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FORESTA
IL LEGNO È UNO DEI MATERIALI PIÙ ANTICHI UTILIZZATI DALL'UMANITÀ. COSTRUIAMO CON IL LEGNO DA OLTRE 10.000 ANNI, EPPURE OGGI PARLIAMO SEMPRE PIÙ SPESSO DEL LEGNO COME SE FOSSE UN MATERIALE ARCHITETTONICO DI NUOVA SCOPERTA, UN'INNOVAZIONE STRAORDINARIA IN GRADO DI RISOLVERE I PROBLEMI DELL'EPOCA E LE SFIDE SOCIALI E AMBIENTALI CHE DOBBIAMO AFFRONTARE. LA VERITÀ È CHE NON C'È NULLA DI NUOVO NEL LEGNO: CIÒ CHE È NUOVO È IL MODO IN CUI PENSIAMO A CIÒ CHE POSSIAMO FARE CON ESSO.
LA NUOVA ERA DEL LEGNO
☐ Di recente abbiamo lavorato con un designer emergente tedesco, Pascal Hein, alla produzione del suo sgabello Migo 01 (ora nella collezione del Design Museum). Nel corso del progetto, il designer ha parlato del legno come di un "materiale high-tech", una descrizione che non si sente spesso in riferimento a un prodotto antico e semplice, oltre che affascinante, della natura. È possibile che i materiali della natura siano ancora all'avanguardia? Proviamo a fare un esperimento logico. Se, nel contesto delle complesse sfide che dobbiamo affrontare come società globale – dagli sconvolgimenti sociali alla crisi climatica – dovessimo ricominciare da capo e indicare il materiale high-tech perfetto per la nostra epoca, probabilmente avremmo una lunga lista. Probabilmente chiederemmo un materiale che... • si auto-rinnova, quindi sia in grado potenzialmente di fornire una scorta infinita di materia prima, se gestito correttamente; • possa essere utilizzato nella sua forma naturale con una lavorazione minima, per limitare l'impatto ambientale; • possa anche essere modellato, piegato, plasmato e colorato per modificarne la forma e l'aspetto; • sia quindi incredibilmente versatile e possa essere utilizzato in un'ampia gamma di applicazioni; • possa essere rigenerato e trasformato in una moltitudine di prodotti; • abbia un elevato rapporto resistenza/peso, di modo da poter essere impiegato in diverse scale di costruzione in tutto l'ambiente edificato;
David Venables.
• si presti alla prefabbricazione fuori sede; • possa essere utilizzato per costruire edifici più efficienti dal punto di vista energetico, più veloci e più silenziosi, con un impatto di carbonio inferiore rispetto a molti altri metodi di costruzione; • possa sostituire efficacemente altri materiali ad alto impatto come il cemento e l'acciaio per ridurre il 40% delle emissioni globali di carbonio dovute all'ambiente costruito; • abbia un effetto positivo sulla nostra salute mentale, sul benessere e sulle prestazioni sul posto di lavoro; • conferisca tattilità e fascino estetico ai nostri prodotti ed edifici; • possa essere riciclato e utilizzato come fonte di energia alternativa ai combustibili fossili; • catturi e immagazzini naturalmente il carbonio. Se si considera l'elenco precedente, dovrebbe essere chiaro che abbiamo già il materiale high-tech perfetto per soddisfare le esigenze del nostro tempo: il legno. Spesso si obietta che un aumento significativo dell'uso del legno minaccerebbe ulteriormente le nostre foreste. Sentiamo spesso parlare della devastante deforestazione, causata in gran parte dall'agricoltura e concentrata nei tropici. Dobbiamo porci diverse domande: quanto sono a rischio le nostre foreste? Possiamo accettare/autorizzare un maggior utilizzo del legname? Come possiamo rimboscare il nostro pianeta? L'autore e giornalista ambientale Fred Pearce ha trascorso decenni a viaggiare e osservare le foreste del mondo. Nel suo libro “A Trillion Trees”, sostiene che possiamo rimboscare il nostro pianeta senza piantare un solo albero. Invece, suggerisce, «nella maggior parte dei luoghi,
THE NEW WOOD AGE
Wood is one of the oldest materials used by humanity. We have been building with wood for over 10,000 years, and yet today we increasingly talk of wood as though it were a newly discovered architectural material – an extraordinary innovation uniquely placed to solve the problems of the age and the social and environmental challenges we now face. The truth is there’s nothing new about wood – what is new is the way we think about what we can do with it. We recently worked with the emerging German designer Pascal Hein on the production of his Migo 01 stool (now in the Design Museum collection). During the project, he referred to wood as a ‘high-tech material’ – not a description we often hear in reference to an ancient and simple, albeit fascinating, product of nature. Could it be that nature’s own materials are, still, ahead of the curve?
