Digital News N.5 Anno 2024

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DIGITAL NEWS

Azienda Ospedale

Edito da: Azienda Ospedale Università Padova

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IN QUESTO NUMERO

INVECCHIAMENTO CEREBRALE E DISTURBO NEUROCOGNITIVO, COME RALLENTARE IL DECLINO pag. 4

FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA NELL9EPOCA POST COVID L9IMPORTANZA DI CURARE IL RESPIRO pag. 30

INVECCHIAMENTO CEREBRALE E DISTURBO

Il Dott.

Azienda Ospedale Università Padova www.aopd.veneto.it

INVECCHIAMENTO CEREBRALE

come rallentare il declino

L’attuale sede clinica principale del CRIC Centro Regionale per lo studio e la cura dell’invecchiamento cerebrale dell’Azienda Ospedale Università Padova presso Palazzo Bolis - Selvazzano Dentro

INVECCHIAMENTO CEREBRALE

come rallentare il declino

La paura di invecchiare, soprattutto di invecchiare “male”, perdendo efficienza e autosufficienza, è una delle angosce più comuni dei nostri tempi. Secondo recenti ricerche, dopo il cancro, la demenza, ossia il disturbo neurocognitivo è tra le patologie più temute.

Certamente invecchiare non significa inevitabilmente sviluppare un declino delle nostre capacità cognitive, l’invecchiamento cerebrale e il disturbo neurocognitivo, sono fenomeni correlati ma distinti.

INVECCHIAMENTO CEREBRALE

come rallentare il declino

L'invecchiamento cerebrale è un processo naturale che avviene con l'avanzare dell'età, caratterizzato da una graduale riduzione di alcune funzioni cognitive e da cambiamenti strutturali e chimici nel cervello.

Il disturbo neurocognitivo, invece, si riferisce ad un declino significativo e progressivo delle capacità mentali che ha ripercussioni sulla vita quotidiana. La parola demenza, o più correttamente come definito nel DSM-5 Diagnostic and statistical manual of mental disorders, 5th ed. “Disturbo Neurocognitivo Maggiore” (DNC), è un termine generale in cui rientrano diverse condizioni patologiche come ad esempio, il danno vascolare, la demenza postraumatica o malattie degenerative come l'Alzheimer, che è la causa più comune di DNC tra gli anziani.

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Il CRIC Centro Regionale per lo studio e la cura dell’Invecchiamento

Cerebrale dell’Azienda Ospedale Università Padova è diretto dal dottor

Carlo Gabelli che con il suo gruppo di collaboratori: geriatri, neurologi, psicologi e professionisti della riabilitazione è costantemente impegnato nell’innovare ed imprimere un nuovo passo alla cura delle demenze, sia per gli aspetti della diagnosi biologica che per il trattamento, la prevenzione e la riabilitazione.

Il Centro è totalmente dedicato alle patologie neurodegenerative e alla demenza ed è una struttura clinica e di ricerca transdisciplinare e multiprofessionale con possibilità di degenza per diagnosi e riabilitazione.

Dispone di ambulatori rivolti ai casi con insorgenza giovanile e svolge

attività di stimolazione cognitiva, riabilitazione motoria, logopedica, arteterapia e tele-riabilitazione.

Il Centro (CRIC)

è stato istituito dalla Regione Veneto nel 1999

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I dati

Le stime pubblicate da Lancet nel 2022 mostrano come il fenomeno sia in rapido aumento. I casi stimati nel mondo nel 2019 erano 57.4 milioni con una previsione di crescita a 152.8 milioni per il 2050.

In Italia la stima dei casi nel 2019 era di 1.487.00 con un incremento per il 2050 del 59% per un totale di 2.316.000 casi, con il 50-60% di essi affetti da Malattia di Alzheimer.

I soggetti colpiti in Veneto nel 2023, secondo la stima dell’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità, sono stati 95.000 di cui 2.000 in una fascia di età 35-64 anni.

L’età è il principale fattore di rischio: dopo i 65 anni il rischio di sviluppare la Malattia di Alzheimer raddoppia ogni cinque anni, raggiungendo una prevalenza del 32% dopo gli 85 anni

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In media, dopo i 50 anni, le donne hanno un rischio del 20% (una su cinque) di sviluppare questa condizione, mentre per gli uomini il rischio è inferiore, tra il 10% e il 12% (uno su otto o uno su dieci). Queste stime derivano da studi longitudinali che hanno seguito ampie coorti di popolazione per determinare la probabilità di sviluppare la Malattia di Alzheimer a partire dalla cosiddetta “mezza età”.

