Strade Aperte Agosto-Settembre 2016

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ISSN 0039-2057

28-30 ottobre 2016

Assisi Assemblea elettiva NUMERO 8-9, Agosto-Settembre 2016 - ANNO 58

Riprendiamo Giovanni Morello Tradizionalmente con settembre riprendono le attività nelle unità scout. Anche nelle comunità MASCI è il momento di riprendere le attività sociali. E così anche per “Strade Aperte”, dopo la tradizionale vacanza di agosto, riprende il suo dialogo con i lettori. Riprendiamo: è anche il grido e la volontà tenace delle popolazioni colpite dal tragico sisma del 24 agosto scorso che ha colpito diverse zone del Lazio, delle Marche e dell’Umbria di ritornare alla normalità della vita e alla ricostruzione degli edifici distrutti. La gara di solidarietà che si snoda in questi casi è sempre notevole, ma rischia di afflosciarsi man mano che il tempo passa. Anche per questo il MASCI ha indetto una sottoscrizione, attraverso “Eccomi” (trovate i termini qui a fianco) per realizzare, ripetendo quando già accaduto dopo il terremoto de L’Aquila con la realizzazione del centro polivalente di Camarda, una struttura utile per la popolazione. Riprendiamo: è anche il momento per riallacciare le iniziative per sottoscrivere la petizione al Parlamento che culminerà il 2 ottobre nell’impegno di tanti Adulte e Adulti scout in numerose piazze d’Italia. Le firme raccolte verranno presentate a Montecitorio il 21 ottobre prossimo, come pubblichiamo a pagina 3. Riprendiamo: è anche lo slogan che certamente farà da sottofondo a tanti momenti della prossima Assemblea di Assisi, di fine ottobre, di cui trovate una prima bozza di programma a pagina 5, insieme ai nomi dei candidati alle cariche di servizio per il prossimo triennio. Oltre ad eleggere coloro che reggeranno le sorti del nostro Movimento nei prossimi tre anni, l’Assemblea vivrà alcuni momenti significativi, tra i quali vorrei segnalare l’intervista pubblica che p. Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi, farà al neo arcivescovo Gianfranco Pizzaballa, già Custode di Terra Santa, nominato di recente da papa Francesco Amministratore apostolico di Gerusalemme sul tema del dialogo interreligioso. Riprendiamo anche noi la nostra attività con l’impegno consueto di servizio verso il Movimento ed i nostri lettori, insieme alla Redazione, almeno fino alla fine dell’anno, quando una nuova redazione sarà chiamata a portare avanti la rivista, in questa o in altra forma, secondo gli indirizzi programmatici che scaturiranno dall’Assemblea di Assisi.

VOLONTÀ DI RIPRESA

Sulla riforma costituzionale e il ruolo della Corte Mario Sica

L’amico (e compagno di comunità MASCI) Maurizio de Stefano ha esposto con pacatezza, sul n. 7 di “Strade Aperte”, un giudizio di dubbio sul fatto che la riforma costituzionale approvata dal Parlamento e sottoposta a referendum non tocchi, nella sostanza, la prima parte della Costituzione (principi fondamentali e diritti e doveri dei cittadini). Il suo ragionamento è, essenzialmente, basato sul cosiddetto “combinato disposto”, cioè la necessità di leggere la riforma costituzionale congiuntamente alla riforma elettorale (c.d. Italicum). Il “combinato disposto” è naturalmente il cavallo di battaglia di molti sostenitori del NO, ma anche di alcuni sostenitori del SÌ. Non credo che la redazione di “Strade Aperte” voglia aprire una tribuna sul prossimo referendum costituzionale (anche se sarebbe del tutto possibile). Mi pare però necessario replicare ad alcune delle argomentazioni di Maurizio, che ruotano essenzialmente sul ruolo della Corte Costituzionale. Maurizio paventa la possibilità che il partito che, in forza dell’Italicum, avrebbe la maggioranza assoluta alla Camera, possa influenzare la nomina della Corte Costituzionale (sia direttamente, sia tramite la nomina del Presidente della Repubblica), mettendo di conseguenza a repentaglio la difesa dei principi e dei diritti contenuti nella prima parte della Costituzione. Tale argomentazione mi pare però tralasciare un fatto importante, e cioè la maggior garanzia di imparzialità contenuta nella stessa riforma costituzionale per quanto concerne il

Presidente della Repubblica. Attualmente, una maggioranza che fosse sufficientemente coesa potrebbe eleggere da sola il Presidente della Repubblica, essendo richiesta, dopo le prime tre votazioni, la maggioranza assoluta dei votanti. Con la riforma questo non sarà più possibile: sarà infatti richiesta, dopo le prime tre votazioni, la maggioranza dei 3/5 dei votanti. Una maggioranza che, anche con l’Italicum, nessuna forza politica potrà mai raggiungere. La lista vincente avrebbe solo il 55% dei

Il terremoto è una “notizia criminis”? Pio Cerocchi L’Italia da sempre è un Paese ad alto rischio sismico. Più della scienza, lo dice la sua storia. Lo raccontano con stupore le cronache e i diari dei secoli trascorsi. E per l’età contemporanea, i servizi dei giornali, delle radio e delle televisioni. Adesso il terremoto e tutto ciò che si muove attorno ad esso, è divenuto un fatto mediatico: non solo le storie di chi lo ha vissuto, di chi ha scavato ed aiutato nei soccorsi, ma anche le cronache giudiziarie. Insomma il terremoto come occasione per scoperchiare il diffuso malaffare e i presunti loschi traffici dei corrotti e dei “furbetti”. Naturalmente si vedrà quando i fascicoli delle inchieste diventeranno vere e proprie prove d’accusa. Per adesso le notizie che escono frammentariamente dalla procure, fanno intendere che molte cose non siano andate per il verso giusto. Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: perché bisogna aspettare che avvengano i terremoti ed altre tragedie come ad esempio sono le esondazioni dei fiumi, gli smottamenti e le frane causati con evidenza

seggi, e anche calcolando un Senato prevalentemente amico, non potrebbe raggiungere il 60%. In altre parole, il Presidente della Repubblica non potrà essere – direi strutturalmente – espressione della sola maggioranza di governo: quest’ultima dovrà necessariamente mettersi d’accordo almeno con una parte dell’opposizione. E un Presidente eletto anche dall’opposizione assicurerebbe contro il rischio che la forza politica che conquistasse la Camera dei Deputati “conquisti” anche la Corte Costituzionale.

Va anche considerato che nessun partito italiano è monolitico, e questo fatto – che influenza sempre le nomine di alto livello, come dimostra la vicenda ricordata da Maurizio delle 32 votazioni che sono state necessarie per completare la composizione della Corte – rappresenta un’altra garanzia “strutturale” per quanto riguarda i tre giudici di nomina della Camera dei Deputati e, di conseguenza, a difesa dei diritti e doveri contenuti nella prima parte della Costituzione.

dall’incuria e dall’esasperato sfruttamento delle aree e dalla cementificazione di terreni prima boschivi e non più seguiti e curati per le tante colture delle nostre campagne? Forse il terremoto è per sé stesso una “notitia criminis”, mentre ciò che avviene al di fuori di esso non lo è? Forse una maggiore attenzione delle procure sui piani regolatori dei comuni, sulle loro varianti, e sulle procedure per le assegnazione degli appalti e sulla loro esecuzione sarebbe più utile che non sequestrare macerie ed indagare amministratori locali nei momenti più difficili della loro vita, pubblica e privata. Una specie di moratoria (almeno nel flusso di notizie che i media inevitabilmente ingigantiscono) nella comunicazione per non aggiungere problemi giudiziari al dramma della distruzione e della morte. L’Italia è un Paese sismico e allora perché non si ha notizia dell’attività delle procure per verificare le irregolarità nelle tante zone a rischio del nostro territorio nazionale? Da noi, per colpa di chi si vedrà, il sisma che scuote il nostro suolo, finisce inevitabilmente per diventare l’avviso di un altro terremoto, giudiziario e amministrativo, dal quale sarà poi ben difficile districarsi. Ma noi scout speriamo e ce la mettiamo tutta affinché le popolazioni dei centri colpiti il 24 agosto scorso possano risorgere il prima possibile da questa dolorosissima prova.

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Terremoto

Terremoto: che fare ? Luigi Cioffi Segretario Nazionale

Nei giorni scorsi il nostro cuore ha palpitato pensando alle tante persone che stanno soffrendo. Persone che, in qualche frazione insignificante di tempo, hanno visto sbriciolare tutta la loro vita. Ai tanti che si stavano godendo la tranquillità dopo una intera vita di lavoro e ai tantissimi che, invece, iniziavano a costruirsi una vita tutt’ancora proiettata al futuro. Questi palpiti di amore ci spingono a prendere iniziative per testimoniare, con il nostro impegno, la vicinanza alla sofferenza e al bisogno. Stona, dunque l’invito che vi rivolgo a non intraprendere iniziative (in particolare raccolte di alimenti e di vestiario) senza prima aver preso contatto con una delle seguenti strutture: - La propria segreteria regionale; - La segreteria delle regioni MASCI del Lazio (lazio@ masci.it), delle Marche (marche@masci.it) e dell’Umbria

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(umbria@masci.it); - La Caritas della propria diocesi o parrocchia; - Le Caritas diocesane dei luoghi interessati dal disastro. È notizia di questi giorni che la Protezione Civile nazionale ha rimandato indietro alcuni camion carichi di aiuti. Il MASCI svolgerà il proprio servizio in favore delle popolazioni interessare nell’ambito delle direttive della Protezione Civile e in coordinamento con l’AGESCI. A fianco trovate le prime indicazioni concrete sul da farsi.

