune dentro ai mini a nove posti, s'accavallano eventi dialettici: chi vuole il villaggio dei cesti chi dei vasi chi è stanco di stupa e anela al colore dei mercati ortofrutta fastosi di bucintori vegetali di arcimboldi irregolari si contemplano compromessi ci sono i maniaci del milione di Buddha pantalonaie stiliste propense al cotonato altri collezionano solo ragazze delle minoranze i colti sentenziano che non si deve. Il gruppo è saggio, si configura omogeneo branco famiglia oculata allargata

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ogni piccola aggiunta al programma proposta da ruffiane efficienti vecchiotte americane probabilmente dell'élite ebraico-progressista viene contrattata energicamente, l'assemblea delibera miserie all'umanità il collettivo non paga non cede ai ricatti dei cupi avidi drivers. Non sapendo combattere (in inglese) trovo utile e congruo, condivisibile, appiattirmi sulla parsimonia di gruppo: è meglio rimanere compatti. [A fine programma via stellarmente.] Phonsavan, 21 dicembre 2007

SINCERO ELOGIO DELLA CERA O voi che mi salvate da Sirene che donate la quiete nell’insonnia, o dolci tappi svizzeri di cera voi mi tenete collegato al Mondo [l’unico che esiste davvero] mi isolate dal rumoroso volgare sofferente pianeta di Buddha di Maya apparente “mondo che non esiste” e se esistesse non sarebbe conoscibile se fosse conoscibile non sarebbe frequentabile se fosse frequentabile ne sarei comunque per indegnità escluso, per volontà di poeti, di iscritti a rotary e lions di primari e bertucce caposala, di pretendenti di miglior livrea ma anche di checche zoppetti mezzecartucce accademiche

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sposate a streghe a trapani in carriera. Sciatto turista in questa plaga invece a causa d’evidente estraneità monaco di montagna poco acuto finto ridente quieto sordomuto per genti e valli insonorizzate orbato dell’amore delle fate solo calpesto i più dolenti calli.

Yogjakarta 29 giugno 2008

LE SGRAZIATE VOCI DEI TURISTI Non saprei onestamente cosa pensare dei turisti mondiali con cui molte volte ho diviso battelli, autobus, minibus, tavoli di mediocri ristoranti europei giapponesi cinesi di Taiwan (la gente più bifolca in assoluto dopo gli olandesi) significanti coppiette quasi sempre in viaggio di nozze, ignoranti e spauriti, che dichiarano apertamente essere quella la prima e probabilmente per molti l’ultima, occasione di aprire gli occhi sul mondo. Molte ragazze bionde, ben messe, anche provocanti e sexy sembrano non avere il minimo sentore di trasportare con le loro chiappe desiderabili un qualcosa di già noto al di fuori della loro spersa contea illustre produttrice di maiali, priva perfino di teatro sempre pronte ad apprezzare tutto il nulla, che disinvolte visitano la zona archeologica di cui un'ora prima nemmeno sospettavano l’esistenza, taciturni, odiosi, maleducati alcuni rasta i capelli arricchiti di estensioni acquistate in Kao Shan Road a Bangkok, brutte facce di ladri, altre da veri tagliagole

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donne giovani banali bellocce amate dal manzo della loro vita con voce sfortunata insopportabile (già da sola annullerebbe il resistibile fascino del loro effimero lato B.

IL VIAGGIO E' IL PIU' TRISTE DEI PIACERI 1 I viaggi in sé sono noiosi. Sgradevoli per chi ha difficoltà di adattamento. Ovvio che guardare non significa vedere e vedere non significa né capire né giudicare. Una gran parte dei turisti sembra assolutamente impermeabile a tutto ciò che non appare sotto forma di borsette, tessuti di seta, foulards, cappelli, dorate d'argento scatolette. [In Vietnam ho scoperto l'esistenza degli accendini Zippo (usati dai soldati americani), dagli antiquari a Hoi An ne ho visti parecchi con incisioni erotiche. Vengono circa 50 dollari, sono molto ricercati, bisogna essere accorti perché esistono falsi e imitazioni. Come ex collezionista devo essere indulgente se li avessi scoperti 30 anni fa forse li avrei collezionati anch'io. Immagino i cataloghi, le "posizioni" più rare e costose. Il nobile antiquario indigeno francofono, capello biondoplatino pacato distaccato: li prenda, sono rari, amusants. Notoriamente è assai grave la situazione quando un collezionista non attribuisce più valore alla collezione. Si finisce sempre per alludere ad altro; il destino o la naturale evoluzione è finire fuori (tema). Intanto pensavo:

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possedere significa immortalità non possedere allude alla brevità. Imperioso il Nome muta.] 2 Il viaggio è il più triste dei piaceri (scriveva Madame De Stael citata da De Amicis) per molta gente anziana occidentale è l'ultima spiaggia della comunicazione possibile una volta andati le care compagne gli amici, ridotti all'osso gli eventi dialogici al di fuori del banco salumi. Tenuto anche conto che i vecchi spesso hanno caratteracci non resta che viaggiare in gruppo. Chi il gruppo non sopporta s'en va solo, è esposto a truffe continue, pericoli non può permettersi errori perdite temporanee di memoria di indirizzi. In questo senso il viaggio costringe a stare in forma, sulla difensiva continua, conservare biglietti da visita, rammentare date, orari scadenze. 3 Io per me, pur venerando gli orti dei limoni amo i viaggi che portino ad antichi siti. Vie sacre Ming, Han eserciti di terracotta, piramidi Maya, abbandonate città blindati tesori, Opere d'Arte Patrimonio dell'Umanità. In tal modo evito sincronicamente incontri urbani con bruta gente la peggiore che ci sia che fa soltanto shopping adora il calcio odia l'archeologia. Inoltre in viaggio (per il momento) di non riuscire a scrivere evito lo sgomento. Variante facoltativa: 4 Sottratto forse a influssi menagramo

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a colte patavine fattucchiere docilmente descrivo quanto amo maraviglie incantevoli leggere. Saigon, 19 gennaio 2008

FORMICHINE FORMICHINE Nella mia lunga carriera di scriba sono spesso rimasto affascinato (ne prenda nota lo studente canaglia scansafatiche che voglia scegliermi come elementare celenterato soggetto-oggetto della sua miserabile tesi di laurea diversamente lunga) da spazi vuoti omogenei campi bianchi assoluti filosofici sfondi schermi su cui posare il pezzo anatomico la sineddoche Pura Tovaglia accecante nel Sole Assoluto balneare tropicale fuorviante inducente che permetta di ignorare il solecchio eccessivo il lussuoso superfluo pulpame di pendule areole nudiste dášťreriani potenti bacini in offerta macchine d'amore palpabili todetĂŹ (schermare-schermire-schernire) intatti colli ignare antilopi. Nulla di piĂš estraneo alle mode e l'ho verificato l'anno scorso alla Biennale: i Giardini erano costellati di scroll abbandonati che risultarono donati dal Padiglione degli Stati Uniti, trattavasi di poster enormi un metro per settanta assolutamente bianchi con una cornice luttuosa ce n'erano tre redazioni diverse (suggerita epigrafe dell'Arte da piangere ognuno nel proprio idioletto nel fondale fornito,

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io e Mirella non ne prendemmo nemmeno uno invece raccogliemmo tessere della pavimentale Opera in caramelle di un altro Padiglione dolce effimero) [ma] quello spazio quello schermo questo muro questa siepe e muraglia [la radice iranica unisce muro-display, siepe-praesepium, giardino-paradeisos nel greco Tèikos (e Ticoscopia)] mi ha sempre molto attratto, lì ho stampato vedute visioni lucenti asinelli mediterranei profili adolescenti, digesti souvenir, seste-misure. Un ragno da Nulla lento notturno elegante un millennio fa sotto la lampada, a destra del libro, sulla carta assorbente, formiche rosse al lussuoso Hotel Japun (che in balinese significa Fiore del Frangipani, penetrante simile alla tuberosa) operose vergini sagge bestioline senza distrazioni e sindacati attraverso la tovaglia soleggiata in quasi perfetta diagonale determinate come un satellite che tende “al suo Fine" ora invece in tecno aggiornamento il mio portatile superleggero (dallo schermo perfino troppo vasto per un occhialuto) è divenuto nido di molte formichine infinitesime d'incerta etnia, forse le ho importate nel mio complice involontariato dalla lontana mitica Luang Prabang circa un mese fa qui nella stupenda Hoi An, Patrimonio dell'Umanità. Presumo che la loro base logistica sia nella tastiera appaiono una alla volta sullo schermo lo attraversano in modo irregolare quasi avessero fumato [come la traiettoria dell'Ufo descritto nel Seicento da un monaco: pareva una pavagliotta (cioè una farfalla).] Le sopprimo col polpastrello tenero sui cedevoli cristalli opalini però quasi certamente ne importerò nel Bel Paese.

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Tragitto incerto irregolare a sempiterno opalescente campo di volo per il Nulla. Hoi An, 15 gennaio 2008

LE SEGHE DI MALROUX Posto silenzioso nel vicolo (dello strame). Il fruscio dell'air condition innesca condizione ottimale facilita contemplazione, dolciastra analisi della "Condizione di Malroux" che certo in questa via avrà sostato all'"Allez Boo", nel celebre angolo Phan Ngu Lao tuttora evocante con il suo arredamento di vimini bamboo rattan coloniale più una piccola selva di vere piante di bambù ma prezzi da mondo libero, a livello del "Florian" seduti. Speculare del moderno "Go Go" all'angolo opposto in fondo alla strada celebre (De Tham). Lì l'atmosfera è internazionale anglofona ha perduto quell'adorabile fascino francese, non che mi tocchi ma lì si potrebbe perfino confondere lo champagne con la birra, le sciatte australiane che pure hanno belle gambe e bevono discreti vini, non si risentirebbero. Qui sostare, vasche fare. Le cattive signorine sedute scollate immobili controllano censurano anche lo sguardo, ti spetta la prima mossa. Disperare corteggiare una volgare verificare quanto in basso si può arrivare. Da evitare.

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Le obese comparse occidentali pensano che tutto sia pronto per girare, i vimini e la sala biliardo alludono a film anni trenta giocatori con bretelle larghe (quando un comunista poteva ancora davvero scrivere per l'utopia venerarla beccarsi il Nobel) ora non si potrebbe è quasi impossibile per un europeo più probabile per uno del terzo del quarto mondo, (ai bianchi potremo sempre dare quello per la Pace il sacrilego lemma). Resta il dubbio se sia Malroux che da giovane partì con grandi seghe per la Cocincina a decapitare le statue celate incoronate nelle foreste. Una sensibilità preveggente anticipatrice della carica di Ministro della Cultura. Intanto il partito favorisce turistica letteraria atmosfera qui e anche nel centro, quello vero elegante il Lungofiume ricco dell'Indocina d'antan delle collegiali tenebrose e matte in raffinata opulenta cornice, eleganti con occhi acqua e menta, adoravano contrasti tinte chiare si vestivano con niente salivano in costose auto d'epoca verso un isolato padiglione in folta vegetazione a indirizzi misteriosi (quelli) che senza scelta oggidì il mai vinto bianco perdigiorno esangue colto febritante (invano) (ancora) inseguirebbe. Saigon, 20 gennaio 2008

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IL MIO PRIMO PALLONCINO ROSSO Tornando dal ristorante, dopo un'assenza di circa 40 minuti l'esistente si è così modificato: smartellamento imprevedibile e trapanio nella prossemica della mia stanza e nel suo ambito acustico acuto (sono le ore tredici non si può esigere silenzio nemmeno a Padova) gli spaghetti allo scoglio sea food erano discreti ma con troppo pomodoro, troppo dolci gamberetti, sei conchiglie veraci per la verità buone (non come dai ladroni di Burano che in più ti fanno sgranocchiare la sabbia) poi ricordato che in Pham Ngu Lao a sinistra c'è una boutique dove vendono bellissime cartoline a meno di metà degli altri compagni in ottime condizioni e isolate una ad una in cellophan plastificato, al solito prima di aprir bocca mi scambiano per francese, in un pianeta anglofono la cosa non mi dispiace affatto ho scelto dodici soggetti delle snelle filles in aodài bianco bici e cappello, deliziosi paesaggi rasserenanti. Rallegrato da loro sono salito a riposare. Lo smartellamento testimonia che la vita non è piacevole che c'è sempre almeno un motivo di disperazione da affrontare ma l'osceno triviale aggressivo trapanio è risarcito da straordinario fatto che vado ad illustrare: sul muro appena a sinistra della mia porta, a circa due metri d'altezza librato v'era un palloncino rosso. Gli diedi un buffetto e cadde piano verso terra. Nella mia purtroppo ormai declive carriera di storico di cupidigie e di brividi esperto d'ogni sorta di rosso mai ero incorso in tale sincronica fattispecie. M'avvidi che all'opposto polo della chiusura avea un piccolo adesivo, quindi non s'era costì stabilizzato per erratica risultante di imponderabili astrali correnti. Una precisa volontà lo avea colà sistemato latore di messaggio [(per me?) mi pare univoco (da chi?) ecco l'equivoco. Dato che il personale della guesthouse è tutto femminile,

