Il Faro Marzo 2019

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ANNO VI – n. 49 – Marzo 2019

CAMPO ESTIVO 2018 Base scout “Montargano” Mascali (CT)

Pubblicazione online non periodica Riservata esclusivamente ai soci e-mail: messina_il_faro@masci.it - https://mascimessina.wixsite.com/website Il Faro – Marzo 2019

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Passaggio a Nord Est. Orizzonti di giustizia sociale È il tema che ha accompagnato la XXIV Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Da Padova ad altri luoghi d'Italia, sono stati scanditi i circa 1000 nomi di vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti, appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali morti per mano delle mafie solo perché, con rigore, hanno compiuto il loro dovere. La giornata è stata promossa da Libera, Avviso Pubblico in collaborazione con la Rai - Responsabilità sociale e sotto l'Alto Patronato del Presidente de la Repubblica.

Lillo Brigandì Hanno collaborato a questo numero: Nino Bongiovanni, Lillo Brigandì, Nino Camuto, Carmelo Casano, Daniela Carnazza, Patrizia Ciappina, Irene Manganaro, Saverio Pavone.

IN QUESTO NUMERO Passaggio a Nord Est. Orizzonti di giustizia sociale di Lillo Brigandì Il 21 marzo nasce dal dolore di una mamma di Carmelo Casano Grande festa di Carnevale di Patrizia Ciappina Missione territoriale alla chiesa dei Catalani di Nino Bongiovanni JOTA-JOTI 2019 di Saverio Pavone e Nino Camuto Il ricordo di Sebastiano Tusa di Carmelo Casano Vivere la gioia nelle prove di Patrizia Ciappina Gli immigrati ci interpellano di Irene Manganaro Vivere è politica di Daniela Carnazza La sapienza del cuore è uscire da sé di Patrizia Ciappina Del nostro meglio di Nino Camuto Notizie brevi L’angolo del filatelico Edizioni scout Date da ricordare

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Il 21 marzo nasce dal dolore di una mamma di Carmelo Casano 23/05/1993, I anniversario della strage di Capaci. Una giornata estiva. Il sole splende sulla autostrada tra Punta Raisi e Palermo. Magistrati, rappresentanti delle istituzioni e delle forze di polizia, cittadini e studenti commemorano il primo anniversario della strage di Capaci. C’è anche don Luigi Ciotti sul luogo del dolore. Prega, in silenzio. Quando, all’improvviso, si avvicina una donna minuta: si chiama Carmela, è vestita di nero e piange. La donna prende le mani di don Luigi e gli dice:

Ogni anno una città diversa, ogni anno un lungo elenco di nomi scandisce la memoria che si fa impegno quotidiano. Recitare i nomi e i cognomi come un interminabile rosario civile, per farli vivere ancora, per non farli morire mai. Per farli esistere nella loro dignità. Messina, 21 marzo 2019

«Sono la mamma di Antonino Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone. Perché il nome di mio figlio non lo dicono mai? È morto come gli altri». Soffre, Carmela: in quel primo anniversario della strage la memoria di suo figlio Antonio, e dei suoi colleghi Rocco e Vito, veniva liquidata sotto l’espressione “i ragazzi della scorta”. Anche Francesca Morvillo era definita “la moglie di Giovanni Falcone”. Da questo grido di identità negata nasce, il 21 marzo, primo giorno di primavera, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Nasce dal dolore di una mamma che ha perso il figlio nella strage di Capaci e non sente pronunciare da nessuno il suo nome. Nessuno. Un dolore che diventa insopportabile se alla vittima viene negato anche il diritto di essere ricordata con il proprio nome.

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Il 21 marzo: perché in quel giorno di risveglio della natura si rinnovi la primavera della verità e della giustizia sociale, perché solo facendo memoria si getta il seme di una nuova speranza. Il 21 marzo 1996 a Roma, piazza del Campidoglio, la prima edizione. E poi Niscemi (Cl), Reggio Calabria, Corleone (Pa), Casarano (Le), Torre Annunziata (Na), Nuoro, Modena, Gela (Cl), Roma, Torino, Polistena (Rc), Bari, Napoli, Milano, Potenza, Genova, Firenze, Latina, Bologna, Messina come piazza principale in contemporanea in 2000 luoghi, Locri (Rc) e in simultanea con 4000 luoghi, Foggia e quest’anno a Padova, in tutta Italia e nel resto del mondo. Ogni piazza, il valore e la testimonianza dell’esserci. Ogni città, un ricordo e una denuncia. Anni di memoria e impegno. Anni di verità e giustizia. Per le stragi e le vittime delle guerre di mafie. Oltre il settanta per cento delle famiglie delle vittime non conosce la verità sulla morte dei propri cari. E quel giorno – e per tutti gli altri 364 giorni dell’anno – insieme ai familiari tutti diventiamo cercatori di verità.