Emergenza terremoto in centro Italia operazione Girasole ovvero il sole risorgerà di nuovo Il CE, riunitosi il 26 agosto scorso per riflettere sulla situazione emergenziale determinatasi a seguito del disastroso terremoto che ha duramente colpito le regioni del centro Italia, condividendo i sentimenti di solidarietà espressi da tutti gli iscritti al Movimento e molto bene riportati nel comunicato della Presidente, ritiene necessario che il MASCI partecipi attivamente alla mobilitazione nazionale in favore delle terre e degli uomini e donne coinvolte in questa triste tragedia. Il CE ritiene che l’esperienza vissuta dal Movimento in occasione del terribile terremoto de L’Aquila deve essere sostanzialmente il modello di riferimento anche per questa occasione. Quella esperienza è risultata molto positiva sia dal nostro punto di vista (vedi verifica svolta in CN a conclusione delle attività) che dal punto di vista delle cittadinanze interessate. Pertanto il MASCI è impegnato: 1. nella fase immediatamente successiva al primo intervento emergenziale (quello ora in atto), a garantire una propria presenza nelle tendopoli. Questa attività è totalmente gestita dalla Protezione Civile, e, pertanto, soggetta alla corretta applicazione delle norme vigenti. Di conseguenza i nostri adulti scout volontari saranno inseriti nei contingenti AGESCI (con la quale sono stati presi contatti e ha dichiarato la propria disponibilità e interesse alla condivisione). Nella precedente esperienza questa fase ha coinvolto il MASCI per tre mesi consecutivi.

In questa fase è la Protezione Civile che assegna tendopoli e compiti. I volontari devono solo essere a disposizione della PC. 2. “Adotta una comunità”. Nell’emergenza de L’Aquila, il MASCI adottò il comune (o fraz.) di CAMARDA. E’ stata una esperienza eccezionale sotto il profilo umano. La presenza del Movimento nel territorio di Camarda si è manifestata in tanti modi, non trascurabile quella di un’isola della responsabilità che ha coinvolto i residenti nei fuochi di bivacco serali ma, soprattutto, i partecipanti all’isola erano accolti, per la notte e per la prima colazione, nelle abitazioni private dei residenti. Questa attività è svincolata dalla Protezione Civile (perché successiva alla fase emergenziale). Pertanto la sua articolazione, durata, ecc. ecc. dipende dalla nostra capacità (e volontà) di intervento e dalle esigenze del territorio. Pertanto dopo aver individuato la località da “adottare” bisognerà prendere contatto con le autorità amministrative (sindaco) e ecclesiali (vescovo, parroco), per costruire un progetto comune. 3. da subito, però, bisognerà attivarsi per raccogliere fondi. Non è un’attività esaltante ma necessaria. Per L’Aquila raccogliemmo circa 45 mila euro. Con una parte abbiamo contribuito a ricostruire la sede AGESCI del gruppo L’Aquila 3, con la parte restante un centro sociale a Camarda (segno tangibile della nostra presenza).


Petizione

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L’ europarlamentare CECILE KYENGE ha firmato la nostra petizione Franco Igne

Comunità MASCI Sacile

In un incontro pubblico fenomeno migratorio in organizzato a Pordenone atto debba essere gestito in il 25 luglio su “Europa una dimensione europea,in e immigrati” veniva cooperazione con tutti i presentato il rapporto paesi coinvolti,mettendo Kyenge-Metsola, ossia al centro le persone e l’agenda del parlamento applicando il principio europeo per una nuova della equa distribuzione politica globale UE delle responsabilità. Una dell’immigrazione vera Unione politica e dell’asilo, alla europea,ha ribadito presenza della stessa ancora Cécile Kyenge, di europarlamentare Cècile fronte ad un fenomeno Kyenge che ne aveva curato naturale qual’ è quello la stesura e l’approvazione della migrazione deve farsi a Bruxelles. Coordinatore carico prioritariamente dell’evento l’On. Giorgio di questo tema stabilendo Zanin, oggi parlamentare e garantendo diritti e del PD ma con un passato doveri dei migranti e di ex capo scout Agesci a contrastando efficacemente San Vito al Tagliamento il traffico di persone. Il e da sempre vicinissimo suo messaggio conclusivo al mondo scout regionale è stato “costruendo muri giovanile e adulto delrelative alla rischiamo di “costruire Petizione D o v ’è tula o fra te llo ? ” FVG. E’ stata un’occasione nostra prigione,lavoriamo per conoscere le attività per un’Europa più politiche che l’ex ministro coraggiosa”. Dal canto suo sta portando avanti a l’On. Zanin ha sottolineato livello UE,in particolare che l’immigrazione prima legate alla necessità che il che un’emergenza è un

Consegna delle firme della Petizione al Parlamento Il MASCI ha ottenuto (grazie anche all’interessamento di Edo Patriarca già Presidente dell’Agesci, ora Onorevole) di presentare in Parlamento la raccolta delle firme relative alla Petizione “D o v ’è tu o fra te llo ? ” . L a c e rim o n ia s i s v o lg e rà

VENERDI’ 21 OTTOBRE 2016 - dalle ore 14:30 alle ore 17:30 nella Camera dei Deputati - Sala della Regina – Palazzo Montecitorio Piazza di Montecitorio – Roma

e sarà accompagnato da un breve incontro, secondo la seguente bozza di programma: o re 1 5 :0 0 P re se n ta z io n e d e ll’e v e n to e sa lu ti in izia li o re 1 5 :3 0 T a v o la R o to n d a su l Te m a : D o v ’è tu o fra te llo ? • F a rs i P ro s s im o , la C a rità n e lla S o c ie tà e n e lla C h ie sa : L a P a ra b o la d e l B u o n S a m a rita n o • U m a n iz z a re il M o n d o sa p e n d o a c c o g lie re g li u ltim i • T e s tim o n ia n z e d i A c c o g lie n za - A s s o c ia zio n is m o e in c lu s io n e S o c ia le o re 1 7 ,0 0 C e rim o n ia C o n se g n a F irm e e “ sp e ra b ile ” in te rv e n to d e lla P re sid e n te O n . A v v . L a u ra B o ld rin i. o re 1 7 ,3 0 C o n g e d o

Grazie a quanti hanno lavorato e stanno lavorando in mille modi per la raccolta di firme Grazie a chi ha organizzato e partecipato il 2 Ottobre con le Reti Locali e Regionali l’evento per la raccolta delle firme Grazie alle nostre Reti Nazionali, in modo particolare FOCSIV e RETINOPERA che ci aiutano in questa iniziativa Ma grazie soprattutto a tutti voi che state lavorando per la CULTURA DELL’INCONTRO E DELL’ACCOGLIENZA.

dato con cui fare i conti per un lungo periodo e che l’Italia per la forza economica, per i valori di civiltà e per il ruolo politico che rappresenta in Europa ha un ruolo strategico in questa vicenda. Fondamentale far conoscere anche su questo tema le esperienze locali, discutere e stimolare senza pregiudizi e senza cialtronerie,mirando davvero al bene comune. Visti gli argomenti affrontati molto vicini anche ai punti della nostra petizione “Dov’è tuo fratello?” la comunità Masci di Sacile ha approfittato dell’evento per organizzare un banchetto in cui appunto presentarla, interloquire su una nuova cultura dell’accoglienza, tema con cui vogliamo interrogarci come scoutismo cattolico

attraverso la petizione popolare, e raccogliere firme. L’ abbiamo illustrata e chiesto di firmarla anche all’ europarlamentare On. Cécile Kyenge che gentilmente ha subito accolto il nostro invito. Ci ha anche ricordato la serata a Bardonecchia dove nel 2013 ha parlato all’Assemblea Nazionale del Masci e ci ha confidato che custodisce ancora il fazzolettone del nostro movimento che le era stato donato. Una firma importante che ci stimola ad organizzare momenti, incontri ,a partecipare ad iniziative in cui presentare la petizione e confrontarci con tutti per passare appunto col nostro stile “dall’emozione all’azione”.

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Reteinopera

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Valore civile della gratuita’. Quale futuro dell’associazionismo Sonia Mondin Presidente Nazionale Pubblichiamo la relazione della Presidente al Seminario di Reteinopera, tenutosi ad Assisi il 3 luglio scorso.

Gratuità come valore Doveroso precisare che “la gratuità”, intesa come quel dare senza ricevere nulla in cambio è “il valore che ricerca il bene” per tutti e di tutti e quindi gratuità non è niente di più che “donarsi in un sistema di relazioni” e gratuità diventa il bene che costituisce il valore fondante di una comunità, intesa come rete di prossimità e di reciprocità.

forza e dell’abuso, della violenza. Nella parabola del buon Samaritano noi troviamo un’icona insuperabile della gratuità: il Samaritano che è figura di Cristo, si china sul malcapitato e guarisce le sue ferite, prendendosene cura, portandolo nella locanda che è figura della Chiesa, della comunità cristiana. Se pensiamo è quanto Papa Francesco ci sollecita a fare quando ci dice che la Chiesa dev’essere un “Ospedale da Campo” che si prende cura di quell’umanità che è sofferente. Capiamo bene che la logica del Samaritano è sconvolgente perché

cura perché è annidata nella parte più profonda dell’animo umano. Di “eccedenza” della gratuità, parla il prof. Luigino Bruni economista, scrittore e giornalista italiano che scrive delle cose per me molto belle che voglio condividere con voi: Quando si agisce con (questa) gratuità non si segue la logica del calcolo strumentale mezzi-fini, ma si ama quella data attività o persona, per sé, e prima dei risultati che porta, per un’eccedenza etica, antropologica, spirituale. Se lo scienziato non si immerge nelle sue ricerche e si fa guidare dalla legge intrinseca della scienza, se l’artista non ama l’opera che sta creando per se stessa, se l’imprenditore non si appassiona alla sua impresa, se il futuro santo non si

di fede condivisa. Quando la gratuità si fa esperienza condivisa e strutturata, non può più essere vissuta in modo personalistico. Oggi l’associazionismo è strutturato in modo professionale e senza approssimazione e, l’associazionismo come volontariato è il nuovo motore dell’economia del nostro paese. E’ importante quindi che sia, per quanto possibile, credibile, efficace, competente, capace di portare a cambiamenti strutturali nella società, pena il cadere nel pressapochismo e nell’assistenzialismo. La gratuità vissuta dall’Associazionismo ha quindi un valore “moltiplicato” rispetto a quella del singolo. Diventa testimonianza forte e visibile di una scelta di vita che molti condividono. In

Una comunità di persone (di qualsiasi natura e tipo) che sono in relazione tra loro, se fondata sul valore della gratuità, diventa un luogo privilegiato per l’insorgere di progetti etici, civili, politici ed anche economici.