Le differenze tra i sessi sono in parte attribuibili alla maggiore longevità delle donne rispetto agli uomini. Studi internazionali confermano che il rischio di sviluppare un Disturbo Neurocognitivo maggiore causato da Malattia di Alzheimer dipende da una combinazione di fattori ambientali e genetici.

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Quali sono i fattori di rischio

La ricerca condotta a livello globale ha individuato una serie di fattori di rischio importanti. Alcuni di questi come l’età, il sesso o la presenza nel proprio patrimonio genetico di un particolare polimorfismo genetico (apoE4) non sono modificabili, ma è utile conoscerli.

Il 31 luglio 2024 la The Lancet Commissions identifica altri due nuovi fattori di rischio: il colesterolo LDL alto e la perdita visiva in età avanzata, che se controllati opportunamente assieme ai 12 fattori già individuati, elencati in foto, ridurrebbero il rischio di malattia del 45%.

Ora vanno aggiunti anche il colesterolo alto e la perdita visiva in età avanzata, diventano perciò 14 i fattori di rischio che hanno a che fare con l’ambiente e con le nostre abitudini di vita e che sono modificabili in senso positivo.

La prevenzione, si rivela l’arma vincente per prevenire il disturbo neurocognitivo rallentandone il declino.

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E’ importante mantenere uno stile di vita globalmente sano per poter raggiungere un’elevata qualità di vita, anche intellettiva, fino all’età più avanzata.

Come per altre patologie sono state create delle “carte del rischio” strumenti che, raccogliendo una serie di informazioni sulla storia della persona, permettono di calcolare il rischio individuale e intervenire di conseguenza.

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La diagnosi precoce

La ricerca ha chiarito che, sebbene i sintomi compaiano in età avanzata, l’esordio biologico della Malattia di Alzheimer avviene circa 20 anni prima, quindi nella maggior parte dei casi attorno ai 50-60 anni. Questo ci offre un ampio margine di tempo per individuare le persone ad alto rischio ed intervenire. È quindi fondamentale identificare e trattare le condizioni patologiche anche nelle fasi iniziali.

Trattandosi di malattie lunghe, insidiose e complesse sul piano biologico e clinico, raggiungere questo obiettivo in modo integrato e continuativo richiede sinergia e collaborazione fra competenze diverse e ben organizzate. Per questo 25 anni fa è stato costituito il CRIC, una struttura di riferimento regionale, per riunire le professionalità e le attrezzature necessarie per affrontare con maggiore efficacia un problema di ampie dimensioni, in continua crescita, con ricadute sanitarie, sociali ed economiche significative.

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Diagnosi e trattamento

Molto spesso le persone avvertono che "qualcosa non va", si sentono insicure nello svolgimento di compiti complessi o diventano ripetitive a causa delle difficoltà di memoria.

Rivolgendosi al CRIC, possono accedere tempestivamente ad un percorso di valutazione e approfondimento diagnostico. Talvolta gli aspetti patologici sono poco evidenti e i deficit non hanno ancora conseguenze sulla vita quotidiana della persona. In questi casi si parla di Disturbo Neurocognitivo Lieve o Mild Cognitive Impairment (MCI). Le persone che presentano MCI devono essere studiate e, se necessario, rivalutate a intervalli regolari per intervenire rapidamente nel caso in cui i sintomi progredissero.

Il percorso clinico per la Malattia di Alzheimer MA che viene offerto al CRIC è un piano di cura strutturato e multidisciplinare, in stretta sinergia con altri servizi di diagnostica dell’Azienda Ospedale Università di Padova, che delinea i passaggi chiave e gli interventi necessari per la diagnosi, il trattamento nella gestione della persona che vive con MA.

Gli obiettivi principali di un percorso clinico di MA sono: standardizzare le cure, migliorare i risultati e promuovere un uso efficiente delle risorse.

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Il percorso clinico per la Malattia di Alzheimer (MA)

dovrebbe includere i seguenti aspetti:

1. Screening e valutazione iniziale:

ï Valutazioni cognitive e funzionali

ï Anamnesi e valutazione dei fattori di rischio

ï Esami di laboratorio (ad es. esami del sangue);

2. Analisi diagnostica:

ï Imaging cerebrale (ad es. risonanza magnetica, scansioni PET)

ï Valutazione neuropsicologica (Test neuropsicologici)

ï Analisi del liquido cerebrospinale (per il dosaggio biomarcatori)

ï Test genetici per il polimorfismo di apoE o altri geni in soggetti con evidenza di familiarità;

3. Diagnosi e stadiazione:

ï Determinazione del tipo e dello stadio di malattia lieve, moderato o grave

ï Escludere altre potenziali cause interferenti ad esempio una deflessione del tono dell’umore;