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Grande f esta di Carne vale di Patrizia Ciappina 28/02/2019 Presso l'Istituto Cristo Re, si è svolta una coloratissima festa di carnevale che ha visto affollato il grande salone da una moltitudine di portatori di disabilità, anche grave. Gli adulti scout delle Comunità MASCI Messina 1 e Messina 4, impegnati nel servizio di accoglienza ed accompagnamento dei partecipanti, si sono ritrovati, loro malgrado, coinvolti, non solo fisicamente, in una divertente baraonda animata da musica, balli, coriandoli, mascherine, una miriade di foto e tanto ma proprio tanto CUORE!

Il mio sguardo "nudo" si è ritrovato, così, ad incrociarne tanti altri "mascherati" e non ho potuto fare a meno di chiedermi chi veramente celasse ogni singola maschera. Qualcuno ha scritto:" ... dietro il volto c'è una persona e dietro a quella persona c'è un’anima ed accanto un cuore ..." ed è proprio quello che ho voluto scoprire, avvicinando tanti di questi fratelli e sorelle "meno fortunati" ma con un’anima grande come il mare che permette loro di venirti incontro con il sorriso innocente e puro di un bimbo e chiederti candidamente: "Ciao, come stai? Sono ... e tu come ti chiami?" Così nasce un'empatia che nessun manuale di formazione potrà mai spiegarti!!!

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MISSIONE TERRITORIALE ALLA CHIESA DEI CATALANI di Nino Bongiovanni 09/03/2019 Lo sguardo scivola lento, dal nero della Croce al baluginio dorato dell'ostensorio e si ferma, pensoso, sul Suo candore, ivi racchiuso. Siamo in Quaresima, periodo di ripensamento e di conversione di rotta per molti di noi. Nel silenzio, non invasivo ma dolce e avvolgente, ti ripieghi in te stesso e ti guardi dentro. Pensieri lenti e veloci, flash di giornate vissute, si susseguono e ti chiedi, invariabilmente: "Dove ho sbagliato? PerchĂŠ l'ho fatto?" Un altro te stesso ti viene in soccorso, la tua coscienza, e tanto, se non tutto, trova ricollocazione e risposta, altrimenti silente. Di questa nostra piccola vita possiamo farne un gioiello ... facile a dirsi, molto piĂš difficile a realizzarsi. Ma se non ci proveremo non lo scopriremo mai. Allora buona Quaresima a tutti! Dal nostro vescovo, don Cesare, l'augurio che questo mandato possa raggiungere i tanti cuori adolescenti, scuotendoli nel profondo, che sentiamo far baldoria appena fuori questo tempio. E, nel frattempo, ci ritroviamo nell'abbraccio del nostro caro Arcivescovo.

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JOTA – JOTI 2019 di Saverio Pavone e Nino Camuto

09-10/03/2019 Sabato 9 e domenica 10 marzo, al Centro Fiera di Montichiari, siI è tenuto l’annuale appuntamento con la Fiera dell’Elettronica, la mostra mercato dedicata agli appassionati di informatica, computer, radio d’epoca, componentistica ed attrezzature per il radiantismo.

La manifestazione è stata arricchita da un programma di eventi speciali destinati ai radioamatori e agli esperti del radiantismo. Gli scout radioamatori italiani sono stati presenti in fiera, con uno stand dedicato allo Jota-Joti del 2019 (il più grande evento di scouting al mondo). Gli scout e le guide di tutto il mondo si connettono tra loro durante lo JOTA-JOTI usando l'etere e internet. L'evento si svolge dal 1957 la terza fine settimana di ottobre. La Sicilia è stata rappresentata da alcuni Capi scout e fra gli altri, Pietro Ferrato IT9 LIZ, Leonardo Salamone IT9 DQP; e da un ragazzo.