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pur escludendo le tre splendide teen-ager in leggero diafanico pigiamino resterebbero sempre le ancor sinodali varie zie bonone. Versando un contributo solidale ed etico hai visto mai che si possa combinare. Rosso profetico? Un leggiadro messaggio d'amore? (Sopportando il trapanare spero non dal muratore).] Saigon 19 gennaio 2008

LA SUORA SVIZZERA BUDDISTA (A Candidasa da sei anni vive guardando l’oceano una suora buddista svizzera.) Angoscia della vita ripetitiva del fissare da un’ottica buddistica il mare, tranquillamente da quella hindù ambedue imparentate con l’arte Gandhara, col sorriso di Egina. (Questo nelle nostre scuole non si insegna ignorando i nostri Accademici l’Arte Asiatica). La svizzera pensionata guarda l’oceano considera sua la spiaggetta dell’albergo e, immagino dalla spocchiosa puzzetta, chiunque s’avvicini un intruso; disturbata divinità a domanda risponde per buddista carità. Mi chiedo se sia ormai uniformata alla confluenza dei fiumi della vita o se il mondo, narciso, si identifichi in lei e quindi il Nirvana non esista affatto (all’infuori di lei,

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antica novità filosofica rompicapo riciclata da novissimi giganti del griffato premiato Secondo Novecento Fumisticobanale ormai in offerta speciale). Fino all’anno scorso stava spesso in bikini aveva la tesa rapata cosce possenti düreriane erotica preda probabile in ambito teutonico da flagellazione sado-maso, ora indossa una lugubre veste lunga le è ricresciuta capigliatura platino da chemio improvvisamente è invecchiata ai sessant’anni (quinto ciclo di dodici). Non potrebbe vivere a Bali, ha un garante (il padrone dell’albergo), deve ogni mese presentarsi all’Ufficio Imigrasi. Male lingue dicono che commerci, vive in un bungalow a dieci metri dalla riva nello splendido giardino di cocchi e banani. [Il mondo è solo nella mente]. Saluta a stento, per il resto fissa il mare la crisi del soggetto, si porta sigarette e caffè. Cautamente Marina sostiene che potrebbe essere felice anche molto felice. Trasmette un sibilo angosciante collegato alla fine, costante. Candidasa 14 luglio 2007

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GENTILEZZE DELL’INDOCHINA 1 Il fonografo ha sempre un po’ gracchiato Le dive si annunciavano come se parlassero al megafono sulla prua ventosa c’erano gentili occhi a mandorla ma anche folgoranti iridi europee con buona rendita. Mata Hari era l’autentico Occhio del Giorno. L’atmosfera dell’Indocina era di raffinatezza celestiale elegante elitaria, autisti discreti impeccabili sparivano nella straordinaria vegetazione l’alta moda francese giungeva subito con le navi Auto di gran lusso inglesi italiane parcheggiate nei giardini posteriori lavate curate. La collegiale dagli occhi acqua e menta Arrivava leggera in velò coi libri senza ori un grande nastro in un attimo entrava dalle piante fiorite toglieva il cappello di paglia teneva poneva un ibisco tra le chiome la carne adolescente veniva tatuata con leggerezza. Via subito le calze le giarrettiere prima dello spiedo all’inizio della curva piena ineffabile dell’anca liliale per intero: meno Ingres meno Renoir Più Canova, più acerba Callipigia Venus. Raramente li amanti sono stanchi, ma sempre disorientati. L’Indocina era un fremito giornaliero attesa eterna d’imminente eden ansimo sospiro

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La tenebrosa collegiale rideva rovesciando la montagna di capelli evidenziava la gola, mangiava papaia senza limone Veniva in ritardo Imbronciata taceva.

2 Allo Stato Maggiore ufficiali mogli rassegnate viperine si ornavano di perle coltivate.

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8: FIORI

LA FORBICE DA TRALCI Per un certo periodo nel secolo passato Mondadori Segrate ho frequentato. PiÚ che altro anticamere pazienti attese Ore perse rifiuti fegatosi colitici scontrosi poi alla mensa si incontravano scrittori famosi Alcide Paolini, altri maestosi mesti lento pede circondati da furetti cutrettole che prendevano il caffè con loro, ossequiosi. La cosa piÚ interessante era che in grandi spazi attigui si vendevano a prezzi stracciati molti oggetti riservati alla manovalanza Mondadori, un mese libri, un altro piatti e ancora golfini cravatte. Una volta c'erano strumenti da giardinaggio che mi hanno sempre attratto palette secchielli innaffiatoi cesoie da siepi, grandi forbici da tralci. Io da piccolo ero ricco (non lo sapevo): avevo un orto e campi colmi di piante da frutto, vigne erba ortaggi asparagi, il vialetto era colmo di tutti i fiori giaggioli primule narcisi, da Amsterdam avevo regali portato moltissimi bulbi di tulipani che poi misteriosamente continuarono a fiorire per anni quando la casa era abbandonata e io tornando dalla Cina tra il mare di erbacce mi meravigliavo quasi mi commuovevo per quelle corolle dimenticate eppur vivaci, perdonavo i vicini che pescavo con canestri a raccogliere squallidi le mie albicocche. I mughetti erano talmente prolifici che coprivano

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parte del ghiaino del sentiero, e dall'altro lato passata la rete avevano invaso l'aiola delle fragole anch'esse ricche di forti silenti rizomi. Meli fichi ciliegi cotogne, in un angolo un gazebo di sempreverdi, un sicomoro un calicantus. A pensarci ora che vivo in appartamento con tre piante grasse (ripudiate modeste ignorate ma forti) si trattava di un paradisetto, i miei compagni (che non l'avevano) me l'invidiavano allora non ci tenevo affatto però a Segrate quella volta comperai una robusta forbice da tralci bisognava sempre tagliare sfoltire potare tentavo di [profilare il sempreverde] troncare i meli troppo alti, favorendo i rami paralleli al terreno. Ora non ho piÚ nessun giardino nessun orto a cuor trafitto conservo nella scarpiera quella forbice da tralci. Padova-Arcella, 5 febbraio 2008

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GLI ALBERI NON CI SONO Non ho ancora mai trovato gli alberi che ho sognato. Sognavo di averli sognavo acacie noci susini ciliegi giganteschi in un luogo folto abbandonato infestato da panicastrelle cuscuta odorosa. Edere opulente rivestivano le acacie. Un po' alla volta l'avrei rassettato. Ho conosciuto artisti che per un'eremitica lunare finestra hanno speso tutto quel che avevano ne ho conosciuto uno un po' matto che lavorava e risparmiava eppure baldanzoso non aveva trovato i suoi alberi dopo molto cercare e soffrire. Quando li aveva infine per caso trovati senza piĂš cercarli proprio quelli giganteschi dai tronchi sicuri era ormai inebetito trafitto demolito da pene lancinanti. Ugualmente gli portavano una comoda sedia lĂŹ all'ombra. Padova-Arcella, 14 novembre 2007

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VENGO PER IL CODICE al Kelapa Mas (il Cocco d'Oro) Non sanno che vengo non per loro ma per i loro fiori per il loro fatato giardino. Sono soltanto lavoranti malpagati cinque scialbe ragazze dieci ragazzi. E' un paese di delinquenti che per costruire alberghi dove non c'era nulla se non fiori e mare hanno devastato i coralli per farne cemento. Ora hanno il cemento, i fiori, la miseria, non hanno più spiaggia né turisti. [In fondo al menu c'è una pagina lamentosa dal titolo Tipping lasciare una mancia, oltre alla tassa del 10% a fondo pagina è aggiunto a penna: più 5% per il service.] Sono sempre qui mi salutano da lontano vengono a darmi la mano mi dicono: -Ricorda? L'anno scorso siamo andati in moto a Sidemen da Idanna Pucci-. (Ora l'antipatica Idanna non m'invita più, non si perde tempo con mediocri). So che il padrone è un maniaco del giardino lo tiene in modo impeccabile non un filo d'erba fuori posto un ramo malandato non c'è mai una foglia caduta. Vorrei conoscerlo, si manifesta con fiori sotto lussuose fogge vegetali. Qui al lunch sono il solo al loro modesto ristorante. Mangio gli Spaghetti Altono con tonno e olive nere, davvero ottimi molto migliori di tanti altri posti spocchiosi costosi che ti danno abbondante seafood

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pochi spaghetti, e ci mettono lo zucchero (come gli austriaci a Venezia). Io vengo per i fiori, vengo per il fantastico giardino di palme banani ibischi orchidee buganvillee e tante altre piante aristocratiche carnose affascinanti dai grandi fiori deliranti di cui ignoro il nome. Vengo per quel delirio, vengo per il vassoio fresco sul tavolino del portico, rinnovato ogni mattino, è un tale sfarzoso regalo di cui non sono degno, da solo merita la più generosa tip loro non lo sanno e io taccio sedotto dai grandi ibischi, rossi, rosa, gialli, bianchi, screziati (ce ne sono persino marrone, che mi piacciono meno). Durano un giorno. E' davvero inammissibile che la natura si sprechi in tale opulenta bellezza per un giorno solo. (Qui è il caso di usare effimero). Quando mai si può ammettere un tale dispendio nell'economia universale? E perché? La sera quando esco vedo il vassoio splendido immortalato nel pomeriggio con le rarissime tinte indaco che meravigliano la mente dei bambini già avvizzito, gli ibischi per sempre richiusi. In un sol giorno avranno fatto l'amore? I pollini avranno portato lontano sulle ali delle cetonie verdi l'inestimabile Codice della sfrenata Bellezza?

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L’IBISCO Quando son tornato da Candidasa, nel portico del contiguo bungalow n° 12 c’era un vaso con un unico adespota splendido ibisco rosso. Risultando privo di fiori lo rubai con destrezza e lo posi sul tavolino del mio amato n° 11 ove nel mito conobbi la dolce Effisia. Quando un’ora dopo riposato uscii dal bungalow una mano gentile purtroppo maschile aveva aggiunto dei rametti di orchidee divine. Il mattino seguente fatta la doccia uscii per ordinare il bf ai famigli. L’ibisco era appassito le orchidee invece brillavano roride di un colore indaco intenso pur con venature più chiare. Ubud, 21 luglio 2007

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9: GENERICO

Spesso il mio portatile si ferma improvvisamente s’arresta mi cancella i versi non salva nulla. Questa pagina è quanto resta di un testo assai più lungo perduto per sempre. Oh metafora della vita dello sfigato!!! Egli parte dalla natia periferia dall’umida porca si scalmana all’esotico vede maraviglie le palpeggia si estasia in orgasmatici short times stima latterie valuta bacini se ne strasbatte di templi e stupa mangia di tutto non beve non fuma si esalta per libelli acquistati legge versi di avversari che lo conquistano subito vuole tradurli nel suo dialektos in omaggio in riconoscimento di non essere alieno all’umano. Ci pensa il computer a distruggere ci pensa la fotocamera, l’automobile a ricordare l’ingrato sfilacciamento. BKK, 24 giugno 2008

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LE MIE FANCIULLE Non è la lingua che mi scrive. A scultura finita la divina modella mi beffeggia non è quella ritratta (la nuda signora scritta) e nemmeno l’originale. Qualcosa mi trasporta. Atroce condanna non riconoscere non accontentare le proprie fanciulle mentre l’originale preraffaellita solecchia dal vicino alloro quale scimmietta di Goya. [Concedo alle mie creature paternità ma non sono in buona fede: qualcuna è venuta benino. Le amo tutte.]