4. Pianificazione del trattamento:

ï Interventi farmacologici ad esempio inibitori della colinesterasi, memantina, SSRI, L-Dopa

ï Terapie non farmacologiche ad es. Stimolazione cognitiva, esercizio fisico, dieta

ï Gestione dei sintomi comportamentali e psicologici;

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5. Coordinamento e supporto assistenziale:

ï Coinvolgimento di un team multidisciplinare (ad es. neurologi, infermieri, assistenti sociali, terapisti occupazionali)

ï Programmi di formazione e sostegno del caregiver

ï Pianificazione anticipata delle cure;

6. Monitoraggio e follow-up:

ï Monitoraggio delle funzioni cognitive, delle attività della vita quotidiana e della salute generale

ï Adeguamento dei piani di trattamento secondo necessità

ï Affrontare le comorbidità e le potenziali complicanze;

ï

7. Transizione delle cure:

ï Facilitare transizioni senza soluzione di continuità tra diversi contesti assistenziali (ad es. casa, residenza assistita, casa di cura)

ï Comunicazione e condivisione delle informazioni tra gli operatori sanitari.

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La valutazione neuropsicologica rientra tra gli accertamenti indispensabili per la diagnosi: mediante un colloquio clinico e test cognitivi standardizzati, indaga il livello di funzionamento delle abilità cognitive (attenzione, linguaggio, memoria-apprendimento, funzioni esecutive, abilità prassichepercettive, cognizione sociale) e gli aspetti comportamentali. Questa valutazione è indicata anche per monitorare l'andamento (la progressione/l'evoluzione) del disturbo neurocognitivo, nonché per stimare gli effetti degli interventi di stimolazione cognitiva.

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Oltre a valutare le neuroimmagini strutturali (TC e RM), grazie al contributo dell’UO di Medicina Nucleare, si può indagare l’encefalo con strumentazioni e radiofarmaci avanzati che sono in grado di valutare l’eventuale accumulo patologico di beta amiloide cerebrale, definire eventuali alterazioni metaboliche, studiare in definitiva non solo “come è fatto” ma “come funziona” il cervello della persona con DNC.

I biomarcatori fluidi, in particolare quelli presenti nel liquido cerebrospinale e nel sangue, possono essere utili per individuare la MA sul piano biologico e monitorarne la progressione. Grazie alla collaborazione con la Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedale Università Padova, è possibile dosare i frammenti beta amiloide 1-42, beta amiloide 1-40 e le proteine tau totale e tau fosforilata. Questo permette una di stadiazione biologica di patologia secondo un sistema chiamato A,T,(N). Altri biomarcatori (NfL, proteina prionica, progranulina) sono utilizzati in casi selezionati per definire particolari condizioni patologiche.

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Negli ultimi tre anni si è assistito ad un progressivo incremento di persone che si rivolgono al CRIC per sospetto declino cognitivo in età giovanile. Le persone che si ammalano prima dei 65 anni vengono indicate con l’espressione inglese: Young Onset Dementia (YOD).

Per rispondere ai particolari bisogni di questa utenza, è stato prodotto un Percorso Assistenziale (PA) specificamente dedicato ai soggetti con Young Onset Dementia e, dal 2023, è stato istituito un ambulatorio presso il Policlinico, dedicato ai casi giovanili che garantisce una valutazione ed un’eventuale presa in carico in tempi brevi.

Parallelamente, in collaborazione con la Genetica Clinica ed Epidemiologica dell’Azienda Ospedale Università di Padova, vengono valutate possibili alterazioni genetiche su geni candidati, nei casi con presentazione familiare.

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Gli interventi orientati alla cognitività, il protocollo START

Questi interventi comprendono la stimolazione cognitiva, la riabilitazione cognitiva ed il training cognitivo, sono trattamenti non farmacologici che vengono utilizzati nella fase lieve-moderata della malattia e si avvalgono di tecniche che agiscono sul pensiero e sulla cognitività a diversi livelli di profondità e specificità. L'obiettivo principale è aiutare la persona a preservare e, quando possibile, migliorare l'autonomia cognitiva e funzionale e la qualità di vita il più a lungo possibile.

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Superare lo stigma sociale

Il CRIC è fortemente impegnato non solo sul fronte della cura e della ricerca, ma anche sul piano culturale per cercare di superare lo stigma sociale che ancora colpisce malati e famiglie.

Un primo passo è lavorare sulle parole, su come definiamo la malattia e i malati iniziando dall’abolizione della parola “demenza” e soprattutto “demente”, termini che culturalmente veicolano significati negativi e che imprigionano la persona in un’etichetta diagnostica che non definisce in alcun modo la loro complessità di individui, conducendo malati e famiglie ad isolarsi.