Cos'è JOTA-JOTI? JOTA: Jamboree on the Air (Incontro internazionale via etere) JOTI: Jamboree on the Internet (Incontro internazionale via internet) È un'esperienza annuale entusiasmante e divertente per tutti i giovani in Scouting che utilizzano la più ampia gamma di comunicazione tecnologica per educare, promuovere la consapevolezza culturale, sviluppare tolleranza, creare conoscenze, conversazione, collaborazione e lavoro di squadra, costruire insieme il senso di appartenenza al Movimento Scout Mondiale. È un incontro "senza viaggi" che si realizza tramite internet e radioamatori preposti alle frequenze radioamatoriali. Questi incontri che da moltissimi anni si realizzano, hanno dato e daranno possibilità di creare amicizia e fratellanza fra i popoli, come ci ha raccomandato il nostro fondatore Baden Powell.

Il sito ufficiale dell'evento è: https://www.jotajoti.info/, Maggiori informazioni in italiano si trovano su https://radioscout.it/ e http://www.jotajoti.it/ Lo JOTA-JOTI 2019 si svolgerà il 18, 19 e 20 ottobre. Saverio Pavone IT9 PVs Nino Camuto IT9 HSB

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In ricordo di Sebastiano Tusa di Carmelo Casano 10/03/2019 Nel tragico incidente aereo della Ethiopian Airlines ci sono state 157 vittime di 33 nazionalità diverse e tra queste 8 erano italiane. C’era pure Sebastiano Tusa, assessore ai beni culturali della Regione Siciliana, 67 anni, palermitano. È stato docente alla facoltà dei Beni culturali dell'Università di Palermo e dirigente della Sovrintendenza del Mare. Ha insegnato anche nelle università di Napoli, di Bologna e di Moburgo, in Germania.

Archeologo di fama mondiale, era diretto in Kenya per un progetto dell’Unesco dove era già stato a Natale scorso insieme alla moglie, Valeria Li Vigni, direttrice del museo d'arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo e di Palazzo d'Aumale a Terrasini. Durante la sua sovrintendenza ha curato la ricerca e il restauro del rostro di Acqualadroni, scoperto nel settembre del 2008 a pochi metri di profondità nelle acque di Capo Rosocolmo.

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E dopo otto anni trascorsi a Pisa per il doveroso restauro il 9 dicembre 2016 è stato collocato nella sala dedicata all’archeologia subacquea del Museo Regionale di Messina insieme ad altri reperti ritrovati a Capo Rosocolmo. Il rostro, risalente al 36 a.C., probabilmente apparteneva ad una nave romana della flotta di Sesto Pompeo sconfitta dall’ammiraglio di Ottaviano Augusto, Marco Vipsanio Agrippa, nella grande battaglia navale di Nauloco, come risulta da fonti storiche e da ritrovamenti effettuati nelle vicinanze. La disfatta di Nauloco segnò la definitiva sconfitta del partito pompeiano e la fine della sua opposizione al secondo triunvirato di Ottaviano, Marco Antonio e Marco Emilio Lepido. Nauloco, che dal greco antico significa “rifugio per le navi”, fu un cantiere navale e un bacino di ancoraggio in grado di ospitare 300 navi di Pompeo prima della battaglia. Malgrado parecchie ipotesi, l’ubicazione di Nauloco ancora non è stata ben definita. Si sa certamente che era situata tra Milazzo e Capo Rosocolmo ma non per forza doveva essere un centro abitato. Gli storici ipotizzarono diverse ubicazioni: Spadafora, Saponara, Divieto di Villafranca Tirrena, Venetico, Giammoro. Oggi è possibile ammirare il rostro bronzeo in tutto il suo splendore con ancora attaccato il legno della nave che lo ospitava e quello della nave colpita. E, come ci ha ricordato lui steso in una recente video intervista: “Se vogliamo un futuro strategico per questa regione dobbiamo basarci sui beni culturali, sulla cultura e quindi sul turismo. Non possiamo più permetterci di avere aree archeologiche sporche, musei che non funzionano, con standard vecchi, oppure musei chiusi. Dobbiamo cercare di acquisire standard europei. Oggi il museo, l’area archeologica, il monumento, devono diventare luoghi dove si va anche ripetutamente”. Questo il suo testamento culturale. Portiamolo avanti! Pagina 7


VIVERE LA GIOIA NELLE PROVE di Patrizia Ciappina

11/03/2019

Sontuose note, come manti regali, hanno sfiorato il presbiterio di S. Caterina, incedendo lente e ammantando così noi tutti, lì riuniti, per la 38a settimana teologica. Note barocche dell’ensemble “Vox Harmòniae” che, spaziando nel loro repertorio, hanno inaugurato la 1° giornata di incontri incentrati sul tema: “Vivere la GIOIA nelle prove”.