Ecco che obiettivi, motivazioni, modalità sono fondamentali e devono essere tutti coerenti tra loro. Altrimenti si presta il fianco alla critica, all’inefficacia, diventando l’antitesi del valore della gratuità.

Opportuno affermare che la gratuità è un concetto antropologico ed un valore che non richiede una scelta di fede per essere compresa e per essere attuata; è quindi un valore universale, che può essere afferrato e vissuto da tutti.

Per questo è indispensabile un atteggiamento di formazione continua e permanente, come viene vissuta nel Movimento che rappresento ed in tante altre realtà oggi presenti, che dedicano tempo ed energie alla formazione/ educazione degli adulti, affinché possiamo essere in una continua verifica personale e comunitaria, capace a sconfiggere le tentazioni summenzionate.

Tuttavia la gratuità può avere motivazioni e radici ben precise, che attingono all’esperienza di fede cristiana. In questo senso diventa un valore fondamentale per chi vive l’esperienza di fede. In Mt. 10,8 troviamo: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”. Vuol dire che dall’esperienza di fede cristiana, che è sempre consapevolezza di un dono di grazia ricevuto che ci supera e che rimane per noi inatteso e sorprendente, nasce la disponibilità a vivere la gratuità, a donare cioè ciò che abbiamo e ciò che siamo in modo gratuito. Si rompono le vecchie regole della convivenza, sono scardinate in favore delle nuove regole della fratellanza che è produttiva di amore reciproco e di giustizia sociale. La gratuità è la chiamata a “farsi prossimo”; facile a dirsi, meno a farsi! In questo ci viene in aiuto l’evangelista Luca nella parabola del Buon Samaritano. La scena è quella di quanto accade giornalmente (in questo nostro tempo) nel mondo e nella strada. Un uomo, uno di noi, è malcapitato tra quanti vivono senza regole e leggi, che non siano quelle della

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caratterizzano le relazioni tra adulti, e l’associazionismo cattolico non ne è per nulla esente, ci sono grandi tentazioni da evitare: 1) La tentazione della competizione. Tra associazioni di volontariato è l’antitesi del “non interesse” e del non tornaconto, caratteristiche fondamentali della gratuità; 2) La tentazione della divisione, che significa il proliferare di associazioni che nascono non da qualcosa di nuovo da offrire alla società e alla chiesa, ma nascono da scissioni, e quindi con scopi e finalità che sono presenti già in altre realtà, e la gratuità ha di solito la logica della comunione non quella della divisione; 3) La tentazione che, l’impegno nell’associazionismo o l’associazione stesso, diventino potere politico che strumentalizza quello che è un servizio gratuito. 4) La tentazione dell’abitudinarietà e della superficialità, pure questi non rispondenti alla sorgiva del gratuito

và oltre i piani e le logiche dei calcoli. L’imprevisto è accolto e assunto. L’uomo di Samaria sente e comprende. Dedica il tempo, offre il trasporto, coinvolge altri gruppi organizzati, si assicura che il suo prossimo venga curato. Ristruttura l’organizzazione del suo lavoro, per servire la persona che ha bisogno. Ecco perché al tema della gratuità è associato anche quello del servizio e della cura, che appunto si contrappongono alla logica utilitaristica del fare qualcosa per un tornaconto. - Gratuità è quindi “farsi prossimo”, mettendo in gioco la nostra umanità nell’incontro con l’umanità dell’altro. - Servizio è porre le proprie capacità a favore dell’altro, in modo disinteressato e gratuito. - Cura è accettare di diventare responsabili della vita altrui, promuovendo la buona convivenza. e allora possiamo dire che La gratuità permea di sé il servizio e la

dimentica del premio della santità e ama con agape, è molto difficile che arrivino grandi scoperte, imprese, opere d’arte, la santità. Si possono forse generare persone per bene, piccole opere ... come sono quelle che nascono ogni giorno nei dipartimenti di ricerca e sviluppo o di marketing. Ma nei centri di ricerca e sviluppo non nascono la Divina Commedia di Dante, la Sesta sinfonia di Tchaikovsky e Nelson Mandela non diventa Madiba. Per queste innovazioni c’è bisogno di gratuità, dell’eccedenza gratuita che sa creare valore infinito!

L’associazionismo Caliamo ora questo concetto di gratuità sull’Associazionismo e quando parliamo di “Associazionismo”, parliamo di una gratuità che diventa qualcosa di organizzato, di strutturato, e per noi cristiani proprio a partire dall’esperienza

questo senso va preparata, curata e formata continuamente, perché possa essere davvero efficace. In modo che “vedano la vostra luce e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli”... (Mt. 5,16).

Il futuro dell’associazionismo Quale futuro per l’Associazionismo? Un futuro importantissimo, indispensabile. Guai se in Italia si spegnesse il fuoco dell’Associazionismo e della gratuità che esso propone e vive. In tanti campi della cura della persona, del volontariato, dell’assistenza ai più deboli... forse si bloccherebbe il Paese! Quindi il futuro dell’Associazionismo è fondamentale. E’ necessario però che sia sempre più preparato e curato, per approfondire gli obiettivi, le motivazioni, le modalità con cui si realizza la gratuità. Ma attenzione, sapendo quali sono i limiti e le dinamiche che

Sul tema del valore della gratuità e dell’impegno nell’associazionismo, possono trovare un terreno comune sia i cattolici che i “laici”. Infatti il punto d’incontro è la persona, l’uomo, le sue necessità, i suoi bisogni, la sua sete di trovare risposte di umanità degne di questo nome. Tutti abbiamo bisogno di incontrare l’altro in gratuità e non semplicemente di ricevere “prestazioni”. Questo è un valore che va difeso e custodito, perché rischia di essere oggi spesso dimenticato e disatteso... Tutto i nostro lavoro e la nostra fatica non sono altro che la testimonianza, la ricerca di un luogo gratuito d’incontro, che per noi è l’associazionismo cattolico e per tutti quelli, pochi o molti, che avvertono nell’animo l’esigenza di vivere! Un proverbio indiano dice che «Tutto ciò che non viene donato va perduto» e credo davvero che ciò che facciamo o è DONO o si perderà!


Assemblea Assisi

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ASSEMBLEA ELETTIVA ASSISI 2016 ELENCO UFFICIALE CANDIDATI A COMPITI DI SERVIZIO NELLE STRUTTURE NAZIONALI Servizio di presidente nazionale

servizio di segretario nazionale

servizio di consigliere nazionale

Bruno Magatti, comunità di Como: proposto dalla regione Lombardia Sonia Mondin, comunità di Cavaso del Tomba: proposta dalle regioni:Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria e Veneto

Luigi Cioffi, comunità di Triggiano: proposto dalle regioni: Basilicata, Calabria, Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sicilia, Toscana e Umbria

Lorena Accollettati, comunità di Bari 2: proposta dalla regione Puglia Alberto Albertini, comunità di Mestre 3: proposto dalla regione Veneto Peppe Angelone, comunità Reggio Calabria 4: proposto dalla regione Calabria

Caterina Aprile, comunità Galatone: proposta dalla regione Puglia

Laura Terreni, comunità Livorno: proposta dalla regione Toscana

Matteo Caporale comunità Roma 19 proposto dalle regioni Lazio, Liguria e Marche

Angelo Vavassori, comunità Como: proposto dalla regione Lombardia

Carmelo Casano, comunità Messina 3: proposto dalla regione Sicilia Laura Crimeni, comunità Gioiosa Jonica: proposta dalla regione Calabria Camillo Ludovico, comunità Ascoli Piceno: proposto dalla regione Marche Mauro Mellano, comunità Buttigliera Alta: proposto dalle regioni Liguria e Piemonte Franz Petito, comunità Battipaglia 2: proposto dalla regione Campania Chiara Sabadin, comunità Mirano: proposta dalle regioni Liguria e Veneto Vanda Sansovini, comunità Forlì 6: proposta dalla regione EmiliaRomagna

servizio di revisore dei conti Cipolloni Maurizio, comunità di Foligno 2: proposto dalle regioni Toscana e Umbria Colella Vincenzo, comunità di Afragola 1: proposto dalla regione Campania Cursi Claudio, comunità di Monterotondo: proposto dalle regioni Lazio e Marche Di Cicco Dino, comunità di Rivoli 1: proposto dalla regione Piemonte Di Franco Decio, comunità Altamura 1: proposto dalla regione Puglia

Progrmma di massima dell’Assemblea Nazionale Assisi – 28/30 ottobre 2016 Venerdì 28 TEATRO LIRYC S. Maria degli Angeli (Assisi) ore 09:00 - 15:00 Accoglienza e Verifica Poteri ore 16:00 cerimonia di apertura ore 16:30 insediamento organi Assembleari ore 16:45 saluti autorità ed amici (Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi; Stefania Proietti, sindaco di Assisi; Donatella Porzi, Presidente dell’Assemblea Legislativa Regionale Umbria; Renzo Angeli, Segretario rionale MASCI Umbria; ecc.) ore 17:30 relazione Assistente Ecclesiastico ore 17:45 relazione Presidente Nazionale ore 18:00 Termine ultimo per la presentazione emendamenti ai documenti e alle mozioni al Comitato Mozioni ore 18:00 dibattito sulla relazione PN ore 18:30 approvazione relazione ore 19:00 CHIUSURA MOMENTO ASSEMBLEARE ore 20:00 cena francescana propedeutica al pellegrinaggio ore 21:00 partenza dalle strutture per pellegrinaggio ore 23:00 rientro nelle strutture

DOMUS PACIS, S. Maria degli Angeli (Assisi) (Solo per i delegati) ore 14:00-16:30 ore 15:00 ore 17:00 ore 18:00 ore 19:00

Apertura seggi presso Domus Indirizzo programmatico (eventuali gruppi di lavoro) Presentazione e interventi sull’indirizzo di programma Presentazione e votazione delle mozioni. CHIUSURA MOMENTO ASSEMBLEARE DOMUS

(Segue la cena presso le strutture di Pernottamento) Teatro Liryc, S. Maria degli Angeli (Assisi) ore 21:30 Ore 23:00

Spettacolo Proclamazione eletti

Domenica 30 BASILICA DI SANTA MARIA DEEGLI ANGELI:

Sabato 29 TEATRO LIRYC S. Maria degli Angeli (Assisi) ore 08:30 preghiera comunitaria presentazione candidature al Consiglio Nazionale ore 09:00 ore 10:00 presentazione candidature per Presidente Nazionale e Segretario Nazionale ore 10:30-12:00 Assisi: luogo di Pace e Misericordia. Testimonianze (Dialogo tra .padre Pierbattista Pizzaballa, e padre Enzo Fortunato: A trent’anni dal primo incontro di Assisi quali passi sono stati fatti sull’ecumenismo - Come si vive nei luoghi di riferimento della fede il rapporto con le altre religioni) ore 12:00 CHIUSURA MOMENTO ASSEMBLEARE ore 13:00 pranzo (presso le strutture di pernottamento) (Per i non delegati, escursioni gratuite: dalle 15.00 alle 19.30)

ore 08:00

celebrazione eucaristica Santa Maria degli Angeli

TEATRO LIRYC: DALLE 09:30 ALLE 12:30 ore 09:30: ore 09:45 ore 10:30

Consegna Benemerenza a Augusto Dimeo Petizione al Parlamento. Testimonianze. approvazione dell’indirizzo programmatico e approvazione di specifichi documenti d’interesse nazionale del Movimento. ore 12:00-12:30 presentazione eletti. Consegna simbolica dell’indirizzo di programma - Consegna dei TAU e della PREGHIERA.- Saluti PN e SN ore 13:00 CHIUSURA MOMENTO ASSEMBLEARE (Segue pranzo presso le strutture di pernottamento) (Se necessario i seggi saranno riaperti alle 8,00 e chiusi alle 10,00, si proclameranno i risultati alle ore 11.00).

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Vita Associativa

La Croce di Lampedusa in Calabria Enzo Baldacchino Presso la splendida cornice di Passo di Acquavona in Platania (CZ), in una accogliente struttura immersa nel verde, si è svolto, dal 21 al 24 luglio 2016, il Campo Regionale della Calabria. Il tema conduttore dell’Accoglienza, della Famiglia e del Lavoro (efficacemente sintetizzato nel rinomato motto “Sursum corda!”), è stato sapientemente trattato attraverso confronti, riflessioni e proposte maturati in riflessive catechesi, Laboratori di gruppo, animazioni e proiezioni. Uno dei momenti forti di tutto il campo si è rivelato indiscutibilmente la consegna della Croce di Lampedusa, per la forte incidenza emotiva provocata in tutti i presenti, scatenata dal profondo significato del simbolo donato e dal materiale con cui è stato realizzato, testimone muto di drammi terribili ed inenarrabili! Questa Croce, realizzata con i legni di un relitto libico, affondato l’ 11 febbraio 2015 nelle gelide e tempestose acque del Canale di Sicilia, durante la

Dagli Appennini alle Alpi: la diversità che unisce Ernesto Albanello Su questo obiettivo hanno trovato elementi unificanti, due comunità di adulti scout dell’Abruzzo, il Teramo 1 e L’Aquila 1 che ci hanno talmente creduto, da finalizzarlo ad un campo estivo svoltosi dal 31 luglio al 6 agosto 2016. In diciannove sono partiti per raggiungere la Valle d’Aosta, accampandosi nella Valle St. Barthelemy, precisamente nel borgo di Lignan, molto conosciuto per la presenza di un importante Osservatorio Astronomico, oggetto di una visita che ha permesso di osservare le costellazioni con appositi telescopi, peraltro anche ben illustrate da esperti. Una volta accampati, gli adulti scout si sono messi in azione per intraprendere escursioni che permettessero di visitare angoli suggestivi e ricchi di fascino: il Cervino, il Monte Bianco, Cogne, le cascate di Lillaz, i castelli come quello di Bard o di Sarre, Courmayeur e la stessa Aosta hanno rappresentato per gli adulti scout abruzzesi una occasione impareggiabile per im-

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speranza, resurrezione, riscatto! Durante la Celebrazione Eucaristica presieduta da don Gigi Iuliano, A.E. Lamezia 2, la Croce, al momento dell’Offertorio, è stata portata all’altare, mentre si esplicitava la storia ed il significato di questo forte segno di fratellanza universale. Pur nella commozione generale, questo momento di comunione sincera ha cementato ancora di più, riempiendolo di ulteriori contenuti, l’ormai consolidato gemellaggio tra le due regioni, sempre più unite e coese nello scambio delle esperienze, nel comune cammino della gioiosa avventura della vita, sull’importante tema dell’accoglienza. Una giornata piena ed intensamente vissuta (percorsi ottocento chilometri in una giornata torrida), ma importante per tutti coloro che l’hanno celebrata, in prosecuzione (quasi un passaggio di testimone simbolico) dell’Incontro di Primavera svoltosi ad Agrigento (L’accoglienza, il comandamento dell’amore!). Come dire, noi…il ponte sullo Stretto l’abbiamo già realizzato: abbiamo unito le nostre due bellissime regioni con le migliori intenzioni, per vincere gli interessi ed egoismi personali e guardare ai fratelli con sincero amore e concreta condivisione!

drammatica traversata di centinaia di disperati alla ricerca di “un mondo migliore”, ci ricorda –come monito perenne- che, pur essendosi salvate tante vite, otto loro sconosciuti fratelli non ce l’hanno fatta e sono tragicamente annegati nel mare pelagico, vittime sacrificali dell’insensibilità umana! Realizzata da un abile artigiano senza alterare le caratteristiche esterne del legname (residui

della originale vernice), ma impreziosita da relativa targhetta d’ottone con data e luogo del naufragio, è stata benedetta presso la Curia Arcivescovile di Agrigento dal Cardinale Francesco Montenegro, Alto Presule fortemente impegnato a livello mondiale in questo campo (delegato pontificio ad migrantes e Direttore della Caritas nazionale). All’alba di domenica 24 lu-

glio, la Segretaria Regionale della Sicilia Rosanna Scuto, accompagnata da una nutrita delegazione isolana (Carmelo e Daniela Casano, Cettina e Giuseppe Marturano, Rossella e Dino De Salvo, Enzo e Carmela Baldacchino), è partita per il campo regionale, per consegnare al Segretario Regionale della Calabria, il buon Antonio Pallone, questo simbolo di sacrificio, sofferenza, dolore, ma anche

mergersi in una natura da togliere il fiato! Senza per questo dimenticare le suggestive bellezze del Gran Sasso d’Italia di cui hanno voluto essere gli ambasciatori: la vetta più alta degli Appennini che, com’è noto, ha un versante teramano ed uno aquilano, non poteva essere meglio rappresentata da due comunità di quel comprensorio. Lo hanno fatto manifestando il proprio legame ad un massiccio che ha molte analogie con

il sistema montuoso alpino e condividendo queste impressioni con due comunità valdostane . San Bernardo e Sant’Anselmo. In questo senso è stata particolarmente significativa l’ultima giornata trascorsa ad Aosta, che è cominciata con un momento di condivisione tra adulti scout abruzzesi e valdostani nella sede della Comunità di Sant’Anselmo. Lì i fratelli e le sorelle valdostani hanno appreso quanto sia ricco il Gran Sasso con la sua catena mon-

tuosa, i suoi borghi, il suo folclore, le peculiarità faunistiche e vegetali, i fiumi, i gustosi piatti che rendono la cucina di quel luogo una ininterrotta serie di prelibatezze. La Valle d’Aosta ha risposto con le sue danze, i suoi inni alla montagna, la descrizione dei suoi itinerari che sono apparsi come un invito per una replica. La cena finale è stata occasione per gustare le tipicità del luogo e per intonare canti comuni a cori uniti! Questi i partecipanti all’impresa,

resa ancora più significativa per la presenza, fra gli altri, dei due segretari regionali di Abruzzo e Valle d’Aosta: Teramo 1: Ernesto, Luigia, Claudio, Matilde, Luciano, Rosy, Terzino, Elisabetta, Giancarlo, Rosalba; L’Aquila 1: Americo, Patrizia, Cario, Carla, Carmine, Marisa, Alessio, Paola, Vera; San Bernardo: Luigi (Gino), Maria, Maurizio; Sant’Anselmo: Paola, Anna, Bernardo.


In primo piano

Capi e/o adulti scout: apriamo un dibattito Giorgio Frigerio Segretario Regionale Lombardia Sono trent’anni che vivo l’esperienza scout e pur ben lungi dal ritenermi “arrivato” o “esperto”, un poco per il ruolo che oggi ricopro, un poco perché allo scautismo tutto tengo moltissimo, mi trovo spesso a ragionare su di esso ed in particolare su quello composto esclusivamente da adulti, chiedendomi quali i possibili scenari futuri, sulla base di ciò che vivo, vedo ed ascolto. In altre occasioni ho già affermato con forza che il MASCI, se vuole sopravvivere, secondo me, deve fare tre cose: - Vivere e proporsi al territorio con modalità nuove (ad esempio eventi aperti alle famiglie) ritrovando energia e passione; - Tener presente che la vita dell’adulto oggi è complicata e frammentata e, nella maggior parte dei casi, non può più presupporre la partecipazione attiva e totale di una volta; - Investire maggiori risorse nelle relazioni con le associazioni scout giovanili tutte, abbandonando gli atteggiamenti che talvolta emergono e che minano ogni possibilità, quali la nostalgica certezza che una volta si faceva sicuramente tutto meglio o il restando ancorati ad un modo di realizzare lo scautismo stampo AGI e ASCI, senza capire che i tempi sono cambiati. Sono convinto che tutte le realtà scout meritano di essere “in rete” col MASCI, cattoliche e non, ma è innegabile che è nell’AGESCI che si identifica il referente “privilegiato”, che piaccia o meno, anche solo perché molti A.S. di oggi sono stati (e alcuni sono ancora) in tale Associazione. E’ un fatto dettato da puri dati statistici e non da una continuità assodata di percorsi educativi. Ed è proprio sulle relazioni MASCI-AGESCI che vorrei soffermarmi e provare a fare alcune considerazioni, consapevole che il terreno su cui vi farò avventurare non è di facile attraversata. Sono tuttavia convinto che i tempi siano maturi per entrambe le realtà, perché tolgano la testa dalla sabbia per guardarsi negli occhi, lasciando esposti i