È da preferire l’espressione “persona con disturbo cognitivo”.

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Come è avvenuto per i malati oncologici nel recente passato, dobbiamo non nascondere il problema e iniziare invece ad affrontarlo parlandone apertamente; questo significa promuovere una maggiore consapevolezza generale, a livello individuale e collettivo, all'interno della comunità sanitaria e della società nel suo complesso.

Parlare apertamente dei disturbi cognitivi permette di educare e sensibilizzare l'opinione pubblica, riducendo pregiudizi e paure infondate.

Il CRIC si adopera in vari modi per cambiare la narrativa attorno a questi disturbi, per diffondere una cultura di accettazione e comprensione e per costruire una società più empatica e inclusiva, dove ogni individuo, indipendentemente dalla sua condizione, possa sentirsi accolto e valorizzato.

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Presso il CRIC è stata messa a punto la Cognitive Activation Therapy (CAT), una terapia di stimolazione cognitivo-comunicativa in presenza, condotta individualmente o in piccolo gruppo, nella fase lieve-moderata di DNC. Negli ultimi anni la CAT è stata arricchita da stimoli derivanti dalle arti visive;

il protocollo START prevede l’utilizzo dell’opera d’arte come mezzo per stimolare la cognitività e il linguaggio con sedute di riabilitazione al museo.

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Le nuove terapie

Entro l’anno corrente l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) dovrà esprimere un parere circa due nuovi farmaci per la malattia di Alzheimer.

Si tratta di anticorpi monoclonali che legano e gradualmente rimuovono i depositi di beta amiloide cerebrale.

Vengono chiamate “disease modifying therapies” per differenziarle dalle molecole attualmente utilizzate che agiscono solo sui sintomi.

Se da una parte questi trattamenti migliorano le aspettative di cura, dall’altra impongono un’accurata definizione diagnostica, spazi per le terapie infusionali e soprattutto uno stretto controllo dei soggetti trattati che possono manifestare effetti collaterali anche gravi.

Il CRIC è fortemente impegnato a rendere disponibile quanto necessario e a far diventare realtà questa nuova fase clinica.

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Il contributo del CRIC alla ricerca

E’ indiscutibile che il miglioramento delle cure è fortemente connesso alla ricerca.

Su questo il CRIC ha sempre svolto un ruolo attivo partecipando a studi nazionali e internazionali, trial clinici inerenti trattamenti innovativi e promuovendo ricerche originali che ha svolto in autonomia.

Di particolare importanza è l’iniziativa della Biobanca delle Demenze, una raccolta di campioni biologici di circa 10.000 soggetti malati che il CRIC ha costituito dall’anno 2000 e che ha permesso una serie di indagini tra cui la definizione delle principali alterazioni genetiche alla base delle patologie ad insorgenza giovanile pervenute all’osservazione del Centro.

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il declino

Profilazione del rischio e prevenzione

Autorevoli ricerche confermano che è possibile agire in termini di prevenzione anche nel caso di malattie neurodegenerative come la Malattia di Alzheimer.

Un contributo qualificato arriva da una pubblicazione di Lancet del 2020 che mette in evidenza come la Malattia di Alzheimer possa essere prevenuta nel 40% dei casi.

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La piattaforma digitale INFORMA

porta la riabilitazione cognitiva a domicilio con un’app

L'app Informa è una piattaforma digitale co-progettata con la persona con DNC per portare la riabilitazione neurocognitiva direttamente a casa del paziente.

Questa applicazione, caricata su un tablet touchscreen, include attività piacevoli e in sintonia con gli interessi della persona che stimolano molteplici funzioni cognitive, come la memoria, l'attenzione, il linguaggio e le abilità visuo-spaziali.

Queste attività sono progettate per essere coinvolgenti e per adeguarsi alle risorse cognitive del paziente.

Gli utenti possono monitorare i loro progressi attraverso grafici e report che

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L'app consente al terapista di personalizzare le attività in base alle esigenze specifiche del paziente, adattandole alle risorse e alle preferenze della persona. Gli utenti possono ricevere feedback immediato su quanto hanno svolto e questo permette loro di comprendere meglio i punti di forza e le aree che richiedono miglioramenti.

L'uso di app come INFORMA può essere un complemento utile alle terapie tradizionali e rappresenta un modo pratico e accessibile per gestire i disturbi cognitivi e preservare le funzioni cognitive.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA POST COVID

Curare il respiro

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LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

Le “Big five”

Nel mondo, le malattie respiratorie possono essere considerate tra le più importanti cause di invalidità e morte.