Alla presentazione di monsignor Tindaro Cocivera è seguito l’intervento della prof.ssa Marianna Gensabella che, magistralmente, ci ha guidati nel nostro percorso: da “Cosa intendiamo per prova?” al “Dio è con noi”. Al centro, una serie di interrogativi che dalla diversa percezione della sofferenza, al desiderio di provare, nonostante il dolore, la gioia, ci fa approdare alla consapevolezza che Dio non ci abbandona mai.

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La prolusione è affidata ad un sacerdote della Diocesi di Lodi, docente di Teologia Sistematica ed autore di diversi testi, quali: “Questo è il mio corpo. La grazia del Signore Gesù” e “La carne”. Non a caso ho citato queste opere perché, su mia richiesta specifica sul dove trovare gli argomenti oggi trattati, mi sono stati segnalati. Sto parlando del Prof. Giovanni Cesare Pagazzi, alto, giovanile, molto alla mano e disponibile al confronto diretto e, non di meno, buon conoscitore del MASCI! Partendo dal concetto di PROVA al quale noi accostiamo: dolore, sofferenza, lutto, perveniamo ad un nuovo concetto di prova: il successo, ad esempio, è anch’esso una prova poiché vi sono arrivato dopo aver provato me stesso. In fin dei conti “… non c’è un secondo della nostra vita che non sia una prova … in ricchezza e in povertà”. Ma dobbiamo valutare anche l’effetto della Prova dato che essa è il risultato della Prova originaria. La paura ne è una componente. Nella Genesi l’innocenza non dà spazio alla paura, Adamo incontra Eva senza alcuna remora ed Eva fa lo stesso. La prima Prova è quella che Dio mette in atto con loro due. “… Dio dice: Vi dico di no, non dovete mangiare quel frutto… lo dice per arrivare alla condanna … loro falliscono la prova e subito dopo sperimentano quell’emozione primordiale che è la Paura!”. Come sarebbe gioiosa la mia vita se non temessi lo sconforto, la perdita … Nella paura vi sono due aspetti: 1 è il nascondersi, i due si nascondono per non farsi vedere; 2 lo scaricare la colpa, Adamo su Eva e lei sul serpente. È il senso del pericolo la prima minaccia alla Gioia, se glielo permettiamo lui se la mangia: Eva e il serpente. La paura è il cancro della Gioia. (segue a pag. 8)

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Il ragionamento ci dà la possibilità di non lasciarci vincere dalla paura. Consideriamo anche che la paura della morte è lo strumento attraverso il quale il Diavolo ci tiene in pugno e che dietro ad ogni peccato c’è una paura, quella di non essere all’altezza delle aspettative dell’altro, di non ricevere le giuste consolazioni che ci permettono di vivere.

Venendo meno a questa certezza, gusteremo l’amaro risultato della prova fallita: la Paura. Nel Libro della Sapienza: Dio è Misericordioso e proprio perché è potente, è misericordioso. Mentre al diavolo interessa che noi non siamo all’altezza del nostro potere perché così può condizionarci, a Dio interessa che noi diventiamo sempre più impotenti. La Potenza vuole qualcosa contro cui infrangersi, qualcosa che la ostacoli così da rifulgere es. della luce, al contrario la Prepotenza non vuole ostacoli sul suo cammino. Dio che è POTENZA MASSIMA vuole qualcuno con cui condividere questa sua potenza cioè l’uomo. La Gioia nasce anche dalla Volontà.

Papa Francesco ha detto: “La Paura rende pazzi”. Cap. IV del Vangelo di Marco: Il non credere che Dio PUO’ ci porta alla paura, es: “Se noi credessimo che Lui ci dà il pane quotidiano non avremmo paura di rimanerne senza!”; “Se noi vivessimo con lo stesso affidamento degli uccelli del cielo e dei gigli del campo non proveremmo lo sgomento della paura”. Quindi la Gioia nasce dalla fiducia, dalla consapevolezza, dalla sensazione che Dio PUO’. Nasce dalla Fede. La nostra vita è un condensato della nostra potenza (siamo figli di Dio); Noi possiamo parlare, respirare, guardare, sappiamo di essere la somma di queste potenze ma sappiamo anche che queste potenze sono fragili ed è per questo che andiamo alla ricerca di chi può aiutarci a rafforzarle, a difenderle. Nell’Annunciazione vi è tutta la POTENZA DI DIO = l’angelo Gabriele risponde a Maria che TUTTO È POSSIBILE A DIO.