Agosto-Settembre 2016 “nodi”, parlandosi certamente con schiettezza, ma senza dimenticare che stiamo dalla stessa parte, cioè dalla parte dell’educazione ai valori umani e cristiani (che spesso coincidono), perché convinti che oggi più che mai, in un mondo che si sgretola e si sgomenta davanti alla violenza e ai fondamentalismi, c’è ancora più bisogno di “educere”, cioè tirar fuori, dai ragazzi e dagli adulti, la loro parte migliore. Quando si serve in AGESCI, l’orizzonte è giustamente pienamente riempito dalla prospettiva educativa dell’imparare come si diventa Capo. Comprendendo solo in un secondo momento come quella parolina magica si scrive “Capo” ma si legge “Adulto”. Chi è, infatti, il vecchio lupo agli occhi del lupetto se non un “grande” che sa prendere le decisioni giuste e al quale ci si può affidare? E, così, ai nostri occhi, chi è il Capo? Un Adulto cui è richiesto di saper discernere le decisioni giuste e coerenti nello scautismo, così come nelle varie situazioni che la vita gli prospetta nel quotidiano, sul lavoro, in famiglia, e via discorrendo. Quando poi, eventualmente, si entra a far parte del MASCI, si ha quasi l’impressione di trovarsi dall’altra parte dello specchio, dove l’orizzonte è come alterato rispetto a quello abituale, essendo la prospettiva pedagogica proposta dal metodo non più quella di diventare educatore/adulto, ma quella di continuare a crescere proprio in quanto già adulto. Potremmo dire che la specificità del MASCI sia quella di imparare a crescere nella propria “adultità”, se mi passate il termine. Ed è una cosa diversa dalla Formazione Permanente che si vive in Co.Ca., perché quest’ultima è giustamente centrata sulle competenze che un capo può acquisire sempre in vista del suo ruolo educante. Il “focus” sono i ragazzi, mentre in una Comunità MASCI il “focus” è … se stessi! La Formazione (permanente) mira a creare competenza, l’Educazione (permanente) mira a far sorgere atteggiamenti. Qualcuno potrebbe obiettare che i Capi delle Co.Ca. sono adulti. Certamente, ma ho notato che spesso dipende dall’accezione e percezione che diamo a questo termine. Tale sensazione mi è stata recentemente malamente riconfermata in occasione della presentazione di un libro sull’educazione dei giovani alla fede: il coordinatore dell’evento aveva chiesto a me e mia moglie, data la nostra provenienza scout, di trovare

un educatore che portasse la sua esperienza educativa verso i giovani. Abbiamo proposto il Capo Clan del Gruppo AGESCI locale (27 anni, in gamba e conosciuto da quando era lupettino di 8 anni). Rifiutato perché … ritenuto troppo giovane … non abbastanza adulto per essere credibile! Conosco persone che hanno il doppio dei suoi anni, ma farei fatica a definirli adulti. Naturalmente abbiamo espresso il nostro dissenso rispetto a tale giudizio. Il fatto però resta. Tutti noi abbiamo sufficiente esperienza per sapere che lo status di capo/adulto naturalmente non preserva dalle scelte errate. Ma abbiamo anche sufficiente buona coscienza per riconoscere che il problema reale non si individua nell’attuazione di una scelta eventualmente non consona, bensì nel non accorgersi – spesso in buona fede - di averla concretizzata e quindi perdurare in essa. A quale pensiero sto cercando di dare vita con queste mie parole? Sottolineo la necessità per un capo/adulto di comprendere che non basta saper pagaiare da soli la propria canoa, ma ad un certo punto del proprio percorso personale, è altrettanto indispensabile capire su quali rotte condurla. Perché non tutte le rotte sono uguali. Per altro, le due cose – saper pagaiare e saper scegliere la rotta appropriata - non sono semplici automatismi, né possono/devono essere date per scontate. Per essere ulteriormente chiaro: cosa spinge (o dovrebbe spingere) chi è Capo in AGESCI a servire al meglio delle proprie possibilità? L’amore verso i ragazzi, se inserito in una staff, o verso i capi e l’associazione stessa, se Quadro o Formatore. Ma cosa succede quando il servire è (anche inconsapevolmente) mosso da altro? Credo sia esperienza condivisa la soddisfazione personale che il servizio in Unità sa regalare (quello di Quadro ahimè talvolta un po’ meno …), naturalmente insieme alle problematiche legate all’età di coloro che si serve. E molti di noi hanno fatto esperienza della bellezza di sentirsi punti di riferimento per i ragazzi o capi più giovani. Nulla di male in sé. Ma, dobbiamo avere coscienza di come proprio qui si celi il rischio di tradimento di noi stessi e, quindi, del nostro ruolo di educatori. C’è il pericolo, infatti, di confondere, senza accorgersene, la passione educativa con il desiderio di appagamento di cui ogni essere umano desidera nutrirsi. Quando ciò accade e nella misura in cui accade - il

risultato è quello di trasformare una realtà di servizio agli altri, in una realtà di servizio a se stessi. Il movimento “ad extra” (verso l’altro) tipico della gratuità che è richiesta agli adulti/capi, in questo caso, si trasforma in movimento “ad intra” (verso se stessi). La conseguenza che può nascere è che nella Co.Ca. si crei un “circolo di veterani” che sono rimasti nel Gruppo, con l’intenzione ideale e sicuramente in buona fede, di offrire la propria esperienza ai capi giovani (e poi si sa che agli occhi dei genitori, la presenza un capo più vecchio, rassicura …), ma tale presenza, a lungo andare, può impedire ai capi giovani di crescere, anche a costo di non salvarli dagli inevitabili errori, oppure può innescare conflitti “generazionali”. O ancora, può capitare che i limiti fisici incidano sulla qualità delle attività che si fanno vivere ai ragazzi… e allora dove finisce il “loro bene”? Io credo che il problema sia reale, però sono cosciente anche del fatto che in molte realtà tali capi “più vecchi” sono i “salvatori”, cioè sono coloro che impediscono ai Gruppi di chiudere, o alle Zone o Regioni di restare senza quadri, perché di capi giovani … non ce ne sono abbastanza! Forse varrebbe la pena ragionare seriamente sul perché ci si trova in tale situazione. Per sei anni ho tenuto il CFT e per sei anni mi sono chiesto perché questi campi fossero così necessari! Io ho preso la Partenza a 19 anni, non ho fatto alcun CFT… forse è sulla qualità delle Partenze che vengono date che si deve riflettere? Ma riprendendo il discorso, senza deviazioni che non mi competono più, seppur interessanti, eccoci, in chiusura, al nocciolo di questo mio lungo ed articolato scritto, sperando di non attirare solamente strali, ma anche un minimo di consenso da parte di chi accetta di iniziare un dibattito costruttivo, a mio modo di vedere, non più procrastinabile. Le nostre due realtà educative – l’AGESCI ed il MASCI – per poter guardare al futuro con coerenza e speranza, devono avere il coraggio di ribadirsi le motivazioni per le quali esistono, scrollandosi di dosso tutto ciò che le appesantisce e distrae, a costo di essere per certi versi impopolari. L’AGESCI dovrebbe porre in atto un processo che gradualmente faccia capire ai capi oramai “over”(in servizio oppure no) che è tempo, non di abbandonare lo scoutismo, ma di pensare per se stessi un modo di viverlo più consono alla fase della vita in cui sono

e accompagnarli fuori dalle Co.Ca., magari … proponendo loro chiaramente il MASCI, perché lo scautismo non è solo quello che si fa coi ragazzi! In tal senso una sessione sullo scautismo adulto nei CFA non ci starebbe male! Il MASCI, dal canto suo, con un tale innesto di exCapi potrebbe sicuramente evolvere nel suo volto, svecchiandolo in parte, ma soprattutto cambiando le modalità con cui proporsi alle associazioni scout giovanili (non solo AGESCI), come una realtà capace di offrire competenza logistica certo (la vecchia, cara e fondamentale cambusa!), ma anche metodologica, nella sua ampia concezione! Si potrebbero quindi ipotizzare nuove collaborazioni tali da aiutare ove necessario, prevedendo interventi nelle Unità da parte di Adulti Scout del MASCI “a spot”, come Maestri di Specialità o addirittura aiuti a tempo determinato ed inseriti in un preciso progetto condiviso, nei casi di emergenza e di crisi, ma non inseriti nelle Co.Ca. (se non in casi particolarissimi) ma comunque di supporto, restando adulti scout che fanno un servizio educativo ai ragazzi in tempi ed ambiti ristretti e come membri di una Comunità MASCI locale dalla quale vengono mandati a servire e nella quale essi restituiscono quel che ricevono e si educano. Fantascienza? Può essere. Certo presupporrebbe un cambio sostanziale in termini di organizzazione e di mandati educativi. Però vi dico che in Lombardia, in certe realtà, seppur limitate numericamente, già è avvenuto e avviene, liberamente scelto dai Capi delle Co.Ca. e delle Comunità MASCI presenti nello stesso territorio e capaci di mettersi in relazione in modo positivo, nel rispetto delle diversità, ma uniti dalla voglia di mantenere vivo e presente lo scoutismo .. in ogni sua forma! Certo servono le persone “giuste” con le “giuste” competenze. In conclusione, rimango convinto che se si vuole sopravvivere, si deve cambiare, almeno in parte, senza tradire il Metodo, senza lassismo, senza “annaquare”… ma non per questo smettere di cercare “strade nuove”. Bene. Spero di essere stato abbastanza chiaro. Mi aspetto contraddittorio, perché so bene che non tutti saranno d’accordo con me … ben venga se ciò vorrà dire risolvere, mantenere e sviluppare!