UN POLITICANTE NON TOGLIEREBBE MERITO ALLA SIGNORINA MORCHET 1 Oppure impiccare bambini agli alberi dei giardini davanti alle scuole elementari. [Il vecchio concetto di campo si abbarbica ancora allo strutturalismo Anni Sessanta. Aprire subito? (Suggerimento didattico del complemento oggetto ovviamente: la Chose) Non aprire, aspettare, dilazionare?] A distanza di tempo, ex post irreversibilità: facile da capire:

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l’evidenza, non è poi così certa, [disse il giovane pompiere al canuto incendiario] ma l’aver preferito l’oscuro brillio dei francesi in avanti la saggezza allogena dei matti inglesi degli americani fumati/ubriaconi on the road invece che imitare i falbi caserecci postermetici, gentile/astuto mucoso pollaio anche in buona fede, questa non fu vanità. [E guardai nella valle.] 2 Un politicante non toglierebbe merito alla signorina Morchet: può permettersi ironia, oppure quale tipo di agudezas? Deve essere provvisto (il probabile vincitore) di una certa forma d’intelligenza non necessariamente collimante con quella ufficiale riconosciuta perfino dagli insegnanti. E cosa comprende, poniamo, l’artista di villaggio quando partito col regionale alla Biennale vede quei giochi concettuali? Dico stiamo scherzando, l’Arte sarebbe questa? È ora di smetterla, non di aggiornarsi. Oppure impiccare bambini agli alberi dei giardini davanti alle scuole elementari. Trasgressione? Affaracci sui? E in quegli obbligati bui padiglioni-tunnel della Biennale incontro all’ignoto percorso di uno schermo (idea) perché non sistemare per terra qualche Merda fresca di cane (o magari, ma non necessariamente) dell’Autore, poca cosa, una o due? Sull'ipertesto inciampare, sull’alea. È logico che necessita combutta con raffinato visionario critico che scriva sul Manifesto; se lo dici tu non vale. Nemmeno le mosce vocette di classe sono compatte, una certa competitività è positiva

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elimina i mediocri (ma pure gli astuti galleristi ebrei NYorkesi) Vincono i “tipi campione” assassini di una batteria di 99 compagni. (-Sì, però lì… si trattava di topi-). Tipi topi. [Prima di gettarmi guardai nella valle.]

NON E’ DETTO CHE IDANNA SI CONCEDA Idanna e Terence non vogliono giocare con me. Mi ammettono nell’Eden dopo lunga anticamera hanno molti impegni cerimonie cui presenziare mi fanno assaporare il loro paradiso le loro raffinate pietanze balinesi solo quel tanto qb poi a rimpiangerli senza fine. Devono scrivere non concedono interviste al primo venuto ti fanno riposare in uno dei loro enormi divani esterni, con divino olorama a colline costellate di fiori palmeti hanno impegni gente, a un certo punto non ti fanno più compagnia dicono vuoi un bicchier d’acqua e non te lo portano. Nel lasciarli (fingo letizia) promettono che la prossima volta sarà tutto diverso. (Oggi infatti una schiera di uomini stava sradicando i loro alberi di frangipane per ripiantarli più in là, c’era un grande movimento terra). Uscito dall’Eden in moto scomoda, risalendo fiumi sassosi (i ragazzi dell’homestay mi avevano sconsigliato di andarci: bisogna valicare monti, stradacce impervie maltenute) vallate e forre in su fino alla nebbia alle nubi a un certo punto

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alla dogana eravamo così alti che il freddo pungeva tremavo entrai nelle nuvole cessava l’Eden era sparito tutto. Candidasa 20 luglio 2007, ore 8.19 (scritta in 18 minuti)

CRATERI SULLE GIARE (versi impegnati) 1 Cosa pensano gli aviatori quando sganciano le bombe chissà se si divertono a scegliere le case le cose se fanno gare tra colleghi sbellicandosi ad es. cosa avrà pensato l'americano che ha sganciato varie bombe su Ban Ang, il sito n°1 della Piana delle Giare? I suoi crateri sono religiosamente conservati a perpetua memoria certo meglio delle Giare che ha distrutto (e che forse si potrebbero ricostruire come si fa con i vasi, i pezzi sono là forse mancano i mezzi il personale o si privilegia la propaganda?). I tre principali siti delle Giare sono superfici assai ristrette tre necropoli, nel caso si tratti di monumenti funebri, perché l'uso delle Giare, la loro età, chi le ha scolpite, in pietra calcarea portata da lontano diversa dalla roccia naturale del luogo, restano affascinanti misteri. L'americano si è divertito a distruggere specie Nacout, il sito n° 2. (Comunque di Giare intatte ne restano molte centinaia). Bombardare aree archeologiche o monumentali fossero anche rifugi dei nemici rasenta il demenziale, un po' come a Montecassino 2 Sapeva l'americano che bombardò la chiesa degli Eremitani Nella diletta Padova Urbs Praeclarissima e Culla delle Arti che stava distruggendo la cappella Ovetari con i capolavori di Mantegna che aveva insegnato la prospettiva a tutto il Rinascimento?

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Sapeva che a 50 metri c'era e per fortuna c'è ancora la Cappella degli Scrovegni Gemma dell'Umano? Io penso che gli aviatori siano scelti tra personale particolarmente ottuso, che si scelgano sani giovani sadici obbedienti cretini. 3 Non credevo ai miei occhi quando lessi che i bombardamenti americani hanno ucciso più civili italiani di quanti ne abbiano massacrati i tedeschi. Neorealismo scontato e necessario: che restino crateri simbolici non ce ne siano di novissimi.

ANELATE ALLA TERRA Brigantino goletta leggiadri legni ammirati invidiati dai poeti vi allontanate dalla costa amata vedete il mare e la terra l’orizzonte che sembra identico ma non lo è: un nulla in perpetua mutazione, anelate alla terra che appare ma non è più la stessa non è più quella. Bangkok, venerdì 24 agosto 2007 ore 10.30

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EMIGRANTI RUMOROSI Gli emigranti sono rumorosi maleducati in autobus telefonano in eterno a tutto volume, sputano, ruttano, non hanno alcun rispetto del prossimo e temo che più di uno non se n’accorga. Noi che siamo figli di emigranti, che siamo stati da bambini evitati canzonati dovremmo essere tolleranti nei loro confronti invece ci troviamo a costatare che è quasi impossibile sopportare i loro villani bambini le loro radio a tutto volume (nelle fluviali spiaggette in riva al Brenta dette peocèti) che costringono tutti gli altri ad allontanarsi. La prossemica con gli emigranti maleducati è difficile da sopportare, richiede un supplementare atteggiamento didattico-populistico fa ricordare gli atteggiamenti dei partiti svizzeri xenofobi specie nei confronti degli italiani che ora essendo ricchi hanno ceduto il posto agli slavi agli africani.

L'AMICO NON RISPONDE PIU' Terribile quando l’amico lontano che sta male da anni che da anni combatte ti manda una distaccata e-mail che non ha l'aria di finale ma potrebbe di cassetto in cassetto di scaffale in scaffale riordinava gli oli eterici

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la cera d'api la garanza, la materia. Protezione dalla luce, che nulla si alterasse coagulasse Tenebrae fiant. Gli mando un'e-mail confortante (alle tenebre reagire con la protezione della luce). Nessuna risposta. Dopo una settimana gliene mando un altro (come va?) L'amico non risponde più. 22 dic 08

AMNESIA IN VIAGGIO Amnesia in viaggio spaesamento totale a bordo di battello che lambisce rive deserte [com'è possibile che lungo un fiume tropicale non esista nessun uccello nessun vispo anatroccolo?] Improvviso vuoto nella foschia simbolica nel paesaggio neutro magnifico che non si preoccupa di contemplativi malati, è in combutta con avvoltoi agli attracchi. L'amnesia va combattuta in viaggio, nel continuare a cercare un oggetto una pastiglia la lettre volée. Tilt vuoto angosciante

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in attesa che torni, se torna, il contatto, a fuoco il Ritratto. Luang Prabang, domenica 21 dicembre 2008 ore 11.59

AMNESIA Amnesia: nome del bar di via Colotti proprio nel mio stesso condominio sembra incredibile che la realtà possa in effetti superare ogni fantasia, per via che si manifesta in una serie a ventaglio infinito (di possibilità della stupidità). Amnesia improvvisa dagli ignoranti definita lapsus amnesia che segue indefessa amnesia che assedia amnesia che si dimentica di se stessa amnesia cariocinesi irreversibile separazione distacco per goccia da un universo a un altro perdita del palloncino, deviazione dall'orbita. Amnesia incredula a noi stessi (come abbiamo potuto! E ora sotto l'Albero cercato e trovato, con un pingue inutile vitalizio, fatui, bacucchi,) Intoccabile intatta immacolata innocente così estranea così lontana dolce seria demenza socialmente innocua

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amnesia cordis mei mai più risarcita. Luang Prabang, domenica 21 dicembre 2008 ore 11.40

L’AVVISTAMENTO Lontan dai fossi per abitudine guarda in alto. Sotto le nuvole intravedea la fosca luna sopra il paradiso ignorante agostano dei vacanzieri. Si spostavano nella notte verso il mare. Una lucetta procedeva, vista per caso: ennesimo aereo sull’aeroporto Ngurah Rai. Invece la luce si fermò, tornò indietro bizzarramente ohibò, oscillante altalenante allegra (era davanti al cancello di un albergone nella Poppi’s lane, stradine strette da medina tutte buche, curve, nessun tassista ci vuol venire, un intrico antico dissestato). Il bagliore azzurro verde, mutava in rosso, stava immobile poi ispezionava tornava in su, di lato. Nel vicolo passavano coppiette con lei detersa, ragazzoni, australiane commesse di lunga coscia. Fissava il cielo estrasse la macchina: effettivamente risultò un punto luminoso nel nero rossastro certo più basso delle nuvole. Ora sforzandosi: ai lati delle lucette c’era… Sì, c’era una massa a disco grigiastra, solidale a esse si spostava giocosa ispezionava birba . Drone, pallone, suggestione ? Uscì un vigilante prosaico illuminista

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giovane esperto dall’ottima vista: -ecàit (un aquilone). -Ma, e le luci? -Ebàtteri… Oh vita, ammaliante delusione… forsennata svelava una canzone. La brezza carezzevole tenue superflua giungea da palme flebile. Kuta, hotel Sorga, 12 agosto 11

L’AVVISTAMENTO Lontan dai fossi per abitudine guarda in alto. Sotto le nuvole intravedea la fosca luna sopra il paradiso ignorante agostano dei vacanzieri. Si spostavano nella notte verso il mare. Una lucetta procedeva, vista per caso: ennesimo aereo sull’aeroporto Ngurah Rai. Invece la luce si fermò, tornò indietro bizzarramente ohibò, oscillante altalenante allegra (era davanti al cancello di un albergone nella Poppi’s lane, stradine strette da medina tutte buche, curve, nessun tassista ci vuol venire, un intrico antico dissestato). Il bagliore azzurro verde, mutava in rosso, stava immobile poi ispezionava tornava in su, di lato. Nel vicolo passavano coppiette con lei detersa, ragazzoni, australiane commesse di lunga coscia. Fissava il cielo estrasse la macchina: effettivamente risultò un punto luminoso nel nero rossastro certo più basso delle nuvole. Ora sforzandosi: ai lati delle lucette c’era… Sì, c’era una massa a disco grigiastra, solidale a esse si spostava giocosa ispezionava birba . Drone, pallone, suggestione ? Uscì un vigilante prosaico illuminista giovane esperto dall’ottima vista: -ecàit (un aquilone). -Ma, e le luci? -Ebàtteri…

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Oh vita, ammaliante delusione… forsennata svelava una canzone. La brezza carezzevole tenue superflua giungea da palme flebile.