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GLI IMMIGRATI CI INTERPELLANO di Irene Manganaro

13/03/2019 La terza giornata della Settimana teologica si è conclusa con la relazione del Prof. Maurizio Ambrosini, docente psicoterapeuta all’Università di Milano, sul gravoso argomento “Accoglienza: gli immigrati ci interpellano”. Da una breve prefazione su Benedetto XVI: “I cristiani sono felici perché sanno di non essere mai soli ma di essere sorretti sempre dalle mani di Dio, per essere testimone di fede; si diventa quindi missionari della nuova evangelizzazione”. Le prove dell’accoglienza ci viene data dal modo in cui li accogliamo. Gli immigrati per noi chi sono? Sono i poveri e non i ricchi, che vengono da paesi stranieri. Gli immigrati extracomunitari non provengono dalla Svizzera, paese evoluto, ricco, ma da paesi poveri. Sono quelli provenienti dall’Africa o dal Medio Oriente, maschi, prevalentemente musulmani, dannosi per le finanze del paese ospitante. L’evidenza statistica invece ci fa vedere una presenza in Italia di donne, di religione cristiana e vantaggiosa per le finanze italiane perché lavorano regolarmente, pagano le tasse e sfruttano meno le strutture sanitarie. Quindi, in sostanza, offrono più di quello che ricevono. I rifugiati ci stanno invadendo? C’è sempre l’insicurezza del paese ad accogliere il diverso e la paura si riflette sulla presenza di questi stranieri. La gente che fa fiaccolate per i rifugiati dà un senso sbagliato di comunità e quindi è il capro espiatorio di una mancata globalizzazione e di benessere in un paese già provato. Non sempre i poveri provengono da paesi poveri: in Italia provengono da Romania, Albania, Marocco, Filippine. Fra questi “poveri” sono molte le donne che lavorano in casa. Non sono autorizzate ma non sono catalogate “clandestine”. Non sempre i migranti sono i “poveri” nel loro paese ma appartengono a classi medie, hanno Il Faro – Marzo 2019

un’istruzione e vengono in Italia per lavorare e mandare i guadagni ai figli o ai parenti nel loro paese. La prova dell’accoglienza si attua su tre livelli: 1) Dimensione strutturale: promuovere l’economia con lavoro onesto, regolare. 2) Dimensione personale: riguarda i ricchi che sono quelli che dovrebbero più di tutti aiutare i poveri. 3) Dimensione relazionale: accoglienza che non produce relazione cioè con la semplice elemosina non va bene.

S. E. Mons. Cesare Di Pietro Pars destruens: 1) Pregiudizio inconsapevole (così abbiamo la consapevolezza che alcuni di essi sfruttano la loro situazione: hanno il telefonino! Non è possibile perché sono poveri! 2) Abbiamo il bisogno di catalogarli poveri, indigenti, proprio perché bisognosi di accoglienza, vitto e alloggio. 3) Insidia dell’aiuto asimmetrico: il povero viene considerato come essere diverso da noi, in quanto bisognoso. 4) Dipendenza gratificante: pensiamo che il bisognoso debba ringraziare dopo aver ricevuto accoglienza. I migranti non sono tutti buoni o tutti cattivi: anche loro come noi hanno i loro difetti e le loro virtù. Bisogna tollerare perciò queste diversità con cui ci relazioniamo. Quindi promuovere competenze paritarie proprio per estrapolare quanto di buono esiste in loro. Pagina 10


Vivere è politica di Daniela Carnazza 14/03/2019 Nella chiesa di Porto Salvo, per la catechesi per adulti, Mons. Letterio Gulletta ha approfondito il tema del mese "Vivere è politica" con la lettura iconologica del ciclo di affreschi "Allegoria ed effetti del buon governo" realizzati nel 1339 da Ambrogio Lorenzetti nella Sala dei Nove al primo piano del Palazzo pubblico in Piazza del Campo a Siena.

