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VETRINA COMBUSTIONE: ENERGIA E BIOMASSA DAL LEGNO LA VOCE DI AIEL

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INDIRIZZI UTILI

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LA VOCE DI AIEL _www.aielenergia.it Abbiamo incontrato la direttrice di AIEL Annalisa Paniz su teams lo scorso 14 aprile: è stata l’occasione per analizzare approfonditamente le straordinarie possibilità offerte dal corretto utilizzo delle biomasse, per fare giustizia di alcuni pregiudizi e luoghi comuni purtroppo duri a morire e soprattutto per conoscere le direttrici principali lungo cui si muove l’Associazione da 20 anni a questa parte. Ci sono delle prese di posizione che sono un po’ critiche nei confronti dell’utilizzo delle biomasse – esordisce Pietro Ferrari –. Possiamo dire qualcosa su questi atteggiamenti? «Nel nostro ruolo di Associazione cerchiamo di fare informazione riguardo i pregi del nostro settore – afferma Annalisa Paniz – senza rispondere a prese di posizione spesso carenti dei necessari approfondimenti e competenze specifiche. Le nostre posizioni puntano da sempre a un corretto utilizzo delle bioenergie nel rispetto della qualità dell’aria e di un utilizzo adeguato e sostenibile delle foreste. Purtroppo, certi articoli giornalistici sono più interessati alla polemica fine a sé stessa che non a sviluppare argomentazioni convincenti. La nostra proposta è molto chiara e mira a conciliare energia, ambiente, corretta gestione delle risorse forestali nelle filiere di prossimità, senza contrapposizioni con altre fonti energetiche ed esplicitando sempre i principi che guidano la nostra Associazione e il settore che rappresentiamo: correttezza, integrità e concretezza». Condivido pienamente questa impostazione, in questo come in altri settori non ha alcun senso dar seguito a polemiche fini a sé stesse – interviene Sonia Maritan rivolgendosi alla direttrice di AIEL –: la superficialità non paga mai, è invece importante fare cultura e approfondimento come fa AIEL nel suo specifico campo d’azione! A questo proposito, mi sembra importante approfondire il tema che è stato oggetto di una sintetica ma pregnante missiva alla Presidenza del Consiglio dei Ministri sul tema dell’utilizzo delle biomasse legnose. Il tema focale è lo sviluppo locale e la transizione energetica, ma in-

IL CIRCOLO VIRTUOSO DELLE BIOMASSE

AIEL PROMUOVE CON COERENZA E VISIONE DEL FUTURO IL TEMA DELLA COMBUSTIONE DELLE BIOMASSE LEGNOSE. MOLTISSIME LE INIZIATIVE DELL’ASSOCIAZIONE PER FARE INFORMAZIONE, INCENTIVARE LO SVILUPPO LOCALE E PER SOSTENERE LA TRANSIZIONE ENERGETICA DEI BIOCOMBUSTIBILI LEGNOSI. I PREGI DELLE ATTUALI TECNOLOGIE E IL VANTAGGIO DELLA DISPONIBILITÀ DELLA RISORSA LEGNO SONO ASPETTI ESSENZIALI PER IL FUTURO DEL SETTORE.

nanzitutto la biomassa legnosa dovrebbe rientrare ufficialmente – è un auspicio il mio –tra le fonti di energia rinnovabile: perché nell’immaginario collettivo non viene ancora classificata a pieno titolo in questa categoria? «Nonostante il fatto che le bioenergie rappresentino la prima e principale fonte di energia rinnovabile – acconsente Annalisa Paniz – spesso non sono adeguatamente valorizzate come reale opportunità per la transizione energetica. Le fonti rinnovabili più menzionate, almeno nel contesto del dibattito politico, sono il fotovoltaico, il solare o l’eolico, mentre il segmento delle bioenergie non è preso nella giusta considerazione. AIEL da vent’anni porta avanti, con risultati positivi, l’impegno affinché le bioenergie vengano messe al centro di un processo di transizione ecologica, nel contesto di un mix energetico rinnovabile. Noi riteniamo che le bioenergie siano una delle soluzioni attualmente disponibili per la decarbonizzazione del comparto del riscaldamento, grazie a tecnologie di eccellenza che consentono già oggi di migliorare la qualità dell’aria e di mettere in gioco risorse locali con tutti i benefici che questo comporta: ricaduta occupazionale, presidio del territorio nelle aree montane e nelle aree interne. In questo senso, l’impegno di AIEL è costante e si sta sviluppando sempre di più, concretizzandosi in tante iniziative sul territorio». Un altro tema che mi sembra di notevole interesse è quello del collegamento con gli altri sistemi di energia termica o elettrica con il conseguente vantaggio che porterebbe, in questi ambiti, il contributo delle biomasse legnose… «Dal punto di vista tecnologico sicuramente le biomasse si integrano perfettamente con il solare termico – afferma Annalisa Paniz –, si tratta di un abbinamento classico. Le pompe di calore rappresentano un altro tipo di tecnologia compatibile, ma non mancano sistemi ibridi che trovano il loro senso proprio grazie all’utilizzo delle biomasse. Si tratta di sistemi tecnologicamente molto avanzati: vere e proprie tecnologie di frontiera, ancora poco utilizzate oggi, ma pronte a portare innovazioni significative per tutto il settore nel prossimo futuro. La politica dell’Associazione prevede un utilizzo efficiente della risorsa legnosa: le gestioni forestali devono destinare il legno al miglior utilizzo e al più duraturo secondo il cosiddetto “principio a cascata” per cui il legno migliore dovrebbe essere destinato a quegli impieghi che conferiscono maggior valore aggiunto ma anche una maggior durata del manufatto nel tempo. Gli scarti devono essere invece utilizzati nel modo più efficiente per generare energia termica e per la cogenerazione: dal punto di vista tecnologico, l’energia termica e la microgenerazione sono le opzioni preferibili. Anche in piccole realtà civili, produttive o in realtà familiari è possibile integrare in maniera saggia e tecnologicamente avanzata impianti a bio-