Kuta, hotel Sorga, 12 agosto 11

LA CITAZIONE La citazione va bene ovunque, ciò che importa è il destinatario si vorrebbe che fosse un bellissimo sorriso verticale angelicato le piacesse ridere, amasse allusioni poetiche, (pur) con chiari capelli nel sempre curati, tenuti insieme da pettini arcuati anche scampanellando, cianciando cazzeggiando tra malmessi abeti che l’avo piantò in aioletta liberty . Tutto provvisorio. Risultanti negative, (quasi) mai collimano cavalieri inesistenti [per la bellezza dell’asina scarseggiano cavalli bianchi] Non è vantaggioso non è credibile fingere location per le citazioni. La poesia non è scenario normale. Perfino il cazzeggio è una consapevole caduta di stile. È più normale che tutto sia occasionale, transeunte usa e getta, per niente sottile. Imparare a dire alla buona cose serie. Trapelare segreti quando il pullman ha già acceso il motore.

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LA CONDIVISIONE TELEFONICA Abitudini manie attitudini idiozie. Chi scrive solo lettere chi solo e-mail un’altra categoria trasmette solo fax. Usare inchiostro seppia carte strane è da provinciali ma ormai “telefonare” è caratteristico degli analfa. Non occorre energia per comunicare non ne occorre affatto, invece bisognerebbe avere almeno un’ideuzza quindi ben vengano i silenzi (piuttosto che i registri minori di tanti maestri). Risparmiate carta, risparmiate alberi. L’enorme sforzo d’inerzia per cominciare rientrerebbe nella categoria delle pigrizie o delle esplosioni iniziali che impediscono a molti anche non scrittori di usare la penna. Non che sia una particolare fortuna perché ormai anche il bubulco pone la ronca e afferra il cellulare, fa lo zapping il zappatore e può ancor più facilmente ragliare la comunicazione in sincopato messaggino -eiaculatio singhiozzoil suo inesprimibile, nulla. Solitudini ubbie consuetudini fobie. Non occorre energia, basta che un incontrollabile sfizio ci sia corbellare il prossimo in autobus per via

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poter ante portas narrare il colibrì condiviso in generoso volontariato di sveltina auricolare.

SOLO LA DELUSIONE E’ GRANDE Procedere (nella ricerca) non significa affatto procedere verso la certezza ma scoprire che i sentieri segreti quelli che sono costeggiati di forti erbacce fiorite di nidi di ragno, spesso si biforcano. Gli scaltri si interrogano nel bosco più intricato ove tutto si interrompe. Inoltrarsi a forza, a colpi di machete significa inoltrarsi in molte equivalenze in risultati ossimorici. Non è conveniente non è opportuna la condivisione delle stazioni d’arrivo. Colui che vede lontano tace sul fallimento. L’esploratore depresso a stento lo tiene per sé. Ubud, domenica 10 luglio 2011

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I MIEI LUSSI All'Hotel "Con Pretese" lo sciacquone rotto. Rimesso infinite volte a posto si rompe di nuovo e consuma acqua 24 ore no-stop. Scenario quotidiano a Ventiane, Hanoi, Ubud in tutto il terzo mondo che abbia scoperto il Water (ricordiamo che invece la "turca" è nata qui quando a Paris si gridava ancora Garlò e che al Museo Archeologico Nazionale di Colombo le hanno dedicato un'intera sezione addirittura per orgoglio nazionale). La cascatella perenne non è sgradevole come, poniamo, un rubinetto malchiuso col notturno martirio della goccia riservato al globetrotter nevrotico. Gli inservienti lo sanno nell’Hotel tutto rovina, [l’acquirente mafioso attende paziente come il serpente prima del morso.] Al liceo il celebre professore di Storia dell’Arte Franco Barbieri, allora anche lui giovanissimo, aveva tenuto una lezione che l’alunno non ha più dimenticato su antichi palazzi siciliani: gli arabi costruivano chiostri con al centro fontane, cadute d’acqua, le quali davano una sensazione di fresco... Ora ho anch’io questo lusso arabesco mi fa riflettere (sul prevedibile).

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L'INFINITA ASSENZA

Avrei voluto annotare un'idea sull'Assenza. La presa difettosa di corrente ha divorziato i pensieri. Proprio volendo avrei avuto tre ore di batteria. Ho preferito chiamare subito la reception che mi ha inviato il technician: dietro il letto c'era un'altra presa di quelle triple gigantesche indiane. La Verbalizzazione Divina s'era frattanto allontanata richiusa l'aurea porticina.

Ancora una volta bisognerĂ supportarla senza conoscerla.

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L’EUROPA NON E’ L’ASIA Mai visto un serpente mordersi la coda. La fine non è affatto l’inizio. Il bianco non è nero. Il nero non comprende assolutamente una parte del bianco (Semmai il contrario). Se A è diverso da B E C è uguale ad A C deve essere diverso da B. Chi dissente è un fumista pagliaccio. Il piercing non fa il monaco Il perizoma non fa la vergine. Arcella, 19 maggio 11

LA VESTAGLIA Pende dall’attaccapanni la vestaglia di seta turchese orna la bianca parete. Nessuno la sfiora da circa trent’anni la leggera inconsutile vestaglia cinese Fuori fuggono i giorni le stagioni si alternano. Anche da lontano alberi fioriscono danno frutti. Il padrone non li raccoglie li dona a vicini cortese. Ma non dona ma fissa sulla bianca parete (quel)l’impalpabile eterea vestaglia turchese. Padova-Arcella, 12 ottobre 2010, ore 11

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LA VITA NORMALE

Quanta fatica per ritornare alla vita normale dalla sventura (o anche dal lieto fine happy end che prometteva molto senza verifiche nĂŠ sanzioni dopo il lemma il Fine.) Quanta sopravvivenza, povero cibo, rospi, misero facchinaggio.

A volte non basta una reincarnazione dobbiamo affannarci tentare ogni strada risparmiare interrogarci mentre gli altri procedono a passo spedito.

Si vorrebbe anche noi una vita normale invece dobbiamo trascorrerla al giogo di un lavoro stupidamente ripetitivo levatacce, ore sui treni pendolari con sciocchi vicini similari imbecilli senza pari. Non saremo anche noi cosĂŹ? Trincomalee, 14 luglio 2010

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TUTTO QUANTO C’E’ DA DIRE SUGLI OCCHI Quando il saggio allude alla bellezza la gente meccanica pensa ai genitali. Molto c’è ancora da dire sugli occhi. Nient’altro sui genitali che occupano cospicua parte del lessico in tutte le lingue del mondo hanno avuto l’attenzione di poeti licenziosi burloni erotici pornografi ma anche tremendamente seri nelle allusioni se perfino nei manuali delle confessioni è stato mai scritto altrettanto ci sarà pure un motivo. L’occhio protegge quello triangolare del dio dell’antico testamento quello dei fanciulli di azione cattolica atterra e consola ti vede. Quello dipinto sulle barche dei mari del sud Ma è l’occhio umano pertugio di infiniti messaggi Per coloro che sanno leggere. La gente meccanica risponde che lo sapeva già.

IL COMPUTER E' PAZZO E NON LO AMO PIU'

O computer impazzito ti prego non farmi ulteriori dispetti. Infinita è la gamma degli errori. Non ti amo? Lo sai che non sei mio,

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come escort a noleggio ogni giorno inventi inganni non sei coperto, ti lamenti, gli intimi programmi son fasulli maisempre s'affaccia l'antivirus apri finestre, bussi, chiedi esigeresti password pazzesche.

Ora nemmeno cancelli pi첫 vorrei saper cosa ti ho fatto.

Come con fanciulla che si nega debbo circuirti manipolarti con mille tentativi alla cieca induttivi

basterebbe toccarti in un certo tasto... ci provo e lo sai che la spunto. Attendi immobile immusonito, i tuoi docili agguati mi danno soltanto irritazione.

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Ogni giorno declini sei pi첫 lento non obbedisci con te bisogna insistere provarci senza stancarsi come con una banale vergine stolta avvezza a tradire.

Tu perdi i pezzi che pi첫 dentro hai. Puoi scordartelo il mio amore. Mi serve solo la tua memoria deh! concedi lo stretto necessario

poi ti spengo e non esisti pi첫. Trincomalee, 9 luglio 2010, ore 15.30

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POSTI DI COMANDO Talmente chiaro ma anche talmente evolventesi nella sua lucidità da influire sulla fluidità del pensiero e dell’eloquio birignao cicisbeo. L’eccessiva visionarietà non può essere comunicata se non come confusione emergente dal futuro. Mai sufficiente un contesto. Il salto di passaggi risulta disorientante. Incomprensibile (come riesca a leggere nell’altrui livido pensiero) per chi prima di recensire deve leggere. Valuta alla perfezione un volume senza aprirlo. Perché conosce l’autore: elementare per lui la proiezione, non esiste novità né sorpresa essendo costretto a vivere nell’unico miserevole Discontinuo. Umilmente non fa pesare. Ciò lo rende ancor più insopportabile a chi dovrebbe promuoverlo e si vede sottilmente denudato nella sua pochezza. Candidasa, Kelapa Mas, 3 settembre 2011

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NELL'ORGASMO INTERROGARE GLI DEI Io Tu. Formulare esiziali telegrafiche questions opposto dell'effimero raro-infinito sincronico, breve-abissale come la capacità di salvezza nelle sconosciute dimensioni. Ergo l'orgasmo cartesianamente significa io sono ancora. Al di là della linea d'ombra contatta il Mondo cui sono estraneo. [Smarrimento del Centro e suo ininterrotto inconsapevole inseguimento.] Non è per nulla beffardo il parossistico equivoco “coito ergo sum” [superfluo crudele codicillo per pupattola al sesto ciclo di chemio. calva concede feroce forsennata chiede.] Da trascorso millennio dall'empio tetanico Franti dall'echiana terribilità a noi è vietato senza ragione ridere. Ergo per un baleno mi relaziono con gli dei, il tempo di un sì vìola amplifica il disperato stop. Nessuna droga più efficace. [Gli stessi dei ne forniscono gratis. Il più raffinato degli inganni.]

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Ergo pregando-urlando [tuttora] sono in comunicazione-Comunione. L'intensità istantanea è tollerata per la brevità del massimo circuito concesso. Non connessioni. Scorciatoie sottende, fornisce angosciante password a ignote dogane là. Polonnaruwa, 6 luglio 2010

LE CONCLUSIONI DELLA RICERCA

Procedendo nel puntiglio non è che le cose si chiariscano appaiano radiose illuminanti

al contrario l'intrico si fa più fitto e certo non si può avanzare con machete gordiani.

Il groviglio pone ossimori. Gli onesti muti nel silenzio si rendono conto che tutto

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-sia il Grande che l'Infinitesimolascia fuori un caput mortuum.

Residui non collimano, sempre nuovi diversi escludono equazioni.

Non scrutabili aprono panorami inaspettati complesse lontananze in cui il cercatore sarebbe invitato a nozze ma

procedendo, mirando, percorse mille e ancora altre mille faticose parasanghe, difronte al crescente Impervio sfinito è perduto soffre silente esaurimento -altri sodali aveano già da molto disertatoha finalmente toccato l'asintoto del suo misero segmento. Kegalle, 1 luglio 2010

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L'EROE DELLA RESISTENZA PUO' PERDERE COLPI versi impegnati

Da stimatissimi studi etologico-statistici risulterebbe che circa il 92% degli Homines Sapientes sarebbero compatibili con la sottospecie Imbecillis.

Resta un opulento otto per cento di svegli colti sicuri intelligenti ambiziosi seriamente intenzionati ad opporsi. SĂŹ! -I mi sobbarco!a migliorare (le mie fortune e in seconda battuta) il mondo in generale.

Combattere l'Anonima Lestofanti non giova soltanto al Partito. Presuppone delusione esigua soddisfazione

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stima di poche persone (anelanti a sostituzione).