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Formazione

Proposta per un programma di educazione permanente Giorgio Aresti Per definire un programma di E.P. è necessario conoscere prima gli orientamenti generali del Movimento attraverso la lettura degli Atti costitutivi del Masci, le delibere approvate nelle Assemblee Nazionali e Regionali, i resoconti dei convegni specialistici di settore, e quanto altro costituisce bagaglio culturale della nostra esperienza di adulti scout, non ultimo la riscoperta o la ri-lettura degli scritti di Baden Powell. Per questo motivo risulta fondamentale la lettura attenta e critica degli art. 6 e 7 dello Statuto del Masci per meglio orientare le scelte che ogni singola Comunità è invitata a fare tenendo conto della realtà ambientale in cui vive, degli interessi al cambiamento, alla ricerca, alla “liberazione di energie creatrici”. L’art. 6 dello Statuto (con riferimento alle modifiche statutarie apportate il 18 ottobre 1995) dice: “La Comunità è luogo di unione e di formazione spirituale e sociale degli Adulti Scout, finalizzato ad una presenza operante nella convivenza civile e nella comunità ecclesiale per realizzare il progetto di servizio, il quale va, pertanto, effettuato e vissuto concretamente, con metodo e stile scout, in forma sia personale che comunitaria. Le Comunità nell’ambito dei fini e delle linee programmatiche del Movimento, mantengono autonomia di iniziativa e di azione”. L’art. 7 dello Statuto (con riferimento alle modifiche statutarie apportate il 18 ottobre 1995) dice: “Ogni Comunità è retta da un Magistero eletto dai suoi membri e composto da un Magister, da almeno tre consiglieri e dall’ A.E.. Il Magister promuove lo sviluppo della Comunità, ne stimola e coordina le iniziative e ne assicura il collegamento con il Segretario Regionale. Gli Adulti Scout che si riuniscono per formare una Comunità debbono redigere e sottoscrivere la Carta di Comunità. La Carta di Comunità è il documento che esprime la fisionomia della Comunità stessa, delineando gli obiettivi che essa si pone ed i mezzi per conseguirli. ( … )”. Per comprendere ancora meglio cosa si vuole intendere per E.P. occorre rileggere la relazione di Enrico Capo alla IX Assemblea Nazionale svoltasi a Verona e nella quale il Masci formalmente si qualificò come Movimento di educazione permanente. Enrico tra l’altro disse: “E’ necessario sforzarsi di crescere

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Agosto-Settembre 2016 individualmente perché cresca la Società. L’educazione permanente è dunque un atteggiamento innanzi tutto individuale, e poi comunitario, basato su alcuni semplici postulati: • la convinzione che lo sviluppo della persona si interrompa solo con la morte e che, quindi, si possa educare per tutta la vita; • l’atteggiamento costante di umiltà, la curiosità per tutto ciò che ancora non si conosce, il gusto della ricerca; • il desiderio dello sviluppo armonico di tutta la persona, anima, intelletto, corpo, rapporti sociali; • la convinzione che la crescita individuale riesca più facilmente se attuata in Comunità, cioè con persone che perseguono gli stessi fini”. Sulla base di questi, anche se pochi, stimoli ogni Comunità può trovare sufficienti motivi di riflessione per redigere la Carta di Comunità che rappresenta l’ideale da raggiungere, un vero e proprio progetto di E.P.. La Carta di Comunità deve rappresentare uno strumento di orientamento, di guida e di controllo della vita della Comunità. E’ dunque un obiettivo da raggiungere attraverso la definizione di programmi predisposti per il raggiungimento-superamento delle diverse tappe presenti lungo tutto il percorso da seguire. I programmi delle Comunità devono tener conto di tutte le diversità (diversità rispetto al sesso, all’età, allo stato sociale, alla cultura, all’essere coppia o singolo, alla vocazione, alle opzioni politiche, alla stessa diversità di vivere l’esperienza religiosa pur nell’unità irrinunciabile dell’annuncio di Cristo), per cui devono essere possibili, ambiziosi, equilibrati, centrati sulle persone e nello stesso tempo prevedere obiettivi e scadenze verificabili, concrete e condivise. Darsi un programma richiede da un lato un atteggiamento di fedeltà e di impegno, dall’altro canto richiede anche la costante disponibilità a correggere, a modificare, a ripartire. Spesso le Comunità incontrano molte difficoltà nel portare avanti programmi che favoriscano il piacere di stare insieme, il condividere la strada che si sta percorrendo, l’interesse a vivere sempre di più il cammino di educazione permanente rivolto alla crescita personale e comunitaria attraverso il servizio realizzato con la metodologia scout. Forse le Comunità sono troppo preoccupate al “FARE” che non orientare all’ “ESSERE”. Per superare questa tendenza occorre prima riflettere, pensare, ripercorrere le motivazioni individuali dalla cui sinergia deriva la forza motrice della Comunità e poi agire. In previsione di inevitabili difficoltà può essere utile studiare, confrontarsi con l’esperienza del cammino di altre Comunità, partecipare ai diversi incontri organizzati dall’Ar-

cipelago delle Opportunità, vivere più intensamente possibile la vita del Movimento attraverso la partecipazione agli incontri regionali e nazionali e la lettura assidua di “Strade Aperte”. Occorre scoprire cosa significa “servizio realizzato con la metodologia scout” perché questo è il nostro specifico. Rileggendo TACQUINO, che raccoglie gli scritti di B.-P. sullo scautismo dal 1907 al 1940, si possono soddisfare tante curiosità che possono essere utili a tutti gli A.S. che si vogliono impegnare a svolgere un servizio all’interno del Movimento: il progetto come metodo di lavoro, la verifica come atteggiamento sistematico verso se stessi, come organizzare le riunioni, la Legge e la Promessa, il gioco, la tradizione, il servizio, la vita all’aria aperta. B.-P. dice (v.Tacquino pag.34): “Il solo modo in cui personalmente arrivo a fare qualcosa è di fare prima qualche programma preciso e quindi di lavorare su quella base: uno generale per la stagione invernale, uno più particolare per ogni settimana e uno ancor più dettagliato per ogni serata di lavoro viva via che viene. Non li faccio troppo rigidi e mantengo margini e alternative per circostanze impreviste. In tal modo si risparmiano un sacco di tempo e di preoccupazioni; anzi, non è esagerato dire che i risultati ottenuti con un programma sistematico valgono quattro volte quelli ottenuti con programmi improvvisati”. Per capire meglio tutto quello che ho fin qui detto voglio provare a offrire qualche suggerimento pratico che potrà naturalmente essere rielaborato a seconda delle diverse realtà in cui si intende utilizzarlo. La Comunità all’inizio dell’anno sociale, per la definizione del progetto di E.P., cerca una serie di “desideri” che, perché siano il più possibile spontanei, possono essere il risultato di un “brein-storming”. Supponiamo che il risultato finale del brein-storming giocato porti ad avere queste indicazioni: • problemi culturali ed economia sociale • mondialità e rapporti internazionali • Unione Europea • Difficoltà e bisogni della Comunità, del gruppo • Canto • Famiglia e dialogo con i figli • Discussione sugli argomenti trattati su Strade Aperte • Conoscenza dello scautismo • Ambiente e natura • Disuguaglianze • Film con confronto-discussione Come fare ora una serie di programmi sulla base di indicazioni così diverse? Certamente non si può fare tutto in un solo anno: occorrerà pertanto individuare le priorità, rimandando ad un altro anno ciò che si

desidera ugualmente affrontare. Va precisato che un progetto è la coerente sintesi delle scelte di fondo espresse nella Carta di Comunità alla luce del Patto Comunitario e degli obiettivi contingenti che si vogliono perseguire. Su di esso vengono articolati programmi attraverso i quali il progetto stesso trova concretezza. E’ dunque importante porsi in una costante osservazione della realtà, onde criticamente cogliere ciò che si può fare per viverci e migliorarla, e prevedere incontri che stimolino la collaborazione nella elaborazione e nella realizzazione di progetti misurando e organizzando le energie disponibili per raggiungere gli obiettivi prefissati. Per esempio, sulla base di quanto sopra indicato, si può procedere verso una sistematizzazione ben precisa stabilendo a priori i tempi di attuazione: a) La Comunità si incontra una volta alla settimana - 1^ settimana: conoscenza dello scautismo (storia e metodo) – discussione sugli argomenti trattati su S.A. - 2^ settimana: attualità e politica – scelta del servizio - 3^ settimana: catechesi – difficoltà e bisogni della Comunità - 4^ settimana: alternare i temi famiglia e dialogo con i figli, ambiente e natura, disuguaglianze, film con confrontodiscussione (invitare ogni volta un esperto per introdurre e guidare la discussione, e invitare amici, parrocchiani, comunità capi Agesci – Cngei – Scout d’Europa, ecc. ; insomma l’incontro a tema, possibilmente, è bene che sia allargato anche all’esterno della Comunità). b) la Comunità fa un’uscita ogni 45 giorni alternando un fine settimana ad un’uscita di un solo giorno. Il tema dell’uscita può essere orientato volta per volta a “Ambiente-Natura”, “Affiatamento tra i membri della Comunità”, “Visite turistiche a luoghi di interesse archeologico, storico, culturale”, “Svago”. c) La Comunità conclude l’anno sociale con una “breve” vacanza (3-4 giorni, anche una settimana) in cui, tra le altre cose, si esaminano tutti gli aspetti (positivi e negativi) con particolare riferimento al confronto tra il cosiddetto “livello di ingresso” e “livello di uscita”, cioè come eravamo prima di impegnarci in questo programma di E.P. e come siamo ora che il programma stesso è stato ultimato (verifica di fine anno). Occorre cercare di non far mai mancare un momento di verifica del lavoro svolto, momenti di allegria, di canto, di confidenza. B.-P., rivolgendosi ai capi degli scouts – ma io credo che valga

anche per gli A.S. – sottolinea di usare il metodo scout correttamente avendo ben chiari, sempre, gli obiettivi educativi che si vogliono raggiungere. Il metodo della programmazione, infatti, è sempre stato presente nella tradizione dello scautismo e ciò ha contribuito certamente a dargli una precisa collocazione pedagogica. La programmazione consiste nella capacità della Comunità di costruirsi un “percorso educativo orientato”, secondo un concetto aperto, problematico e dinamico. Un percorso educativo orientato si costruisce per tappe successive che richiedono: • Una precisazione, che è frutto di ripensamenti, ridefinizioni, discussioni e confronti degli obiettivi che ci si prefigge di realizzare; • Conoscenza della realtà in cui si opera; l’individuazione, volta per volta, degli strumenti metodologici adatti alla realizzazione degli obiettivi prefissati; disponibilità e capacità di verificare il lavoro svolto anche durante l’anno e non alla fine. La programmazione non è da fare una volta per tutte, ma va continuamente ripresa e risistemata anche alla luce dei risultati ottenuti apportando le modifiche necessarie. Quali possono essere i mezzi e le finalità educative per una Comunità di A.S. ? E’ difficile dirlo perché devono essere il risultato delle riflessioni di ciascuno all’interno della Comunità stessa in cui tutti sono fermento e proposta per gli altri: Mediante la COMUNITA’ - che aiuta a controllare vanità, ipocrisia, egoismo, superficialità, superbia; - che aiuta a esercitare creatività, interesse all’altro, condivisione; Mediante il SERVIZIO - che aiuta all’impegno, alla responsabilità, alla competenza; - che fa scoprire la gioia (la ricchezza) della gratuità; Mediante la VITA DI FEDE - che fa scoprire la vera prospettiva e l’autentico significato del nostro essere ed agire; - che sostiene e fa superare le nostre miserie; Mediante il METODO SCOUT - che è stile di vita essenziale; - che è rapporto armonico con la natura; - che è gusto per l’avventura e il “gioco”; - che è disponibilità e fiducia verso tutti i fratelli; Mediante UN ATTEGGIAMENTO SEMPRE VIVO DI RICERCA (di esplorazione) - per attualizzare i valori - Per individuare nuove piste (atte a superare i problemi e le difficoltà di cui partecipino come cittadini e come cristiani). Credo che a questo punto ce ne sia abbastanza per riflettere.