Gli affreschi, che dovevano ispirare l'operato dei governatori cittadini che si riunivano in queste sale, sono composti da quattro scene disposte lungo tutto il registro superiore di tre pareti di una stanza rettangolare, detta Sala del Consiglio dei Nove, o della Pace. Gli affreschi furono commissionati dal Governo della Città di Siena, che in quegli anni era governata da nove cittadini, il Governo dei Nove appunto, che rimanevano in carica due mesi, rieleggibili una volta soltanto, per lasciare poi il posto ad altri. I Nove hanno deciso di affidare ad Ambrogio la realizzazione di questi affreschi per onorarlo quale miglior pittore senese del momento e in quanto in grado di riuscire a interpretare al meglio il modo di vivere della borghesia mercantile allora al potere. La Sala del Consiglio dei Nove ha subìto negli anni numerose modifiche: Il sistema degli accessi alla sala è stato modificato e sono andati perduti la mobilia e gli arredi originari. Anche gli affreschi hanno subito integrazioni, spesso Il Faro – Marzo 2019

infelici, e mostrano qua e là lacune. Tuttavia l'opera di Ambrogio è in larga misura conservata, grazie anche all'importante restauro degli ultimi anni '80. Questi affreschi assumono una particolare importanza se si considera che essi sono una delle prime espressioni di arte civile. Se c’è il “Buon governo” in città e in campagna si vedono gli effetti positivi: la città è popolata da abitanti laboriosi, si costruiscono case, i ragazzi vanno a scuola, le coppie si sposano pensando al futuro. La campagna è lavorata e dà i suoi frutti. Ovunque regna la pace e la speranza. Mentre se c’è il “Mal governo” la città è pericolante e piena di macerie, i suoi cittadini distruggono piuttosto che costruire, vi si svolgono omicidi, vengono arrestati innocenti, le attività economiche sono miserabili. La campagna è incendiata ed eserciti marciano verso le mura. In cielo vola il sinistro Timore. Il risultato appare denso di riferimenti storici artistici e letterari.

I commenti musicali sono stati eseguiti dal soprano Amalia Santamaria accompagnata dal pianista M° Antonino Averna, Direttore del Conservatorio "Arcangelo Corelli" di Messina. Pagina 11


La sapienza del cuore è uscire da sé verso i fratelli di Patrizia Ciappina

15/03/2019 "Parola di Dio. Accoglienza e migrazioni" 6° incontro di preghiera e riflessione: "La sapienza del cuore è uscire da sé verso i fratelli".

Sulle note dell’ “Ubi caritas”, eseguito dal coro Migrantes, si è snodata una Via Crucis guidata dal nostro Arcivescovo Giovanni Accolla, nel corso della quale le stazioni sono state animate dalle varie comunità presenti e proclamate nelle relative lingue.

Dalla riflessione di Padre Gregorio Battaglia: “… siamo così: vasi, meravigliosi e preziosi vasi, ma colmi e quindi non utilizzabili, utili solo per essere mostrati, ammirati; oggi il Signore ci chiede di “svuotarci” del nostro edonismo, egocentrismo, egoismo, potere, scarsa comprensione e falsa compassione e di “riempirci” della sua Parola e della sua Misericordia, tralasciando di giudicare l’altro e di condannarlo per invece perdonarlo. Il perdono, di colui che ci è contro, è la nostra conquista più difficile ma è la sola che ci avvicina a Lui. La Sapienza del cuore è uscire da sé verso il fratello”.

Tutti invitati al termine ad avvicinarci all’altare a prendere il simbolo di questo incontro: una croce … Cristo te necessita para amar, No te importen la raza ni el color de la piel ama todos como hermanos y haz el bien!

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D DE EL LN NO OS ST TR RO OM ME EG GL LIIO O!! di Nino Camuto