Si gioca con qualsiasi tempo fino a quando usurato il brillante ingranaggio, crinato il capillare... Kegalla, 1 luglio 2010

LE STILISTE TURISTE D’ANTAN Sulle rive non v’erano rivali. Apparvero più tardi, dapprima timidi bellucci poi rumorosi invadenti inquietanti. Ad ogni istante si fea il rumor più presso. Rinunciavamo a fragole acanti, pagavamo per evitarli, mutavamo siti, risaie. Starne lontani è divenuto difficile più del lavoro. Il silenzio: ormai un optional di lusso che nessuna agenzia assicura più. Olim i nostri compagni erano principi once soltanto principesse, birignao baronesse, disegnatori di schizzi, avventurieri matti, schermidori circensi, assassini a legioni straniere. Viaggiavamo protetti da Laissezpasser Apritisesamo miniati, lettere di potenti punitori di se stessi. C’erano rare virili libertine,

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scalze suonavano snelli sitar danzavano, nel vicino oriente spesso si vestivano da uomo assumevano schiave giovanissime. Non v’era ancora notizia di mondine stiliste, le attrici avevano classe, infinite cappelliere. -Via visconte!-Madame vi son servo-. Una pena al caldo sull’oceano di bragia, (anche in seconda) rispettar l’accollata etichetta, spiantati decolleté, ventagli. Ma avevamo con noi un disegnatore ufficiale che taciturno fermava i nostri paesaggi, i tipi, gli esemplari. Di lui non facevamo cenno nelle nostre pagine. [In anum libidinosa] Ketty prestava l’apparecchio fotografico: la nuova diaboleria. Tutto (il mondo) viaggiava con noi dentro di noi si annidavano tutti i processi e modernamente perigliose tutte le sintesi s’aggrumavano. [Lavorava nel vuoto aristocratica la tisi. Eufemisti chiamavano medaglie gli sputi rossi (Non era betel ma vero sangue). Perciò nell’oceano immoto velate alcove sapean di creosoto.] Ma si poteva intimare a servi di non schiamazzare di non ubriacarsi accanto a noi bastavano cenni, ordini brevi. Passepartout era geniale s’accontentava di poco, certo il suo status (dopo l’happy end) avrebbe mutato gioco. Sherazade sinuosa era praghese, soavissima; un dì tornò indietro perché scordato avea la mia rosa aulentissima. Kalibukbuk hotel Angsoka, 9 agosto 2011

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LA T-SHIRT DI JUNO Addio leggera T-shirt a righe azzurre! Ti indossavo quando baciai Juno anguicrinita (roca avea sussurrato: chiudi la porta…) Cara maglietta più volte lavata con precarie saponette adespote a mano risciacquata in mille esotici lavabo sfilata in effimere nudità presto asciutta al tropico sole, profumata di tuberose oh, leggera dozzinale magliettina costata un dollaro on the road comoda grata godibile, piacevi alle donne, voglio e non vorrei, ancor buona ti lascio. Un po’ di me nel bungalow tu duplicata su infinite fototessere storica t-shirt che mi toglievi vent’anni. Hotel sorga

PERDUTA HA LA SUA VOCE Ormai non è più mio. Perduta ha la sua voce. L’avevo in mano, ci ho giocato per disattenzione l’ho fatto cadere. Credea di poterlo possedere, (per tale motivo ho assecondato le occulte nomadi radici di Nilpart, Pignotto. Io credea. Non era un sogno come sostengono molti buoni scrivani. -Realtà virtuali ci hanno fornito sottili interpretazioniCredevo di averne posseduto beltà panorami scendendo

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per primo da longinque montagnole su kraìne, improvvisi paesaggi sfumati incantevoli in stagione magnifici frutteti Malchiuse Porte, lussuoso decoder d’arcaiche promesse. Ho aperto scatolette sotto aranceti ragazzine stupite vellutate non mi capivano. Silenziose ridenti offrivano delizia mistero, profondità occhiute insondabili. Nulla avrebbe mai risarcito il loro annuire, il vento tra i capelli inseguiva, di là del fiume, tra le siepi, l’arcano Ur-Ritratto.

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Volto che eviti. Che mai sorridi

intravisto durante un'escursione volto a cui chiesi di scattarmi una foto e poi una seconda.

Allude a lutto la scriminatura grigia

trasandata elabori elusione affine alla mia.

Oh volto che rinvii ad altro volto

eri giĂ in me.

Ayuttiya, 27 febbraio 2011

Fine

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V.S. Gaudio

La poesia U Uang-Lü dell’Unico Asintoto

1. La formula della pelle della pisda e dell’Unico Asintoto Nella poesia di Luciano Troisio, che è fatta come operazione totale dell’avvento del soggetto nel luogo dell’Altro, ciò che resta è l’irriducibile a, che, lo sappiamo, è il segnale del reale, ed essendo sempre relazionato al desiderio, è naturalmente connesso all’angoscia. Se tirassimo subito dentro l’esagramma dell’I King, così come lo si realizza prestando il libro delle mutazioni alla poetica con gli indicatori globali di Abraham A. Moles, vedremmo

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dov’è l’Altro e capiremmo perché l’obiettivo del suo godimento sia un obiettivo fantasmatico. Che cosa maschera il fantasma di Luciano Troisio, di essere l’oggetto di un godimento dell’Altro? Che cosa maschera la posizione del suo oggetto a se non il fatto che lo stesso oggetto a voglia continuamente raggiungere la funzione di scarto? Il poeta è come Dio, non ha un’anima, per questo ogni poema comincia con un dramma, con una passione in cui qualcuno si è fatta l’anima del poeta. “Il posto dell’anima deve essere situato al livello a di residuo, di oggetto caduto”1: che, di netto, significa che qualcuno si è fatto l’oggetto a, l’oggetto caduto, del poeta? Questo qualcuno – che è il lettore virtuale – a tratti sembra che, pervaso da una bizzarra, singolare e curiosa trance, sia uscito da un passo di Juliette del Marchese de Sade e vada urlando, il tormentatore: “Ho avuto la pisda2, ho avuto la pelle della chose”. Che, come trofeo supremo, sta come $ equivalente ad a fratto S: $=a S anche quando pisda si fa avanzo o oggetto perduto in quanto pisdionca, che, a guardar bene, è ancor più caduca. Jacques Lacan, L’angoscia, segnale del reale, in: Idem, Il seminario, Libro X, L’angoscia 1962-1963, trad. it. Einaudi, Torino 2007:pag.178. 2 Cfr. “La Grande Orientatrice”, in: Luciano Troisio, Strawberry-stop, LietoColle 2010:pag.38:[In alcune lingue slave, e in rumeno,/ uno dei mille illustri lemmi significanti/ Delta Centrale, è: Pisda(alias “la Chose”),/ delizioso vezzeggiativo: Pisdionca./Fornita questa fondamentale informazione/accenneremo anche(scusandoci di citare/un aneddoto personale ma più sotto/si capirà la necessità della sottile allusione)/al nostro esperimento poetico By Logos/un gioco fatto negli anni settanta con altri perdigiorno://che opportunamente si rivelava “di parole”,/un’allusione che diveniva “depistaggio”.(…)un poeta aveva intitolato il proprio testo/sul tema del “metter fuori pista”: Depisdamento(…). In verità fu il poeta stesso che ebbe a urlare nel Depisdamento della 14/10 di By Logos(il 14 è Luciano Troisio e il 10 è Alberto Mario Moriconi, titolare del testo intitolato”Spossessamento”): “depistato da Berenice che parlava con Alice//in caso dunque di/frenata di/dissestato fondo(depistage) se/sbanda pisda ritroverò/laddove mi metteva fuori pisda?”:By Logos, a cura di Silvio Ramat, Cesare Ruffato, Luciano Trosio, Lacaita editore 1979: pagg.108-109. 1

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La caducità dell’oggetto a non è come il pene, o il significante, che non è limitato al campo del manifesto, ma essendo la soggettività focalizzata sulla caduta del fallo ci vuol poco ad accorgersi che è dalla messa fuori gioco del significante che l’angoscia eiacula? Ma il tormentatore, che è il lettore virtuale, non se n’è ancora accorto, o finge, la tira in lungo come l’asintoto3, che, come l’oggetto a, se ne sta lì come scarto e una curva gli si avvicina indefinitamente senza mai incontrarlo, e allora lui in preda al panico finalmente urlerà: “Ho avuto l’asintoto, ho avuto la pelle dell’Unico Asintoto”4. Che, come trofeo supremo, sta come $ equivalente ad U/A fratto S : $ = U/A S anche quando l’oggetto perduto in Romania tra un’operazione Mioriza5 e l’altra lo si riconosce a Saigon nel celebre angolo Phan Ngu Lao6.

2. L’irriducibile oggetto a del poeta e la Farfalla di Trat Poiché a è irriducibile, è un resto, una pisdionca e non c’è alcun modo di operare con esso, e, guarda te, non è 3 4

Cfr. l’Elogio dell’Asintoto in: Luciano Troisio, Strawberry-stop, ed.cit.:pag.47. Cfr. Sono gli atei che fanno le scoperte, in : 4:Avventure , in: Luciano Trosio, L’amore ai tempi del

Pc. Cfr. il patagonico racconto “Operazione Mioriza” contenuto in: Luciano Troisio, Quindici alibi, Cleup Padova 2011; vedi anche: http://www.lankelot.eu/letteratura/troisio-luciano-quindicialibi.html#comment-67962 5

Cfr. il «depisdamento” in Strawberry-stop: “Subito s’illuminò il suo zigomato/viso dolce poco truccato/di angelica odalisca dalle pliche degli occhi affascinanti/(qui hanno una pelle stupenda/e bianca quasi più della nostra)/sonò alto un nome:/Pham Ngu Lao, la mia opportuna strada.//(Eccomi quindi ritrovato in pisda/proprio arrischiando di andare “fuori pista”).”[La grande Orientatrice]. Vedi anche, in 7:Deleghe, “Le seghe di Malraux”, in L’amore ai tempi del Pc:”(…) che certo in questa via avrà sostato all'"Allez Boo", /nel celebre angolo Phan Ngu Lao tuttora evocante”. 6

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assimilabile alla funzione del significante, un po’ come il poeta nel celebre angolo di Saigon mi sono sentito come perduto, e allo stesso tempo ho provato a chiedere: “ E’ qui nell’angolo di Phan Ngu Lao che si colloca l’angoscia?” E poi: “Se l’angoscia è termine intermedio tra il godimento e il desiderio, una volta superata l’angoscia, il desiderio è nell’angolo di Phan Ngu Lao che è fondato sul tempo dell’angoscia?” Nella poesia di Luciano Troisio, che non è tanto fatta con lo spostamento quanto con la condensazione, più vero e più reale è l’odor di femmina, che è per questo che c’è tutto quello spostamento, perché “la donna fugge veramente quando capita che si senta veramente l’oggetto al centro di un desiderio”7 che Lacan designa come (-φ) e che fa il suo buco nel reale, tanto che lo psicanalista francese s’incazzò per la negatività in Hegel ( l’uomo fa il suo buco nel reale) e nel bel mezzo di quel seminario se ne uscì così: “(…)io dico qualcos’altro, e cioè che il buco[nella donna] comincia nel suo basso ventre, perlomeno se vogliamo risalire alla fonte di quanto costituisce in lui lo statuto del desiderio”8. Verità, per quanto fallica, che, anni dopo, trovò un’assertrice convinta in Marguerite Duras. Lo spostamento attiene al meridiano, che, se vogliamo, è lì che di giorno in giorno sorvola e fa i passaggi all’ora giusta l’oggetto a, che si dà come resto e in L’amore ai tempi del Pc può essere benissimo che passi con le gambe delle donne australiane, quando, invece, in Strawberry-stop, era la Farfalla di Trat: “Una ragazza flessuosa reca il vassoio con caffè,/succo, sausage, uova con il bacon/guarnite sul bordo di due trasparenti fettine/di cetriolo ritagliate in forma di vispa farfalla”9, che passava al meridiano del Poeta. Jacques Lacan, La donna, più vera e più reale, in: Idem, Il seminario, Libro X, ed. cit.: pag.209. Ivi:pag.199. 9 Luciano Troisio, Strawberry-stop, cit.:pag.78. 7 8

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Che, poi, Trat sia “un postaccio di confine/tra Cambogia e Thainlandia/da evitarsi accuratamente/ma accade talvolta arrivando da Est/di essere costretti a dormirci una notte per fuggire/subito l’indomani col van delle 9.30 per Bangkok”, è la conferma che il fantasma è $ in un certo rapporto di opposizione con a, $ è in linea con il desiderio, ed è circoscritto alla Umwelt dove l’oggetto a passa in quel momento al meridiano, che, per tirar giù tutta questa angoscia, ha sulla stessa linea A barrato. Insomma, il poeta è quello che non è e dove viene meno (-φ) con la vispa farfalla fatta di cetriolo10, e per la cameriera dal bel portamento (-φ) è quello che non ha, tant’è vero che “Sorridente e subito seria/ha trovato opportuno chiarirmi/che l’ideatore della farfalla era il cuoco”, che non vuol dire che anche lei non abbia visto nella farfalla l’omaggio del desiderio, il membro perduto di Osiride, che, come ci ricorda Lacan, è questo l’oggetto della ricerca e della custodia della donna11.

