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WILHELM SENONER
Spigoli di roccia, le mie forme
Kanten aus dem Felsen, meine Formen
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Edges from the Rock, My Shapes
Copertina / Umschlagbild / Cover
Atelier 2020
Progetto grafico / Graphische
Gestaltung / Design
Luigi Fiore
Coordinamento redazionale / Redaktionelle Koordinierung / Editorial Coordination
Vincenza Russo
Redazione / Redaktion / Editing
Cristina Pradella
Impaginazione / Ausführung / Layout
Faycal Zaouali
Pubblicato in Italia da / Herausgegeben in Italien von / First published in Italy by Skira editore S.p.A. Palazzo Casati Stampa via Torino 61 20123 Milano Italy www.skira.net
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ISBN: 978-88-572-4691-8
Printed in Italy
Crediti fotografici / Bildrechte /
Photo Credits
Oliver Helbig, pp. / SS. / pp.: 1-8, 30-147, 172-180
Sebastiano Daverio, p. / S. / p.: 12 Filippo Simonetti, pp. / SS. / pp.: 14, 18, 26, 148, 152, 154, 162, 163, 165
Donatella Simonetti, pp. / SS. / pp.: 150, 164, 166
Egon Dejori, pp. / SS. / pp.: 155, 156, 161, 164, 168, 170, 171, 192
Claudia Senoner, p. / S. / p.: 167, 169
Ringraziamenti / Dank / Acknowledgements
Per le traduzioni / Für die Übersetzungen / For the translations: Virginia Salviati
Per testi / Für die Texte / For the texts
Per / Für / For Philippe Daverio, Elena Daverio
Mauro Passarin
Carmela Vargas
Leo Andergassen
Per il sostegno / Zur Unterstützung / For supporting:
Ripartizione 18 Amministrazione scuola cultura Ladina
Quando lo scrittore svizzero Gottfried Keller scrisse la sua novella ironica Kleider machen Leute (sono le vesti che fanno le persone) avrebbe già potuto anticipare gran parte del lavoro scultoreo di Wilhelm Senoner. Sapeva egli che forma e sostanza non sono la medesima cosa, ma che possono generare facili illusioni. Ora l’arte è proprio una di queste.
Wilhelm Senoner intende infatti illudere, le sue vesti fanno persone e personaggi, quelli delle sue sculture. E queste vesti non sono necessariamente solo stoffe che cadono formando le linee delle opere, sono sostanza stessa di queste opere, al punto che per illudere ulteriormente riempiono le scavature delle superfici con colori densi che sono la vera trama del loro tessuto.
Le vesti servono a generare esaltazioni visive. Esattamente come nella grande stagione della cultura classica greca, quando il drappo dava lo spazio alla libertà del corpo, per Senoner, che di questa grecità è in tutti i sensi l’opposto, le vesti sono la chiave della narrazione. Danno il senso sonoro alle opere, la percezione del fruscio mentre i personaggi deambulano o si muovono sdraiati. Per “dare” anima alle sue creature, Senoner le muove, le anima nel senso più elementare della parola. Ne è il creatore dal soffio vitale.
Mi sono chiesto più d’una volta da dove dovesse provenire questa sua volontà generativa, da dove venisse la sua voglia di intagliare il legno secco per dargli una vita nuova. È egli uomo di montagna; ma tutte le montagne non sono le stesse. Vi sono rilievi montani geologicamente antichi e resi tondi dagli infiniti cicli di erosione storica; ormai morbidi nelle loro apparenze lambiscono i cieli. Vi sono montagne giovani che si ergono sfacciate, graffiando i cieli con le loro rocce crude; sovvertono le stratificazioni geologiche piane e le proiettano sfacciate nella linea dei cieli. Ed è in quest’ultime che Senoner trova l’ispirazione al suo fare.
In tedesco lo scultore si chiama Bildhauer, colui che colpisce l’immagine: scolpire e colpire sono la medesima azione, anzi scolpire è ottenere la forma con il colpire ricavando il risultato dal togliere il superfluo; scolpire è scavare. Non è aleatoria questa visione poiché già Michelangelo distingueva le opere plastiche in due categorie ben distinte: quella del cavare contrapposta a quella del mettere, la scultura contrapposta alla pratica della cera che serve al procedimento della fusione in bronzo. La scultura è gesto platonico che va a rivelare l’idea che la materia cela già nel suo contenuto; la plastica è procedimento opposto, aristotelico si potrebbe sostenere, dove sono i sensi che vanno a plasmare l’immagine. L’Onnipotente Creatore del Cielo e della Terra quando delimita gli oceani si fa scultore, quando con la creta forma il primo uomo si fa plastico; e poi con il soffio gli dà la vita e lo rende simile a sé stesso. L’Uomo fu voluto a immagine e somiglianza di Dio e a sua volta diventò creatore. Ecco la teosofia arcana che dai primordi lontani stimola l’essere umano a creare sculture, sculture ovvero esseri che prima dell’intervento non esistevano.
Wilhelm Senoner si sente al contempo platonico e aristotelico. Cava dalla materia il superfluo per rivelarne la forma, per liberarne la forma già inclusa nella materia. Successivamente arricchisce l’opera con il gesto plastico del ricoprirla con una materia ulteriore, che è quella della pittura. In questa prassi, che ha curiosi richiami con le coloriture che già applicava Marino Marini, consiste la dialettica complessa del suo lavoro. Il colore è il soffio che dà all’opera il senso della vita.