Ci è stato chiesto di raccontare, un poco per volta, del nostro essere scout. Per chi non lo sapesse siamo quegli strambi individui che, un po’ a tutte le età e in quasi tutte le stagioni, se ne vanno in giro vestiti in modo “bizzarro” e fuori moda: pantaloni o pantaloncini di velluto, camicia grigia o maglione blu di lana e fazzolettone al collo; non prendeteci per matti, è tutta questione di passione, di cuore. Non è facile usare le parole per far scoprire lo scoutismo perché è più una “questione di azioni” e qualcosa che si capisce davvero solo vivendolo. È difficile chiudere in un testo tutto quello che è esperienza, un po’ come quando, tornati da un viaggio che ci ha colpito e coinvolto particolarmente, cerchiamo di riportare agli altri le sensazioni che abbiamo provato: vorremmo, per trasmettere al meglio le nostre emozioni, che sentissero quegli odori, vedessero quei colori, toccassero quegli oggetti e camminassero su quelle strade proprio come abbiamo fatto noi. In più, solitamente, uno scout è più abituato al fare che allo scrivere, al mettere in pratica che allo spiegare in teoria ma ci proviamo, cercheremo di “fare del nostro meglio” anche qui. Quindi cominciamo con la Promessa: Con l’aiuto di Dio, prometto sul mio onore di fare del mio meglio per compiere il mio dovere verso Dio e il mio paese, di aiutare gli altri in ogni circostanza, di osservare la legge scout. Noi cercheremo di analizzare il terzo punto fare del mio meglio. Ricordiamo che è anche il motto dei lupetti “DEL NOSTRO MEGLIO”. Immaginate un cerchio formato da giovanissimi scout, dagli 8 agli 11 anni, e dai loro Vecchi Lupi, adulti capi, e di sentire tante voci gridare: Pronti per il grande urlo! Akela del nostro meglio. Nostro meglio, nostro meglio, nostro meglio, nostro meglio. Sì, meglio, meglio, meglio, meglio, meglio Lupi del nostro meglio. Lupi del nostro meglio. Lupi del nostro meglio, meglio, meglio. Ebbene siete riusciti a visualizzare la scena? Avete visto questo Branco di lupetti? Magari Il Faro – Marzo 2019

qualcuno di noi o personalmente o per i nostri figli e i nostri nipoti hanno assistito a questo impegno di tanti piccoli scout. COME FARE “DEL PROPRIO MEGLIO”! Fare del proprio meglio” è mettere il massimo dell’impegno possibile in quello che si fa, è non accontentarsi di fare il minimo quando si può far di più, è mettersi in gioco anche nelle cose che non sono “il mio forte”, è cercare di valorizzare i propri pregi e mitigare i propri difetti… insomma è mettere a frutto i propri talenti e non sotterrarli. “Fare del proprio meglio” vuol dire non arrendersi davanti alle difficoltà, è misurarsi con se stessi prima che con gli altri ed è anche dosare le proprie forze. “Fare del proprio meglio” va contro la logica della competizione a tutti i costi, contro l’egoismo del fare solo per se stessi, contro il credersi invincibili o al contrario incapaci. “Fare del proprio meglio” è mettere insieme le capacità di ciascuno per “rendere il mondo migliore di come lo si è trovato”, è essere “fratellini e sorelline”, è rispettarsi e prendersi cura del creato. “Fare del proprio meglio” oggi è possibilità di essere adulti pronti a mettersi in gioco e a continuare a sporcarsi le mani per aggiustare il mondo, è crescere per essere adulti capaci di portare a termine un impegno preso e di adempiere alle promesse fatte. “Fare del proprio meglio” è il motto di lupetti ma anche una “spinta” ad agire che non si dimentica più. Chiudiamo con un pezzo di un “canto giungla” che a volte le voci dei nostri lupetti e delle nostre lupette intonano: Tutti uguali noi siam tutti abbiam dei difetti ma ognuno è bravo in qualcosa c’è chi sa disegnar chi sa ben camminar, c’è chi sogna e ha dei progetti. […] Nostro meglio farem per seguire la legge, nostro meglio per viverla bene nostro meglio sarà il nostro motto perché è la forza che ci tiene insieme.

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N NO OT TIIZZIIEE B BR REEV VII Carnevale a Montalto

02/03/2019 Montalto quest’anno ha voluto concludere il periodo carnascialesco con una festa in maschera per i bambini dell’oratorio che hanno dato vita a un pomeriggio di musica, giochi e merenda ultra variopinta: una tavolata di torte, dolci di ogni tipo e le immancabili chiacchiere. I giochi sono stati organizzati da una corista molto attiva in parrocchia - la brava Sandra – che ha saputo dirigere una vivace e variopinta compagnia di bambini e catechiste, coinvolgendo le tante mamme e papà che hanno applaudito alla riuscitissima iniziativa. La parrocchia è pure questo: un meraviglioso mélange di preghiera, gioco e aggregazione comunitaria, che Montalto dall’alto della Caperrina è riuscito a realizzare.