per ripristinare le foreste del mondo dobbiamo fare solo due cose: garantire che la proprietà delle foreste del mondo sia affidata a persone che ci vivono e dare spazio alla natura». In AHEC, condividiamo pienamente questo pensiero: la natura è in grado di fare meglio. Pearce prosegue affermando che «il nostro pianeta nel complesso ha più alberi rispetto a dieci anni fa. L'Europa e il Nord America sono molto più ricchi di foreste rispetto a 150 anni fa o a cento anni fa». O anche 50 anni fa. Sappiamo che nella sola foresta di latifoglie degli Stati Uniti la quantità di alberi è più che raddoppiata negli ultimi 50 anni. Il libro di Pearce evidenzia anche come, in molte parti del mondo, gli alberi stiano tornando a crescere, offrendo posti di lavoro e opportunità commerciali alle comunità i cui membri collaborano per garantire la sopravvivenza delle foreste. In alcuni casi, questo legame tra la rigenerazione delle foreste e la sopravvivenza delle comunità è evidente da generazioni. Sappiamo che il declino delle foreste mondiali può essere invertito. Lo vediamo accadere in numerosi luoghi in tutto il mondo. L'esempio più grande e di maggior successo di rewilding di massa e di rimboschimento naturale si trova nelle foreste di latifoglie degli Stati Uniti. Negli ultimi 120 anni, queste vaste foreste sono state ripristinate grazie agli sforzi concertati delle comunità e alle azioni di governo statali e nazionali per fornire un quadro di protezione e gestione. Ciò ha fatto sì che questa risorsa non solo si sia rigenerata su vasta scala, ma continui a crescere. Grazie a questo lavoro, le foreste di latifoglie statunitensi sono ora in grado di fornire ai mercati globali una quantità di materiale ancora maggiore rispetto a quella fornita oggi. Gli Stati Uniti sono il maggior produttore mondiale di legno di latifoglia che serve un enorme mercato interno oltre che i mercati di esportazione in tutto il mondo. Eppure è ancora poco utilizzato. Negli ultimi anni, AHEC ha dedicato gran parte
Let’s try a thought experiment. If, against the context of the complex challenges we face as a global society –from social upheaval to climate crisis – we were to start again and specify the perfect high-tech material for the age, we would likely have a pretty long checklist. We would probably request a material that… ● …is self-renewing, so it could potentially provide an infinite supply of raw material, if managed properly;
● …could be used in its natural form with minimal processing, in order to limit environmental impact;
● …could also be shaped, bent, moulded and stained to alter its form and appearance;
● …would therefore be incredibly versatile so it could be used in a wide range of product applications;
● …could be reconstituted and converted into a multitude of products;
● …has a high strength-to-weight ratio, so it could be employed in different scales of construction throughout the built environment;
● …lent itself to off-site prefabrication;
● …could be used to construct buildings that are more energy-efficient, quicker, and quieter to build, with a lower carbon impact than many other building methods;
● …could effectively replace other high-impact materials such as concrete and steel in order to reduce the 40% of global carbon emissions accounted for by the built environment;
● … has a positive effect our mental health, wellbeing, and performance in the workplace;
● …brings tactility and visual appeal to our products and buildings;
● …could be recycled and used an alternative energy source to fossil fuels;
● … naturally captures and stores carbon.