3. La suora svizzera buddista e la statua Kwan Yin Nel capitolo 7:Deleghe di L’amore ai tempi del Pc, quando mi sono imbattuto nella suora svizzera buddista, pur sapendo che nel testo intransitivo asimmetrico-simmetrico del Poeta una delle preposizioni più in uso fosse senza e che, perciò, Che fa un tutt’uno con la particolare irresolutezza del flâneur di cui riferisce Walter Benjamin:”Come l’attesa sembra lo stato proprio del contemplatore impassibile, così il dubbio sembra quello del flâneur. In un’elegia di Schiller si dice: “L’ala incerta della farfalla”. Ciò indica quella stessa interdipendenza di slancio e sentimento di dubbio che è così caratteristica nell’ebbrezza dell’hashish”(W.B., Il Flâneur, in: Idem, Parigi, Capitale del XIX secolo, trad. it. Einaudi, Torino 1983: pag.555). In un’elegia di Troisio si dice: “La farfalla di Trat”. Ciò indica quella interdipendenza di pregnanza e ambiguità che nella situazione di un frettoloso mediocre american BF intessono il dubbio sulla farfalla così caratteristica dell’ebbrezza di “due trasparenti fettine di cetriolo ritagliate a forma di vispa farfalla”(L.T., La farfalla di Trat, in: Idem, Strawberry-stop, ed. cit.:pag.78). 11 Cfr. Jacques Lacan, Una faccenda da maschi, in: Idem, Sem. cit.:pag.217. 10

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fosse in linea con l’uso della ragione corrente nello Zen, non nego di avervi cercato l’oggetto a, che sopravvive alla prova della divisione del campo dell’Altro attuata dalla presenza del soggetto, e che nell’esperienza buddista presuppone un riferimento o un collegamento con la funzione dello specchio. Insomma, avrei voluto vedere una suora svizzera buddista come Kwan Yin o Kwan Ze Yin che è una divinità femminile, colei che considera, che va, che si accorda: narra Jacques Lacan che “In Giappone quelle stesse parole si leggono Kwan non o Kwan se non, a seconda che vi si inserisca o no il carattere del mondo”12. Avrei voluto –come lettore virtuale o tormentatore- una suora svizzera buddista che, come una statua buddista, avesse gli occhi né chiusi né mezzi chiusi, anzi di più l’avrei voluta senza questa fessura orizzontale, come la statua Kwan Yin senza la fessura degli occhi, “scomparsa nel corso dei secoli a causa del massaggio che le monache del convento, di cui la statua è il tesoro più prezioso, vi praticano più o meno quotidianamente, quando pensano di asciugare le lacrime di questa figura del ricorso divino per eccellenza”13: del resto l’avrei voluta come l’intera statua, che “è trattata dalle mani delle religiose allo stesso modo del bordo degli occhi. La sua levigatezza è qualcosa di incredibile e la fotografia può darvene solo un pallido riflesso, un riflesso di quello che è, su di essa, l’irraggiamento inverso di qualcosa che dobbiamo riconoscere come un lungo desiderio diretto nel corso dei secoli da quelle recluse su questa divinità dal sesso psicologicamente indefinibile”14, che se non fosse arrivata prima al meridiano del poeta, avremmo potuto pensare alla S (tra soggettività e santità) incarnata in una forma femminile della divinità se non la riapparizione stessa della Shakti Jacques Lacan, Le palpebre di Buddha, in: Idem, Sem. cit.:pag.245. Ivi:pag.247. 14 Ibidem. 12 13

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indiana, principio femminile del mondo, anima del mondo e anche del poeta: Fino all’anno scorso stava spesso in bikini aveva la testa rasata cosce possenti düreriane erotica preda probabile in ambito teutonico da flagellazione sado-maso.

4. L’esagramma U Uang dello stile di Luciano Troisio L’esagramma dello stile base di Luciano Troisio, ricavato con il metodo in cui l’I King viene prestato alla poesia, con l’ausilio degli indicatori globali di Moles15, viene a formarsi così: al 6° posto, l’intelligibilità alta dà una linea intera:  al 5° posto, la complessità piuttosto contenuta dà un’altra linea intera:  al 4° posto, l’ambiguità abbastanza alta dà ancora un’altra linea intera:  Tanto che il trigramma superiore è Ch’en, il Cielo. Al 3° posto, la pregnanza dai contorni non elevati produce una linea spezzata:  al 2° posto, la carica connotativa buona è per un’altra linea spezzata:  Il metodo è stato descritto in altri studi: vedi, ad esempio: V.S. Gaudio, Cesare Ruffato: la semantica gergale e razionale dell’idioletto corporeo, I quaderni di Hebenon, Torino 1999; Idem, La poesia Wu Wang.La poesia della semplice integrità e il ludus della vertigine, in “Zeta” n66, Campanotto Editore, Udine gennaio 2003; Idem, Amelia’s Spring. La Stimmung con Amelia Rosselli, in “Zeta” n.82, Campanotto Editore, Udine dicembre 2007. 15

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al 1° posto, il codice un po’ elaborato dà una linea intera:  [ 25.U Uang.L’innocenza;l’inaspettato]. Tanto che il trigramma inferiore è Chên. Il Tuono. Il Cielo sopra, il Tuono sotto: l’esagramma è il numero 25.U Uang, l’innocenza, l’inaspettato16. L’immagine è sotto il cielo passa il tuono, il cammino incerto. Tra cielo e rosso carico, tuono e drago, l’espansione, e una grande strada, c’è la volatilizzazione del nome, del significante, una sterminazione del termine, in questa dispersione senza ritorno, U Uang, lo stile U Uang è sulla via dell’asintoto, che, per quanto infinitamente curvi il significato sulla retta del significante, alla fine non resta né risulta nulla infinitamente. Il resto, che è sempre l’oggetto a, quantunque di esso non si abbiano che proiezioni continue di quel che rimane, scarto dello scarto, resto del resto, è pur sempre il valore. Resta da vedere se, nella mutazione che dapprima si fa stagnazione nell’esagramma n.12, dove il grande se ne va e il piccolo se ne viene, e il cielo è sopra la terra, sol perché è mtata la linea all’inizio del codice che si è fatto più ristretto, ed è allora che sollevando fàlarica viene via la zolla erbosa, che potrebbe essere la parola-tema, quell’anatema17 che Del resto, l’esagramma base di Luciano Troisio è già stato annunciato e diffuso in: ZanzeredicaZanzeretica , in memoria di Andrea Zanzotto, in rete ne “Il Cobold”: http://www.ilcobold.it/events/zanzeredica-zanzeretica : vedi il paragrafo: 4.L’esagramma dello stile dei poeti che in By Logos hanno riscritto Dolcezza.Carezza di Andrea Zanzotto. 16

Un po’ come i Falsi etimi di cui a Papera Omnia:il resto di Pullus in fabula, che è Pul, è assimilabile alla Pisdionka , alla Pisdula, ma anche alla Pulticula, alla Puls di polentina, quant’anche il (-φ) fa il suo buco nel reale e stermina il nome con Lib(che balza e liba nel sempre, non può essere altrimenti e che è quello che s’attacca di più al meridiano con l’oggetto a in questa raccolta), con M[]RD, che forse s’incolla più della Farfalla di Trat, fino a MAC della Machina-macina, che è, forse, l’archetipo sostantivo più funzionale al movimento condensato e che con la Shammakanà siracusana di Nat Scammacca addirittura doppia lo Shummulo di chi scrive, oh ellenica gente meccanica che macina e mangia l’oggetto a!...Lo Shummulo ha nel suo farsi lo Shummuluaka, che è l’ammirativo presente alla 3^ persona singolare del neoverbo “shummuloj” coniato da V.S. Gaudio con la doppia valenza del fare in modo assoluto la mula o la mola: “ecco che fa la grande mula(=mulazza) vs la grande mola(= molazza)”: cfr. note 26 e 45 in V.S. 17

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corre sotto il testo di cui alla seconda legge di Saussure e di cui dice Baudrillard: il nome-tema si diffrange attraverso il testo che è piuttosto un’esplosione, uno smembramento in cui questo nome è annientato. Che , essendo il poeta senza anima come Dio, e sapendo che Dio gode del numero pari, non si può non vedere come la pulsione cumulativa del poeta stermini mediante il ciclo del raddoppiamento il nome-tema o l’equivalente del nome che si fa carne dell’oggetto a di cui, pur avendo restituito il linguaggio al godimento, finalmente non resta né risulta nulla. Lo stile dell’esagramma U Uang, vai a vedere, alla fin fine, non è che lo stile dell’Unico Asintoto; fin tanto che, come vedremo, il poeta, anziché darlo come resto zero, lo muterà nello stile del viandante, che all’ambivalenza del significante sostituisce la pregnanza e la complessità del significato. I sintémi eroici o diairetici che sono un po’ gli archetipi sostantivi del nome-tema e vanno dal sole alle corazze, all’occhio del padre, all’aria, la luce, nell’ambito di una struttura geometrica, non si può dire che abbiano a che fare con l’oggetto chiamato voce, sono nello spazio, che non è un’idea, e ha un certo rapporto con l’occhio, piuttosto che con l’orecchio, lo spazio è aperto a questo corpo. Lo spazio18, la mia presenza nell’Altro, è come la mia immagine, è senza resto. “Non posso vedere quello che io lì perdo”. Zero di a. E’ per questa via che il desiderio visivo maschera, talvolta, l’angoscia di ciò che manca essenzialmente al Gaudio, Shummulon vs Shumullar.La Stimmung-shqip con Samuel Beckett, “Rockaby”, in “Il Cobold”: > http://www.ilcobold.it/piazza3/casa-dello-scriba/shummulon-vs-shumullar . 18 “La ‘dozzinalizzazione dello spazio’ è l’esperienza basilare del flâneur.(…)Grazie a tale fenomeno tutto ciò che è potenzialmente accaduto solo in questo spazio viene simultaneamente percepito. Lo spazio ammicca al flâneur: cosa sarà mai accaduto in me? Bisognerà ancora spiegare come questo fenomeno sia connesso ad una dozzinalizzazione”: Walter Benjamin, Il Flâneur, in: Idem, ed. cit.: pag. 546.

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desiderio. L’oggetto a è ciò che manca, lo si perde e non è speculare, è inafferrabile nell’immagine.