Consigli di Zona 14/03/2019 e 19/03/2019 Si sono tenuti nella sede della Comunità Messina 2 presso il Tempio di S. Francesco all’Immacolata due incontri della Zona “Tirreno-Ionica”. Presenti le 5 Comunità messinesi per organizzare l’animazione della Zona al prossimo Incontro di Primavera e la cena condivisa con prodotti locali. Si è parlato anche dell’evento del 5 maggio con un cammino su un tratto della Via Francigena di Sicilia e del 3° Festival degli aquiloni a Capo Peloro.

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Arcobaleno Solidale Raccolta alimentare

23/03/2019 Quando è un bambino a donare, l'arcobaleno allaga l'orizzonte umano e diventa più luminoso e aperto alla speranza, perchè dietro ad ogni bambino "sensibile" c'è una famiglia attenta alle esigenze del prossimo... Raccolta alimentare in associata con il Gruppo "Padre nostro Padre di tutti", la "Misolida Onlus", l'Associazione "Amici di Nazarena Majone".

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Emissione di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “il Senso civico” dedicato alla Lotta alla mafia: Peppe Diana, nel 25° anniversario della scomparsa. La vignetta, raffigura sullo sfondo di un gruppo di scout, in primo piano a sinistra, un ritratto di don Giuseppe Diana affiancato, a destra, dalla scritta “Per amore del mio popolo” che rappresenta il suo scritto più noto, una lettera manifesto dell’impegno contro il sistema criminale. Giuseppe Diana, chiamato anche Peppe Diana o Peppino Diana, è stato un presbitero, scrittore e scout italiano, assassinato dalla camorra per il suo impegno antimafia. Completano il francobollo la leggenda “Peppe DIANA 1958-1994 sacerdote a Casal di Principe” e “Per amore del mio popolo”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”. Bozzettista: G. Milite. Stampa: Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia.

Vittorio Cagnoni “Giulio Cesare Uccellini” Il “Bad Boy” dello Scautismo Italiano Ente e Fondazione Mons. Andrea Ghetti - Baden TIPI Edizioni - Belluno - Pagine: 288 ISBN 978-88-98639-55-7 Giulio Cesare Uccellini – Kelly nasce a Milano l’11 marzo 1904. A 13 anni rimane estasiato dal nascente “Scautismo” che calza perfettamente sulla sua personalità. Lo studio del metodo Scout e la sua applicazione ortodossa lo portano ben presto ad incarnare il modello di Capo. Di fronte alla prepotenza del fascismo è fra i primi e fra i pochi che si ribellano, fondando il gruppo scout clandestino delle Aquile Randagie e guidandolo ininterrottamente per 17 anni. In un ambiente violento e volgare difende strenuamente i valori di giustizia, verità e libertà, permettendo ai ragazzi di sviluppare integre le proprie personalità. Sopporta sulle sue spalle le traversie di questo gruppo di illegali con entusiasmo, fermezza e lungimiranza, patendo anche la violenza fisica dei fascisti, che lo aggrediscono lasciandolo mezzo morto sul ciglio della strada. Nell’ora più buia della guerra, silenziosamente, salva parecchie vite umane accompagnandole in Svizzera col rischio reale di perdere la propria. Dopo la Liberazione promuove la rinascita dello scautismo italiano continuando a dedicarsi senza risparmio alla formazione di validi Scout, fino alla prematura dipartita, il 23 marzo 1957.

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Date da ricordare: Tutte le domeniche ore 9 attività in sede- Ore 11,00 S. Messa a Montalto 4 Aprile 2019: Cena a casa accoglienza “Aurelio” 14 Aprile 2019: Domenica delle Palme 21 Aprile 2019: Santa Pasqua

Dal Regionale: 30-31 Marzo 2019: Campo regionale di Protezione Civile a Siracusa 5 Maggio 2019: Giornata Nazionale dei Cammini Francigeni 11-12 Maggio 2019: XXIV Incontro di Primavera a Terrasini (PA) 16 Giugno 2019: XXIII Assemblea Reg.le Elettiva e 44° Consiglio Reg.le

Dal Nazionale: 6-7 Aprile 2019: Bottega sulla Mondialità a Roma 17-19 Maggio 2019: Consiglio Nazionale e C.E. a Sacrofano

Dall’Internazionale: 2019: XXIV World Jamboree in West Virginia (U.S.A.); 21-25 Agosto 2019: X Conferenza Europea ISGF a Brema 8-10 Ottobre 2019: Consegna appello a Bruxelles 2020: XXIX World Conference I.S.G.F. in Spagna

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