In particolare, l’attenzione va indirizzata verso le cosiddette “Big Five” le cinque affezioni respiratorie più rilevanti:

la Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva (BPCO), l’Asma Bronchiale, la Polmonite, la Tubercolosi, il Tumore del polmone.

LA

FISIOPATOLOGIA

RESPIRATORIA,

l’importanza di curare il respiro

I dati

65 milioni di persone nel mondo sono attualmente colpite da BPCO e tra esse, ci sono circa 3 milioni di decessi all’anno. Oltre 300 milioni di persone soffrono di Asma Bronchiale, che rappresenta di gran lunga la più comune malattia cronica infantile, colpendo il 14% dei giovani.

Le Polmoniti per decenni sono state tra le prime tre cause di morte nella popolazione infantile e adulta ed ancor oggi causano circa 4 milioni di decessi all’anno.

La Tubercolosi ha provocato nel 2015 circa 10 milioni di casi e 1.5 milioni di morti.

LA

FISIOPATOLOGIA

RESPIRATORIA,

l’importanza di curare il respiro

Le malattie respiratorie ci rivelano un impatto crescente sulle ospedalizzazioni in termini relativi, in confronto con le altre malattie, come dimostrato dall’incremento dal 6.1 al 9.5% della quota proporzionale dei ricoveri per malattie respiratorie nel periodo 1996-2014.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

In Italia, le malattie dell’apparato respiratorio rappresentano la seconda causa di ricovero nell’ospedale per acuti, inferiori per numero assoluto soltanto alle malattie dell’apparato cardiovascolare.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA,

l’importanza di curare il respiro

Questi dati indicano indiscutibilmente come la prevenzione e la cura delle malattie respiratorie rivestano un’importanza fondamentale per la salute della popolazione.

L’Unità Operativa Complessa di Fisiopatologia Respiratoria diretta dal prof. Andrea Vianello, al centro in foto, è impegnata da oltre 30 anni nella diagnosi e cura delle malattie respiratorie.

E’ stata fondata nel 1991 e dopo una permanenza protrattasi per circa 10 anni presso l’Ospedale Busonera (ora IOV Istituto Oncologico Veneto) è stata trasferita all’interno dell’Azienda Ospedale Università di Padova dove ha trovato collocazione presso la Palazzina Pneumologia. Attualmente si trova al piano rialzato e al primo piano del Policlinico Universitario.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

Le più importanti e complesse malattie respiratorie vengono curate con tecnologie avanzate e farmaci innovativi

L’attività di Fisiopatologia Respiratoria è articolata in 4 sezioni: Terapia SemiIntensiva Respiratoria, dotata di 8 posti-letto; Degenza Pneumologica, dotata di 10 posti-letto; Day-Hospital e Ambulatorio. Lo staff è composto da 11 medici, oltre 60 infermieri e 8 operatori sanitari.

Vengono ricoverati in Reparto all’incirca 500 pazienti all’anno, mentre gli ambulatori pneumologici effettuano 30.000 prestazioni all’anno, che includono visite pneumologiche ed esami di diagnostica funzionale respiratoria (spirometria, test da sforzo, emogasanalisi, polisonnografia).

L’UOC Fisiopatologia Respiratoria svolge un significativo ruolo formativo, in quanto sede di tirocinio per studenti di medicina, specializzandi di Pneumologia, Medicina d’Urgenza e Medicina Fisica e Riabilitativa.

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LA

FISIOPATOLOGIA

RESPIRATORIA,

l’importanza di curare il respiro

Insufficienza Respiratoria Acuta (IRA) evento grave

L’IRA, l’Insufficienza Respiratoria Acuta è una condizione ad elevato rischio di morte, tale da richiedere l’applicazione di tecniche specialistiche di ventilazione meccanica e ossigenoterapia, nonché il monitoraggio delle funzioni vitali.

Fino ad un recente passato, a causa della complessità delle cure richieste, la maggior parte dei pazienti con IRA venivano ricoverati in Unità di Terapia Intensiva Generale (UTI).

LA

FISIOPATOLOGIA

RESPIRATORIA,

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Insufficienza Respiratoria Acuta (IRA) evento grave

Nel corso degli ultimi 20 anni è stato evidenziato che una quota consistente (fino al 40%) dei pazienti con IRA, pur presentando uno stato di immediato pericolo di vita, richiede procedure di limitata invasività, quali il monitoraggio cardio-respiratorio e la ventilazione meccanica non-invasiva, e può presentare un decorso favorevole anche in ambienti caratterizzati da un’intensità assistenziale minore rispetto all’UTI.