5. La falsa preposizione situativa di Viggo Brøndal e il ritmo intransitivo del poeta viandante: lo stile Lü Senza è una falsa preposizione19, ma, pur essendo intransitiva nell’alternanza asimmetrico-simmetrica, è in realtà un situativo, ancorché derivi dal latino absentia. Tra senza e verso , la complessità della frase è , nella poesia di Luciano Troisio, in qualche modo mutata: le variazioni sintattiche e gli usi avverbiali finiscono con l’alleggerire il peso, questa sorta di grado estremo di leggerezza che, specialmente con L’amore ai tempi del Pc, sembra che dia alla frase un grado più elevato di complessità. L’oggetto non descritto o soggettivo(D) che si pone in rapporto(r) descrittivo(d) con un oggetto reale o oggettivo(R) pare che in questa raccolta abbia mutato l’operazione sintattica cosicché la densità, e di conseguenza la coerenza, abbiano un rapporto più o meno stretto contribuendo così a mutare quello che, nell’esagramma stilistico, abbiamo designato come codice più ristretto che elaborato. L’uso maggiore e più intensivo di elementi situativi 20 ha fatto sì che anche la pregnanza crescesse e da minima fosse alquanto media se non massima, tanto che l’esagramma di base dello stile di Luciano Troisio, che è il 25.U Uang e che ha una mutazione iniziale di codice per farsi esagramma Cfr. Viggo Brøndal, Teoria delle preposizioni, trad. it. Silva editore, Milano 1967. Nella tagcloud di Wordle [http://www.wordle.net/show/wrdl/4428924/l%27amore_ai_tempi_del_pc ] di L’amore ai tempi del Pc, il significante più visibile, oltre ai situativi senza, verso, quasi,quando, è sempre, che, in sanscrito, ha sempre una radice che può essere 1)”sarva”,che ha a che fare con l’ “intero” e il “tutto” e perciò serve anche come suffisso per dare un nome a Shiva; 2)”sada”, che si connette al “sedersi” ma anche all’ “assediare” di “sad”, e per certi versi contiene l’archetipo sostantivo del “ristagno”, l’esagramma n.12, facendosi per questo, come “sad”, verbo di “affondare”; 3)”nityam”, che, connesso alla radice di “nitya”, è “innato”, “eterno”, ma anche “ordinario” e “necessario”. 19 20

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numero 12.Pi, la stagnazione, con questa ultima opera, avendo attuato anche una mutazione al 3° posto, la linea della pregnanza, si fa esagramma n.56.Lu, che, non ci crederete, è lo straniero in viaggio, il viandante: sopra è Li, l’avvolgente, il Fuoco; sotto è Kên, il Monte: il monte sta quieto, il fuoco divampa e non dimora. Per questo non rimangono insieme, separarsi è la sorta del viandante:     Li      Kên  [ 56.Lu.Il viandante ]. Ora, se voi confrontate questo esagramma dello stile inerente a L’amore ai tempi del Pc con l’esagramma base dello stile di Luciano Troisio, che è il n.25, noterete che la complessità, che è la linea al 5° posto, è sensibilmente mutata, ora abbatte un fagiano che il poeta colpisce alla prima frecciata; ed è mutata la pregnanza, che, nell’esagramma base, è la mucca che il viandante prende quando capita e che ora è la locanda dov’è il viandante che prende fuoco; e ancora il cammino innocente del nove all’inizio con il codice più elaborato che ristretto si è trasformato nel viandante che bada di più al sintagma o alla funzione periferica e circostanziale di una situazione. Si può aggiungere che prima il poeta pare che rendesse conto di resti o oggetti perduti in viaggi da Nord-Est a Sud e qui, invece, da Est, che è Li, sembra che viaggi verso Nord-Ovest, che è Kên. Dalla “casa del Mite”: l’innocenza coglieva spesso l’irreversibilità dell’inaspettato; perché il mite è il legno, il vento, il bianco, il lungo, avanza e si ritira, è indeciso, alla “casa del Risaltante”: il viandante con armature ed elmi, di

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qua ha il fuoco, di là il sole, è il fulmine ma anche la conchiglia, la testuggine, e va per vie secondarie, ha nuove porte e aperture, desidera frutti e osserva il volo degli uccelli dal becco nero. Il ritmo intransitivo asimmetrico-simmetrico è quello imposto dalla falsa preposizione, senza, verso, sotto, nel, come gli eunuchi che sorvegliano le porte e l’oggetto a sembra che non si avvolga con l’elasticità dovuta al meridiano dell’asintoto; i guardiani che sorvegliano le strade21, tutti e due fronteggiano il paradigma e fanno la guardia al sintagma, anche il cane fa la guardia e gli uccelli dal becco nero tengono fermo non solo l’oggetto a ma anche il membro perduto di Osiride, ecco che a un certo punto ci si avvede che il poeta è come Dio: ha bucato il reale, l’anima con tutto questo fuoco sembra inizialmente che sia solida ma dentro è cava, e come gli alberi cavi che incominciano a seccarsi dall’alto ha ancora tempo per sentirsi teneramente secca.

6. L’oggetto a e il mondo noioso e ripetitivo, se ne fotte di te; l’Asintoto verso l’imbuto, il vero segreto L’oggetto a di Troisio, alla luce stessa di tutto ciò che è stato intrapreso per sterminarlo, si illumina nell’indistruttibilità dell’Altro, quindi la fatalità indistruttibile dell’Alterità: l’ avvistamento , che raddoppia ancora le australiane di lunga coscia e l’irredentismo dell’oggetto, dell’Altro, che è sempre più inintelligibile, perché la metafora è spossata, altro che parola innamorata e connaturali prossenetismi dello sfregamento della polvere22. Una volta circoscritta la Terra come sfera, come spazio finito, il resto è la fatalità del turismo circolare che si esaurisce “La strada conduce il flâneur in un tempo scomparso. Per lui ogni strada è scoscesa. E scende se non fino alle Madri, tuttavia in un passato, che può tanto più ammaliare in quanto non è il passato suo proprio, privato. Eppure esso resta sempre il tempo di un’infanzia. Perché, però, quella della sua vita vissuta?”:Walter Benjamin, Il Flâneur, in: Idem, ed. cit.: pag.543. 22 Cfr. “Il bordello della parola” in 3:Calembours. 21

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nell’assorbimento di tutte le differenze, nell’esotismo più triviale. L’incomprensibilità eterna del poeta, che, per questo, è senza anima, come Dio, è speculare all’irriducibile estraneità delle culture, dei costumi, dei volti, dei linguaggi, specialmente quando è del tutto ovvio che la fatalità entropica del livellamento di tutte le culture è stata definitivamente rintracciata, l’impossibilità del viaggio è dentro lo stile intransitivo asimmetrico-simmetrico con movimento accentato tra i due situativi senza e verso, in mezzo c’è sempre, che è l’alterità radicale, al contempo introvabile e irriducibile, del poeta stesso. La cosa peggiore è la comprensione, il mondo se ne fotte di te, nel viaggio il viandante,che, prima, era innocente, è ora in una deterritorializzazione lenta, e ce ne accorgiamo per come si prende cura da parte del viaggio stesso, dunque da parte dell’assenza. Il mondo è noioso, al proprio desiderio e alla scoperta si sostituisce la tentazione dell’esilio nel desiderio dell’altro23. Il mondo è ripetitivo, è un errore, non è inglese; drone, pallone, suggestione? Il mondo è l’avvistamento: nel vicolo passano coppiette con lei detersa, ragazze, australiane commesse di lunga coscia che hanno un segreto, non sanno come vivono, ed è questa selvatichezza che il poeta capta se è un buon poeta. L’avvistamento24 è questo bagliore di impotenza e di stupefazione che il poeta viola, sorprende, svela, e che funziona come l’asintoto verso l’imbuto25, e di là c’è il terrore, di qua qualcosa che non si riflette, che è selvaggiamente “La massa in Baudelaire. Si distende come un velo dinanzi al flâneur: è l’ultima droga del solitario.-Cancella, poi, ogni traccia del singolo: è l’ultimo asilo di chi è messo al bando”: Walter Benjamin, Il Flâneur, in: Idem, ed. cit.: pag. 579. 24 Non a caso “L’avvistamento”, che è nel capitolo 9:Generico, appare due volte a pagina96 e a pagina 97 nel dattiloscritto provvisorio di L’amore ai tempi del Pc e, per fare quadrare la conta nella simulazione con le carte da gioco, è stata considerata due volte, per due carte distinte. 25 Cfr. 02:Sogno dell’ispezione a Petalo di Fiore, in: L’amore ai tempi del Pc. 23

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estraneo a se stesso, come la Farfalla di Tran e le gambe delle donne australiane così sciatte e così dentro il drone, il “pallone di maggio”. Il mondo sta lì da sempre, con la complessità variabile del peso o dell’enfasi della densità o la coerenza della pregnanza o posizione che sia, nel rapporto D-r-d-R di Viggo Brøndal26: se una cosa(fosse pur’anche la “chose”) vuole essere fotografata si parte da un oggetto non descritto o soggettivo (D), che è il poeta, che si pone in rapporto(r) descrittivo(d) con un oggetto reale o oggettivo(R), la ragazza di Tran o le australiane commesse di lunga coscia che passano nel vicolo a Kuta. La distanza fra questi elementi, come dice Brøndal, può essere di tre gradi: a)massima tra D e R b) media tra gli elementi centrali e periferici soggettivi e oggettivi, Dd e rR c) massima tra Dr e rd e tra rd e rR: R quando si patagonica nell’occhio del poeta ha questa qualità, quella di un universo da cui il soggetto si è ritirato. E’ così che ogni poesia del viandante è come l’immagine fotografica che è quella di un mondo frattale di cui non si dà equazione né sommatoria in nessun luogo. Il mondo è noioso, è ripetitivo, se ne fotte di te, è inconoscibile, è non trasferibile, visto da una prospettiva d’insieme, dal lato del senso; visto nel dettaglio, e colto di sorpresa dal viandante dell’asintoto, è sempre di un’evidenza perfetta, ammesso che esista, seguendone la linea spezzata, le sue linee di frattura, la forma segreta dell’Altro, specialmente quando è il mondo che viene al Poeta: 26

Vedi, in particolare, il paragrafo 51.Complessità variabile delle funzioni della frase, da pag.122 a

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Il vero segreto non solo “non è scritto” ma non viene mai rivelato sparisce con noi dopo averci macerato. Così si perdettero tesori, scoperte auree tecniche ascose, rotte diritte (che invece procedevano a spirali di Fibonacci). Quanto ponzare stesi oziare scrutando il mare ombreggiati al vento privo di senso! Non c’è mezzo di andare via.27

7. La simulazione delle fluttuazioni statistiche e la poesia-zero dell’ Amore ai tempi del Pc; un minitest per il lettore virtuale Il poeta stesso ha chiesto al critico interpellato una selezione delle 10 poesie migliori e delle 10 poesie peggiori. Ora, a fronte di quanto scritto e in virtù di quanto Walter Benjamin dice, nel campo del flâneur, per la traccia e l’aura, abbiamo voluto considerare le prime dieci poesie come dotate di aura e le altre di traccia: “l’aura è l’apparizione di una lontananza, per quanto possa essere vicino ciò che essa suscita”; “la traccia è l’apparizione di una vicinanza, per quanto possa essere lontano ciò che essa ha lasciato dietro di sé”28. L’effetto delle fluttuazioni statistiche delle frequenze geniche, come ce lo spiega Cavalli Sforza in genetica29, ci ha indotti a semplificare al massimo la situazione che ci interessa « Il segreto » è l’ultima del capitolo 4 :Avventure. Walter, Benjamin, Il Flâneur, in: Idem, ed. cit.: pag.559. 29 Cfr. Luigi Luca Cavalli-Sforza, Geni, Popoli e Lingue, trad. it. Adelphi edizioni, Milano 1996: in particolare, vedi nota 5 capitolo 2. 27 28

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imitare, quella di una raccolta di poesie in cui esiste un gene, poniamo il CAP(che sono tre indicatori globali di Moles: complessità, ambiguità, pregnanza) a una frequenza iniziale, ad esempio del 50%, e vogliamo vedere come questa frequenza può cambiare nel corso delle letture, estrazioni, temporali. Abbiamo preso la raccolta e abbiamo connesso ogni poesia a una carta da gioco anglofrancese; abbiamo dovuto usare due mazzi: al mazzo blu sono state connesse le prime 52 poesie; al rosso le altre 52. Con la progressione dei semi: Fiori, Quadri, Cuori, Picche. Blu: Fiori Da 1 a 13 J11;Q12;K13 Quadri Da 14 a 26 J24;Q25;K26 Cuori Da 27 a 39 J37;Q38;K39 Picche Da 40 a 52 J50;Q51;K52 Rosso: Fiori Quadri Cuori Picche

Da Da Da Da

53 66 79 92

a a a a

65 78 91 104

J63;Q64;K65 J76;Q77;K78 J89;Q90;K91 J02;Q03;K04

Abbiamo estratto da questi due mazzi le prime dieci carte che sono state considerate le poesie “migliori”; poi, abbiamo rimesso le stesse nei mazzi e fatto altre dieci estrazioni, le cui carte sono state considerate le poesie “peggiori”. Poi, abbiamo preso queste 20 poesie e costituito un mazzo di 20 carte: le “migliori” costituivano il 50% con il gene CAP+[Complessità;Ambiguità;Pregnanza] e le “peggiori” l’altro 50% con il gene CIP-[Complessità;Intelligibilità;Pregnanza]; in questo modo la nostra raccolta di poesie del viandante ha esattamente il 50% col gene CAP positivo e il 50% col genere CIP negativo.