Working through the above list, it should be clear that we already have the perfect high-tech material to meet the needs of our time: wood. Often, people counter that significantly increasing our use of wood would further threaten our forests. We hear frequently about devasting deforestation, largely caused by agriculture, and concentrated in the tropics.
dei suoi sforzi di comunicazione a sottolineare la disponibilità di questa risorsa, creando nuovi mercati per specie sottoutilizzate come l'Acero, il Ciliegio e la Quercia rossa attraverso iniziative come l'installazione Forest Tales alla Triennale di Milano quest'anno. In qualità di amministratori e custodi della foresta, il nostro ruolo è quello di garantire l'equilibrio tra ciò che la natura fornisce e ciò che i mercati consumano, garantendo così la sostenibilità a lungo termine, salvaguardando la salute delle foreste e massimizzando il potenziale immagazzinamento di carbonio. Dovrebbe essere chiaro a tutti che il legno rappresenta una soluzione concreta valida per molte delle sfide che dobbiamo affrontare, una soluzione le cui prestazioni possono già essere dimostrate e che continua a garantire nuove opportunità grazie alla continua innovazione tecnica. Il legno è, infatti, un materiale ad alta tecnologia. Tuttavia, saranno gli architetti, gli ingegneri e i progettisti a guidare la diffusione di questa consapevolezza nell'industria delle costruzioni e nella coscienza comune. Affinché ciò avvenga, è necessario un sistema più forte di trasferimento delle conoscenze e una solida strategia di formazione, sostenuta da una maggiore collaborazione tra i decisori creativi e l’industria del legno. Se riusciremo a mettere in pratica tutto ciò, potremo davvero sperare in una nuova era del legno.
We have to ask ourselves several questions: Just how endangered are our forests? Can we justify expanding our use of timber? How can we reafforest our planet? The environmental author and journalist Fred Pearce has spent decades travelling around and observing the world’s forests. In his book A Trillion Trees, he argues that we can reafforest our planet without planting a single tree. Instead, he suggests, ‘In most places, to restore the world’s forests we need to do just two things: to ensure that ownership of the world’s forests is vested in the people who live in them, and to give nature room’. This sentiment is one we have always shared at AHEC: nature does it better.
Pearce goes on to say, ‘our planet as a whole has more trees than it did a decade ago. Europe and North America are much more forested than they were 150 years ago or a hundred years ago’. Or even 50 years ago. We know that in the US hardwood forest alone the amount of standing timber has more than doubled in the last 50 years. Pearce’s book also highlights how, in many parts of the world, trees are coming back, providing jobs and commercial opportunities for communities whose members work together to ensure these forests survive. In some cases, this connection between forest regeneration and the survival of communities has been apparent for generations. We know that the decline in the world forests can be reversed. We can see it happening in numerous places all over the world. Arguably the largest and most successful example of mass rewilding and natural reafforestation can be found in the hardwood forests of the USA. Over the last 120 years, these vast forests have been restored through the concerted efforts of communities and the actions of state and national governance to provide a framework of protection and management. This has ensured that this resource has not only regenerated on a huge scale but also continues to grow. Thanks to this work, US hardwood forests are now in a position to provide even more material to global markets than they do at present. The USA is the world’s largest hardwood producer. It serves a huge domestic market as well as export markets all over the world. Yet it is still underused. For the last few years, AHEC has devoted much of its communication efforts to underline the availability of this resource, creating new markets for underused species such as maple, cherry, and red oak through initiatives such as the Forest Tales installation at the Triennale in Milan this year. As stewards and custodians of the forest, our role is to ensure there is a balance between what nature provides and what markets consume, thus guaranteeing long-term sustainability, safeguarding forest health, and maximising carbon sequestration potential. It should be clear to all that, in wood, we have a viable material solution to many of the challenges we face – a solution whose performance can already be demonstrated, and which continues to secure new opportunities through ongoing technical innovation. Wood is, indeed, a high-tech material. However, it is architects, engineers and designers who will be key to driving the spread of this realisation through the construction industry and into popular consciousness. For this to happen, there needs to be stronger system of knowledge transfer and a robust education strategy, supported by increased collaboration between creative decision makers and the wood industries. If we can implement this, we can truly look forward to a new wood age.