LA VOCE DI AIEL _www.aielenergia.it masse che rappresentano soluzioni avanzatissime anche se utilizzano il combustibile più vecchio del mondo».

Questo principio – osserva Pietro Ferrari – si innerva nelle tematiche delle utilizzazioni forestali… «La linea guida delle utilizzazioni forestali a tutto tondo per i prossimi vent’anni – conferma Annalisa Paniz – è proprio quella di gestire in maniera adeguata il bosco: noi riteniamo che questa sia la strada, quella di gestirlo in maniera adeguata, accorta, sostenibile, responsabile, nel solco di quanto stabilito dalla Strategia Forestale Nazionale. Questo ci consentirà di disporre della materia prima legno per conciliare gli utilizzi economici con un maggior valore aggiunto grazie al conseguente utilizzo energetico: una modalità vincente di sviluppo del territorio. Un chiarimento necessario alla corretta prospettiva». In che misura i biocombustibili legnosi contribuiscono all’abbattimento delle emissioni? «Le emissioni sono sostanzialmente di due tipi: quelle climaalteranti e quelle atmosferiche inquinanti – risponde Annalisa Paniz a Sonia Maritan –. Consideriamo che il problema drammatico che stiamo vivendo a livello planetario riguarda il cambiamento climatico, un fenomeno che non può più essere trascurato. Il tema del cambiamento climatico e quello della qualità dell’aria sono collegati: noi riteniamo che le tecnologie oggi esistenti consentano di conciliare i due elementi. Dal punto di vista del cambiamento climatico, va considerata la rinnovabilità e la circolarità del carbonio del legno, che spesso viene messa in dubbio nonostante l’ampia evidenza scientifica sul tema. Se consideriamo un ciclo di vita dei diversi combustibili legnosi, le emissioni di CO2 legate all’utilizzo di biomassa da pellet, cippato e legna da ardere, sono inferiori almeno del 90-95% rispetto a quelle dei combustibili fossili. Nel momento in cui avviene un processo di combustione, questo si accompagna naturalmente all’emissione di CO2 in atmosfera. Bisogna però ricordare che lo stesso rilascio di CO2 in atmosfera avverrebbe anche se il legno fosse lasciato a decomporsi. C’è poi un secondo aspetto da considerare: il rilascio di CO2 in atmosfera proveniente dal bosco fa parte di un ciclo breve, nel senso che, nell’ambito

dei processi di assorbimento del carbonio, quello dell’accrescimento dell’albero è un ciclo di decine di anni, quindi un ciclo relativamente breve e, inoltre, la CO2 verrà successivamente riassorbita da altre piante. Il problema sostanziale, invece, consiste nel rilascio di CO2 proveniente dalla combustione di materiale fossile. Liberando in atmosfera carbonio immagazzinato nel sottosuolo nel corso di un ciclo lentissimo – lungo milioni di anni – questa CO2 non potrà mai più essere riassorbita! Questo fatto, nel momento in cui si critica l’utilizzo delle biomasse, rende, a nostro avviso, molto debole l’argomentazione, perché renderebbe paradossalmente preferibile l’utilizzo delle fonti fossili, poiché l’emissione è minore al momento della combustione. Al momento della combustione delle biomasse, c’è effettivamente un’emissione in atmosfera che però viene riassorbita in un ciclo misurabile in decine d’anni, quindi relativamente veloce e chiuso. Nel caso dell’utilizzo di combustibili fossili, questo ciclo prevede delle ere geologiche di accumulo. Quindi, relativamente al tema del cambiamento climatico, è evidente che focalizzandosi sulla semplice modalità delle emissioni, si omette un elemento sostanziale del discorso che attiene a un calcolo complessivo secondo l’arco temporale coinvolto per il rilascio della CO2 determinato dallo specifico processo». Un altro aspetto della questione è quello delle emissioni di particolato… «A questo proposito, in un’analisi effettuata di recente e contenuta all’interno del Libro Bianco di AIEL dedicato al futuro del riscaldamento a legna e pellet –ribatte Annalisa Paniz rivolgendosi a Pietro Ferrari –, abbiamo messo in luce come le emissioni di particolato costituiscano un problema reale di qualità dell’aria a cui concorre l’uso energetico delle biomasse legnose, ma questo perché la combustione in Italia viene effettuata con tecnologie obsolete e superate. Oltre il 90% delle emissioni proviene da stufe a legna datate o da camini di vecchia costruzione. L’Associazione ha ben chiaro il problema, ma riteniamo corretto valutare la combustione a biomasse per le potenzialità di sostenibilità garantite dalle apparecchiature moderne, più che dai retaggi del passato. Le moderne tecnologie comprendono sia stufe che caldaie altamente efficienti: nel caso delle caldaie, le tecnologie più avanzate consentono di abbattere le emissioni, anche in termini di particolato. In particolare, nel campo del riscaldamento centralizzato, esistono tecnologie a emissioni quasi zero già ampiamente disponibili, pensiamo ai processi di combustione del legno attraverso gassificazione in cui le emissioni sono particolarmente basse e paragonabili, in termini di emissioni di particolato, a quelle della combustione dei combustibili fossili. Pensiamo anche alle stufe a pellet più recenti: tecnologie estremamente prestazionali rispetto a quelle utilizzate in passato, e lo stesso vale anche per le moderne stufe a legna. Va detto, a onore del vero, che quando c’è combustione, c’è inevitabilmente l’emissione in atmosfera di par-