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CAP+: le “migliori”? 5 cuori blu 31 7 fiori rosso 59 K fiori rosso 65 Q cuori blu 38 9 fiori blu 9 2 cuori rosso 80 9 cuori blu 35 1 picche rosso 92 9 quadri rosso 74 2 cuori blu 28 CIP-: le “peggiori”? 1 quadri blu 14 K cuori blu 39 2 picche blu 41 3 cuori rosso 81 6 quadri blu 19 Q picche blu 51 6 fiori blu 6 8 picche rosso 99 6 picche blu 45 6 cuori rosso 84 Volendo imitare un processo di riproduzione, abbiamo mescolato le 20 carte e ne abbiamo estratte 10 con la sequenza qui data, cosicché si possa considerare, volendo, la prima carta-poesia il progenitore di generazioni che, fin quando approderanno all’omogeneità dello 0% o del 100%, allorché il processo si ferma e la deriva genetica ci ha dato la

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poesia dell’omogeneità raggiunta, potranno essere interpretate e vissute nella scala temporale di progressione. Ogni volta che si estrae una carta, la stessa va rimessa nel mazzo, che viene rimescolato prima di procedere all’estrazione successiva. La nostra operazione(avvenuta il 12-11-11) ha prodotto 6 CAP+ e 4 CIP-. 38: la 3 di “Si pretendono Short Times” Cap + 35: ”La luce entra all’alba” Cap+ 9: ”La partenza del crucciato” Cap+ 81: ”Emigranti rumorosi” Cip92: ”L’Europa non è l’Asia” Cap+ 39: ”Comunicare” Cip28: ”Nulla è mai avvenuto” Cap+ 14: la 1 di ”Il bordello della parola” Cip84: “Amnesia” Cip80: ”Anelate alla terra” Cap+ A questo punto, usiamo il mazzo di 10 carte ed estraiamo 5 carte[:3 carte Cap+: 38, 92,28; 2 carte Cip-: 81, 14] ; da questo mazzo, ne estraiamo 3[:2 carte-poesia Cap+:92 e 28; 1 carta-poesia Cip-: 14] e, infine, per raggiungere l’omogeneità, tiriamo fuori una carta[è una carta CAP+:la 28, “Nulla è mai avvenuto”]: è la poesia-zero, dove è in atto un processo di sterminazione del valore: in opposizione al discorso linguistico, che è un processo di accumulazione, di produzione e distribuzione del linguaggio come razione, il poetico è irriducibile al mondo di significazione, è l’insurrezione del linguaggio contro le sue stesse leggi30. E’ la poesia del poema in cui non resta nulla, tutto il materiale fonico messo in gioco è consumato e l’evidenza è che il godimento quando avviene non lascia residui né resti, non vi è traccia, c’è l’aura. Cfr. Jean Baudrillard, Il poetico come terminazione del valore, in: Idem, Lo scambio simbolico e la morte, trad. it. Feltrinelli 1990: pagg.208 e segg. 30

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La poesia-zero può essere una CAP+ o una CIP-. Chi raggiunge l’omogeneità con una poesia CAP+ di L’amore ai tempi del Pc è un lettore virtuale complesso, ambiguo e pregnante e ottiene il trigramma Tui:   ;  ;  che è quello del gaudio, la serenità seducente, che, quando è il sei sopra, è come se la complessità fosse resa intelligibile, ed è così che seduce alla letizia perché proviene dal fatto che non è luminosa: così l’aura fa apparire la lontananza suscitandola vicino affinché la cosa – la chose? – si impadronisca su di noi; e se è poeta anche lui ha uno stile con un certo peso ritmico tra preposizioni intransitive o asimmetriche e la frase, un’articolata densità semantica in cui il rapporto (r) descrittivo(d) con un oggetto reale(R) è quantomeno patagonico se non patafisica(preposizioni periferiche, circostanziali con funzioni suppletive) e una posizione preposizionale a massima pregnanza(di solito il predicato o l’attributo preposizione sono membri finali del verso). Nel poetico, il linguaggio ritorna su se stesso per abolirsi. Non è “centrato” su se stesso, si decentra da se stesso. “Il poetico – chiosa Baudrillard – è la perdita di questa chiusura speculare del linguaggio e del messaggio”31: la poeticità non consiste nell’aggiungere al sintagma ornamenti retorici: essa rivaluta, audace e ambigua, tutto il discorso e tutte le sue componenti. Chi raggiunge l’omogeneità con una poesia CIP- di L’amore ai tempi del Pc è un lettore virtuale poco complesso e pregnante e anche poco intelligibile e ottiene il trigramma K’an:   ;  ;   che è quello dell’abissale, e se è un poeta anche lui ha uno stile in cui l’abisso non è ancora colmo, il peso è leggero e c’è questo avanti e indietro, abisso sopra abisso, come se fosse sorvolato da un acrobata inconsistente e gracile, la densità è legata con corde e gomene, il rapporto tra oggetto reale(R) e oggetto soggettivo(D) sembra che sia racchiuso tra 31

Jean Baudrillard, Lo scambio simbolico e la morte, trad.it.cit.: pag.231.

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mura recinte da spine; la pregnanza minima afferisce sempre al privilegiato step-style Dd, l’oggetto soggettivo descrittivo, che è come il 6 all’inizio di Kkan, nell’abisso si finisce in una buca, la ripetizione dell’abissale come il turismo circolare di massa, sei lontano dal patagonico di Baudrillard. Per quanto possa esserci la traccia come apparizione di una vicinanza, una brocca di vino e una ciotola di riso come frontiera tra solido e tenero, il viandante, o lo step-style del viandante, allontana il significante che la traccia ha lasciato dietro di sé.

8. La poesia-zero: Nulla è mai avvenuto NULLA E’ MAI AVVENUTO Mai avvenute le cose più importanti non sono mai avvenute i documenti si sfarinano le prove sono scarse contraddittorie perché gli interessi sono in conflitto una riflessione silenziosa disinteressata (e soprattutto equilibrata a detta del soggetto riflettente, a memoria d’uomo…) porta inevitabilmente sempre alle stesse conclusioni. Si calcola che un asteroide centrerà la Terra. È costosissimo esaminare aminoacidi fossili. Il sole si è avvicinato, è ruotato tanto che i fiumi si sono seccati. Migliaia di persone erano presenti?

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Mai avvenuto.32 Che è davvero la poesia-tema in luogo del nometema che si diffrange attraverso il testo. Restituito il nulla al linguaggio e il linguaggio al godimento, anche alla serenità con cui l’aura avvolge il lettore virtuale, non resta nulla che per la sua reversibilità e disseminazione con il peso, la complessità e la posizione del poeta nel mondo abbia sterminato il termine, e tutto è nell’assolutezza anonima del gaudio, il trigramma del Lago, Tui, alla cui seduzione soccombe anche la doppia vita dell’altro, che, per quanto il poeta non l’abbia incontrato, esiste perché lui l’ha segretamente seguito, proprio perché non lo conosce, perché non vuole conoscerlo né farsi riconoscere. Esiste l’altro, o quell’altro, quest’altro, perché il poetico esercita su di lui un diritto fatale di inseguimento, che è la sola maniera di non incontrare qualcuno, fosse pure quel qualcuno che ha avuto la pelle della chose, tanto che $=a S è appunto per il poeta: $=U/A S che è l’Unico Asintoto reso al qualcuno che è l’altro, il pedinamento stesso, la doppia vita dell’altro. Che, se vai a vedere, ha qualcosa dello schema della traccia cancellata: il poetico rivela senza dubbio il soggetto,ma cancellandone la traccia, nell’intervallo in cui il soggetto appare con la nascita del significante, ma è barrato, nonsaputo33, in verità è mai avvenuto, una ragnatela frattale funziona come se fosse successo sempre Anche « Nulla è mai avvenuto » è compresa in 4 :Avventure. In questo intervallo il flâneur può essere tranquillamente scambiato per badaud: “Le simple flâneur…est toujours en pleine possession de son individualité(…):Le badaud, sous l’influence du 32 33

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9. L’oggetto flottante magico, l’anamorfosi di Dürer (…) Fino all’anno scorso stava spesso in bikini aveva la tesa rapata cosce possenti düreriane erotica preda probabile in ambito teutonico da flagellazione sado-maso(…) La Suora svizzera buddista34 , per quanto possa essere lamaista del Grande Veicolo, a vederla con le cosce possenti düreriane è come se fosse guardata dalla sportello di Dürer nell’istante in cui la prospettiva geometrale non è stabile o ferma, e perciò è l’istante che diviene immobile facendosi essenza del fantasma fallico: “presa” così la suora svizzera che, d’improvviso da quell’angolo di passaggio in un attimo, è lì che ti guarda come se fosse in stato di riposo, o intrinseco, diciamo che è lì nella sua intrinsecità, non ha ancora la forma che potrebbe avere per così dire sviluppata, ed è allora che girandoci o con la visione periferica nell’andarcene con il poeta, cogliamo sotto questa forma, che cosa? L’ oggetto flottante magico. Che, tra l’essere e l’apparire, è essenzialmente altrove. Ma si rifrange, si diffonde, inonda, riempie, trabocca anche. Apparire inatteso quasi flottante nel suo stato mesomorfico e che perciò non ha la delicatezza spectacle, devient un être impersonnel ; ce n’est plus un homme : il est public, il est foule » : Walter Benjamin, Il Flâneur, in : Idem, ed.cit. : pag.559 . 34 E’ compresa nel capitolo 7:Deleghe, dopo “Le seghe di Malraux”.

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dell’ectomorfo, e allora è pesante come l’essenzialità del desiderio, che più che farsi momento della metafora, dono, regalo al posto del fallo, ed essendo dell’anno scorso dovrebbe ratificare il riflesso del desiderio, si fa invece attimo della sineddoche tanto che domanda lo sguardo: Tu non mi guardi mai là da dove ti vedo35. Nella geometria del contesto nella prossemica morale che lo definisce, la suora svizzera buddista invita colui a cui il quadro è presentato a deporre là il suo sguardo: Vuoi vedermi da dove di guardo? Ebbene, guarda, questo! L’oggetto flottante magico, è questo, da dove ti guardo, ed è questo il luogo del desiderio che è colto al laccio, ed è là da dove ti vede, l’oggetto flottante magico irradia il fantasma fallico ed è là da dove vede il desiderio che guarda e che per essere così sfavillante, essendo pieno del fantasma fallico, trabocca, sta traboccando, stava traboccando l’anno scorso. La “prossemica anamorfica”, o prossemica della macchia, che c’è spesso nelle divagazioni di Luciano Troisio, contiene due campi di forza, quello dell’identità di percezione dell’oggetto descritto e quello dell’identità di pensiero del soggetto descrittivo che sente l’identità di percezione in rapporto all’Altro. E’ matematicamente certo che l’anamorfismo dell’ oggetto flottante magico è corrispondente a uno stato amorfo del proprio bioritmo, cioè le cosce Jacques Lacan, La linea e la luce, in: Idem, Il seminario. Libro XI, trad. it. Einaudi Torino 1979: pag.104. 35

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possenti düreriane così colte sono colte nel giorno critico della suora svizzera buddista, il giorno critico del ciclo fisico, emotivo o primario: è allora che l’oggetto a del poeta passa al meridiano del poeta per prendergli al laccio la libido. Anche se è impossibile darne l’esattezza contestuale, in quanto nell’istante H, nel Mu buddista, nel satori Zen, l’avventura accade più al linguaggio( e alla “mano lingua audace che dice quando tace che risale con malizie imperterrita in blandizie”36) che al soggetto. La scrittura alla prima delle cosce düreriane o di un altro oggetto flottante magico, in cui il gaudio in qualche modo ti ha toccato, è che la fermezza della traccia, quando si allontana per farsi aura, sta facendo in modo che l’oggetto a disseminato si farà ancora fare specialmente se la risoluzione dell’immagine non è mai stata fatta.

Cfr. Luciano Troisio, La mano audace, in: Idem, Papera Omnia, Panda edizioni, Padova 2010: pag.11. 36

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Indice Luciano Troisio | L’amore al tempo del PC. Diario poetico  3 1: SOGNO 4 2: MONDO14 3: CALEMBOURS20 4: AVVENTURE30 5: COSMOPRISMI44 6: GELATERIE62 7: DELEGHE66 8: FIORI81 9: GENERICO87

V.S.Gaudio | La poesia U Uang-Lü dell’Unico Asintoto 118

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Luciano Troisio

L’AMORE AL TEMPO DEL PC postfazione di V.S. Gaudio ▌

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