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Carpegna celebra il centenario dello scautismo cattolico italiano Più di cento appartenenti al MASCI, all’AGESCI e alla nuova ASCI hanno partecipato ad una giornata di ricordo del conte Mario di Carpegna, fondatore e primo Presidente dell’Associazione Scautistica Cattolica Italiana, di cui fu primo Assistente Ecclesiastico padre Giuseppe Gianfranceschi, s.j., altro illustre marchigiano di Arcevia.

locare un busto del conte Mario nello splendido scenario del Parco delle Querce, meta continua di gruppi scout da tutt’Italia, e anticipando che è imminente l’allestimento, nei locali della biblioteca comunale, di una mostra permanente sullo scautismo cattolico italiano. Quindi Alberto Albertini, che ha coordinato gli interventi, ha dato la parola a Vittorio Pranzini, storico e autore di numerose pubblicazioni sullo scautismo. Vittorio ha ripercorso la storia dello scautismo in generale e, in particolare, di quello italiano. E’ seguito il saluto di Gennaro Limatola. Ad Alberto Guidelli è stato riservato il compito di riportare la sua personale esperienza di adesione al MASCI. Un invito a non abbandonare, da adulti, lo scautismo, rivivendo, in chiave adulta l’esperienza giovanile nel cammino di fede e nella pratica del servizio.

L’iniziativa è partita da Alberto Albertini, già Segretario nazionale del Masci, e da don Romano Nicolini, Assistente ecclesiastico e fondatore di numerosi gruppi Agesci e di comunità Masci della zona di Rimini, con il patrocinio del Comune di Carpegna terra di origine dei principi Di Carpegna Gabrielli. Notati, tra i presenti: Lorena Accollettati, Consigliere nazionale MASCI, Giorgio Fiori, ex Segretario MASCI dell’Emilia Romagna, Aleardo Cingolani, capo scout ed esponente del MASCI romagnolo e Gennaro Limatola, Presidente della Nuova ASCI. Per l’AGESCI era presente Simone E’ seguita la visita privata al palazzo dei Betti, responsabile della zona di Pesaro. Carpegna con una guida d’eccezione, donna In apertura il Sindaco Francioni ha rivolto Clara, consorte dell’ultimogenito Bernardo. un ringraziamento ed un indirizzo di saluto La Santa Messa al campo ha concluso deai presenti, sottolineando come Carpegna gnamente una giornata da incorniciare. Vittorio Pranzini durante il suo intervento. abbia già assolto da anni l’impegno di col- (A.G.)

Si è svolto ad Albino (BG) il primo incontro nazionale dei Segretari regionali MASCI, a cui hanno partecipato anche la Presidente, Sonia Mondin, l’Assistente ecclesiastico, mons. Guido Lucchiari, e il Segretario, Luigi Cioffi, insieme all’Incaricato alla formazione, Massimiliano Costa. L’incontro, ottimamente organizzato dal Segretario regionale della Lombardia, Giorgio Frigerio, ha visto la partecipazione quasi totalitaria dei Segretari regionali, come testimonia la foto.

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i fatti e gli avvenimenti più importanti. Ci sono i personaggi, i Capi che hanno contribuito a rendere lo scautismo ed il guidismo in Italia ciò che sono ora: un il Movimento che è: giovanile, vitale, attivo, presente e diffuso in tutti gli angoli del nostro bel Paese. Ci sono i canti che hanno accompagnato i nostri fuochi di bivacco (e quelli dei nostri bisnonni...), ci sono i distintivi usati dai nostri fratelli maggiori e ci sono molti aneddoti sconosciuti, di quelli che dopo averli letti ti senti davvero di far parte di un

Un milione di Promesse in 100 anni di Scautismo Cattolico? Noi tutti che apparteniamo al Movimento, abbiamo vissuto una porzione più o meno ampia di questi cent’anni, da protagonisti, poi magari da genitori, forse da nonni. Ogni volta un’emozione, un ricordo commosso dei bei momenti passati con i fratelli scout. Piero Gavinelli, già Capo Scout d’Italia dell’Agesci, ha raccolto questi cent’anni di emozioni, di storia, di avvenimenti così importanti per noi – e, non neghiamolo, per il nostro Paese! - in un volume prezioso, in uscita nelle prossime settimane. Un volume che parte dall’ASCI, coinvolge l’AGI, il MASCI e poi l’AGESCI e gli Scout d’Europa, in un unico abbraccio che lega scautismo e guidismo cattolici in Italia. E già il titolo è chiaro sul contenuto: “1916-2016 Il nostro album di famiglia: cento anni di scautismo cattolico in Italia”. Lo presentano due figure importanti per il guidismo e lo scautismo in Italia: Cecilia Lodoli e Ottavio Losana. Il volume è un vero e proprio album di ricordi: non un libro di storia quindi, ma un diario. Ci sono le immagini, tante, arricchite dalle didascalie che puntualmente descrivono gli eventi a cui le foto si riferiscono; ci sono i documenti del passato, che ci aiutano a ripercorrere

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grande Movimento. Arricchiscono le pagine una serie di codici QR, da scansire con lo smartphone per approfondire, nelle varie pagine web, i temi trattati. Il volume non si troverà nelle librerie. Esce oggi al prezzo promozionale di Euro 35.00, spedizione inclusa, (fino al 30 settembre), ed è acquistabile esclusivamente on-line, sulla pagina web: http://www.tipografiapiave. it/100anniscout.html, oppure telefonando al n. 0437 940184, oppure inviando una mail a: box@tipografiapiave.it

CENTO ANNI DI SCAUTISMO CATTOLICO IN ITALIA STORIA SPIRITUALITA’ VOCAZIONE RELIGIOSA NOVEMBRE 2016

In occasione del Centenario dello Scautismo Cattolico Italiano il Centro Studi ed Esperienze Scout Baden-Powell organizza il convegno

Cento anni di scautismo cattolico in Italia Storia Spiritualità Vocazione religiosa che avrà luogo a Firenze nel prossimo mese di Novembre. Con riferimento alle varie associazioni scout confessionali saranno affrontati tre ambiti di discussione: quello storico, quello metodologico e quello vocazionale, con l’obiettivo di dare non solo una lettura storica del passato ma anche di individuare indicazioni per il futuro in relazione all’educazione alla fede nell’ambito dello scautismo cattolico. Nel primo ambito, quello storico, verrà presentata una panoramica relativa allo sviluppo dello scautismo cattolico in Italia, anche con riferimento alle Branche, partendo dalla religiosità in B.-P. e quali rapporti ci siano stati con la Chiesa. Il secondo ambito, quello metodologico, prenderà in esame i vari aspetti del metodo in relazione all’educazione alla fede, con riferimento anche alla realtà

odierna, ripercorrendo aspetti specifici della spiritualità scout. Nel terzo ambito, quello vocazionale, sarà affrontato il tema del rapporto fra scautismo e vocazione religiosa, con una presentazione dei santi scout e di testimonianze personali. Sono tutti temi di particolare interesse e attualità che saranno presentati non solo da profondi conoscitori del metodo scout ma anche da docenti universitari e assistenti scout con una vasta esperienza. Sono previsti anche momenti di dibattito. Il Comitato scientifico è presieduto da Giovanni Morello. Il convegno avrà luogo a Firenze presso l’Università Telematica “Pegaso”, Via Faenza 48, sabato 12 o 19 novembre siamo in attesa di una conferma circa la disponibilità dei locali- dalle 9 alle 17, compreso il pranzo. L’invito a partecipare sarà esteso a tutte le associazioni scout italiane. Nel prossimo numero della Rivista saranno pubblicati il programma completo e le modalità d’iscrizione, intanto prendete nota. Per informazioni scrivere a: centrostudi@baden-powell.it


Commento alle Scritture

Signore accresci in noi la fede !

Agosto-Settembre 2016 Duccio di Buoninsegna, L’ingresso a Gerusalemme, Museo dell’Opera del duomo, Siena.

bontà sul soccorso da parte di Dio. Il problema è un altro: voi saprete resistere, fiduciosi, nelle difficoltà dell’attesa? Noi … io … adesso …?