ticolato, ma le differenze con le tecnologie moderne sono significative: mentre un camino aperto può emettere un chilo di polveri su una tonnellata di legno utilizzata, con le moderne tecnologie si parla di pochi grammi». Il traguardo dell’autonomia energetica coinvolge fortemente AIEL: l’obiettivo di una maggiore autonomia energetica e della razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse forestali del territorio ci porta a pensare in generale a un utilizzo misurato e meno impattante delle fonti di riscaldamento, sono queste le dinamiche in corso? «Quello dell’utilizzo efficiente delle risorse forestali del territorio è un discorso ampio – asserisce Annalisa Paniz – che riguarda anche il nostro settore e questo ci porta ad affermare che le biomasse sono oggettivamente un combustibile di prossimità! Quello che non tutti sanno è che in Italia viene utilizzato in massima parte legno da ardere e di questo il 50% viene autoprodotto non dal bosco ma utilizzando le cosiddette formazioni boschive di pianura, quindi siepi, filari, rive di corsi d’acqua. In questi casi, la necessità di manutenere il territorio porta a rendere disponibile una quantità di combustibile non irrilevante».

È importante in questo contesto favorire la nascita di nuove imprese forestali… «Sicuramente – risponde Annalisa Paniz a Sonia Maritan –tutta l’economia forestale può trarre notevole giovamento da uno sviluppo della filiera basata sul legno. Investire nello sviluppo di filiera implica anche lo sviluppo di attività di prima e seconda lavorazione del legno, che sono purtroppo andate affievolendosi negli anni. Questo garantirebbe anche per il comparto energetico la possibilità di disporre di quantitativi maggiori di residui da destinare alla produzione di cippato o alla produzione di pellet. Pensiamo che l’Italia importa quantitativi elevati di pellet e, in alcuni casi, anche la materia prima, non essendoci disponibilità di quantitativi adeguati di residui legnosi. Qui torniamo al principio sempre opportuno della “utilizzazione a cascata”, che governa da sempre l’utilizzo del bosco. Siamo ben coscienti del fatto che in altri modelli forestali ci sono state delle storture che hanno portato al depaupe-

ramento delle risorse. In Italia, però, oggi c’è un problema totalmente opposto cioè il mancato o limitato utilizzo delle risorse presenti. Purtroppo, oggi la direzione, richiesta anche dalla Commissione Europea, è quella della elettrificazione, cosa che non va esattamente a favore della valorizzazione del bosco e delle sue risorse».

Questa mancata valorizzazione delle risorse forestali è un passo nella direzione sbagliata, teniamo anche presente la valenza sociale del riscaldamento a pellet nelle zone rurali o nelle abitazioni degli anziani dove è diventata una consuetudine comune… «La lotta alla povertà energetica passa anche attraverso i combustibili legnosi – conferma Annalisa Paniz a Pietro Ferrari –paradossalmente, il pellet, molto più della legna da ardere, è utilizzato da famiglie che possiamo definire di ceto mediobasso, proprio perché spesso viene utilizzato in integrazione di un riscaldamento centralizzato e, quando e dove possibile, si utilizza prevalentemente la stufa per abbattere i costi della bolletta energetica. Anche questo è un elemento che dovrebbe essere preso in considerazione». C’è anche da aggiungere che nell’ottica della lotta allo spreco delle risorse energetiche l’abbinamento di case a saldo energetico ottimale con sistemi di riscaldamento a stufa porta a risultati eccezionali dal punto di vista del comfort termico. «Certamente il primo modo per ridurre la dipendenza da fonti fossili – assicura Annalisa Paniz a Sonia Maritan – è risparmiare, e questo si ottiene aumentando l’efficienza attiva e passiva. Occorre però che tutto si muova con coerenza e coordinamento tra i vari soggetti e interessi».

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