Con gli anni ha creato tutto un mondo di esseri diversi, fra di loro apparentati, fra di loro in dialogo. Donne e uomini che deambulano non più solo nel suo immaginario, ma sono presenti nelle quotidianità della nostra vita terrena. Ovviamente purché si sappia, oltre che vedere, guardare con l’occhio pronto alla sorpresa.
Es kommt einem so vor, als hätte der Schweizer Schriftsteller Gottfried Keller, als er seine ironische Novelle Kleider machen Leute schrieb, einen Großteil des bildhauerischen Werkes von Wilhelm Senoner bereits vorhersehen können. Er wusste, dass Form und Gehalt nicht dasselbe sind, aber dass sie leicht Illusionen hervorrufen können. Eine davon ist auf jeden Fall die Kunst.
Wilhelm Senoner weiß, wie man Illusionen erschafft; seine Kleider machen Leute und Figuren, nämlich die seiner Skulpturen. Und dabei sind die Kleider nicht notwendigerweise nur Stoffe, die fallen und mit ihren Linien die Gestalt der Werke formen, vielmehr sind die Kleider selbst Gehalt dieser Werke, so dass sie, um die Illusion fortzusetzen, die Kerben in der Oberfläche mit reichen Farben füllen, welche den wahren Faden ihres Gewebes darstellen.
Die Kleider dienen dazu, visuelle Exaltationen zu schaffen. Genau wie zur großartigen Zeit der klassischen griechischen Kultur, als das Gewand der Freiheit des Körpers Raum gab, sind für Senoner, der von diesem griechischen Wesen in allem das Gegenteil ist, die Kleider der Schlüssel zur Erzählung. Sie geben den Werken ihren Lautsinn, die Wahrnehmung des Rauschens, während die Figuren laufen oder sich im Liegen bewegen. Um seinen Kreaturen eine Seele zu „geben“, bewegt er sie und beseelt sie so im elementaren Sinne des Wortes. Er ist ihr Schöpfer, der ihnen Leben einhaucht.
Ich habe mich mehr als einmal gefragt, woher dieser Schöpfungswille von ihm stammt, woher seine Lust kommt, das trockene Holz zu schnitzen, um ihm neues Leben einzugeben. Er ist ein Mann der Berge; aber alle Berge sind nicht gleich. Es gibt geologisch alte Bergreliefs, die von unzähligen Erosionszyklen der Vergangenheit abgerundet wurden, so dass sie nun fast weich erscheinen und den Himmel sanft umspielen. Dann gibt es jüngere Berge, die übermütig herausstehen und mit ihren rauen Felsen am Himmel kratzen; sie durchbrechen die ebenen geologischen Schichten und richten sie kühn zum Himmel auf. Und gerade diese Berge sind es, die Senoner in seinem Schaffen Inspiration geben.
Wie der Begriff sagt, ist ein Bildhauer der, der ein Bild „haut“: Meißeln und Hauen ist derselbe Vorgang, dabei ist (Aus-)Meißeln das Erschaffen einer Form durch Hauen, indem durch Wegnehmen des Überflüssigen das Resultat herausgearbeitet wird; Meißeln heißt demnach Ausgraben. Diese Sichtweise ist nicht aleatorisch, denn schon Michelangelo unterschied plastische Arbeiten in zwei grundverschiedene Kategorien: das Wegnehmen im Gegensatz zum Auflegen, die Bildhauerei im Gegensatz zum Wachsverfahren, das für den Bronzeguss genutzt wird. Die Bildhauerei ist eine platonische Geste, die den im Inneren bereits vorhandenen, von der Materie verhüllten Gedanken freilegt; ein gegensätzliches, man könnte sagen aristotelisches Verfahren ist dagegen die Plastik, bei der das Bild durch die Sinne gestaltet wird. Der Allmächtige Schöpfer von Himmel und Erde wurde zum Bildhauer, als er das Meer begrenzte, er war Plastiker, als er mit der Schöpfung den ersten Menschen schuf; und dann hauchte er ihm Leben ein und machte ihn zu seinem Ebenbild. Der Mensch war von Gott nach seinem Bilde gewollt und wurde seinerseits zum Schöpfer. Das ist die geheimnisvolle Theosophie, die seit den fernen Anfängen den Menschen antreibt, Skulpturen zu schaffen – Skulpturen bzw. Wesen, die es vor dem Schöpfungsakt noch nicht gab.
Wilhelm Senoner sieht sich sowohl als Platoniker als auch als Aristoteliker. Er nimmt das Überflüssige der Materie weg, um ihre Form freizulegen, um aus der Materie, in der die Form eingeschlossen ist, diese zu befreien. Anschließend bereichert er das Werk durch eine plastische Geste, indem er es mit einer anderen Materie bedeckt – damit meine ich die Malerei. Dieses Verfahren, das interessante Verweise auf die Farbigkeit von Marino Marini enthält, stellt die komplexe Dialektik seines Schaffens dar. Die Farbe ist der Hauch, der dem Werk Leben verleiht.
Mit den Jahren hat er eine ganze Welt voller unterschiedlicher Wesen geschaffen, die untereinander verwandt sind und im Dialog miteinander stehen. Frauen und Männer, die nicht mehr nur in seiner imaginären Welt umherwandeln, sondern im Alltag unseres irdischen Lebens präsent sind. Natürlich nur, wenn man mit den Augen nicht nur sehen kann, sondern auch bereit ist, sich überraschen zu lassen.