Don Lucio Gridelli Domenica XXVII C: Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Alla richiesta degli apostoli Gesù risponde che occorre dare nuova vita alla qualità più che alla quantità di fede. La fede che gli apostoli chiedono venga aumentata è l’incrollabile fiducia in Dio. Gesù risponde con una metafora volutamente esagerata: la vera fede, anche se piccola come un granel-lo di senapa, è capace di spostare un albero proverbiale per la solidità delle sue radici. Fa da introduzione il profeta Abacuc. Perché, Signore, permetti questo? Fino a quando, Signore, implorerò e non ascolti, a te alzerò il gri-do: “Violenza!” e non soccorri? Di Abacuc si sa molto poco. La sua profezia va collocata intorno al 600 a.C., ma non è neppur chiaro quale sia l’oppressore di turno. Nell’insieme i più probabili sono i Caldei, i quali, poco più avanti (1,6), vengono presentati come strumenti nelle mani di Dio per castigare il popolo infedele. La novità di questo profeta sta nella rispettosa ma audace richiesta che Dio spieghi il suo strano modo di gover-nare il mondo. A livello di popoli come di individui sempre il forte opprime il debole, senza che Dio intervenga. Perché, vedendo i malvagi, taci mentre l’empio ingoia il giusto? (1,13). Il profeta attende con ansia una risposta e la risposta arriva con una visione. Egli la sintetizza così: Ecco, soccombe colui che non ha l’animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede. È troppo poco una risposta del genere? La parola di Dio insiste: dovete fidarvi! Il Nuovo Testamento riprende questa frase in Rom 1,17; Gal 3,11 e poi in Eb 10,28 nel senso che il giusto vive di fede o è giustificato dalla fede. La fede appare come un insieme di credere e di amare, di fiducia e di abbandono nelle prove e nelle tribolazioni. Nel vangelo poi c’è un secondo tema: Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare.” Ogni parabola presenta un unico insegnamento! Non si dice che le azioni dell’uomo siano prive di valore. Non si dice che Dio sia un padrone tirannico. Qua si dà pieno fondamento all’umiltà cristiana. Siamo poveri servi … Non siamo altro che servi! Si può però anche dedurre che il compenso di cui Gesù spesso parla è un libero dono della bontà divi-na. Nella XXVIII domenica il conte-

sto è la lebbra. Per il clima e per le condizioni igieniche era un problema grave per tutto l’oriente. Sotto la parola leb-bra, però, fino a pochi decenni fa inguaribile, passavano tante malattie delle pelle che invece erano gua-ribili. Era una maledizione: comportava l’esclusione sociale e religiosa; per questo la verifica della malattia e della guarigione spettava ai sacerdoti. Fa da introduzione la guarigione miracolosa di Naaman, capo dell’esercito di Damasco, da parte del profeta Eliseo. Leggete per intero il capitolo 5 del Secondo Libro dei Re. Lungo il cammino verso Gerusalemme, … vennero incontro a Gesù dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. I dieci osservano la legge: “gridano da lontano”. Anche Gesù osserva la legge: li manda dai sacerdoti. I dieci superano la prova della fede: si mettono in cammino prima di essere guariti ! Ma nove non superano un’altra prova alla quale Gesù mostra di dare grande importanza. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a

Dio, all’infuori di questo straniero? Come mai? Forse gli altri nove si sentivano in diritto ad un trattamento privilegiato perché ebrei? E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Tutti hanno avuto la fede necessaria alla guarigione, ma nel samaritano la fede lo ha condotto a un rap-porto personale di amore con Dio. Quante volte la nostra preghiera è chiedere? E quanto volte è dire grazie? Della preghiera si era parlato giù nella domenica XVII, il Padre nostro e l’amico svegliato di notte. Ora la domenica XXIX riprende il tema con la parabole del giudice e della vedova e, prima, con la vittoria di Israele su Almaleck. Leggete il racconto da Esodo 17. La vittoria è dovuta solo alla preghiera e la costanza nella preghiera è plasticamente rappresentata dalle mani alzate di Mosè. La parabola del giudice iniquo è chiara. L’insegnamento viene per opposizione. Se il giudice che è così … fa giustizia, quanto più Dio! Il testo però presenta varia problemi che cerco di risolvere seguendo Joachim Jeremias. Gesù disse una parabola sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi Questa frase giustifica forse un certo modo di pregare fin troppo diffuso? Ma ci son altre parole di Gesù in

proposito e allora quel pregare sempre rappresenta un atteggiamen-to profondo che non può interrompersi mai, un atteggiamento di stupefatta adorazione. La preghiera è riconoscimento di dipendenza, più che domanda. La prima lettura ci indirizza in questo senso. Ed ecco il testo secondo Joachim Jeremias. E Iddio non dovrebbe correre in aiuto dei suoi eletti, Egli che li ascolta pazientemente, allorché essi giorno e notte gridano a lui? Li farà a lungo aspettare? Vi dico che farà loro giustizia improvvisamente, inaspettatamente [qui meglio che prontamente]. La questione è soltanto [ in greco plen, ma ], il Figlio dell’uomo, allorché verrà, troverà fede sulla terra? Non esistono dubbi sulla potenza, bontà e soccorso (da parte di Dio). Questo è quanto vi è di più cer-to. Qualcos’altro dovrebbe preoccuparvi: il Figlio dell’uomo, allorché verrà, troverà fede sulla terra? Fermiamo l’attenzione sull’ultima frase: troverà fede sulla terra? Solo Luca riporta questa frase! … quando verrà … ma quando? Quando scriveva Luca? Egli è il terzo evangelista: poco prima o poco dopo il 70, l’anno della distru-zione di Gerusalemme. Ormai era evidente. Non verrà subito. Ci sono già ostilità, difficoltà, persecuzioni. Non basta più l’entusiasmo iniziale!! Allora capite J. Jeremias. Non esistono dubbi sulla potenza, sulla

La domenica XXXI rappresenta l’ultima tappa del viaggio iniziato nella domenica XIII ed è una tappa che contiene un ulteriore gesto di misericordia: Zaccheo. Chi può sapere quanto lo abbia mosso la curiosità e quanto la grazia, la “grazia preveniente”. Quello che sappiamo è il risultato. Gesù si autoinvita in casa del capo degli esattori delle tasse, suscitando scandalo, e Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». È bellissima la prima lettura tratta dalla Sapienza. Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono …… Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. … tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore. Gerico è anche topograficamente un punto di svolta. È finita la discesa fino a 400 metri sotto il livello del mare e iniziano 30 km di salita verso Gerusalemme. Lc 19,28: Dette queste cose, (la parabola delle mine) Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme. Marco, in 10,32, ci aveva descritto stati d’animo e perplessità dei discepoli. Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Stupiti, pieni di timore, ad una certa distanza da Gesù … Noi, ancora in pista verso il traguardo che solo il Signore conosce, come e dove ci collochiamo in questo lungo cammino per diventare discepoli? per diventare cristiani? La seconda lettura è tratta dalla seconda lettera a Timoteo tranne che nella XXXI nella quale si inizia le seconda lettera ai cristiani di Salonicco.

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Controccorente

Agosto-Settembre 2016

Madre Teresa: Un modello per il volontariato (Dall’omelia di papa Francesco in occasione della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta)

… La sequela di Gesù è un impegno serio e al tempo stesso gioioso; richiede radicalità e coraggio per riconoscere il Maestro divino nel più povero e scartato della vita e mettersi al suo servizio. Per questo, i volontari che servono gli ultimi e i bisognosi per amore di Gesù non si aspettano alcun ringraziamento e nessuna gratifica, ma rinunciano a tutto questo perché hanno scoperto il vero amore. E ognuno di noi può dire: “Come il Signore mi è venuto incontro e si è chinato su di me nel momento del bisogno, così anch’io vado incontro a Lui e mi chino su quanti hanno perso la fede o vivono come se Dio non esistesse, sui giovani senza valori e ideali, sulle famiglie in crisi, sugli ammalati e i carcerati, sui profughi e immigrati, sui deboli e indifesi nel corpo e nello spirito, sui minori abbandonati a sé stessi, così come sugli anziani lasciati soli. Dovunque ci sia una mano tesa che chiede aiuto per rimettersi in piedi, lì deve esserci la nostra presenza e la presenza della Chiesa che sostiene e dona speranza”. E, questo, farlo con la viva memoria della mano tesa del Signore su di me quando ero a terra. Madre Teresa, in tutta la sua esistenza, è stata generosa dispensatrice della misericordia divina, rendendosi a tutti disponibile attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata. Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che «chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero». Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini

delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini – dinanzi ai crimini! - della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il “sale” che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere la loro povertà e sofferenza. La sua missione nelle periferie delle città e nelle periferie esistenziali permane ai nostri giorni come testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri. Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Penso che, forse, avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle “Madre Teresa”. Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione. Madre Teresa amava dire: «Forse non parlo la loro lingua, ma posso sorridere». Portiamo nel cuore il suo sorriso e doniamolo a quanti incontriamo nel nostro cammino, specialmente a quanti soffrono. Apriremo così orizzonti di gioia e di speranza a tanta umanità sfiduciata e bisognosa di comprensione e di tenerezza. © Copyright - Libreria Editrice Vaticana

STRADE APERTE. N. 8-9, Agosto-Settembre 2016 Anno 58. Periodico mensile del M.A.S.C.I. (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani). Spedizione in A.P. 45%, Art. 2 comma 20/B, Legge 662/96, Dal C.M.P. Padova. Euro 2.00 la copia. Direttore responsabile: Pio Cerocchi. Direttore: Giovanni Morello. Redazione romana: Giorgio Aresti, Carlo Bertucci, Paolo Busato Bertagnolio, Matteo Caporale, Giancarlo Carletti, Alberto Cuccuru, Franco Nerbi, Anna Maria Vinci, Anna Maria Volpe Prignano. Collaboratori: Lorena Accollettati, Manlio Cianca, Carla Collicelli, Paola Dal Toso, Romano Forleo, d. Lucio Gridelli, Paolo Linati, Mario Maffucci, Vittorio Pranzini, Mario Sica. Redazione: via Picardi, 6 - 00197 Roma, e-mail: sede@masci.it Stampa: Tipografia ADLE Edizioni SAS, Padova, info@adle.it Editore, Amministratore e Pubblicità: Strade Aperte Soc. coop. a.r.l., via Picardi, 6 – 00197 Roma, tel. 06.8077377, Fax 06.80977047. Iscritta al registro degli operatori di comunicazione al n.° 4363. Abbonamento ordinario a 11 numeri: Euro 20.00, da versare sul ccp. n. 75364000, intestato: Strade Aperte Soc. coop. a.r.l., via Picardi, 6 – 00197 Roma. ASSOCIATO USPI. Tiratura. 5.000 copie. Chiuso in redazione: il 4 Settembre 2016 QUESTO NUMERO È STATO SPEDITO DALL’UFFICIO POSTALE DI PADOVA CENTRALI IN DATA

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