Questi ambienti sono le Terapie Semi - Intensive Respiratorie.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

La Terapia Semi-Intensiva della Fisiopatologia Respiratoria di Padova, la prima ad essere riconosciuta nel Veneto e tra le prime in Italia, è dedicata alla cura dei pazienti con IRA di varia origine (BPCO, fibrosi polmonare, malattie neuromuscolari, grave obesità, pazienti post-chirurgici) e ricovera circa 150 malati all’anno.

E’ attrezzata con le più moderne tecnologie per la ventilazione meccanica, è una delle tre unità di pneumologia in Italia ad attuare la cosiddetta “decapneizzazione extracorporea”: una vera e propria “dialisi del polmone” nel corso della quale il sangue, condotto attraverso la circolazione extracorporea,viene “lavato” dall’anidride carbonica presente in eccesso che non viene sufficientemente eliminata dal polmone.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

Questa è una tecnica innovativa che permette di curare pazienti in una fase di malattia molto avanzata e grave, evitando l’intubazione tracheale.

A Padova ne viene fatto un impiego specifico nei pazienti candidati a trapianto di polmone.

schema dell'apparecchio per la "dialisi" polmonare

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Asma Bronchiale: colpisce l’8% della popolazione

E’ una malattia in aumento soprattutto tra i bambini, più tra i maschi che tra le femmine. Il motivo è semplice: le vie aree dei piccoli hanno un calibro decisamente ridotto ed è quindi più facile che si chiudano a causa del broncospasmo, uno dei fenomeni che caratterizzano la malattia.

L’asma bronchiale è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree e determina un’anomala reattività dei bronchi che si chiudono in eccesso di fronte a stimoli di varia natura.

Quando non è sotto controllo, l’asma è caratterizzato da episodi ricorrenti di broncoostruzione, in genere reversibile spontaneamente o con trattamento farmacologico.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

A seconda della gravità, la broncoostruzione si accompagna a dispnea, respiro sibilante, senso di costrizione toracica e tosse. Nella patogenesi di queste alterazioni partecipano numerosi meccanismi, in particolare infiltrazione di cellule infiammatorie, rilascio di mediatori e rimodellamento delle vie aeree.

L’aver introdotto il concetto che alla base dell’asma c’è la persistenza di una risposta infiammatoria cronica, la cui intensità è correlata alle manifestazioni cliniche, ha portato ad una migliore gestione della malattia.

E’ importante sottolineare che l’asma bronchiale non è interpretabile come una singola malattia ma piuttosto una serie di diverse e complesse malattie, con ampie aree di sovrapposizione, dette “fenotipi”.

Ogni fenotipo viene definito da una particolare interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali.

Esiste pertanto l’asma allergico conseguente all’esposizione ad allergeni ambientali, tipica dell’età infantile, l’asma da intolleranza all’aspirina e ai FANS, l’asma da esercizio fisico, l’asma associata ad obesità.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

Un problema molto importante, pur riguardando una limitata percentuale di pazienti asmatici, non più del 4-5% del totale, è rappresentato dall’asma grave, una condizione in cui la malattia, per essere controllata, necessita di elevati dosaggi di farmaci cortisonici oppure, nonostante un regime terapeutico massimale, rimane non controllata, con frequenti accessi acuti.

Ciò provoca una serie di possibili complicazioni, sia dal punto di vista clinico, che da quello sanitario.

I pazienti con asma grave, richiedono frequenti controlli specialistici, ricorrono spesso al Pronto Soccorso e talora sono costretti al ricovero in ospedale. In questo modo, i rischi per la salute sono molto alti.

La qualità della vita dei pazienti in questi casi, ne risente in modo negativo. Tale situazione si associa al rischio di asma fatale, cioè di morte per asma.

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Questo può avvenire quando la terapia convenzionale non viene assunta correttamente, o quando non è sufficiente ad evitare questo terribile evento.

Fortunatamente, per l’asma grave, da pochi anni è disponibile una nuova categoria di farmaci estremamente efficaci, si tratta dei cosiddetti “farmaci biologici”, il cui principio attivo è costituito da anticorpi monoclonali umanizzati che, legandosi ad una serie di mediatori dell’infiammazione, bloccano la sequenza di eventi alla base della crisi asmatica, prevenendo la riacutizzazione grave.

Vengono somministrati per via sottocutanea e sono disponibili per i pazienti con asma grave che non rispondono alla terapia tradizionale.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

Da circa 10 anni, l’UOC Fisiopatologia Respiratoria ha attivato l’Ambulatorio Multidisciplinare per l’Asma Grave, in cui operano in collaborazione il pneumologo e l’allergologo.

Nel corso degli anni l’ambulatorio per l’asma grave ha potenziato considerevolmente la sua attività, cosicché attualmente è il secondo in Italia per numero di casi trattati con farmaci biologici. Oltre 200 sono i pazienti che vi afferiscono.

L’ambulatorio è tra gli otto autorizzati dalla Regione Veneto per la terapia dell’asma grave ed è inserito nella rete SANI (Severe Asthma Network of Italy) che raccoglie i centri italiani di eccellenza dedicati alla cura dell’asma grave.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

Il laboratorio di Fisiopatologia Respiratoria come funzionano i tuoi polmoni

L’attività del laboratorio di Fisiopatologia Respiratoria è dedicata allo studio della funzione polmonare, dalle fasi iniziali asintomatiche delle più comuni malattie respiratorie (asma bronchiale, enfisema polmonare, fibrosi polmonare) fino a quelle più avanzate che conducono all’insorgenza dell’insufficienza respiratoria.

Lo studio della funzione polmonare rappresenta il principale “marcatore” nell’evoluzione delle più diffuse pneumopatie e spesso costituisce il più importante strumento per valutare la risposta al trattamento farmacologico o riabilitativo.

Il laboratorio di Fisiopatologia Respiratoria è in grado di svolgere tutte le indagini previste per un’approfondita analisi della funzione respiratoria, in particolare:

Spirometria, Pletismografia corporea, Resistenza vie aeree, Test di provocazione bronchiale aspecifico, Test da sforzo massimale al cicloergometro, Test delle pressioni massime alla bocca, Studio degli scambi gassosi, Test dell’ossido nitrico.

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Sonno e respiro: russamento ed apnee.

Chi russa non ha colpa, anzi spesso soffre di reali disturbi respiratori durante il sonno. Il russare è favorito dalla deposizione del tessuto adiposo attorno alle vie aeree, specie il faringe.

Questo spiega perché gli uomini russano di più delle donne e perché le donne iniziano a russare con la menopausa. Infatti, nel sesso maschile, come pure dopo la menopausa, è maggiore la tendenza ad accumulare grasso attorno al collo.

Bisogna però distinguere il russamento dall’apnea nel sonno.

Nel 30% dei casi i russatori sviluppano episodi di interruzione del respiro (apnea) durante il sonno, che conducono a gravi rischi di complicanze sia cardiovascolari (ipertensione non responsiva al trattamento, tachiaritmia, infarto miocardico acuto), che cerebrovascolari, ictus.

Nel 30% dei casi si nascondono rischi cardiovascolari e cerebrovascolari.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

Russare è indice di una parziale ostruzione delle vie aeree superiori (naso e gola) durante il sonno; quando l’ostruzione diviene completa la respirazione si interrompe e si genera un’apnea.

Se tale evento si verifica un certo numero di volte per ogni ora di sonno si configura il quadro della Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (nota con l'acronimo anglosassone OSA, Obstructive Sleep Apnea).

Le apnee del sonno sono interruzioni del flusso aereo oro-nasale della durata di almeno 10 secondi. Spesso chi russa non si accorge di avere apnee, chi se ne accorge e le riferisce è invece chi è vicino.

La polisonnografia è l’esame attraverso il quale è possibile registrare l’andamento della respirazione durante il sonno, le sue anomalie e le conseguenze sul comportamento del cuore.

I risultati forniti da questo test permettono di prendere provvedimenti terapeutici adeguati a prevenire rischi gravi per la salute. Se presenti in numero elevato (oltre 5 per ora) le apnee richiedono un trattamento specifico.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

Il primo passo della terapia è generalmente rappresentato da una dieta mirata ad ottenere un significativo dimagrimento: una riduzione anche solo del 10% del peso corporeo è in grado di migliorare in maniera clinicamente significativa l’indice di apnea-ipopnea. In secondo luogo, speciali apparecchi ortodontici, applicati nelle ore notturne, possono essere di beneficio nei pazienti russatori che presentino forme leggere e moderatamente severe di apnee ostruttive del sonno.

Tuttavia, quando le apnee sono numerose e prolungate, l’unico rimedio possibile è l’utilizzo durante il sonno della cosiddetta CPAP: un dispositivo che genera un flusso continuo d’aria il quale viene applicato al paziente attraverso una maschera nasale nelle ore notturne. Il flusso d’aria è in grado di mantenere le vie aeree aperte, evitandone la cascata di eventi che genera una serie di temibili conseguenze cliniche.

LA

FISIOPATOLOGIA

RESPIRATORIA,

l’importanza di curare il respiro

La Fisiopatologia Respiratoria di Padova, da molti anni è impegnata nella cura dei problemi respiratori durante il sonno. Ha dato un contribuito alla stesura delle Linee-Guida Italiane per la diagnosi dei disturbi respiratori legati al sonno.

Vengono svolte a Padova all’incirca 600 polisonnografie all’anno.

È stato attivato anche un servizio di telemedicina dedicato a controllare a distanza i pazienti con OSA grave che effettuino terapia domiciliare con CPAP.

La Fisiopatologia Respiratoria di Padova è uno dei centri autorizzati dalla Regione Veneto al trattamento con CPAP.

N. 5 ANNO 2024

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

L’UOC di Fisiopatologia Respiratoria durante la pandemia COVID-19

Nel corso della pandemia COVID-19, l’Unità Operativa Complessa di Fisiopatologia Respiratoria ha svolto un ruolo fondamentale nella cura dei malati colpiti dal virus SARS-CoV-2.

Al Reparto di Fisiopatologia Respiratoria si sono affidati oltre

1.500 pazienti residenti nella provincia di Padova, affetti da polmonite grave.

La Terapia Semi-Intensiva di Padova è stata individuata dalla Regione Veneto quale centro coordinatore di tutte le Terapie Semi-Intensive regionali.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

L’UOC di Fisiopatologia Respiratoria durante la pandemia COVID-19

Il Reparto ha adottato un modello di cura della grave insufficienza respiratoria che è stato preso ad esempio da molti altri centri in Italia e la cui efficacia è stata confermata dalla comunità scientifica internazionale.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

L’UOC di Fisiopatologia Respiratoria durante e dopo la pandemia COVID-19

Dopo la prima ondata della pandemia, l’Unità Operativa Complessa di Fisiopatologia Respiratoria di Padova ha attivato un ambulatorio multidisciplinare “Long COVID”, nell’ambito del quale specialisti pneumologi, cardiologi e fisiatri hanno seguito oltre 600 pazienti sopravissuti alla grave infezione da SARS-CoV-2.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

Le malattie rare e il trapianto di polmone

I trapianti di polmone rappresentano solo il 3,9% del totale dei trapianti effettuati: i polmoni sono infatti organi estremamente delicati e necessitano di altissime competenze trapiantologiche.

Nel 70% dei casi ad ottenere il trapianto polmonare sono persone con malattie rare, adulti nel 93% dei casi, per i quali non esiste alcuna alternativa terapeutica. Per gli adulti la principale indicazione al trapianto polmonare è rappresentata dalla fibrosi polmonare idiopatica (35,9%), seguita dalla fibrosi cistica (28,4%), e dal grave enfisema polmonare (18.4%).

Il centro di Padova è tra quelli in Italia che eseguono il maggior numero di trapianti di polmone. L’UOC Fisiopatologia Respiratoria è strettamente integrata nel percorso del paziente trapiantando/trapiantato di polmone.

LA FISIOPATOLOGIA RESPIRATORIA, l’importanza di curare il respiro

E’ attivo in questa struttura anche un ambulatorio specialistico dedicato alle malattie rare ed interstiziali del polmone, a cui afferiscono persone con malattie quali la fibrosi polmonare, la linfangioleiomiomatosi, il grave enfisema da deficit di alfa1-antitripsina, che divengono non raramente candidate al trapianto di polmone. E’ avviato inoltre un ambulatorio ed un servizio di Day-Hospital per il follow-up dei pazienti trapiantati di polmone. Sono presenti letti dedicati alla valutazione dei pazienti che siano potenziali candidati al trapianto di polmone, provenienti da tutta Italia. Inoltre, sono ricoverati nella sezione di Terapia Semi-Intensiva pazienti che nei giorni successivi al trapianto necessitino di un programma di riabilitazione prolungato.

La Fisiopatologia Respiratoria è una delle strutture dell’Azienda Ospedale Università di Padova nell’ambito della ERN-lung, Rete di Riferimento Europea per le Malattie Rare del Polmone.

LA

FISIOPATOLOGIA

RESPIRATORIA,

l’importanza di curare il respiro

Interdisciplinarietà, ricerca e sviluppo

L’UOC di Fisiopatologia Respiratoria condivide percorsi diagnostici e terapeutici con numerosi Reparti dell’Ospedale-Università di Padova, in particolare Istituto di Anestesia e Rianimazione, Cardiochirurgia, Chirurgia Toracica, Cardiologia, Geriatria, Neurologia, Otorinolaringoiatria.

L’attività di ricerca svolta è incentrata prevalentemente sul trattamento dell’insufficienza respiratoria e dell’asma grave e documentata dall’elevato numero di pubblicazioni prodotte in letteratura scientifica internazionale.

Sono attive collaborazioni con Centri Pneumologici ed Allergologi nazionali ed internazionali Università di Verona, Bologna, Hospital Universitari de Bellvitge, Vall D'Hebron, Barcellona: Spain.

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